Corriere della sera - 20.06.2014

VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 ANNO 139 - N. 145
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Tempi
liberi
Oggi
Domani
Su Io Donna
Fanny Ardant:
«La mia vita
felice e sofferta»
Super cervello:
così ragiono
e primeggio
Jonas Kaufmann
tenore e sex symbol
Il weekend si fa in due
di Maria Luisa Agnese
di Matteo Persivale
Renzi a Grillo: ci incontreremo mercoledì
Riforme, si stringe
sul nuovo Senato
Giannelli
Napoli
Anticorruzione
Riforme, si delinea il profilo del nuovo Senato. La volata finale dopo
l’intesa tra Pd e Forza Italia. Mercoledì incontro tra il premier Renzi e
Grillo. Nel caos Sel (Sinistra ecologia e libertà): parlamentari in fuga
verso il Partito democratico. ALLE PAGINE 5 E 6 Di Caro, M. Franco, Gorodisky, Labate
di MICHELE AINIS
di ALESSANDRA ARACHI
di GIOVANNI BIANCONI
«L
D
a Guardia di Finanza
è essenziale contro
l’evasione: non si faccia
d’ogni erba un fascio». Così
Napolitano per i 240 anni
delle Fiamme Gialle.
A PAGINA 20
ei 445 giudici e pm
destinati alla pensione
entro fine 2015, 295 hanno
incarichi apicali: due terzi
del potere giudiziario
vanno così verso il rinnovo.
«La magistratura è incontrollata, incontrollabile,
irresponsabile e ha l’immunità piena». Arriva a Napoli
il nuovo attacco di Silvio
Berlusconi, testimone al
processo contro Valter Lavitola. Prima, un battibecco
con la presidente del collegio giudicante. «Non capisco il senso di queste domande», dice l’ex premier.
«Non c’è alcun bisogno che
lei capisca», è la replica. Da
oggi l’appello sul caso Ruby.
ALLE PAGINE 8 E 9
A PAGINA 10
Bufi, Ferrarella, Piccolillo
Il delitto di Yara Il presunto assassino resta in carcere. Il giudice: è malvagio
Il racconto
«Non mi arrendo al Dna»
BILL E CHELSEA
LA MIA VITA
La madre di Bossetti: è innocente, non tradii mio marito
di GIULIANA UBBIALI
L’Italia in campo contro la Costa Rica
«S
«I
di ANTONELLA BACCARO
l senso della vita
risiede proprio nel
compiere simili scelte,
e il modo in cui le
affrontiamo definisce la
nostra identità». La
sconfitta contro Obama
nelle primarie
democratiche e poi la loro
amicizia, i viaggi come
capo della diplomazia
americana in 112 Paesi,
l’affetto per Bill e per
Chelsea. Hillary Rodham
Clinton racconta in un
libro i suoi quattro anni
da segretario di Stato al
fianco di Obama. Il
Corriere della Sera
anticipa alcuni brani. Nel
libro le idee di Hillary sulle
priorità e sulle scelte che il
suo Paese deve compiere.
«Negli ultimi anni, i
momenti di tranquillità
sono stati pochi, e adesso
voglio assaporarli. Il
tempo di fare un’altra
scelta difficile arriverà
anche troppo presto».
A PAGINA 13
A PAGINA 17
ALLE PAGINE 2 E 3
AFP / GIUSEPPE CACACE
Oggi prime misure al Consiglio dei ministri
Balotelli: voglio quella Coppa
Oggi alle 18 l’Italia di Prandelli in campo contro la Costa Rica per la
seconda gara del Mondiale. Balotelli: siamo in Brasile per vincere.
(Nella foto, il centravanti azzurro con Pirlo, Candreva e Darmian)
ALLE PAGINE 60 E 61 Bocci, Cazzullo, F. Monti, Sconcerti - SERVIZI DA PAGINA 60 A PAGINA 66
Eredità e rimborsi Iva,
il Fisco sarà più facile
Arriva il Fisco facile. Oggi prime misure al Consiglio dei ministri. La più attesa riguarda la dichiarazione dei redditi precompilata. Tra le norme in rampa
di lancio: rimborsi Iva fino
a 15 mila euro con iter semplificato, soglie per le dichiarazioni di successione.
ALLE PAGINE 12 E 13
Agnoli, Caizzi, Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Domus Aurea, un restauro da 31 milioni. Appello dell’archeologo Godart ai privati
Un mecenate per la casa di Nerone
di PAOLO CONTI
L’investitura
F
ar rinascere la Domus
Aurea costerà 31 milioni di euro. Appello ai privati per il restauro della
reggia di Nerone che fu costruita tra il 64 e il 68 dopo
Cristo. Lo lancia l’archeologo Luis Godart, consigliere culturale per il Quirinale. Il recupero riguarda
il risanamento della parte
superiore della Domus
Aurea, chiusa dal 2005.
A PAGINA 27
La Spagna riparte
da re Felipe VI
Juan Carlos bacia la principessa Leonor sotto
gli occhi del re Felipe VI e della regina Letizia
di ANDREA NICASTRO
«U
n re nuovo per una nuova
Spagna». Dopo l’abdicazione di Juan Carlos, si apre il regno
di Felipe VI che chiede agli spagnoli: giudicatemi per quello che farò.
A PAGINA 19
NON SOLO
DI DOVERI
di HILLARY
RODHAM CLINTON
e mio figlio confessasse non gli crederei». Parla Ester Arzuffi,
madre di Massimo Bossetti, il presunto killer di Yara.
E sul responso dell’esame
del Dna: «Non ho avuto legami con Guerinoni».
Berbenni, Imarisio, Sarzanini
AFP / GERARD JULIEN
9 771120 498008
40 6 2 0>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
E
Il grande ricambio
Finanza, elogio Magistrati,
dal Quirinale 300 nomine
L’ORTICELLO DELLE REGIONI
attribuzioni regionali sul lavoro,
questione che interessa tutti gli
italiani. Nel 1947 l’unica materia
lavoristica assegnata dai costituenti alle Regioni fu l’istruzione
artigiana e professionale. Nel
2001 i ri-costituenti aggiunsero la
«tutela e sicurezza del lavoro», e
vattelappesca dov’è la differenza
fra queste due parole. Oltretutto
il lavoro non esprime una materia, come quelle che si studiano
agli esami. No, è l’oggetto d’una
politica pubblica. Ma le politiche
del lavoro, per essere efficaci, devono comprendere gli ambiti più
vari, dal regime fiscale delle imprese alla tutela dei brevetti, dalla
semplificazione burocratica alla
promozione dell’export, dalla ricerca tecnologica al costo del lavoro. Se invece costruisco steccati fra lo Stato e le Regioni, ciascuno con il suo orticello da curare,
la pianta del lavoro non può crescere, crescerà soltanto il contenzioso.
Opportunamente, il testo diffuso dal governo a fine marzo affiancava al concetto di materia
regionale quello di «funzione».
Introduceva la clausola di supremazia in favore dello Stato. Si
sbarazzava della potestà legislativa concorrente, fonte di pasticci e
di bisticci. Restituiva interi settori alla compagine statale. Modellava il Senato con una rappresentanza paritaria delle Regioni e dei
Comuni. Ma è ancora così? Nel
nuovo Senato, a quanto pare, i
sindaci saranno appena un quarto del totale. E a leggere i sorrisi
che distribuisce Calderoli, le
competenze delle Regioni — da
residuali — tornano centrali. Vero, nessuno può riscrivere la Costituzione in solitudine. Da qui
l’esigenza d’annacquare il proprio vino per soddisfare il palato
degli altri commensali. Purché il
vino non diventi acqua colorata.
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L’ex Cavaliere e il processo contro Valter Lavitola
Berlusconi teste in aula:
voi giudici incontrollabili
Sel nel caos: fuga dei parlamentari verso il Pd
vviva la riforma, purché
non sia una controriforma. Attenzione: sta per
succederci con la revisione del Titolo V. Dove il governo
Renzi era partito lancia in resta,
recuperando lo spazio perduto
dello Stato, allargando quello dei
Comuni, e per conseguenza sottoponendo a una bella cura dimagrante le Regioni. Con il sostegno dell’opinione pubblica (6
italiani su 10 le detestano, dice
l’Istat). Ma soprattutto con il conforto dei fatti, o meglio dei misfatti. Perché la spesa regionale è
un’idrovora che ha succhiato 90
miliardi in più nell’arco di un decennio. Perché specularmente
sono cresciute a dismisura le tasse locali (del 138% fra il 1995 e il
2010, secondo la Cgia di Mestre).
E perché non ne abbiamo ricevuto in cambio maggiori servizi,
bensì piuttosto disservizi. Oltre
che una marea di scandali, dato
che negli ultimi tempi le inchieste giudiziarie hanno chiamato
in causa 17 Regioni (su 20) e più
di 300 consiglieri regionali. Al
confronto, le Province sono verginelle. Noi invece abbiamo deciso di mandare al patibolo le vergini, santificando le matrone.
Questione di gusti, per carità.
Ma prima di riportare la matrona
all’onore degli altari, bisognerà
cambiarle l’abito. Quello che le
cucì addosso la riforma del 2001,
giacché è da quel momento che
le Regioni hanno perso la ragione. Tutta colpa di un’ubriacatura
di competenze e di poteri, anche
su argomenti d’interesse nazionale, come l’energia, la scuola,
l’ambiente, la rete dei trasporti, il
commercio estero, la comunicazione. Da qui lo scialo, da qui un
estenuante tira e molla davanti
alla Consulta, per disputarsi palmi di terreno con lo Stato.
Anche perché quella riforma
era chiara quanto una notte invernale. Prendiamo il caso delle
Domani il magazine
in edicola con il Corriere
Stato e imprese
Pagamenti,
manca
il decreto
2
Primo Piano
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Il delitto di Brembate
Bossetti resta in cella: indizi gravi e precisi
La sua difesa: quella sera ero a casa, non so come sugli abiti di Yara sia finito il mio Dna
La vicenda
Novembre 2010
La scomparsa
e l’allarme
Nel tardo pomeriggio del
26 novembre 2010 Yara
Gambirasio, 13 anni, ha da
poco finito uno dei suoi
allenamenti in palestra, a
pochi minuti a piedi da
casa sua. Non vedendola
tornare a casa, i genitori
provano a telefonare alla
figlia, ma il cellulare risulta
spento. Dopo una serie di
ulteriori tentativi,
denunciano la scomparsa
della ragazzina
Dicembre 2010
Le ricerche
e il fermo di Fikri
Le prime indagini si
concentrano in un cantiere. Il 5
dicembre, però, su una nave
partita da Genova verso Tangeri
(Marocco), viene arrestato
Mohamed Fikri, piastrellista
tunisino. Secondo l’analisi di
una intercettazione telefonica
Fikri avrebbe detto alla sua
ragazza «Allah mi perdoni, non
l’ho uccisa io». Ma con ulteriori
perizie si scoprì un errore di
traduzione dall’arabo. Il 7
dicembre viene scarcerato
Febbraio 2011
Il ritrovamento
e l’autopsia
Il 26 febbraio 2011, tre mesi
dopo la scomparsa, Yara
viene trovata morta poco
distante da Chignolo d’Isola.
L’autopsia conferma che la
ragazzina è stata colpita alla
testa e ferita con un’arma da
taglio alla gola, al torace, alla
schiena e ai polsi. L’assalitore
probabilmente se ne era
andato prima che fosse
morta. Analizzando i vestiti
di Yara gli investigatori
trovano una traccia di sangue
appartenente a un uomo
Giugno 2014
I maxi prelievi
e la svolta
Si cerca di capire di chi sia quel
Dna. Gli investigatori
prelevano nei mesi successivi i
campioni genetici di migliaia di
persone dei paesi vicini. Dopo
una serie di incroci si scoprono
prima il papà (deceduto nel
1999) e nelle ultime settimane
la mamma. Con un pretesto
viene recuperato il Dna del
figlio Massimo Giuseppe
Bossetti: il materiale è uguale a
quello recuperato sul corpo di
Yara. Il 16 giugno l’uomo viene
arrestato
DAL NOSTRO INVIATO
BERGAMO — I sigilli alla casa di via Piana di Sopra chiudono una giornata che si era aperta con le prime parole pronunciate dal suo proprietario.
«Intendo rispondere». Nella
sala colloqui del carcere di Bergamo, un casermone perso tra
prati e comprensori scolastici
appena fuori dalla circonvallazione, Massimo Giuseppe Bossetti teneva le mani in vista sul
tavolo, come uno studente all’esame decisivo. La sua scelta è
stata una piccola sorpresa, dopo
due interrogatori rifiutati avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Il colloquio con giudice per le
indagini preliminari e pubblico
ministero non è durato poi
molto, un’ora al massimo, giusto il tempo di affrontare le domande sui punti che a giudizio
degli inquirenti rendono debole la sua posizione. «Sono innocente. Non so spiegarmi perché
il mio Dna sia finito sugli indumenti di Yara Gambirasio. La
sera in cui lei venne uccisa ero a
casa con la mia famiglia, come
sempre. Il mio telefono è stato
spento a lungo per la semplice
ragione che era scarico e solo in
seguito è stato messo in carica.
Apprendo solo ora di essere figlio illegittimo. Non avevo mai
incontrato Yara. Ho conosciuto
suo padre in un cantiere dove
lavoravamo entrambi, ma solo
dopo i fatti in questione».
Nell’estrema sintesi fatta dal
suo avvocato Silvia Gazzetti a
beneficio dei giornalisti in attesa è già presente una linea di difesa all’insegna del muro contro
muro. Gli investigatori non si
aspettano improvvisi cedimenti
da parte dell’indagato, descritto
come una persona molto fredda
e lucida, molto presente a se
stessa anche nella tempesta che
ha sconvolto la vita della sua famiglia. L’accusa porta a casa il
primo risultato e una bacchettata sulle dita. Il colpo di scena
non arriva, Bossetti resta in carcere. La motivazione è lapidaria. «Gli elementi raccolti a carico dell’indagato sono precisi e
concordanti, sussistono gravi
indizi di colpevolezza».
Ma il fermo che lunedì scorso
lo ha privato della libertà non
aveva ragion d’essere, non era
legittimo. Il pubblico ministero
avrebbe dovuto subito procedere con la richiesta di arresto.
«Dagli atti non si evince alcun
elemento concreto e specifico
dal quale desumere il pericolo
di fuga. Si tratta infatti di soggetto regolarmente residente in
Italia ove vive il suo nucleo familiare ed i figli minori e dove
svolge attività lavorativa, che
non si è allontanato dopo l’omicidio avvenuto nel 2010 ed è rimasto in loco durante tutte le
indagini e nonostante la risonanza mediatica delle stesse,
tanto che i militari chiamati a
eseguire il fermo lo hanno trovato presso il luogo di lavoro.
Non si è allontanato neanche
dopo che la madre nel luglio
2012 è stata sottoposta al prelievo per l’esame del Dna e da ultimo dopo che i militari lo hanno
sottoposto a controllo tramite
alcoltest per effettuare il prelievo genetico che è stato utilizzato per la comparazione, con esi-
L’incontro con il padre
«Ho conosciuto suo
padre in un cantiere dove
lavoravamo entrambi,
ma dopo i fatti»
to positivo, con la traccia biologica trovata sul corpo della vittima».
La sostanza delle cose non
cambia. L’elenco delle «ragioni»
di Bossetti, scritto da un giudice
terzo, rende chiaro quanto la
partita tra accusa e difesa possa
rivelarsi aperta, salvo ulteriori
svolte. A quanto pare ci sarà un
processo fortemente indiziario,
destinato a dividere l’Italia tra
colpevolisti e innocentisti, sostenitori delle indagini tecniche
ai quali si opporrà il partito dei
nostalgici di Maigret.
La crepa tra i due fronti si sta
allargando ogni giorno che passa. I segni sono già evidenti sui
luoghi di questa storia, dove vicini di casa, parenti, semplici
conoscenti, hanno superato
l’iniziale onda colpevolista per
tornare a un esercizio del dubbio basato sulla conoscenza diretta del presunto Ignoto 1.
«Non è per una gocciolina di
sangue che si può mettere in
galera una persona. Fino a
quando non lo condannano,
non ci credo». La signora Maria
Locatelli dice che «il signor
Massimo» resta un papà solo
più apprensivo degli altri. Non
vuole che le sue figlie piccole
giochino sulla strada che passa
accanto all’ingresso posteriore
della sua casa di Piana, la frazione di Mapello dove abita dallo
scorso inverno. Preferisce che
restino «in contrada», ovvero in
via Piana di Sopra, il sentiero
stretto tra due legnaie che corre
proprio davanti all’abitazione.
Adesso i sigilli hanno chiuso
anche un tratto di quel passaggio. «Immobile sottoposto a sequestro penale su disposizione
della procura della Repubblica»
si legge sulla porta di casa.
Marco Imarisio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sotto accusa
In un fermo immagine
tratto da un video delle
forze dell’ordine le fasi del
fermo di Massimo
Giuseppe Bossetti, 43
anni, il presunto assassino
di Yara Gambirasio
La ragazzina, che
all’epoca aveva 13 anni
ed era di Brembate di
Sopra (Bergamo), è
scomparsa il 26
novembre 2010. Il corpo è
stato trovato da un
passante lungo un
torrente, poco distante dal
paese di Chignolo d’Isola,
a circa 9 chilometri di
distanza da Mapello dove
si erano concentrate le
ricerche negli ultimi giorni
di novembre del 2010
(foto Ansa)
L’ordinanza Gli investigatori: girava attorno alla palestra nei giorni precedenti all’omicidio
Il giudice: «La lasciò morire in quel campo
Ha indole malvagia e priva di umana pietà»
Il muratore: se fossi stato il padre non sarei andato al lavoro durante le ricerche
DAI NOSTRI INVIATI
BERGAMO — Era lì anche nei
giorni precedenti. Girava intorno alla
palestra, forse aspettava proprio lei.
Sono i dati forniti dalle celle telefoniche a fornire nuovo sostegno all’impianto dell’accusa contro Massimo
Giuseppe Bossetti di aver ucciso Yara
Gambirasio. E a convincere il giudice
Ezia Maccora della necessità di emettere nei suoi confronti l’ordinanza di
custodia cautelare in carcere. Anche
perché gli contesta una nuova aggravante collegata al fatto che «Yara era
in condizioni di minorata difesa»,
non poteva sfuggire alla furia dell’uomo. La motivazione è lapidaria:
«Le esigenze cautelari sussistono
avuto riguardo alla gravità intrinseca
del fatto connotato da efferata violenza e dalla personalità di Bossetti,
dimostratosi capace di azioni di tale
ferocia posta in essere nei confronti
di una giovane e inerme adolescente
abbandonata in un campo incolto
ove per le ferite e per ipotermia ha
trovato la morte. Una condotta particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima, con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia
e priva del più elementare senso di
umana pietà». E ancora: «Pur trattandosi di soggetto incensurato, la
mancanza di freni inibitori dimostrata rende la misura in carcere l’unica
adeguata», anche tenendo conto del
«pericolo di reiterazione di reati della
stessa indole o comunque commessi
con violenza se si considera che ad
oggi non si conoscono le ragioni che
hanno portato Bossetti a sfogarsi su
una giovane ragazza che non si sa se
conosceva e se sulla
stessa aveva già da
tempo posto la sua
attenzione».
Il Dna e il cellulare
Bastano undici
pagine al giudice per
avvalorare l’impianto accusatorio e le
verifiche effettuate
dai carabinieri e della polizia. Soprattutto per confermare
l’esistenza di una
prova regina come
quella del Dna. Nessuna valenza viene
attribuita alla difesa di Bossetti che si proclama innocente, perché «le sue complessive dichiarazioni non sono idonee a scalfire l’indizio principale e
cioè la traccia biologica ritrovata sugli indumenti della vittima riconducibile alla persona dell’indagato, non
essendovi elementi in atti o prospettati dalla difesa che evidenziano dubbi sulla validità del metodo scientifico adottato per prevenire a tale risultato e possibili errori metodologici
nell’estrazione della traccia e nella
successiva comparazione».
E in questo quadro viene inserito
Il documento
Una pagina dell’ordinanza di custodia
cautelare nei confronti del carpentiere
Massimo Giuseppe Bossetti
l’aggancio del cellulare alla cella che
si trova nell’area dove Yara è stata
portata via. Secondo il giudice «tale
ultima circostanza assume rilievo in
una valutazione globale e non isolata
dagli indizi a carico. Perché se è possibile che il suo cellulare abbia agganciato la cella di Mapello alle 17,45
del 26 novembre 2010 perché per
rientrare a casa dal lavoro transitava
di fronte al centro sportivo di Mapello (come dichiarato nel corso dell’interrogatorio), se dalla valutazione
isolata dell’inizio si passa a quella
globale e si collega tale dato a quelli
fin qui illustrati, cioè il Dna e il lavoro
nel settore edile, la circostanza che il
cellulare dell’indagato abbia agganciato la cella di Mapello conferma il
quadro probatorio a suo carico in
quanto è certo che Bossetti la sera del
26 non si trovava in un luogo diverso
da quello in cui è scomparsa Yara».
Le «incongruenze» di Bossetti
Nell’ordinanza Maccora si sofferma anche sulle dichiarazioni del presunto assassino, su quelle che definisce «incongruenze nel racconto». E
riporta quello che pare come una vera e propria critica al papà della vittima. Scrive il giudice: «Bossetti sostiene che non ha mai conosciuto
Yara Gambirasio e in un’occasione ha
incontrato per lavoro il padre Fulvio
Gambirasio quando era sul cantiere
di Palazzago nel periodo in cui la figlia era scomparsa. Ha anche aggiunto che se fosse successo a sua figlia
non avrebbe avuto neanche la forza
di continuare a lavorare».
Ed ecco i dubbi sulla ricostruzione
offerta ieri nel corso dell’udienza,
dopo che per due volte si era avvalso
della facoltà di non rispondere:
«Qualche incongruenza nel racconto
si riscontra quando Bossetti afferma
di ricordare i suoi movimenti la sera
del 26 novembre 2010, perché proprio quella sera aveva visto di fronte
al centro sportivo di Brembate dei
furgoni con delle grosse parabole e di
L’aggravante
A Bossetti contestata una
nuova aggravante: la ragazzina
era «in condizioni di minorata
difesa, non poteva sfuggire»
essere stato attratto da tale presenza.
Ha poi precisato di non essere sicuro
che il giorno fosse il 26 novembre,
potendo essere il 27. Affermazione
che andrà verificata dato che la denuncia di scomparsa avviene la mattina del 27 novembre, quindi difficilmente tali furgoni dotati di parabole
possono essere collegati a mezzi di
telecomunicazioni presenti».
Maddalena Berbenni
Fiorenza Sarzanini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
❜❜
I luog
luoghi
ghi
Casa Gambirasio
via Rampinelli Brembate Sopra
Palestra Yara
via Locatelli angolo
VVia Caduti dell’Aeronautica
Solarium frequentato
da Bossetti via Sorte
Brembate Sopra
Abitazione
Bossetti
via Piana di Sopra
Mapello
LO M B A R D I A
Casa fratello
di Bossetti
via Foscolo
40 Mapello
Brembate
Sopra
Mapello
llo
via
G.
ar
co
n
Terno d’Isola
i
BE
ERG
BERGAMO
Campo del ritrovamento
del corpo di Yara
via dei Bedeschi
Chignolo d’Isola
L’intervista
Abitazione madre Bossetti
via Maratona 1 Terno d’Isola
2 km
k
Vittima a tredici anni
Yara Gambirasio, originaria di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, è sparita nel tardo pomeriggio
del 26 novembre 2010 dopo essere uscita
dalla palestra del suo paesino.
Il corpo è stato trovato circa 3 mesi
dopo: aveva 13 anni
(foto Paolo Magni)
3
Hanno voluto incastrarlo. Non è lui, sono sicura. Mio padre? È l’uomo che mi ha cresciuto.
Quello che ha fatto mia madre, se è vero, non cambia nulla
Laura Letizia Bossetti, sorella di Massimo
La madre del sospettato: «So che vado alla gogna, ma non ho nulla da nascondere»
«La scienza ha sbagliato
Massimo non è un killer
ed è figlio di mio marito»
Ester: se avessi avuto dubbi lo avrei denunciato
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Cantiere di Mapello
Strada Regia Mapello
Primo Piano
italia: 51575551575557
Domani suo figlio confessa e dice: sì,
ho ucciso io Yara. Lei che cosa fa?
«Non ci credo. Dovrei guardarlo in faccia
per capire se dice la verità. Ma non può accadere, perché non è vero».
Due test del Dna indicano che non è figlio di suo marito ma di Giuseppe Guerinoni, ed è Ignoto 1, il presunto killer. Le
sue parole dicono l’esatto contrario.
«Per gli investigatori è così. Per me no, al
cento per cento. Non sono mai stata con
Guerinoni».
Ester Arzuffi, 67 anni, vuole raccontare
la sua verità. È la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere con l’accusa di
aver ucciso la bambina di Brembate Sopra.
Ester guarda dritto negli occhi quando parla: «Mi chieda pure, io rispondo perché non
ho niente da nascondere». Capelli neri con
la frangia, unghie perfette laccate di rosso,
maglia azzurra con le rose, pantaloni a sigaretta beige e ai piedi sandali chiari con le
zeppette adornati di piccole borchie. Parla
nello studio degli avvocati Benedetto Maria
Bonomo, Jacopo Bonomo e Sara Scarpellini, a Bergamo. «La madre ci ha chiesto di
interessarci della difesa del figlio, ma visto
l’impegno su casi come Mercadante e Cantamessa, nell’immediato non saremmo in
grado di dedicare il tempo necessario anche a questo. Per ora ci occupiamo della tutela dell’immagine della signora, che rompe il silenzio per dare dimensione alla sua
dignità».
Lunedì è arrivata la svolta sull’omicidio
di Yara. E la sua famiglia è stata sconvolta.
«Ero in clinica da mio marito. Non sta
bene. Alle 19.15 mi hanno chiamato e hanno detto che io, mia figlia e suo marito dovevamo correre in questura. Mentre stavamo andando, mio genero ha ricevuto una
telefonata. Gli hanno detto: “Hai visto che
tuo cognato è stato arrestato per Yara?”.
Uno shock. Siamo rimasti in questura fino
alle 5 del mattino».
Sulla bilancia, da un lato ci sono due
test del Dna dall’altro le sue parole. È una
situazione incredibile...
«Lo so, lo so. Che cosa vuole che le dica,
che menta? A meno che il mio cervello non
abbia resettato tutto, questa è la verità».
Sta dicendo che la scienza ha sbagliato?
«Sì. Ne sono la prova. So che vado alla
gogna, che mi criticheranno, ma è così».
Però lei ha conosciuto Guerinoni.
«Sì, vivevo a Ponte Selva come lui. Non
lo nascondo. Ma era solo una conoscenza.
Con i suoi legali
Ester Arzuffi è la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti, arrestato lunedì con l’accusa di aver ucciso Yara.
A sinistra, con i legali
(Manzoni/Fotogramma)
❜❜
La relazione clandestina
Guerinoni era un amico
ma non abbiamo mai
avuto una relazione
❜❜
La reazione della nuora
Mia nuora non mi
vuole credere: questa
cosa mi ha ferito
Mio marito aveva chiesto a lui e a Vincenzo
Bigoni di portarmi al lavoro, in auto, alla
Festi Rasini, perché già andavano in zona.
Poi la sera tornavo in autobus. Ma tra conoscere una persona e avere intimità con lei
ce ne passa».
Poi è andata via dalla Valle Seriana e vi
siete trasferiti a Brembate Sopra, dove
abita la famiglia di Yara.
«Guardi che non sono scappata per fuggire da qualche scandalo, come qualcuno
scrive. Vuol sapere davvero come è andata?
Mio marito voleva cambiare lavoro, quindi
ci siamo messi in macchina e siamo andati
alla ricerca di un altro posto. L’abbiamo trovato alla Filco di Brembate Sopra. Nel giro
di una settimana abbiamo cambiato casa».
Era incinta dei due gemelli?
«Ma no. Ci siamo trasferiti nel 1969, sarà
stato marzo o aprile, e loro sono nati a ottobre del 1970, per altro con un mese di anticipo. Mi dice come possono essere figli di
Guerinoni? Vede che le date e altre cose non
tornano?».
Potrebbe aver mantenuto contatti con
le persone della Valle.
«No, invece li ho interrotti».
Poi è arrivata la notizia che l’assassino
della bambina è il figlio di quel Guerinoni
che lei aveva conosciuto.
«L’ho sentito in tv. Seguivo il caso della
bambina, sono un’appassionata di “Chi l’ha
visto?”. L’ho riconosciuto dalla foto».
Quindi in famiglia parlavate di Yara?
«Sì, se ne parlava, perché abitava a
Brembate Sopra».
E suo figlio che reazioni aveva?
«Non ho mai captato nulla».
Cambiamenti nel periodo della scomparsa?
«Nulla di nulla».
Una mamma potrebbe voler difendere
a tutti i costi il figlio.
«Si può anche pensare. Ma Massimo non
ha fatto niente, davvero».
E se avesse notato qualcosa e dubitato
di lui, che cosa avrebbe fatto?
«Con il carattere che ho, se lo avessi visto
lì fisso a guardare i servizi sulla bambina e
avessi dubitato di lui, gli avrei detto: “Vai
dai carabinieri”. Lo avrei trascinato».
Che cosa dice sua figlia?
«Quella sera in questura le ho detto che
non è vera la questione del padre. Lei mi ha
risposto: “Ma mamma, ti credo”».
Però, a parte la questione «figlio di
Guerinoni», un test esclude che i gemelli
siano di suo marito.
«Allora che cosa facciamo? La risposta è
quella di prima. Sono consapevole di che
cosa indica il Dna, ma dico che non è vero».
Sua nuora, però, crede alla scienza.
«Lo so e questo mi ha ferito. Faceva così
— alza le mani ai lati del volto —: “Ester,
dovevi dirmelo, dovevi diiiirmelo”. Le ho
risposto la stessa cosa: “La verità è un’altra”».
Poi c’è la storia del nome. Massimo
Giuseppe come Giuseppe Guerinoni? E
Laura Letizia, come Laura, moglie di Guerinoni?
«Macché. È stato mio padre a dirmi:
“Chiamalo come me”. Volevo chiamare la
gemella Nadia, invece mi è uscito di getto
Laura e Letizia come mia zia».
Si sente additata?
«No, non ne ho la percezione. Una persona mi ha anche detto che i genitori di
Yara sono andati dal parroco e gli hanno
detto che sono vicini alla nostra famiglia.
Sono brave persone. Prima o poi andrò a
trovarli e un abbraccio glielo devo dare».
E lei a mamma Maura e papà Fulvio che
cosa vuole dire?
«Che mi spiace per la perdita di loro figlia. Li capisco perché sono mamma e sto
soffrendo anche io».
A suo figlio?
«Gli mando un abbraccio. Voglio guardarlo negli occhi e dirglielo: “Non sei figlio
di quell’altro”».
Giuliana Ubbiali
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Primo Piano
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5
Le riforme Le scelte
Senato, si tratta sul testo finale
E mercoledì Renzi vede Grillo
A Firenze
La «first lady»:
da Mineo
parole orribili
Pomeriggio con i bimbi
down per Agnese
Landini. A Firenze, la
moglie del premier ha
fatto da madrina alla
festa di un’associazione
di volontariato,
«Trisomia 21», che
segue anche una sua
«stupenda nipotina» e
che sta progettando
«una casa che servirà a
rendere questi ragazzi
capaci di vivere da
soli». Poi è tornata sulle
parole del senatore pd
Corradino Mineo, che
dopo l’estromissione
dalla commissione
Affari costituzionali
definì Renzi «un
ragazzino autistico».
«Orribili», le ha definite
Landini, «non aggiungo
altro». (LaPresse)
Ultimi incontri dopo l’intesa tra il segretario e Berlusconi
La Nota
di Massimo Franco
Il sì del premier
ai 5 Stelle
è un segno di forza
I
l «sì» di Matteo Renzi all’incontro propostogli da Beppe Grillo è un segno di forza. Il
presidente del Consiglio sa di avere quasi
chiuso l’accordo con Silvio Berlusconi sulla
riforma del Senato. E dunque può permettersi di affrontare una delegazione del Movimento 5
stelle senza temere ulteriori perdite di tempo né
malumori nel Pd. Spiegando che «nessuno ha la verità in tasca», e indicando mercoledì come possibile
data, sfida Grillo a scoprire le sue carte: anche se
l’impressione è che il capo del M5S gli abbia consegnato un aut aut fuori tempo massimo. Candidandosi come sponda istituzionale al posto di Silvio
Berlusconi, Grillo ha reso esplicita la manovra di destabilizzazione che sta tentando.
Sa che l’accordo tra palazzo Chigi e il leader di FI è
in dirittura d’arrivo. Ma deve dimostrare al Movimento 5 Stelle di non dire soltanto dei «no». Grillo
intuisce le crepe che sta aprendo nelle opposizioni il
rapporto con il governo, e cerca di prevenirle aprendo al dialogo. Sa bene che non otterrà grandi risultati. Ma il suo movimento è più inquieto di quanto
non appaia, e deve tacitare quanti lo accusano
di seguire una strategia
del «no» pregiudiziale.
Lo sgretolamento di una
piccola formazione di siLa spaccatura
nistra come il Sel di Nidi Sel segnala
chi Vendola, dal quale si
una difficoltà
staccano deputati e senatori, segnala una certa
generale
capacità di attrazione
delle opposizioni del renzismo.
Si esercita nei confronti di alcuni pezzi
della sinistra ma più in generale delle opposizioni
che sembrano incapaci di offrire una vera alternativa. Per questo palazzo Chigi non teme il confronto.
Ha alle spalle la vittoria alle europee del 25 maggio e
davanti un Grillo oggettivamente più debole, al
quale ricorda che «c’è molto da fare e non c’è tempo
da perdere». E indica come data un giorno della settimana prossima nella quale potrà far valere una serie di scadenze «da unità nazionale», come l’immigrazione e il semestre di presidenza italiana dell’Europa. Chiedendo aiuto per combattere la xenofobia,
introduce in anticipo un argomento sul quale il M5S
si è già diviso nelle settimane scorse: soprattutto
dopo l’accordo europeo tra Grillo e gli ultranazionalisti inglesi dello Ukip.
E poi, tra sei giorni potrebbe già essere stata perfezionata l’intesa con Fi sulle riforme. A questo punto, i rischi del confronto li corre più Grillo di Renzi.
Lasciando capire che ci sono soltanto alcuni aspetti
da limare prima di ufficializzarla, Berlusconi vuole
confermarsi come principale sponda istituzionale
della maggioranza. I rapporti con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano rimangono pessimi, e
questo perpetua le divisioni nel vecchio fronte moderato. Ma per l’ex premier quello che conta è allontanare il rischio di un Pd pronto a cercarsi nuove alleanze in un Parlamento dove le posizioni si rimescolano e si scompongono: per ora a tutto vantaggio
della coalizione governativa.
Berlusconi sa che deve muoversi per evitare spinte centrifughe perfino nel suo stesso partito: anche
se viene accusato di subalternità politica a Renzi.
Per il premier, gli ostacoli potrebbero spuntare in
Europa. Non è chiaro se i critici dell’austerità riusciranno a smuovere una Germania che non vuole toccare il patto sul quale è basata la contestata politica
del rigore. A sentire la cancelliera Angela Merkel,
quell’accordo ha un’elasticità che permetterà di mediare. Ma le nomine al vertice dell’Ue possono dare
margini di trattativa a Renzi, che ieri ha parlato con
la Merkel. D’altronde, anche gli Stati uniti spingono
per un’Europa più attenta alla crescita.
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Si deciderà nelle
prossime ore se servirà un nuovo
faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi per sbloccare il cammino
delle riforme che, passo dopo
passo, sta arrivando a una conclusione positiva dopo l’ennesima
giornata di trattative serrate. Un
incontro che potrebbe precedere
o seguire a stretto giro di posta
quello già fissato per mercoledì a
Palazzo Chigi con una delegazione del M5S a cui lo stesso presidente del Consiglio potrebbe partecipare.
Sì perché ieri, in extremis, è
stato Beppe Grillo dal suo blog a
sollecitare «una risposta» al premier sull’invito a sedersi a un tavolo per discutere non più solo di
legge elettorale, ma anche di riforme istituzionali, con spirito
Su «Le Monde» Il quotidiano
francese ha dedicato la copertina
del suo magazine (sotto) al premier italiano. Il titolo dello «Speciale Italia» è: «Veni, Vidi, Renzi»
Telefonata con Merkel
Ieri il premier ha anche
avuto un confronto
al telefono con Merkel
sui temi europei
collaborativo e senza l’intento di
perdere tempo. Renzi — che in
giornata si è anche sentito con la
Merkel per parlare di temi europei
— si è detto subito disponibile:
«Vediamoci, c’è molto da fare», ha
fissato l’appuntamento, ha chiesto la composizione della delegazione (ci saranno i capigruppo e il
vice presidente della Camera Di
Maio) e farà sapere nelle prossime ore se sarà lui stesso a presenziare o se affiderà il compito alla
Boschi e magari ai capigruppo del
Pd. Certo, l’avvertimento a Grillo
è secco: «Nessuno ha la verità in
tasca». Ma il dialogo è aperto.
Giornata dunque importantissima sul fronte delle riforme
quella di ieri, anche se non ancora decisiva. Dopo l’incontro tra il
ministro Boschi con Quagliariello per Ncd ma soprattutto con il
capogruppo di FI Paolo Romani,
che alla fine ha definito la nuova
proposta del governo «lar
«largamente innovativa», nessuno né
nel Pd né fra gli azzurri pensa
davvero che l’intesa possa saltare. Certo, Romani ha avvertito
che ci sono ancora nodi da sciogliere, che FI dovrà riunirsi e decidere, ma Giovanni Toti ammet-
te che «stiamo andando nella direzione giusta».
Non che tutti esultino all’ipotesi che in breve si possa arrivare
al varo del nuovo Senato e alla definizione della legge elettorale:
ieri alla Camera tra deputati dei
due schieramenti non di fede
renziana, la preoccupazione per
un premier che «fa tutto in un anno e poi ci porta a votare» era palpabile. Ma, allo stato, Berlusconi
oltre ad insistere sulla necessità
che alle riforme si aggiunga quella sul presidenzialismo non va:
andare avanti per il momento è
Il leader pentastellato: noi democratici, facciamo paura
Sul blog l’incontro dei deputati M5S con Farage
«Un simile accanimento verso
il Movimento 5 Stelle e verso
l’intera compagine del gruppo
Efd nell’Europarlamento sta a
significare che facciamo
paura»: Beppe Grillo — in un
post intitolato «Il Movimento 5
Stelle è una forza democratica»
e corredato da una foto dei
capogruppo con Nigel Farage
— torna a difendere sul blog la
scelta dell’alleanza
euroscettica in Europa. Il
leader Cinquestelle attacca Il
fatto quotidiano — già in un
post precedente in giornata
l’ideologo Paolo Becchi aveva
In Rete Ignazio Corrao e David
Borrelli con Nigel Farage
invitato a guardarsi dai «falsi
amici» — e gli affondi contro
gli altri componenti del
gruppo europeo. «Così per
bollare il Movimento 5 Stelle
come “di destra” diventa lecito
anche colorire o aggiustare le
informazioni in modo che i
fattori diano il risultato
desiderato — spiega Grillo —
come nel caso dei due
europarlamentari democratici
svedesi, Kristina Winberg e
Peter Lundgren, dipinti dalla
stampa come nazisti e
razzisti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
una via obbligata.
Anche per questo torna l’ipotesi che possa essere lui a siglare
con Renzi un nuovo patto sulle riforme, riprendendo ruolo e visibilità. Magari portando a casa
quelle ultime modifiche che FI
ancora chiede. Infatti, ottenuto il
ridimensionamento da un terzo a
un quinto del numero dei sindaci
e il criterio di proporzionalità nell’elezione da parte dei consiglieri
regionali dei senatori, restano
problemi sui poteri del Senato, in
particolare sull’elezione del capo
dello Stato, dei membri della
Consulta e del Csm. E sullo sfondo
resta la richiesta trasversale, che
in Aula potrebbe tornare a farsi
forte, di elezione diretta dei membri del Senato.
Ma per il momento si va avanti
con l’ottimismo del governo: stasera dovrebbero essere depositati
in commissione Affari costituzionali gli emendamenti dei relatori
— Finocchiaro e Calderoli — che
recepiscono gran parte delle richieste dei partiti, fino a mercoledì sarà possibile presentare sub
emendamenti e da metà settimana si voterà.
Paola Di Caro
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L’intervista La capogruppo di Ncd alla Camera non cede sul presidenzialismo: è uno dei nostri punti cardine
«Ma Pd e FI sciolgano il nodo dell’elettività»
De Girolamo: la riforma sarà realtà entro l’estate
Il Movimento? Credo voglia solo destabilizzare
ROMA — «Sono soddisfatta di come stanno andando le cose, il nostro
orientamento sulle riforme è rispettato», dice Nunzia De Girolamo, capogruppo del Ncd alla Camera, alla
fine della lunga giornata di consultazione di ieri.
Siamo davvero a «un passo dalla
chiusura», come dichiara Matteo
Renzi?
«Credo che siamo vicini. In queste
ore e in questi giorni sono in programma altri incontri con il governo,
per delineare i dettagli. Però su Titolo V e il riequilibrio numerico, nel futuro Senato, tra consiglieri regionali
e sindaci siamo già molto contenti.
Così come sul fatto che una regione
piccola non potrà avere lo stesso numero di senatori di una grande».
Un terzo di sindaci e due di consiglieri regionali?
«Domani (oggi per chi legge, ndr)
alle 15 avremo un nuovo incontro e
vedremo i dettagli».
La questione calda dell’elettività
o meno dei nuovi senatori è un
punto già chiuso?
«È il nodo più cruciale. Ma riguar-
Chi è
Ex ministro
Nunzia De
Girolamo, 38
anni, capogruppo
alla camera di
Ncd, è nata
a Benevento,
dove è stata
coordinatrice
di Fi. È stata
ministro delle
Politiche agricole
nel governo
guidato
da Enrico Letta
da più il confronto fra Forza Italia e
Renzi. Noi abbiamo presentato una
mediazione, un listino a parte nel
quale i cittadini, al momento delle
Regionali e Comunali, possano scegliere chi mandare a Palazzo Madama. Però non credo che Renzi si sposterà dal modello elezione di secondo grado».
E i 21 senatori di nomina quirinalizia?
«Siamo contrari».
Il presidente del Consiglio vorrebbe che la riforma fosse avviata
entro il 2 luglio.
«Penso che in una quindicina di
giorni il testo possa arrivare in Aula,
che per l’estate la discussione possa
diventare realtà».
Sono definite le competenze che
avrà il nuovo Senato?
«Non siamo ancora entrati nel
dettaglio».
Il presidenzialismo? Potrebbe
essere il terreno di un riavvicinamento fra voi e Forza Italia?
«È certamente uno dei punti cardine della coalizione del centrodestra. Noi raccoglieremo le firme per
proporre una legge di iniziativa poIl Movimento 5 Stelle sostiene di
polare».
voler dialogare di riforme.
State parlando anche di legge
«Ben vengano, se hanno deciso di
elettorale?
uscire dallo streaming per entrare
«Come avevamo chiesto, ne parle- nelle riforme. Ma io diffido, credo
remo dopo il superamento del bica- che sia una mossa per destabilizzare
meralismo perfetto. In ogni modo, quanto stiamo costruendo».
l’Italicum andrà modificato al SenaQualcuno ritiene che l’assenso
to».
di Forza Italia sulle riforme possa
Anche Renzi ha chiesto che la essere uno scambio con il rallentanorma sulla responsabilità civile mento di alcune leggi.
dei magistrati venga
modificata al Senato:
non è contraddittorio
voler annullare il bicameralismo perfetto e L’Italicum
invocare il miglioramento dei provvedi- Della legge elettorale parleremo
menti proprio in quel- dopo il superamento
la sede?
«No, oggi Palazzo del bicameralismo perfetto,
Madama ha questo ruo- ma l’Italicum andrà modificato
lo e va rispettato. Dopo,
i provvedimenti che
usciranno dalla Camera saranno de«Ignoro gli accordi fra Forza Italia
finitivi, con più celerità e minori co- e Pd e non faccio illazioni».
sti. Si vareranno con la consapevoVoi siete d’accordo, per esempio,
lezza che non c’è una seconda istan- sulla reintroduzione del reato di
za».
falso in bilancio?
Il futuro Senato non potrà «im«Quando sarà all’ordine del giorpugnare» nessuna legge?
no, valuteremo».
Daria Gorodisky
«Non abbiamo ancora affrontato
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nel dettaglio le sue competenze».
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6
Primo Piano
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Le scelte
Sel si sfalda, la fuga dei deputati verso il Pd
In quattro lasciano, altri tentati. Vendola: è il giorno più difficile. Renzi: noi aperti
I dimissionari
L’ex capogruppo
Gennaro Migliore, 46 anni
domani, deputato: «L’ingresso nel Pd? Valuteremo»
L’ex eurodeputato
Claudio Fava, 57 anni,
giornalista, ex Ds, faceva
parte di Sel dal 2010
ROMA — Se ne va Gennaro
Migliore, rimarcando di essere
«stato accusato di sequestro della linea politica e di essere un sabotatore», per cui «per me si è
rotto un vincolo di fiducia». E se
ne va anche Claudio Fava, che invece saluta tutti parlando di
«scelta dolorosa e insieme inderogabile», anche «per la distanza
che ormai separa Sel dal suo progetto originario». Abbandona
Titti di Salvo e divorzia anche Ileana Piazzoni. E non è che l’inizio,
visto che qualche manciata di
parlamentari stanno riflettendo
se seguire i fuoriusciti verso gli
orizzonti della maggioranza, e
quindi verso il Pd.
In sole ventiquattr’ore, anche
se il focolaio del dissenso interno
covava sotto la cenere da mesi, la
scissione di Sel è servita. Il partito di Nichi Vendola non ha retto
alla rissa che s’è aperta nel gruppo parlamentare sul voto al decreto Irpef. E non ha tenuto al lacerante dibattito sulla collocazione internazionale, innescato
da chi — come Migliore o come
Fava — puntava e punta sull’approdo nel Pse.
Il governatore pugliese ci prova con un tentativo in extremis, a
tamponare la ferita. Poco prima
che abbia inizio il coordinamen-
to del partito, Vendola offre un
saggio della sua narrazione.
«Spero che Gennaro Migliore
torni sui propri passi perché gli
voglio bene e l’ho considerato
come un figlio». Qualche ora dopo, a frattura consumata, anche
il leader si abbandona alla più
classica delle annotazioni di maniera. «Auguri a chi lascia ma
questo è un errore politico», sot-
Appello
Il leader e l’ultimo appello
senza successo: «Migliore
è come un figlio»
tolinea. «Ai compagni che vanno
via facciamo gli auguri», scandisce. «Per noi oggi è il giorno più
difficile», dice. E comunque, avverte, «il mio ruolo di leader è
sempre a disposizione».
Non c’erano più toppe, però, a
poter tappare il buco. Ieri l’altro,
dopo la divisione interna sul voto sul decreto Irpef, Migliore incontra due renziani doc, Lorenzo
Guerini e Francesco Bonifazi. Le
malelingue sussurrano di qualche contatto (non confermato)
diretto con Renzi. E si bisbiglia di
un Migliore pronto a lanciare con
grande anticipo la sua corsa a
prossimo sindaco di Napoli. Agli
atti, però, rimane un faccia a faccia che l’ormai ex capogruppo, di
buon mattino, ha col compagnorivale Nicola Fratoianni, che rappresenta la linea opposta alla sua.
«Gennaro, se il problema è il
mio ruolo da coordinatore del
partito, sono disposto a fare un
passo indietro. Fermiamoci tutti
prima che sia troppo tardi», dice
Fratoianni. «M’avete accusato di
aver sequestrato la linea del partito. È troppo tardi», risponde
Migliore. Partita chiusa. L’altra
che sta per aprirsi, invece, rimanda ai parlamentari che seguiranno i fuoriusciti. Di Salvo e
Piazzoni sono già fuori. Con un
piede sull’uscio, invece, ci sarebbero Nazzareno Pilozzi e Stefano
Quaranta, Alessandro Zan e Fabio Lavagno, Michele Piras e
Martina Nardi, Gianni Melilla e
Luigi Laquaniti, Lara Ricciatti e
Toni Matarrelli. Qualcuno forse
si fermerà prima, altri se ne andranno. In marcia verso Renzi e il
Pd, magari transitando da un
gruppo cuscinetto composto insieme ai socialisti di Riccardo
Nencini e a qualche eletto di
La riunione
Il leader di Sinistra ecologia e libertà Nichi Vendola, 55 anni, circondato dai cronisti dopo la riunione di segreteria del partito che
ha sancito gli addii di quattro parlamentari
(LaPresse)
Scelta Civica. Ma in maggioranza, comunque.
Difficile parlare di scouting
renziano (in serata il premier dichiara: «Massimo rispetto per il
travaglio di Sel, chi guarda al Pd
troverà un partito aperto»). E difficile, in ogni caso, ricomporre i
tasselli impazziti di un puzzle che
s’è smontato dopo le Europee.
Ma c’è un dettaglio nascosto, in
tutta questa storia. E sta nel rapporto coltivato da due ambasciatori. Il renziano calabrese Ernesto
Carbone e il primo fuoriuscito di
Sel, un altro calabrese, Ferdinando Aiello. Da lì, dal voto del 25
maggio, sarebbe partita «l’operazione». «Credo che i deputati
usciti da Sel, più che dalla politica, siano attratti dalle politiche di
questo governo», è l’unica cosa
che si lascia scappare Carbone.
Qualche divanetto più in là, il
vendoliano Fratoianni mastica
amaro. «Ci hanno accusato di fare costituenti con Ferrero, cosa
falsa. E ci hanno messo in croce
per la lista Tsipras. Ma questa avventura ha o non ha consentito a
Sel di rimettere piede nel Parlamento europeo? No, ditemi se
sbaglio…». Il resto è già storia,
più che cronaca.
T.Lab.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il retroscena L’incontro con Guerini e Bonifazi
L’ex sindacalista
Titti Di Salvo, 58 anni,
vicecapogruppo vicario
di Sel alla Camera
La deputata
Ileana Piazzoni, 41 anni,
è segretaria del gruppo
di Sel alla Camera
Migliore, il groppo in gola
«Affidiamoci a Matteo»
ROMA — «Lo sapete che non sono
uno troppo incline ai sentimentalismi,
no?». Ma visto che in una chiacchierata
ci sono delle pause che non si possono
nascondere all’interlocutore, ecco che la
verità viene a galla. Con una confessione. «No, non ho pianto. Ma il groppo in
gola c’è, quello non si può nascondere».
Montecitorio, ore 18. Da qualche ora
Gennaro Migliore ha formalizzato con
una lettera il suo addio a Sinistra, ecologia e libertà. Lascia il partito e il posto da
capogruppo alla Camera. Dice addio a
«compagni con cui sono cresciuto, negli
ultimi vent’anni». E chiude dietro di sé
quella porta che Nichi Vendola ha provato a sbarrargli in extremis, con un appello rivolto come lo si rivolge «a un figlio».
«Un figlio, un figlio…», ripete Migliore come se parlasse da solo. Poi mette in
fila un pensiero senza nemmeno prendere fiato. «Non è questo il momento di
lanciare delle accuse. E forse non sarebbe neanche il caso di parlare degli errori
fatti. Ma una cosa che m’ha fatto inc…re
di Nichi c’è stata. È stata la frase in cui
mi ha accusato di “sequestro di linea politica”. Una cosa ingiusta». Anche perché, e l’ex capogruppo lo rimarca come
se in mano avesse la penna rossa, «io sono sempre stato ai doveri che il mio ruolo mi imponeva. Vede, io a stare in minoranza sono anche abituato, e la cosa
neanche mi dispiace. Ma con quella frase, Vendola di fatto ha detto che ero
d’intralcio, che per Sel ero come un impedimento. E, se permettete, dai posti in
cui sono d’intralcio, me ne vado».
Nel corpicino di quella sinistra che
un tempo si sarebbe detta «radicale», la
scissione prodotta da Migliore sarà una
di quelle ferite cha sanguineranno assai.
Claudio Fava l’ha seguito fuori dai confini di Sel. E lo stesso faranno Titti Di
Salvo, Ilenia Piazzoni e un’altra decina,
forse qualcuno in meno. Andranno verso Matteo Renzi. Anche se, scandisce
l’ex capogruppo di Sel, «non entriamo
domani mattina nel Pd o nel gruppo
parlamentare del Pd».
Già, Renzi. Da ex nemico il premier
s’è trasformato — parole di Migliore —
«nella persona a cui il consenso ha consegnato il ruolo di maggiore responsa-
Possibili candidature
L’ex capogruppo vedrebbe
benissimo per il suo futuro
una corsa a sindaco di Napoli
Accuse
L’ex delfino di Bertinotti:
«Mi hanno accusato di
sequestro di linea politica,
una cosa ingiusta»
bile delle sorti della sinistra europea».
Nell’uomo «a cui la sinistra europea può
e deve affidarsi per superare questa fase
segnata dalle politiche di austerità».
Giura di non parlare col premier da
tempo, Migliore. Certo non può nascondere di aver incontrato Lorenzo Guerini
e Francesco Bonifazi, all’hotel Bernini,
l’altra sera. E non ammetterebbe di aver
discusso del suo futuro, cosa che i maligni pensano. Un futuro in cui «Gennaro» vedrebbe benissimo una corsa a sindaco della sua Napoli, per il dopo de
Magistris.
Allievo prediletto di Bertinotti, che
l’aveva designato come suo successore,
col corso vendoliano Migliore non si è
mai sentito a suo agio fino in fondo. Anche per il dualismo con Nicola Fratoianni. Ma ha tenuto botta, fedele allo «spirito di squadra» assorbito negli anni in
cui giocava nelle giovanili dell’Afragola
basket, «uno sport nel quale se non passi la palla sei fuori». Nel 2005, e la leggenda è sepolta negli archivi polverosi
delle memorie della sinistra radicale,
Bertinotti gli chiese di accompagnarlo a
Pechino. Durante una riunione tra la delegazione dell’allora Rifondazione Comunista e quella del Partito comunista
cinese, rappresentato nell’occasione dal
responsabile esteri Wang Jiarui, si udì
un tonfo. La seggiola su cui era seduto
«il compagno Migliore» crollò. Né Bertinotti né il suo Delfino fanno più parte
di quella storia. Forse, dietro quella sedia di Pechino, si nascondeva un segno
del destino. O almeno, dopo ieri, così
sembra.
Tommaso Labate
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
italia: 51575551575557
7
Primo Piano
Politica e giustizia Il caso
Tra la folla
Berlusconi teste a Napoli,
attacco ai giudici in aula:
magistratura incontrollata
Il leader: non capisco il senso di alcune richieste
La replica: non c’è alcun bisogno che lei capisca
DALLA NOSTRA INVIATA
NAPOLI — «La magistratura
è incontrollata, incontrollabile,
irresponsabile». Non era iniziata bene, ma è finita peggio
l’udienza a Napoli che ha riportato faccia a faccia Silvio Berlusconi e il suo «facilitatore» Valter Lavitola, in cella da Natale.
L’ex presidente del Consiglio, convocato come testimone sulla tentata estorsione dell’ex direttore dell’Avanti ai
danni dell’Impregilo, non
avrebbe voluto proprio parlare.
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Una volta però che gli è stato
imposto non si è fermato più.
Accusando la magistratura di
«immunità piena» (ma c’è chi
è convinto abbia detto «impunità»).
Segnali di nervosismo, Berlusconi, ne aveva già dati nel
L’ultimo affondo
La consegna del foglio
con il giuramento «per
tutelare il vostro decoro»
corso della deposizione, che
aveva voluto priva di telecamere: le gambe che saltellavano, le
risposte che si inasprivano un
po’, e qualche strappo alla procedura. Come quell’«aspetta
lasciami finire», detto al difensore di Lavitola, Maurizio Paniz, suo ex deputato Pdl. Ma la
tensione è salita ancor di più
durante le domande della presidente Giovanna Ceppaluni
sulla sua telefonata con il presidente Impregilo Massimo
Ponzellini. Un colloquio nel
quale l’allora premier riferiva
di aver saputo da Lavitola l’intenzione del premier di Panama di fare «allarmanti dichiarazioni che causeranno un grave tracollo in borsa di Impregil o » a c a u s a d e l m a n c a to
rispetto degli accordi per la costruzione di un ospedale. E,
Berlusconi si è lasciato andare:
«Non capisco il senso di queste
domande». Suscitando la protesta del pubblico ministero
Vincenzo Piscitelli: «Signor
giudice non può intervenire
così il teste».
«Non c’è alcun bisogno che
L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi saluta i
suoi supporter
ieri a Napoli.
Dopo essere
stato ascoltato
in qualità di testimone durante il processo a Valter
Lavitola l'ex
Cavaliere ha
pranzato in un
ristorante-pizzeria. All’uscita, è stato attorniato dai
fan, che gli
hanno gridato
frasi di saluto e
di incitamento
e lo hanno fotografato con i
telefonini. Il
leader di Forza
Italia li ha salutati salendo sul
predellino dell’auto di scorta
(Ansa/Fusco)
lei capisca. Funziona così», gli
aveva replicato secca la Ceppaluni. A quel punto l’affondo
contro la magistratura «incontrollata», «...ma ancora tutelata
dal codice» aveva rimarcato la
presidente. Lasciando l’aula,
l’ultima ironia, restituendo al
giudice la formula di rito del
giuramento, il leader FI ha
chiosato: «Gliela consegno affinché il decoro della giustizia
venga tutelato».
Sassolini che l’ex premier si
è tolto a dispetto delle regole
imposte dal regime speciale. E
ora potrebbero costargli la revoca dell’affidamento ai servizi
sociali.
Prospettiva che non gli ha
guastato affatto la trasferta a
Napoli, dove dopo l’udienza, si
è concesso pizza, mozzarella,
pomodorini e bagno di folla
dal predellino. Come ai tempi
in cui era premier, e qui raccoglieva l’entusiasmo del «Meno
male che Silvio c’è». Ieri però
in tribunale non c’erano supporter, né «papi girls», né la fidanzata napoletana Francesca
Pascale. Solo Lavitola, visibilmente dimagrito per la permanenza a Poggioreale.
Berlusconi ha negato di aver
avuto un ruolo in quelle pressioni sul manager Impregilo:
«Ambasciator non porta pena», aveva detto nella telefonata. Lo ha ripetuto in aula. Sostenendo di aver caldeggiato la
costruzione dell’ospedale solo
per beneficenza. «Ho realizzato
anche un ospedale in Amazzonia, un orfanotrofio in Thailandia e avrei voluto farne altri
con Bertolaso — ha raccontato
Berlusconi — ma sono dovuto
tornare in campo in prima fila
perché avevo lasciato ad altri
ma erano scesi dal 37,8% all’11% dei consensi».
Polemica tra ex An
Fini contro
Fratelli d’Italia:
siete vetero
Duro attacco di Gianfranco
Fini a Fratelli d’Italia. L’ex
leader di Alleanza
nazionale, che da qualche
giorno ha annunciato il suo
rientro sulla scena politica,
ha detto che «i fratellini
d’Italia, o cuginetti di
campagna, non possono
usare la storia di Alleanza
nazionale perché — ha
sostenuto l’ex presidente
della Camera — An è stata
l’apertura della destra a un
mondo moderato, mentre
oggi chi usa quel nome è
diventata l’ultima ridotta
vetero missina. E lo dice
l’ultimo segretario del
Movimento sociale italiano
— ha concluso Fini —
senza nulla di personale: è
un’analisi politica».
Pressoché immediata la
replica di Ignazio La Russa,
tra i fondatori di Fratelli
d’Italia e una vita politica
passata a fianco di
Gianfranco Fini prima nel
Msi e poi in Alleanza
nazionale: «Fini che
consiglia di votare Scelta
civica e accusa noi di
usurpare la storia di An non
ha prezzo e fa tristezza».
Virginia Piccolillo
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Il retroscena Il chiarimento
Il pranzo
con Verdini
Ma nel partito
resta lo stallo
TEL 02 38 598 000
8
La lettera
Il dirigente azzurro
aveva scritto al
leader annunciando
di voler rinunciare
al ruolo di ufficiale
di collegamento
con Renzi
ROMA — Ora si compiace nel
vedere che sulle riforme Berlusconi ha sposato la sua linea. Ma è stato necessario un pranzo per parlarsi e forse per chiarirsi, dopo
giorni di gelo e di silenzio, dopo
quella lettera con cui la scorsa settimana Verdini aveva annunciato
all'ex Cavaliere di voler rinunciare
al ruolo di ufficiale di collegamento con il presidente del Consiglio,
presagio di un totale e clamoroso
disimpegno. Preferiva ritenersi un
dirigente «esonerato» piuttosto
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Il confronto Le toghe partenopee non intenderebbero aprire un fascicolo sull’episodio
Quella domanda su Lavitola
che ha fatto irritare l’ex premier
Ora a Milano valuteranno l’impatto delle parole sui servizi sociali
La vicenda
Le condizioni per la pena alternativa
1
Dopo la condanna a 4 anni (di cui 3 coperti da indulto)
per frode fiscale al processo Mediaset, il tribunale di
sorveglianza di Milano ha disposto per Berlusconi
l’affidamento in prova ai servizi sociali (che l’ex
premier sta scontando nella Casa famiglia di Cesano
Boscone). I giudici hanno avvertito Berlusconi:
la misura alternativa gli sarà revocata se «diffamerà»
i magistrati
I doveri del testimone
2
Silvio Berlusconi è stato ascoltato ieri a Napoli come
testimone nel processo per tentata estorsione al
faccendiere ed ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola.
Secondo il codice di procedura penale (art.198), il
testimone ha l’obbligo di rispondere secondo verità
alle domande del giudice ma non è obbligato a
deporre su fatti dai quali potrebbe emergere una sua
responsabilità penale
I diritti dell’imputato
3
A differenza del testimone, che nel corso di un
processo penale ha l’obbligo di dire la verità,
l’imputato può avvalersi della facoltà di non
rispondere «ad alcuna domanda, ma comunque il
procedimento seguirà il suo corso». Lo stabilisce
l’articolo 64 del Codice di procedura penale. Il principio
cardine, mutuato dal diritto romano, è che nessuno
può essere obbligato ad accusare se stesso"
Gli altri procedimenti in corso
4
Berlusconi è imputato a Milano per concussione e
prostituzione minorile nel processo d’appello del caso
Ruby; sempre a Milano è indagato per corruzione in atti
giudiziari nell’inchiesta Ruby ter; a Bari è in attesa del
probabile rinvio a giudizio per il «caso escort»; e a Napoli è
imputato per la compravendita di senatori. In corso anche
due cause civili: a Milano con la Cir di De Benedetti e con
l’ex moglie Veronica Lario per il mantenimento
che un ambasciatore «sconfessato». Perciò, «preso atto che i rapporti tra di noi non sono più quelli
di un tempo», evidenziata l’amarezza per l’assenza nei contatti —
una distanza avvertita anche nel
partito — e marcato il disagio per
una delegittimazione ormai conclamata, l’ex coordinatore del Pdl
procedeva al passo indietro.
L’irritazione per l’isolamento
era acuita dall’accusa di slealtà
verso il capo, che il cerchio magico
berlusconiano aveva tramutato
nel corso dei mesi da sospetto in
sentenza: l’idea cioè che Verdini
non agisse nell’interesse del «caro
leader» ma facesse intelligenza
con il nemico Renzi, consolidando
un rapporto nato tra le vie e le colonne di Firenze. Ora, sarà pur vero che con il premier (e anche con
il padre del premier) ha una certa
familiarità, che si è fatto sponsor
dell’asse con Matteo dopo aver avversato la linea del dialogo con Enrico (Letta), che nel Pd lo chiamano il «compagno Denis» per via
della consuetudine nella trattativa, ma di quel venticello calunnioso Verdini si era rotto, e toscana-
NAPOLI — Appena sarà pronta la
trascrizione integrale dell’udienza di ieri mattina, la Procura di Napoli ne invierà una copia alla Procura generale di
Milano affinché questa possa valutare
se Berlusconi abbia usato espressioni in
contrasto con il divieto di diffamare i
giudici, impostogli contestualmente alla concessione dei servizi sociali. Secondo quanto sostenuto dal sostituto
pg di Milano Antonio Lamanna, nel
momento in cui espresse parere favorevole alla pena alternativa con cui l’ex
premier sta scontando la condanna per
frode fiscale, il beneficio avrebbe potuto essergli revocato se si fosse reso protagonista di espressioni ingiuriose nei
confronti di magistrati.
Una valutazione in questo senso, dopo l’episodio di ieri in aula, tocca quindi
alla Procura generale di Milano, e non
alla Procura della Repubblica di Napoli,
che potrà invece valutare autonomamente se con quella frase («magistratura incontrollata, incontrollabile, irresponsabile» e salvaguardata da «impunità») Berlusconi abbia commesso il re-
Il caso Panama
La giudice ha più volte chiesto
a Berlusconi perché, da premier,
riferì a Impregilo informazioni
su richiesta di Lavitola
ato di oltraggio alla corte. In questo caso
sarebbe direttamente Napoli ad aprire
un fascicolo nei suoi confronti. Anche
questo sarà valutato a trascrizione avvenuta, ma l’ipotesi appare già da ora
piuttosto remota. In caso di incriminazione Berlusconi diventerebbe automaticamente indagato in un procedimento
connesso a quello in cui Valter Lavitola
è imputato per tentata estorsione nei
confronti di Impregilo, e questo renderebbe inutilizzabile la testimonianza
che l’ex premier ha dovuto rendere ieri
dopo aver tentato fino all’ultimo di essere già considerato imputato in un
procedimento connesso (quello per la
compravendita dei senatori, in cui è
coimputato di Lavitola) per potersi avvalere della facoltà di non rispondere.
Invece per due ore ha dovuto rispondere alle domande del pubblico ministero Vincenzo Piscitelli e del presidente Giovanna Ceppaluni e spiegare non
solo quali erano i suoi rapporti con Lavitola, ma anche con l’ex presidente di
mente l’ha voluto ribadire all'ex
Cavaliere: «Mi sono rotto i c... di
certe storie. Sono berlusconiano,
non renziano».
Se ne sarà convinto fino in fondo Berlusconi al termine del pranzo? Di certo c’è che si è convinto a
non rompere sulle riforme. E poco
importa se l'ex Cavaliere ha affidato la mediazione con il ministro
Boschi al fedelissimo Romani: è
una scelta che avrà lasciato l’amaro in bocca all’altro capogruppo,
Brunetta, non a Verdini. A lui inte-
Panama Ricardo Martinelli, e quanto
lui, in qualità di capo di governo, fu a
conoscenza dell’operazione che Impregilo stava portando a termine con l’apIl processo
palto per i lavori nel Canale di Panama e
con il relativo impegno a realizzare nel
e le accuse
Paese centroamericano un ospedale pediatrico.
Silvio Berlusconi ieri è stato
Centrale in questo senso è la telefoascoltato a Napoli come
nata che Berlusconi fece il 2 agosto 2011
testimone. Imputato è l’ex
direttore de L’Avanti! Valter
all’ex amministratore di Impregilo
Lavitola per tentata estorsione ai
Massimo Ponzellini per riferirgli quandanni di Impregilo
to gli aveva appena chiesto di fare Valter
Lavitola. E cioè invitare
Impregilo a trovare una
soluzione per la realizzazione dell’ospedale,
altrimenti Martinelli
avrebbe bloccato le
opere sul Canale con
gravi conseguenze in
Borsa per il titolo del
gruppo industriale italiano.
È con questa minaccia, di cui Berlusconi è
stato già riconosciuto
Testimone Il leader di FI Silvio Berlusconi ieri in aula dalla Procura «vettore
inconsapevole», che si
sarebbe consumata la
tentata estorsione nei
confronti di Impregilo
per cui Lavitola è ora
sotto processo. Ovvio,
quindi, che su questo
episodio il Tribunale
cercasse di fare chiarezza fino in fondo.
Perciò la presidente
Ceppaluni ha insistito
tanto, chiedendo ripeInsieme Il pm Piscitelli, l’avvocato Paniz e Lavitola tutamente a Berlusconi
come mai, lui che era il
capo del governo italiano, accettasse di
trasferire
asetticamente
a Ponzellini (gli
L’ospedale, l’appalto
dice perfino «io ho fatto l’ambasciatore
che
non
porta
pena»)
una
informazione
e le ritorsioni
così importante, soltanto sulla base di
una
richiesta
giuntagli
da
Lavitola, che
Secondo i pm, per convincere
certo non era una figura istituzionale
Impregilo a finanziare un
ma un imprenditore del settore ittico in
ospedale a Panama (in cambio
dell’appalto per la metropolitana
Centro e Sud America, nonché il diretdi Panama), Lavitola avrebbe
tore di un giornale senza lettori, come
minacciato ritorsioni
era diventato l’Avanti, in Italia.
E su questa insistenza Berlusconi ha
finito per tradire un nervosismo perfettamente celato nelle due ore precedenti.
Oppure, con lui non si può mai dire,
aveva programmato anche il fuori programma.
La vicenda
ressa invece la sostanza e l’influenza, di lui il premier tracciò un
identikit ai dirigenti del suo partito per metterli sull’avviso: «Ricordatevi che è un figlio di... e cercherà di fregarci nei dettagli. Ma è importante trattare con un figlio di...
così». Verdini pensa di Renzi la
stessa cosa, e dinnanzi a un ex Cavaliere riottoso a recitare il ruolo
di attore non protagonista, ha
spiegato che «al momento quello è
inarrestabile. Che fai: ti metti di
traverso? Così ti tagli fuori da solo.
Fulvio Bufi
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Manteniamo il dialogo, che ci salvaguarda il più possibile».
Salvaguardare cosa non si sa, almeno questo è ciò che pensa Berlusconi quando sente i suoi parlare dei criteri di assegnazione dei
seggi al Senato. E infatti appena
viene sollecitato a dire ciò che
pensa — è successo l’altra sera per
telefono — l'ex Cavaliere erutta
come l’Etna: «Dovrò andare a Napoli per una testimonianza, il
giorno dopo a Cesano Boscone per
i servizi sociali, il giorno dopo an-
grazie alle quali — ha sostenuto — oggi lui è molto
cambiato. Io però non sono renziano, non lo sono
mai stato ed è proprio per questo che sono stato
eletto come presidente del Pd». Uno di quei
«presidenti» che vogliono fare la formazione —
hanno chiesto i conduttori — o che lasciano fare tutto
all’allenatore Matteo Renzi? «Qualche consiglio sulla
formazione vorrei darlo» ha risposto Orfini.
cora dovrò occuparmi del processo Ruby...». No, non sono le competenze di palazzo Madama a interessarlo. E in fondo nemmeno
l’elezione diretta del capo dello
Stato. Così Verdini ha avuto gioco
facile a dissuadere Berlusconi, prima che mercoledì si presentasse in
conferenza stampa: «L’idea di rilanciare in questo momento è una
bischerata che farebbe saltare il
dialogo con Renzi. In tanti non
aspettano altro che prendere il tuo
posto, Silvio». E infatti «Silvio»,
dopo aver sventolato la bandiera
del presidenzialismo, si è subito
affrettato ad ammainarla.
Il pranzo è servito per parlarsi e
forse per chiarirsi. C’è un nodo però che non si scioglie e su cui tra i
due non si sono accorciate le distanze, cioè il partito, che fu foriero di una famosa e furibonda lite
tra Verdini e la compagna dell'ex
Cavaliere quando ancora c’era il
Pdl. Oggi che c’è Forza Italia la storia si ripete. E Berlusconi (insieme
alla Pascale) da quell’orecchio
continua a non sentirci.
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Francesco Verderami
Il nuovo presidente del Pd
Orfini: «La mia fidanzata? Ha votato per Tsipras»
Il nuovo presidente del Pd Matteo Orfini intervistato a
tutto campo, anche sulla fidanzata, nella trasmissione
radiofonica di Rai Radio 2 Un giorno da pecora.
«Anche la sua ragazza vota Pd?» hanno domandato i
conduttori . «No, purtroppo non è così — ha risposto
Matteo Orfini — credo che lei abbia votato per
Tsipras». Orfini è stato nominato sabato scorso ed è
un esponente dei cosiddetti Giovani turchi: «Con
Matteo Renzi in passato ho avuto molte discussioni,
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Il processo
Caso Ruby,
appello al via
No al legittimo
sospetto
MILANO — Costituzione delle
parti, decisione se ammettere o no
le tv in aula, stesura del calendario,
e relazione della Corte sui motivi
d’Appello della difesa: sarà oggi
l’esordio del processo chiamato a
confermare o annullare la
condanna il 24 giugno 2013
dell’allora presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi a 6 anni per
concussione dei poliziotti della
Questura di Milano nel 2010 e a 1
anno per prostituzione minorile
con la 17enne marocchina «Ruby»
Karima El Mahroug. Non ci
saranno i suoi difensori storici, i
parlamentari Niccolò Ghedini e
Piero Longo: restano nominati
come titolari, ma nella realtà
opereranno come loro sostituti
processuali i professori Filippo
Dinacci e Franco Coppi. Il mezzo
passo indietro di Ghedini e Longo
dipende dal fatto che sono indagati
in quell’inchiesta (sull’ipotizzate
corruzioni e/o false deposizioni di
32 testi nel processo di primo
grado) che la Procura di Milano
quasi tre anni fa non aveva
ritenuto di avviare sulla base dei
medesimi elementi ai quali invece
il Tribunale l’ha poi obbligata,
trasmettendole gli atti nel
novembre 2013: i pm hanno da
allora proceduto a ritmi assai
posati, sicché Ghedini e Longo
restano al momento né carne né
pesce, e cioè né già avviati a
giudizio né ancora archiviati. Salvo
colpi di scena, la difesa non
chiederà lo stop del processo per
«legittima suspicione» legata
(come ha fatto di recente il
presidente della Provincia di
Milano, Guido Podestà) all’idea
che i contrasti tra i pm Bruti e
Robledo (anche sul caso Ruby)
turbino la serenità e imparzialità
dei giudici. È invece sicuro che la
difesa farà presente la necessità di
preparare settimana prossima
l’arringa per Pier Silvio Berlusconi
nel processo Mediatrade, e dunque
chiederà che i giudici TranfaLocurto-Pucciarelli fissino udienze
non a tappe forzate, sicché la
sentenza (non avendo problemi di
prescrizione) potrebbe arrivare o a
fine luglio o a metà settembre.
Berlusconi non sarà in aula, perché
preferirà mantenere la cadenza
settimanale del venerdì a Cesano
Boscone per l’anno di servizi
sociali conseguente alla condanna
in Cassazione per frode fiscale sui
diritti tv Mediaset a 4 anni, di cui 3
abbuonati dall’indulto del 2006.
Questi 3 anni però tornerebbero a
rivivere in caso di condanna
definitiva pure nel processo Ruby,
per un cumulo di 10 anni (3+7, ben
oltre il limite per i servizi sociali) a
quel punto da scontare in carcere
anziché in detenzione domiciliare.
Luigi Ferrarella
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10 Primo Piano
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Giustizia Lo scontro tra le toghe
Grandi manovre per il nuovo Csm
E parte la rottamazione nei tribunali
L’anticipazione dell’età pensionabile sta per innescare una rivoluzione
ROMA — Superato l’ostacolo del voto
al Csm sulle pratiche a suo carico, Edmondo Bruti Liberati potrebbe guardare
con animo più sereno (in teoria, ché la
pratica può sempre rivelarsi cosa diversa) alla riconferma nell’incarico di procuratore di Milano: altri quattro anni a
partire da luglio, quando scadranno i
primi quattro. In fondo il suo ufficio ha
lavorato bene, ha sentenziato ieri l’organo di autogoverno dei giudici, in tempi
rapidi e con risultati più che soddisfacenti. Tuttavia, se pure dovesse ottenere
la conferma, il procuratore dovrà andarsene prima della nuova scadenza fissata
a luglio 2018 a causa del decreto-legge
che imporrà la pensione dei magistrati a
70 anni (senza più le proroghe fino a 75
previste dalla legislazione vigente). E
Bruti, che raggiungerà il nuovo limite
d’età il prossimo 10 ottobre, dovrà lasciare la scrivania entro e non oltre il 31
dicembre 2015, unica deroga concessa
dal governo per non scoprire all’improvviso i vertici di troppi uffici giudiziari.
Per quella data — a meno di qualche
ripensamento legislativo dell’ultima
ora, magari a seguito delle riflessioni
sulla «necessità e urgenza» di un simile
provvedimento — tutti gli ultrasettantenni dovranno appendere la toga al
chiodo. Il che significa che lasceranno il
servizio 445 magistrati su 9410 in attività; poco meno del 5 per cento. Un’incidenza relativa, tant’è che tra gli stessi
giudici chi si lamenta è, tutto sommato,
una minoranza piuttosto esigua. Peraltro consapevole che l’innalzamento della facoltà di lavorare fino a 75 anni fu un
gentile omaggio della maggioranza politica di Silvio Berlusconi all’ex presidente della Corte di Cassazione Nicola
Marvulli, nel 2002, nel tentativo di ingraziarselo in vista della decisione sullo
spostamento da Milano dei processi a
carico dell’ex Cavaliere; Marvulli intascò
il regalo, ma la Cassazione lasciò a Milano i processi contro Berlusconi.
Il problema organizzativo nasce dall’applicazione immediata e senza scaglionamenti graduali della nuova norma, dal momento che di quei 445 giudici e pubblici ministeri destinati alla pensione di qui a un anno e mezzo, due su
tre ricoprono incarichi apicali negli uffici giudiziari: 191 direttivi e 104 semidirettivi, per un totale di 295. Il che significa che entro il dicembre 2015 si dovrà
rinnovare per due terzi la guida del po-
I renziani
La componente laica
dell’organo di autogoverno
sarà a maggioranza renziana
e da lì verrà il vicepresidente
tere giudiziario in Italia. Nel dettaglio, a
parte i vertici della Corte suprema e della
Procura generale (quelli attuali e i principali candidati alla loro successione),
bisognerà sostituire 31 procuratori della
Repubblica, titolari dell’azione penale;
50 presidenti di tribunale, 15 presidenti
di corte d’appello e altrettanti procuratori generali distrettuali, e 51 presidenti
di sezione della Cassazione (il «palazzaccio» sarà l’ufficio più colpito, al punto da convincere il primo presidente
Giorgio Santacroce a scrivere un’insolita
quanto allarmata lettera al ministro della Giustizia). E ancora presidenti dei tribunali di sorveglianza, procuratori e
presidenti dei tribunali minorili, avvocati generali della Cassazione. Tra i 104
incarichi semidirettivi da rinnovare ci
sono soprattutto procuratori aggiunti e
presidenti di sezione dei tribunali e delle corti d’appello.
Si tratta di una vera e propria rivolu-
La vicenda
Lo scontro
A marzo il vice della
Procura di Milano
Robledo accusa, con
un esposto al Csm, il
capo Bruti Liberati di
irregolarità
nell’assegnare alcuni
casi, da Ruby a San
Raffaele a Sea:
privilegiando, sostiene,
altri pm come
Boccassini (a capo
dell’Antimafia) e Greco
(Reati finanziari),
anche per fascicoli di
competenza del suo
pool (Anticorruzione).
Bruti Liberati nega
(«falso») e
contrattacca: le sue
iniziative furono di
intralcio alle indagini
di Expo
L’istruttoria
Il pg della Cassazione
Ciani (titolare
dell’azione disciplinare
con il Guardasigilli)
apre una preistruttoria.
Mentre anche il Csm
esamina il caso:
ordinari accertamenti,
ma l’ipotesi estrema
potrebbe portare al
trasferimento. Le
relazioni del Consiglio
sono contrastanti: i
giudici si dividono tra
richieste di
archiviazione, sanzioni
o trasferimento.
Martedì scorso
Napolitano, in una
lettera al Csm, ricorda
come la riforma
dell’ordimento
giudiziario del 2006
abbia rafforzato i
poteri del procuratore
La decisione
Il Csm, ieri, ha
archiviato l’esposto di
Robledo nei confronti
del procuratore capo di
Milano. Il plenum
decide però il rinvio
degli atti al pg della
Cassazione perché
esamini le loro
condotte: i rilievi
disciplinari riguardano
alcune inchieste, come
Sea ed Expo, ma non il
caso Ruby. Prevista
anche la trasmissione
degli atti alla
commissione del Csm
(la quinta) competente
per gli incarichi
direttivi: deciderà sul
rinnovo sia di Bruti
Liberati sia di Robledo
70
anni è l’età in cui i
magistrati devono andare
in pensione con le nuove
regole (proroga prevista
per gli incarichi direttivi)
zione, generazionale ma anche culturale, visto il peso dei nomi di coloro che lasceranno la toga: da Bruti Liberati, per
l’appunto, al pg e ai presidenti di tribunale e corte d’appello milanesi Minale,
Pomodoro e Canzio; da Gabriella Luccioli, prima donna a entrare in Cassazione, a Marcello Maddalena già procuratore e ora pg a Torino, fino a Leonardo
Guarnotta, ultimo magistrato ancora in
servizio del nucleo fondativo del pool
antimafia di Falcone e Borsellino. E molti altri nomi che con le loro indagini o
sentenze hanno scritto la storia della
giurisdizione italiana.
A condurre questa rivoluzione — che
prevedibilmente creerà non pochi contenziosi davanti ai giudici amministrativi — sarà il nuovo Consiglio superiore
della magistratura che uscirà dalle elezioni dei 16 componenti togati previste
per il 6 e 7 luglio e degli 8 componenti
«laici» da nominare in Parlamento. Le
previsioni per i posti assegnati a giudici
e pubblici ministeri riferiscono che la
corrente «centrista» di Unità per la costituzione e la «sinistra» rappresentata
da Area potrebbero avere rispettivamente 7 e 6 seggi, e 3 dovrebbero andare
alla «destra» di Magistratura indipendente. Ma uno o due seggi restano in bilico, e potrebbero passare da un gruppo
all’altro, tenendo conto che sono in corsa anche i cosiddetti indipendenti. In
ogni caso Unicost e Area dovrebbero
mantenere saldamente, come ora, la
maggioranza. Tra i «laici» invece, secondo consolidate prassi mai smentite,cinque componenti dovrebbero andare alla
coalizione di governo (verosimilmente 4
scelti dal Partito democratico e uno dal
Ncd di Alfano) e tre all’opposizione (di
certo uno a Forza Italia e uno al Movimento 5 Stelle, l’altro da assegnare).
Nomi ne circolano pochi, c’è molta
incertezza. È però pressoché sicuro che
tra i quattro «laici» indicati dal Pd — sui
quali il premier-segretario Matteo Renzi
avrà l’ultima parola — ci sarà il vicepresidente chiamato a guidare la consiliatura in raccordo col capo dello Stato.
Sarà insomma un Csm di marca renziana. Che forse non a caso dovrà procedere a una rivoluzione inevitabilmente associata alla «rottamazione» tanto cara al
giovane capo del governo.
Giovanni Bianconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Viale Mazzini
Rai, sì a maggioranza ai palinsesti
Ma resta l’incognita su Floris
Per la prossima stagione Ballarò è confermato, anche se non
è sicuro che a condurlo sarà Giovanni Floris. Porta a porta
potrebbe perdere venti serate tra autunno e primavera (una
in meno a settimana). Roberto Benigni protagonista a Natale
di una serata evento sui Dieci comandamenti. Sono questi
alcuni dei nodi dei palinsesti Rai per il 2014-2015, approvati
ieri dal cda di Viale Mazzini a maggioranza, con qualche
perplessità soprattutto per le poche novità (contrari Tobagi,
Colombo e De Laurentiis; astenuto Verro). Il dg Luigi Gubitosi
avrebbe spiegato in consiglio che Floris, in scadenza, è
corteggiato dalla concorrenza e la Rai, alle prese con il taglio
da 150 milioni, non sarebbe in grado di tenere testa. E ieri è
nata RaiCom, la società del gruppo che si occuperà del ramo
commerciale. Il cda ha nominato ad della nuova consociata
Luigi De Siervo e presidente Costanza Esclapon. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Palazzo dei Marescialli Il plenum del
Consiglio superiore della magistratura (Ansa)
Verdetto Atti al pg della Cassazione e in commissione incarichi
Scontro Bruti-Robledo
il plenum archivia
Ma il caso non è chiuso
Vietti: è stato dato ascolto al Quirinale
445
i giudici che entro un
anno e mezzo
smetteranno di
lavorare: poco meno del
5% sui 9.410 in servizio
191
gli incarichi direttivi
che andranno
rinnovati entro
dicembre 2015, 104
quelli semidirettivi
Il Guardasigilli
Intercettazioni, Orlando: «Più privacy»
«Più riservatezza in tema di intercettazioni».
Lo ha promesso il Guardasigilli Andrea
Orlando durante un’audizione ieri alla
commissione Giustizia della Camera. Il tema
delle regole e dei limiti alle intercettazioni è
stato spesso al centro di polemiche roventi
anche tra gli schieramenti politici. «Non ci
sono cose nuove — ha spiegato il ministro
— ma cose che sono già successe: il
Garante della privacy ha detto che è
necessario assumere maggiori cautele e in
molte realtà sono già state assunte, altre
invece risultano più difficili da realizzare: è
un processo già in atto». Orlando ha escluso
per ora interventi specifici ma ha parlato
della necessità di recepire «una direttiva
dell’Autorità garante della Privacy che è già
stata diffusa agli uffici giudiziari» nei mesi
scorsi. Sempre sullo stesso tema il ministro
ha annunciato l’intenzione di orientarsi
«verso l’ipotesi di una gara unica, con un
unica procedura nazionale» per appaltare il
servizio di intercettazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Il voto è andato
come previsto. Il Consiglio superiore della magistratura ha
archiviato le pratiche relative
allo scontro interno alla Procura di Milano tra il capo Edmondo Bruti Liberati e uno dei suoi
vice, Alfredo Robledo, con una
composita ma larga maggioranza. A favore delle due relazioni che hanno «assolto» in
primo luogo il procuratore e in
buona misura anche l’aggiunto
che lo accusava hanno votato
16 consiglieri: i due gruppi
compatti del centro-sinistra
giudiziario (Unità per la costituzione e Area), l’indipendente
Paolo Corder, il vicepresidente
Michele Vietti, i laici di centrodestra (con l’eccezione di Nicolò Zanon e Ettore Albertoni) e
quello indicato dal Pd Glauco
Giostra. Nei due documenti
approvati resta qualche accenno critico nei confronti di Bruti
sul piano organizzativo, e per
questo sono stati trasmessi alla
commissione competente per
l’assegnazione degli incarichi
direttivi e semidirettivi che do-
vrà pronunciarsi sull’eventuale Repubblica non ha nuociuto né
riconferma di Bruti per il pros- all’efficienza, né alla celerità
simo quadriennio, nonché di delle indagini». A conferma del
Robledo quando si discuterà peso avuto dal richiamo del cadel suo eventuale rinnovo. Atti po dello Stato (che è anche preinviati, per alcuni aspetti di- sidente del Csm) in una lettera
versi dal cosiddetto «caso Ru- a lui inviata e in seguito alla
by» anche ai titolari dell’azione quale sono state corrette alcudisciplinare, sia per «bruti che ne considerazioni critiche sulper Robledo. In ogni caso, in l’operato di Bruti contenute
entrambe le relazioni
si sottolinea ripetutamente quel che ha ri- I numeri
levato il procuratore Larga maggioranza per le due
generale Manlio Mi- relazioni che hanno «assolto»
nale, e cioè che nell’ufficio guidato da il procuratore e, in buona misura,
Bruti «le indagini so- anche l’aggiunto che l’accusava
no sempre state svolte,
e bene, in tutti i procedimenti, con grande impegno, nelle relazioni, Vietti aggiunge
compiutamente e in tempi più che le conclusioni «mi sembrache ragionevoli, in alcuni casi no rispettose delle indicazioni
addirittura rapidi».
del presidente della Repubblica
È ciò che si premura di sot- e della sensibilità della grande
tolineare, a conclusione del la- maggioranza dei consiglieri».
vori, lo stesso vicepresidente
Tuttavia nel lunghissimo didell’organo di autogoverno: battito che ha occupato ben tre
«Da questo dibattito è venuto sedute del plenum, non sono
l’unanime riconoscimento che mancati i rilievi critici sia verso
l’operato del procuratore della Bruti sia verso il suo accusatore
Robledo. In particolare dai
quattro componenti (tre di
Magistratura indipendente, e il
«laico» Albertoni) che hanno
votato a favore del documento
redatto dal consigliere Angelo
Racanelli in cui si disegnava «il
quadro di un procuratore che
ha esercitato le sue funzioni in
modo non pienamente conforme al modello risultante dalla
normativa», quindi in maniera
eccessivamente gerarchica, e
dai due (l’indipendente Aniello
Nappi e il «laico» Zanon) che
dal fronte opposto ipotizzavano il trasferimento d’ufficio per
Robledo, reo di aver ostacolato
l’esercizio delle legittime prerogative da parte del capo dell’ufficio.
Vietti si dice fiducioso sulla
possibilità che il clima alla Procura di Milano torni sereno,
anche perché — dice — in seno
al Csm «è prevalsa una visione
equilibrata tra chi accentuava il
carattere gerarchico delle Procure ed una che invece lo attenuava». Ma anche tra chi ha
votato a favore di questa soluzione, il consigliere di Unicost
Riccardo Fuzio ha voluto ricordare «alcune problematicità
sul piano organizzativo» all’interno dell’ufficio milanese,
mentre Vittorio Borraccetti (di
Area) ha ricordato i danni fatti
all’immagine di una Procura
efficiente e in trincea come
quella guidata da Bruti: «Il documento che votiamo oggi è
l’unica possibilità che abbiamo
per provare a porre qualche rimedio».
Gio. Bia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 Primo Piano
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo La riforma
Semplificazione fiscale
Imprese, rimborsi Iva più veloci
Meno burocrazia per le eredità
Modello 730
già pronto
Rimborsi Iva
più semplici
Il modello 730 precompilato
dovrebbe partire nel 2015, ma
avrà bisogno di un periodo di
sperimentazione di 2-3 anni.
Intanto interesserà una platea di
circa 20 milioni di contribuenti e
conterrà i dati sulle detrazioni già
in possesso delle
amministrazioni (come quelle per
i familiari a carico o gli immobili)
Vengono riviste le procedure per
l’esecuzione dei rimborsi e sale
l’ammontare dei rimborsi che
possono essere eseguiti senza
alcun adempimento (che passa
dagli attuali 5.000 euro a 15.000
euro). Per gli importi superiori
non è in genere più necessaria la
prestazione della garanzia a
favore dello Stato
Niente dichiarazione sotto quota 75 mila. Così il 730 precompilato
✒
L'analisi
L’AUTORITÀ
E QUELL’AIUTO
ALLE AZIENDE
Non capita spesso che da Roma si
alzino richiami verso Bruxelles,
piuttosto il contrario. Addirittura
richiami e critiche «istituzionali»,
non provenienti cioè da una qualche
fronda politica antieuropeista, come
si è avuto modo di vedere prima e
dopo le elezioni per il Parlamento
comunitario. È accaduto ieri nel
corso della relazione annuale
dell’Autorità per l’energia. La
politica energetica di Bruxelles, ha
detto il presidente Guido Bortoni,
«non ha brillato» in passato, è stata
quanto meno «timida» e «troppo
spesso caratterizzata da complessità,
da burocratizzazione, insomma da
tecnocrazia al posto di scelte
politiche». Inusuale, ma per una
volta probabilmente giustificato,
visto che sul fronte dell’energia il
mercato italiano risulta tra i più
avanzati in Europa, quanto a grado
di liberalizzazione e anche di
regolazione. Un mercato che
attraversa certamente una crisi di
ROMA — E’ tutto pronto
per l’approdo, stamane alle
10, in Consiglio dei ministri,
ai fini di un esame preliminare del primo pacchetto di norme attuative della delega fiscale, rivolto per lo più alle
aziende, anche se il provvedimento più atteso è quello della dichiarazione dei redditi
precompilata.
Tra le norme in rampa di
lancio, rimborsi Iva fino a 15
mila euro con iter semplificato, comunicazioni delle operazioni effettuate nei Paesi in
black list solo a partire da 10
mila euro, dichiarazioni di
successione da presentare solo oltre certe soglie, semplificazione dell’iter di trasmissione dei dati per le spese di
vitto e alloggio per i professionisti.
Tornando alla dichiarazione dei redditi, l’intento è
quello che sia l’Agenzia delle
Entrate a precompilare le dichiarazioni per alcune categorie di contribuenti, circa 20
milioni, a partire dal 2015. Si
tratta dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati,
dei pensionati, dei lavoratori
con redditi assimilati al lavoro dipendente, come i
co.co.co. A chi riceverà la di-
chiarazione a domicilio toccherà controllarla e accettarla
così com’è, oppure aggiungere ulteriori dati, in particolare
tutte le spese detraibili che
non siano già conosciute al
Fisco, che è al corrente dei
redditi percepiti, dei dati sugli
immobili posseduti, dei contributi versati e deducibili,
degli interessi passivi sui mutui, delle polizze vita e fondi
pensione.
La «prima volta» sarà una
sorta di esperimento, mentre
per il 2016 potrebbero entrare
in automatico nella dichiarazione anche le spese sanitarie
registrate nella tessera sanitaria e i dati inviati da aziende
sanitarie ,farmacie, medici e
tutte le strutture accreditate
per l’erogazione dei servizi
sanitari. Allo scopo di permettere la precompilazione
da parte dell’Agenzia delle
Entrate, verrà anticipato dal
30 aprile al 28 febbraio il termine per la trasmissione da
parte di banche, istituti di
previdenza, sostituti di imposta, assicurazioni e fondi pensione, dei dati relativi ad alcuni oneri deducibili e detraibili
nell’anno precedente.
E chi non volesse usufruire
della precompilazione? Potrà
15.000
euro il tetto sui
rimborsi Iva con
iter semplificato.
Potranno cioè
essere eseguiti
senza alcun
adempimento
20
milioni la platea
di contribuenti
interessata
al 730
precompilato
che potrebbe
esordire nel
2015
50
euro il tetto di
esborsi di
rappresentanza
dei professionisti
che potranno
essere
interamente
deducibili
farlo, sapendo che però accettare il modello dell’Agenzia
delle Entrate esenta dai controlli formali, quelli sulle certificazioni sui redditi e sugli
sconti fiscali.
Sale il tetto sotto il quale i
contribuenti non devono presentare la dichiarazione di
successione, nel caso in cui gli
eredi siano il coniuge e i parenti in linea retta. L’importo,
prima fissato in 50 milioni di
lire (circa 25.800 euro), sale a
75 mila euro. Semplificazioni
anche per la documentazione,
con la possibilità di una dichiarazione sostitutiva di atto
notorio.
Quanto al pacchetto di
semplificazione per le aziende, diventano più agili i rimborsi Iva: passa da 5 mila a 15
mila euro l’ammontare dei
rimborsi che possono essere
eseguiti senza adempimenti,
per quelli superiori non servirà la garanzia a favore dello
Stato ma basterà una dichiarazione con il visto di conformità o la sottoscrizione alternativa. Si stabilisce che per i
contribuenti non a rischio
l’ammontare dei rimborsi
non ha tetto.
Facilitato anche il rimborso
dei crediti d’imposta e degli
interessi in conto fiscale:
l’erogazione da parte dell’agente della riscossione non
necessiterà da parte del contribuente di alcuna richiesta
degli interessi maturati.
Si modifica l’attuale normativa delle società che fanno
business con i Paesi inseriti in
black list: intanto la comunicazione delle operazioni non
sarà più trimestrale o semestrale ma annuale, e viene elevato a 10 mila euro il tetto en-
La successione
Sale a 75 mila euro la
soglia per cui non sarà
necessaria la dichiarazione
di successione
tro il quale non è necessario
effettuare la comunicazione.
Sempre a favore delle imprese, è stabilito che per le attività in perdita sistemica viene esteso da tre a cinque anni
il periodo in cui una società
può chiudere il bilancio in
perdita senza incorrere in penalizzazioni fiscali.
Sul fronte degli sconti sulle
imposte, per le spese di sponsorizzazione e pubblicità, viene fissata un’unica percentuale di detrazione. Novità in arrivo anche per gli esborsi di
rappresentanza dei professionisti: fino a 50 euro saranno
interamente deducibili ai fini
delle imposte sui redditi e anche ai fini Iva.
Antonella Baccaro
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L’indagine Quasi due terzi hanno più di 40 anni e lavorano da autonomi da almeno 5 anni
Agenti di commercio, edili e medici
Ecco dove sono 400 mila false partite Iva
di DARIO DI VICO
Energia Guido Bortoni (Aeeg)
consumi, che deve affrontare le
conseguenze della rivoluzione delle
energie rinnovabili (e le polemiche
dello «spalma-incentivi»), che vede
crescere il livello della morosità di
famiglie e aziende in difficoltà. Ma
che comunque sul fronte europeo
molto ha dato senza ricavarne
particolari vantaggi. Proprio per
questo la richiesta a Bruxelles di una
politica energetica «più ambiziosa»
pare giustificata, e si pone sulla
stessa linea dell’accento su crescita e
occupazione che Roma intende dare
alla propria presidenza semestrale
dell’Unione. I prezzi italiani
dell’energia sono (soprattutto per le
piccole e medie imprese) più elevati
di quelli degli altri Paesi e questa
situazione si riflette sulla loro
competitività. Una maggior coesione
continentale sul fronte delle reti di
trasporto del gas, tanto per fare un
esempio, potrebbe contribuire a
contenerli. Una politica Ue comune
nei confronti dei fornitori
tradizionali, Russia in testa ma non
solo, sortirebbe effetti simili, oltre
ad aumentare la sicurezza del
sistema. Se Roma decidesse di
spingere su questi temi nessuno a
Bruxelles potrebbe replicarle che
non ha fatto i compiti a casa.
Stefano Agnoli
@stefanoagnoli
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Si discute molto delle false partite
Iva e della necessità di ricondurre a
norma il lavoro dipendente mascherato da autonomo. I sindacati hanno
fatto partire una campagna di denuncia e la legge Fornero prevede un
iter di repressione (che ha dato scarsi
risultati), ma quanto è largo il fenomeno? Quante sono? Un prima valutazione quantitativa proviene da uno
studio ultimato da Costanzo Ranci e
Lara Maestripieri del Laboratorio politiche sociali del Politecnico di Milano: i loro dati dicono che le false in
realtà non sono più del 12% del totale
delle partite Iva. Su oltre 3 milioni di
lavoratori autonomi individuali i
“mascherati” sarebbero intorno ai
400 mila. Ma come si stabilisce che
siamo in presenza oppure no di vero
lavoro autonomo? Secondo Ranci,
autore tra l’altro del libro «Le partite
Iva», non basta essere mono-committenti, un criterio usato invece dalla legislazione spagnola. «Sono le
condizioni di lavoro ad essere dirimenti. Dover sottostare a vincoli di
subordinazione costituisce una limitazione dell’indipendenza e i vincoli
più chiari sono due: un orario di lavoro inderogabile e l’obbligo di svolgere l’attività in una postazione messa a disposizione dal datore di lavoro».
Le figure professionali che più rispondono a queste caratteristiche
sono concentrate in alcuni settori:
immobiliare, edilizia, servizi informatici e persino sanità pubblica. I
dati Istat elaborati da Maestripieri
portano a dire che sono false partite
Iva circa 95 mila agenti mono-mandatari di intermediazione commerciale e immobiliare così come circa
56 mila addetti all’edilizia con man-
sioni dal manovale all’impiantista.
Idem per i 30 mila tecnici che offrono
servizi legali o informatici esternalizzati dalle aziende, altrettanti professionisti a bassa-media qualificazione che finiscono in una posizione
molto precaria. Un’altra concentrazione di false partite Iva la si può rintracciare nel campo dei servizi alla
persona come centri massaggi o di
fisioterapia. Infine si stima che almeno 30 mila addetti della sanità pubblica siano delle false partite Iva. Medici e paramedici che lavorano per
ospedali, Asl e Inps. L’identikit delle
false partite Iva suggerisce che quasi
due terzi hanno più di 40 anni e lavorano da autonomi da almeno 5 anni,
non sono giovani alle prime armi ma
vantano un’esperienza prolungata,
un terzo ha la licenza elementare e il
20% è laureato. L’orario di impegno è
in media di 36 ore la settimana, anche se una quota pari a un sesto lavora part time. «Il loro profilo è del tutto simile a quelle delle altre partite
Iva, a renderli più deboli è la posizione che occupano. Rappresentano la
scala più bassa del lavoro autonomo». Individuate le false partite Iva
bisogna fare attenzione a quella che
si configura come un’area grigia, meno decifrabile. Ci sono 1,5 milioni di
lavoratori autonomi che sperimentano qualche vincolo nello svolgimento dell’attività, non tale da pregiudicarne l’autonomia ma che comunque ne limita l’operatività. «I falsi sono la punta di un iceberg molto più
ampio dentro il quale l’organizzazione dell’economia post-industriale
mescola autonomia e dipendenza,
mono e pluri-committenza, sovvertendo l’idea tipica del secolo scorso
che il mondo del lavoro sia facilmen-
Il popolo delle partite Iva
Tipologie di tutti i lavoratori autonomi individuali senza dipendenti
Numero di partite
Iva individuali
%
265.000
140.000
8
4
710.000
480.000
22
1.580.000
51
Settori
Numero di «False
produttivi
Partite IVA»
3.276
Consulenza aziendale
Ingegneri e Architetti
13.228
Altre attività professionali
14.160
Servizi alle imprese
13.731
Istruzione
8.395
Sanità e assistenza sociale
35.978
Attività artistiche e ricreative
16.682
Associazioni
1.649
2.543
Riparazioni tecniche
Altri servizi alla persona
25.797
0,81
3,26
3,49
3,38
2,07
8,86
4,11
0,41
0,63
6,35
«False partite Iva»
Mono-committenti, orario e/o luogo di lavoro dettati dal cliente
Pluri-committenti, orario e/o luogo di lavoro determinati dal cliente
Profili misti tra autonomia e dipendenza
Pluri-committenti, con limitazioni parziali nell’orario o luogo di lavoro
Mono-mandatari, senza vincoli di orario e luogo di lavoro
Partite Iva totalmente autonome
Pluri-committenti, senza vincoli di orario e luogo di lavoro
Settori
Numero di «False
produttivi
Partite IVA»
Agricoltura
19.807
Industria
21.824
Edilizia
55.927
Commercio
91.385
Trasporti
25.042
Servizi turistici
14.020
ICT
13.481
Totale
Finanza e assicurazione
11.095
406.153
Attività immobiliari
3.717
Attività legali
14.417
%
4,88
5,37
13,77
22,5
6,17
3,45
3,32
2,73
0,92
3,55
Totale
3.175.000
Fonte: rielaborazione dati Istat 2012 a cura del Laboratorio Politiche Sociali del Politecnico di Milano
15
%
te divisibile in due parti, come fosse
una mela». La realtà è che sub-fornitura, frantumazione del processo
produttivo e proliferazione dell’intermediazione rendono sempre più
ampia l’area grigia a cavallo tra autonomia e dipendenza. Tirare una riga
è quasi impossibile.
Il criterio della mono-committenza, infatti, non funziona. Lavorano per un solo cliente circa 750 mila
partite Iva e di queste solo un terzo
subisce costrizioni stringenti nell’organizzazione del lavoro, tutti gli
altri sono liberi e stanno attenti a
non informare il datore di lavoro
sulla movimentazione del loro portafoglio-clienti. Che fare, allora? Il
ministro Giuliano Poletti ha preannunciato l’intenzione di operare una
drastica semplificazione: alcuni lavori (metti il muratore o l’infermie-
La proposta
Ranci: disincentivare il contratto
d’opera per prestazioni
continuative di 36-40 ore
re) non potranno più essere a partita
Iva. Secondo Ranci nel settore pubblico le “false” dovrebbero essere
semplicemente cancellate mentre
nel privato l’arma migliore è disincentivare fortemente l’uso del contratto d’opera per prestazioni continuative a 36-40 ore rendendolo
sempre meno conveniente rispetto
ad altre tipologie contrattuali di lavoro dipendente oppure limitandone l’ambito di applicazione a casi
molto specifici. In alternativa si potrebbe favorire l’irrobustimento del
terziario per le imprese e dei servizi
alla persona per consentire percorsi
professionali più ricchi alle partite
Iva individuali. «In ogni caso la strategia migliore per limitare gli abusi è
quella di prevenirli piuttosto che
quella di doverli faticosamente identificare ex post» conclude Ranci.
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
Pubblica amministrazione
Imprese, meno
adempimenti
Sale la soglia entro cui non
sarà necessario presentare la
dichiarazione di successione
nel caso in cui gli eredi siano
il coniuge e i parenti diretti.
L’importo, che in origine era
fissato a 50 milioni di lire, era
poi diventato di 25.800 euro.
Ora il tetto dovrebbe salire
fino 75 mila euro
Il pacchetto di semplificazioni per
le imprese dovrebbe riguardare
una ventina di «capitoli» e punta
a sfoltire la miriade di
adempimenti che pesano
soprattutto sulle piccole e medie
imprese. Si tratta di interventi
come le semplificazioni su
operazioni di vendita-acquisto
intracomunitarie
I punti
Debiti Pa
Procedura
di infrazione
La Commissione europea ha
aperto una procedura
d’infrazione contro l’Italia
per i ritardi nei pagamenti
dei debiti della Pubblica
amministrazione
Investimenti
Scorporo
dal deficit
L’Italia, ha fatto sapere il
ministro dell’Economia Pier
Carlo Padoan, non ha avanzato
ai partner europei la richiesta
di scorporare gli investimenti
dal calcolo del deficit
Crescita
Gli strumenti
per il lavoro
«Abbiamo posto il problema
— ha detto Padoan — di
mettere sul campo tutti gli
strumenti di cui l’Europa già
dispone per accelerare
la crescita e la creazione di
posti di lavoro»
Che cosa
cambia
E’ atteso per
oggi il testo
del decreto per
la
semplificazione
in materia
fiscale. Uno dei
provvedimenti
potrebbe
riguardare
il modello 730
precompilato
per i dipendenti
pubblici e
l’aumento della
soglia (a 75
mila euro) sotto
la quale
non sarà più
necessario
presentare la
dichiarazione
di successione
Statali, mobilità
entro 50 km
Età pensionabile
magistrati
Premi dirigenti
legati al Pil
I dipendenti pubblici potranno
essere spostati senza assenso
in un diverso posto di lavoro
nell’arco di 50 chilometri. Si
stabilisce anche che si
possano «ricoprire i posti
vacanti mediante passaggio
diretto di dipendenti con la
stessa qualifica, in servizio
presso altre amministrazioni»
L’età pensionabile dei
magistrati potrebbe passare
dagli attuali 75 a 70 anni. Il
ministro della Giustizia
Andrea Orlando ha però
sottolineato che la norma
non entrerà in vigore subito,
ma ci sarà la possibilità di
valutarne l’impatto sui vari
uffici giudiziari
Potrebbe esserci un tetto
massimo per i bonus dei
dirigenti pubblici. L’ipotesi è
che la retribuzione di
risultato, quindi i bonus, sia
collegata sia a obiettivi
fissati per l’intera
amministrazione sia al
singolo dirigente, oltre che
all’andamento del Pil
Banca d’Italia Visco: ripresa lenta, disoccupazione difficile da riassorbire, ci vorrà tempo
Crescita, asse Italia-Francia
Lagarde: più sviluppo in Europa
Padoan: niente sconti, ma acceleriamo sull’occupazione
DAL NOSTRO INVIATO
LUSSEMBURGO — L’Eurogruppo dei ministri finanziari,
tramite il presidente olandese
Jeroen Dijsselbloem, ha ribadito l’accordo dei 18 Paesi membri a rispettare — per ora — le
regole del Patto di stabilità e di
crescita. Nella riunione a Lussemburgo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non
ha così chiesto sconti supplementari all’Europa per gli impegni di riduzione del debito e
del deficit. Anche il ministro
delle Finanze francese, Michel
Sapin, ha seguito la stessa linea
nella contrapposizione con i
«rigoristi» del Nord, guidati
dal tedesco Wolfgang Schäuble. In pratica Italia e Francia
accettano di utilizzare quanto è
già previsto dall’Ue per rilanciare la crescita e l’occupazione. Se non sarà sufficiente, si
riaprirà la discussione sui vincoli di bilancio perché lo stesso
Dijsselbloem ha confermato
che i livelli di disoccupazione
in alcuni Paesi sono «assolutamente inaccettabili».
Padoan ha spiegato che l’Italia non chiede all’Ue maggiore
flessibilità di bilancio, scorpo-
rando gli investimenti produttivi dal calcolo del deficit, perché «abbiamo posto il problema di mettere sul campo tutti
gli strumenti di cui l’Europa
già dispone per accelerare la
crescita e la creazione di posti
di lavoro». Sapin ha allargato il
tema alla tempistica affermando che «c’è da trovare il giusto
ritmo per ciascun Paese» in relazione alla riduzione del debito e del deficit, in modo da trovare un corretto equilibrio tra i
conti pubblici in regola e «il
necessario stimolo per la crescita». Schäuble ha rimarcato
che «le regole attuali sono sufficientemente flessibili e i problemi degli anni passati dimostrano che vanno rispettate».
A sostegno dell’asse ItaliaFrancia è arrivato il direttore
d e l Fo n d o m o n e t a r i o d i
Washington (Fmi), la francese
Christine Lagarde, che ha presentato all’Eurogruppo un rapporto sull’eurozona, dove lancia l’allarme sulla bassa crescita, sollecita politiche per il ri-
lancio dello sviluppo e
dell’occupazione, critica le eccessive «complessità» del Patto di stabilità. Ma, soprattutto,
ammonisce a non ricorrere ancora a misure di austerità perché anche «ampie sorprese negative sulla crescita non devono far scattare ulteriori sforzi
di consolidamento». Il governatore della Banca d’Italia
Ignazio Visco, da Atene, ha
condiviso la stima sulla «ripresa lenta» aggiungendo che «ci
vorrà tempo perché l’occupa-
zione ritorni ai livelli pre crisi».
Il rapporto Fmi lancia poi
l’allarme sull’inflazione, chiamando in causa la Bce di Mario
Draghi, presente all’Eurogruppo. Se l’aumento dei prezzi dovesse rimanere su livelli «ostinatamente bassi, la Bce dovrebbe prendere in considerazione un programma di
acquisto di asset su larga scala,
soprattutto titoli di Stato».
A margine dell’Eurogruppo,
Padoan ha respinto di nuovo la
necessità della procedura d’infrazione sui ritardi nei pagamenti dello Stato alle imprese,
lanciata dal vicepresidente
uscente della Commissione
europea, Antonio Tajani di
Forza Italia, e generatrice di accese polemiche tra il governo
Renzi e il partito di Silvio Berlusconi.
Ivo Caizzi
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La Corte d’Appello di Milano
«Mancati
versamenti
al Fisco?
Parola
alla Consulta»
di LUIGI FERRARELLA
Pagamenti,
il decreto
che non c’è
di ANTONELLA BACCARO
N
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
Successione,
sale il tetto
MILANO — (L. Fer.) Imprenditori che come
sostituti d’imposta non frodano fisco o lavoratori,
indicano nelle dichiarazioni dei redditi le somme
di spettanza dell’erario, ma poi non versano
queste somme asserendo di non essere stati più
in grado di farlo: sono moltissimi i casi che
finiscono in Procura. Ora una ordinanza della
Corte d’Appello di Milano chiede alla Consulta se
sia costituzionale o meno la norma che punisce
gli omessi versamenti di ritenute certificate
(commessi sino al 17 settembre 2011) per
importi non superiori a 103.291,48 euro. Questo
perché con la precedente sentenza n. 80/2014
della Corte Costituzionale è stata dichiarata, negli
stessi termini, l’incostituzionalità della “norma
gemella” dell’omesso versamento dell’Iva,
contenuta nell’art. 10-ter del decreto legislativo
74/2000. E la seconda Corte d’Appello (presidente
Tranfa, relatore Laura Cairati, consigliere Carla
Galli) su conforme parere del procuratore
generale Carmen Manfredda, e su istanza degli
avvocati Giovanni Bana e Filippo Ferri, ha
trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale per
supposta violazione dell’articolo 3 della
Costituzione da parte dell’articolo 10-bis del
decreto 74/2000. Con il decreto di riforma del
2011, che è intervenuto sulle soglie di punibilità,
è stata poi eliminata la lesione al principio di
uguaglianza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
on si placa la polemica
sorta in seguito
all’apertura della procedura
d’infrazione contro l’Italia
per la violazione della
direttiva europea sui tempi
dei pagamenti dei debiti
della Pubblica
amministrazione, avviata
dal commissario uscente
Antonio Tajani. «Ricordo
che soltanto con il
precedente governo, e molto
di più anche con questo, si è
cominciato ad aggredire un
problema che c’era da molto
tempo» ha provato a
difendersi il ministro
dell’Economia, Pier Carlo
Padoan, a Lussemburgo per
l’Eurogruppo. «Le misure
adottate dal precedente
governo — ha detto Padoan
— stanno dando i loro frutti,
le misure adottate da questo
governo accelereranno di
molto i risultati per via dei
nuovi aumenti di risorse, per
i meccanismi di garanzia,
per l’aggancio
all’introduzione della
fatturazione elettronica e per
il fatto che le informazioni
adesso saranno ancora più
dettagliate».
Ma a che punto è il piano
annunciato da Matteo Renzi
a marzo per pagare «in un
botto a settembre 68 miliardi
di debiti»? Come è noto,
l’accelerazione impressa
dall’attuale governo poggia
sulla collaborazione della
Cassa depositi e prestiti, cui
il governo Letta affidò la
gestione delle anticipazioni
di liquidità a valere su fondi
statali in favore degli enti
locali, ma alla quale il
governo Renzi ha attribuito
un nuovo ruolo, allo scopo di
accelerare il processo di
pagamento: quello di
prestatore di garanzia di
ultima istanza per i debiti
che vengano ceduti dalle
imprese alle banche. Ma la
norma relativa è stata
convertita in legge solo
mercoledì. «Siamo in attesa
del decreto attuativo»
dicono ora dalla Cdp.
Converrà affrettarsi:
settembre è vicino.
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Esteri
La svolta La Casa Bianca pronta a lanciare operazioni mirate con l’approvazione del Congresso
Iraq, Obama invia truppe speciali
Trecento consiglieri militari. «Ma non torneremo a combattere»
WASHINGTON — Consiglieri
militari. Una soluzione che ricorda il Vietnam. Ma è quella
scelta, per ora, da Barack Obama. Trecento membri delle forze speciali che assisteranno gli
iracheni contro i ribelli sunniti.
Dunque quegli «uomini sul terreno» che la Casa Bianca aveva
escluso di mandare. E’ vero che
i soldati, come ha promesso il
presidente «non tornano in Iraq
per combattere», ma rimettono
piede comunque in un conflitto
che la Casa Bianca aveva considerato chiuso.
È stato lo stesso Obama a
spiegare il piano dopo un consulto con il suo team: 1) Protezione dell’ambasciata a Bagdad
con i 275 marines. 2) Aumento
dell’intelligence. 3) Supporto
all’Iraq con la creazione di due
centri operativi, uno nella capi-
tale e l’altro nel Nord. 4) Invio
dei 300 «specialisti» con la promessa che non parteciperanno
ai combattimenti. 5) Possibili
«azioni mirate», da affidare ad
aerei e droni, «se» e «quando»
saranno necessari. 6) Pressione
per ottenere una nuova politica
in Iraq, capace di ridurre i contrasti tra sunniti, sciiti e curdi.
7) Missione diplomatica del segretario di Stato Kerry.
La strategia americana dun-
que cammina lungo un doppio
sentiero partendo dal principio
che «non esiste soluzione militare». Ed ecco il vero target. A
Washington sarebbero felici se
il primo ministro iracheno al
Maliki, considerato il responsabile di una linea settaria, si facesse da parte. Obama, su questo punto, ha fatto l’elegante:
«Non è compito degli Usa» scegliere i governi. In realtà tutti
sanno che considera al Maliki
uno dei problemi e vorrebbe
che ci fosse un altro al suo posto. Il premier non è di questa
idea ed ha puntato i piedi. I diplomatici statunitensi hanno
contro-manovrato. Si racconta
di contatti con un alto esponente sunnita, Usama Nujaifi, con i
curdi ed una vecchia conoscenza sciita, Ahmed Chalabi, personaggio con ambizioni ma anche
un passato nebuloso. Uomo degli Usa prima dell’invasione del
Lo progettò la Cia nel 2005
Bin Laden-diavolo
il pupazzo
anti Al Qaeda
Un pupazzo di Bin Laden con la faccia da diavolo. Questo il
piano escogitato dalla Cia, nel 2005: il giocattolo avrebbe dovuto
essere distribuito nei Paesi islamici, racconta il Washington
Post, per spaventare i bimbi e convincere i genitori della natura
malefica del leader di Al Qaeda. Il progetto fu sospeso dopo che
erano stati inviati alcuni prototipi in Pakistan.
2003, è stato sospettato di essere troppo vicino agli iraniani.
Toccherà a John Kerry condurre i sondaggi con un viaggio
nella regione entro un paio di
giorni. Allargando la maggioranza a Bagdad si può aprire un
dialogo che coinvolga i sunniti
moderati e isoli gli estremisti
dell’Isis. Un piano dove coinvolgere anche quei Paesi del Golfo,
dall’Arabia al Qatar, per nulla
disposti a lasciare campo agli
sciiti. Washington conta inoltre
sulla sponda dell’Iran, il padrino sciita. Il presidente non ha
nascosto l’esistenza di «contrasti profondi», ha sottolineato
l’appoggio dei mullah al siriano
Assad, però si è augurato un atteggiamento «costruttivo», con
iniziative che non esasperino i
contrasti. Un riferimento al
ruolo dei pasdaran che agisco-
Medaglia
Il presidente
consegna la
medaglia al valore al caporale
William Kyle
Carpenter, che
durante
un’eroica azione in Afghanistan è rimasto
ferito perdendo
un occhio (Ap)
no al fianco dei governativi iracheni.
L’altro sentiero battuto da
Obama è quello militare. I 300
«consiglieri» saranno gli occhi
sul teatro, indispensabili per
guidare eventuali raid aerei.
Fonti ufficiose aggiungono che
le incursioni non sarebbero limitate all’Iraq ma potrebbero
Verso Bagdad
Dieci giorni
di combattimenti
includere anche la Siria, dove
l’Isis ha uomini e basi. I militari
Usa, inoltre, agiranno nei centri
di coordinamento. Un aspetto
non da poco. Di fatto gli americani partecipano alle operazioni. Defilati quanto si vuole, ma
sono lì. Come sono già nei cieli
iracheni i ricognitori. Il rischio
che le unità americane possano
La presa di Mosul
La seconda città dell’Iraq e uno dei
suoi principali poli petroliferi cade il
10 giugno nelle mani delle milizie
sunnite dell’Isis. Disertano interi
battaglioni dell’esercito
La marcia verso Bagdad
Seguendo il corso del Tigri i miliziani
conquistano diverse località tra cui
Tikrit, la città di Saddam. Qui i
veterani baathisti fraternizzano con i
✒
Giovane con il velo uccisa
Inglesi allo specchio:
un delitto islamofobo?
di MARIA SERENA NATALE
U
n velo integrale blu notte, un hijab colorato sul capo, sedici
coltellate sul corpo di Nahid Almanea, 31 anni, studentessa
saudita da sei mesi nel Regno Unito. L’hanno trovata martedì
mattina sul sentiero che percorreva ogni giorno per andare al
campus universitario di Colchester, contea di Essex. Nahid non
ce l’ha fatta, la polizia non esclude alcuna pista ma sottolinea
che quell’abbigliamento tradizionale «potrebbe aver avuto un
ruolo importante identificando la ragazza come musulmana».
Nahid vittima dell’odio per la sua religione? È di pochi mesi fa
l’allarme della Metropolitan Police di Londra sull’impennata
dei crimini contro i musulmani, collegata all’esasperazione
della retorica islamofoba dopo il brutale assassinio del soldato
Lee Rigby nel maggio 2013 a opera di due cittadini di origini
nigeriane convertiti all’Islam. Da allora si è progressivamente
alzato il livello dello scontro nella Gran Bretagna perseguitata
dall’incubo del «jihadista della porta accanto» fin dagli
attacchi alla metropolitana del 2005, un Paese alle prese con un
modello di integrazione che nei
decenni ha favorito la nascita di
Linguaggio d’odio enclave di immigrati con propri
codici interni, separate dalla
Sotto processo
comunità. In un contesto di
la retorica antiaggressività latente e reciproca
Islam diffusa
diffidenza, che avvicina Londra al
dopo il caso Rigby
continente attraversato da tensioni
interreligiose e rigurgiti di
razzismo, l’omicidio di Nahid
diventa materia incendiaria. A poche ore dalla diffusione della
notizia il presidente della Federazione delle società
studentesche islamiche inglesi ha rilasciato una dura
dichiarazione sul linguaggio intriso d’odio che è sempre più
diffuso nel mondo della politica e dell’informazione e «mette in
pericolo la vita dei musulmani». Il giorno dopo un sedicente
combattente dell’Isis, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante
che ha dichiarato guerra al governo di Bagdad, ha incitato su
Twitter «i fratelli inglesi» schierati sul fronte mediorientale a
tornare a casa per vendicare la morte della studentessa di
Colchester. Sono centinaia i britannici che si sono uniti alle
milizie sunnite in Iraq, come ha riferito alla Camera dei Comuni
il primo ministro David Cameron: «La crisi ci riguarda». E
Colchester si scopre prima linea. La polizia ha fermato un uomo
di 52 anni e diramato un messaggio ai cittadini: «Non uscite da
soli».
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Esteri 15
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Il rapporto La guerra in Siria spinge in alto i numeri. La Germania primo Paese per domande d’asilo
La «nazione» dei profughi
Oggi sono più di 50 milioni
Mai così tanti dalla fine della II Guerra mondiale
nuovi radicali. Solo a Samarra le
truppe riescono a resistere
Kirkuk ai curdi
I peshmerga si posizionano alla
periferia di Kirkuk per respingere i
jihadisti che si ritirano, poco
interessati a ingaggiare ora una
battaglia con la milizia curda e più
determinati a proseguire verso
Bagdad. La città petrolifera dal 12
giugno è sotto il controllo curdo
dato dall’Isis metta a segno
nuovi colpi. Ieri gli insorti hanno occupato al Muthanna, il
centro dove al tempo di Saddam
si producevano armi chimiche.
Sembra che non ve ne siano
più, ma il solo nome preoccupa.
Guido Olimpio
@guidoolimpio
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Iran e Usa a fianco
I due storici nemici si ritrovano alleati
contro l’Isis. Obama invia droni,
missili e consiglieri militari. Teheran il
comandante pasdaran Suleimani e
centinaia di volontari
La resistenza a Baquba
Il 16 giugno gli insorti sono respinti
da governativi e volontari sciiti
La guerra del petrolio
Il 17 attaccata la raffineria di Baiji
In fuga
Rifugiati, dove vanno I 20 Paesi più accoglienti (in migliaia nel 2013)
263
Usa
Iran
610 Turchia
232
Francia
Iraq
246
Libano 865
Venezuela
204
857
Ciad
434
America
Asia e Pacifico
Europa
Sud Africa
Medio Oriente
e Nord Africa
Da dove vengono (in milioni)
Cina
Germania 187
Egitto 230 642 Giordania
Sud Sudan
229
220
Uganda
2013
301
Pakistan
India
188
1.6
milioni
51,2
milioni
33,3
sfollati nel proprio
Paese
Etiopia
534 Kenia
Genocidio
Ruanda
Conflitto
Kosovo
47.4
37.7
Guerra
Iraq
1.2
0.8
39.3
Guerra Siria
51.2
42.5
0
1989 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 2000 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 Fonte: Unhcr
Il record del Libano
Il Libano è primo
nella proporzione tra
abitanti e rifugiati:
178 ogni mille
1.6
0.4
25 anni di immigrazioni forzate
in milioni
2.4
2.0
231
Bangladesh
241 Yemen
434
2012
1,2 16,7
richiedenti rifugiati
asilo all’estero
Afghanistan
Siria
Somalia
Sudan
Rep. D. d. Congo
Birmania
Iraq
Colombia
Vietnam
Eritrea
essere risucchiate nella guerra
civile esiste. Con il tempo la Casa Bianca potrebbe scoprire poi
che il team non basta. Ne manderà altri? Senza contare che i
commandos agiranno vicino a
reparti sciiti a volte inquadrati
dagli iraniani.
Considerazioni bilanciate dal
timore che il fronte sunnita gui-
Un Paese in più al mondo, popoloso quanto la Colombia o il
Sudafrica, poco meno dell’Italia:
51,2 milioni di persone. Per la
prima volta dalla Seconda guerra mondiale, i «migranti forzati»
hanno superato la soglia dei
cinquanta milioni.
È il primo dato che emerge
dal nuovo Rapporto dell’Alto
commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), diffuso oggi e anticipato al Corriere. Si riferisce a
donne, uomini e bambini costretti a lasciare le proprie case e
a mettersi in viaggio, in conseguenza di guerre, persecuzioni,
violazioni dei diritti umani. Tiene insieme il conteggio degli
«sfollati» — rimasti all’interno
dei confini nazionali — 33,3 milioni di persone; quello dei «rifugiati» — che hanno attraversato almeno una frontiera —
16,7 milioni, la metà minorenni;
più 1,2 milioni di «richiedenti
asilo», che nel 2013 hanno fatto
domanda di protezione internazionale.
A spingere i numeri verso
l’alto è il conflitto siriano, che ha
superato il terzo anno e non
promette soluzioni. È da qui che
arrivano i flussi che fanno tracimare il Rapporto: 2,47 milioni di
rifugiati a fine 2013; 6,5 milioni
di sfollati interni. Con conseguenze che si irradiano in tutta
l’area euromediterranea. «La
crisi si protrae — spiega Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr
per il Sud Europa — ed è tal-
mente devastante, con la distruzione di villaggi, di intere città,
delle infrastrutture, di tutto il sistema sanitario, da non lasciare
ai profughi speranze di rientro».
I dati del 2013 dicono anche
questo: più guerre, più lunghe,
più bassa la quota di chi riesce a
tornare a casa (solo 416 mila in
tutto il pianeta).
Certamente non i siriani, che
si sono al principio allontanati
in un raggio breve, Libano,
Giordania e Turchia, appena al
CORRIERE DELLA SERA
di là della frontiera, e che adesso, osserva Sami, spesso coi
bambini al seguito, partono verso progetti di vita altrove, la
maggior parte in Europa, qualcuno negli Stati Uniti. Perché le
prospettive di rimpatriare (trovando le condizioni per ricominciare) sono scarse.
Corollario della crisi siriana,
la trasformazione — nell’arco di
un anno soltanto — del piccolo
Libano nel terzo Paese al mondo
per rifugiati (856 mila), il primo
in assoluto (e con ampio distacco) nella proporzione tra abitanti e profughi: 178 ogni mille.
Uno sbilanciamento destinato
ad avere conseguenze in un incastro già fragile di minoranze.
Qui, come nell’intera regione.
Carichi così alti pesano inevitabilmente negli altri Stati confinanti, soprattutto in Giordania
(641 mila).
In cima alla lista degli approdi, però, restano Pakistan (1,6
milioni di profughi) e Iran (857
mila), effetto ancora della crisi
afghana: benché i riflettori si siano spostati altrove, le violenze
in queste valli continuano a obbligare migliaia di persone a
mettersi in viaggio. Sono ancora
gli afghani i più numerosi tra i
rifugiati (2,56 milioni), assieme
ai siriani, certo, e ai somali (1,12
milioni): tre nazionalità che assieme rappresentano il 53 per
cento di tutti i popoli in fuga.
Crisi lunghe, speranza di rinascita in Europa: è una delle
ragioni che spiegano l’aumento
degli sbarchi sulle nostre coste.
In Italia, indica il Viminale, al 13
giugno sono 53.763. Unhcr fornisce al Corriere la cifra delle richieste d’asilo nello stesso arco
di tempo, che dà la misura di chi
intende restare: 23 mila. Oltre il
doppio delle domande presentate nei primi sei mesi del 2013
(10.900), non lontano dalla cifra
complessiva dell’anno scorso
(27.000). Molto al di sotto, però,
delle quote tedesche (42 mila
solo da gennaio ad aprile), che
lasciano pensare a un nuovo
«record». La Germania, già nel
2013, è in cima alla lista mondiale per richieste d’asilo, con
un numero che equivale a una
città delle dimensioni di Vicenza: 109.580.
Alessandra Coppola
terrastraniera
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Biografia Esce in Italia il libro di memorie. E lascia aperta la domanda: parte la corsa alla presidenza?
✒
Guidare l’America?
Ora mi godo Bill
© Ruven Afa
nador / Corbis
Outline
Le scelte
di Hillary
2016: Casa Bianca
❜❜
I viaggi da segretario di Stato, le idee, il futuro
✒
La guerra in Libia
«Ciascuno di noi si trova di fronte a scelte difficili». Inizia così il libro di Hillary Rodham Clinton, che
racconta i suoi quattro anni da segretario di Stato al fianco di Obama. «Il senso della vita risiede
proprio nel compiere simili scelte, e il modo in cui le affrontiamo definisce la nostra identità». Il libro
esce in Italia, pubblicato da Sperling & Kupfer (780 pagine, 23,50 euro). Il Corriere ne pubblica alcuni
estratti. Hillary racconta la sconfitta contro Obama nelle primarie democratiche e poi la loro
amicizia, i viaggi come capo della diplomazia Usa in 112 Paesi, l’affetto per Bill e per Chelsea. Ci sono
le sue idee sulle priorità e sulle scelte che il suo Paese deve compiere. Insomma, un manifesto per
l’America. Alla fine resta una domanda: parte da qui la corsa di Hillary alla Casa Bianca nel 2016?
Sarkozy, Silvio
e il dovere di agire
❜❜
In prima linea Hillary Rodham Clinton, 66 anni, è stata First Lady, senatrice e poi segretario di Stato Usa (Afp)
✒
Alla fine, verso le dieci di sera, Jibril si
presentò al mio albergo accompagnato da
Bernard-Henri Lévy, che aveva aiutato a
organizzare l’incontro. A prima vista, era
difficile capire quale dei due fosse il ribelle,
e quale il filosofo. Basso di statura,
stempiato, con gli occhiali e un’aria seria,
Jibril sembrava più un tecnocrate che un
rivoluzionario. In netto contrasto con lui,
Lévy era un tipo appariscente e fascinoso,
con lunghi capelli ondulati e la camicia
aperta fin quasi all’ombelico... Restai
molto colpita dai modi eleganti di Jibril e
dal rispetto che suscitava la sua persona,
soprattutto trattandosi del rappresentante
di un consiglio di rivoltosi sull’orlo
dell’annientamento... Il Consiglio per la
Sicurezza nazionale era ancora diviso
sull’ipotesi di un intervento. Alcuni,
comprese l’ambasciatrice all’Onu, Susan
Rice, e l’assistente del Consiglio, Samantha
Power, sostenevano che, avendone la
possibilità, era nostra responsabilità
proteggere i civili e prevenirne l’eccidio.
Il segretario della Difesa Gates era
assolutamente contrario. Era un veterano
dei conflitti in Iraq e Afghanistan, e realista
sui limiti del potere americano, dunque non
riteneva che i nostri interessi in Libia
giustificassero il sacrificio. Sapevamo
tutti che le conseguenze di un intervento
potevano rivelarsi imprevedibili. A quel
punto, però, i blindati si trovavano ad
appena 160 chilometri da Bengasi, e
stavano accorciando in fretta le distanze.
Ci trovavamo davanti alla prospettiva di
una catastrofe umanitaria, con un numero
incalcolabile di vite a rischio. Se volevamo
impedirlo, bisognava agire subito...
Poi, prima ancora dell’inizio della riunione
ufficiale, Sarkozy prese da parte me e il
premier inglese, David Cameron, e ci
confidò che gli aerei da guerra francesi
erano già in volo verso la Libia. Quando
scoprirono che la Francia era partita prima
del via, gli altri Paesi si inalberarono.
L’allora presidente del Consiglio italiano,
Silvio Berlusconi, caparbio e smanioso
di protagonismo quanto Sarkozy, si
dimostrò particolarmente indignato. Vige
una convinzione informale secondo cui alle
vecchie potenze coloniali spetterebbe il
diritto di assumere il comando nella
risoluzione delle crisi nei loro ex
possedimenti.. Nel caso della Libia, ex
colonia italiana, Berlusconi riteneva che la
prima linea spettasse all’Italia, non alla
Francia. Data la sua posizione strategica
nel Mediterraneo, la penisola offriva una
naturale pista di lancio per gran parte delle
incursioni aeree in Libia, e aveva già aperto
una serie di basi ai jet alleati. Sentendosi
messo in ombra da Sarkozy, Berlusconi
minacciò di abbandonare la coalizione e
sbarrare l’accesso alle basi aeree italiane.
Suscettibilità a parte, il disappunto
italiano e di altri Paesi era giustificato.
© 2014 by Hillary Rodham Clinton
© 2014 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Il presidente mi chiese di raggiungerlo nel
suo ufficio, in testa all’aereo. Ero seduta di
fronte alla grande scrivania di legno, pronta
ad affrontare le complesse questioni
diplomatiche... Le situazioni che avevamo
visto e affrontato insieme ci avevano
aiutati a comprenderci più a fondo, a
conoscere meglio noi stessi e il mondo, come
mai avremmo potuto fare prima. Eppure,
nonostante tutti i momenti che avevamo
condiviso, non mi aspettavo ciò che stava
per dirmi. «Saresti disposta a rimanere in
carica, come segretario di Stato?» mi chiese
il presidente. Fin da quando avevo accettato
l’incarico, mi ero detta: «Un solo mandato,
non di più»... Invece, proprio come quattro
anni prima, sentii il richiamo del
«cromosoma del servizio»... Quando è il
presidente degli Stati Uniti a chiederti di
assumere un incarico, come puoi
rispondergli di no? E poi c’erano molte
faccende incompiute. Il summit in
Cambogia e il conflitto di Gaza erano due
esempi. Che cosa sarebbe capitato alla
democrazia birmana? E ai nostri negoziati
segreti con l’Iran? Come avremmo
contrastato la sfida sempre più minacciosa
della Russia di Putin? Ma la diplomazia è
una gara di staffetta, e io ero vicina al
termine del mio tratto di pista. «Signor
presidente, mi dispiace, ma non posso
accettare»... Qualche tempo fa, io e Bill
abbiamo fatto una lunga passeggiata, con i
nostri tre cani, vicino a casa. L’inverno era
stato insolitamente lungo, ma stava infine
spuntando la primavera. Camminavamo e
parlavamo, continuando una
conversazione iniziata quarant’anni fa alla
facoltà di legge di Yale e mai interrotta.
Entrambi sappiamo che mi aspetta una
decisione importante. Ho già affrontato
una campagna elettorale e so bene quanto
sia impegnativa su tutti i fronti: non
soltanto per il candidato, ma anche per la
sua famiglia. Nel 2008 ho perso, e so che
non c’è niente di sicuro, e non si può dare
nulla per scontato. So anche che le domande
più importanti che un candidato deve porsi
non sono: «Vuoi diventare presidente?» e
nemmeno: «Sei in grado di vincere?», ma
semmai: «Qual è la tua visione per il
futuro?»; «Sei in grado di guidare l’America
in quella direzione?». La vera sfida è
riuscirci senza dividere il Paese e
rinnovando il «sogno americano». Quella
è l’asticella da superare, ed è molto alta.
In definitiva, ciò che accadrà nel 2016
determinerà il futuro che gli americani
desiderano per se stessi e per i loro figli e
nipoti... Qualunque sia la mia decisione,
sarò sempre grata di aver avuto
l’opportunità di rappresentare l’America nel
mondo... E la mia famiglia si prepara ad
accogliere una nuova vita, un altro
americano che merita il futuro migliore che
possiamo offrirgli. Per oggi, voglio soltanto
distendere le gambe e godermi la primavera.
Dappertutto intorno a me c’è la vita che si
rinnova. Negli ultimi anni, i momenti di
tranquillità sono stati pochi, e adesso voglio
assaporarli. Il tempo di fare un’altra scelta
difficile arriverà anche troppo presto.
© 2014 by Hillary Rodham Clinton
© 2014 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
Le nozze della figlia
Chelsea e quel bacio sotto la chuppah. Il mio giorno più bello
❜❜
Mi divertiva l’eco che stavano ottenendo i
preparativi nuziali di Chelsea, e non solo negli Stati
Uniti. In Polonia, ai primi di luglio, un giornalista
mi aveva chiesto come sarei riuscita a
barcamenarmi tra le nozze imminenti di mia figlia
e il ruolo di segretario di Stato... Quando Bill e io ci
eravamo sposati, nel 1975, la cerimonia si era
svolta davanti a pochi amici e famigliari, nel
soggiorno della nostra casetta di Fayetteville, in
Arkansas. Io avevo un abito in stile vittoriano di
pizzo e mussola che avevo comprato con mia madre
la sera prima. Ma i tempi sono cambiati! Chelsea e
il nostro futuro genero, Marc Mezvinsky, avevano
pianificato un indimenticabile weekend con amici e
parenti a Rhinebeck. Come madre della sposa fu un
piacere per me aiutarli, nei limiti del possibile,
scartabellando fotografie di composizioni floreali
durante i miei spostamenti e, quando ero a casa,
trovando il tempo per assaggiare torte e selezionare
abiti. Per fortuna, il mio lavoro mi aveva preparata
all’elaborata diplomazia richiesta
nell’organizzazione di un matrimonio...
Il gran giorno, infine, arrivò: il 31 luglio. Amici e
famigliari di Chelsea e Marc si riunirono ad Astor
Courts, elegante residenza in stile Beaux-Arts,
progettata dall’architetto Stanford White per
Jacob e Ava Astor ai primi del secolo. La piscina al
coperto, in cui, si dice, Franklin Delano Roosevelt
eseguiva la fisioterapia per la poliomielite, è forse
la prima costruita per una dimora privata in
America... Chelsea era assolutamente radiosa e,
guardandola incedere al braccio di Bill, stentavo a
credere che il frugoletto che avevo tenuto tra le
braccia per la prima volta il 27 febbraio 1980 fosse
diventato quella donna meravigliosa ed
equilibrata. Bill era emozionato quanto me, forse
di più, e ringraziai il cielo quando arrivò tutto
intero in fondo alla navata. Marc sorrideva,
raggiante, mentre Chelsea lo raggiungeva sotto la
chuppah, un baldacchino di rami di salice e fiori,
tipico della tradizione matrimoniale ebraica.
...Marc, rispettando un’altra usanza ebraica,
ruppe un bicchiere sotto il piede e i presenti
esultarono. Poi, Bill ballò con Chelsea «The Way
You Look Tonight». Fu uno dei momenti più felici
della mia vita.
© 2014 by Hillary Rodham Clinton
© 2014 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
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La cerimonia
Da ieri siedono
sul trono iberico
Felipe e Letizia
Ora la coppia
dovrà riavvicinare
il popolo
alla corona
I sovrani Felipe
e Letizia, i nuovi
sovrani di Spagna, tornano in
auto dopo la
cerimonia di
incoronazione.
I baci di donna
Sofia, moglie di
Juan Carlos, alla giovane coppia
Casa Borbone
Felipe VI con la regina Letizia
e le figlie Leonor (a sinistra,
futura sovrana) e Sofia
salutano la folla dal balcone
del Palazzo Reale di Madrid
(Efe/Juan Carlos Cardenas)
«Un re nuovo, una Spagna nuova»
Si apre il regno di Felipe VI: giudicatemi per quel che farò
La corona, lo scettro, una Rolls Royce e i carrozzieri col pennacchio a cavallo. Di fasto regale
sono rimaste solo briciole da
museo alla proclamazione di Felipe VI di Borbone come nuovo
re di Spagna. Con il traffico paralizzato, Madrid ha visto ieri il
figlio di Juan Carlos esibirsi da
equilibrista tra simboli, gesti e
parole. Felipe doveva accontentare i nostalgici e sedurre i romantici, ma anche (e forse soprattutto) evitare di offendere i
Contro
Alla manifestazione
antimonarchica alla
Puerta del Sol, la polizia
ha caricato: nove fermi
disoccupati o provocare chi
chiede un referendum tra Monarchia e Repubblica. Così ne è
uscita una cerimonia breve, con
scenografie perfette per le foto
da rotocalco, ma povera di contenuti politici. Esemplare per
l’obbiettivo prefissato la neoregina Letizia. L’ex giornalista repubblicana indossava un soprabito e un tubino bianco al ginocchio, non da moglie soprammobile, ma da donna che lavora.
Nel suo discorso al Congresso
subito dopo la proclamazione,
Felipe ha essenzialmente chiesto tempo. Giudicatemi per quel
che sono e farò, non per la corona che mi è toccata per nascita.
«Un uomo non è superiore agli
altri se non fa qualcosa più degli
altri» ha detto citando Cervantes. Per il momento ha puntato
tutto sull’immagine da bravo
ragazzo, marito d’oro, padre
premuroso, seminando qua e là
qualche sottotesto per chi voleva cercarlo. Le frasi più commoventi le ha rivolte alla madre, la
(ex) regina Sofia, ottenendo, caso unico, applausi anche dai leader separatisti catalani e baschi.
«Permettete che ringrazi mia
madre come figlio e come re per
la sua devozione e lealtà, dignità
e senso di responsabilità» verso
re Juan Carlos (e le sue innumerevoli scappatelle). Altro sottinteso quando ha guardato verso il
loggione dove sedeva la sorella
Elena, ma non la sorella Cristina, bandita dalla scena perché
sospettata di tangenti col marito
Iñaki Urdangarin: sarò «un re
che rispetterà l’indipendenza
della magistratura» e, non abbiate dubbi, lo farò.
«Comincia il regno di un re
costituzionale» ha affermato Felipe marcando la distanza con il
padre, monarca per volontà del
dittatore Francisco Franco. Ha
La scrittrice Almudena Grandes
«Ma la Terza Repubblica
adesso è più vicina»
Almudena Grandes è tra le scrittrici più conosciute dentro e fuori
dalla Spagna. I suoi interventi su giornali e radio sono sempre seguitissimi. Non è mai stata una monarchica, anzi, ieri però, alla fine della
cerimonia di proclamazione di Felipe VI era convinta che «la Terza
Repubblica spagnola è più vicina che mai». Perché?: «Perché i monarchici sono vecchi, mentre i giovani non hanno più fiducia nelle istituzioni. C’è un’ostilità forte nei confronti dei politici considerati approfittatori e dello stesso sistema bipartitico giudicato una fabbrica di
tangenti istituzionali. Non è ostilità verso Felipe come persona, ma
verso l’istituzione che rappresenta».
Felipe potrebbe cercare di dare alla monarchia spagnola il glamour della monarchia
inglese.
«Poteva avere questa speranza quando
sposò la borghese Letizia, ma per sua sfortuna
la ragazza si è dimostrata anche più fredda e
distante di lui. Troppo insicura del suo aspetto,
troppi interventi plastici a spese del contribuente. Letizia non è molto simpatica. E poi la
monarchia inglese non è emersa da una guerra
civile e da una dittatura sanguinosa. Diverso,
molto diverso».
E il ruolo politico? Potrebbe mediare nel caso catalano.
«Chi gli suggerisce di cercare questo compito è schizofrenico. Da
una parte sostiene che la Costituzione è intoccabile, che non si può
cambiare di una virgola il trattamento, ad esempio, della Catalogna. E
poi sostiene che il re, che per Costituzione ha un ruolo solo rappresentativo, possa mediare. Assurdo».
Quindi Felipe sarà l’ultimo re di Spagna?
«Sono convinta che suo padre Juan Carlos non aveva alcuna volontà
di abdicare e l’ha fatto perché il prossimo Congresso potrebbe avere
almeno un 40/45% di deputati repubblicani. Abdicare in quel momento sarebbe stato molto più difficile. La Terza Repubblica si avvicina».
Andrea Nicastro
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accennato ai problemi del Paese, alla mancanza di lavoro, alle
spinte centrifughe di Catalogna
e Paesi Baschi, ma «nella Spagna
diversa, ma unita, possiamo
starci tutti, nel pieno rispetto
della lingua, della tradizione,
della cultura di ciascuno». Ieri
contromanifestazione antimonarchica alla Puerta del Sol, con
carica della polizia e nove fermi.
Felipe VI ha ripetuto due volte
che la sua sarà «una monarchia
nuova per tempi nuovi» senza
spiegare come. Il nuovo re resta
ancora un’incognita.
A. Ni.
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Il testimone L’abbraccio tra Juan Carlos e il figlio Felipe dal
balcone del Palazzo Reale. Il passaggio di consegne tra il padre
e il figlio. Una nuova generazione che dovrà affrontare le spinte antimonarchiche e le pulsioni autonomistiche del Paese
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Napolitano e le Fiamme Gialle:
essenziali contro la corruzione
Il capo dello Stato: «Non si faccia d’ogni erba un fascio»
ROMA — Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto usare parole
chiare, non equivocabili: «La
Guardia di Finanza è protagonista di iniziative e indagini essenziali, soprattutto contro l’evasione e la frode fiscale
e per la moralizzazione della
vita pubblica».
Ieri al Quirinale erano state
organizzate le celebrazioni
per il 240° anniversario della
costituzione della Guardia di
Finanza e per l’occasione il
presidente Napolitano ha ricevuto il comandante generale, Saverio Capolupo.
Un’occasione che il capo
dello Stato non ha voluto farsi
sfuggire per ribadire la sua
totale fiducia alla Guardia di
Finanza, dopo i clamorosi
sviluppi dell’inchiesta napoletana che nei giorni scorsi ha
visto l’iscrizione nel registro
degli indagati del generale
Vito Bardi, comandante in seconda del corpo militare, accusato di corruzione, e l’arresto del comandante provinciale di Livorno Fabio Massimo Mendella per avere incassato tangenti.
«Guai ad accettare e tollerare che si possa fare di tutte
le erbe un fascio», ha sottolineato il presidente Napolitano che ha voluto bollare come
«elementi di responsabilità
personali», le vicende che in
questi giorni hanno messo
sotto la lente di ingrandimento le azioni di alcuni
esponenti di vertice delle
Fiamme gialle.
Giorgio Napolitano è stato
chiaro: «Bisogna dare la mas-
Al vertice Saverio Capolupo, comandante generale della Finanza
sima attenzione a qualsiasi
elemento di responsabilità
per queste vicende personali
non edificanti, ma non si può
mettere in dubbio innanzitutto la straordinaria ricchezza e sanità del capitale umano
e la serietà e la trasparenza e il
disinteresse dell’operato dei
comandi della Guardia di Finanza».
Insieme al comandante generale Capolupo, al Quirinale
c’era anche una rappresentanza di allievi degli Istituti di
formazione della Guardia di
Finanza e il capo dello Stato
ha continuato a difendere il
Corpo. Con determinazione.
«Vorrei qui oggi, cogliendo
questa occasione, rinnovare
la piena fiducia nel Corpo
della Guardia di Finanza e nel
suo comandante generale da
parte della istituzione che
rappresento e, sento di poter
dire, anche da parte di tutte le
istituzioni repubblicane. Voglio inoltre sottolineare il
concorso e il contributo che
Il Corpo
Chiede i domiciliari
La fondazione
Le origini della Guardia di
Finanza risalgono al 1°
ottobre 1774 quando il Re
di Sardegna, Vittorio
Amedeo III, istituì la
«Legione Truppe Leggere»
per il servizio di vigilanza
finanziaria sui confini e la
difesa militare delle
frontiere
Le funzioni
Tra le principali ci sono la
prevenzione, ricerca e
denunzia delle evasioni e
delle violazioni finanziarie.
Concorre al mantenimento
dell’ordine e della sicurezza
pubblica e politico-militare
delle frontiere
dalla Guardia di Finanza, più
che da qualsiasi altra componente del sistema delle Forze
Armate e delle Forze di Polizia, e ciò per la peculiarità dei
compiti e delle competenze
della Guarda di Finanza, vengono dall’affermazione della
legalità nella vita economica».
Il presidente della Repubblica è da sempre attento a far
viaggiare in parallelo il treno
delle riforme e il treno della
legalità. Perché Napolitano è
consapevole che l’evasione fiscale e la corruzione politica
hanno raggiunto proporzioni
molto grandi e a tutti i livelli.
Ecco perché ieri ha voluto dire: «Viviamo un momento
difficile da anni ormai per la
crisi finanziaria ed economica che ha investito nell’insieme lo sviluppo economico
La fiducia
Ribadita la massima
fiducia nel Corpo
e la necessità di
combattere ogni abuso
mondiale ma, in particolare,
ha colpito i Paesi dell’Europa,
della zona euro, ha colpito
l’Italia».
Non ha dubbi il presidente
della Repubblica: «Il Paese è
impegnato a risalire la china,
a porre termine a una recessione che si è protratta davvero troppo a lungo procurando gravi ferite alla nostra
economica, alla nostra società e alla nostra coesione sociale. Ecco perché è così importante in questo quadro assumere un forte impegno per
la salvaguardia degli interessi
fondamentali della comunità,
a cominciare dall’interesse
decisivo del rispetto delle
leggi».
Alessandra Arachi
L’incontro Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con alcuni allievi degli Istituti di formazione della Guardia di Finanza (Ansa)
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✒
L'analisi
QUEL PROCESSO A UN’IDEA DI SUD DA TENERE A TARANTO
Si chiude con un rinvio l’udienza sull’Ilva
La Cassazione deciderà se trasferire a Potenza
di GOFFREDO BUCCINI
L
a fabbrica dei veleni sulla spiaggia? «Eravamo talmente poveri
che l’avremmo costruita pure in
piazza della Vittoria!», spiegò un sindaco di quei tempi, il dc Angelo Monfredi. A Taranto l’epilogo sta tutto nell’incipit: nella convinzione che non si
potesse nemmeno discutere un destino deciso da altri, dallo Stato patriarca
degli anni Sessanta come, trent’anni
dopo, dall’imprenditoria nordista e aggressiva, incarnata da un disinvolto
patron di successo come Emilio Riva; e
che, dunque, il mostro che prometteva
prosperità e lavoro potesse impiantarsi
non soltanto sullo splendido litorale
distruggendo milioni di metri quadrati
di oliveto, ma persino, per paradosso,
nella piazza più centrale della città. Per
fortuna, verrebbe da dire, nessuno trovò la convenienza, almeno per quello.
Ieri è cominciato l’ultimo capitolo di
questa storia. Un’udienza preliminare
ipertrofica (celebrata nella palestra dei
pompieri) per 49 imputati e tre società
(tutte del gruppo Riva): l’accusa più
grave è disastro ambientale. Quasi
mille le possibili parti civili. Gli avvocati dei Riva hanno invocato la legittima suspicione: troppa pressione locale; la giudice Vilma Gilli ha rinviato
tutto al 16 settembre e mandato gli atti
in Cassazione, perché si decida sull’eventuale trasferimento da Taranto a
Potenza. La città chiede 10 miliardi di
danni, ma potrebbe essere spogliata
del suo processo. Ora, non v’è dubbio
che pressione «locale» ci sia, eccome,
dove le mura del cimitero sono rosa
per le emissioni della fabbrica: anche
se si segnalavano ieri solo contenuti
striscioni e caute magliette di protesta
(mo’ avasta!, ora basta). Ma forse qui
non si tratta soltanto di ragionare in
punto di diritto. Perché questo non è
solo un processo ai Riva e ai manager
dell’Ilva, ai vertici politici di Regione,
Provincia e Comune (Vendola in testa,
per concussione), agli avvelenatori, ai
corruttori, agli eventuali complici, persino a un sacerdote.
Questo è, prima di tutto, il processo
a un’idea di Sud che sta alla radice del
disastro di intere regioni meridionali.
L’idea di farsi prendere per mano, lasciarsi comprare dal posto sicuro, non
rischiare mai in proprio: i tarantini
erano seduti sulla miniera d’oro del loro mare e della loro storia, ma quando
il 20 giugno del 1959 il Comitato dei
ministri per le Partecipazioni statali
deliberò la costruzione a Taranto del
quarto centro siderurgico nazionale,
allora Italsider, il destino della loro comunità fu segnato. Il potentino Emilio
Colombo sostenne che si sarebbe creato «un effetto moltiplicatore sull’economia meridionale»; nel ’64, alla prima colata, il salentino Aldo Moro vide
«risollevarsi il Sud dalla sua mortificazione». Ogni evento va letto nel suo
contesto, certo, ed erano tempi di operaismo e di fordismo, Paolo VI venne a
benedire quest’inferno che sapeva di
paradiso. Ma se la politica ha il compito di guardar lontano, un’intera generazione di politici meridionali fallì. E
non che mancassero i segnali: nemmeno otto anni dopo quella prima colata,
Antonio Cederna sul Corriere parlava
di «Taranto in balìa dell’Italsider», di
«citta disastrata»: di un’industria a
partecipazione statale che «impone le
proprie scelte particolari alla comunità». E, già allora, di «velenosi residui
degli altiforni» e di «nessuna elementare opera di difesa contro l’inquina-
La vicenda
Il processo
In una palestra dei
pompieri è iniziata ieri
l’udienza preliminare
per 49 imputati e tre
società del gruppo
Riva coinvolti nel
disastro dell’Ilva di
Taranto: l’accusa più
grave è disastro
ambientale. La città
chiede 10 miliardi di
danni
La difesa
Gli avvocati dei Riva
hanno invocato la
legittima suspicione
per le troppe
«pressioni locali». La
giudice Vilma Gilli ha
così rinviato tutto al 16
settembre e mandato
gli atti in Cassazione
52 10
Gli imputati Coinvolti nell’udienza preliminare di ieri:
sono 49 persone e tre società (tutte del gruppo Riva). Per tutti l’accusa più
grave è quella di disastro
ambientale. Le possibili
parti civili sono quasi mille
Miliardi di euro L’ammontare della richiesta di
danni del Comune di Taranto, rappresentato dall’avvocato Luca Perrone.
Legambiente, invece, ha
chiesto un risarcimento
di 10 milioni di euro
mento… per i poveri abitanti dei quartieri sottovento». Si riferiva al rione
Tamburi, che nei decenni successivi
avrebbe registrato i picchi più alti di
tumore e ora al processo ha 550 abitanti che chiedono i danni.
Se si doveva scegliere tra lavoro e salute, oggi i successori dei metalmezzadri di Walter Tobagi rischiano sia cancro che disoccupazione, perché le bonifiche sono tardive e incomplete, perché occorrono miliardi che nessuno ha
per salvare la fabbrica e perché, infine,
il soccorso arriverà forse dal colosso
ArcelorMittal quando tutto sarà già
perduto e le condizioni occupazionali
saranno non più negoziabili (gli stipendi di luglio sono avvolti dall’incertezza). È la nemesi per una comunità
che non si ama e non si protegge. Non
può esistere colonizzazione, nell’Occidente contemporaneo, senza solerti
collaboratori in loco. Perciò quello iniziato ieri è anche un processo ai tarantini, al tempo stesso vittime e carnefici
di loro stessi. Ai politici e ai parlamentari che per generazioni non hanno alzato un dito magari in cambio di aiutini elettorali, a quei sindacalisti (molti,
non tutti) facilmente ridotti a un «fragoroso silenzio» da qualche prebenda
aziendale come il Circolo Vaccarella, a
quei giornalisti così solerti alle chiamate del boss delle pubbliche relazioni
Ilva, Girolamo Archinà. Non è solo
questione di procedura penale. Un’intera comunità ha l’ultima occasione
per fare i conti con se stessa. E i ragazzi
un’opportunità per imparare a scegliere un’altra strada. Trasferire altrove il
suo processo-catarsi sarebbe l’ultimo
oltraggio alla città dal cimitero rosa.
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La perizia:
Franzoni
può essere
risocializzata
BOLOGNA — A dodici
anni dall’omicidio del
figlio Samuele (2002,
Cogne) e a sei dalla
sentenza definitiva di
condanna a sedici anni
(ridotti a tredici per
l’indulto), Annamaria
Franzoni, 42 anni,
attualmente nel carcere
della Dozza, potrebbe
ottenere martedì prossimo
dal Tribunale di
Sorveglianza
l’accoglimento dell’istanza
di detenzione domiciliare
per assistere i due figli,
Davide di 18 anni, ma
soprattutto Gioele, 10.
Un’ipotesi che prende
forza alla luce
dell’integrazione della
perizia psichiatrica
richiesta dal Tribunale di
Sorveglianza lo scorso 29
aprile e depositata in
questi giorni dal professor
Augusto Balloni. Nella
relazione viene
tratteggiato un percorso
attraverso il quale
«risocializzare e rieducare»
la donna, che da mesi ha
ottenuto un lavoro esterno
in una coop sociale,
sottolineandone «il buon
rapporto» con i servizi
sociali.
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Roma
Il cantante
Mannarino
arrestato
per rissa
ROMA — L’arresto è scattato e
lui agli agenti ha detto: «Non
sapete chi sono, ho cinque
avvocati». Alessandro
Mannarino, cantautore folk
nato nelle strade di Roma,è
stato fermato mercoledì sera
mentre col fratello (fermato
anche lui) partecipava a una
rissa davanti ad un locale a
Ostia dopo la festa per i 18
anni della sorella. L’artista
romano è stato arrestato con
le accuse di rissa, resistenza e
lesioni a pubblico ufficiale. Il
fermo è stato convalidato ieri,
ma il 34enne e il fratello sono
tornati in libertà perché
incensurati. Resta in carcere
un terzo fermato perché ha
precedenti. «Ho fatto tutto per
difendere mia sorella che era
stata importunata, mio
fratello, malmenato da
sconosciuti che si erano
intrufolati alla festa, e la mia
ragazza», si è difeso il
cantautore. Ma ha anche
ammesso di avere detto e fatto
cose «che non erano nelle mie
intenzioni e non fanno parte
del mio carattere». La
ricostruzione della polizia
però narra di un Mannarino
già notato prima della rissa da
una pattuglia della polizia
mentre si agitava, ubriaco.
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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22 Cronache
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Corpus Domini Un anno fa Francesco aveva percorso i due chilometri
Il Papa non può affaticarsi
Niente processione a piedi
Troppi impegni. E ad agosto non andrà in vacanza
ROMA — Questa volta ha
evitato i due chilometri a piedi,
lungo via Merulana, fra la Basilica di San Giovanni in Laterano
e quella di Santa Maria Maggiore. In vista del viaggio di domani nella diocesi calabrese di
Cassano allo Ionio, al solito serrato e fitto impegni, ieri sera
Francesco ha preferito dosare le
proprie energie e attendere la
processione del Corpus Domini
davanti a Santa Maria Maggiore, dopo aver celebrato la messa
nel sagrato di San Giovanni e
raggiunto l’altra basilica in auto
coperta.
Negli ultimi anni, del resto,
solo Bergoglio — come il
Wojtyla più giovane — si era
impegnato a camminare tra le
due basiliche, al termine della
messa. In genere il pontefice,
come ha sempre fatto Benedetto XVI, anziché andare a piedi
segue la processione sul ca-
mioncino scoperto che porta
l’ostensorio sotto un baldacchino bianco, tra due ali di fedeli.
Ma Francesco ha scelto di compiere prima il percorso in auto e
attendere la processione in
piazza di Santa Maria Maggiore:
non voleva che l’attenzione generale, com’è inevitabile, fosse
rivolta a lui che guarda l’ostensorio anziché all’ostia consacrata, ha spiegato padre Lombardi. Lo spirito di un Papa che
vuole una Chiesa «decentrata»
e «missionaria» e non si stanca
di ripetere: «Il centro non siamo
noi, il centro è Gesù Cristo».
Agenda fitta
Bergoglio non andrà a
Castel Gandolfo e nei
mesi estivi le udienze
salteranno solo a luglio
In Vaticano, comunque, non
ci sono preoccupazioni particolari sulla stanchezza del Papa e
si respingono «allarmismi infondati». Del resto Bergoglio è
fatto così, fin dai tempi di Buenos Aires: si sveglia prima dell’alba, è alieno da riposi pomeridiani, tende a non risparmiarsi e non va in vacanza. Anche
questa estate, come nel suo primo anno di pontificato, resterà
in Vaticano, senza concedersi le
tradizionali settimane di riposo
nel palazzo di Castel Gandolfo.
Gli Angelus domenicali proseguiranno regolarmente a San
Pietro. Unica concessone al periodo estivo, le messe mattutine
a Santa Marta saranno sospese
dall’inizio di luglio alla fine di
agosto, mentre le udienze generali salteranno solo nel mese di
luglio e riprenderanno in agosto nei giorni 6, 20 e 27 (non il
13 perché quel giorno partirà
A Roma
Papa
Francesco
mentre prega nella Basilica di San
Giovanni
in Laterano
(foto Andreas
Solaro/Afp)
per il viaggio in Corea del Sud).
Alcuni media anglosassoni
hanno enfatizzato come un segnale di stanchezza particolare
la sospensione delle udienze,
ma in estate è sempre così e
Francesco aveva fatto lo stesso
l’anno scorso. Che poi gli capiti
di essere stanco è normale, la
vita di un pontefice è massacrante e Bergoglio è un uomo di
77 anni. Dopo il viaggio in Terrasanta non si è concesso soste
fino all’incontro di preghiera in
Vaticano con i presidenti israe-
liano e palestinese. L’indomani
ha dovuto rinviare l’udienza
con il Csm perché a metà mattina non si era sentito bene, come
ha spiegato lui stesso, «ho avuto la febbre e ho dovuto tagliare
gli appuntamenti». È capitato
altre volte che rinviasse degli
appuntamenti perché la stanchezza si era accumulata: la visita al Seminario romano il 28
febbraio, un’udienza al cardinale Angelo Scola il 4 dicembre.
Così talvolta concede a se stesso
un’eccezione e si riposa in vista
degli impegni più gravosi: prima del viaggio in Terrasanta
annullò la visita al santuario romano del Divino Amore, ieri ha
evitato i due chilometri a piedi.
Anche perché da tempo soffre
di dolori lombari, calza scarpe
ortopediche e l’anno scorso,
raccontano, uscì un po’ provato
dalla camminata.
Ieri peraltro Francesco non è
apparso particolarmente affaticato, piuttosto assorto nel suo
richiamo a «recuperare la memoria» e «ritornare all’ essenziale» per «difenderci dal cibo
mondano che ci rende schiavi»,
ha scandito: «Alcuni si nutrono
con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che
ci nutre veramente e che ci sazia
è soltanto quello che ci dà il Signore!». A Santa Maria Maggiore ha sollevato l’ostensorio e
benedetto i fedeli, sostando in
silenzio davanti alla stessa immagine della Madonna di fronte alla quale prega prima e dopo
ogni viaggio. La visita di domani a Cassano avrà un fuori programma prima della messa nella piana dell’antica Sibari: lungo
il percorso Francesco si fermerà
nel luogo dove a marzo, vicino a
un passaggio a livello dietro la
parrocchia, fu ucciso a sprangate don Lazzaro Longobardi.
Gian Guido Vecchi
Gli appuntamenti
La storica visita
in Terra Santa
Il 24 maggio Francesco è
volato ad Amman, in
Giordania, per poi
raggiungere Betlemme e
Gerusalemme . Il viaggio
voleva celebrare quello di
Paolo VI del 1964
La rinuncia
alla camminata
Ieri sera Francesco ha
celebrato la messa del
Corpus Domini a San
Giovanni in Laterano ma
per non affaticarsi troppo
ha raggiunto Santa Maria
Maggiore in auto e non in
processione
Il viaggio di domani
in Calabria
Domani il Papa visiterà
Cassano all’Ionio, in
Calabria, dove nei mesi
scorsi sono stati uccisi il
prete Lazzaro Longobardi
e il piccolo Cocò, 3 anni,
bruciato con il nonno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cibo Il nutrizionista Giorgio Calabrese all’Onu
«Lotta all’obesità:
troppi divieti inutili»
La battaglia mondiale contro
l’obesità ha portato a demonizzare alcuni cibi e a rendere sempre più labili i confini tra chi è
sano e chi non lo è, cambiando
di volta in volta i parametri di
ciò che è salutare. È l’atto d’accusa portato ieri di fronte all’Onu dal nutrizionista italiano
Giorgio Calabrese (noto anche
per le sue apparizioni in tv), che
a un convegno sulle «malattie
non trasmissibili» ha chiesto alla comunità internazionale di
basarsi su «dati scientifici precisi, solidi, concreti prima di
prendere qualsiasi decisione»
che porti all’eccessiva «regolamentazione» in campo alimentare.
Le Nazioni Unite hanno convocato ieri a New York esponenti della società civile e del mondo accademico per discutere dei
metodi migliori per prevenire
patologie come obesità, diabete,
malattie cardiovascolari e respiratorie e cancro che ogni anno
uccidono 36 milioni di persone.
Una sorta di epidemia non contagiosa che il segretario generale Ban Ki-moon ha denunciato
come un’emergenza di salute
pubblica al rallentatore. Calabrese, professore all’università
Federico II di Napoli, ha ricordato che l’obesità deriva da più fattori, come la genetica, l’eccessiva assunzione di calorie e l’assenza di movimento e che non si
devono «demonizzare singoli
Esperto Giorgio Calabrese
ingredienti come il grasso, il sale o lo zucchero senza considerare che ci sono tecniche di cottura che possono ridurre la qualità nutritiva di qualsiasi alimento». Da qui l’appello a
educare i consumatori «alla moderazione e all’attività fisica» e a
trovare standard certi: «Milioni
di persone nel mondo si sono
svegliate un giorno scoprendo
di essere diventate improvvisamente a rischio — ha avvertito
Calabrese — perché la soglia per
essere considerati sovrappeso
era stata abbassata da un indice
di massa corporea di 27,8 per gli
uomini e 27,3 per le donne a 25
per entrambi i sessi».
E. Teb.
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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24 Cronache
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Maturità In 500 mila sui banchi. Tre hacker violano il sito dell’Invalsi
Liceo classico: versione di greco
LA LINGUA «ANTICA»
MA ABBORDABILE
DEL RETORE SIRIANO
di EVA CANTARELLA
L
uciano di Samosata, dunque: nato attorno al
120 d.C. nella capitale della Commagene di
Siria, e abitualmente classificato come esponente della seconda sofistica, fu a lungo e con
successo un oratore peregrinante. Ma non fu
solo un retore: attorno al 155 i suoi interessi si
orientarono verso la filosofia, per poi tornare
negli ultimi anni a essere di nuovo attratto dalla
retorica.
Ma veniamo al brano con il quale quest’anno
si sono cimentati i maturandi, l’incipit di
un’operetta nota come Non si deve credere facilmente alla calunnia. Un testo interessante,
«moderno», per la sua laicità: per Luciano, i
mali non vengono all’umanità dagli dèi o dal
destino. Vengono dall’ignoranza. Una caratteristica del nostro autore che i maturandi (avendolo incontrato nel corso dell’ultimo anno)
avrebbero dovuto aver presente, e dovrebbe
averli aiutati. Né avrebbe dovuto crear loro problemi la lingua di Luciano: una lingua «antica»,
l’attica del V e IV secolo a. C., presa a modello da
un orientale, quale egli era, che aveva cominciato ad apprenderla a scuola.
Una prova, direi, nel complesso più che ragionevole: non erano molte infatti, ed erano del
tutto superabili le difficoltà sintattiche. In particolare, forse, quelle legate all’uso dei participi
«predicativi»: olisthainontes unito alla negazione ou dialeipomen, nel senso di «che non la
smettiamo di scivolare»; o, per fare un altro
esempio un participio «sostantivato» senza articolo, come planomenois, da intendere «come
quelli che vagano». Al di là di questo, solo
l’usuale difficoltà, legata alla nota polisemia del
greco, nello scegliere tra i diversi possibili valori di un termine segnalati dai vocabolari: ma si
tratta di difficoltà della lingua, e non specificamente del brano. Vedremo se i risultati confermeranno queste impressioni: ripeto, quelle di
una prova decisamente «sostenibile».
Luciano, Facebook e funzioni
Ma all’esame c’è anche l’Expo
Ieri la prova di indirizzo. Lunedì arriva il «quizzone»
Seconda prova, ieri, per i quasi 500 mila studenti impegnati negli esami di Stato. I ragazzi del classico si sono confrontati con la versione di greco: il brano «L’ignoranza acceca gli
uomini» di Luciano di Samosata. Gli studenti dello scientifico hanno affrontato matematica con due studi di funzione.
Anche l’Expo 2015 è stato argomento d’esame all’Istituto per
il turismo. Al linguistico sono stati proposti un brano di Ralph Ellison e un’analisi di attualità di Javier Cercas, «Otra Europa». Per francese la prova ha visto un testo di attualità
(«L’amitiè à l’epreuve de Facebook» di Frederic Joignot). Al
liceo pedagogico si chiedeva di riflettere sui temi dell’ambiente di apprendimento e sui concetti di autorità e libertà
nell’educazione. Per l’alberghiero la prova è stata sulla conservazione degli alimenti. Le tracce di scienze sociali hanno
riguardato Marx, Tocqueville e la mobilità sociale. Non sono
mancati i problemi. Al «Torricelli» di Roma l’esame è iniziato
con due ore di ritardo: nella notte alcuni vandali hanno svuotato due estintori e costretto il personale a sistemare i banchi
in palestra. Prova Invalsi per altri 600 mila studenti (di terza
media) e caccia ai tre giovani hacker, poi identificati, che si
sono introdotti nel sito dell’istituzione tentando di acquisire
i test per l’esame di ieri. Ora, per i maturandi, si aspetta il
«quizzone» di lunedì, ultima prova prima degli orali.
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Su Corriere.it
Speciale
maturità: tutte
le tracce e le
soluzioni sul sito
corriere.it/scuola
Liceo scientifico: matematica
QUEI DUE PROBLEMI
DA AFFRONTARE
CON UN PO’ DI FIUTO
di GIULIO GIORELLO
L
e matematiche sono «severe», diceva il poeta «maledetto» Lautréamont (1846-1870).
Le prove della maturità poco fanno per attenuare tale impressione, e forse è bene sia così,
poiché riguardano studenti che tendenzialmente si rivolgeranno a facoltà scientifiche:
nelle quali talvolta è previsto anche un test di
ingresso; e allora a cosa serve il responso della
maturità?
La durezza nel compito di ieri era, per altro,
mitigata dalla facoltà di opzione concessa ai
candidati. Si poteva scegliere tra due problemi
di analisi: mi fossi trovato io su quei banchi, mi
sarei buttato sul secondo, intimorito dall’integrale che faceva la sua pomposa figura già nella
traccia del primo! E un po’ di fiuto poteva guidare nella selezione di cinque tra i dieci quesiti
proposti in finale: fiuto che non è un semplice
tirare a indovinare, ma è in qualche modo una
conseguenza della preparazione degli studenti
stessi che si trovano di fronte a domande che
spaziano dalla trigonometria al calcolo combinatorio, dall’algebra ai teoremi dell’analisi, per
non dire di non banali osservazioni di aritmetica. Alcuni quesiti, poi, richiedevano più riflessione, e un certo gusto per la storia: si pensi
ai cinque poliedri regolari che tanto impatto
hanno avuto in fisica e in filosofia.
Quel che manca in queste prove è, semmai,
l’altra faccia della severità: la gioia di scoprire
grazie al calcolo e alla geometria affascinanti
proprietà della realtà in cui viviamo. Sono parole, queste ultime, del grandissimo fisico Paul
Dirac (si veda l’antologia La bellezza come metodo, curata da Vincenzo Barone per Indiana
Editore, Milano 2013), che era arrivato alla sua
sconcertante predizione dell’esistenza dell’antimateria semplicemente considerando che la
radice quadrata di un numero ha due valori,
uno positivo e uno negativo!
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Istituto tecnico per il turismo: tema di discipline turistiche aziendali
Liceo pedagogico: tema di pedagogia
UN’OCCASIONE PER VALORIZZARE
I PUNTI DI FORZA DELL’ESPOSIZIONE
IL RISCHIO DI RENDERE ASTRATTI
I CONCETTI DI LIBERTÀ E AUTORITÀ
di UGO SAVOIA
C
hissà se è stato l’effetto giudiziario di questi ultimi mesi, con
l’inchiesta e i relativi arresti. O se invece, cosa decisamente più auspicabile, è la prova che il tema di Expo
2015 sta cominciando finalmente a
entrare nella testa del Paese, a essere
metabolizzato, a diventare argomento di discussione se non nei bar (in
questi giorni il tema Mondiali non
ha concorrenti), almeno nelle case.
Addirittura nelle scuole. Quale che
sia stato il motivo che ha portato il
ministero a fare questa scelta, è stata
una sorpresa scoprire ieri che una
delle tracce della prova scritta per la
maturità dei licei turistici trattava
proprio dell’Esposizione universale
di Milano, cioè quell’Expo che per
anni è sembrata interessare soltanto
alla Lombardia, e neppure a tutta.
Certo non serviva una competenza specifica sull’argomento, né conoscere tutti i problemi incontrati
dal commissario Giuseppe Sala, per
sostenere la prova scritta. Diciamo
che è stato uno spunto per parlare di
Expo. Ma al di là della specificità dell’enunciato, in cui si parla di un tour
operator alle prese con problemi di
charter e costi per i suoi 150 clienti, è
stato piacevole scoprire che per una
volta l’appuntamento del 2015 non è
stato associato a suggestioni negative, ma trattato per quel che è: un’occasione straordinaria per promuovere nel mondo il nostro sistema turistico, le nostre ricchezze artistiche
e paesaggistiche. Il nostro oro, o meglio il nostro petrolio, cioé l’unico
vero settore in cui l’Italia ha ancora
tanto da dire, visto che i giacimenti
di questa ricchezza sono sparsi in
ogni angolo del Paese, pur se spesso
dimenticati, maltrattati o svenduti.
La loro valorizzazione è la strada che
Expo potrebbe aiutarci a ritrovare e
quella prova scritta di maturità lo ha
fatto capire a tutti forse per la prima
volta in modo così diretto.
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di SILVIA VEGETTI FINZI
M
i sembra che l’antinomia «libertà-autorità», per quanto storicamente importante, s’inscriva in
una cornice ideologica ormai superata. Nessuno attribuisce al termine
«libertà» il senso di anarchia, licenza
o libertinaggio perché il bisogno di
vivere insieme (l’uomo, dice Aristotele, è un animale sociale) pone necessariamente vincoli. Lo stesso vale
per il contrapposto termine di «autorità». Dopo le critiche mosse, negli
anni 30, dalla Scuola di Francoforte
all’autorità intesa come struttura ge-
rarchica che, fondata sul dominio del
padre e interiorizzata attraverso
l’educazione, organizza la società e la
mentalità, il concetto di «autorità»
non risulta più monolitico e ovvio.
Solo un’estrema semplificazione
può proporre due polarità che, così
intese, non possono che esitare in
una mediazione. Ma si tratta di una
risposta di buon senso, l’unica possibile e, come tale, già predisposta dagli esaminatori. A quel punto l’argomentazione diventa una mera dichiarazione di buone intenzioni, sostenuta da un apparato retorico che i
più svelti conoscono a menadito. La
relazione docente-allievo, non avviene nel vuoto, ma comporta una trasmissione di saperi che, come tali,
conferiscono autorità a chi insegna.
Per fortuna le tracce di approfondimento introducono termini più
sfumati quali «istanze libertarie»,
«responsabilità», «autoritarismo».
Ma è difficile per un adolescente calare questi concetti nel concreto dell’esperienza, nelle scelte educative
che lo attendono. L’allievo che si troveranno di fronte non sarà mai privo
di condizionamenti, d’identità e di
desideri dei quali tener conto. Presentarlo in modo astratto è conforme
alla tradizione idealista, ma non rappresenta le domande, i fermenti e le
esperienze innovative che in questi
anni cercano di vivificare la scuola.
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Il racconto
Cronache 27
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La kermesse
L’«art bonus» garantisce un credito d’imposta del 65%. Il restauro regolerà umidità e microclima della reggia di Nerone
L’appello ai mecenati privati
per far rinascere la Domus Aurea
L’intervento nella parte superiore. Godart: occasione straordinaria
I lavori
Il direttore
Louis Godart nel cantiere insieme
con Fedora Filippi, direttore della
Domus Aurea (Benvegnù-Guaitoli)
I soffitti Louis Godart, consigliere culturale per il Quirinale, osserva i lavori alla Domus Aurea (foto di Benvegnù-Guaitoli)
Il risanamento
L’edificio è chiuso dal 2005
In 4 anni verrà smantellato
il terrapieno di tre metri
che grava sulle sue volte
anche nel mondo».
Louis Godart, archeologo (oltre
che filologo miceneo) è il Consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del presidente della Repubblica. Ha appena finito di visitare lo sterminato cantiere (32.000
metri cubi, altezze che arrivano a 12
metri) della Domus Aurea, la grande
reggia che Nerone si costruì tra il 64
e il 68 dopo Cristo. Si estendeva, testimonia ammirato Svetonio, dal
Palatino all’Esquilino. Lo ha accompagnato Fedora Filippi, direttore
della Domus Aurea e responsabile
del vasto cantiere. Dopo quattro anni di intenso lavoro, la Soprintendenza speciale archeologica di Roma diretta da Mariarosaria Barbera
ha faticosamente messo in sicurezza strutturale il complesso intervenendo su volte e mura, usando
esclusivamente mattoni realizzati a
mano e materiali identici a quelli
originali. Ora urge varare il progetto
definitivo per il risanamento della
parte superiore della Domus Aurea,
ovvero il parco-giardino di 16.000
metri quadrati che sovrasta il complesso e mette in pericolo la stabilità
del monumento per le infiltrazioni
dell’acqua e il peso del terrapieno.
Solo così potrà riaprire al pubblico
questo gioiello, chiuso dal 2005
(l’ultimo clamoroso crollo risale al
2010) proprio per i tanti problemi
strutturali.
Per realizzare il piano occorrono
31 milioni di euro distribuiti in
quattro anni. L’altro ieri il ministro
per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, ha detto: «Lo Stato
farà la sua parte ma troverei assurdo
che su un progetto osservato da tutto il mondo non ci fosse una grande
impresa pronta». Ed è ciò che ripete
Godart, lanciando di fatto un appello alla sensibilità e al senso civico
della nostra classe imprenditoriale.
Dopo il Colosseo (il suo restauro è
ora finanziato dalla Tod’s di Diego
Della Valle con 25 milioni di euro)
un altro grande malato dell’archeologia romana cerca un sostegno per
guarire. Ora c’è anche un nuovo
strumento, grazie all’art bonus voluto da Franceschini, che prevede
un credito d’imposta del 65% sulla
cifra destinata da un privato a un restauro o a un intervento su un bene
culturale e paesaggistico.
L’attuale cantiere, dove tutti i
giorni sono impiegate 70 persone,
ha prodotto un lavoro che suscita
l’entusiasmo di Godart: «Un’operazione esemplare che fa onore a questa soprintendenza, al ministero dei
Beni culturali e all’Italia. Un monumento eccezionale restaurato in
modo eccezionale, affidato a chi
mostra massimo rispetto per l’antichità romana e al messaggio civilizzatore del mondo classico trasmesso da questo monumento all’Europa e al mondo intero».
La Domus Aurea è nota nel mondo sia per la sua mole che per gli affreschi diventati famosi nel 1480
quando un ragazzo precipitò per caso negli ambienti neroniani e svelò
agli appassionati del tempo un onirico universo pittorico, ricco di piccoli angeli, esseri ibridi e mostruosi,
uccelli, quadrupedi, tralci di frutta,
essenze arboree. In quelle «grotte»
coperte dal terreno scesero (calandosi con le funi o aprendosi varchi
laterali) Raffaello, Michelangelo, il
Pinturicchio (che lasciò un graffito
autografo), Giovanni da Udine. Da
allora la decorazione «grottesca» diventò una moda: il Raffaello delle
Logge Vaticane è di fatto una copia
della Domus Aurea. Motivi ripetuti
in tanti altri capolavori rinascimentali, poi ripresi dal Neoclassicismo.
Ancora Godart: «Possiamo immaginare come Raffaello o Pinturicchio
abbiano avuto l’opportunità di vedere gli affreschi ancora nel loro
splendore, prima che l’aria e gli
agenti esterni li sbiadissero nei secoli successivi».
Ma ora deve partire il piano per
salvare ciò che è rimasto, come
spiega Fedora Filippi: «Il progetto
prevede lo smantellamento del terrapieno alto tre metri che grava sulle volte. Verrà ridotto a un metro appena, abbattendo del 70% il peso, e
poggerà su un sistema integrato di
protezione che regolerà l’umidità e
il microclima. Sopra, verrà creato
un giardino “leggero” che riprenderà la mappa del monumento nelle
sue varie articolazioni storico-archeologiche, cioè la Domus Aurea e
le Terme di Traiano. Abbiamo un
cronoprogramma serrato e chiaro,
sette fasi in quattro anni». Basta seguire tutto su http://archeoroma.beniculturali.it/cantieredomusaurea/.
A questo punto manca davvero solo
un mecenate dei nostri tempi.
Abano e Montegrotto, nel
Padovano, dal 28 al 31
agosto diventeranno le
capitali della cultura, del
fitness, delle cure di bellezza
e termali, della musica e
della danza. Senza tralasciare
l’enogastronomia. Sono
questi gli ingredienti della
ricetta della prima edizione
del Feel Good Festival. «Per
quattro giorni — dice la
giornalista Eliana Liotta,
direttrice della kermesse —
Abano e Montegrotto
ospiteranno eventi di
richiamo nazionale, con
scrittori, medici, psicologi,
artisti, atleti e imprenditori».
Infatti si alterneranno
eventi, incontri e
presentazioni di libri. Si
parlerà di bellezza con il
filosofo Stefano Zecchi e il
dermatologo plastico
Antonino Di Pietro; di
alimentazione e cibi sani con
il dietologo dei vip Nicola
Sorrentino e la blogger
Fiamma Sanò de «La
Cucina» del Corriere della
Sera, ma anche con gli
antropologi Elisabetta Moro
e Marino Niola. Ci sarà
anche un focus sulla
prevenzione con il senologo
Paolo Veronesi, presidente
della Fondazione «Umberto
Veronesi», mentre Andrea
Pezzi farà il punto sulle
innovazioni tecnologiche e
multimediali nel campo
della salute. Inoltre, si
discuterà d’amore, con
Francesco Alberoni e le
scrittrici Candida Morvillo,
Alessandra Appiano e
Selvaggia Lucarelli. Invece,
toccherà al saggista Stefano
Bartezzaghi un excursus
sull’enigmistica come cibo
per la mente. «Pensiamo alla
vacanza — prosegue Eliana
Liotta — all’insegna del
benessere nel senso più
ampio del termine, fisico e
mentale: dai bagni caldi al
coperto o sotto il sole al
divertimento serale, dagli
spettacoli agli incontri con
personaggi di spicco del
mondo culturale, dai
percorsi in bici lungo i Colli
Euganei alle cene nelle
antiche terme romane».
Senza dimenticare i più
piccoli, che potranno
partecipare a laboratori di
cucina salutare curati dalla
Fondazione Veronesi. Con
loro, uno chef d’eccezione:
Marco Bianchi, volto di
«Fox».
Paolo Conti
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31
milioni di euro
Il costo totale del progetto
per la messa in sicurezza
della Domus Aurea di Roma. I lavori dureranno
quattro anni, l’area interessata ha un’estensione
di 16.000 metri quadrati
Gli affreschi
Una porzione del controsoffitto
della Domus. Sotto, una restauratrice
controlla l’umidità delle pareti
ILLUSTRAZIONE DI MIRCO TANGHERLINI
«Un privato che si rende conto
dell’importanza di un simile monumento capisce anche quale impatto
straordinario avrà il suo restauro.
Penso dunque che un imprenditore
attento non possa rimanere insensibile di fronte a uno straordinario
progetto culturale che gli consentirà di apparire sia a livello nazionale
che internazionale. Il nostro patrimonio ha bisogno dei privati e i privati hanno bisogno di recuperi di
questo genere per affermare la propria immagine non solo in Italia ma
Terme, cibo
e cultura
Il festival
del benessere
Com’era La ricostruzione 3D della Domus Aurea, a due passi dal Colosseo
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Principato di Monaco Inaugurazione con 3500 invitati. L’edificio a forma di imbarcazione si estende per 15 mila metri quadrati
Montecarlo, gran gala per il nuovo Yacht Club firmato Foster
«Qui mi sento accolta come a
casa, lo Yacht Club è il mio posto
preferito del Principato». Lady
Matacena dixit. E sembra un secolo. Uscita dalle cronache
mondane per entrare in quelle
giudiziarie — così talvolta è la
vita — sbiadisce l’immagine
della bionda e intrepida Chiara
Rizzo, italiana tra i molti italiani,
a Monaco. Disperso per analoghi motivi l’ex ministro Claudio
Scajola, già assiduo frequentatore di Montecarlo. Ma i fasti
della mondanità continuano e
stasera nel Paese incastonato
nella Costa Azzurra s’inaugura
la nuova sede dello Yacht Club,
firmata dall’archistar Norman
Foster, con una festa che s’annuncia sfarzosa: 3.500 invitati
(dei quali 1.300 sono i soci di 66
nazionalità), Moët&Chandon a
fiumi, dress code (non obbligatorio) bianco e blu. Signore e signori del bel mondo monegasco
e internazionale saranno accolti
dal principe Alberto II, presi-
dente di diritto dello Yacht Club
(fondato nel 1953 da Ranieri III),
che per questa uscita pubblica
sarà guardato teneramente nel
ruolo di prossimo papà. Al suo
Sei piani affacciati sul porto
La nuova sede dello Yacht Club di Montecarlo fondato nel 1953
fianco la moglie Charlène e attorno i componenti della famiglia. Tra i quali il nipote Pierre
Casiraghi (figlio di Carolina)
con la fidanzata Beatrice Borromeo. Il giovane, membro del
Consiglio dello Yacht Club, ha
partecipato alla 62° Giraglia Rolex Cup, approdata per la prima
volta nelle acque del Principato.
«La coincidenza con la nostra
festa d’inaugurazione è fantastica — dice Casiraghi —. Questo
edificio con le sue linee spettacolari rappresenta tutto l’interesse che Monaco porta per la
marineria e il mare».
L’opera di Foster (alla quale
ha collaborato il collega monegasco Alexandre Giraldi), assomiglia a uno yacht. I ponti sono
6, la superficie è di 15.000 metri
quadrati. Tecnologia sofisticata,
materiali e fonti di energia nel
segno della sostenibilità, la
struttura richiama le lussuose
imbarcazioni contemporanee.
Per gli arredi ci si è avvalsi dei
migliori marchi. In prima fila,
Club House Italia di Alberto Vignatelli, partner di Fendi Casa.
Lo Yacht Club si specchia nel
mare e la sua altezza toglie la vista alle residenze dei palazzi
retrostanti, ora a forte rischio di
svalutazione. Ma non è tempo
di polemiche, la festa va a cominciare.
La lista degli ospiti è bloccata.
A parte i soci del Club (ai quali è
concesso un solo accompagnatore al seguito), c’è posto per i
numerosi amici del principe Alberto. L’invitato d’onore, va da
sé, è l’architetto britannico Norman Foster. Il gruppo degli ita-
Nutrirsi correttamente nello
spazio come sulla Terra.
Questo è uno degli obiettivi
di«Avamposto 42», sito
presentato ieri da Samantha
Cristoforetti, astronauta
italiana dell’Agenzia
Spaziale Europea (Esa) che
volerà sulla stazione
spaziale Internazionale (Iss)
il prossimo 23 novembre.
Il sito è sotto il patrocinio
del Semestre italiano di
presidenza Ue.
liani è folto. Ci sarà l’ambasciatore Antonio Morabito che da
quando si è insediato nel Principato ha dato impulso e visibilità
al made in Italy. Ci saranno imprenditori conosciuti come Nerio Alessandri (Tecnogym), Leonardo Ferragamo, Vincenzo
Onorato (armatore, ha partecipato alla Giraglia), Guglielmo
Miani (Larusmiani), Roberto
Kerkoc, vicepresidente dello
Yacht Club Costa Smeralda,
Claudio Del Vecchio (Luxottica).
Tra le signore, Ljuba Rizzoli,
Marta Brivio Sforza, Marta Marzotto. L’aristocrazia: Camilla e
Carlo di Borbone, Serge di Jugoslavia, Emanuele Filiberto. Concerto di musica pop, cena a buffet. Le danze chiudono la serata.
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Marisa Fumagalli
L’astronauta
La dieta in rete
di Cristoforetti
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Cronache 29
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Il premio Marisa Bellisario
Arianna, Stefania e Chiara: tre ingegnere neolaureate fra le eccellenze al femminile
Le più giovani hanno ventiquattro
e ventisei anni. Riceveranno oggi
pomeriggio negli studi Rai di
Roma (in onda su Raidue il 27
giugno) una Mela d’Oro ciascuna:
il Premio Marisa Bellisario «Donne
Ad Alta Quota», riservato alle
donne che hanno raggiunto
importanti traguardi e che
rappresentano il futuro
dell’economia italiana. «Abbiamo
scelto anche quest’anno le
migliori energie e promesse del
Paese, sono le migliori
ambasciatrici nel mondo dell’Italia
che produce e che lavora», spiega
Lella Golfo, la presidente della
L’intervista
Fondazione. Nel robusto elenco
delle eccellenze scelte per ogni
settore spiccano tre neolaureate in
Ingegneria matematica,
Ingegneria informatica e
Ingegneria per l’ambiente e il
territorio, selezionate tra oltre
sessanta candidate con la
collaborazione di Lottomatica,
Enel e Intesa Sanpaolo. Arianna
Gea Pagano, 24 anni di Napoli,
adesso sta svolgendo un dottorato
di ricerca in Ingegneria geotecnica
all’Università di Glasgow, in
Scozia. Triennale e specialistica
alla Federico II di Napoli con lode,
maturità scientifica, Arianna ha
alle spalle dodici anni di
ginnastica artistica, con anche la
qualifica di giudice regionale, e
per quattro anni ha studiato
pianoforte. Stefania Garasto è
romana: maturità scientifica con
100 e lode, triennale e specialistica
in Ingegneria matematica a Tor
Vergata con 110 e lode. Oggi sta
facendo un dottorato in
Neuroscienze computazionali
all’Imperial College di Londra. Ha
vissuto pure a Berlino, dove è stata
per un praticantato alla
Technischen Universität. Chiara
Gandolfi è la terza espressione
della meglio gioventù femminile.
Arianna Gea Pagano
È di Napoli, ha 24 anni,
svolge un dottorato in
Ingegneria geotecnica
all’Università di Glasgow
Chiara Gandolfi
Ha 26 anni, dopo gli studi a Bologna, si occupa
di software alla e-Soft
di Anzola dell’Emilia
Stefania Garasto
Romana, 24 anni, dottorato in Neuroscienze
computazionali all’Imperial College di Londra
Lei ha Studiato a Bologna:
diploma scientifico, poi laurea
triennale e magistrale in
Ingegneria con lode all’Alma
Mater Studiorum di Bologna.
Chiara attualmente è junior
software engineer alla e-Soft di
Anzola dell’Emilia. Maniaca dei
giochi di logica (ha partecipato in
passato ai Giochi della Chimica,
alle Olimpiadi dell’Informatica e
alle Olimpiadi italiane della
Fisica), nel tempo libero legge
fantasy e polizieschi. Alla faccia di
chi dice che sono cose da maschi.
L’evento
La presidente onoraria della casa di moda fiorentina famosa nel mondo per le scarpe premiata per la sua carriera
«Vedova a 38 anni con sei figli
Da allora ogni giorno in azienda»
Wanda Ferragamo: non è stato facile, il lavoro mi ha salvato
DALLA NOSTRA INVIATA
FIRENZE — Signora, teme la morte?
«No. Semmai ho paura di soffrire, il dolore non mi piace». Prega? «Oh sì, molto. C’è un Dio sempre intorno a noi, onde invisibili che ci circondano. Lo ringrazio per quello che mi ha dato, gli
chiedo di proteggermi e di migliorare le
intenzioni della gente, di rivolgere la
mente delle persone ad aiutare gli altri». E non parla mai con suo marito?
«No, lui è fisso nel mio cuore, non devo
cercarlo altrove».
Un’ombra di rossetto, l’abito color
zaffiro, una sontuosa collana di perle
che ha commissionato lei stessa a due
artigiani fiorentini di Borgo San Jacopo;
Wanda Ferragamo non si sottrae a nessuna domanda nella sala affrescata di
Palazzo Spini Feroni dove ci incontriamo. È presidente onorario della Salvatore Ferragamo Spa e le è appena stato
assegnato il Premio Marisa Bellisario
per la Carriera. Amabile e schietta, non
dimostra affatto i suoi 92 anni e a ogni
risposta rivela quelle formidabili determinazione, dedizione e passione con le
quali nel 1960, alla scomparsa del marito, prese in mano le redini dell’impresa
Chi è
Presidente
Wanda
Ferragamo è
presidente
onorario della
Salvatore
Ferragamo Spa,
l’azienda
fondata dal
marito nel
1928. La
signora ha
preso le redini
dell’impresa nel
1960, alla
morte di
Salvatore, che
la lasciò vedova
con sei figli
L’azienda
La produzione
della Salvatore
Ferragamo
avviene tutta in
Italia. Il marchio
divenne celebre
tra le star di
zato l’esperienza americana. Lo rimproveravo per le mance esagerate: dava
dieci, quando si usava cinque. Allora
una volta presi una piastrella da un negozietto con la scritta: “Non far male
che è peccato. Non far bene che è sprecato”, e gliela feci trovare in bagno. Lui,
per tutta risposta, cancellò con un pennarello i “non” e trasformò la seconda
frase in: “Far bene anche se è sprecato”». E dopo averlo raccontato sgattaiola in un’altra stanza e ritorna mostrando la prova dell’episodio appena condiviso.
Tanta grinta non è una cortesia riservata agli ospiti. Wanda Ferragamo applica ogni giorno una delle sue massime: «Le persone hanno bisogno di noi e
noi di loro. Sentirsi inutili non è bello».
Quando la mattina arriva a Palazzo Spini Feroni, dopo aver fatto colazione a
letto sfogliando Corriere della Sera e
Nazione e aver dato istruzioni per la casa di San Domenico di Fiesole, prende
sul serio il suo ruolo in azienda, tutt’altro che «onorario». «Mi occupo di tante
cose e se vedo qualcosa che non va lo
segnalo e faccio il putiferio del caso.
Ogni tanto li strapazzo, ma mi conoscono e mi vogliono bene. L’ultima volta?
L’altro ieri. Ho visto una scarpa da donna orribile e ho fermato la produzione.
Guardi la bruttezza!», esclama dopo essere scomparsa e ricomparsa con una
scarpa in cavallino con la zeppa di
plexiglass. «Troppo aperta, troppo pie-
❜❜
I fiori di Salvatore
In giardino ci sono
ancora le bouganville che
comprai con mio marito:
sono le stesse di allora
da lui fondata nel 1928: un tributo
d’amore e riconoscenza, coronato il 29
giugno del 2011 con la quotazione in
Borsa e, l’anno scorso, con la crescita
dei ricavi del 9% e un utile netto del
Gruppo di +43 per cento rispetto al
2012.
«Non è stato facile, sa?», ricorda con
malinconia, ma senza rimpianti. «Sono
rimasta vedova a 38 anni, l’ultimo nato
aveva due anni. La sera era il momento
più triste, quando tornavo a casa, ma il
lavoro mi appassionava ogni giorno di
più. Sono stata aiutata parecchio, lo riconosco. Anzitutto in casa: avevo la
cuoca, il cameriere, il guardarobiere,
una tata e a un certo punto addirittura
due, una per i più piccoli e una per i più
grandi. In azienda devo essere grata alla
signora Marisa Balestrieri, la ragioniera: era bravissima, intelligente e molto
Hollywood
grazie al lavoro
del patriarca
durante gli anni
trascorsi in
America. Tra le
star che hanno
indossato le
scarpe
Ferragamo,
Audrey
Hepburn (nella
foto sopra,
l’attrice con
Salvatore
Ferragamo e la
moglie Wanda)
tecnica, fantastica con la contabilità. Ho
imparato tanto da lei: ero attentissima
alle entrate e alle uscite, controllavo
tutto con quattro occhi».
In certi momenti la mancanza di un
uomo al suo fianco era forte. «Non lo
dico per i miei figli, la figura paterna
non era necessaria, c’ero già io che facevo da papà e da mamma», spiega muo-
❜❜
Sotto controllo
Se vedo qualcosa che
non va la segnalo:
l’ultima è stata l’altro
ieri, una scarpa orribile!
vendo in modo spiccio la mano a destra
e a sinistra. «Più che altro avrei voluto
una persona che mi prendesse la mano
e dicesse: sono qui, non ti preoccupare.
Ma era difficile scegliere, avrei dovuto
trovare qualcuno davvero interessato a
me e io non incoraggiavo nessuno».
Salvatore Ferragamo è una presenza
viva, negli aneddoti, numerosi e dettagliatissimi, e nella tenacia con cui la
moglie pesca i ricordi e li mescola al
presente. «In giardino abbiamo una parete bellissima ricoperta di bouganville,
ora sono tutte fiorite. È il nostro orgoglio. Io e mio marito comprammo insieme una sessantina di piante e facemmo dei telai per coprirle. Sono le stesse
di allora, che si sono rigenerate». Le parole di stima si sovrappongono a episodi buffi della vita in comune. «Era molto generoso, in questo lo aveva influen-
Matriarca
Wanda Miletti
Ferragamo è
nata a Bonito
(Avellino) nel
dicembre del
1921. Lei e Salvatore Ferragamo hanno
avuto sei figli:
Fiamma
(scomparsa nel
1998), Giovanna, Ferruccio,
Fulvia, Leonardo e Massimo
(Massimo Sestini)
El. Ser.
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na! Non so come mai, ma di sicuro questa non rispondeva al nome che rappresenta!».
Le giornate volano via e lei non è mai
sola. «Vedo le mie amiche, andiamo al
cinema o facciamo colazione insieme, e
poi mi vengono a trovare spesso i miei
figli e i miei nipoti. Incrocio le dita e
ringrazio tutti i santi perché sono davvero dei ragazzi perbene, ed è questa la
vera ricchezza. Non li ho mica viziati!
Nelle nostre boutique paghiamo tutti,
anche io: con lo sconto del 50 per cento,
ma è giusto così».
Il suo cruccio sono i giovani abbandonati a se stessi. «Non è colpa loro se
sono svogliati o violenti, nessuno gli
insegna che soltanto imparando dagli
altri e assimilando gli esempi positivi
possono realizzarsi. Bisogna cominciare quando sono piccoli, dopo è troppo
tardi».
L’ultima deviazione prima del commiato è nel suo studio, davanti a un libro con una scritta in inchiostro sbiadito e una bruciatura sul bordo. «Colpa di
una candela. Questa dedica me la fece
mio marito». Sono parole dolcissime,
che riempiono lo spazio al di là del tempo. E si capisce il motivo della sosta finale: Wanda Ferragamo non avrebbe
permesso che andassi via senza salutare il padrone di casa.
Elvira Serra
@elvira_serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le 26 edizioni
Il premio Marisa
Bellisario, giunto alla
26ma edizione, assegna
ogni anno le Mele d’oro a
donne che hanno
raggiunto importanti
traguardi in diversi
campi
Le premiate
Quest’anno la
commissione presieduta
da Lella Golfo e Antonio
Catricalà, oltre al premio
alla carriera a Wanda
Ferragamo e al
tradizionale
riconoscimento
assegnato alle
neolaureate, ha premiato
anche altre donne scelte
per il loro lavoro svolto in
diverse categorie. Ecco i
nomi delle premiate
Imprenditoria
Cecilia Battistello,
presidente Gruppo
Contship Italia, e Silvia
Merlo, amministratore
delegato Merlo
Management
Antonella Mansi,
presidente uscente
Fondazione Monte dei
Paschi di Siena, e Tatiana
Rizzante, amministratore
delegato Reply
Istituzioni
Federica Guidi, ministro
dello Sviluppo
economico e Cristina
Messa, rettore
dell’Università degli
Studi di Milano-Bicocca
Informazione
Monica Maggioni,
direttore RaiNews24
Scienze e tecnologie
Samantha Cristoforetti,
prima astronauta
italiana
Design
Patricia Urquiola
Spettacolo
Elena Sofia Ricci
Sport
Licia Martignani,
campionessa europea
giovanile di taekwondo
Premio internazionale
Hawa Aden Mohamed,
attivista per i diritti
umani e femminili
Premi speciali
Ruthann Granito, ceo
della Granito e Maria
Cristina Finucci,
fondatrice del Garbage
Patch State
Germoglio d’oro
Francesca Lusini,
presidente Peuterey
Group
30
italia: 51575551575557
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
31
italia: 51575551575557
Tempiliberi
Viaggi
Benessere
Food
Moda
Piccoli budget
P
Fonte: Ig Group
Design
N cambierà la scelta della meta. Ma il fastfood è un buon indice per mettere a
Non
ppunto il budget per le vacanze. Che sia rispetto a valuta debole (Argentina e Turchia)
o al basso costo della vita (Sudafrica, Vietnam, Messico, Indonesia, Sri Lanka)
Cambio moneta locale/euro Cena per 2
Birra locale alla spina
Panino
Sudafrica
Indonesia
Messico
Sri Lanka
Turchia
Argentina
Ar
1=0,0908
1=0,0688
1=0,0001
1=0,0567
1=0,0057
1=0,3451
28 euro
24 euro
9 euro
17 euro
11 euro
20 euro
1,50 euro
1,20 euro
1,50 euro
1,10 euro
1 euro
2,50 euro
6,60 euro
3 euro
2,50 euro
4 euro
3 euro
4 euro
Tecnologia
Famiglia
Vita teatrale Tre figli da tre uomini e un’infanzia nella corte del
principato di Monaco: il bilancio di una vita «felice e tormentata»
Fanny
Ardant
di MARIA LUISA AGNESE
«Amo la gente che non
ha paura di niente. Il
mio modello? Non c’è
dubbio, Golda Meir»
C
osa vuol dire essere bella a
ogni età, esser nata bella e
continuare a esserlo? La domanda scivola sulla pelle di
Fanny Ardant come se fosse
acido irritante, si liscia le
braccia come per liberarsene, e proclama: «Mai pensato di essere bella». Nel senso
che una donna come lei, che
a trent’anni faceva impazzire d’amore e di sesso
Gerard Depardieu nel film di culto della nouvelle
vague «La signora della porta accanto» di
François Truffaut e che oggi compare in camei da
sogno in ogni film di Sorrentino, non si piace e
forse avrebbe preferito essere piccola e rotonda e
con gli occhi azzurri? «Non sarebbe stato poi così
male», scherza ma non troppo Fanny, facendo capire subito che l’autostima, quella estetica compresa, è davvero una faccenda fragile e ben complicata se pure lei vacilla, con quell’occhio profondo non segnato dall’età, il viso ben disegnato
senza invasività chirurgica, il corpo intatto senza
ginnastica nonostante tre gravidanze, un forte
carisma personale che va aldilà dell’indubbio fascino e una vita da capofamiglia perché le tre ragazze sono arrivate da tre uomini diversi e senza
nessun marito. E se le chiedi di definirsi con tre
parole risponde con una sola che basta per tutta
la vita: «Tormentata».
La bellezza
Eppure la bellezza Fanny la ama e la onora,
quando la scorge negli altri e
nelle cose intorno a sé: seduta
a fumare sugli antichi gradini
di pietra del Teatro romano di
Verona dove è venuta a parlare, appunto, di Bellezza al Festival organizzato dall’Associazione Idem e dal Comune,
ha negli occhi ancora l’incanto
dei segreti Giardini Giusti,
gioiello segreto italico, che ha
appena visto per la prima volta, incredibile impianto cinquecentesco di verde all’italiana che si arrampica sulla collina, dove è stato presentato il suo film Cadences
Obstinées, il terzo con la sua regia, protagonista
Asia Argento. «A volte la bellezza annunciata ti
delude, mentre spesso la scopri dove non pensavi
che fosse. Bellezza per me è mobilità, può cambiare di continuo. Una cosa ti colpisce e se non
hai tempo di fermarti, come è capitato a me con
questi Giardini veronesi, ti fa male ma ti fa bene.
Qualcosa di te è cambiato. Non ho fatto fotografie, non le faccio mai, ma è tutto là nella mia testa:
le ombre nel sole che cala, i cipressi scuri...». Come resterà fissa nel suo obiettivo mentale l’immagine di quel vestito anni Cinquanta adocchiato passando in macchina nella vetrina di un negozio vintage di Verona, Sottosopra33, una nuvola di tulle bianco con piccoli pallini neri che le è
sfuggito per un soffio: alla prova nel camerino si
è rivelato essere soltanto una 38. Bellezza che
fugge come quella delle donne? Ormai molte sue
colleghe attrici, da Monica Bellucci a Juliette Bi-
noche tentano di fermare il rimpianto asserendo
che ogni età ha le sue gioie... Fanny risponde che
sicuramente ogni età va assaporata, ma senza
pensarci troppo, «perché se ti metti a pensare all’età e a quello che perdi con il tempo, ti viene in
mente subito il pensiero della morte, di quando
perdi tutto. Mia nonna e mia madre non si sono
mai lamentate di invecchiare, perché doveva essere meno doloroso allora di adesso. Ci sono due
argomenti di cui è meglio non parlare, le tasse e
l’età, si perde in dignità a lamentarsene».
L’infanzia a Corte
Amore
Il regista,
sceneggiatore e
produttore
cinematografico
François Truffaut,
uno dei padri della
«nouvelle vague».
Fanny Ardant,
dalla quale ha
avuto una figlia, è
stata il suo ultimo
amore. E’ morto
nel 1984, a 52 anni
Cinema
Fanny Ardant in una
sequenza del film
«La signora della
porta accanto», del
1981, nel quale fu
diretta da Truffaut.
L’attrice lavorò con
il regista, padre di
sua figlia Joséphine,
anche in
«Finalmente
domenica», del
1983
Meglio la bellezza fugacemente assaporata e
poi magari persa, ma ricostruita nella testa come
ricordo. Un po’ come è successo a lei, nata bella e
fortunata in una famiglia solida e severa della
Francia degli anni Cinquanta. Due sorelle cresciute alla Corte monegasca, dove il padre era ufficiale di Cavalleria e consigliere del principe Ranieri e la madre, per un periodo, dama di corte.
«Un’infanzia dolce e felice» in una corte piccola
come una grande famiglia, dove la principessa
Grace, che tutti gli altri vedevano come mito irraggiungibile, per lei era una mamma di famiglia
che «era molto simpatica con i bambini che incontrava». Un’infanzia di solide radici e «fondatrice», come dice lei nel suo italiano musicale imparato quando girava a Roma «La famiglia» di Ettore Scola con Vittorio Gassman, una vita talmente felice da cui era non facile fuggire, «ma
bisogna stare attenti alla dolcezza del vivere che
ti impedisce di fare altre cose». Una perfezione di
vita che ti metteva le ali, e lei è fuggita dal padre
«spirito indipendente che le ha insegnato tutto»,
e dalle vacanze dai nonni, in una casa affogata
nella foresta dove l’unica uscita settimanale era la
messa della domenica, e dove lei leggeva con
gran disordine tutti i libri pescati nella biblioteca
del nonno. «Già lì, molto giovane, ho avuto la
sensazione di quanto sia effimera la durata del
successo. Alcuni best-seller di allora oggi nessuno li ricorda più». Per esempio? «Anatole France,
Nobel nel 1921 poi dio assoluto, che ora conoscono in pochi, mentre altri durano, come Proust. Il
tempo seleziona». È come con Facebook e Twitter, si creano falsi miti? «Non sono sui social
network, troppa informazione e vista troppo da
vicino. Bisogna lasciar sedimentare».
La conversazione
Ai passatempi del tempo moderno Fanny Ardant contrappone la conversazione. «Ho sempre
pensato che mi sarei salvata solo parlando. Mi
piace la conversazione fra amici, quella spassionata e dialettica, non quella che si fa sulla piazza
pubblica, spesso politically correct e non inventiva. E che a volte ti fa anche cambiare parere. È come con i libri, quando trovo uno che ha un’opinione migliore della mia, che apre un altro punto
di vista, mi conforta, mi fa bene». Con chi ha avuto belle conversazioni con Truffaut, che è stato
suo compagno e padre della sua seconda figlia?
«Sicuro, ma anche con il vostro Alberto Moravia
che era molto mobile nel conversare, come piace
a me, aperto, sempre avanti, provocatorio con
charme, non mollava mai». E fra i suoi partner
sullo schermo? «Con Depardieu molto, lui è bril-
Scelte
Fanny Ardant, nata
nella Loira da un
ufficiale di cavalleria e consigliere del
principe Ranieri di
Monaco e da una
dama di corte, sognava la carriera
diplomatica. Dopo
la laurea in Scienze
politiche, scoprì
però la passione
per il teatro e si
iscrisse a un corso
di Arte Drammatica al Périmony di
Parigi. Nel ‘79 il
suo esordio al cinema con L’uomo
dei cani di Alain
Jessua mentre il
grande successo
arriva nel 1981
con La signora della porta accanto
del maestro
François Truffaut,
che diventa suo
compagno
(Foto Jean Marie
Perier/Olycom)
❜❜
Età
Mia nonna e mia madre non
si sono mai lamentate di
invecchiare, allora era meno
doloroso di adesso
❜❜
Intimità
Non sono sui social
network, troppa
informazione e vista troppo
da vicino
❜❜
Salvezza
Ho sempre pensato che mi
sarei salvata solo parlando.
Mi piace la conversazione
spassionata e dialettica
lante, veloce, come un laser. Un self made man,
un bambino con spirito giovanile».
Donna&Donne
E lei e le donne? «Io sono delle generazione
femminista, ma essendo nata in una famiglia con
padre e zii eccezionali, non mi sono mai sentita
bloccata. Capisco che se fossi nata in Africa sarebbe stato diverso. E so che il crimine più terribile è
la violenza contro la donna perché avviene nel
centro della casa, quella che ti dovrebbe proteggere... è l’orrore assoluto. Ma non credo che la
battaglia per la parità condotta con le quote sia la
via giusta, non ho mai ragionato in termini di uomini e donne. Detesto le categorie! Mi piace la
fluidità della vita e le sue contraddizioni. Più c’è
dottrina, meno c’è fluidità». Non accetta le quote
neppure come soluzione temporanea, per pareggiare una situazione platealmente sbilanciata?
«Potrei, ma a condizione che non diventi eterna,
che non sia come la dittatura del proletariato, che
anche lei doveva essere passeggera». Gelosa di sé
e selettiva nelle amicizie, Fanny non è gelosa delle donne, anche nel film «Otto donne e un mistero» di François Ozon, con attrici come Catherine
Deneuve e Isabelle Huppert, dice di non essere
mai stata invidiosa di nessuna. «Ho molto amato
Monica Vitti, ma la mia preferita è Golda Meir,
amo la gente che non ha paura di niente. Guardi
una sua foto e capirà la sua forza, mi piace perché
non cercava di piacere». E basta guardare lei,
Fanny, che se ne va con la sua camminata forte e
cadenzata, per capire cosa intende quando dice
che al fascino non ha mai badato, e che preferisce
altro, per esempio i libri e la conversazione.
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32 Tempi liberi
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Viaggi la sfida della sostenibilità
Modello Dal Costarica alla Thailandia: le mete «davvero» green in tutto il mondo
Il libro
di Caterina Ruggi
d’Aragona
Gli aironi?
Ammirateli
nell’oasi
di Sant’Alessio
Fenicotteri e caprioli, aironi e
cicogne, tucani e martin
pescatori in totale libertà nel
loro habitat naturale. Dove? A
pochi chilometri da Milano. È
l’oasi di Sant’Alessio, centro
faunistico in provincia di Pavia,
che ogni anno accoglie 40mila
visitatori e li intrattiene con
manifestazioni e laboratori
didattici. Ai suoi abitanti
(pennuti e non) è dedicato il
libro I segreti dell’oasi. La natura
meravigliosa di Sant’Alessio,
con introduzione di Ermanno
Olmi (Rizzoli, 239 pp., € 32,50).
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Fare meno fotografie
e stringere più mani
Il turismo verde è così
I
l «senso del luogo» è stringere la mano a un abitante di un villaggio nel
nord della Thailandia invece di fotografarlo. O acquistare esclusivamente
prodotti locali durante un viaggio in
Costarica. Il senso del luogo è il principale «comandamento» del geoturismo, l’ultima frontiera dell’ecosostenibile, un'evoluzione che cerca un
equilibrio fra business e tutela di luoghi e comunità. Il viaggiatore deve fare la sua parte
e dal canto loro le strutture devono rispondere a
rigidi standard economici, culturali e sociali.
Studiosi come l’australiano Jack Carlsen (impegnato soprattutto nel turismo sostenibile sulle
isole del Pacifico) e la sua collega Lisa Campbell
della Duke University sono impegnati nello sforzo
teorico di ridefinire l’idea di ecoturismo, sottolineando i valori etici e le minacce di «inquinamento» concettuale e pratico che vengono dal marketing. Su questa falsariga, un'ulteriore innovazione
sta diventando un modello: Prainha do Canto Verde (prainhadocantoverde.org) è una comunità di
200 pescatori che da diversi anni ospita visitatori
da tutto il mondo sulla costa dello stato brasiliano
di Cearà. L'associazione sostiene la pesca non predatoria e al tempo stesso ospita turisti sulla base di
Non bastano il
chilometro zero e
nemmeno lo
smaltimento dei
rifiuti: la nuova
frontiera è
rispettare «il
senso del luogo»
principi sostenibili . Qui la novità principale è
l'«autogestione» turistica su base comunitaria e
senza l'apporto di capitali stranieri.
L'ecoturismo su scala globale
Ecoturismo è una definizione relativamente
giovane, coniata nel 2002 in occasione del summit
mondiale dell’ecoturismo a Québec (in Canada) in
cui i delegati di 132 paesi convocati dalla World
Tourism Organization si accordarono su un termine che è sintesi di turismo sostenibile e turismo
responsabile. Secondo il protocollo canadese l’ecoturismo deve
compendiare il rispetto di ambiente società e cultura di un
luogo dato allo sviluppo economico locale e alla soddisfazione
del visitatore. Nell'aprile scorso,
la cittadina brasiliana di Bonito
ha ospitato la Conferenza Mondiale di Ecoturismo e Turismo
sostenibile. Anche in questo caso
lo «stato dell'arte» del settore ha
evidenziato la difficoltà nel distinguere progetti «eco» che seguono solo il mercato da quelli
dettati da una reale spinta etica e
culturale. Il programma per l'ambiente «Environm e n t P ro g r a m m e » d e l l e Na z i o n i U n i te
(www.unep.org) ha postulato i punti irrinunciabili
dei criteri di ecosostenibilità introducendo i concetti di benessere della comunità visitata e la soddisfazione dei turisti, due poli fra cui si definiscono la tutela della ricchezza culturale e della biodiversità. Fra gi organismi globali più accreditati, il
G l o b a l S u s t a i n a b l e To u r i s m C o u n c i l
(www.gstcouncil.org) è promotore della recente
Conferenza internazionale. Il nuovo amministratore del GST Council Randy Durband, fresco di nomina, ha ridefinito i criteri d'impegno dell'organismo con base a Washington: «Stiamo lavorando su
tre livelli diversi: la certificazione dei Paesi, delle
strutture alberghiere e delle comunità che intendono avviare programmi turistici nei loro territori». Una sfida non da poco considerando che il turismo «classico» è l'industria più profittevole del
Pianeta con un fatturato da 2.200 miliardi di dollari e 101 milioni di posti di lavoro e dove l'ecoturismo richiede investimenti massicci per poter rispettare gli standard globali.
Le regole dell'ospitalità sostenibile
Fra le catene internazionali, il gruppo Carlson
(carlson.com) e Accord (accor.com) si sono distinti nell'ultimo decennio per aver abbraccio molti
aspetti (produzione di energia, smaltimento rifiuti, modalità di imballaggio) dell'ecosostenibile.
FRA I PESCATORI Lo scozzese «Islay»
AL CONFINE COL LAOS «Puh Chai Sai»
FORESTA PLUVIALE Il «Lapa Rios»
SULL'ATLAS «Kasbah du Toubkal»
La fiera
Si parla di orsi e (anche) della quinoa
Festa ecologica della natura alpina
N
utrire le Alpi e chi vive nei piccoli
paesi di versante. Ma anche reimparare a stare assieme, a far festa,
a confrontarsi e a vivere in
«sostenibilità». Questi gli scopi della «Fiera
della sostenibilità nella natura alpina» che,
fino a domenica 29 giugno nel Parco
dell’Adamello, propone conferenze, dibattiti,
incontri culturali, laboratori, visite guidate,
attività ludico-didattiche per bambini e
famiglie, mostre, serate musicali,
appuntamenti enogastronomici e
manifestazioni sportive. Tutto, nell’anno
internazionale dell’agricoltura familiare, sul
tema «Seminare futuro», anticipando gli
argomenti di Expo 2015. Con uno sguardo al
passato remoto del Paleolitico, da cui partirà
il convegno «Uomini e orsi» (domani alle 15
nella chiesa di San Lorenzo, Berzo inferiore).
Domenica alle 10 si parlerà anche di
«Fitodepurazione nelle terre alte»; sabato 28
giugno di «Quinoa: coltivare agrobiodiversità
tra modernità e saperi tradizionali». E poi ci
sono «I venerdì di Robinson. Alla scoperta dei
territori inesplorati della Valle Camonica». Ma
anche musica, con il Quartetto d’archi Bazzini
(domani ore 21, Santuario di Santa Maria
Nascente, Berzo inferiore), e degustazioni
(domenica ore 11, Rifugio Premassone di
Sonico, i vini Igt di Valle Camonica). I
bambini, nel centro faunistico di Fles,
scopriranno le antiche lavorazioni della lana
(domenica ore 14.30). Agli sportivi non resta
che la scelta tra escursioni e gare di canoa,
nuoto, corsa, MTB e bicicletta. Chi ha la vena
artistica, invece, potrà partecipare al premio
di videoclip sul tema «Seminare futuro» (ven.
27 alle 21 nell’Auditorium Giacomo Mazzoli,
comunità montana di valle Camonica,
Breno). A ciascuno il suo vivere sostenibile.
C.R.d’A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Tempi liberi 33
italia: 51575551575557
L’eco-turista
La scelta del tour
operator
Scegliete il tour operator o i
pernottamenti in base a
metodo di produzione
dell’energia e smaltimento e
riciclo dei rifiuti prodotti
No all’aereo
Camminate e pedalate.
Usate i trasporti pubblici,
noleggiare veicoli ibridi.
Viaggiate con treni
dovunque sia possibile
Calcolate la CO2
Calcolate la quantità di CO2
prodotta dal vostro viaggio
Tutela delle popolazioni
locali
Assicuratevi che i locali
abbiano un beneficio dal
vostro passaggio
spendendo in esercizi
posseduti da gente del
posto. Pernottate in lodge
che impiegano personale
locale
Conservazione
ambientale
Scegliete un viaggio che
rafforzi gli obiettivi di
conservazione e che
aumenti l’integrità
nazionale dei posti che
visiti, inclusi aree protette
coinvolgimento degli ospiti (i resort sono sparsi
nei parchi naturalistici di tutto il Giappone) nella
natura.
L'eco-filosofia all'italiana
Fra gli eco resort italiani che hanno ottenuto
l'ambito bollino «Green Globe» c'è il Lefay Resort
Lago di Garda (nelle vicinanze di Gargnano, nel
bresciano; tel. 0365.24.18.00, da 200 euro a persona lefayresort.com)costruito seguendo i dettami
dell’ecosostenibilità (dai pannelli solari alle pareti
termiche a severi standard per il riciclo) su una serie di terrazzamenti naturali. Con un occhio di riguardo a un aspetto che sta diventando sempre
più cruciale: la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico. In Liguria, il Relais dal Maro a Borgomaro, in provincia di Imperia, è un albergo affiliato a Eco World Hotel per i criteri con cui è stato
ristrutturato e per i prodotti che propone ai suoi
clienti: tutti rigorosamente biologici e a chilometro zero (Borgomaro, Imperia; tel. 335 6282760; da
40 euro a persona per pernottamento e prima colazione). Tradizionale ma «green» è il Villa di
Campo sotto le Dolomiti del Brenta, certificato dal
marchio ambientale Ecolabel: 22 camere in una
villa dell'Ottocento con ristorante bio e prodotti a
chilometro zero (Compo Lomaso, Trento, tel.
0465. 70.00.52; da 12o euro).
Una bussola con le «green label»
Una delle bussole più affidabili prima di scegliere un tour operator o un hotel in giro per il
mondo è la serie di «marchi verdi» (green label)
che ufficializzano l'impegno per la sostenibilità di
una struttura: Nordic Swan rispetta i rigidi parametri svedesi (www.svanen.se), Green Globe è
uan certificazione che si ritrova in tutti i continenti; mentre Green Key, nata in Danimarca si è diffusa in 34 Paesi. Negli Stati Uniti Green Seal certifica
prodotti di consumo ma anche eco-resort e catene
alberghiere secondo standard rigorosi.
Fabrizio Guglielmini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Accor ha definito i propri criteri di «Environemental Footprint» (impronta ecologica) nel 2011 e lanciando il programma «Earth Guest». Tuttavia sono
gli eco-lodge ed eco-resort sparsi nel mondo ad
interpretare al meglio i principi «verdi». La penisola di Osa in Costa Rica è uno dei luoghi in cui ci
si può immergere nella foresta pluviale e dove
l’Ecolodge Lapa Rios (www.laparios.com) è all’avanguardia sia per la produzione di energia (al
cento per cento da fonti rinnovabili) sia per lo
smaltimento dei rifiuti. L’ecolodge è anche impegnato nella tutela della fauna e della flora che lo
circondano con una particolare cura per l’ara macao, un magnifico pappagallo in via d’estinzione.
Fra le montagne della catena dell’Atlas marocchino la Kasbah du Toubkal Ecolodge (www.kasbahdutoubkal.com) è stato premiato a più riprese
come miglior resort del Maghreb; il Toubkal
(prende il nome dalla montagna che lo sovrasta)
Geoturismo
Ecco le parole chiave del geoturismo:
integrare le regole del turismo
sostenibile entrando in relazione
«fattiva» con le popolazioni locali
svolge la sua attività in equilibrio con la popolazione berbera del villaggio di Imlil. La Kasbah (nucleo abitato) è stata interamente ristrutturata utilizzando materiai locali. A nord di Chiang Mai, nella zona montuosa al confine con la Birmania e il
Laos, il resort Phu Chaisai (www.phu-chaisai.com) è stato una delle prime strutture ricettive
di quest’area a sposare il concetto geoturistico del
«senso del luogo». Il Phu acquista beni dalle popolazioni locali e promuove la coltivazione dei prodotti serviti agli ospiti in loco, stimolando la conoscenza reciproca. Dall'altra parte del Pianeta, in
Scozia, l’Eco Resort «Islay Hotel» (www.islayinfo.com) è stato costruito utilizzando coperture e
materiali che si trovano sull'isola, dalla pietra al legno. La struttura viene rifornita da prodotti a chilometro zero e gli ospiti sono incoraggiati a incontrare gli abitanti della Pensiola di Oa. Molte famiglie sono coinvolte nella produzione dei beni utilizzati o venduti nel resort. In Giappone Masaru
Takayama è il fondatore della Japan Ecolodge Association (www.japan-ecolodge.org) impegnata
nel programma nipponico che si impegna a controllare i criteri di costruzione di nuovi resort ecosostenibili e al tempo stesso creare posti di lavoro
nella rete di alloggi che fa capo alla Ecola. Fra questi, la catena Hoshino Resort (www.global.hoshinoresort.com) ha come principale caratteristica il
In un attimo
ho ritrovato l’incanto.
w w w. a u s t r i a . i n f o
Nel senese
Viaggiare lento sulla via Francigena
A Monteriggioni c’è la Viandanza
T
orna il Festival della Viandanza, a
Monteriggioni, cuore pulsante della
Via Francigena nelle Terre di Siena. Tre
giorni (fino a domenica) all’aria aperta per
chi ama viaggiare a piedi e in bicicletta,
animati da incontri, spettacoli, conferenze e
camminate assieme. Con decine di ospiti,
come David Riondino, Gianmaria Testa,
Antonio Moresco, Giuseppe Cederna
(www.viandanzafestival.it). Paul Chinn,
autore britannico di guide francigene, farà lì
una sosta durante il suo viaggio in bicicletta
tra Canterbury e Roma. Nicolò Bassetti
presenterà, assieme a David Riondino, Sacro
GRA, il libro da cui è stato tratto il film
vincitore dell’ultimo Leone d’Oro a Venezia.
Continuerà anche il dibattito, iniziato nella
scorsa edizione del festival, finalizzato alla
stesura del «Manifesto della Lentezza«, una
piattaforma di idee e proposte concrete
sull’affermazione dei diritti di chi viaggia
lento, con mezzi a basso impatto ambientale.
Con il Festival della Viandanza la Toscana
festeggia anche la sua via Francigena: 15
tappe per un turismo lento e consapevole.
Domani a Lucca la presentazione dell’intero
tracciato toscano (380 km), completamente
messo in sicurezza con un investimento
regionale di 13 milioni di euro. La giornata
inizierà alle 9.30 al Castello San Donato, sede
dell’Opera della Mura, per poi attraversare le
4 tappe messe più recentemente in sicurezza.
Arrivati alla Casa del Boia, alle 12, la
presentazione ufficiale dell’intero tracciato
toscano della Francigena, con gli interventi,
tra gli altri, del ministro dei Beni, delle
attività culturali e del turismo Dario
Franceschini e del presidente della Regione
Toscana Enrico Rossi.
C.R.d’A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per informazioni sulla tua vacanza in Austria
c h i a m a i l N u m e ro Ve rd e 8 0 0 1 7 5 0 7 0
34 Tempi liberi
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Viaggi le destinazioni
Entroterra / 2 Oscurato dalla riviera ma a un passo dalle spiagge più
famose d’Italia: ecco cosa offre il cuore «buono» del riminese
La mostra
La poesia
di Camogli
negli scatti
della poetessa
Il mare ma da lontano
In Romagna resiste
la leggenda dei 12 anelli
«U
Una poesia per immagini. A
restituirne il gusto è la mostra
che Camogli (con il patrocinio
dall’Accademia dei Cultori di
Storia Locale di Chiavari)
dedica a 40 scatti eseguiti dalla
poetessa Antonia Pozzi durante
la sua ultima vacanza in riviera,
prima della scomparsa nel
1938. A cura di G.B.Roberto
Figari e Ludovica Pellegatta, dal
4 luglio al 14 settembre, nella
sala Consigliare del Palazzo
Comunale di Camogli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
na terra senza confini,
che non si riconosce
dai boschi, dai monti,
dai fiumi, dal clima,
ma dalla gente e dalle
sue abitudini. Non una
regione geografica, dunque, ma una regione
del carattere, un’isola del sentimento. Un pianeta inventato dai suoi abitanti», scriveva della sua Romagna Guido Nozzoli, cronista de «Il
Giorno» e soprattutto riminese. Un territorio
che appare irrintracciabile, oscurato com’è
dal clamore estivo della Riviera con le sue feste in spiaggia e il suo turismo d’assalto, ma
che sta nascosto. Basta avere la voglia di mollare la sdraio per addentrarsi con l’auto nel
suo entroterra così genuino e così ricco di sorprese.
La leggenda dei 12 anelli
La famosa ospitalità romagnola ha ad esempio il suo epicentro a Bertinoro, paesino tra Cesena e Forlimpopoli, che si raggiunge uscendo
sull’A14 a Cesena Nord e poi imboccando la E45
e la SP65. In piazza della Libertà la leggenda
vuole che due nobili bertinoresi abbiano eretto
la Colonna delle Anella per dirimere una conte-
Un mito costruito
sull’ospitalità:
a Bertinoro vi
inseguiranno per
invitarvi a pranzo
La «terrazza»
dei Malatesta
sa ricorrente tra le famiglie benestanti del luogo, quella cioè
di gareggiare nell’offrire ospitalità ai viandanti. Con la colonna il
pellegrino che legava il cavallo a
uno dei dodici anelli, avrebbe scelto anche dove alloggiare. Oggi, ogni
prima domenica di settembre, questa
tradizione viene rievocata nella festa
dell’ospitalità, gli stranieri scelgono una
delle buste legate ai dodici anelli e partecipano a
un pranzo a casa di qualcuno o in un ristorante.
Forse è anche per questo che in questa quiete
accogliente ha cercato casa Biagio Antonacci.
Vedere il mare
Per ristorarsi - ma forse più per bere, visto che a
Bertinoro dal 2011 si archiviano le migliori bottiglie nella Riserva storica dei Sangiovesi di Romagna - si può andare alla Ca’ de Be’ (Casa del bere),
dal cui terrazzo panoramico, al cui centro campeggia la Campana dell’Albana (tipico vino bianco romagnolo), si gode di uno splendido panorama fino al mare (tel. 0543/444435). E magari si può
chiedere se hanno in carta i vini di Giovanna Madonia, celebri per le loro etichette con i disegni di
Altan che lui stesso le ha lasciato. A Bertinoro poi,
nella suggestiva rocca millenaria,
si trova il Museo Interreligioso dedicato all’Ebraismo, al Cristianesimo
ed all’Islam, come in una moderna Cordoba (tel. 0543/446600).
Per riempire lo stomaco occorre imboccare la
SP65 e poi la SP5 per arrivare a Santa Maria Nuova
dove l’azienda delle sorelle Mambelli, eredi dell’at-
C’era una volta
Tetiaroa, ville «stellate»
al posto dei faré di Brando
N
on si doveva usare il ddt, il generatore
veniva spento due ore dopo il tramonto,
le dodici capanne tradizionali (faré)
erano eleganti ma spartane. Queste erano le
regole dell’ospitalità di Marlon Brando sull’isola
di Tetiaroa (in polinesiano significa «stare in
disparte»), nel cuore delle isole della Società. Il 1
luglio aprirà qui il resort di lusso «The Brando»
(www.thebrando.com) della società Pacific
Beachcomber, e per Tetiaroa comincerà una
storia molto diversa da quella voluta dal divo
hollywoodiano. Fino agli anni ‘90 l’atollo a nord
di Tahiti era un segreto per pochi intimi: solo
chi chiedeva all’aeroporto di Papeete (dove
esisteva un apposito sportello) riusciva ad avere
informazioni su questo Paradiso nel cuore del
Pacifico. Nell’«Hotel Tetiaroa
Village» l’attore ospitava amici
(fra cui Martin Sheen con cui
condivise l set di «Apocalypse
Now»), ecologisti e studiosi
della barriera corallina, in linea
col suo impegno di tutela della
biodiversità dell’isola. Ma
qualsiasi altro viaggiatore era il
benvenuto, con un costo di circa
100 dollari a notte. Tetiaroa era
una delle due case polinesiane
di Brando (l’altra era una villa a
Tahiti). Dopo una serie di
lunghe trattative ottenne l’atollo
in usufrutto per 99 anni. Fino
agli inizi del ‘900 era
appartenuta alla famiglia reale
Pomare e poi a diversi privati fra cui il dentista
Johnston W. Williams a cui i regnanti regalarono
l’atollo in segno di gratitudine per i suoi servigi
medici. Brando arrivò qui per la prima volta nel
1962 per girare «Gli ammutinati del Bounty» e
si innamorò della sua terza moglie Tarita
Teriipia (co-protagonista del film) e dei tredici
isolotti (motu) che proteggono la laguna
interna, uno dei più impressionanti panorami
della Polinesia Francese. Fino agli anni ‘80
l’attore passò lunghi periodi sull’atollo e i
visitatori ricordano il suo mansueto cane nero
che si aggirava sulla spiaggia. L’idillio cominciò
a sgretolarsi quando, nel 1991, il figlio Christian
fu condannato per l’omicidio di Dag Drollet, il
Ammutinati Marlon Brando e Tarita Teriipia
sul set del film. Sotto, una villa
fidanzato della sorellastra Cheyenne;
quest’ultima si suicidò a Tahiti nel 1995. Marlon
Brando morì nel 2004 e in seguito Richard
Bailey, boss della Beachcomber, avviò accordi
commerciali con la moglie Tarita e gli altri eredi.
Dal 1 luglio al 30 settembre le tariffe «di lancio»
oscilleranno fra 1800 e 3600 euro (da 1 a 4
ospiti) per una delle 47 ville sul motu di
Onethai. In seguito si salirà alla vertiginosa
quotazione di 3000 e 6000 euro al giorno per un
minimo di tre notti. Uno «stile» molto lontano
dall’idea di ospitalità polinesiana voluta da
Marlon Brando.
Fabrizio Guglielmini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Tempi liberi 35
italia: 51575551575557
Da Bertinoro si riprende l’A14 fino a Rimini Sud
e poi la strada Marecchiese (così chiamata perché
costeggia il fiume Marecchia) fino a Verucchio, la
culla della signoria dei Malatesta che su uno sperone fortificarono la rocca nella guerra contro i
Montefeltro di Urbino.
Da quassù si domina la Valmarecchia e la vista
spazia per vigneti e colline fino all’Adriatico. Proseguendo per la Marecchiese e lasciandosi Verucchio alle spalle, è la SP58 a portare a Pennabilli, dove riposano le ceneri di Tonino Guerra, che prima
di scomparire ha contribuito all’arredamento di
un intero piano del Grand Hotel Il Duca del Montefeltro, appena inaugurato (www.hotelducamontefeltro.it): dagli armadi, ai tavoli, ai comodini, alle
testiere dei letti.
Ritornando verso la costa si può deviare, tramite la trasversale Marecchia, verso Santarcangelo e
fermarsi in centro al Museo del Bottone, istituito
sei anni fa da Giorgio Gallavotti, titolare di una
merceria che il padre aveva aperto nel 1929 (dal
martedì alla domenica 16-18.30 e 21-23.30, tel.
0541/624270).
tività della nonna che consegnava in bicicletta i
suoi formaggi, produce uno squacquerone che ha
ingolosito persino Eataly e la loro ricotta è salata
naturalmente con l’acqua termale delle vicine terme di Fratta. Da Bertinoro è sempre la SP65 che
conduce a una meraviglia senza tempo, adagiata
sulle colline di Cesena: il Museo della musica meccanica di Villa Silvia, che in Vinicio Capossela ha
ILLUSTRAZIONE ANTONIO MONTEVERDI
In giro per i colli
Per arrivare alla Rocca di Montefiore
Conca si attraversano i colli riminesi,
in una atmosfera stile «Sideways». Il
Podere Vecciano è famoso per i vini
uno dei suoi più assidui frequentatori. Lungo sette
sale si possono trovare il tamburo meccanico progettato da Leonardo da Vinci, piccole tabacchiere
dotate di minuscoli carillon, piccoli sax meccanizzati, ma anche strumenti meccanici che popolavano le case dell’alta borghesia, dal ‘700 al ‘900, tra
cui il piano melodico Racca, appartenuto alla regina Margherita (3 euro, weekend dalle 16 alle 19).
Colli riminesi
Per arrivare alla Rocca di Montefiore Conca,
dove far spaziare ancora la vista, ci si può perdere tra i colli del riminese in una sorta di «Sideways» a caccia di buon vino. Prendendo via
Covignano da Rimini, che conduce al colle
omonimo, si arriva all’azienda agricola San Valentino. Da Verucchio, invece, verso Sud Est sarà San Patrignano con i suoi vini ad accogliere i
viaggiatori, mentre a 6 chilometri da Rimini,
sulla SP41 si incontra Podere Vecciano, famoso
per i suoi bianchi come Borgofriano (Chardonnay) e Vigna la Ginestra (Rebola). L’insolita rocca di Montefiore dal Podere è a 16 km e alle pendici attende l’azienda agricola Buon Pastore con
il suo formaggio ottenuto da caglio vegetale.
Andrea Rinaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Che montagne. Che laghi. Che luce!
Al settimo cielo in
mountainbike: il tour
Bernina Express
Basta un tuffo nel
Lej da Staz
per rinfrescarsi
Tutto scorre lungo il
Panoramatrail
Comodamente in
quota con gli
impianti di risalita*
Quasi quasi
divento
umano
Brunch alpestre con
capatina al caseificio
di dimostrazione
400 km di itinerari mountainbike da percorrere, e cosi tante offerte da fare invidia. Se cerchi altre suggestioni: www.engadin.stmoritz.ch
*«Impianti di risalita inclusi»: impianti di risalita inclusi dalla 2a notte in albergo.
36 Tempi liberi
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sapori & amori
L’ingrediente La versione arrostita delle melanzane
Pasta con le sarde?
Sì, però sono crude
La rivoluzione siciliana
#Foodstagram
A favore
degli spaghetti
mangiati anche
a colazione
Paolo Barilla, durante l’ultima
assemblea di Aidepi
(l’associazione delle industrie
del dolce e della pasta), ha
confessato ai presenti in un
angolo break che lui, a volte, la
mangia persino a colazione.
«Se ho una giornata
impegnativa» ha puntualizzato.
Del resto che la famiglia Barilla
sia cresciuta con il mito (e il
business) della pasta, non è
difficile immaginarlo. Quello
che invece sarebbe stato
difficile da immaginare, almeno
qualche decennio fa, era che la
pasta avrebbe perso il suo
primato sui consumi alimentari
italiani. Come dimostra il calo
del 10% dei consumi pro capite
di pasta tra il 2004 e il 2013. In
Italia se ne mangia sempre
meno. Un ruolo lo hanno
senz’altro giocato alcune diete
no carb (che demonizzano i
carboidrati) e alcune
intolleranze (come la celiachia)
diventate in molti casi vere e
proprie mode. È in difesa quindi
della pasta, la gallery di questa
settimana di Foodstagram, la
rubrica di Corriere.it in cui
pubblichiamo le fotoricette dei
lettori. Come gli spaghetti lime
e gamberoni di Marina Riccitelli
(in alto) o gli gnocchetti con
totani di Cristina Bignotti. Se
anche voi volete vedere la
vostra ricetta (di pasta) su
Corriere.it, basta mandare una
mail o condividerla sui social
usando l’hashtag
#fotoincucina
corinnadecesare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
ngredienti locali e rigorosamente di
stagione, tanti aromi, note acidule
che rinfrescano i sapori. Ricette tipiche alleggerite e semplificate: meno
zucchero, meno fritture, meno cotture lente. Il mare che si intreccia alla
montagna, abbinamenti originali
ma dal gusto sempre molto pulito.
La nuova cucina siciliana è tutto
questo: «parte dalla tradizione ma
poi la tradisce». Il gioco di parole è dello chef Ciccio Sultano, grande nome della gastronomia isolana: con il suo ristorante Duomo, a Ragusa Ibla,
due stelle Michelin e una clientela in gran parte
internazionale, è tra i protagonisti della rivoluzione culinaria in atto in Sicilia. Prendiamo la sua
«pasta alle sarde stratificata», dove il pesce crudo
poggia su spaghetti saltati allo zafferano e sugo di
maiale. O la pasta fresca alla bottarga con carota,
sugarello crudo e erbe citriche. «Piatti con ingredienti tradizionali, però lavorati in modo diverso.
La Sicilia è stata troppo a lungo vittima del folklore: sempre le stesse tre ricette, caponata, cassata e
cannoli, e sempre uguali a loro stesse. In questi
anni una nuova generazione di cuochi ha dimostrato che c’è dell’altro. La Sicilia è un continente
e noi lo stiamo mettendo nel piatto».
Dalle Eolie all’Etna, da Palermo a Catania,
ognuno gioca con la ricca tavolozza di ingredienti
locali. La missione comune è «proteggere i prodotti». «Sono la nostra identità, dobbiamo selezionarli ed esaltarli», dice Pino Cuttaia, altro
grande chef con due stelle Michelin, patron del
ristorante La Madia di Licata (Agrigento). «La
nuova cucina siciliana — riassume — è memoria, gioco, stagionalità». Tradotto: eredità del
passato aggiornata con tecnica e fantasia. E nobilitata dalla purezza delle materie prime. È lo stesso lavoro che in un contesto completamento diverso sta facendo Fabrizia Lanza, 53 anni, da cinque direttrice della «Anna Tasca Lanza Cooking
School», la scuola di cucina fondata da sua madre
nel 1989. Siamo nell’entroterra di Palermo, sulle
colline della storica tenuta di Regaleali, dove i
conti Tasca d’Almerita producono vino dalla fine
dell’Ottocento. Venticinque anni fa Anna Tasca,
sorella di Lucio, il titolare dell’azienda, decide di
aprire una scuola di «esperienza gastronomica» a
tutto tondo: dalle passeggiate nell’orto alla preparazione dei piatti tradizionali. A frequentarla
sono soprattutto stranieri: americani, inglesi, australiani, rapiti dal paesaggio e dai sapori dell’isola. Oggi sua figlia Fabrizia porta avanti questo
lavoro di «produzione culturale» attorno al cibo:
«Dietro a ogni piatto c’è una storia e un territorio.
È questo che io racconto ai miei ospiti: come sono
nate le ricette, quando si mangiavano certe pietanze, come si coltivano gli ingredienti. Poi si arriva alla lezione di cucina vera e propria». Una cu-
Il timballo di bucatini
(o timbale di San Giovannella)
Meno fritture, cotture
lente, nuovi sapori: la sfida
per modificare una delle
cucine più classiche d’Italia.
Ecco perché (e come) è
partita l’operazione
alleggerimento
Il libro
Cucina di «curtigghiu» (di
cortile), che varia di porta
in porta accogliendo, al
tempo stesso, le grandi
tradizioni gastronomiche
(araba, francese, contadina...). I Calycantus raccontano La cucina siciliana (G. Tommasi editore,
224 pp., € 25) attraverso
nonne, zie, amiche e
amici interrogati da una
costa all’altra dell’isola.
(c.r.d’a.)
cina di casa, ma aggiornata nel segno dei tempi.
Quindi sempre più leggera e attenta alla qualità.
«Qui a Regaleali oltre all’orto abbiamo il giardino
degli aromi, poi ci appoggiamo a una serie di
produttori locali che ci riforniscono di carne, pesce, ricotta — spiega Fabrizia —. Nel comporre i
piatti puntiamo a esaltare le materie prime, semplificando la preparazione». Prendiamo la tipicissima cassata: «Io metto meno della metà dello
zucchero previsto dalla ricetta tradizionale — dice Fabrizia —: 250 grammi per un chilo di ricotta.
Così emerge il sapore del formaggio di pecora.
Poi preparo una glassa al limone, nota acidula
che contrasta bene con il dolce del marzapane».
L’«operazione alleggerimento» abbraccia anche altri piatti: «Del timballo di San Giovannella,
a base di melanzane fritte e bucatini al ragù, preparo una versione vegetariana con gli anelletti. Al
posto della carne c’è un misto di verdure e le melanzane sono arrostite invece che fritte. Sto pensando di non friggerle più nemmeno per la caponata, il sapore resta ottimo», ragiona Fabrizia.
L’occhio alla leggerezza (e ai prodotti tipici) ce
l’hanno anche gli chef di nuovissima generazione: «Evito di stracuocere la guancetta di manzo,
diventerebbe troppo grassa: preferisco usare la
tecnica del sottovuoto per diminuire i tempi di
cottura», spiega Giovanni Santoro, 30 anni, da
cinque alla guida del ristorante Shalai a Linguaglossa (Catania). Qui si gioca con i prodotti del
parco regionale dell’Etna (dal maialino nero ai
formaggi), così come al Signum di Salina Martina
Caruso, 25 anni, utilizza il pesce delle Eolie. Cavallo di battaglia: mezzi paccheri al ragù di mare e
capperi. Dell’isola, ovviamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Racconti di cucina
di Angela Frenda
Il filetto
di salmone
al cartoccio
con lime
e coriandolo
C
i sono piatti, a volte, che salvano
la vita (in cucina). Il salmone al
cartoccio, per la sottoscritta, è
uno di questi. L’ho scoperto quando
vagavo disperata alla ricerca di
metodi per preparare il pesce in casa
senza per questo trasformarla (dal
punto di vista olfattivo) in una
friggitoria. Mica facile. Poi, un giorno
di quelli in cui tornate dal mercato
orgogliosi con tre bei filetti di
salmone (e vi chiedete perché avete
annuito al pescivendolo che vi diceva
con sguardo indagatore: già sai come
prepararlo, vero?), sono finita sul
libro Al Cartoccio (Tommasi editore).
E così ho imparato la più friendly
delle cotture. La più adatta a
qualsiasi casa e padroni di casa.
Nessuna puzza, zero sporco. Solo
piacere puro di mangiare cibi cotti in
maniera sana e ancora integri in
profumi e proprietà. Da allora il
salmone al cartoccio, che oggi vi
Alessandra Dal Monte
Fabrizia Lanza
53 anni, dirige dal 2009
la scuola di cucina che sua
madre Anna Tasca ha fondato
nel 1989 a Regaleali,
in provincia di Palermo,
nella tenuta vinicola di famiglia
(Tasca d’Almerita).
La scuola propone agli allievi soprattutto stranieri un’esperienza gastronomica
a tutto tondo: dalla passeggiata
nell’orto alla preparazione
dei piatti
FOTO: Claudia Ferri
La variante:
la cassata «rivisitata»
Poco zucchero (250 grammi
per un chilo di ricotta) e due trucchi
per un sapore più fresco:
pan di spagna non lievitato
e glassa al limone
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Due fasi
della preparazione
del salmone con lime e coriandolo e
il filetto
pronto nel
cartoccio
(foto Claudia Ferri)
propongo nella mia videoricetta di
Racconti di cucina, è un must. Una
rassicurante coperta di Linus che mi
consente, anche quando vedo tutto
nero, di sapere che quel piatto
riuscirà perfettamente. Anche nella
giornata peggiore. E che non
deluderà nessuno. Nemmeno me...
Ingredienti: 1 cipollotto, salsa di soia
qb, pepe rosa qb, 4 rametti di
coriandolo, 4 lime succosi, 3 tranci di
salmone. Preparazione: acquistare,
possibilmente dal vostro
pescivendolo di fiducia (che è la vera
carta vincente), una baffa di
salmone. Eliminare la parte più
grassa e tagliarla in 3 filetti più o
meno di uguale dimensione.
Ricavare tre grossi rettangoli di carta
forno. Affettare il cipollotto sottile. In
ciascun foglio metterne qualche
fettina, versare un po’ di fleur de sel,
adagiare il salmone e poi mettere
qualche buccia di lime, dei pezzetti di
coriandolo, altro fleur de sel e un po’
di succo di lime. Chiudere
ermeticamente a caramella, e
sigillare le estremità con della corda
da cucina, proprio come... una
caramella. Sistemarli su una teglia e
inserire nel forno preriscaldato a 160
gradi. Il cartoccio va tenuto poco. Il
segnale per capire se un piatto è
pronto è quando si gonfia il
cartoccio. Vuol dire che il vapore è al
giusto punto e si può pensare di
toglierlo dal forno. Nel caso del
salmone, si può portare a tavola nella
caramella o invece aprirla. In questo
caso a me piace aggiungere del pepe
rosa e/o anche della salsa di soia, che
può anche essere servita a parte.
Magari messa in una ciotolina nello
stesso piatto da portata. Mangiato
caldo o tiepido, è un piatto per tutte
(ma proprio tutte) le stagioni.
angelafrenda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
cucina.corriere.it
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
5 regole
per alleggerire
la cucina
siciliana
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La ricetta
1
Ingredienti
per una teglia di circa
20 cm di diametro
POCO ZUCCHERO
Dimezzate
le dosi
delle ricette
tradizionali
2
6 melanzane
tonde medie
1 kg di bucatini
1 litro circa
di passata
di pomodoro
300 gr di carne
macinata
1/2 cipolla
1 carota
3
FRIGGERE Sì,
MA CON PARSIMONIA
Nel timbale non se ne può
fare a meno,
ma per caponata o pasta
alla Norma usate
melanzane
al forno
POCHI PASSAGGI
Più le ricette
sono semplici, più
risaltano i prodotti
con cui sono
preparate
1 gambo piccolo
di sedano
1 cucchiaio di estratto
di pomodoro sciolto
nel vino
qb olio evo
qb parmigiano
qb olio per friggere
qb sale e pepe
qb pan grattato
Preparazione
Il timballo o «timbale» è una torta
di melanzane, bucatini e ragù
di carne nata nelle cucine
dell’aristocrazia siciliana. Si prepara
cominciando dal ragù: soffriggete carota,
cipolla e sedano fino a doratura, aggiungete
300 grammi di carne macinata, un bicchiere
di vino e un po’ di estratto di pomodoro.
Cuocete per un’ora
1
Nel frattempo preparate le fette
di melanzane che serviranno
a ricoprire la teglia e a chiudere
il «timbale». Bisogna scegliere
sei melanzane belle tonde, affettarle,
cospargerle di sale e lasciarle scolare
per mezz'ora. Poi friggetele in abbondante
olio d'oliva, fino a doratura.
Adagiatele su carta assorbente
Il libro
di Caterina Ruggi
d’Aragona
La sinfonia
di faraona
alla maniera
di Caravaggio
2
4
USARE GLI AROMI
Usate le erbe e le spezie
(capperi, zafferano,
menta...).
Le salse saranno
superflue
A parte cuocete un chilo di bucatini
in acqua salata, scolateli al dente
e conditeli con salsa di pomodoro
e parmigiano. Imburrate
e cospargete di pan grattato una teglia,
rivestitela con le melanzane sul fondo
e sui bordi. Versate la pasta e ricopritela
con altre melanzane. Infornate
per 30 minuti, fate riposare
per 15 minuti e capovolgete
3
5
COTTURA VELOCE
Macerare gli alimenti
o cuocerli a lungo
li rende molto
più grassi
CORRIERE DELLA SERA
Ingredienti
Per il pan di spagna:
6 uova, 150 gr farina,
150 gr zucchero,
qb scorzetta
di limone
Per la crema di ricotta:
1 kg di ricotta
di pecora, 250 gr
di zucchero
Per il marzapane:
1 kg di farina di mandorle,
600 gr zucchero a velo,
un cucchiaio di glucosio,
qb colorante verde
per alimenti
Per la glassa
al limone:
500 gr zucchero
a velo, succo
di 2 limoni
spremuti
1
Preparare il marzapane
mescolando farina
di mandorle, zucchero
a velo, glucosio, acqua
e colorante. Poi il pan
di spagna: niente lievito
ma uova ben montate
2
Lavorare la ricotta con lo
zucchero. Infine comporre
il dolce: marzapane
sui bordi, pan di spagna
sul fondo a cui aggiungere
la crema. Guarnire
con la glassa e i canditi
La realtà ignota del cocomero,
oppure quella di zucca, pere e
noci. A rivelarla sono gli artisti,
con il loro tratto di pennello,
fin dalla nascita della «pittura
del naturale», datata tra la
seconda metà del XVI secolo e
i primi decenni del XVII. Ora il
libro La pittura in cucina. Pittori
e chef a confronto di Luca
Mariani, Agata Parisella e
Giovanna Trapani (Sellerio
editore, 195 pp., € 9) le rende
omaggio accostando
trentasette nature morte
italiane e fiamminghe (con
relativa scheda critica) a
altrettante ricette di piatti
elaborati con gli ingredienti
rappresentati nel dipinto
corrispondente. Ecco allora
che la Cena di Emmaus di
Caravaggio offre l’ispirazione
per una Sinfonia di faraona
con frutta autunnale. Seguite
la ricetta. Lascerete i vostri
ospiti a bocca aperta. Solo per
poco tempo. Poi penseranno
a riempirla, e sarà un piacere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I partner del Festival
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
Sponsor
MITO a Milano è a emissioni zero grazie a:
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Con il sostegno di Edison il Festival è il primo
evento musicale in Italia progettato e gestito
in maniera sostenibile, con certificazione
ISO 20121. MITO è anche a emissioni zero grazie
alla compensazione delle emissioni di CO2 attraverso
titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano
la produzione di energia da fonti rinnovabili.
In collaborazione con EventiSostenibili.it
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Sapori & amori
Nel bicchiere La storia di Reina, vignaiolo e pilota, e del Duca Enrico, il vino-simbolo della Sicilia che compie 30 anni
Dall’Amaretto al Nero d’Avola
«E ora vado anche in Cina»
di LUCIANO FERRARO
Barfly
Un gin tonic
senza gin
Il «trucco»
della grappa
di Marco Cremonesi
Bisognava pensarci. Come per
l’uovo di Colombo, bastava
vedere quello che gli altri non
vedono. Ed è così che è nato il
Noninotonic, un semplicissimo
Gin tonic che ha però la grappa
al posto del gin. Solo di recente
la grappa ha cominciato a
entrare nella miscelazione ma
Nonino, autentico orgoglio
italiano, non ha perso tempo e
ha proposto questo drink
semplicissimo, ma di grande
soddisfazione. Anche per la
sorpresa: ieri l’ho proposto ad
alcuni amici senza avvertirli,
pensavano di bere Gin tonic. Non
che ci abbiano messo molto a
capire che il distillato era grappa,
però io ho fatto una gran figura.
Anche se ho dovuto confessare
che l’idea non era mia. La ricetta
consigliata da Nonino sono 2 cl
di grappa versati sul ghiaccio in
un tumbler basso, a cui
aggiungere 8 cl di acqua tonica e
una spruzzata di limone. Si
mescola e si guarnisce con una
fetta di limone. Il drink è molto
fresco e accattivante, ed ha una
gradazione di 8 gradi.
Ma già che ci siamo, voglio dare
un’altra ricetta a base di grappa
Nonino che mi entusiasma. L’ha
inventato Fabio Spinelli, uno dei
giovani talenti del bar Rita di
Milano, e si chiama l’Agreste.
Servono 2 cl di sciroppo di miele,
2 cl di lime, 5 cl di grappa
Nonino. Si mescolano in un
mixing glass pieno di ghiaccio
tritato e poi si filtrano in un
bicchiere pieno di cubetti di
ghiaccio appena affumicato con
il rosmarino: in pratica, si brucia
un rametto di rosmarino
coprendolo con il bicchiere in
modo che quest’ultimo prenda il
sapore del fumo aromatico.
Sorprendente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S
i chiama Castello Reina. Torri «italian style»
e grande cantina.
L’hanno costruito i cinesi del vino, dedicandolo al re dell’Amaretto, Augusto Reina, nato
e cresciuto (dove sennò?) a Saronno. Vende
12 milioni di bottiglie
(il 90% all’estero) del liquore creato dal
nonno ed esportato dal padre. Ha fatto
fortuna, è diventato il presidente di un
gruppo (Ilva) che dai liquori si è allargato ai gelati, agli occhiali e ad altro ancora.
Ha un suo aereo per volare da un’azienda
all’altra. Il liquore color ambra, che ora si
chiama Disaronno, gli ha fatto guadagnare i soldi che gli sono serviti per diventare il proprietario di due marchi storici del vino siciliano: Florio e Duca di
Salaparuta. La nuova frontiera è la Cina:
possiede il 33% di Changyu, colosso che
produce 160 milioni di bottiglie di vino
I vigneti nella Tenuta Suor Marchesa a Butera,
dove si coltiva il Nero d’Avola (foto a sinistra).
In alto un cesto di uva Nero d’Avola
Evoluzione
Il primo in purezza
«Mio nonno aveva un negozio
di coloniali a Saronno e vendeva
un Amaretto di sua invenzione,
consegnandolo a cavallo»
l’anno, 800 milioni di euro di fatturato. E
ora è il ricognitore dei cinesi in Europa.
Sceglie cantine in Italia, Francia e Spagna
che i soci cinesi sono pronti a comprare.
Per la generazione di Carosello,
l’Amaretto evoca una voce inconfondibile, la stessa che doppiava Marlon Brando
e Frank Sinatra, cioè la voce di Nando
Gazzolo. Nello spot leggeva Shakespeare, Riccardo II, monologo dello specchio:
«Potessi essere un goffo re di neve drizzato sotto il sole e liquefarmi goccia a
goccia...».
Quasi mezzo secolo dopo la pubblicità voluta dai suoi genitori, il re dell’Amaretto non intende rinunciare alla corona
come il sovrano del dramma. Ha capelli
bianchi e largo sorriso, «corpulento senza essere grasso», la stazza del personaggio di Georges Simenon in «Maigret e il
produttore di vino» (Adelphi). Ha in tasca un brevetto di pilota («ma l’aereo lo
lascio ai comandanti»). Al tavolo fa servire quattro bicchieri del suo vino più
noto, il Duca Enrico, primo Nero d’Avola
in purezza, 15 mila bottiglie l’anno. «È
nato nel 1984, una rivoluzione, il progenitore del vino diventato l’emblema della Sicilia nel mondo. Nei bicchieri c’è
Duca Enrico è stato il primo
Nero d’Avola in purezza nella
storia dei vini siciliani. Viene
prodotto dal 1984, grazie
all’enologo piemontese
Franco Giacosa (nella foto la
confezione speciale per i 30
anni). Le uve vengono dalla
Tenuta Suor Marchesa, a
Butera
Prima del 1984 il Nero
d’Avola veniva usato per i
vini da taglio. Ora lo
producono molte cantine: tra
quelle di qualità Cusumano,
Centopassi, Curto, Feudo
Maccari, Feudo Montoni,
Principi di Butera, Marabino,
Tasca d’Almerita
una storia trentennale: le annate 1985,
1987, 1997, 2008, l’ultima in commercio.
Da quello più giovane all’ultimo, il colore brillante e granato si trasforma in rosso cupo con riflessi aranciati, i profumi
balsamici si avvicinano alla confettura, il
gusto morbido tocca il picco nell’annata
1987, e sfuma via nel 1985.
È stato l’enologo piemontese Franco
Giacosa, quando lavorava per Duca di
Salaparuta, a puntare sul Nero d’Avola:
prima veniva usato per i tagli. Si fece aiutare da Giacomo Tachis, quello del Sassicaia. Si ispirarono a Enrico Alliata, filosofo vegetariano, undicesimo duca della
casata che nel 1959 cedette l’azienda alla
Regione (Reina subentrò nel 2001). Il vi-
no, che nasce nella Tenuta Suor MarcheReina è arrivato piano piano al vino.
sa a Butera (Caltanissetta) e si affina per «Mio nonno aveva un negozio di colo3 anni in fusti di rovere e poi in bottiglia niali a Saronno — racconta — vendeva
a Casteldaccia (Palermo), è diventato un Amaretto di sua invenzione, conseuna pietra miliare per la Sicilia. Il succes- gnandolo a cavallo. Mio padre nel 1932
so è stato così forte che ora accanto a si dedicò a quel liquore, esportandolo in
produttori di qualità (Cusumano, Cento- Svizzera. Mia madre mi portava da rapassi, Curto, Feugazzino in laborado Maccari, Feudo
torio ad annusare
Il re di Saronno
Montoni, Principi
le ampolle con le
Augusto Reina
di Butera, Marabierbe, poi a casa ci
(nella foto) vende
no, Tasca d’Almefaceva odorare il
12 milioni di bottirita...), sono comvino e cercavamo
glie di Amaretto
parsi altri che
di scoprire i profuDisaronno, il lipuntano a benefimi simili. Nel 1997
quore creato da
ciare degli effetti
cercai un accordo
suo nonno
del boom.
con i Cinzano che
vendevano un prodotto simile al nostro in Germania. Finii
La sfida tra il presidente e il cerimoniere
per acquistare Florio, un pezzo di storia
d’Italia, con il suo Marsala. Da lì siamo
arrivati alla Duca di Salaparuta che produce un altro classico, il Corvo».
Ed ora in Cina, con la Changyu, 20 miVeleni tra sommelier. Lunedì sarà votato il nuovo presidente dell’Ais,
la ettari di terreni, che sta realizzando
l’associazione con più iscritti nella categoria. La tornata elettorale arriva
una rete di castelli simil-europei al cendopo una scissione tra l’attuale vertice guidato da Antonello Maietta e il
tro delle tenute. L’ultimo è lo Chateau
romano Franco Ricci di «Bibenda», l’organizzatore degli «Oscar del vino» Changyu Reina, a Xianyang, cantina di
(Ricci ha fondato la Fondazione italiana sommelier). Quattro i candidati
15.800 metri quadrati,150 mila di rovere.
alla presidenza. I più quotati, secondo l’agenzia di settore «Winenews»,
Reina è il presidente onorario. «Si fidano
sono Maietta e Alessandro Scorsone, che ha nel suo curriculum un
di me — assicura —. Ora mi hanno chieincarico da cerimoniere a Palazzo Chigi (gli altri sfidanti sono Romeo
sto di trovare nuove aziende per lo sbarMancini e Emanuele Conte). Mancini e Conte hanno accusato Maietta di
co in Europa». L’ultima missione del re
non aver tutelato l’Ais all’interno della Worldwine Sommelier
di Saronno che invece di liquefarsi come
Association. Scorsone ha parlato di «zizzanie». E Maietta, su Facebook:
nei versi shakesperiani, si espande, an«Sono stato sottoposto a una violenza verbale e a un linciaggio morale
che in Asia, «goccia a goccia».
senza precedenti nella storia dell’Ais. Me l’aspettavo, quindi non mollo».
(divini.corriere.it)
Veleni tra sommelier, due in corsa
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go live
fvg
40 Tempi liberi
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Moda Il salone
Ritorni Raffinatezze Anni 30 da La Perla. «L’eleganza nell’intimo è segno di rispetto»
L’uomo con la vestaglia
(da portare anche fuori)
Sperimentazioni
Se monsignor
Della Casa
parla
in un video
«Cercare forme nuove per
parlare ai ragazzi», come dice
Federico Marchetti, fondatore
del gruppo Yoox, significa
anche trasformare il gigante
dell’e-commerce in un editore
atipico o meglio in un «creatore
di contenuti di entertainment».
Esempio: la presentazione, a
Palazzo Ricci Altoviti, del
divertente, intelligente video
«De’ (Millenials) Costumi» (ora
su thecorner.com) nel quale
Stefano Tonchi, direttore
fiorentino della rivista
americana W (e prima ancora
del T del New York Times), si
cimenta in un dialogo
immaginario proprio con
Monsignor Della Casa, autore
nel 1558 del manualetto «De’
Costumi». Adattando, in un
decalogo con dieci oggettichiave, le direttive di Della Casa
«alla generazione abituata a
essere ovunque con la
tecnologia, a portare il proprio
mondo con sé — dice Tonchi
—. Ma non tutto è cambiato: un
abito maschile, per esempio, è
segno di rispetto del passato e
comprensione del futuro».
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Riaperture
Le porcellane
tornano
nella bottega
dell’Ottocento
Nella saletta degli innamorati,
sul tavolino tondo nero c’è il
servizio da tè giallo. La cucina
ha le piastrelle alle pareti
decorate con le farfalle. Il
salone ha le volte affrescate
con i galli Ji Ondori. La Richard
Ginori (acquisita nel 2013 dal
Gucci dopo un periodo buio)
ha riaperto lo storico negozio
di via de’ Rondinelli,
riportando in primo piano
quello che nel mondo
rappresenta la massima
espressione nella
manifattura artistica della
porcellana. Un luogo storico
restituito alla città di Firenze,
risale infatti al 1802
l’apertura della prima bottega
di porcellane dell’azienda
toscana. A Sesto Fiorentino
ancora oggi 230 artigiani
portano avanti un lavoro che
è quasi arte come hanno
dimostrano in negozio ai
visitatori arrivati in città per il
Pitti Giovanni Murtas, 42 anni,
che dipinge i piatti partendo
dagli spolveri come si faceva
nel’ 700, e Marcello Bongini,
55 anni, da 31 modellatore.
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Preziosa, va
indossata come
un soprabito
I pigiami
con il sopra
e il sotto spaiati
I
l giovanotto in vestaglia
cammina svelto sulla pedana sinuosa (a onde) accompagnato dalle note
mixate di «Come è profondo il mare». Sullo sfondo si
muovono coralli e una
conchiglia alata, il nuovo
simbolo che il designer
Emiliano Rinaldi ha ricreato sulle sete di Como per celebrare i
sessanta anni di La Perla.
Trentuno modelli ovviamente belli,
dalla forte identità perché oggi l’omologazione non va più di moda, mostrano agli uomini l’arte di svestirsi. O
meglio di ri-vestirsi, perché la sfilata
andata in scena alla Dogana di Firenze
è tutta un elogio di pigiami e vestaglie
da camera. Così belle e preziose che si
possono portare anche fuori. «La vestaglia indossata come un soprabito»,
sottolinea Rinaldi, 35 anni di Arezzo,
laura in ingegneria che rivendica.
La nuova moda coccola la vanità
dell’uomo 24 ore al giorno con una
tuta in cashmere color corallo o con
un pigiama di seta, dove però il sopra
e il sotto sono sempre portati spaiati.
Il pantalone di seta rosso mattone è
indossato con un kimono lungo e
sbracciato in tessuto camicia a quadrettini impercettibili. Sopra, immancabile, la vestaglia bianca con le
conchiglie jacquard, rosse come il
pantalone.
«La vestaglia, indumento sofisticato che rimanda agli Anni Venti e Tren-
Stile
Peter Sellers
in vestaglia
al piano
in «La vita
privata
di Henry
Orient»
del 1964
ta dei dandy alla D’Annunzio interpreta la voglia di divertimento e sofisticatezza — spiega Rinaldi —. Essere
eleganti anche nell’intimo è un segno
di rispetto, per se stessi e nei confronti di chi ci sta accanto. Sono toscano,
amo la signorilità nel vivere e comportarsi». Che cosa significa essere
toscano? «Non vado alle feste, non se-
Colori Un’uscita della filata di La
Spaiato Pigiama con
Eccentrica La tuta
Perla: le vestaglie sono sovrapposte il sotto diverso dal sopra effetto lucido
Bilanci e strategie
Firenze & Milano, il polo unico è qui
M
entre Pitti comunicava la lieta novella dell’aumento dei visitatori — il
4% in più rispetto a gennaio — sfiorando quota 19 mila, record degli ultimi anni, con un altro record, quello di espositori,
già in cassaforte dal primo giorno (1090),
Gildo Zegna e Brunello Cucinelli discutevano su un divanetto nello stand dello stilista
umbro. Concentrato e pensieroso Zegna,
prodigo del solito entusiasmo contagioso
Cucinelli (che aveva appena finito di dare
divertita udienza ai fan desiderosi di un
«selfie»). Il tema della discussione? «Il polo
della moda maschile: Firenze & Milano. Non
separate, prima una e poi l’altra come succede adesso: ma unite per creare quello che diventerebbe il polo unico e indiscutibile della
moda uomo. Londra? Non potrebbe reggere
il confronto, ho detto a Gildo. Lui oggi è qui
a sfilare con Z Zegna dopo anni di assenza,
benissimo: resta qui Gildo, dico io. Dai un
segnale: con il tuo prestigio, la tua forza».
La tentazione dell’asse Firenze-Milano è
forte sullo slancio di un’edizione molto brillante nelle manifestazioni collaterali: la mostra tripla di Vezzoli e quella da Canova a Bill
Viola al museo Ferragamo, il recital di Bocelli a Ponte Vecchio, il Battistero vestito
Pucci. Un Pitti che è stato presentato a Palazzo Vecchio con un discorso del premier che
ha rivendicato il ruolo «centrale» della moda nell’economia del Paese prima di chiedere crediti più aperti al settore, dichiarando
finiti i tempi nei quali il tessile veniva visto
come un settore «di nicchia» (il patron del
gruppo Yoox Federico Marchetti ha definito
il discorso di Renzi «da fuoriclasse»).
Anche l’elenco delle nazioni più presenti
induce all’ottimismo: certo è stato ancora
una volta il Pitti dei «soliti» giapponesi,
americani, sudcoreani (Corea del Sud nazione ospite con uno stand a sé per mettere in
mostra la moda nazionale). Ma nonostante
il rublo in difficoltà e una situazione geopolitica delicata c’erano moltissimi russi, con i
tedeschi in sensibile aumento. Turchi, spa-
gnoli e olandesi a completare la «classifica».
E perfino la vecchia Fortezza questa volta ha
subito un restyling, nell’attico,da parte di
Patricia Urquiola, star del design d’interni.
Tutto è perfettibile: chi espone a Pitti e
anche a Bread and Butter, il trade show berlinese, non può non notare lo spread in termini organizzativi e di differenti requisiti e
tempi burocratici tra Italia e Germania. Ma
se diventasse realtà la visione cucinelliana
dell’integrazione Firenze-Milano, con Firenze disposta a continuare a scommettere
forte sul suo straordinario appeal culturale
come ha fatto questa volta, anche quel gap
organizzativo finirebbe per ridursi, o almeno per diventare meno significativo. Sottolineando ancor di più l’altro spread, quello
che porta Firenze a usare Forte Belvedere
come sede di una sfilata: l’unico divario che
davvero, per fortuna, la concorrenza straniera non può colmare.
Matteo Persivale
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Tempi liberi 41
Paul Surridge
e Murray Scallon
disegnano insieme
la linea nata
dalla fusione
di Z Zegna
e Zegna Sport
Il sartoriale
Grigio cemento e
carbonio sono i colori dei
completi sartoriali disegnati
sul corpo in tessuto stretch
Techmerino: 100 per cento
lana merino, studiato per
essere indossato a contatto
con la pelle. Mantiene la
temperatura corporea
costante
Tendenze
Il parka
I colori
La giacca antivento ha
sempre dimensioni un
po’ over a contrasto con
il vestito minimal: il
parka, capo numero uno
della primavera-estate
2015, è con il dietro
stondato a mantellina
che si apre grazie alle
clip ai due lati
I colori cangianti nei capi
spalla conferiscono un
tocco giovane all’uomo in
completo grigio: oltre al
giallo cedro gli altri colpi
di colore sono il rosso, il
blu royal, declinati anche
nel soprabito tre-quarti e
nella giacca corta
squadrata
La collezione La fusione delle «seconde linee»
Techmerino
E Zegna inventa
il tessuto giovane
L’
uomo non si accontenta
dell’estetica, vuole anche la
performance. Il nuovo completo che fa sentire bene
qualsiasi giovane in ufficio,
in viaggio, al primo appuntamento, è
andato in scena ieri alla stazione Leopolda. Una collezione inedita perché
nasce dalla fusione dei due marchi
preesistenti, Zegna Sport e Z Zegna. E
cosa per nulla scontata, dalla collaborazione di due stilisti affermati: Paul
Surridge, inglese, già direttore creativo del marchio, e Murray Scallon, irlandese, stilista della linea Zegna
Sport (che verrà chiusa).
Paul e Murray si prendono gli applausi perché riescono a interpretare
guo le mode, mi piace stare con la mia
famiglia, amo i cavalli».
L’uomo in vestaglia è tutt’altro che
effemminato. «L’uomo che racconto
io ha personalità e carattere», insiste
lo stilista, che disegna anche la sua
collezione omonima uomo e donna.
Nel look mare, i pantaloncini sono
morbidi come quelli del pugile, indossati sulla polo in rete (quella delle
canotte Anni Novanta) sempre ampia
sul corpo. Immancabile la giacca kimono in rafia bianca con il bordo in
seta lucida nera. Poi c’è la vestaglia in
seta-lino, con il motivo chevron bianco/nero che crea effetto lisca di pesce.
«Ma mia preferita è quella in rafia
nera, ludica», osserva Rinaldi. La
manda in passerella con il pigiama di
seta-cotone a macro check bianco e
nero. «Ha la consistenza di un soprabito, bella per essere sfoggiata anche
per uscire la sera d’estate. Anche al
femminile». Una vestaglia per due.
Com’è fatto
Lana merino stretch, sottile come
la stoffa del paracadute: studiata
per essere indossata a pelle
mantiene costante la temperatura
perfettamente il gusto della generazione X, i trentenni carichi di energia e
voglia di farsi valere in un mondo
troppo lento per loro, ma che rivendicano anche il diritto di essere un po’
romantici. I trenta ragazzi indossano
abiti dalle linee morbidamente disegnate sui corpi esili, in due unici colori, grigio cemento e carbonio. È la stoffa a fare la differenza, sottile come il
tessuto paracadute. Si tratta del Techmerino, 100 per cento lana merino
stretch come tutto ormai: materiale
studiato per essere indossato a contatto con la pelle, permette di mantenere
la temperatura corporea costante grazie alle proprietà igroscopiche. E per
Maria Teresa Veneziani
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dimostrarne il dinamismo, alla fine
della sfilata, i modelli fanno acrobazie.
Tessuti tecnologici e contrasto nelle
forme. La giacca antivento ha sempre
dimensioni un po’ over e i colori cangianti dello sport che conferiscono subito un tocco giovane al look: il parka,
capo numero uno della primavera
estate 2015, è giallo cedro con il dietro
stondato a mantellina che si apre grazie alle clip ai due lati, così è comodo
sulla moto. Gli altri colpi di colore sono il rosso, il blu royal, declinati anche
nel soprabito tre-quarti, altro grande
must, e nella giacca corta squadrata. Ai
piedi le sneaker, la calzatura per eccellenza, in camoscio pelle e dettagli in
rete tecnica.
«La nuova moda è energetica e tecnologica», sottolineano gli stilisti, ricordando che però devono sempre tenere presente le origini di Zegna «rappresenta il prodotto sartoriale italiano
per eccellenza». E non si tirano indietro sul confronto Italia- Inghilterra.
«L’Italia ha saputo conservare le sue
industrie, qui c’è tutto il processo produttivo, Londra ormai è solo una questione di atelier», osserva Paul. Per
spiegare come si rinnova l’abito usano
cinque parole: deformalizzazione,
sportificazione, ibridazione e innovazione. Il risultato è il lo sport chic confort, ovvero lo stile che ormai interpreta il nostro tempo. Anna Zegna,
image director, ringrazia i suoi designer: «Mi colpisce l’umiltà con cui
hanno accolto questa opportunità,
portando ognuno la propria competenza». Perché il ritorno al Pitti? «Mio
nonno Ermenegildo iniziò nel 1910 a
Firenze con le prime presentazioni di
tessuti. E qui siamo rimasti fino a 7 anni fa, con il trasloco a Milano a sfilare».
M. T. V.
Dai bermuda allo zaino, l’armadio cambia
n uomo sempre più ironico e vanitoso, attratto da colori accesi, dettagli
scintillanti e fantasie stampate su
giacche, pantaloni, t- shirt e maglie. Tessuti
leggeri e capi 100% confortable. A cominciare dalle slip on, le scarpe senza lacci, «facili da indossare» che rappresentano il must
have della primavera-estate 2015, declinate
in decine di versioni, dalla tela basic come
quelle disegnate da Wooster per Lardini, alla tipica calzatura caprese in corda di Zabattigli fino al cuoio e la rafia intrecciati di a.testoni e la pelle (di canguro) «traforata» di
Moreschi ispirata a Marrakech.
Nel guardaroba estivo del maschio 2015
non può mancare nemmeno il pantalone a
fiori, stampe tropical macro per i più audaci, come quello proposto da Eton, solo piccoli reverse e finiture interne per i più riservati, da Island e Pantaloni Torino che fa anche il bermuda. Altro capo irrinunciabile, la
camicia in denim che ormai ha superato i
confini del casual e dello sportwear per
prendere posto anche nel classico informale, come ha fatto Bagutta che, a questo tessuto evergreen mischia sete e cotoni preziosi. E ad arricchire la camicia estiva ecco la
novità del prossimo anno: i deliziosi papillon e le cravatte in lino o cotone hand made
di Thomas Mason che lancia la sua prima linea di accessori con l’obiettivo di trasformare «l’obbligo di indossare la cravatta in
un piacere irrinunciabile».
Altro elemento per un perfetto fit dinamico, la Field jacket sia in tinta unita che
fantasia. Add la propone in 100% cotone tre
strati resa impermeabile da una speciale
nastratura interna. Il piumino leggerissimo
di Herno assomiglia invece più a un cardigan mentre quello di Goose è ideato (dai
proprietari-stilisti che sono anche due chimici) sul concetto di trasparenza che mette
in evidenza le piumette, tinte o neutre mentre il rivestimento hi tech è ignifugo, antimuffa e totalmente water resistant.
Ma indossato il capospalla, non si è ancora completi. Sia in città quando la moglie
Rilassato
A sinistra,
un look
di Eddy
Monetti
nei colori
del deserto.
A destra
Massimo
Alba
1
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
I capi da avere Nell’estate 2015 sì alle scarpe senza lacci, alla camicia in denim e agli occhiali con stanghette in legno
U
FIRENZEPITTIUOMO
italia: 51575551575557
è in vacanza che durante un viaggio con gli
amici, non si può fare un passo senza portarsi dietro lo zaino. La linea Mix Match di
MhWay in 36 colori è dedicata al dinamismo urbano con zaini trasformabili adatti
alla frenesia di brevi spostamenti in bici o
in moto ma anche multifunzionali per una
vacanza più lunga. Guidato dal minimalismo Anni 90 per una scelta sobria ma chic,
lo zaino Tardini in nero semiopaco di alligatore americano: pelle luxury per forme
che invece sono semplici, arrotondate. Infine l’eyewear che tanto spazio ha guadagnato quest’anno a Pitti. La tendenza più nuova
è l’occhiale in legno lavorato a mano, perfettamente interpretato da Finlay & Co: con
venature e grana diverse, ogni pezzo è un
esemplare unico. Per un gusto più sportivo
e street, iSpektre Sunglasses, nato a Milano
nel 2009, ha rivisitato l’occhiale specchiato
mixando forma, materiali e colore.
Flavia Fiorentino
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Le foto
1) Panama Montecristi
di Borsalino, prodotto
in paglia naturale
dell’Ecuador
2) Car coat Icona
Sealup, in cotone
accoppiato
waterproof, banda
interna a contrasto
3) Cortos basso
in camoscio di La
Martina shoes
4) Bermuda tropical in
cotone stretch di Pt
Pantaloni Torino
5) Nuova Lotto
Leggenda ispirata
al mondo dei manga
6) Il Toscano
di Locman
7) Polo (da donna)
di Conte of Florence
8) Cartella in pelle
con fondo regolabile
di Gabs Blue
9) Boxer da mare
di Gallo
10) I coloratissimi
stivali Barbour
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9
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tecnologie provate
GLI ESERCENTI ITALIANI FISICI CHE ACCETTANO BITCOIN
Nuove frontiere Il problema: definire con certezza il valore
di Paolo
Ottolina
Cuffie wireless
e auricolari,
doppia sfida
made in Italy
7
7
33
5
I
Il settore dell’audio personale
è esploso negli ultimi anni, a
rimorchio del boom di
smartphone e tablet. Ci
provano anche aziende
italiane. In alcuni casi, sono
start-up, come Ubsound che
propone il suo primo
auricolare, Fighter. Belle le
finiture, buoni i materiali
(ottimo il cavo piatto antigroviglio), funzionale il design
con scocca metallica a forma
conica. Fighter suona bene
con tutti i tipi di musica, in
maniera equilibrata, senza
concessioni alla moda di chi
sforna prodotti che puntano
solo sui bassi.C’è anche il
microfono per le funzioni
telefoniche: la qualità di
questo dettaglio però è
migliorabile. Macrom è
invece un nome storico degli
impianti per auto che ora
propone due cuffie «grandi»
(on-ear) wireless Bluetooth.
Buona, per il prezzo, la qualità
del suono del modello MHPB30: alti, medi e bassi
sono equilibrati, efficace
l’isolamento dai rumori
esterni. I difetti: la cuffia non
è perfettamente equilibrata e
può scivolare; i pulsanti non
hanno un uso intuitivo e al
tatto rivelano finiture
rivedibili. Questi due prodotti
italiani hanno comunque un
rapporto qualità-prezzo
interessante.
Ubsound Fighter, 69,90 euro,
Macrom M-HPB30, 99 euro,
54
l periodo è quello giusto: ci si
connette a Internet e si provano le varie combinazioni di
date, voli e alberghi per trovare il giusto compromesso tra i
propri sogni e una spesa accettabile. Chi sceglie Expedia
quest’anno potrà pagare anche in bitcoin. La novità, risalente alla scorsa settimana, riguarda per ora solo il portale americano,
ma chiunque acceda ad Expedia.com e
non Expedia.it può testarla con mano. Per
la discussa moneta digitale è il vero battesimo di fuoco. Fino a un anno fa era conosciuta soprattutto per il sequestro di Silk
Road, portale di vendita di armi e stupefacenti in cui il sistema di pagamento andava per la maggiore. Tra una settimana i 30
mila bitcoin, cifra pari a circa 18 milioni di
dollari, trovati nelle casse del sito verranno messi all’asta dal governo americano.
Più di duecento
In Italia sono più di duecento, tra
piccole imprese e liberi
professionisti, le realtà che
hanno cominciato ad accettare i
bitcoin. Per trovarle basta
consultare Coinmap.org
Senza che nel frattempo ci sia stato alcun
riconoscimento formale e legale dell’esistenza della moneta. Un paradosso che ne
dimostra la capacità dirompente, nonostante gli interrogativi siano ancora molti.
La tentazione per i colossi è forte: da ebay
che permette la compravendita di bitcoin
nella sezione annunci, ma non gli acquisti
di prodotti pagando con la criptovaluta, ad
Apple, che ha aperto uno spiraglio alle applicazioni che prevedono l’utilizzo di bitcoin, a patto che rispettino le legislazioni
correnti. Legislazioni che in realtà ancora
non ci sono, motivo per cui i «grandi» ci
vanno con i piedi di piombo.
L’altro problema è la volatilità del valore, attualmente pari a 440 euro e che non è
stabilito a priori da un ente centrale, completamente assente, ma dipende da un gioco di domanda e offerta. Il sistema è totalmente basato sulla comunità che lo popola: i singoli utenti sono connessi all’interno
di una rete peer-to-peer, attraverso la quale
Il primo via libera è
di Expedia, ma anche
Ebay ed Apple stanno
pensando a cosa fare
della cripto moneta
L’inventore
I bitcoin sono
stati inventati
nel 2009.
Soltanto pochi
mesi fa,
un’inchiesta di
Newsweek ha
rivelato che il
misterioso
inventore
sarebbe (lui non
conferma) un
64enne
americano di
origini
giapponesi con
alle spalle una
laurea in Fisica e
una carriera
come ingegnere
informatico, tra
l’altro nella
Federal Aviation
Administration.
Lo pseudonimo
Satoshi
Nakamoto non
sarebbe dunque
che il vero nome
di un riservato
genio della
matematica che
vive in una
modesta
casetta sulle
colline di Los
Angeles
si scambiano la valuta. L’unico rischio è
l’implosione dall’interno se più della metà
dei bitcoin in circolazione dovesse fare capo a un unico soggetto. Proprio in questi
giorni la minaccia si è fatta più concreta
con il crescente potere di Ghash.io, organizzazione a cui fanno capo i cosiddetti miner, utenti che contribuiscono alla creazione dei bitcoin. Il problema dovrebbe però
essere risolto con il prossimo aggiornamento già in lavorazione.
A fare gola, invece, ai malintenzionati è
l’anonimato: chi apre un portafoglio bitcoin ottiene un codice, concettualmente
simile all’Iban, in nessun modo collegato
alla sua identità. «È altrettanto vero che
maggiori sono le interazioni fra chi paga e
chi riceve e maggiori sono le possibilità di
risalire con specifiche indagini al proprietario del gruzzoletto speso», spiega uno
dei miner italiani. I timori di chi fa un’attività di questo genere e accumula la valuta
sono legati all’assenza di una regolamentazione che consenta di adempiere ai doveri fiscali. Pagare le tasse, insomma: «Come faccio a dichiarare all’Agenzia delle Entrate che sto facendo un guadagno in bitcoin?», chiede provocatoriamente il
miner.
Il vero gioiellino della struttura, lontana
in quanto tale dalle questioni legali e burocratiche, è il registro comune e pubblico
su cui vengono memorizzate tutte le transazioni effettuate per validarle e renderle
i r r i p e t i b i l i . I l te r m i n e te c n i c o è
Blockchain. Una sorta di parco giochi per
gli esperti di monete matematiche.
Per l’utente finale, bitcoin non è altro
che un sistema di pagamento alternativo,
mentre per gli esercenti sta diventando un
modo per mettersi in mostra. «Io l’ho aggiunto per avere visibilità, penso che un
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Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
La recensione
I soldi fantasma
arrivano sul Web
Chi usa i bitcoin
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elemento così innovativo e originale possa attirare l’attenzione», racconta Andrea
Saccaro, titolare dell’agriturismo Gli Ulivi
di Montalbano di La Spezia. L’attività è solo una delle più di 200 presenti in Italia, fra
piccole imprese e liberi professionisti, che
ha esposto fuori dalla porta il cartello:
«Accettiamo bitcoin». Sia quelle italiane
sia quelle straniere sono segnalate sulla
mappa Coinmap.org. «Devo dire che la risposta non è stata strabiliante, in tre mesi
sono state fatte 8 transazioni per un valore
intorno ai 500 euro. Sono invece in tanti a
farci domande su bitcoin e sul suo funzionamento», spiega. Per chi deve lasciare la
stanza e pagare è tutto molto semplice:
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Su eBay Annunci si possono acquistare
e comprare bitcoin, ma non comprare
altre cose pagando con i bitcoin
COME SI ACQUISTA
MATERIALMENTE?
1
Apertura di un portafoglio Bitcoin
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2
Il cliente inquadra con lo smartphone
il Qr Code associato al prodotto collegato
al numero di conto Bitcoin (come l’Iban)
3
YGjas87gsAJKHJ_ _ _ _
In alternativa lo si può digitare
manualmente (come l’Iban)
In Lombardia
In Lombardia sono 54
gli esercizi che
accettano pagamenti
con bitcoin. Non solo
negozi di informatica e
società di consulenza e
assistenza
specializzata (Juniorbit
Sas, Pegaso Team,
Webstrike Srl, XLaboratoires a Milano;
Euro One Sistemi,
Open One Consulting,
Packet Loss s.r.l. a
Brescia; CAEdevice a
Erba Como). Anche
studi legali (quelli degli
avvocati Francesco
Trimboli e di Daniel
Cibin a Milano; lo
studio di Valeri &
Marini a Brescia). E
spazi milanesi di
creatività come la
galleria di arte
contemporanea
Deodato, MBR
architettura e design, il
Laboratorio 51, che
realizza effetti speciali
cinematografici e
costumi per
appassionati. Sempre a
Milano, è possibile
pagare in bitcoin il
conto dal parrucchiere
Bruno Mattioli, al
ristorante EDA, da Non
Solo Pizza o nella
Sticaus. Moneta
elettronica anche per
lo yoga nel centro
Yogarte o i Taxi
principessa Clotilde. A
Monza accettano
bitcoin il campus La
Camilla, i negozi
Games Academy e
Shape Store, il bar Wall
Street Café. A Brescia è
«attrezzato» anche
l’agriturismo Il Falcone.
A Varese e provincia si
pagano con bitcoin
anche gli impianti
elettrici (industriali e
domestici)nell’esercizio
commerciale Elettrosat
Di Mazzucato Igor, gli
appartamenti per
vacanza a Bellagio, e
pure da IBE di Mario
Pirovano srl (vendita,
assistenza e noleggio
macchinari). Se volete
pagare in bitcoin
utensileria varia
andate da WORK SHOP
s.r.l., a Mozzate Como
440
euro il valore attuale
del bitcoin. In assenza di un ente centrale, dipende dal gioco
di domanda-offerta
«Basta avere uno smartphone e inquadrare con la fotocamera il Qr Code (un codice
grafico, ndr) esposto che corrisponde al
numero del mio conto bitcoin. Una volta
riconosciuto non rimane che scrivere
l’importo e dare il via al pagamento. A me
arriva un’email di conferma in pochi secondi», spiega. Ovviamente anche il cliente deve essere dotato di un conto dello
stesso genere. Dal punto di vista fiscale
Saccaro è tranquillo: «Io emetto lo scontrino in euro, quindi è tutto regolare». L’avvocato Guido Scorza conferma: «Così facendo non c’è alcun tipo di problema».
Se il fattore visibilità non ha dato ancora
particolari riscontri, e lo sottoscrive anche
il titolare dell’albergo di Palermo Casa
Giuditta che in un anno non ha ancora
avuto il piacere di far pagare un cliente con
il nuova modalità, un beneficio sicuro è
quello del risparmio sulle transazioni.
«Rispetto al 2-3,5% applicato alle carte si
scende all’1% nel caso in cui ci si appoggi a
servizi come Bitpay che convertono subito
i bitcoin nella valuta desiderata (il modo
per mettersi al riparo dalle oscillazioni del
valore, ndr) e ti fanno un bonifico. Chi fa
Il risparmio
Anche se ancora poco utilizzato,
il modello bitcoin consente
potenzialmente un grande
risparmio sulle transazioni.
Rispetto al 2-3,5 % applicato alle
carte, si scende all’1%
tutto da solo con il suo portafoglio digitale
addirittura di commissioni non ne ha»,
spiega Carmelo Carchedi, sviluppatore
che della consulenza alle aziende su bitcoin ha fatto un lavoro vero e proprio.
Carchedi sta dando una mano, fra altri,
anche a un parrucchiere di Milano, Mattioli, che ritiene la criptovaluta soluzione
ottimale «per chi non vuole andare in giro
con carte e o contanti. Volevo fare qualcosa
di moderno, dare una possibilità in più».
Il crescente interesse degli ultimi mesi
ha portato nei nostri confini anche il primo bancomat in grado di comprare o vendere bitcoin. Il dispositivo, che altro non fa
che tradurre fisicamente le operazioni effettuabili anche via Internet, sarà installato a fine giugno da Robocoin Italia a Roma,
all’interno della struttura per start up Enlabs. L’autenticazione garantita in un normale bancomat della nostra carta viene
rimpiazzata in questo caso da una registrazione con il telefono cellulare e dalla
presentazione dei documenti cartacei. Un
po’ laborioso, ma sicuramente in grado di
dare una dimensione meno virtuale e più
accessibile al tutto.
A Udine, prima, e sempre a Roma, poi,
sono arrivate anche macchine in grado di
convertire euro in bitcoin, e non viceversa.
Questa agitazione sta raggiungendo anche
le istituzioni: alla Camera sono già stati
organizzati due incontri. Il secondo è in
calendario il 26 giugno, giorno in cui verrà
presentato il bancomat di Robocoin e durante il quale il parlamentare Sergio Boccadutri proverà ad aprire un tavolo per discutere di una possibile regolamentazione
del sistema.
Martina Pennisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tecno-bere
È nato Vessyl, il bicchiere «saggio»
Sa quello che contiene e ve lo dice
S
e bevi del vino o
dell’aranciata, lui lo sa. Se stai
esagerando con le calorie, lui
ti avvisa collegandosi in bluetooth
al tuo telefonino. E, ancora, se hai
deciso di passare dalla Coca Cola
alla Pepsi lui se ne accorge. Arriva
dagli Usa Vessyl, bicchiere
intelligente che ben si sposa con la
tradizione americana di bere dai
mitici mug (i contenitori da
passeggio).
In commercio dal prossimo anno,
Vessyl è dotato di sensori che
identificano le bevande a partire
dalle molecole dei liquidi che le
compongono. Un display luminoso
sul bicchiere mostra i risultati,
numero di calorie compreso. Il
tutto viene poi trasmesso sullo
smartphone (sia con piattaforma
Display e design
minimal per il
mug prodotto
da una start up
iOs che Android) andando a finire
in un diario della giornata. «Vessyl
è in grado di quantificare anche gli
zuccheri, le proteine e i grassi
contenuti nella bevanda», spiega
Justin Lee, giovane amministratore
delegato della start up californiana
Mark One. Molto curato anche il
design, in versione bianca e nera,
con un coperchio ergonomico. La
distribuzione del mug è prevista
per l’inizio dell’anno prossimo e
c’è da star certi che avrà successo,
almeno sul mercato americano. I
suoi punti deboli? Il prezzo di 199
dollari e 99 per i preordini (146 e
72 euro), già aperti da ora, e
l’obbligo di lavaggio a mano
evitando la lavastoviglie.
M.Ser.
Online La tesi: offriamo un servizio agli utenti. Ma il Garante: va verificato tutto
Dati personali, gusti e like
Così Facebook (ci) vende
L’annuncio: faremo come Google e Yahoo
«I
clienti di Facebook? Non sono gli utenti. Noi ormai facciamo parte del prodotto che
Zuckerberg vende alle aziende». Parola del Washington
Post che così ha commentato i cambiamenti annunciati da Menlo Park per la
pubblicità. Già, perché nei giorni scorsi
in California hanno sganciato una bomba. Facebook ha introdotto annunci personalizzati e mirati (in inglese, Internet
Based advertising). Lo strumento adottato sono le Ad Preferences. Attraverso un
nuovo algoritmo, il social network ci propone prodotti in base ai nostri dati personali, ai like e a tutti i contenuti che pubblichiamo. Ma non solo. Per tracciarci
verrà controllato anche quali siti visitiamo partendo dalle pagine del faccialibro
o viceversa. In pratica, una donna di 30
anni vedrà annunci di scarpe, diete, abiti
alla moda in saldo. Mentre sulla pagina di
un uomo di 40 si apriranno banner di rasoi e articoli sportivi. E se la novità arriva
per il momento negli Usa ed è attesa a
breve anche in Italia, è chiaro che ha già
fatto molto discutere. Soprattutto alla luce del dibattito sulla sorveglianza globale
che ha visto Zuckerberg coinvolto in prima persona. C’è però anche un altro lato
della medaglia. Con questa mossa viene
sancito lo status quo. Facebook l’ha solo
messo nero su bianco: «Stiamo tracciando i vostri dati per vendere pubblicità
ILLUSTRAZIONE CHIARA DATTOLA
SITI DI E-COMMERCE
SU CUI È POSSIBILE PAGARE
CON BITCOIN
Tempi liberi 43
italia: 51575551575557
proprio come fanno Google e Yahoo!», è il
sotto testo dell’annuncio. A volerla vedere
in positivo, come sottolinea Luca Colombo, country manager per l’Italia, Facebook afferma di star offrendo un servizio
agli iscritti selezionando per loro offerte
che potrebbero interessare. Inoltre a
Menlo Park spiegano che gli utenti, cliccando sugli annunci, potranno indicare
se sono di loro interesse o meno decidendo anche di disattivarli.
Tutto bene, dunque? Niente affatto. Soprattutto in Europa e in Italia, dove la sensibilità sulla privacy è più accentuata. A
ribadirlo è il Garante della Privacy: «Facebook ci ha già chiesto un incontro per trovare degli strumenti che si adattino alle
nostre leggi ma non sarà facile». Il nostro
ordinamento prevede infatti che, in caso
di utilizzo di dati personali, venga chiesto
il consenso. Impossibile farlo a priori lasciando poi all’utente la possibilità di revocare il permesso.
Secondo Antonello Soro, inoltre, si pone un altro problema: «Attraverso numerose acquisizioni Facebook sta accentrando su di sé sempre più servizi: dalle comunicazioni fino alla gestione di immagini. Il che rende sempre più facile la
sorveglianza globale». Anche a fini commerciali.
Marta Serafini
martaserafini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
44
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
TRIBUNALE DI MONZA
Per maggiori dettagli
www.tribunale.monza.giustizia.it e
www.astalegale.net
Adunanza Creditori
C.P. 71/13: Il Tribunale di Monza, visto il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo presentato in data 30.07.2013
da SOGES IMM.RE REAL ESTATE SRL con
sede legale in Arcore, via Nazario Sauro n. 12
C.F.: 02454720968 in persona delle amministratrici Eleonora Polini ed Alessandra Polini,
con avv. Giuseppe Brini, DICHIARA aperta la
procedura di Concordato Preventivo della
società SOGES IMM.RE REAL ESTATE SRL.
Delega alla procedura di concordato la
dott.ssa Alida Paluchowski, nomina quale
Commissario Giudiziale dott.ssa Simona
Brambilla con studio in Desio via San Pietro n.
32. Fissa la convocazione dei creditori
dinanzi al Giudice Delegato l’udienza del
08.10.2014 ore 12.30 presso il Tribunale di
Monza, sede di via Vittorio Emanuele.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA
CUP J41D11000120007
PIAZZA S. PUGLIATTI, 1
tel. 090/6768100-13 fax 090/6768121
Progetto PON a3_00422 CERISI
CIG 5327974F38
La procedura aperta per l’affidamento
dell’appalto misto ed integrato per la
Realizzazione del Laboratorio del Centro
di Eccellenza Ricerca ed Innovazione
Strutture e Infrastrutture di grandi
dimensioni in località Papardo è stata
aggiudicata definitivamente in data
5.6.2014 all’unico partecipante, A.T.I.
Bosch Rexroth S.p.A. di Cernusco sul
Naviglio (Mi) - Consorzio Stabile Progettisti Costruttori di Maletto (Ct) per l’importo di € 9.003.115,01 + IVA. Per tutte
le altre informazioni si rimanda al sito
dell’Università: www.unime.it. L’avviso
di aggiudicazione è stato spedito per via
informatica alla G.U.C.E. il 14.6.14 ed
alla G.U.R.I. il 17 giugno 2014.
Il Direttore Generale
(Prof. Francesco De Domenico)
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126
Cassa depositi e prestiti
CASSA DEPOSITI e PRESTITI spa
AVVISO
Cassa depositi e prestiti
società per azioni
Via Goito, 4
00185 Roma
Capitale sociale
euro 3.500.000.000,00 i.v.
Iscritta presso CCIAA
di Roma
al n. REA 1053767
C.F. e iscrizione
al registro delle imprese
di Roma 80199230584
Partita IVA 07756511007
www.cassaddpp.it
BUONI FRUTTIFERI POSTALI (BFP)
BFP INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE ITALIANA
INDICE ISTAT FOI ex-TABACCHI Aprile 2014: 107,40
Per conoscere il Coefficiente di Indicizzazione e i Coefficienti Complessivi di Rimborso Lordi e Netti per ciascuna
serie di Buoni è possibile consultare il sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
BFP INDICIZZATI A SCADENZA, BFPPremia e BFPEuropa
“Serie 16D, 30J, X02, X14; P10, P22, P34, P46; P57 e P58 di Luglio 2013, P66 di Maggio 2014”
MEDIA INDICE EURO STOXX 50: 3295,054
La media è pari alla media aritmetica dei valori ufficiali di chiusura dell'Indice Euro Stoxx 50 rilevati nei giorni 9, 10,
11, 12 e 13 giugno 2014. Maggiori informazioni sul meccanismo di indicizzazione e sugli eventuali premi sono
disponibili presso tutti gli uffici postali e sul sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
I Buoni serie 16D (luglio 2009) riconoscono alla scadenza un premio aggiuntivo pari a circa il 16,00% lordo
I Buoni serie P57 (luglio 2013) riconoscono al termine del primo anno un premio aggiuntivo del 3,00% lordo
I Buoni serie P58 (luglio 2013) riconoscono al termine del primo anno un premio aggiuntivo del 3,00% lordo
I Buoni serie P46 (luglio 2011) riconoscono al termine del terzo anno un premio aggiuntivo del 2,80% lordo
I Buoni serie P34 (luglio 2010) riconoscono al termine del quarto anno un premio aggiuntivo del 3,00% lordo
I Buoni serie P22 (luglio 2009) riconoscono al termine del quinto anno un premio aggiuntivo del 4,50% lordo
I Buoni serie P10 (luglio 2008) riconoscono al termine del sesto anno un premio aggiuntivo del 6,50% lordo
Autorità Portuale di Venezia
TRIBUNALE CIVILE DI SIRACUSA
ESTRATTO BANDO DI GARA
CON PROCEDURA APERTA
Quest’Autorità rende noto che intende
espletare una procedura aperta per l’affidamento dell’appalto dei servizi di pulizia ed
igiene ambientale degli immobili di competenza dell’Autorità Portuale di Venezia. Criterio di aggiudicazione: l’appalto del servizio
sarà aggiudicato utilizzando il criterio selettivo dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Luogo di esecuzione del servizio:
Autorità Portuale di Venezia. L’Importo
complessivo posto a base di gara, compresa un opzione di estensione del servizio
ed i costi totali della sicurezza per rischi di
natura interferenziale, di cui al D.Lgs. n.
81/2008, non soggetti a ribasso, IVA di
legge esclusa, è fissato in un ammontare di
€ 1.022.286,30 (un milione ventiduemila
duecento ottanta sei virgola trenta). Termine ultimo per il ricevimento delle offerte:
entro le ore 12:00 del 23/06/2014. Responsabile unico per il procedimento: Dott. Ing.
Nicola Torricella (Direttore Tecnico dell’Autorità Portuale di Venezia). L’avviso di gara
viene pubblicato all’Albo dell’Autorità Portuale di Venezia, sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana, serie speciale relativa ai contratti pubblici n. 59 del
26/05/2014, sul Supplemento alla Gazzetta
Ufficiale dell’Unione Europea n. GU/S 90 del
10/05/2014. Il bando di gara, con allegato
il relativo disciplinare, è reperibile sul sito
http://www.rveneto.bandi.it e sul sito
http://www.port.venice.it.
Venezia, 05/05/2014
IL PRESIDENTE - Prof. Paolo Costa
SEZIONE FALLIMENTARE - FALL. 53/13
PROCEDURA VOLTA ALL’AFFITTO DI RAMO D’AZIENDA SANITARIA
Il Curatore rende noto che è indetta una procedura competitiva volta alla scelta del
contraente per la stipula di un contratto d’affitto transitorio di Ramo d’azienda facente parte dell’attivo fallimentare.
Il Ramo d’azienda ha ad oggetto l’esercizio di attività sanitaria e lo svolgimento di
prestazioni in convenzione con il Servizio Sanitario in regime di degenza ospedaliera, attualmente svolta in Siracusa. Esso è composto da beni mobili apparecchiature elettromedicali quali apparecchiature radiologiche, ecografi, apparecchiature
di sala operatoria in genere, macchine elettroniche ed altro funzionali all’esercizio
della suddetta attività e da quant’altro specificato nel disciplinare di affitto e nella
documentazione di riferimento, accessibile con le modalità indicate nel disciplinare.
Non fanno parte del Ramo beni immobili.
La durata dell’affitto è di mesi sei, con termine finale comunque fissato alla
scadenza del sesto mese successivo alla stipula. Il corrispettivo è fissato in
€ 33.600,00 mensili, oltre oneri fiscali.
Le spese saranno a carico del contraente. L’affitto è finalizzato alla vendita del medesimo Ramo e l’offerente dovrà espressamente impegnarsi a partecipare all’asta
per la vendita del Ramo, debitamente cauzionando l’impegno. Per partecipare alla
procedura l’offerta dovrà essere cauzionata con deposito di una somma pari ad
una mensilità del canone d’affitto offerto e con deposito ulteriore di una somma
pari al 10% del prezzo che s’intenderà offrire (non inferiore ad € 2.000.000,00)
per l’acquisto del Ramo d’Azienda. Le offerte, accompagnate dalle cauzioni suddette, dovranno pervenire perentoriamente entro e non oltre le ore 11,30 del
25.6.14, mediante deposito presso la Cancelleria della Sezione fallimentare del
Tribunale di Siracusa. L’esame delle offerte avverrà lo stesso giorno alle ore 12,
presso il Tribunale di Siracusa, sezione fallimenti.
Il disciplinare d’affitto verrà inviato, esclusivamente in via telematica, a tutti
coloro che ne facciano richiesta al Curatore del Fallimento alla PEC della
procedura: [email protected], ovvero alla mail del curatore
[email protected]. L’accesso alla documentazione di riferimento potrà
avvenire solo previo invio di una formale manifestazione d’interesse ed accordo
di riservatezza. Il disciplinare regolamenta in via esclusiva la procedura, costituendo il presente avviso solo un estratto sintetico di esso. Siracusa, 19/6/2014 Il curatore fallimentare - Avv. Carlo Carpinteri - tel. 093139555.
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Alberto Bombassei - Presidente Brembo
Giovanni Bonotto - Direttore creativo Bonotto Spa
Cesare Cacitti - Studente e inventore
Fabrizio Longo - Direttore Audi Italia
Francesco Moser -Campione di ciclismo e imprenditore
Mirano Sancin - Direttore Scientifico KMR e Presidente Intellimech
Con gli interventi di giovani startupper e creativi italiani
Introduce
Giuseppe Di Piazza - Responsabile editoriale sistema Corriere Innovazione
Moderano
Cristiano Seganfreddo - Direttore scientifico Corriere Innovazione
Massimo Sideri - Giornalista e commentatore Corriere della Sera
www.corriereinnovazione.it
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Per partecipare al convegno chiamare il numero 02 20400333
email: [email protected]
SUSTAINABILITY PARTNER
INNOVATION PARTNER
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
45
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Economia
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G. Str.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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poco più di un mese
dall’insediamento
dell’amministratore
delegato Mauro Moretti, il
consiglio di Finmeccanica
ha approvato le linee guida
del nuovo modello
organizzativo. Le società
possedute al 100% del
«core business»
Aerospazio e Difesa
saranno trasformate in
divisioni. Non verranno
invece coinvolte nel
processo divisionale le
società sottoposte a
verifica strategica (settore
trasporti e Fata), le joint
venture internazionali
nello spazio e missilistica
(Thales Alenia Space,
Telespazio e Mbda) e Drs.
Sono previsti «benefici in
termini di produttività
industriale, economie di
scala e aumento della
competitività». Moretti ha
anche presentato
un’informativa sui
processi di due diligence
per Ansaldo Breda, in vista
di «concrete e definitive
offerte per la controllata
che produce treni».
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SI RIORGANIZZA
DUE DILIGENCE
SU ANSALDO BREDA
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FINMECCANICA
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MILANO — Lo sciopero di
un’ora della Fiom allo stabilimento Maserati di Grugliasco di
lunedì scorso non è andato giù a
Sergio Marchionne. Il numero
uno di Fiat-Chrysler — che con il
nuovo acronimo Fca esordirà a
Wall Street nella prima metà di
ottobre — ha reagito con una
doppia mossa. In mattinata è
uscita su La Stampa una lettera a
tutti i dipendenti, in cui critica
«l’esigua minoranza» che ha
bloccato lo stabilimento in piena
fase produttiva. Secondo le cifre
dell’azienda ha scioperato l’11%
di dipendenti, 209 su 2019. Nel
pomeriggio ha poi annunciato la
rinuncia alla richiesta degli straordinari per tutti gli stabilimenti
italiani e il congelamento dei trasferimenti di 500 dipendenti in
cassa integrazione da Mirafiori a
Grugliasco e lo stop all’estensione a 12 dei turni di lavoro alla
Maserati. La mossa arriva in risposta alla decisione dei sindacati Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri di bloccare gli
straordinari in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo (Cnh
compresa) come forma di protesta per il mancato accordo sul
nuovo contratto, fermo nella
parte economica per le differenze tra i 250 euro proposti dal-
Il Tridente
Il ceo di Fiat
Chrysler
Sergio Marchionne il
30 gennaio
2013 all’inaugurazione dell’impianto
Maserati a
Grugliasco,
in provincia
di Torino
I punti
Gruppo globale,
i dipendenti italiani
1
Sono circa 86 mila i
dipendenti complessivi
del gruppo FiatChrysler in Italia,
compresi quelli occupati
in Cnh
Gli stabilimenti
in Italia
2
In Italia sono operativi
Mirafiori e Grugliasco (il
polo produttivo
torinese), Pomigliano,
Cassino, Val di Sangro
(Sevel), Melfi (Sata)
Il nodo dell’aumento
nel nuovo contratto
3
Il negoziato sul nuovo
contratto si è arenato:
Fiat offre 250 euro,
mentre i sindacati
hanno ridotto la
richiesta a 280 euro
l’azienda e i 280 euro cui sono
scesi i sindacati.
Era stato proprio l’accordo
raggiunto sui 12 turni ad aver
fatto ritirare la minaccia dello
sciopero ai sindacati in Maserati,
che invece era stato confermato
solo dalla Fiom. E proprio per
criticare quella scelta Marchionne ha deciso di rivolgersi direttamente ai «colleghi» italiani del
gruppo, per chiarire che la posta
in gioco è la sopravvivenza del
gruppo in Italia, dove Fiat è rimasta e ha investito «al di là di
una logica di mercato, come atto
di responsabilità verso tutti voi e
verso il nostro Paese, considerando soprattutto che la disoccupazione ha raggiunto picchi
mai visti prima».
«Gli episodi recenti dovuti al
comportamento di un’esigua
minoranza, che hanno causato
perdite produttive in un momento così delicato, non possono essere presi con leggerezza.
Parlo direttamente a chi si è reso
responsabile di questi episodi. Vi
chiedo di riflettere sulla gravità
delle conseguenze. Non sottovalutate l’effetto che le vostre azioni possono provocare». Il rischio
è quello di un danno di immagi-
ne per un gruppo «globale e interconnesso, dove i destini delle
300 mila persone che lavorano
con noi nel mondo sono strettamente legati e complementari»,
e un danno al «diritto a lavoro»
per tutti gli altri lavoratori: «Non
esiste in nessun altro Paese in
Europa o nel mondo che permetta a una minoranza di danneggiare i diritti di tutti gli altri,
specialmente il diritto al lavoro».
Per questo l’appello ai dipendenti «leali», la «stragrande maggioranza», è di mantenere il vostro
coraggio e la voglia di fare qualcosa di buono. Continuate a mostrare la fiducia e la passione di
cui gli italiani sono capaci e che
voi avete già mostrato di avere».
Tra i sindacati si sono registrate ieri le risposte di Fismic,
che ha attaccato la «sciagurata
iniziativa della Fiom» che ha
«avuto un effetto disastroso» di
lasciare in cassa integrazione
500 dipendenti, e della Fim, che
con il segretario generale Ferdinando Uliano ha chiesto di riprendere il negoziato sul contratto». Di «inutili giochi di forza» ha parlato Maria Antonietta
Vicaro, segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici.
Fabrizio Massaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Prima vendita, Enel esce dalla Slovacchia
C.D.C.
corinnadecesare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dopo lo sciopero Maserati Marchionne scrive ai dipendenti : non sprecate opportunità
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Stop agli straordinari nelle fabbriche Fiat
Il caso Le indiscrezioni sulla vendita del 66% della Slovenske Elektrarne, acquistata nel 2006
rriva la prima
infrastruttura
italiana a poter
beneficiare dei project
bond Ue: si tratta del
passante autostradale di
Mestre (tratto
dell’autostrada A4). La
Banca europea degli
investimenti sta
ultimando il lavoro
preparatorio per il lancio
dell’emissione, con
l’obiettivo di chiudere
entro fine anno. Ma, ha
fatto sapere il
vicedirettore della Bei
Dario Scannapieco,
questa non è l’unica opera
italiana su cui la Bei sta
pensando di intervenire.
Ce ne sono anche altre,
principalmente nel settore
dell’energia. L’obiettivo
principale stabilito per i
project bond (con un
budget di oltre 4 miliardi
di euro) era proprio quello
di stimolare il
finanziamento di
infrastrutture nel settore
dei trasporti, energia e
Ict.
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La vertenza Sospeso il trasferimento di 500 addetti di Mirafiori in cassa integrazione all’impianto di Grugliasco
La lente / 2
E IL PROJECT BOND
PER IL PASSANTE
DI MESTRE
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MILANO — L’Enel è pronta
a dare il via alla cessione di
Slovenske Elektrarne? Ufficialmente dal gruppo elettrico nulla si dice, anche se secondo le indiscrezione di
mercato qualche manifestazione di interesse per la quota
(il 66%) sarebbe arrivata al
quartier generale di Roma,
che starebbe valutando di affidare alle banche d’affari il
mandato per portare a termine l’operazione. L’obiettivo di
breve termine dell’Enel, come
noto, è di incassare circa 4,4
miliardi di euro da cessioni
ria, sarebbe attribuibile un
«enterprise value» di circa 3,8
miliardi di euro, compreso il
valore dell’indebitamento
pari a circa un miliardo di euro.
Chi potrebbe essere inte-
ressato ad acquistare la ex
compagnia di stato di Bratislava in un periodo di mercato non certo attraente per il
calo dei consumi e i prezzi cedenti dell’energia elettrica?
Anche qui campo alle indi-
La battaglia francese
Interesse
Manifestazioni di
interesse da russi, cechi
e compagnie cinesi
entro la fine dell’anno per ridurre l’indebitamento netto a
37 miliardi di euro dai 41,5
miliardi registrati alla fine
dello scorso marzo.
Recentemente anche il neoamministratore delegato del
gruppo elettrico, Francesco
Starace, ha sostenuto che il
66% di Slovenske Elektrarne
potrebbe essere preso in considerazione per la vendita. Alla società slovacca, secondo
qualche valutazione finanzia-
Alstom, Ge rilancia con garanzie
Tre joint venture paritetiche per la rete elettrica, eolico e
idroelettrico e nucleare più garanzie sull’occupazione e
sede decisionale in Francia. Così il rilancio di Ge su
Alstom dopo l’offerta congiunta di Siemens e Mistubishi.
screzioni. Secondo quanto riporta anche la stampa slovacca il più concreto candidato
sarebbe la Cez, il produttore
ceco di energia elettrica, che
comunque non ha commentato le voci di mercato. Quella
della Cez sarebbe la conferma
di un interesse mai scemato
dai tempi della cessione all’Enel chiusa ufficialmente
nel 2006 nell’era di Fulvio
Conti ma avviata dall’allora
amministratore delegato Paolo Scaroni. La seconda compagnia interessata a Slovenske Elektrarne sarebbe la russa Rosatom, che gestisce il
parco delle centrali nucleari
di Mosca, mentre qualche
non meglio precisata manifestazione di interesse riguarderebbe altri investitori cinesi.
Nel 2005-06 l’Enel aveva
comprato la quota del 66% in
seguito al programma di privatizzazioni lanciato dal governo di Bratislava, pagando
per il pacchetto azionario una
somma intorno agli 840 milioni di euro. Una mossa che
allora rappresentò il rientro
del gruppo elettrico italiano
nella tecnologia del nucleare,
che sul territorio nazionale
era stata bandita in seguito al
referendum del 1987.
S. Agn.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Valutazione
La società sarebbe
valutata 3,8 miliardi (con
un miliardo di debiti)
Etihad
«I piloti
dell’Alitalia?
Assunzione
ad Abu Dhabi»
(a. bac.) Etihad è disposta a
assumere i piloti di Alitalia
in esubero, anche a Abu
Dhabi, ma non prima del
2015 e comunque dopo che
saranno messi in
aspettative o licenziati. I
piloti considerati in
esubero sono 122 — in
base al nuovo piano — e
altri 47 che già
usufruiscono degli
ammortizzatori sociali, di
questi 199, 89 sono
comandanti e 60 primi
ufficiali. Etihad assumerà
nuovo personale solo in
base ad una specifica
selezione. I sindacati di
categoria Anpac, Avia e
Anpav rilevano che gli
esuberi sono limitati
all’operativo di medio
raggio, mentre nessuna
eccedenza sembra essere
presente nel lungo raggio
che, secondo il piano,
risulta in sviluppo. Ulteriori
approfondimenti sono stati
richiesti anche per la
dichiarata necessità
aziendale di attivare i
contratti di solidarietà
anche nella nuova Alitalia
per un numero di naviganti
pari alle attuali quantità
che sono in solidarietà in
base all’accordo sottoscritto
nel 2013: 285 piloti e 525
assistenti di volo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ItaliaCamp
46 Economia
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il dibattito Icbpi Il presidente dell’Abi, Patuelli, al governo: «Le banche italiane pagano il doppio dei concorrenti confinanti»
«La spinta Bce? Vale lo 0,5% del Pil»
Panetta (Bankitalia): nella Ue troppe differenze fiscali per le aziende di credito
De Censi: gli istituti devono finanziare le imprese sane, non quelle decotte
ROMA — Scatteranno a settembre, ma già la Banca d’Italia ha stimato l’effetto sulla crescita che
avranno le misure annunciate dalla
Bce (Banca centrale europea). In
particolare «le nuove operazioni di
rifinanziamento quadriennali che
metteranno a disposizione delle
banche fondi a lungo termine a
condizioni favorevoli» dovrebbero
stimolare la crescita del Pil (Prodotto interno lordo) nel triennio
2014-16 «di mezzo punto percentuale». E ciò «sulla base dei soli effetti finora osservati sul cambio sui
tassi di mercato». A rilevarlo è stato
il vicedirettore generale della Banca
d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo al convegno organizzato dall’Istituto centrale delle banche Popolari (Icbpi), che ieri ha celebrato i
75 anni di vita, al quale hanno partecipato fra gli altri il viceministro
dell’Economia, Enrico Morando, il
presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il direttore del Corriere della
Sera, Ferruccio de Bortoli e l’ex mi-
ll convegno organizzato dall’Istituto centrale
delle banche Popolari (Icbpi) al
quale ha partecipato fra gli altri
il viceministro
dell’Economia,
Enrico Morando
nistro Enzo Moavero.
Panetta, dopo aver rinnovato le
sollecitazioni di Bankitalia alle Popolari «a proseguire nell’opera di
ammodernamento di forme organizzative e strutture di governo
societarie» si è soffermato sulla
«doppia sfida» in cui sono impegnate le aziende di credito italiane.
Da un lato, «esse devono riparare i
danni loro inflitti dalla crisi, recuperare redditività, accumulare le
risorse patrimoniali necessarie
per sostenere la ripresa». Al tempo
stesso «devono prepararsi a fronteggiare l’accelerazione che
l’Unione bancaria imprimerà al
processo di integrazione creditizia
in Europa». Ma per «un efficiente
sistema finanziario europeo e la
piena concorrenza tra banche nell’area dell’euro» serviranno importanti progressi come «l’eliminazione dei forti divari nei regimi
di tassazione nazionali». Musica
per le orecchie del presidente dell’Abi, Patuelli che, intervenendo
subito dopo, ha rilanciato le richieste del sistema bancario a favore di un alleggerimento fiscale,
lamentando in particolare la maggiorazione dell’8,5% all’aliquota
Ires «applicata anche agli accantonamenti patrimoniali». Le banche
italiane, ha sostenuto, pagano il
doppio di quelle dei Paesi confinanti e «se pensiamo di poter sopravvivere a questa discriminazione competitiva sbagliamo di
grosso».
«Le banche, prima di tutto, devono fare bene il loro mestiere: finanziare le opere finanziabili», ha
infine rilevato il presidente dell’Icbpi, Giovanni De Censi, dando
così la risposta delle Popolari al richiamo del premier Matteo Renzi a
dare più credito alle imprese. «Oggi
quello che manca è la domanda di
credito: non si può dare ad aziende
decotte, bisogna darlo a quelle che
investono. Noi siamo nati per fare
questo mestiere e se non lo facciamo non possiamo neanche pagare i
dividendi ai nostri azionisti».
Stefania Tamburello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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stimento è es
espo
esposto
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stoo al rrischio
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erii vann te ddalle
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Italiana e su EuroTLX. Puoi acquistarle e rivenderle, attraverso la tua banca di fiducia, indicando il relativo Codice ISIN. L’acquisto,
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DI EMISSIONE
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CEDOLA
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CEDOLA
ANNUA
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IT0005026825
AUD
2.000
DOLLARI
AUSTRALIANI
99,66%
17/06/2019
4,20%
3,108%
4,274%
3,183%
IT0005026833
TRY
4.000
LIRE TURCHE
99,62%
17/06/2017
8,60%
6,360%
8,741%
6,508%
(1) Il rendimento effettivo annuo netto è calcolato al netto dell’imposta sostituiva del 20% (che si applica fino al 30.06.2014) e dell’imposta sostitutiva del 26% (che si applica a decorrere dal 1.07.2014) sugli interessi
lordi maturati e sul disaggio di emissione. Il Decreto Legge 24.04.2014 n. 66 introduce un aumento generalizzato dal 20 al 26% dell’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie, compresi gli interessi ed altri proventi
(redditi di capitale) derivanti dalle obbligazioni e dai titoli similari. La nuova aliquota si applica agli interessi maturati dall’1.07.2014.
(2) Rendimento calcolato alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione
La cedola e il rendimento lordo e netto (espresso nella valuta di emissione), alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione, sono
indicati nella tabella sovrastante; inoltre, in ipotesi di acquisto successivo alla data di emissione, il rendimento dipende anche dal prezzo di
negoziazione. Il tasso cedolare è espresso nella valuta di emissione. Un aumento di valore della valuta dell’investitore rispetto alla valuta delle
Obbligazioni potrebbe influire negativamente sul rendimento complessivo delle Obbligazioni (ove espresso nella valuta dell’investitore).
PER INFORMAZIONI VISITA IL SITO WWW.BANCAIMI.COM/RETAILHUB OPPURE CHIAMA IL NUMERO VERDE 800.99.66.99
In caso di vendita, il prezzo delle obbligazioni potrebbe essere inferiore al prezzo di acquisto e l’investitore potrebbe subire una perdita, anche significativa, sul capitale investito. Non vi è alcuna garanzia che venga ad esistenza un mercato
secondario liquido. Alla data del 15.06.2014 il rating assegnato a Banca IMI da S&P è BBB, da Moody’s Baa2, da Fitch BBB+.
MESSAGGIO PUBBLICITARIO. Il presente annuncio è un messaggio pubblicitario con finalità promozionale e non costituisce offerta o sollecitazione all’investimento nelle obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Australiano
Opera III e Collezione Tasso Fisso Lira Turca Opera III (le “Obbligazioni”) né consulenza finanziaria o raccomandazione d’investimento. Prima di procedere all’acquisto delle Obbligazioni leggere attentamente il Prospetto di
Base relativo al Programma di offerta e/o quotazione di Obbligazioni Plain Vanilla depositato presso CONSOB in data 15 aprile 2014 a seguito dell’approvazione comunicata con nota n. 0028165/14 del 4 aprile 2014, come
modificato mediante supplemento depositato presso la CONSOB in data 06.06.2014 a seguito di approvazione comunicata con nota n. 0046979/14 del 05.06.2014 (il prospetto di base come modificato dal supplemento il
“Prospetto di Base”) e le relative Condizioni Definitive con in allegato la Nota di Sintesi della Singola Emissione depositate in Borsa Italiana e in Consob in data 17.06.2014, con particolare riguardo ai costi e ai fattori di rischio,
nonché ogni altra documentazione che l’intermediario sia tenuto a mettere a disposizione degli investitori ai sensi della vigente normativa applicabile. Il Prospetto di Base e le Condizioni Definitive sono disponibili sul sito internet
www.bancaimi.com/retailhub e presso la sede di Banca IMI S.p.A. in Largo Mattioli 3 Milano. Le Obbligazioni non sono un investimento adatto a tutti gli investitori. Prima di procedere all’acquisto è necessario valutare l’adeguatezza dell’investimento,
anche tramite i propri consulenti finanziari, nonché comprenderne le caratteristiche, tutti i fattori di rischio riportati nell’omonima sezione del Prospetto di Base e nella Nota di Sintesi della Singola Emissione e i relativi costi anche attraverso
i propri consulenti fiscali, legali e finanziari. Le Obbligazioni non sono assistite dalla garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Nel caso in cui l’emittente sia inadempiente o soggetto ad insolvenza, l’investitore potrebbe perdere
in tutto o in parte il proprio investimento. Le obbligazioni non sono state né saranno registrate ai sensi del Securities Act del 1933, e successive modifiche, (il “Securities Act”) vigente negli Stati Uniti d’America né ai sensi delle corrispondenti
normative in vigore in Canada, Giappone, Australia o in qualunque altro paese nel quale l’offerta, l’invito ad offrire o l’attività promozionale relativa alle obbligazioni non siano consentiti in assenza di esenzione o autorizzazione da parte delle
autorità competenti (gli “Altri Paesi”) e non potranno conseguentemente essere offerte, vendute o comunque consegnate, direttamente o indirettamente, negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Giappone, in Australia o negli Altri Paesi.
La vertenza
Bancari, i sindacati:
aumenti e orari lunghi
Ma il tavolo è a rischio
Salita è dire poco. Il rinnovo del contratto dei bancari è
alle prime schermaglie ma una cosa è già chiara: è sui fondamentali che sindacati e Abi, l’associazione dei banchieri, proprio non
si intendono. Un incontro c’è stato l’altroieri. I prossimi saranno il 23 e il 30 giugno. Nel merito delle questioni si entrerà solo dopo l’assemblea dell’Abi del 10 luglio. Sul tavolo c’è
anche la possibilità che Francesco Micheli, alla guida del
Casl, il comitato per gli affari sindacali dell’associazione,
lasci il posto. Ma un punto è già evidente a tutti: le posizioni
sono distanti anni luce. Tanto che l’Abi ieri ha consegnato al
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan un documento in
cui, tra le altre cose, si mette nero su bianco che il passaggio
contrattuale sarà difficile e si prevedono ricadute sul piano
sociale. Morale: le banche mettono le mani avanti, avvertono
che si arriverà ai ferri corti e perciò si aspettano attenzione
da parte del governo. Quando nell’incontro dell’altro ieri i
sindacati hanno illustrato il documento dal titolo «Nuovo modello di
banca al servizio dell’occupazione e
del Paese» qualcuno tra i rappresentanti della controparte ha accolto il
testo con sufficienza. Le sette sigle
presenti alla trattativa non l’hanno
presa bene. E non solo per una questione di orgoglio offeso. A criticare il
documento, infatti, era uno dei papabili alla guida del Casl, Camillo Venesio, ceo della banca del Piemonte. Il punto di distanza tra le
parti è principalmente uno. Il sindacato propone un rinnovo
del contratto sullo schema di quanto avvenuto in passato.
Chiede 175 euro lordi in più in busta paga. E elenca una serie
di proposte per il settore che fanno perno su attività ad alta
intensità di lavoro. I sindacati hanno capito bene che la banca online fa sparire i clienti allo sportello. E allora propongono orari più lunghi e la riconversione delle professionalità
su attività “sorelle” come la consulenza. L’Abi, invece, semplicemente non intende trattare sulle vecchie basi. Parla di
distanze abissali, punti di vista inconciliabili e mette in discussione il sistema della contrattazione fondato sui due
livelli. Non ritiene sostenibile alcun aumento a livello nazionale. Per la parte normativa, Abi non considera più sostenibile il fatto che il 43% del personale abbia una qualifica di
quadro direttivo. E anche il numero degli occupati totali è
messo in discussione: per le banche le risorse per gli aumenti si potrebbero trovare solo tagliando il numero dei posti di
lavoro.
Il sindacato vede le difficoltà. «Ci opponiamo con ogni
forza a una gestione delle banche che punta solo sul taglio
dei costi del personale per aumentare la redditività del settore. Non fa bene ai dipendenti. E non fa bene al Paese»,
contesta Lando Sileoni (foto) a capo della Fabi, il principale
sindacato dei colletti bianchi allo sportello. «Le banche devono uscire da una posizione puramente difensiva per mettersi in gioco con i propri dipendenti al servizio del Paese. E
la relazione tra aumenti e tagli al personale è del tutto inaccettabile. Senza contare che i banchieri europei guadagnano
la metà di quelli italiani, ma negli ultimi cinque anni hanno
rilanciato le loro attività». «Presenteremo il nostro progetto
di banca a tutti: governo e associazioni delle imprese», promette Massimo Masi leader dei bancari Uil. Per Agostino
Megale, della Fisac Cgil «l’Abi si sta costruendo alibi per non
confrontarsi sul merito della nostra proposta». E anche Giulio Romani della Fiba Cisl è sulla stessa lunghezza d’onda:
«Questo atteggiamento sprezzante lascia il tempo che trova.
L’Abi non deve confrontarsi solo con noi ma con il Paese». I
4 miliardi che le banche hanno messo sul piatto del governo
con la legge di Stabilità (2,2) e il decreto Irpef (1,8) non fanno che irrigidire la posizione dell’Abi. Il risultato è che la
trattativa scalda i motori. Ma la macchina pare destinata a
fermarsi al primo tornante.
Rita Querzè
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul «Financial Times»
Scaroni verso Rothschild
«Cambiare per ringiovanire»
L’ex amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni,
67 anni, andrà a lavorare presso la investment bank
Rothschild in veste di deputy chairman. Lo ha
anticipato ieri il Financial Times sottolineando il
passaggio «inusuale» dal settore industriale a quello
puramente finanziario. Il quotidiano ha anche
raggiunto il manager italiano che ha detto: «L’unico
modo per ringiovanire se stessi è cambiare». Scaroni
aveva tentato fino all’ultimo di rimanere nell’ambito
delle società a controllo pubblico ma il primo
ministro Matteo Renzi ha optato per un cambio
netto di manager per quasi tutte le poltrone.
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Economia 47
italia: 51575551575557
#
Piazzetta Cuccia
La riunione della Lega
La partita
Sky-Mediaset
per i diritti tv,
vertice lunedì
MILANO — La partita più importante della
prossima settimana non si giocherà in Brasile
ma negli uffici di via Rosellini 4 a Milano. È lì,
sede della Lega calcio, che da lunedì
prossimo alle 14 si cercherà di trovare una
quadra sulla complicata vicenda
dell’assegnazione dei diritti televisivi della
serie A per il triennio 2015-2018. Il 5 giugno
scorso si è chiusa infatti l’asta che ha fatto
scoppiare l’ennesima battaglia tra Sky e
Mediaset. La Lega ha messo a gara cinque
pacchetti: A) tutte le partite delle 8 squadre
principali solo per la piattaforma satellitare.
B) Stessa offerta ma solo per il digitale
terrestre. C) Tutte le partite delle altre 12
squadre (a prescindere dalla piattaforma). D)
Interviste e spogliatoi. E) Qualche partita su
Internet. Il ginepraio si è scatenato quando,
con l’apertura delle buste, si è scoperto che il
gruppo di Murdoch ha presentato offerte per
la piattaforma satellitare e (per la prima
volta) anche per quella digitale. Dal 2012
infatti è scaduto in Italia per Sky il divieto di
trasmettere in digitale terrestre e il gruppo di
Murdoch ha deciso di sfruttare le condizioni
che si sono venute a creare con questo bando,
facendosi avanti anche per il digitale. Ma se
Mediaset da una parte ha vinto la partita della
Champions League con 690 milioni di euro a
stagione, dall’altra parte è stata battuta da Sky
sulle offerte per i pacchetti A e B: 357 milioni
contro i 350 di Mediaset per il satellite e 422
contro 280 per il digitale terrestre. Il Biscione
ha urlato allo scandalo giudicando il colpo di
Rampl:
il patto
Mediobanca?
Più leggero
Murdoch «una violazione delle regole sulla
posizione dominante». Il campionato da oltre
un miliardo di euro rischia insomma di
chiudersi con interventi dell’Antitrust e
contenziosi legali della durata incerta. Per
questo c’è molta attesa intorno alla decisione
della Lega calcio, che dovrà essere presa entro
e non oltre le ore 12 del 26 giugno. Ossia
entro 21 giorni dalla presentazione delle
offerte. Le ipotesi conclusive potrebbero
essere due: l’assegnazione dei pacchetti
oppure una nuova gara. «È un’opzione
prevista dal regolamento ma non è detto che
venga usata» spiega Maurizio Beretta,
presidente della Lega calcio.
Il patto di sindacato di
Mediobanca si riunirà
attorno a metà luglio per
«iniziare a esaminare
eventuali modifiche
dell’accordo». Lo si è
appreso ieri da fonti vicine
agli azionisti al termine
del consiglio della banca
che, ha detto Tarak Ben
Ammar, è stato «tecnico».
Il board verrà di nuovo
convocato il 4 luglio per
un primo preconsuntivo
(l’esercizio si chiude il 30
giugno) e il budget.
Il patto di Mediobanca
«sarà più leggero», ha
detto ieri Dieter Rampl,
vicepresidente
dell’istituto. Resterà, come
nella forma attuale, di
blocco ma si va verso una
semplificazione, hanno
precisato fonti vicine agli
azionisti, con l’abolizione
della divisione in tre
gruppi di soci. Per quanto
riguarda il board si va
verso una possibile
riduzione dei componenti
e il consensus sarebbe
orientato verso 17-18. Le
stesse fonti, in vista del
rinnovo del consiglio con
l’assemblea di ottobre,
sottolineano che «non ci
sono dubbi» sulla
conferma del presidente
Renato Pagliaro e
dell’amministratore
delegato Alberto Nagel.
Corinna De Cesare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il debito
Lo spettro di un altro default: Argentina isolata
Scadenze in dollari del 30 giugno a rischio, nuovo tonfo alla Borsa di Buenos Aires
MILANO — Premessa per i creditori della
Repubblica sudamericana: per adesso stiamo
assistendo a un «tango» per niente amichevole
ma, in ogni caso, ballato tra argentini e americani. Un botta e risposta giocato sul filo sottile
che corre tra legalità e diplomazia. Ma è chiaro
che i «bonos» vanno tenuti d’occhio in questi
giorni caldi. Per non sapere né leggere né scrivere, anche quelli in euro.
Ieri il ministro dell’Economia Axel Kicillof ha
dichiarato che a causa della sentenza della corte
suprema Usa favorevole ai fondi hedge si trova
nell’impossibilità di pagare i titoli discount in
dollari americani in scadenza il prossimo 30
giugno (224 milioni su un totale in scadenza di
900). Nella sostanza il ministro ha minacciato
un mini-default americano. I bond «discount»
sono quelli emessi nel 2005 e 2010 per sostituire i vecchi «Tango» bond andati in default nel
2001. Per chi li detiene, dunque, si tratterebbe
di un doppio default in poco più di dieci anni,
caso mai occorso nella storia dei debiti sovrani.
In effetti ieri si sono mossi solo i titoli in dollari,
cioè quelli quotati alla Borsa di New York, e non
quelli in euro quotati a Londra. Tecnicamente
l’Argentina può minacciare il default geolocalizzato grazie al cosiddetto codice «144», l’autorizzazione che la Sec deve dare a qualunque
prodotto di risparmio o investimento che coinvolga dei cittadini statunitensi. Lo stesso codice Isin per rilevare i titoli quotati è diverso: negli Usa è Us (in gergo sono detti titoli yankee),
per gli altri è Xs, mentre i Bv sono quelli quotati
in Olanda (un precedente è rappresentato dal
fallimento di Lehman Brothers). In virtù di
questa autorizzazione particolare i bond americani viaggiano su un’autostrada parallela dal
punto di vista finanziario e legislativo, un privilegio che in questo caso il governo argentino
potrebbe usare astutamente a proprio vantag-
Casa Rosada
Il presidente
della repubblica
Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner
comparendo in
tv subito dopo
la sentenza
americana ha
parlato di
«estorsione»,
anche se ha
rassicurato i
propri creditori
gio per «minacciare» solo gli Usa senza spaventare più di tanto gli altri creditori. Anche se l’efficacia di questa strada è tutta da dimostrare.
Probabilmente l’Argentina punta anche a scatenare una reazione dei piccoli risparmiatori
Usa che, dopo avere subito il pesante «haircut»
del 70% del valore del loro investimento predefault, non vedrebbero arrivare i propri soldi
per guardarli viaggiare verso il portafoglio dei
fondi avvoltoio che riceverebbero più di quanto avevano pagato.
Comunque la Borsa di Buenos Aires ieri ha
perso il 3%, probabilmente anche per la mancanza di chiarezza nella strategia che il presidente Cristina Fernandez de Kirchner intende
perseguire: ieri il capo di gabinetto, Jorge Capitanich, ha detto che nessuno andrà a New York
per trattare con i fondi-avvoltoio che avevano
acquistato i titoli dopo il default.
Le parole di Capitanich si contrappongono a
quelle di uno dei legali dell’Argentina che aveva
parlato di una missione e New York la prossima
settimana per parlare con gli stessi hedge fund.
Secondo un rapporto pubblicato da Jp Mor-
gan — che ha argomentato quello che pensano
in molti — la minaccia di un default potrebbe
essere una tattica negoziale dell’Argentina per
guadagnare tempo, ritardando l’attuazione degli ordini della giustizia o per mettere i titolari
di bond che non hanno accettato il concambio
in una posizione più debole.
Ma il problema di fondo è che, nonostante il
default del 2001 che aveva permesso all’Argentina di disattendere un debito sovrano monstre
di 140 miliardi di dollari, pagandone con la ristrutturazione solo un terzo, il Paese sudamericano è in grossa sofferenza: il ceto medio è stato spazzato via proprio da quella crisi. Molti di
loro sono finiti nelle lunghe schiere dei «cartoneros» che vivono ancora oggi a Buenos Aires
per strada e non si sono ripresi più. La Kirchner
deve contenere un malumore sempre più ampio nella popolazione e questa volta la prova di
forza con i nemici yankee potrebbe non essere
sufficiente a distrarre le persone. Senza contare
che con un default numero due, totale o parziale, l’Argentina non potrebbe chiedere nemmeno più un dollaro bucato sui mercati internazionali.
Massimo Sideri
S. Bo.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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il grado 1 della scala non significa tuttavia che il portafoglio è totalmente
esente da rischi.
Il riassetto La protesta dei sindacati: cancellati 12 anni di lavoro
Caio ridisegna le Poste:
resteranno solo tre divisioni
ROMA — L’avvio del nuovo
corso in Poste Italiane rischia di
costare un prezzo superiore al
previsto. A poche settimane dall’insediamento di Francesco Caio, in veste di amministratore
delegato, i prevedibili strappi, in
nome di una discontinuità con
la gestione del predecessore
Massimo Sarmi, iniziano ad apparire come spie di uno stile che
allarma i sindacati e il ministero
dell’Economia. Nel primo caso si
tratta del piano di riorganizzazione che ha spiazzato i rappresentanti dei lavoratori. Al punto
che una nota di Mario Petitto,
segretario generale di Slp Cisl
(64 mila iscritti) spara alzo zero
sottolineando, «quello che accade in Poste è veramente imbarazzante. In quindici giorni sono
stati cancellati 12 anni di lavoro». L’intervento contesta le
mosse di Caio, «prive di una visione strategica, senza uno
straccio di piano di impresa che
un nugolo di ragazzetti consulenti provano a raffazzonare».
Pesante il passaggio sulla scelta
dei nuovi manager nominati da
Caio, «ecco spuntare le anonime
retrovie di cui non si conoscevano neanche i nomi». È, insomma, la fine della pace sociale nella più popolosa azienda del Paese (143 mila dipendenti), tanto
che, nel sentore di un massiccio
piano di esuberi, sono previsti i
primi disservizi nel recapito delle cartelle esattoriali a Milano,
Roma e Napoli. A fare precipitare
la situazione è stato l’ordine di
servizio che prevede un rime-
Sda e Poste Mobile. A capo della
divisione è stato piazzato Roberto Giacchi, attuale amministratore delegato di Poste Mobile. In
pratica, sotto di lui finisce metà
del gruppo Poste, ad esclusione
dei servizi finanziari e di BancoPosta, in attesa di un nuovo capo
da individuare. La novità segue
la raffica di ordini di servizio per
la nomina di cinque nuovi direttori, compresa la casella pesante
delle Risorse
umane, affidata a
Pierluigi Celli dalMiliardi di euro il valore
l’1 luglio, una
del patrimonio netto
volta che avrà ladel gruppo Poste
sciato l’incarico
Italiane.
da senior advisor
in Unipol. Sul
scolamento organizzativo senza versante del ministero dell’Ecoprecedenti. Abbandonato il mo- nomia, le perplessità sono
dello suddiviso in direzioni, Ca- emerse all’indomani dell’enneio ha optato per una super divi- sima melina di Caio per dilaziosione ribattezzata Posta, Comu- nare la quotazione in Borsa, trinnicazione e Logistica. Tradotto cerandosi dietro la mancata sigla
vuol dire accorpare tutte le fun- della convenzione con Cassa Dezioni di business dei servizi po- positi e Prestiti e del contratto
stali e logistici, oltre che il coor- per il servizio universale con
dinamento delle società control- l’Autorità delle Comunicazioni.
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effettuato unicamente con finalità informative; la politica di investimento del comparto non contiene alcuna menzione all’indice. Il rendimento indicato è al lordo
degli oneri fiscali. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. OYSTER European Selection – Classe R- EUR è un comparto della SICAV OYSTER di diritto
lussemburghese. Prima dell’adesione leggere il Prospetto e le Informazioni chiave per l’Investitore (“KIID”), depositati presso la Consob e disponibili sul nostro sito
internet. Lo strumento finanziario descritto nel presente documento non è né promosso né distribuito o in altro modo sostenuto da STOXX Limited e STOXX Limited declina
ogni responsabilità in merito allo stesso.
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4,337
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4,464
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18/06 EUR
14,786
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14,950
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18/06 EUR
4,734
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18/06 EUR
4,853
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17,433
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
18/06 EUR
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AcomeA Eurobbligazionario (A2)
18/06 EUR
13,708
AcomeA Europa (A1)
18/06 EUR
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AcomeA Europa (A2)
18/06 EUR
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AcomeA Globale (A1)
18/06 EUR
12,091
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21,019
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18/06 EUR
21,599
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6,647
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6,305
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6,448
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18/06 EUR
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Invictus Macro Fd
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8,922
8,923
6,620
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3,978
4,100
5,292
5,404
6,297
6,439
22,096
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12,897
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10,316
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6,079
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3,314
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3,678
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CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 18/06 EUR
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CompAM Fund - SB Bond B
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CompAM Fund - SB Equity B
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CompAM Fund - SB Flexible B
18/06 EUR
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European Equity A
Invesco Funds
Asia Balanced A
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Balanced-Risk Allocation A
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Em. Mkt Corp Bd A
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Euro Corp. Bond A-Dis M
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14,090
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10,990
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5,809
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15,800
11,504
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31,090
3089,000
18,090
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19,100
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14,010
10,636
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14,420
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NM Italian Diversified Bond I
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136,360
136,330
NM Large Europe Corp A
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107,060
107,050
NM Market Timing A
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107,960
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17/06
18/06
18/06
18/06
18/06
18/06
18/06
18/06
18/06
18/06
17/06
17/06
03/06
17/06
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101,230
99,740
101,420
101,760
113,520
115,920
125,110
97,700
103,170
100,810
104,750
107,170
108,970
109,030
106,290
102,880
96,510
111,850
104,870
107,120
131,380
101,180
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101,620
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125,140
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120,740
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112,710
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7,070
7,508
6,524
5,690
5,256
5,529
5,766
7,273
7,201
5,343
4,947
4,603
4,402
4,673
5,364
6,137
5,636
67,460
66,830
114,480
120,780
112,640
107,560
86,720
85,370
103,190
107,070
110,840
164,500
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154,760
73,400
80,410
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130,000
170,460
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Quota/od. = Quota odierna
133524BB
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
RIMBALZO MEDIOLANUM
SALE ANCHE FINMECCANICA
Terzi e Ravanelli per la squadra F2i dopo Gamberale
di GIACOMO FERRARI
Riprendono vigore le Borse
europee dopo che la Fed ha
confermato la graduale
riduzione del tapering e,
soprattutto, ha ribadito che i
tassi d’interesse rimarranno
bassi ancora a lungo. Tutti gli
indici hanno chiuso in positivo, nonostante il
rallentamento finale legato all’apertura debole di
Wall Street. Quanto al Ftse-Mib, il progresso è stato
dello 0,85%. Fra i titoli principali di Piazza Affari
spicca Finmeccanica (+3,91%) grazie alle
rassicurazioni sul riassetto delle controllate,
mentre Mediolanum (+3,12%) è rimbalzata dopo i
cali dei giorni scorsi. Da parte sua Eni (+2,56%)
continua a beneficiare delle alte quotazioni del
greggio. Bene, inoltre, Prysmian (+2,04%), Enel
(+1,97%) e, nel segmento Star, Datalogic (+6,45%).
Nuovo tonfo, invece, per Monte Paschi (-14,57%),
particolarmente volatile mentre è in corso
l’aumento di capitale (anche il diritto d’opzione ha
perso il 6,42%). La Popolare dell’Emilia Romagna,
il cui aumento inizierà lunedì prossimo, ha ceduto
a sua volta il 4,17%. In calo, inoltre, Banco
Popolare (-1,42%) e Yoox (-1,32%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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(f.ta.) Vito Gamberale, fondatore e amministratore
delegato di F2i, Fondi italiani per le infrastrutture, lo
ha annunciato e andrà così: dal primo luglio prossimo, al compimento dei 70 anni di età, lascerà l’incarico. E, in quella circostanza, cambierà anche il presidente Giuliano Asperti. Al loro posto si stanno delineando due candidature: Renato Ravanelli, l’attuale direttore generale di A2A, per la sostituzione di
Gamberale e Vittorio Terzi, senior partner della
McKinsey & company, per la presidenza. Entrambe risultano molto gradite a Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo. Guzzetti ha voce in capitolo direttamente e indirettamente. Fondazione Cariplo, infatti, è uno dei maggiori azionisti di F2i, con
quasi il 9 per cento del capitale. Ma è anche capofila
della cordata di fondazioni che con quasi il 19 per
cento del capitale affianca il ministero dell’Economia,
socio di maggioranza della Cassa depositi e prestiti, a
sua volta azionista di peso dei fondi F2i, secondi per
importanza in Europa nelle infrastrutture.
Ravanelli, che nei giorni scorsi è stato in corsa per
sostituire Enrico Bondi nell’incarico di commissario
straordinario dell’Ilva, è l’uomo chiave di A2A, che
opera nella produzione di energia e nell’ambiente,
ma deve fare i conti con le diatribe tradizionali tra
l’anima milanese e quella bresciana della società. E’
facile immaginare che la sua candidatura per F2i non
venga considerata ottimale da Gamberale, secondo
cui il successore dev’essere un esperto d’infrastrutture. Nessun problema invece per Terzi, che è stato per
sette anni responsabile dell’area mediterranea di
McKinsey, in cui ha lavorato per quasi 30 anni.
km, oltre un milione di dipendenti, un miliardo di
passeggeri all’anno e 1,2 miliardi di tonnellate di
merci trasportate, in un territorio sterminato che
comprende undici fusi orari. Alla firma dell’accordo
ha partecipato anche l’ex premier armeno Armen
Sarkissian, chairman di Knightsbridge Group, partner di Cremonini nello sviluppo delle attività nell’area euroasiatica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cremonini sale sull’Alta velocità dei
treni russi
(f.ch.) Cremonini sale sui treni russi. Ieri l’amministratore delegato del gruppo modenese, Vincenzo
Cremonini ha firmato un accordo di cooperazione
con il presidente delle Ferrovie Russe, Vladimir I.
Yakunin, in occasione dell’International Rail Business
Forum di Sochi, che farà entrare la controllata Chef
Express nei servizi di ristorazione del settore ferroviario in Russia. Si partirà inizialmente dall’Alta velocità tra Mosca e San Pietroburgo per poi arrivare alle
linee a lunga percorrenza. All’estero Chef Express è
già presente sugli Eurostar della Manica, sui treni
Thalys in Belgio, Olanda e Germania e su alcuni Tgv
in Francia. In Russia il gruppo punta anche a creare
un network di centri logistici e a replicare il business
dei bar, già presente in Italia (dove è leader) e in Gran
Bretagna con una cinquantina di punti vendita. I dettagli finanziari dell’accordo devono ancora essere definiti. Le Ferrovie Russe sono una delle più grandi
compagnie di trasporto al mondo e la più importante
azienda in Russia, con una rete ferroviaria di 85.200
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Carte prepagate, sì di Bankitalia a
Qui! Group
(g.str.) Cresce la concorrenza nel mercato dei sistemi di pagamento. La Banca d’Italia ha autorizzato Qui!
Financial Services — società di Qui! Group (buoni
pasto, carte prepagate, etc.) — a lavorare in Europa
come Istituto di moneta elettronica. L’azienda genovese si affianca così «alle banche nell’erogazione di
servizi di monetica», si legge in una nota della società. L’Imel di Qui! Group potrà emettere moneta elettronica, vale a dire le carte prepagate, uno degli strumenti che più si sono diffusi negli ultimi anni. Tra le
conseguenze previste c’è anche la riduzione dell’utilizzo del contante sul mercato. Con Qui! Financial
Services sale a sei il numero delle aziende in Italia che
hanno ottenuto l’autorizzazione a svolgere l’attività
di Istituto di moneta elettronica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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(www.purplenatural.com. ) cerca infine
30 agenti plurimandatari inseriti nel settore della cosmetica professionale, profumerie, erboristerie e farmacie; cv a info
@purplenatural.com.
Alessandro Luongo
634
i professionisti che sta
reclutando Lvmh
Kpmg
100 giovani laureati
Il Network Kpmg — servizi
professionali alle imprese — sta
procedendo alle selezioni per
l’inserimento di 100 giovani
laureati e laureandi (in discipline
economiche, ingegneristiche e in
scienze statistiche e attuariali) per
opportunità nella consulenza
manageriale.
I candidati prescelti entreranno
nell’Advisory di Kpmg.
300
le opportunità aperte
all’interno di Kering
14
Everis
100 consulenti
i nuovi ingressi all’interno
del gruppo Zegna
Sul campo L’inaugurazione di un negozio Louis Vuitton con il numero uno di Lvmh Bernard Arnault
Negozi, finanza e design
Le assunzioni nel lusso
Le 2.500 ricerche dei grandi gruppi internazionali
Cresce del 6% il mercato mondiale del lusso. È questa la stima prevista per il 2014 dall’Osservatorio di Altagamma, fondazione che
riunisce le aziende italiane attive nel comparto del lusso. Un dato positivo, dunque, che
determina un andamento favorevole anche
sul piano dell’occupazione. La parte del leone
viene fatta dai grandi gruppi, a partire da
Lvmh, che recluta 634 professionisti (http://
www.lvmh.com/talents) e Kering, alla ricerca di 300 talenti (www.kering.com/en/talent). Numerosi ruoli sono, in particolare,
concentrati nel retail poiché, come spiega
Roberto Riccio, group manager director di
Istituto Marangoni “oggi è fondamentale
portare il consumatore all’interno del punto
vendita e fargli vivere una shopping experience memorabile. Non stupisce, quindi,
che le aziende, tanto più quelle del segmento
luxury, investano molto in questo settore e
cerchino figure professionali in grado di creare e gestire in maniera adeguata gli store”.
Molto dinamico è il mercato degli orologi
e dei gioielli. Il gruppo Richemont, al quale
fanno capo brand come Cartier e Jaeger LeCoultre, selezione 300 figure (https://careers.richemont.com) e Swatch Group, che ha
in portafoglio un’ampia gamma di marche, è
a caccia di 160 profili (http://www.swatchgroup.com/en/human_resources/job_offers). Rolex (http://www.carrieres-rolex.com/fe/tpl_rolex01.asp) ha in programma di inserire 25 risorse presso la sede di Ginevra mentre Tiffany (https://
www.tiffanycareers.com/) ha ben 312 posizioni vacanti. Sono 239 i soggetti richiesti da
Swarovski in Europa per svariate aree
McKinsey
Settanta nuovi profili
La consulenza riparte. E McKinsey
assumerà 45 business analyst e 25
consulenti (associate). Ma quali sono i
profili ideali per ricoprire il primo
incarico? ”Siamo alla ricerca di
neolaureati in economia, ingegneria o
fisica o figure che abbiamo già un paio
di anni di esperienza lavorativa”
spiega Gabriele Vigo, partner di
McKinsey&Company, responsabile
area recruiting per l’area mediterranea.
Avviato Studio di Architettura di Firenze cerca
www.trovolavoro.it
Tutte le inserzioni relative ad offerte o ricerche di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile
che femminile, essendo vietata ai sensi dell’art. 1 della Legge 9/12/1977 n. 903, qualsiasi discriminazione
fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione
e qualunque sia il settore o il ramo di attività e in osservanza alla legge sulla privacy (L. 196/03)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le occasioni
della
settimana
Irene Consigliere
(marketing, it, pubbliche relazione, finanza,
design, amministrazione). Passando all’abbigliamento, Versace valuta le candidature
per un venditore di show room per la sede di
Milano e per un video e web graphic designer
(https://www.recruiting.it.adp.com/versace/
EntryPointLL.Asp). Zegna rinforza la propria
struttura con 14 nuovi ingressi (http://
jobs.zegna.com/) e Max Mara inserisce 11
professionisti con vari livelli di esperienza
(http://joinus.maxmarafashiongroup.com/
en/). Chanel ha 200 ricerche attive (http://
www.chanel.com/careers) mentre Hermès
prevede l’introduzione di 220 persone principalmente in Europa e negli Stati Uniti (http://www.hermesemployeur.com/en). Non
va, poi, dimenticata la distribuzione. La Rinascente ingaggia 20 giovani da avviare alla carriera di buyer e di capo area (www.rinascente.it, sezione “lavora con noi”) ed Excelsior
assume un responsabile di magazzino, con
esperienza pregressa nel ruolo, per la sede di
Verona (http://careers.gruppocoin.it/). Per
chi, invece, ha in mente di trasferirsi a Londra
il nome giusto è Harrods, che ha 94 posizioni
aperte (https://www.harrodscareers.com/).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Azienda leader nel settore automotive per il potenziamento della propria struttura, ricerca:
INTERIOR DESIGNER
SVILUPPATORE SOFTWARE ESPERTO
con partita iva
Inserito all’interno dei Sistemi Informativi, il candidato ideale sarà chiamato a gestire l'integrazione e lo
sviluppo dei vari sistemi gestionali presenti in azienda. Piu’ in particolare si occuperà: dello sviluppo di
software dedicato alle macchine di produzione; della definizione dei flussi e dei documenti scambiati tra i
sistemi; dello sviluppo di software dedicato ai modelli di calcolo e la loro rappresentazione grafica; della
progettazione e collaudo delle procedure di importazione ed estrazione dati, ed infine della progettazione
e sviluppo di reportistica. La ricerca è volta a candidati che abbiano maturato esperienza in ambito Manufactoring nella creazione di report in ambiente SAP BO, oltre a possedere un ottima conoscenza nella
programmazione Net e C++. È necessaria la padronanza nell’utilizzo di Oracle JdEdwards Enterprise
One. Sono richieste, oltre a buone capacità relazionali, anche, conoscenze delle tecnologie di scambio
dati e di metodologie di Business Intelligence. Sede di lavoro: Correggio (RE).
con esperienza minima di 5 anni nel settore interni e/o moda.
Requisito essenziale è l’ottima conoscenza:
della Lingua Inglese, dei pacchetti applicativi Office, Photoshop e Autocad
delle Aziende dei settori Arredo e Tessuti
Altro requisito essenziale è l’ottima capacità di: Lavorare in team
organizzare autonomamente il lavoro nel rispetto delle scadenze stabilite
interfacciarsi con i clienti.
Contattare solo a pari requisiti.
mail: [email protected]
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0522/731600, oppure per e-mail
[email protected], oppure per posta: Spal Automotive via Per Carpi, 26/B, Correggio (RE) autorizzando espressamente il
trattamento dei dati in conformità alla D.Lgs n° 196/03.sulla privacy
Everis Italia — società di
consulenza internazionale nel
settore dell’information technology
— desidera inserire 100 nuove
risorse entro l’anno a Milano e a
Roma. Si tratta di neolaureati in
discipline tecnico/scientifiche e
economico/gestionali, secondo 3
profili, che abbiano già sviluppato
competenze distintive dalle
tecnologie Microsoft fino ai settori
assicurativo e bancario.
Michael Page
19 contratti con formazione
Michael Page — gestione, selezione
e formazione — dopo aver inserito
pochi mesi fa 11 consulenti al suo
interno, in questi giorni ha
pubblicato sul sito PageGroup (che
riunisce le informazioni sulle sue
società: Michael Page, Page
Executive e Page Personnel) nello
spazio “lavora con noi” altre 19
vacancy per opportunità di lavoro al
suo interno. Per tutti i neo inseriti è
previsto un percorso di formazione
guidata.
Antal International Italy
50 quadri
La società di ricerca e selezione
Antal International ha aperte 50
opportunità indirizzate a middle
manager del commerciale e del
marketing, per posizioni in Italia,
Cina, Usa, Nord Africa, Europa
(Russia e Paesi dell’Est). Il range
delle retribuzioni proposte va dai
40.000 ai 90.000 euro annui lordi.
a cura di Luisa Adani
Anna Zinola
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un tour operator siciliano desidera assumere il
DIRETTORE
di un programma turistico in Sicilia,
che abbia una comprovata esperienza di almeno cinque anni nel settore.
Il candidato che ricerchiamo, che sarà assistito da un deputy,
dovrà gestire in forma autonoma i vari aspetti del programma,
quali il controllo dei costi, la politica dei prezzi di vendita,
la definizione e pubblicizzazione del programma e la sua realizzazione.
La sede di lavoro è Palermo.
Il trattamento economico offerto sarà determinato
in funzione dell’esperienza e capacità del candidato.
Un possibile interessamento ai risultati economici ottenuti potrà essere negoziato.
Mail: [email protected]
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
COGNEX
COGNEX ITALY - MILAN
Trovolavoro ricerca per uno dei più importanti protagonisti del mercato automotive un:
SALES SPECIALIST
Il Sales Specialist, a diretto riporto dell’Area Manager, avrà la piena responsabilità, per il
proprio territorio di riferimento, della gestione e dello sviluppo del business dei pneumatici
dedicati al mondo Vettura e Trasporto Leggero rappresentato dai principali dealer di
mercato: Car Dealer e Retail (gommisti).
Il candidato ideale è in possesso di: Diploma di Laurea; esperienza di almeno 2 anni in ruoli
commerciali e di vendita, preferibilmente nel settore automotive o similari; buona
conoscenza della lingua inglese.
Preferibile il domicilio nelle province di: Treviso, Pordenone e Udine.
Area di competenza: Friuli e province di Treviso e Belluno
Inviare c.v. digitando il codice 6244 nel campo “cosa” sulla homepage di Trovolavoro.it.
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell'art. 13 D.lgs. 196/03.
Our client is an innovative company in Germany and international market leader in the field of precision components and systems for the process and metallurgical industries. In order to maintain and intensify the existing long term supply relationships in the process and metallurgical industry in Italy, they are looking for a
KEY ACCOUNT MANAGER (m/f)
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The highly motivated candidate will be responsible for strategic development of international key accounts (OEMs and End Users), development and implementation of strategic sales and marketing planes, management of high relationship oriented sale, presentation of complex technical solutions and
product concepts, technical and commercial negotiation of orders and projects. The ideal candidate
has an degree in mechanical, metallurgical, process engineering, excellent language skills (Italian and
English), strong communication and organizational skills, 5-years experience in sales or project management of industrial plants or machinery. Place of work: Milano-Office or a home office in Friuli
Venezia Giulia Area.
If you are interested in this opportunity, please send your resume to Susanne Pracca ([email protected]).
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SENIOR APPLICATION ENGINEER
Cognex manufactures & markets products that incorporate machine vision technology unabling them ability to “see”, to guide,
gauge, inspect, identify & assure quality of items during manufacturing/distribution process. For details visit Cognex online at
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Job Duties - Work with Sales to provide assessment of customer applications in pre-sales situations:* analyze Customer tech
problem, *run feasibility study on Customer’s samples, *recommend & demonstrate tech solutions - deliver effective demos
to large/small tech/non-tech audience. - other duties include: prepare trade show soft/hard-ware to demonstrate Cognex’ssystem
capabilities, prepare/conduct tech seminar presentations,support beta customers - deliver customer training on-site & at
Cognex Milan office. - Role involves frequent travel to customer sites in Italy (50% time) some travel to other European countries.
Job Reports to Manager Application Engineering - South Europe.
Qualifications: BS/MS in engineering field: CS, EE, ME, Optics understand PC environment, bilingual English/Italian, other
European languages are a plus.
Experience: 5+ experience in Applications Engineering acquired in Industrial Automation environment. Programming skills. Good
if knows Vision Systems, Image Processing, Auto-ID, basic optics.
Personal Qualities: sensitive to sales situations analytical & problem solving skills. Good presentation, communication, interpersonal
skills organized to follow up on several projects. Enjoy working in a small team, Can travel away from home as much as needed.
How to apply: Please send resume + short message with motivations in Italian & English to [email protected]
REFF: SRAEITA-1406 w/current salary + date of availability.
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Economia 51
italia: 51575551575557
Il master
dell’Europa
Carriere e persone
Nasce il Master in European Economic Governance alla Luiss. Diretto da Marcello Messori,
prevede borse di studio. Le iscrizioni sono aperte fino al 31 agosto su: www.sep.luiss.it
Leadership L’obiettivo? «Spronare i lavoratori a dare il meglio di sé». La tesi di due docenti Insead
Ricette anti-pigrizia in ufficio
I dipendenti non si impegnano? Non sono legati all’azienda e rendono poco?
Non è colpa loro. La responsabilità è dei manager, che
sono inadeguati ad esercitare la leadership.
La conclusione non è azzardata, viene da due autorevoli docenti della prestigiosa
business school Insead,
Chan Kim e Renée Mauborgne, che nel 2005 hanno rivoluzionato le procedure di
business con il loro libro
“Strategia oceano blu”. Un
testo che ha venduto 3,5 milioni di copie nel mondo,
una quantità stratosferica
per un libro di management.
Ora i due lanciano una
nuova provocazione con un
articolo appena uscito sulla
Harvard business review:
“Leadership oceano blu”. Il
loro punto di partenza è l’indagine Gallup “State of american workplace”, da cui
emergono dati choccanti:
solo il 30% dei dipendenti dà
costantemente il meglio di
sé, il 50% si limita al minimo
indispensabile e il 20%, i cinici/distruttori, sfogano il
loro scontento con l’assenteismo, allontanando i clienti con atteggiamenti poco
professionali e influenzando
negativamente i colleghi. Un
ILLUSTRAZIONE DI XAVIER POIRET
«I manager devono conquistare i dipendenti, come fanno con i clienti»
200 assunzioni alla Engineering
Informatici,
economisti
e ingegneri
Engineering, società che
lavora nell’Information
Technology, sta cercando
200 neolaureati da
assumere: 150 tra ingegneri
informatici e informatici e
50 tra laureati in economia e
ingegneria gestionale
(www.eng.it/lavora-connoi/).
Trovolavoro ricerca per multinazionale giapponese leader a livello mondiale nel settore della strumentazione scientifica
ad alto contenuto tecnologico, un:
TECNICO COMMERCIALE
La Risorsa si occuperà della gestione del portafoglio clienti e dello sviluppo di nuovo business nei mercati di riferimento (sanitario/ scientifico/ ricerca) in accordo con la strategia commerciale e il fatturato relativo.
Requisiti:
Ricerchiamo un giovane professionista della vendita, che abbia maturato esperienza, anche breve, nella vendita tecnica di beni
strumentali ad elevato contenuto tecnologico.
Costituirà titolo preferenziale esperienza specifica nel settore Microscopia Elettronica o Risonanza Magnetica Nucleare.
Il candidato ideale è in possesso di un diploma o di un titolo di laurea ad indirizzo tecnico-scientifico e possiede una buona conoscenza della lingua inglese.
Richiesta disponibilità a trasferte in Italia ed in Europa.
Inquadramento e retribuzione saranno commisurati alla reale esperienza del candidato.
Sede di lavoro: zona sud Milano
Inviare CV digitando il codice 6245 nel campo “cosa?” del motore di ricerca sulla homepage di Trovolavoro.it
Il presente annuncio si rivolge a candidati di ambo i sessi (L. 903/77). I dati saranno trattati ai sensi dell’art. 13 D.lgs. 196/03.
dato solo americano? Affatto,
tenendo conto di un altro
studio, condotto da “The
energy project” su 142 Paesi
del mondo, che abbassa la
percentuale degli impegnati
dal 30% di Gallup a un misero 14%. Se poi si guarda solo
all’Italia, secondo un sondaggio dell’Agenzia per il lavoro Kelly Services, addirittura solo il 3% dei lavoratori
si sente “legato” al proprio
datore di lavoro.
Da dove viene quindi questa estesa disaffezione dei dipendenti? Secondo Kim e
Mauborgne una delle cause
principali è l’inadeguatezza
della leadership: “Naturalmente i manager non scelgono deliberatamente di essere
dei cattivi leader. Il problema
è che non sanno esattamente
quali cambiamenti sarebbero necessari per tirare fuori il
meglio da tutti”.
Alessandro Di Fiore, Ceo
dell’European centre for
strategic innovation e presidente di Harvard business
review Italia, da parte sua
mette in risalto le differenze
di performance tra i lavoratori più impegnati e quelli
poco coinvolti. “Sempre secondo Gallup — spiega — i
primi producono il 22% in
più di profittabilità rispetto
ai secondi, il 10% in più di
soddisfazione clienti, il 28%
in meno di furti e violazioni
delle regole e il 48% in meno
di incidenti sul lavoro. Agire
quindi sulla leva della leadership è molto importante,
ne va della produttività
aziendale”.
La soluzione? Una leadership “oceano blu” che funziona così: i dipendenti
scontenti vanno equiparati a
dei “non-clienti” e la leadership a un servizio che i collaboratori di un’organizzazione “comprano” o “non comprano”. L’obiettivo è trasformare i non clienti in clienti,
che così “acquistano” la leadership, cioè agiscono con
impegno e aspirano ad eccellere. Kim e Mauborgne insegnano la strada per ottenere
questi risultati.
Ma c’è anche chi, contro la
crisi della leadership ha
un’altra soluzione: puntare
sul genere femminile. Secondo il “Ketchum leadership communication monitor” condotto su 6.500 persone in 13 Paesi, le donne
leader comunicano in modo
più efficace e rappresentano
un miglior esempio da seguire.
Enzo Riboni
Cambi di poltrona
su trovolavoro.it
Villani sale in Bticino
Rizzi in Anticimex
Morelli in Azimut Yachts
■ Giuliano Asperti, 66 anni, è stato nominato presidente di Sia,
società specializzata in pagamenti elettronici. Ha lavorato in
Cartiere Pigna, Metropolitana Milanese, Agsm Verona, Tem e
Pedemontana Lombarda.
■ Franco Villani, 51 anni, entrato in azienda nel 1990, già vicedirettore generale, ha ricevuto l’incarico di
amministratore delegato di Bticino. Ha maturato esperienze in Enel.
■ Stefano Rizzi, 49 anni, già direttore generale, ha assunto il ruolo di amministratore
delegato di Anticimex Italia, società attiva nel
settore dei servizi ambientali. Vanta esperienze in Libco e Alleanza Assicurazioni .
E. Galasso
■ Marco Canali, 60 anni, è diventato direttore generale di Barbisio e Nicky-Cravatte. Ha
lavorato in Mandarina Duck, Tumi, Fornarina, Samar, Gmn e Fila Sport.
■ Alberto Morelli, 52 anni, è stato chiamato
da Azimut Benetti in qualità di chief manufacturing and operation officer di Azimut
Yachts. Ha maturato esperienze in Fiat e Iveco.
M. Canali
■ Enrico Galasso, 41 anni, è il nuovo country
sales director di Coca-Cola Hbc Italia. Vanta
esperienze in Ferrero, Bain & Company e Procter & Gamble.
a cura di Felice Fava
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE PROMOZIONI
Nuove nomine e incarichi su
http://www.corriere.it/economia/lavoro/
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selezionano
INTERNATIONAL MARKETING
MANAGER
Il professionista in staff alla Direzione si occuperà di:
•Sviluppo e implementazione dei Piani Marketing e Comunicazione a supporto delle
esigenze dei diversi Paesi;
•Analisi e stima dei fabbisogni dei nuovi mercati;
•Definizione delle strategie di comunicazione e advertising dei brands del gruppo;
•Ricercare e attivare nuove collaborazioni con le agenzie di stampa internazionali
e partner sul territorio estero;
•Redigere dettagliati budget previsionali;
•Curare lo sviluppo del personale di marketing.
La figura ricercata avrà maturato una consolidata esperienza di respiro internazionale in
aziende settore moda e glamour, ottima conoscenza di Inglese e Spagnolo apprezzate
conoscenze di Francese, Arabo e Russo.
Retribuzione e inquadramento da concordare sulla base della seniority posseduta.
Luogo di lavoro: Gallarate e totale la disponibilità ad una elevata mobilità internazionale.
Gli interessati sono pregati di inviare curriculum vitae a: [email protected]
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TRADE NETWORK EXPERT - DIVISIONE PASSENGER & LIGHT TRUCK
Il Trade Network Expert PLT (Passenger & Light Truck), a diretto riporto del KAM, avrà la responsabilità, per il proprio territorio di riferimento, della implementazione dei programmi di Franchising indiretti in accordo con la strategia aziendale della Divisione PLT.
Si occuperà di:
• Studiare il potenziale del mercato locale, analizzando il possibile sviluppo di nuove affiliazioni;
• Introdurre e presentare il programma di franchising agli affiliati gestendo anche gli aspetti contrattuali e amministrativi relativi
all’attività degli stessi;
• Offrire supporto e consulenza agli affiliati nell’analisi e nello sviluppo del loro business;
• Supportare le vendite del distributore in accordo con le direttive del KAM.
Il candidato ideale è in possesso di un diploma di Laurea, ha maturato un’esperienza di almeno 2 anni in ruoli commerciali o di
trade marketing, preferibilmente nel settore automotive o similari e ha una buona conoscenza della lingua inglese
Si richiede residenza in Lombardia o Piemonte.
Area di competenza: Lombardia/Piemonte/Liguria/Valle d’Aosta
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La ricerca è estesa su tutto il territorio nazionale
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www.trovolavoro.it
52
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cultura
Da lunedì 23 la quindicesima edizione
Inizierà lunedì sera, al Teatro dal Verme di Milano, la quindicesima
edizione della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi (foto).
La rassegna si svolgerà a Milano dal 23 giugno al 10 luglio e a Torino
dal 25 giugno. Presenti autori, musicisti e pensatori impegnati in
letture e recital. Tra le novità di quest’anno, l’ampio spazio che la
rassegna offrirà all’arte, con ben sei mostre nelle due città.
Anteprima Esce «La regina delle nevi» (Bompiani) dell’autore Usa che sarà alla Milanesiana martedì. Un triangolo amoroso a New York
Il carrierismo non abita più in America
Michael Cunningham: «Chi si laurea a Harvard apre un ristorantino a Brooklyn»
di LIVIA MANERA
La serata
O
MICHAEL CUNNINGHAM (FOTO EFFIGIE)
Michael
Cunningham
(1952) sarà
protagonista
martedì 24 alla
Milanesiana
(Teatro Dal Verme,
Milano, ore 21)
nella serata
intitolata «La
letteratura e la
fortuna».
Con lui anche
Melania
Mazzucco.
Prologhi di Gian
Arturo Ferrari e
Nuccio Ordine.
Segue il concerto
«Ute Lemper sings
Pablo Neruda».
Introduce Furio
Colombo
secondo mandato di George W. Bush. Anni malinconici per l’eterno sfortunato in
amore Barrett, e pieni di rabbia per il politicamente consapevole Tyler.
«Mi interessano le persone che fanno
fatica. Quelli che hanno una bella casa e
una bella macchina che parte al primo col-
po non fanno per me», ci ha detto Cunningham in una chiacchierata nel giardino
della Fondazione Santa Maddalena di Beatrice Monti von Rezzori a Donnini, nel Valdarno, dove ha scritto parte di questo romanzo. «In America ci aspettiamo che le
persone usino ogni freccia al loro arco per
Ospiti e mostre alla kermesse
Il tema della Fortuna, tra Lethem e Caravaggio
L
a «Fortuna», declinata in molte
sfumature, è il tema della XV
edizione della Milanesiana, la
rassegna che riapre a Milano dal 23
giugno al 10 luglio (con alcune date a
Torino dal 25 giugno) con serate,
incontri e ampio spazio all’arte.
Tornano i reading inediti con
concerto al teatro Dal Verme di Milano
(si apre lunedì 23 con Jonathan
Lethem e Gino Paoli, seguiranno
Susanna Tamaro, Gao Xingjian,
Claudio Magris, Lyudmila Ulitskaya e
altri) e il programma della sezione
Orariocontinuato, che in Sala Buzzati
al «Corriere della Sera», allo Iulm e
altre sedi porterà musica, viaggi
letterari e filosofia (ad esempio,
sabato 28 allo Iulm con Giovanni
Reale, Eva Cantarella e la Fedra con
Galatea Ranzi). Oltre ad aperitivi con
gli autori ed eventi monografici su
cinema e teatro. Sei le mostre: da
citare l’amarcord di Tinto Brass (allo
Iulm, dal 28 giugno), e il confronto tra
La cena di Antonio López García e la
Cena in Emmaus di Caravaggio
(Brera, 1 luglio- 7 settembre), e a
Torino il Codex Seraphinianus di
Luigi Serafini (Circolo dei lettori, 25
giugno-10 luglio).
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raggiungere il successo. E se invece uno lo
rifiuta? Se desidera una vita più modesta
di quella che le sue qualità potrebbero offrirgli? C’è un sacco di gente che sogna di
lavorare per Google e guadagnare milioni
di dollari. Ma oggi c’è anche chi mette in
discussione tutto questo. Che prende una
laurea a Harvard e poi apre un ristorantino
a Brooklyn. È in atto un cambiamento».
Ma non c’è solo un ripiegamento nell’insuccesso, nel sesto romanzo di questo
scrittore che ha la voce e la presenza di un
attore. C’è anche il tema della crisi di mezza età, «quando cominci a pensare che forse la vita non sarà come l’avevi desiderata». E c’è una cosa nuova — e potenzialmente insidiosa: un elemento fantastico.
Che viene annunciato all’inizio del romanzo, quando Barrett, lasciato dal suo amante con uno sbrigativo sms, in quel momento di shock alza gli occhi al cielo e vede una
luce azzurra sopra Central Park che sembra ricambiare il suo sguardo «come una
balena avrebbe recepito la presenza di un
nuotatore». Barrett pensa a Dio, pensa di
avere un tumore al cervello, pensa sia un
segno che Beth guarirà, pensa alla vita dopo la morte. E comincia ad andare in chiesa in segreto. «Sono cresciuto cattolico ma
non sono religioso», dice Cunningham accendendosi l’ennesima sigaretta. «Di soli-
to quando si parla di una visione, c’è un
Dio che ti parla. E ho pensato: cosa accadrebbe invece se una visione arrivasse senza nessuna indicazione per decifrarla?».
Quello che accade nella Regina delle nevi, è che questa luce diventa l’agente che
mette in moto le riflessioni dell’autore sul
tema della creatività e della sua dissipazione. Mentre un altro agente, la cocaina, innesca invece le fantasie di Tyler, a cui bastano due tiri di «neve» per sognare che
qualcosa in lui si sbloccherà e allora «tirerà fuori tutti e tre da questo tetro appartamento, canterà con ferocia nel cuore del
mondo, troverà un agente, sistemerà tutto,
si ricorderà di mettere i fagioli ad ammollare per il cassoulet, porterà Beth alla chemio in tempo, ridurrà la coca e smetterà
del tutto con il Dilaudid, e finirà di leggere
finalmente Il rosso e il nero». Ognuno cerca la redenzione alla propria maniera.
«Ho cercato di affrontare l’argomento
Situazioni
«Non tutti si drogano per debolezza.
Esiste anche un desiderio di
espandere se stessi: è quello che
capita a un mio personaggio»
della droga in modo diverso dal solito», dice Cunningham mentre in giardino comincia a imbrunire. «Quando si parla di
droga, si racconta sempre la stessa storia.
Una storia di debolezza, di inadeguatezza.
Ma questa volta ho scritto di persone che
conosco personalmente. E conoscendo
Billy — cioè Tyler — ho capito che è più
complicato di così. Non tutti si drogano
per le stesse ragioni. Cocteau, per esempio. O Castaneda. Esiste anche un desiderio di espandere se stessi. Di certo non voglio incoraggiare nessuno a drogarsi. Ma
voglio fare capire che può essere una cosa
più complicata di come siamo abituati a
pensarla».
Alla fine della Regina delle nevi di Andersen, i bambini tornano a casa e scoprono di essere cresciuti. Alla fine della Regina delle nevi di Cunningham, Beth non è
più tra i vivi, Barrett acquista una maggiore consapevolezza di sé, e Tyler rimane appeso a un destino incerto. Magia, visioni,
trascendenza, sono le chimere che cerchiamo nella religione, nell’arte, nelle
droghe, e nel sesso, ci dice Cunningham.
La vita è anche questo: «Chi non desidera
una luna di cui meravigliarsi, una leggendaria città di vetro e d’oro sull’altra sponda
dell’oceano?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
©T&CO. 2014
gni grande nevicata porta con sé
un senso di magia, la meraviglia
di un paesaggio che cambia, del
tempo che rallenta, dei suoni che
si spengono, la nascita di una nuova bellezza. La stessa meraviglia e lo stesso rallentare del mondo li ritroviamo nella Regina delle nevi di Michael Cunningham
(Bompiani, traduzione di Andrea Silvestri,
pagine 228, 18, in libreria dal 25 giugno),
un romanzo che prende ispirazione dalla
favola omonima di Hans Christian Andersen per raccontare una nuova generazione
di americani meno interessata al successo
materiale — vuoi perché una certa mentalità sta cambiando, vuoi perché questa economia lascia poco spazio alle illusioni. I
suoi protagonisti sono uomini e donne di
mezza età alla deriva in un angolo povero di
Brooklyn: un intellettuale gay ridotto a fare
il commesso, un musicista che gira a vuoto,
una donna malata che possiede un negozio
di abbigliamento.
Che cosa avranno mai queste persone
così ordinarie per essere interessanti? si
chiede a prima vista il lettore. La risposta è
nel segreto che dà alla scrittura di Michael
Cunningham il posto di rilievo che ha conquistato nel 1998 con Le Ore, Premio Pulitzer: la sua disarmante capacità di empatia e
la sua abilità di scavare nei pensieri e nei
sentimenti più reconditi dei personaggi,
con una prosa che negli anni si è fatta più
calma e sensuale.
Convinto che un romanzo sia un’esperienza emotiva più che intellettuale, Cunningham — che sarà alla Milanesiana martedì 24 giugno — sembra muoversi in questo libro in modo intuitivo, senza inseguire una vera trama. Usa l’immagine di una
forte nevicata, per disegnare una palla di
neve che racchiude un microcosmo di
Brooklyn, e vi inserisce Barrett, un trentottenne gay che malgrado un cervello brillante e una laurea a Yale è finito a vendere
magliette in un negozio di abbigliamento;
poi suo fratello Tyler, un musicista bloccato che spera di svegliare la propria vena
creativa con la cocaina; e infine Beth, la
compagna di Tyler amata teneramente e
castamente anche da Barrett in uno di quei
triangoli vagamente incestuosi a cui Cunningham ci ha abituato. Beth, il fulcro della storia, è una giovane donna malata terminale di cancro, una principessa delle favole che dorme per giorni interi in un letto
circondato da cianfrusaglie come rovi cresciuti per proteggerla. I tre condividono
uno squallido appartamento a Bushwick,
una zona di Brooklyn ancora non ripulita
dalla miseria e dal crimine, negli anni del
The Atlas Collection
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Cultura 53
italia: 51575551575557
Stati della cultura Torna storia dell’arte a scuola
Filosofia Esce il primo volume della storia del pensiero israelitico scritta dal rabbino Giuseppe Laras
Gli ebrei tra ragione e rivelazione
Rivoluzione nei musei:
una domenica gratis
ma pagano gli over 65 La via di Maimonide: sposare Aristotele con la Torah
di EDOARDO SASSI
di ARMANDO TORNO
N
G
on è stato certo un incontro paludato. Tutt’altro. Due,
intanto, le notizie pratiche. La prima: il nuovo piano
tariffario per i musei di Stato in vigore dal 1 luglio,
annunciato dal ministro per i Beni culturali Dario
Franceschini e che prevede in sostanza l’abolizione delle
gratuità per gli over 65, la prima domenica del mese gratis per
tutti, aperture prolungate il venerdì sera e due Notti dei Musei
all’anno con ingresso a un euro. La seconda, annunciata dalla
collega di governo e ministro dell’Istruzione Stefania Giannini,
riguarda invece la storia dell’arte come materia scolastica:
«Introdurla in tutti i livelli dei licei, nel biennio e nel triennio
per l’indirizzo umanistico e per gli istituti turistici costa — ha
detto Giannini — 25 milioni di euro l’anno, il budget del nostro
ministero è di circa 51 miliardi all’anno. Ce la faremo? Sì, ce la
faremo». Ma annunci a parte, non capita ogni giorno di sentire
un ex ministro per i Beni culturali (governo Dini), attuale
direttore dei Musei Vaticani, più volte soprintendente nonché
uno dei più stimati storici dell’arte italiani, dire: «Ogni volta
che in Italia si sente parlare di valorizzazione bisognerebbe
metter mano alla pistola». E pensare che la platea cui si
rivolgeva Antonio Paolucci, classe 1939, era proprio quella che
partecipava, ieri mattina a Roma, alla terza edizione degli «Stati
generali della Cultura», iniziativa promossa da «Il Sole 24 Ore»
in collaborazione con Fondazione Roma, e che come titolo e
tema-chiave aveva proprio «Valorizzare il patrimonio. Ora o
mai più». Paolucci («Ho capito che non tira una buona aria per
le Soprintendenze di Stato — ha detto — a torto considerate
luogo del veto e della burocrazia, mentre rappresentano le
prefetture della tutela, lo
Stato, uno straordinario
Il provvedimento
sistema che non andava
Il nuovo piano tariffario impoverito e distrutto), dopo
annunciato dal ministro averlo citato per nome, ha
così risposto in particolare a
Dario Franceschini.
un paio di passaggi di uno
Si parte da luglio
degli interventi che lo
avevano preceduto, quello
del presidente del Gruppo 24
Ore Benito Benedini. Il quale prima aveva riconosciuto al
ministro Franceschini, presente in sala, i meriti del cosiddetto
«Art Bonus» («Credo sia doveroso dare atto a chi è da quattro
mesi ministro di aver introdotto come primo provvedimento
qualificante della sua gestione uno strumento legislativo che
può e deve dare nuova linfa alla collaborazione tra pubblico e
privato: parlo del credito d’imposta al 65% per le donazioni a
favore di interventi di manutenzione e risparmi di beni
culturali pubblici»); poi, sempre richiamando il tema generale
delle assise, ha auspicato la creazione di «un Museo Nazionale
che riunisca il meglio di» e ha affermato: «Vanno fatte viaggiare
nel mondo opere d’arte simbolo come richiamo a visitare
l’Italia e occorre che esse possano muoversi e, lo dico a
Franceschini, reagendo ove necessario al potere di veto delle
Soprintendenze, le stesse che poi usano i permessi in deroga
dove vogliono e quando vogliono».
La giornata ha offerto molti spunti sulla dialettica, non
necessariamente oppositiva, tra pubblico e privato in tema di
beni culturali, «se le soprintendenze sono forti e autorevoli e il
privato è serio le cose funzionano», ha detto lo stesso Paolucci.
Diverse, come ovvio, le posizioni. C’è stato chi ha auspicato una
revisione dell’articolo 9 della Costituzione (Franceschini: «Non
se ne parla»), chi ha chiesto facilitazioni per i privati
(Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma:
«Purtroppo attorno al privato che si avvicina alla cultura con
interventi non profit c’è ancora una pregiudiziale negativa, è
visto come un ostacolo, non come una risorsa») e chi ha
ricordato, ad esempio il direttore della Galleria Borghese di
Roma Anna Coliva, che non tutti i privati sono uguali:
«Esistono privati profit, non profit, mecenati, sponsor e
speculatori».
In tanto discutere di riforme, semplificazione, investimenti,
tavoli, imprese, sono intervenuti, tra gli altri, anche il direttore
del «Sole 24 Ore» Roberto Napoletano («Non è scontato che un
giornale di economia parli di cultura, ma questa rappresenta
una delle leve fondamentali del Paese»), il presidente del Fai
Andrea Carandini, il soprintendente di Pompei Massimo
Osanna, Carla Fendi, il direttore della Fondazione Museo Egizio
di Torino Christian Greco e il sindaco del capoluogo
piemontese Piero Fassino. Per Franceschini è stata l’occasione
di stuzzicare le imprese: «Servono 31 milioni per la Domus
Aurea, noi non li abbiamo. L’Art bonus ora c’è, adesso
aspettiamo i privati».
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In mostra dal 26 giugno
Dietro le quinte di Pasolini regista
al Castello Carlo V di Lecce
L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da
Giotto a Patti Smith è la mostra che si apre il 26 giugno
(fino al 2 novembre) al Castello Carlo V di Lecce.
Promossa dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese
(Theutra, Oasimed e Novamusa), e curata da Gianni
Canova, Silvia Borsari e Paola Rampini con Ventundodici,
la mostra si inserisce nella programmazione per la
candidatura di Lecce Capitale europea della cultura 2019.
In mostra ci saranno film, fotogrammi accostati alle
riproduzioni delle opere, libri, documentazione video,
audio e radio, le canzoni scritte da Pasolini e interpretate
da Aisha Cerami. In mostra anche una selezione di scatti
del fotografo Roberto Villa che ha immortalato il
backstage del film Il fiore delle mille e una notte. (c.ca.)
iuseppe Laras, rabbino capo
emerito di Milano, è tra gli studiosi più autorevoli del pensiero ebraico medievale. È presidente del Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia, nonché uno dei massimi specialisti di Mosè Maimonide
(Mosheh ben Maimòn). Di questo filosofo ha, tra l’altro, curato dei testi: Gli
otto capitoli. La dottrina etica (Giuntina 2001) e Immortalità e resurrezione
(Morcelliana 2006). Sta ora uscendo il
primo volume — il secondo a fine estate — di un’opera di sintesi che rispecchia i suoi studi, i mille percorsi: «Ricordati dei giorni del mondo». Storia
del pensiero ebraico dalle origini all’età
moderna (Edb, pp. 272, 16.50). Nel
successivo volume verrà esaminato il
periodo dall’Illuminismo al mondo
contemporaneo. Non si tratta semplicemente di una storia della filosofia
ebraica, ma di una sintesi dell’inesausto pensare che testi biblici, talmudici,
intuizioni mistiche della Qabbalah e
produzioni vastissime della normativa
rabbinica, la Halakhah, hanno accumulato accanto alle congetture filosofiche.
Rav Laras prende il lettore per mano
guidandolo dallo shock che il pensiero
talmudico sperimentò entrando in
contatto con la razionalità greca fino alla grande sintesi scolastica medievale.
È un’epoca in cui emergono due figure
colossali: Sa’adyah ben Yoséph haGaòn (882-942), primo traduttore della
Bibbia in arabo, secondo il quale «per
ben credere bisogna ben ragionare»; e
Mosè Maimonide (1135-1204), giurista,
medico, rabbino, pensatore innamorato di Aristotele, ma che — sottolinea
Laras — «sul tema della creazione erige un netto steccato fra la speculazione
aristotelica e il dato della Rivelazione».
Ecco inoltre l’autore offrire preziose indicazioni sull’epoca successiva all’espulsione degli ebrei dalla Spagna da
parte di Isabella e Ferdinando (1492).
Da quel momento il loro pensiero anziché interrogarsi su Dio si pose la questione riguardante il popolo d’Israele e
il suo destino. Nacque una «identità
marranica» che si manifestò attraverso
«un’intima e straziante contraddizione
all’interno dell’animo e della psiche degli ebrei». È un aspetto della modernità. Laras sintetizza quel che letteratura
e filosofia registreranno nei secoli suc-
bozze) si nota il grande contributo dell’ebraismo italiano in seno alla più generale storia del pensiero ebraico e della normativa rabbinica. Lo provano figure quali Elia Delmedigo, maestro di
Qabbalah di Pico della Mirandola e prezioso traduttore di Averroè, o Abravanel padre (uomo di Stato e commentatore dei testi biblici) o suo figlio, l’umanista noto come Leone Ebreo, autore
dei Dialoghi d’amore (Roma 1535) in
cui si fondono in una luce neoplatonica
teorie ermetiche, orfismo, mistica
ebraica e araba. Per aggiungere un altro
protagonista: Leon da Modena, morto
a Venezia nel 1648. Anche se fu tormentato dal vizio del gioco d’azzardo, lasciò
scritti dottrinali e apologetici di notevole valore, tra i quali Arì Nohèm (Il leone ruggente), in cui confutava la Qabbalah e si suoi sostenitori.
Il secondo volume si occupa della
contrastata penetrazione del pensiero
illuminista in seno alla tradizione dei
figli d’Israele, dello scontro tra l’ortodossia rabbinica e la riforma ebraica
(oggi coincidente con la maggioranza
A sinistra: una antica illustrazione
ricavata dall’albero delle Sephirot.
A destra:
il rabbino emerito
di Milano
Giuseppe
Laras
Memorie e Auschwitz
«Nel caso non ci rivedessimo…» sono
le parole, purtroppo profetiche
dell’ultima lettera spedita da Siegmund
Klein alla figlia Ilse in Italia dal
nascondiglio di Amsterdam, pochi
giorni prima del suo arresto nell’ottobre
1943. Quindici giorni dopo Siegmund
veniva deportato ad Auschwitz, mentre
Ilse e il marito milanese Piero
Sacerdoti, riuscivano a salvarsi in
Svizzera. Nelle braccia di Piero il loro
neonato Giorgio (Nizza 1943), oggi
docente in Bocconi, che ha raccolto le
loro lettere in «Nel caso non ci
rivedessimo» (Archinto, pp. 416, 18)
cessivi attraverso le opere di eminenti
protagonisti: «Essere e non-essere, essere “fuori” ed essere “dentro”, volere e
rifiutare, a cavallo tra ebraismo e cristianesimo, tra appartenenza al popolo
di Israele e formale adesione al cattolicesimo, tra fedeltà sincera e tenace all’ebraismo e paura del peccato di apostasia: queste le caratteristiche di un vero e proprio sdoppiamento della personalità, che talvolta raggiunse una sorta
di para-schizofrenia». Si pensi a Spinoza e al suo maestro, il qabbalista Menasheh ben Israel, che ebbe tra l’altro
un ruolo rilevante nelle trattative con il
governo di Oliver Cromwell per la riammissione nei territori inglesi degli
ebrei, espulsi nel 1290.
In entrambi i volumi (il secondo abbiamo avuto il permesso di vederlo in
dell’ebraismo nord americano) e della
nascita del sionismo. Laras sottolinea
che il Novecento presenta una «difficile
mappatura», giacché resta il secolo dei
Protocolli dei savi anziani di Sion, della Shoah, della nascita dello Stato
d’Israele (1948) e della «disfatta della filosofia» (così definisce l’adesione di
Heidegger al nazismo).
La prefazione del libro è del cardinale Carlo Maria Martini. Fu scritta a suo
tempo per la collana che ospita l’opera,
«Cristiani ed ebrei», ma qui assume un
particolare significato per l’amicizia
che ci fu tra Laras e il porporato. I due,
oltre ad avviare il dialogo ebraico-cristiano, si incontrarono poche settimane prima della scomparsa del cardinale. E reciprocamente si benedirono.
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Riconoscimenti Il premio Lagrange Fondazione CRT di Torino
L’appello Quaderni e lettere a rischio. E la burocrazia frena
Mark Newman, l’analista
delle reti di collaborazione
«Portate i testi di Gramsci
all’Istituto per il Restauro»
di MARISA FUMAGALLI
di LUCIANO CANFORA
È
lo scienziato statunitense Mark
Newman (47 anni) il vincitore
2014 del Premio Lagrange Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Provvisto di curriculum e di specializzazione tagliati per il mondo globale contemporaneo, dove le reti ne formano
l’ossatura, e ricercatore presso il Dipartimento di Fisica e il Centro per gli Studi
dei Sistemi Complessi della University
of Michigan. Newman ha analizzato un
ventaglio di temi che riguardano, ad
esempio, le reti di collaborazione scientifica e di citazioni fra autori, le reti di
email, amicizie («se non sai nulla di una
persona puoi conoscerla sapendo chi
sono i suoi amici»), contatti epidemiologici, e reti sociali negli animali.
E l’ultimo in ordine di tempo ad entrare nell’Albo d’oro del più importante
riconoscimento internazionale nel settore della Scienza della Complessità,
istituito nel 2008 dalla Fondazione CRT
e coordinato dalla Fondazione ISI, Istituto per l’Interscambio Scientifico. Base
nel territorio — dove dal 2003 sono stati
investiti oltre 36 milioni di euro per finanziare borse di dottorato universitario e di ricerca applicata nelle imprese
— visione planetaria. «Un ponte tra il
Piemonte e il mondo», puntualizza
Massimo Lapucci, segretario generale
Fondazione CRT . «Il Premio — aggiunge — è solo parte di un programma di
valenza strategica. E ora, pur mantenendo le nostre radici ancorate a Torino, ci
siamo affiancati in una nuova sfida: la
costituzione a New York di un ente no
profit che sostenga lo sviluppo, lo scambio e la diffusione di conoscenze scientifiche».
La motivazione del Premio Lagrange
2014, conferito ieri a Mark Newman (47
anni), autore di sei libri e di oltre 130 articoli scientifici (in Italia Zanichelli ha
pubblicato Atlante del mondo globale,
dove si svelano in 366 cartogrammi le
strutture numeriche, statistiche e
algoritmiche della società della vita quotidiana),
sottolinea «lo
straordinario lavoro svolto all’intersezione tra la
fisica computazionale e le scienze sociali, che ha permesso una maggiore comprensione dei sistemi complessi.
Nessun altro come lui è riuscito a comprendere e a formalizzare anche matematicamente l’importanza delle comunità e i moduli nella struttura delle reti
sociali, tecnologiche e biologiche».
Per promuovere la diffusione della
complessità, il Progetto Lagrange ha sostenuto anche la pubblicazione di numerosi volumi inerenti ai temi specifici.
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I
eri a Roma nell’Auditorium dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori
ed Audiovisivi, a margine della proiezione del documentario di Paolo
Brogi e David Riondino intitolato Le
pietre di Gramsci, è stato lanciato un
caldo appello affinché il prezioso fondo costituito dai Quaderni di Gramsci
e dalle sue lettere (si intende gli autografi) venga collocato presso l’Istituto
Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario sito in Roma in via Milano. Si
tratta di uno dei nostri più prestigiosi
centri di eccellenza, che ha già lavorato
sui Quaderni rivelando la vera successione originaria delle etichette apposte
su di essi da Tania Schucht (vedi «Corriere della Sera», 24 maggio 2013).
Nell’Istituto Centrale per il Restauro
i Quaderni e le lettere, anziché languire dentro una cassetta di sicurezza di
una banca, esposti a disagi inevitabili
per quanto recondito sia il luogo, sarebbero conservati con tutti i crismi,
ivi compresa la cura dell’adeguamento
agli inevitabili sbalzi climatici. Inoltre
sarebbe l’occasione di procedere al restauro veramente scientifico che ponga riparo al deterioramento cui è esposto quel materiale, la cui commovente
e modesta fisicità contrasta con l’altezza e profondità del contenuto. I quaderni e i fogli per scrivere consegnati al
detenuto Gramsci non venivano ricercati tra i pezzi di lusso del mercato, erano dei quaderni qualunque, che hanno
sofferto innumerevoli traversie, e la cui
salvezza è stata uno dei fatti positivi
della cultura italiana del Novecento.
Da molti mesi sono stati avviati contatti con la Fondazione Gramsci che si
era dichiarata disponibile a tale trasferimento, dopo che un’attenta visita in
loco ha dimostrato la inidoneità dell’attuale sistemazione.
Nel corso dell’incontro di ieri pomeriggio a Roma, la
dottoressa Misiti,
direttrice dell’Istituto di via
Milano, ha ribadito la disponibilità del medesimo ad accogliere
— possibilmente
prima del catastrofico sopraggiungere dell’umidità estiva — il materiale gramsciano in Istituto. È parso
sconcertante che si continui a bloccare
questa pratica in nome di interminabili calcoli su quanto pagare di assicurazione per percorrere mezz’ora di strada
tra piazza Montecitorio e via Milano!
Tutti coloro che hanno a cuore la durevole conservazione del lascito gramsciano sentono l’importanza e l’urgenza di questo passaggio.
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54
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Eventi
LO SHOW
A MILANO
Stile British
Le ballerine come
guardie della regina nell’«opening»,
il primo numero
collettivo di «Forever Crazy» (foto
Antoine Poupel)
Il debutto Per la prima volta in In scena «Forever Crazy»
Italia lo storico cabaret parigino presenta i numeri più famosi
Quadri di
erotismo
Il Crazy Horse amato da Duchamp
oggi è guidato da una donna
«Il pubblico? Sempre più femminile»
di VALERIA CRIPPA
U
na donnina in topless cavalca
una Tour Eiffel dall’inclinazione malandrina. Da una coppa
di champagne un paio di gambe femminili emergono sinuose, emblema del piacere nella Ville Lumière.
La silhouette impertinente di un corpo
venusiano impenna il bacino su tacchi
vertiginosi. Sono mesi ormai che il
Crazy Horse ammicca a Milano sfilando da autobus in corsa, pensiline dei tram,
manifesti in metro. Il
tempio parigino della
seduzione che ha fatto
sognare Fellini, De Sica, Duchamp e Dalí si
prepara a sbarcare per
la prima volta in Italia,
al Teatro Nuovo di Milano dal 2 al 18 luglio,
dopo oltre sessant’anni di gloriosa storia
vissuta nella sede di Avenue George V, a
ridosso degli Champs-Élysées che sbucano sotto la Tour Eiffel, nel Triangolo
d’Oro dove si fronteggiano le maison
de couture YSL, Givenchy, Balenciaga.
Luogo a uso esclusivo del piacere
maschile? Meta di tour organizzati nel
cuore più pruriginoso di Parigi? A fugare le perplessità che frullano in testa
ci pensa il direttore generale del Crazy
Horse, Andrée Deissenberg, una bella
signora bionda che, nell’ufficio di velluto rosso che fu del fondatore Alain
Bernardin, confessa con la erre arrotata
dei francesi: «L’idea che il Crazy Horse
sia roba per uomini è una spada sulle
nostre teste, un vecchio pregiudizio
che ci portiamo dietro. Non è vero. È
uno spettacolo che piace prima di tutto
alle donne. Certo, gli uomini apprezzano, ma la prima clientela è femminile.
Le donne vi si riconoscono, perché è
molto elegante verso di loro, qualcosa
di bello su cui proiettarsi. C’è sempre
stato un pubblico misto, con una parità
dei sessi al 50% uomini e 50% donne.
Ma negli ultimi sei, sette anni vediamo
sempre più donne che vengono con le
amiche, dopo aver lasciato a casa fidanzati e mariti. E di questo sono contenta, perché sono le donne il vero motore nell’acquisto dei biglietti a teatro».
Le milanesi non si comportano diversamente dalle parigine, sostiene
Lorenzo Vitali, il produttore attivo in
passato nella capitale francese, che dalla stagione scorsa ha rilevato la gestione del Teatro Nuovo di Milano e ha deciso di invitare il Crazy Horse per la prima volta in Italia. «Abbiamo già venduto 3 mila biglietti in prevendita —
dice —, acquistati soprattutto da si-
Ieri e oggi
Nello show Forever
Crazy il «best of»
della compagnia,
vecchi e nuovi
numeri,
dall’opening, agli
assolo come Leçon
d’érotisme, Peek-a-
boo, Purple
Underground, per
finire con un
numero collettivo.
Nella foto, Baby
Buns, quadro storico
del Crazy Horse
gnore di ceto medio-alto che vogliono
gustarsi con le amiche uno spettacolo
parigino di classe, sorseggiando champagne. È un grande risultato, considerando che rinunciamo a 400 posti a sera per allestire il Teatro Nuovo come il
cabaret di Avenue George V, tavolini
con secchielli del ghiaccio».
L’idea gli è venuta quando ha messo
piede al Nuovo, dove negli anni Cinquanta ballavano le Bluebell. «Pensare
al Crazy Horse è stato inevitabile, ho un
debole per le belle donne. E finalmente
a Milano in luglio si respirerà un’aria
internazionale, in attesa di Expo». Visitare la sede parigina del cabaret in Avenue George V, significa misurare con lo
sguardo ciò che il fondatore Alain Bernardin intendeva con la sua «filosofia
della frustrazione», l’immaginazione
che scavalca «il vedo e non vedo» senza
poter distinguere tra realtà e fantasia,
un’estetica su cui l’ex artista d’avanguardia aveva eretto il proprio impero
dello striptease nel 1951. Superato l’ingresso neoclassico, il Crazy Horse è un
ventre cavo di scale strette e corridoi,
dove dominano luci soffuse, velluti e
un rosso assoluto. Com’è tipico di Parigi gli spazi sono angusti, scavati in meandri impensabili, la fila dei camerini,
lo studio di Bernardin, le foto delle tante star passate di qui, Cher, Beyoncé,
Dita Von Teese, l’attrice Arielle Dombasle, moglie del filosofo Bernard-Henry
Lévy che ha voluto festeggiare i suoi 60
anni, dove si è esibita. Persino il palco è
minuscolo, ricoperto di moquette e
opportunamente studiato da Bernardin per far risultare ancora più imponenti le sue soubrette. La moquette è
Evoluzione
Dal fascino osé al solido brand
attuale con cui collaborano stilisti
e artisti. E dove il filosofo Henry
Lévy ha festeggiato i suoi 60 anni
Dopo 40 anni, un’altra italiana nella compagnia
Gloria di Parma: «Io, a Parigi come Rosa Fumetto»
C
aschetto nero, ciglia lunghe, labbra rosso
fuoco. Ogni notte a Parigi una bruna
longilinea, originaria di Parma, diventa Crazy
girl. Va fiera del suo primato: «Sono la prima
italiana della compagnia dopo 40 anni. L’ultima
è stata Rosa Fumetto». All’anagrafe si chiama
Deborah Lettieri, ha trent’anni e come nome
d’arte ha scelto, in omaggio alla sua città natale,
lo pseudonimo di Gloria di Parma, per
distinguersi dalle colleghe francesi dai nomi
esotici, Dreama Blue, Venus Ocean, Mina
Velours, Lumina Classika. Deborah non ha
avuto una vita in discesa: orfana di madre a 15
mesi, è cresciuta con i nonni materni, ha
coltivato la danza classica insieme agli studi di
ragioneria, nonostante il parere contrario del
padre, controllore sui mezzi pubblici: «Fossi
rimasta a Parma — ammette — oggi sarei una
precaria senza futuro. Lavoro al Crazy da un
paio di stagioni, anche se la mia audizione
risale a tre anni fa: ho rifiutato un contratto con
la compagnia in tour a Las Vegas, perché ero
troppo legata all’Europa e all’Italia. Poi, sono
comunque riuscita a strappare un contratto a
tempo determinato. E oggi Parigi è la mia
seconda casa». Quali sono i requisiti per
diventare Crazy girl? «Ci sono canoni fisici da
rispettare, gli stessi fissati dal fondatore Alain
Bernardin che aveva elaborato una sua precisa
idea di donna: altezza tra 168 e 172 centimetri,
seno a coppa di champagne con 21 cm di
distanza tra i capezzoli, un busto slanciato
garantito dalla proporzione di 13 cm tra
ombelico e pube, gambe lunghe due terzi
dell’altezza totale. Le forme sono importanti,
ma il corpo dev’essere naturale, senza cicatrici
da chirurgia estetica, ci controllano. Tutte le
ballerine devono avere una formazione di
danza classica: con un training di tre mesi ci
trasformano». La giornata tipo di Gloria
comincia alle 11 della mattina, stretching per
riallineare la postura, poi a teatro, prove e
trucco, quindi due spettacoli per sera e tre il
sabato: «Non vado mai a letto prima delle tre e
mezzo del mattino. A Parigi, dove c’è molto
rispetto per l’arte, si è molto considerate a
essere una ballerina di questo storico cabaret,
non è come in Italia dove ti guardano con
sospetto. In scena utilizzo anche le scarpine da
punta nel numero “Red Shoes”». A Milano la
vedremo in un quadro alla Wall Street, nelle
vesti (presto tolte) di una manager in preda a
grafici e azioni in picchiata, nel numero «Crisis!
What Crisis?» creato da Decouflé. Nella sede
parigina del Crazy la scansione della vita
interna è gestita da un matriarcato di capitane e
show-manager che decidono i programmi e
assistono le ragazze persino per contattare taxi
che le scortino fino a casa. Bernardin era l’unico
uomo ammesso in questo universo femminile.
Cosa l’ha convinta a diventare Crazy girl? «La
celebrazione della donna, della sensualità, della
bellezza. Tutte cose che si trovano a fatica nella
vita quotidiana. È stata la mia insegnante di
danza a consigliarmi l’audizione. Qui ho
imparato a sedurre con eleganza».
V. Cr.
Nome d’arte Gloria Di Parma, alias Deborah Lettieri
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ovunque e riporta come motivo piccoli
triangoli neri che astraggono la forma
del delta di Venere.
Un altro accorgimento dell’astuto
Bernardin per evitare promiscuità tra
le girls e i tecnici del cabaret, è una netta distinzione dello spazio delimitato
da aree cromatiche: rosa per i muri della zona off-limits dei camerini, azzurro
per la cabina di regia. L’allure anni Cinquanta, con i cartelli alle pareti che
proibiscono agli «italiani di portarsi a
casa le ballerine», è forse ciò che più
rende speciale la sede. Certo, oggi il
Crazy Horse è molto cambiato e si apre
al mondo. «È un brand forte con una
solida tradizione che ruota intorno all’universo della donna, della creatività
artistica — racconta ancora la direttrice Andrée Deissenberg —. Il nostro
proposito è restare svegli, in sintonia
con il pubblico, far evolvere la proposta
artistica e la compagnia. Lavoriamo
con nuovi creatori, registi, artisti fissi o
invitati, come lo stilista Christian Louboutin o il coreografo Philippe Decouflé. È cambiata anche la politica del
Crazy Horse, che fino al 2010 era una
compagnia stabile: da quattro anni ha
cominciato ad andare in tournée per il
mondo. A Milano vedrete «Forever
Crazy», il «best of» del repertorio parigino che mescola numeri storici a quadri moderni. Un’ora e mezza di effervescenza, colore e leggerezza, bon bon e
joie de vivre».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Web Su Corriere.it, anche un
video e una galleria di immagini
sul Crazy Horse e sullo spettacolo
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Eventi 55
italia: 51575551575557
La guida «Forever Crazy», show del Crazy Horse di
Il casting italiano Dopo 40 anni dalle esibizioni di
Parigi, al Teatro Nuovo di Milano dal 2 al 18 luglio
con due spettacoli ogni sera (20.45 e 23.45). Il teatro
sarà arredato con tavoli (foto) dove, compreso nel
biglietto, sarà servito champagne. Informazioni
www.forevercrazy.milano.it e www.teatronuovo.it
Rosa Fumetto (foto), e oggi di Gloria di Parma, un’altra
italiana potrebbe volare a Parigi. Giovedì 10 luglio, al
Teatro Nuovo di Milano, si terrà il casting per
selezionare una ballerina da inserire nel Crazy Horse di
Parigi. www.lecrazyhorseparis.com/en/recrutement
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Il fondatore La guerra, gli artisti, la sfida dello strip show. E il misterioso suicidio, a 78 anni
Il boss che metteva alla pari
le misure e la personalità
Bernardin e il consiglio (sbagliato) di Bing Crosby
di ANNA MELDOLESI
Con Dita
von Teese
In alto, un particolare di«Forever
Crazy». A destra,
uno show con Dita
Von Teese, l’artista
del Burlesque che
è diventata
famosa anche con
il Crazy Horse
di Parigi (foto,
Ali Mahdavi)
Chi era
I
Ospite speciale
A sinistra, l’attrice
Clotilde Courau
(1969), moglie di
Emanuele Filiberto
di Savoia, nella
locandina dello
show che ha tenuto al Crazy Horse
nel 2010 (foto, Ali
Mahdavi). Sotto,
colori e silhouette
delle ballerine durante lo spettacolo
l Crazy Horse è un oh-la-la
e una presa in giro dell’ohla-la. Ciò che è oltraggioso
(o delizioso a seconda dei
punti di vista) è che rifiuta di
prendere seriamente il sesso, se
stesso e i suoi clienti. «Qui tutto
è parodia, tranne i prezzi». Lo
ha scritto nel suo libro sulla
Francia Joseph Harriss, corrispondente della rivista American Spectator, e la cosa è piaciuta tanto ad Alain Bernardin
da diventare il suo motto. Il
fondatore del Crazy (con l’accento sulla y, come lo pronunciano i francesi) era un pignolo
ma la sua cifra stilistica era
l’ironia. In una foto famosa si
circonda un occhio con la mano, come se guardasse dal buco
della serratura. In un’altra immagine se ne sta imperturbabile di fianco a una ragazza di cui
misura la distanza fra la testa e
l’inguine.
«Le Boss» era ossessionato
dalla perfezione femminile. Le
sue ballerine sembravano cloni
di una divinità da lui stesso
progettata. Ma l’idea di stabilire
dei canoni rigidi di bellezza,
millimetricamente codificati
persino per l’intervallo tra i capezzoli, era più che altro
un’abile trovata pubblicitaria.
«Mio padre aveva capito quanto
le persone siano suggestionabili», ha dichiarato la figlia
Sophie. «Se dici loro che la donna più bella del mondo è questa, ci credono». Alle ragazze
era vietato ancheggiare, dovevano sembrare dei Modigliani:
«Io sopprimo l’erotismo riducendolo alla sua forma più
compatta», diceva Bernardin.
La personalità poi era importante quanto la rotondità del
fondoschiena. «Le guardo negli
occhi, devono essere senza paura».
Disquisiva di proporzioni
anatomiche fisse ma amava chi
sapeva distinguersi. «Cerco una
scintillante, incantevole strega». Marie-Claude Jourdain, la
ballerina che ribattezzò Lova
Moor e sposò in seconde nozze
nel 1985, era uno spirito ribelle.
Digitando i loro nomi su Goo-
Il primo tentativo
Il cantante e attore
americano gli suggerì di
aprire un saloon in stile
western che fu un fiasco
gle si scopre che la gara della
notorietà nel 2014 la vince lei,
non lui. Eppure Alain era un artista, che usava un medium non
convenzionale come il corpo
femminile e si divertiva a provocare: «Per molti anni la Francia ha avuto spettacoli di suoni
e luci nei castelli. Qui invece di
Chambord o Chenonceaux illuminiamo Veronika e Victoria».
Volendolo iscrivere a un genere
sarebbe il nouveau réalisme.
Nei suoi nudi ci sono il tocco di
assurdità della Pop Art e gli effetti ottici della Op Art.
E pensare che tutto è cominciato con un’idea destinata al
fallimento, nata da una conversazione ad alto tasso alcolico
con il cantante e attore Bing
Alain Bernardin
(sopra e nella foto
al centro con una
ballerina) nato a
Digione nel 1916 e
morto suicida a
Parigi nel ‘94, fondò
nel 1951 il Crazy
Horse, che nel 1977
celebrò
nell’omonimo film
da lui scritto e
diretto. Per i suoi
spettacoli Bernardin
selezionò più di 250
ragazze di cui si
vantava di ricordare
volto, misure e
nome, anche quello
(sempre bizzarro)
scelto da lui. A
Bernardin e al suo
mitico locale Joseph
Harriss,
corrispondente della
rivista American
Spectator, ha
dedicato un capitolo
del suo libro About
France (2005): «Per
me incarnava le
migliori qualità dei
francesi: sensibilità
estetica, intelligenza
e mancanza di
ipocrisia».
Crosby. A quei tempi Bernardin
ha quasi 35 anni e il suo curriculum è variegato: figlio di un
commerciante, pittore dilettante, cameriere al Ritz, antiquario,
dopo la guerra ha aperto un ristorante frequentato dalle celebrità di passaggio, ha perso la
moglie e ha tre figli. Crosby gli
suggerisce di lanciare un saloon in stile western. Ma no, continua piuttosto a servire soufflé, lo consiglia lo scrittore Art
Buchwald. Per fortuna Bernardin non lo ascolta. Trova una
cantina su Avenue George V e la
ristruttura firmando pagherò a
destra e a manca. Quando il saloon debutta nel 1951 non è
certo un successo e lui cambia
rotta: farà uno strip show. È un
altro azzardo, perché fino alla
metà degli anni 50 i nightclub
francesi non erano osé, mostravano pochi seni e molte piume.
«Poi è arrivato Bernardin e ha
Ieraticità
Alle ragazze era vietato
ancheggiare, dovevano
sembrare le donne
dipinte da Modigliani
cambiato tutto, in meglio, creando l’Art du nu (l’arte del nudo), trattando le forme femminili come tele su cui dipingere
con la luce», spiega Harriss.
«Per me incarnava le migliori
qualità dei francesi: sensibilità
estetica, intelligenza e mancanza di ipocrisia». Una simpatia
ricambiata da Alain che così
giudicava il suo pubblico. Gli
americani: «Sono naif, aperti e
recettivi. I miei preferiti». I
francesi: «Intelligenti. Vengono
allo spettacolo per cercarne i
difetti». I tedeschi: «Ridono».
Gli italiani? «Sono degli esteti.
Apprezzano soprattutto la bellezza dello show». Nel 1994 a 78
anni si è sparato alla tempia
senza lasciare biglietti. Nessuno sa perché l’abbia fatto. Era
un uomo orgoglioso. Forse
piuttosto che restare ad appassire se n’è andato.
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Attrazioni Il legame ricorrente tra intellettuali e ballerine tra contemplazione e seduzione. E anche David Lynch non ha resistito al fascino del tempio parigino
Pittori e scrittori: quell’ossessione per il corpo femminile
Céline con Lucette e Toulouse-Lautrec
al Moulin Rouge: un filo tra mente e fisico
di ROBERTA SCORRANESE
E
ra «piccolo piccolo, nero nero»
scriveva impietosamente il critico
Thadée Natanson parlando di Henri
de Toulouse-Lautrec (1864-1901).
Piccolo e scuro il pittore di Albi lo era
davvero e così, in mezzo a quel frenetico scalpitare di gambe al Moulin
Rouge, spiccava come una noce bruna in mezzo ai giunchi. Lo sgraziato
Toulouse trovava in quel paesaggio di
donne perfette un compimento spirituale, come se la bellezza (lontanissima) del corpo delle ballerine realizzasse la perfezione della sua arte, il
contrappasso di un fisico ingeneroso,
sordo.
Guardava avidamente le danzatrici
parigine ma senza malizia alcuna,
piuttosto con l’occhio da entomologo. Corpi d’alta fattura, come quelli
delle donne ondeggianti al Crazy
Horse: plastici, flessuosi, dall’andamento musicale. Chissà, forse è stata
questa sinfonia segreta, nei secoli, a
stabilire quel legame invisibile e ricorrente tra l’intellettuale e la ballerina, lo scrittore e la spogliarellista,
mente e corpo. Così, se il Crazy Horse
ha sedotto artisti e creativi (David
Lynch, per esempio, ha composto le
musiche originali dello spettacolo
«Feu») e Toulouse si pietrificava al
Moulin Rouge, Edgar Degas ha trascorso buona parte della sua silenziosa vita registrando ogni minuzia rituale del corpo femminile: l’asciugatura della nuca, il piedino che esce
dalla tinozza di acqua saponata, la
mossetta della ballerina che aspetta il
suo turno, paziente.
Non tutti (anzi, pochi) hanno coltivato quella smania di possesso che
induceva Klimt a violare i corpi delle
sue modelle: la storia ci restituisce
una galassia di intellettuali che nei
confronti delle donne di spettacolo si
sono cimentati nel difficile esercizio
della contemplazione e, in altri casi,
dell’identificazione. Jep Gambardella,
il cinico giornalista de «La grande
bellezza» di Paolo Sorrentino ritrova
nella spogliarellista agée (Sabrina Ferilli) una verginità paradossale, dolorosa, perduta. Trascorrono la prima
notte insieme semplicemente respirandosi vicini, in quella singolare purezza che nasce dalla corruzione più
estrema. Quella che forse cercava Georges Simenon nelle sue ormai leggendarie orde femminili presenti nel-
la vita reale (lui stesso confessò a Fellini di aver «avuto diecimila donne»,
di cui «ottomila prostitute»), ma anche in certi suoi indimenticabili personaggi — per esempio il candore
marcio di Betty, sola e in indecente attesa al bancone del bar. Per non parlare della sua passione per la dea mulatta del canto, Joséphine Baker.
Come combaciavano bene le asimmetrie tra Louis-Ferdinand Céline e
la sua ballerina Lucette (di ventidue
anni più giovane), la donna che gli è
rimasta accanto custodendo le sue lucide manie. Lucette diceva: «Lui aveva bisogno della mia gioventù e della
mia allegria, e io della sua testa di uomo che aveva vissuto». Chissà, forse è
tutto qui.
Forse è in questo candore da ragazza dell’Opéra che si conserva il segreto di un’ossessione (maschile) ricorrente: è come se lui, l’intellettuale,
idealizzasse quel corpo giovane e so-
Protagonisti
Bohémien Henri de ToulouseLautrec (1864-1901)
Coppia Louis-Ferdinand Céline
e Lucette Almanzor negli anni 30
Complicità Georges Simenon
e Josephine Baker a Parigi
do in un’aura da madonna laica, frutto di un’antica liturgia che nasce dalla
contemplazione, dallo sguardo, in un
perfetto meccanismo appartenente
da millenni al sacro.
Una forma di lolitismo allungato,
puntellato, in certi casi, dalla rassicurante lontananza, dall’inaccessibilità:
è così bella, desiderabile e distante
che un’eventualità coniugale è da
scartare (per fortuna). Hans Christian
Andersen (1805-1875) corteggiava
donne sposate, a volte uomini e comunque persone che non avrebbero
potuto intavolare una relazione scorrevole. Ci sono state anche spogliarelliste diventate poi autrici: è il caso di
Diablo Cody, premio Oscar per la sceneggiatura del film «Juno», del 2007.
Distanza, insomma, osservazione
riverente. La cifra che pervade dal
1951 la storia del locale in Avenue George V: nessuna donna qui si può avere, ma è lei che «possiede», che detta
le regole. Con la forza di un corpo così
irreale che Toulouse-Lautrec impiegò
una vita per renderlo come desiderava, cioè umano. Molto umano.
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
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STRATEGIE DIPLOMATICHE
✒
«Prendiamo atto della decisione
di rinviare alla parte finale del
semestre di presidenza la data del vertice, considerando ragionevole e opportuno che un tema così importante per l’Italia e l’Europa si affronti con la nuova
Commissione nella pienezza dei propri
poteri».
Il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha
digerito così il boccone amaro. Anche se
la repentina e inattesa cancellazione del
vertice europeo sul lavoro previsto nel capoluogo piemontese per l’11 luglio prossimo non c’entra proprio un fico secco
con l’esigenza di aspettare l’insediamento dei nuovi commissari europei. Che la
Commissione sarebbe scaduta ora lo sapevamo da almeno cinque anni.
La motivazione è l’ordine pubblico. Da
settimane il tam tam su Internet dei centri sociali e degli spezzoni di movimenti
antagonisti è incessante. Con questo slogan: «Combattere Renzi e l’Europa dell’austerità». E una guerriglia urbana a Torino per un vertice europeo non sarebbe
stato certo il debutto ideale del semestre
di presidenza italiana dell’Unione. Meglio allora non correre rischi. Soprattutto
se inutili. Inutili, appunto. Da qualche
anno a questa parte c’è una proliferazione indescrivibile di vertici internazionali
di ogni tipo. Se ne fanno sui trasporti, le
infrastrutture, il lavoro, l’infanzia, la criminalità, la demografia, l’inquinamento... Nella maggior parte dei casi, si tratta
di passerelle dove non si arriva a nessun
risultato concreto. Servono ai politici e ai
burocrati che li frequentano, alle città
che li ospitano, alle strutture che li organizzano, ai fornitori che li riforniscono.
Assai meno, purtroppo, a risolvere i problemi che discutono.
Prendiamo il summit in questione. Il
tema era la disoccupazione: che cosa c’è
di più urgente del dramma dei posti perduti e dei milioni di giovani senza lavoro?
Ma il vertice urgentissimo, annullato a
causa di una gragnuola di tweet minacciosissimi, è stato rinviato a data da destinarsi. Idem per il luogo. Si farà, dicono, forse in autunno. Magari a Bruxelles,
o altrove. E Torino? Si tranquillizzi Fassino: prima o poi... Una riunione europea o
un G qualcosa (G8, G14, G20: c’è solo l’imbarazzo della scelta) non si nega a nessuno.
Sergio Rizzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
QUEGLI SPOT CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
MA DAVVERO COSÌ ATTIRERETE I GIOVANI?
✒
Provare per credere! La prima sensazione che si prova vedendo uno
spot di Garanzia Giovani (spiegheremo poi
che cos’è) è quella di trovarsi di fronte a un
imbonitore. Un Guido Angeli redivivo, un
Walter Carboni, un Francesco Boni, un Roberto da Crema, uno di quegli eroi della tv
del sommerso che volevano rifilarti mobili
di compensato, croste da appendere in salotto, pozioni contro il capitalismo della ciccia, contro il plusvalore della cellulite.
Il fatto è che qui si offre
lavoro. Garanzia Giovani
(Youth Guarantee) è il Piano europeo per la lotta alla
disoccupazione giovanile.
Con questo obiettivo sono
stati previsti dei finanziamenti per i Paesi membri
con tassi di disoccupazione superiori al
25%, che saranno investiti in politiche attive di orientamento, istruzione, formazione
e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un’attività
lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (Neet - Not in Education,
Employment or Training).
Quel che lascia perplessi in questo Piano
europeo è la qualità della comunicazione.
Nello spot più istituzionale si vede un manager che vuole offrire ai giovani che non
studiano e non lavorano un mestiere, un tirocinio, un apprendistato: «È un’occasione
per noi imprese per formare professionisti
ed essere più competitivi». Provare per
credere, appunto. La campagna è promossa dal ministero del Lavoro e delle Politiche
sociali e dalle Regioni. Basta andare su
Youtube per vedere un’antologia di questi spot, alcuni dei quali realizzati «in
crowdsourcing» (la collaborazione a un progetto tra
più utenti via Internet). In
questi casi non si pretende
l’eccellenza perché il messaggio ultimo è proprio
quello della partecipazione, dell’afferrare un’opportunità di lavoro. Ma quelli
pubblicati sul sito di Garanzia Giovani sono di rara modestia, poco più che un tutorial, una lezioncina online. Comunicano
rassegnazione, precarietà, angustia; sembrano rivolgersi a speranzosi giovani degli
anni 60. Lavorare bisogna, è più importante la cosa della sua parvenza, ma immaginare il futuro così sa già di rimpianto.
Aldo Grasso
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JUNCKER, NON SOLO GUERRA DI POLTRONE
CHI LA SPUNTA DETTERÀ L’AGENDA UE
✒
La nomina o meno di Jean-Claude
Juncker alla guida della Commissione europea è molto più di una questione di poltrone o di un’affermazione di orgoglio nazionale. È a tutti gli effetti una
scelta politica rilevante: darà il segno ai
prossimi cinque anni di funzionamento
dei livelli decisionali della Ue e cambierà la
distribuzione dei poteri tra le sue istituzioni. In qualsiasi modo vada, promette conflitti.
Alle elezioni del 25 maggio per il Parlamento di Strasburgo, le maggiori famiglie
politiche europee hanno avanzato i loro
Spitzenkandidaten, candidati alla presidenza della Commissione. Il Trattato di Lisbona prevede che ora il Consiglio europeo (il vertice dei capi di governo) che deciderà la nomina tenga conto del risultato
elettorale: non l’obbligo di scegliere il rappresentante del partito vincitore ma l’indicazione di tenere conto del voto e della situazione politica che si è creata nel nuovo
Parlamento. Se dunque verrà scelto Juncker — il candidato dei cristianodemocratici, i più votati il 25 maggio — il Parlamento
otterrà un riconoscimento di centralità finora mai avuto e vedrà aumentare consi-
derevolmente il suo peso. Ciò non piace a
un buon numero di leader di governo, che
preferirebbero mantenere più poteri possibili in capo al Consiglio. Non solo inglesi,
olandesi, svedesi sono di questa opinione:
probabilmente anche le incertezze iniziali
di Angela Merkel sul suo amico Juncker
erano mosse dal timore che il Parlamento
e una Commissione da esso incoronata
potessero diventare un contropotere eccessivo a quello dei governi nazionali.
Juncker è pragmatico ed esperto di Europa: per molti versi la garanzia, dal punto
di vista dei primi ministri, che non ci saranno drastiche redistribuzioni di poteri.
Ciò nonostante, si può prevedere facilmente che tra Parlamento, Commissione e
Consiglio nei prossimi anni i conflitti di
potere siano destinati a moltiplicarsi. Lo
stesso, d’altra parte, succederebbe se Juncker non fosse nominato e il metodo degli
Spitzenkandidaten rigettato. Si tratta di
scegliere la posizione di partenza per affrontare quello che sarà un lungo contenzioso.
Danilo Taino
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marò, un negoziato senza pregiudizi
Giocare sulle ambizioni dell’India
di ANTONIO ARMELLINI
Q
uali che siano le ambiguità
del suo programma — e ce ne
sono — Narendra Modi ha
aperto una nuova fase nella
storia politica del suo Paese.
Ha dimezzato il numero dei ministri e ha
impresso al suo Gabinetto un’impronta di
pragmatismo moderato, che ne rafforza
l’immagine di leader di governo e non di
lotta, lontano dalle vecchie tentazioni
estremiste. È con lui che si dovrà trovare
un punto di intesa: alla prova dei fatti si
capirà quanto potranno pesare,
rispettivamente, nazionalismo
intransigente e pragmatismo, ma
l’esaurimento della «carta italiana», a
seguito della disfatta del clan Gandhi, apre
quantomeno una prospettiva nuova. Il
ministro degli Esteri è Susma Swaraj: si
tratta di una personalità di primo piano
nel Bjp, vicina al suo padre nobile Lk
Advani, che si era contrapposta a Modi al
momento della scelta del candidato a
primo ministro. La sua nomina è indice di
una ricomposizione del rapporto fra i due
e di appoggio da parte dei «senatori» del
Bjp sin qui meno inclini a subire il fascino
del Rinnovatore.
Punto di partenza di qualsiasi strategia
negoziale è che la vicenda dei marò — che
ci piaccia o meno — ha un rilievo
marginale in India e l’opinione pubblica la
segue distrattamente. Lo stallo rischia
però di creare dei grattacapi crescenti a
Delhi a livello internazionale, ed è su
questo che dovremo insistere senza porre
tempo in mezzo. Seguendo due binari
distinti e interconnessi.
Bisognerà avere ben chiaro su cosa
puntare: le procedure arbitrali possono
durare anni e l’esperienza in materia non
incoraggia facili ottimismi.
L’internazionalizzazione della controversia
è ormai la linea di policy italiana: dovrà
essere ribadita con fermezza, senza eccessi
retorici e con solidi argomenti giuridici. La
responsabilità personale di Latorre e
Girone, su cui si è fondata l’azione dei
giudici indiani, non avrebbe dovuto essere
ammessa (ed è stato un peccato non averlo
fatto a suo tempo): essi svolgevano una
missione in nome e per conto dello stato
DORIANO SOLINAS
RISCHIO SICUREZZA, SALTA VERTICE A TORINO
UN DANNO, ANCHE SE NON SAREBBE SERVITO
italiano ed è a questo, e non ai singoli suoi
agenti, che può essere chiesto conto e
ragione dell’accaduto. Quello della
responsabilità dello Stato e non personale
è un punto fondamentale, che potrebbe —
se riconosciuto da parte indiana —
facilitare la soluzione del caso. Perché
altrimenti l’ipotesi di un rientro in Italia
dei nostri marò resterebbe appesa a una
disponibilità di Delhi che sin qui non si è
seriamente manifestata.
È intorno a questi e ad altri possibili scogli
procedurali o di giurisdizione, che dovrà
entrare in funzione un canale di negoziato,
❜❜
Delhi vuole partecipare
alle missioni Onu: un
giorno potrebbe
trovarsi nella stessa
situazione dell’Italia
riservato e tutto politico, nel quale vedere
come uscire da un ginepraio che a livello
tecnico-giuridico potrebbe risultare
inestricabile. L’India è uno dei Paesi che
forniscono più militari per missioni di
pace Onu: un domani potrebbero trovarsi
nella stessa nostra situazione e il
precedente sarebbe assai scomodo per un
Paese che, a parte l’ambizione di un seggio
permanente nel Consiglio di sicurezza,
ama porsi come uno dei tutori della
legittimità internazionale. È solo un
esempio fra i tanti, che un negoziato senza
riserve mentali preconcette potrebbe
affrontare, facilitando un punto di
incontro fra la nostra legittima aspettativa
di vedere risolta una vicenda che
preoccupa l’opinione pubblica, e la
puntigliosa difesa indiana della propria
sovranità. Ci vorranno determinazione e
diplomazia per salvaguardare,
nell’intreccio fra posizioni di principio,
diritto internazionale e interessi
umanitari, la dignità e l’autonomia di
entrambi.
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TRA SCIOPERI E POPULISMO
La Francia delle riforme impossibili
di MASSIMO NAVA
«C
heminots» e intermittents, più che categorie di lavoratori, stanno diventando in queste settimane la
grande metafora della
malattia francese, l’immagine di un Paese
declinante e bloccato, incapace di riformarsi, in balia del populismo del Fronte nazionale e della drammatica crisi di leadership
del partito socialista al governo e del partito
gollista all’opposizione, quindi della classe
dirigente nel suo insieme. Un Paese che per
l’Europa sta diventando un problema non
solo politico, ma anche economico, poiché
la spinta populista si accompagna alla dilazione degli impegni comunitari.
Mentre, ormai come ogni anno, suona
l’allarme sulla spesa pubblica fuori controllo, i tentativi di riforme strutturali — peraltro mai davvero incisivi e dolorosi — cozzano contro la galassia delle corporazioni —
sindacali, burocratiche, localistiche — ben
aggrappate a vantaggi e privilegi. «Ogni
francese vuole almeno un privilegio, è il
suo modo di affermare la passione per
l’uguaglianza», diceva de Gaulle.
Così la Francia, anziché riformarsi, rinvia, si affida a commissioni e stati generali e
ancora si compiace di un modello incompatibile con la competitività internazionale
e incapace di garantire gli stessi francesi.
Come del resto fa da decenni, nonostante
diagnosi spietate e ricorrenti. Basti ricordare l’ammissione dell’ex premier Fillon: «Sono il primo ministro di uno Stato in fallimento».
Cheminots e intermittents, ossia ferrovieri e lavoratori a part time dello spettaco-
lo, tengono in ostaggio il Paese, peraltro nel
pieno della stagione turistica, che è ancora
una grande risorsa francese.
Da quasi due settimane il traffico ferroviario è a singhiozzo, con pesanti ritardi e
cancellazioni. Una ristretta minoranza, forte però di consenso e potere di blocco, si
oppone al progetto di riforma del governo,
apparentemente deciso ad andare avanti,
sia pure con qualche concessione. In gioco,
non ci sono aumenti salariali o condizioni
di lavoro — argomenti su cui di solito si misura il sindacato —, bensì il tentativo di razionalizzazione di un sistema che ha accumulato 44 miliardi di debiti e che costa alla
collettività un miliardo e mezzo d’interessi
all’anno. Razionalizzare, nell’accezione
francese pubblica, non significa tagliare
posti di lavoro, ma riordinare servizi, guadagnare produttività, ridurre privilegi leggendari dei cheminots, quali la pensione a
50 anni, orari ridotti, indennità anacronistiche, viaggi per familiari e parenti, come
ha denunciato la Corte dei conti che ha
messo nel mirino anche altre categorie del
pubblico che non pagano biglietti e bollette.
Razionalizzare, nel linguaggio del governo socialista, significa almeno contenere il
debito, che di questo passo salirà a 79 miliardi nel 2025, e assorbirlo in parte come
debito dello Stato.
Razionalizzare significa anche rendere
più efficiente un sistema ferroviario che
non è più un vanto della mano pubblica e
che si è coperto di ridicolo per avere messo
in produzione treni troppo larghi per transitare in un gran numero di stazioni. La
«battaglia» degli intermittents, che compromette il calendario di concerti e spettacoli, si gioca sulla pretesa di circa 250 mila
lavoratori dello spettacolo (erano centomila, ma la categoria si è allargata a varie tipologie di artigiani e professionisti) di ricevere un sussidio/salario annuale rispetto alle
ore effettivamente richieste dalla produzione e dal cartellone. Anche in questo caso, la
riforma non mette in discussione la particolarità della categoria (equiparata, per intenderci, ai lavoratori stagionali), ma pretende una minima riduzione del periodo
d’integrazione salariale, al fine di non aumentare ulteriormente il deficit colossale
del sistema di assistenza e indennità dei lavoratori. Ma gli intermittents insistono sulla loro «specificità», come sono «specifiche» o «speciali» molte altre categorie
francesi, soprattutto nel pubblico impiego.
Con furore ideologico o demagogico,
l’estrema sinistra e l’estrema destra difendono gli scioperanti. Marine Le Pen ha denunciato il pericolo che correrebbe il servizio pubblico dei trasporti. L’opposizione
gollista ha affossato la riforma delle ferrovie
per affossare in realtà un governo già debolissimo. Ma anche gli oppositori per tornaconto sono ormai minoritari nella Francia
che non vota più, nella Francia dei precari e
dei non garantiti e dei ceti medi produttivi
assediati dalle tasse, nella Francia che soffre davvero e si allontana dall’Europa. Nella
Francia sull’orlo dell’esplosione, essendo
un Paese che non ama le riforme, ma talvolta sa fare le rivoluzioni.
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
È MEGLIO CAMBIARE IL SENATO
O PIÙ SEMPLICEMENTE ABOLIRLO?
Risponde
Sergio Romano
Non le pare che la soluzione più
corretta e chiara per attuare un
coerente monocameralismo sia
abolire — cancellare, rottamare
se si preferisce — una delle due
Camere? Nella fattispecie, come
si è sostenuto di tanto in tanto
anche da parte di certe aree
della sinistra, si tratterebbe di
fare a meno del Senato. Non
capisco perché un leader
pervaso da salutare febbre
innovatrice abbia scatenato uno
strambo concorso di idee per
inventare un Senato nuovo non
rispondente ad alcuna
necessità. È inoltre del tutto
incongruo che l’iniziativa in
materia di riforme
costituzionali sia promossa e
coordinata da un governo.
Rammento la sua proposta —
che avemmo occasione di
discutere anni addietro nella
cornice di un Festival dell’Unità
— di dar vita per via elettorale a
una Costituente in grado di
affrontare con coerenza
problemi di revisione non
frammentabili in una
fantasiosa ispirata all’estetica
del post-moderno. Nella natura
stessa del Senato — perfino
nella parola — si annida la
convinzione che occorra una
camera «alta» di saggi e
anziani, o aristocratici staccati
dalle cure del mondo, preposti
ad arginare o correggere gli
impeti della Camera bassa.
Anche per questo sarebbe
preferibile avere una sola
Camera. Il bello che è una tale
amputazione fu già inscritta
nella prospettiva delineata dal
Centro di Riforma dello Stato
voluto dal Pci, fecondo di idee
buone e irrealizzate. Il
presidente Pietro Ingrao in
persona — in un’intervista a
L’Espresso del 23 febbraio 1986
— perorò la causa: «Perché non
PAESI EURO-LATINI
dovrebbe avere luogo fra i
membri dell’eurozona, vale a
dire fra Paesi che hanno già
raggiunto un livello d’integrazione superiore a quello degli
altri.
Ipotesi di unione
Caro Romano, in attesa che la
Comunità europea diventi una
vera unica nazione (speriamo
il prima possibile, anche se
nutro qualche dubbio), vorrei
sapere il suo pensiero su una
eventuale creazione di
Confederazione (su modello
svizzero) dei paesi euro-latini
(Francia, Spagna, Portogallo,
Italia) che hanno in comune
molte cose. Rappresenterebbe
forse uno stimolo alle altre
nazioni europee ad unirsi a
queste; inoltre la nuova
Confederazione euro latina
avrebbe sicuramente una
rappresentatività maggiore a
livello internazionale e, credo,
altri concreti vantaggi.
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
andare — si chiese — a una
delle riforme “più decisioniste”
che si possono dare oggi: e cioè a
una Camera unica?».
Roberto Barzanti
Siena
Caro Barzanti,
opo avere ricevuto la sua
lettera ho appreso dal
Corriere del 14 giugno
che anche Enrico Berlinguer, secondo Emanuele Macaluso, era
favorevole al sistema monocamerale. Lo avrebbe detto, in
particolare, nella sua relazione
al XVI congresso del Pci che si
svolse a Milano nel marzo del
1983. Ma Stefano Folli, sul Sole
24 ore del 13 giugno, ci ha ricor-
D
CONTRO L’ITALIA
Procedura di infrazione
La Commissione europea ha
aperto una procedura
d’infrazione contro l’Italia per
i ritardi nei pagamenti alle
imprese. A mio avviso, bisogna
che ci abituiamo a rispettare i
contratti: ovviamente, gli
stessi devono essere redatti
con la dovuta professionalità e
le inadempienze contrattuali
devono essere perseguite in
tempi pressoché reali. Le
imprese che vanno in
fallimento per crediti non
onorati sono tante. Infine gli
investitori stranieri esitano a
venire in Italia perché sanno
che, da noi, i contratti non
sono una cosa seria.
Mario Scarbocci
San Donato Milanese
VENEZIA
Immagini negative
Venezia è su tutti i media
mondiali da settimane e la foto
che la rappresenta, a parte il
Mose, è qualche mastodonte
supertecnologico parcheggiato
in Piazza San Marco. La
dato che abbiamo assistito recentemente a un curioso paradosso. Quando un emendamento sulla responsabilità civile dei giudici è stato approvato
da una commissione della Camera, cogliendo il governo di
sorpresa, la maggioranza ha
tranquillizzato i magistrati dicendo che la svista sarebbe stata
corretta al Senato. Quale che sia
il nostro giudizio su quell’emendamento, siamo davvero
certi che la democrazia non abbia bisogno di un luogo in cui i
problemi, dopo un primo voto
della Camera (spesso dettato
dalle emozioni del momento),
possono essere affrontati a
mente fredda e con maggiore
distacco?
Credo che il vero problema
stia nella mancanza di un dibattito nazionale sulle competenze
di un diverso Senato. Vi è un diffuso accordo sull’opportunità di
evitare che voti la fiducia al governo, ma non mi sembra che
agli italiani sia stato detto con
chiarezza quali dovrebbero esserne le funzioni. Se le competenze regionali non bastano a
giustificarne l’esistenza, come
lei sostiene, perché non indicare
espressamente le materie che
dovranno essere trattate con un
doppio voto?
Sull’utilità di un’Assemblea
Costituente, caro Barzanti, non
ho cambiato idea. Ma quella
proposta, quando fu suggerita,
venne sempre azzoppata dal silenzio e dall’indifferenza. Oggi,
d’altro canto, abbiamo un Primo
ministro per cui la Costituzione
non è un mostro sacro. La proposta di una Costituente in questo momento sembrerebbe a
molti un diversivo per rinviare
ancora una volta il momento
delle riforme.
pubblicità gratuita che si
fanno le compagnie di
navigazione è senza limiti, ma
la pubblicità negativa cui
Venezia è esposta, anche
a causa di queste immagini, é
incalcolabile. Campeggia, il
mostro, su tutto: i monumenti
scompaiono, il campanile
sembra un pezzo di Lego
abbandonato lì da qualche
bambino; la Basilica di San
Marco viene ingoiata da quella
grossa torta multistrati che
contiene una popolazione
dalla quale la città viene
inondata come dall’alta
marea. Altro che paratie del
Mose, per frenare questi
arrembaggi quotidiani non
basterebbe l’Everest!
RIFORMA CANONE RAI
Mariagrazia Gazzato
Mirano (Ve)
Maresco Messini, Firenze
Non so se le «molte cose in
comune» dei Paesi latini dell’Unione europea siano quelle
che meritano maggiormente di
essere conservate. La cooperazione rafforzata fra alcuni
membri dell’Ue (non meno di
9) è prevista dai Trattati e potrebbe dimostrarsi utile. Ma
La tua opinione su
sonar.corriere.it
La numero uno di
Yahoo!: non è compito
di una manager
difendere le donne sul
lavoro. Ha ragione?
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
La proposta del
governo: musei gratis
per i giovani sotto i 18
anni, pagheranno gli
over 65. Condividete?
75
No
25
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagamento per 9 mesi
Poiché è intenzione del governo
di stabilire il canone Rai
secondo i redditi dei possessori
di televisori, io vorrei proporre
di farlo pagare per 9 mesi: da
fine maggio a fine agosto tutti
i programmi sono in ferie e
vengono riproposte
trasmissioni degli anni
precedenti. Il servizio,
pertanto, non è affatto
annuale!
Carla Nipoti
[email protected]
TEMA DELLA MATURITÀ
Salvatore Quasimodo
Stando all’anagramma,
quest’anno ai candidati alla
maturità c’è proprio da fare gli
auguri e gli scongiuri per la
prova d’esame sul poeta
sinonimo di Ermetismo!
Infatti, riposizionando vocali e
consonanti di Salvatore
Quasimodo si ottiene la frase
«Quo vadis, o malasorte?»...
Leone Pantaleoni
[email protected]
@
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Visti da lontano
di Massimo Gaggi
Una Lampedusa
al confine messicano
I
disperati che cercano di arrivare a Lampedusa o in Sicilia fuggono da guerre, persecuzioni e carestie in Africa. Rischiano la vita
per attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni stracariche di
boat people. «È un problema serio che riguarda tutta l’Europa,
non solo l’Italia. L’abbiamo detto ai nostri alleati della Nato. Oggi siamo concentrati sull’Est, la crisi in Ucraina, ma quella sud è la seconda frontiera della quale l’Alleanza atlantica deve occuparsi». Due
settimane fa, durante la visita di Barack Obama in Europa, nel dirmi
queste cose in un incontro conviviale (e quindi off the record, secondo
le regole della Casa Bianca), uno dei più stretti collaboratori del presidente del Consiglio per la Sicurezza nazionale aveva, forse, in mente
l’emergenza per certi versi simile che anche gli Stati Uniti devono affrontare da alcuni mesi. Gli Usa d’immigrati clandestini, soprattutto
ispanici arrivati dal Messico, dai Caraibi e dall’America Latina, ne hanno tanti: almeno 11 milioni. Ormai sono parte integrante del sistema
produttivo: senza di loro si fermerebbero il Texas, la Florida, l’agricoltura della California. Ma tutti i tentativi di regolarizzare la situazione
sono falliti nonostante una sanatoria sia ormai richiesta, oltre che dai
democratici, anche da molti conservatori (ieri l’appello di Rupert Murdoch). Ma, mentre a Washington si negozia e si litiga, alla frontiera col
Messico è esplosa un’emergenza del tutto inaspettata. Dopo anni di relativa calma (effetto della recessione), è arrivata un’improvvisa ondata
di disperati: a differenza dei boat people di Lampedusa, questi nuovi clandestini non fuggono da guerre e carestie ma dalle gang criminali dell’Honduras, del Salvador e del Guatemala. E
L’emergenza
non sono adulti, ma bambini. A volte
dei bimbi
accompagnati dalle madri, ma più
spesso minorenni che si sono messi
clandestini
in viaggio da soli. Il loro Mediterraneo
negli States
è il Rio Grande e la prima cosa che
fanno, attraversata la frontiera, è consegnarsi alla polizia: la comunità ispanica s’è convinta che sia questo il
modo più sicuro per far vivere questi ragazzi negli Usa come persone
libere, anche se da illegali.
Il meccanismo è questo: i ragazzi scappano perché perseguitati
dalle gang o nella speranza di raggiungere genitori o parenti che già
vivono negli Usa. Sanno che verranno arrestati, ma anche che il governo Usa ha reso meno severe le norme sulla detenzione e l’espulsione
dei minori (in realtà quelle misure riguardano solo giovani arrivati
parecchi anni fa, ma nessuno ci fa caso: fa più effetto la propaganda
repubblicana sulle frontiere-colabrodo di Obama). I ragazzi arrivano
in massa e la polizia non sa che fare: i centri di detenzione sono già
saturi e i bambini richiedono cure e una protezione particolare. Per
legge possono essere rimandati indietro solo i messicani, ma non chi
viene da Paesi più lontani e dovrebbe attraversare diverse frontiere.
Così accade davvero che, una volta arrestati e schedati, questi ragazzi
vengano dati in affidamento a chi li vuole e li conosce: cioè i loro familiari negli Usa. Prima o poi un tribunale decreterà la loro espulsione, ma intanto sono liberi negli Usa e questo attira altri ragazzi. Ingigantendo il nuovo problema sociale e i guai elettorali di Obama, in
vista del voto di mid term di novembre.
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Interventi & Repliche
Anm: magistrati e responsabilità civile
«Soltanto lo Stato, ove abbia dovuto concedere
una riparazione, può richiedere l’accertamento
di una responsabilità civile del giudice
attraverso un’azione innanzi ad un tribunale».
Non è una dichiarazione dell’Anm ma è quanto
si legge nella Raccomandazione n. 12/2010
del Comitato dei Ministri agli Stati membri del
Consiglio d’Europa. Purtroppo, mi accorgo che
si fatica a trascinare la discussione relativa ai
temi della giustizia fuori da quel clima da
«derby ideologico» (l’espressione è del
presidente del Consiglio), che si alimenta di
una deprimente superficialità e di pregiudizi
diffusi, che trasmettono, della magistratura,
l’immagine di una casta conservatrice, di una
corporazione privilegiata e autoprotettiva.
Dunque, è mai possibile che Pierluigi Battista,
nel suo articolo «Ora Vostro Onore pagate per
l’errore» (Corriere, 16 giugno), possa ignorare la
differenza fra azione diretta (della cui
illegittimità, in realtà, pochi dubitano) e
disciplina della responsabilità civile? Possibile
che non colga le conseguenze paralizzanti e
distorsive di un’azione civile diretta contro il
magistrato, per le incompatibilità che genera e
per il condizionamento che produce? Possibile
che la discussione su temi così delicati e così
seri – responsabilità, indipendenza,
giurisdizione – tanto spesso degradi a un tifo di
parte che trasforma il confronto in una rissa
confusa delle idee? In questi giorni, il tema
della responsabilità si intreccia con quello della
riduzione dell’età pensionabile dei magistrati.
Sono questioni diverse, che vanno tenute
distinte. Non voglio approfondire qui
l’argomento della responsabilità civile; basti
ricordare che esso tocca la nostra
indipendenza e attinge il cuore della
giurisdizione. La riforma dell’età, invece, incide
sulla buona organizzazione e sull’efficienza e
dunque sulla qualità della giustizia che
rendiamo ai cittadini. Qui l’indipendenza non
c’entra. In realtà, l’Anm non si oppone affatto
alla riduzione dell’età massima di servizio,
tanto più che, nel 1992 e nel 2002, la
magistratura non richiese e anzi ne criticò
l’aumento. Non può, però, non mettere in
guardia dai rischi di un eventuale intervento
effettuato in via di urgenza, senza un’adeguata
gradualità; senza considerare attentamente gli
effetti che il pensionamento contemporaneo di
oltre 300 o 400 magistrati produrrebbe sulla
Cassazione e sui vertici degli altri uffici
giudiziari; senza tenere conto, in concreto, dei
tempi necessari per coprire le vacanze e
ripianare gli organici; senza valutare quali
sarebbero gli effetti sui processi; senza
agevolare ai giovani laureati l’accesso al
concorso in magistratura. Dunque, è fuori
luogo ridurre tale invito alla ponderazione a
una difesa corporativa, come Battista
suggerisce nell’articolo del 14 giugno «Se
tagliare gli stipendi e anticipare la pensione per
i giudici è un attacco all’indipendenza» e come
ripete nell’altro del 19 giugno «La mescolanza
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dei princìpi». Caro Battista, i magistrati hanno
troppo rispetto del principio di indipendenza
per farne lo scudo pretestuoso di un privilegio
e ancor meno possono accettare insinuazioni
sulla loro fibra morale allorché si affronti il
tema delle retribuzioni. E’ così difficile
comprendere che la riduzione unilaterale degli
stipendi è un’arma con cui si può condizionare
una (qualsiasi) categoria e che se ciò riguarda
la magistratura si mettono in pericolo almeno
un paio di principi costituzionali? Possibile che
io debba ripetere ancora una volta che, invece,
la magistratura associata non ha mai, dico mai,
affermato che un tetto massimo alle
retribuzioni, imposto per ragioni di equità
sociale, sia un attentato all’indipendenza? Una
magistratura che non sapesse ragionare di se
stessa e cogliere le necessità di cambiamento
espresse dalla società in cui opera sarebbe
destinata a perdere di autorevolezza e di ruolo.
Dunque, la magistratura è aperta alle riforme
ma queste non possono che svolgersi nel
rispetto dell’attuale assetto costituzionale della
giurisdizione. La magistratura associata è
meno corporativa di quanto si creda e di
quanto la si voglia fare apparire e intende
contribuire alle buone riforme, ma in un
confronto senza pregiudizi, fuori da quella
notte in cui tutte le idee, come le vacche,
diventano bigie.
Rodolfo Sabelli, presidente Anm
Possibile che il presidente dell’Anm tenga in così
palese disprezzo i princìpi della democrazia da
ignorare la volontà dell’80 per cento degli italiani
che si è espresso a favore della responsabilità
civile dei giudici? Possibile che continui a non
deplorare chi, affiliato alla sua organizzazione
sindacale, ha commesso un’ingiustizia per
«dolo» e «colpa grave»? Possibile che non
capisca che la parola «indipendenza» andrebbe
bandita quando si parla di retribuzione ed età
pensionabile?
Pierluigi Battista
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
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La tiratura di giovedì 19 giugno è stata di 394.856 copie
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 650; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per
l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI:
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58
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Eroi di carta
Django e Zorro insieme in un fumetto di Tarantino
Django Unchained ritorna in un
fumetto e si prepara a sfidare un altro
personaggio leggendario: Zorro. Il
fumetto si chiamerà Django/Zorro e
Personaggi
I quattro ragazzi
di Cambridge
interpreti di «Rather
Be»: il nostro non è
un barocco pop
sarà sceneggiato da Tarantino con lo
scrittore di fumetti Matt Wagner. Il
libro verrà pubblicato da Dynamite
Entertainment con DC Entertainment.
A Taormina
Melanie Griffith:
non farò più
il film con Banderas
DAL NOSTRO INVIATO
TAORMINA — Molto provata
fisicamente, arrampicata su un
buonumore che non c’è, non ci può
essere («vi sto annoiando?», dice a un
certo punto), Melanie Griffith al
Festival di Taormina cancella tutti gli
appuntamenti, tranne quelli
«ufficiali», a cui si presenta con una
precisa richiesta: «Nessuna domanda
personale». Dopo 18 anni, si è appena
separata da Antonio Banderas.
«Contrasti non più conciliabili» c’è
scritto nell’istanza di separazione al
tribunale di Los Angeles. L’unica cosa
che l’attrice dice al riguardo, sfiorando
il dolore privato (è il suo terzo
matrimonio che va in fumo), è che di
Akil, il film che doveva fare con l’ex
marito, coinvolto anche come regista,
«non ne so più nulla», mentre di un
In ascesa
Mozart (1756 – 1791). A
fianco, i Clean Bandit: da sinistra, Jack Patterson (27
anni), Grace Chatto (28);
Luke Patterson (21); Neil
Amin-Smith (24)
Musica elettronica e Mozart
Doppia anima per un successo
Clean Bandit, il gruppo inglese che scala le classifiche
A
rrivare in cima alle classifiche senza un cantante. È il caso dei Clean
Bandit, il quartetto inglese di «Rather Be», la canzone
più ricercata di sempre su Shazam, la più ascoltata su Spotify a
maggio, 67 milioni di views su
YouTube, da noi disco di platino e
fra le più trasmesse in questi mesi dalle radio (è stata anche al numero 1, dati EarOne).
La band ha una doppia anima
musicale, classica ed elettronica,
ma non ha una voce. Per «Rather
Be» c’è Jess Glynne e nella nuova
«Extraordinary» il featuring è di
Sharna Bass: «Ci rivolgiamo ad altri, e dal vivo abbiamo due coriste
che fanno anche le parti che su
disco sono attribuite a voci maschili», spiegano.
I quattro si sono conosciuti a
Cambridge, all’università. Grace
Chatto e Neil Amin-Smith, violoncellista e violinista rispettivamente, suonavano assieme in
quartetto d’archi. Lei era fidanza-
ta con Jack Patterson, la mente
elettronica dei Clean Bandit, che
ha poi coinvolto il fratello Luke alla batteria. «Qualcuno ci ha definiti musica elettronica da camera. Altri baroque-pop, anche se
non abbiamo nessuna ispirazione al periodo barocco. Siamo noi
a comporre quello che suoniamo,
ma all’inizio usavamo le musiche
di compositori classici. Mozart
soprattutto, che riprendiamo in
due brani del disco, e compositori più moderni e sperimentali come Shostakovich, Janácek e Xenakis», racconta Grace.
La storia dei Clean Bandit inizia
sei anni fa. «Jack veniva a sentire
le prove del nostro quartetto e ha
deciso che avrebbe voluto essere
coinvolto — ricorda lei —. Non
sapeva suonare uno strumento e
così ha iniziato a registrarci e aggiungere beat elettronici e linee
di basso alla musica classica».
In «Mozart», brano che apre il
loro album di debutto «New
Eyes», ironizzano su chi dice che
la musica elettronica è noiosa.
«La canzone parla della percezione che la gente ha dell’elettronica.
È vero, può essere ripetitiva. Ma
non è noiosa», dicono Grace e
Domani su «Io Donna»
Il tenore Kaufmann: la bellezza favorisce l’opera
«Troppo bello per essere il più
grande tenore del mondo? All’inizio
è stata dura, sembrava che la voce
non contasse. Ma ora ho dimostrato
abbastanza: anzi, penso che
l’immagine possa attrarre più
pubblico verso l’opera». Jonas
Kaufmann si confessa su Io Donna,
in edicola domani con il Corriere
della Sera. Il tenore tedesco, 44 anni,
ha stuoli di ammiratrici come se
fosse una stella del rock. Alcuni
critici lo considerano perfetto nei
ruoli wagneriani o verdiani; è
«prenotato» dai templi della lirica
fino al 2021. Ma il successo si paga?
«Vedo i miei figli ogni sera, ma solo
su Skype».
Neil. Il punto di contatto fra i due
generi? «Gran parte della musica
viene dalla classica, così anche la
dance prende molto da quel repertorio. Non credo siano mondi
così lontani. E infatti da teenager
abbiamo ascoltato sia classica che
pop», racconta Grace. «A partire
dalle Spice Girls — ride —. E poi
mi piace Gianna Nannini: io ho
studiato letteratura italiana all’università, lo capisco ma non lo
so parlare, e mia sorella vive a
Lucca».
Sono senza cantante, ma il loro
progetto non comprende soltanto la musica: i videoclip sono
pensati, prodotti e spesso realizzati in proprio dal gruppo. Il successo di «Rather Be»? «Se sapessimo da dove viene saremmo
pronti a farne subito un’altro»,
sorride Neil. «Jack ha scritto la linea di synth in metropolitana sul
suo computer — ricostruisce lei
—. Poi ci abbiamo aggiunto il beat della batteria e il testo che è firmato da James Napier. Prima di
registrarla l’abbiamo suonata in
tour. La scorsa estate abbiamo
partecipato a vari festival e vedevamo che piaceva: la gente al secondo ritornello la sapeva già
cantare. Pensavamo che sarebbe
stata un successo da top 10 in Inghilterra. Ma ora la parola successo ha preso tutto un altro significato».
Andrea Laffranchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
altro, diretto da Meg Ryan, «ho appena
ricevuto una mail secondo cui hanno
tagliato le mie scene, ma siamo rimaste
amiche». Sarà per vendetta o forse no,
sbotta con una sentenza che riceve un
applauso troppo facile: «Le donne sono
più intelligenti degli uomini». Per il
resto, Melanie si racconta con simpatia.
Figlia di Tippi Hedren, dice che il film
preferito di sua madre è Marnie di
Hitchcock: «L’ho conosciuto, avevo 5
anni, ho il ricordo di uno strano tipo. Mi
regalò una bambola col volto di mia
madre dentro una scatola che sembrava
una bara». Quanto a sé, Melanie, classe
1957, ha commesso un errore: «Ho
cercato di farmi prendere seriamente
come attrice, invece ero seria anche
nelle commedie, che dovevo continuare
a fare. Il thriller Pacific Heights (Uno
sconosciuto alla porta) non dovevo
girarlo». Dice che al tempo di Una
donna in carriera, il suo film più amato,
«ci provai con Harrison Ford, era così
sexy e così sposato. Mi diede buca».
Valerio Cappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
La storia
Spettacoli 59
italia: 51575551575557
Il regista di «Diaz» rievoca in «Bianco» la spedizione italo-francese del ‘61 che si concluse con la morte di quattro scalatori
«Ore diciotto...»
fiaba finanziata
da tutto il cast
«Bonatti, le Alpi, la tragedia
Set su una sfida estrema»
Vicari: non solo azione, scavo nelle coscienze
L
a verità su quanto successe in quei
giorni la ristabilì Dino Buzzati
proprio sulle pagine del Corriere
della Sera. Walter Bonatti lo andò a trovare in via Solferino e gli raccontò dei
giorni sul pilone centrale del Frêney,
quella verticale di 750 metri a ridosso
della cima del Monte Bianco che tentò
di conquistare nel luglio 1961 insieme
ad altri sei alpinisti, due italiani e quattro francesi. Avevano tra i 22 e i 30 anni,
solo in tre tornano a casa: Bonatti, Pierre Mazeaud e Roberto Gallieni. Morì anche Andrea Oggioni, scalatore molto
esperto. E amico del cuore di Bonatti
che dovette fare i conti con il dolore e
anche con molti veleni.
«Una storia senza tempo: sette giovani che provano a sfidare i propri limiti e
vengono sconfitti», dice Daniele Vicari
(regista di Diaz. Non pulire questo sangue premiato alla Berlinale 2012) che si
è imbarcato nell’impresa di trasformare
quella storia in un film: Bianco. «Sono
alpinisti ma avrebbero potuto essere
astronauti, esploratori, avventurieri.
Anche il luogo è astratto, quasi magico:
le vette così verticali cambiano il rapporto con la superficie terrestre. È la
storia di un’impossibilità, un action
movie che scava nell’interiorità dei personaggi e chiama in causa sentimenti
umanissimi: amicizia fraterna, coraggio, paura della morte, dolore inconsolabile». Fu anche un incontro tra culture. «Italiani e francesi uniti e pronti a dividere i meriti in anni in cui nasceva
l’Europa unita».
Un’opera ambiziosa per gli standard
italiani, sia in termini economici — budget sui 6 milioni di euro, coproduzione della milanese Mir con la francese
Aeternam, sviluppato con Rai Cinema,
supporto della Valle d’Aosta Film Commission — che tecnologici. «Sarà tutto
girato in montagna, in parte sui luoghi
reali, in parte in altre location alpine.
Una terza fase in studio: ci serve un’altezza di 15 metri, da noi non esiste. Forse utilizzeremo un palazzetto dello
sport. Di sicuro faremo tutto in Italia».
Alcune soluzioni arrivano da Gravity di
Cuarón che ha aperto nuove strade.
Autore
Chi è
Regista e sceneggiatore, Daniele
Vicari (47) è nato a Collegiove (Rieti)
I titoli
«Velocità massima» (Donatello
come miglior regista esordiente nel
2003); «Il mio Paese» (2007); «Diaz
- Don’t Clean Up This Blood» (2012)
«Gravity è costato centinaia di milioni
di dollari, noi facciamo la radice quadrata… La sua sfida era l’assenza di gravità, per noi la verticalità. Sarà un po’
fantascientifico, sì. Il digitale permette
cose impensabili anni fa».
Ancora da definire il cast. «Tre attori
italiani e quattro francesi, sto ancora facendo provini. Più che la somiglianza
somatica cerco la credibilità». Di certo
servirà anche una certa prestanza. «Eh
sì», ride Vicari, «non sarà uno scherzo.
Dovranno accettare una lunga preparazione atletica, imparare ad arrampicare.
Saranno assistiti da stunt e guide, tutto
sarà fatto in sicurezza, ma insomma è la
storia di uomini bloccati per giorni sottozero oltre i tremila metri». Anche lui
si sta preparando. Sabino di Collegiove,
della roccia conosce fascino e insidie.
«Arrampicavo da ragazzo. Ho presente i
pericoli. La montagna, qualunque scalatore lo sa, non è né amica né nemica.
Bonatti riuscì nelle sue imprese perché
diventava un pezzo di quell’ambiente:
neve, ghiaccio, roccia. Non sfidava mai
la montagna, la faceva sua».
Dopo i terribili giorni del G8 di Genova raccontati in Diaz ci si poteva
espettare da lui un altro tuffo nella realtà contemporanea. «Un film difficilissimo: 140 attori, migliaia di comparse, Genova ricostruita a Bucarest,
grande sforzo fisico e psichico per rappresentare la distruzione psichica e fisica. Per me è stato come ricominciare
a fare cinema, ma dopo sono stato male per un anno. Incontrare il dolore
delle vittime non è stato facile».
Il caso
Vetta Walter Bonatti (1930 – 2011), alpinista, esploratore e giornalista
Lo spunto per Bianco è il libro di
Marco Albino Ferrari Freney 1961. Tragedia sul Monte Bianco. Vicari ha
scritto la sceneggiatura insieme a
Massimo Gaudioso. «Ci ha colpito il
confronto estremo e continuo con la
natura e la morte. Per chi va in parete
fa parte delle possibilità». Sarà un film
corale, non solo su Bonatti. «Lui era il
Sforzo fisico
«Gli attori dovranno
accettare una lunga
preparazione atletica e
imparare ad arrampicare»
più esperto, conosceva quei luoghi come le sue tasche. Viste le condizioni —
l’improvvisa bufera che li colse a novanta metri dalla cima — fece le scelte
giuste, come scrisse Buzzati. Anche i
francesi glielo riconobbero, lo decorarono per merito sportivo».
Inizierà a girare in estate, ancora
senza attori, poi con il cast. Bianco,
confidano Vicari e il produttore Francesco Virga, sarà pronto nel 2015. La
preparazione è lunga e accuratissima.
«Stiamo cercando il metodo giusto
per girare un film impossibile». Sta
cercando la via migliore Vicari. Come
un vero alpinista.
Stefania Ulivi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PALERMO — La trama del
film è un miracolo che
sconvolge la routine
millenaria di un polveroso
ufficio fuori dal Tempo dove
il destino degli esseri umani
è raccolto per fascicoli. Una
favola, una poesia, una
storia universale. Ma il vero
miracolo produttivo l’ha
realizzato il regista di Ore
diciotto in punto, Giuseppe
Gigliorosso, artefice di un
emblematico caso di
«produzione indipendente
italiana», come spiega dalla
sua Sicilia che fa da sfondo
all’opera: «Tutto finanziato
da attori e tecnici, solo
qualche sponsor, senza
contributi pubblici o
finanziamenti ministeriali, e
da tanti futuri spettatori che
hanno partecipato
acquistando 18 centimetri
di pellicola a testa al prezzo
di un biglietto del cinema».
Compiuto il «miracolo», il
film già selezionato al
Taormina Film Festival è da
ieri in programmazione
anche a Milano. Con un cast
dove ritroviamo decine di
attori siciliani. A cominciare
dai protagonisti, Paride
Benassai e Salvo Piparo,
Roberta Murgia e la
scrittrice Valentina Gebbia.
Tutti impegnati a far
trionfare amore e amicizia,
forza delle idee e gioia di
vivere, dimostrando che
possono essere più potenti
del Fato.
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
60
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
MondialiBrasile
ITALIA
1
4-1-4-1
✒
L'analisi
Abate
De Rossi
21
Candreva
Marchisio
Pirlo
T. Motta
9
Campbell
17
Tejeda
5
Borges
C.t.: Prandelli
L’
A disposizione:
12 Sirigu (P), 13 Perin (P), 2
De Sciglio (ind.), 19 Bonucci,
20 Paletta, 14 Aquilani, 18
Parolo, 23 Verratti, 10
Cassano, 11 Cerci, 17
Immobile, 22 Insigne
C.t.: Pinto
10
Ruiz
9
Balotelli
7
Bolanos
di MARIO SCONCERTI
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16
5
6
ORA PIÙ TIRI
IN PORTA
E PRATICITÀ
Italia ha più classe, la
Costa Rica più corsa.
D’altra parte siamo pieni di
centrocampisti proprio per
rallentare la partita e
tenerla in mano. Il problema
verrà quando loro potranno
ripartire, hanno una velocità
diversa. In un campionato
ideale, la Costa Rica
arriverebbe a trenta punti
dall’Italia, in una partita
unica non sono buoni
avversari perché sono bravi
dove noi soffriamo di più, la
rapidità. Veniamo da una
bella partita contro
l’Inghilterra che ha
comunque evidenziato
l’avarizia con cui tiriamo in
porta. Il gioco dei mille
passaggi toglie un po’ a tutti
la voglia di concludere, c’è
sempre un passaggio in più
da poter fare. Oggi dovremo
tirare di più, mettere ansia a
una difesa che non è di
ghiaccio e tende a essere
emotiva. Faremo oltre il
sessanta per cento di
possesso palla, ma dovremo
imparare in fretta anche a
essere concreti. Molto
dipenderà da Balotelli, che
giocherà in mezzo a due
avversari forti fisicamente.
Il nostro gioco spesso
prescinde dal centravanti e
tende a fargli avere il cross
quando la difesa degli altri è
già schierata. Balotelli dovrà
fare una partita completa,
forse più alla sua maniera
che in quella di Prandelli.
Uscire spesso dall’area,
togliere i riferimenti a
Gamboa e Gonzalez, e
chiudere in porta dai venti
metri. Avremo problemi in
difesa, specie se rimarrà
fuori Barzagli. In una difesa
a quattro Bonucci non è
ideale, né Chiellini è l’uomo
giusto per inseguire
Campbell, il loro piccolo
asso, un ragazzo di ventuno
anni che ha appena finito di
vincere il titolo in Grecia e
adesso tornerà all’Arsenal.
Campbell è un Cassano di
vent’anni con molta più
velocità. Interessantissimo.
Parte da lontano, nella
posizione di Messi, anche lui
è mancino. Non abbiamo un
marcatore adatto, andrà
preso a piccole dosi, prima
dai centrocampisti, poi da
De Rossi, infine dal
difensore. Davanti però non
hanno altro, se non forti
colpitori di testa (Duarte) e
un’ala veloce sulla destra
(Ruiz). Corrono tanto, cosa
che non ci è congeniale. In
compenso ci subiranno e ci
aspetteranno. Rimarremo a
lungo ai limiti della loro
area, per questo servirà
tirare di più e passare meno
la palla. È una partita
aperta in cui siamo favoriti,
ma resta un’Italia in
formazione. A me
sembrerebbe la sera di
Cassano o Insigne, anche
Cerci. Nel finale servirà
fantasia e velocità. Loro non
hanno riserve all’altezza.
Buona fortuna ragazzi.
8
Chiellini
15
Barzagli
5-2-3
Darmian
3
7
COSTA RICA
Ore 18
4
Buffon
15
Diaz
4
Umana
3
Gonzalez
6
Duarte
Il tweet del giorno
Mario Balotelli @FinallyMario
Se battiamo la Costa Rica
voglio un bacio, ovviamente
sulla guancia, dalla regina
d’Inghilterra
Attesa Cesare
Prandelli, 56 anni, sul campo
dell’Arena Pernambuco prepara la sfida con la
Costa Rica (Ansa)
16
Gamboa
1
Navas
A disposizione:
18 Pemberton (P),
23 Cambronero (P),
2 Acosta, 8 Myrie, 11 Barrantes,
12 Francis, 13 Granados,
14 Brenes, 19 Miller, 20 Calvo,
21 Urena, 22 Cubero
Arbitro: OSSES (Cile)
Tv: ore 18 Raiuno, Sky Mondiale 1
Niente
scherzi
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE – Battere la Costa Rica delle meraviglie (3-1 a Cavani e C. all’esordio) per non rovinare il capolavoro di Manaus
e affrontare l’Uruguay a Natal
senza dover vincere a tutti i costi. La nazionale era arrivata a
Mangaratiba accompagnata da
non poche perplessità; l’esordio con gli inglesi, con vittoria
incorporata, ha alimentato la
convinzione popolare che
mezzo Mondiale sia già vinto.
Siccome Cesare Prandelli è nel
calcio da una vita e in carriera
ha avuto buoni maestri, è il
primo a sapere che la Coppa del
Mondo è la più esasperata delle
competizioni, dove non si può
sbagliare nulla e nulla va dato
per scontato. Anche quando
ci sono il gioco e la passione collettiva,
quando un gruppo
funziona, come si
Costa Rica e caldo preoccupano Prandelli
«È la partita più temibile, serve time-out»
è visto a Manaus, servono attenzione e furore agonistico
per non sciupare tutto.
Rispetto alla partita con l’Inghilterra, il c.t. rimette Buffon
in porta, riporta Chiellini al
centro della difesa (con Barzagli, se sta come in queste ultime ore, altrimenti Bonucci),
con Abate a destra e Darmian a
sinistra e punta su Thiago Motta per Verratti. Uomini nuovi,
ma identica idea di gioco, basata sul possesso palla, sulla
gestione del ritmo partita, sulla
necessità di affaticare l’avversario, portandolo a un pressing
disperato, prima di affondare il
colpo. Baricentro medio-basso, per non sprecare inutili
energie e non farsi infilare dagli attaccanti costaricensi. E
poi direzione d’orchestra affidata a Pirlo che, senza Verratti,
avrà più spazio creativo, e Balotelli, pronto a sorprendere la
difesa che non è irresistibile.
Conterà partire bene, togliendo alla Costa Rica un po’ di entusiasmo.
Ha spiegato il c.t.: «Abbiamo
studiato la Costa Rica da quando siamo stati inseriti nello
stesso girone al sorteggio di dicembre e lo abbiamo fatto con
grande cura; è una squadra
forte, organizzata, dove tutti
sanno che cosa devono fare e
come farlo. Ha battuto l’Uruguay non per caso, ma meritandolo. Giocano a memoria e
davanti hanno tre uomini di
qualità. È la partita più temibile
delle tre del nostro girone». Di
certo la Costa Rica è più abituata dell’Italia a giocare in queste
condizioni climatiche molto
particolari: «Le nazionali centro-sud americane stanno dimostrando di avere più esplosività, mentre quelle europee
hanno un po’ più di resistenza.
Noi abbiamo un’idea precisa
del tipo di calcio che vogliamo
giocare e dobbiamo insistere
su questa strada, perché è questa la nostra forza, anche se in
questo momento può sembrare in controtendenza».
Il vero problema può essere
rappresentato più ancora che
dal caldo (un anno fa la situazione era peggiore in coincidenza di Italia-Giappone), dal
continuo cambio di temperatura, con il prato dell’Arena
Pernambuco per larghi spazi al
sole. Lo ha spiegato molto bene
Prandelli, alla fine di un allenamento leggero, con corse sul
prato e solo torello finale, la so-
luzione migliore per non intossicare i muscoli dopo tre ore e
mezzo di viaggio in aereo e in
attesa della battaglia delle sei
di sera (italiane), le 13 brasiliane: «Quando abbiamo iniziato
a correre qui, alle 13.25 c’erano
29° e il 57% di umidità; venti
minuti dopo, quando le nuvole
si sono aperte, il termometro
era vicino ai 40° e l’umidità era
salita al 70%. Ma ci siamo preparati anche a questo e non
cerchiamo alibi. Semmai resto
convinto che sarebbero indispensabili i time-out, anche
per lo spettacolo; l’ho detto e lo
ripeto, la Fifa mi sembra contraria e comunque non dipende da me». Se Blatter avesse
trovato il modo di infilare gli
spot pubblicitari nelle due interruzioni, i time out sarebbero
stati già una certezza. Ma questa è un’altra storia.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’asso nella manica I brasiliani lo adorano, gli avversari lo temono. Lui si schernisce
Leader
Andrea
Pirlo,
35 anni
(Getty)
Mastro Pirlo, il genio (in)compreso tardi
«Non sono convinto di essere unico»
da uno dei nostri inviati
ALDO CAZZULLO
RECIFE — I brasiliani lo chiamano
Maestro Pirlo. L’Inter lo mandò a maturare nella Reggina. L’immagine del
Mondiale più trasmessa in tv è la sua
finta per Marchisio. Quando tornò da
Reggio, l’Inter lo diede al Milan in
cambio di Guglielminpietro. Dall’estero l’hanno cercato il Real Madrid, il Barcellona («Andrea devi convincerti che sei un fuoriclasse» gli
disse Guardiola, in italiano), il Chelsea, e gli sceicchi del Qatar, che gli offrirono 10 milioni l’anno per 4 anni,
un jet privato, «qualche Ferrari» e
l’iscrizione alla scuola inglese per i figli («ma a me piace sentirli parlare
italiano» obiettò. «Non c’è problema,
facciamo una scuola nuova e prendiamo solo insegnanti italiani» fu la risposta). Il Milan invece gli disse che
non aveva più bisogno di lui. La Costa
Rica prepara un trattamento speciale,
fin da Germania 2006 è Pirlo lo spauracchio degli avversari dell’Italia; però
i simboli di quel Mondiale sono altri,
Grosso, Materazzi, Cannavaro, che
non a caso vinse il Pallone d’oro; lui al
massimo è arrivato settimo.
Andrea Pirlo ha dovuto attendere di
compiere 35 anni per essere apprezzato appieno per quello che è: un grandissimo. Che fosse un ottimo calciatore, lo si era capito fin da quando giocava negli allievi del Brescia, e un giorno
scoppiò a piangere in campo perché gli
avversari lo picchiavano e i compagni,
rosi dalla gelosia per il suo talento, non
gli passavano la palla. Ma soltanto con
il tempo, e con la sua splendida maturità nella Juve e in nazionale, è apparso
chiaro a tutti che Pirlo dispone di un
dono raro. Prevede il gioco. Vede le cose diversamente, e le determina. Lui lo
spiega così: «Un centrocampista classico guarda avanti e vede gli attaccanti;
io invece mi concentro sullo spazio tra
me e loro per far passare il pallone. Più
geometria che tattica».
Forse Pirlo è stato compreso tardi
perché lui stesso ha compreso tardi
che nello sport moderno non basta
parlare solo sul campo. Perché non ha
mai sciolto le riserve su di sé: «Ancora
oggi non sono del tutto convinto di es-
sere unico». E perché nella vita è molto
diverso da come appare. Ad esempio si
presume che un trentacinquenne si
stanchi facilmente. «Ma lo dicevano
già quando ero ragazzo. Erano sviati
dal mio modo di muovermi, ciondolante, fatto di piccoli passi». Si presume pure che Pirlo sia introverso, chiuso, musone. «In effetti quando vedo
troppe persone intorno, tendo a emozionarmi, e a zittirmi» spiega lui. Ma
quando inizia a parlare non smette più,
racconta Alessandro Alciato nel libro
che ha scritto con Pirlo, «Penso quindi
gioco». Prima, durante e dopo la partita appare sempre corrucciato. In ritiro,
però, i compagni lo temono per i suoi
scherzi. Imprevedibili, perché neppure
in quei momenti cambia espressione.
in tv
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Le partite di ieri
Le quote Snai
Le partite di oggi
RECIFE
Girone C
COLOMBIA
COSTA D’AVORIO
Sport 61
italia: 51575551575557
SAN PAOLO
Girone D
2
1
URUGUAY
INGHILTERRA
2
1
1
NATAL
Girone C
RECIFE
Girone D
SALVADOR
Girone E
CURITIBA
Girone E
GIAPPONE
GRECIA
ITALIA
COSTA RICA
ore 18
Raiuno, Sky Mondiale 1
SVIZZERA
FRANCIA
ore 21
Sky Mondiale 1
HONDURAS
ECUADOR
ore 24
Sky Mondiale 1
X
1,50
Italia – Costa Rica
Svizzera – Francia
4,50
Honduras – Ecuador
2
4,00
5,50
6,75
3,50
1,80
3,85
1,60
Il protagonista Mario concentrato come non mai: nessuna polemica in un mese di lavoro
Balotelli scopre la sua faccia umile
«Voglio la Coppa, non essere una star»
«Il Pallone d’Oro è il sogno da bimbo, ma un Mondiale vale di più»
RECIFE — Balotelli is good, strepita un
ragazzino brasiliano dentro la camisa di
Fred, trasportandolo con il pensiero nella
Seleçao. E lo aspetta all’infinito fuori dall’Arena Pernambuco, un’ostinazione che
meriterebbe una sorte migliore. Balotelli is
good, ripete nel suo inglese stentato sotto
una cappa che ti toglie il fiato e se Mario è
grande per davvero lo capiremo nel mezzogiorno di fuoco (in realtà le 13) che ci
aspetta nel Nordeste (umidità variabile al
90%, temperatura percepita sopra i 38 gradi). La seconda partita è la prova del nove
per l’Italia e per la nostra stella. Balotelli è
nei pensieri e nei cuori di tanti. Dei brasiliani, che lo amano; dei costaricani che lo
temono; di Prandelli, che lo lancia; di Galliani, che dopo il Mondiale ne valuterà il
futuro; dell’Arsenal, che ci sta facendo un
pensierino. Ovviamente di Fanny, la fidan-
trato sull’azzurro, tanto da dire: «Il Pallone
d’oro è il sogno di bambino, ma un Mondiale vale di più e vale più anche della
Champions League».
Così immerso dentro la sfida alla Costa
Rica, da ignorare le notizie di mercato che
lo riguardano. A Londra scrivono che l’Arsenal avrebbe rotto gli indugi e si sarebbe
lanciato sul centravanti con una proposta
da stella consacrata: 180 mila sterline alla
settimana, circa 11 milioni di euro all’anno. Per il Milan, invece, sarebbero pronti 30
milioni più Joel Campbell. Per uno scherzo
del destino, proprio il rivale di oggi. Nella
stessa giornata Adriano Galliani ha incontrato Mino Raiola in centro a Milano: «Un
incontro fortuito», spiega il manager di Balo. In realtà non c’è niente da sottolineare,
se non la volontà comune di aggiornarsi
dopo l’avventura in Brasile. «Non so niente
di incontri, sono concentrato soltanto sul
Mondiale. Quello che verrà dopo lo vedre-
Gli elogi di Mou
Anche Mourinho lo incorona:
«Dio gli ha concesso un dono
speciale per fare una carriera
non bella, bellissima»
Dribbling al mercato
L’Arsenal offre al Milan 30 milioni
più Campbell. Mario non
si sbilancia: «Non so niente,
penso solo all’Italia. Vedremo...»
zata alla quale lui ha chiesto di sposarlo nel
ritiro di Mangaratiba. Anche in quelli di José Mourinho, che dopo averlo tante volte
sgridato all’Inter, ora lo incorona: «Dio gli
ha concesso un dono speciale per fare una
carriera non bella, ma bellissima».
E Balotelli, di se stesso, che dice? «Non
mi interessa essere accostato alle grandi
star del Mondiale perché alla fine vince la
squadra e spero che a vincere sia l’Italia».
Maglietta blu d’ordinanza e il cappello portato all’incontrario come una specie di bullo. Schietto, diretto, altruista. Essenziale.
Soprattutto umile. Balotelli parla per la prima volta da quando, il 19 maggio, la nazionale si è radunata a Coverciano. Dopo oltre
un mese di lavoro a ridotto contenuto di
polemiche (strano ma vero), il centravanti
esce allo scoperto. Lo fa in una conferenza
stampa ufficiale della Fifa, protetto dalla
presenza rassicurante di Prandelli che ironizza con dolcezza quando il suo centravanti comincia a parlare in inglese. Sorrisi
leggeri. Balo, invece, è contratto, teso, ruvido nelle risposte, in imbarazzo davanti ai
cronisti che gli fanno più paura dei difensori. Però determinato, convinto, concen-
mo…», il dribbling di Mario. Un tantino
freddo con la società del cuore. Ma è chiaro
che sia il Milan sia il giocatore sono pronti
a divorziare. Appuntamento a fine luglio.
Ora Balotelli suda, fatica e vola basso. «Non
mi pongo obiettivi personali. Non conta
quanti gol riuscirò a fare, ma quante partite
riusciremo a vincere. Vorrei andare il più
avanti possibile». Una feroce umiltà. Mai lo
avevamo visto così. Fa persino tenerezza
quando, con candore, ammette di fronte ai
giornalisti della Costa Rica che del loro
portiere non sa quasi niente: «Ho visto la
sfida con l’Uruguay e la squadra mi ha fatto
una grande impressione. Ma non esprimo
giudizi sui singoli perché le partite le guardo per divertimento. Dico solo che, per
batterli, dovremo dare il 200%». Prandelli
lo guarda, sorride e lo pungola: «Se riesce a
giocare come contro l’Inghilterra, non per
il gol ma per l’intensità che ha messo, bene.
Altrimenti al suo posto entrerà un altro altrettanto fresco e bravo. L’importante è che
Mario sia concentrato e non pensi a gestirsi». Immobile, in panchina, è pronto.
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Barzagli favorito in difesa
Buffon verso l’esordio
davanti ad Alena e i figli
RECIFE — (a.b.) Un altro passo in
avanti. Gigi Buffon (foto) si allena e
oggi dovrebbe esordire nel suo
quinto Mondiale, anche se Prandelli
non scioglie l’enigma. Ma il portiere
ha voglia di tornare e di mettersi in
gioco, di cancellare i brutti ricordi del
2010, di ristabilire le gerarchie, di far
felici i figli Louis Thomas e David Lee,
che stasera saranno in tribuna insieme all’ex moglie Alena
Seredova. Il dubbio più grande, ora, è nel cuore della difesa.
Mercoledì Barzagli sembrava fuorigioco per la tendinopatia,
ieri invece si è allenato bene: salvo complicazioni scalzerà
Bonucci e giocherà a fianco di Chiellini. Abate e Darmian
saranno i terzini, De Rossi proteggerà Pirlo e Thiago Motta,
Candreva e Marchisio assisteranno Balotelli.
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«Invento discorsi strampalati, prendo
in giro (Pirlo non dice esattamente «in
giro») tutti; ma tutti pensano che stia
dicendo cose serie».
La vittima preferita era Rino Gattuso. Pirlo e De Rossi gli preparavano
beffe crudeli. Alla vigilia di Italia-Cipro
lo «spensero» con l’estintore: pieno di
schiuma, Rino inseguì Andrea per tutto l’albergo e gli diede un sacco di botte. La sera dopo lo murarono vivo in
camera sbarrando la porta con i divani.
Un’altra volta Pirlo si nascose nell’armadio, De Rossi sotto il letto, attesero
che Gattuso si addormentasse — «era
bellissimo nel suo pigiama leopardato,
con la papalina in testa» — e lo svegliarono gridandogli a pieni polmoni nelle
orecchie. Poi Andrea gli rubò il cellulare e si inserì nella trattativa del compagno con il Milan scrivendo al dg Ariedo
Braida: «Se tu mi dai quello che ti ho
chiesto, io ti do mia sorella». Un altro
tormentone era il rapporto difficile di
Ringhio con i congiuntivi. Un giorno a
tavola Pirlo cominciò a fargli il verso.
Gattuso brandì il coltello. Il giorno dopo Pirlo fece sparire i coltelli e ricomin-
ciò. Gattuso lo ferì alla mano con una
forchettata. Il bollettino ufficiale parlò
di «affaticamento muscolare».
Anche qui a Recife, e nel ritiro di
Mangaratiba, Pirlo divide la camera
con De Rossi. Ieri era felice perché
dall’Italia è arrivata Valentina, la nuova compagna: una gioia condivisa con
i commercianti locali (l’ex fidanzato
Riccardo Grande Stevens ha raccontato la sua passione per lo shopping).
Della dolorosa (e costosa: 55 mila euro al mese) separazione dalla moglie
Deborah, madre dei suoi due figli,
Pirlo parla solo con gli amici. Che non
sono tanti. I suoi giudizi sul prossimo
a volte sono severi. Considera Ibrahimovic «l’unico svedese cattivo, un
matto a orologeria caricato come una
molla dal suo procuratore Raiola». Di
Il lungo addio
Per il c.t. è «specie protetta»
ma Andrea dopo il Mondiale
è pronto a lasciare l’azzurro
Alessandro Bocci
Protagonista Mario Balotelli, 23 anni (Afp)
Pippo Inzaghi dice sia simpatico, ma
gli trova anche molti difetti. Ha votato
Berlusconi (come quasi tutti gli uomini di calcio, compreso Prandelli
prima di diventare amico di Renzi)
ma ne critica le interferenze calcistiche, a cominciare dalla fissa per gli attaccanti («continuava a magnificarmi
Huntelaar...»). Non gli è piaciuta la
sparata di Cassano sulle 700 donne:
«La nazionale è più importante». Non
solo delle femmine: «Anche dell’Inter,
del Milan, della Juve». «Se un calciatore torna nel suo club dopo che si è fatto male in azzurro, ha dei problemi.
Eppure io non mi risparmierò e non
mi tirerò mai indietro. Sarebbe alto
tradimento». Così Pirlo è arrivato a
110 presenze, record per un centrocampista (Rivera si fermò a 60, Mazzola a 70). Per questo Prandelli, bresciano come lui, l’ha collocato «in una
categoria da proteggere: il calciatore
di tutti». E se davvero — come ha detto — dopo il Mondiale lascerà la nazionale, solo allora capiremo quanto
Pirlo è stato importante.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Palla avvelenata
L’inno non gira
va forte Waka-Waka
Nel Mondiale 2014 il Brasile arranca. L’organizzazione, malgrado
qualche falla, tutto sommato regge. A tradire, paradossalmente, sono il
calcio, con la nazionale di Felipao Scolari che fa fatica. Ma anche l’altro
grande talento nazionale, la musica, non riesce a sfondare. Malgrado la
presenza delle scosciatissime Jennifer Lopez e Claudia Leitte, più il
rapper Pitbull, l’inno dei Mondiali, «We are one» stenta a entrare nella
top ten dei dj degli stadi brasiliani. Sarà capitato anche a voi, fin dai
tempi del «Zum, zum, zum» di avere una musica in testa, ma non è
quella di J-Lo e compagni. Clamorosamente, al numero 1 della hitparade, a 4 anni di distanza, c’è ancora il Waka-Waka di Shakira.
Lo suonano in tutti gli stadi (anche più di una volta) e ha un
indice di gradimento più alto dell’inno ufficiale. Perché «We
are one» non ha successo? Questione di ritmo, di intensità,
del fatto che lo cantano in tre? Comunque sia, Zum,
zum, zum o Waka-Waka o ti entra in testa oppure
no. Come il pallone in porta, se vogliamo.
r.per.
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Chi va avanti
La situazione azzurra
Tre squadre in testa con 3
punti nel gruppo D: Italia
e Costa Rica (con una
partita) e Uruguay (che ha
però una partita in più),
mentre l’Inghilterra
è ferma a quota 0
con due sconfitte
Non basta vincere
Anche vincendo questa
sera, l’Italia non avrebbe
comunque la certezza
della qualificazione:
perdendo l’ultima partita
potrebbe infatti venire
raggiunta a quota 6 da
Uruguay e da Costa Rica,
e a quel punto conterebbe
prima di tutto
la differenza reti generale
Inghilterra a rischio
Se stasera Italia e Costa
Rica dovessero pareggiare,
l’Inghilterra sarebbe già
eliminata: non potrebbe
più raggiungere le due
squadre in testa a quota 4.
Avrebbe invece ancora
chance se la partita
di stasera non terminasse
in pareggio
Il regolamento
La classifica dei gironi
verrà stabilita in base
a questi criteri
1. maggior numero
di punti
2. differenza reti generale
3. maggior numero di gol
segnati nelle tre partite
Se, sulla base di questi tre
criteri, due o più squadre
sono ancora in parità,
la classifica
verrà definita così
1. maggior numero
di punti ottenuti
nello/negli scontri diretti
(classifica avulsa)
2. differenza reti
nello scontro diretto
(negli scontri diretti)
3. maggior numero
di gol segnati
nello scontro diretto
(negli scontri diretti)
4. sorteggio
Squalifiche
I giocatori che hanno
ricevuto un solo cartellino
giallo vedono azzerata
l’ammonizione dopo i
quarti di finale. Quindi tutti
i giocatori affronteranno
le semifinali puliti
Prima, se un giocatore ha
ricevuto due ammonizioni
in due differenti partite è
squalificato per una gara
Se un giocatore è espulso
per un rosso diretto
o per due gialli nella stessa
partita è squalificato
per il match successivo,
ma ci può essere un
aggravamento della pena
(squalifica per più gare o
ammenda) e la decisione
è presa dalla commissione
di disciplina. Se un
giocatore è squalificato
nell’ultima partita della
sua nazionale che viene
eliminata, sconterà la
squalifica nelle successive
gare ufficiali
62 Sport
Mondiali
Brasile
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Gli avversari
Cerchio
magico
I giocatori della
Costa Rica
uniti a metà
campo
durante
l’ultimo
allenamento
prima
della sfida per
il primo posto
nel girone
con l’Italia:
la Costa Rica
sogna
la promozione
agli ottavi
(Epa)
Scommesse
Snai, azzurri
giù la quota
Gli olandesi
per fare affari
Franco Fiocchini
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Il c.t. Pinto: «Balotelli non ci conosce? Ci conoscerà...»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE — Chissà se i guantoni enormi del portiere Navas
stasera sembreranno più piccoli. Se il passo del centravanti
Campbell sarà meno deciso e
scattante a fine partita. Se le
convinzioni del c.t. Pinto saranno le stesse che porta in giro
per il mondo da sette mesi, da
quando la Costa Rica è rimasta
incastrata nel gruppo della
morte: «Se lo chiamano così è
perché ci sono quattro squadre
forti. Noi passiamo il turno, chi
vuole può seguirci. Speriamo
di fare meglio della partita con
l’Uruguay, perché la squadra ha
più fiducia e meno tensione.
Noi siamo sereni anche se per
voi l’effetto sorpresa è finito.
Qualcun altro forse è nervoso...
Dite che Balotelli non ci conosce? Io dico che almeno Prandelli sa come giochiamo. Altrimenti ci conosceranno sul
campo».
Questo allenatore colombiano sembra pervaso da un sacro
fuoco e non è difficile intuire il
carisma che esercita sui suoi
giocatori. Pinto traballa solo
per un attimo, tra lo stupore e
la delusione, quando gli riferiscono le parole di José Mourinho: «Ripetersi dopo pochi
giorni per la Costa Rica è impossibile». El Professor prende
fiato: «Mi sorprende che abbia
parlato così: se lui vince il mercoledì poi la domenica non può
ripetersi? Per noi è proprio il
contrario e le nostre aspettative
sono ottime. La formazione
non è ancora decisa, ma ho un
piano B. Come a poker ho due
tre carte buone da giocare,
dobbiamo solo mettere a punto
i dettagli, ma dipende anche
dall’avversario. L’unica cosa si-
cura è che dobbiamo correre,
perché nel calcio di oggi è fondamentale».
Già, la corsa: ai 30 gradi di
Fortaleza contro l’Uruguay i costaricani sgambettavano allegramente anche nel finale. Ma
è solo la nostra ben nota tendenza a ingigantire i pericoli o
bisogna davvero aver paura
della squadra che ha sorpreso
Cavani e soci, battendoli in rimonta per 3-1? Una sana via di
mezzo può andar bene. La Costa Rica ha segnato un gol in
più degli azzurri e quindi li precede in classifica, ma non è il
Brasile, anche se nelle qualificazioni ha preceduto il Messico
che ha fermato i verdeoro. Perché il mondo è sempre più piccolo e la gente mormora: «Sappiamo tutto dell’Italia — dice
Pinto, che i costaricani chiamano Professore — anche quanti
chili pesano. Ho fatto vedere ai
giocatori tutte le partite degli
azzurri dal Mondiale 2006 a oggi, concentrandomi soprattutto su Pirlo».
È come schiacciare un pulsante: Pinto si illumina quando
si parla del campione azzurro e
ammette di aver preparato un
trattamento speciale per lui in
mezzo al campo nel particolare
5-2-3 della sua squadra, che
nasce come 5-4-1 molto compatto in fase difensiva, con Ruiz
e Bolanos che lavorano sulle ali
per la punta Campbell: «Sì è lui
il centro di tutto il gioco, anche
se abbiamo studiato bene pure
De Rossi e Candreva. Pirlo è il
La lezione del passato Gli azzurri hanno pagato caro certe distrazioni
Quando la beffa arriva
da avversari «più deboli»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE — Non sarà il Brasile campione del
mondo nel 1958 (Gilmar; D. Santos, N. Santos;
Zito, Bellini, Orlando; Garrincha, Didì, Vavà,
Pelé, Zagallo: c.t. Feola), ma la Costa Rica merita
il massimo rispetto, non soltanto per il valore
della squadra, come si è visto all’esordio con
l’Uruguay (3-1), ma anche perché lo dice la storia: gli azzurri contro gli avversari più deboli
non sempre hanno trovato le loro giornate migliori.
Ottant’anni fa, era stato tutto in discesa l’ottavo di finale di Roma, 27 maggio 1934, 7-1 agli
Stati Uniti, con tripletta di Schiavio, doppietta di
Mumo Orsi, gol di Ferrari e Meazza, trampolino
di lancio verso i quarti di finale (ripetuti) con la
Spagna, prima di battere Austria e Cecoslovacchia per arrivare al titolo. Trentadue anni dopo,
era andata molto peggio nella fatal Middlesbrough, al Mondiale d’Inghilterra: 19 luglio
1966, il giorno di Italia-Corea del Nord. Agli azzurri che avevano battuto il Cile all’esordio e
perso con l’Unione Sovietica nella seconda gara
del girone, sarebbe bastato pareggiare. La leggenda vuole che i nordcorerani fossero reduci da
tre anni di ritiro; che la squadra, prima di partire
da Pyongyang, fosse stata ricevuta da Kim IlSung, che aveva ordinato: «Bisogna vincere una
o due partite; per farlo dovete correre più forte
degli altri e tirare con precisione» e che Valcareggi, inviato da Fabbri a osservarli nella gara
con il Cile, finita peraltro 1-1, avesse scritto nella
sua relazione: «Si muovono come una squadra
di ridolini». Non solo, ma il c.t. Myung RaeHyun avrebbe detto, prima di scendere in campo: «Se l’Italia è quella delle prime due partite,
vinciamo noi». La sconfitta era nata da una serie
di congiunture funeste, dalla scelta di rivoluzionare la difesa, a quella di schierare Bulgarelli in
precarie condizioni fisiche (allora non c’erano i
cambi, fuori dopo mezz’ora), dall’infortunio di
Burgnich agli errori sotto porta, alle tensioni interne, alle convinzioni di Edmondo Fabbri che
pensava a complotti interni ed esterni. Così era
arrivato il gol di Pak Doo-Ik (42’ p.t.), non un
dentista, ma un caporale maggiore dell’esercito,
Nord Corea Il gol di Pak Doo Ik all’Italia nel 1966 (Ansa)
e la Corea del Nord diventava la prima squadra
non europea o sudamericana a conquistare i
quarti di un Mondiale. Mentre in Italia divampavano i processi, la Corea del Nord andava a un
passo dalla semifinale, perché nel quarto con il
Portogallo si era ritrovata in vantaggio 3-0, prima di essere rimontata sul 3-5.
Otto anni dopo, era toccato ad Haiti, allenata
da Ettore Trevisan, battezzare il Mondiale dell’Italia, a Monaco di Baviera (15 giugno 1974) e
la vittoria azzurra, in rimonta (gol di Sanon), era
arrivata attraverso grandi sofferenze e polemiche (il gesto di Chinaglia sostituito), con il gol di
Rivera, l’autorete di Auguste e la rete di Anastasi
(3-1). Nel 1982 (23 giugno), l’Italia, involuta nel
gioco e di cattivo umore, non era andata oltre il
pareggio (1-1) alla terza gara con il Camerun, gol
di Graziani e pareggio dopo un minuto di M’Bia
e nel 1990, la seconda partita (a Roma) contro gli
Stati Uniti aveva costretto Zenga agli straordinari nella ripresa, dopo il gol di Giannini (11’ p.t.).
C’è stata anche un’altra Corea (del Sud) nella
storia dell’Italia pallonara, con l’eliminazione
negli ottavi al Mondiale 2002, ma uomini, c.t.
I tiri mancini
Dalla Corea del Nord del ’66
alla Nuova Zelanda dell’ultimo
Mondiale le sorprese negative
Haiti Il gol di Sanon che dribbla Zoff nel 1974 (Ap)
(Hiddink), condizioni generali, compreso il caldo di Daejeon, arbitro (Moreno, che sarebbe finito in prigione), errori azzurri davanti alla porta restano spiegazioni sufficienti a dare un senso
all’eliminazione (18 giugno).
L’ultimo precedente è il più inquietante, perché è storia recente: 20 giugno 2010, Italia-Nuova Zelanda 1-1, subito il gol di Shane Smeltz, poi
il rigore di Iaquinta nel freddo di Nelspruit.
Sembra impossibile che l’Italia, campione del
mondo in carica, non riesca a battere in rimonta
gli All Whites, maglie bianchissime come la nazionale inglese, alla quale si ispirano da sempre
e in contrasto con quelle totalmente nere della
nazionale di rugby. Il pareggio con i neozelandesi, che già erano apparsi minacciosi nella Confederations del 2009, è il prologo alla sconfitta di
Ellis Park contro la Slovacchia, mentre la Nuova
Zelanda, che gioca un calcio primitivo, sarà
l’unica nazionale a chiudere imbattuta il Mondiale sudafricano.
Fabio Monti
Nuova Zelanda 2010: Smeltz beffa Marchetti (Reuters)
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Macarrão
Una Costa «Ricca» di convinzioni
«Noi passiamo, voi provateci»
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MILANO — Grandi
emozioni con la Coppa
del Mondo: in campo
con 64 partite in un
mese, e fuori con le
scommesse sportive.
Pronostici per tutti i
gusti: dal numero dei gol
totali, al girone di
provenienza dei futuri
campioni del mondo,
passando dai nomi delle
due squadre che
disputeranno la finale.
Solo chi non fa
pronostici non sbaglia e,
allora, si può provare a
entrare nel mondo delle
scommesse sportive. E
pure delle sorprese: chi si
era fidato della Spagna è
già fuorigioco. «Quotata
a 7, al terzo posto della
nostra classifica insieme
alla Germania e dietro a
Brasile (4) e Argentina
(5) — spiega Alberto
Nassi, responsabile degli
analisti-quote della Snai
—. Una quota, quella
degli spagnoli, che
avevamo tenuta un po’
alta solo perché si gioca
in Sudamerica». Molto
elevata, invece, quella
iniziale dell’Olanda (40)
ora già scesa a 11 dopo la
trionfale vittoria con la
Spagna; alta era e resta
quella del Belgio (25),
mentre è salita da 30 a
100 quella dell’Uruguay.
Molto interessante la
quota iniziale del Cile
(50), ma dopo la vittoria
con la Spagna è scesa a
22. Il Brasile non
convince del tutto, però
gli scommettitori non si
preoccupano più di tanto
convinti che la squadra
di Scolari sarà al top della
condizione per la fase
finale dei Mondiali. «Per
noi è e resta la favorita —
ammette il responsabile
degli analisti-quote della
Snai — anche se
potrebbe essere arrivata
la prima volta di una
nazionale europea a
trionfare in Sudamerica.
L’Italia? Era a quotata a
20, ora è scesa a 12 e
continua a crescere la
fiducia degli
scommettitori sui
ragazzi di Prandelli». E
pure su Mario Balotelli:
molti scommettitori
puntano su di lui per la
combinata
capocannoniere-squadra
vincitrice della Coppa del
Mondo: Balotelli-Brasile
è quotata 100. Messi (7)
è considerato dalla Snai
il favorito come
capocannoniere, seguito
da Neymar (9). Ma bingo
potrebbe davvero farlo
chi all’inizio ha puntato
su Van Persie che era
dato a 40 o su Robben
che era stato quotato a
75.
giocatore più importante, il più
cerebrale. Sappiamo che se sta
bene può farci male con le sue
punizioni e i suoi lanci. Come
sappiamo che se incontriamo
Buffon che le prende tutte o Balotelli che rompe gli equilibri si
fa tutto complicato». «Ma noi
— sintetizza efficacemente il
difensore Giancarlo Gonzalez
— ci stiamo giocando la vita e
siamo venuti qui per dimostrare al mondo chi siamo».
In Costa Rica si gioca alle 10
di mattina, la colazione coi
campioni è apparecchiata: «Fiducia, sicurezza e convinzione
sono i fondamenti del calcio di
oggi — filosofeggia Pinto — il
resto sono chiacchiere a cui
non do ascolto. Quelli che dicevano che noi uscivamo al primo turno sono gli stessi che vedevano la Spagna in finale».
Chiaro il concetto?
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I cileni si selfano
negli spogliatoi
di LUCA BOTTURA
FIGURE DA ASTRO Figuraccia dell’astrologo
Riccardo Sorrentino, intervistato da Saverio
Montingelli, che ha pronosticato un Italia-Costa
Rica 2-1. La figuraccia non sta nel risultato ma
nel fatto che, pur essendo un mago, non è riuscito a prevedere in tempo che sarebbe arrivato
Montingelli e gli ha aperto ugualmente la porta.
LA PAROLA ALL’ESPERTO «Io credo che la
Spagna vincerà in maniera convincente» (Massimo Oddo, «Processo al Mondiale», Raiuno).
FUORI STAGIONE «Chiuso per maltempo
l’aeroporto di Rio de Janeiro: non è un Paese
per Mondiali estivi» (Sabrina Gandolfi finge
perfettamente di non sapere che in Brasile è
inverno, «Dribbling», Raidue).
BOCCIA PERSA «Lei non è solo presidente
della Commissione Bilancio, ma è anche presidente di un’altra Commissione». «È una presidenza che conta: lo Juventus Club Camera e
Senato» (Giovanna Carollo fa esercizi di renzismo carpiato con Francesco Boccia, «Talk Mattina Mondiale», RaiSport).
IF YOU TRY BLACK «Impressiona la faccia di
Mario Balotelli: a me sembra la faccia di uno
che ha una voglia pazzesca» (Alessandro Alciato, «Copacabana Live», Sky).
DIVENTARE CIECHI SELF «Il grande Cile non
ha resistito e subito negli spogliatoi si sono selfati» (Giovanna Carollo, «Notti Mondiali», Raiuno).
FRITTATE IRRISOLTE «Ci vuole attenzione,
perché poi quando la frittata è fatta, non si risolve più» (Marcello Nicchi, «Processo al Mondiale», Raiuno).
SCORRERIE «Per quanto riguarda l’arbitraggio, tutti sono bravi finché le partite si scorreno
in un binario di normalità» (Marcello Nicchi,
«Processo al Mondiale», Raiuno).
(ha collaborato Francesco Carabelli)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Sport 63
italia: 51575551575557
Bomber Suarez segna
il gol della vittoria
dell’Uruguay e il suo
secondo personale
contro l’Inghilterra (Epa)
Abbiamo sofferto, ma volevamo vincere e ora ci godiamo
questo momento dopo tutte le critiche ricevute
Luis Suarez, attaccante Uruguay
Dispiaceri La squadra di Hodgson vicina al baratro
L’Inghilterra non va
Suarez re dell’Uruguay
Inghilterra
Marcatori: Suarez 39’ p.t.; Rooney
30’, Suarez 40’ s.t.
Doppietta del Pistolero, Rooney gol triste
URUGUAY (4-3-1-2): Muslera 6,5;
Caceres 5, Gimenez 5,5, Godin 6,5,
A. Pereira 6; Gonzalez 5,5 (Fucile
s.v. 34’ s.t.), Arevalo 6, Rodriguez
6; Lodeiro 6 (Stuani s.v. 22’ s.t.);
Cavani 6,5, Suarez 8 (Coates s.v.
45’ s.t.). C.t.: Tabarez 6,5
Aver forzato i tempi, forza anche il risultato: Suarez si dimostra lo spietato realizzatore che ci
si aspetta. In una partita dove
l’Uruguay gioca di rimessa, è
sempre micidiale il senso per il
gol dell’accattante del Liverpool,
che non gioca una partita vera
dall’11 maggio, che è stato operato il 22 al ginocchio sinistro. (A
proposito di attaccanti, inquadrato più volte Ibrahimovic con il
figlio in tribuna).
Due gol strategici. Il primo
porta avanti l’Uruguay nel primo
tempo. Lodeiro innesca Cavani: il
suo lob perfetto scavalca Jagielka
che Suarez ha astutamente oltre-
tifosi inglesi. Il «Pistolero» del
Liverpool, a parte Anfield
Road, per cui ha segnato 31
gol, non è molto amato. Lui risponde all’appello del maestro
Tabarez con una doppietta e le
mani sulle orecchie a deridere,
da bad boy conclamato, i supporters inglesi. Anche Roy Hodgson, dando fiducia a Wayne
Rooney, il più proficuo goleador dei Tre Leoni in attività
(40 reti, con questa, in 94 presenze) viene ripagato. Ma il
folletto dello United, tanto criticato, segna solo un gol in
mezzo ai due del rivale e non è
abbastanza.
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SAN PAOLO — L’azzardo e
il premio. Oscar Tabarez lancia
nella mischia Luis Suarez, il
cattivo dei film western con il
ginocchio in convalescenza e
colpisce il bersaglio grosso.
L’Uruguay rimette in piedi la
qualificazione, l’Inghilterra è
quasi fuori: ora dipende completamente, oltre che dal successo con la Costa Rica, da due
vittorie dell’Italia. La sfida della Premier League la decide,
come nel miglior copione possibile, Luis Suarez, il cattivo su
cui piovono i fischi e i buu dei
tempo, quando l’Uruguay, avvertendo lo sbandamento inglese si
avventa costruendo in pochi minuti tre palle gol. Un corner maligno di Suarez con Hart che salva
poco prima che la palla entri, poi
ancora il Pistolero che sbaglia la
mira da pivello, imitato pochi
istanti dopo da Cavani. Perdendo
i punti di riferimento, anche una
partita mediocre come questa diventa divertente. Rooney ha la
palla del pari, ma non angola abbastanza e Muslera si erge ad
eroe nazionale.
L’Inghilterra appare farraginosa, impotente, priva di idee, ma
l’Uruguay smette di tentare qualsiasi sortita (Cavani fa il terzino)
e sbaglia. È l’iniziativa di un difensore, Johnson, a offrire a Rooney la palla del pareggio (Caceres, che dormita). Ma c’è ancora
lui, il Pistolero, in agguato, laggiù in fondo a una palla spizzicata da un Gerrard che salta con Cavani: scatto breve, destro violento. Una revolverata per la festa
uruguaiana.
2
1
Uruguay
passato, cabeza di precisione e
vantaggio celeste. La differenza,
nel calcio, sta nei particolari: Rooney di testa coglie l’incrocio dei
pali. La partita della paura si decide così, sugli episodi. Non c’è una
grande livello di gioco. Roy Hodgson conferma la formazione battuta dall’Italia, Tabarez, giocoforza, cambia la difesa per la squalifica di Maxi Pereira (espulso contro
INGHILTERRA (4-2-3-1): Hart 6;
Johnson 6,5, Cahill 5,5, Jagielka 5,
Baines 6; Gerrard 5, Henderson 6
(Lambert s.v. 42’ s.t.); Sterling 5,5
(Barkley s.v. 20’ s.t.), Rooney 6,5,
Welbeck 5 (Lallana s.v. 26’ s.t.);
Sturridge 5. C.t.: Hodgson 5
la Costa Rica) e l’infortunio del
veterano Lugano: dentro l’altro
Pereira, Maxi, e Gimenez.
Non ci sono i fuochi d’artificio, anche perché ci sono già stati
fuori: 15 persone arrestate al Fan
Fest, per aver simpaticamente
lanciato dei petardi sui tifosi. Sono pochi i momenti in cui il match si accende. Di più, sicuramente, all’inizio del secondo
Arbitro: Velasco Carballo (Spagna)
5,5
Ammoniti: Godin, Gerrard
Recuperi: 1’ più 5’
Roberto Perrone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cammino
verso la Coppa
GIRONE A
GIRONE B
GIRONE C
GIRONE D
GIRONE E
GIRONE F
GIRONE G
GIRONE H
Ore
Data
Ore
Data
3-1
Spagna
Olanda
1-5
Colombia
Grecia
Messico
Camerun
1-0
Cile
Australia
3-1
Brasile
Messico
0-0
Australia
Olanda
2-3
Camerun
Croazia
0-4
Spagna
Cile
0-2
Giappone Grecia
23/6
Camerun
Brasile
22
23/6
Australia
Spagna
18
24/6
Giappone Colombia
23/6
Croazia
Messico
22
23/6
Olanda
Cile
18
24/6
Grecia
Data
Incontro
Costa Rica
C. d’Avorio Giappone
2-1
Inghilterra ITALIA
1-2
Colombia
2-1
Uruguay
Inghilterra
2-1
oggi
oggi
ITALIA
Costa Rica
18
22
24/6
Costa Rica Inghilterra
22
24/6
ITALIA
Uruguay
1-3
Ore
Data
Incontro
2-1
Iran
Nigeria
0-0
Francia
Honduras
3-0
Svizzera
Francia
21
domani Argentina
Iran
18
domani Germania
oggi
Honduras Ecuador
24
domani Nigeria
Bosnia
24
22/6
18
25/6
Honduras Svizzera
22
25/6
Nigeria
Argentina
18
18
25/6
Ecuador
22
25/6
Bosnia
Iran
18
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Brasile
4 2 1 1 0 3 1
Olanda
6 2 2 0 0 8 3
Colombia
6 2 2 0 0 5 1
Costa Rica
3 1 1 0 0 3 1
Francia
3 1 1 0 0 3 0
Argentina
3 1 1 0 0 2 1
Messico
4 2 1 1 0 1 0
Cile
6 2 2 0 0 5 1
C. d’Avorio
3 2 1 0 1 3 3
ITALIA
3 1 1 0 0 2 1
Svizzera
3 1 1 0 0 2 1
Iran
1 1 0 1 0 0 0
Croazia
3 2 1 0 1 5 3
Australia
0 2 0 0 2 3 6
Giappone
0 1 0 0 1 1 2
Uruguay
3 2 1 0 1 3 4
Ecuador
0 1 0 0 1 1 2
Nigeria
1 1 0 1 0 0 0
Camerun
0 2 0 0 2 0 5
Spagna
0 1 0 0 1 1 7
Grecia
0 1 0 0 1 0 3
Inghilterra
0 2 0 0 2 2 4
Honduras
0 1 0 0 1 0 3
Bosnia
0 1 0 0 1 1 2
4-0
Ghana
Stati Uniti
1-2
22/6
Sud Corea Algeria
21
26/6
Portogallo
Ghana
18
26/6
Algeria
Russia
22
26/6
Stati Uniti
Germania
18
26/6
Sud Corea Belgio
22
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Germania
3 1 1 0 0 4 0
Belgio
3 1 1 0 0 2 1
Stati Uniti
3 1 1 0 0 2 1
Corea del Sud 1 1 0 1 0 1 1
Ghana
0 1 0 0 1 1 2
Russia
1 1 0 1 0 1 1
Portogallo
0 1 0 0 1 0 4
Algeria
0 1 0 0 1 1 2
7 OTTAVI DI FINALE
8 OTTAVI DI FINALE
1ª girone D - 2ª girone C
1ª girone F - 2ª girone E
1ª girone H - 2ª girone G
Belo Horizonte 28/6 ore 18
Rio de Janeiro
Brasilia
Porto Alegre
Fortaleza
Recife
San Paolo
Salvador
Le città del Mondiale
1/7 ore 22
12 QUARTI DI FINALE
Fortaleza
na
Manaus
Fortaleza
4/7 ore 22
Rio de Janeiro
FINALE 3° E 4° POSTO
Perdente 14 - Perdente 13
13 SEMIFINALI
Vincitore 9 - Vincitore 10
Belo Horizonte
4/7 ore 18
Vincitore 5 - Vincitore 6
8/7 ore 22
Brasilia
12/7 ore 22
FINALE
Vincitore 14 - Vincitore 13
Tutte le partite in diretta online su
www.corriere.it
Rio de Janeiro
13/7 ore 21
Salvador
Vincitore 7 - Vincitore 8
5/7 ore 22
Brasilia
B R A S I L E
5/7 ore 18
Cuiaba
Natal
Recife
Brasilia
Salvador
Belo Horizonte
14 SEMIFINALI
Vincitore 11 - Vincitore 12
San Paolo
or
24
6 OTTAVI DI FINALE
Vincitore 3 - Vincitore 4
dC
Portogallo
1ª girone B - 2ª girone A
Vincitore 1 - Vincitore 2
ea
ia
ss
ria
Ru
io
ge
18
Stati Uniti
5 OTTAVI DI FINALE
1/7 ore 18
Al
Russia
1ª girone G - 2ª girone H
29/6 ore 22
1-1
Sud Corea
Belgio
4 OTTAVI DI FINALE
11 QUARTI DI FINALE
2-1
Russia
1ª girone E - 2ª girone F
29/6 ore 18
Ore
Algeria
22/6
3 OTTAVI DI FINALE
30/6 ore 22
Incontro
Belgio
21
1ª girone C - 2ª girone D
10 QUARTI DI FINALE
Data
Ghana
2 OTTAVI DI FINALE
30/6 ore 18
Su
Portogallo
1ª girone A - 2ª girone B
28/6 ore 22
lg
ti
Ore
Germania
1 OTTAVI DI FINALE
9 QUARTI DI FINALE
Be
a
ni
an
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St
2-1
P G V N P F S
at
llo
Incontro
Ecuador
Classifica
Gh
ia
ga
an
Data
Svizzera
Francia
Bosnia
rto
rm
Ge
Ore
Argentina
Po
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ria
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ia
Bo
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Incontro
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Data
Uruguay
C. d’Avorio
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Ore
3-0
C. d’Avorio
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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#
Mondiali
Brasile
Il naufragio
Il personaggio
Grinta e cuore
Così Sampaoli
fa volare il Cile
La curiosità
Honduras
Ecuador
e le panchine
incrociate
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SALVADOR — Sono
colombiani, si sono scambiati
le panchine, sono amici e oggi
si incontrano in un
Honduras-Ecuador che, come
dicono nei due Paesi con
misura, è «questione di vita o
morte». Luis Fernando
Suarez, 54 anni, di Medellin, è
il c.t. dell’Honduras dal 2011,
ma tra il 2004 e il 2010 è stato
boss dell’Ecuador. Non un
tecnico qualsiasi, perché nel
2006 ha ottenuto il miglior
risultato al Mondiale della
storia della Tri (che sta per
Tricolor): 25 giugno 2006,
Stoccarda, ottavi di finale con
l’Inghilterra, 0-1, decide una
punizione magistrale di
Beckham. Reinaldo Rueda
Rovera, 57 anni, di Cali, allena
l’Ecuador, ma dal 2006 al 2010
è stato sulla panchina
dell’Honduras, riportandolo
ai Mondiali in Sudafrica dopo
28 anni e diventando a furor
di popolo «personaggio
dell’anno». Quando Suarez,
caduto in disgrazia, lasciò
l’Ecuador nel 2010, ci fu un
interregno di Sixto Vizuete.
Costui era ecuadoregno, ma
saltò poco dopo per fare
spazio a Rueda. Da quelle
parti, a quanto pare, se non
sono colombiani non li
vogliono. All’epoca del
sorteggio Luis e Reinaldo si
misero a ridere. «È da allora
che pensiamo a questa
partita, anche se l’avremmo
evitata volentieri» dice Rueda.
«In Ecuador sono cresciuto
come persona. Insieme
abbiamo fatto grandi cose, li
ricorderò per sempre»,
sorride Suarez. Che poi,
sportivo, aggiunge: «La Tri
gioca meglio adesso di
quando c’era io». Qui però
finiscono i violini e inizia la
partita. Che, lasciando stare
vita e morte, è decisiva perché
entrambe partono da zero: i
Catrachos (dal generale eroe
Florencio Xatruch) le hanno
prese sonore dalla Francia,
l’Ecuador è caduto all’ultimo
secondo con la Svizzera e pare
favorito, anche se ha
impiegato 8 ore in pullman
per arrivare a Curitiba per
problemi all’aeroporto. Gli
amici honduregni sono
pronti ad approfittarne.
al.p.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Curitiba, ore 24
Honduras
Ecuador
(4-4-2)
18 Villadares
21 Beckeles
5 Bernardez
3 Figueroa
7 Izaguirre
17 Najar
12 Delgado
19 Garrido
15 Espinoza
11 Bengtson
13 Costly
(4-4-2)
22 Dominguez
4 Paredes
3 Erazo
2 Guagua
10 W. Ayovi
16 A. Valencia
23 Gruezo
6 Noboa
7 Montero
11 Caicedo
13 E. Valencia
Arbitro: WILLIAMS (Australia)
Tv: ore 24 Sky Mondiale 1
Fine dei giochi Sergio Busquets disperato dopo la sconfitta con il Cile che ha eliminato la Spagna: è l’immagine simbolo del fallimento (Action Images)
Età, usura, pancia piena
Nel futuro c’è Guardiola
La Spagna aspetta il Pep per il Mondiale 2018
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RIO DE JANEIRO — «Non mi sarei immaginato di essere fuori dal
Mondiale dopo due partite». Il pensiero di Vicente Del Bosque, anche
se il girone della Spagna era molto
impegnativo, era quello di (quasi)
tutti. Mai la squadra campione in
carica aveva perduto le prime due
partite. Il risultato è davanti agli occhi: eliminazione, 2 sconfitte, 7 gol
subiti e uno solo segnato. Una sensazione di smarrimento, in campo
e fuori. Tanto che il c.t. spagnolo, a
fine gara, stava per salire sul pullman del Cile. Lo ha «salvato» un
volontario della Fifa. Del Bosque
pensava al futuro. Come ricostruire? E, soprattutto: sono io l’uomo
giusto per farlo? Vicente è stanco,
ma il presidente della Federazione,
Angel Maria Villar, vorrebbe che tenesse fede al suo contratto, fino al
2016. Il tempo giusto per vedere il
matrimonio tra Bayern Monaco e
Guardiola e, in caso di divorzio,
proporre a Pep il Mondiale 2018.
Del Bosque
Ovvero, la riconoscenza. Il c.t.
non ha mollato il gruppo che dal
2008 gli ha fatto vincere due Europei, il Mondiale, 81 partite su 100.
Ha fatto come Lippi a Sudafrica
2010. Nessuno ha criticato apertamente le sue convocazioni, ma ora,
dopo il «fracaso», dicono tutti che
ha portato tre centravanti (Diego
Costa, Torres e Villa) e un solo
esterno d’attacco (Pedro); che non
ha dato abbastanza spazio al «cholismo» (Juanfran in panchina, Koke
dentro solo sul 2-0 per il Cile); che
si è fidato di Casillas (156 presenze)
e Xavi (133) che uscivano da una
stagione difficile. «Siamo stati
troppo lenti e timidi — ha commentato —. Non è tempo di decisioni immediate, ma i risultati hanno sempre conseguenze».
Diego Costa
Ovvero, l’identità. Il brasiliano
naturalizzato spagnolo è sembrato
uno straniero, ma di passaporto
calcistico. Tolto dal gioco di Simeone, non ha saputo cosa fare. Non ha
retto la pressione del suo Paese
d’origine, che lo ha fischiato e odiato. Non ha dato nemmeno un decimo di quello che ha dato all’Atletico
Madrid. Problemi fisici, ma ancor
di più tattici. Se ne è andato dal
Mondiale dicendo: «Vedo il mio futuro più nel Chelsea (che pagherà la
clausola rescissoria ndr) che nell’Atletico». Non è sembrato devastato dal flop, lui che non aveva vissuto l’età dell’oro.
Titoli assolutori
Sotto choc, ma lucida, la stampa spagnola. «La fine» ha titolato, in stile cinematografico, Marca. E As (sotto) ha salutato i
campioni in carica con lo strillo di copertina: «È stato bello finché è durato».
Casillas
Ovvero, l’età. Dove l’età calcistica è più importante della carta
d’identità. Casillas non è vecchio:
ha compiuto da poco 33 anni. Però
ha iniziato giovanissimo e, come
Xavi, pronto a firmare con i qatarioti del Al Arabi, sembra usurato.
Non lo ha aiutato, con Mourinho e
Ancelotti, l’alternanza con Diego
Lopez. Ha rischiato di far perdere la
finale di Champions al Real, ha sbagliato sia contro l’Olanda che contro il Cile. Come Del Bosque, potrebbe fare un passo indietro. Per
ora, da persona limpida, ha chiesto
scusa ai tifosi «perché non abbiamo saputo trasformare in realtà il
loro sogno». Detto da uno che ha
fatto vincere tutto alla Spagna.
Sergio Ramos
Ovvero, la stagione. Il discorso
vale anche per Casillas e Xabi Alonso, tra i peggiori. Può essere che la
conquista della «decima» Champions li abbia spenti? E che la lunga
lotta nella Liga abbia tolto energie
ai giocatori di Barcellona e Atletico?
Possibile. Ma Alexis Sanchez, nel
Cile, andava come un treno. «Non
credo sia la fine di un ciclo — ha
detto Ramos — e comunque questo
gruppo merita rispetto». La Spagna
è campione in carica Under 21: Koke, Isco, Thiago Alcantara, Rafinha,
Illarramendi, Morata, Jesé, Deulofeu, De Gea. C’è un bel serbatoio di
giovani dal quale ripartire.
Xabi Alonso e Iniesta
Ovvero, il gruppo. «Non avevamo fame né allegria» (Xabi Alonso). «Non è stato un problema di
mancanza di fame» (Iniesta). Poteva finire in un altro modo?
RIO DE JANEIRO — «Penso che l’unico modo
per avere successo sia riportare i calciatori a
una forma che mischia professionalità e
dilettantismo, dove l’amore per la maglia e il
piacere di giocare siano più importanti degli
obblighi. Quando ci si riesce, in questa società
individualista, si ottiene qualcosa di speciale».
Il neoprimitivismo di Jorge Sampaoli,
argentino di Casilda (Santa Fe), 54 anni, ex
cassiere nel Banco de la Provincia quando
allenare non bastava per arrivare a fine mese, è
perfetto per il Cile, la sorpresa del Mondiale che
ha eliminato la Spagna. Il Cile, in campo, è un
gruppo compatto, con alcuni giocatori più
bravi degli altri (Vidal, Sanchez e Edu Vargas,
quando è lontano da Mazzarri), ma nessuna
stella che non lavora per il collettivo. Un mix tra
talento, impegno
e retorica, che si
può ritrovare
nell’ormai
famosissimo
filmato dei
minatori che
rimasero
imprigionati per
69 giorni
sottoterra e che
hanno mescolato
Agitato Sampaoli, 54 anni tifo, passione e
business nello
spot del Banco de Chile, uno degli sponsor
della Roja. Sampaoli ha un padre calcistico,
Bielsa, e ha avuto un padre vero, Rodalgo,
poliziotto, morto per un cancro al polmone, del
quale porta sempre con sé in panchina una
fotografia. Come l’Olanda di Louis Van Gaal ha
messo nel sacco la Spagna con il 3-4-3, ma non
ha copiato nulla: è il suo credo. Calcio offensivo
squadra sempre corta, pressing, raddoppi.
Sampaoli non si ferma davanti a nulla. Quando
allenava gli amatori dell’Atletico Belgrano,
nella Liga Casildense, trovò il modo di dare
disposizioni alla squadra anche se, squalificato,
non gli era stato permesso l’ingresso alla
stadio: salì su un albero e si mise a urlare. La
foto finì su La Capital de Rosario e Eduardo
Lopez, presidente del Newell’s Old Boys, decise
di affidargli la squadra «satellite»
dell’Argentino. Partito dal basso — aveva
interrotto la carriera di giocatore per una
frattura di tibia e perone a 16 anni — Sampaoli
ha girato il Sudamerica. Argentina, Perù,
Ecuador e Cile, dove ha trovato il successo
all’Universidad de Chile. Poi la nazionale, per
prendere l’eredità del suo idolo, Bielsa. Gli
ottavi sono già conquistati, resta la partita
contro l’Olanda per cercare di evitare il Brasile.
Ma senza timore. Come dicono i minatori nello
spot: «Per un cileno niente è impossibile e il
gruppo della morte non ci fa paura perché noi,
la morte, l’abbiamo già battuta».
l.v.
Luca Valdiserri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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I sudamericani La Costa d’Avorio di Drogba (in campo solo 45’) affondata dai «cafeteros» di Rodriguez e Cuadrado
Lo show di Gervinho non incanta la Colombia
BRASILIA — La Colombia ipoteca il
passaggio del turno con la seconda vittoria nel girone C, dal quale usciranno i
possibili avversari dell’Italia agli ottavi.
Batte la Costa d’Avorio di Gervinho —
che resta comunque in corsa con tre
punti — e conferma una tradizione che
risale al Mondiale italiano: è dal 1990
che una squadra africana non batte una
sudamericana. Fu quando il Camerun
fermò proprio la corsa della Colombia,
la generazione di Valderrama e Asprilla.
I «cafeteros» avanzano ora nella Copa
brasiliana con la legittima aspirazione
di superare i risultati dei predecessori:
dopo l’impresa del Cile contro la Spagna, il fattore geografico e il gran tifo
sugli spalti continuano a fare la differenza per le squadre del subcontinente.
Ieri il Mané Garrincha di Brasilia, come
in precedenza Belo Horizonte, era un
unico mare di magliette gialle: oltre a
chi aveva il biglietto in tasca, altre mi-
gliaia di colombiani hanno assistito alla
partita nelle strade della capitale brasiliana.
Cinque gol in due partite e appena
uno subito, è la marcia finora della Colombia. Ben disposta in campo, la squadra riesce a esaltare le doti del suo attac-
co veloce e fantasioso, al quale finora
non è mancato l’astro Falcao Garcia,
fuori dal Mondiale per infortunio. La
crescita del giovane James Rodriguez,
compagno di Falcao nel Monaco, è la
chiave dei due successi, insieme alle
giocate pericolose di Cuadrado. Gli ivoLacrime
Serey Dié
piange
durante gli inni: la sua foto
ha fatto il giro
del mondo
«Ho ripensato
a mio padre
morto
nel 2004»
(Reuters)
riani hanno mostrato ieri i difetti di
sempre delle africane: alla forza fisica e
velocità manca sempre un pizzico di opportunismo. Drogba, che ha giocato appena un tempo, non è più quello di una
volta. Gervinho ha fatto un gran gol, in
slalom tra la difesa della Colombia, ma
in tante altre occasioni ha tenuto troppo
palla, perdendola. C’è poi stato il pianto
di Serey Dié, che ha fatto il giro del
mondo via social network: «Ho ripensato alla mia vita, che è sempre stata difficile, e a mio padre morto nel 2004 e sono stato sopraffatto dall’emozione».
I due gol della vittoria cafetera sono
venuti da un gran colpo di testa di James
Rodriguez, che ha superato in elevazione Drogba su calcio d’angolo, e da uno
svarione del centrocampo ivoriano: la
ripartenza della Colombia è stata fulminante, fino alla conclusione di Quintero.
Rocco Cotroneo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Colombia
Costa d’Avorio
2
1
Marcatori: J. Rodriguez 19’,
Quintero 25’, Gervinho 28’ s.t.
COLOMBIA (4-2-3-1): Ospina
7; Zapata 6, Yepes 6,5; Armero 7
(Arias 7 27’ s.t.), Zuniga 7;
Sanchez 6,5, Aguilar 6 (Mejia 6
34’ s.t.); J. Rodriguez 8,
Cuadrado 8, Ibarbo 6 (Quintero
7,5 8’ s.t.); Gutierrez 6. C.t:
Pekerman 7
COSTA D’AVORIO (4-3-3):
Barry 5,5; Boka 5, Zokora 5,5,
Bamba 6, Aurier 6; Tiote 6,5,
Toure 7, Serey 5 (Bolly 6 28’
s.t.); Gervinho 7, Bony 5 (Drogba
5 15’ s.t.), Gradel 5 (Kalou 6 22’
s.t. ). C.t.: Lamouchi 5,5
Arbitro: Webb (Inghilterra) 7,5
Ammoniti: Zokora, Tiote
Recuperi: 2’ più 4’
66 Sport
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mondiali
Brasile
Sfida europea
Salvador, ore 21
Gruppo A
Mandzukic
doppietta,
Croazia ok
Camerun out
MANAUS — Poker Croazia,
Camerun a casa. Dopo
l’immeritata sconfitta con
il Brasile nella partita
inaugurale, i croati si
rilanciano rifilando 4 gol a
un Camerun in totale
confusione. La partita è
durata di fatto 40 minuti,
periodo in cui la squadra di
Nico Kovac passa in
vantaggio con Olic (11’, in
conclusione di una
progressione di Srna) e
sfrutta l’autentica follia di
Song che stende
Mandzukic con una
gomitata alla schiena e
viene espulso. Con gli
africani in inferiorità
numerica, la Croazia dilaga.
A inizio ripresa, Perisic
raddoppia, infilando
Itandje in diagonale dopo
una galoppata sulla
sinistra. Poi sale in cattedra
Mandzukic: è
dell’attaccante del Bayern
Monaco la doppietta che
chiude i giochi in 11
minuti. Al 17’ di testa e al
28’ con un tap-in sotto
porta. La Croazia sale così a
tre punti in classifica, a una
lunghezza da Brasile e
Messico, e resta in corsa
per il passaggio agli ottavi
di finale. Decisivo per
tagliare il traguardo della
qualificazione sarà lo
spareggio dell’ultimo turno
con il Messico, visto che
appare assai improbabile
un passo falso dei padroni
di casa contro il Camerun.
Per i Leoni indomabili,
privi di Eto’o, si chiude così
anticipatamente un
Mondiale iniziato male, per
le discussioni con la
Federcalcio sui premi e il
rifiuto di partire per il
Brasile, e conclusosi peggio
sul campo. Bilancio: due
partite, due sconfitte, zero
gol fatti e 5 subiti e litigi
assortiti tra i giocatori.
Peggio di così proprio non
si poteva fare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Camerun
Croazia
0
4
Marcatori: Olic 11’ p.t.; Perisic
3’, Mandzukic 17’ e 28’ s.t.
CAMERUN (4-5-1): Itanjde 4;
Mbia 5, Chedjou 4,5 (Nounkeu
5 1’ s.t.), Nkoulou 5, Assou
Ekotto 4,5; Choupo-Moting 5,5
(Salli s.v. 30’ s.t.), Song 4,
Matip 5,5, Enoh 5, Moukandjo
5; Aboubakar 5,5 (Webo s.v.
25’ s.t.). C.t.: Finke 5
CROAZIA (4-4-1-1): Pletikosa
6; Srna 6, Corluka 6, Lovren 6,
Pranjic 6; Perisic 6,5 (Rebic s.v.
33’ s.t.), Modric 6,5, Rakitic 6,5,
Olic 7 (Eduardo 6,5 24’ s.t.);
Sammir 6 (Kovacic s.v. 27’ s.t.),
Mandzukic 7,5. C.t.: Kovac 7
Arbitro: Proença (Portogallo)
6
Espulso: Song 40’
Ammonito: Edoardo
Recuperi: 1’ più 2’
Svizzera
Francia
(4-2-3-1)
1 Benaglio
2 Lichtsteiner
20 Djourou
5 Von Bergen
13 R. Rodriguez
8 Inler
11 Behrami
23 Shaquiri
10 Xhaka
14 Stocker
19 Drmic
(4-3-3)
1 Lloris
2 Debuchy
4 Varane
5 Sakho
3 Evra
19 Pogba
6 Cabaye
14 Matuidi
8 Valbuena
10 Benzema
11 Griezman
Arbitro: KUIPERS (Olanda)
Tv: ore 21 Sky Mondiale 1
Esperto Ottmar Hitzfeld, 65 anni, attorniato dai suoi giocatori. Il tecnico tedesco, che ha vinto due Champions (Borussia Dortmund ‘97 e Bayern Monaco ‘01) guida la Svizzera dal 2008 (Afp)
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SALVADOR – Quando a febbraio in Svizzera imperversava
il dibattito sul referendum
(poi passato) sulla limitazione
della circolazione dei lavoratori stranieri, molti fecero notare
il paradosso: con il blocco delle frontiere in atto, solamente
tre degli undici titolari di quei
giorni avrebbero giocato ancora nella nazionale di calcio.
Una squadra così mutilata non
avrebbe potuto contare sui gol
di Admir Mehmedi (macedone) e Haris Seferovic (bosniaco) nel match di esordio al
M o n d i a l e v i n to 2 - 1 c o n
l’Ecuador. Una squadra simile,
anzi, al Mondiale forse non sarebbe mai arrivata.
Gruppo cosmopolita fondato sull’integrazione, la Nati (da
National) è così il luogo dove
la contraddizione di un Paese
viene superata: «Noi siamo
una cosa sola e giochiamo tutti
per la Svizzera», spiega Gokhan Inler, centrocampista del
Napoli, svizzero con genitori
turchi e una partita giocata
Il personaggio
La multinazionale svizzera
ha in testa un’idea meravigliosa
Allenatore tedesco e 8 titolari su 11 figli di immigrati
con la Turchia Under 21 nel
2006 prima di scegliere la Nati.
Il suo socio di mediana, qui e
nel Napoli, è il kosovaro Valon
Behrami; macedone/albanese
è il terzo napoletano in rosa,
Blerim Dzemaili; e kosovaro/
haqiri,
albanese è Xherdan Shaqiri,
ayern
ala-trequartista del Bayern
Monaco, probabilmente il più
forte di un gruppo in cui si
no rasparpagliano e si fondono
roate,
dici spagnole, cilene, croate,
unque?
serbe, capoverdiane. Dunque?
ma, diDunque nessun problema,
ce Inler: «Più della metà di noi
da gesono immigrati di seconda
me me,
nerazione. Alcuni, come
a, altri
sono cresciuti in Svizzera,
no. Ma a noi interessa solo la
squadra».
Anche la guida tecnica non
è svizzera, affidata da sei anni
al mitico Ottmar Hitzfeld, tedesco che ha vinto due Champions League con Borussia
Dortmund (1997) e Bayern
Monaco (2001) e che dopo la
deludente Coppa 2010 (vittoTalento
Paul Pogba, 21 anni,
centrocampista
della Francia e della
Juventus, è uno dei
talenti più promettenti dei Bleus. Con
la maglia della sua
nazionale ha giocato
12 partite e segnato
due gol (Reuters)
ria con la Spagna ma eliminazione al primo turno con Cile e
Honduras, avversario anche
qui il 25 giugno) ha riplasmato
il gruppo fino a portarlo al sesto posto nel ranking mondiale. Presupposti forti, che la vittoria di Brasilia con l’Ecuador
ha rafforzato proprio per il
modo in cui è stata raggiunta,
in extremis, al 93’. «Vittoria da
giovani e affamati», l’ha descritta Haris Seferovic, il
22enne match winner, con
Xhaka e Ricardo Rodriguez
uno dei tre svizzeri campioni
del mondo Under 17 nel 2009
presenti in Brasile.
Il test vero arriva però oggi
contro la Francia, un’altra
nazionale che ha costruito
la sua recente storia gloriosa sulla eterogeneità
etnica. I Bleus sembrano favoriti e la solida
ouverture con l’Honduras ha fatto vedere
un bel potenziale nonostante l’assenza di
Franck Ribéry, rimasto a casa
infortunato. «Per la prima volta in vita mia faccio fatica a
trovare un loro punto debole»,
ha confessato preoccupato al
sito Fifa l’assistente di
Hiztfeld, Michael Pont. La sfida vedrà un 4-2-3-1 svizzero
con Shaquiri, Xhaka e Mehmedi dietro uno fra Drmic (17 gol
in Bundesliga con il Norimberga, ma esordio così così) e
Seferovic contro il 4-3-3 di Didier Deschamps, il cui faro offensivo è Benzema, un sottovalutato finalmente diventato
leader, appoggiato dal movimento fra le linee di Valbuena
e Griez
Griezman e sostenuto da un
trio me
mediano di grande impatto tecni
tecnico e atletico composto
da Pog
Pogba, Cabaye e Matuidi.
Tutti el
elementi per un grande
match, che avrà anche un valore dop
doppio: vincere e ipotecare il pr
primo posto nel girone
può vo
voler dire evitare la collisione ccon l’Argentina e Lionel
Messi n
negli ottavi. Non è poco
per chi vuole andare lontano.
Alessandro Pasini
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Paziente, gentile con i tifosi, legge libri sull’Islam
Paul, il giocoliere saggio
«Sono qui per vincere»
Pogba: «Ligio alla tattica,, se vale la finale»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SALVADOR — Ha smesso di piovere. Il
pullman della Francia parcheggia lentamente sotto due palme. I bambini corrono
a piedi nudi dentro le pozzanghere e urlano
eccitati, felici. Il pullman ha i vetri oscurati
ma s’intravede lo stesso la sagoma di Paul
Pogba che risponde alle feste e fa ciao con
la mano. È l’unico.
Didier Deschamps, l’allenatore, scende e
fila diritto dentro l’albergo. I suoi, dietro.
Quelli con gli occhiali da sole, certi con le
cuffie, Patrice Evra cammina leggendo sull’Ipad.
Pogba si ferma. Inizia a firmare autografi. Un bambino gli chiede di mettere la firma su una bandiera del Brasile. E Pogba lì,
paziente, carino, gentile.
Se si esclude (forse) Karim Benzema, a
21 anni Pogba è il giocatore più famoso
della squadra francese. E se si esclude Neymar, il più costoso calciatore di questi
mondiali. Il Psg ha o avrebbe offerto alla Juventus una cifra vicina ai 78 milioni di euro. Per Mino Raiola, il suo agente, una cifra
congrua. Tira fuori paragoni colti: un quadro di Monet, un’opera di Salvador Dalì.
Per Andrea Agnelli, incerto se tenere o cedere, è una vertigine.
orno l’hanno filmato mentre
L’altro giorno
palleggiava in mezzo al campo d’allenamento con Mathieu Valbuena (questo Valcamente, una foca); comunque
buena, praticamente,
ene perché Pogba è soprannos’è capito bene
olpo»: gambe lunghe che vanminato «il polpo»:
no incontro al pallone, le torsioni irregolari
del bacino, le braccia che cercano equilito il pallone incollato al piede
brio, e subito
destro, poi al sinistro, tocco sotto, a effetto,
e pallone chee vola in alto, per atterrare, doscia.
cile, sulla coscia.
one sull’erba.
Stop. Pallone
Risate.
Il video haa fatto il giro del pianeta.
vviamente, non guasta.
Il che, ovviamente,
Specie se seii uno che dice: «Sono qui
per vincere i mondiali». A suo modo
spiazzante, lucido, determinato. L’ultimo della «generazione Banlieu»
dine Zidane, Thierry
(dopo Zinedine
n Thuram): i genitori,
Henry, Lilian
pararsi, lo iscrivono
prima di separarsi,
alla scuola calcio del Roissyen-Brie. Poi,, comincia a scalare: Torcy, Le Havre, Maned.
chester United.
Ad Alex Ferguson piace, ma non troppo. Ha
forza fisica, contrasto,
il dono di giocare co
con la testa alta, il problemino di non dare m
mai via il pallone prima
del sesto tocco. Tro
Troppo.
Un pomeriggio ffu tutto chiaro.
Ferguson fischia e interrompe l’allenamento. Giocatori in silenzio.
Ferguson: «Paul, senti: il pallone non te
lo sei portato da ccasa. Te l’ho dato io per
giocarci con i tuoi ccompagni».
Pogba: «Okay ok
okay, va bene…».
Ferguson: «No. V
Va male. Vai pure a farti
la doccia».
Qualche mese do
dopo, agosto 2012, Pogba
finì alla Juve, a pa
parametro zero. Scrissero
che il giocatore si ffosse sentito chiuso dal
ritorno in squadra di Paul Scholes, ma è
una teoria debole:
debole la verità è che Pogba
vuole fare carriera, vuole vincere. La Juve è
stata una grossa opportunità,
op
la Francia —
qui — una possibile
possibil occasione.
Deschamps gli chiede di stare dentro i
meccanismi d
di una squadra giovane e
imprevista. Senza molti dei migliori calciator
calciatori francesi. Senza Franck
Ribery, in
infortunato. «Nella Juve
ho maggi
maggiore libertà di movimento. Ma se per arrivare in finale
serve che io sia più attento alla
tattica, va bene, starò attento».
Parla con
c la ragionevolezza di
un ex cal
calciatore, legge libri sull’Islam, è ffidanzato con una ragazza francese che non fa né l’attrice
né la mode
modella.
Ora i bam
bambini brasiliani si mettono in circolo e gli chiedono una foto. Lui allun
allunga le braccia e li prende
tutti.
Esce Eli
Eliaquim Mangala: «Paul,
dai, c’è la riunione tecnica…».
Fabrizio Roncone
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
Sport 67
italia: 51575551575557
Anno sabbatico per la Kostner
Vela, Esimit sbanca la Giraglia
Superbike show a Misano
«Cari amici, ho deciso di non gareggiare questa stagione e di dedicarmi agli spettacoli, all’Università e ai miei amici». Con queste parole
postate sul suo profilo Facebook, Carolina Kostner annuncia l’intenzione di non partecipare alle gare per la prossima stagione. Un anno sabbatico: «Desidero imparare cos’è la vita» ha detto il bronzo di Sochi.
Alle 12,35 di ieri Esimit Europa 2 di Igor Simcic ha tagliato la linea
d’arrivo, al largo di Monaco, della regata d’altura della Giraglia. Esimit ha
vinto in 24 ore, 35 minuti e 56 secondi. L’imbarcazione, un Reichel Pugh
di 100 piedi (30 m) — skipper Schuemann, timoniere Bolzan, navigatore
Pierre Casiraghi — ha un equipaggio proveniente da 11 nazioni europee.
Torna sul circuito Marco Simoncelli di Misano il Mondiale superbike
guidato da Sykes (Kawasaki) davanti a Guintoli (Aprilia) e Rea (Honda). Il
più atteso è Marco Melandri (Aprilia). Oggi prove libere.
CICLISMO — Matteo Trentin ha vinto la sesta tappa del Giro di Svizzera
davanti a Bennati e Gavazzi. Martin resta leader della classifica generale.
Mercato Oggi alle 19 la chiusura delle comproprietà
Politica
Real, assalto a Vidal
Cuadrado tutto viola
Inter, c’è anche M’Bia
Da San Paolo: Kakà sta per arrivare
MILANO — Assalto del Real
Madrid ad Arturo Vidal. L’interesse dei campioni d’Europa per
il centrocampista della Juventus
è cosa nota, ma ora le merengues sembrano fare davvero sul
serio. Tant’è che in Spagna documentano di un incontro che si
sarebbe tenuto a Parigi tra
l’agente del giocatore bianconero, Fernando Felicevich, e Carlo
Ancelotti, tecnico del Real. Questo fatto, unito alle parole pronunciate in Brasile da Vidal dopo il trionfo con il suo Cile ai
danni della Spagna, spaventa
non poco i tifosi juventini. «Resto alla Juve? Non lo so, voglio
solo pensare al Mondiale e alla
nazionale, adesso» le parole di
Arturo. Quanto basta per ridare
fiato al tam tam su un possibile
addio eccellente in casa dei
campioni d’Italia. I principali indiziati sono appunto Vidal (inseguito anche da Barcellona,
Bayern Monaco e Manchester
United) e Pogba. La Juve però
prova a resistere, ferma nel non
voler cedere nessuno dei suoi
gioielli a meno che siano loro
stessi a chiederlo e nel voler
considerare solo offerte molto
consistenti. Nel caso, l’intenzione sarebbe quella di trattenere
Pogba e sacrificare Vidal.
In attesa di sviluppi, i dirigenti juventini (che hanno sondato il croato Perisic) pensano
alle comproprietà. Gabbiadini
resterà ancora un anno alla
Sampdoria, mentre non si è ancora arrivati a una soluzione con
il Sassuolo per Berardi (che
Conte vorrebbe subito a Torino)
e Zaza. Anche ieri è andata in
scena una lunga maratona tra le
due società ma l’intesa al mo-
Chi sale e chi scende
Tutto della Fiorentina
Juan Cuadrado, 26 anni,
è stato riscattato dal club
viola dall’Udinese (Epa)
Opzione Inter
Stephane M’Bia, 28 anni,
solido centrocampista del Qpr
in prestito al Siviglia (LaPresse)
mento non c’è. Oggi il rush finale: alle 19 scadono i termini per
risolvere le compartecipazioni.
È arrivata in tempo la Fiorentina
che ha acquistato la seconda
metà del cartellino di Juan Cuadrado di proprietà dell’Udinese.
«È una buona notizia, quella che
aspettava tutta la nostra gente»
festeggia Andrea Della Valle. Il
patron viola, ora, dovrà riuscire
a respingere l’assalto soprattutto del Barcellona. In caso di cessione, il sostituto del fenomeno
colombiano sarebbe il francese
Valbuena.
Fronte Milan. «Non posso dire molto, se non che il ritorno di
Kakà è quasi certo». Parola del
presidente del San Paolo, Carlos
Miguel Aidar, che ritiene prossimo il ritorno di Ricky in patria.
Fatto che potrebbe sbloccare il
mercato dei rossoneri che, intanto, hanno ceduto al Chievo la
seconda metà di Paloschi e dovrebbero riscattare Saponara dal
Parma. È probabile, inoltre, che
nell’incontro di ieri tra l’ad rossonero Galliani e Mino Raiola,
Autografi Raikkonen e Alonso al circuito in Austria (Epa)
La F1 riduce solo i test
Alonso: «Lo show
si deve migliorare»
DAL NOSTRO INVIATO
Stella Arturo Vidal, 27 anni, piace al Real Madrid (Getty Images)
Ritorni nerazzurri
Il prof. Volpi nuovo responsabile sanitario
MILANO — (f.fio.) Novità nel settore medico
di casa Inter. Dal 1º luglio il prof. Piero Volpi
sarà il nuovo responsabile sanitario sia della
prima squadra che di tutto il settore giovanile e
avrà come suo primo collaboratore il dottor
Casalini che svolgerà il ruolo di medico sociale.
Quello di Volpi è un gradito ritorno, visto che
aveva già seguito la prima squadra ai tempi di
Ronaldo (dal 1995 al 2000). Dopo oltre 15 anni,
e qualche incomprensione di troppo con
alcuni allenatori, si conclude il rapporto col
dottor Combi e il suo staff. E, in attesa di
qualche colpo di mercato, procede la
campagna acquisti in società: da Apple ecco
Claire Lewis a capo della direzione marketing,
mentre continua la caccia di Thohir a un
direttore vendite internazionali per sviluppare
il fatturato fuori Italia. Intanto gli Allievi
dell’Inter hanno vinto la finale scudetto contro
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il Milan.
oltre che di Balotelli, si sia parlato del rinnovo di Abate. L’Inter
dovrà dare la prossima settimana la risposta al Rubin Kazan per
M’Vila, pensa anche a M’Bia
(Qpr) e non dimentica Behrami.
Comproprietà: all’Inter dovrebbero andare Khrin, Taider e Crisetig; al Parma, Belfodil. Zeman
è il nuovo allenatore del Cagliari: contratto annuale, lo ha annunciato il presidente Giulini. Il
neo promosso Cesena sogna il
ritorno di Ambrosini.
Filippo Bonsignore
Monica Colombo
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Basket La Mens Sana approfitta di una prestazione mediocre dell’EA7 e conquista gara 3 della finale scudetto
Siena non si arrende mai, Milano va k.o.
SIENA — Siena pianta il primo punto della finale (1-2
nella serie), alla vecchia maniera. Sull’asse play-pivot,
Con MarQuez Haynes, il reietto di Milano (23 punti e 4 assist) che ha messo in orbita il
disco volante Othello Hunter
(25 punti con 11/13 al tiro e 10
rimbalzi, abbastanza per far
tornare statua di sale (85-68 il
finale) una EA7 in regressione
e ricaduta vittima del complesso di Narciso.
Siena, dunque, alla prova
d’orgoglio, nonostante l’handicap dei troppi tiri liberi sbagliati(15/25), ma ancora in fuga dal castello dell’oblio con
una certa distanza, come dice
la valutazione complessiva
delle due squadre: 96-50. Distanza ieri sera, ma non ancora solida speranza, per Siena,
poiché non cambia la sostanza di una Milano favorita alla
distanza. A patto che ritorni a
tessere la tela del gioco, e non
disfarla, e soprattutto ritrovi
l’argine della difesa, unico che
Domani gara 4
Così ieri
gara 3
MONTEPASCHI SIENA
85
EA7 ARMANI MILANO
68
(1-2 nella serie)
La serie finale
gara 1: Milano-Siena 74-61
gara 2: Milano-Siena 79-65
gara 3: Siena-Milano 85-68
gara 4: domani, ore 20.30
(a Siena)
Tv: diretta RaiSport2
gara 5: 23/6 (a Milano)
gara 6 (ev.): 25/6 (a Siena)
gara 7 (ev.): 27/6 (a Milano)
Ex senese David Moss contrastato da Matt Janning (LaPresse)
possa garantire l’atteso corso
degli eventi. Chiarendo equivoci imbarazzanti, come Kangur in campo per 16’, esattamente il doppio di Melli, mistero di serata.
Sul campo dei passati veleni, almeno nel primo tempo,
la Mens Sana ritrova il morso
del serpente (Matt Janning 13
punti in 14’), mentre Milano
cerca Samuels e non lo trova,
perché Othello Hunter lo trascina nella palude della sua
difesa e lo infilza come un’anguilla in attacco. Miraggio tremolante il 2-7 iniziale dell’Armani che poi si perde nel de-
serto di un parziale di 15-2 che
manda Siena in fuga (19-13)
al primo intertempo. La Mens
Sana ritrova i suoi caratteri distintivi, sembra l’erede del tiki
taka tramontato in Spagna,
tutti toccano la palla, poi affondano i colpi all’improvviso, si trovano anche al buio,
sintomo d’amore, ma soprattutto hanno rubato il cuore di
Milano, ovvero la difesa: 27
punti concessi alla EA7 indotta anche a 9 palle perse nei
primi 20’, rifilandogliene 46!
Siena sembra aver ritrovato
il filo d’Arianna del gioco (per
due volte a +19, 38-19 e all’intervallo, 46-27), perso al contrario da Milano come testimoniano gli 8 assist toscani
contro i 2 milanesi. Da qui in
avanti sarà soltanto questione
di forza e di energia. Si risveglia quella di Samardo Samuels mentre le rotazioni limitate soffocano Siena che si
fa risucchiare (56-51) e all’Armani basterebbe mollare i freni per incontrare solo discesa.
Purtroppo l’unico che lascia
andare i freni, ma quelli inibitori, è proprio Ale Gentile che
becca il fallo tecnico che forse
rompe l’incantesimo di Milano e rilancia la voglia di rivincita di MarQuez Haynes.
Werther Pedrazzi
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SPIELBERG — La montagna per ora ha partorito il
topolino. La F1 cambia per ridurre i costi? Ma va’. Tutto
come prima, questo il verdetto degli Stati Generali
dell’altro giorno a Londra: bocciata l’idea di cominciare al
venerdì, con conferenze stampa al mattino e prove
accorciate al pomeriggio; respinte altre proposte nell’ottica
del risparmio, tra queste la rinuncia alle coperte termiche
per le gomme. La scure si abbatte solo sui poveri test:
quelli «in season» scenderanno da 4 a 2; quelli precampionato rimarranno 3, di quattro giorni l’uno, ma si
terranno solo in Europa. Immaginiamo che Luca di
Montezemolo, che di collaudi in pista ne vorrebbe di più,
non salti di gioia. Ma prima di proseguire, serve un time
out per un «fuori tema». A poche ore dal ritorno della F1 in
Austria, qualcosa che potrebbe essere modificato in effetti
c’è: è la penalità (-5 sulla griglia) inflitta a Perez in Canada
per il crash con Massa. La Force India ha nuove evidenze
sull’incidente e la Fia ha accettato di analizzarle, anche se
Felipe è sempre inferocito con il messicano: «Ha sbagliato
e non lo ammette. Di lui
non mi fido più». Non c’è
nemmeno da fidarsi dei
Il programma
terremoti annunciati in
uno sport che sta facendo
della schizofrenia un
Così oggi
modus vivendi. Perfino
ore 10-11.30: prove libere 1
nel contorno. Ad
ore 14-15.30: prove libere 2
esempio: lo storico
Tv: SkySportF1, RaiSport2
circuito di Zeltweg è stato
Così domani
rinnovato nel segno della
ore 11-12: prove libere 3
magnificenza Red Bull; è
Tv: SkySportF1, RaiSport2
un favoloso salotto, al
ore 14: qualifiche
quale però si accede con
Tv: Raidue, SkySportF1
un’unica, vecchia strada,
Così domenica
che crea code bibliche.
ore 14: Gp Austria
Ma è sul fronte politico
Tv: Raiuno, SkySportF1
che il gattopardesco
Mondiale piloti
modificare per non
1. Rosberg (Ger)
140
toccare nulla è più
2. Hamilton (Gbr)
118
evidente. D’altra parte i
3. Ricciardo (Aus)
79
test ridotti possono
4. Alonso (Spa)
69
essere visti come una
Mondiale costruttori
risposta al «cambiamo e
1. Mercedes
258
miglioriamo lo
2. Red Bull-Renault
139
spettacolo» lanciato da
3. Ferrari
87
Montezemolo in modo
impetuoso, nonostante
stia lievitando l’idea del presidente ferrarista di
promuovere un forum prima di Monza. Ieri, sul tema dello
show da incrementare (con la novità che Ferrari e
Mercedes sperimenteranno pattini spara-scintille), sono
stati interrogati i suoi piloti. Nella sua semplicità, Kimi
Raikkonen ha detto una verità («Che cosa farei io? Prima
di tutto ricomincerei a vincere»; ovvero: una Rossa
competitiva non annoia), mentre Fernando Alonso in un
primo tempo ha lasciato di stucco: «I costi sono un
problema. Se hanno deciso il taglio dei test, è perché è la
migliore scelta per permettere la sopravvivenza dei piccoli
team». Lui pure contro Montezemolo? No, Fernando sta
con il presidente: «Ha ragione, lo show è da rivedere.
Copiamo la MotoGp, dove alle squadre minori si danno
gomme e quantità di benzina differenti. E poi, restituiteci
il kers: con i motori elettrici di oggi si ha la stessa energia
negli stessi punti e non si sorpassa più». E il rumore delle
power unit non lo tocchiamo? Sebastian Vettel: «Il suono
dei vecchi motori è la prima cosa che ripristinerei» dice
Seb. In effetti, sui saliscendi di Zeltweg, più che il soffio
dei turbo si rischia di udire i campanacci delle mucche.
Flavio Vanetti
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68
Frida, Silvia, Stefano e Giulia con Leone e Gea
annunciano la scomparsa del loro amatissimo
Fabio Guzzini
La cerimonia di commiato si terrà sabato 21 giugno, alle ore 11.30 presso la Sala Multifunzioni
del cimitero di Lambrate.
- Milano, 19 giugno 2014.
Con grande affetto e stima amici, compagni e
colleghi condividono il dolore di Frida, Giulia,
Stefano, Silvia per la prematura perdita di
Fabio Guzzini
Fabio
Mario e Agnese Martucci, Giannantonio Rui,
Adriana Giorgi, Franco Di Piazza, Mario Capanna, Ezio e Lorena Rovida, Nando Dalla Chiesa,
Luca e Francesco Cafiero, Sandra Modelli, Pasqualina e Tonino Mulas, Cristina e Lydia Franceschi, Enzo Biassoni, Loredana e Antonio Latrecchina, Giovanni Cominelli, Enrica Mapelli, Mino
Bertoloni Meli, Ranuccio Sodi, Luciano Beolchi,
Sergio Cusani, Giuseppe Liverani, Sergio Vicario,
Franco e Anna Origoni, Giulio Leghissa, Carlo
Monguzzi, Massimo Bianchi, Giulio Stocchi, Enrico e Lucia Bono, Ilde Buratti, Pietro Somaini, Pietro Venturini, Piero Gambrioli, Massimo Fontana,
Giovanni La Croce, Giovanni Piras, Dario Carella, Mario Giusti, Dario Tosi, Chiara e Cosimo
Martucci, Bice Santucci e figli, William Sisti, Anna
Miculan, Renzo Canciani, Franco Manigrasso,
Stefano Boeri, Aldo Tropea, Sergio Restelli, Maurizio Carrara, Gaetano Liguori, Luciano Chiodo,
Sergio Vettore, Gabriele Nissim, Francesco Bizzotto, Enrico Castrovilli, Claudio Casaletti, Claudio Ciaramella, Francesco Rossi.
- Milano, 20 giugno 2014.
illuminerai per sempre il nostro cammino.- Con
tanto affetto e immensa gratitudine.- Leone e
Gea. - Milano, 19 giugno 2014.
Giovanna, con Sofia e Susanna, è affettuosamente vicina a Frida, Giulia, Stefano e Silvia per
la scomparsa di
Il fratello Lorenzo con Patrizia, Alessandra e
Andrea piange con grande dolore il caro
Fabio
- Milano, 19 giugno 2014.
La famiglia Calzoni si stringe con affetto a Lorenzo e ai suoi familiari per la perdita del fratello
Fabio Guzzini
- Milano, 19 giugno 2014.
Caro
Fabio Guzzini
Elena con Olivia, Ilaria, Alessia, Leone e con la
nonna Antonietta abbracciano Giulia con tanto
affetto e sono vicini a Frida, Silvia e Stefano nel
ricordo del loro amatissimo
uomo generoso e sensibile, medico premuroso e
sempre disponibile, prezioso amico di una vita.
- Milano, 19 giugno 2014.
Fabio
Maria Grazia Mazzocchi e Claudio, Guido, Valeria piangono la scomparsa dell’amico carissimo e grande medico
- Milano, 19 giugno 2014.
Giorgio Bernardini de Pace, con Chiara, abbraccia con affetto Giulia, assieme a Frida, Silvia
e Stefano per la scomparsa del papà e marito
dott. Fabio Guzzini
artefice e custode, ora nel tempo, di una straordinaria famiglia, unita, ammirevole e forte, anche in questo momento di profondo dolore.
- Milano, 19 giugno 2014.
Cecilia e Riccardo con Leonardo e Valentina
abbracciano forte Giulia e sono vicini a tutta la
sua famiglia in questo momento di dolore per la
scomparsa dell’adorato papà
Fabio Guzzini
che per oltre trent’anni è stato loro vicino nei momenti più difficili offrendo con tanta umanità cure, comprensione, sostegno.- Ci stringiamo con
affetto alla famiglia condividendone il dolore.
- Milano, 19 giugno 2014.
Roberto e Nicoletta Cera sono vicini a Frida,
Giulia, Stefano e Silvia per la perdita di
Fabio Guzzini
caro amico, di cui ricordano con affetto le doti
umane e professionali non comuni.
- Milano - Roma, 19 giugno 2014.
Ciao
dott. Fabio Guzzini
- Milano, 19 giugno 2014.
Annamaria Bernardini de Pace, Francesca e
Chiara Giordano condividono commosse il dolore di Giulia per la perdita del suo papà
Dott. Fabio Guzzini
Fabio
Simona Bordone abbraccia Giulia con tutta la famiglia per la morte del papà.
- Milano, 19 giugno 2014.
Caro
Fabio
certe che il grande amore di Leone e della piccola
Gea le sarà di conforto.
- Milano, 20 giugno 2014.
mi volto un attimo e non ci sei più.- Mi manchi
già... quanto mi manca mio padre.- Frida, Giulia,
Stefano e Silvia, vi sono vicino con tutto l’affetto
e vi stringo in un abbraccio.- Marco Conca.
- Milano, 19 giugno 2014.
Partecipa al lutto:
– Isabella Bellisario Bernardini de Pace.
AMLA (Associazione Medico Legale Ambrosiana) apprende la notizia della scomparsa del
Anna e Massimo Bianchi abbracciano Frida e i
ragazzi nel ricordo dell’amico e compagno
che lascia un grande vuoto fra tutti coloro che lo
conobbero e amarono.- A noi che restiamo il
compito di rendere vivo il suo ricordo.- Si stringe
ai familiari in questo triste momento.
- Milano, 19 giugno 2014.
Dott. Fabio Guzzini
Fabio Guzzini
di cui non dimenticheranno la profonda umanità
e la grande intelligenza.
- Milano, 19 giugno 2014.
to
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Gianni Bonadonna ricorda con immenso affet-
Fabio Guzzini
medico umano e illuminato e partecipa al dolore
della moglie e dei figli.
- Milano, 19 giugno 2014.
Partecipano al lutto:
– Stefania e Davide Bonadonna.
– Cesare e Sonia Bonadonna.
– Aurelio Bonadonna.
– Franco e Emi Bonadonna.
– Pinuccia Valagussa.
– Roberta Negri.
Ciao
Fabio
compagno di lotte, passioni, gioco e indimenticabili cene.- La memoria non finirà.- Claudio,
Angelo, Giuseppe, Tullia, Laura, Serena, Marisa
e Piero. - Milano, 19 giugno 2014.
Il dottor Alderino Dalla Pria, il Professor Maurizio Mezzetti, i medici e tutto il personale delle
Unità Operative di Ortopedia e di Chirurgia Toracica della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano, rimpiangono il collega ed amico
Fabio Guzzini
per la prematura improvvisa scomparsa e si uniscono al dolore della moglie Frida e dei figli.
- Paderno Dugnano, 19 giugno 2014.
Il Direttore Sanitario Dottor Eugenio Vignati e
il Direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione della Clinica San Carlo di Paderno Dugnano con i rispettivi collaboratori partecipano al
lutto della famiglia per la scomparsa del
Dottor
Fabio Guzzini
del quale ricordano le doti di grande umanità e
le capacità professionali.
- Paderno Dugnano, 19 giugno 2014.
Fabio Guzzini
Partecipa al lutto:
– Franco Massari.
E’ serenamente spirato, munito dei conforti religiosi, dopo una lunga vita spesa per la sua famiglia, la sua Firenze, culla dell’arte ed il suo
paese, l’
Riccardo, con la moglie Paola e le figlie Mariavera e Vanilla annuncia la perdita della carissima
Onorevole
madre esemplare e moglie amatissima di Luigi.
- Milano, 18 giugno 2014.
avv. Edoardo Speranza
Presidente Onorario dell’Ente Cassa di Risparmio
di Firenze.- Lo ricordano con grande amore la
moglie, Uberta Ricci Armani, il figlio Jacopo con
Benedetta Gallarati Scotti Bonaldi ed i figli Edoardo, Fiammetta, Cecilia, Orsola, la figlia Camilla
con i figli Bernardo Uberto e Vittoria Guidetta, le
sorelle Anna, Luisa, Lucia.- La cara salma sarà
esposta oggi alle ore 13,00 nella cappella delle
Stimmate, laterale alla basilica di San Lorenzo.Il funerale sarà officiato nella basilica di San Lorenzo domani, sabato 21 giugno, alle ore 10,30.
- Firenze, 20 giugno 2014.
Maria Letizia con Silvio e Maria Laura, Giangiacomo e Maria Lucrezia, Riccardo e Maria Luisa
con tutti i nipoti si stringono con immenso affetto
a Jacopo e alla sua famiglia per la perdita
dell’adorato padre
Onorevole
Edoardo Speranza
unendosi alle loro preghiere.
- Roma, 19 giugno 2014.
Angiolo e Anna Bianchi, con Alberto e Francesco con Giovanna, ricordano, commossi, l’
Onorevole
Avv. Edoardo Speranza
e sono vicini con grande affetto a Uberta, Camilla
e Jacopo. - Firenze, 20 giugno 2014.
Il Presidente Umberto Tombari, il Consiglio di
Amministrazione, il Comitato di Indirizzo, il Collegio dei Probiviri, i soci e tutto il personale
dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze si uniscono, commossi, al dolore della signora Uberta Ricci Armani e dei figli Camilla e Jacopo per la scomparsa di
Edoardo Speranza
Presidente Onorario dell’Ente Cassa di Risparmio
di Firenze.- Firenze perde una delle grandi figure
che ne hanno segnato la storia civile, politica e
culturale e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze
saluta una personalità che, con straordinaria
onestà intellettuale e rara passione, ha contribuito a rafforzare il ruolo della fondazione di origine
bancaria al servizio delle comunità locali.
- Firenze, 19 giugno 2014.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Teresa Fontana in Lorenzetti
mamma indimenticabile, moglie premurosa e
nonna affettuosa.- Ne danno annuncio il marito
Giuseppe, la figlia Margherita con Sergio, l’adorato cognato Guido con Sira, le nipoti Silvia e Roberta, i pronipoti Nicolò, Giulia, Matilde e Ludovica.- I funerali avranno luogo sabato 21 alle ore
9.30 presso il Santuario San Camillo de Lellis.
- Milano, 19 giugno 2014.
Appresa la triste notizia della scomparsa della
cara
Teresa Fontana in Lorenzetti
Vanda Angelo Ciancaglini
Partecipa al lutto:
– Maria Ciancaglini Rossi con Giuliano, Carla
e Giulianino.
Vanna e Lucio sentitamente partecipi si uniscono al dolore di Riccardo per la perdita della cara
mamma
Vanda
Giovanni Battista Doglietto con i colleghi tutti
del Dipartimento di Scienze Chirurgiche del Policlinico Agostino Gemelli si unisce al dolore della
famiglia per l’improvvisa scomparsa del collega
e amico
Lorenzo Capussotti
- Roma, 19 giugno 2014.
L’ACOI nella persona del suo Presidente, del
Consiglio Direttivo, e di tutti i soci piange la scomparsa del
Prof. Lorenzo Capussotti
ricordandone la figura di maestro attraverso la
sua scuola e di fulgido esempio per i colleghi tutti. - Roma, 19 giugno 2014.
Angelo Musco con la moglie Alessandra di
Prampero e i figli Margherita e Vittorio annuncia
con dolore la morte di
Luciana Vida Musco
amatissima mamma e nonna.
- Milano, 19 giugno 2014.
Pietro Enrico e Marisanta di Prampero, con Maria, Costanza, Vittoria, Camilla e Pietro sono vicini ad Angelo, Alessandra, Margherita e Vittorio
per la morte della loro amatissima mamma e
nonna
Luciana Vida Musco
- Udine, 19 giugno 2014.
È serenamente mancata all’affetto dei suoi cari
e ha raggiunto il suo adorato marito
Sally Zaharia Romano
Lo annunciano con infinita tristezza Suzette con
Carlo e Davide con Antoinette.
- Milano, 18 giugno 2014.
Valentina e Matteo, Alexandre e Charlotte ricordano con tanto affetto la cara
Il Consiglio di Amministrazione, la Direzione e
il personale delle società Gecofin e Geico Group
commossi si uniscono, con profondo affetto, al
dolore del Dottor Ali Reza Arabnia, Laura, Daryush e Irene per la perdita della cara mamma e
nonna
Etna, Chiara, Emilio si stringono con tanto affetto a Margherita e alla sua famiglia in questo
momento di dolore per la perdita della mamma
L’avvocato Isetta Pinto, Presidente del Lions
Club Milano ai Navigli, partecipa, a nome dello
stesso e di tutti i soci, al dolore della famiglia Ippolito per la scomparsa del caro, indimenticabile
- Genova, 19 giugno 2014.
Teresa
- Milano, 19 giugno 2014.
Sergio Dompé si stringe con affetto all’amico
Carlo in questo momento di grande dolore per
la perdita dell’amato fratello
Dott. Edoardo Sangalli
- Milano, 19 giugno 2014.
Edoardo Sangalli
Partecipano al lutto:
– Luciana Barazzoni.
– Pierluigi Marchesi.
Soconomar SpA e i suoi dipendenti sono vicini
a Cinzia per la perdita del padre
Vittorio Meschieri
- Milano, 19 giugno 2014.
20 giugno 2004 - 20 giugno 2014
Mamma, papà, Monica sempre vi pensano e
ricordano con tanto amore, ci mancate.- Ciao
bellissime
Barbara Klein
e
Sonia
- Milano, 20 giugno 2014.
A due anni dalla scomparsa del
Cavaliere
Luigi Ponte
sei sempre nei nostri cuori presente e dolcissimo.- Franca, Lorella, Gianni, Orlando e Chiara.
- Milano, 20 giugno 2014.
20 giugno 2002 - 20 giugno 2014
I figli Juanita, Alberto, Stefania e nipoti tutti ricordano con infinito amore e nostalgia il loro
adorato papà e nonno
Bruno Sabbadini
- Milano, 20 giugno 2014.
20 giugno 2011 - 20 giugno 2014
Soltanto il ricordo di
Lamberto Sechi
mitiga il dolore della sua scomparsa accompagnando sempre la vita e i pensieri di Francesca.
- Venezia, 20 giugno 2014.
Nel ventitreesimo anniversario della scomparsa di
Giordano Colombo
i figli Max e Daniela lo ricordano sempre con
grande amore. - Milano, 20 giugno 2014.
Tiziano Pancanti
Sei sempre nei nostri cuori.- La madre, l’associazione Fausto e Iaio e Cinzia.
- Livorno, 20 giugno 2014.
A quattro anni dalla morte di
nonna Sally
- Milano, 18 giugno 2014.
sig.ra Soghra Homavandfard
Annamaria e Gianfranco Ciana insieme ai figli
sono vicini a Margherita e Pino per la perdita della cara
Sergio Nicosia
- Milano, 19 giugno 2014.
- Milano, 18 giugno 2014.
ci stringiamo a Margherita e Pino in questo difficile momento.- Sentite condoglianze.- Romano e
Anna Bortesi. - Milano, 19 giugno 2014.
Teresa Fontana Lorenzetti
Alessandro, Manuela, Gaia e Ludovica sono vicini a Roberto e alla sua famiglia per la scomparsa del padre
- Cinisello Balsamo, 20 giugno 2014.
Ignazio Ippolito
- Milano, 19 giugno 2014.
Luisa Coronelli con Maria e Lina si unisce al
dolore di Anna e di tutti nel ricordo della
Prof.ssa Eugenia Arata
dolce amica di tutta una vita.
- Milano, 19 giugno 2014.
Dario Deplano, figli e nipoti partecipano al dolore di Maurizio e famiglia per la scomparsa
dell’amato padre
Giacomo Sani
Marina e Giulia lo ricordano con infinita nostalgia. - Milano, 20 giugno 2014.
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PER PAROLA:
A MODULO:
Renato Corbani
- Milano, 18 giugno 2014.
Il marito Gianni, la figlia Gioia e il papà Alfredo Pigna piangono la morte di
Cinzia Pigna Fiaccadori
strappata immaturamente al loro affetto da un
male incurabile. - Roma, 18 giugno 2014.
Maria Rita Franzato
Ciao zia Marita, ci mancherai.- Piergiorgio, Alberto e Chiara. - Milano, 18 giugno 2014.
PER PAROLA:
A MODULO:
Corriere della Sera
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Necrologie: € 1,90
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Diritto di trasmissione:
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Il Tempo
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riga, colonna e riquadro
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LA SOLUZIONE DI IERI
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FIRENZE
GENOVA
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NAPOLI
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ROMA
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Motori
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La casa di Milwaukee rinuncia
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Telefonia
la rabbia del padre di Bossetti:
1 Yara,
«Io, preso in giro per quarant’anni»
La moglie dell’accusato: «Parlava di Yara,
2 era tranquillo. Ma Ester doveva dirci tutto»
sì definitivo alla Camera con 322 sì e
3 Dl149Irpef,
no (8 astenuti). Anche Sel vota a favore
Maturità, al classico c’è Luciano. Scientifico:
4 calcolo di integrali, Expo al Turistico
che Yara fece al fratellino:
5 La«Hoconfidenza
paura, qualcuno mi sta osservando»
Il cellulare di Amazon
Arriva Fire Phone, che sarà
disponibile in Usa dal 25 luglio
per 199 dollari. Guarda
Spagna
Incoronazione di Felipe
Dopo l’abdicazione di Juan
Carlos, per Felipe VI cerimonia
del giuramento. Video
Mondiale
Oggi l’Italia
Alle 18 match
decisivo tra
Italia e Costa
Rica: diretta e
collegamenti
con i nostri
inviati a Recife
70
Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CAPIRE
PER CONOSCERE
Storie di stranieri Il lato negativo
che vivono in Italia della celebrità
Dici Santos, Brasile, e pensi
a Pelé (foto), che giocò in
questa squadra 18 anni. Ma
Santos è anche il luogo dove
è vissuta a lungo Maristela
Goncalves, la protagonista
del primo appuntamento con
la nuova edizione del
programma che racconta
l’altra faccia
dell’immigrazione,
attraverso reportage dedicati
alle storie di stranieri che
vivono nel nostro Paese.
Stasera Maristela — che
attualmente abita alle porte
di Torino — torna nel suo
Brasile: un viaggio che parte
dallo stadio di Santos, tra
calciatori, tifosi e Didì, il
parrucchiere di Pelé.
Nell’era dei social network
essere una celebrità può anche
avere dei risvolti negativi.
Dietro l’anonimato di un
account, nascosti tra le fila
dei fan, possono nascondersi
anche degli stalker. È questo il
tema della puntata. I
conduttori Nev Schulman e
Max Joseph aiuteranno
l’attrice Usa Tracie Thoms
(foto), protagonista di serie tv
di culto come «Law & Order»,
«Cold Case» e «The Shields»,
alle prese con un follower di
Twitter che interagiva con lei
sotto falsa identità.
«Sammie», questo il suo
account, è una «serial super
fan» non solo di Tracie Thoms
ma anche di altre celebrità.
Radici, l’altra faccia della
immigrazione; Rai3, ore 22.55
Catfish: false identità
MTV, ore 20.15
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Thornton e Paxton
nei guai per i soldi
Bisio gioca a calcetto
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Due fratelli (Billy Bob Thornton
e Bill Paxton, foto) e il loro
migliore amico trovano 4 milioni
di dollari tra i rottami di un
aereo. La decisione di spartirsi i
soldi porterà un sacco di guai.
Soldi sporchi
Iris, ore 21
Un gruppo di amici si riunisce
ogni giovedì per la partita di
calcetto. Tra loro spiccano un
eterno Peter Pan (Claudio Bisio,
foto), un medico (Filippo Nigro)
e un rampante operaio...
Amore, bugie & calcetto
Italia 1, ore 21.10
Un fiume di persone Nuzzi , Viero e la svolta
in fuga dalla Siria
nel giallo di Yara
Nel giorno che l’Onu dedica ai
rifugiati di tutto il mondo, si
parla del Paese con il più alto
numero di persone in fuga, la
Siria, e dei percorsi dei profughi
per sfuggire alla guerra.
Fantasmi siriani
Rai Storia, ore 21.30
Il programma condotto da
Gianluigi Nuzzi e Alessandra
Viero dà conto degli sviluppi
dell’indagine che ha portato
all’arresto del presunto
assassino di Yara Gambirasio.
Segreti e delitti
Canale 5, ore 21.10
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Corriere della Sera Venerdì 20 Giugno 2014
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Film
e programmi
Walker e Diesel
di nuovo insieme
Dopo la rapina a Rio, Dom e
Brian (Vin Diesel e Paul Walker,
foto insieme) si disperdono con
tutta la banda. Ma la richiesta di
aiuto dell’agente Hobbs riporta il
team in azione contro il crimine.
Fast & Furious 6
Premium Cinema, ore 21.15
Rapina a Las Vegas
in stile Elvis Presley
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di Aldo Grasso
Gli opinionisti dei talk
hanno la verità in tasca
U
n triplice delitto familiare. Chi ha compiuto quel
massacro? È vero che il figlio Heats, il maggior indiziato, nasconde un segreto? Il suo vecchio capo
scout, ora pilastro della comunità di un paesino
dell’America del Sud, ha abusato di lui? Real Giallo,
canale 144 di Sky e 38 del DTT, propone storie e indagini ispirate a fatti realmente accaduti prodotte da Discovery. Negli
Stati Uniti hanno avuto una buona accoglienza (mercoledì,
ore 21.10).
Il genere si chiama crime-facVincitori e vinti
tual e mescola immagini girate
dal vero e ricostruzioni filmate:
Francesco
da anni è uno dei cavalli di batTesti
taglia della tv, anche in Italia.
Il melò
La serie si chiama «Redrum»
italiano
(«Murder», assassino, scritto al
batte la
contrario, un omaggio alla fapolitica italiana. Tiene
mosa scena di Shining di Stanla prima serata di
ley Kubrick). Al contrario perCanale 5 grazie a
ché il racconto del delitto parte
«Furore - Il vento della
dal ritrovamento del corpo della
speranza», la fiction
vittima e segue passo dopo pascon Francesco Testi:
so le indagini dei detective, le
gli spettatori sono
testimonianze delle persone
4.029.000, 14,8%
coinvolte, le intercettazioni deldi share
la polizia. Un narratore, che appare in video, fa da filo condutGianluigi
tore.
Paragone
A seguire altre due serie:
La politica
«Murder comes to town», che
italiana
approfondisce delitti commessi
superata
in piccoli centri degli Stati Uniti
dal melò. Nella serata
e cerca anche di descrivere il clidi Spagna - Cile,
ma di questi posti sperduti e
La 7 manda in prima
abitati da comunità chiuse in se
serata «La Gabbia»
stesse, e «Nightmare next dodi Gianluigi
or», vicende che hanno per proParagone: gli
tagonisti persone insospettabispettatori sono
li.
577.000, 2,7%
Mentre andava in onda «Redi share
drum», «Chi l’ha visto?» proponeva una sua ricostruzione del
caso di Yara Gambirasio. Ricordiamo come molte trasmissioni abbiano fatto presto a trasformare il caso di Brembate di
Sopra in uno show, esattamente come era successo con Novi
Ligure, Cogne, Erba, dando sempre l’impressione di essere assetati più di morbosità che di giustizia. Anche questo è ormai
un format sperimentato. A differenza dei casi proposti da Real
Giallo, nei talk ci sono gli opinionisti con la verità in tasca.
Due criminali (Kurt Russel e
Kevin Costner, foto) si preparano
a derubare il caveau del casinò
Riviera di Las Vegas nel giorno in
cui si tiene l’annuale concorso
per imitatori di Elvis Presley.
La rapina
Studio Universal, ore 21.15
Il detective McAvoy
dà la caccia a Strong
Un ex bandito fuggito in Islanda
(Mark Strong) torna a Londra per
salvare il figlio coinvolto in una
rapina. Dovrà fare i conti con un
detective (James McAvoy, foto) che
da anni gli dà la caccia...
Welcome to the punch - Nemici di
sangue; Sky Cinema 1, ore 21.10
I Rolling Stones
tra musica e parole
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A 48 ore dal concerto al Circo
Massimo di Roma, il programma
ripercorre attraverso immagini di
repertorio, video inediti e interviste
esclusive la storia della storica
band capitanata da Mick Jagger.
Rolling Stones
History Channel, ore 21
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Venerdì 20 Giugno 2014 Corriere della Sera