Punti di Vista

Analisi, Ricerche e Testi
Maggio 2014
Anno I – N. 2
A cura del Centro Studi AVM
Editoriale
In questo numero
La parola al Direttore Generale
Aprile è stato un mese alquanto incerto in cui sia i mercati obbligazionari
che azionari hanno realizzato performance pressoché invariate o guadagni marginali: tassi risk free con rendimenti negativi se teniamo in considerazione l’inflazione e ritorni quasi pari a zero nei confronti degli investimenti all’interno del mercato monetario. Ancora una volta scenari
sempre più sfidanti si prospettano questo mese agli investitori, facendo
in modo che l’abilità di bond e stock picking sia cruciale per riuscire a
produrre rendimenti positivi. Buoni “Punti di vista” a tutti.
Gianluigi Montagner

Editoriale
Ipotesi di scenario
Il ciclo economico
Spazio ai mercati
 Il punto di vista sui
mercati
 In ottica di mediolungo termine
 In ottica di breve
termine
Il punto di vista
 la FED
 la BCE
Crisi ucraina e mercati
Good luck FIAT

Ipotesi di scenario
In attesa della staffetta tra banche centrali, con la BCE che presto dovrebbe attivare nuove misure non convenzionali di stimolo monetario, proseguendo
l'opera della Fed, che invece nel
2014 se ne sta disimpegnando,
in Ucraina prende forma uno
scenario di tensione che ci accompagnerà almeno per tutta
l'estate. La crisi ucraina, infatti,
ben lontana da una soluzione, è
divenuta ormai una componente strutturale di instabilità
dei mercati globali.
Le elezioni europee del 25 maggio rischiano di diventare un referendum sull'euro, e nonostante la forza strutturale della
moneta unica, nel breve termine questo fattore aumenterà
la volatilità del cross euro-dollaro, con influenza ribassista.
Nel frattempo, la crescita economica americana rimane solida, sostenuta da una politica
monetaria ancora ultra-espansiva nonostante la prosecuzione
del tapering: il PIL è in crescita,
la disoccupazione in calo, tutti
gli indicatori economici si confermano a vicen da nel generare ottimismo, la crescita degli
utili è costante, e i prezzi non
sopravvalutano le azioni.
In Europa la ripresa rimane apprezzabile e in miglioramento.
L'inflazione molto bassa, ampiamente sotto i limiti del 2% fissato dalla BCE, consente come
detto il mantenimento di un
orientamento espansivo della
politica monetaria, e rende probabile un ulteriore allentamento
sia sul fronte dei tassi, sia nei
termini di un quantitative easing di tipo americano.
Il rallentamento di Cina, India,
Brasile e Russia, la possibilità di
nuove crisi valutarie nei paesi
emergenti e un fattore negativo
di stagionalità fanno da cornice
allo scenario principale.
L'idea rialzista di medio termine
rimane, ma nel breve vari e robusti motivi fanno pensare a
mercati volatili, con frequenti e
veloci correzioni, seguite da altrettanto veloci rimbalzi.
Stefano Bagnoli
di accelerazione e di rallentamento della crescita in un sistema economico. Ad ogni fase
di crescita ne segue sempre una
di rallentamento e, a volte, di
crescita negativa. Per crescita si
intende genericamente la crescita sistemica, misurata trimestralmente dal tasso di variazione del prodotto interno
lordo: questo viene comparato
con il dato del trimestre precedente, o con lo stesso trimestre
dell’anno
passato; in
alternativa è
possibile la
comparazione anno
su anno, cioè
di un dato
annuale rispetto
all’anno precedente.
Nell’ambito di
un ciclo economico abbiamo
una
Centro Studi AVM
Il ciclo economico
La crescita economica è l'imperativo inderogabile del sistema
economico finanziario moderno. Essa però non è costante
nel tempo, ma conosce fasi di
alternanza fra maggiore e minore intensità; in altri termini
attraversa ciclicamente
fasi di crescita, rallentamento, contrazione e ripresa. Questo
andamento
caratteristico
costituisce la
ciclicità economica.
Per
ciclicità
economica si
intende
appunto il susseguirsi di fasi
fase di crescita, una di rallentamento della crescita, una di
contrazione della crescita e una
di ripresa della crescita, che
prelude ad una nuova fase di
crescita e via dicendo. L’insieme
delle quattro fasi costituisce un
ciclo economico completo.
La crescita è un trend di miglioramento del dato trimestre su
trimestre, con crescita in accelerazione. Il rallentamento è un
trend di miglioramento del dato
trimestre su trimestre, ma con
crescita in decelerazione. La
contrazione è un trend di peggioramento del dato trimestre
su trimestre, con decrescita in
accelerazione. La ripresa è un
trend di peggioramento del
dato trimestre su trimestre, ma
con decrescita in decelerazione.
Nelle fasi di crescita e di rallentamento il prodotto interno
lordo aumenta rispetto alla rilevazione precedente, e dunque
esse costituiscono l'espansione.
Nelle fasi di contrazione e di ripresa il prodotto interno
lordo diminuisce rispetto
alla rilevazione precedente, e dunque esse costituiscono la recessione.
Questa è peraltro la suddivisione classica che si
trova sui manuali.
Tuttavia la fase di ripresa
è da intendere come prospetticamente positiva,
poiché indica una tendenza al miglioramento
che anticipa la crescita;
viceversa la fase di rallentamento è da intendere
come prospetticamente
negativa, poiché indica
una tendenza al peggioramento che anticipa la
contrazione.
Avremo dunque la distinzione direzionale nelle
macrofasi di crescita tendenziale (ripresa e crescita) e rallentamento tendenziale (rallentamento e contrazione). Essa è
opportuna soprattutto se l’analisi economica viene applicata
allo studio del ciclo di borsa o
del valore di un’azienda e del
suo titolo azionario. Infatti, sia
il valore di un’azienda, sia i listini azionari in genere, iniziano
a crescere nella fase di ripresa
(quando la crescita è ancora negativa) e iniziano a decrescere
nella fase di rallentamento
(quando la crescita è ancora positiva), poiché scontano sviluppi
futuri previsti nei modelli di calcolo, ma ancora non concretizzati nella realtà.
Si può dunque affermare che le
due macrofasi di crescita tendenziale e rallentamento tendenziale coincidano general-
mente con le tendenze direzionali di medio-lungo termine del
mercato azionario.
Una fase di crescita tendenziale
coincide in genere con una fase
di rialzo del mercato azionario;
una fase di rallentamento tendenziale coincide in genere con
una fase di ribasso del mercato
azionario.
Contestualmente, ora ci troviamo in avanzata fase di crescita, all'inizio della seconda accelerazione che in genere contraddistingue la parte finale
delle fasi di crescita, quando la
politica monetaria sta per iniziare ad orientarsi sul lato restrittivo. Ma nonostante ciò, di
tempo per goderci la crescita e
i rialzi di borsa ce n'è ancora.
Stefano Bagnoli
Centro Studi AVM
Spazio ai mercati
Il punto di vista sui mercati
Il mercato americano è vicino ai
massimi storici, ripetutamente
rinnovati nel corso degli ultimi
mesi; i prezzi delle azioni USA
scontano un ritmo di crescita
degli utili molto elevato, che
però oggi inizia a sembrare insostenibile. I mercati emergenti
non sono più visti come attraenti, con un ritmo di crescita
a loro volta non più considerato
sostenibile. Criticità di ordine
geopolitico emergono ormai ripetutamente, e non possono
più essere considerate come
contingenze temporanee di rapida soluzione, ma come instabilità permanenti, che vanno a
modificare la struttura della
percezione del rischio, con conseguente impatto sul valore dei
titoli azionari e sui loro prezzi.
Anche in Eurozona i dubbi sulla
prosecuzione della ripresa eco-
nomica stanno di nuovo condizionando i mercati. Le attese di
PIL per il 2014 in Eurozona a
+0,6% sono preoccupanti, soprattutto se analizzate insieme
alle dinamiche di disinflazione
(inflazione bassa) con tasso di
inflazione allo 0,5%, che minaccia di diventare deflazione (inflazione negativa). A questo
In ottica di medio-lungo termine
RISK ON
Il trend di medio-lungo termine sui mercati azionari rimane rialzista, e i flussi vanno
dal no risk verso il rischio, e quindi dai bond,
dalle aree no risk e valute difensive (come
JPY e CHF), verso l'azionario, in particolare
americano ed europeo, aree e valute growth
sensitive (come AUD e GBP).
scenario si contrappone un sostanziale immobilismo della
BCE, bloccata da punti di vista e
interessi divergenti: é nota da
tempo l'ostilità strutturale della
componente tedesca nei confronti di un nuovo futuribile allentamento monetario, che avvantaggerebbe la periferia di
Eurozona (o meglio di cui la periferia di Eurozona ha assoluta
urgente necessità) ma non la
Germania e il nord di Eurozona.
Ripetiamo: L'idea rialzista di
medio termine rimane, ma nel
breve vari e robusti motivi
fanno pensare a mercati volatili, con frequenti e veloci correzioni, seguite da altrettanto veloci rimbalzi.
Stefano Bagnoli
Centro Studi AVM
In ottica di breve termine
RISK OFF
Il trend di breve termine suggerisce prudenza: vari e robusti motivi fanno pensare
a mercati volatili, con frequenti e veloci correzioni, seguite da altrettanto veloci rimbalzi.
Il punto di vista
La FED
L'economia americana cresce
dello 0,1% nel primo trimestre
del 2014, dato nettamente inferiore a previsioni già modeste
dell'1,1% e tra i peggiori degli
ultimi anni. Ma la Federal Reserve ha ugualmente proseguito per la sua strada e ha
mantenuto inalterata la strategia di ritiro graduale dello stimolo monetario straordinario di
Quantitative Easing (tapering).
Il FOMC (Federal Open Market
Committee), comitato esecutivo
della Federal Reserve, ha annunciato infatti che ridurrà il
suo programma di acquisti di
asset di altri 10 miliardi di dollari portandolo a 45 miliardi al
mese (25 in titoli del Tesoro e
20 in titoli garantiti da mutui).
“Il Comitato attualmente giudica che vi sia una resistenza di
fondo dell’economia sufficiente
per sostenere il miglioramento
continuo delle condizioni del
mercato del lavoro. Alla luce dei
progressi verso la massima occupazione e il miglioramento
delle prospettive nel mercato
del lavoro, dall’inizio del programma di acquisto di asset a
oggi, il Comitato ha deciso di
operare una riduzione ulteriore
nel ritmo dei suoi acquisti di asset.”
L'economia ha frenato bruscamente, e non solo rallentato
come previsto nei mesi scorsi,
ma questo è avvenuto in parte
anche per le avverse condizioni
climatiche. Molte componenti
del Pil sono state infatti condizionate da distorsioni temporanee e buona parte della debolezza può essere spiegata con il
grave maltempo. Inoltre, le più
recenti rilevazioni mostrano che
l'attività economica ha nuovamente accelerato. In particolare
ha recuperato la spesa delle famiglie, mentre gli investimenti e
specialmente il mercato immobiliare mostrano ancora segni di
sofferenza.
L'economia americana si è indebolita dopo essere cresciuta del
3,4% nella seconda metà
dell'anno scorso. Sul dato del
primo trimestre hanno pesato i
consumi di beni, aumentati soltanto dello 0,4% e danneggiati
significativamente dalle ondate
di gelo. Gli investimenti delle
aziende sono scesi del 2,1%, rispetto all'incremento del 5,7%
registrato nei tre mesi precedenti, e questo è il primo declino da un anno a questa parte.
Le esportazioni sono a loro volta
diminuite del 7,6%, la caduta
più pronunciata dall'inizio della
ripresa e un risultato a sua volta
influenzato dall'impatto del maltempo sommato a una domanda ancora debole di Asia ed
Europa. Prevediamo un PIL che
accelera nel prossimo quarter,
per assestarsi al 2,70% nell'intero 2014.
La Fed ha anche mantenuto la
propria strategia ultra-accomodante sui tassi di interesse, che
restano e resteranno vicini allo
zero per un periodo considerevole di tempo, al fine di continuare a stimolare la crescita. I
tassi resteranno dunque a questi livelli anche dopo la conclusione del piano di acquisti di asset, che all'attuale ritmo potrebbe avvenire entro la fine
dell'anno. In passato il neopresidente della Fed aveva suggerito un periodo di sei mesi dopo
l'archiviazione dello stimolo
straordinario prima dei primi ritocchi dei tassi, ma in seguito
tale riferimento è scomparso
dalla sua retorica, e oggi Wall
Street non si aspetta una
stretta monetaria prima della
seconda metà del 2015.
(sintesi commentata dello speech
di Janet Yellen a margine del
meeting della Federal Reserve del
30 aprile 2014)
Stefano Bagnoli
Centro Studi AVM
La BCE
Il tasso di riferimento di Eurozona rimane allo 0,25%: lo ha
stabilito la BCE nel suo meeting
di giovedì 3 aprile 2014. Il dato
era atteso dalla maggior parte
degli analisti, ma rappresenta
comunque il tasso minimo storico della BCE. Qualche analista
si aspettava un intervento di
politica monetaria straordinaria
simile al QE di tipo americano:
la decisione non è stata presa
ma Draghi, nel suo discorso, ha
lasciato aperta questa possibilità nel caso si rivelasse necessario. Segue il testo del discorso di Draghi.
Osserviamo un’economia debole ma in ripresa, con un livello
di bassa inflazione e un mercato
del lavoro ancora debole. La nostra forward guidance é di una
lenta ripresa dell’economia e un
progressivo aumento del tasso
di inflazione, ma per ora i prezzi
al consumo rimangono sotto
controllo, e anche le aspettative
di medio e lungo termine rimangono ancorate a livelli bassi.
Siamo pronti in ogni momento
ad intervenire, se fosse necessario, e dunque non escludiamo
nessun intervento ulteriore sul
fronte monetario, ma per il momento ci aspettiamo tassi ai livelli attuali o anche più bassi
per un lungo periodo di tempo.
Non siamo intervenuti in questa
fase perché lo scenario attuale,
sebbene di economia debole, è
comunque in linea con le nostre
aspettative.
In pratica non si esclude un ulteriore allentamento della politica monetaria (nuovo taglio dei
tassi) e nemmeno la possibilità
di misure non convenzionali
(come il quantitative easing).
Secondo gli ultimi dati a nostra
disposizione in Eurozona prosegue una moderata ripresa
dell’economia, sostenuta dalla
domanda interna. Il PIL reale è
cresciuto dello 0,5% trimestrale
nel quarto trimestre 2013 dopo
un calo dello 0,3% nel terzo trimestre. Le attese per il primo
trimestre e per l'intero 2014
sono di una crescita moderata:
questa lenta ripresa è sostenuta
dalla politica monetaria di tassi
bassi e di miglioramento nelle
condizioni di accesso al credito,
aspetti che rafforzano i livelli di
fiducia e dunque la domanda
aggregata interna. Rimane la
necessità di riforme strutturali e
fiscali che dovranno essere
sempre l’impegno prioritario dei
singoli governi: in particolare il
mercato del lavoro deve diventare più flessibile. L’inflazione rimane bassa anche per effetto
dei bassi prezzi delle materie
prime. Rimane sempre molto
alto il tasso di disoccupazione,
soprattutto nei paesi periferici
dell’Eurozona. A livello globale,
i problemi delle economie emergenti e le tensioni geopolitiche
possono ancora avere un impatto sulla ripresa ma come
detto siamo pronti in ogni momento ad intervenire. L’inflazione si è attestata allo 0,5% a
marzo e ci aspettiamo nel medio termine una lenta risalita dei
prezzi. La nostra forward guidance espone un'inflazione attesa per il 2016 pari al 2%, che
è il target della BCE. Nel breve
termine ci sono comunque rischi limitati sia al rialzo che al
ribasso. Il rischio credito rimane
alto e continuano ad essere di
fondamentale importanza il miglioramento dei bilanci delle
banche e il consolidamento
della s truttura frammentata del
settore bancario: tutto questo
deve servire a migliorare il sistema di erogazione del credito,
cosa che avrà un impatto sui livelli di fiducia dei consumatori,
delle imprese e degli investitori.
(sintesi commentata dello speech
di Mario Draghi a margine del
meeting della BCE di giovedì 3
aprile 2014)
Stefano Bagnoli
Centro Studi AVM
Crisi ucraina e mercati
Il modello di valutazione di un
titolo azionario è lo schema di
attualizzazione degli utili futuri
attesi (U), attualizzati a un
tasso (i) corretto per il rischio
(R). Essendo i mercati azionari
da intendere come il cuore nevralgico del sistema, tutti gli altri asset si muovono di conseguenza.
In queste settimane il driver
principale dei mercati è la crisi
ucraina, che impatta direttamente su R, sui livelli di fiducia,
sul prezzo del petrolio e del gas,
dunque sull'inflazione attesa e
sui tassi, con effetto a cascata
su tutte le altre parti del sistema.
Quando la crisi ucraina viene
percepita in accelerazione aumenta R, quindi scendono i
mercati azionari, scendono le
curve dei rendimenti risk free
(aumentano i prezzi), si indeboliscono le valute più growth
sensitive (AUD, NZD, GBP e
CAD) a favore di quelle meno
growth sensitive (JPY e CHF), si
rafforza l'euro sul dollaro, salgono l'oro (per inflazione e R) e
il petrolio (per modificazioni attese sul lato dell'offerta).
Quando la crisi ucraina viene
percepita in decelerazione diminuisce R, quindi salgono i mercati azionari, salgono le curve
dei rendimenti risk free (scendono i prezzi), si rafforzano le
valute più growth sensitive a
danno di quelle meno growth
sensitive, si indebolisce l'euro
sul dollaro, scendono l'oro e il
petrolio.
In Ucraina non si tratta di una
tensione regionale, destinata a
risolversi velocemente. Il problema non è un attrito tra diverse componenti della popolazione ucraina; in questo caso la
faccenda si risolverebbe in
fretta o con la diplomazia, o con
un veloce conflitto interno che
dividerebbe l'Ucraina in due
parti, una filo-russa e una filooccidentale. Ma qui la partita è
molto più complessa, e sottende il malcelato rinnovarsi di
uno scontro storico tra le due
maggiori superpotenze. Senza
entrare nel merito, bisogna
avere ben chiaro che in Ucraina
la posta in gioco è molto alta. E
la soluzione non è vicina.
Sui mercati ciò significherà nei
prossimi mesi un aumento
strutturale della volatilità, con
violenti e profondi ribassi alternati ad altrettanto repentini
rimbalzi. La crescita economica
e la tendenza rialzista dei mercati nel medio-lungo termine
per ora rimangono invariate, e
non subiscono un impatto decisivo e duraturo dalla crisi
ucraina, anche se certamente
ora la situazione va tenuta sotto
costante monitoraggio.
Stefano Bagnoli
Centro Studi AVM
Good luck FIAT
La parola al Portfolio Manager
E' triste vedere una grande eccellenza italiana come Fiat emigrare all'estero, così come tante
altre aziende che ogni giorno
sono costrette o trovano conveniente chiudere in Italia per trasferirsi altrove. E' triste ma inevitabile. Scappano da una tassazione abnorme e squilibrata,
imposta da uno stato inefficiente per compensare (o tentare di compensare) gli sprechi
di bilancio del passato e
del presente, a fronte di
un'offerta di servizi modesti; scappano da una struttura di costi insostenibili, a
partire da quelli del lavoro;
scappano da un mercato
del lavoro a sua volta statico e inefficiente, da una
litigiosità sindacale senza
eguali nel mondo, da un
paese dove un'azienda che
vuole o deve ridurre anche
temporaneamente la forza
lavoro viene attaccata e
criminalizzata da una certa
parte della politica, dai
media e dall'opinione pub-
blica; scappano da una burocrazia asfissiante, espressione di
uno stato malato, che impedisce un esercizio d'impresa di
alto livello.
Fin quando la Fiat è rimasta impantanata nelle logiche italiane,
ha sofferto sia in fase di progettazione, di produzione e di vendita, sia nel meccanismo di generazione di utili, e ovviamente
in borsa. Con la nuova struttura
societaria lo scenario di Fiat
cambia radicalmente: si tratterà
a tutti gli effetti di una multinazionale, Fiat Chrysler Automobiles, con sede legale in Olanda e
residenza fiscale a Londra, anche se il gruppo continuerà a
pagare le tasse nei paesi dove
opera. Il nuovo gruppo sarà
quotato a New York e a Milano.
Sarà il settimo costruttore mondiale e produrrà in Italia, Turchia, Polonia, Francia e
Serbia (i veicoli destinati al mercato europeo), oltre a Brasile e
ovviamente Stati uniti.
In questa dimensione
multinazionale Fiat si libera dunque dall'italianità, che oggi rappresenta più un fardello
che un vanto, e men
che meno un vantaggio. Per questo solo
fatto il mercato l'ha già
premiata. E probabilmente è solo l'inizio.
Giorgio Saronne
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