RASSEGNASTAMPA - CGIL Basilicata

RASSEGNASTAMPA
RASSEGNASTAMPA
11 febbraio 2014
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianodellabasilicata.it
ANNO 13 - N. 66e 1,20
in abbinata obbligatoria con Italia Oggi
Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466
POLITICA LUCANA
EVENTI CULTURALI
«Matera 2019 è di tutti
Festival Duni dimenticato
nonostante i grandi numeri»
Centrosinistra: verso la segreteria
Documento dei primi renziani
«Braia e Margiotta, ritiratevi»
Centrodestra: la carica di Rosa (Fdi)
SANTORO alle pagine 8 e 9
QUARTO a pagina 10
Fausto De Maria
Era accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e truffa
La macchia nera
Prosciolto
Restaino
L’ex assessore regionale fu costretto a dimettersi, poi non si è
ricandidato: «Per ora mi godo questo momento, poi si vedrà».
Su 34 imputati 16 a giudizio, tra cui i vertici di Fenice e Arpab
Il disastro ambientale e il sistema delle clientele va a dibattimento
Prescrizione per il sindaco di Potenza, Santarsiero
IL DOVERE
DELLA
CRONACA
di LUCIA SERINO
DOPO QUASI TRE anni il verdetto. In mezzo può
esserci un destino. E' stato così prosciolto l'ex assessore regionale Erminio Restaino dall'inchiesta Arpab. Per quell'inchiesta si dimise e si aprì
una delle tanti crisi di vuoto regionale, regnante
ancora De Filippo. La settimana scorsa in un'altra vicenda era stato prosciolto (per prescrizione)
PARLARE DI MATERNITÀ, delle difficoltà, non solo economiche, che incontra
una donna che “sceglie”di diventare madre. Su questo piano va riportata
continua a pagina 14
Antonio Luongo, dopo dieci anni di attesa. Un'incredibile coincidenza. Ricordo ancora quella direzione regionale Pd con l'ombra della macchia
nera su tutte le discussioni.
Restaino, subito dopo il verdetto, ieri pomeriggio ha rimarcato l'accanimento che, nei giorni
dell'indagine, dovette subire dai giornali, in particolare dal Quotidiano.
continua a pagina 7
Musacchio
è il commissario
unico
dei consorzi
LORUSSO a pagina 11
Giuseppe
Musacchio
MATERA
Cimitero
rimesso a nuovo
ma basterà
per soli 4 anni
QUARTO a pagina 25
Il cimitero
di Matera
MONTESCAGLIOSO
La frana di
Montescaglioso
GARAGUSO
La storia
di Eleonora
nell’inferno
di Kiev
VACCARO a pagina 16
Eleonora
Trivigno
CULTURA
I DIRITTI ROSA
TRA SUSSIDI
E SCELTE
POLITICHE
di CLARA RIPOLI
LE DICHIARAZIONI successive alle
stizzite reazioni suscitate dalla proposta di legge che prevede l'istituzione di
un sussidio economico mensile
continua a pagina 14
SPORT
CALCIO
Nessun contraccolpo
per le lucane frenate
in campionato
Tortori
IL RECORD
Montemurro
200 gol e la verve
di un ragazzino
40311
9
NOMINE
ANDRIULLI a pagina 28
Il dibattito sull’aborto
di CRISTIANA COVIELLO
VI SEGNALIAMO:
Accordo sui mutui
con la banca
per le famiglie
colpite dalla frana
AMATO alle pagine 6 e 7
UNA REGIONE
CHE PUÒ
RIPARTIRE
DALLE DONNE
Saverio Vizziello
771128
022007
La Russinova
con quattro piece
tra teatro
e letteratura
Isabel
ALTAVISTA alle pagine 42 e 43 Russinova
RASSEGNASTAMPA
TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N° 250/90
Martedì 11 marzo 2014
La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20
LA GAZZETTA
DI
PUGLIA - CORRIERE
DELLE
Quotidiano fondato nel 1887
PUGLIE
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
B A S I L I C ATA
Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. Sede centrale di Bari
(prefisso 080): Informazioni 5470200 - Direzione Generale 5470316 - Direzione Politica 5470250 (direzione [email protected]) - Segreteria di Redazione 5470400 ([email protected]) - Cronaca di Bari 5470430-431
([email protected]) - Cronache italiane 5470413 ([email protected]) - Economia 5470265
([email protected]) - Esteri 5470247 ([email protected]) - Interni 5470209 ([email protected]) - Regioni 5470364 ([email protected]) - Spettacoli 5470418
(cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorni,it) - Speciali 5470448 ([email protected]) - Sport
5470225 ([email protected]) - Vita Culturale 5470239 ([email protected]).
Abb. Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 127° Numero 69
TARANTO RIENTRAVANO NEL MAXI-BLOCCO DI 8,1MILIARDI DISPOSTO DAL GIP
PRESCRITTI I REATI PER LA DISCARICA DI PALLARETA A POTENZA
Caso Ilva, dissequestrate
le quote dei Riva in Alitalia
Melfi, caso Fenice al Gup
Crolla l’«associazione»
ma l’inquinamento c’era
SERVIZIO IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA III >>
Valgono 80milioni di euro. Accolta dal Gup
la richiesta avanzata dalla stessa Procura
GIUSTIZIA Il Tribunale di Potenza
MAZZA A PAGINA 9 >>
SCONTRO NO ANCHE AL 40% DELLE DONNE CAPILISTA. DEPUTATE VESTITE DI BIANCO. PD SPACCATO. IL PREMIER: NEL PD PARITÀ DI GENERE SPORT HA ANCHE MESSO LA TESTA A POSTO. PRANDELLI CI PENSA
Mondiale
Quote rosa, indietro tutta Nell’attacco
si fa spazio Cassano
Bocciate in aula col voto segreto: contrari 335, favorevoli 227
Padoan: meno tasse coi tagli di spesa. La Camusso all’attacco
Le deputate pugliesi
deluse e arrabbiate
LA QUESTIONE
FISCALE
BANCO DI PROVA
PER RENZI
di FRANCESCO COSTANTINI
UOMINI CONTRO
G
SEGUE A PAGINA 17 >>
L’ULTIMA
OCCASIONE
UN OMAGGIO
AL TALENTO
FLAVETTA A PAGINA 3 >>
di GIUSEPPE DE TOMASO
ira e rigira, la sorte dei governi dipende dall’economia in generale e
dalle tasse in particolare.
Matteo Renzi vuole trascorrere da leone la giornata di
domani, esibendosi in un bel
morso ai balzelli che impoveriscono imprese e famiglie.
Non si è ancora capito se
poterà il caro-Irpef (incubo
dei contribuenti) o l’Irap (angoscia delle imprese). I sindacati propendono per la prima soluzione, la Confindustria per la seconda, anche se
all’interno delle singole organizzazioni si registrano voci dissonanti dalla linea ufficiale. Il doroteismo nazionale tifa per una soluzione
salomonica (sforbiciata di 10
miliardi da dividere in parti
uguali tra Irpef e Irap). Ma il
doroteismo è sinonimo di indecisionismo.
Bari calcio dichiarato fallito. Nominati
i due curatori: sono Giannelli e Danisi
«I
di MICHELE COZZI
U
na fortunata fatalità ha fatto coincidere lo scontro parlamentare sulla legge elettorale con lo snodo
delle «quote rosa», a cavallo della
celebrazione della festa dell’8 marzo. Eppure
non è bastato.
BOCCARDI CON ALTRI SERVIZI DA PAGINA 2 A 7 >>
A PAGINA 2 >>
«TROPPI VINCOLI». ULTIMATUM AI COMUNI PER I PIANI
Coste a rischio
nel Salento
è battaglia
alla Regione
CASSANO La partita col Verona
SERVIZI NELLO SPORT >>
o ai Mondiali? Ho
lo zero per cento di
possibilità di andare in Brasile. Che ti
devo dire, che ho l’uno per cento? No, ora ne ho lo zero virgola
zero per cento». Così parlò Antonio Cassano, solo due mesi fa.
E invece pare proprio di no.
SEGUE NELLO SPORT >>
BARI CHOC IN BANCA. FULMINATO MENTRE VENIVA BLOCCATO
Rapinatore ucciso da infarto
I parenti: è stato dimenticato
l È finito in tragedia un tentativo di rapina a Bari. Un rapinatore di 37
anni, Luigi Abatantuono, con un passato di droga, sposato con tre figli è
entrato in una banca di via Napoli con un cacciavite e un falso ordigno.
Un cassiere e un cliente lo hanno immobilizzato. Quando sono arrivati i
carabinieri però l’uomo non respirava più. Forse lo ha stroncato un
infarto. I familiari: ultimamente stava male, andava aiutato.
SERVIZI A PAGINA 8 >>
STRAGAPEDE A PAGINA 10 >>
MELENDUGNO Il crollo di un tratto di scogliera a Nord di San Foca
IL MATTONE VA GIÙ
Mercato della casa
ridotto ai livelli del 1985
A PAGINA 13 >>
CAROVIGNO
Mele si difende: i debiti
sono questioni personali
A PAGINA 10 >>
RASSEGNASTAMPA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887
Martedì 11 marzo 2014
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA
Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: [email protected]
Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: [email protected]
Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418536 - Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/331548 - Fax: 0835/251316
Necrologie: www.gazzettanecrologie.it - Gazzetta Affari: 800.659.659 - www.gazzettaffari.com
LE ALTRE REDAZIONI
Siamo presenti a: Anzi, Brienza, Calvello,
Corleto Perticara, Francavilla in Sinni
Bari:
Barletta:
080/5470430
0883/341011
Foggia:
Brindisi:
0881/779911
0831/223111
Lecce:
Taranto:
0832/463911
099/4580211
ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. Compresi i festivi: ann. Euro 290,00; sem. Euro 160,00;
trim. Euro 90,00. Sola edizione del lunedì: ann. Euro 55,00; sem Euro 30,00. Estero: stesse tariffe più spese postali, secondo destinazione. Per info: tel.
080/5470205, dal lunedì al venerdì, 09,30-13,30, fax 080/5470227, e-mail [email protected]. Copia arretrata: Euro 2,40. Tel 080/5470213
Siamo presenti a: Laurenzana, Nova Siri Marina,
Potenza, San Giorgio Lucano, Villa D’Agri
INQUINAMENTO LA DIRIGENZA ARPAB A GIUDIZIO PER LE OMISSIONI DI DENUNCIA
LAVORI PUBBLICI
Fenice, l’associazione
a delinquere non c’era
il disastro invece sì
Il patto
di stabilità
blocca
i cantieri
l Un fiume di denari rischia di svanire nel nulla.
Un
comparto
vitale
dell’economia è stretto
nell’angolo. È come se, silenziosamente,
stesse
scomparendo
un’altra
Fiat. La Provincia di Potenza, con l’assessore Nicola
Valluzzi, ha lanciato ieri
l’ennesimo Sos opere pubbliche. Con l’Osservatorio
di settore e l’assessore regionale Aldo Berlinguer.
Restaino scagionato da tutte le accuse
La decisione del Gup dopo cinque
ore di camera di consiglio
Dichiarati prescritti i reati ambientali
per la discarica di Pallareta a Potenza
l Crolla l’ipotizzata associazione a delinquere
che avrebbe nascosto il disastro ambientale dell’inceneritore Fenice a Melfi. Crolla anche l’associazione a delinquere che avrebbe usato l’Arpab per
assumere gli «amici» dei politici. Ed esce dall’inchiesta l’ex assessore regionale Erminio Restaino
(Pd): «Non luogo a procedere». Molti reati sono
prescritti. Come quelli di natura ambientale contestati al sindaco di Potenza Vito Santarsiero (Pd).
SERVIZIO A PAGINA III >>
CRONACA
DI UN DISASTRO
ANNUNCIATO
MIRACOLI CERCANSI
di MIMMO SAMMARTINO
È
la cronaca di un disastro annunciato. Salvo
miracoli. E, mai come
di questi tempi, anche i
più diffidenti, dovrebbero incrociare le dita e sperare che i prodigi
possano accadere. Miracoli cercansi. La ragione ci prospetta un
quadro che, in tutte le sue pieghe,
non induce ad alcun ottimismo. E
se anche la totalità della classe
politica che ricopre ruoli di primo
piano, a nome e per conto della
Basilicata, vede una situazione di
estrema gravità, allora c’è da crederci. Non tanto tempo fa c’era chi
dava del menagramo a chiunque
non suonasse i violini e non vedesse rosa sui cieli lucani.
In realtà erano i piani alti dei
Palazzi che avevano una visuale
ostruita. Da quelle altezze non
riuscivano a vedere le folle di impoveriti (era un lucano su quattro, ora ci si avvicina a uno su tre),
come dimostra anche l’assemblea
dei «senza reddito» che si è riunita ieri a Potenza. Sono i precari
da sempre e (forse) per sempre.
Sono i senza futuro. Quantificano
i diretti interessati: «2600 persone
è la platea attuale, oltre 10mila
quella potenziale».
E, senza andare troppo lontano,
il grido di dolore che giunge dalla
città di Potenza che sente di aver
perduto, strada facendo, missione
e denari. L’appello del Comitato 13
Ottobre è un sussulto. Come anche l’allarme sui cantieri bloccati, e sui soldi che svaniscono come
fumo, in tema di opere pubbliche.
Palazzi e società dovrebbero rompere l’assedio con un pensiero alto. Innovativo e inclusivo. A prescindere da carriere e candidature. Dovrebbero sentire il dovere
di farlo perché questa generazione ha contratto un debito formidabile con i propri figli.
COMUNE CAPOLUOGO CON LA MANCATA VENDITA DEL TRIBUNALE I CONTI NON TORNANO. I TEMPI PER SALVARSI SEMPRE PIÙ STRETTI
Potenza vede il burrone
«Casse peggio di Roma». Pressing su Pittella. Caos sul futuro sindaco
Da centrosinistra a destra
c’è confusione per la
scelta del primo
candidato. Aria di primarie
CITTÀ
CAPOLUOGO
Il palazzo del
Municipio di
Potenza in
piazza
Matteotti
[foto Tony Vece]
.
REGIONE PER I TRE CONSORZI DI BONIFICA DELLA BASILICATA
QUESTA NOSTRA CITTÀ
DEV’ESSERE SALVATA
COMITATO 13 OTTOBRE
«L’ULTIMO APPELLO»
di DINO DE ANGELIS *
Q
l Per salvare Potenza dal
disastro dei conti e dal rischio
bancarotta è pressing sul governatore Marcello Pittella. Il
caso Roma fa scuola. Il clima è
caotico, come dimostra anche
la bagarre esplosa intorno ai
nomi delle candid ature per il
futuro sindaco. C’è confusione
a centro, a sinistra e a destra.
La moltiplicazione dei potenziali candidati non aiuta a dipanare la matassa. E fa sentire
nell’aria un odore di primarie.
uale destino attende questa città? Quali risposte abbiamo ottenuto in tal senso negli ultimi
anni da chi ci amministra? Siamo preoccupati non solo per le condizioni
disastrose in cui versa il tessuto socio-economico, per le attività che settimanalmente
sono costrette a chiudere i battenti, per una
serie di servizi non fruiti, per la tristezza
che si respira in giro e per la sfiducia nel
futuro che anima la maggior parte della
collettività. Anche i preti nelle omelie della
domenica non dicono più di guardare al
futuro con ottimismo, ma invitano a guardare al presente cercando di tenere duro.
Anche loro non la nominano più quella
parola. Sono cambiate le prospettive, si abbassano sempre di più gli orizzonti, si addensano nuvole sempre più minacciose sui
cittadini di Potenza, senza contare che le
stesse nuvole si confondono con i fumi di
una fabbrica che da anni minaccia direttamente la salute degli abitanti. E nessuno
che affronti con decisione il problema.
INCISO ALLE PAGINE IV E V >>
SEGUE A PAGINA VI >>
SINDACATO OGGI LE ASSISE PROVINCIALI AL PARK HOTEL
Musacchio nominato
Il giorno del congresso Cgil
commissario straordinario dopo Matera c’è Potenza
NOMINATO Giuseppe Musacchio
l Giuseppe Musacchio, ex
sindaco di Vaglio, è il Commissario straordinario dei
Consorzi di bonifica. Il provvedimento era atteso da tempo.
E la sua mancanza ha creato
non paralisi e ritardi. Ieri sera
la Giunta regionale si è riunita,
con un solo argomento all’ordine del giorno, e ha superato
l’impasse nominando il nuovo
Commissario straordinario dei
tre Consorzi di bonifica che
operano in Basilicata.
LAGUARDIA A PAGINA II >>
INCHIESTA Le indagini furono condotte dai carabinieri [foto Tony Vece]
CGIL Il segretario Angelo Summa
l Ieri il congresso provinciale
si è celebrato a Matera, oggi si
tiene invece, presso il Park Hotel,
l’ottavo congresso provinciale
della Cgil di Potenza. La prossima
settimana, al Giubileo Hotel, si
chiuderà la maratona congressuale con le assise regionali. Una
stagione congressuale non facile
anche all’interno del sindacato,
come hanno dimostrato alcune vicende conflittuali avvenute all’interno di categorie storiche della
Cgil (dalla Fiom alla Filcams).
MELFI
Il caso della mamma
morta di parto
Perizia depositata
BOCCIA A PAGINA III >>
MOLITERNO
Lancellotti si difende
«Con i sequestratori
io non c’entro nulla»
PERCIANTE A PAGINA VIII >>
RASSEGNASTAMPA
È fondamentale che le
donne possano arrivare
a posizioni di vertice
per le loro qualità. Perché
avvenga è però necessario
che le pari opportunità siano
garantite davvero.
Elena Cattaneo
ricercatrice e senatrice a vita
1,30 Anno 91 n. 68
Martedì 11 Marzo 2014
U:
Italicum, rivolta delle donne
Cinema, solo
la commedia
vince in Italia
Soldini pag. 21
L’eterna primavera
di Jan Palach
«Così i tifosi
offendono
Scirea»
pag. 23
Leoncini pag. 19
Vergogna alla Camera: bocciati tutti gli emendamenti sulla parità ● Pd spaccato: più di cinquanta no
alla proposta di mediazione ● Le democratiche lasciano l’aula ● Renzi: noi rispetteremo l’alternanza
●
Accade quel che non doveva accadere.
Alla Camera con voto segreto vengono
bocciati tutti gli emendamenti sulla parità, persino quello di mediazione. Una
sconfitta. Il Pd spaccato: più di 50 deputati contrari. Le democratiche protestano e lasciano l’aula. Renzi: noi rispetteremo l’alternanza nelle liste.
Un voto
contro il Paese
IL COMMENTO
SARA VENTRONI
FANTOZZI FRULLETTI A PAG. 2-3
Chi ha paura delle donne? Il
Paese no. L’Italia è pronta.
Eppure s’è deciso di andare
contro il sentimento del tempo,
con il voto segreto in
Parlamento, a sigillo di una
convenienza camuffata da
libertà di coscienza. Così,
all’arma bianca, hanno bocciato
gli emendamenti alla legge
SEGUE A PAG. 15
elettorale.
L’INTERVISTA
Agostini: qualcuno
ha tradito ma
la lotta non finisce
Il tecnico diventa
un «precisatore»
ZEGARELLI A PAG. 2
FRANCESCO CUNDARI
A PAG. 3
Deputate con abiti e sciarpe bianche durante il dibattito sulla legge elettorale ieri alla Camera DFTO DI FABIO CIMAGLIA/LAPRESSE
Più equità
contro la crisi
L’ANALISI
RONNY MAZZOCCHI
La prima cosa che balza
all’occhio nel dibattito in corso
sulle strategie per il rilancio
della crescita del nostro Paese è
che sin dall’inizio l’opzione della
riduzione del carico fiscale è
sembrata l’unica ad essere in
campo. Non è nemmeno stata
presa in considerazione la
possibilità di un intervento
pubblico diretto dal lato della
spesa, capace di attivare
consumi e investimenti.
SEGUE A PAG. 15
Padoan: tagli di spesa per il cuneo fiscale
● Il ministro a Bruxelles:
effetti sulla crescita entro
tre anni. Ribasso per il Pil
● Camusso: il premier
si ricordi che i lavoratori
hanno già pagato
Staino
LE INTERVISTE
Cofferati: il premier
tratterà, lo fece
anche Berlusconi
MATTEUCCI A PAG. 7
«Finanzieremo la riduzione del cuneo
fiscale con tagli alla spesa». Lo dice il
ministro dell’Economia Padoan a Bruxelles. Gli effetti sulla crescita, spiega,
si avranno entro due-tre anni. Il Pil italiano sarà rivisto al ribasso. Dopo le polemiche interviene la leader Cgil Camusso: «Renzi ricordi che c’è una parte
del Paese che ha già pagato».
Venturi: ci fidiamo
del governo, agire
subito sull’Irpef
VENTURELLI A PAG. 6
DI GIOVANNI FRANCHI A PAG. 6-7
L’INCHIESTA
IL CASO
● I lavori affidati a ditte
edili anziché a società
specializzate nei monumenti
sono 100mila ●
le persone
danneggiate
Pompei, restauri low cost Avastin,
Il restauro della casa del Criptoportico, il
primo intervento del Grande progetto
Pompei, che arriva dopo quattro lunghi
anni dai grandi crolli del 2010 è già diventato un caso. Perplessità per lo stile che
appare più frutto della logica del risparmio che di esigenze architettoniche.
DEL FRA A PAG. 13
FRONTE DEL VIDEO
Twittate, twittate. Qualcosa resterà
IERI AD AGORÀ ABBIAMO VISTO
MAURIZIO GASPARRI SGANASCIARSIDALLE RISATE per l’imitazione che Neri
● Pronta una class action:
«Vogliamo essere risarciti»
TARQUINI A PAG. 14
MARIA NOVELLA OPPO
Marcoréfa di lui. In effetti, è davveroirresistibile, anche se fa sembrare Gasparri
un gradino sotto Razzi nella imitazione
di Crozza. Ma, chiaramente, nessuno dei
due sbertucciati si lamenta, perché i politici sono uomini di spirito, quando vanno
in tv. Invece, quando si tratta di giudizi
scritti, magari anche meno cattivi della
satira televisiva, diventano sensibilissimi
e mettono subito mano agli avvocati. Pa-
zienza. È un segno del potere della tv, oppure della persistenza, nella testolina di
Gasparri, del vecchio detto: scripta manent. Anche se, ormai, tutto rimane registrato e toccherà ai posteri l’ardua sentenza pure per le vigliaccate twittate contro Fiorello, che pure è uno dei personaggi dello spettacolo più universalmente
amati. Ma basta che le circostanze della
vita lo mettano in condizioni di debolezza che, anche lui, diventa oggetto di crudeli sberleffi. Neanche fosse una donna,
contro la quale, si sa, tutto è permesso.
RASSEGNASTAMPA
2 PRIMO PIANO
Martedì 11 marzo 2014
LEGGE ELETTORALE
LE QUESTIONI PRINCIPALI
No al 40% delle posizioni di capolista per
le candidate, alla parità di
rappresentanza e all’alternanza nelle liste
La Camera affossa le quote rosa
Pd spaccato,l’ira delle deputate
Renzi corre ai ripari: nelle nostre liste resta la parità di genere. Oggi il sì alla legge
IL RETROSCENISTA
di MICHELE COZZI
Uomini contro donne
la vittoria scontata
nei Palazzi del potere
U
na fortunata fatalità ha fatto coincidere lo
scontro parlamentare sulla legge elettorale, con lo snodo delle «quote rosa», a
cavallo della celebrazione dell’8 marzo. Eppure non è bastato. Ieri sera la Camera ha bocciato
con lo scrutinio segreto i primi emendamenti sulla
parità di genere, sull’alternanza dei sessi in lista e sul
40% dei capilista donna. Un brutto segnale, che ha
creato un tumulto nel Pd, con Renzi costretto a dichiare che il suo partito rispetterà la parità di genere.
Per la prima volta un asse trasversale di deputate e
senatrici di ogni schieramento politico ha posto con
forza l’esigenza di essere adeguatamente rappresentato nelle Istituzioni. Non a caso i due principali
partiti, Pd e Forza Italia, attraversati da sensibilità
diverse, hanno lasciato libertà di voto ai loro rappresentanti. Col voto segreto la «lobby maschile» si è
compattata a non aprire il varco a coloro che vorrebbero imporre lo sfratto di tanti parlamentari con
una legge.
Ma quale sono le ragioni degli uni e degli altri?
I favorevoli. Il rapporto tra donne e politica è tortuoso, difficile. Poche donne riescono a emergere, a
farsi largo. E quando arrivano nei Palazzi delle Istituzioni questo avviene o per cooptazione (ognuno usi
il termine alternativo più consono) oppure perché
acquisiscono una capacità di farsi largo nel mondo
della Politica, utilizzando gli stessi metodi degli uomini. Metodi che, al di là delle favole delle narrazioni
e delle ideologie, sono tutt’altro che miti. Qualcuno
pensa che Angela Merkel quando deve imporre i suoi
diktat sia più dolce di un suo collega maschio?
La politica non è il «regno dei miti». Per questo è il
momento di una svolta. Per costruire le condizioni
per permettere alle donne di entrare dalla porta
d’ingresso, e non da quella di servizio, nel Palazzo del
potere. Che è maschile per definizione.
Una corsia preferenziale per le donne è anticostituzionale? Probabile. Come lo era la legge del Porcellum con la quale si è votato per decenni.
Il Parlamento ha l’opportunità di sanare una frattura. Di aprire le proprie porte all’«altra metà del
cielo». Che sta conquistando sempre maggiore spazio
in tanti ambiti del lavoro. Ma non nel mondo della
politica. E non è un caso. Il «cielo della politica» le
donne lo sfiorano, ma non lo toccano. E non solo per il
«muro di pietra» alzato dagli uomini. Ma anche perché il «tempo delle donne» è infinitamente più parcellizzato del «tempo degli uomini». La donna è contemporaneamente madre, moglie, lavoratrice, accudisce i genitori anziani, fa attività nel sociale, nel
volontariato. Tanti ruoli per una persona sola. È
difficile comprendere perché incontri grandi difficoltà a sgomitare nella politica degli uomini?
Eppoi, diciamola tutta: una valanga di donne in più
in Parlamento non farà sicuramente più danni di
tanti parlamentari che attraversano il «corridoio dei
passi perduti» senza lasciare traccia.
Certo, sarebbe auspicabile raggiungere l’obiettivo
della maggiore presenza di donne in Parlamento con
una sorta di autodisciplina da parte del partiti. Perché imporre la democrazia per decreto è una contraddizione in termini. Ma in attesa di rivoluzioni
epocali, non è sbagliato accontentarsi di una piccola
riformetta.
I contrari. Chi si oppone ad un’apertura lo fa blandendo nientemeno che la Costituzione, che non ammette corsie preferenziali. Ma è la stessa Carta costituzionale all’art. 3 a ribadire che è «compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale (..) che impediscono il pieno sviluppo
della persona umana». Tra le tante disuguaglianze
inaccettabili, quella di genere è veramente la più
intollerabile. Un’occasione persa.
l ROMA. Il primo via libera di
Montecitorio all’Italicum slitta a oggi, l’intesa sulla legge elettorale tiene
ma una sfilza di no affossa la battaglia delle donne in bianco sulle
quote rosa. «Nelle liste democratiche
l’alternanza sarà assicurata. Ho
mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco,
da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo
smettere adesso», assicura via Facebook il premier
Matteo Renzi. Ma
intanto tutto ciò
che ottengono le
90 vestali bipartisan della parità di
genere è la libertà
di coscienza, che i
maggiori partiti
lasciano nel voto
segreto, mentre il
governo si rimetBIPARTISAN L’accordo te all’Aula così come fa il comitato
dei nove della commissione Affari
Costituzionali di Montecitorio.
E' dunque l’Assemblea che affossa
le quote rose, dopo lunghissime riunioni, rinvii e trattative che finiscono nel no di Montecitorio al 40%
delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), alla
parità di rappresentanza (al 50%) e
all’alternanza di genere nella composizione delle liste. La legge elettorale si avvia comunque al primo sì,
al governo va la delega per ridise-
gnare i collegi (non meno di 120)
mentre Forza Italia ritira il cosiddetto «Salva Lega». Affossate dunque le quote rosa, per le quali il presidente Laura Boldrini si era simbolicamente schierata esibendo una
vistosa sciarpa bianca, prima di salire alla presidenza.
Il Pd è spaccato: ufficialmente era
a favore, ma i numeri parlano chiaro,
mancano decine e decine di voti dei
dem. Ma è soprattutto Forza Italia ad
essere contraria alle quote rosa, temendo che siano il cavallo di Troia
per far saltare l’accordo sulla legge
elettoralee d introdurre le preferenze. E il relatore Francesco Paolo Sisto, nonostante il gran numero di
parlamentari azzurre ieri in bianco,
arriva a definire «incostituzionali» i
tre emendamenti trasversali. Non risultano determinanti per il sì i voti
dei grillini, pronti a votare la parità
uomo-donna anche per intralciare
l’accordo sulla legge elettorale.
Nella lunga maratona oratoria,
nell’Aula di Montecitorio, spiccano
il fucsia del tailleur di Daniela Santanchè («il bianco ingrassa», provoca
l’esponente di Fi) e la giacca candida
provocatoriamente indossata dal leghista Bonanno. Scelta Civica, Nuovo centrodestra e minoranza Pd criticano le ministre che non aderiscono alla battaglia per le quote rose, che
riprenderà in ogni caso al Senato.
Protestano le deputate del Pd: «Il
gruppo non ha rispettato l'accordo –
si autoconvocano dopo il voto – L'ac-
LA QUESTIONE DELLA PARITÀ DI GENERE
Ecco tutti i tentativi
caduti nel nulla
l ROMA. Dai «saggi» alla
«clausola di salvaguardia», al
«pillolato», fino alla sentenza della Consulta sul Porcellum e all’accordo sull'Italicum. Un anno intenso per la politica, sul fronte
della legge elettorale. Tanti i tentativi. Ma dopo un anno, si avvicina il primo voto su un testo di
legge in Parlamento.
L'IMPERDONABILE
INCONCLUDENZA – «Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale". Il 22 aprile
2013, nel discorso per la sua rie-
cordo era che il gruppo Pd avrebbe
dovuto votare l’emendamento, dando in tal senso indicazione di voto e
invece non è andata così visto che i
voti a favore sono stati 253 mentre
solo noi del Pd siamo 293. Quindi
sono mancati molto più di 40 voti
visto che a favore hanno votato anche esponenti di altre forze politiche».
lezione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rimprovera alle Camere l’inerzia mostrata negli ultimi anni sulle riforme. "Vigilerò – ribadisce l’1
giugno – perchè non si scivoli di
nuovo verso l’inconcludenza". Il
23 ottobre il capo dello Stato torna
a pungolare le Camere: "Non è
ammissibile che il Parlamento
naufraghi ancora".
I SAGGI – Intanto sulla legge
elettorale (come su altri temi) lo
stesso Napolitano all’inizio della
legislatura, in piena impasse po-
Stefania Prestigiacomo – che pianse in Consiglio dei Ministri quando
Silvio Berlusconi nel 2005 le intimò
di «non fare la bambina» e affossò le
quote rosa che la giovane ministro
voleva a tutti i costi – si presenta in
divisa bianca. Con lei un vasto fronte
bipartisan, che non include le 8 ministre del governo.
Milena Di Mauro
LA SCHEDE LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA PROPOSTA DI RIFORMA ELETTORALE, FRUTTO DELL’INTESA TRA RENZI E BERLUSCONI
L’Italicum in rampa di lancio
Premio di maggioranza, sbarramenti, nuova mappa dei collegi elettorali
l ROMA. Soglia al 37% per ottenere il
premio di maggioranza, sbarramento al
4,5% per ottenere seggi alla Camera, e
brevi liste bloccate in piccole circoscrizioni in cui vengono eletti 5-6 deputati;
nessuna norma che riguarda le elezioni
del Senato. Sono questi i capisaldi dell’Italicum, la riforma elettorale che dovrebbe
essere approvata dall’Assemblea di Montecitorio al massimo entro domani per
passare all’esame del Senato.
La nuova legge sarà comunque valida
solo per Montecitorio, mentre a Palazzo
Madama, se nel frattempo la Camera alta
non sarà azzerata dalla riforma Costituzionale, si voterà con il cosiddetto «Consultellum», un proporzionale puro con le
preferenze.
PREMIO MAGGIORANZA -. La nuova
legge per la Camera, come il Porcellum, è
un sistema proporzionale con un premio
di governabilita» che assicura la maggioranza assoluta al partito o alla coalizione vincente. Pr ottenere il premio
bisognerà aver superato la soglia del 37%
dei voti. Il premio è fissato al massimo al
15%, così da permettere al vincitore di
raggiungere ma non superare il tetto dei
340 seggi (pari al 55%).
- DOPPIO TURNO -. Se nessuno supera
la soglia del 37%, i primi due partiti o
coalizioni si sfidano in un doppio turno
per l'assegnazione del premio. Il vincitore
ramento è al 4,5%. Anche le coalizioni
dovranno superare una soglia del 12%.
Sono previsti meccanismi per garantire la
presenza delle minoranze linguistiche.
- COLLEGI - L’Italia sarà divisa in un
massimo di 120 collegi plurinominali
(coincidenti all’incirca con le province), in
ciascuno dei quali vengono eletti da 3 a 6
deputati. Ciascun partito presenta brevi
liste bloccate, senza possibilità per gli
elettori di esprimere preferenze.
- CANDIDATURE IN PIU' COLLEGI -.
Sarà possibile per i singoli candidati,
presentarsi in 8 collegi diversi.
ELEZIONI Oggi il via libera alla nuova legge
ottiene 327 seggi, i restanti 290 vanno agli
altri partiti (restano fuori dal conteggio i
deputati eletti all’estero).
SBARRAMENTI -. L’ingresso in Parlamento viene precluso a chi non supera
un minimo di voti. Per i partiti che si
presentano al di fuori delle coalizioni
(come ha fatto M5s), c'è una soglia molto
alta, l’8 per cento. Per i partiti che si
presentano in una coalizione, lo sbar-
COLLEGI DISEGNATI DAL GOVERNO
-. Il Governo è delegato a ridisegnare i
collegi elettorali, entro 45 giorni, sulla
base dei criteri indicati dalla legge.
- IL SENATO -. La versione definitiva
dell’Italicum approvato dalla Camera non
detta norme per il Senato, nella prospettiva di una sua abrogazione. Questa
soluzione è stata chiesta dalla minoranza
del Pd e da Ncd, per allontanare le elezioni
anticipate.
Se queste si dovessero concretizzare, per
il Senato si voterebbe con il "Consultellum", il sistema risultante dalla sentenza della Corte costituzionale che ha
abrogato il Porcellum: un proporzionale
puro con preferenza.
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 3
Martedì 11 marzo 2014
Le donne del Pd, «tradite» dalla
mancanza dei voti del loro stesso partito
«L'accordo non è stato rispettato»
LA DIRETTA
l . Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 17
Il dolore delle pasionarie
tutte vestite di bianco
Bocciati i tre emendamenti bipartisan. «Come i 101 contro Prodi»
litica sulla formazione del governo, interroga un gruppo di 10
«saggi», che propongono un nuovo sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), con alto sbarramento e un
ragionevole premio di governabilità. Un nuovo gruppo di 40 'saggì verrà mobilitato in estate dal
governo Letta.
LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA Il governo di Enrico
Letta pone fin da subito tra le sue
priorità la riforma del voto. Il titolare delle Riforme Quagliariello annuncia che si cercherà un
accordo tra i partiti per una «clausola di salvaguardia».
DEPUTATE
IN BIANCO
Accanto e
nella foto
centrale la
protesta
inscenata da
alcune
deputate,
interamente
vestite di
bianco,
contro la
discriminazione
delle donne in
politica.
Accanto, il
tabellone
della Camera
con la
bocciatura di
uno degli
emendamenti
favorevoli alle
donne
.
IL CASO SEPPURE CON SFUMATURE DIVERSE, PER LA COLLOCAZIONE PARLAMENTARE, EMERGE IL DISAPPUNTO PER L’ESITO DEL VORTO DELLA CAMERA
La delusione delle pugliesi
I pareri di D’Onghia, Duranti, Mongiello e Savino: la partita non è chiusa
ALESSANDRA FLAVETTA
l ROMA. La democrazia paritaria
affonda nell’aula della Camera, ma tiene l’accordo sulla legge elettorale di
Renzi e Berlusconi. Tutte le parlamentari pugliesi si aspettavano che alla fine,
tra i tre emendamenti alla legge elettorale sulla parità di genere, sarebbe
prevalso quello che contempla la soluzione più moderata, cioè che nessun
sesso, nelle candidature in testa di lista,
possa essere rappresentato in misura
superiore al 60% o inferiore al 40%.
Questo in una Camera in cui le deputate
donne rappresentano il 28,4% e il 27% al
Senato, come ricorda Donatella Duranti di Sel, nata a Genova, ma eletta in
Puglia.
La richiesta di voto segreto faceva
presagire il peggio, mentre la decisione
dei partiti di lasciare libertà di coscienza andava in senso contrario. Nessuno,
però, si aspettava che anche la modifica
più timida tra le tre proposte, sarebbe
stata bocciata, dopo che la Commissione e il governo avevano rimesso la decisione all’assemblea.
Le donne di Forza Italia e di Scelta
Civica (Per l’Italia) sono deluse. Le donne del Pd protestano, come quelle di Sel.
Quelle del M5S non volevano le quote,
avendo il 44% di rappresentanza femminile in parlamento e quelle di Fratelli
d’Italia preferivano l’emendamento La
Russa, per la reintroduzione delle preferenze. «Questo voto dimostra che le
resistenze sul tema delle quote sono tante, e anche per me sono riduttive e ghettizzanti: noi donne, vogliamo emergere
per le nostre qualità e meriti – spiega
Elvira Savino di Fi, unica deputata del
centrodestra pugliese – ma questa riforma prevede la nomina dei candidati,
che è arbitraria, non prevede requisiti o
qualità, quindi senza dei correttivi nella formazione delle liste, che sono bloc-
SOTTOSEGRETARIO D’Onghia
PD Colomba Mongiello
SEL Donatella Duranti
FORZA ITALIA Elvira Savino
cate, la norma del 50% di donne e uomini candidati è limitata. A questo punto – aggiunge – meglio le primarie per
legge. Come fare le politiche per le donne, se non si aumenta il numero delle
donne nelle istituzioni?» chiede Savino,
che nota due cose. «La profonda spaccatura nel Pd, che ha sostenuto l’emendamento 60/40%, che non è passato», e
«la tenuta dell’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. Savino
ora spera che il Senato possa correggere
la legge che uscirà dalla Camera. Mentre le deputate del Pd sperano ancora di
dare battaglia a Montecitorio. «Abbiamo abbandonato l’aula in segno di protesta – racconta la foggiana Colomba
Mongiello del Pd – ci siamo autoconvocate e abbiamo chiesto la riunione del
gruppo al capogruppo Roberto Speranza, perché la situazione è delicata. Alcune delle regole contenute negli emendamenti di genere – rileva – fanno parte
dello Statuto del Pd, ma a questo punto
lo abbiamo rinnegato. Abbiamo scritto
una pagina oscura per la democrazia di
questo Paese, vorrei ribadire che nessuna di noi è alla ricerca di un posto al
solo, e che ognuna di noi ha una sua
storia politica: noi siamo il parlamento
più rosa della storia e avremo il parlamento più maschile di tutti i tempi,
perché il meccanismo delle liste bloccate – spiega –, dei collegi piccoli e delle
candidature multiple, senza primarie
per legge, elimina la possibilità di accesso per le donne: un passo indietro
perfino rispetto al Porcellum. Se man-
tenere l’accordo Renzi- Berlusconi significa venir meno a un caposaldo della
nostra Costituzione (l’articolo 51 ndr),
non capisco come il nostro partito possa
mantenere in piedi questo accordo e va
quindi fatta una riflessione politica»,
conclude Mongiello.
Prima del voto nell’aula di Montecitorio, la senatrice di Noci Angela
D’Onghia (Per l’Italia), sottosegretario
all’Istruzione del governo Renzi, era
certa che la mediazione tra i gruppi
avrebbe fatto passare l’emendamento
Agostini del 60 e 40% di donne capolista.
«Non sono mai stata favorevole alle quote, ma credo che in un mondo a trazione
maschile sia l’unico modo per entrare
in politica: qualcosa va fatto, altrimenti
torneremo indietro di qualche decennio», afferma D’Onghia. Imprenditrice
nel settore della moda maschile, il sottosegretario sottolinea come, con l’obbligo di aumentare la quota di donne nei
consigli di amministrazione, sia aumentata la percentuale di donne ai vertici delle società quotate in borsa. E lo
stesso accadrebbe in parlamento con
una imposizione di legge. «Noi abbiamo
donne valide, ma l’unica maniera per
bilanciare la loro presenza restano le
quote, se il campo non è aperto, come
dimostrano le resistenze alla Camera in
tutti i partiti», osserva D’Onghia. E se
non dovesse passare la norma per le
capoliste? «Ci dovremo pensare al Senato – replica il sottosegretario pugliese
– e spero che le donne possano essere tra
di loro coerenti e fare un asse trasversale per raggiungere l’obiettivo, altrimenti non renderemo l’Italia un Paese
più moderno e civile”. Noi donne siamo
abituate ad essere pragmatiche, a mediare, lo facciamo anche in famiglia,
siamo meno corruttibili ed abbiamo più
senso del dovere e spirito civico, insomma, come madri abbiamo più a cuore il futuro dei nostri figli».
l ROMA. Nel segreto dell’urna, vincono gli
uomini. Non passano i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale sulla parità di
genere. Le «pasionarie» di ogni partito, unite
dal colore bianco dei vestiti, perdono la loro
battaglia. E in Aula mostrano con gesti eloquenti, anche se non plateali, tutto il loro disappunto. Numerose deputate Pd, «tradite»
dalla mancanza dei voti del loro stesso partito,
che si spacca, lasciano l’Aula, si radunano in
Transatlantico e lamentano che «l'accordo»
non è stato rispettato. «Rispetto il voto – commenta la presidente della Camera Laura Boldrini – ma non posso negare la profonda amarezza per l’opportunità persa».
«E' come con i 101" (quando fu bocciata l’elezione di Prodi al Quirinale) scuotono la testa le
parlamentari dem. Il loro partito, pur lasciando libertà di voto, aveva espresso orientamento
a favore degli emendamenti sulle quote rosa.
Ma al momento del voto, che su richiesta di 39
parlamentari uomini del centrodestra avviene
a scrutinio segreto, i sì (253) sono molti di meno
di quelli del solo Pd (293). Sull'emendamento
più «soft», con le quote al 40% per i capilista,
«sono mancati ben più di 40 voti», contano le
deputate dem. È lo spettro dei 101.
Rosy Bindi esce dall’Aula applaudendo indignata i colleghi di FI, che hanno detto no ad
allargare l’accordo sull'Italicum alle quote di
genere. Ma alcune deputate della minoranza
Pd additano anche i «renziani», per il sospetto
che abbiano sabotato le quote rosa per tenere
in piedi l’intesa. Un sospetto che i renziani
rispediscono al mittente: fino all’ultimo è andato avanti il pressing per persuadere FI, fanno notare, e alla fine il governo si è rimesso
all’Aula, senza cedere alla richiesta di Brunetta di dare parere negativo. In ogni caso,
ribadisce Matteo Renzi, «nelle liste Pd l’alternanza di genere sarà assicurata».
Ma la delusione è tanta, tra le deputate. Che
promettono ora battaglia senza esclusione di
colpi al Senato. «Ora sì alla doppia preferenza
di genere», rilancia Stefano Fassina. «L'Aula
della Camera dà un messaggio di misoginia»,
osserva il deputato socialista Marco Di Lello,
che cita una frase pronunciata da Sandro Pertini: «C'è poco da ridere, colleghi. Anche una
donna può diventare presidente della Repubblica, sapete?».
All’uscita dall’Aula appaiono deluse anche
le deputate di FI, che hanno combattuto una
battaglia minoritaria nel loro partito. Loro,
però, ammettevano di avere i numeri contro:
«Gli uomini sono la grande maggioranza, non
abbiamo molte speranze».
A Montecitorio molte delle «pasionarie» si
presentano vestite di bianco. Nell’emiciclo
dell’Aula, però, appaiono macchioline chiare,
sparute: più numerose tra i banchi del Pd e Sel,
dove anche alcuni uomini indossano sciarpe
bianche, poche altrove (Polverini, Prestigiacomo, Ravetto in FI; De Girolamo e Bianchi in
Ncd; Tinagli in Sc). Ai banchi del governo, ma
non in bianco, 3 ministri donna: Boschi, Madia
e Ravetto. Indossa una giacca bianca prestatagli da un portiere d’albergo anche il leghista
Gianluca Buonanno, ma vuole «prendere in
giro» le colleghe. «Vladimir Luxuria, in quali
quote starebbe?», scherza greve.
Nelle oltre due ore di dibattito in Aula, in
tanti prendono la parola. «Più gli interventi dei
voti», ironizza qualcuno. L'atmosfera è tesa tra
i banchi di FI: Stefania Prestigiacomo, «amareggiata», battibecca con Brunetta e rinfaccia
al suo partito di avere fatto «passi indietro»
rispetto alle posizioni assunte in passato. Le
parlamentari del M5S prendono la parola per
dire che le quote di genere in Parlamento sono
una "ipocrisia". Replica da Sel Ileana Piazzoni:
«Parlate voi che obbedite agli ordini di due
uomini»". Ma è uno dei pochi momenti di
tensione. Nessuno alza i toni, neanche al momento del voto. E quando è chiara la sconfitta,
pochi azzurri applaudono. Tutti gli altri tacciono. Le donne Pd gesticolano con disappunto, si alzano e escono dall’Aula.
Serenella Mattera
RASSEGNASTAMPA
4 PRIMO PIANO
Martedì 11 marzo 2014
GOVERNO E PARTITI
LE QUESTIONI SUL TAPPETO
Si cercano le coperture per la riduzione delle
tasse per sostenere i redditi medio-bassi
attraverso il taglio del cuneo per 10 miliardi
Renzi al «mercoledì da leoni»
su fisco, occupazione e scuola
Il premier prepara misure choc per il rilancio dell’economia. Stasera si stringe
l ROMA. Un orecchio al voto sulla
legge elettorale, entrambi gli occhi sui
provvedimenti economici da approvare domani in consiglio dei ministri per
quello «choc» necessario al paese. Così
Matteo Renzi ha trascorso una giornata decisiva a Palazzo Chigi, al lavoro
con Graziano Delrio ed in continuo
contatto con il ministro Pier Carlo Padoan. Un gruppo ristrettissimo per
evitare di scoprire le carte rispetto a
richieste e veti sia dei partiti sia dei
sindacati, verso i quali il premier rivendica autonomia a maggior ragione
dopo i reiterati attacchi della leader
Cgil Susanna Camusso che Renzi liquida con fastidio come «paradossali».
Anche se il via libera finale alla legge elettorale arriverà solo oggi, il passaggio di ieri per Renzi era cruciale. Le
quote rosa rappresentavano per il presidente del consiglio un test sulla presa
di Silvio Berlusconi tra gli azzurri rispetto all’accordo siglato. Dopo aver
cercato, fino all’ultimo incontro tra il
ministro Maria Elena Boschi e Denis
Verdini, un’intesa sulla parità di genere, il governo ha deciso la sua neutralità rimettendosi alla decisione
dell’Aula. «Per il Pd le quote rosa andavano bene, il tema era politico, ovvero capire se Berlusconi riusciva a
imporre la linea dentro Fi tra donne
sulle barricate e malumori di vario
genere», spiegano i renziani, sollevati
anche in vista del passaggio della riforma in Senato dove i numeri sono
tutt'altro che blindati come a Montecitorio.
Ma, senza dare per scontato la riforma elettorale, Renzi è concentrato
soprattutto sull'ormai ribattezzato
«mercoledì da leoni». Gli obiettivi del
premier sono chiari: piani scuola e
PALAZZO CHIGI Riunione del governo
casa, con risorse già definite; il ddl sul
jobs act che prevede anche il sussidio
di disoccupazione per due anni. E la
riduzione delle tasse per sostenere i
redditi medio-bassi attraverso il taglio
del cuneo per 10 miliardi. Al Tesoro
come a Palazzo Chigi è corsa contro il
tempo per trovare entro domani le coperture, anche con scelte innovative
come i tagli alle spese militari, F35
inclusi. Renzi ha in mente di agire
sull'Irpef anche se, spiegano fonti di
governo, «si valuta l’impatto di varie
misure per capire quali agiscano di
più come choc all’economia».
Le somme si tireranno stasera a nel
vertice previsto a Palazzo Chigi al rientro di Padoan da Bruxelles mentre toccherà al sottosegretario Delrio illustrare le prime misure del governo in
un incontro con i capigruppo di maggioranza. Nessun confronto prima del
consiglio dei ministri è previsto, invece, con i sindacati nonostante soprattutto la Cgil insista sulla necessità
della concertazione. Anche ieri il segretario generale Susanna Camusso,
al netto dei toni congressuali, ha accusato Renzi di «disattenzione verso il
paese che ha già pagato». Critiche che,
a quanto si apprende, il presidente del
consiglio non ha preso bene. «Renzi
annuncia il taglio delle tasse ed il jobs
act e in tutta risposta Susanna Camusso minaccia lo sciopero generale, è
incomprensibile», attaccano i renziani. Convinti che mercoledì, davanti
all’approvazione delle misure, i sindacati si dovranno ricredere.
Cristina Ferrulli
M5S, crociata anti-dissidenti
un senatore verso l’espulsione
Nuovo cartellino rosso tra i grillini: nel mirino il campano Pepe
Le primarie nel paese del premier
A Pontassieve perde
il fedelissimo di Renzi
PONTASSIEVE (FIRENZE)Con i se e con i ma non si
fa la storia e meno che mai la politica. Così a Pontassieve
(Firenze) si commenta la sconfitta di Samuele Fabbrini
alle primarie per la scelta del candidato sindaco del paese dove vive Matteo Renzi.
Per Fabbrini l’attuale premier è sempre stato un punto di
riferimento (era il suo capoclan negli scout), ma ieri Renzi non si è fatto vedere al seggio, facendogli mancare un
voto prezioso. Fabbrini aveva deciso di sfidare Monica
Marini, assessore uscente appoggiata da tutti i partiti
della coalizione di centrosinistra: è stato battuto per 15
voti, 1.999 contro 2014, 30 schede nulle e un giallo al
momento dello spoglio dell’ultima sezione (non tornavano le schede votate con le firme sul registro). C'è stata
un pò di tensione tra le due parti, stemperata dalla comparsa nella Casa del popolo di due carabinieri.
Fabbrini già ieri sera aveva riconosciuto la vittoria della
Marini, andando a salutarla nel suo comitato elettorale.
Al giovane ingegnere, al di là delle dichiarazioni ufficiali
rimarrà però un dubbio: se Matteo fosse andato a votare
ieri mattina, prima dei tg, quanti altri elettori avrebbe
spinto ai seggi?. "Ma le sue dinamiche oggi sono altre,
capisco la sua scelta e la condivido", sostiene lo sconfitto.
Certo "perdere per un pugno di voti non è mai piacevole"
commenta la vincente Marini, convinta che quella di
Renzi di non andare a votare "sia stata una scelta". La
Marini ora lancia un messaggio al suo avversario:
"Quando si fanno le primarie è chiaro che ci si divide, anche nel Pd. L’importante è, il giorno dopo, avere la capacità di superare le divisioni, stare insieme e pensare alle
elezioni, quelle vere che aspettano tutti noi".
Non pochi dicono che questa è la prima sconfitta per il
neo premier.
l ROMA. Nuovo cartellino
rosso in casa Cinque Stelle:
Beppe Grillo va avanti con il
suo pugno di ferro contro gli
eretici del Movimento in una
sfida senza tregua che punta a
bonificare i Cinque Stelle da
tutte le voci fuori dal coro.
Un’offensiva a tutto campo volta a fare definitivamente piazza
pulita delle sacche di dissidenza che potrebbero mettersi di
traverso nella
traversata
verso le elezioni europee.
Un gioco rischioso ma
che, dai sondaggi in mano ai vertici
del Movimento, non pare penalizzare il M5s.
Anzi. Ad essere raggiunto a
sorpresa dall’avviso di espulsione è il senatore campano,
Bartolomeo Pepe. Contro di lui
si è espresso il meet up di Napoli. È il primo passo della procedura seguita per le altre
espulsioni: arriva la presa di
distanza dal gruppo territoriale di riferimento, poi il post in
rete di Beppe Grillo, poi il voto
dell’assemblea e, infine, quello
della rete. E' successo così per
tutti gli ultimi casi di espulsione: per Luis Orellana, per i
siciliani Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. Ieri anche per l’altro espulso: Lorenzo
Battista a cui, però la scomunica dal territorio è arrivata a
cose fatte: durante il fine settimana, quando si è riunito il
meet up del Friuli Venezia Giulia. Un caso anomalo su cui
anche il senatore friulano ironizza: «Non avendo potuto fornire sfiducia dal territorio prima delle illegittime espulsioni, i grillini di Trieste
cercano ora di
dimostrare fedeltà a Casaleggio e Lord
Blog». Non sono ancora state chiarite le ragioni della messa all’indice di Pepe, finora considerato un ortodosso del Movimento: quando venne eletto
dichiarò «Bersani è un assassino, il Pd è responsabile dei
rifiuti tossici e non faremo nessun accordo al Senato». Ora però ha storto il naso per le ultime
epurazioni. E ora anche lui potrebbe ingrossare le fila dei
contestatari destinati a confluire nel nuovo gruppo di ex M5s.
Campanella ci lavora e ci crede:
«Ho aperto un confronto a 362
gradi» scherza.
LA PROCEDURA
Il post di Grillo, poi il
voto dell’assemblea e
infine quello della rete
M5S Beppe Grillo, leader del Movimento
Ex dipendente di un’azienda
petrolchimica, Pepe, detto da
tutti «Bart», è un’icona della
lotta ambientalista: ha combattuto nel Comitato Zero Rifiuti
Industriali, in quello contro
l’inceneritore di Acer, in quello
per il dissesto idrogeologico del
territorio e nel comitato Acqua
Pubblica e No al Nucleare. Ora,
dopo lo scandalo della Terra dei
Fuochi, era il candidato in pole
position a rappresentare il Movimento nel Comitato di inchiesta parlamentare sul ciclo di
rifiuti: ma a poche ore dalla
decisione è arrivata la presa di
distanze del meet-up di Napoli.
Proprio la sua determinazione
ad andare a ricoprire quel ruolo è all’origine di un vero e
proprio alterco con il capogruppo a palazzo Madama, Maurizio Santangelo. E' stato qualche
giorno fa quando gli animi erano al massimo della tensione
per le vicende delle espulsioni.
«La nostra decisione, messa
nero su bianco in una lettera
per il senatore Pepe, significa
che il meet-up di Napoli non si
sente più rappresentato da lui:
è una presa d’atto di un rapporto che non funziona più»
spiega un’altro degli animatori
del meet-up di Napoli, Roberto
Fico, il deputato che presiede la
Commissione di Vigilanza e
che guida il gruppo di testa dei
grillini ortodossi in Parlamento. La questione di Pepe dovrà
andare ora in assemblea: Fico
spiega che non è stata (ancora)
avviata una procedura di espulsione. "Ma – assicura – se si
dovesse dovesse arrivare in assemblea voterò sì».
Francesca Chiri
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 5
Martedì 11 marzo 2014
Ad Arcore, il Cavaliere è stato in costante
contatto con i suoi uomini per seguire la
votazione a singhiozzo sulla legge elettorale
L’ex premier è pronto ad aprire il capitolo europee
e i malumori già serpeggiano tra i dirigenti azzurri
in merito alla scelta delle candidature
Berlusconi irritato da Matteo
«Non controlla i suoi deputati»
E guarda con preoccupazione il 10 aprile: o va ai domiciliari o ai servizi sociali
VERTICI
Matteo Renzi (a
sinistra) e, in alto,
Silvio Berlusconi:
l’accordo
sull’Italicum
sembra reggere
.
l ROMA. La scelta di Silvio
Berlusconi è di restare volutamente in disparte e lasciare che sia Denis Verdini a
sbrogliare i nodi sulla legge
elettorale. L’ex capo del governo, racconta chi ha avuto
modo di sentirlo in questi
giorni, ha come pensiero fisso la data del 10 aprile, giorno
in cui il tribunale di Milano
dovrà decidere se concedergli
l'affido ai servizi sociali o
mandarlo agli arresti domiciliari: i giudici vogliono la
mia fine, continuava a ri-
petere anche ieri. Ad Arcore,
il Cavaliere è stato in costante contatto con i suoi
uomini per seguire la votazione a singhiozzo sulla legge elettorale. Ai suoi non ha
nascosto l’irritazione per l'atteggiamento delle parlamentari azzurre che hanno dato
battaglia sulla parità di genere in aperto contrasto con
la linea ufficiale del partito. A
questo però l’ex premier aggiunge il fastidio per l’atteggiamento di Matteo Renzi:
non controlla i suoi parla-
mentari – è la sintesi del
ragionamento dell’ex capo
del governo – se continua così
dell’accordo non resterà più
nulla. Parole che guardano al
Senato dov'e gli equilibri numerici sono diversi. A nulla
sono serviti gli appelli della
maggioranza delle parlamentari affinchè ci fosse un pronunciamento ufficiale da parte del Cavaliere a favore delle
quote rosa. Il Cavaliere avrebbe ascoltato le ragioni del sì
preferendo però dare ascolto
a chi, tra i suoi consiglieri, gli
indicava prudenza: il rischio
è che se passano le quote rosa
si voteranno anche le preferenze - gli avrebbero fatto
presente – e poi in vista della
campagna elettorale dobbiamo pensare a nomi forti sul
territorio. L'irritazione però
non è solo per le deputate di
Forza Italia ma anche per
l’atteggiamento tenuto da
Renzi: non controlla i suoi,
spero non ci siano ulteriori
sorprese in Senato, ha ribadito ancora una volta ai
suoi interlocutori. L'ex capo
IL CASO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA E LEADER DI SEL CHIEDE A RENZI DI PASSARE DAGLI ANNUNCI AI PROVVEDIMENTI REALI
Vendola: aspettiamo i fatti su tasse e patto di stabilità
l BARI. «Da molti anni ho cominciato a
praticare, per motivi di igiene politica, l’astinenza dal commentare gli annunci. Cerchiamo
di commentare i provvedimenti». Lo ha detto il
leader di Sel e presidente della Regione Puglia,
Nichi Vendola, rispondendo ad una domanda
sulle riforme annunciate dal premier Renzi.
«Commentare gli annunci – ha detto Vendola
– può portarci fuori strada. Siamo tutti quanti
contro le tasse. Se si dice “vogliamo abbassare
le tasse”, bene, vediamo come, con che interventi, vediamo con quale copertura finanziaria».
«L'essenziale – ha detto ancora il leader di Sel
– è che si capisca che il ceto medio, il mondo
del lavoro dipendente, il mondo dei pensionati,
rappresentano la geografia di un disagio che
non può più sopportare nessun tipo di vessazione. Qualunque copertura deve essere cercata al di fuori della consueta platea di pagatori
Foggia, il centrosinistra
si affida a Marasco
Con il 46,39 ha battuto il sindaco uscente
FILIPPO SANTIGLIANO
ha dichiarato a sua volta il sindaco Mongelli che
aveva dalla sua parte larghi strati dell’amministral FOGGIA. Augusto Marasco, 57 anni, ex presi- zione comunale uscente, partiti come Rifondazione,
dente dell’Ordine degli architetti, ha vinto le pri- Sel, Realtà Italia, Democratici autonomi, Italia dei
marie del centrosinistra per la candidatura a sindaco valori e Centro democratico oltre a sponsor del cadi Foggia. Esce di scena, quindi, il sindaco Gianni libro del governatore Vendola, del sindaco di Bari
Mongelli (che aveva accettato di sottoporsi alle pri- Emiliano e dell’assessore regionale alla sanità, Elena
marie) che ha tuttavia escluso ripercussioni sulla Gentile.
vita dell’amministrazione comunale. «L’ipotesi delle
Il voto delle primarie di Foggia dovrebbe aver
dimissioni non esiste, oggi andremo in Consiglio chiuso anche l’extratime del congresso provinciale
comunale», ha dichiarato ieri per
del Partito democratico che si è
mettere fine alla ridda di voci su
presentato a quest’appuntamento
possibili dimissioni.
diviso in tre tronconi: quello proNon una vittoria di misura ma
vinciale, con il segretario Piemonnetta quella ottenuta da Augusto
tese ed i deputati Bordo e MonMarasco che si è aggiudicato le
giello, schierati con Marasco;
primarie del centrosinistra avenquello cittadino di Foggia, schiedo ottenuto 4.074 preferenze, pari
rato con Mongelli e quello «renal 46,39% degli 8.782 voti validi. Il
ziano» della prima ora, guidato dal
sindaco uscente, Gianni Mongelli,
sottosegretario alle riforme, Ivan
ha preso 2.397 preferenze, pari al
Scalfarotto, schierato con Fratta27,29%. Molto più staccati gli altri
rolo (arrivato terzo col 15%).
tre candidati: Lorenzo Frattarolo
«Mi auguro che con il risultato
è terzo (1.374 voti, 15,65%); l’unica
delle primarie si possa mettere fidonna in lizza, Rita Saraò, ha ot- FOGGIA Augusto Marasco
ne al congresso. Non ci sono ritenuto 640 voti (7,29%). Infine, Nivincite. A chi ha espresso valuno Abate ha preso 297 preferenze (3,38%).
tazioni sul partito di Foggia dico solo che non conosce
«Ringrazio tutti per la partecipazione e la fiducia bene la nostra realtà. Con Marasco possiamo inaccordatami. A questo punto su di me sento tutto il tercettare la richiesta di cambiamento. Mongelli ha
peso della responsabilità di questo consenso. Sono fatto un grande lavoro ma non poteva più essere il
certo che da qui ripartiremo per centrare la vittoria candidato sindaco perché questo pensava la pancia
di maggio e determinare il cambiamento», ha af- della città. Adesso è il momento di mettere da parte le
fermato il neo candidato sindaco del centrosinistra.
primarie e di lavorare insieme per allargare la coa«Il dato numerico è indiscutibile. Dal punto di vista lizione a presentarci vincenti alle elezioni di maggio,
politico sarà necessaria una valutazione sulla so- quelle che contano per davvero», ha rimarcato a sua
stanza di questo voto, perché bisogna capire le pre- volta Raffaele Piemontese, segretario provinciale del
senze e soprattutto le assenze alle primarie. Una Partito democratico e presidente del Consiglio coriflessione che dovrò fare con chi mi ha sostenuto», munale di Foggia.
per conto di tutti, perchè il ceto medio si è
schiantato e quindi bisogna andare altrove».
«Nè si può immaginare – ha concluso – di
cercare le risorse per coprire qualunque scelta,
tagliando ulteriormente il welfare, intervenendo
ancora sulla carne viva dei servizi e dei diritti
universali della cittadinanza». Poi aggiunge che
«Renzi allude alla necessità di mettere mano al
patto di stabilità. Lo aspettiamo proprio a questo varco».
del governo sceglie di restare
alla finestra in attesa di conoscere nel dettaglio anche i
provvedimenti economici annunciati dal premier: abbiamo sempre detto di non avere
pregiudizi – è il senso del
ragionamento – per cui se ci
saranno provvedimenti a favore di cittadini e imprese
siamo pronti a valutarli.
Chiusa la partita della legge
elettorale alla Camera, il Cavaliere è pronto ad aprire il
capitolo europee ed i malumori che già serpeggiano tra
i dirigenti azzurri in merito
alla scelta delle candidature.
Ai suoi fedelissimi continua
a ripetere di voler essere lui il
capolista in tutte le circoscrizioni: farò ricorso in tutte
le sedi se mi verrà impedito
di poter essere candidato. Il
Cavaliere è consapevole di
avere poche chance ma appare irremovibile: sarebbe
l’ennesima prova del tentativo della mia eliminazione
dalla scena politica per via
giudiziaria. Non possiamo
accettarlo senza dare battaglia.
Yasmin Inangiray
RASSEGNASTAMPA
6 PRIMO PIANO
Martedì 11 marzo 2014
I MORSI DELLA CRISI
IL PIANO DI RENZI
INVERSIONE DI TENDENZA
«L’Italia viene in Europa per fare
delle cose, non per chiedere favori»
Domani l’ora X sul cuneo fiscale
«Fisco, ridurremo il cuneo
con i tagli alla spesa»
Il ministro Padoan: i risultati arriveranno nel giro di due-tre anni
SOTTO LA LENTE
Scontro
Irap-Irpef
pro e contro
l ROMA. Rilanciare la crescita del Paese
attraverso i consumi, oppure puntare su un
aumento del Pil spinto da nuove opportunità occupazionali. È un po’ questa, in sintesi, la scelta che il governo si trova davanti.
Con un bivio che è anche politico e mediatico: riducendo l’Irpef si aumentano le
buste paga dei lavoratori, tagliando l’Irap si
aiutano i conti delle imprese.
CALO DELL'IRPEF -La focalizzazione delle risorse – a regime 10 miliardi, ma per
quest’anno ne serviranno molti di meno –
per ridurre l’Irpef sembra al momento l’ipotesi prevalente. Sul tappeto ci sono molte
possibilità. L’idea dalla quale si era partiti
era quella di ridurre di un punto le prime
due aliquote Irpef: quella del 23 che si paga
fino a 15.000 euro e quella del 27% che si
versa fino a 28.000 euro. Ma una riduzione
così avrebbe un impatto su tutti i contribuenti con l’effetto di spalmare i 10 miliardi
sui 41 milioni di cittadini che pagano l'imposta. Così, a spanne, il beneficio medio
sarebbe di 243 euro l’anno a testa. L'idea,
invece, sarebbe quella di concentrare il beneficio sulle fasce di reddito più basse che
ora sono con l’acqua alla gola per la crisi e
che, in questo modo, immetterebbero queste
risorse nell’economia alimentando i consumi. La leva più adatta sono in questo caso le
detrazioni per lavoro che hanno un impatto
decrescente al salire del reddito. Meno probabile – al momento – è l’idea di rimpinguare le detrazioni per i figli a carico, dando
benefici a tutte le famiglie a prescindere
dalla tipologia del lavoro. Ma il governo ha
la possibilità anche di ridurre i contributi
sul lavoro (con benefici diretti in busta paga
per il lavoratore ma anche per il datore di
lavoro che ne versa una quota) oppure decidere di aumentare gli assegni familiari:
quest’ultima ipotesi servirebbe ad aiutare
gli 'incapientì, cioè i contribuenti con un
reddito così basso da non versare, già oggi,
l’Irpef. Con le detrazioni sul lavoro lo sconto
potrebbe essere più consistente: se si modulano in modo di concentrare i benefici
fino a 15.000 euro il risparmio fiscale andrebbe a circa 4 milioni di lavoratori. L’effetto nella busta paga (o sulla pensione)
mensile sarebbe appena superiore ai 200 euro. Se si aggiungono anche i pensionati, che
fino a 15.000 euro sono altri 4 milioni, lo
sconto ovviamente si dimezzerebbe a 100
euro mensili. Basta salire di poco diluire di
ancora il beneficio: fino a 20.000 euro si
aggiungono infatti 2,8 milioni di lavoratori e
2,5 milioni di pensionati con il risultato di
far scendere lo sconto mensile a 50-60 euro e
quello annuale a 600-750 euro.
IL TAGLIO DELL'IRAP -Diverso è invece
lo scenario dell’Irap. L'imposta, che si paga
sul valore aggiunto delle imprese - grandi e
piccole – vale complessivamente 34,7 miliardi. Ma la quota pagata dai privati si
attesta a «soli 24,8 miliardi». Con una riduzione da 10 miliardi più che annullare
l’effetto negativo che questo tributo ha sul
costo del lavoro si avrebbe quasi un dimezzamento del prelievo, un alleggerimento
del 40% del dovuto.
l BRUXELLES. Riforme immediate su crescita
e lavoro, per riuscire ad ottenere risultati crescenti nel tempo, significativi nel giro di 2-3 anni.
È il biglietto da visita con cui il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan ha fatto il suo
debutto a Bruxelles, per illustrare all’Eurogruppo il programma del governo Renzi, incentrato
soprattutto sul rilancio dell’economia attraverso
misure strutturali e con un orizzonte, lo ha
ripetuto più volte, di medio termine. Il ministro,
così come il premier, ha le idee chiare: l'Italia
«viene in Europa per fare delle cose, non per
chiedere favori». Segno di un cambiamento di
atteggiamento e di prospettiva nei confronti
dell’Unione europea, anche in vista del semestre
italiano di presidenza, occasione che Roma non
intende perdere per tentare di rilanciare il
proprio ruolo tra i 28.
«Bisogna cominciare subito», ha scandito il
ministro nella sua prima conferenza stampa
ufficiale, ribadendo i concetti espressi nel corso
della giornata ai colleghi europei e al presidente
del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, incontrato al suo arrivo. Le riforme arriveranno e
saranno strutturali. Avranno un impatto inevitabile sui conti pubblici, ma andranno valutate al momento giusto, quando cioè cominceranno a dare i risultati a cui il governo punta.
Agire sul Pil, sul denominatore, è del resto
l’unica via per aggiustare nel tempo anche
deficit e debito. Soprattutto considerando che
l’economia italiana crescerà quest’anno con
ogni probabilità meno di quanto previsto dall’ex
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni,
(1,1% la stima del titolare del Tesoro fino a
dicembre scorso). «I numeri che abbiamo sott'occhio – ha ammesso Padoan – sono più vicini a
quelli della Commissione di quanto non fossero
in passato. Il mio atteggiamento è di esser
prudente, preferisco tenermi basso». Parole che
suonano come una vera doccia fredda, visto che
le previsioni di Bruxelles indicano per Roma
una crescita quest’anno di appena lo 0,6%.
Pur inserendosi quindi nelle linee fondamentali del lavoro tracciato dal precedente governo,
ora è il momento di accelerare, ha esortato
ancora il ministro, assicurando l’Ue che comunque il rispetto dell’equilibrio di bilancio
rimane un fondamento essenziale. «La priorità è
mettere in atto politiche a favore di crescita e
occupazione, non disperdendo l’enorme risultato di finanze pubbliche che sono oggi molto più
sostenibili di quanto non fossero tempo fa. Farlo
– ha sottolineato – sarebbe una sciocchezza». Le
prime misure concrete arriveranno dunque già
al prossimo atteso Consiglio dei ministri di
domani, momento in cui il governo, come annunciato da Matteo Renzi, comincerà a tirare le
somme sul jobs act, sull'edilizia scolastica e sulla
casa. Sul tavolo arriverà con ogni probabilità
anche un apposito provvedimento sui debiti
della pubblica amminisrazione, nodo sul quale
la controversia con Bruxelles non sembra ancora appianata. Proprio per rispondere ai rilievi
della Commissione, il governo ha recapitato una
lettera di risposta per evidenziare le misure
intraprese finora e quelle in via di definizione,
smontando anche alcuni degli appunti eviden-
ziati in sede Ue.
Domani sarà però anche il primo momento
della verità sul cuneo fiscale. Padoan non ha
espresso preferenza tra Irap e Irpef, ma ha
assicurato che la riduzione sarà coperta «in
modo permanente» dai tagli della revisione della
spesa, «condizione importante per garantire la
sostenibilità di bilancio».
Mila Onder
Chiara De Felice
ATTESA RENZI SPINGE PERCHÉ TUTTO SIA PRONTO GIÀ PER DOMANI, QUANDO IL GOVERNO SARÀ CHIAMATO A VARARE UNA SVENTAGLIATA DI PROVVEDIMENTI
Calo tasse, si lavora alle coperture
subito il provvedimento sul«jobs act»
l ROMA. La riduzione da 10 miliardi delle
tasse ci sarà e il premier Matteo Renzi spinge
perchè tutto sia pronto già per domani, quando il Consiglio dei ministri sarà chiamato a
varare comunque una sventagliata di provvedimenti che segnerà il cambio di passo del
governo. Ma, se per rimborso debiti della pubblica amministrazione, l’edilizia scolastica e il
piano casa è tutto pronto, per la riduzione delle
tasse potrebbe essere necessario attendere
qualche giorno. Il Consiglio dei ministri de-
AL TIMONE
Il direttore
dell’Agenzia
delle Entrate,
Attilio Befera
.
lineerebbe comunque il percorso, identificando coperture e tempi, che saranno brevissimi.
Con una sorpresa: tra le forbici del governo
potrebbero finire le spese militari e anche i
contestatissimi aerei da guerra F35.
«Bisogna agire subito – ha detto da Bruxelles il ministro dell’Economia, Pier Carlo
Padoan – I risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi in
3-4 anni». Nessuna incertezza sulla volontà di
intervento, quindi, ma certo il governo è proprio alle prese con le compatibilità tecniche
delle scelte da fare. A cominciare dalle coperture, che saranno crescenti nel tempo: 10
miliardi saranno infatti a regime mentre quest’anno – poichè la decisione arriva già qualche mese dopo l'avvio dell’anno – servirà molto
meno.
Che la riduzione delle tasse si concentri
sull'Irpef, invece, appare oramai scontato. Ma
certo c'è da decidere come possa essere attuata, ad esempio se attraverso le detrazioni
sul lavoro o quelle per i famigliari a carico. I
sindacati – tutti - premono per interventi in
favore dei lavoratori. Se le scelte saranno concentrate sui redditi fino a 15.000 euro il «bonus» mensile potrebbe arrivare anche a 200
euro, se si sale anche di poco (a 20.000 euro)
l’importo si dimezzerebbe. In ogni caso scelte
non sono ancora state fatte e un primo vero
confronto tecnico collegiale è previsto per oggi, al preconsiglio, al quale non partecipano i
ministri. Sul tappeto ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che impattano sulle buste paga ma anche
sui costi dei datori di lavoro. Domani certo
sarà il giorno delle scelte politiche. Il primo
nodo da sciogliere è quello delle coperture.
«Non utilizzeremo i fondi Ue per il cuneo
fiscale», ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio in una nota ufficiale.
Per questo capitolo nel 2014 basterebbero 7-8
miliardi, cinque dei quali dalla spending review. Nel paniere delle risorse rimangono anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i
minori esborsi per gli interessi dovuto al calo
dei rendimenti sui titoli di Stato e il rimpatrio
dei capitali, per il quale è previsto il varo di un
disegno di legge da approvare velocemente
con le modifiche che spianerebbero alcuni no-
di tecnici emersi nel confronto con Svizzera.
Ma c'è poi la sorpresa del taglio alle spese
militari. Nel mirino della contraerea del governo sono finiti gli aerei da guerra F-35, costosissimi e contestatissimi. Lo Stato italiano
prevede ora di spendere 14,3 miliardi in 15
anni ed ha già ridotto il proprio programma da
131 a 90 aerei. Un’ulteriore cesoiata, oltre ad
avere un impatto economico, avrebbe un valore politico, dando visibilità ad un tema caro
al Pd ma che è diventato un vessillo del M5s.
Certi sono invece gli altri provvedimenti
annunciati da Renzi. Per il jobs act arrivano le
prime norme. Si tratta di disegni di legge che
introducono semplificazioni nel mercato del
lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di estendere una
copertura anti crisi anche a chi oggi non può
usufruire della cassa in deroga. Per ora si
tratta di interventi che non richiedono risorse:
per gli ammortizzatori sociali però ci sarà
però una rimodulazione dei fondi ora previsti
per la Cig in deroga. L’ipotesi di interventi
onerosi, invece, passa attraverso l’uso dei fondi Ue, che sono vincolati a progetti di sviluppo
e che arriverebbero in seguito. Il Tesoro porta
le norme che consentono di sbloccare 60 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione che potrebbero avere anche l'effetto di alimentare gli incassi Iva contribuendo alla copertura del taglio del cuneo. Le norme prevedrebbero un rafforzamento del ruolo
della Cdp ma anche misure per evitare che in
futuro si ripetano gli stessi ritardi.
Varo sicuro anche per le norme che sbloccano i fondi – circa 2 miliardi – già in possesso
dei comuni per ristrutturare le scuole. E per il
piano casa. Prevedrà un’aliquota ridotta per la
cedolare in caso di contratti a canone ridotto,
un fondo per la morosità incolpevole, un aiuto
per le giovani coppie.
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 7
Martedì 11 marzo 2014
«MI È PARSO DISATTENTO»
«C’è una parte del Paese che ha pagato un
prezzo altissimo durante questa crisi». E poi:
«Cambiare verso vuol dire dare lavoro ai giovani»
IL MONITO DI VENDOLA
«Bisogna stare attenti al fatto che è
partita già una campagna di
delegittimazione del sindacato»
L’ira della Camusso (Cgil)
«Il mondo non è un derby»
Da Bari il segretario del sindacato replica alle esternazioni di Renzi
STEFANO BOCCARDI
ECONOMIA Sopra: il
ministro Padoan che
ribadisce l’impegno per
la riduzione del cuneo
fiscale. A destra il
leader Cgil, Camusso,
con Forte, segretario
pugliese del sindacato
e, a fianco, con il
premier Renzi
ti
l BARI. No, «capisco che Renzi
abbia una visione calcistica, ma il
mondo non è fatto di derby». Il
premier «mi è parso disattento al
fatto che c’è una parte del Paese
che ha pagato un prezzo altissimo
durante questa crisi». E ancora:
«Renzi deve sapere che se risposte
ai lavoratori non arrivano o se si
tolgono risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà
un problema di risposta al mondo
del lavoro».
Non è ancora una vera e propria
dichiarazione di guerra. Non è ancora la proclamazione di quello
sciopero generale pure già evocato
(o invocato?) da tanti. Ma da Bari,
dove ha presenziato alla giornata
inaugurale del congresso provinciale della Cgil, Susanna Camusso
manda un messaggio inequivocabile al presidente del consiglio.
Sì, a meno di ventiquattro ore
dalle esternazioni televisive del
premier e quando ne mancano altrettante alla presentazione di
quella che viene annunciata come
una vera e propria rivoluzione fiscale, la numero uno della Cgil
conferma di non gradire né l’approccio né tanto meno i contenuti
dell’eloquio renziano.
Che i due non si amino e che
anzi siano da sempre cordialmente avversari, non è certo una notizia. Eppure, fa un certo effetto
immaginare che un premier eletto
dal centrosinistra possa fare a meno della Cgil o comunque relegare
il sindacato fondato da Giuseppe
Di Vittorio a un ruolo
men che marginali.
Ma di trarre conclusioni, occorre vedere
le carte di Renzi. Occorre capire innanzitutto dove il premier
troverà i 10 miliardi
da destinare al taglio
del cuneo fiscale, sia
che si tratti di tagli dell’Irpef e/o
dell’Irap, sia che si tratti di più
semplici detrazioni fiscali.
Intanto, la Camusso incassa la
solidarieta del governatore pugliese e leader di Sel, Nichi Vendola, il quale dice che «bisogna
stare attenti al fatto che è partita
già una campagna di delegittimazione del sindacato, dopo lo smontaggio dei partiti, che naturalmente hanno avuto tanti torti e tante
colpe».
Matteo Renzi - lo ha detto domenica da Fazio - teme il «derby»
tra Cgil e Confindustria. E soprattutto non ne vuol più sapere della
«concertazione». La Camusso ovviamente non ci sta, ma non chiude tutte le porte: «Il premier pensa
che non c'è un tema di rapporto
con le parti sociali. La nostra opinione è che sbaglia. Il messaggio
che vogliamo dare è che continua
a lanciare dei titoli ma
non si vede il merito
di quei titoli. Se quei
titoli risponderanno
al ridare potere d’acquisto a pensionati e
lavoratori saremo i
primi ad essere felici,
se vogliono dire che si
faranno ammortizzatori sociali universali che diano la
copertura a tutti saremo più felici». E ancora: «Volete cambiare
verso a questo Paese? Cambiare
verso vuol dire dare lavoro ai giovani e se non glielo danno le imprese, cominci l’intervento pubblico a farlo e poi le imprese verranno. Ma se aspettiamo le imprese, il verso non lo cambiamo».
Di concertazione parla anche il
sindaco di Bari e segretario provinciale del Pd, Michele Emiliano:
«Concertare non significa venire
meno alle proprie prerogative isti-
tuzionali. Ieri ho sentito parole un
po’ dure in televisione, forse la
domenica non è la giornata ideale
per affrontare certi argomenti così delicati. Nessuno mette in discussione che la responsabilità
della decisione spetta alla politica,
ma la concertazione con il sindacato può dare molti vantaggi che
consistono nel sostegno del sindacato alle scelte del governo» «È
chiaro - spiega il sindaco renziano
- che se il sindacato non è d’accordo e il governo è convinto di
avere ragione deve andare avanti». E poi: «Siccome noi siamo la
sinistra queste cose bisogna sempre dirle con grande attenzione,
anche se la verità è che al fondo
delle parole di Renzi si intravedeva la domanda di un giovane
39enne: “in questi 20 anni con il
vecchio sistema siete riusciti a
cambiare le cose?” Siccome dobbiamo ammettere che questo sistema non ha cambiato l’Italia, e
anzi ci ha portato in una situazione difficile, è ovvio che anche le
parole nuove e il modo diverso di
pronunziarle forse sono una scudisciata al paese e anche al sindacato, per stimolarlo verso la direzione giusta. Nessuno vuole fare
a meno del sindacato».
invitaalconcerto
ELISA
L’ANIMA VOLA
TOUR
domenica 16 marzo Palaflorio - Bari
Ritaglia e conserva la seconda
prova d’acquisto.
Per prenotare 2 posti al concerto di Elisa invia un’email mercoledì 12 marzo
dalle 12 alle 14 a [email protected]. Gli assegnatari
dei biglietti riceveranno una conferma dell’avvenuta prenotazione e potranno
ritirare l’invito presso la nostra sede previa esibizione delle 3 prove d’acquisto.
L’iniziativa è valida fino ad esaurimento del numero dei posti a noi riservato.
2a prova d’acquisto del
11 marzo 2014
valida per “LA GAZZETTA
TI INVITA AL CONCERTO”
RASSEGNASTAMPA
13
Martedì 11 marzo 2014
ECONOMIA&FINANZA
Casa, 2013 drammatico
le vendite giù del 9,2%
Il mercato torna ai livelli dell’85. Continua il calo dei mutui
Fonte: Agenzia delle Entrate
Il mercato della casa
parte dei rogiti dagli ultimi mesi del
2013 ai primi mesi del 2014 per sfruttare la più conveniente imposta di
registro». Tenendo conto di questo fenomeno, il quarto trimestre
2013 limiterebbe le perdite
al -5,3%. «Si può pensare che
nel 2014 il picco della crisi
sia ormai passato», osserva
il
direttore
centrale
dell’Omise, Gianni Guerrieri.
Il bilancio dello scorso anno resta nero. La caduta più
pesante delle compravendite colpisce il settore terziario (-11%), seguito dal residenziale (-9,2%), dal commerciale (-7,3%) e dal produttivo (-7,7%). In tutte le
grandi città si comprano
meno case tranne che a Milano, dove interviene «l'effetto Expo» e porta un
+3,4%,
e
a
Bologna
(+1,5%).
I cali peggiori degli scambi sono a Napoli (-15,2%),
Genova (-10,3%), Torino
(-8,2%) e Roma (-7,3%). I
prezzi sono in flessione
ovunque e spaziano dal -4%
di Torino (nel secondo semestre rispetto ai sei mesi precedenti)
al -0,2% di Verona, con Roma al -1,8% e
Milano al -0,5%.
ANSA
l ROMA. Continuano a calare gli fatti, la flessione rallenta dal 24,8% del
acquisti di case, i mutui e i prezzi del 2012 all’8,9% del 2013 e gli ultimi tre
mattone, tanto che il mercato immo- mesi dell’anno mostrano un ulteriore
biliare residenziale scende a un livello miglioramento al -7,5%. Secondo il vipiù basso di quello che registrava 28 anni fa, nel 1985. È la
fotografia
dell’Osservatorio
del
mercato
immobiliare
(Omi) dell’Agenzia delle Entrate, che sottolinea come le
Compravendite immobiliari,
abitazioni passate di mano nel
variazione % 2013/2012
2013 sono 403mila, il 9,2% in
meno rispetto al 2012 e meno
della metà rispetto a prima
Residenziale
-9,2%
della crisi, nel 2006.
In un solo anno il valore di
scambio complessivo delle case perde il 10,7% fermandosi a
Terziario
-11%
una stima di 66,8 miliardi. Di
questi, 17,5 miliardi provengono dalle banche sotto forma di
mutui ipotecari. Anche su queCommerciale
-7,3%
sto fronte pesa la crisi che contrae sia il valore complessivo
del credito erogato (del 10,6%)
Produttivo
-7,7%
sia il numero di prestiti (del
7,7%, fino a 143.000 mutui).
Buone notizie provengono, invece, dai tassi di interesse meMEDIA
-8,9%
di che calano al 3,94% (-0,31%)
e abbassano la rata a 682 euro
al mese (dalle 720 del 2012).
Un altro segnale positivo
proviene dal confronto del 2013 con cedirettore dell’Agenzia delle Entrate,
l'anno precedente: guardando all’in- Gabriella Alemanno, questo dato risieme del mercato immobiliare, in- sente inoltre dello «spostamento di
IL ROSSO DEL 2012 TOCCÒ I 507 MILIONI
Rcs nel 2013 dimezza le perdite
ma i ricavi diminuiscono: -13,1%
l MILANO. Rcs chiude il 2013 con perdite per 218,5 milioni, più che
dimezzate rispetto al rosso di 507 milioni del 2012. Calano però anche i
ricavi, del 13,1% a 1.315 milioni, a causa della pesante contrazione del
mercato pubblicitario ancora in atto. Il gruppo registra tuttavia «leggeri
segnali di ripresa nella seconda parte dell’anno» sul mercato italiano, e
ancor più su quello spagnolo. E sottolinea di aver centrato i target di
profittabilità e gestione di cassa per l’anno.
Dopo 10 milioni di risparmi in più rispetto ai piani (92 milioni la
riduzione totale dei costi nel 2013, con anche 528 dipendenti in meno), Rcs
ritiene ora di poter raggiungere in anticipo il target triennale dei tagli.
Lo scenario per il 2014 resta però complesso. L’azienda si attende nuove
perdite, pur con risultati in miglioramento e un debito in riduzione dopo
la discesa a 476 milioni a fine 2013, dagli 846 di un anno prima.
Tra le singole divisioni, l’area dei Quotidiani Italia vede ricavi in calo
del 13,3% con un margine operativo lordo positivo per 45,5 milioni (-17,8
milioni dal 2012) escludendo gli oneri non ricorrenti (-2,9 milioni, contro
i 51,4 del 2012 il mol effettivo). In Spagna i ricavi di Unidad Editorial
scendono invece del 10,4%. Spicca tra le voci in calo, la crescita delle
attività digitali, dove Rcs ha investito 20 milioni e segna ricavi in
aumento del 3% a 147 milioni (l'11% dei ricavi complessivi). Sul tema si è
inserito anche il comitato di redazione di Rcd, la Redazione Contenuti
Digitali di Rcs, preoccupata per l’annunciato stato di crisi: «Alla luce dei
ricavi delle attività digitali, aumentati nell’ultimo anno e dati ancora in
crescita per il futuro – afferma il Cdr di Rcd -, appare ancora più
incomprensibile».
Farinetti cede il 20%
di «Eataly»
al fondo Tamburi
ISTAT BENE LA FABBRICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO (+12%). NON SFIGURA L'AUMENTO PER GLI AUTOVEICOLI (+7,7%)
l ROMA. Oscar Farinetti ha ceduto il 20% di Eataly alla
banca d’investimenti Tamburi Investment Partners per 120
milioni di euro. «L'abbiamo fatto per due motivi: futura quotazione in borsa, che ci piacerebbe raggiungere entro il 2017,
dove l’esperienza del team Tamburi potrà essere fondamentale
e per mettere liquidità in azienda, visto l'importante piano di
sviluppo italiano ed estero previsto nei prossimi anni» ha
spiegato lo stesso patron di Eataly, smentendo il sospetto di
future dismissioni e confermando l’imponente programma di
nuove aperture e sviluppi del progetto. Il timone resta saldamente in mano a Oscar Farinetti con una quota di famiglia
che scende dall’80% al 60% dove sono preponderanti i tre figli.
La merchant bank, annunciando l’acquisizione ha spiegato che
i soci di Eataly hanno condiviso con Tip l’obiettivo di quotare la
società, subordinatamente alle condizioni dei mercati finanziari, al fine di renderla una public company globale che, pur
con un profilo sempre più internazionale, possa continuare a
rappresentare l’Italian lifestyle con ancora maggior forza, grazie ai benefici finanziari e di visibilità della quotazione. «La
famiglia Farinetti che, insieme agli storici soci già Unieuro
controlla Eataly tramite la Eatinvest, scende dall’80% al 60%
per fare entrare Tip tramite la Clubitaly» spiega l'imprenditore
noto sostenitore di Matteo Renzi. «Restano al timone di Eataly
Oscar Farinetti, presidente, ed i due figli Francesco e Nicola
con il socio e amministratore delegato Luca Baffigo Filangieri;
il terzo figlio di Farinetti, Andrea, segue le aziende produttive»
spiega il gruppo che vede tra i soci fondatori anche Coop Italia.
ClubItaly, la newco creata appositamente per l’operazione e
partecipata al 30% da Tip e al 70% da family office soci storici di
Tamburi, tra cui nomi in vista delle famiglie «eccellenti» del
made in Italy alimentare, da Lavazza a Ferrero, Marzotto (vini
Santa Margherita), Branca, Angelini.
Eataly, fondata nel 2003 ad Alba da Oscar Farinetti per la
distribuzione e commercializzazione mondiale di prodotti
dell’eccellenza enogastronomica italiana, punta quest’anno a
un fatturato consolidato intorno a 400 milioni di euro (esclusi i
franchisee) e a un ebitda di circa 45 milioni, dopo aver mostrato
nel 2010-2013 una crescita media annua di fatturato ed ebitda
rispettivamente di oltre il 33% e il 75%.
l ROMA. L'industria italiana
apre il 2014 con uno scatto che
porta la produzione a segnare il
rialzo più forte da oltre due anni.
A gennaio l’Istat ha infatti registrato una crescita dell’1% su dicembre, come non succedeva
dall’agosto del 2011. E il dato torna
Industria, balzo della produzione
a gennaio crescita massima dal 2011
positivo anche rispetto allo scorso
anno, con un aumento dell’1,4%.
Certo per adesso bisogna accontentarsi di piccoli passi in
avanti, di qualche decimale in più
a confronto con le attese. La speranza è che questi timidi segnali
non vengano spazzati via dai
prossimi dati, come è successo il mensile fanno bene comparti
mese prima, quando l'attività a chiave del Made in Italy, come il
dicembre è tornata in perdita do- tessile (+5,7%). In netto rialzo anpo il balzo di novembre. A pro- che un altro ramo determinante,
posito non confortano le stime del quello che riunisce i macchinari,
Centro studi di Confindustria, dai sistemi di riscaldamento alle
che prevede un nuovo calo per macchine agricole (+4,2%). Rifebbraio (-0,2%). Il rischio è quello spetto a gennaio del 2013, segna
di un’altalena,
in cui a ogni seLa produzione industriale
gno più segue
Indice corretto
Indice grezzo
una contrazio110
ne, quando per
-3,0%
100
rifarsi occor+1,4%
90
rerebbe ben al80
-3,0%
-1,7%
tra spinta. Ba70
sti
pensare
60
che, sempre se50
2011
2012
2013
dic ’13 dic ’14
condo gli economisti di viaL’ULTIMO ANNO MESE PER MESE (dati destagionalizzati)
95
le dell’Astro94
nomia, «il li92,6
vello di attività
93
+1% su dic. 2013
rimane infe92
riore
del
91
23,8%» se si fa
90
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen
il
paragone
2013
2014
Fonte: Istat (Indice; base: 2010 = 100)
ANSA
con il picco
pre-crisi. Tanto che per Nomisma con questi un’impennata a doppia cifra la
tassi di crescita solo «nel 2016 si fabbricazione di mezzi di trasporrecupererebbero i livelli di atti- to (+12%) e non sfigura l'aumento
vità industriale del 2011».
per gli autoveicoli (+7,7%). Fin
Comunque grazie allo sprint di qui i dati corretti per gli effetti di
gennaio ci sono le premesse per calendario: il quadro cambia se si
un avvio di 2014 non del tutto fu- guarda ai risultati grezzi, con un
nesto. Inoltre la ripresa appare giorno lavorativo in meno che codiffusa su tutti i principali ma- me al solito pesa (nel complesso
cro-settori. In particolare su base dal +1,4% si giunge al -1,7%).
RASSEGNASTAMPA
LETTERE E COMMENTI 17
Martedì 11 marzo 2014
DE TOMASO
Banco di prova per Renzi
>> CONTINUA DALLA PRIMA
R
enzi è un inguaribile ottimista.
In cuor suo è convinto che già
l’effetto annuncio contribuirebbe a sollevare il morale
degli investitori mai così in basso negli
ultimi 70 anni. Ma il presidente del
Consiglio è il primo a sapere che senza
rasoiate strutturali alla spesa improduttiva, i tagli delle tasse su Irpef e Irap
verranno compensati da rialzi impositivi
su altre voci, anch’esse abbondantemente piallate dal fisco. Morale: la pressione
tributaria complessiva rimarrà intatta.
Quale sarà, allora, il fisco modello
Renzi? Il boccino è nelle mani del ministro dell’economia, Per Carlo Padoan,
le cui riflessioni da economista puro prima cioè del suo ingresso al governo spingevano per una scelta radicale, non
certo compromissoria, nel derby tra Irpef e Irap, con leggera prevalenza per
quest’ultima. Ma anche se prevalesse il
pensiero del ministro, cioè anche se il
taglio non obbedisse a logiche tartufesche, la questione rimarrebbe inalterata. Dove andrebbero reperite le risorse per finanziare lo sconto fiscale,
evitando così di incorrere nelle ire
dell’Europa, che fa da sentinella al vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil?
E ancòra: sarebbe sufficiente un taglio di
10 miliardi di tasse per ridare slancio
all’economia?
L’impressione è che Renzi ponga eccessiva fiducia sulla sua sbandierata
rivoluzione fiscale. Non saranno i 300
euro (per ogni assunto) di risparmio
annuale per le imprese, o gli 80 euro lordi
in più in busta paga per i dipendenti, a
trasformare un’economia depressa in
un’economia più aggressiva di una tigre.
L’Italia ha bisogno di una cura choc, non
di un’aspirina. Ha bisogno di una terapia
dirompente che, però, mal si concilia con
l’attuale architettura costituzionale, negata alla decisione immediata. Lo stesso
Renzi rischia di rimanere stritolato dalla
lentocrazia permanente. Finora lui ha
dato prova di velocismo, non di decisionismo. E il velocismo non è altro che
il sottoprodotto mediatico e sterile del
decisionismo. Punto.
Allora. Renzi può governare con tutte
le migliori intenzioni del pianeta, ma
fino a quando non riuscirà a ridurre
l’apparato pubblico, compresi i privilegi
e gli sprechi di una Razza Padrona che ha
generato figliolanze in tutti gli angoli
della Penisola, non avrà fermato neppure per un centimetro il costante declino della nazione. Il debito di oltre
2mila miliardi di euro dipende da una
spesa pubblica che solo uno statalista
privo di dubbi può considerare necessaria o intoccabile. Ieri su Repubblica, il
professor Alessandro De Nicola, recensendo un volume di due economisti sui
costi delle ferrovie italiane, ha osservato
che «se si attualizzano i versamenti
italiani degli ultimi 22 anni (207,7 miliardi più circa 7 per il 2013) con gli
interessi pagati per il debito (173 miliardi), la componente ferroviaria del
nostro debito pubblico è pari a 388
miliardi di euro, il 20% dello stesso,
quasi il 25% del Pil». Avete letto bene.
Se poi si confrontano le cifre per le
ferrovie in Italia con le cifre degli altri
Paesi europei per opere di analoga consistenza, si rischia l’infarto. All’estero, i
costi risultano di gran lunga inferiore, il
che pone dubbi e interrogativi non solo
di natura finanziaria, ma anche o soprattutto di natura morale. Scrive opportunamente De Nicola: «Se avessimo
speso quanto la media degli altri Paesi di
cui abbiamo i dati completi (senza ottenere i medesimi risultati, per carità!)
avremmo oggi un debito pubblico inferiore di 259 miliardi: il 16 per cento del
Pil, e in più risparmieremmo ogni anno
11-12 miliardi di interessi».
Fin qui i risparmi che si sarebbero
ottenuti da un’oculata gestione della
politica ferroviaria (altro che raddoppio
del binario Termoli-Lesina, si sarebbe
potuto realizzare l’Alta Velocità da Trieste a Lecce, come invoca quotidianamente questo giornale). Se poi si dovessero aggiungere i risparmi ricavabili
dallo snellimento dell’apparato burocratico, dalla vendita di parte del patrimonio pubblico, dalla soppressione delle
Province, dall’accorpamento dei Comuni
inferiori ai 40mila abitanti, dalla confluenza delle Regioni più piccole nelle
Regioni più popolose, la somma per
ridurre il carico fiscale su imprese e
famiglie, che resta l’unica efficace e
collaudata politica industriale, raggiungerebbe livelli tali da far percepire sul
serio, non a parole, i benefìci prodotti
dall’abbattimento
dell’Irpef
e/o
dell’Irap.
Programma vasto e ambizioso, è vero.
Ma senza alternative. Il resto - Renzi o
non Renzi - è solo talk-show. Accompagnato da nuove tasse, ossia da nuovi
cedimenti del Prodotto Interno Lordo.
Giuseppe De Tomaso
[email protected]
LUCA CELLAMARE
Confisca possibile, ma limitata
I
l variegato mondo della responsabilità “penale” delle società
si è ulteriormente arricchito di due importantissime pronunce della Suprema Corte di Cassazione. Le due “corpose”
sentenze, depositate qualche giorno fa, affrontano ancora
una volta uno degli aspetti più delicati e controversi dell’intera
disciplina: e cioè il sequestro preventivo e la confisca del “profitto
del reato”.
Con la prima pronuncia la Corte affronta in limine i concetti di
“interesse” e “vantaggio” della società, per poi passare ad analizzare approfonditamente la nozione di profitto del reato da
assoggettare a confisca in caso di condanna dell’ente. L’interesse e
il vantaggio, come noto, devono essere sottesi alla commissione
dell’illecito da parte della persona fisica perché possa configurarsi
la responsabilità in capo all’ente nel cui contesto aziendale l’agente è inserito. Il reo, infatti, deve essere un soggetto apicale, cioè
posto ai vertici dell’azienda, o un individuo sottoposto alla direzione o vigilanza di questi. Ebbene, con il provvedimento in
commento, gli Ermellini hanno ribadito che i termini “vantaggio”
ed “interesse” non rappresentano una mera endiadi, bensì costituiscono criteri imputativi della responsabilità concorrenti e
alternativi tra loro. La sussistenza dell’uno e/o dell’altro, cioè,
determina la configurabilità della responsabilità in capo all’ente.
I giudici, inoltre, precisano che l’interesse dell’ente richiede una
semplice verifica “ex ante”; viceversa, il vantaggio richiede sempre una verifica “ex post” e può essere conseguito anche quando la
persona fisica abbia agito nel proprio esclusivo interesse.
Circa la definizione di “profitto” del reato, che, come noto, non è
fornita dal Legislatore, la Corte ha poi illustrato le varie accezioni
che il termine può assumere con riferimento ai diversi istituti di
diritto penale: ad esempio la nozione di profitto oggetto della
“confisca/sanzione” differisce da quella di profitto oggetto della
“confisca/misura di sicurezza”, piuttosto che da quella di “profitto di rilevante entità” come condizione per l’irrogazione delle
sanzioni interdittive a carico della società. Abbandonata “qualsiasi velleità di ricostruire una nozione unitaria di profitto, stante
la polifunzionalità del termine”, i Giudici si sono quindi soffermati sulla nozione di profitto assoggettabile a confisca/sanzione in caso di condanna dell’ente. In estrema sintesi, per essere
tipico, il profitto deve corrispondere ad un mutamento materiale,
attuale e di segno positivo del patrimonio del beneficiario. Cioè,
può essere assoggettato a confisca soltanto l’immediato ed effettivo incremento del patrimonio scaturente dal reato. Con-
seguentemente il profitto, che può comunque sostanziarsi in un
mero risparmio di spesa, non può concretarsi in un guadagno
“virtuale”: in tal modo il concetto di profitto si ridurrebbe alla
nozione di vantaggio e la funzione propria della confisca finirebbe
per sovrapporsi (e non affiancarsi) a quella delle sanzioni pecuniarie previste dal decreto 231.
Con la seconda pronuncia, le Sezioni Unite si sono invece
pronunciate in materia di sequestro dei beni aziendali in relazione al reato di omesso versamento di IVA: in particolare i
Giudici hanno risposto alla dibattuta questione se sia possibile
disporre il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni
societari per le violazioni tributarie commesse dal legale rappresentante o da altro organo.
Censurando precedenti orientamenti giurisprudenziali, le
SSUU hanno escluso la possibilità di procedere al sequestro
preventivo “per equivalente” ai danni della persona giuridica in
caso di reati tributari ascritti al legale rappresentante. Non è
condivisibile, secondo la Cassazione, l’assunto per cui il sequestro
sia possibile in quanto deve ritenersi sussistente un rapporto
organico tra persona fisica ed ente, tale da rendere l’agente e la
società concorrenti nello stesso reato. La Corte sottolinea, infatti,
che in materia di reati tributari è prevista soltanto una responsabilità amministrativa delle società (perseguibile dall’Agenzia delle Entrate e la cui giurisdizione è demandata al giudice
tributario) mentre non sussiste una responsabilità “penale” parallela a quella della persona fisica, come invece avviene per i
“reati presupposto” contenuti nel decreto 231/2001.
A nulla rileverebbe, inoltre, che l’autore del reato (rappresentante legale o manager) abbia la disponibilità dei beni della
società. Sul punto è sufficiente sottolineare che, stante la distinzione tra i patrimoni, l’eventuale appropriazione indebita di
beni della persona giuridica da parte di un amministratore può
integrare il reato di cui all’art. 646 c.p..
In conclusione ed in estrema sintesi, la Corte ha sancito i
seguenti principi di diritto: il sequestro preventivo “diretto” è
consentito soltanto limitatamente al profitto del reato, in quanto
in tal caso la confisca non assolve una funzione afflittiva ma bensì
è diretta al ripristino dell’ordine economico perturbato. Il sequestro per equivalente di beni aziendali in caso di reati tributari,
invece, è possibile qualora la persona giuridica rappresenti uno
“schermo fittizio”.
[email protected]
CHE AMBIENTE FA
di GIORGIO NEBBIA
La contestazione
ecologica americana
H
o assistito, tempo fa, ad un dibattito su un libro intitolato: “Il capitalismo americano e i suoi critici”,
curato dallo storico Pier Paolo Poggio (Jacabook). La
domanda era: i critici del capitalismo americano che
cosa volevano e vogliono - e che cosa hanno ottenuto - Dal libro
appare che sostanzialmente tali critici non fanno altro che rivendicare dei diritti, negati nel nome del profitto. I lavoratori
chiedono maggiori salari per avere una vita migliore, un diritto
negato dall’egoismo del datore di lavoro che tiene bassi i salari
per assicurarsi maggiori guadagni. Le donne rivendicano il diritto di uguaglianza, negato dalla comodità di pagarle di meno
per avere maggiori profitti. Gli ecologisti protestano per il diritto
ad avere aria trasparente e acque pulite, negato dagli inquinatori
che traggono maggiori profitti evitando le spese per depuratori e
filtri. I pacifisti considerano la guerra uno strumento per violare
i diritti e appropriarsi delle ricchezze di altri popoli. I neri chiedono di essere considerati uguali ai bianchi, un diritto negato da
residui di discriminazioni che risalgono al tempo in cui, come
schiavi, erano considerati proprietà privata dei padroni bianchi.
Potere, proprietà privata e denaro appaiono, insomma, i volti del
capitalismo americano oggetto della “critica” esaminata nel libro. Mi ha colpito in particolare l’analisi che attribuisce la nascita, proprio negli Stati Uniti, di quella contestazione ecologica
che sarebbe arrivata successivamente in Europa. Le colonie nordamericane sono nate in seguito all’immigrazione dall’Europa
dapprima di gruppi di intellettuali in fuga dall’oppressione dei
regimi autoritari europei, poi, dall’inizio dell’Ottocento in avanti, dall’immigrazione di crescenti masse di proletari alla ricerca
della terra promessa, di benessere e ricchezza offerti da uno
sterminato territorio ricco di acque, pascoli, foreste e “vuoto”.
Vuoto fino a un certo punto, perché abitato da popolazioni native
spesso nomadi, che vivevano della caccia di animali allo stato
naturale, che non conoscevano la proprietà privata e i confini
delle terre, popolazioni “selvagge” rispetto ai modelli europei.
Sgradevoli intralci nelle terre che i coloni volevano occupare e
che, come prima cosa, dividevano in spazi privati su cui coltivare
i propri raccolti, allevare il proprio bestiame, tagliare i propri
alberi, aprire le proprie miniere. Le terre dei nativi erano così
spartite dapprima fra grandi proprietari, poi a poco a poco, fra
piccoli proprietari, o banche che le affittavano a sempre nuovi
immigrati; ogni proprietario col fine di trarre il massimo profitto nel più breve tempo possibile, come vogliono le regole del
capitalismo. Nella metà dell’Ottocento qualcuno ha cominciato a
riconoscere che un territorio vergine, conservato in equilibrio
“ecologico” dal modo di vita dei nativi, in breve tempo si trasformava in terre desolate e diboscate, esposte all’erosione ad
opera delle acque e del vento, invaso da scorie minerarie.
MOVIMENTI -Sono così nati i primi movimenti “critici” di
denuncia della devastazione della natura, in difesa delle foreste e
contro le coltivazioni e gli allevamenti intensivi. Vari saggi del
libro citato, ricordano le persone che hanno parlato nel nome del
diritto umano alla salvaguardia della natura, voci contro cui si
sono scatenati, nel nome della proprietà privata, i grandi coltivatori e allevatori, i proprietari delle miniere e delle ferrovie
che potevano spingere lo sfruttamento di sempre nuove terre
sempre più ad ovest. Ricordate i tanti film sul selvaggio West,
troppo spesso raccontati dal punto di vista dei coloni e solo di
recente un po’ più critici verso la violenza esercitata dai “bianchi” contro i diritti dei nativi - Il libro ricorda, fra “i critici”, le
figure di naturalisti come Henry Thoreau (1817-1862), obiettore
di coscienza contro un governo che svendeva ai privati le terre
fertili che avrebbero dovuto essere beni comuni, John Muir
(1838-1914), quello che fondò la prima associazione ambientalista
per la difesa delle foreste di sequoia della Sierra californiana;
geografi come George Marsh (1801-1882), il primo a denunciare
come l’azione umana miope modifica negativamente la natura;
sociologi come Lewis Mumford (1895-1990). Ma la voce dei critici
era ascoltata anche da alcuni dei presidenti degli Stati Uniti che
istituirono le prime “riserve nazionali”, sottratte alla speculazione privata, affidarono al ministero dell’interno il compito di
difesa delle risorse naturali e di difesa dei diritti dei nativi sopravvissuti. La critica ecologica si fece più vivace dopo la seconda guerra mondiale (1939-1945) con il chimico Linus Pauling
(1901-1994), con i biologi Rachel Carson (1907-1964) e Barry Commoner (1917-2012); gli economisti Kenneth Boulding (1910-1993) e
Nicholas Gorgescu-Roegen (1906-1994) riconobbero le regole
dell’economia capitalistica come responsabili della devastazione
della natura; tutti considerati “comunisti” da speculatori e inquinatori che non esitavano a sostenere che erano proprio i loro
profitti ad assicurare lavoro e benessere e progresso. I critici
hanno fermato il capitalismo e i suoi guasti - No, ma almeno
l’hanno reso, per qualche tempo, un po’ meno violento ed arrogante. Secondo alcuni, adesso che il capitalismo trionfa su
scala globale, assistiamo a disastri ecologici sempre più devastanti, in tutti i paesi della Terra, e anche la critica si è allentata
per la crisi economica e la stanchezza. Gli inquinatori ringraziano.
RASSEGNASTAMPA
2
martedì 11 marzo 2014
POLITICA
Italicum, niente parità
Deputate in rivolta
Bocciati alla Camera con il voto segreto tutti
gli emendamenti favorevoli alle quote rosa
● Pd spaccato, oltre cinquanta no alla proposta
di mediazione. Le democratiche lasciano l’aula
●
FEDERICA FANTOZZI
@federicafan
Emendamento al buio. Sulla parità di genere l’accordo non spunta. Si va alla battaglia in aula: a voto segreto, però. E la
mediazione del 40% dei capilista donne l’unica in campo - si schianta contro 298
no e 253 sì. Tra Pd e Sel mancano all’appello un’ottantina di voti, anche di più se
si sommano i sì delle deputate forziste. È
caos in aula, le Dem abbandonano l’emiciclo decise a far mancare il numero legale.
Finisce nel baratro una giornata nerissima, fatta di stop and go, trattative nel
comitato dei nove, tentativi Dem di ammorbidire Forza Italia e sospetti azzurri
di fuoco amico sull’Italicum da parte della minoranza Pd. L’impasse è certificata:
governo, commissione Affari Costituzionali e comitato ristretto alla fine si rimettono all’aula. Pd, Fi e Scelta Civica lasciano un’ambigua libertà di coscienza ai loro deputati.
Sono quasi le nove di sera, quando a
Montecitorio cala il sipario. In rapida successione sono già stati bocciati gli emendamenti sull’alternanza di genere (335
no e 227 sì) e sull’alternanza dei capilista
(344 no e 214 sì). Il fronte dei contrari
cresce. A nulla valgono gli appelli di Epifani, Barbara Pollastrini («Viene da rimettersi alla clemenza della corte...»). Dal Pd
si sfilano molti dei suoi 293 deputati, considerando anche i 36 vendoliani e i montiani. Che tirasse un’ariaccia si era capito
quando, all’appello di Rosy Bindi ai colleghi maschi affinché ritirassero le firme
dalla richiesta di voto segreto, due acconsentono (Sisto e Romano) ma tre si aggiungono, salendo a quota 41. Non si materializza il soccorso grillino, sperato anche dalle donne di piazza in Lucina: «Ipocriti, vogliamo asili nido e non quote rosa, cambiare la società, non avere ministeri senza portafoglio» denunciano in aula le pentastellate.
Lo scontro è feroce dentro Forza Italia, dove Berlusconi ha delegato tutto alle
sapienti mani di Verdini. Amareggiata,
prende la parola Stefania Prestigiacomo
avvolta in uno scialle candido: «Parlo in
dissenso dai miei, nel 2005 Bondi diede
voto favorevole, oggi un partito liberale
non lascia libertà di coscienza». Subito
rimbrottata da Brunetta: «Sta prevalendo la più grande libertà». Ma l’onorevole
siciliana sa che, di fatto, i giochi sono chiusi. I colleghi minacciano, se passa la parità di genere, di votare in massa l’emendamento di La Russa e Meloni sulle preferenze. Ma così salterebbe l’accordo complessivo: il Cavaliere non può permetterlo, Renzi nemmeno. Verdini, Brunetta, Sisto hanno puntellato il muro delle resistenze maschili. Solo Renata Polverini annuncia al microfono voto favorevole alla
parità di genere, mentre Longo fa il contrario.
La partenza era già con il piede sbagliato. Al mattino, il comitato dei nove prima slitta e fa scivolare in avanti l’aula, prevista alle 11. L’accordo è lontano, la mediazione non decolla. Nella notte c’è stato
l’irrigidimento di Forza Italia. Il relatore
dell’Italicum Francesco Paolo Sisto si
SICILIA
Minacce a Crocetta
In una busta
un proiettile di fucile
È stata intercettata ieri mattina una
busta indirizzata al presidente della
Regione Sicilia, Rosario Crocetta, con
all’interno un proiettile da fucile di
grosso calibro. La missiva è stata
affidata agli investigatori.
«Intensificheremo l’azione antimafia
in modo ancora più forte - ha
affermato Crocetta - e questo è il
risultato anche di chi con toni verbali
estremizza». Tanti i messaggi di
solidarietà inviati al governatore, dal
Pd locale a quello nazionale, fino al
ministro Alfano. Risale giusto a un
anno fa un’altra lettera anonima con
minacce di morte rivolte a Crocetta e
a un imprenditore.
esprime con durezza: «Siamo contrari alla parità di genere per legge. È incostituzionale». Distribuisce fotocopie di tre sentenze della Consulta che, a liste bloccate,
giudicano incostituzionale «la norma di
legge che impone nella presentazione delle candidature a cariche pubbliche elettive qualsiasi forma di quota in ragione del
sesso dei candidati». Poi chiede un rinvio
di tre ore e un nuovo comitato ristretto.
Se ne riparla al pomeriggio, è chiaro che
si finirà tardi. Accantonato il nodo al nodo al femminile, si passa agli altri. Maretta sulla delega al governo per ridisegnare
i collegi. Passa l’emendamento Nardella
che assegna il compito al Viminale (cioè
ad Alfano). Il governo avrà 45 giorni di
tempo per emanare il decreto. I collegi
plurinominali, da 125 scremati a 115, salgono a un massimo di 120. Tornano le
candidature multiple fino a un massimo
di 8, sebbene Ncd avrebbe gradito portarle a 10.
Nel frattempo, si tratta a oltranza. Da
una parte Verdini, Brunetta e Sisto.
Dall’altra Guerini e Maria Elena Boschi.
Il ministro delle Riforme si apparta e discute con Verdini e Daniela Santanchè. Il
plenipotenziario di Berlusconi chiede al
gruppo Dem di votare contro l’emendamento, Speranza rifiuta. E’ ancora stallo.
Il governo rompe gli indugi e adotta la
soluzione di ripiego: rimettersi all’aula.
Non darà parere contrario all’emendamento sul 40-60. In teoria è uno strappo,
secondo il patto ogni modifica dovrebbe
essere respinta dal governo, ma Renzi forza. Sisto prende il toro per le corna. Chiede alla presidente Boldrini un’ora e un
quarto di stop «per sciogliere gli ultimi
nodi», ma c’è l’ennesima fumata nera.
Forza Italia, Pd e Scelta Civica decidono
di lasciare libertà di coscienza ai loro parlamentari. Gli azzurri ritirano il Salva-Lega. La libertà di voto diventa una scelta
obbligata: «Il governo ci ha mollati». Non
è una resa però: confidano che tutto sia
sotto controllo. «Vedremo, la storia non
si fa con i se» taglia corto Brunetta. Pronte le firme - più delle 30 necessarie - per
chiedere il voto segreto che strangoli le
quote rosa nell’urna.
.. .
Via libera al testo che
fissa in un massimo di 120
il numero dei collegi
FI ritira il salva-Lega
L’abito bianco, i sorrisi
poi arriva la delusione
FED. FAN.
@federicafan
Abiti bianchi ma umore nero. A presiedere l’aula, tra pause e slittamenti, è
Laura Boldrini, con indosso un lungo
scialle bianco sulla giacca grigio perla.
Come lei, hanno scelto la sciarpa l’ex ministro Maria Chiara Carrozza e Rosy
Bindi, che sulla parità di genere minacciano di impuntarsi. In Transatlantico è
l’argomento di tutti i capannelli: la protesta trasversale «whitedresscode» lanciata via Twitter da Laura Ravetto e subito
rilanciata da Alessandra Moretti, che
ha rinunciato al rosso. Colore più pugnace e meno angelico ma che, oltre ad
essere già stato usato contro la violenza
sulle donne, sarebbe stato difficile da digerire per le colleghe di Forza Italia.
Già, perché magari non è vero, come
raccontano gli onorevoli maschi, che Silvio Berlusconi sia furibondo con le sue
«pupille». Di certo, l’altissima esposizione mediatica ha molto polarizzato la
battaglia. Tra gli scranni di Montecitorio, sono una sessantina le «suffragette
del bianco». Un’onda trasversale, e in serata furiosa, che non lambisce il M5S:
«Quote rosa come fumo negli occhi» è
la stroncatura di Roberta Lombardi. Ravetto è soddisfatta: «È un bel segnale visivo. Bianco in fondo non è quotista, né
rosa né azzurro. E certe battaglie vanno
«Nel mio partito c’è chi ha tradito, ma non finisce qui»
MARIA ZEGARELLI
ROMA
Roberta Agostini esce dall’Aula con il volto scuro. «Il nostro partito, il nostro partito non l’ha votato». Furibonde le donne
del Pd, un colpo basso.
Onorevole,sonomancatiprimadituttoi
votidel Pd. Partiamo da qui: 253 sì, molti
meno dei deputati dem.
«Nel Pd c’è stato un tradimento da parte
di alcuni di noi. Questo era un emendamento condiviso nel gruppo a parole, più
degli altri,ma evidentementeil votosegreto ha coperto dissensi che non hanno avuto il coraggio di venire alla luce e di mostrarsi. Un atteggiamento irresponsabile
e incomprensibile, tanto più perché il Pd
applica già al suo interno norme e regolamenti stringenti che hanno consentito
l’elezione di un gruppo che ha quasi il
40% di presenza femminile. Ma in questa
vicenda è bene anche sottolineare la responsabilità di Forza Italia e di Berlusconi
che ha manifestato una totale contrarietà».
Incomprensibilel’atteggiamentodialcuni deputati Pd? C’è chi dice che il patto
traRenzieBerlusconivenivaprimaditut-
L’INTERVISTA
Roberta Agostini
«Il voto segreto ha coperto
dissensi che non hanno
avuto il coraggio di venire
allo scoperto. Da Boschi
ci aspettavamo maggiore
incoraggiamento»
to,anchedella paritàdigenere. Noncrede sia questa la spiegazione?
«Certamente la riforma elettorale si fonda
sull’accordo prioritario tra Renzi e Berlusconi, ma il patto andava concordato meglio e di più con le forze dell’attuale maggioranza e soprattutto la discussione dentro il Pd doveva essere più approfondita.
La legge elettorale andrebbe fatta presto
ma anche bene. Tra l’altroil testo dell’Italicum ha già subito modifiche e alcune altre
sarebbero auspicabili, come le modifiche
delle soglie e la scelta da parte degli elettori. Credo che anche questo punto andava
chiarito bene sin dall’inizio. Inoltre la direzione nazionale non ha dato solo mandato
al segretario di raggiungere un’intesa sulla legge elettorale ma ha anche approvato
all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il Pd, qualunque fosse stata la riforma elettorale, ad inserire norme antidiscriminatorie cogenti. Ci siamo mosse su
una decisione della direzione nazionale e
abbiamo proseguito trovando un accordo
trasversale con le donne delle altre forze
politiche a partire da Fi».
Mentre noi stiamo parlando le sue colleghe del Pd sono riunite nella sala Berlinguer e minacciano di non votare la leg-
ge. Davvero c’è qualcuno che pensa di
far saltare il patto di ferro con Fi?
«In troppi hanno strumentalizzato la vicenda minacciando che su questo tema
potesse saltare un patto. Non credo che
questo possa succedere, dobbiamo continuare la nostra iniziativa perché la legge
elettorale non finisce alla Camera, ci sarà
un voto al Senato e credo che,anche attraverso la spinta che arriverà dall’opinione
pubblicae dalle associazioni, possaaiutarci a inserire a Palazzo Madama gli emendamenti qui bocciati».
Ma come crede di vincere una battaglia
dove i numeri non sono certo gli stessi
della Camera? Puntate sul voto palese?
«Intanto le regole sono diverse e il voto
segreto non è previsto. Abbiamo visto come anche in passato sia stato utilizzato
contro norme di parità, qui alla Camera
ma anche nelle Regioni dove in alcune occasione è stata affossata proprio con il voto segreto la legge che introducevala parità di genere».
Masecondoleiilgovernohafattobenea
rimettersi alla Camera, o si aspettava
una presa di posizione del premier che è
anche il segretario del Pd?
«Miaspettavo che il segretario del Pd inse-
risse dall’inizio nel testo dell’accordo norme per la parità facendo un punto qualificante dell’iniziativa politica del Pd. Il rimettersialla Camera è stata la conseguenza dell’assenza di accordo a causa della
contrarietà di Fi».
C’è chi pensa, nel suo partito, che sulla
elettorale qualcuno facendo una battaglia sulla parità in realtà volesse creare
solo problemi a Renzi.
«Chi pensa questo non ha capito niente. Né
della battaglia che stiamo facendo né della
storia politica che abbiamo alle spalle».
Ma su questo emendamento c’è stata la
mediazione della ministra Boschi con
Verdini. Cosa non ha funzionato se il voto è andato così?
«Dalla Boschi ci saremmo aspettate un
cenno di incoraggiamento un po’ più convinto. Qualcuno hapensato che la questione potesse essere il grimaldello per far saltare tutto. Non si è guardato il merito».
Alcune sue colleghe hanno apertamente detto che adesso Renzi questa legge
se la vota da solo. Come rientrerà tanta
rabbia?
«Solo il Senato rimedierà all’errore fatto
approvando ciò che oggi è stato respinto».
RASSEGNASTAMPA
3
martedì 11 marzo 2014
Renzi punta a salvare la riforma
ma l’ira delle donne scuote il Pd
D
Deputate vestite di bianco
per la battaglia a favore
della parità di genere
nell’Italicum FOTO LAPRESSE
condotte comunque vadano a finire». Solidarietà maschile? Né Brunetta né Verdini hanno sfoggiato lo smoking bianco.
«Nino Bosco dell’Ncd mi ha detto che più
della camicia bianca non poteva fare –
scherza Ravetto – Rammarico per il mio
fidanzato (il Pd Dario Ginefra, ndr) che
invece se l’è messa azzurra...».
Camicia candida e cravatta nera a pois
per Nunzia De Girolamo. Camicia senza
collo per Annagrazia Calabria che ha firmato l’appello ai leader di partito ma, come Michaela Biancofiore, in beige, fa parte della pattuglia più scettica: «Il principio delle quote è sbagliato e non è lo strumento adeguato per combattere la distorsione culturale che esiste in Italia. Ma il
punto, oggi, è tutto politico». Questo:
«Con le liste bloccate è difficile che prevalga la meritocrazia». Dolcevita per Gabriella Giammanco. Mise bianconera per
Mara Carfagna, che sorride e incrocia le
dita. Di tutt’altro umore in serata. Seta
bianca sotto giacca arancio per Renata
Polverini. Tubino per le Dem Alessandra
Moretti, che dedica la giornata a Nilde
Iotti, e Cristina Bargero. E poi Roberta
Agostini, Titti Di Salvo, la centrista Dorina Bianchi (perdonata dalle «cugine» forziste per aver loro suggerito di chiedere
l’interecessione di Francesca Pascale).
Attraversa il Transatlantico il ministro
Boschi, in pantaloni neri e camicia verde
acceso. Molti occhi femminili la fulminano, ma ministre e componenti della segreteria renziana si tengono fuori dalla contesa. Perché, nelle stesse ore, le trattative
per sbrogliare la matassa vanno avanti
serratissime, e passi falsi sono vietati.
Daniela Santanchè, tailleur pantalone
rosa shocking e tacchi al solito altissimi, è
la contro-eroina della giornata. «Le quote per me sono umilianti. E il bianco ingrassa, non tutti possono permetterselo...». Ignazio La Russa la omaggia: «Daniela è bellissima, ma io l’ho sempre considerata un maschio. Ricordate quando
Berlusconi diceva: non la conoscevate prima che andasse a Casablanca?». Lei sorride: «Non mi faccio strumentalizzare, piuttosto che la parità di genere voterò le preferenze». E i due si danno il cinque.
a una parte i faldoni
con dentro le misure
economiche che annuncerà domani,
dall’altra il filo diretto con i suoi alla Camera (e con Forza Italia) sulle quote
rosa della legge elettorale. Ieri per tutta la giornata Matteo Renzi ha giostrato su questo doppio fronte. Sempre
un po’ in bilico tra la vittoria e la battuta d’arresto. Del resto entrambi i terreni si sono fin qui mostrati scivolosi.
E il rischio di cadere proprio nel momento in cui il suo governo dovrebbe
dare il segno della svolta possibile
non era remoto. E, nonostante lo scoglio quote rose sia stato superato, lo
rimane. Come dimostra la dura reazione di un bel pezzo di deputati democratici, con le parlamentari in prima fila, a seguito della bocciatura degli emendamenti per la pari opportunità di genere. Un fronte che potrebbe creare più di un ostacolo all’iter
dell’Italicum. Di «occasione persa»
parla non a caso Gianni Cuperlo spiegando che «serve una buona legge e
questa ancora non lo è». Mentre le deputate Pd lasciando l’Aula per protesta hanno chiesto la riunione del gruppo minacciando di far mancare il numero legale. Il che impedirebbe a
Renzi di a mettere a segno l’uno-due
fatto di Italicum e taglio delle tasse
entro domani e quindi di dare un segnale probabilmente fondamentale
per garantire al governo la possibilità
di guardare con ottimismo a tempi
lunghi.
È stato infatti lungo questo rettilineo che Renzi s’è mosso anche ieri.
«Il Pd rispetta il voto del Parlamento
sulla parità di genere, ma anche l’impegno della direzione Pd: nelle liste
l’alternanza sarà assicurata», twitta
in serata. Non a caso fin dall’inizio di
questa diatriba ripete che la parità lui
l’ha applicata, e non solo invocata o
enunciata, fin da quando faceva il presidente della Provincia di Firenze.
Che da sindaco aveva più donne che
uomini in giunta e che poi anche come segretario del Pd prima e presidente del Consiglio poi s’è circondato
di squadre rosa. «Un governo con metà ministri donne non c’era mai stato
prima», annota Renzi. Quindi chi chiede norme che garantiscano la presenza femminile anche nel futuro Parlamento «con me sfonda una porta aperta».
Renzi si fida meno di chi invece usa
queste argomentazioni con scopi stru-
IL RETROSCENA
VLADIMIRO FRULLETTI
[email protected]
Il premier punta a ottenere
Italicum e taglio delle tasse
entro domani. E twitta:
«Rispettiamo il voto del
Parlamento, nelle nostre
liste parità assicurata»
L’APPUNTAMENTO
D’Alema presenta
il suo libro a Roma
insieme al premier
Ci sarà Matteo Renzi accanto a
Massimo D’Alema, martedì prossimo
alle 18 al Tempio di Adriano a Roma,
in occasione della presentazione del
nuovo libro dell’ex ministro degli
Esteri Non solo euro (Rubbettino
editore). A offrire l’occasione per
l’incontro pubblico tra i due sarà
dunque il libro, di cui l’Unità ha
pubblicato ampi stralci, nel quale
D’Alema traccia un quadro della crisi
di legittimazione delle istituzioni
dell’Unione. Una crisi che ha
alimentato le proteste populiste, ma
che anche a sinistra sta facendo
crescere un sentimento
antieuropeo.
mentali. Che sarebbero quelli e quelle
che si muovono, anche dentro e fuori il
Pd, con l’obiettivo, appunto, di sgambettarlo proprio mentre ha iniziato la sua
corsa. L’affondo velenoso di domenica
sera alle parlamentari più preoccupate
di essere rielette che non dell’effettiva
parità di opportunità fra uomo e donna
in tutti i campi della società, aveva proprio questo significato. Da qui l’avvertenza inviata a più riprese ai suoi: ok le
quote rosa, ma non a costo di far saltare
tutto. Quindi si fa solo se tutti i contraenti sono d’accordo. E vista la contrarietà
di un pezzo significativo di Forza Italia
c’è spazio per solo due ipotesi: o si convince Berlusconi, come è successo per
l’emendamento che lega le sorti dell’Italicum alla fine dell’attuale Senato, o non
se ne fa nulla. Problema però non da poco. Infatti ieri pomeriggio Renzi s’è accorto che Berlusconi non poteva essere
convinto perché non è in grado di tenere
unito tutto il proprio gruppo neppure su
una mediazione 60-40.
Troppi e troppo forti i no, a cominciare da quello di Brunetta, per essere
bypassati dalle pasionarie azzurre, ieri
in bianco come molte altre colleghe del
Pd in difesa delle pari opportunità di genere. Uno sfaldamento di Forza Italia sarebbe stata una evidente mina innestata
sul futuro dell’Italicum. Pronta a esplodere più avanti, al Senato, magari su
tempi più indigeribili per Berlusconi:
dalle preferenze al conflitto di interessi.
Modifiche all’Italicum che a Renzi starebbero state anche bene, ma non al
prezzo di far crollare tutta l’impalcatura
delle riforme, facendo venire meno il pilastro di Forza Italia. Eventualità che,
evidentemente, farebbe morire sul nascere qualsiasi ipotesi di riforma della
carta costituzionale. Del resto l’avvertimento di Daniela Santanchè era stato
fin troppo chiaro: «Se passano le quote
rosa il vero sconfitto sarà Renzi».
Da qui la scelta del governo (ma anche del Pd) di non dare alcuna indicazione, come invece avrebbe voluto la minoranza democratica, e di lasciare all’Aula
l’onere-onore di decidere. A voto segreto. Un particolare tecnico non trascurabile politicamente perché ha permesso
anche a chi (anche nel Pd) le quote rose
pur le voleva di poterle affondare per
non far affondare tutta la nave dell’Italicum.
Ora però ci sarà da ricucire nel partito. Il portavoce della segreteria Lorenzo
Guerini è ottimista: «Per noi non cambia
nulla perché noi manteniamo ancora
più forte l'impegno per il 50 e 50 nelle
liste elettorali».
Le precarie precisazioni dei tecnici prestati alla politica
D
a qualche settimana, alle abituali analisi del suo Osservatorio sul Sole 24 Ore, alle frequenti interviste a giornali e settimanali di
ogni orientamento, agli interventi in
convegni accademici, iniziative di partito e persino di corrente, il professor Roberto D’Alimonte ha aggiunto una nuova forma di esternazione del suo pensiero: la precisazione della rettifica alla
precedente precisazione.
Il fatto è che D’Alimonte, esperto di
leggi elettorali, non ha disdegnato l’impegno diretto quale ambasciatore di
Matteo Renzi presso Denis Verdini nella prima delicatissima fase di gestazione dell’Italicum (riforma della quale si
è modestamente definito più «zio» che
«padre»). Ma in questo passaggio dal
ruolo di osservatore a quello di giocatore, non ha smesso né i panni, né le abitudini, né le rubriche del commentatore. Di qui i frequenti fraintendimenti e
le non meno frequenti, necessarie precisazioni.
Per stare solo alla settimana appena
conclusa, lunedì 3 marzo il professor
D’Alimonte veniva intervistato dal Corriere della sera. Titolo: «La bacchettata
IL CASO
FRANCESCO CUNDARI
@peraltro
Dalle parole di Monti
sulla crisi del 2011 a quelle
di D’Alimonte sull’Italicum:
quando le rettifiche
a pioggia non fanno
che evidenziare il problema
di D’Alimonte: testo da rivedere, ecco
gli errori». Intervista che partiva peraltro da una critica già espressa dal professore nell’articolo del giorno precedente sul Sole 24 ore. «Sì - precisava il
professore sul Corriere - il testo prevede un meccanismo che garantisce al
vincitore 321 seggi alla Camera, a fronte di una maggioranza assoluta di 316
deputati: non si possono lasciare le sorti del Paese in mano a 6 persone, sareb-
be una maggioranza troppo fragile».
Tre giorni dopo (giovedì 6), a margine di un’iniziativa a Firenze con gli studenti della Luiss, coglieva l’occasione
per chiarire ai giornalisti presenti che
la sua non era una «sconfessione» della
riforma, ma una questione di merito.
«Questo sistema di soglie complicate,
con lo sconto, speciali - spiegava - va
incontro a una richiesta di Berlusconi.
Dal mio punto di vista ritengo che questo sistema di soglie sia troppo complicato e probabilmente anche viziato da
incostituzionalità alla luce della sentenza della Consulta; ma sono compromessi che vanno accettati». Il giorno dopo
(venerdì 7), evidentemente ansioso di
precisare ancor meglio il suo pensiero,
rilasciava una nuova intervista, questa
volta al Fatto.it. «Voglio chiarire - esordiva riferendosi alla battuta sul suo essere solo zio dell’Italicum - ho detto
quella cosa non per disconoscimento
della legge ora in discussione. Ma come riconoscimento dei veri ideatori e
facitori della legge elettorale che sono
Renzi e Berlusconi».
Lo stesso giorno, però, il professore
parlava anche in un’altra iniziativa pub-
blica, e in questa occasione, secondo il
Fatto (questa volta l’edizione cartacea
di sabato 8), avrebbe attribuito a Napolitano la responsabilità di avere affossato l’accordo sul modello spagnolo maturato inizialmente tra Renzi e Berlusconi. Di qui la nuova polemica sul ruolo del Quirinale, con il duro editoriale
di Antonio Padellaro. E il giorno dopo,
inevitabilmente, la nuova precisazione
del professore sul ruolo del Capo dello
Stato che «da quanto ho potuto intuire,
ha utilizzato il suo potere di moral suasion, e non di veto, affinché il sistema di
voto in gestazione fosse in linea con i
principi fissati nella recente sentenza
della Consulta, e in prarticolare quello
di un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità».
Il problema è che non si vede come
la catena delle rettifiche possa essere
spezzata. Da settimane, infatti, ogni
precisazione sul giusto modo di interpretare la precedente precisazione si
rivela, a sua volta, bisognosa di ulteriore precisazione su come interpretarla.
Un paradosso ben noto ai filosofi del
linguaggio, ma forse meno familiare ai
tecnici prestati alla politica. Basti ricor-
dare, sempre a proposito del ruolo del
Quirinale, la recentissima polemica
scatenata dalle dichiarazioni del professor Monti sulla nascita del suo governo, e in particolare sul fatto che Napolitano lo avrebbe sondato sull’ipotesi già qualche mese prima. Dichiarazioni che hanno suscitato, da parte di grillini e berlusconiani, accuse di colpo di
stato e attentato alla Costituzione tanto prevedibili quanto infondate. E ovviamente del tutto impermeabili
all’inevitabile serie di successive precisazioni e controprecisazioni.
Con tutti questi fraintendimenti, viene da chiedersi se il problema non sia
proprio il ruolo di tanti tecnici, studiosi
e osservatori prestati alla politica, che
negli ultimi vent’anni hanno acquisito
a ogni livello un ruolo crescente, inversamente proporzionale al declinare di
partiti e politici di professione. Abituati cioè per professione a confrontarsi
con regole e galateo istituzionali, non
meno che con il problema del consenso popolare. Ma questa è probabilmente una conclusione troppo tranchant,
che avrebbe bisogno di molte precisazioni.
RASSEGNASTAMPA
4
martedì 11 marzo 2014
POLITICA
Il rebus del Senato
che deve autoabolirsi
I
l Senato lo cancelliamo», ha ripetuto più volte il premier Matteo
Renzi ospite domenica di Fabio
Fazio. E tuttavia questo obiettivo
del premier rischia di essere così
impervio da rendere l’approvazione della nuova legge elettorale, al
confronto, una passeggiata.
La riforma costituzionale, infatti, passerà prima all’esame del Senato. I tempi
si annunciano relativamente brevi, probabilmente i lavori in commissione Affari costituzionali partiranno entro fine
marzo. Prima dunque che la stessa commissione inizi a esaminare l’Italicum.
Ancora non è chiaro se ci sarà una disegno di legge del governo, o se il testo di
matrice renziana sarà affidato alla proposta del gruppo Pd. In questi giorni sono al lavoro sul dossier il ministro delle
riforme Maria Elena Boschi e il sottosegretario Graziano Delrio, che per ora
non hanno mandato a palazzo Madama
alcuna bozza. Riserbo assoluto.
Ma c’è un punto che ormai sembra
delinearsi in modo abbastanza chiaro.
Dei tre paletti fissati da Renzi alla direzione del Pd del 6 febbraio (una settimana prima della staffetta a palazzo Chigi)
solo uno gode di un robusto sostegno
dentro il gruppo Pd e nella maggioranza: il fatto cioè che il nuovo Senato non
darà più la fiducia al governo. Sugli altri,
a partire dalle modalità di elezione dei
senatori, è ancora nebbia fitta. Un punto però appare chiaro: il «Senato dei sindaci», così come illustrato dal premier
(composto dai 108 dei capoluoghi più i
21 governatori e una ventina di alte personalità) attualmente gode di una diffusa contrarietà da parte della maggioranza dei senatori. Compresa una larga fetta del Pd. Senatori che si preparano a
dare battaglia già in commissione per
stravolgere l’impianto renziano, e disegnare un Senato i cui membri «facciano
i senatori a tempo pieno, non certo a
mezzo servizio come sarebbe per sindaci e governatori che già governano le loro città». Se poi arriverà un ddl del governo, a quel punto ci sarà un braccio di ferro, e infine una qualche ipotesi di mediazione. Che dovrà avere al centro un tema fondamentale: il ruolo del nuovo Senato.
Quanto alle competenze, il premier
ha parlato di «leggi europee e costituzionali», oltre all’elezione del Capo dello
Stato e a un ruolo di «coordinamento tra
lo Stato e il sistema delle autonomie sul
IL DOSSIER
ANDREA CARUGATI
ROMA
Dubbi diffusi (anche tra
i democratici) sull’idea
di una Camera composta
in gran parte di sindaci
Tonini: «È un’operazione
a cuore aperto, serve
molta prudenza»
modello tedesco». In Germania, che è
uno stato federale, il Bundesrat è composto dai presidenti dei Lander e da un certo numero di “assessori” delle loro giunte. Il peso è tutto schiacciato dunque sui
Lander, mentre Renzi pensa ai Comuni,
individuandoli come più rappresentativi delle comunità locali. E qui torna il
tema fondamentale: il ruolo del nuovo
Senato in rapporto alla riforma, pure
prevista, del Titolo V della Costituzione.
Spiega il senatore Pd Giorgio Tonini, autore di una proposta di legge che traduce il sistema del Senato tedesco: «Bisogna capire bene come sarà riformato il
Titolo V. Se restano poteri legislativi significativi in capo alle Regioni, una camera di raccordo è necessaria, per diri-
mere i conflitti tra centro e periferia che
oggi sono risolti dalla Corte costituzionale». Altrimenti, se cioè le Regioni venissero retrocesse al ruolo che avevano prima del 2001, allora potrebbe essere immaginabile il modello di Renzi. «Una Camera di tipo consultivo, che rischierebbe di essere la fotocopia del Cnel», dice
Tonini. In nodo che emerge è il seguente: se il tema è la potestà legislativa, i
sindaci non fanno leggi. E dunque un Senato di sindaci faticherebbe a risolvere
le dispute legislative tra Stato e Regioni.
La proposta di Tonini, che vedrebbe
un Senato di governatori e assessori regionali, rispetta tutti e tre i parametri fissati da Renzi, visto che non ci sarebbe
elezione dei senatori e neppure indennità aggiuntive. Ma dentro la maggioranza Ncd continua a insistere per un’elezione diretta del Senato. Il risparmio sui costi arriverebbe riducendo a 420 i deputati. Un’idea, quella di lasciare l’elezione
diretta, che gode di consensi anche dentro il Pd (Vannino Chiti l’ha detto esplicitamente). E che, secondo l’altoatesino
Karl Zeller «è condivisa dalla maggioranza di questo Senato». Si vedrà. Di certo, nell’ipotesi di una mediazione accettabile dal premier, l’elezione diretta non
c’è. Possibile invece un’elezione di secondo grado, da parte dei consigli regionali. Magari ipotizzando l’elezione di
una quota di sindaci.
Resta aperto il tema delle competenze del nuovo Senato, rispetto alla grande mole di materie di cui sarebbe titolare la Camera: possibile un diritto di richiamo (ma solo se richiesto da una maggioranza qualificata), in tempi certi, e comunque l’ultima parola spetterebbe alla
Camera. Il tema, come si vede, è molto
complesso. E riguarda il cuore del sistema istituzionale. «In effetti quella che faremo è una operazione a cuore aperto,
serve molta prudenza», avverte Tonini.
Altre voci si levano per salvaguardare,
almeno in parte, l’indennità dei senatori. «Pesiamo per soli 67 milioni su 500
milioni di bilancio del Senato», è il grido
che si leva. «Si risparmi tagliando 200
deputati». La partita deve ancora iniziare. E Miguel Gotor, Pd, avverte: «Cerchiamo di liberare almeno questa riforma da ansie propagandistiche». Renzi
ha già chiarito quale sarà il suo argomento per piegare i senatori: «Prima viene
l’interesse del Paese». Ma anche tra i senatori a lui più vicini il lo «schema dei
sindaci» scalda poco i cuori.
Anticorruzione, Cantone è pronto
ma l’Authority è in alto mare
I
l suo nome era già circolato nelle
scorse settimane quando impazzava
il totoministri e Raffaele Cantone, assieme a Nicola Gratteri, sembrava uno
dei più accreditati per il dicastero della
Giustizia. E sarà forse perché la vicenda
del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, entrato Guardasigilli nel conclave
del Quirinale e uscito poi dalla lista di
fronte alle resistenze del presidente Napolitano, è ancora fresca che Raffaele
Cantone preferisce non parlare. «Fin
quando non ci sarà la nomina ufficiale è
meglio restare in silenzio - dice rifiutando cortesemente - Siamo a livelli di annunci. Io sono abituato a ragionare sui
fatti. Deciderò. Certo, mi interessa e
rientra nelle cose che mi piace fare. Ma
non voglio parlare prima e di nulla».
L’annuncio dato dal presidente del Consiglio Renzi a «Che tempo che fa», però,
lascia poco spazio a sorprese: «Proporrò
Raffaele Cantone come capo dell’autorità anticorruzione prevista dal governo
Monti e mai realizzata - ha spiegato il
IL CASO
MASSIMO SOLANI
@massimosolani
La nomina del magistrato
anticamorra verrà
formalizzata domani
Ma è ancora da definire
la fisionomia dell’organismo
che dovrà a guidare
Raffaele Cantone FOTO LAPRESSE
A RADIO VATICANA
Il cardinale Kasper contro Ferrara: «Sabotaggio»
Il cardinale Walter Kasper attacca
duramente il Foglio di Giuliano
Ferrara. Parlando a Radio Vaticana, il
teologo tedesco incaricato da
Francesco della relazione di base al
Concistoro straordinario dello scorso
febbraio, si scaglia contro il
quotidiano che nei primi giorni di
marzo aveva divulgato il documento,
nel quale l’alto prelato apre alla
riammissione dei divorziati risposati
alla comunione. «Il Papa ha detto: “Va
premier - Nel mondo siamo percepiti come un paese corrotto ma se l’autorità
anticorruzione prevista da Monti parte,
nei ranking internazionali l’Italia recupera 10 posizioni. Ma c’è bisogno di persone valide».
Cinquanta anni, nato a Napoli ma cresciuto a Giugliano, Raffaele Cantone è
in magistratura dal 1991 e ha legato il
suo nome al processo Spartacus che ha
decapitato il clan dei Casalesi condannando all’ergastolo boss del calibro di
Francesco «Sandokan» Schiavone e
Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto
’e Mezzanotte». E proprio nell’aula
bunker di Poggioreale, nel marzo del
2008, gli avvocati di Francesco Bidognetti e Antonio Iovine («’O ninno» ai
tempi era latitante) lessero un documento in cui puntavano il dito contro il pubblico ministero Cantone, contro la giornalista anti camorra Rosaria Capacchione (oggi senatrice Pd) e contro Roberto
Saviano.
Oggi Cantone, che da allora vive blindato, lavora a Roma presso il Massimario della Cassazione, l’ufficio che si occupa di riassumere sinteticamente il principio di diritto affermato nella sentenze
permettendo la consolidazione della giurisprudenza della Corte. Nel giugno
scorso l’allora premier Letta lo aveva nominato nella task force creata per l’elaborazione di proposte in tema di lotta
bene. Vogliamo un dibattito. Non
vogliamo una Chiesa che dorme,
vogliamo una Chiesa vivace”. Ma
quello che ha fatto un quotidiano
italiano, cioè pubblicare la mia
relazione senza autorizzazione, è
contro la legge», attacca il cardinale.
«Secondo me - prosegue Kasper - in
questo modo hanno sabotato la
volontà del Papa. Loro vogliono
chiudere la discussione, mentre il
Papa vuole una discussione aperta».
alla criminalità organizzata, presto invece toccherà a lui prendersi cura dell’authority chiamata ad esercitare la vigilanza ed il controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate
dalle pubbliche amministrazioni in merito al rispetto delle regole della trasparenza dell’attività amministrativa e ad
approvare il Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dal Dipartimento della funzione pubblica. Un lavoro non facile visto che l’authority prevista dal ddl
anticorruzione dell’allora ministro della
Giustizia Severino (che ha di recente
presentato il suo primo rapporto) è a
tutt’oggi un ufficio dalle competenze
non pienamente chiarite e dalle dotazioni decisamente insufficienti. E anche la
Commissione europea, nel Rapporto
2014 anticorruzione, ha posto gravi dubbi sul funzionamento della Commissione indipendente per la valutazione e la
trasparenza delle amministrazioni pubbliche voluta da Brunetta (la Civit) sulle
cui ceneri nel 2012 è nata la nuova authority. Un ufficio che, secondo Bruxelles,
«sembra mancare della necessaria capacità per assolvere efficacemente» al proprio compito e che «interpreta le proprie funzioni in modo piuttosto ristretto, limitandosi a svolgere un ruolo più
reattivo che proattivo». Per far sì che
l’autorità possa funzionare davvero, insomma, ecco da dove si può partire.
RASSEGNASTAMPA
5
martedì 11 marzo 2014
M5S verso una nuova espulsione
Al Senato scoppia il caso Pepe, sfiduciato
dal meetup di Napoli ● Il gruppo congela
la procedura, tra l’imbarazzo e la paura di ulteriori
polemiche ● Santangelo: questione rinviata
●
CATERINA LUPI
ROMA
A brevissimo sembrano destinati a restare in 41 i senatori grillini, da 50 che
erano all’inizio. Nell’occhio del ciclone
stavolta c’è Bartolomeo Pepe, sfiduciato dal meetup di Napoli, riunitosi l’altro ieri al Vomero. Come per gli altri
senatori espulsi nelle settimane scorse
- Luis Alberto Orellana, Francesco
Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista - anche stavolta dovrebbe scattare lo stesso copione: dopo la
bocciatura che arriva dal territorio,
l’avvio della procedura di espulsione,
decisa dall’assemblea congiunta, e poi
la ratifica della Rete.
Ma dopo il marasma scatenato dalle
ultime espulsioni, dalla riunione dei senatori grillini di ieri pomeriggio - che
all’ordine del giorno doveva avere la
riorganizzazione del gruppo dopo la
sua decimazione e, appunto, il caso Pepe - ufficialmente è uscita solo dell’imbarazzata cautela. Anche perché il rischio è di scuotere ulteriormente i simpatizzanti del Movimento perdendo
terreno in termini di consenso. E indebolire ancora di più il gruppo, perché
l’allontanamento di Pepe potrebbe portarsi dietro la fuoriuscita di altri, per
protesta. Nel frattempo, è già chiaro
che sia tutta da rivedere la partecipazione ai lavori delle diverse commissioni permanenti e bicamerali. E i numeri
dicono che gli eletti nel Movimento di
Grillo dovrebbero passare da quattro a
Primarie Pd, ai gazebo
si rivedono le code
Alta affluenza
all’appuntamento
di domenica scorsa
● A Pontassieve perde
il candidato renziano
●
OSVALDO SABATO
[email protected]
Quella appena trascorsa per il Pd è stata
una domenica di primarie per scegliere i
candidati a sindaco. E a differenza di
quelle per i segretari regionali si sono
riviste le code ai gazebo. Oltre centomila gli elettori nei 64 comuni toscani dove
si è votato. E non con qualche sorpresa.
Sicuramente la più significativa arriva
da Pontassieve, città a pochi chilometri
da Firenze dove vive il premier Matteo
Renzi: qui il candidato renziano Samuele Fabbrini ha perso per soli 13 voti contro l’assessore uscente Monica Marini,
che a questo punto sarà la prossima candidata sindaca. Fra le 4099 preferenze
prese da Fabbrini non c’è però quello
del premier. «Non vado a votare» aveva
anticipato Renzi ai cronisti che lo aspettavano all’uscita dalla messa domenicale. A differenza di sua moglie, Agnese,
che invece in tarda serata si è recata al
seggio.
Pronostico rispettato a Pesaro con il
renziano Matteo Ricci, presidente della
Provincia di Pesaro-Urbino e vice presidente del Pd, candidato dei democratici
alla poltrona di sindaco, grazie al 55,6%
(3.892) ottenuto alle primarie, battendo
ampiamente i suoi sfidanti Luca Pieri
(18,2%), Rito Briglia (15,9%) e Michele
Gambini (10,3%). In totale hanno votato
in 7.018, mentre erano state 8.245 le persone che avevano partecipato alle prima-
.. .
Matteo Ricci correrà
per il Comune di Pesaro
D’Alfonso vince col 76%
dei consensi in Abruzzo
.. .
Grillo accusa Boschi:
«Minaccia i deputati che
sostengono emendamenti
alla legge elettorale»
rie nazionali per la guida del Pd. A Pesaro per la prima volta il Pd ha organizzato le primarie per scegliere il candidato
sindaco e il risultato dell’affluenza viene
considerato dai dirigenti democratici locali «comunque soddisfacente». «Da oggi inizia la partita per la vera sfida, rappresentata dalle amministrative», sono
state le prima parole di Ricci, ora alle
prese con il suo programma per Pesaro
che scriverà «raccogliendo anche alcune proposte degli sfidanti nelle primarie». Urne aperte anche in Abruzzo e a
Pescara. Luciano D’Alfonso (Pd), è il
candidato alla presidenza della Regione
della coalizione di centrosinistra «Insieme il nuovo Abruzzo». Nelle primarie
l’ex sindaco di Pescara si è imposto sui
due concorrenti in lizza ottenendo il
76,2% dei consensi contro il 13,6% di
Franco Caramanico (Sel) e il 10,2% di
Alfonso Mascitelli (Idv). Al voto hanno
partecipato 42.293 elettori. Sarà ballottaggio a Pescara per la scelta del candidato sindaco tra Marco Alessandrini,
che ha ottenuto il 35,65%, e l’outsider
Antonio Blasioli fermo al 30%.
È caos invece a Modena dove le polemiche per il voto degli stranieri e le divisioni tra i candidati dopo le primarie sono sempre molto aspre. A Reggio Emilia, invece, forse già domani si conosceranno le conclusioni della commissione
di garanzia sui disordini registrati nel
seggio riservato ai cittadini stranieri.
Non è esclusa la riammissione dei voti di
questo seggio, per ora sospesi, che rimetterebbero in gioco l’ex assessore all’Immigrazione Franco Corradini, candidato alle primarie, espulso dalla giunta e
coinvolto nelle polemiche sui presunti
brogli.
Domenica prossima giornata di primarie a Livorno dove il candidato del Pd
Marco Ruggeri, ex capogruppo in Regione, sfiderà Andrea Romano (Idv), Roberto Idà (Sel) e Gianfranco Morelli (Psi). A
Firenze, infine, si svolgeranno il 23 marzo. Per la candidatura a Palazzo Vecchio
in campo l’attuale vicesindaco Dario
Nardella, renziano di ferro, il civatiano
Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti sostenuto da una parte dei cuperliani. Sarà una campagna lampo e non mancano
timori di una bassa affluenza alle urne.
tre in diverse di queste.
«Espulsione? Non conosco la vicenda - commentava quindi con prudenza,
ieri, il capogruppo stellato al Senato,
Maurizio Santangelo, a margine della
riunione, assente Pepe -, ho appreso
dai giornali della votazione napoletana. Se lui poi non c’è può darsi che la
questione venga affrontata in una prossima riunione, oggi l’ordine del giorno
è abbastanza ricco». Difficile però ignorare la questione, dal momento che
all’ordine del giorno c’era anche la nomina dei rappresentanti M5S nella
commissione di inchiesta su rifiuti ed
ecomafie: carica alla quale è candidato
fra gli altri proprio Pepe, appena bocciato dagli attivisti di Napoli, e su cui si
consuma il nuovo scontro interno.
Il parlamentare nel frattempo contesta il voto napoletano e parla di una sorta di agguato. «Hanno approfittato di
un mio impegno a un convegno in Calabria, questa cosa non era all’ordine del
giorno, altrimenti non penso ci sarebbero state così poche persone alla riunione», dice Pepe, “colpevole” di atteggiamenti da dissidente e che ora, per
protesta, annuncia di voler organizzare «un’agorà in piazza con i cittadini».
Ma ieri è stato anche un giorno di
polemiche a strascico sull’ultima uscita di Beppe Grillo, che dal suo blog ha
accusato la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi di «minacciare» i deputati di maggioranza che hanno mantenuto gli emendamenti all’Italicum, sostenendo che Boschi avrebbe fatto recapitare in aula un biglietto diretto alla
parlamentare Ncd Dorina Bianchi, in
cui si esclude la sua ricandidatura in
caso di ok all’introduzione delle preferenze da lei proposto. E per questo
“misfatto” Grillo ha pure chiesto alla
presidente della Camera Laura Boldrini di richiamare la ministra. «Alla Ca-
mera, durante la discussione farsa, la
deputata Dorina Bianchi del Ncd ha sostenuto le preferenze all’interno della
legge elettorale, inconcepibili per i partiti che devono nominare i loro schiacciabottoni. Un comportamento inammissibile - si legge sul blog di Grillo - in
un Parlamento commissariato ai voleri
di un pregiudicato extraparlamentare
e del suo giovane alter ego Renzie. La
zelante ministro Boschi ha subito inviato un messaggino intimidatorio alla
Bianchi: “Se passa l’emendamento che
hai difeso, salta tutto e si va a votare.
Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta”. Firmato Maria Elena».
Peccato però che le dirette interessate
abbiano subito smentito categoricamente.
«È falso che esista un biglietto firmato da Maria Elena Boschi e rivolto
all’onorevole Dorina Bianchi. Circostanza ampiamente smentita già alcuni giorni fa sia dal ministro sia dalla parlamentare. È triste che per fare strumentale polemica politica si debba ricorrere a simili metodi per i quali il ministro si riserva di adire le vie legali»,
hanno fatto sapere dall’ufficio stampa
del Ministero per i Rapporti con il Parlamento. E Dorina Bianchi, vicecapogruppo di Ncd, ha rincarato la dose:
«Ribadisco di non aver mai ricevuto alcun biglietto dal ministro Boschi. Per
questo non posso neppure commentare le fantasiose ricostruzioni di Grillo,
mancando proprio l’oggetto delle sue
insinuazioni».
.. .
Dorina Bianchi, chiamata
in causa, smentisce. E la
ministra per le Riforme
non esclude le vie legali
Vendola: «Voto Tsipras
Schulz ne ha bisogno»
No di Sel alla
proposta di sostenere
il Pse: «Il vigore del
leader greco utile al
socialismo europeeo»
●
C. L.
ROMA
«Ho avuto un incontro con Schulz
molto affettuoso, molto utile politicamente e credo che Schulz abbia
bisogno di Tsipras». Così Nichi Vendola, leader di Sel, risponde a chi gli
chieda di esprimersi sull’invito rivoltogli dal leader dei Socialisti Italiani, Riccardo Nencini, circa un eventuale appoggio elettorale alla candidatura di Martin Schulz.
Sel appoggia la lista del leader
greco Alexis Tsipras ma rispondendo a Nencini, Vendola sceglie la via
di mezzo. «Il socialismo europeo, in
troppe realtà ipotecato dai compromessi con la destra e dall’accettazione supina della religione dell’austerity, ha bisogno dell’esperienza, del
vigore, dell’entusiasmo di Alexis Tsipras, simbolo di quella Europa mediterranea che è stata letteralmente
massacrata dalle politiche dei tecnocrati di Bruxelles. Quindi Schulz ha
bisogno di Tsipras. Se ne faccia una
ragione anche Nencini».
Da parte sua, il leader dei socialisti (e viceministro alle Infrastrutture) aveva lanciato ieri il suo appello
attraverso un’intervista al Corriere
della Sera: «Vendola, ripensaci. Siamo ancora in tempo per dare unità
elettorale alla sinistra riformista».
Perché in questo momento la lista
Tsipras potrebbe rischiare di portare avanti solo un’azione di disturbo.
E «il risultato delle prossime elezioni europee è troppo importante - sostiene Nencini - e la posta in gioco è
altissima: per i due candidati più
rappresentativi, Schulz per il Pse e
Junker per il Ppe, si prospetta un risultato al fotofinish». Di contro, per
Nencini, se il centrosinistra italiano
restasse unito e «si presentasse insieme come alle amministrative, sarebbe la prima forza della sinistra in
Europa e questo potrebbe determinare la vittoria di Schulz».
Difficile forse da capire, per più
di qualcuno è contraddittoria, non è
però sorprendente la posizione del
leader di Sel, che pochi giorni fa, a
margine del cogresso del Pse, ripeteva: «Io considero Schulz una delle
personalità più importanti della scena politica europea. Lavoro perché
la lista Tsipras possa dialogare e immaginare un profilo di alleanza con
Martin Schulz. Io sono nella terra di
mezzo tra Tsipras e Schulz. La socialdemocrazia ha bisogno dello stimolo prodotto da Tsipras». E ancora, argomentava: «Le larghe intese
sono una sciagura in ciascun Paese
europeo e sarebbero una catastrofe
per l’Europa. Sappiamo che i socialisti in diverse parti d’Europa hanno
subito o hanno avuto un atteggiamento di ambiguità rispetto a queste politiche, e allora Tsipras serve a
Schulz».
Del resto anche il congresso di
Sel, a fine gennaio, si era chiuso con
lo slogan un po’ sibillino di Vendola,
che dopo aver rotto gli indugi ed essersi schierato con Tsipras annunciava: «Con Tsipras ma non contro
Schulz, con Tsipras per incontrare
Schulz».
RASSEGNASTAMPA
7
martedì 11 marzo 2014
Lettera al premier: ricordati
che il lavoro ha già pagato
● L’annuncio di pesanti interventi sulla spesa
preoccupa la Cgil: «Ricadranno su lavoratori e
servizi» ● Non migliora il clima dopo le parole di
Renzi. Bonanni: più rispetto, non spari nel mucchio
MASSIMO FRANCHI
ROMA
Debutto europeo per il
ministro Pier Carlo Padoan
con Herman Van Rompuy
FOTO DI YVES LOGGHE/AP-LAPRESSE
Prese sonoramente a schiaffoni dall’intervista del premier a Chetempochefa, il
giorno dopo le parti sociali rispondono
a Matteo Renzi in ordine sparso. Se la
Cgil preferisce mettere da parte i metodi e i toni, chiedendo risposte sui contenuti e dicendosi «preoccupata» dalle
notizie provenienti da Bruxelles, Confindustria rimane in silenzio sperando
ancora di poter spuntare un taglio
dell’Irap. Se la Uil si conferma il sindacato più renziano, la Cisl di Bonanni invece si prende il merito di aver «costretto» Renzi a tagliare le tasse alle famiglie.
Ieri Susanna Camusso era a Bari per
il congresso della locale Camera del lavoro. In serata è stata raggiunta dalle
notizie provenienti da Bruxelles e non
le ha prese per niente bene. «Se veramente i dieci miliardi del cuneo fiscale
saranno figli di soli tagli di spesa - ragionano da Corso Italia - saranno misure
pesanti che avranno conseguenze gravi sul lavoro, sulle prestazioni e sui servizi ai cittadini». E su twitter arriva
l’hashtag #abbiamogiàdato per ridadire il concetto.
In mattinata nel suo intervento Camusso aveva poi risposto al premier
(«la musica deve cambiare anche per i
sindacati», «se la Cgil si mobilita ce ne
faremo una ragione») senza alzare i toni. «Renzi mi è parso disattento al fatto
che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa
crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perché la crisi non continuasse a precipitare». Il giudizio sul suo operato però dipenderà solo dalle decisioni che prenderà: «Renzi - ha spiegato il segretario
generale della Cgil - deve sapere che
quella parte del Paese e quella parte
del mondo del lavoro e delle pensioni
sta guardando ai suoi tanti annunci e
alle coerenze che poi ci saranno tra gli
annunci che fa e l’idea di avere una effettiva svolta di politica economica».
Le richieste dalla Cgil sono chiare: il
taglio del cuneo deve aiutare le fami-
Susanna Camusso INFOPHOTO
glie veramente in difficoltà, per evitare
di favorire gli evasori al posto del taglio
dell’Irpef meglio aumentare le detrazioni. Poi c’è il tema della tutela per chi
rischia o ha perso il lavoro: devono essere universali e coperte dai contributi
di tutti. Se Renzi seguirà queste indicazioni - in tutto o in parte - la Cgil plaudirà. L’altolà arriva soprattutto sul tema
degli ammortizzatori. Per Camusso
«Renzi deve sapere che se risposte ai
lavoratori non arrivano o se si tolgono
risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà un problema di risposta al mondo del lavoro».
BONANNI: TAGLIO MERITO NOSTRO
Chi invece in qualche modo mette il
cappello sulla scelta - implicitamente
annunciata da Renzi - di tagliare l’Irpef
è il leader Cisl Raffaele Bonanni. «È ciò
che abbiamo chiesto insistentemente e
credo che Renzi l’abbia fatto perchè
non poteva fare diversamente. Non tener conto delle famiglie dei lavoratori
e dei pensionati, sarebbe stato per lui
una prima sconfitta nella decisione sapendo che ha la campagna elettorale.
Forse - ha insistito Bonanni - ecco perché ricerca un po’ di attrito col sindacato. È stato costretto a fare ciò che ha
detto il sindacato e quindi ora deve mettersi contro il sindacato per rabbonire
alcuni ambienti che gli chiedono invece differenti posizioni e differenti decisioni».
Anche la Uil di Luigi Angeletti plaude al taglio dell’Irpef in busta paga per
i redditi bassi, pari a circa 100 euro lordi in più al mese. «Si trasformerebbe in
un incentivo ai consumi, con riflessi positivi sulla produzione e sull’occupazione. Ecco perché - si legge in una nota
dell’Esecutivo di ieri - la Uil ha preso
favorevolmente atto della disponibilità
espressa» da Renzi facendo «propria
una storica rivendicazione della Uil.
Tornando sul tema della concertazione la Uil poi insiste: «Se i fatti confermassero le anticipazioni, la Uil non riterrebbe necessario alcun confronto
tra parti sociali e governo, poiché ciò
che conta è che si risolvano i problemi
dei lavoratori e dei pensionati».
Come detto da parte di Confindustria nessuna reazione ufficiale, ma un
tentativo di lavorare dietro le quinte
per spuntare un taglio dell’Irap alle imprese o maggiori tagli alla spesa, non a
caso promessi ieri da Padoan a Bruxelles.
LANDINI: RENZI NON PARLI DI CGIL
Ieri ha parlato anche Maurizio Landini. Colui il quale sta diventando un punto di riferimento - strumentale - per
Matteo Renzi («Lui fa notare che parla
con Landini per fare un dispetto a Camusso», sostiene Bonanni). Dopo la
sua lettera aperta al premier su Repubblica ieri ha commentato: «Non ho avuto risposta da Renzi». Spiegando: «Abbiamo fatto delle proposte precise, mi
auguro sia possibile un confronto, poi
il sindacato decide autonomamente
quali inziative mettere in campo». E ancora: «Io sto al merito. Se il governo
decide di ridurre l’Irpef ai redditi più
bassi fa una cosa giusta. Del resto è una
richiesta sindacale da tempo. Renzi dovrebbe essere più attento alle cose che
fa e non alla dinamica interna della
Cgil. Il governo - ha aggiunto a margine di un convegno di Sel - pensa di intervenire direttamente saltando gli organi di rappresentanza. Il problema non
è lamentarsi per un tavolo ma la sostanza di quello che si fa».
Persino Berlusconi parlò coi sindacati, pure Renzi lo farà
LAURA MATTEUCCI
MILANO
Nemmeno Berlusconi negò il confronto con i sindacati, anzi. Anno 1994, sul
tavolo c’era la riforma delle pensioni: a
luglio Berlusconi avanzò delle ipotesi,
e per tutto settembre trattammo. E la
rottura che in effetti arrivò a fine mese,
in realtà fu sollecitata da Confindustria. Il confronto tra governo e parti
sociali è inevitavile». L’europarlamentare Pd Sergio Cofferati, nel ‘94 nel ruolo che oggi ricopre Susanna Camusso
di segretario generale della Cgil, invita
a non drammatizzare i toni dei primi
scambi tra il premier Matteo Renzi e i
sindacati confederali. Toni non propriamente idilliaci: «se ai sindacati le
nostre proposte non piaceranno ce ne
faremo una ragione», dice Renzi; «Renzi è disattento, aspettiamo risposte per
i lavoratori, e ancora non sappiamo
che cosa ci sia nel Jobs Act», replica
Camusso.
Crede che queste rigidità si scioglieranno a breve?
«Credo nel valore del confronto. Sui temi in questione - un piano per la cresci-
L’INTERVISTA/2
Sergio Cofferati
L’ex leader Cgil: una strada
da seguire per sostenere
i redditi dei lavoratori
sarebbe quella di mettere
in busta paga il Tfr
Noi lo diciamo da anni
ta e l’occupazione - è inevitabile, dunque sarebbe bene programmarlo e prepararlo. Al confronto governo e sindacati ci dovranno andare: allora, meglio
arrivarci portando in dote il minor numero di polemiche possibile, senza un
conflitto in atto. Non dimentichiamo
che dalla drammatica crisi del ‘92-‘93,
che aveva ridotto l’Italia alla stessa stregua della Grecia di oggi, uscimmo in
virtù di politiche mirate e anche in ragione del metodo della concertazione
con le parti sociali».
per il suo grande senso di responsabilità verso il Paese tutto».
«Il fatto che mercoledì (domani, ndr)
intenda annunciare le sue proposte
non preclude affatto la possibilità di
aprire un confronto con le parti sociali
nel merito. Tra l’altro, sottolineo che il
sindacato italiano dà da tempo prova
di straordinaria disponibilità: vale la
pena ricordare che nel 1992 fu firmato
unitariamente un accordo durissimo,
che tra l’altro prevedeva il blocco temporaneo delle pensioni e quello degli
aumenti salariali. Firmare non fu per
niente facile per l’allora segretario della Cgil Bruno Trentin: se lo fece, fu solo
Prego, quale proposta?
Renzi però ha già chiarito: si parla con
tutti, ma chi decide è il governo.
Con Landini i rapporti sembrano più distesi: solo tattica o c’è anche altro?
«A me le richieste della Fiom sembrano, oltre che più che comprensibili, anche temi confederali. Che ci sia bisogno di regole per la rappresentanza, ad
esempio, è fuor di dubbio, peraltro dando applicazione al dettato costituzionale. E la discussione sulla riduzione delle tasse sul lavoro o sull’aumento del
reddito disponibile sono grandi temi di
una società moderna. Anzi, io ho una
proposta in merito».
«In realtà, si tratta della riproposta
dell’ipotesi di Stefano Patriarca, di cui
si discusse nella seconda metà degli anni Novanta: mettere direttamente in
busta paga il trattamento di fine rapporto, per chi lo desiderasse. Sono soldi che potrebbero venire utilizzati subito, per stimolare i consumi nel breve
periodo, con una riforma che affiancasse quella sulla riduzione del cuneo fiscale, che va certamente portata a termine».
Per ricapitolare: il suo invito a non dram-
matizzare questi primi approcci tra governoesindacatièchiaro.Manonlesembrastiaaccadendoqualcosadigeneticamente nuovo e diverso, che Renzi dia
quantomenolasensazionediconsiderare il sindacato come un retaggio novecentesco non essenziale?
«Posso dire come la vedo io: il sindacato è un’organizzazione importantissima, che svolge un ruolo fondamentale
anche nella società moderna, in Italia
come in tutta Europa, pur nella difficoltà di rappresentare un mondo del lavoro molto cambiato rispetto anche a soli
pochi anni. Le prime Camere del Lavoro sono datate 1891; eppure, quella forma di rappresentanza è ancora oggi in
grado di attrarre consensi e di svolgere
una funzione positiva. Nessun’altra organizzazione della rappresentanza istituzioni, partiti - è così antica. Il sindacato ha un valore che va apprezzato,
e utilizzato. Senza dimenticare che, nella sua storia, ha svolto funzioni anche
improprie, come quella nella lotta al
terrorismo degli anni Settanta e Ottanta, e quella per l’ingresso in Europa, attraverso adeguate politiche dei redditi».
RASSEGNASTAMPA
11
martedì 11 marzo 2014
Abitazioni, nel 2013 compravendite calate del 9,2%
GIULIA PILLA
ROMA
Anche nel 2013 il mercato immobiliare
non è riuscito a rialzare il capo. Le compravendite residenziali sono calate del
9,2% a quota 403 mila, sotto i livelli del
1985. Il valore di scambio delle abitazioni passate di mano è stato di 66,68 miliardi cioè il 10,7% in meno rispetto al
2012. Sono alcuni dei dati forniti ieri
dall’osservatorio dell’Agenzia delle Entrate.
Ancora tendenze precedute dal segno meno, tuttavia un dato positivo
c’è, riguarda proprio il rallentamento
della flessione: nel 2012, infatti, per il
settore residenziale si era registrato un
vero e proprio crollo (-25,8%). Elemento da non sottovalutare come fa fatto
notare il direttore centrale dell’osservatorio, Gianni Guerrieri che illustrando
i dati ha parlato di «un arresto verso il
baratro». Continua il segno negativo
«ma ci sono anche segnali positivi sul
fronte dei tassi. Ecco perché è possibile, nel 2014, un passaggio da un picco
della crisi al ritorno a un segno positivo
- osserva Guerrieri - Tutto però dipende dal contesto generale e dall’andamento dell’economia». Segnali di lento
risveglio sono indicati anche da Tecnocasa e se ci saranno cambiamenti sul
fronte del credito e sulla stabilità economica il 2014 potrebbe quantomeno
porre un ulteriore forte freno alla discesa: Tecnocasa stima, nelle grandi città,
per il 2014, una contrazione dei valori
compresa tra -4% e -2%.
Tornando ai dati dell’Agenzia delle
Entrate, si sono registrate meno compravendite nelle otto maggiori città italiane, ad eccezione di Milano, che registra un incremento del 3,4%, e Bologna, che riporta un aumento dell’1,5%.
Le città che presentano una riduzione
più marcata sono Napoli e Genova, che
segnano rispettivamente un -15,2% e
un -10,3%, seguite da Torino (- 8,2%) e
Roma (-7,3%). Diminuzione più contenuta al Nord (-8,2%), mentre il Centro
e il Sud perdono poco più del 10% ri-
.. .
La flessione ha tuttavia
subito un rallentamento
rispetto al 2012
Prezzi ancora in discesa
spetto all’anno precedente.
In generale - riferisce l’Omi, la flessione risulta comunque attenuata negli ultri tre mesi del 2013 con un calo
del 7,5% delle compravendite. Il dato
dell’ultimo trimestre 2013, e di conseguenza anche quello annuale, «risente
dello spostamento di parte dei rogiti dagli ultimi mesi del 2013 ai primi mesi
del 2014 per sfruttare la più conveniente imposta di registro», ha spiegato il
vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Gabriella Alemanno. Tenendo conto di questo fenomeno, le vendite degli
ultimi tre mesi dello scorso anno risulterebbero sostanzialmente in linea con
quelle del trimestre precedente.
Coinvolge venditori e aspiranti acquirenti il continuo abbassamento dei
prezzi. Nel secondo semestre del 2013
il valore medio stimato di un’abitazione compravenduta è stato di circa
164mila euro. Sempre nella seconda
parte dell’anno si è registrata su tutto il
territorio nazionale, una diminuzione
delle quotazioni medie: rispetto all’inizio dell’anno, le città che rilevano le
flessioni maggiori sono Torino (-4%),
Genova (-3,8%) e Napoli (-3,1%). Più lievi i cali registrati a Verona (-0,2%), Venezia (-0,4%) e Milano (-0,5%).
A riprova di quanto l’accesso al credito per imprese e famiglie condizioni
fortemente il mercato, ecco il dato relativo alle le compravendite di abitazioni
realizzate avvalendosi di un mutuo ipotecario: sono diminuite del 7,7% rispetto al 2012. Il capitale complessivamente erogato ammonta a circa 17,6 miliardi di euro, 2 in menodel 2012.
Tamburi paga
120 milioni per
il 20% di Eataly
Fusione
tra Chiquita
e Fyffes, nasce
il colosso
delle banane
● Il Fondo accompagnerà il gruppo alimentare
alla quotazione in Borsa ● Il capitale resta italiano
Nasce il colosso delle banane, con
un fatturato annuo stimato in almeno 4,6 miliardi di euro. A renderlo
possibile sarà la fusione tra l’americana Chiquita e la dublinese Fyffes,
operazione che porterà il gruppo
post integrazione ad essere la prima
azienda al mondo attiva nella produzione e vendita di banane. La nuova
società si chiamerà ChiquitaFyffes
ed avrà una presenza operativa in oltre 70 Paesi e una forza lavoro di circa 32 mila unità. Secondo le stime
effettuate, le vendite globali della
newco dovrebbero raggiungere le
160 milioni di scatole annue.
Ed Lonergan, ceo di Chiquita, ha
dichiarato che «l’accordo genera
una partnership strategica che unisce due aziende complementari che
lavoreranno per portare le migliori
pratiche nei Paesi in cui operano.
Chiquita, con sede a Charlotte, ha
una forte presenza negli Stati Uniti,
mentre Fyffes ha l’Europa come
mercato di riferimento. Grazie
all’unione di questi due punti di forza contiamo di dar vita ad un’azienda che possa operare come mai nessuno prima nell’importante settore
delle banane».
L’accordo prevede che la nascitura società abbia sede a Dublino e sia
quotata sul New York Stock Exchange. Le stime parlano di risparmi possibili per 40 milioni di dollari lordi,
grazie alla fusione, che deve comunque ancora ricevere un’approvazione tecnica dalle assemblee straordinarie negli Stati Uniti e in Irlanda.
Gli attuali azionisti delle due società
dovrebbero dividersi a metà la torta
azionaria del nuovo gruppo. Attraverso la fusione la nuova società supererebbe di un quarto le vendite
dei loro principali rivali, Dole e Del
Monte. ChiquitaFyffes diventerebbe anche il terzo produttore e distributore al mondo di meloni e ananas.
Subito dopo la diffusione della notizia del connubio, Fyffes è schizzato
in alto del 46% alla Borsa di Dublino,
mentre Chiquita ha mostrato un incremento di circa il 13% a Wall
Street.
Fyffes è il più grande importatore
di banane in Europa e la più antica
industria di marca, risalente al 1929.
Il presidente del gruppo con sede a
Dublino, David McCann, diventerà
l’a.d. della società post fusione, mentre Lonergan ne sarà il presidente. I
celebri bollini blu e verde, rispettivamente di Chiquita e Fyffes, non saranno cambiati e i consumatori non
si accorgeranno della differenza.
GIUSEPPE VESPO
MILANO
Una fetta di Eataly in mano al fondo
Tamburi. Un boccone da 120 milioni
di euro. Tanti ne ha sborsati il fondo
d’investimento milanese per mettere le mani sul venti per cento
dell’azienda creata da Oscar Farinetti.
L’acquisizione è stata chiusa ieri, e
guarda all’Expo 2015 ma soprattutto
alla quotazione in Borsa di Eataly
prevista per il 2016/2017. Tamburi Investment Partners, già presente sul
mercato azionario nel segmento
Star (ieri più 2,48 per cento), è entrato dentro quella che ormai è considerata la vetrina dell’enogastronomia
italiana attraverso la società veicolo
ClubItaly, e si è portata con sé alcuni
nomi noti dell’industria alimentare:
Ferrero, Lavazza ma anche i vini Santa Margherita (Marzotto) e le Cantine Ferrari (Lunelli).
PIANI DI ESPANSIONE
L’operazione restituisce l’idea di
quanto gli investitori scommettano
sulle potenzialità di Eataly, fondata
da Farinetti nel 2003 per promuovere le eccellenze della tavola italiana,
che punta a chiudere il 2014 con un
fatturato di 400 milioni di euro. Eataly conta trenta punti vendita e di
ristorazione in Italia e nel mondo:
New York, Chicago, ma anche Dubai, il Giappone e la Turchia. E sono
già in calendario le aperture di Mosca, San Paolo, Los Angeles. Mentre
martedì prossimo verrà inaugurato
un megastore a Milano, all’interno del
dismesso teatro Smeraldo: oltre cinquemila metri quadrati con tredici
luoghi di ristorazione, un ristorante
a cinque stelle e una grande enoteca.
Oscar Farinetti, imprenditore di
Alba, figlio del fondatore dei supermercati Unieuro, ritenuto tanto vicino al premier Matteo Renzi da rientrare nel toto ministri alla vigilia della formazione del governo, in serata
ha spiegato le ragioni della cessione.
«Lo abbiamo fatto per due motivi: la
futura quotazione in Borsa, che ci piacerebbe raggiungere entro il 2017,
dove l’esperienza del team Tamburi
potrà essere fondamentale e per mettere liquidità in azienda, visto l’importante piano di sviluppo italiano
ed estero previsto nei prossimi an-
ni». In una nota del gruppo, è stato
anche specificato che «la famiglia Farinetti scende dall’ottanta al sessanta per cento di Eataly per fare entrare Tamburi Investments Partners
tramite la Clubitaly», ma il management resta invariato: «Al timone
Oscar Farinetti, presidente, ed i due
figli Francesco e Nicola con il socio e
amministratore delegato Luca Baffigo Filangieri; il terzo figlio di Farinetti, Andrea, segue le aziende produttive». Di «successo» si parla invece negli uffici di Giovanni Tamburi, fondatore e amministratore delegato
dell’omonimo gruppo, da dove trapela la soddisfazione per aver chiuso
un’acquisizione che faceva gola a
molti, soprattutto all’estero. Contatti e corteggiamenti all’impreditore
piemontese sembra fossero arrivati
da parte del polo del lusso francese
Lvmh e di investitori arabi e americani. «Tutti battuti» dal fondo milanese, che dal Duemila ha investito più
di un miliardo di euro in aziende che
poco hanno a che fare con l’enogastronomico, come tra le altre Prysmian, Moncler e Amplifon. «Ma è
bello - commenta un imprenditore
del settore - che in Eataly rimanga un
azionariato tutto italiano».
GIUSEPPE CARUSO
MILANO
Oscar Farinetti FOTO INFOPHOTO
CONGRESSI CGIL
Oggi tocca alla Fillea di Roma e Lazio
Comincia oggi a Roma la due gironi il
congresso della Fillea di Roma e del
Lazio. L’appuntamento è per questa
mattina alle 9 all’Appia Park Hotel
(via Appia Nuova 934). Come il
congresso nazionale della categoria
dei lavoratori edili che si terrà sempre
a Roma al Frentani il 2 e 3 aprile
anche questa assise avrà come
slogan “Città future, un nuovo
modello di sviluppo per il settore
delle costruzioni”. Il congresso si
aprirà con la relazione del segretario
uscente, e probabile rieletto, Mario
Guerci. Già segretario della Filt di
Roma e del Lazio, Guerci è stato
eletto segretario Fillea di Roma e
Lazio il 15 febbraio del 2013, portando
avanti l’auspicato «rinnovamento
della categoria e dei gruppi dirigenti,
per affrontare le terribili sfide che
abbiamo di fronte».
Al congresso parteciperanno anche
l’assessore all’Urbanistica del Lazio
Fabio Refrigeri e l’assessore
all’Urbanistica di Roma Paolo Masini.
RASSEGNASTAMPA
12
martedì 11 marzo 2014
ITALIA
Laureati, sempre meno
«Poi disoccupati e sfruttati»
●
●
Solo il 30% dei giovani si è iscritto a un ateneo nell’indagine Almalaurea
Gli occupati guadagnano il 20% in meno. Ma il titolo dà ancora vantaggi
ADRIANA COMASCHI
[email protected]
A voler trovare una buona notizia, si
può concludere che i laureati hanno comunque una chance in più di trovare
lavoro, segno che investire sulla formazione universitaria è anche un antidoto
agli effetti della crisi. Lo certifica il XVI
rapporto sulla condizione dei laureati
realizzato da Almalaurea, consorzio
che raduna 64 atenei italiani e ha condotto la ricerca tra quasi 450mila laureati post riforma. Dal rapporto emerge però anche una drammatica conferma della crisi in corso: lo scorso anno
la disoccupazione è cresciuta ancora
tra tutti i neo dottori. Chi invece ha fatto bingo e dopo un anno lavora può contare su guadagni inferiori al passato:
rispetto al 2008, le retribuzioni reali sono calate del 20% per tutti i tipi di laurea. Mentre cresce del 5% la quota di
lavoro nero, anche qui per ogni tipo di
corso di laurea, così come crescono
contratti precari ovvero part-time e collaborazioni.
Il rapporto con il mercato del lavoro, dunque. A 12 mesi dalla laurea, rispetto all’indagine di un anno prima il
Rapporto segnala un aumento del tasso di disoccupazione che grava sul titolo triennale come sulla specializzazione o sul ciclo unico (Giurisprudenza,
Medicina, Veterinaria o Architettura).
Nel dettaglio, la disoccupazione cresce
dal 23% al 26,5% tra i laureati triennali,
dal 21% al 25% per chi ha scelto facoltà
a ciclo unico, del 2% tra i magistrali.
Ma è il raffronto con la rilevazione
2008 (relativa al 2007, ultimo anno
pre crisi) a essere impietoso: +12% di
disoccupati (sempre a un anno dalla
laurea) tra chi ha frequentato i quattro
anni magistrali, +15% per triennali e ciclo unico. Da segnalare il crollo dei contratti a tempo indeterminato, conquistati nel 2013 (12 mesi dopo la laurea)
rispetto a cinque anni prima: il 15% in
meno tra i laureati triennali, l’8% tra i
magistrali e il 5% tra quelli a ciclo unico. Calo accompagnato da una crescita
del lavoro autonomo. I dati migliorano
sul lungo termine, a cinque anni dal
conseguimento del titolo la disoccupazione scende sotto quota 10% a prescindere dal corso di laurea, l’occupazione
risulta dell’89% per chi esce dalle triennali, dell’87% per i laureati magistrali
fino al 90% dei magistrali a ciclo unico.
Migliorano anche le retribuzioni.
Dopo 12 mesi infatti una laurea si traduce in media in uno stipendio da 1000
euro (1.003 per il primo livello, 1.038
Fabrizio Meli, a nome del Consiglio
di amministrazione della NIE SpA,
esprime profondo cordoglio a
Umberto Verdat per la perdita del
per i magistrali, 970 per i magistrali a
ciclo unico), con un calo rispetto alla
rilevazione precedente del 5% tra i
triennali, del 3% fra i magistrali biennali e del 6% fra chi ha puntato sul a ciclo
unico. Dopo 5 anni, invece, la retribuzione media netta si aggira qui 1350 euro (anche qui in calo rispetto al Rapporto precedente). Spicca però la disparità tra Nord e Sud: nel primo caso a cinque anni dalla laurea lavora l’87% di
chi ha conseguito il titolo, nel secondo
ci si ferma al 75%, 12 punti in meno.
Quanto alle retribuzioni, il differenziale Nord-Sud sale al 20%, 1.385 euro contro 1.150 euro, e risulta ancora maggiore (24%) a un anno dalla laurea.
I VANTAGGI DELLA LAUREA
In ogni caso - e qui sta una delle indicazioni forti del Rapporto - la scelta di
continuare gli studi dopo le superiori
rimane competitiva, visto che il tasso
...
Solo il 21% degli italiani tra
i 25 e i 34 anni è laureato
contro il 47% del Regno
Unito o il 43% di Francia
Un’aula pel Politecnico di Torino FOTO DI ASTRID FORNETTI/INFOPHOTO
Rinaldo abbraccia l'amico Umberto
per la scomparsa del
PAPÀ
e partecipa al dolore dei famigliari.
PADRE
Roma, 11 marzo 2014
Caro Umberto, anche se in questo
momento le parole possono poco,
sappi che ti sono davvero vicino
e ti abbraccio forte
Luca Landò
Pietro Spataro abbraccia
con grande affetto
Umberto Verdat
che ha perso il suo
PAPÀ
ed è vicino ai suoi familiari
in questo difficile momento.
di disoccupazione a cavallo della crisi
(il confronto è tra 2007 e 2013) è cresciuto del 2,9% per i laureati, ma del
5,8% per i diplomati, di 6,5% per i neolaureati (tra i 25-34 anni) e addirittura
del 14,8% per i neodiplomati (età
18-29). Nello stesso periodo, il differenziale tra il tasso di disoccupazione dei
neolaureati e dei neodiplomati è passato da 2,6 punti (a favore dei primi) a
11,9 punti percentuali.
Un’arma in più insomma da sfoderare contro la «sensibile, ulteriore frenata della capacità di assorbimento del
mercato del lavoro», certificata dal
Rapporto. Eppure in Italia solo il 30%
dei neo diplomati sceglie di investire in
studi universitari. Il che pone un problema all’intero sistema Paese. A oggi
tra i 25 e i 34 anni solo il 21% dei giovani italiani risulta laureato contro il 59%
del Giappone, il 47% del Regno Unito,
o il 43% di Francia e Stati Uniti. Siamo
al di sotto della media Ocse (39%) e di
quella dell’Ue a 21 (36%). L’obiettivo
Ue 2020 sarebbe poi del 40% di laureati nella fascia 30-34 anni: «Le aspettative per raggiungerlo - commenta il fondatore di Almalaurea Andrea Cammelli - sono ormai vanificate per ammissione dello stesso Governo».
Claudio Sardo è vicino con affetto e
fraternità a Umberto Verdat in
questo triste momento per la
scomparsa del suo caro
PAPÀ
La Segreteria di redazione è vicina
a Umberto in questo momento
di dolore per la morte del
PADRE
I colleghi dell'Ufficio Centrale si
stringono con affetto a Umberto
in questo triste momento per la
scomparsa del
PAPÀ
Antonella, Rossella, Massimo e Paolo
Fabio, Loredana e Bruna
abbracciano Umberto in questo
triste momento per la perdita
del suo caro
PAPÀ
Daniela, Stefania, Francesca,
Rossella, Gabriella, Bruno, Maria
Serena, Alberto abbracciano con
grandissimo affetto Umberto,
amico e compagno fraterno, in
questo momento di dolore e
smarrimento per la perdita
dell'amato
PAPÀ
Caro Umberto ti sono vicino
in questo triste momento
e ti abbraccio forte
Roberto Monteforte
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini FOTO RAVAGLI/NFOPHOTO
Giannini: «Rafforzare
la scuola paritaria»
A.COM.
[email protected]
«Mi pare che la visita di oggi possa
essere un segnale molto chiaro». Seduta in mezzo ai bimbi di una scuola
dell’infanzia parrocchiale, il neo ministro a Istruzione e Università Stefania Giannini ieri da Padova torna a
schierarsi in favore delle scuole paritarie, come già all’indomani della sua
nomina. Mentre nel pomeriggio rilancia un altro di quelli che possono già
essere individuati come suoi leit motiv, e invoca il «merito» per valorizzare gli atenei virtuosi e garantire loro
«la certezza dei finanziamenti».
In attesa del Consiglio dei ministri
che domani darà molto spazio alla
scuola (in particolare sul fronte sicurezza), Giannini comincia a tratteggiare la mission di viale Trastevere con
il nuovo governo. E la prima notazione è tutta politica, come spiega lo stesso ministro in visita alla materna della parrocchia della Natività. «Lo dico
da tempi non sospetti - rivendica
l’esponente di Scelta Civica - la libertà
di scelta educativa deve trovare anche in Italia un suo spazio politico e
culturale concreto, occorre darle una
visibilità politica. E servono misure
perché le scuole paritarie possano essere una delle opzioni per le famiglie». Di più, «la scuola paritaria è
uno dei punti del sistema che funziona meglio quindi si tratta di rafforzarla». Messaggio forte. Che peraltro segue lo stanziamento di 483 milioni,
comunicato dal Miur pochi giorni dopo l’insediamento del governo Renzi,
a sostegno della scuola paritaria. Allora come ieri, Giannini a frenare le po-
lemiche cita «la raccomandazione del
Consiglio d’Europa del dicembre
2012» per il rispetto di uguaglianza e
parità nella scelta educativa, «ora sta
a noi applicarla». Giannini si sposta
quindi in un centro professionale, e
qui riceva «due richieste nette» dalla
Regione Veneto perché «la formazione professionale sia tolta dal Patto di
stabilità (per poter almeno pagare
con i nostri soldi i docenti e il sistema
che regge questa scuola). E perché
sia riconosciuto anche al Veneto il giusto equilibrio numerico tra studenti e
docenti». La lista dei nodi anche economici all’attenzione di Giannini - «il
mio è un ministero dove ogni giorno
c’è una bomba da disinnescare», è la
battuta che si concede - si allunga poi
all’inaugurazione dell’anno accademico a palazzo Bo. E anche qui il ministro dà un’indicazione precisa.
«Siamo qui per incoraggiare l’Università di Padova e tutti gli altri atenei. Sarebbe importante darvi certezze sui finanziamenti e sul fatto che siano triennali e non annuali - premette
Giannini -: è un’operazione complessa ma ci prendiamo questo impegno».
Subito dopo auspica «merito e premialità» anche per diversificare il sostegno università, come prima li aveva promessi per il mondo della scuola, sollecitata sul tema degli stipendi
degli insegnanti.
Ieri intanto il Miur ha pubblicato i
numeri definitivi dei posti messi a
bando per le facoltà a numero chiuso,
riformulati tenendo conto dei fabbisogni professinali. Saranno 9.983 per
Medicina, 774 per Veterinaria, 949
per Odontoiatria e 7.621per Architettura.
L’area di preparazione e servizi
tecnologici partecipano al dolore di
Umberto per la scomparsa del
PADRE
I colleghi della redazione di Bologna
abbracciano Umberto per la
scomparsa del
PAPÀ
Gigi Adriana Andrea Chiara
Caro Umberto, un abbraccio
grandissimo in questo giorno triste.
Roberto, Marco, Massimo, Anna,
Jolanda, Adriana, Salvatore.
Caro Umberto ti siamo vicini in
questo momento di dolore per la
perdita di tuo
PADRE
Un abbraccio forte da Marina,
Roberto, Umberto, Roberto, Sonia,
Gabriel
I colleghi del servizio Economia
abbracciano con affetto Umberto
e si uniscono al dolore
per la scomparsa del
PADRE
I colleghi della redazione della
Toscana si stringono a Umberto in
questo momento di dolore per la
perdita del suo caro
PAPÀ
Ieri è deceduto nella sua casa,
attorniato da persone che lo
amavano
STELIO BERGAMO
Ne diamo l'annuncio agli amici
e ai compagni.
La moglie Fiorella, Alessio con
Sebastiano, Luca con Eleonora,
Giacomo e Edoardo.
Roma 11 marzo 2014
RASSEGNASTAMPA
14
martedì 11 marzo 2014
ITALIA
Truffa Avastin, «sono 100mila i danneggiati»
Adusbef e
Federconsumatori:
«Raccogliamo firme
per un’azione collettiva
di risarcimento»
● La storia di Giuseppe
Casadio, sindacalista
Cgil: «Perso un occhio
per colpa del raggiro
I medici lo sapevano»
●
ANNA TARQUINI
[email protected]
Quante sono le persone diventate cieche per colpa dell’accordo truffa tra Novartis e Roche, centinaia, migliaia? Nel
2012 la società italiana di oftalmologia
ne contava 260mila potenziali solo in Italia. Oggi almeno 100mila pazienti, su
385mila, hanno subito ritardi o salti di
cura. Sono tutti saliti su un convoglio
che porta a un’unica stazione e in questi
giorni scoprono il perché. Adusbef e Federconsumatori stanno raccogliendo le
firme per un’azione collettiva di risarcimento, ma intanto...«Intanto diventare
cieco a un occhio è già un dramma. Lo è
molto di più per chi è costretto a camminare con le stampelle: io non ho la profondità degli ostacoli davanti a me. Se
c’è un dislivello sul terreno me ne accorgo solo quando sono caduto, per capirci». Giuseppe Casadio, ex segretario confederale della Cgil, nella segreteria di
Sergio Cofferati, è tra quei pazienti che
in queste ore si interrogano, maledicono
e se possono chiamano i giornali.
La sua vicenda inizia proprio a caval-
Fiale di Avastin, il medicinale fu dichiarato «pericoloso» nel 2012
L’INIZIATIVA
L’agroalimentare italiano a Expo 2015
«Con la firma del Protocollo
perfezioniamo una serie di linee
progettuali che aiuteranno tutto il
mondo agroalimentare italiano ad
essere protagonista assoluto di Expo
2015». Queste le parole del ministro
delle Politiche agricole alimentari e
forestali, Maurizio Martina, durante la
conferenza stampa di ieri a Roma che
ha visto la firma del protocollo di
intesa «Per la partecipazione
dell’Agroalimentare italiano all’EXPO
2015». Hanno sottoscritto il
documento anche Giuseppe Sala
(commissario unico del governo per
Expo Milano 2015) e Diana Bracco
(commissario generale del Padiglione
Italia). Durante l’incontro il ministro
Martina ha anche annunciato
l’iniziativa di voler avviare - in accordo
con Stefania Giannini, ministro
dell’Istruzione - un progetto
sperimentale già a partire dal
prossimo anno scolastico per un
programma di educazione alimentare
nelle scuole.
lo del 2012 quando l’Aifa blocca la somministrazione dell’Avastin negli ospedali per la cura di alcune patologie dell’occhio dopo che la casa produttrice, la Roche, ha cambiato il bugiardino e segnalato alcune gravi reazioni avverse al farmaco. «Eh sì, l’ho ricostruito in questi giorni cosa mi è successo. E chi devo ringraziare. Sono tra coloro che hanno subito
un danno diretto e non quantificabile
dalla scandalosa vicenda dei farmaci
oculistici. Ma voglio fare una premessa
ed è questa. Io sono paralitico dal 2009,
da quando una malattia mi ha procurato
la mielite. Da allora giro con le stampelle in casa e in carrozzina se devo andare
fuori. E questo fa una certa differenza».
Nel 2012 Giuseppe Casadio si accorge
che non vede più all’occhio sinistro, va
dall’oculista, ottiene una diagnosi. «Mi
sono beccato una trombosi alla vena centrale della retina che ha provocato un
edema al bulbo oculare. Che fare? Gli
specialisti mi dicono che qualcosa si può
recuperare, che la vista può essere parzialmente recuperata, ma che la terapia
è una sola, iniezioni intravitreali di Avastin per riassorbire l’edema. I medici mi
hanno detto che non era possibile curare la patologia con medicinali cortisonici, perché i cortisonici alzano la pressione e sono inadatti alla trombosi. Del resto il farmaco costava 50 euro a confezione, allora era distribuito dal Servizio sanitario nazionale. La prima iniezione nel luglio del 2012 - diede subito i primi
effetti benefici. Dovevo continuare, però...».
Però siamo appunto nel luglio 2012,
alla vigilia dell’accordo truffa. Il 30 agosto l’Agenzia europea dei medicinali modifica il bugiardino dell’Avastin e segnala il pericolo di reazioni avverse. L’Aifa
lo blocca. E quando Giuseppe Casadio si
ripresenta dal suo specialista....«I medici mi dicono che non sanno cosa fare,
che non posso più curarmi. Erano arrab-
biati, ma anche consapevoli...questa faccenda, la sostituzione dell’Avastin con il
Lucentis che costa mille euro a fiala, era
nell’aria da tempo. Mi dicono: ...
“Aspettiamo. Magari la cosa rientra”.
Ho aspettato, come dicevano loro. Il risultato è che ho perso l’occhio». Tra luglio e ottobre del 2012 centinaia di pazienti vengono esclusi come Giuseppe
dall’unica possibilità di cura. Al posto
dell’Avastin viene indicato il Lucentis,
ma è un farmaco che costa troppo e il
Servizio sanitario non può supportarlo,
se non in alcuni casi, limitatissimi. «Il Lucentis - spiega Giuseppe - non era indicato per la mia terapia. In ogni caso non mi
è stato proprio proposto. Tutta la vicenda, ripeto tutta la truffa, era chiara già
allora ai miei specialisti. Me lo dissero in
maniera esplicita».
La storia di Giuseppe è simile a quella
di molti. Le testimonianze si moltiplicano. Ieri Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana, sentito
come teste in Procura a Torino nell’ambito dell’inchiesta che vede indagate Roche e Novartis per associazione a delinquere finalizzata al disastro colposo, aggiotaggio e truffa, ha dichiarato: «Il danno subito dai pazienti è enorme. Con l’eliminazione dell’Avastin l’unico farmaco
per curare la maculopatia restava il Lucentis che costa 1300 euro a confezione.
I pazienti che dovevano fare un’iniezione ogni 40 giorni hanno smesso di curarsi». Secondo Abusdef, che si costituirà
parte civile, la colossale frode è potuta
avvenire per evidenti complicità istituzionali. Un danno che ammonterebbe a
circa 45 milioni di euro, e solo per la Regione Lazio, almeno 60 milioni di euro.
Giuseppe Casadio non commenta.
«Io non so se avrei potuto recuperare la
vista. Non so in che misura ma so per
certo che mi è stato proibito di curarmi.
Secondo voi con chi me la devo prendere oltre che con la sfiga?»
RASSEGNASTAMPA
15
martedì 11 marzo 2014
COMUNITÀ
L’analisi
Il commento
Taglio dell’Irpef, più equità contro la crisi
Un voto contro il Paese:
chi ha paura delle donne?
Ronny
Mazzocchi
SEGUE DALLA PRIMA
Quindi senza quell’aleatorietà a cui sono
invece sottoposte tutte le altre opzioni ancora oggetto di discussione. Si tratta di un
autentico paradosso, visto che anche il
Fondo monetario internazionale da tempo non perde occasione di ricordare come
- almeno in periodi di crisi economica - gli
effetti di un aumento della spesa sarebbero di gran lunga più espansivi di quelli che
genererebbe una riduzione delle imposte
di eguale ammontare. È evidente che le
classi dirigenti italiane non si sono ancora
emancipate dal paradigma culturale che
ha dominato l’ultimo trentennio e che
considerava sempre e comunque la manovra della spesa pubblica come una strada
impercorribile, vedendo invece nella riduzione delle imposte l’unica via d’uscita ai
problemi della bassa crescita e della carenza di posti di lavoro.
Preso atto con rammarico di questo ritardo culturale del nostro Paese e accertato che l’unica alternativa resta quindi
quella fra riduzione dell’Irap sulle imprese e dell’Irpef sui redditi più bassi, bisogna ammettere che quest’ultima si presenta come preferibile sia dal punto di vista strettamente economico, sia sotto il
profilo distributivo. Il taglio dell’Irap, infatti, avrebbe sul livello di occupazione gli
stessi effetti trascurabili che hanno avuto
tutti i precedenti incentivi e sconti fiscali
concessi in varie forme alle imprese negli
anni scorsi. L’esplosione del numero dei
senza lavoro registrato a partire dal 2011
non sembra dipendere dal peso delle imposte, ma dal brusco calo del volume di
attività determinato dal crollo della domanda interna. La diminuzione dell’Irap,
lungi dal tradursi in un aumento degli investimenti, si configurerebbe così in un
aumento del risparmio delle imprese o,
molto più probabilmente, verrebbe utilizzata per ridurre parzialmente l’esposizione debitoria verso le banche. Le ricadute
sull’economia nel suo complesso sarebbero modeste e le risorse resterebbero per
lo più confinate ai beneficiari del provvedimento.
Al contrario la riduzione dell’Irpef
avrebbe effetti espansivi ben maggiori.
L’intervento
Grillo si combatte
con la buona politica
Marco
Macciantelli
Responsabile Enti
locali del Pd
Emilia-Romagna
●
POLITICAMENTE IL FENOMENO GRILLINO
HA AVUTO IL SUO BATTESIMO IN UN LUOGO-SIMBOLO: PIAZZA MAGGIORE (LA «PIAZZA
GRANDE» DI LUCIO DALLA), NEL 2007, CON UN
VAFFA-DAY. Poi, nel 2009, è approdato in
consiglio comunale a Bologna. L’anno
successivo nell’assemblea legislativa
dell’Emilia-Romagna. Quindi, di nuovo,
nel 2011, nel consiglio bolognese (dopo il
commissariamento Cancellieri). Sino a
conquistare Parma nel 2012. Infine
l’exploit nelle elezioni del 24-25 febbraio 2013, quello che ha dato l’accento
al M5s, nell’ultimo anno, vissuto dai banchi del Parlamento.
Uno sguardo ai voti assoluti, prima ancora che alle percentuali, aiuta a capire
meglio quello che è successo. Dopo l’ultimo triennio al governo (2008-2011), il
partito di Berlusconi, allora Pdl, ha dimezzato i suoi voti (nessuna rimonta). Il
Pd non è riuscito a conquistare quelli in
libera uscita, perdendone, a sua volta,
tre milioni e mezzo rispetto al 2008.
Concentrare l’intervento sui redditi più
bassi permetterebbe infatti di aumentare
il potere d’acquisto a una fascia di popolazione caratterizzata da una elevata propensione al consumo. L’obiezione secondo cui buona parte dello sconto fiscale si
tradurrebbe in un aumento dei beni importati con effetti negativi sulla bilancia
commerciale è scarsamente fondata: è assai probabile che i pensionati con la minima e i metalmeccanici con familiari a carico utilizzeranno gli 80 euro di sconto per
comprare beni di prima necessità piuttosto che beni voluttuari di importazione come un’auto di alta gamma o una lavatrice
all’ultimo grido.
Il taglio dell’Irpef avrà effetti sia di breve che di medio periodo. Nell’immediato
il rilancio della domanda, generato
dall’aumento dei consumi, permetterà alle imprese di rimettere a regime gli impianti finora utilizzati ben al di sotto del
loro potenziale. Il rinnovato clima di fidu-
.. .
La riduzione dell’Irap
avrebbe gli stessi effetti
trascurabili che hanno avuto
tutti i precedenti incentivi
cia consentirà poi ai nostri imprenditori
di avviare un ciclo di investimenti capace
di rimpiazzare lo stock di capitale ormai
obsoleto che costituisce la principale causa del nostro gap di produttività nei confronti dei Paesi del centro e del Nord Europa. Questo ciclo virtuoso permetterà poi
alle imprese di rientrare in maniera strutturale dalle proprie posizioni debitorie,
rafforzando anche la solidità del nostro
sistema bancario e finanziario.
Indirettamente il miglioramento della
solvibilità degli intermediari determinerà
un aumento dell’offerta di credito e una
riduzione del costo di accesso al finanziamento da parte delle imprese stesse. La
ripresa dell’occupazione, invece che il
frutto di meri incentivi alle assunzioni sotto forma di sconti fiscali, sarebbe così garantita da un ben più solido processo di
crescita economico trainato dalla domanda interna.
Le ricadute positive si avrebbero anche
sul fronte redistributivo. Dopo anni di tagli alle prestazioni sociali, di blocchi ai salari e di inasprimento della pressione fiscale sui redditi dei lavoratori dipendenti,
il taglio dell’Irpef rappresenterebbe la
presa d’atto che solo attraverso una più
equa redistribuzione della ricchezza e dei
redditi sarà possibile uscire dalla crisi.
Maramotti
Mentre il M5s, al primo colpo, ne ha ottenuti più di 8 milioni e mezzo, distribuiti
in modo pressoché omogeneo sul territorio italiano, così da conferire al M5s il
carattere di una forza nazionale, con
punte sino al 30%. In quel passaggio il
M5s non ha misurato più solo la febbre
del centrosinistra, ma anche quella del
Paese. È finita una fase dell’antipolitica.
Si sono fatti più chiari i contorni di un
vero e proprio progetto politico. Un risultato della crisi, tra sofferenza sociale, rigetto verso i partiti, una certa abilità nel
cannibalizzare il civismo.
È un tema da considerare, in vista delle prossime amministrative. Sapendo
che va accentuandosi la tendenza a una
cittadinanza interessata a iniziative, per
dir così, di scopo. Intorno alle quali, volta a volta, si esprime un impegno a tempo, scaduto il quale, o affiora un obiettivo ulteriore, oppure la gente torna alle
sue occupazioni prevalenti. La politica
fa bene a non sottovalutare questo tipo
di nuova sensibilità per la cosa pubblica,
facendosene interprete. Il voto è fondamentale. Tra un voto e l’altro, in un Comune, passano cinque anni. In cinque anni cambia il modo. Per questo tra un’elezione e l’altra occorre fare comunità.
Per questo la contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta è sbagliata: servono entrambe, istituzioni e tessuto civile. Nelle prossime
elezioni di maggio non si confronteranno solo «forze politiche», ma anche «modelli di relazione». In un contesto di contendibilità, di tipo proporzionalistico, favorito dalle Europee, in cui il M5s si riterrà contrapposto e alternativo al Partito
democratico.
Ogni epoca ha avuto una propria comunicazione politica. Nel secondo dopoguerra, i manifesti. Dagli anni Settanta,
la televisione. Non da oggi, ma ormai da
circa un decennio, il web. Siamo giustamente incamminati su questa strada.
Non si tratta però solo di un usare degli
strumenti, ma di una diversa impostazione del legame sociale. È qualcosa non di
metodologico, ma, per dir così, di ontologico. Bisogna entrare dentro quel mondo, dargli una configurazione. Valorizzandone, da un lato, l’orizzontalità,
dall’altro, le differenze.
Nel M5s avvertiamo una contraddizione tra il popolo della rete e la verticalizzazione carismatica. E invece, le due cose
si tengono, l’una è conseguenza dell’altra. Il governo della democrazia diretta
conduce, per certi versi naturalmente, a
qualcosa di sovraordinato di tipo neo-autoritario. Ogni fenomeno dogmatico attiva visioni di tipo selettivo, preclusivo,
esclusivo. L’ortodossia evoca il suo contrario. Il culto della personalità è una
macchina che produce dissenso. È una
dialettica antica, che ha segnato un secolo che pensavamo di aver lasciato alle
spalle, e che riemerge, non tanto in forme «eversive», quanto caricaturali. Iperrealtà più grottesca che tragica. Poi non
è detto che chi dissente, per ciò stesso,
sia «meglio» della maschera dispotica
che intende abbattere. Grillo va affrontato e battuto con la politica, attraverso la
sua autoriforma, sul campo, non immaginando che la sua sconfitta risieda nel numero dei suoi dissidenti, in ogni caso predestinati a una sequenza seriale.
Sara
Ventroni
SEGUE DALLA PRIMA
Come se si trattasse di un vezzo. Di un capriccio.
E li hanno debellati senza troppi complimenti.
Per ogni donna che entra, un uomo deve stare
fuori. Non è la jungla, ma la rappresentazione plastica di una legge elettorale, l’Italicum (checché
ne dica il relatore Francesco Paolo Sisto: la sentenza della Corte Costituzionale n. 422 del 1995 è
stata superata dalla nuova formulazione dell’articolo 51 della Costituzione) - a rischio di incostituzionalità, per il premio di maggioranza, e per le
liste bloccate. E dunque: se di liste bloccate si tratta, donne e uomini hanno lo stesso diritto di competere per la piena eleggibilità.
Non è una crisi di nicchia, non è una rivolta
subalterna. Non è un computo piccolo-piccolo, da
ghetto, ma l’indicazione di un correttivo essenziale.
La democrazia non è una quisquilia. O è democrazia paritaria, o non è. E se è paritaria, non lo è
solo per nomina glamour, come gesto benevolo,
attrattivo ancorché arbitrario. Alla mercé delle
fantasmagorie del segretario di partito.
Lo afferma la Costituzione, non un’agenzia di
sondaggi. Uomini e donne devono avere pari opportunità. Niente di più, niente di meno. Articolo
tre, articolo cinquantuno. Tutto qui. Eppure non
siamo ancora qua. In stal.. .
lo.
Ma c’è chi si è dato da
Uomini e
fare per descrivere la battaglia
delle donne alla Cadonne devono mera come
una questionavere pari
cina vezzosa, da area protetta, oppure strumentaopportunità
le, di sabotaggio del goNiente di più
verno. Non è così.
Pur di fraintendere le
niente di meno donne
ci si appella a comLo afferma
plotti inconsistenti.
Da un buon decennio
la Costituzione siamo
oltre la vulgata delle quote: le donne, oggi al netto dell’Italicum - chiedono garanzie formali:
tecniche, certo, noiose sicuramente, ma essenziali, per non essere escluse dalla competizione.
Le donne, al varo della legge, chiedevano solo
una clausola di garanzia: cinquanta e cinquanta
di capilista e alternanza uno a uno nelle liste: misure semplici, cui nulla osta, per garantire a tutti
e a tutte le stesse possibilità di competere, per
poter esser eletti.
Non è necessario essere dei costituzionalisti
per capire che la legge elettorale Italicum non è
la migliore delle leggi possibili. Tutt’altro. È piena di difetti: ancora una volta le liste bloccate,
ancora una volta un premio incongruo di maggioranza. Emendarla non solo era legittimo, ma doveroso. Eppure, l’attenzione s’appunta sugli
emendamenti eversivi, trasversali, delle donne.
Come se si trattasse di un sabotaggio. Di un’oscura manovra per manomettere l’azione di governo; o peggio, il futuro degli uomini, obbedienti,
che già aspirano al loro posto. Garantito, loro sì,
in lista.
No. Non bastano le buone intenzioni dei leader. Non basta il carisma taumaturgico dei segretari di partito che impongono l’olio santo sulle
teste delle preferite. Le donne vogliono - in mancanza di preferenze, nel cui caso hanno già pronta, come per la legge elettorale regionale della
Campania, la doppia preferenza - le stesse condizioni di partenza.
Le novanta donne vestite di bianco alla Camera da giorni tentano di schivare in ogni modo i
fendenti goffi dei luoghi comuni.
Eppure tutti - giornalisti, colleghi onorevoli,
opinionisti - le ricacciano nel passato. Al ghetto
delle quote. Ma l’unica a vestirsi di rosa è Daniela
Santanchè, fuori tempo massimo, provocatoriamente contraria alle misure correttive per rendere la legge effettivamente a norma di Costituzione.
Le donne vestite di bianco non chiedono privilegi. Non reclamano riserve indiane. In modo trasversale, dal Pd a Forza Italia, affermano la necessità di esserci in questo passaggio. Perché l’Italia
ha già intuito tutto. E perché deve essere chiaro,
finalmente, che se il gioco è blindato, le donne
vogliono essere della partita, non di meno. E non
di più.
Il Paese ha capito. Il Parlamento ha bocciato,
sapendo esattamente quello che stava facendo.
Ci sono buoni motivi per sospettare che la partita
non è persa. Anzi. Semmai si gioca altrove.
RASSEGNASTAMPA
16
martedì 11 marzo 2014
COMUNITÀ
Dialoghi
Suicidarsi
con i figli
o attraverso i figli
Le raccapriccianti sequenze di uccisioni
non sui campi di battaglia, ma in
famiglia, sono l’esito di micidiali
cortocircuiti mentali, praticamente
imprevedibili. La paura del futuro, la
mancanza di stabilità economica,
l’opprimente crisi, destabilizzano le
menti più fragili, con sbocchi letali di
follia collettiva.
FABIO SICARI
Luigi
Cancrini
psichiatra
e psicoterapeuta
Il numero complessivo degli omicidi è
diminuito, in Italia, di quasi quattro
volte. La diminuzione, però, riguarda
solo quelli legati alle attività delle
organizzazioni criminali che hanno
messo il colletto bianco e si
arricchiscono utilizzando quasi
esclusivamente, ormai, i reati finanziari.
Coppie e famiglie restano sole, invece,
mentre l’onda lunga della crisi
appesantisce la vita dei più deboli e
diminuisce, ogni giorno di più, la
presenza e l’incisività dei servizi
CaraUnità
Radicali: scelti o sciolti?
Nel 1987 i Radicali lanciarono - con un
successo abbastanza grande da permettere
loro di sopravvivere - una campagna di
autofinanziamento e di iscrizioni che aveva
questo titolo: «Partito Radicale: o lo scegli o
lo sciogli». A 27 anni di distanza da
quell’appello, in un Paese i cui Palazzi del
potere sono stati quasi totalmente
deradicalizzati, siamo ritornati alla stessa
emergenza e urgenza: senza un vero
sostegno, morale e materiale, i Radicali
rischiano di scomparire dalla fauna politica
nostrana. Eppure la maggior parte delle
tematiche che le istituzioni italiane si
trovano ad affrontare oggi, riguardano
proprio quegli animali politici in via di
estinzione, che ne hanno fatto da sempre le
loro battaglie: riforma del sistema giudiziario
e penitenziario, abolizione del finanziamento
pubblico ai partiti, trasparenza e legalità
delle istituzioni, legalizzazione delle droghe,
autodeterminazione e libertà di scelta, tutela
delle minoranze, solo per citarne alcune.
Nonostante il tentativo di asportazione
chirurgica che il regime compie ai danni dei
Radicali, la loro storia e le loro lotte sono
oggi ancor più presenti, quasi egemoniche,
nel panorama politico attuale. Sarà venuto il
momento, non fosse altro che per
riconoscenza, di dare loro un aiuto concreto?
Pietro Rizzo
L’intervento
Prostituzione, ci sono
anche dei diritti
Maria
Spilabotte
senatrice Pd
●
CON L’APPROVAZIONE A STRETTA MAGGIORANZA DELLA RELAZIONE HONEYBALL, IL PARLAMENTO EUROPEO HA DI FATTO
INIZIATO UNA CROCIATA CONTRO LA PROSTITUZIONE PERCHÉ, COME HA SOTTOLINEATO
SILVIA COSTA SU QUESTO GIORNALE, «la pro-
stituzione e lo sfruttamento sessuale, che
coinvolgono soprattutto donne e ragazze,
sono una violazione della dignità umana e
perpetuano l’idea che i corpi femminili
siano in vendita».
Al contrario, io credo che questo del
Parlamento europeo sia un atto gravissimo perché mette sullo stesso piano, senza
l’indispensabile differenziazione, lo sfruttamento e la libera scelta e porta con un
sé un messaggio chiaro e pericoloso: la
Questo giornale è stato
chiuso in tipografia alle
ore 21.30
responsabili della prevenzione. Con un
aumento progressivo del numero di
quelli che entrano nel caos della
disperazione. Come la madre albanese di
Lecco che ha ucciso le figlie: per evitare
loro di essere costrette a vivere una vita
come la sua. Dall’interno di un
movimento dell’anima universale (dalla
Medea di Euripide a Steiner, il
personaggio de La dolce vita di Fellini) in
cui quello che si confonde fino a perdersi
è il limite fra il Sé e l’altro, nella madre o
nel padre che sente i figli come una
parte del suo stesso corpo e della sua
stessa vita. Suicidandosi con loro o
attraverso di loro perché un passaggio
difficile di ogni maternità o paternità è il
rendersi conto del fatto che il figlio non è
tuo, che ci sono dei confini fra te e lui e
perché è nel momento della disperazione
che può accadere di dimenticarsene.
Tornando indietro. Diventando
tragicamente anche se
momentaneamente folli.
Via Ostiense,131/L 00154 Roma
[email protected]
Dedurre le spese per i badanti
Renzi proclama di voler proporre sconti
fiscali a partire dalle famiglie. Io avrei una
proposta concreta: deduzione dal reddito
di tutta la spesa per badante quando si
tratta di assistere un soggetto non
autosufficiente. La spesa può trovare
compensazione in una iniziativa che porti
a regolarità 400mila rapporti di lavoro
clandestini che pagherebbero Irpef e
contributi Inps. Non si può lasciare le
famiglie nella solitudine a combattere con
situazioni di grave disagio e centinaia di
migliaia di lavoratori nella clandestinità.
Vanno fatte tante cose a loro sostegno.
Questa si può fare subito e senza costi.
Aldo Amoretti
A proposito della sicurezza
sulla rete ferroviaria italiana
Caro direttore,
accostare in modo equivoco, come fatto dal
suo giornale (edizione del 7 marzo, pag. 12,
titolo Scontro fra treni: 80 feriti) l’incidente
avvenuto sulla rete ferroviaria gestita da
Ferrovie della Calabria e i dati diffusi, nella
stessa giornata, dall’Agenzia Nazionale
della Sicurezza Ferroviaria (ANSF) è
forviante e lascia intendere una
correlazione che non c’è. Così come è
strumentale l’uso delle due notizie fatto da
un’associazione di consumatori che ha
prostituzione è un male assoluto e va combattuta, anche se viene liberamente scelta. Ancora una volta le donne vengono reputate solo vittime, non in grado di pensare e di scegliere, e il corpo e la sessualità
non vengono considerati come fattori di
scelte soggettive, ma quali oggetti e comportamenti da normare e addirittura da
vietare.
Insomma, ciò che per qualcuno è immorale diventa anche illegale. L’approvazione della Relazione, tra l’altro, fotografa
una spaccatura: soli 343 voti favorevoli,
cioè meno della metà degli aventi diritto,
139 voti contrari, 105 astenuti, mentre
ben 163 parlamentari europei non hanno
partecipato al voto.
Partendo dal presupposto che la tratta
e lo sfruttamento delle donne, così come
la prostituzione minorile, vadano assolutamente prevenuti, perseguiti e repressi,
ritengo che vietare a persone adulte, nel
pieno delle proprie facoltà, di offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro sia
un atto paternalistico e autoritario e indichi un’intrusione intollerabile dello Stato
in questioni che attengono alla sfera privata. È il caso di sottolineare che i «sex
worker», in Italia come ormai nel resto
del mondo, non sono solo donne, ma anche uomini e transessuali. In Italia si parla di 70mila prostitute/i con un giro di 9
milioni di clienti. Non si tratta quindi que-
addirittura utilizzato la circostanza per
muovere accuse a RFI (Gruppo FS
Italiane), notizia che voi avete ripreso ed
evidenziato. Invece, come è stato
correttamente scritto, Ferrovie della
Calabria (società regionale ex concessa)
non appartiene al Gruppo FS Italiane. Non
è stato però sottolineato che le sue attività,
così come gli oltre 3mila km di Ferrovie
regionali ex concesse (addirittura pari a
quasi un quinto della rete RFI), e i treni
che li percorrono, non sono monitorate
dall’ANSF. In particolare, poi, è utile che i
lettori del suo giornale sappiano che la
percentuale, riferita dall’ANSF, del «35%
degli incidenti, esclusi gli investimenti di persone»
causati da «carenze manutentive»
corrisponde, su oltre 3 milioni di treni
circolati nel 2013, a soli 2 eventi. Sul fronte
sicurezza evidenziamo che il Gruppo FS
Italiane negli ultimi anni ha investito circa
9 miliardi di euro in nuove tecnologie.
Federico Fabretti
DIRETTORE CENTRALE
COMUNICAZIONE ESTERNA E MEDIA
FERROVIE DELLO STATO ITALIANE
Nell’articolocitatovenivanoriportatidatioggettivienoninterpretazioni.L’unicoavverbiopresente
nel testo - «fortunatamente» - era riferito al fatto
che i due passeggeri, che nell’incidente avevano riportatoferitegravi,nonfossero inpericolodivita.
stione attinente alla «dignità della donna», ma di un fenomeno che, nelle more
della deregulation ipocrita per cui prostituirsi non è reato ma anche un passaggio
in taxi può essere favoreggiamento, proliferano 60 cartelli malavitosi.
Confondere la tratta e lo sfruttamento
con il «sex working» autodeterminato di
fatto ostacola anche la repressione dei
reati perché favorisce la clandestinità.
Mentre è totalmente da dimostrare la correlazione, fatta dal documento Honeyball, tra legalizzazione della prostituzione e aumento della violenza contro le donne.
Proprio a partire da questa distinzione
fondamentale, ho presentato un disegno
di legge che regolamenta il fenomeno. La
proposta aggiorna la sacrosanta legge
Merlin che ha liberato le donne dalle case
chiuse, inasprisce le pene per i reati di
sfruttamento e di tratta, promuove il sostegno a chi vuole uscire dal «giro», ma
consente a tutti coloro che scelgono di
prostituirsi di accedere a diritti e doveri,
quali l’iscrizione alla Camera di Commercio, il pagamento delle tasse e l’accesso
alla pensione, l’uso obbligatorio del profilattico, la possibilità di affittare un appartamento per lavorare e di mettersi in cooperativa. Anche questa si chiama autodeterminazione e le donne sono chiamate a
difenderla.
La tiratura del 10 marzo 2014
è stata di 64.139 copie
L’intervento
Il Sud può farcela da solo
se valorizza le sue risorse
Federico
Pirro
Università di Bari
Centro studi Confindustria
Puglia
●
LO CONFESSIAMO: NON CI APPASSIONA AFFATTO UN
NUOVO DIBATTITO STORIOGRAFICO SUL MEZZOGIORNO COMEQUELLO apertosi sul libro Perché il Sud è rimasto
indietro di Emanuele Felice - che, detto per inciso, è
scientificamente modesto e poco documentato
sull’economia meridionale contemporanea - sulle presunte occasioni mancate e sulle responsabilità remote
di chi ha compiuto o meno certe scelte destinate poi ad
incidere sul lungo periodo. Ma si pensa veramente che
tale querelle possa appassionare i disoccupati di Napoli, di Bari o della Sicilia, siano essi manovali o laureati,
o gli imprenditori ogni giorno alle prese col credito che
scarseggia, fatture non incassate, domanda interna stagnante ed esportazioni difficili? Concentriamoci invece sul da farsi più immediato: acceleriano la spesa dei
residui fondi Ue del 2007-2013, impostiamo una buona programmazione del nuovo ciclo 2014-2020, sblocchiamo investimenti di Eni, Enel ed altri grandi gruppi
fermati da tempo per resistenze degli ambientalisti,
riavviamo importanti lavori pubblici interrotti come
quelli ferroviari sulla tratta Foggia-Benevento.
Il Meridione può dimostrare al Paese che nelle sue
regioni vi sono tutte le risorse naturali, economiche,
scientifiche e culturali per avviare - o proseguire là dove già intrapreso come in Puglia e altrove - il cammino
virtuoso che può (e deve) portare questa parte dell’Italia ad essere una delle aree più avanzate del Mediterraneo e dell’Europa? Certo che può farlo, anzi deve farlo.
Cosa manca infatti nel Sud perché questo avvenga, le
risorse forse? Quelle comunitarie, integrate dai fondi
nazionali e da quelli privati (da mobilitare con competenza) nazionali e internazionali, se ben impiegate, sarebbero sufficienti a favorire il decollo di tante zone
del Mezzogiorno. Ma non bisognerebbe (finalmente)
prendere atto che vi sono già tante aree meridionali
che hanno tassi di sviluppo comparabili con quelli di
diverse zone settentrionali, nelle quali peraltro si sono
avvertiti durissimi i colpi della lunga crisi dell’economia nazionale? E poi, diciamolo ancora una volta, un
Meridione autopropulsivo può diventare sempre di
più uno dei motori della crescita dell’economia nazionale.
Agricoltura ormai largamente competitiva, industrie piccole, medie e grandi di valenza strategica per
l’intero Paese, dall’acciaio all’energia, dall’aerospazio
alla chimica, dalla meccanica al tac riqualificato; turismo di eccellenza, parchi e musei archeologici di rilievo internazionale; vento, sole, Università e centri di
ricerca prestigiosi come il Cira di Napoli per l’aerospazio e il Cetma di Brindisi per i nuovi materiali; Istituti
di credito locali, come la Popolare di Bari con presenza
in tutta Italia e numerose Banche di credito cooperativo fra le quali spiccano quelle in Puglia e in Sicilia;
Autorità portuali di Gioia Tauro, Napoli, Taranto e
Brindisi che stanno avviando lavori fondamentali come nel capoluogo ionico; Musei diocesani che possono
vantare patrimoni e reperti inestimabili.
Nulla vieta allora a questo grande territorio e alle
sue forze produttive e sociali di crescere e di competere: ed infatti sono tante ormai le Pmi meridionali, accanto alle grandi, che stanno rafforzando il loro posizionamento competitivo sul mercato a dispetto della
crisi, innovando prodotti e processi di lavorazione e
aggredendo nuovi mercati. E bisognerebbe parlare
sempre di più di questi protagonisti dell’economia locale cui non sempre - diciamolo francamente - si presta
la dovuta attenzione sui mass media.
Allora se tutto questo è (fortunatamente) vero, abbiamo ancora bisogno nel Sud di un tutor nel governo?
A difendere e a far crescere ancor più velocemente i
suoi territori siano tutti i parlamentari eletti nella circoscrizione, gli stakeholder locali, i giovani professionisti emergenti (ma non quelli del meridionalismo come
professione).
Il Sud può farcela da solo, valorizzando tutte le sue
risorse, senza chiedere o minacciare la dismissione di
grandi fabbriche e centrali elettriche, ma esigendo che
esse diventino sempre più ecosostenibili. Continuare a
credere e a far credere che serva per un nuovo grande
sviluppo del Mezzogiorno il taumaturgo nel governo quando invece tocca al mondo dell’imprenditoria e alle Istituzioni territoriali lavorare ogni giorno per promuovere la crescita del Meridione - è un danno consapevolmente arrecato alle enormi potenzialità del suo
sistema socioeconomico.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
4
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
SCELTE POLITICHE
Il primo via libera di Montecitorio alla legge
elettorale slitta a oggi. L’intesa tiene
Italicum, affossate
le quote rosa
Donne vestite di bianco per protesta ma una sfilza
di no boccia la battaglia. Renzi: «Il Pd assicura la parità»
di MILENA DI MAURO
ROMA - Il primo via libera di Montecitorio all’Italicum slitta a oggi,
l’intesa sulla legge elettorale tiene
ma una sfilza di no affossa la battaglia delle donne in bianco sulle quote rosa. "Nelle liste democratiche
l’alternanza sarà assicurata. Ho
mantenuto la parità di genere da
presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente
del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso", assicura
via Facebook il premier Matteo
Renzi. Ma intanto tutto ciò che ottengono le 90 vestali bipartisan della parità di genere è la libertà di coscienza, che i maggiori partiti lasciano nel voto segreto, mentre il
governo si rimette all’Aula così come fa il comitato dei nove della commissione Affari Costituzionali di
Montecitorio.
E’ dunque l’Assemblea che affossa le quote rose, dopo lunghissime
riunioni, rinvii e trattative che finiscono nel no di Montecitorio al 40%
delle posizioni di capolista per le
candidate (e il 60% ai candidati), alla parità di rappresentanza (al 50%)
e all’alternanza di genere nella
composizione delle liste. La legge
elettorale si avvia comunque al primo sì, al governo va la delega per ridisegnare i collegi (non meno di
120) mentre Forza Italia ritira il cosiddetto "Salva Lega". Affossate
dunque le quote rosa, per le quali il
presidente Laura Boldrini si era
simbolicamente schierata esibendo
una vistosa sciarpa bianca, prima
di salire alla presidenza.
Il Pd è spaccato: ufficialmente era
a favore, ma i numeri parlano chiaro, mancano decine e decine di voti
dei dem. Ma è soprattutto Forza Italia ad essere contraria alle quote rosa, temendo che siano il cavallo di
Troia per far saltare l’accordo sulla
legge elettoralee d introdurre le
preferenze. E il relatore Francesco
Paolo Sisto, nonostante il gran numero di parlamentari azzurre oggi
in bianco, arriva a definire "incostituzionali" i tre emendamenti trasversali. Non risultano determinanti per il sì i voti dei grillini, pronti a votare la parità uomo-donna anche per intralciare l’accordo sulla
legge elettorale.
Nella lunga maratona oratoria,
nell’Aula di Montecitorio, spiccano
il fucsia del tailleur di Daniela Santanchè ("il bianco ingrassa", provoca l’esponente di Fi) e la giacca candida provocatoriamente indossata
dal leghista Bonanno. Scelta Civica, Nuovo centrodestra e minoranza Pd criticano le ministre che non
aderiscono alla battaglia per le quote rose, che riprenderà in ogni caso
al Senato.
Protestano le deputate del Pd: "Il
gruppo non ha rispettato l'accordo si autoconvocano dopo il voto - L’accordo era che il gruppo Pd avrebbe
dovuto votare l’emendamento, dan-
do in tal senso indicazione di voto e
invece non è andata così visto che i
voti a favore sono stati 253 mentre
solo noi del Pd siamo 293. Quindi
sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche
esponenti di altre forze politiche".
Stefania Prestigiacomo - che
pianse in Consiglio dei Ministri
quando Silvio Berlusconi nel 2005
le intimò di "non fare la bambina" e
affossò le quote rosa che la giovane
ministro voleva a tutti i costi - oggi
si presenta in divisa bianca e riprende la battaglia. Con lei un vasto
fronte bipartisan, che non include
le 8 ministre del governo Renzi.
"Faremo la nostra battaglia fino in
fondo, anche al Senato e non per
femminismo", annuncia Nunzia De
Girolamo, capogruppo Ncd a Montecitorio. diverse deputate Pd, che
dopo il no dell’Aula si autoconvocano per decidere il da farsi. E cade nel
vuoto l’appello di Rosy Bindi a ripensarci sul voto segreto chiesto da
Forza Italia, Nuovo centrodestra,
Fratelli d’Italia ed Udc.
Il tabellone elettronico dopo lo
scrutinio segreto sulle quote rosa
|
LO SCENARIO
|
L’irritazione del Cavaliere
alla fine dei domiciliari
di YASMIN INANGIRAY
ROMA - La scelta di Silvio Berlusconi è di restare volutamente in
disparte e lasciare che sia Denis
Verdini a sbrogliare i nodi sulla
legge elettorale. L’ex capo del
governo, racconta chi ha avuto
modo di sentirlo in questi giorni, ha come pensiero fisso la da-
Silvio Berlusconi
ta del 10 aprile, giorno in cui il
tribunale di Milano dovrà decidere se concedergli l'affido ai
servizi sociali o mandarlo agli
arresti domiciliari: i giudici vogliono la mia fine, continuava a
ripetere anche ieri. Ad Arcore, il
Cavaliere è stato in costante contatto con i suoi uomini per seguire la votazione a singhiozzo
sulla legge elettorale. Ai suoi
non ha nascosto l’irritazione
per l'atteggiamento delle parlamentari azzurre che hanno dato
battaglia sulla parità di genere
in aperto contrasto con la linea
ufficiale del partito. A questo però l’ex premier aggiunge il fastidio per l’atteggiamento di Matteo Renzi: non controlla i suoi
parlamentati - è la sintesi del ragionamento dell’ex capo del governo - se continua così dell’accordo non resterà più nulla. Parole che guardano al Senato dov'e gli equilibri numerici sono
diversi.
A nulla sono serviti gli appelli
della maggioranza delle parlamentari affinchè ci fosse un pro-
nunciamento ufficiale da parte
del Cavaliere a favore delle quote rosa. Il Cavaliere avrebbe
ascoltato le ragioni del sì preferendo però dare ascolto a chi, tra
i suoi consiglieri, gli indicava
prudenza: il rischio è che se passano le quote rosa si voteranno
anche le preferenze - gli avrebbero fatto presente - e poi in vista
della campagna elettorale dobbiamo pensare a nomi forti sul
territorio.
L’irritazione però non è solo
per le deputate di Forza Italia
ma anche per l’atteggiamento
tenuto da Renzi: non controlla i
suoi, spero non ci siano ulteriori
sorprese in Senato, ha ribadito
ancora una volta ai suoi interlocutori. L’ex capo del governo
sceglie di restare alla finestra in
attesa di conoscere nel dettaglio
anche i provvedimenti economici annunciati dal premier: abbiamo sempre detto di non avere
pregiudizi per cui se ci saranno
provvedimenti a favore di cittadini e imprese siamo pronti a valutarli.
LA POLEMICA Camusso: «Renzi dimentica che parte del Paese ha già pagato»
I sindacati si compattano sul fisco
Bonanni lancia un hashtag su Twitter
per chiedere rispetto per le organizzazioni
di YASMIN INANGIRAY
ROMA - Le affermazioni del premier Matteo Renzi dell’altro ieri sugli interventi sul fisco e sui sindacati (se li avremo contro ce ne faremo
una ragione) hanno ricompattato le
organizzazioni dei lavoratori che
hanno ribadito al Governo la loro richiesta di concentrare le risorse
sulla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e sui
redditi da pensione.
"Renzi mi è parso disattento - ha
detto il segretario generale Cgil, Susanna Camusso - al fatto che c'è una
parte del Paese che ha pagato un
prezzo altissimo durante questa
crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perchè la crisi non continuasse
a precipitare”, una parte di Paese
che attende una svolta”. E ha ribadito, oltre alle richieste sul fisco, il no
all’eventuale riduzione della coperta degli ammortizzatori sociali.
“Capisco che Renzi abbia una visione calcistica - ha detto ancora a proposito delle dichiarazioni su Irpef e
Irap - ma il mondo non è fatto di derby. Il tema è a chi vuoi dare delle risposte". Il numero uno della Cisl,
Raffaele Bonanni stigmatizza la
modalità di comunicazione del presidente del Consiglio come ''sopra le
righe” ma esprime anche preoccupazione per “la ruggine oramai
chiara che c'è tra lui e la Cgil perchè
non porterà a nulla di buono, nè per
il Governo, nè per il sindacato, nè
per il Paese". Nel frattempo chiede a
Renzi di rispettare il sindacato e su
questo lancia un hashtag su twitter
#Renzirispettisindacato e ricorda
che i bilanci della Cisl sono on line
dal 2002. La Uil quantifica in un aumento di 100 euro in busta paga la
riduzione chiesta per l’Irpef per i
redditi bassi da lavoro dipendente e
avverte che una riduzione dell’Irap
non sarebbe funzionale alla crescita
del Paese.
Susanna Camusso
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
5
LE NORME Calo Irpef tra famiglia e lavoro
Il premier spinge
sul calo delle tasse
e lavora sulle misure
di CORRADO CHIOMINTO
Barbara Boldrini
|
RISORSE EUROPEE
|
Bruxelles libera
un tesoretto da 12 miliardi
di PATRIZIA ANTONINI
BRUXELLES - Si abbassano le
aliquote di cofinanziamento sulla programmazione 2007-2013
dei fondi per le politiche di coesione, e Bruxelles libera un "tesoretto" di 12,1 miliardi di euro,
grazie a quattro riprogrammazioni concordate tra l’Italia e la
Commissione nel periodo 20122013.
Intanto il commissario Ue alle
Politiche regionali Johannes
Hahn, allarmato dai rumors che
si sono scatenati dopo l'insediamento del governo Renzi, scrive
al sottosegretario Graziano Delrio per mettere i paletti attorno
alla programmazione 20142020 (32,823 miliardi di risorse
Ue). Hahn sottolinea che la bozza
informale d’accordo presentata
dall’Italia il 9 dicembre "costituisce una buona base di lavoro", nonostante ci siano dei "nodi da
sciogliere", e che sarebbe assurdo pensare di smontarla e rifarla
da capo (anche perchè l’ultima
scadenza per la presentazione
di MILA ONDER
e CHIARA DE FELICE
Graziano Delrio
dell’accordo definitivo a Bruxelles è il 22 aprile). Ma soprattutto
il commissario evidenzia che le
risorse devono essere usate per
misure strutturali, e non congiunturali, come ad esempio le
coperture per tagliare il cuneo fiscale. D’altra parte l’Italia si ritrova comunque con 12,1 miliardi, liberati dal piano di cofinanziamento 2007-2013, fatti confluire nel Piano nazionale d’azione per la coesione. Sebbene 9 di
questi siano già stati impegnati
dal governo (spiegano alla Commissione), resta da decidere il de-
stino di 3,1 miliardi. Secondo gli
accordi politici tra Roma e Bruxelles dovrebbero essere impiegati per progetti strutturali, ma
il governo Renzi potrebbe anche
decidere di aprire una riflessione e avanzare proposte diverse.
Per spiegare l’origine dei 12,1
miliardi che l’Italia si trova in tasca, occorre risalire
all’avvio della programmazione
2007-2013: i fondi
europei sul tavolo
(fondo regionale e
fondo sociale) erano (e restano) 27,9
miliardi. Le risorse
nazionali in partenza ammontavano
invece a 32,4 miliardi e le aliquote di
cofinanziamento erano principalmente fissate al 50%. Tra il
2012 ed il 2013, attraverso 4 riprogrammazioni, col ministro
Fabrizio Barca prima, e con Carlo Trigilia poi, la quota nazionale
di 32,4 miliardi è stata ridotta di
12,1 miliardi.
Bozza
d’accordo
Hahn mette
in guardia
Delrio
ROMA - La riduzione da 10 miliardi delle tasse ci sarà e il premier
Matteo Renzi spinge perchè tutto
sia pronto già per domani, quando
il Cdm sarà chiamato a varare comunque una sventagliata di provvedimenti che segnerà il cambio di
passo del governo. Ma, se per rimborso debiti pa, l’edilizia scolastica
e il piano casa è tutto pronto, per la
riduzione delle tasse potrebbe essere necessario attendere qualche
giorno. Il Cdm delineerebbe comunque il percorso, identificando
coperture e tempi, che saranno
brevissimi. Con
una sorpresa: tra
le forbici del governo potrebbero
finire le spese militari e anche i
contestatissimi
aerei da guerra
F35.
“Bisogna agire
subito - ha detto
da Bruxelles il
ministro dell’Economia,
Pier
Carlo Padoan - I
risultati saranno Matteo Renzi
crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi in 3-4 anni”. Nessuna
incertezza sulla volontà di intervento, quindi, ma certo il governo è
proprio alle prese con le compatibilità tecniche delle scelte da fare. A
cominciare dalle coperture, che saranno crescenti nel tempo: 10 miliardi saranno infatti a regime
mentre quest’anno - poichè la decisione arriva già qualche mese dopo l'avvio dell’anno - servirà molto
meno.
Che la riduzione delle tasse si
concentri sull'Irpef, invece, appare oramai scontato. Ma certo c'è da
decidere come possa essere attuata, ad esempio se attraverso le detrazioni sul lavoro o quelle per i famigliari a carico. I sindacati - tutti premono per interventi in favore
dei lavoratori e il leader Cgil, Susanna Camusso, chiede risorse per
il mondo del lavoro, anche sul capitolo degli ammortizzatori sociali,
minacciando proteste.
Se le scelte saranno concentrate
sui redditi fino a 15.000 euro il 'bonus' mensile potrebbe arrivare anche a 200 euro, se si sale anche di
poco (a 20.000 euro) l’importo si dimezzerebbe. In ogni caso scelte
non sono ancora state fatte e un
primo vero confronto tecnico collegiale è previsto per domani, al preconsiglio, al quale non partecipano i ministri. Sul tappeto ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che
impattano sulle buste paga ma anche sui costi dei datori di lavoro.
Mercoledì certo sarà il giorno
delle scelte politiche. Il primo nodo
da sciogliere è quello delle coperture. “Non utilizzeremo i fondi Ue
per il cuneo fiscale”, ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio in una nota ufficiale.
Per questo capitolo nel 2014 basterebbero 7-8 miliardi, cinque dei
quali dalla spending review. Nel
paniere delle risorse rimangono
anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i minori esborsi per gli
interessi dovuto
al calo dei rendimenti sui titoli di
Stato e il rimpatrio dei capitali,
per il quale è previsto il varo di un
ddl da approvare
velocemente con
le modifiche che spianerebbero alcuni nodi tecnici emersi nel confronto con Svizzera.
Ma c'è poi la sorpresa del taglio
alle spese militari. Nel mirino della
contraerea del governo sono finiti
gli aerei da guerra F-35, costosissimi e contestatissimi. Lo Stato italiano prevede ora di spendere 14,3
miliardi in 15 anni ed ha già ridotto il proprio programma da 131 a
90 aerei. Un ulteriore cesoiata, oltre ad avere un impatto economico,
avrebbe un valore politico, dando
visibilità ad un tema caro al Pd ma
che è diventato un vessillo del
M5s.
Certi sono invece gli altri provvedimenti annunciati da Renzi.
Per il jobs act arrivano le prime
norme. Si tratta di disegni di legge
che introducono semplificazioni
nel mercato del lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di estendere una
'coperturà anti crisi anche a chi oggi non può usufruire della cassa in
deroga. Per ora si tratta di interventi che non richiedono risorse:
per gli ammortizzatori sociali però
ci sarà però una rimodulazione dei
fondi ora previsti per la Cig in deroga.
IL DEBUTTO È il biglietto da visita con cui Padoan esordisce in Europa
me annunciato da Matteo Renzi, comincerà a
tirare le somme sul jobs
act, sull'edilizia scolastica e sulla casa. Sul tavolo
arriverà con ogni probabilità anche un apposito
provvedimento sui debiti della p.a., nodo sul quale la controversia con Bruxelles non sembra ancora appianata. Proprio per
rispondere ai rilievi della Commissione, il governo ha recapitato oggi una lettera di risposta per evidenziare le misure intraprese finora e quelle in via di definizione,
smontando anche alcuni degli appunti evidenziati in sede Ue.
Mercoledì sarà però anche il primo momento della verità sul cuneo
fiscale. Padoan non ha espresso
preferenza tra Irap e Irpef, ma ha
assicurato che la riduzione sarà coperta "in modo permanente" dai tagli di spesa della spending review,
"condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio".
«Riforme immediate su crescita e lavoro»
BRUXELLES - Riforme
immediate su crescita e
lavoro, per riuscire ad ottenere risultati crescenti nel tempo, significativi nel giro di 2-3 anni. E’ il biglietto
da visita con cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha fatto il suo debutto a Bruxelles, per illustrare all’Eurogruppo il programma del governo Renzi, incentrato soprattutto sul rilancio dell’economia attraverso misure
strutturali e con un orizzonte, lo ha
ripetuto più volte, di medio termine.
Il ministro, così come il premier,
ha le idee chiare: l'Italia "viene in
Europa per fare delle cose, non per
chiedere favori". Segno di un cambiamento di atteggiamento e di
prospettiva nei confronti dell’Unione europea, anche in vista del
semestre italiano di presidenza,
occasione che Roma non intende
perdere per tentare di rilanciare il
proprio ruolo tra i 28.
"Bisogna cominciare subito", ha
scandito il ministro nella sua prima conferenza stampa ufficiale, ribadendo i concetti espressi nel corso della giornata ai colleghi europei e al presidente del Consiglio Ue,
Herman Van Rompuy, incontrato
al suo arrivo. Le riforme arriveranno e saranno strutturali. Avranno
un impatto inevitabile sui conti
pubblici, ma andranno valutate al
momento giusto, quando cioè cominceranno a dare i risultati a cui
il governo punta. Agire sul pil, sul
denominatore, è del resto l’unica
via per aggiustare nel tempo anche
deficit e debito. Soprattutto considerando che l’economia italiana
crescerà quest’anno con ogni probabilità meno di quanto previsto
dall’ex ministro dell’Economia,
Fabrizio Saccomanni, (1,1% la stima del titolare del Tesoro fino a dicembre scorso). "I numeri che abbiamo sott'occhio - ha ammesso Padoan - sono più vicini a quelli della
Commissione di quanto non fossero in passato. Il mio atteggiamento
è di esser prudente, preferisco tenermi basso". Parole che suonano
come una vera doccia fredda, visto
che le previsioni di Bruxelles indicano per Roma una crescita quest’anno di appena lo 0,6%.
Pur inserendosi quindi nelle li-
nee fondamentali del lavoro tracciato dal precedente governo, ora è
il momento di accelerare, ha esortato ancora il ministro, assicurando l’Ue che comunque il rispetto
dell’equilibrio di bilancio rimane
un fondamento essenziale. "La
priorità è mettere in atto politiche a
favore di crescita e occupazione,
non disperdendo l’enorme risultato di finanze pubbliche che sono
oggi molto più sostenibili di quanto non fossero tempo fa. Farlo - ha
sottolineato - sarebbe una sciocchezza".
Le prime misure concrete arriveranno dunque già al prossimo atteso consiglio dei ministri di mercoledì, momento in cui il governo, co-
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
6
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
LE INCHIESTE
Rinviati a giudizio in 16
per l’inquinamento
di Fenice
e le raccomandazioni
all’Arpab
di LEO AMATO
POTENZA - L’abuso dei contratti di lavoro
interinali all’Arpab, «improntato a criteri
clientelari», finirà lo stesso a dibattimento. Incluso quello del factotum dell’ex assessore regionale Erminio Restaino, imputato come “mandante” ma prosciolto
«per non aver commesso il fatto». E’ prescritta, invece, l’accusa per il sindaco di
Potenza Vito Santarsiero, sulla gestione
della discarica comunale di Pallareta.
Dovranno comparire davanti al Tribunale in 16 dei 33 per cui il pm Salvatore Colella aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle raccomandazioni all’Agenzia regionale per l’ambiente, l’inquinamento nascosto del termovalorizzatore Fenice e quello dell’impianto
di smaltimento dei rifiuti del capoluogo.
Lo ha deciso ieri sera il gup Rosa Larocca accogliendo la richiesta di proscioglimento avanzata dalla stessa Procura nei
confronti dell’avvocato Dino Donnoli assieme alle difese di altri 16 imputati, tra i
quali alcuni degli ex dirigenti della municipalizzata potentina della monnezza, e
tutti i presunti “beneficiari” delle assunzioni incriminate.
E’ crollata l’accusa di associazione a delinquere che era contestata all’ex direttore
generale dell’Arpab Vincenzo Sigillito, il
suo collaboratore Claudio Dresda, l’ex
coordinatore provinciale dell’agenzia
Bruno Bove, l’ex responsabile dell’ufficio
acque Ferruccio Frittella e Luigi Montano, il responsabile su Potenza di Tempor,
la società di lavoro interinale.
Per il gup «il fatto non sussiste», tantomeno l’ipotesi di concorso
esterno che era contestata
all’ex consigliere regionale
Erminio Restaino, considerato il suggeritore delle
«strategie politiche da adottare con la sua mediazione
al fine di ricevere i finanziamenti necessari per assicurare la proroga dei contratti di lavoro interinale (...)
con il “tornaconto”elettorale in favore di candidati da
costui segnalati (ed i cui voti venivano garantiti a Restaino e Sigillito e richiesti ai
beneficiari dei posti di lavoro e ai loro familiari)».
Restaino era accusato di aver favorito
una persona in particolare, Mario Gentile
«alternativamente impiegato quale autista da Sigillito e dal consigliere regionale
Erminio Restaino, intimo amico di Sigillito, sia per esigenze lavorative di entrambi
che per contingenze di carattere privato».
Ma per questo, come per altri 3 casi del genere, il gup ha deciso di rinviare a giudizio
soltanto Sigillito, Dresda e Montano prosciogliendo i rimanenti «per non aver
commesso il fatto».
L’ex direttore generale dovrà rispondere assieme all’ex coordinatore provinciale
Bruno Bove anche di falso ideologico per
aver attestato nelle denunce presentate alle procure di Potenza e Melfi che prima del
2008 non erano mai emersi superamenti
delle soglie di contaminazione nella falda
sotto Fenice, mentre una perizia fa risalire
l’allarme al 2002.
Per i responsabili della Direzione ambiente della Provincia di Potenza e dell’Ufficio compatibilità ambientale della Regione, Domenico Santoro e Salvatore
Lambiase, resta l’accusa di omissione d’atti d’ufficio per non aver imposto lo stop alle
attività dell’inceneritore una volta venuti
a conoscenza dell’inquinamento fino a
quando non fossero stati verificati i dati rilevati e ripristinata la «condizione di normalità» nella gestione dell’impianto.
Quanto ai vertici di Fenice spa il capo
d’imputazione per cui è stato disposto il
rinvio a giudizio parla di truffa per aver
smalito per anni i rifiuti di Melfi e di diversi comuni del potentino a costo pieno,
Si sgonfia
il caso
Pallareta:
restano solo
3 imputati
Fenice,
nei riquadri
Restaino
e Santarsiero.
A destra
Sigillito
Restaino prosciolto
Santarsiero prescritto
A giugno il dibattimento per disastro ambientale e assunzioni “facili”
Ma il gup assolve presunti beneficiari e “mandanti”: estranei al fatto
mentre il trattamento avveniva tutt’altro
che a regola d’arte danneggiando in particolare all’ambiente circostante. Con il
concorso dei vertici dell’Arpab che avrebbero mascherato i risultati delle analisi
chimiche. Più «disastro ambientale» per
non aver attivato le procedure di emergenza previste una volta scoperta la presenza
di «metalli pesanti e soventi organici clorurati anche cancerogeni» nella falda.
Rispetto invece al terzo filone dell’inchiesta condotta dai militari del Noe e del
L’EX CONSIGLIERE SI RILANCIA
«Sindaco? Vedremo»
Attacco al Quotidiano
«ME l’aspettavo». E’ stato questo il ommento dell’ex consigliere regionale Erminio Restaino all’uscita dall’aula dopo
la lettura del dispositivo. «E’ stato un periodo molto duro». Ha aggiunto. «Non
ho compreso l’accanimento della stampa, in particolare del Quotidiano della
Basilicata che ha fatto un mese di prime
pagine (...) Adesso mi godo con la mia
famiglia questo momento». Restaino,
“dimissionato” da assessore regionale
proprio in seguito all’inchiesta, è tornato
anche sul senso del suo intervento alla
direzione regionale del Pd di domenica.
«Non ho votato Renzi non lo stimo ma
ha dato una lezione di civiltà giuridica e
di politica nella vicenda dei sottosegretari indagati. Io penso che per queste vicende, rimborsopoli e altro che può succedere, e che ovviamente non mi auguro, il Pd deve cambiare atteggiamento.
Io non mi sono potuto candidare nonostante sia tra i pochi in Italia non coinvolti
in rimborsopoli». A domanda invece su
una sua possibile candidatura a sindaco del capoluogo ha provato a glissare.
«E’ una cosa che non so da dove esca».
Ha risposto. «Ci sono tanti giovani. Vedremo nei prossimi giorni».
Reparto operativo dei carabinieri, che riguarda la gestione della discarica comunale di Potenza, il gup ha accolto le richieste dell’accusa solo per l’ex direttore e l’ex
presidente dell’Acta Rocco Robilotta e Domenico Iacobuzio, tuttora consigliere provinciale del Pd. Più il dirigente dell’ufficio
ambiente del Comune di Potenza Giancarlo Grano. Tutti accusati di aver smaltito in
maniera non autorizzata il percolato presente sul fondo della discarica di Pallareta
senza denunciarne la presenza.
Non luogo a procere per prescrizione,
infine, per il sindaco del capoluogo Vito
Santarsiero, appena eletto in Consiglio regionale, e gli altri responsabili di Comune
e Acta che hanno permesso lo sversamento di rifiuti nell’impianto di proprietà dell’amministrazione anche in mancanza
dell’autorizzazioni prevista, bloccata proprio per questioni ambientali.
La prima udienza del dibattimento davanti ai giudici del collegio del Tribunale è
prevista per il 23 giugno.
PREMI A PRESCINDERE Nardozza e Iacovino: «Nessun bonus»
Pure Ato e Acqua spa si smarcano
POTENZA - Ad Acqua spa di premi più o
meno “a prescindere” - almeno da un anno
a questa parte - non se ne sarebbe visto
nemmeno uno. Come pure all’Aato-Servizio idrico integrato.
Hanno tenuto a precisarlo il direttore
Egidio Iacovino e il commissario Angelo
Nardozza replicando alle notizie apparse
sul Quotidiano nei giorni
scorsi a proposito dell’ultima inchiesta delle Fiamme
gialle sui bonus elargiti ai
dirigenti di 16 enti e società
della Regione, tra cui quelli
in cui entrambi prestano
servizio.
«Atteso che l’Autorità
d’ambito territoriale ottimale per il sistema idrico integrato per sua
natura giuridica non è mai stato un Ente
strumentale della Regione Basilicata,
bensì l’organo di governo dei Sindaci della
Basilicata - spiega in una nota inviata al
Quotidiano Nardozza - ne deriva che il sottoscritto non ha mai usufruito di alcun
premio di produzione o di risultato, né di
qualsivoglia altra natura, tanto perché,
per il ruolo ricoperto nell’Aato e tutt’ora
nella Conferenza interistituzionale idrica
non ha mai avuto funzione di dipendente
e/o dirigente della Regione Basilicata».
Fa invece un distinguo Iacovino che
chiarisce che l’attuale amministratore
unico di Acqua spa, Antonio Triani, secondo lo statuto della società percepisce
una retribuzione fissa senza alcuna premialità legata a risultati di gestione o altro. Lui invece è entrato in carica come direttore solo dall’estate scorsa per questo non ha ancora potuto percepire il bonus
che gli potrebbe spettare alla fine dell’anno.
Possibile, quindi, che negli
atti delle Fiamme gialle sia finito il suo precedessore, tra le oltre quaranta posizioni esaminate e tuttora al vaglio dei pm della Corte
dei Conti, meno soltanto due casi isolati.
Per tutti gli altri, infatti, è stata segnalato
un possibile danno erariale che nel complesso ammonterebbe a 2milioni di euro.
A riprova dell’andazzo esistente. Soldi che
adesso i pm contabili potrebbero provare a
recuperare chiamando a risponderne in
31 tra dirigenti e membri dei nuclei di valutazione preposti alla loro assegnazione.
[email protected]
Il commissario:
«Non dipendo
della Regione»
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
7
ENI-TECNOPARCO Possibile un avvicendamento a capo del distretto Sud
Cambio ai vertici del cane a 6 zampe?
A rischio la poltrona di Gheller
POTENZA - L’esito dei test sui campioni
prelevati dai militari del Noe ancora
non si sa. Ma un primo effetto dell’inchiesta sui rifiuti del Centro Eni di Viggiano potrebbe maturare a breve con la
sostituzione ai vertici del distretto Sud
della compagnia dell’attuale direttore,
finito sul registro degli indagati assieme ad altre 10 persone.
Sono voci insistenti quelle che negli
ultimi giorni danno a rischio l’incarico
di Ruggero Gheller, giovane e rampante manager della ditta di San Donato,
tra i destinatari dell’avviso di garanzia
notificato lo scorso 19 febbraio durante
il blitz in Val d’Agri dell’Antimafia.
L’avvicendamento a capo dell’ufficio
responsabile per le
attività di esplorazione e produzione
in Basilicata sarebbe
una misura precauzionale in vista dei
possibili sviluppo
dell’inchiesta sulla
gestione dei reflui
delle lavorazioni del
petrolio che ogni
giorno
vengono
smaltiti a Pisticci,
nelle vasche di Tecnoparco Valbasento.
I consulenti della
Procura ancora in
queste ore stanno effettuando una serie
di accertamenti sulle caratteristiche dei
liquami prodotti nell’impianto, che è
l’infrastruttura fondamentale del programma di estrazioni Eni in Val d’Agri.
In più hanno preso di mira anche le
autorizzazioni concesse all’impianto
della compagnia di San Donato non più
tardi di 3 anni fa dalla Regione Basilicata.
Alfredo Pini e il team di esperti dell’Arta Abruzzo incaricati in sostituzione di Paolo Rabitti (Giovanni Damiani,
Giuliana Trulli e Fabrizio Stecca) devono stabilire innanzitutto il codice del catalogo europeo corrispondente al tipo
di rifiuto prodotto. Infatti è da questo
che dipende il tipo di trattamento a cui
andrebbero sottoposti prima dello
smaltimento finale, che nel caso di Tecnoparco avviene nel Basento.
Ogni giorno si contano in migliaia di
tonnellate i liquami caricati sulle autobotti e inviati da Viggiano a Pisticci, do-
Il Centro oli di Viggiano, a sinistra Gheller
ve vengono sottoposti a una serie di “lavaggi”. Si parla in massima parte di “acque di strato” che sarebbero né più né
meno che la componente liquida separata dal greggio che viene prelevato dagli strati profondi della Val d’Agri, al
ritmo di quasi 90mila barili al giorno.
Infatti il codice assegnato è lo stesso utilizzato per i “rifiuti non pericolosi”.
Ma gli investigatori sospettano che le cose stiano in
maniera diversa, per la presenza di sostanze poco “carine” al loro interno. Ad esempio idrocarburi e metalli pesanti. Come in quelle che in
un qualsiasi stabilimento
industriale vengono classificate come “acque di produzione”, più che altro, e a volte
pure “pericolose”, con il relativo codice
da indicare sulle bolle di accompagnamento.
Poi c’è l’aspetto della conformità dei
rifiuti prodotti con quelli previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale
dell’impianto realizzato dalla compagnia del cane a sei zampe nel capoluogo
petrolifero lucano.
Questo è l’ultimo quesito che gli inquirenti hanno affidato ai loro consulenti e potrebbe allargare il perimetro
dell’inchiesta al merito del procedimento amministrativo che ha portato
al “via libera” della giunta regionale arrivato nei primi mesi del 2011.
Un doppio via libera, per essere precisi, dato che nel giro di 3 mesi la Regione
ha concesso prima l’autorizzazione integrata ambientale al Centro oli, e poi
l’ok al suo ampliamento con la realizzazione di una quinta linea capace di aumentare la produzione di greggio in
maniera notevole, forse persino raddoppiarla.
Assieme a Gheller risultano iscritti sul registro degli
indagati i vertici di Tecnoparco, che è una società misto pubblico-privato. Si tratta dei potentini Faustino e
Michele Somma, padre e figlio, che è anche presidente
degli industriali lucani. Poi
ci sono il direttore Nicola Savino, e alcuni dei nomi che
ritornano più spesso nelle società del loro gruppo, come Giulio Spagnoli e Nicola Savino. Con loro figura anche Giovanni Castellano, socio in una finanziara che controlla una quota di Tecnoparco e già arrestato a dicembre dell’anno
scorso nell’ambito di un’altra inchiesta
sui rifiuti dell’antimafia lucana. Quindi Gaetano Santarsia, commissario del
consorzio per lo sviluppo industriale di
Matera, presente in Tecnoparco con la
quota di maggioranza relativa, e l’ex
amministratore delegato di Sorgenia
Massimo Orlandi, dimissionario soltanto da luglio dell’anno scorso.
[email protected]
E’ ancora
attesa per i test
sui campioni
prelevati dai pm
|
L’EDITORIALE
|
IL DOVERE DELLA CRONACA
segue dalla prima
di LUCIA SERINO
Benchè ci fosse un altro direttore, rivendico a pieno la scelta di cronaca dell’epoca. Fu un mese, l’inchiesta lo meritava,
quei fatti costituiscono ancora uno dei
più grandi scandali della Basilicata.
Con la stessa onestà professionale di
quei giorni diamo oggi spazio alla notizia positiva che viene dal Tribunale. Positiva per “il livello politico”, perchè lo
scandalo della Macchia nera rimane
tutto lì, passato al vaglio del gup. E quei
casi (non tutti, in verità) di raccomandazione che fecero scattare l’imputazione
per Restaino, non sono fuori dal processo. Di essi, però, nessuna responsabilità
è possibile attribuire all’ex assessore
prosciolto per «non aver commesso il
fatto». Il fatto dunque rimane, ma la responsabilità è di altri. Al di là del tecnicismo mi preme solo sottolineare che i
giornali restano, in questi casi, l’anello
debole contro i quali scagliare il risentimento comprensibile. Bisogna sforzarsi di capire una cosa, però: che questo
giornale è indipendente, da tutti e da
tutto. E molto spesso sui fatti di cronaca
giudiziaria non ha concorrenti. Lo ritengo ancora un merito. Farei volentieri a meno di aggressioni e minacce telefoniche, a me e ai miei colleghi.
Per mia formazione professionale riconosco valore alla cronaca giudiziaria,
mescolando il dovere di raccontare sulla base degli atti con la convinzione (se
volete garantista) che le responsabilità
politiche sono altro rispetto alle responsabilità penali. L’ho scritto più volte nella vicenda Rimborsopoli, ad esempio,
ancora mi accusano di essere forcaiola.
E Restaino ricorderà lo spazio che gli abbiamo riconosciuto (in verità anche una
mia telefonata personale di felicitazione) quando con Enrico Mazzeo Cicchetti
è uscito dall’inchiesta sui rimborsi regionali. I fatti però vanno raccontati per
come sono costruiti e nel momento in
cui accadono. Soprattutto quando hanno a che fare con la reputazione pubblica
di chi ci governa e quando sono incartati in un’inchiesta giudiziaria. Questo
giornale si è spesso distinto per “indagini parallele”, a prescindere dall’azione
del pm, come è giusto che sia nello spirito di un buon giornalismo d’inchiesta.
L’esistenza, invece, di una Procura parallela non ce la siamo inventata noi e
credo che Restaino non si riferisse ai
giornali quando ne ha pubblicamente
parlato. Il sistema malato della Basilicata, per come è andato avanti negli anni,
non ha bisogno di indagini giudiziarie
per essere disvelato. Continuo a pensare che le valutazioni vadano fatte caso
per caso. Ebbene, in quel caso, le dimissioni di Restaino erano una scelta che
andava fatta, opportuna, a difesa dell’istituzione che rappresentava e visto il tipo di accusa che gli veniva rivolto. Tutto
qui.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
8
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
FIBRILLAZIONI
Si apre un’altra
polemica tra
i democratici lucani
e si allungano
i tempi congressuali
di SALVATORE SANTORO
POTENZA - Semaforo rosso dai renziani
della prima ora a Braia e Margiotta che sono gli unici due candidati (almeno per ora)
alla segreteria regionale del Partito democratico di Basilicata: “Ritirate le candidature o ci sarà un terzo candidato dei renziani della prima ora”. La questione diventa
sempre più complessa. Il congresso regionale del Partito democratico di Basilicata
con i giorni che passano diventa una “faccenda” sempre più intricata.
Tanto che nonostante i tentativi di rinvio
e le numerose riunioni fiume ancora non è
chiaro quando e come ci sarà un nuovo segretario regionale. Perchè il 30 marzo, data fissata ufficialmente, si avvicina sempre
di più. Ma sul tavolo nulla è ancora definito. Basti pensare ai termini per la presentazione delle candidature. Prima era il 28 febbraio. Poi nonostante ci fossero stati due
candidati la data è stata spostata a posteriori all’undici marzo (cioè oggi). Ma alla fine si è resa necessaria un ulteriore slittamento al 18 marzo. E intanto rimangono
candidati solo Luca Braia e Salvatore Margiotta. Potenzialmente si parla di almeno
altri 4 o 5 candidati ma fino a ora
nessuno si espone. L’unica certezza è che si continua a prendere
tempo. Come si
farà a completare
tutte le operazioni entro il 30 marzo diventa un mistero. In pratica
dopo la chiusura
dei termini si dovranno svolgere
le convenzioni
comunali interne ai tesserati (se
Sopra Margiotta,
i candidati saransotto Braia
no maggiori di 3)
e poi le primarie
vere e proprie. A
occhio e croce
sembra impossibile.
Per questo al
netto dei posizionamenti (Marcello Pittella alla Direzione di domenica si è schierato
preliminarmente con Luca
Braia) la sensazione è che cresce
il “partito” di chi
spingerà a Roma
per l’ennesimo rinvio di tutto il congresso a
giugno. Anche se il nodo è Luca Lotti che in
una lettera inviata al segretario regionale
Vito De Filippo e al presidente della Commissione congresso Giuseppe Laguardia
ha negato il rinvio già richiesto parlando
di “inaffidabilità” del Pd lucano qualora
non riuscisse a svolgere il congresso entro
il 30 marzo.
Ma la questione a questo punto non si capisce come potrebbe essere risolta in un
paio di settimane. Tanto più che la sensazione è che convenga quasi a tutti rimandare la sfida congressuale dopo le elezioni comunali a Potenza e dopo le europee che vedranno come sicuro protagonista il lucano
Gianni Pittella (che dovrebbe ottenere a
breve la deroga da Renzi per ricandidarsi).
In tutto questo ieri c’è stata la netta posizione dei renziani della prima ora che chiedono a Luca Braia e Salvatore Margiotta di
rinunciare alle velleità personali. Braia e
Margiotta sono entrambi espressione del
mondo renziano ma sono diventati alleati
di Matteo Renzi solo nel corso dell’ultimo
anno.
La nota dei renziani della prima ora lascia poco spazio alle interpretazioni: «In vi-
Arriva lo “stop”
a Braia e Margiotta
Renziani lucani della prima ora a una riunione di qualche mese fa
I renziani della prima ora chiedono ai due aspiranti
segretari del Pd di ritirare le proprie candidature
sta della definizione delle candidature a segretario regionale, i comitati territoriali e
le associazioni renziane di Basilicata, nate
nel 2012 quale rappresentanza più vera e
autentica dell’area che da subito ha sostenuto il cammino di rinnovamento proposto da Matteo Renzi, chiedono ai due candidati alla segretaria regionale: il senatore
Salvatore Margiotta e l’ex assessore regionale Luca Braia di fare un passo indietro e
ritirare la candidatura nell’ottica di una
maggiore unitarietà». «Questo atto - si legge nella nota ufficiale dei renziani - è ritenuto fondamentale al fine di avviare subito
un tavolo di confronto tra le parti, per indi-
viduare unitariamente una figura di altissimo profilo umano e politico che faccia
sintesi tra le varie anime. Oggi si avverte
più che mai la necessità di cambiare passo,
garantendo la più ampia partecipazione
alla scelta della leadership intesa non solo
come pura e semplice testimonianza ma come sintesi di maggiore unitarietà e collegialità. Siamo convinti che oggi, ciò che
condanna ad una sconfitta o ad una vittoria non è la scelta degli obbiettivi ma dei metodi per raggiungerli. Per questo il nostro
impegno è quello di allargare la partecipazione, sapendo di avere una grande opportunità, forse l’ultima e cioè guardare la so-
cietà con gli occhi degli ultimi e credere e
far credere che il cambiamento è possibile
avanzando con ottimismo verso un destino
comune».
La nota si chiude con l’avvertimento: «Se
non ci sarà quest’ atto di generosità e di
buon senso politico dei candidati, i comitati renziani dell’intera regione confermano
di avere già pronta la propria candidatura
alla segreteria regionale». Insomma ci sarebbe in corsa un terzo renziano che di fatto
renderebbe più deboli le aspirazioni sia di
Margiotta che di Braia.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DOCUMENTO
Parità di genere nell’Italicum
POTENZA - L’Associazione Ande della Basilicata aderente all’Associazione Nazionale Donne Elettrici esprime
profonda preoccupazione per l’andamento relativo alla “questione di genere nell’Italicum” e rivolge un forte
appello agli uomini di governo, alle
parlamentari e ai parlamentari lucani, ai partiti lucani affinché vengano
assunte tutte quelle azioni volte ad assicurare un’equa rappresentanza di
genere nell’Italicum, che non può certo restringere la rappresentanza democratica delle donne.
Pertanto su tale questione l’Ande richiede che venga assunto alla Camera
un voto palese.
Questo tanto affinché tutti si assumano apertamente le proprie responsabilità e per evitare di farsi schermo
con l’anonimato.
Le future elezioni della Camera dei
deputati non dovranno basarsi su una
legge elettorale priva di misure per
un’equa rappresentanza di genere e
garantita ormai, seppure con dei limiti, nella legge elettorale 23 novembre
2012, numero 215, che presenta importati novità circa la parità di accesso alle cariche elettive e agli organismi esecutivi.
Non è possibile che un Parlamento,
che si pone come “il più femminile”
della nostra storia, predisponga una
normativa, quella cioè relativa all’elezione della Camera dei deputati, che
nella prossima legislatura potrebbe
essere l’unico ramo elettivo del Parlamento, senza che siano assicurate
“norme” per una giusta rappresentanza delle donne tra gli eletti.
Per noi della Basilicata, che siamo
prive di presenze femminili elette nel
Consiglio regionale, se si aggiungesse ad un Italicum non paritario, si rinnoverebbe la stessa situazione che già
viviamo a livello regionale e che l’Ande auspica che sia sanata, per il futuro
naturalmente, con una riscrittura
dello Statuto Regionale, contenente
in formula chiara e determinata il rispetto della parità di genere e la previsione di una legge elettorale paritaria.
L’associazione Ande rivolge quindi
un appello agli uomini di governo, lucani, alle parlamentari, ai parlamentari lucani affinché mettano in campo
tutte le azioni necessarie perché sia
assicurata nel rispetto dell’articolo 3
della Costituzione relativo all’Uguaglianza” e del 51 relativo “alla promozione delle pari opportunità” il rispetto della parità di genere nell’Italicum,
così da assicurare per il futuro una democrazia rispettosa degli uomini e
delle donne.
Anna Maria Fanelli
(Presidente associazione Ande)
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
9
CONGRESSO FDI - AN
Rosa e il partito di chi lavora
Buoncristiano, Ramunno, Di Pierro e Pepe eletti tra i big nazionali
Antonio Potenza (Popolari uniti)
sano. I piccoli partiti non avrebbero altra possibilità che adeguarsi passivamente a una messinscena francamente inutile. Ecco perché noi dei Popolari
uniti, mentre si accavallano le voci di
primarie per la scelta
del candidato a sindaco del capoluogo lucano, chiediamo che
vengano
coinvolti
realmente e non artificiosamente tutti i
soggetti con cui si intende condividere un
percorso. Altrimenti
le primarie si qualificherebbero come un
appuntamento con il
qualunquismo e con
quel tipo di politica
che dobbiamo metterci tutti alle spalle.
*Segretario regionale Popolari uniti
POTENZA - Marina Buoncristiano, Franco Di Pierro, Pasquale Pepe e Donato
Ramunno. Oltre ovviamente a Gianni Rosa. Sono
loro i lucani eletti nell’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia - Alleanza nazionale a margine del congresso fondativo che si è
svolto lo scorso fine settimana a Fiuggi. Congresso
che ha determinato anche
l’elezione e leader del partito di Giorgia Meloni. E il
responsabile regionale di
FdI - An, nonchè consigliere regionale, Gianni Rosa
salutà il “successo” del
congresso proprio citando
la Meloni: «E’ nato il partito della Nazione. Un partito di “destra popolare” che
intende ridare dignità alla
politica, che è comunità.
Perché tutte le volte che la
politica è stata interpretata come un percorso individuale, ha fallito. La politica esiste solamente come
dimensione comunitaria.
La politica esiste solamente se noi ci prendiamo per
mano e questo percorso lo
facciamo insieme. …. Noi
ci saremo fino a quando
noi ci staremo insieme”.
Gianni Rosa quindi rilancia con le proprie parole l’incoraggiamento ad
«essere il cacciavite della
storia che aggiusta l'idea
che gli italiani hanno della
politica”, a restituire passione alla partecipazione
giovanile, a ricreare quel
legame con il territorio e
con la gente che si è perso
per colpa della politica autoreferenziale ed egoista
che ha considerato e considera i partiti come un qualcosa di proprietà privata».
Per Gianni Rosa quindi
il nuovo partito della destra italiana e lucana deve
essere «aperto alla partecipazione popolare, in cui le
decisioni non sono calate
dall’alto, ma condivise in
assemblee in cui dare spazio a tutti coloro che avranno voglia di rimboccarsi le
maniche e che non chiederanno un incarico solo per
avere delle mostrine delle
quali vantarsi sul territorio, perché non ci possiamo permettere gente con
lustrini che non fa il suo lavoro».
Il consigliere regionale
Gianni Rosa chiude le porte ai “soliti ‘accomandati”
della politica «che ricoprono ruoli perché sono figli
di, amici di, i quali non
hanno mai agito davvero
nell’interesse delle persone e che si considerano migliori “di quegli italiani
che ha la presunzione di
rappresentare».
Rosa infine esprimendo
soddisfazione per l’elezione di Buoncristiano, Di
Pierro, Pepe e Ramunno ai
vertici nazionali del partito si dice certo «che metteranno tutto l’impegno, lo
stesso che hanno già dimostrato nella costruzione
del partito regionale, per
portare le istanze e le proposte lucane nella direzione nazionale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Rosa sul palco di Fiuggi durante la giornata inaugurale
del Congresso di Fdi -An
FORZA ITALIA
Rinviata la visita di Fitto
POTENZA E’ rinviata al prossimo Lunedì 17 Marzo, alle ore 17.30, l’assemblea Regionale di
Forza Italia, convocata dal Coordinatore Regionale e deputato Cosimo Latronico, in programma
a Potenza presso il Park Hotel alla presenza del deputato ed ex ministro Raffaele Fitto. Il rinvio, si
legge nella nota ufficiale, è legato ad impegni parlamentari dei due deputati di Forza Italia.
L’INTERVENTO
Le primarie sono democratiche
oppure non sono primarie
di ANTONIO POTENZA*
POTENZA - «Le primarie di un partito
sono un fatto interno a quel singolo
partito. Le primarie di coalizione devono riguardare tutti gli appartenenti a quella coalizione. Altrimenti non
hanno senso.
Ci sono delle condizioni fondamentali che vanno rispettate perché l’appuntamento delle elezioni primarie
conservino il proprio importante valore. Obiettivi comuni, partecipazione
democratica, responsabilizzazione
diffusa: ecco i requisiti di base che non
dovrebbero mai mancare.
L’alternativa – ossia l’assenza di
quei requisiti – è una manifestazione
fittizia di volontà democratica, in realtà nulla di più che la notarile convalida di decisioni già prese.
Innanzitutto c’è bisogno di coinvolgere tutti i partiti con cui si vuole realizzare una coalizione. E poi è essenziale intavolare una discussione che
porti alla condivisione di un programma partecipato da tutti i soggetti, oltre che all’organizzazione comune
dell’evento-primarie. In questo modo
tutti avrebbero le stesse
opportunità. Se ne avvantaggerebbe la democraticità alla base della
coalizione, con ovvi effetti positivi sulla solidità della stessa nel periodo post-elettorale.
Ovvio che la condivisione reale passa anche
per la scelta degli uomini che si propongono
per le candidature.
In caso contrario si
avrebbe una partecipazione di facciata, buona non per assicurare un’adesione realmente vasta e
convinta, bensì per dare il placet a operazioni strategiche che non ci interes-
«C’è bisogno
di coinvolgere tutti
i partiti politici
con cui si vuole
realizzare
una coalizione»
Sopra Donato Ramunno a Fiuggi
|
LA LETTERA
|
L’orgoglio di aver
aderito al progetto
di FABIO LOTTINO
Scrivo dopo qualche tempo della mia adesione a
Fratelli d'Italia - An perché io stesso ho dovuto assimilare bene questa scelta. La mia breve (lunga!!!)
storia politica è stata caratterizzata da scelte spesso frutto di istinto e mai di meditazione, ma questa
volta non potevo in virtù della scottante delusione
avuta da Futuro e Libertà per l'Italia. Una ferita ancora aperta, non lo nascondo, e che brucia ancora
tanto, perché in quel progetto ed in quell'idea di
partito io ci ho creduto come raramente credo in
qualcosa. Ho messo la mia faccia in prima persona
soprattutto dedicando tutto me stesso, la mia vita
privata ed il mio onore per una causa che ritenevo, e
ritengo ancora, giusta: liberare l'Italia non da Berlusconi ma da un certo pessimo berlusconismo. Alcuni di noi, parte attiva dell'ultimo Finismo, sono
rimasti orfani di una casa politica in questi lunghi
12 mesi. Mesi nei quali le destre sono quasi scomparse dallo scenario politico nazionale forse per
creare uno spazio unico globale della destra in Italia, la destra che ci ha fatto divenire forza di Governo e che ha legittimato, con Gianfranco Fini, la nostra presenza nelle Istituzioni. Le lotte intestine tra
i colonnelli a me hanno, sinceramente, interessato
sempre poco perché credo che la politica, quella vera, debba essere ben altra cosa. Debba essere interesse collettivo per il quale agire e non orticelli propri come le poltrone, a cui tanti ex - aennini come
Gasparri e Matteoli sono attaccati.
Proprio il disinteresse verso le lotte interne mi ha
visto vedere sin dal principio con piacere la nascita
di Fratelli d'Italia. Presente a Roma nel gennaio
dello scorso anno, alla presentazione nazionale, ed
anche poi a Salerno con la candidatura di Edmondo
Cirielli per il Parlamento. Tuttavia assunsi l'impegno verso me stesso di non fare scelte affrettate e
valutare bene cosa fare. Non sono più un ragazzino
e il lavoro prende talmente tanto tempo alla mia vita che non sarei più in grado di fare quello che ho
fatto per Futuro e Libertà e Gianfranco Fini ma, al
tempo stesso, la politica è tutti noi ed è dovere di ciascuno provare a impegnarsi per il bene collettivo,
che poi è anche il bene proprio. In questi mesi ho
più volte mandato messaggi distensivi ai "Fratelli
lucani" soprattutto in virtù di una triade di persone
davvero in gamba e che, prescindere dai partiti,
non sono "politici di professione" ma per "passione": Gianni Rosa ma soprattutto Pasquale Pepe e
Donato Ramunno. Grazie a questi due amici giorno dopo giorno ho iniziato a assimilare un mio tiepido avvicinamento a FdI che si è sostanziato con la
mia adesione in Febbraio e la successiva partecipazione alle Primarie con le quali finalmente ritorna
il simbolo della nostra storia più bella, la Fiamma.
Con orgoglio leggo oggi la presenza nella Direzione Nazionale del partito di Donato Ramunno e Pasquale Pepe che, ne sono convinto, si spenderanno
anche lì per la causa lucana e soprattutto affinché
l'Italia possa avere un grande unico partito di destra. Un partito di destra capace di rispettare la sua
storia, Gianfranco Fini compreso, ed i suoi elettori.
L'Italia ha bisogno di destra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
10
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
VERSO IL 2019
Continua il dibattito
sugli eventi culturali
del 2014 a Matera
e su una delibera
che non piace affatto
di PIERO QUARTO
MATERA - «Non so che dire, mi sento
molto scoraggiato». Saverio Vizziello ha
un filo di voce, poca voglia di parlare e la
constatazione che i risultati e i riconoscimenti raggiunti con il Festival Duni nel
corso degli anni non hanno pagato in termini di adeguata attenzione istituzionale.
«Non posso dire ciò che non so, può darsi benissimo che ci sia qualcosa che mi
sfugge ma di certo non essere ricompresi, citati in una delibera sugli eventi culturali mi lascia molto scoraggiato sul lavoro fatto e da fare.
Un chiarimento ci sarà ma certo ora mi
sento abbastanza abbattuto, perchè come
Festival Duni siamo gli unici che hanno
ottenuto un riconoscimento a livello di
spettacolo dal Ministero, abbiamo avuto
oltre novemila presenze nei concerti recenti con Bregovic e
Capossela e abbiamo
anche una serie di
sponsorizzazioni
private che mettiamo in campo.
Parliamo di un impegno tangibile perchè si tratta di spettacoli che hanno un costo, 15-20 euro a biglietto, e dunque il
riscontro in termini
di presenze e di scelta
ed apprezzamento
del pubblico è concreto.
Non capisco a cosa vale questo impegno, se un Festival che ha questi risultati, questi riscontri e che si sostiene anche
da solo con l’80% dei biglietti venduti non
debba essere ricompreso tra gli eventi a
cui dare un contributo».
Vizziello non si lancia in accuse o recriminazioni ma lascia trasparire un’amarezza che risulta evidente dalla mancata
considerazione per il lavoro che è stato
fatto in questi anni in termini di impegno
e risultati e che non trova il riscontro e
l’attenzione attesa.
Poi magari anche il
Festival Duni, così come
è successo per l’Onyx
viene ricompreso come
voce in una voce più altre “Le altre musiche”
che nella delibera richiede 35.000 euro. Di
fatto potrebbe essere
questa un’ipotesi che
però non fa altro che deviare la questione ed il problema anche rispetto al ruolo ed all’identità delle singole manifestazioni e dei singoli eventi.
Un concetto chiarito nei giorni scorsi
dall’Onyx (“Non sanno nemmeno come
ci chiamiamo”) e che in qualche modo si
ritrova anche in questo tipo di contesto
che riguarda il Festival Duni. «Non capisco perchè ci sono eventi che vengono citati e che evidentemente hanno una loro
dignità ed altri invece che non ci sono. I
chiarimenti? Di sicuro ci saranno nel
corso dei prossimi giorni, ma non è quello che mi interessa. E’ che andare avanti
diventa difficile. Oggi sono scoraggiato,
tutto qui. Il mio è solo uno stato d’animo».
Il malessere su questa questione continua a montare, sono diverse le associazioni che non vogliono uscire allo scoperto ma che preferiscono tenere i toni bassi
ma in realtà i sentimenti di preoccupazione non mancano e non sono stati, probabilmente, sufficienti a risolvere la situazione le parole con le quali sabato scorso
il sindaco Adduce ha provato a far capire
che le preoccupazioni sono normali ma
che c’è anche lo spazio per risolvere tutte
quante le questioni sul tappeto.
«La fase di transizione», aveva spiegato il primo cittadino, «tra il vecchio mo-
L’assessore al turismo Alberto Giordano
Il presidente dell’Onyx Gigi Esposito
Giordano: «Nessun escluso rispetto al 2013 L’Onix: «Non sanno nemmeno il nostro nome
L’eccezione è il Vangelo secondo Matteo»
ci mancano di rispetto e ci offendono»
Nel 2014 i 50 anni del Vangelo secondo Matteo
Il sindaco di Matera, Salvatore Adduce
Dal Comune una delibera da 1,3 milioni di euro Adduce: «Giustificate preoccupazioni
con i progetti delle Cinque Stagioni di Matera
create da questa fase di transizione»
Festival Duni dimenticato
Saverio Vizziello: «Sono molto scoraggiato dopo tanti riconoscimenti »
«Portate 9000
persone
con Capossela
e Bregovic»
Goran Bregovic nei Sassi a Matera con il presidente del Festival Duni Saverio Vizziello e a destra il concerto al Castello di Vinicio Capossela
dello di assegnazione dei contributi regionali alle associazioni culturali e uno
ancora da costruire ha creato qualche
giustificata preoccupazione fra gli operatori» aveva spiegato il sindaco. «Nei
prossimi giorni avremo modo di chiarire
ogni cosa.
Mi preme tuttavia mettere in evidenza
che a fronte delle risorse economiche che
speriamo la regione Basilicata ci affiderà, nessuno degli eventi storicizzati che
abbiamo sempre sostenuto sarà mai trascurato.
La delibera richiamata dalle associazioni culturali raggruppa gran parte degli eventi storicizzati per macro aree tematiche.
Quindi nessuna esclusione. Ricordo
che anche qualche anno fa, nel passaggio dai Pisu ai Piot, la nostra amministrazione non ha trascurato nessuno».
Vedremo se saranno state parole sufficienti a tranquillizzare.
Di certo però le associazioni ad oggi rimangono molto preoccupate.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
|
I TEATRI IN CITTA’
|
La Scaletta apre un dibattito pubblico
sull’utilità di una nuova struttura
Dopo essere stata selezionata tra le sei città italiane candidate a divenire capitale
europea della cultura, Matera si appresta
a vivere una stagione di intenso impegno
civile e culturale. L’impegno è di testimoniare il protagonismo civile ed europeo
dei cittadini perché diventino responsabili abitanti culturali.
In questa vibrante atmosfera da molti è
stato posto il problema della idoneità degli attuali luoghi destinati alla diffusione
culturale. Più propriamente sono stati
sollevati dubbi sulla coerenza degli esistenti spazi destinati allo spettacolo con le
esigenze della creatività culturale.
Un concreto contributo a questo strate-
gico dibattito viene offerto dal Circolo La
Scaletta che, attraverso un lavoro di analisi e di proposta, offre una originale soluzione al problema.
Con questo spirito e con questo scopo il
Circolo La Scaletta ha promosso un pubblico dibattito attraverso la presentazione del volume “Il Guerrieri di Matera”.
L’incontro è fissato alla Mediateca Provinciale di Piazza Vittorio Veneto, alle ore
17,30 di oggi. Interverranno il Presidente del Circolo La Scaletta Ivan Focaccia, il
Presidente dell’Associazione “Per un teatro a Matera” Franco Lisanti, l’editore
Giuseppe Barile e l’autore della pubblicazione Raffaello de Ruggieri.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
11
Primo piano
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
GOVERNANCE
La giunta non raccoglie l’autocandidatura di Altobello
e nomina l’ex sindaco di Vaglio agli enti di bonifica
Musacchio alla guida dei Consorzi
Oggi la manifestazione dei dipendenti dell’Alta Val d’Agri, senza stipendio da tempo
|
di SARA LORUSSO
POTENZA - Ha ascoltato
attentamente, ha ringraziato e ha riconosciuto che
la sfida non è delle più semplici.
A capo dei Consorzi di
Bonifica dovrà sbrogliare
matasse, riordinare la
macchina, ascoltare e poi
coordinare il personale, da
tempo in una situazione di
grande difficoltà, tra risorse mancanti e deleghe poco
chiare.
Giuseppe Musacchio è
stato nominato commissario straordinario dei tre
Consorzi di Bonifica operanti in Basilicata.
Avvocato, ex sindaco di
Vaglio, è stato indicato dalla giunta regionale che ieri
sera si è riunita con solo
questo punto all’ordine del
giorno.
È stato lo stesso presidente Marcello Pittella a
comunicare la notizia a
Musacchio che da subito,
una volta accettato l’incarico, si troverà ad affrontare
alcuni problemi.
Già oggi in mattinata è
previsto proprio in viale
Verrastro, davanti alla sede della Regione Basilicata, un sit in di protesta dei
dipendenti del Consorzio
di bonifica Alta Val d’Agri.
I lavoratori dell’ente non ricevono lo stipendio da mesi
e la situazione per tutti loro
si è fatta più che difficile.
Chiedono chiarezza sul
|
Rischio dissesto idrogeologico
Renzi vuole sbloccare i fondi
Ecco quanto spetta al territorio
Sullo sfondo la sede della regione Basilicata; in alto Giuseppe Musacchio
proprio destino, chiedono
chiarezza sugli stipendi,
sulle mansioni, sulle prospettive dell’organismo.
Ieri pomeriggio, prima
dell’ufficializzazione della
nomina, sulla necessità di
avviare la riorganizzazione dei Consorzi si era
espresso anche Antonio
Placido, deputato di Sel e
sindaco di Rionero in Vulture.
Placido aveva rcuperato
«le preoccupazioni manifestate dal sindaco di Lavello», Sabino Altobello, sui ritardi accumulati sulla nomina. Inevitabile pensare
all’avvicinarsi della «stagione irrigua e, di conseguenza, alla necessità di
approntare la programmazione agricola». Con
opere infrastrutturali urgenti e già cantierabili,
«però bloccate proprio a
causa della mancata nomina di un legale rappresentante» non c’era - spiegava
Placido - altro tempo da
perdere.
Al punto da poter quasi
prendere in considerazione l’autocandidatura dello
stesso Altobello: «qualcosa
in più che una intelligente
provocazione».
|
di PIETRO ROMANO*
UNA regione di qualità in un territorio di eccellenza?
Ogni tanto riecheggia questo
slogan di qualche anno fa. In
realtà la regione arranca nel
darsi un nuovo e adeguato assetto istituzionale e funzionale; il
territorio, trascurato e maltrattato, continua a mostrare le sue
fragilità e le sue ferite; i cittadini
hanno ripreso ad andarsene altrove.
Se si prova a fare un bilancio
degli ultimi venti
anni di governo regionale
bisogna
prendere atto che:
- non c’e stata alcuna politica di governo, uso e tutela
del territorio;
- peggio ancora
non c’è una conoscenza complessiva
e scientifica del nostro territorio: i lucani e soprattutto i politici lucani non ne conoscono i diversi caratteri distintivi, le situazioni di
degrado, le risorse paesaggistiche storiche culturali (e senza
una adeguata conoscenza non ci
possono essere politiche di manutenzione, valorizzazione e
sviluppo);
- è stata largamente praticata
la cosiddetta “promozione dello
sviluppo locale”: un modo ele-
Nessuna
politica
di uso
del
territorio
DA ROMA A POTENZA
La giunta regionale, però, ha fatto un’altra scelta.
Musacchio da oggi dovrà
guidare anche la riorganizzazione dei diversi consorzi, organismi con spiccata vocazione di tutela del
territorio, a servizio soprattutto del tessuto agricolo locale.
Un compito che Pittella
aveva provato ad affidare
al segretario regionale della Cisl, Nino Falotico, il
quale però, dopo alcuni
giorni di riflessione, ha
preferito declinare l’invito
e restare alla guida del sindacato.
L’INTERVENTO
La Regione
Basilicata
I fondi per il dissesto idrogeologico, ha detto Matteo Renzi, sono tra le priorità che il
governo affronterà nei prossimi giorni. Intervenendo a Che Tempo Che Fa, domenica
sera, il presidente del consiglio
ha spiegato quanto i fondi per il
dissesto idrogeologico rappresentino uno die tanti paradossi
del paese. Soldi disponibili, ma
spesso bloccati per il patto di stabilità o altri vincoli finanziari. E
con un’Italia in cui non passa
giorno senza la notizia di una
frana, è davvero impensabile.
La Basilicata, in questo contesto, guarda con molta attenzione alle prossime mosse del governo Renzi sul fronte ambientale. Sono 23 i milioni di fondi
Cipe destinati alla Basilicata e attualmente
bloccati. La regione, alcuni mesi fa, ha provato ad anticiparne una parte, destinato alle emergenze 10 milioni di euro. Ma a causa
del patto di stabilità al commissario per la
realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico Acito.
Lo sblocco dei fondi sarebbe una boccata
di ossigeno importante.
C’è poi un’altra strada che la Regione
vuole percorrere. Come già annunciato più
volte da Pittella, l’idea è di far tornare in Basilicata e destinare anche al dissesto idrogeologico il fondo di 230 milioni (in parte
maturati, in parte legato alla rata di giugno) del bonus benzina.
|
IL PAESAGGIO E L’ASSENZA
DI VISIONE NELLA PIANIFICAZIONE
gante per definire la vecchia
pratica degli interventi a pioggia;
- da molti anni ormai le scelte
del governo regionale hanno ricadute territoriali che però non
vengono esplicitamente dichiarate, né possono essere sottoposte a verifiche di compatibilità e
di coerenza con adeguati strumenti di pianificazione (questo
spiega come mai possa essere
previsto ed approvato un parco
eolico con vista sui Sassi di Matera o un impianto solare termodinamico che occuperebbe 269 ettari di terreno irriguo tra Banzi
e Palazzo S.G.);
- negli ultimi anni non è stato
avviato nessun intervento né alcuna scelta in grado di migliorare in modo significativo la condizione dei lucani e del territorio
su cui vivono;
- la necessità di fare programmazione economica in modo
strettamente connesso alla pianificazione territoriale nell’ambito di un “progetto” complessivo per il futuro della regione viene ormai sistematicamente eluso e continua a restare un nervo
scoperto del governo regionale.
Il nuovo presidente della
giunta regionale ha più volte dichiarato che bisogna cambiare.
Dalle dichiarazioni del presidente emergono molti punti
programmatici, non una “visione” complessiva per la Basilicata dei prossimi anni.
Ma, come dice la direttrice del
Quotidiano (22.11.2013) “Avere una visione è più complicato.
Non basta un programma elettorale”
Un progetto strategico, una
“visione” non si inventa e non
viene per una misteriosa ispirazione. Una visione si costruisce
con un processo articolato che
deve tener conto di conoscenza e
studio del territorio, delle risorse, delle fragilità, delle potenzialità, delle situazioni al margine
(particolarmente importanti in
una regione “cerniera” come la
Basilicata), ma anche dei saperi,
delle identità, delle aspirazioni,
delle compatibilità. Un progetto
per il futuro si costruisce con un
processo tecnico e culturale che
la politica ha il compito di portare a sintesi e poi di realizzare organizzando le strategie, gli
strumenti e gli uomini per at-
tuarlo.
Non si parte da zero in quanto
alcuni studi e alcuni piani relativi a parti importanti del territorio regionale risultano già avviati o definiti; si tratta di integrare e portare a sintesi quanto
già fatto con la redazione di due
strumenti fondamentali: il Piano Paesaggistico (obbligatorio
in base al Codice Urbani) e il
“Quadro Strutturale Regionale”(QSR), come quadro strategico generale delle politiche territoriali della Regione.
La pianificazione paesaggistica e territoriale non risolve
tutti i problemi, ma certamente
aiuta a evitare scelte sbagliate e
sprechi di risorse; certamente
aiuta ad individuare gli obiettivi
principali e una possibile strategia per il futuro della regione;
certamente aiuta a comprendere che è arrivato il momento di
dare una spinta decisiva in favore della concentrazione finalizzata degli investimenti; certamente aiuta ad evitare che altri
decidano il destino di questa regione al posto nostro.
Una regione come la Basilicata che punta sul grande patri-
monio di naturalità del proprio
territorio, che comprende la più
alta percentuale di superficie
protetta rispetto a tutte le altre
regioni, che ha investito grandi
risorse nello sviluppo di attrezzature turistiche, non può più
permettersi di fare a meno di
strumenti di conoscenza e governo del territorio.
Un presidente e una coalizione
che pensano di governare questa regione non possono continuare ad avere questo nervo scoperto, non possono continuare
ad
improvvisare
scelte controproducenti e sganciate da
una visione complessiva, dichiarata
e condivisa.
Riuscirà il presidente Pittella a colmare questa vistosa
carenza e ad avviare
questo processo virtuoso? Finora le ripetute sollecitazioni
e richieste dell’Istituto Nazionale di Urbanistica della Basilicata
non hanno avuto seguito, così
come non sembrano trovare
ascolto le frequenti e oramai disperate sollecitazioni di D’Agostino su questo e su altri aspetti,
ma è opportuno insistere, insistere, insistere, in modo da rendere sempre più manifesta l’area
di un disagio ampio e motivato.
*architetto
Non si può
continuare
a tenere
il nervo
scoperto
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
12
Economia Italia / Mondo
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
LA RIPRESA Non succedeva dall’agosto 2011. Ora si spera che la tendenza prosegua
Industria, “scatto” a gennaio
La produzione secondo l’Istat segna un rialzo dell’1% su dicembre
di TITO GIABARRI
ROMA - L’industria italiana
apre il 2014 con uno scatto
che porta la produzione a segnare il rialzo più forte da oltre due anni. A gennaio l’Istat
ha infatti registrato una crescita dell’1% su dicembre, come non succedeva dall’agosto del 2011. E il dato torna
positivo anche rispetto allo
scorso anno, con un aumento
dell’1,4%.
Certo per adesso bisogna
accontentarsi di piccoli passi
in avanti, di qualche decimale in più a confronto con le attese. La speranza è che questi
timidi segnali non vengano
spazzati via dai
prossimi dati, come è successo il
mese
prima,
quando l’attività
a dicembre è tornata in perdita
dopo il balzo di
novembre. A proposito non confortano le stime del Centro studi di Confindustria, che prevede un
nuovo calo per febbraio (0,2%). Il rischio è quello di
un’altalena, in cui a ogni segno più segue una contrazione, quando per rifarsi occorrerebbe ben altra spinta. Basti pensare che, sempre secondo gli economisti di viale
dell’Astronomia, «il livello di
attività rimane inferiore del
23,8%» se si fa il paragone
con il picco pre-crisi. Tanto
che per Nomisma con questi
tassi di crescita solo «nel
2016 si recupererebbero i livelli di attività industriale del
2011».
Comunque grazie allo
sprint di gennaio ci sono le
premesse per un avvio di
2014 non del tutto funesto.
Inoltre la ripresa appare diffusa su tutti i principali ma-
cro-settori. In particolare su
base mensile fanno bene comparti chiave del Made in Italy,
come il tessile (+5,7%). In netto rialzo anche un altro ramo
determinante, quello che riunisce i macchinari, dai sistemi di riscaldamento alle macchine agricole (+4,2%). Rispetto a gennaio del 2013, segna un’impennata a doppia
cifra la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,0%) e non
sfigura l’aumento per gli autoveicoli (+7,7%). Fin qui i dati corretti per gli effetti di calendario: il quadro cambia se
si guarda ai risultati grezzi,
con un giorno lavorativo in
meno che come al solito pesa
(nel complesso
dal +1,4% si
giunge al -1,7%).
Oltre alle cifre
dell’Istat in lieve
miglioramento
sono
risultate
pure quelle della
Banca d’Italia,
che sempre per il primo mese
dell’anno rileva un rallentamento nel calo dei prestiti
delle banche alle imprese: da
un ribasso del 3,7% si è passati a una flessione del 3,5%.
Non cambia invece la situazione per le famiglie, con la
contrazione ferma all’1,3%, il
valore peggiore degli ultimi
anni. In tutto questo scende
lievemente il tasso di crescita
delle sofferenze bancarie (al
24,5%).
Buone notizie anche dalal
Spagna. In salita per il terzo
mese consecutivo la produzione industriale spagnola,
in aumento dell’1,1% a gennaio su base annua, piatta su
mese. Lo rileva l’Ufficio di
statistica spagnolo, ricordando che la crescita ha registrato un rallentamento rispetto a dicembre quando
aveva segnato +2,2%.
LE REAZIONI
Nomisma: «Effetto esportazioni»
Cisl: «Sbagliata la politica industriale»
ROMA - «Il buon rialzo di gennaio
corregge l’inatteso calo che la produzione industriale aveva subito,
anche per motivi statistici, a dicembre». E’quanto sottolinea il capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis, commentando i dati
Istat sulla produzione industriale.
«Il dato conferma - spiega l’economista - che siamo su un percorso di
ripresa, trainato dalla domanda
Confindustria
cauta: «Rischio
altalena»
estera. Il punto di svolta, di superamento della recessione, lo si può
approssimativamente collocare
nell’estate dello scorso anno».
Quanto ai tempi «non si tratta
però di una ripresa veloce - puntualizza De Nardis - data la profondità della caduta da cui ci si deve
rialzare: al di là degli alti e bassi
mensili, a partire da settembre la
produzione industriale sta viaggiando a un ritmo
medio di +0,3 per
cento al mese. C’è da
attendersi che ritmi
simili siano mantenuti, in media, anche nei prossimi mesi, questi porterebbero a un incremento annuo per il 2014
del 2,5 per cento circa sul 2013». Per l’esperto di Nomisma,
dunque, «se si mantenessero negli anni
futuri questi tassi
medi di crescita, nel
2016 si recupererebbero i livelli di attività industriale del
2011, ma si starebbe
ancora di un buon
15 per cento sotto i
valori del 2007».
«A gennaio finalmente è arrivato un
segnale positivo sul
fronte della produzione industriale,
ma certamente non
è il segnale di ripresa che ci aspettavamo». Così Luigi
Sbarra, segretario confederale Cisl commenta i dati diffusi sulla
produzione industriale, sostenendo che «vanno ricreate le condizioni di produttività di sistema, a partire dalle infrastrutture e le condizioni di agibilità delle imprese, con
un’immediata riduzione della
pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, anche per rimettere in moto la dinamica dei
consumi e sostenere la domanda
interna».
«Nei fatti - spiega Sbarra - solo
una parte dell’industria nazionale, quella in grado di compensare
con le esportazioni un debole mercato interno, ha rimesso in moto
gli investimenti per consolidare la
propria capacità produttiva. La riduzione della domanda interna
sta quindi tagliando le ali alla crescita di un tessuto industriale, che
nonostante le crisi, è ancora vitale
e competitivo». «A livello nazionale ed europeo è in atto, almeno nel
dibattito, una rivalutazione dell’importanza del settore manifatturiero per l’occupazione, in una
fase in cui anche il settore dei servizi è in contrazione. Al nuovo clima di idee - aggiunge - non corrisponde ancora, per obiettivi, risorse e strumenti, una politica industriale efficace per orientare la ristrutturazione e promuovere la
crescita di nuovi settori innovativi, che pure è possibile, ad esempio
nell’area dell’ambiente e della
green economy». La Cisl - conclude Sbarra- è pronta ad un confronto urgente sui temi dell’industria e
della crescita, «che non possono
essere più rinviati».
EXPO 2015 A Milano si punta sul made in Italy
LaBorsa
Titolo
Ultimo
Prezzo
Variazione
Max
Min
A2a
Ansaldo Sts
Atlantia
Autogrill Spa
Azimut
Banco Popolare
Bca Mps
Bca Pop Emil Romagna
Bca Pop Milano
Buzzi Unicem
Campari
Cnh Industrial
Enel
Enel Green Power
Eni
Exor
Fiat
Finmeccanica
Generali Ass
Gtech
Intesa Sanpaolo
Luxottica Group
Mediaset S.p.a
Mediobanca
Mediolanum
Pirelli E C
Prysmian
Saipem
Salvatore Ferragamo
Snam
Stmicroelectronics
Telecom Italia
Tenaris
Terna
Tod's
Ubi Banca
Unicredit
Unipolsai
World Duty Free
Yoox
0,9995
8,0750
18,8300
7,3050
25,0200
17,5200
0,2150
8,0500
0,6260
0,0000
6,1000
8,0400
3,8280
0,0000
17,4200
30,8600
7,9850
6,8900
16,1900
23,8000
2,2840
39,6700
4,1540
7,7100
6,5100
12,5000
18,2000
17,4100
22,5300
4,1400
6,7400
0,8275
15,1700
3,8280
99,2000
6,4050
6,0400
2,5400
10,6000
31,3900
3,41%
-0,12%
2,17%
2,24%
0,40%
2,16%
1,13%
-0,49%
1,29%
-1,43%
0,41%
-1,35%
0,37%
-0,48%
0,46%
1,18%
0,19%
-0,93%
0,19%
0,42%
0,35%
0,38%
-1,24%
0,78%
-0,53%
-1,73%
-0,33%
0,81%
-0,71%
0,53%
0,37%
1,41%
-0,91%
0,05%
0,66%
-0,31%
2,98%
2,92%
1,34%
-2,79%
1,013
8,24
18,89
7,335
25,2
17,64
0,2196
8,19
0,628
14,03
6,1
8,13
3,846
2,062
17,5
30,86
8,105
6,975
16,32
23,92
2,32
39,76
4,3
7,735
6,58
12,77
18,26
17,51
22,83
4,144
6,76
0,8325
15,35
3,842
99,95
6,525
6,08
2,54
11
32,42
0,9655
8
18,46
7,07
24,73
16,72
0,2106
7,96
0,6045
13,65
6,01
7,95
3,778
2,03
17,31
30,27
7,905
6,82
16,06
23,65
2,25
39,36
4,154
7,595
6,44
12,33
17,93
17,23
22,52
4,1
6,655
0,8145
15,1
3,792
98,55
6,365
5,86
2,46
10,42
31,15
Indici
FTSE/Nome
MIB
All-Share
Mid Cap
Small Cap
Micro Cap
STAR
Valore
20.753,36
22.131,48
29.267,92
20.426,16
24.752,39
19.797,47
Var %
+0,58
+0,53
+0,06
+0,40
+0,64
-0,05
MaggioriRialzi
Nome
A2a
Unicredit
Unipolsai
Autogrill
Atlantia
Valore
0,9995
6,04
2,54
7,305
18,83
Var %
+3,41
+2,98
+2,92
+2,24
+2,17
MaggioriRibassi
Nome
Yoox
Pirelli & C
Buzzi Unicem
Cnh Industrial
Mediaset
Valore
31,39
12,50
13,77
8,04
4,154
MercatiEsteri
Var %
-2,79
-1,73
-1,64
-1,35
-1,24
* ore 21
Indice
NASDAQ 100
Dow Jones
FTSE 100
DAX 30
CAC 40
Valore
3.695,915
16.376,39
6.689,45
9.265,50
4.370,84
Cambi
aggiornato ore 21
Nome
Acquisto
Euro/Dollaro
1,38752
Euro/Sterlina
0,83394
Euro/Franco Svizzero 1,21799
Euro/Yen
143,248
Var. %
-0,20
-0,46
-0,35
-0,91
+0,10
Vendita
1,38776
0,83398
1,21823
143,274
MateriePrime
Nome
Petrolio
Oro
Argento
Valore
$ 100.94
$ 1340.8
$ 20.89
Unità di misura
Barile (158,987 Litri)
100 Troy Oz. (3,110 Kg)
5000 Oz. (155,517 Kg)
Firmato il Protocollo, salto
di qualità per l’agroalimentare
di CRISTINA LATESSA
ROMA - Comincia a prendere forma la vetrina
con cui l’agroalimentare italiano si offrirà ai
visitatori dell’Expo 2015 a Milano. In base al
Protocollo per la partecipazione dell’agroalimentare italiano alla rassegna milanese, firmato ieri dal ministro delle politiche agricole
Maurizio Martina, dal commissario unico del
governo per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala
e dal Commissario generale del Padiglione
Italia Diana Bracco, nel Padiglione Italia troverà spazio un padiglione dedicato al vino, vero ambasciatore del made in Italy con numeri
export da record, ma anche tutte le altre filiere, oltre ad esperienze selezionate di start up,
un master per neolaureti in discipline agroalimentari, un progetto di valorizzazione delle
eccellenze italiane e uno di promozione del
made in Italy che prevede anche un marchio
distintivo del made in Italy su cui sono al lavoro le organizzazioni agricole sotto il concerto
del ministero delle politiche agricole.
Quando mancano 417 giorni ala via dalla
rassegna e con i lavori che procedono di gran
carriera, anche di notte, si dice soddisfatto il
commissario Sala dell’adesione incassata finora da 144 Paesi. «Abbiamo puntato sulla
centralità e la forza del cibo come elemento
che convinca gli italiani e gli stranieri a veni-
re all’Expo 2015 - osserva Sala - Expo non è
una fiera commerciale ma fa scoprire le qualità dei vari paesi, in questo caso dell’Italia».
«Expo 2015 può essere fino in fondo la piattaforma per far fare un salto di qualità al sistema agroalimentare italiano - afferma da
parte sua il ministro delle politiche agricole,
Maurizio Martina - Ora passiamo ad una fase
operativa molto concreta».
«Vogliamo davvero rappresentare tutto
l’universo agroalimentare» - sottolinea il
commissario generale del Padiglione Italia
Diana Bracco - osservando come, al di là del
fatto espositivo, siano previsti 2000 eventi a
latere.
E poi c’è «l’ambizione di lasciare un’eredità
culturale di questo Expo», evocata dal ministro Martina e dal ministro dell’Istruzione
Stefania Giannini, che è quello dell’avvio nella prossima stagione scolastica di una campagna di educazione alimentare messa a punto in sinergia dai due ministeri. Il presidente
di Coldiretti Roberto Moncalvo annuncia un
deciso impegno contro la contraffazione e il
vicepresidente vicario della Cia, Cinzia Pagni, che a nome del coordinamento Agrinsieme che raggruppa anche Confagricoltura e
Alleanza delle cooperative agroalimentari,
parla di «un nuovo inizio di percorso dell’agroalimentare».
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
13
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
DON DIANA ESEMPIO
PER LA LEGALITA’
DEI GIOVANI LUCANI
IL TERMODINAMICO AZZERA
IL SUOLO AGRICOLO
di DONATO CANCELLARA *
di MAURO ARMANDO TITA
VENTI ANNI FA veniva barbaramente assassinato don
Peppino Diana. Un prete umile che aveva a cuore le sorti
della gente povera del casertano. Don Peppino come don
Pino Puglisi auspicavano una rivolta morale contro la
paura, la vergogna e la tracotanza della criminalità organizzata e dei poteri occulti disseminati nel nostro meridione.
Don Peppino Diana credeva che il riscatto delle popolazioni campane dalla camorra potesse invertire la tendenza di una esistenza grama e degradata.
Don Peppino riportava sempre nelle sue omelieil dubbioso interrogativodi don Tonino Bello:"Dio da che parte sta?"
A distanza di vent'anni ci preme richiamare, l'attenzione sulla Cittadinanza giovanile lucana, stanchi, come siamo, dell'ingiusto ripetersi delle tante fragilità
della società lucanaformata sempre più dauna mareadi
deboli adolescenti, di giovani precari, di "operai mobilitati e cassintegrati " senza speranza o di disoccupati di lunga
durata senza futuro.
Ripercorrere il cammino di
don Diana significa riprendere il sempre attuale temadi"giovani, democrazia e
legalità ". Per noi è diventato
una sorta di "chiodo fisso". L'
"aventiniano" comportamento di tanti giovani lucani non è
più auspicabile. Laddove i giovani sono stati considerati cittadini attivi e potenzialmente
capaci di proporre idee si sono
create iniziative, forum, consulte, progettualità del privato-sociale, coordinamenti e
progetti innovativi. I giornali
locali che ospitano seri approfondimenti di giovani lucani
coinvolti nel mondo della politica, dell'imprenditoria,
dell'Università e , purtroppo, anche del precariato non
hanno mai approfondito il tema della legalità nel Pianeta Giovani Lucano. Al contrario, però, dobbiamo ammetterlo il nostro "angolo" ha sempre colto la forte motivazione al cambiamento delle nuove generazioni lucane e la consapevolezza degli stessi giovani pronti a gestire la cosa pubblica ,senza l'uso di particolari "tabulati
ideologici".
Gioventù sana che non vuole più delegare al politico
di turno e che vorrebbe superare del tutto la "logica burocratica" della partitocrazia.
Gioventù pulita che vuole realizzare concretamente
un serio percorso politico.
Gioventù positiva che vuole "responsabilizzarsi e credere in una società legale e democratica", partendo dalla
nostra amata Costituzione, e forse, dal Nuovo Statuto
regionale.
Gioventù costruttrice di "valori e di impegni fattivi"
come lo desideravano Don Peppino e Don Pino Puglisi.
Gioventù che ama la propria terra. Su questi principi
di legalità molti giovani lucani vogliono la rifondazione
della politica. La legalità è sicurezza per chi vuole investire. La legalità è vivere democratico. La legalità è un liberarci dalle spine. La legalità pretende partecipazione
e collaborazione. La legalità chiude con l'assistenzialismo e con quei comportamenti non più accettabili. La legalità fa prevalere la cultura, quella vera. La legalità
propone idee e progetti condivisi, margina l'affare e la
clientela. La legalità va incontro al futuro. La legalità
impone una presenza capillare di molti giovani in tutte
le Amministrazioni locali della Basilicata, per prevenire ulteriori disagi. La legalità emargina i furbi e i demagoghi di sempre. La legalità crea finalmente quella "rete" di partecipazione tra Istituzioni locali e Associazionismo impegnato anche in Basilicata. Una "rete" che dovrà far uscire gli Enti Locali da una secca di "paranoia e
di assistenzialismo", che mal si conciliano con la fattiva
presenza giovanile sul territorio. Speriamo che la rassegnazione e ’abbandono morale che pervadono il negativo quotidiano dei nostri borghi non abbiano più il sopravvento. Questo deve essere propedeutico, all'auspicato protagonismo delle nostre aree interne, per troppi
decenni sacrificate da un mancato e ingiusto sviluppo
socio-economico. E' necessario che, questa consapevolezza diventi patrimonio della politica e delle istituzioni,
regionali, in primis, e che venga tradotto in impegno e
scelte concrete. Solo così si onora la memoria di Don
Peppino Diana . Solo così si genera una nuova cultura
del vivere e del bene comune.
Egregio Direttore,
sono l’ing. Donato Cancellara e
Le scrivo per illustrare alcune delle
tante ragioni del NO all’impianto
Termodinamico (Ibrido), previsto
in agro di Banzi, facendo seguito a
quanto letto sull’edizione del 9 marzo u.s. in cui sono state illustrate le
ragione del SI allo stesso.
Sembra ormai consuetudine parlare, pur non avendo alcuna competenza, di problematiche agronomiche, ambientali, paesaggistiche,
dei rischi connessi alla salute, dell’impatto economico, del problema
occupazionale. Quest’ultima questione, in modo molto suggestivo,
sembrerebbe essere fortemente attenuata con la surreale realizzazione del “mitico” impianto termodinamico, molto spesso propagandato, incautamente, come la “panacea
di tutti i mali” piuttosto che, come
in effetti è, la “gallina delle uova d’oro” per pochi eletti, direttamente o
indirettamente, collegati all’impianto.
Pur apprezzando lo sforzo di voler trovare argomentazioni a favore del termodinamico, l’impostazione che spesso viene fornita è, nella
migliore delle ipotesi, propagandistica. Nella lettera pubblicata si forniscono dati sulle emissioni in atmosfera in modo simile ai dati che
spesso vengono letti nella pagella
di una rivista automobilistica probabilmente perché a scrivere è un
ingegnere meccanico. La realtà è
che l’impianto termodinamico non
è un’automobile, un trattore o un
motociclo e le competenze di un ingegnere meccanico sono ben lontane da quelle di un agronomo, di un
pedologo, di un ecologo. Evitando
di illustrare tutte le numerose problematiche già oggetto di discussione in precedenti occasioni e che
annoierebbero i lettori, qualora venissero nuovamente propinate,
con la presente si vuole dare risalto
ad una dettagliata relazione sui
danni al suolo che verrebbero arrecati dall’impianto termodinamico
(ibrido) in discussione, depositata
in questi ultimi giorni, a firma del
sottoscritto per le sole problematiche ingegneristiche di propria
competenza nonché a firma del
Prof. Ing. M. Pasquino (Prof. Ord.
presso la Facoltà di Ingegneria per
l’Ambiente e il Territorio dell’Univ.
degli Studi di Napoli, già Presidente della Commissione Ambiente dell’Ord. degli Ingegneri di Napoli);
del Prof. S. Vacca (Prof. Ass. di Pedologia, Univ. degli Studi di Sassari; Laurea Honoris Causa in Scienza del Suolo);della Dott.ssa F. De Nicola (Dott. di ricerca in Ecologia ter-
restre – Piante e Suolo; Docente di
Ecologia presso l’Univ. del Sannio);
del Dott. D. Cancellara (Agronomo;
esperto nel settore ambientale e nella difesa del suolo).
In tale relazione tecnico/scientifica, di oltre 40 pagine, viene precisato che: “Il Suolo agricolo, così come
il territorio, è un bene esauribile
formatosi in tempi molto lunghi e,
come tale, deve essere protetto dalle
continue e devastanti minacce speculative rispettando le sue specifiche funzioni. Il Suolo è estremamente vulnerabile e le attività su di
esso previste, concepite in modo irrazionale, sono molto spesso la causa principale della sua distruzione.
La fragilità del Suolo è intrinsecamente legata alla sua fertilità capace di generarsi in tempi molto
lunghi. Un impianto costituito da
migliaia di specchi parabolici, come quello della Teknosolar, influisce in modo devastante sui Suoli
agricoli:togliendo sole, riducendo
luce, modificando vita e tipo di vegetazione, riducendo l’accumulo di
sostanza organica al Suolo, limitando le attività microbiche degli
organismi coinvolti nella decomposizione, condizionando elimitando
scambi gassosi, modificando penetrazione e circolazione dell’acqua.
Tutti questi inconvenienti sono
di notevole gravità poiché, perpetuati nel tempo di 25 anni, alterano
drasticamente i ritmi biologici del
Suolo. Dopo la rimozione degli
specchi e delle strutture di sostegno, l’area potrebbe essere “recuperata” a fini agricoli, potrebbe ritornare ad essere fertile, ma non in
tempi umani bensì in tempi biblici.
Tutto il processo è infatti regolato
dal tempo ed in particolare dalla velocità di pedogenesi: si stima che il
Suolo si formi alla velocità di 1 - 2
cm per 100 anni.
Pur aggiungendo “terra” per ripristinare la fertilità agricola, non
si riuscirebbe a ricreare il microsistema di scambi gassosi e idrici esi-
stenti al momento dell’alterazione.
A questi “inconvenienti”, seppure
gravi perché perpetuati nel tempo,
si aggiungono altri di gravità
estrema quali la cementificazione,
la impermeabilizzazione e le contaminazione che “uccidono” completamente il Suolo.
In aggiunta, la società Teknosolar, pur presentando un semplicistica e sconcertante Relazione tecnica intitolata “Progetto di dismissione dell’impianto” nulla si dice
sulla dismissione dei 9000 pali di
fondazione con i quali si vorrebbe
“massacrare” e “trivellare” l’intero
Suolo agricolo di oltre 226 ettari. La
Relazione ignora del tutto il comparto ambientale sul quale si produrranno i danni più rilevanti, il
Suolo, trattandolo alla stessa stregua di un qualsiasi materiale da
movimento.
È inaccettabile il tentativo di azzerare completamente il riferimento al Suolo agricolo di alto valore
ambientale e strategico che per la
sua qualità e potenzialità costituisce un peculiare “pedopaesaggio”
di alto pregio agricolo”.
Si precisa inoltre che, in data
21.02.2014, l’Assessorato alle Politiche Agricole della Regione Basilicata, in una specifica nota, ha
espresso “parere negativo all’autorizzazione dell’impianto della Teknosolar poiché si porrebbe in contrasto con le attuali direttive europee sul contenimento del consumo
del suolo e riuso del suolo edificato e
con le finalità di valorizzazione dei
terreni agricoli e la promozione e
tutela dell’attività agricola del paesaggio e dell’ambiente che sono
prevalente alla realizzazione del
progetto solare termodinamico anche alla luce dei valori sottesi al Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013
che si intendono potenziare nel
prossimo ciclo di programmazione”.
*Socio Italia Nostra
(sez. Vulture Alto Bradano)
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
14
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
UNA REGIONE CHE PUO’
RIPARTIRE DALLE DONNE
di CRISTIANA COVIELLO*
segue dalla prima
la discussione che va avanti da
giorni. Le critiche al disegno di
legge “Misure di sostegno sociale
alla maternità e alla natalità”non
sono, come da più parti è stato sostenuto, solo steccati ideologici
innalzati da donne agguerrite
che non vogliono comprendere il
valore sociale della maternità, la
sacralità della vita e le buone intenzioni dei firmatari di questa
proposta.
Se da più parti si è innalzata
un'unica voce di disapprovazione, ciò dovrebbe far riflettere.
I nostri Consiglieri regionali
potrebbero fermarsi, interrogarsi sul perché della protesta e immaginare un nuovo progetto di
legge.
Non pare, invece, che vi sia stato alcun ripensamento da parte
degli schieramenti politici, né
tantomeno dei singoli.
Le donne lucane non meritano
neanche una risposta?
Non vogliamo una polemica
sterile ma solo un confronto per
aprire nella nostra Regione un
dibattito sul sostegno alla maternità.
In questo panorama di risposte
disattese, però, qualcosa comincia a muoversi.
Sabato scorso sono stata all’Ospedale San Carlo dove il team
amministrativo e sanitario ha
presentato il percorso “Vicini alla
nascita”, proprio nel giorno dell’
8 marzo, data simbolica per le
donne e di certo non scelta a caso.
Uno dei modi giusti da cui ripartire per sostenere le neo mamme.
Aree di sosta dedicate le donne
in gravidanza, fidelity card anche per viaggiare gratis sui mezzi pubblici urbani, un numero
verde dedicato, corso di accompagnamento alla nascita gratuito,
diagnosi prenatale, accesso libero nei reparti per le prestazioni,
nuove sale parto, donazione del
sangue cordonale, banca del latte
materno, programma donna in
forma per il post parto…
Ho visto dirigenti entusiasti,
medici fieri di far parte di un progetto, infermieri e ostetriche
pronte a intraprendere una nuova sfida accanto alle donne.
Anche il logo del progetto, ha
spiegato il direttore Maruggi,
rappresenta un sorriso.
Forse, il sorriso della nascita
ma di certo anche quello delle
mamme che vedranno il loro percorso un po’ più semplice, sicuro,
pieno di attenzioni per la propria
salute e quella del bambino.
Tante piccole e grandi novità
che sostengono le madri fin dal
primo momento.
Una delle cose ben fatte nella
nostra Regione. Quello di cui le
donne hanno bisogno, un vero e
concreto sostegno per la maternità.
È necessario, quindi, che alcuni rappresentanti della politica
lucana comprendano che la natalità non si sostiene combattendo
l’interruzione volontaria di gravidanza ma che sono necessari
aiuti economici per le madri con
difficoltà, servizi di qualità, sostengo per la conciliazione famiglia e lavoro, asili nido e un welfare a dimensione di donna.
Mi piacerebbe che nessun valore etico e di parte entrasse nelle
stanze regionali, sperando di
scalfire anni di lotte per i diritti
delle donne.
Vorrei che le donne, tutte, ricominciassero di nuovo a far sentire la propria voce, che parlassero
dei propri bisogni, dei propri diritti.
Abbiamo bisogno di una Regione capace di ripartire dalle donne.
*avvocato
caso di specie ci dimostra, il risultato è che nessuna donna
siede in Consiglio regionale. Al
netto delle energie spese il saldo
risulta inveritiero: le donne
perdono sempre mentre vincono da sole, appaiono deboli e
soccombenti, mentre la loro
forza è viva e propulsiva. Se la
metá dei componenti del Consiglio regionale di Basilicata fossero donne, discuteremmo di
questa proposta di legge e dei
contenuti ad essa connessi? Se
la metá dei segretari regionali
dei partiti fossero donne
avremmo avuto quelle liste e
quei listini? E i due sessi sarebbero stati rappresentati in quelle misure e in quell'ordine? Io
credo proprio di no. Avere il coraggio di cambiare il modo di
fare politica delle donne nel segno dell'innovazione e dell'autonomia per spostare i partiti e
le istituzioni più avanti. Mettere in gioco noi stesse, senza
sconti o vecchi armamentari di
parata: la battaglia tra la conservazione e il progresso non si
può imbrigliare nelle mozioni,
le cordate, i riformismi burocratico-generazionali
senza
dialogo tra cuore e cervello,
scollegati dai sentimenti popolari e democratici, ma deve
esplicitarsi sulle idee, sui contenuti chiari e sugli orizzonti definiti di un cambiamento possibile, anche in Basilicata. Su
questo ci si deve confrontare e
misurare a viso aperto: si vince
o si perde, si conquistano le medaglie di innovatori e si va avanti, oppure di conservatori e si resta indietro.
Altrimenti è la storia di sempre, la selezione delle classi dirigenti ammantate da categorie
mistiche come la fedeltá, il rinnovamento, la rottamazione,
scatole vuote agite come falci
per saldare i conti e perdere ancora una volta il treno dell'innovazione. Le donne non possono
più stare da questa parte.
Nè essere identificate come
quelle che trovano riparo in
quelle nicchie. Devono fare delle scelte.
Cambiare tutti/e quindi rimane l'unica strada percorribile
per ricominciare a sperare che
il tempo delle crociate sulla pelle delle donne sia definitivamente archiviato, nonostante
gli anacronistici sussulti di
queste ore, perchè la politica in
Basilicata è in grado di riprendere la parola e la sfida del cambiamento perchè il riformismo
è possibile.
I DIRITTI ROSA TRA SUSSIDI
E SCELTE POLITICHE
di CLARA RIPOLI
segue dalla prima
alle donne che rinuncerebbero
ad interrompere la gravidanza,
avanzate a diverso titolo da alcuni consiglieri regionali, rischiano di essere peggiori della
stessa proposta e di accrescere
la distanza siderale esistente
tra la sensibilitá e il senso di responsabilitá delle donne e un
ceto politico asfittico e sterile,
non in grado di prevedere l'impatto sociale e politico delle proprie iniziative.
Preliminarmente, ciò che colpisce è il maldestro e cinico (come sempre) tentativo di spostare sul metodo (parliamone, confrontiamoci, apriamo un dibattito, magari una bella stagione
di convegnistica regionale,
perchè no?) una questione di
sostanza che colpisce al cuore il
principio di autodeterminazione e la dignitá delle donne.
Le donne, in quanto soggetto, non possono vedersi opporsi, di fronte al tema della sessualitá, della procreazione e
maternitá una qualsivoglia
contrattazione sulle decisioni e
le scelte di cui eticamente dispongono, proprio perchè soggetti in grado di decidere ed autodeterminarsi.
Se si svela il finto buonismo di
chi invita ad aprire la discussione, invece di invitare a chiuderla definitivamente come il buon
senso vorrebbe, respingendo al
mittente la proposta di legge
perchè sbagliata, invitando i
presentatori a ritirarla, appare
chiaro che se si fosse voluto
aprire un dibattito sulla maternitá e sullo stato di attuazione
della legge 194 in Basilicata si
doveva farlo prima della presentazione di una simile proposta, coinvolgendo in primis le
donne, le organizzazioni e associazioni che storicamente hanno difeso e difendono l'affermazione dei diritti delle donne, pur
con diverse convinzioni, senza
escludere nessuno, non certo
dopo averla presentata. Ed è altrettanto evidente che il dibattito auspicato avrebbbe dovuto
riguardare il tema della genitorialitá responsabile, prima ancora che quello della maternitá.
Non le crociate sull'aborto.
Ogni donna che come me stima le donne e la loro capacitá di
giudizio sa bene che se questo
iter fosse stato intrapreso e loro
avessero preso la parola questa
proposta non ci sarebbe stata.
Ce ne sarebbe stata un'altra o
più di una, di diversa ispirazione culturale e politica, ma questa no. Semplicemente perchè
la monetizzazione, è questo il
nocciolo della questione, intesa
come strumento di sostegno alla maternitá, è una misura moralmente inaccettabile per tutte
le donne poichè offende la loro
dignitá e la stessa libertá di scelta, ai quali orizzonti può opporsi unicamente la sola coscienza
delle donne stesse.
Giuste o sbagliate che siano le
loro decisioni. Piaccia o non
piaccia. Non esiste un'alternativa a questa condizione se non
che altri decidano al posto delle
donne, in questa come in tutte
le altre sfere della loro soggettivitá. Ma, soprattutto, per concludere su questo punto, se la
strada maestra della politica e
dell'ascolto, che poi sono la stessa cosa, fosserro state intraprese, le istituzioni, i partiti, gli
stessi proponenti sarebbero
stati in sintonia con i sentimenti e il senso comune dei soggetti
reali della relazione politica, dei
loro bisogni e progetti. In questo caso le donne e il loro progetto di vita avrebbero vinto sulla
falsa rappresentazione dei loro
bisogni "avocata a sè per procura" da un consiglio regionale
che burocraticamente si arroga
il diritto di parlare e decidedere
in nome e per conto delle don-
ne.
È solo la punta di un iceberg;
se si comprende emergono ai fini di questa discussione due
aspetti importanti: da una parte la crisi profonda della politica regionale, lontana dal bisogno radicale di cambiamento
dei cittadini lucani e dalla vita
delle persone.
Crisi che ha giá avuto modo di
esprimersi drammaticamente
e grandemente con l'astensione
dal voto della maggioranza dei
cittadini lucani in occasione
delle elezioni del Consiglio Regionale.
L' altro aspetto attiene alla
funzione che noi donne lucane
intendiamo assegnare alla nostra forza di modernizzazione
senza riserve con la quale ogni
giorno trasformiamo, migliorandola, la societá lucana, senza riceverne il riconoscimento e
l'aiuto necessari. In Basilicata
più che altrove, come denunciano tutte le ricerche nazionali.
A chi decidiamo di delegarla
nei luoghi della decisione? E
per farne cosa? Non è forse finito il tempo di un modello di partecipazione politica femminile
che sconfigge le donne estraniandole dalle istituzioni e le costringe più che mai a perdere le
battaglie per l'affermazione di
quello che veniva definito il "
principio del riequilibrio della
rappresentanza di genere" ,
mentre studiano, vincono la sfida della competizione del merito, assistono, fanno i figli che
possono e decidono di avere,
mandano avanti con la loro fatica la baracca? Occorre avere il
coraggio riconoscere il fallimento di un modello partecipativo fatto di commissioni per la
paritá e pari opportunitá, conferenze delle donne, territoriali
e non, a tutti i livelli che finiscono per ripetere compulsivamente giaculatorie ottocentesche, improduttive se, come il
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
15
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
Nessuna convocazione dalla Giunta nonostante l’imminente avvio dei cantieri
Forestazione, stallo preoccupante
Non è stato approvato ancora il piano annuale e si teme per le risorse disponibili
UN SETTORE completamente paralizzato, nonostante manchino poche settimane all’ipotetico avvio dei cantieri forestali. E’ davvero triste la situazione di
circa cinquemila addetti che, attraverso
le segreterie regionali di
Fai Flai Uila, chiedono la
convocazione urgente di
un tavolo di confronto con
la giunta regionale.
Un mese fa ci fu il vertice in Regione con l'assessore all'Agricoltura, Michele Ottati, allo stato attuale nessuna certezza
per il progetto Vie Blu. La
speranza è che attraverso
un’adeguata sollecitazione, a differenza di quanto
avvenuto negli anni passati, i cantieri forestali
possano partire entro il
mese di aprile in tutte le
aree programma.
L’incertezza - secondo
quanto denunciano i segretari di Fai Flai Uila,
Antonio Lapadula, Vincenzo Esposito e
Gerardo Nardiello - è legata alla mancata
approvazione del piano annuale di forestazione da parte della giunta regionale,
un documento programmatico senza il
quale i cantieri non possono partire, ma
Le segreterie
di Fai, Flai e Uila
propongono
un’agenzia
regionale
a costo zero
per la gestione
e una task force
In breve
CONSORZIO ALTA VAL D’AGRI
Sit in alla Regione
SI SONO DATI appuntamento davanti al palazzo della
Giunta regionale, stamatina
alle 10:30, i lavoratori del
Consorzio di bonifica dell’Alta Val d’Agri per sollecitare il
pagamento di sei mensilità
arretrate.
Di mezzo però non ci sono
solo le mensilità arretrate,
ma il rischio della paralisi dei
servizi, e soprattutto la perdita di progetti per la realizzazione di opere importanti.
La protesta di luglio degli operatori delle Vie Blu dal Prefetto
anche “per gli effetti che l'esercizio provvisorio di bilancio potrebbe determinare
sulla effettiva disponibilità delle risorse
finanziare da destinare al comparto”.
Nonostante le sollecitazioni, dagli uffici regionali nessuna convocazione di
tavoli specifici è arrivata, tanto è che i
sindacati hanno proposto la costituzione di un'unica agenzia regionale a costo
zero con l'obiettivo di una gestione razionale e sistematica dei tanti progetti attivi
nel settore della manutenzione del territorio e del patrimonio boschivo lucano,
così come si considera la cerazione di
una task-force regionale, purché siano
certi i tempi di apertura dei cantieri, le risorse finanziarie e gli obiettivi strategici
del piano annuale.
Congresso a Potenza
AL PARK Hotel di Potenza,
con inizio alle 9:30 si terrà il
settimo Congresso della Cgil
di Potenza, con le conclusioni
del segretario nazionale, Serena Sorrentino.
PARTENARIATO
Primi incontri
Incidente nei pressi di Calciano
Due feriti
sulla Basentana
DISAGI sulla Basentana,
ieri mattina, a causa di
un doppio incidente stradale che ha visto coinvolti
tre mezzi e che ha procurato due feriti.
All’altezza della galleria di Calciano, in direzione Matera, una Mito ha
perso aderenza con la
strada sbandando contro
il guardrail.
In direzione opposta
sopraggiungevano un
furgone e un’altra auto
ch, nel tentativo di evitare l’impatto con l’auto che
procedeva in direzione
opposta,
rallentando,
CGIL
hanno causato un altro
tamponamento.
Per fortuna le tre persone coinvolte, tutte soccorse dal 118 (due con codice giallo e una con codice verde) non hanno riportato ferite, ma i disagi
si sono riversati sulla circolazione stradale, specie
in direzione Matera.
Basentana chiusa per
mezzora in entrambe le
direzioni, mentre verso
la città dei Sassi, il transito è potuto tornare regolare solo a partire dalle
10,15.
L’impatto in
galleria e la lunga
coda sulla
Basentana,
rimasta chiusa
per mezzora
SI AVVIA IL primo ciclo di
incontri con il Tavolo regionale del Partenariato organizzato dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali
della Regione Basilicata sul
territorio.
Il primo appuntamento,
nei due capoluoghi, è in programma domani, ore 9.30,
nella Sala Inguscio della Regione Basilicata, a Potenza, e
alle ore 15.30 alla Mediateca
Provinciale, a Matera, per
condividere le linee di indirizzo strategico della programmazione 2014-2020 per
lo sviluppo rurale in Basilicata.
Il ciclo di incontri proseguirà con gli appuntamenti
del 19 marzo a Rionero e Avigliano, del 20 a Villa D'Agri e
Sasso di Castalda, del 21 a Lagonegro e Tursi, del 26 a Irsina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il patrimonio culturale è un bene comune
Interessanti spunti dal convegno di Venosa sul ruolo di enti, scuola e Carabinieri
VENOSA- La salvaguardia del
patrimonio culturale è indispensabile. A sostenere l’esigenza di
politiche di tutela e valorizzazione dei beni artistici e culturali e
di difesa del paesaggio, il Vice
Presidente della Regione Basilicata, Flavia Franconi, a conclusione del convegno su “L’Arma
dei Carabinieri: sicurezza del
territorio e tutela del patrimonio
culturale”, organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, attraverso il suo Centro Operativo Misto
di Venosa, in collaborazione con
il Comando della Compagnia dei
Carabinieri della cittadina oraziana e con l’ Iiss “Q.Orazio Flacco” di Venosa. E per dimostrare
l’importanza strategica che la
Regione riconosce al settore ha
annunciato la firma di un Protocollo d’intesa con l’Anas, che rende più fruibile il patrimonio artistico regionale con infrastrutture che facilitano i flussi turistici.
“La scuola è la sede naturale per
operare in questa direzione- ha
sottolineato Mimma Carloma-
gno, Dirigente scolastico Iiss
“Q.Orazio Flacco” di VenosaQui vengono trattati i temi della
sicurezza del territorio, della legalità e della tutela del patrimonio culturale”. “Non possiamo
delegare altri, come i carabinieri, a svolgere questa funzione di
tutela - ha detto Antonio De Siena, Soprintendente per i Beni
Archeologici della Basilicata Siamo noi che dobbiamo conoscere, apprezzare e difendere il
nostro patrimonio”. Compiti, organizzazione e articolazione ter-
ritoriale dell’Arma sono stati illustrati da Vincenzo Varriale,
Capitano-Comandante Compagnia carabinieri Venosa : “Quella della sicurezza è una vera sfida, alla quale bisogna rispondere tutelando la qualità della vita e
assicurando lo sviluppo - ha detto Varriale - La nostra presenza
capillare sul territorio è una garanzia per i cittadini. Avendo
sempre l’orecchio sul territorio
possiamo mettere in campo interventi idonei”.
g.o.
In alto i carabinieri e qui sopra la Franconi
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
16
Basilicata
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
La storia di Eleonora Trivigno, originaria di Garaguso, da dodici anni in Ucraina
Una lucana in piazza per il Majdan di Kiev
Il racconto di questi ultimi quattro mesi vissuti in prima linea e della sua Basilicata
in alto un
momento
della
protesta
nella piazza
di Kiev
fotografato
da Eleonora
a destra la
famiglia di
Eleonora
con il marito
Andrej e il
figlio
2002-2014. Dodici anni intensi, dodici
anni di scelte, passioni e lotte. Da Garaguso a Kiev è stato un susseguirsi di emozioni e di scelte importanti che hanno portato Eleonora Trivigno a intraprendere
quel viaggio di quasi 3000 chilometri, un
po’per amore e un po’perché i suoi studi le
permettevano di cercare lavoro anche e
soprattutto all’estero. Incontra il marito
Andrei durante il percorso universitario.
Lo ritrova per caso, anni dopo, grazie ad
un amico in comune di Genova. E’ lì che
Eleonora comprende che la sua vita cambierà. Si sposano e si trasferiscono a Kiev,
dove risiede Andrej che ha una piccola tipografia.
Dinamica e autonoma decide di mettere
su un’azienda di servizi di internazionalizzazione, pianificazione e analisi di mercato. Nel frattempo diventa madre di Nikolaj, un bimbo che oggi parla italiano,
russo e ucraino. Tutto sembra andare a
gonfie vele fino al 2008, anno della crisi
economica globale che colpisce ed investe
anche la sua piccola impresa. Non si scoraggia e così,
dopo una serie di colloqui,
viene assunta da alcune
aziende come responsabile
Comunicazione e Marketing.
Una donna del sud, tenace
e risoluta che ha cercato in
questi anni di far diventare
l’Ucraina la sua seconda patria, anche durante i tre mesi della lotta del Maidan nella sua Kiev. Non si definisce
un’attivista ma una cittadina che con la
forza della pace si recava alle assemblee
popolari della domenica in piazza, alternandosi con il marito, per combattere il
governo della corruzione di Yanucovich.
“Sono stati mesi intensi e di cui la stampa e i media soprattutto russi, hanno dato
informazioni parziali e non reali. Non si è
trattata di una guerra civile, ma della ferma volontà del popolo ucraino di dare un
seguito concreto alle promesse del governo Yanucovich di entrare in Europa e non
nell’unione doganale russa”.
“Le manifestazioni sul Majdan sono
sempre state pacifiche, dal 21 novembre
2013 al 19 febbraio 2014, benchè abbiano
dovuto sostenere in alcune occasioni cariche di indicibile crudeltà da parte dei
corpi speciali Berkut. Una fase poco conosciuta, allora nessuno guardava all’Ucraina. Le proteste violente hanno avuto
inizio a metà gennaio ed avevano essenzialmente lo scopo di evitare la promulgazione delle leggi anti-protesta. Il braccio
di ferro è continuato fino all’intervento
dei cecchini lo scorso 19 e 20 febbraio”.
E’ emozionata Eleonora quando racconta dei giovani morti sotto i colpi dei
cecchini, gli stessi ragazzi nati proprio
nell’anno della proclamazione dell’indi-
|
SINDACALE
|
PENSIONATI CISL
Le priorità di Zuardi
neosegretario
pendenza dell’Ucraina. Anche sulla Crimea ha molto da dire: “Ci sono più di
30000 soldati russi, lo Stato non è stato
eletto dal popolo e non hanno i database
con i dati degli elettori. E’scontato il risultato del referendum, anche un bambino lo
capirebbe. L’Europa continua a tergiversare e non ha svolto alcun ruolo geopolitico strategico. Pensa –continua Eleonora il suo sentito racconto- che all’inizio la
nostra battaglia si chiamava Euro Maidan. A gennaio soltanto Majdan. Molta
delusione”.
Quando le chiedo se ha avuto paura ad
uscire di casa mi risponde così. “Non ho
avuto paura in questi mesi, forse più per
gli altri che per me. Soltanto il 18 febbraio, giorno in cui la metropolitana è stata chiusa per far spostare le forze dell’ordine e il panico ha preso il sopravvento, ho
provato un po’ di paura. Sono rimasta in
ufficio fino alle 21 di sera, aspettando che
amici mi venissero a prendere con la macchina perché la città era paralizzata”.
Le ritorna il sorriso quando le chiedo
della Basilicata e dei piatti che cucina al
marito. “Sono sempre stata una pessima
cuoca, ma non rinuncio a cucinare la pasta al sugo o la frittata con i peperoni cruski, e a decantare le bellezze della mia ter-
ra ad amici di qui che ultimamente porto
con me quando rientro a Garaguso”. “Però – continua Eleonora – mi spiace non ritrovare quella vivacità e fermento degli
anni ‘90. Le infrastrutture sono peggiorate e di tanto. Per ritornare al mio paese
mancano le strade o sono interrotte. Ammetto di esser andata via dalla mia terra
non per mancanza di opportunità ma per
motivi personali. Oggi però mi rendo conto che un giovane lucano che ha studiato
fuori non ha entusiasmo nel ritornarvi
perché sa che nella nostra regione difficilmente potrà esprimere le proprie capacità. Ho provato a mettere in contatto
agenzie turistiche ucraine con la Basilicata per un educational tour in collaborazione con Alitalia, ma dalla Basilicata
nessuna risposta”.
Al termine dell’intervista su skype
rientra il figlio di sei anni da una lezione
di cucina domenicale e anche lui in italiano, dopo aver raccontato della nonna Maria e di quanto sia bello giocare in piazza a
Garaguso, raccomanda: “Saluta la nostra terra e i nostri concittadini con l'affetto di chi ha la testa in Ucraina, ma certamente il cuore nell'amata Basilicata”.
Loredana Vaccaro
@lovatrenta
COSTITUITA A MATERA, LA PRESIEDE WENG WUPING
Ecco l’associazione cinese di Basilicata
E’ STATA costituita a Matera l’associazione Cinese di
Basilicata che intende favorire una sempre migliore integrazione della comunità presente in regione, generando occasioni di reciproca conoscenza, per promuovere i valori della cultura e della tradizione della Cina e
del suo popolo e offrendo, al contempo, un sostegno
concreto ai cittadini cinesi che vivono ed operano nella
realtà lucana in perfetto equilibrio sociale con il territorio.
“Abbiamo scelto di costituire questa associazione – ha
dichiarato Weng Wuping, presidente dell’associazione
– perché la presenza di cittadini cinesi in terra lucana è
oramai strutturata e costante, favorita da quell'alto senso civico che abita questa terra e che ha favorito la nostra integrazione. Vorremmo approfondire una più intima e
reciproca conoscenza degli usi, dei costumi e della cultura della Cina, un paese
straordinariamente ricco che merita di essere apprezzato”.
FONDO REGIONALE per la non
autosufficienza, liste di attesa e
vertenzialità territoriale.
Sono queste le tre direttrici entro le quali si muoverà Enzo Zuardi, subentrato al posto del dimissionario Vincenzo Pardi, alla guida dei Pensionati Cisl.
«Intendiamo rilanciare con
maggiore vigore questi temi, resi
ancora più impellenti dal progressivo invecchiamento della popolazione, da una domanda di cura e assistenza sempre più insistente e da servizi pubblici che, anche a causa della spending review,
rischiano di trascurare fasce deboli e diritti costituzionali fondamentali come
quello alla salute», ha detto
auspiccando
un impegno
convergente da
parte delle tre
Confederazioni e delle rispetEnzo Zuardi, segretario tive federazioni di categoria
Pensionati Cisl
dei pensionati.
«Liste di attesa troppo lunghe su cui occorrerà uno sforzo
organizzativo ed economico della
sanità pubblica, attingendo magari a modelli che si stanno sperimentando in alcune regioni italiane, con il prolungamento dell’orario di apertura degli ambulatori»,
ha dichiarato Zuardi.
Altro tasto dolente è quello del
Fondo regionale sulla non autosufficienza, istituito anni fa ma di
fatto mai reso operativo, a dispetto delle 33.000 famiglie lucane
che devono sobbarcarsi oneri organizzativi ed economici per sostenere i congiunti in grave difficoltà. E infine la vertenzialità territoriale: «I Comuni devono studiare forme agevolative per pensionati al minimo, indigenti e anziani in difficoltà. Occorrerà rilanciare l’azione facendo leva sulla rete capillare della nostra organizzazione, per sensibilizzare i
Sindaci rispetto a questa esigenza».
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
17
REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102
85100 Potenza
Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064
POTENZA
[email protected]
Neppure il tradizionale attivismo pre elettorale risveglia la città dal suo torpore
Questo centro sempre più deserto
Più che i soldi servirebbero le idee: ecco la sfida per il prossimo sindaco
E’ UNA fase molto delicata per il capoluogo. E anche insolita. Perchè
mancano pochi mesi alle prossime
elezioni comunali, ma tutto sembra
tacere. Non solo non si parla ancora
di candidature (se non vagamente),
ma non c’è neppure il classico attivismo dei presunti candidati. Qualche
cantiere è stato annunciato da alcuni assessori uscenti, ma per ora davvero poca cosa. E questo contribuisce al clima di apatia che si respira in
città. E nel centro storico in modo
particolare.
«E’ l’emblema del declino del salotto buono della città» - scrive Gianni
Molinari in un articolo pubblicato su
“Basilicata Post.it”. Ed è una condizione che vi stiamo documentando
ormai da tempo. C’è stato un momento in cui il centro era davvero tale. Era il luogo dove tutta la città si ritrovava. Per passeggiare, per fare
acquisti, per mangiare una pizza.
Negli ultimi anni, invece, si è pian
piano assistito a un costante ma deciso allontanamento. Un graduale
scollamento della città dal suo punto
nevralgico.
Molinari individua la causa nella
ricostruzione post terremoto, «che
ha restituito ai potentini un centro
ancora più bello i prima, ma è altrettanto innegabile che si è fatta un’operazione che ha conferito un enorme valore agli immobili ricostruiti,
prevalentemente piccoli e inutilizzabili e ha posto le basi per l’espulsione
dal centro di tutte le funzioni amministrative che prima deteneva e ne
facevano il cuore pulsante della città, e anche di quelleculturali e sociali».
Qualcosa è indubbiamente successo se ora via Pretoria è diventata il
simbolo stesso della crisi, con saraci-
nesche abbassate ovunque. E sarà
difficile poter tornare indietro. Ma è
chiaro che qualcosa va fatta per rivitalizzare un luogo che rappresenta
la storia e l’identità stessa della città.
E questi sono i mesi che precedono
le nuove elezioni. E forse si dovrebbe
utilizzare il tempo ora a disposizione
per capire se qualcosa davvero la si
può fare. E quindi va bene trovare
improvvisamente 70.000 euro per
sistemare i marciapiedi distrutti.
Ma serve davvero qualcos’altro. Elaborare proposte concrete per salvare
il centro (e la città) dal suo declino dovrà essere il compito di chi vorrà assumersi l’ingrato compito di presentarsi per la carica di sindaco. E davvero non sarà facile, con il famoso debito storico e con i pochi soldi a disposizione. Ma forse più che soldi servirebbero idee. Ne abbiamo qualcuna?
an. g.
|
Ecco
“il grande
affare”
Piazza Prefettura: il cuore (deserto) del centro storico (Foto Mattiacci)
La riunione dei senza reddito
I senza reddito di Potenza e dei Comuni limitrofi, si sono
riuniti in assemblea. La CGIL che ha sollecitato un
provvedimento con una tassa sui ricchi per aiutare i poveri.
Il punto sulle opere pubbliche
Riunione alla Provincia di Potenza per fare un punto sullo
stato delle opere pubbliche. L’assessore provinciale Valluzzi
ha illustrato la situazione al “collega” regionale Berlinguer
Le contrade chiedono vivibilità
«L’interesse si deve mostrare non solo quando servono i circa 500 voti dell’area»
Cotrada Barrata
trada Barrata, e anche le altre
contrade, necessitano di un’apertura sociale concreta che “Vivi la
campagna” è in grado di offrire,
dando la possibilità a chiunque di
poter partecipare attivamente, facendo proposte e avendo di volta
in volta voce in capitolo su svariati
temi e problemi, da valutare e affrontare insieme».
L’associazione, composta dal
presidente Vito D’Andrea, dal vicepresidente Antonio Zaccagnino e dai membri del coordinamento Leonardo D’Andrea, Giuseppe
Zaccagnino, Rocco Coviello e Angelo Coviello, mira a definire un
programma annuale ricco di
|
La sentenza
L’associazione “Vivi la campagna” commenta la scelta dei 50.000 euro annunciati da Pesarini
«SAREBBE sin troppo facile polemizzare con l’assessore comunale
di Potenza Pesarini (viabilità) che
nell’annunciare con grande enfasi il programma di appena 50mila
euro per la viabilità rurale ha definito “sconfinato” il territorio rurale del capoluogo.
Eppure per smontare l’alibi dell’inadeguatezza degli interventi è
sufficiente un raffronto con la Città di Melfi: la città capoluogo conta 173 kmquadrati contro i 203
kmquadrati di Melfi». A sostenerlo è Vivi la campagna”, giovane
associazione nata circa un anno
fa dall’idea di alcuni residenti di
contrada Barrata a Potenza. Allo
scopo di riunire tutti coloro che vivono la campagna ogni giorno, e
non solo, l’associazione si propone di combattere innanzitutto la
chiusura e l’individualità, invogliando alla partecipazione e all’aggregazione di chi, pur vivendo in campagna, preso dalla routine quotidiana, spesso dimentica
di soffermarsi a pensare al valore
dell’ambiente che lo circonda.
«Spesso trascurata dagli enti e
talvolta anche da chi ci vive, Con-
TRIBUNALE
eventi di incontro: da quelli culturali e artistici a quelli ludici-ricreativi, comprendendo anche
escursioni e viaggi di gruppo, tutti tesi alla rivalutazione e all’apprezzamento dell’ambiente e della campagna. Partecipazione e
iniziativa sono i motori che spingono i membri di “Vivi la campagna”a condividere valori e intenti
comuni per poter mantenere la
zona rurale di residenza viva, dinamica e protetta. Dunque vista
l’esistenza di gravi problematiche
di viabilità, è questa la prima vera
emergenza sopratutto in tutte le
contrade dell’area nord della città
es. Barrata, bosco grande San
Francesco Tiera, realtà stanche
ed abbandonate da una politica
che si ricorda puntualmente 30
giorni prima delle elezioni comunali. In conclusione, «se gli assessori o i consiglieri fossero più attenti e interessati al bacino di
utenti delle aree rurali e non solo
nel periodo elettorale quando fanno gola i circa 500 voti di quell’area, probabilmente non si arriverebbe a denunciare perennemente situazioni di invivibilità».
DOPO GLI ALLARMI
Il consigliere Lofrano
Inquinamento:
«Dobbiamo vigiliare»
PRIMA l’allarme per i fumi emessi dalla ex Siderpotenza, poi i dati del Treno
verde che parlano di grave inquinamento acustico. Sono queste «problematiche su cui dobbiamo vigilare». Così il consigliere comunale Vincenzo
Lofrano. La nostra città - aggiunge ha un parco auto vecchio, un rapporto
macchine/abitanti pari a 72 mezzi
ogni cento residenti, che la colloca, triste primato, tra le prime 10 città in Europa e, di conseguenza, un traffico
molto intenso. Da non trascurare il potenziale inquinamento elettromagnetico che vede situazioni critiche in città, penso alla centrale Enel di via del
Gallitello o agli impianti di telefonia
mobile collocati un po’ ovunque in città. Una problematica sulla quale dobbiamo vigilare, profondere sforzi e
mettere in atto ogni iniziativa».
NEI giorni scorsi la
sentenza con cui il Consiglio di Stato rigetta il
ricorso del Comune di
Potenza relativamente
alla vendita del Tribunale. Ora sono pubbliche le motivazioni. Il
Consiglio di Stato ha
considerato l’edificio
«bene del patrimonio
non disponile» e quindi
ha stabilito «l’incommerciabilità dello stesso».
«Si tratta di una sentenza di primaria importanza sui temi della
alienazione dei beni
pubblici - ha commentato Pietro Simonetti,
presidente Cseres - e
che blocca definitivamente la svendita dell’immobile ed evita al
Comune un ulteriore
indebitamento per circa 99 milioni di euro».
Infatti «la sede degli
uffici giudiziari fu valutata dagli appositi organismi (con una spesa
di 70mila euro) 52 milioni di euro a fronte di
un canone ipotizzato di
3.100.000 euro. Nelle
motivazioni si scrive
che all’acquisto dell’immobile si interessarono
prima la Cassa Nazionale Forense e successivamente una società
immobiliare la cui proposta di acquisto, 38
milioni di euro da pagare in due rate, non veniva ritenuta favorevole.
Successivamente fu individuato un acquirente(la società partenopea
Maya) per 32 milioni.
La stessa avrebbe fittato l’immobile al Comune per 3.290.000 euro
annui per un periodo di
trenta anni. Tenuto
conto che il Comune di
Potenza spende ogni
anno per i servizi di gestione della sede giudiziaria oltre 3 milioni
salvo aumenti derivanti dai costi dei servizi
che al momento lo Stato
non contribuisce a sostenere, con l’accollo
del fitto l’amministrazione avrebbe dovuto
garantire una spesa
prossima a 6.290.000
euro annui. In sostanza
avrebbe incassato 32
milioni e ne avrebbe
speso circa 188 milioni
in trenta. Questo era il
grande” affarone”».
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Potenza e provincia
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
21
Resta ancora chiusa la 585 Fondo Valle del Noce. Necessari ulteriori interventi
Altre due settimane di disagio
E’ prevista la costruzione di una nuova barriera elastica per caduta massi
TRECCHINA – La 585 Fondo Valle del Noce resta chiusa per altre
due settimane. Necessari i lavori
di disgaggio e brillamento dei
massi che rischiano di cadere sulla strada, ieri ennesimo sopralluogo congiunto da parte dei tecnici dell’ufficio difesa del suolo
della regione Basilicata.
La strada statale 585 Fondo
Valle del Noce con la caduta di
massi dalla parete prospiciente la
strada statale, esterna alle aree di
competenza dell’Anas, verificatasi sabato 1 marzo, resterà chiusa
al traffico per almeno altre due
settimane e dopo i lavori di disgaggio e brillamento di grossi
massi sulla parete rocciosa è prevista la costruzione di una nuova Un tratto della Fondovalle del Noce
barriera elastica sostitutiva di tratto stradale da ulteriori crolli,
quelle divelte dai massi caduti e di si potrà passare alla terza fase di
un vallo a fianco della sede strada- interventi che prevedono la reale. La caduta ha provocato la di- lizzazione di una barriera. A construzione di due linee di barriere clusione di questi lavori, che doparamassi e gli esperti hanno vrebbero essere ultimati in un
convenuto che in una prima fase tempo stimato di circa tre settidi lavori verrà eseguito il disgag- mane, si potrebbe disporre la riagio delle pareti superiori alla nic- pertura della strada. In attesa delchia di distacco. Quindi, in una la riapertura della statale Ss 585 è
seconda fase, dovrà essere effet- stata disposto il divieto di transito
tuato il brillamento di alcuni bloc- per i mezzi con massa superiore
chi nei pressi della nicchia di di- alle 3,5 tonnellate dal confine con
stacco.
la Campania al confine con la CaUna volta messo in sicurezza il labria e fino alla riapertura al
LAVORI
A3, la rampa
Lagonegro nord
chiusa
transito della “Fondo Valle del
Noce”, interrotta per caduta massi, sarà chiusa al traffico la strada
statale 18 “Tirrena Inferiore” dal
km 220,610 (confine campano) al
km 243,786 (confine calabrese)
in entrambe le direzioni, esclusivamente per i mezzi con massa superiore alle 3,5 tonnellate, eccetto
gli autobus di linea e il traffico locale. I mezzi pesanti dovranno
utilizzare il percorso alternativo
sull’autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria.
Emilia Manco
A Ripacandida un convegno dedicato alla piccola De Luise
Rose spezzate dalla violenza
Come salvare le donne
RIPACANDIDA - Una sala
consiliare del Comune gremita, ha ospitato lo scorso 9
marzo un convegno dal titolo: “Rose Spezzate”, organizzato dall’associazione Acli “I
Fiori del Vulture”.
Si è parlato di Ottavia De
Luise, una bambina di 12 anni, scomparsa misteriosamente nel 1975 a Montemurro. A presentare la serata, il
presidente dell’associazione
Acli, Lina Chiari. Il sindaco
Vito Remollino ha portato i
saluti: «stasera parliamo di
donne, di diritto e di legalità.
Ho avuto legami particolari
sul caso Claps, avendo vissuto a Potenza nel periodo della
sua scomparsa». Il maresciallo della stazione dei carabinieri De Falco, ha aggiunto: «non vedere, non
sentire, è il peggior male che
esista. In questo modo si crea
un muro tra istituzioni e cittadini». Tra un discorso e
l’altro gli intermezzi musicali della coppia Annamaria e
Raffaele Rigillo.
Poi Donato Santoro ha illustrato i limiti legislativi
sul femminicidio: «il nostro
codice penale risale agli anni
’30. All’epoca della scomparsa di Ottavia, la violenza sessuale era soltanto un reato
contro la morale, non contro
la persona, quindi non si
procedeva d’ufficio». Lucio
Attore, docente all’Unibas,
ha commentato la scomparsa di Ottavia, ma soprattutto
i suoi lati oscuri: «la bambina
che nessuno ha cercato. Sul
caso Ottavia vi è un coperchio di silenzio, un anonimato corale, dove tutto il paese
coopera nella convinzione
La sala del convegno
omertosa. La colpa di tutto
questo è della nostra cultura
e della nostra società piena di
vizi. Nella nostra regione
manca una cultura civile
verso le donne e deve essere
subito corretta». Antonella
Musto, esperta in Gender
Studies ha descritto gli strumenti giuridici sulle violenze ai minori, quelle domestiche, familiari e quelle arma-
te. Le conclusioni affidate al
consigliere regionale ed avvocato, Aurelio Pace: «Il concetto di comunità nella nostra regione si sta perdendo.
C’è forte richiesta di verità, di
coscienza collettiva, di coraggio e responsabilità. Al di
là del reato, anche il legislatore arriva in ritardo. C’è
troppo conformismo e servilismo, lo denunciava già
Emanuele Gianturco. Se
perdiamo il senso dell’umanità, Ottavia era una bambina in carne e ossa, tutto rimane sulla carta. La Basilicata
siamo tutti noi, cambiamola!». Gianluigi Laguardia ha
proposto al sindaco di intestare un’area verde a Ottavia
De Luise. Il sindaco si è fatto
garante di questa proposta.
Lorenzo Zolfo
Le regole per le quattro comunali
Scuole dell’infanzia
Iscrizioni fino
al prossimo 10 aprile
POTENZA - C’è tempo fino al prossimo 10 aprileper presentare la domanda diiscrizione per
l’anno scolastico 2014-15 alle scuole comunali
dell'infanzia di Potenza
“L’allegra brigata”, in via
Torraca (tre sezioni); “Pollicinia”, via Roma(sei sezioni); “I due noci”, via
Adriatico (quattro sezioni), “Il giardino dei colori”,
contrada Giuliano (una
sezione).
Le domande dovranno
essere presentate entro le
12 del 10 aprile: per i nuovi
iscritti (modello bianco):
presso l’Ufficio “Istruzione” in via Nazario
Sauro – dalle 10 alle ore 13.30; per i bambini
già iscritti (modello giallo): presso la scuola in
cui hanno frequentato l’anno precedente.
Sarà consentita, qualora risultino disponibili ulteriori posti, l’ammissione dei bambini
che compiranno i tre anni di età entro il 30
aprile 2015.
Dopo Fiuggi FdI si rivolge
ai giovani cittadini
VIETRI DI POTENZA - Un appello direttamente ai giovani è quello che rivolge Rossana Mignoli (Fratelli d’Italia) dopo il congresso nazionale a
Fiuggi.
«Guardo - dice Mignoli - a quei ragazzi che non si girano dall’altra
parte e sacrificano qualcosa di se per
costruire un futuro migliore per tutti. Nessun dubbio sulla partecipazione e l’entusiasmo che il congresso di
Fratelli d'Italia- Alleanza Nazionale
tenutosi questo fine settimana a
Fiuggi ha regalato a tutti i suoi militanti. Il partito si sta strutturando e
grande attenzione è stata data al movimento giovanile che davvero si mo-
LAGONEGRO – Sarà chiusa al
traffico la rampa allo svincolo dell’A/3 di Lagonegro Nord, un provvedimento necessario per consentire la fine dei lavori.
Dalle ore 9 di domani mercoledì
12 marzo alle ore 18 di sabato 15
marzo, sarà chiusa al traffico la
rampa di ingresso in carreggiata
nord dello svincolo di Lagonegro
Nord al km 124,000 dell’autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria.
Il provvedimento si rende necessario per consentire l’ultimazione
dei lavori di realizzazione del rilevato stradale, della pavimentazione drenante e della segnaletica.
I veicoli in ingresso allo svincolo
di Lagonegro Nord (km 124,000)
in direzione Salerno si immetteranno in Autostrada in direzione
Reggio Calabria, con proseguimento sino allo svincolo di Lagonegro Sud (km 125,900) e rientro
in Autostrada allo stesso svincolo
in direzione Salerno.
em. ma.
stra la componente più numerosa all’intero di tutto il movimento. Abbiamo firmato a Fiuggi una mozione
per stabilire i tempi e le modalità di
strutturazione della giovanile. Al di
là di questo, coscienziosi che prima
di qualsiasi struttura debbano esserci contenuti e impegno, noi continueremo a lavorare quotidianamente per dar voce ai lucani che meritano
sicuramente di più rispetto a quello
che hanno avuto sino ad ora. Le iniziative organizzate sono innumerevoli, la nostra presenza sul territorio
è costante, la nostra sede è aperta a
tutti quelli che oggi non si sentono
rappresentati da questo governo».
BREVI
A SALERNO
All’Università la
tragedia di Balvano
ANCHE all’Università degli
studi di Salerno si è parlato ieri della tragedia ferroviaria di
Balvano, che costò la vita nel
marzo del 1943 a circa 600
persone. E’ stato organizzato
il convegno “Il peso dei ricordi. Il treno 8017 tra memoria e
oblio”, dedicato proprio a
quella sciagura.
L’unica istituzione accademica che si è occupata della vicenda è, dal 2004, l’Università
degli Studi di Salerno. Da allora, le ricerche condotte da
Vincenzo Esposito - Insegnamento di Antropologia culturale, Corso di Studio in Filosofia del Dispac - hanno prodotto
una notevole mole di documenti audiovisivi, costituiti
da testimonianze sulla vicenda. Tali registrazioni sono state riassunte, paradigmaticamente, nel film documentario
3 marzo ‘44, una sorta di microstoria costituita da un “coro di voci” (spesso rimaste inascoltate o ignorate) e da una
rassegna di “fonti non convenzionali” relative alla vicenda.
Il convegno, al quale hanno
partecipato tutti coloro (studiosi, cronisti e artisti) che si
sono dedicati alla ricerca, alla
riflessione o alla narrazione
performativa dei tragici avvenimenti di Balvano (ma anche
alcuni studiosi esperti delle
questioni della memoria, del
ricordo e dell’oblio) ha avuto
l’obiettivo di porsi come momento di raccordo tra quanti
si sono dedicati a interpretare
quei fatti.
LA CAMPAGNA
La polizia contro
il cyberbullismo
TOCCHERA’ anche Potenza
“Una vita da social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato in
collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, su sensibilizzazione e prevenzione sui
rischi e pericoli dei social network e del cyberbullismo.
Madre Francesca
torna ad Atella
Grande la festa
ATELLA - Le Sorelle Misericordiose,
erano state fondate da madre Francesca Saveria Semporini ad Atella l’11
maggio 1947. Da allora erano rimaste nel Monastero prima Benedettino
e, poi, Antoniano in via Giustino Fortunato. Nel frattempo, la Casa generalizia atellana era stata trasferita a
Rionero. La prima Suora a rimettere
piede nella Parrocchia atellana “Santa Maria ad Nives” è stata suor Francesca Ferrari. Quella vissuta da tutta
la Comunità è stata un evento delle
grandi occasioni. Tre le messe festive
in cui il parroco don Gilberto Cignarale aveva preannunciato il ritorno di
Suor Francesca Ferrari. Che manca-
va da Atella dall’indomani del terremoto del 23 novembre 1980. Proveniente dalla Tanzanìa, suor Francesca ha partecipato alle tre liturgie eucaristiche tra i lettori parrocchiali.
Benedetto Carlucci
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
22
REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102
85100 Potenza
Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064
VULTURE
[email protected]
RIONERO Successo per la due giorni “Riflessi di specchio”
L’anima “femminile” dell’Irccs-Crob
RIONERO - Nell’immaginario comune, il luogo “ospedale” è da sempre associato a
termini come “sofferenza” e
“dolore”. L’ospedale oggi
non è più semplice luogo di
malattia e sofferenza ma è divenuto, nel corso del tempo,
un luogo in cui la persona si
trova al centro dell’intero sistema. Ed è quello che succede nell’Ircss Crob di Rionero
dove, da diversi anni, vengono promossi interessanti
progetti inerenti l’umanizzazione delle cure. Tra questi, c’è “Riflessi di Specchio”,
un evento a cadenza mensile
organizzato dall’associazione Iris di Basilicata con la
collaborazione del Crob di
Rionero e del reparto dermocosmetico della Farmacia
Papa. La due giorni di marzo
è stata interamente dedicata
alle pazienti ed al personale
femminile che opera all'Interno dell'Istituto affinché le
donne colpite da alopecia a
seguito di chemio o radioterapia, possano ritrovare la
propria immagine di donna,
mamma e moglie. «La malattia –riferiscono le volontarie
dell’Iris - porta con sé delle
inevitabili conseguenze sull’immagine corporea. Quando poi la malattia si chiama
cancro, la persona che ne è
colpita ha l’impressione di
essere completamente invasa dal male e perde la speran-
za e la forza di reagire”. Da
queste semplici considerazioni è nata Riflessi di Specchio, un progetto di consulenza di “trucco e parrucco”
dove le donne, grazie ai consigli del make up artist Enrico Gambera, sperimentano
un nuovo modo di vedere se
stesse e imparano diverse
tattiche estetiche attraverso
le quali oscurare e mettere in
secondo piano i segni inevitabilmente lasciati dalla malattia.
Tenutasi venerdì e sabato
scorsi, questa edizione di
Marzo si è chiusa con un interessante convegno al quale hanno partecipato il Direttore Sanitario Dott. Sergio
Maria Molinari e il responsabile dell’Oncologia Ginecologica Dott. Giuseppe
Martinelli. Entrambi hanno
ricordato che “in oncologia
non si possono fare miracoli”ma “per combattere la malattia la prevenzione è fondamentale”. Il Dott. Molinari
ha poi sottolineato “l’importanza dei percorsi di cura intrapresi dal Crob che ci vede
uniti al terzo settore e al volontariato. Grazie a questa
unione, il paziente sente
davvero la vicinanza della
struttura ospedaliera. Con il
processo di umanizzazione
delle cure, intendiamo promuovere anche la restituzione delle attività e delle occu-
Una immagine dell’iniziativa
pazioni abituali di ogni paziente. Grazie al contributo
dell’Associazione Iris, proveremo ad infondere fiducia
alle pazienti affinché non
tralascino la normalità degli
atti quotidiani”.
Il convegno è stato intervallato da “Femminopatia”,
uno spettacolo portato in
scena dall’Associazione Arcadia, che racconta otto storie di otto donne costrette a
combattere tra lavoro, famiglia e sogni nascosti nel cassetto e dai balli ipnotici dell'ArcheoClub di Melfi che a
Rionero ha portato il progetto "Lu Scarecavasce".
an. ge.
RIONERO IN VULTURE Costruito nel 1888, oggi è alla mercé dei writer
Un monumento da recuperare
Lo storico “Orologio della Costa” è in un cattivo stato di conservazione
RIONERO - Con le sue lancette ha scandito le
ore dei rioneresi, con il suo caldo colore ha
scaldato la città fortunatiana. L’Orologio del
Rionero Costa, generalmente chiamato Orologio della Costa, sorge nel rione omonimo ed
offre un suggestivo panorama del comune.
Fu costruito su commissione della Giunta comunale (delibera del 21/12/1888) per collocarvi il vecchio orologio. Il progetto fu redatto
dal perito Giulio Pallottino l’anno precedente,
mentre la costruzione fu curata dal muratore
Francesco Di Lonardo. La sua posizione strategica garantiva a tutti i cittadini (a quel tempo) di poter osservare l'orario in qualsiasi
punto della città, ai tempi in cui l'orologio non
era ancora alla portata di tutti.
Oggi, a causa della proliferazione di alti palazzi, l’Orologio della Costa oggi è visibile solo
da alcuni punti della città. Il problema più impellente è lo stato di conservazione di questo
monumento della città. Attorniato da lamiere, l’Orologio è pieno di graffiti ed in pessimo
stato di conservazione. Seppur situato in un
rione storico della città, a causa della scarsa illuminazione e del suo isolamento, l’Orologio
della Costa da anni è preso di mira da diversi
writer che ne hanno compromesso la bellezza. Lo storico orologio è solo l’ultimo dei monumenti o palazzi pubblici (si pensi a Fontana
Grande o bocciodromo comunale) colpiti da
Iniziativa dell’associazione “RifacciAmo Lavello”
Donne tra conquiste e sconfitte
Sopra l’orologio. In basso i graffiti
questi fenomeni di vandalismo difficili da arginare.
Andrea Gerardi
LAVELLO – Si è parlato di donne nell’incontro dibattito promosso dall’associazione culturale RifacciAmo Lavello con
il presidente Luigi Liseno in collaborazione con l’assessorato alla cultura del
Comune di Lavello.
L’incontro cui hanno preso parte
esponenti di associazioni locali e rappresentanti istituzionali si è tenuto nell’aula consiliare del Palazzo di Città in occasione della festa della donna.
Ad intervenire , coordinati da Concetta Bisceglia dell’associazione Rifacciamo Lavello, il primo cittadino Sabino Altobello, l’assessore alla cultura Giovanna De Luca, la presidente della locale sezione Fidapa, Donatella Di Vittorio, la
presidente dell’associazione Asd Libertas, Maria Lidia Pace ed, in rappresentanza del mondo del volontariato, delle
Cri Sezione di Lavello, Rosanna Iannuzzi.
Sul tema hanno preso la parola Maria
Antonietta DI Corato, dirigente medito
Asp di Psichiatria, e Rosa Gentile, vice
presidente nazionale Confartigianato.
Debolezze e pregi del genere femminile
tra conquiste e sconfitte in un viaggio a
trecentosassanta gradi nell’universo
femminile tra sport, associazionismo,
volontariato ma soprattutto politica
quella dei numeri , delle quote rosa e delle plurimentovate pari opportunità. Storie di donne tra cronache dell’ultimora,
occasioni mancate e desiderio di riscatto
. Una chiamata a fare meglio , ad un necessario cambio di passo culturale ma
soprattutto un impegno a far sentire la
propria voce nella società civile. A far da
cornice alla manifestazione che si è protratta fino a sera, la mostra dell’artista
Salvatore Malvasi, in arte Smal, allestita
nelle sale del palazzo di città.
d. m.
Lavello, visita in Quirinale
per i bambini del Comprensivo
Hight school game: studenti premiati
LAVELLO – Una nuova iniziativa
formativa si inserisce nel vasto mosaico di attività messe in campo dall’istituto comprensivo statale 1 con
il dirigente scolastico Lucia Scuteri.
Una due giorni nella Capitale a completamento di programmi ed attività avviate in loco. Visita al Quirinale
per i ragazzi delle classi quinta sezioni B e C al termine del programma cittadinanza e costituzione, un
viaggio alla scoperta delle istituzioni, del loro funzionamento e delle
normative di riferimento. Accompagnati da un Corazziere e dalla guida
, i ragazzi hanno visitato le sale del
palazzo ripercorrendo tappe ed avvenimenti importanti della storia
della Repubblica Italiana. Dopo il
Quirinale appuntamento in Piazza
San Pietro per l’udienza di Papa
Francesco con i ragazzi e gli inse-
RIONERO - High School Game arriva
a Rionero in Vulture. Le classi quarte
e quinte dell'IIS "G. Fortunato" si sono
sfidate a colpi di cultura, per le fasi di
qualificazione del concorso nazionale didattico, promosso in Basilicata
dalla Festidea Entertainment. Trenta gli istituti superiori coinvolti in
tutta la provincia di Potenza. Dopo le
fasi di qualificazione all'interno delle
singole scuole, i migliori studenti si
confronteranno nella finale provinciale che si terrà a fine aprile a Potenza per cercare di aggiudicarsi la partecipazione alla finale nazionale.
Questi gli studenti classificati del
Fortunato: Vodola, Lucernati, Mecca, Viggiano della 4G; Matta, Luciano, Zaccaro, Gallucci della 4F;
Cutolo, Di Leo, Savalli, Candoni della 5G; Ingenito, Glionna G; Faustino;
Glionna M. della 5 E
I bambini al Quirinale
gnanti in prima fila alla vigilia dell’inizio del periodo di Quaresima .
Ad adoperarsi per l’eccellente riuscita del progetto e ad accompagnare gli alunni gli insegnanti Tina Parente, Maria Pia Caprioli, Giovanna
Santarsiero , Lucia Carretta e Gino
Salierno.
d. m.
RIONERO IN VULTURE Coinvolti i ragazzi dell’Iis “Fortunato”
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
23
REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102
85100 Potenza
Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064
VULTURE
[email protected]
E a Barile ai domiciliari un ragazzo che deteneva una penna pistola
VENOSA «Comunità non coinvolta»
Anno Gesualdiano
Melfi, volevano rubare gasolio Per
Mollica i risultati
Messi in fuga dai carabinieri «stentano a vedersi»
MELFI - E’ di quattro denunce e un arresto il bilancio di un’attività di controllo messa in atto dai carabinieri della compagnia di Melfi in tre diverse
operazioni.
Nella prima una pattuglia ha messo
in fuga a San Nicola di Melfi tre ladri
che stavano rubando gasolio all’interno di un deposito di mezzi pesanti, di
proprietà di una ditta di autotrasporti.
L’immediato intervento di
un’autoradio ha prima recuperato l’intera refurtiva che
veniva consegnata al legittimo proprietario e poi una
volta espletate le indagini
hanno permesso di identificare i ladri che sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per tentato furto aggravato.
I militari hanno sequestrato anche l’auto che i tre hanno usato per perpetrare il
reato. In un intervento a Rionero, i carabinieri hanno denunciato in stato di libertà
un 37enne, per furto di un telefonino cellulare. Infine un
ragazzo di 23 anni dovrà rispondere di detenzione di arma clandestina prodotta artigianalmente e relative munizioni. Gli investigatori hanno rinvenuto accuratamente celata, una penna pistola calibro
7,65 e, alcuni proiettili dello stesso calibro, nonchè un grosso coltello di genere proibito, tutto sottoposto a sequestro. Il ventitreenne è ai domiciliari.
Lavello, pregiudicato
arrestato per spaccio
Una pattuglia di
carabinieri
LAVELLO - Dovrà rispondere di detenzione ai fini
di spaccio il ventinovenne arrestato dai carabinieri della compagnia di Venosa,
al comando del capitano Vincenzo Varriale. I militari, ormai da tempo sulle tracce dello
spacciatore, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, hanno rinvenuto circa 21
grammi di marijuana, già suddivisa in dosi e pronta per essere smerciata, nonché denaro
contante provento, verosimilmente, dell’attività di spaccio,
il tutto sottoposto a sequestro.
Lo spacciatore, quindi, veniva
tratto in arresto ed accompagnato presso la propria abitazione in regime degli arresti
domiciliari. A Venosa, infine, a
conclusione di un’attività di indagine che alla fine dello scorso mese di febbraio aveva portato all’arresto di un pregiudicato del luogo per furto di materiale ferroso all’interno di un’impresa edile, i carabinieri del nucleo
operativo sono riusciti ad identificare anche colui
il quale aveva il compito di ricettare sul mercato
clandestino, per conto dell’arrestato, il materiale
asportato, deferendolo, quindi in stato di libertà
alla Procura della Repubblica di Potenza.
Un ritratto di Gesualdo Da Venosa
VENOSA - «Celebrazioni
per l’Anno Gesualdiano so
avviate da tempo ma i risultati stentano a vedersi». Ne ‘
convinto il Consigliere Regionale dell’ Udc Francesco
Mollica, sostenitore e promotore delle manifestazioni dedicate al grande madrigalista nativo di Venosa.
«Le celebrazioni sono ormai in corso - spiega in una
nota stampa - ma per quanto riguarda il territorio, ed
in particolare Venosa, i risultati in termini di rilevanza e di coinvolgimento della
Comunità e del sistema turistico ed economico stentano
a vedersi. Sarebbe opportuno - aggiunge - fare il punto
della situazione al fine di ve-
rificare quali elementi abbiano finora tenuto a freno
l’evoluzione delle celebrazioni e quali misure ed azioni sarebbe opportuno adottare per raccordare e coinvolgere le istituzioni, la comunità e gli interlocutori
economici e turistici. Anche
questa necessità - conclude
Mollica nel comunicato
stampa - è alla base della nota inviata al Presidente della Giunta Regionale e all’Assessore alla Formazione con cui si propone la convocazione del Comitato Promotore dell’Anno Gesualdiano che, certamente, potrà individuare le azioni da
compiere per promuovere il
lavoro fatto fino ad oggi».
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
24
REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102
85100 Potenza
Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064
LAGONEGRESE
[email protected]
VIGGIANO Cicala, invece, pronto a scendere in campo. Prinzi outsider?
Comunali: dissapori nei democratici
Sembra tramontare l’ipotesi di candidare l’attuale assessore Fortunato
VIGGIANO –MARSICOVETERE –
Chi si fronteggerà per arrivare a
sedere sullo scranno più importante del consiglio comunale di
Viggiano e di Marsicovetere?
Giochi e ipotesi di alleanze sono
nel pieno del movimento nei due
paesi del comprensorio valligiano.
Si inseguono voci, documenti e
patti, ma a circa tre mesi dalle elezioni amministrative la situazione
in cui versano i partiti e coalizioni è
a dir poco ingarbugliata. Nella ormai denominata “capitale del petrolio”, la situazione è in continuo
divenire e ad oggi è impossibile dare delle certezze.
Ovviamente non si può più ricandidare, dopo aver esaurito il secondo mandato, l'attuale sindaco,
Giuseppe Alberti, area Partito democratico. Si vocifera che il nome
dell’assessore alle attività produttive, Domenico Fortunato, circolato già nei mesi scorsi come possibile outsider per una lista Pd, sia venuto meno, per scaramucce e dissapori interni allo stesso partito.
Quindi ad oggi tutto rimane “serrato” nella sede del partito.
Tra i candidati alla ricerca della
MARSICOVETERE
Cantiani cerca la riconferma
Si fa strada il nome di Mazza
MARSICOVETERE - E’ già al lavoro nel comune di Marsicovetere, il sindaco uscente Claudio Cantiani (Pd) che ha ufficializzato la sua ricandidatura, naturalmente, con squadra
uscente a seguito (Giovanni Vita, Michele Milano, Marco Zipparri, Monica Gregoriano e Giannangelo Briglia). Di certo, la
coalizione sarebbe di centro sinistra. L’altra grande e inaspettata novità del panorama politico di Marsicovetere, sembrerebbe essere – sempre secondo i rumors – il ritorno dell’ex
sindaco della cittadina, Michele Mazza, con una lista di sinistra. La sua discesa in campo potrebbe provocare un “terremoto” non di poco conto, nel teatro della battaglia politica e
delle alleanze del centro sinistra. A questi si aggiungerebbe
come lista, un ulteriore nome parecchio quotato che è l’ambientalista, Terenzio Bove, candidato alle scorse elezioni regionali con “Sinistra ecologia libertà”.
a. p.
Il municipio di Viggiano
carica di primo cittadino non fa mistero la lista capeggiata dall’uscente consigliere di minoranza
del “Cambiamento”, Amedeo Cicala. Questa volta però, la lista non è
di centro destra, ma a quanto dichiarato è una “coalizione”con tut-
te le forze del territorio, anzi dichiara, ci sono “più elementi di centro sinistra” con l’ingresso dell’attuale vice sindaco, Rocco Antonio
Montone. Nodo da sciogliere per
l’ex sindaco, nonché attuale consigliere provinciale, Vittorio Prinzi.
La voce di una sua ipotetica candidatura è finita nell’agone politico, raggiunto al telefono ha evidenziato che «è solo una voce, nessuna ufficializzazione», anche perché, per ora nessun forza politica
gli ha strizzato l’occhio. E’probabi-
LAGONEGRO Il neosegretario Assunta Mitidieri detta la linea
Il governo “ombra” del Pd
Ribadita l’indipendenza del partito dalle scelte della maggioranza
LAGONEGRO- Il primo consiglio direttivo del Partito
Democratico di Lagonegro,
eletto a margine dello scorso, contrastato congresso,
ha provveduto immediatamente a nominare una sorta
di "governo ombra" per tallonare strettamente l'amministrazione comunale su
ogni aspetto pertinente le
politiche pubbliche, sia pure
a livello locale.
E dunque, su proposta ed
iniziativa della neo-segretaria Assunta Mitidieri, il consiglio ha individuato al suo
interno le professionalità e
le personalità ritenute più
adeguate a ciascun settore
di competenza.
Notevole e apprezzabile
l'entusiasmo di tutti i partecipanti all'assemblea che
hanno affrontato una profonda ed articolata discussione in merito alle questio-
La riunione conviviale del direttivo del Pd
ni politiche e programmatiche considerate più stringenti, tra un brindisi ed uno
stuzzichino per rendere l'atmosfera più conviviale: condivisa e motivata è apparsa
la volontà di voltare pagina
rispetto ad un recente pas-
LATRONICO - “Più forte di prima”: è questo il titolo del convegno
tenutosi nella palestra delle Scuole
Medie ad Agromonte. L’evento, organizzato dal Comune di Latronico in unione alle associazioni
“Obiettivo il Sorriso Onlus”, “ Le
Porte Aperte”e il parroco don Maurizio Giannella, ha posto l’attenzione sulla lotta contro la violenza
sulle donne, proprio nel giorno in
cui vengono maggiormente ricordate, l’8 marzo. Il sindaco del piccolo centro lucano, Fausto De Maria,
ha subito sottolineato l’importanza di aprire una casa di accoglienza per donne vittima di violenza
(primo caso in Basilicata), sia da
un punto di vista morale e sociale
sato che ha troppe volte visto
il consiglio e gli organi di
partito esclusivamente come strumenti di ratifica,
meri esecutori di decisioni
discutibili e prese altrove.
L'auspicio di tutti in proposito è stato quello che si
torni a fare politica, ponendosi obiettivi a breve e lunga
scadenza, da realizzare attraverso un progetto che sia
capace di interpretare i bisogni della popolazione.
Su questo argomento si è
anche evidenziata la necessità di smarcarsi dal rapporto osmotico ed indifferenziato con la maggioranza di
centro-sinistra che governa
il comune, per essere capaci
di rivestire un ruolo costruttivo, di supporto, critica e
proposizione, ma comunque alternativo e di natura
differente. E’ stata ribadita,
infine, la necessità infrastrutturale di dotarsi di una
sede opportuna, che sia quotidianamente aperta come
luogo di sana socializzazione e diventi punto di riferimento in paese per le sollecitazioni della società civile
Fabio Falabella
le, invece, che una lista di Grillo si
possa presentare alla tornata amministrativa e nel caso, il più papabile dei candidati a sindaco sarebbe
il referente di zona, l’imprenditore
dell’Azimut, l’ingegnere Alberti.
Angela Pepe
POLLINO Affluenza record
Grande successo
per “Ciaspolando”
POLLINO - Si è conclusa
con successo Ciaspolando
Verso Sud, la prima maratona con le ciaspole (racchette da neve) del Centro
Sud Italia. La manifestazione, nata
da un’idea
di Infopollino Centro
Escursioni
e organizzata dall’Asd Pollino
Discovery
in collaborazione con lo Sci Club di
Rotonda si è svolta a Piano
Ruggio, cuore del Parco
Nazionale del Pollino, nel
comune di Viggianello.
Ben 53 iscritti provenienti
soprattutto dalla Puglia e
dalla Calabria nonostante
le difficili avversità atmosferiche che hanno imper-
versato a 1500 mt slm con
forti raffiche di vento e nevicate. Le guide di Infopollino Centro Escursioni dichiarano che - «con questa
iniziativa si candida il Pollino a diventare
il Paradiso delle
Ciaspole, grazie
agli innumerevoli sentieri innevati per buona parte dell'inverno. Inoltre - continuano - le ciaspole (racchette da neve) possono essere indossate da tutti e
questo permette di trascorrere delle giornate indimenticabili sulle nevi
del Parco Nazionale del
Pollino».
LATRONICO Sarà la prima in Basilicata. Soddisfatto il sindaco
Una casa per donne vittime della violenza
che occupazionale, visto che verranno occupati diversi immobili
del territorio comunale, dove troveranno lavoro giovani laureati latronichesi. Le dottoresse La Maina
e Marrone hanno presentato subito dopo in maniera concreta quale
sarà il progetto, che vedrà la realizzazione della “casa delle stesse”,
un luogo protetto in grado di favorire l’allontanamento fisico ed
emotivo delle donne e dei loro figli
da una condizione di violenza, di
sfruttamento, di disagio. Un luogo
di accoglienza, di contenimento, di
accadimento, ma soprattutto di
ascolto empatico e rielaborazione
del trauma, un ambiente in cui sperimentare una quotidianità più
rassicurante e stabile. Le Case delle stelle accoglieranno donne, italiane e straniere, con o senza figli,
vittime di violenza domestica, donne e figli con grave disagio psico-
sociale, invitate dai Servizi sociosanitari territoriali e da altri servizi del privato sociale. Ma accanto
alla risposta normativa, serve una
battaglia culturale ed educativa
perchè la violenza non è un problema soltanto della donna o dell’uomo, ma è un problema sociale che
coinvolge tutti. Il ruolo delle istituzioni è fondamentale, tanto che al
convegno è intervenuto anche
l’Assessore alla Sanità della Regio-
ne Basilicata Dott.ssa Flavia Franconi, garantendo la massima disponibilità per incentivare iniziative del genere nel territorio lucano.
Savio Salerno
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
25
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
MATERA
[email protected]
Rimangono aperti i casi del futuro cioè la gestione e l’autonomia di spazi e loculi
C’è un nuovo look al cimitero
Rifiuti speciali eliminati, potatura del viale e locali per depositi e bagni pubblici
Valdadige, un tavolo tecnico
dopo l’annuncio di ripartire col petcoke
CIRCA cinquantamila euro
di risorse per rimettere a
nuovo il cimitero. La potatura dei viali, le siepi che sono state aggiustate al meglio, oltre 15 tir per portar
via tutti quanti i rifiuti speciali che erano rimasti nell’area. In più l’adeguamento del deposito, dei bagni,
della camera mortuaria
presente all’ingresso del cimitero e lavori in corso in
accordo con l’Asm per approntare e perfezionare a
breve anche una camera autoptica nella quale poter
svolgere le autopsie.
Sono questi alcuni degli
interventi fatti al cimitero
materano di contrada Pantano: «i rifiuti che abbiamo
trovato erano lì da molti anni, noi abbiamo fatto tutto in
pochi mesi con i fondi recuperati nell’assestamento di
bilancio del novembre scorso dall’avanzo di amministrazione con i quali siamo
riusciti a dare decoro a questa struttura» ha spiegato
l’assessore comunale Rocco
Rivelli. «Si è trattato di un
lavoro non di poco conto ad
esempio abbiamo concordato con i fiorai e malgrado le
polemiche di dover rimuovere corone e fiori entro 12
ore dal funerale e di poterli
portare al centro rifiuti speciali dove è possibile smaltirli senza aggravi di spese.
Si è trattato di un percorso
non facile ma che sta dando i
suoi frutti ed importante in
un posto come questo».
Definiti questi aspetti i
prossimi mesi, probabilmente la prossima legislatura servirà per risolvere
due questioni fondamentali
la gestione e l’autonomia
del cimitero. «Io credo che si
debba uscire, in questo senso da posizioni ideologica e
si debba affrontare un discorso ampio. Fermo restando che la regia deve essere del pubblico ma bisogna prendere atto che gestire una struttura così grande richiede dei costi ed è
dunque necessario pensare
al da farsi magari immaginando un intervento di project financing che sostenga
autonomamente la struttura, con i vincoli dati dal pubblico che può mantenere le
redini della situazione.
Quanto agli spazi», aggiunge Rivelli, «l’ autonomia che si può stimare è di
circa 4-5 anni e poi bisognerà affrontare la questione
delle nuove aree da individuare per il futuro. Una situazione che andrà affrontata». Dal canto suo l’assessore ai Lavori Pubblici
Trombetta ha spiegato che
«la necessità è di 500 loculi
l’anno, stiamo lavorando su
altri due settori con fondi
che rivengono dalla vendita
dei loculi stessi. Un intervento che si autofinanzia di
anno in anno».
[email protected]
I viali rimessi a nuovo del cimitero di contrada Pantano e sotto
l’assessore all’Igiene Rocco Rivelli (foto Martemucci)
Rivelli: «In pochi mesi
un grande lavoro, ora
usciamo dalle ideologie»
PREFETTURA
Incontro sullo sgombero
deciso dal sindaco
IL sindaco di Matera lo scorso 8 marzo ha disposto lo
sgombero immediato da persone di alcuni locali della
Prefettura che ospitano alcuni uffici amministrativi e della
adiacente Chiesa di San Domenico.
Per di assicurare il tempestivo ripristino delle condizioni di sicurezza, il Prefetto di
Matera, Luigi Pizzi, ha convocato un incontro domani
alle ore 10,30, al quale sono
stati invitati a partecipare
l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Matera e Irsina, il
Sindaco di Matera, il Comandante provinciale del Vigili del Fuoco, il responsabile dell’Ufficio Operativo
del Provveditorato regionale e un rappresentante del
Dipartimento Infrastrutture della Regione Basilicata.
SI TORNA ad affrontare questa matti- Puglia e con Altamura era necessario
na alle 11 al sesto piano il caso Valdadi- coinvolgere in quell’autorizzazione ange con un nuovo tavolo tecnico a cui che la Regione Puglia e lo stesso Comuparteciperanno le diverne di Altamura. Ed invese parti in causa e che cerce lo stesso primo cittadicherà di rimettere ordine
no Salvatore Adduce una
in una situazione divenuvolta verificata la lettera
ta improvvisamente caodell’azienda aveva chietica anche a seguito della
sto l’immediata sospencomunicazione fatta dalsione dell’Aia alla Regiol’azienda nei giorni scorne.
si che annunciava il ripriUna serie di posizioni
stino in via sperimentale
ferme che avevano di fate per un periodo di almeto interrotto il dialogo
no un mese del progetto
aperto nel precedente tadi bruciare petcoke sevolo tecnico. L’incontro
condo quanto concesso
di questa mattina in Coin un’autorizzazione dalmune dovrebbe quindi
Il precedente tavolo tecnico
la Regione Basilicata.
essere l’occasione per poNell’ambito di questo
ter ripartire nell’azione
tipo di programma dell’adi dialogo e di confronto e
zienda erano arrivate una serie di oppo- per provare ad arrivare ad una soluziosizioni da parte dei residenti che aveva- ne della vicenda. Le posizioni però, al
no sottolineato altre difformità nell’Aia momento, sembrano davvero molto disostenendo che vista la vicinanza con la stanti.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Matera
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
27
Il consigliere comunale chiede risposte su una questione d’attualità
Toto: «Subito il bando sui parcheggi
Niente multe per chi sosta oltre il tempo»
L’aggiudicazione del bando
di gara dei parcheggi e la circolare del Ministero che suggerisce, di fronte ad un’estensione del tempo di sosta
avendo pagato il ticket, di integrare il prezzo dovuto sono le due questioni che il consigliere comunale Augusto
Toto pone in un’interrogazione al sindaco ed all’assessore competente per cercare
di capire per quale motivo su
queste questioni il Comune
non stia intervenendo in maniera sollecita ed adeguata
alle indicazioni che arrivano
dallo stesso Ministero.
Toto chiede cosa «impedisce ancor oggi l’aggiudica-
zione della gara per la gestione dei parcheggi e di conoscere l’importo complessivamente dovuto dal gestore dall’avvio della concessione sino ad oggi e quello complessivamente riscosso dal
Comune». Inoltre il consigliere pone alcune questioni
riguardanti gli interventi
del Comune per recuperare
quanto gli spetta.
«Il bando doveva essere
pubblicato entro 90 giorni
dall’approvazione della delibera, ossia entro il 4 luglio
2012 e che solo in data 3 aprile 2013 veniva pubblicato,
ancora oggi la gara non à
stata ancora aggiudicata.
Dal 3 gennaio 2009, data
di scadenza del contratto di
gestione dei parcheggi, il
servizio è gestito in proroga».
Il consigliere fa poi riferimento ad una nota del 22
Marzo 2010,con la quale il
Ministero dei Trasporti, dichiarava: “Qualora la sosta
sia consentita senza limitazioni di tempo, ancorché assoggettata a pagamento,
non ricorrono le condizioni
per l’applicazione della sanzione di cui all’art 7 c.15.
Se la sosta viene effettuata
omettendo l’acquisto del ticket orario, deve essere necessariamente applicata la
sanzione. Se invece viene acquistato il ticket, ma la sosta
si prolunga oltre l’orario di
competenza non si applicano sanzioni ma si da corso al
recupero delle ulteriori somme dovute, maggiorate dalle
eventuali penali stabilite da
apposito regolamento comunale. A parere di questo
Ufficio in caso di omessa corresponsione delle ulteriori
somme dovute, l’ipotesi prospettate dai Comuni, di applicare la sanzione di cui all’art. 7 c. 15 del Codice, non è
giuridicamente giustificabile, in quanto l’eventuale
evasione tariffaria non configura violazione alle norme
Uno dei parcheggi a pagamento che si trovano in città in
attesa del nuovo bando ancora da aggiudicare
del Codice, bensì una ina- ed anche parte degli ultimi
dempienza contrattuale».
indirizzi votati in Consiglio
Una questione che si con- mentre le multe ai cittadini
tinua a dibattere con la ri- che vanno oltre il periodo inchiesta di integrazione dicato sul ticket continuano
avanzata da più consiglieri a fioccare.
L’associazione fa un bilancio dell’attività 2013 e sottolinea l’opera dei volontari
Adiconsum contro le scorrettezze
La vendita libera di servizi tramite call center amplificano i rischi dei consumatori
Bilancio positivo per le attività
di Adiconsum Basilicata.
L’associazione difesa consumatori e ambiente promossa
dalla Cisl ha tenuto ieri nella sezione regionale d Matera una
conferenza stampa unitamente al direttivo regionale per illustrare l’attività svolta su tutto il
territorio regionale dall’Adiconsum.
Nel corso dell’incontro è stato approvato il conto consuntivo 2013 e preventivo 2014.
All'incontro ha preso
parte anche
Giovanni
D'Elia, Presidente Regionale dell'Adiconsum Puglia.
“L'attività
di informazione, consulenza e assistenza
viene sempre più richiesta all'Adiconsum da parte dei cittadini-consumatori e utenti dei
servizi ha detto Angelo Festa
presidente regionale Adiconsum. E' una attività impegnativa, portata avanti dai nostri volontari, con grande spirito di
sacrificio, per il bene comune,
nelle sedi di Matera e Potenza e
nei numerosi comuni della Basilicata. La liberalizzazione dei servizi,
luce gas e telefonia, non
ha portato benefici. Molto
spesso i consumatori subiscono comportamenti
scorretti o violenti da parte delle società che pur di vendere i loro prodotti o sollecitare con insistenza, a tutte le ore attraverso i call center, l'adesione a un
contratto nascondono parti importanti delle condizioni contrattuali che poi rivelano vessatorie. e penalizzanti per i cittadini. E' il caso continua Festa
delle forniture di luce e gas. Gli
utenti vengono sollecitati a
cambiare gestore perché vi è
una tariffa più favorevole, poi
viene fuori che il contratto è per
due anni, non si può cambiare
fornitore, le tariffe non sono
Resta aperto
il caso del Peep
di San Giacomo
«Si paghi il giusto»
Attivato fondo
di prevenzione
all’usura
per le famiglie
Il presidente di Adiconsum Angelo Festa
convenienti e vi sono costi fissi cittadini subiscono raggiri. Un
mensili e di recesso che prima passo in avanti da parte dei connon si conoscevano. Non è an- sumatori è stato fatto sulla gache infrequente conclude Fe- ranzia dei prodotti dove si regista vedersi recapitare a casa per stra una maggiore consapevola stessa utenza di luce o gas lezza sulla qualità dei prodotti
una doppia fatturazione da che intendono acquistare e sui
parte di due distinte società”. loro diritti. Altro aspetto molto
Non solo gas e luce nel lavoro a cuore dell’associazione e il soquotidiano di Adiconsum ma vraindebitamento. Infatti, l’Aanche il mondo della telefonia diconsum è l'unica associazioche proprio di recente ha visto ne dei consumatori ad aver attila chiusura dei battenti di una vato un fondo di prevenzione
società di telefonia come la BIP dell'usura a favore delle famiMobile.
glie sovraindebitate. In questo
Tra le iniziative di Adicon- periodo di grave crisi sociale,
sum, la richiesta al Governo di economica e finanziaria le faattivare un fondo di solidarietà miglie non riescono ad arrivaper far fronte al rimborso che i re alla metà del mese, l'indebita-
mento con finanziarie aumenta a dismisura e le difficoltà di
pagamento sono in aumento
con la conseguente iscrizione
alla centrale rischi. Per questo
motivo Adiconsum ha attivato
convenzioni con uno studio di
consulenza finanziaria per la
verifica dei tassi di interesse
sui mutui, conti correnti e carte
revolving.
Nel corso dell’incontro Angelo Festa si è soffermato sulla
questione del peep di San Giacomo sottolineando prima il
confronto avviato con l’amministrazione comunale e poi il
contenzioso giudiziario, finalizzato alla tutela di 600 famiglie delle ex cooperative.
Adiconsum ha anche chiesto
all’amministrazione l’eventuale pagamento del saldo del valore dei suoli edificabili, sempre
se dovuto, debba limitarsi al solo “giusto” valore dei suoli, ossia quelli di pertinenza dei fabbricati sociali e non debba essere gravato da ulteriori richieste che esulino dal dovere di cittadini, come ad esempio le spese legali, interessi, rivalutazione ma dal palazzo di città nessuna risposta. Ora si attende l’udienza del prossimo ottobre.
Michelangelo Ferrara
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al via lo screening preventivo
per il tumore al colon-retto
Dal 1 marzo l’Unità Operativa di Patologia
Clinica e Laboratorio Analisi del P.O. di Matera, ha avviato l’attività di screening per la
prevenzione del tumore del colon-retto mediante la ricerca del sangue occulto nelle feci.
A tutte le persone idonee allo screening
viene inviata una lettera dalla amministrativa regionale, con l’invito ad eseguire al proprio domicilio la raccolta di un piccolo campione di feci. Il campione viene poi analizzato
in laboratorio nei giorni immediatamente
successivi per verificare la presenza di sangue, anche in quantità piccolissime.
Se il test è positivo, viene proposto un esame di approfondimento che permette allo
specialista gastro-enterologo di capire che
tipo di lesione causa questo sanguinamento.
L’appuntamento per il colloquio con lo spe-
cialista è fissato direttamente dalla centrale,
come ogni eventuale successivo approfondimento.
“Il programma di screening della Regione
Basilicata -specifica il Dr. Vitullo direttore
della U.O. Patologia Clinica e Laboratorio
Analisi del P.O. di Matera- adotta un test di
ultima generazione che è molto più efficiente e sensibile di quelli precedenti, che richiedevano la raccolta di tre campioni in giorni
diversi. Per questo motivo nei giorni precedenti la raccolta delle feci non è necessaria
una dieta particolare, anche l’assunzione
farmacologia di ferro non altera il risultato
del test”.
Il test può risultare positivo a causa di varie condizioni benigne: diverticoli intestinali, emorroidi o ragadi. E’, pertanto, buona regola non allarmarsi e consultare il medico.
ISABELLA MORRA
Nessun rischio
ma laboratori
chiusi un mese
La protesta di sabato all’Isabella Morra
UN LUNGO confronto è quello che è andato in scena ieri mattina in Provincia
nel corso del tavolo tecnico sullo stato
dell’arte all’istituto professionale Isabella Morra in via Dante. Oltre all’assessore
Garbellano, ai tecnici dell’ente erano presenti le diverse parti dal dirigente scolastico ai docenti, dagli alunni ai genitori
con un dibattito che si è sviluppato in maniera articolata per cercare di capire se ci
sono pericoli di un qualche genere. Ipotesi quest’ultima che è stata seccamente
smentita da Garbellano il quale ha spiegato: «si tratta di dover intervenire su alcuni pilastri come già abbiamo verificato, la scuola non corre pericoli, non ci sono problemi di ordine strutturale ma solo
la necessità di chiudere due laboratori ed
una palestra così come avevamo preannunciato. Del resto anche la relazione dei
Vigili del Fuoco in nostro possesso e fatta
sabato scorso ha confermato la necessità
di un intervento e di chiusura di quei locali, cosa che abbiamo fatto ma ha scartato qulsiasi problema di staticità della
scuola. Il confronto che ne è venuto fuori
è stato ampio ma credo che alla fine si sia
compresa esattamente la situazione».
Una delle novità emerse ieri è che i lavori, ieri l’apertura del cantiere, si estenderanno ad un periodo di circa un mese
«un’estensione resa necessaria proprio
per la volontà di intervenire non solo su
due ma su otto pilastri e risolvere completamente il problema». Le lezioni all’Isabella Morra proseguiranno regolarmente. Probabile nel giro di una decina di
giorni un nuovo punto della situazione
su interventi e lavori.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
PISTICCI
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
28
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
[email protected]
MONTESCAGLIOSO Restano i problemi di aziende senza più sede e famiglie sfrattate
Mano tesa alle vittime della frana
Siglata l’intesa con la Banca Popolare, mutui e finanziamenti congelati per 24 mesi
MONTESCAGLIOSO - E' stata stipulata ieri, la convenzione tra la Banca Popolare
del Mezzogiorno e il Comune
di Montescaglioso, che permetterà di congelare per 24
mesi i mutui accesi presso l'Istituto dalle imprese e dalle
famiglie danneggiate dalla
frana del 3 dicembre scorso.
A porre la firma sul documento, il sindaco Giuseppe
Silvaggi e il dirigente Generale dell'Istituto di credito
Roberto Vitti.
La lodevole iniziativa, era
stata annunciata dal direttore della sede di Montescaglioso Franco Petrarca, durante un incontro tenutosi il
3 febbraio scorso, organizzato dalla Caritas e dall'Unpli per fare il punto della situazione relativa alla zona
franata, ma anche per consegnare alle cinque famiglie
maggiormente colpite il ricavato di una raccolta fondi.
In quella occasione la Banca Popolare, che opera sul
territorio ormai da oltre
mezzo secolo, donò la somma di duemila euro, che fu
equamente divisa tra le cinque famiglie costrette a lasciare la propria abitazione.
Alla firma, erano presenti
anche il responsabile Area
Basilicata della Bpm, Antonio Luongo, alcune delle famiglie interessate dall'iniziativa, il vice sindaco Eletto,
gli assessori, il presidente
del consiglio comunale Andrisani, il consigliere di opposizione Panarelli, il parroco Don Domenico Monaciello ed in rappresentanza delle
forze dell'ordine il Mare-
sciallo Sergio Laterza. La
convenzione, prevede l'impegno del Comune a segnalare l'elenco dei nominativi
di quanti sono stati colpiti direttamente ed indirettamente dall'evento franoso.
La banca offrirà, a quanti
con l'istituto hanno un finanziamento, o un mutuo, la
possibilità di una moratoria
della durata massima di 24
mesi alle medesime condizioni attualmente in essere e
senza oneri aggiuntivi. Un
segnale concreto di vicinanza ai propri clienti, ma anche
tutta la disponibilità a quanti vogliano fare nuovi investimenti per riprendere la
propria attività artigianale o
commerciale. E’ stato solle-
vato il problema dei pagamenti dovuti all'Inps, ad
Equitalia e ad altri enti, con i
quali il sindaco ha ribadito di
aver avuto degli incontri
mentre si è in attesa di atti legislativi.
Il consigliere Panarelli ha,
infatti, sottolineato che presto occorrerà versare le imposte sui redditi se non interverrà alcun provvedimento.
Occorre, dunque, accellerare i tempi e dare risposte certe; è quello che hanno chiesto
in molti ieri mattina, tra cui
il giovane titolale della marmeria Parchitelli, che ha dovuto licenziare due dipendenti e sospendere la propria
attività per i danni strutturali al capannone. Il sindaco
metterà a disposizione un
lotto comunale della zona artigianale per un nuovo insediamento. Intanto anche
l'attività di allevamento di
bestiame della famiglia Canterino-Lopergolo è in difficoltà, poiché oltre ad essere
stati sistemati presso una
struttura religiosa non del
tutto idonea per una famiglia con una bimba disabile;
giovedì rischiano di essere
sfrattati dai proprietari del
locale della propria macelleria, da cui dipende la sopravvivenza della famiglia, e
chiedono a gran voce soltanto una proroga per organizzare un punto vendita.
Maria Andriulli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La firma dell’intesa tra Comune e Banca popolare
FERRANDINA Maggiore apertura e unità saranno i temi del futuro
Recchia nuova guida del Pd
Il congresso cittadino ha votato nuovo segretario e Direttivo
FERRANDINA - Gli iscritti del circolo Pd di Ferrandina, hanno eletto in
congresso il segretario Gaetano
Recchia.
Il neo segretario ha invitato tutti a
stare insieme per essere un grande
partito, con la necessaria fiducia e solidarietà reciproca. «Gli elettori chiedono unità -si legge in una nota del
partito- pertanto, solo così si riuscirà
a trasmettere quella credibilità che
ogni partito vorrebbe. Il Pd di Ferrandina dovrà avanzare proposte politiche responsabili, che mettano al cen-
tro del dibattito i cittadini con i loro
problemi. Inoltre, deve farsi carico di
battaglie politiche e di proposte sulle
questioni che riguardano il territorio e i cittadini che lo vivono».
La lista presentata dal neo segretario è stata frutto di valutazioni che
auspicano il coinvolgimento di nuovi
soggetti, donne e soprattutto i giovani che rappresentano il futuro del nostro paese». I 20 componenti del coordinamento sono: Pepe Domenico,
Rossi Riccardo, Dametti Eugenio,
Alberico Giacomo, Chiusolo Bene-
detto, Pandolfi Giustino, Asmundo
Rosalia, Lamagna Maria Grazia,
Zizzamia Angelo, D’Elia Carmine,
Fabbrizio Tommaso, De Nittis Nicola, Genovese Nunzio, Pallotta
Domenico, Schiavone Paolo, Patrone Domenico, Altamura Michele,
Montefinese Giuseppe, Montefinese Francesco e Martoccia Gennaro.
Pepe Domenico (tesoriere), Lamagna Maria Grazia, Patrone Domenico e Zizzamia Angelo, affiancheranno il segretario.
[email protected]
ANGOLO DELLO SPORT Resta l’amarezza per un’altra stagione senza una struttura idonea
La Volley Pisticci è carica alla meta
Match cruciale contro il Policoro, serve giocare con convinzione e perseveranza
PISTICCI – L’ultima gara di campionato, di fronte le policoresi. A
seguire, i tanto sognati play off,
che potrebbero significare promozione in serie D. Al Pala Ercole bisogna andarci con la convinzione
di vincere, prima di tutto perché la
squadra policorese è
stata rinnovata nell’organico, si è molto
ringiovanita e le atlete, per carità brave e
promettenti,
non
hanno ancora l’esperienza necessaria per
fronteggiare le pisticcesi. In secondo luogo
perché bisogna centrare l’approdo alla seconda fase,
quella che in definitiva sancirà l’eventuale transito in serie D. «Vorremmo chiudere questa prima fase con una performance degna della nostra forza, per iniziare alla
grande e con buoni auspici la seconda fase, che in definitiva è la più
importante».
Tuona così la schiacciatrice azzurra Lucianna Grieco, che spiega
come si affronta un match così. «I
Altre città
hanno
palazzetti
e tifosi
Un match di volley
riflettori saranno puntati su di
noi, perché siamo più forti, più
quotate e qualcuno potrebbe aspettarsi qualche passo falso. Noi siamo concentrate, abbiamo larghe
spalle per affrontare eventuali
pressioni e a Policoro ci andiamo
per fare la partita». Poi la giovane
atleta offre una puntuale analisi
sulla grave mancanza di un palazzetto dello sport idoneo nel comu-
PISTICCI-MARE
Scontro
tra auto
e furgone
ne pisticcese. «È umiliante andare
in paesi con molti abitanti in meno
del nostro, molte risorse in meno e
ritrovarsi a giocare in palazzetti
non solo idonei, ma stracolmi di tifosi, dal momento che la struttura
non è fatiscente. Noi paghiamo un
prezzo troppo alto, che penalizza il
volley a dismisura. Siamo costretti
a fruire della palestra dell’Istituto
Agrario, non abbiamo un palazzet-
to a nostra disposizione come tutte
le altre squadre dove siamo state
ospiti e dove il pubblico poteva incoraggiare le nostre avversarie.
Perché il Comune non fa qualcosa?
Perché la pallavolo non viene considerata alla stregua del calcio? Si
riescono a mantenere le spese vive
per due campi sportivi nel comune, e non si riesce a funzionalizzare
i palazzetti dello sport esistenti?».
Una problematica delicata, annosa e per adesso purtroppo reale,
che impedisce a un club di conferire il giusto valore a quanto espresso. Uno spunto di riflessione per
gli amministratori, che in fondo ci
metterebbero pochissimo a risolvere una questione che, da tempo
immemore, danneggia la pratica
ottimale degli sport nei palazzetti.
Ma ostacoli logistici a parte, la
Scuola Volley Pisticci-Marconia
pensa già in grande: dovesse vincere in quel di Policoro, il team agli
ordini di coach De Pace si proietterebbe in ottica play-off. Fare bene
nella fase ormai alle porte, significherebbe promozione in serie D.
Cristian Camardo
Il mezzo coinvolto
PISTICCI - Due incidenti in 48 ore. E’ davvero preoccupante la
situazione della sicurezza lungo la Provinciale
Pisticci-mare,
teatro domenica sera
del secondo incidente
in zona San Leonardo.
Coinvolti un’automobile e un furgone per
una dinamica ancora
da ricostruire. Sul posto sono intervenuti
carabinieri, Polizia ed
un’ ambulanza del 118
per soccorre le persone
coinvolte. Fortunatamente, lo scontro non
ha avuto gravi conseguenze, ma solo il giorno prima si era verificato un altro incidente
lungo la stessa Provinciale, anche se a qualche chilometro di distanza, quasi all'ingresso dell'abitato di
Tinchi. In quella circostanza, un'automobile
si era capottata dopo
essere uscita fuori
strada. La questione è
nota alle istituzioni.
Sono stati annunciati
dei lavori, ma i tempi di
messa in opera non sono affatto soddisfacenti.
ro.d’al.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
29
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
TRICARICO
[email protected]
SAN MAURO Salta anche la Tesoreria comunale, appello a parlamentari e dirigenti
No alla chiusura della Carime
Affollata assemblea pubblica sull’annunciata soppressione della sede cittadina
SAN MAURO FORTE - Si faccia di
tutto per evitare la chiusura dello
sportello della Banca Carime di
San Mauro Forte.
L’istanza forte e determinata
viene da un’assemblea pubblica,
organizzata dalla Pro loco e segnata da una grande partecipazione
popolare, oltre che dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale.
Si ha notizia, infatti, che a metà
aprile lo sportello della
Banca Carime verrà
chiuso, dopo decenni
di attività a sostegno
dell’economia locale.
Una scelta commerciale e di razionalizzazione, che non considera per niente le esigenze del territorio e dell’utenza,
«adottata, tra l’altro, nel momento
in cui le banche ricevono cospicui
aiuti da parte della Stato attraverso il contestato decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca
d’Italia che ha aumentato il capitale detenuto dalle banche socie (tra
cui la Carime) da 156.000 euro a
7,5 miliardi di euro. -il messaggio
emerso dall’assemblea- Il disagio
per l’eventuale chiusura sarà notevole, non solo per gli anziani e
per tutti coloro che hanno difficoltà a spostarsi autonomamente, ma
anche per artigiani, agricoltori,
commercianti, imprenditori edili
ed agricoli; semplici correntisti
che, nei decenni passati, grazie al
presidio bancario in loco, sono riu-
sciti nelle loro attività a custodire
ed investire i propri risparmi.
Non si può improvvisamente
privare una comunità di un pubblico servizio divenuto ormai indispensabile e, a detta degli operatori del settore, pienamente in salute.
Così come non si può eludere, da
parte dell’istituto di credito, il rispetto di un impegno contrattuale
assunto nei confronti del Comune
relativamente alla gestione del servizio di
Tesoreria».
I cittadini fanno,
pertanto, appello alle
forze politiche, sociali
ed istituzionali, «affinché facciano ognuno la
propria parte per impedire, in tutte le forme democratiche, che tale decisione giunga a
compimento. Impegniamo, inoltre, i parlamentari e i rappresentanti istituzionali del circondario
a intercedere verso la direzione
della Banca Carime per scongiurare la chiusura dello sportello
bancario di San Mauro Forte, evitando, così un ulteriore danno per
le comunità delle aree interne della provincia di Matera.
Impegniamo i parlamentari a
cui la presente è destinata di calendarizzare, con urgenza, un incontro pubblico da tenere presso la sede municipale».
Antonio Corrado
[email protected]
Grave danno
a imprenditori
e correntisti
INTERROGAZIONE DI SEL
Un servizio essenziale per il paese
L’onorevole Placido chiede ai ministri di fermare la decisione
IL TEMA della chiusura della Carime di San Mauro, era stato già
oggetto di una interrogazione a
risposta scritta, presentata dall’onorevole Antonio Placido (Sel)
su impulso del circolo cittadino
di Sinistra ecologia e libertà.
L’interpellanza è stata presenta-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ta ai inistro dello Sviluppo economico e dell’Economia e Finanze,
per sapere cosa si può fare per
scongiurare la chiusura, annunciata il 14 aprile dal grupp Ubi
Banca di Bergamo, nellambito di
un riordino nazionale delle sedi.
«La banca di San Mauro Forte spiega Placido- ha una tradizione decennale, nasce
come Cassa di risparmio di Calabria e di
Lucania, tant'è che
l'immobile è proprietà della banca; immobile nel pieno centro a
piano terra, con tutti i
comfort, di oltre 300
mq e recentemente ristrutturato; dopo il
passaggio da Carical
a Carime già si sono
avuti i primi contraccolpi, passando da filiale a mini sportello
aggregandola alla filiale di Bernalda; le
prime avvisaglie già
si erano avute nel me-
se di luglio-agosto 2013, quando
gli sportelli funzionavano a giorni alterni. Ora la notizia, non ufficiale, che dal 14 aprile potrebbe
chiudere definitivamente; se ciò
dovesse accadere -spiega ancora
Placido-sarà un ulteriore colpo
ad un piccolo comune di 1.600
abitanti che nel corso degli anni
si è visto tagliare altri servizi presenti sul territorio come l'Ufficio
del giudice di pace, la presidenza
dell'Istituto comprensivo, il monopolio di stato, il ridimensionamento dell'Ufficio postale, accorpandolo a quello di Accettura con
la conseguente mancata presenza quotidiana del postino; a ciò si
aggiunge un mancato servizio
ad una intera comunità perlopiù
anziana che in questo momento
si vede spaesata, non sapendo cosa fare dei loro piccoli risparmi,
nonché anche al piccolo tessuto
imprenditoriale e al sistema istituzionale come il Comune e la
scuola. Un servizio strategico
sul territorio, che non si può perdere».
L’assemblea promossa dalla Pro loco a San Mauro Forte
ANGOLO DELLO SPORT Due match saranno in casa dove si confida nel calore del tifo
Real Stigliano a un passo dalla A
Solo sei partite separano le ragazze di Stigliano dalla grande meta
STIGLIANO – Quindici vittorie
portate a casa, un solo pareggio
e zero sconfitte, sono numeri da
capogiro quelli messi a segno
dalle ragazze del Real Stigliano
2005.
Questi dati fanno ben sperare
per una promozione meritata,
che così vicina, forse non lo è stata mai. Mancano solo sei partite
al termine del campionato, e le
ragazze di mister Dipersia sanno bene che dovranno mantenere ancora alta la concentrazione.
Lo scorso sabato, le ragazze
hanno centrato una vittoria importante per la corsa al titolo,
asfaltando per 7-2 la seconda
della classe: il Real Marsico.
Una squadra tosta e difficile da
contrastare nella sua metà campo. Infatti, il primo tempo è stato
combattuto a centrocampo, con
occasioni da entrambe le parti.
Nel secondo tempo però, il ritmo è aumentato, e le giallorosse
sono scese in campo con una
grinta mai vista, la vittoria era il
solo risultato che le ragazze volevano ottenere.
Se le stiglianesi avanti sono
riuscite ad alternarsi spesso, facendo tuonare la porta avversaria con estrema facilità, la difesa
ha compiuto grossi miracoli, a
partire dal centrale Claudia Zagaria, un vero muro a cemento
Le ragazze del Real Stigliano durante un momento di carica
armato, che si è fatta cogliere Dipersia, visibilmente emozioimpreparata pochissime volte. nato per l’importante tassello
L’altra stella della difesa è l’or- che si aggiunge alla collezione:
mai consolidato portiere Cinzia «Sono soddisfatto del lavoro
Corleto, capace di avventarsi svolto da queste ragazze. Sapsenza paura su ogni pallone che piamo di poter contare su ognuna delle mie atlete, oggi mancaentra nella sua area di rigore.
Ad andare a segno contro il vano due giocatrici importanti,
Real Marsico, sono state : Jasmi- ma sono state ben sostituite, sone Rasulo, la migliore in campo, prattutto da Carolina Grancia e
che ha messo a segno 2 prezio- Margherita Tursone. –in consissime reti, due reti anche per clusione poi spiegando–MancaSilvia Giordano, un gol per il ca- no sei partite al termine, le più
pitano Iaia Gariuolo, Francesca difficili le giocheremo in casa, e
Bruno e Francesca Disisto. A lo faremo come se fossero delle
sottolineare la fantastica favola finali, Abbiamo voglia di contidella sua squadra, ci ha pensato nuare così, senza distrazioni».
Il ricco bottino di vittorie del
Real Stigliano, conta ben 151 reti realizzate, ed è il miglio attacco del campionato, con soli 17
gol subìti.
I 46 punti in classifica, e i sette
di vantaggio sulle inseguitrici
Real Marsico e C.S. Pisticci, appaiate a 39, fanno ben sperare il
Presidente Donatello Verre:
«Oggi abbiamo fatto passo in
avanti decisivo per la conquista
della Serie A. La strada è ormai
spianata e abbiamo messo alle
spalle le partite più difficili.
Quello che stano facendo, staff,
tecnici e giocatrici è sotto gli occhi di tutti, mi sento così in dovere di non escludere nessuno dai
ringraziamenti».
Quando le partite si giocano
in casa, le ragazze sanno benissimo di poter contare sull’affetto e il sostegno dei suoi tifosi, e
Salvatore Disisto, vicepresidente della squadra ci tiene a sottolineare questa immancabile
presenza: «Il pubblico ci segue
sempre con determinazione, è la
marcia in più per queste ragazze, che non smettono mai di lottare».
Il Real Stigliano vince e convince sempre di più, la serie A è
ormai distante quanto un palmo della mano.
Michele Ungolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BREVI
STIGLIANO
Annalisa Fusco
nel Sales Campus
STIGLIANO - Oltre 5mila domande
per 30 posti. Annalisa Fusco di Stigliano è entrata nel Sanpellegrino
Sales Campus, il progetto che l’azienda ha promosso per offrire ai brillanti
neolaureati un’opportunità per avvicinarli al mondo del lavoro. Parte ufficialmente il Sanpellegrino Sales
Campus (https://www.sanpellegrino-corporate.it/salescampus.aspx),
progetto dedicato alla valorizzazione
dei giovani laureati italiani che unisce la formazione e la pratica concreta sul campo. Sulle oltre 5mila domande pervenute solo 30 sono i ragazzi che sono entrati a far parte di
questo progetto. Tra questi anche
Annalisa Fusco, 27enne di Stigliano.
GRASSANO
“Fatti sotto”, iscrizioni
fino a maggio
GRASSANO - Scade il 10 maggio l’iscrizione al concorso “Fatti sotto”,
promosso da Radio Activity Grassano. opo il successo della prima edizione, non si poteva disattendere le
aspettative del pubblic. Il Contest è rivolto a tutti gli artisti emergenti con
età non inferiore ai 18 anni, che siano
residenti o non in Basilicata, purché
sul territorio italiano. L’iscrizione e
la partecipazione e completamente
gratuita inviando semplicemente la
modulistica pubblicata sul sito
www.radioactivitybasilicata.it entro
e non oltre il 10 maggio.
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
30
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
BERNALDA
[email protected]
ROTONDELLA Lo sconfitto: «Escluso da un partito disattento dopo aver fatto il soldatino»
Cucari vince le Primarie chiuse
Quattro voti di scarto sull’antagonista Francomano visibilmente deluso
ROTONDELLA – «No, non mi ricandido, e
non sarò parte attiva nella prossima campagna elettorale».
Il sindaco, Vincenzo Francomano, non
nasconde l’amarezza del giorno dopo. E se
qualcuno aveva pensato che le Primarie potessero essere un farmaco indolore, dovrà
ricredersi ancora una volta.
Alla fine, come da pronostico, ha vinto
Mario Cucari: 23 voti contro i 19 di Francomano; 42 votanti, 4 assenti comunque non
decisivi (tra questi, infatti, c’era almeno un
“voto sicuro” per Cucari).
L’ex sindaco diventa, così, il candidato
della coalizione che avrà come perno il Pd.
Ha vinto la sua mozione “Rotondella prima
di tutto”, con al centro lavoro, Agenda digitale, ambiente, energia, sviluppo locale, cultura e democrazia “collavorativa” (la “v” è
voluta” per richiamare il lavoro: qualcosa di
più, dice, rispetto alla semplice democrazia
partecipativa).
Subito in marcia dunque. Già domani si
riunirà il Comitato di coordinamento, che
“nell'unità del partito” (Cucari lo dice scandendo bene le sillabe, ndr.) lavorerà per una
coalizione allargata. Allargata a chi? Su
questo il primo indirizzo forte del neo candidato. «Sono disposto a dialogare con tutti,
ma soprattutto con le forze moderate di centro». Insomma, il Pd targato Cucari sa già
dove guardare. Sarebbe stato diverso l’auspicio di Francomano, più orientato a guardare anche a sinistra del partito. Ma adesso,
di fatto, il suo parere conta poco. La sua triste presa di distanza è dichiarata con fermezza. E mentre tanti, fuori da Rotondella,
si chiedono ancora il perché della mancata
ricandidatura di un sindaco giovane con importanti incarichi extra-comunali, quel perché lo
cerca anche lui. «E’stata
fatta –ha detto ieri al
Quotidiano- la scelta più
difficile da far capire all’elettorato. Se il partito
avesse avuto un’opinione positiva sul mio operato amministrativo, di
fronte alla mia ricandidatura non avrebbe dovuto porre alternative.
Mario Cucari
Avrei capito l’obiezione
in presenza di un giudizio negativo che non
è mai emerso con chiarezza e che, a questo
punto, immagino sia destinato a emergere
in campagna elettorale».
Una campagna elettorale che, proprio per
questo, non lo vedrà impegnato in primo
piano. «Mi sentirei motivo di imbarazzo per
il partito». Il sindaco snocciola poi il racconto amaro degli ultimi due mesi, non belli per
lui, con «la sezione di partito che si è trovata
a mettere in maggior risalto le poche criticità del mandato amministrativo rispetto alle
tante realizzazioni positive».
Parole forti anche all’indirizzo del Pd
extracomunale: «Il partito ha una grave responsabilità per quello che è successo, ha
mostrato disattenzione. Forse sarebbe stato
opportuno aprire una discussione prima di
arrivare a tutto questo. Io –ha continuato–
per rispetto del Pd e delle sue regole non mi
sono tirato indietro, ho fatto ancora una volta il soldatino. Esco di scena non per giudizio del popolo, ma per volontà di una parte
del mio partito. Porto con me un’amarezza
di fondo, ma una grande serenità d’animo:
questa amministrazione ha fatto bene».
Su questo, del resto, con toni moderati
concorda anche il vincitore: «Domenica si è
votato per il futuro –ha detto Cucari al Quotidiano- non solo per il giudizio sul mandato
amministrativo, il quale, pur tra luci e ombre, a mio giudizio è comunque positivo».
Parole del giorno dopo, ma comunque dette.
Cucari, si sa, conosce bene l’arte della politica. La pratica già da tanti anni.
Pino Suriano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ASSISTENZA DOMICILIARE
La Mimosa
fa il punto
POLICORO - Tracciare un report del servizio di assistenza sanitaria domiciliare
nel territorio dell'Asm di Matera, in un
periodo in cui la presa in carico domiciliare e le conseguenti politiche d’integrazione continuano ad essere un tema
di frontiera nell’ambito dei servizi alla
persona. Questo l'argomento al centro
dell'incontro, promosso dalla cooperativa La Mimosa aderente a Legacoop Basilicata, che si terrà oggi a Policoro, alle
ore 15.30, presso la Sala riunioni “Fellini” della Commissione invalidi civili. Interverranno, tra gli altri, i responsabili
dei Centri di coordinamento cure domiciliari e palliative dell’Asm, il coordinatore del servizio Adi della cooperativa, il
direttore del Distretto coordinamento
delle attività territoriali – Asm, rappresentanti sindacali della Fimmg e Snmmg oltre a operatori dei Distretti, medici
di Medicina generale e specialisti.
Il municipio di Rotondella
BERNALDA Fuina scrive ai ministri Alfano e Padoan
Tares, l’ultimatum è scaduto
«Pronti a boicottare le elezioni»
BERNALDA - E’ scaduto l’ultimatum
concesso al commissario straordinario, Ermelinda Camerini, da un gruppo
nutrito di cittadini, che hanno promosso una petizione per chiedere gli immediati sgravi sulla Tares, la tassa sul servizio di raccolta dei rifiuti. La petizione
era stata consegnata alla Commissione
di vigilanza sulla ddemocrazia partecipata, che ieri, attraverso il rappresentante Donato Fuina, coordinatore della
Cvdp ha segnalato il caso al Ministro degli Interni, Angelino Alfano, e al Ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo
Padoan.
«Ci sono gravi irregolarità riscontrate nelle procedure di calcolo ed emissione dei bollettini di pagamento relativi
alla Tares 2013 da parte dell’Ente comu-
nale di Bernalda-Metaponto. -spiega
Fuina nella nota- Detta tassazione, anche secondo quanto dichiarato dal Commissario Camerini, nel 2013 ha avuto
un incremento rispetto al 2012 del
49,7%.
Tuttavia, a causa di probabili disfunzioni non ancora pienamente accertate
da parte dell’Ente tassatore, moltissimi
cittadini hanno ricevuto comunicazioni di pagamento ancor più elevate, con
un incremento che in molti casi ha raggiunto, o addirittura superato, il 300%
di rincaro rispetto agli anni scorsi.
La cittadinanza si è mobilitata con
una massiccia raccolta-firme, ma anche inviato all’Ente comunale svariate
richieste di spiegazioni e ricalcolo della
tassa, soprattutto a seguito dell’inizio, a
partire dal 1 agosto
2013, della raccolta
differenziata che, a
detta loro, sta avvenendo con successo
avendo raggiunto
il 60% di differenziazione effettiva. Il
Commissario Camerini non ha saputo o
voluto fornire alcuna risposta relativamente ai “benefici”destinati alla cittadinanza, e determinati dalla raccolta differenziata in atto, oltre che dal risparmio per il mancato conferimento in discarica di detti materiali. In ulteriore
mancanza di riscontri, la maggioranza
assoluta dei cittadini bernaldesi e metapontini è pronta anche al boicottaggio
totale e sistematico di ogni manifestazione elettoralistica a venire».
Donato
Fuina della
Cvdp di
Bernalda in
polemica
sulla Tares
NOVA SIRI L’annuncio del consigliere Stigliano (FI) che ringrazia Stella
Sp 104 verso la definitiva messa in sicurezza
NOVA SIRI - Nei giorni scorsi l’amministrazione provinciale di Matera e l’impresa aggiudicatrice, hanno finalmente
firmato il contratto per la realizzazione
dei lavori di messa in sicurezza del tratto
di strada provinciale Nova Siri marina/Nova Siri centro,
località Pietra del
Conte fino al bivio
Tre Croci. L’appalto,
aggiudicato lo scorso anno per l’importo di circa 138mila
euro oltre Iva, prevede l’avvio a brevissimo dei lavori di pulizia di cunette e tombini, la realizzazione
Antonio Stigliano
di barriere di sicurezza in acciaio, la sistemazione dei tratti in frana dal bivio
della Sulla fino al bivio Tre Croci, mediante opere di scavo, sbancamento, rifacimento fondazioni, muri, gabbionature, piantumazione di acacia, eucalipto,
oleandro, perastro e ginestre, per il generale miglioramento del drenaggio del
terreno. Il progetto prevede, infine, interventi saltuari di bitumazione e rifacimento segnaletica orizzontale. La messa
in sicurezza dell’intera direttrice Nova
Siri Centro/Marina sarà completata con
ulteriori interventi sul tratto contrada
Pietra del Conte fino ad arrivare alla marina, grazie all’ulteriore finanziamento
di centomila euro stanziato lo scorso novembre in sede di assestamento di bilan-
cio. A darne notizia è il consigliere provinciale, Antonio Stigliano (FI), che ricorda come sono da considerarsi praticamente conclusi anche gli interventi di
messa in sicurezza della Sp Nova Siri
Centro/Rotondella, «consistiti -spiegain pulizia cunette e drenaggi, bitumazione, segnaletica orizzontale, barriere di
sicurezza, con la definitiva sistemazione
del tratto in frana al km. 2+700. Nelle
more dell’avvio a realizzazione della Sp
Santuario Madonna della Sulla, opera finanziata con fondi Cipe per 800mila euro, ho avuto rassicurazioni dal presidente Stella che entro aprile saranno eliminate le criticità causate dalle piogge di
quest’inverno. Ringrazio Stella a nome
dell’intera della comunità novasirese».
RASSEGNASTAMPA
E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati.
Martedì 11 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
31
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
POLICORO
[email protected]
POLICORO «Sono venuto da Parma per vivere qui, ma la zona lido è poco sicura»
Esasperato dai furti di biciclette
La denuncia amara di Salvatore Pace, derubato per 3 volte nel suo giardino
POLICORO - E’ intrisa di amarezza, la denuncia di Salvatore Pace,
un ragazzo di 35 anni, che ha
scelto di trasferirsi da Parma a
Policoro, dove vive nella zona Lido, in quanto ama il mare e la
spiaggia bellissima di questa zona.
Nei giorni scorsi, a Salvatore
sono state rubate ben tre bici, unico mezzo di trasporto che ha deciso di possedere. «Vivo da solo ed
ho scelto di vivere nella maniera
piu ecologica possibile. Non pos-
siedo autovetture e credo fermamente nell’ambiente e nella tranquilità, che mi era stata prospettata della zona. Ma ciò che sta succedendo anche qui, ha dell’incredibile. Le mie tre bici mi sono state rubate dall’interno del mio
giardino, mentre dormivo. Erano il mio unico mezzo di trasporto, per fare la spesa, andare dal
medico ecc. Mi sono sentito tradito e chiedo a chiunque possa aiutarmi a ritrovare le mie bici a cui
sono affezionato. Chiedo a tutte le
istituzioni e a tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio di
non abbandonarci a noi stessi.
Nella zona dove io vivo, tra il Delfino e il cinema Hollywood, ci sono circa 50 famiglie, ma quello
che percepisco è il totale abbandono della zona che viene solo attenzionata nel mese di agosto con la
continua presenza di polizia, carabinieri. Chiedo che questa presenza sia continua anche nei periodi invernali, dove i ladri la fanno da padrone. Faccio anche un
appello al sindaco di Policoro, affinchè possa far
vivere questa zona tutto
l’anno, magari aprendo
qui in questa zona degli
uffici pubblici, nel nuovo
Centro commerciale che Una delle bici rubate a Salvatore Pace
stanno costruendo, in modo tale zone della città, dove si registrada non sentirci esclusi dal vivere no furti quasi con cadenza quotiquotidiano creando così del mo- diana. Un appello tanto più imvimento di gente».
portante, perchè proviene da una
Un appello accorato, che do- persona perbene, che ha scelto di
vrebbe far riflettere tutti sulla poter vivere a Policoro.
Antonio Corrado
questione sicurezza in diverse
MONTALBANO Le Ferrari per salutare la decima edizione della sagra
Mega truffa all’Inps
Falsi braccianti
Controlli
a tappeto
Successo per la tre giorni dedicata alle produzioni di qualità nel Metapontino
L’arancia in tutte le salse
MONTALBANO JONICO - Si è
chiusa con un altro successo, la
Sagra dell’arancia, appuntamento clou per la produzione di punta
dell’economia agricola montalbanese.
Tre giorni per aprire la primavera montalbanese e metapontina, con diversi eventi. La manifestazione si è aperta con la consueta mostra pomologica del primo
giorno,organizzata
dall’Alsia,
dove a prendere la scena sono le
molte varietà d’arance coltivate in
zona, con particolare interesse
verso l’arancia “staccia”, tipica
dei territori di Montalbano e Tursi. A far da cornice, è stata allestita
anche una la mostra della civiltà
contadina, con mezzi da lavoro tipici dei “cafoni” (così erano chiamati gli uomini che coltivavano la
terra) dei tempi andati e con gli
oggetti della quotidianità delle famiglie dei nostri nonni, a cura di
“più Midia” di Giovanni Rosano.
Il secondo giorno di sagra, dopo
un lavoro svolto nelle scuole durante la mattinata a cura dall’associazione “Terra dei calanchi” e
dalla cooperativa sociale “Arcobaleno”, dove sono state realizzate
da bambini e insegnati spremute e
confetture, ha visto sviluppare
nel pomeriggio l’aspetto più tecnico e interessante per le aziende
agricole locali, cioè, la presentazione in un convegno della nuova
Pac (Politica agricola comunitaria), che ha avuto come ospiti e relatori del convegno l’europarlamentare Sergio Silvestris, che ha
contribuito alla realizzazione del
Pac in commissione agricoltura, e
Salvatore Camposeo dell’Università di Bari, esperto di olivicoltura
ed agrumicoltura.
Nella serata dell’8 l’Ipseao “Fortunato” di Marconia, all’interno
del cortile delle scuole elementari,
ha realizzato, grazie all’opera degli alunni e dei professori montalbanesi dell’istituto, pietanze e dolci a base d’arancia. Nella giornata
conclusiva, dopo l’escursione guidata della prima mattinata presso
i calanchi a cura dell’associazione
Terra dei calanchi, alle 11.30 hanno sfolgorato per le vie cittadine
trenta esemplari di Ferrari, portate a Montalbano dal “Veteran
club” di Policoro di Luigi Lavieri,
che hanno poi sostato in via Miele
fino alle 15.30, prima di far tappa
al kartodromo “Don Paolo” per
poter essere provate su pista.
Alle 17, presso l’aula magna
delle Elementari, sono stati assegnati due importanti premi: Il
premio “Città di Montalbano”, dove a concorrere sono stati dei giovani laureati in Agronomia, che
hanno sviluppato nei loro lavori
di tesi argomentazioni affini all’agrumicoltura; e il premio, ormai
diventato un punto cardine della
sagra, “Arancio d’oro”, assegnato
ad i montalbanesi che si sono distinti per particolari motivi, quest’anno, il premio è stato assegnato ad uno dei più antichi e celebri
barbieri di Montalbano, Vincenzo
Galeazzi, ed allo storico preside
dell’Istituto Magistrale e Liceo
Scientifico di Montalbano, Giuseppe Sole. Poi il convegno su
“Agrumicoltura lucana, attualità
a prospettive” a cura di Carmelo
Mennone.
La serata, e quindi la sagra, si è
conclusa con il concorso “Dolce
arancia”, organizzato da Forum
Giovani di Montalbano, concorso
che ha visto premiare il miglior
dolce fatto in casa ed il miglior dolce di pasticceria e con la tradizionale “pentolaccia”. Grande soddisfazione degli amministratori comunali e delle Pro loco, che hanno
organizzato.
[email protected]
La mitica arancia staccia
BREVI
MONTALBANO
POLICORO
MONTALBANO - «Dobbiamo guardare con interesse al destino della prossima programmazione
comunitaria per evitare che si perdano risorse
preziose per colmare i divari produttivi ed economici tra regioni d'Europa».
Lo ha dichiarato l'onorevole Cosimo Latronico
(FI), intervenendo al convegno sulla nuova politica agricola comunitaria promosso dal comune
di Montalbano.
POLICORO - Per la Festa della donna, l’artista lucano Andrea La Casa ha radunato 7 colleghi per
la mostra su “Pianeta Donna”, per indagare con
le armi seduttive e allusive dell'arte la figura femminile e le sue contraddizioni, lasciando spazio
alla visione delle tele e delle fotografie e all'ascolto del monologo recitato da Giuseppe Ranoia. La
Casa è tra i fondatori del movimento Trampled
Art contro l’arte a pagamento nelle gallerie.
«Il futuro nella Pac»
La Casa, mostra sulle donne
UNA megatruffa per un danno
complessivo alle casse dello Stato
di oltre 10 milioni di euro è stata
scoperta dai carabinieri del comando provinciale di Bari, durante indagini coordinate dalla procura della Repubblica e svolte anche con la collaborazione degli
ispettori della Direzione provinciale pugliese dell’Inps. Centinaia
di controlli svolti in tutta la provincia e nel Metapontino, hanno permesso di accertare che numerose
società del settore agricolo avevano assunto fittiziamente 831 braccianti, tutti denunciati, attraverso
attestazioni false di posizioni lavorative inesistenti, inducendo in errore l’ente previdenziale che ha
provveduto, nei vari anni, ad erogare prestazioni assistenziali non
dovute, quali la disoccupazione, la
malattia, la maternità e gli assegni
familiari, producendo un danno
milionario all’erario. Per un centinaio di loro è scattata anche l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello
Stato. Si tratta, oltre che di singoli
braccianti agricoli, di mediatori,
imprenditori del settore agricolo e
commercialisti che, a vario titolo,
avevano messo in piedi il meccanismo di truffa che ha interessato,
oltre alla provincia di Bari, anche il
sud foggiano e le province di Brindisi, Taranto e Matera.
MONTALBANO Cerimonia in ricordo dell’illustre cittadino
Per non dimenticare Leucio Miele
Ritratto di
Leucio
Miele
MONTALBANO JONICO - Con
una sobria cerimonia è stato ricordato a Montalbano Jonico
nella cappella gentilizia di famiglia Leucio Miele ( 1940-1975 ).
Erano presenti, tra gli altri, il
sindaco, Enzo De Vincenzis,
l’assessore alla Cultura Leonardo Rocco Tauro, organizzatore
dell’evento insieme a Vincenzo
Maida, Francesco Amendola e
Giovanni Vita, l’anziano maestro elementare Maurizio
Amendola, ufficiale della Repubblica Sociale Italiana e componente dell’ufficio stampa del
Ministero della Cultura Popolare della Rsi e numerosi cittadini,
oltre ai familiari di Leucio Miele
venuti da Bari, da Nova Siri e da
Rotondella.
Al termine, dopo diversi interventi, che hanno ricordato la figura dello scomparso a soli 35
anni, il 5 marzo del 1975, Maurizio Amendola ha invocato il
“presente” secondo la formula
di rito. Leucio fu un protagonista delle lotte studentesche alla
fine degli anni ’60 nel Metapontino e all’università di Roma e un
riferimento nazionale per l’Organizzazione Lotta di Popolo.
Rinunciò ad una vita di agi, la
sua era una famiglia benestante, e ad una possibile carriera politica in coerenza con la sua visione del mondo. Lottò contro
l’autonomia del comune di Scanzano Jonico, prevedendo i danni
che ne sarebbero derivati alla co-
munità scanzanese ed a quella
montalbanese. Organizzò assemblee, manifestazioni e comizi con i contadini colpiti dalle calamità atmosferiche del 1974 e
formulò una proposta di legge
regionale.
Difese dall’ipotesi di privatizzazione il bosco comunale di Andriace. Fondo l’Unione Sportiva
“Folgore”; elaborò un progetto
di rinascita del comune di Montalbano Jonico. L’impegno di
tutti è stato quello di organizzare un convegno su di lui in occasione del quarantennio dalla
morte.
RASSEGNASTAMPA
IV I POTENZA CITTÀ
POLITICA
LE MANOVRE NEI PARTITI
Martedì 11 marzo 2014
CENTRODESTRA
Forza Italia pronta a puntare su Michele
Cannizzaro, mentre Fratelli d’Italia lancia
Galella. Settimana decisiva per le scelte
Sindaco, primarie
a sinistra e forse a destra
Pd imballato potrebbe a correre con più candidati per la scelta
ANTONELLA INCISO
l Un caos. Il Pd ha la tachicardia, preda delle tensioni provocate dal lavoro per il congresso
regionale e dai riassetti interni.
Ad aggravare il quadro, poi, le
grane generate dalle amministra
tive nel capoluogo che, per dirla
come affermano autorevoli esponenti del partito, non lesinano
«pasticci». Un’allarmante reazione a catena che rischia di far saltare in aria innanzitutto il tavolo
per la scelta del candidato sindaco
del capoluogo. L’ultimo caso è
emerso nella riunione del «comitato tecnico- istituzionale» messo
a punto dal partito democratico.
Un incontro che serviva ad individuare un candidato unitario
del partito da «sottoporre» all’attenzione degli alleati, ma che di
fatto si è concluso con la conferma
delle troppe tante divisione all’interno dei dem. Insomma, distanze
siderali che potrebbero portare a
primarie con più candidati targati Pd. Perchè in questo scenario
incerto le certezze che si vanno
man mano consilidando riguardano proprio le primarie che senza unità diventano quasi un imperativo. Il «nodo», però, è capire
con quanti candidati dem debbano svolgersi. Con un solo rappresentante che sfida gli altri candidati della coalizione o con più
candidati dello stesso partito? Per
avere certezze ci vorranno almeno altri 6 giorni, tempo necessario
al «comitato tecnico» per capire se
una sintesi è possibile. Molto, però, dipenderà dagli antezziani che
pur di evitare ulteriori spaccature, avrebbero chiesto di valutare
anche l’ipotesi di sostenere il candidato espressione di un partito
minore (a differenza dei pitteliani
LA SCADENZA
Uno o più nomi? I dem
scioglieranno il nodo
entro 6 giorni
che avrebbero lanciato - senza
troppo successo - il nome di Gianluca Caporaso). In caso contrario, senza mediazione e sintesi,
pronti a scendere in campo ci sono almeno quattro esponenti
dem: Erminio Restaino (sostenuto da una parte dei cuperliani e da
una parte dei renziani), Giampaolo Carretta, Federico Pace ed Antonio Pesarini (soluzioni interne
proposte entrambe dal gruppo
Santarsiero). Con loro a sfidarsi
per le primarie del Centrosinistra
Roberto Falotico in quota Realtà
Italia e Pietro Campagna in quota
Centro democratico. Ma se a sinistra le primarie appaiono una
strada quasi obbligata, anche il
Centrodestra starebbe valutando
questa opportunità. A chiederle
con insistenza è Fratelli d’Italia
che punterebbe, come candidato
sindaco, su Alessandro Galella ed
i «Popolari per l’Italia» che attraverso il segreatrio cittadino,
Franco Morlino, le sollecitano ma
«condivise». Questo mentre Forza
Italia, starebbe lavorando all’ipotesi Michele Cannizzaro,
Roberto Falotico
Michele Cannizzaro
Erminio Restaino
Alessandro Galella
Giampaolo Carretta
Federico Pace
LIMITE DEI TRE MANDATI
Pesarini: «Come il cambiamento totale
può giovare alla città di Potenza?»
Ginefra: «Non sono vecchio della politica
ma anche i nuovi abbiano relazioni e voti»
l «Sono d’accordo con il fatto che la gente vuole la novità, vuole ringiovanire la classe dirigente. L’esperienza di Renzi ha portato ad un simile
ragionamento, io potrei fare un passo indietro e non candidarmi ma per uno
che ha svolto due mandati da consigliere ed uno da assessore c’è un percorso
in ascesa». Difende la sua idea di candidarsi ancora l’assessore Antonio
Pesarini. «Sono per le valutazioni personali sono per
cambiare le facce ma non totalmente - evidenzia - voglio
una discontinuità nella continuità, non per salvaguardare la mia persona ma perchè se cambiamo totalmente
non so come si possa giovare alla città». «Se uno è riuscito
a farsi un nome nella città - aggiunge ancora - queste sono
condizioni che non si possono mandare alle ortiche. Va
valorizzata l’esperienza considerato che ci saranno a
disposizione tra liste civiche e del Pd circa 120 posti. Se
parliamo di limiti di mandati - conclude - io aggiungo che
non accetterei che nella lista del Pd ci sia candidati
riciclati del Centrodestra. È evidente che se mettiamo
[a.i.] Antonio Pesarini
paletti non ne usciamo più».
l «Io non credo molto nella rottamazione. Non ho mai digerito che personalità e
capacità politiche come D’Alema per il Centrosinistra o Gianfranco Fini per il
Centrodestra non diano più niente alla politica. Condivido il rinnovamento se
accompagnato dall’esperienza. Una squadra non si forma mai con persone completamente nuove». Usa la metafora calcista l’assessore Giuseppe Ginefra per commentare l’idea del Pd di mettere il limite dei tre mandati. «In
una squadra ci vogliono persone di esperienza che facciano da
guida ai giocatori più giovani - dice - io credo che il rinnovamento sia necessario, ma si può fare anche diversamente.
Se un consigliere con tre legislature viene messo in lista ed
esce, non necessariamente deve fare l’assessore ma può stare
in consiglio, in giunta va una persona nuova con nuove idee. In
politica ci sono due ruoli: la gestione e l’indirizzo politico. Io
sono pronto a mettermi a servizio del partito, la prima cosa che
vedo è il rafforzamento del partito e del Centrosinistra. Se il
partito decide che posso dare qualcosa scendo in campo conclude - io non mi sento vecchio della politica, ma vorrei che
[a.i.] Giuseppe Ginefra
anche i nuovi siano capaci di avere relazioni e voti».
Lovallo: «La politica la faccio per servizio
per questo non c’è limite ai mandati»
Coviello: «Mi rimetto alle decisioni
del partito ma ho ancora qualcosa da dare»
l È di poche parole l’assessore Nicola Lovallo. Sul limite dei tre mandati
preferisce non esporsi più di tanto e lasciare agli altri le prese di posizione più
dure. Qualche frecciatina, però, non la risparmia. «La politica la faccio per
dare un servizio, per questo non c’è un limite ai mandanti» esordisce. «Se poi
questo serve per dare spazio a qualcuno non c’è problema» continua. Per lui,
la cosa essenziale è servire quello che gli dice la sua
coscienza. «È la mia coscienza che mi ha dato il via libera
a servire la comunità - aggiunge - ho fatto così la politica,
sempre così, e così la continuerò a fare serenamente. Le
scorciatoie non mi piacciono». Poi, ricorda quando da
primo eletto non venne premiato con l’assessorato ma si
limitò a fare il semplice consigliere. «Anche come semplice consigliere ho lavorato -sottolinea - io sono stato il
primo degli eletti qualche anno ed ho fatto il semplice
consigliere. Ho fatto il mio dovere in silenzio non ho mai
voluto accordi trasversali, ho cercato di servire la mia
gente, ho fatto sempre il mio dovere».
[a.i.] Nicola Lovallo [foto Vece]
l «Limite dei tre mandati? Mi rimetto alle decisioni del partito». Donato
Coviello consigliere comunale ed ex assessore del Comune di Potenza non si
sbilancia sull’ipotesi di non essere ricandidato per aver già fatto più di tre
legislature. Non si rassegna, però, ad essere considerato un «politico da
rottamare». «Io sono nelle condizioni di dare ancora qualcosa alla politica afferma - ma non posso che rimettermi alle scelte del
partito, forse ci vuole un pò di rinnovamento ma una
decisione drastica di eliminare tutti quelli che hanno più
di tre legislature va valutata meglio. Lo so che bisogna
fare delle scelte perchè siamo alla fine della legislatura continua - ma non possiamo lasciarci trasportare dall’onda rinnovatrice che è più una moda che una necessità di
cui molti cavalcano l’onda. Un partito, invece, deve fare
una valutazione più ampia e valutare se coloro che hanno
più di tre legislatura possono dare ancora qualcosa al
partito ed alla politica in generale. In ogni caso, mi
rimetto al partito».
[a.i.] Donato Coviello
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ I V
Martedì 11 marzo 2014
LA PROPOSTA
Se le divisioni dovessero mettere a rischio
la tenuta del partito, antezziani pronti a
sostenere anche il nome di un alleato
LA RIUNIONE
Il tema affrontato nel corso dell’incontro
di maggioranza e nella riunione dei
democrat in vista del bilancio
Finanze, pressing su Pittella
per un decreto «Salva Potenza»
Santarsiero: «Se l’Italia si è fatta carico di Roma, la Basilicata si faccia carico della città»
Necessari non meno
di sei milioni di euro
per affrontare
la delicata situazione
l Una battaglia che vuole condurre in prima persona tenendo
ben salde in mano le redini di
amministratore per ben oltre
dieci anni della città. A chi lo
incontra Vito Santarsiero, consigliere regionale del Pd, snocciola numeri ed esempi, cercando di far passare quell’idea di un
Decreto «Salva Potenza». La città è sull’orlo del baratro finanziario ed il primo cittadino, ad
un passo da diventare ex considerato che tra quindici giorni
si voterà per la decadenza, si
batte come un leone in Regione
per ottenere - nel bilancio - i
fondi che salvino la città.
Un vero e proprio decreto
«Salva Potenza» come quello
«Salva Roma» approvato dal Governo Renzi. Un decreto di cui il
presidente della Prima Commissione consiliare ha parlato
nel corso della riunione di mag-
DISSESTO
Continua a
pesare la
situazione
debitoria del
comune di
Potenza, per
la quale
Satarsiero ha
chiesto aiuto
alla Regione
.
gioranza convocata dal presidente Pittella sul bilancio e nel
corso di vari incontri del Pd.
Cercando convergenze ed alleanze per convincere il governatore e la maggioranza ad erogare i fondi. «Se l’Italia si è fatta
carico di Roma, la Basilicata
può farsi carico di Potenza. Tra
l’altro, in proporzione la situa-
zione del capoluogo è peggiore
di quella della capitale» ammette Santarsiero che ricorda anche come in città «c’è una dimensione di servizi rispetto ai
quali mai c’è stata una chiara
consapevolezza di spesa» e «arrivino 40-50mila persone al giorno ed oltre 30mila mezzi» . «Un
carico in termini di spesa e di
tutto - continua - che necessità di
contributi e che si somma alla
situazione economica tremenda
che abbiamo, con un debito 12
milioni di euro ed una situazione difficile come quella attuale». In questo scenario per
Santarsiero servono non meno
di sei milioni di euro. «Sono un
punto di riferimento, una cifra
necessaria per far fronte a tutte
spese della città - conclude - Certo, c’è una disponibilità sul fronte politico ma questa si inserisce
in un contesto più ampio, quello
di sostenere i comuni che erogano servizi sovracomunali».
Come dire che per salvare Potenza si possono salvare anche
[a.i.]
altre realtà.
PARTITI CON IL CONGRESSO CITTADINO
BENI LE MOTIVAZIONI DEL CONSIGLIO DI STATO E IL COMMENTO DI SIMONETTI
REGIONE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE PIERO LACORAZZA
Psi a Potenza
rinnovata
la segreteria
«Tribunale, i perché «Subito risposte
del no alla vendita» a chi non lavora»
l Il congresso cittadino del Psi
nella città di Potenza ha portato al
rinnovo della segreteria con l’elezione di Franco Tempone segretario
e vice segretari Donato Grosso e
Raimondo Andreoli.
Molti gli interventi, anche delle
forze politiche del Centrosinistra
che hanno ringraziato il partito sia
per «quanto fatto in passato sia per il
ruolo da assumere all’interno della
coalizione per il futuro governo della città di Potenza».
Dalla discussione, incentratasi soprattutto sull’imminente campagna
elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Potenza, sono
emerse alcune indicazioni chiare
per il prossimo futuro. Il Partito
socialista italiano parteciperà alla
prossima campagna elettorale con
una propria lista che sarà il più
possibile aperta ai giovani ed alle
donne oltre che capace di guardare
al mondo del lavoro, sindacale ed
imprenditoriale. Una lista che saprà
essere protagonista all’interno del
centro sinistra potentino.
Un dibattito che, con la relazione
del consigliere uscente Filippo Gesualdi, ha evidenziato le diverse criticità sulla gestione della città da
parte dell’attuale maggioranza senza mancare di enfatizzare le tante
cose realizzate. Un punto di partenza indispensabile sulla base del
quale è stata elaborata la proposta
programmatica a cui ha lavorato
un’apposita commissione congressuale, presieduta da Matteo Schiavo.
l Un’ ulteriore spesa con un indebita- te fu individuato un acquirente - continua
mento del Comune per circa 98 milioni ed Simonetti - La stessa avrebbe fittato l’imuna proposta di acquisto per 38 milioni non mobile al Comune per 3.290.000,00 annui per
ritenuta favorevole. Sono i particolari che un periodo di trenta anni. Tenuto conto che
emergono dalle motivazioni del Consiglio di il Comune di Potenza spende ogni anno per
Stato con cui sono stati rigettati i ricorsi del i servizi di gestione della sede giudiziaria
Comune di Potenza e della societa’ immo- oltre 3, milioni salvo aumenti derivanti dai
biliare Maya di Napoli avverso le decisioni costi dei servizi che al momento lo Stato non
del Tar Basilicata che aveva bloccato la ven- contribuisce a sostenere con il rimborso a
dita della sede del tribunale di Potenza in pie’ di lista, cosi come accade in tutto il
quanto «bene del patriPaese, con l’accollo del
monio non disponile e
fitto l’amministrazione
quindi della incommeravrebbe dovuto garanticiabilita’dello stesso». Ad
re una spesa prossima a
evidenziarlo in una nota
6.290.000,00 euro annui
il presidente del Cseres,
.In sostanza avrebbe inPietro Simonetti.
cassato 32 milioni e ne
«Si tratta di una senavrebbe speso circa 188
tenza di primaria impormilioni in trenta ,di cui
tanza nazionale sui temi
circa 98 per fitto della sedella alienazione dei beni
de, oltre ad ulteriori aupubblici e che blocca dementi istat per i contratti
finitivamente la svendita
dei servizi in essere, e saldell’immobile ed evita al Il Palazzo di giustizia
vo qualche contributo
Comune un ulteriore indello Stato. Questo era il
debitamento per circa 99 milioni di euro - grande” affarone”. Oltre alla possibilita’ di
precisa Simonetti - ,al netto di eventuali perdere - continua ancora Simonetti - in
aumenti Istat, nel periodo contrattuale a mancanza di pagamento del fitto, la destisuo tempo stipulato con la società privata. nazione d’uso degli uffici, cosi come ha riInfatti, la sede degli uffici giudiziari fu va- levato il Consiglio di Stato». «La riduzione
lutata dagli appositi organismi (con una dell’indebitamento del Comune - conclude il
spesa di 70mila euro) 52 milioni di euro a presidente del Centro studi - dovra’ essere
fronte di un canone ipotizzato di 3 milioni e affrontato dalla prossima amministrazione
100mila euro. Nelle motivazioni si scrive con un serio bilancio di previsione e di
che “all’acquisto dell’immobile si interes- allocazione delle risorse che punti a ridare
sarono prima la Cassa Nazionale Forense e vita alla città. In questo quadro si potra’
successivamente una società immobiliare , collocare il confronto con il Governo tutto
la cui proposta di acquisto, 38 milioni di per la ristrutturazione e il sostegno le spese
euro da pagare in due rate ,non veniva ri- del presidio giudiziario di Potenza e della
tenuta favorevole per raggiungimento degli Basilicata che ovviamente non puo’ gravare
obbiettivi” del Comune». «Successivamen- solo sugli Enti locali»
l «Ad aprile ci aspetta una fase
molto intensa: nel giro di pochi giorni il Consiglio regionale discuterà la
manovra finanziaria per il 2014, le
politiche per l'Università e farà il
punto sulla programmazione comunitaria 2014/2020. La prima Commissione dovrebbe inoltre approvare la
bozza del nuovo Statuto. Quattro scadenze essenziali per indicare una
prospettiva alla nostra regione. Ma
dobbiamo avere la consapevolezza
che ha un senso discutere di prospettiva se, in questo quadro, assumiamo
il tema dell’emergenza sociale come
qualcosa che ci riguarda molto da
vicino». Lo ha detto – secondo quanto
reso noto dall’ufficio stampa – il presidente del Consiglio regionale, Piero
Lacorazza, nell’intervento di saluto
al congresso della Cgil di Matera.
«Ci sono risposte da dare subito –
ha aggiunto – innanzitutto alla platea
dei lavoratori in cassa integrazione e
in mobilità, che negli ultimi anni si è
andata consolidando, ed ai disoccupati. E non è solo una questione di
ammortizzatori sociali e di accesso al
mercato del lavoro, tema sul quale a
livello nazionale attendiamo proprio
in queste ore le proposte del governo.
Si tratta di fare qualcosa subito per
invertire la rotta della crisi reinnescando la dinamica della crescita economica, ma servono scelte chiare che
l’Europa può e deve fare con un determinante impegno della presidenza italiana. E questo per noi, per il
Mezzogiorno che in questi anni ha
visto aggravare la condizione della
propria economia, significa innan-
zitutto rivedere le regole del patto di
stabilità, liberare risorse per lo sviluppo, consentire di sbloccare il grande tema dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche alle imprese».
Secondo Lacorazza «servirebbe
una task force sul patto di stabilità,
per verificare continuamente l’ammontare dei debiti delle amministrazioni pubbliche e le iniziative che si
possono assumere per sbloccare progressivamente i pagamenti alle imprese. Ed è necessario mettere a valore le proposte che su questo tema
sono venute dal confronto con i parlamentari e i rappresentanti del Governo Bubbico e De Filippo. Un contributo utile a questo dibattito può
venire dal Piano del lavoro proposto
Cgil, Cisl e Uil e dal documento Pensiamo Basilicata avanzato dalle parti
datoriali. Occorrono inoltre alcuni
programmi qualificati, di grande utilità sociale e civile, che possono rimettere in moto i settori trainanti
dell’economia regionale: penso alla
riqualificazione energetica e alla
messa in sicurezza degli edifici, interventi che possono dar vita ad un
vero e proprio distretto dell’abitare,
collegato alle attività artigianali, al
mobile imbottito, ma anche all’uso
delle tecnologie e alla domotica in
particolare. Programmi e iniziative
che incrociano le proposte avanzate
dal mondo sindacale e dalla Cgil, e su
cui – ha concluso Lacorazza – è auspicabile che il governo regionale
consolidi le pratiche concertative che
sono essenziali per accompagnare la
Basilicata fuori dalla crisi».
RASSEGNASTAMPA
VI I POTENZA CITTÀ
CITTÀ DIFFICILE
SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO
Martedì 11 marzo 2014
FUTURO
Non c’è più una prospettiva. E si è diffusa
una paura generalizzata di guardare al
futuro. E persino di parlarne
EMERGENZE
Dalle condizioni di salubrità messe a
rischio dai fumi inquinanti, alla precarietà
del bilancio comunale col buco minaccioso
«Salvare Potenza
dal disfacimento»
Appello del Comitato 13 ottobre alla stampa
DINO DE ANGELIS *
l Quale destino attende questa città? Quali risposte abbiamo ottenuto in tal senso negli
ultimi anni da chi ci amministra? Siamo preoccupati non
solo per le condizioni disastrose in cui versa il tessuto socio-economico, per le attività
che settimanalmente sono costrette a chiudere i battenti, per
una serie di servizi non fruiti,
per la tristezza che si respira in
giro e per la sfiducia nel futuro
che anima la maggior parte della collettività. Anche i preti nelle omelie della domenica non
dicono più di guardare al futuro con ottimismo, ma invitano a guardare al presente cercando di tenere duro. Anche
loro non la nominano più quella parola.
Sono cambiate le prospettive,
si abbassano sempre di più gli
orizzonti, si addensano nuvole
sempre più minacciose sui cittadini di Potenza, senza contare che le stesse nuvole si confondono con i fumi di una fabbrica che da anni minaccia direttamente la salute degli abitanti non solo dei quartieri limitrofi, ma della città intera,
senza che nessuno affronti con
decisione il problema. Come se
tutto ciò non bastasse, si prospetta una situazione ancora
più grave guardando al buco di
bilancio presente nelle casse
comunali.
Anche su tale drammatica
questione nessuno esce allo
scoperto. Il presente appello è
quello di chiedere la collaborazione di tutte le forze interessate ad un futuro della nostra città, affinchè, finalmente
e definitivamente si faccia chiarezza. Non si sa se siano 115, 170
o 200 milioni di euro di passivo.
Potrebbe anche essere oltre
duecento milioni, cioè un quarto di quello di Roma capitale. La
cittadinanza vuole sapere, deve
sapere. Deve sapere quali sono i
debiti attuali, deve sapere cosa
aspetta ciascuna famiglia che
ha deciso di continuare a vivere
in questo posto. E poi deve anche conoscere come mai, con
una debitoria di questa natura,
l'amministrazione ha già assunto impegni finanziari per i
prossimi anni nella misura di: 3
milioni all'anno per 10 anni, per
il rifacimento dell'impianto di
illuminazione pubblica; 15 milioni all'anno per lo smaltimento dei rifiuti; 15 milioni all'anno
per un sistema di mobilità che
da quando è stato varato, non
ha dato alcun servizio ai potentini; 10 milioni per i tre sottopassi ferroviari.
Una camicia di forza su un
malato terminale. Qual è il senso di tutto ciò? Migliorare servizi scadenti con cambiali che
pagheranno le famiglie nei
prossimi anni? Con quale contropartita? Chi ci assicura che
il livello dei servizi non sia ancora più scadente di quello attualmente in essere? È così necessario gravare le famiglie cittadine di costi così elevati in un
momento drammatico della loro storia?
Chiediamo ai mass media di
stimolare un dibattito serio e
coscienzioso per il bene di questa città, affinchè gli interessati
escano finalmente allo scoperto e dichiarino con ritrovata
onestà intellettuale e con una
maturità raramente mostrata
in questi anni, di dire le cose
come stanno. Escano con un
comunicato ufficiale, facciano
un consiglio comunale ad hoc,
purchè prima di andarsene per
altri lidi, lasciando il cerino
POTENZA PROVE DI FISCO DAL VOLTO UMANO: SPORTELLO TELEMATICO
nelle mani di chi verrà, facciano i conti con la verità. Questi cittadini devono sapere cosa
li aspetta. Nessuno dei nostri
post o twit, o articolo pubblicato con puntualità dagli organi di informazione, è riuscito
finora nell'intento di smuovere
il muro di gomma del silenzio.
Adesso chiamiamo in causa
voi: l'ultima possibilità di fare
chiarezza. Voi direttori delle testate, voi caporedattori, voi inviati, voi editori, voi speaker,
voi responsabili dell'informazione locale, voi che avete sempre dimostrato sensibilità e attaccamento verso questa città,
raccogliete questo appello e date una mano secondo le vostre
competenze, responsabilità e
capacità. È l'ultimo appello che
possiamo fare. Dopo di che questa città rischierà nuovamente
l'oblio, stavolta forse il sipario
si chiuderà definitivamente.
[* Comitato 13 Ottobre (www.comitato13Ottobre.it "Mai più indifferenti"]
INQUINAMENTO I fumi della ferriera sul cielo della città di Potenza
POTENZA INCONTRO ALLA CAMERA DEL LAVORO. SERVONO PERCORSI DI COESIONE E INCLUSIONE
I «senza reddito» chiedono
una legge per ricominciare
LE LINEE
«Urge favorire la nascita
di micro imprese, senza
logiche d’assistenza»
POVERTÀ L’incontro dei «Senza reddito» di ieri [foto Tony Vece]
l Diritto a esistere. Ieri, presso
la Camera del lavoro di Potenza, i
senza reddito di Potenza e dei Comuni limitrofi, si sono riuniti in
assemblea. Stanno raccogliendo
firme sotto al documento «Cartello dei senza reddito della Basilicata» (lo si può sottoscrivere
anche on linea sul sito www.naturaleapplicato.eu) che ora invieranno alla giunta regionale.
Con il documento si chiede «la
rimodulazione della legge Copes,
l’ampliamento della platea, un
nuovo bando con nuova graduatoria e nell’attesa la continuazione dell’integrazione per gli attuali beneficiari». Si è anche discusso
della proposta Cgil che sollecita
un provvedimento di sostegno ai
poveri tassando maggiormente i
ricchi e adottando una legge contro evasori fiscali e lavoro nero.
I «Senza Reddito lucani», hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, «chiedono al Governo regionale l’immediato avvio delle
procedure legislative miranti alla
creazione di libere attività lavorative attraverso una specifica
nuova legge che dia la possibilità
POTENZA INCONTRO FRA UNIONE SINDACALE DI BASE E REGIONE
Equitalia ai commercialisti
«Una corsia preferenziale
di dialogo per semplificare»
«Urge ridiscutere
la questione delle Fal»
l Equitalia Sud apre una corsia più veloce per dialogare con
l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Potenza. Il protocollo
d’intesa, prevede l’attivazione
dello sportello telematico, un canale dedicato che consente di favorire, migliorare e semplificare
i rapporti con i professionisti e
con i loro assistiti.
Gli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Potenza, potranno accedere allo sportello telematico dal sito www.gruppoequitalia.it . Compilando il Form
presente nella sezione «Accordi
con Enti, Associazioni e Ordini»
e allegando la documentazione
necessaria, potranno richiedere
informazioni, consulenza e fissare un appuntamento per le situazioni più complesse e delicate.
l Primo incontro tra il sindacato Usb
(Unione sindacale di base) delle Fal con la
Direzione tecnica dell'Assessorato regionale
alle Infrastrutture e Trasporti, nell'attesa di
un prossimo incontro con lo stesso assessore.
Quest’ultimo, afferma l’Usb, «ha mostrato interesse in merito ai problemi sollevati relativamente alla gestione delle Ferrovie Appulo Lucane, fortemente caratterizzata dallo
spostamento di interessi e dei centri decisionali sulla parte pugliese dell'azienda». Criticate anche scelte del presidente e dg «di cui
abbiamo messo in discussione la compatibilità ed eleggibilità nelle funzioni ricoperte».
Nel primo approccio «sono stati per lo più
toccati i temi relativi ai nuovi investimenti e
al finanziamento dei cantieri della tratta lucana da Genzano ad Avigliano Lucania, già
quasi tutte cantierabili e per le quali con fondi
Cipe e della Comunità europea sono state
trovate le coperture finanziarie che dovrebbero assicurare il completamento dei lavori di
«La convenzione, che avrà la
durata di due anni - dichiara Giovanni Temisio direttore regionale Basilicata – si inserisce nel percorso di collaborazione e ascolto
intrapreso dal Gruppo Equitalia.
Lo sportello telematico è un canale in grado di garantire servizi
efficaci e facilmente fruibili e
consente di accrescere e migliorare costantemente i rapporti
con i professionisti e con i cittadini da loro assistiti».
Con lo sportello telematico dedicato ai Consulenti del Lavoro si
da il via a uno strumento di dialogo con la realtà professionale
rappresentata dall’Ordine. Il protocollo d’intesa si aggiunge agli
accordi già firmati nella provincia di Potenza, con l’Odcec, con
l’Ancot, con l’Int, con Confindustria e Confesercenti.
ammodernamento della linea ferroviaria».
L’Ubs ha chiesto di «avere copia della nuova
proposta di legge sulla mobilità regionale in
modo da poter inserire in un progetto più
vasto il ruolo che le Fal devono avere nel
trasporto pubblico lucano».
Nel corso dell'incontro si è data particolare
attenzione alle problematiche relative «all'obbligo di affidamento dei servizi automobilistici sostitutivi o integrativi dei servizi ferroviari di interesse locale e regionale mediante gara pubblica a partire dall'anno in
corso, con le ipotizzabili ricadute sul piano
occupazionale. La regione ha poi sollevato la
questione degli eccessivi costi del trasporto
effettuato su gomma dalle Fal e che oggi rappresentano la maggior parte del servizio fornito dalla stessa azienda in Basilicata».
Nel ribadire «la necessità di un confronto di
tipo prettamente politico sul futuro delle Fal e
delle decisioni che la Regione deve assumere»,
ci si è aggiornati ad un prossimo incontro, da
tenersi a breve, con l'assessore Berlinguer.
a tutti i senza reddito con i requisiti, di accedervi. Inoltre si
chiede di dare continuità all’integrazione al reddito per gli attuali nuclei beneficiari Copes (la
legge sulle povertà), fino ad un
nuovo bando e nuova graduatoria». Si guarda alla Regione e ai
riferimenti delle politiche europee di contrasto alle povertà, per
l’inclusione e la coesione sociale.
In concreto, si sollecita «una
legge regionale che, come Cittadinanza solidale e Copes, sia finalizzata alla creazione di micro
imprese, (meglio se attività lavorative). Nel biennio dell’“investimento pubblico” d’integrazione
al reddito, i beneficiari dovranno
crearsi attività lavorative con
condivisione, associazionismo
sociale e no profit, il tutto capace
di rispondere e supportare ai bisogni presenti nella propria comunità, evitando così di sfociare
nel mortificante pietismo-assistenzialismo caritatevole». Coesione e reiserimento sociale, i
principali obiettivi. Chiesta la
convocazione di un tavolo tecnico.
Scuola
Futuro dei bidelli ex «lsu»
Una quarantina di lavoratori ex
Lsu Ata ha organizzato presso l'Itc
Leonardo da Vinci a Potenza un presidio con assemblea intervenendo alla
Conferenza di servizio voluta dal Direttore scolastico regionale con i presidi e la nuova ditta subentrante, interessati al cambio di appalto per la pulizia e la sorveglianza delle scuole che
in passato hanno utilizzato i lavoratori
socialmente utili, stabilizzati poi con
l'esternalizzazione del servizio. A presidi e segretari scolastici, fa sapere la
coordinatrice regionale della Ubs, Rosalba Guglielmi, hanno ricordato che
si sta decidendo sulle loro vite. Che «i
tagli ai loro salari annullavano di fatto i
rapporti di lavoro, che dopo 18 anni di
lavoro, nei fatti corrispondente a quello di bidello, pagato la metà e senza
alcun riconoscimento, non poteva essere relegato ad un mero cambio di
condizioni, asettico e della cui portata
sociale si potevano lavare le mani».
Sollecitata «una nota al ministero per
chiedere il superamento dell'appalto».
Con spostamento dei lavori sul tavolo
tecnico, «piuttosto che dal reperimento di ulteriori risorse, alla normativa e
alle regole che possano portare all'assunzione di questo personale all'interno della scuola, anche solo con i posti
attuali e con i soldi a disposizione».
RASSEGNASTAMPA
ATTUALITÀ I VII
Martedì 11 marzo 2014
S. GIORGIO LUCANO
CONTRADDIZIONE
Se da un lato si riconosce il valore
del patrimonio, dall’altro lo si
LE ANTICHE GROTTE DA VALORIZZARE culturale
tratta come un territorio banale
SPOPOLAMENTO
L’abbandono dei luoghi ha accentuato il
degrado dei cammini. La vegetazione
selvaggia ha fatto il resto
Salviamo un «tesoro» abbandonato
In gioco il destino del più importante complesso rurale di ipogei nel Mezzogiorno
PIETRO VALICENTI *
l È possibile perseguire un
obiettivo comune nella salvaguardia del più importante
complesso rurale di ipogei del
mezzogiorno? A San Giorgio
Lucano sembra di no. Se da un
verso se ne riconosce il valore
culturale, dall’altro lo si tratta
come un banale territorio.
Una volta tanto bisognerebbe
essere d’accordo. Invece c’è una
corsa a imporre logiche distorti
e interessi diversi che contrastano con un’ idea d’insieme. A
farne le spese sono queste grotte, che da secoli s’impongono
nel territorio già passato alle
cronache come Il Paese delle
mille grotte. Grotte che mese dopo mese sono distrutte una a
una, cancellando aspetti di storia e cultura dei luoghi.
Un intervento iniziale di consolidamento delle Timpe sottostanti l’area
abitata
del
centro storico,
da quasi un decennio, oltre
che non essere
efficace, perché non risolutiva,
finisce
peraltro per
deprimere ogni azione di valorizzazione del sito che ha pure
valore paesaggistico e naturalistico.
Il lavoro prosegue per lotti e,
progressivamente, nei primi lavori, a seguito di denunce per
eccessiva cementificazione, ci
fu un tentativo, peraltro abortito, della Sovrintendenza, per
un vincolo paesaggistico (nel
febbraio 2005). Vincolo che
avrebbe bloccato ogni successivo proseguimento dei lavori di
consolidamento, senza un accordo rispondente alla supervisione storica e culturale.
All’epoca, la Soprintendenza,
nemmeno aveva cognizione del
notevole patrimonio ipogeo di
San Giorgio Lucano. Le grotte
erano fuori dal Parco nazionale
del Pollino. Oggi quei lavori continuano sotto controllo del Commissario Straordinario Delegato per la mitigazione del rischio
idrogeologico, Francesco Saverio Acito.
I costoni su cui insistono tali
grotte, sono bancali di arenarie
compatte, dichiarate a rischio
frana già nel decreto Zanardelli.
Tuttavia, nel corso degli anni
hanno sempre resistito anche a
importanti terremoti. Le acque
di scorrimento pluviale, sono
sempre state regimate da operazioni legate alla frequentazione delle grotte per attività agropastorali.
Fenomeni di micro crolli in
prossimità dei portali, rientravano nell’esperienza delle popolazioni, che vi hanno convissuto
per secoli. L’azione dell’uomo
che ha da sempre frequentato
questi dirupi, caratterizzati da
stretti sentieri di accesso, si è
concretizzata in una continua e
costante manutenzione. L’abbandono dei luoghi per i più svariati motivi legati maggiormente al calo demografico, ha accentuato il degrado dei cammini e di conseguenza, la vegetazione arbustiva ha fatto il resto.
Ora che le grotte si sono imposte come autentico “macroattrattore” naturale della Regio-
ne, andrebbero tutelate, non solamente perché testimonianza
di un mondo contadino che sotto alcuni aspetti continua
tutt’oggi (bene immateriale),
ma ancor più perché evidenziano un’importanza paesaggistica notevole.
Gli interventi in essere allo
stato attuale, sono conseguenza
delle prime denunce. Si è optato
per la cosiddetta ingegneria naturalistica. Si è arrivati alla posa di reti con biostuoia ma con
evidente impatto paesaggistico.
Tutto ciò vanifica inesorabilmente ogni tentativo di tutela e
di valorizzazione.
L’associazione culturale Mille e una grotta a San Giorgio
Lucano, avendo avvertito grande preoccupazione per il divenire dell’intero comprensorio,
si era attivata immediatamente
per un tavolo di confronto con il
Provveditorato alle Opere Pubbliche
con
una lettera
inviata il 26
giugno 2013,
per conoscenza
anche
all’ente Parco
nazionale del
Pollino e al
Comune.
Scandalosamente, un incontro
c’è stato col Comune, ma senza
convocare l’associazione.
Eppure quest’associazione è
il detentore di ogni sapere sul
patrimonio. Ha un retaggio di
esperienza e competenza storica notevole e troppo importante
per non essere stata chiamata in
causa. Il presidente dell’associazione è menzione speciale al
Premio Europa Nostra per la
tutela del Patrimonio culturale.
Èevidente che temevano il confronto.
[* giornalista e scrittore]
STORIA E TRADIZIONI
FRAGILE
I costoni su cui si
reggono le grotte sono
dichiarati a rischio frana
PATRIMONIO
Alcuni dettagli delle grotte di
San Giorgio Lucano. In alto, nel
riquadro, uno scorcio del paese
.
Solo il Parco del Pollino
ne riconosce il valore
l L’unico Ente che ha risposto con immediatezza e saggezza alla sollecitazione
sulle grotte di San Giorgio è stato il Parco
Nazionale del Pollino.
Anche il Parco che ha accolto nel 2012 la
delibera del Consiglio comunale d’inserimento dell’intero comprensorio di grotte nel territorio del Parco Nazionale, condivide la perplessità dell’associazione e si
dispone per una soluzione che «…sappia
salvaguardare e al contempo valorizzare
il singolare patrimonio rappresentato dalle grotte, consentendone l’uso e
la fruizione in tutta
sicurezza».
Il Comune pare
subire
l’azione
dell’opera in atto,
forse con altrettanto
lassismo, laddove, tali interventi sono in
totale detrimento della politica territoriale attuata dalla stessa amministrazione.
Che senso ha ora, fintanto che le reti
invadono le grotte della Timpa, le meglio
conservate e forse le più antiche, parlare
di valorizzazione turistica. Nei poster
metteremo le foto di com’erano, come si fa
con l’immaginetta della Madonna del
Pantano che, sparita nel nulla, nonostante
ci sia una nuova statua, è consegnata di
mano in mano, stupendo gli ignari per il
palese contrasto artistico?
Le reti su parete verticale di arenaria,
non sostengono i costoni di roccia. Poiché
è quanto era stato detto alla popolazione,
ovvero, che servissero a contenere le frane. Non occorre essere geni o ingegneri:
tutti possono appurare come in realtà
sia la roccia a sostenere le predette reti.
Il che comporta che
per fissarle alle pareti si siano dovuti
inserire profondi
chiodi d’acciaio nelle roccia che hanno
sicuramente indebolito l’arenaria. Inoltre su tali chiodi si ancorano reti e biostioie pesanti fisicamente e visivamente.
Se un giorno davvero crollasse il crostone,
vorrà dire che crollerà assieme alle reti.
Evenienza che finora, nei secoli, non è
accaduta e le grotte insistenti ne sono
prova tangibile.
IMMAGINE
Le reti invadono le grotte
della Timpa, le meglio
conservate e le più antiche
Si è intervenuti non a mano ma con
mezzi meccanici nei dirupi che al massimo hanno registrato il peso degli asini
nel corso dei secoli. In Cappadocia ove vi
sono realtà simili, su territori altamente
sismici e a rischio idrogeologico, non verrebbe in mente ad alcun turco di ammantare di reti quelle gettonate mete turistiche.
Tali reti, se ora avrebbero un senso, è
per il contenimento di eventuali fenomeni
di scagliamento della roccia erosa in superfice. Cosa peraltro molto occasionale
nel vissuto degli abitanti. Il resto della
manutenzione in questi posti si è affidato
da sempre alle capre e alle galline. Mantenere in sicurezza e accessibili le grotte
della Timpa era appunto un lavoro da
capre. Bastava di gran lunga. Fin quanto
sono state frequentate, l’acqua piovana
trovava la strada di deflusso nell’esperienza dell’uomo. Se il comune ha a cuore
questo patrimonio, può sicuramente investire della manutenzione il cantiere forestale che nel territorio ha sempre lavorato egregiamente facendo lavori di eccezionale competenza e grande risalto visivo, con estrema delicatezza naturalistica e recuperi storici soddisfacenti.
Il «giallo»
Quel vincolo arenato
nove anni fa
Perché mai la Soprintendenza
non coglie un’occasione fin troppo
ghiotta al suo ufficio di tutela dei patrimoni? Non può più ripetersi con i
tempi odierni il giallo del vincolo
arenato nel 2005, oggi che la stessa
amministrazione questa tutela la richiede. Oggi che le grotte stanno a
cuore al Parco nazionale. Più di un
indizio porta a pensare che tali grotte siano molto più antiche dell’attuale centro abitato e, come scritto da
Florelle Murzilli, già nell’800 è riportata da alcuni autori l’origine bizantina delle stesse.
Forse qualcosa è sfuggita di mano
agli stessi amministratori in questi
ultimi mesi. In ogni caso a tutto c’è
un rimedio. Quelle reti vanno tolte.
Quel territorio vale immensamente
più di trecentomila euro. La comunità deve poter godere di questo patrimonio e nessuno deve poterla privare di tale ambizione. Il popolo dei
grottaroli, delle mille grotte, proprio
ora che può riscoprire anche in chiave moderna le proprie radici, deve
proseguire indisturbata il cammino
di crescita e quelle reti sono un ostacolo da abbattere.
Alla prossima occasione, farebbero
bene i signori delle Opere Pubbliche
ad avere rispetto di un’associazione
di volontariato, no profit, che ha
speso tanto in tempo ed energie al
solo scopo di tutelare un patrimonio
[p. val.]
culturale di grande valore.
RASSEGNASTAMPA
VIII I POTENZA E PROVINCIA
Martedì 11 marzo 2014
MOLITERNO UNICO FRA GLI ACCUSATI CHE HA RISPOSTO AL GIUDICE: «HO SOLO ESEGUITO GLI ORDINI DEL MIO DATORE DI LAVORO»
Sequestro di imprenditore
il lucano Canio Lancellotti
si difende: «Non c’entro»
Il calciatore moliternese ha risposto al Gip
PINO PERCIANTE
l MOLITERNO. «Non c’era
nessuna pistola in azienda, né
gli è stato mai tolto il telefonino». Canio Lancellotti, accusato
di aver partecipato al sequestro
di un imprenditore di Casagiove, si difende. «Mi sono limitato
ad eseguire gli ordini del mio
datore di lavoro che erano quelli
di discutere delle modalità relative alla restituzione del debito di 200 mila euro». Il trentenne di Moliterno è l’unico che
ieri ha accettato di rispondere
ACCUSATO Canio
Lancellotti, di Moliterno,
accusato di aver partecipato
a un sequestro di persona
alle domande del gip di Cassino,
Donatella Perna. I suoi presunti
complici si sono tutti avvalsi
della facoltà di non rispondere.
«Abbiamo chiarito a 360 gradi
la sua posizione – ha detto il
difensore di Lancellotti, l’avvocato Franco Maldonato - confutando punto per punto l’assunto accusatorio. Non si capisce come l’accusa abbia potuto
ritenere l’esistenza di una pistola né cercata né trovata, non
essendo stato disposto un atto
minimale d’indagine come il decreto di perquisizione locale».
L’avvocato Maldonato, insieme
al suo collega Umberto Casale,
ha chiesto per il suo assistito la
revoca degli arresti domiciliari
«per difetto della gravità del
concerto indiziario».
Gli altri sequestratori, secondo gli inquirenti, sono Antonio
Grassano, 41 anni, di Montesano sulla Marcellana (Salerno),
anche lui, come il sequestrato,
titolare di un’azienda di calcestruzzi, Donato Anzillotti, 51 anni, di Francavilla Marittima
(Cosenza) e Antonio Parise, 39
anni, di Cosenza. Il fatto sarebbe
avvenuto il 24 gennaio 2013;
l’imprenditore sequestrato, la
cui impresa, intanto, era stata
dichiarata fallita, convocato a
Cassino da Grassano, sotto la
minaccia di una pistola, sarebbe stato rapito e condotto a Siena dal fratello, medico e socio
alla pari dell’azienda di famiglia. Dai lui i presunti rapitori
avrebbero preteso garanzie sul
pagamento del debito di 200 mila euro, poi mai estinto perché la
vittima del sequestro una volta
liberata denunciò tutto ai carabinieri.
POTENZA I SINDACATI SUL PIANO PER LA FORESTAZIONE. APPELLO ALL’ASS. OTTATI S. NICOLA DI MELFI CARABINIERI IN AZIONE
«Non si può navigare a vista Rubavano gasolio
per i 5 mila addetti forestali» a una ditta
Fai, Flai, Uila: «Meglio un’agenzia unica regionale»
l Forestazione in alto mare.
Le segreterie regionali di Fai
Flai Uila denunciano la completa paralisi del settore a poche
settimane dal teorico avvio dei
cantieri forestali e del progetto
Vie Blu e invocano la convocazione urgente di un tavolo di
confronto con la giunta regionale. A distanza di quasi un mese dal vertice in Regione con
l'assessore all'Agricoltura, Michele Ottati, aumenta il pressing dei sindacati affinché, a differenza di quanto avvenuto negli anni passati, i cantieri forestali possano partire entro il
mese di aprile in tutte le aree
programma. Al momento, denunciano i segretari di Fai Flai
Uila, Antonio Lapadula, Vincenzo Esposito e Gerardo Nardiello, «non è dato sapere se e
quanto la giunta regionale intenda approvare il piano annuale di forestazione, documento
programmatico di fondamentale importanza, senza il quale i
cantieri non possono partire».
Tra i sindacati e i circa 5 mila
addetti forestali (compresi coloro che operano in Vie Blu,
Green River, Utb, Ivam) c'è molta preoccupazione anche per gli
effetti che l'esercizio provvisorio di bilancio potrebbe determinare sulla effettiva disponibilità delle risorse finanziare da
destinare al comparto.
«Nel giro di orizzonte fatto
con l'assessore Ottati – spiegano
i sindacalisti – abbiamo concordato di attivare tavoli specifici
sui vari progetti di forestazione,
ma al momento non è arrivata
alcuna convocazione. Il rischio
è che si ripetano i ritardi e i
rimpalli di responsabilità degli
anni passati. Se, come ha affermato Ottati, la forestazione è al
centro degli obiettivi di sviluppo del governo regionale, ci
aspettiamo decisioni conseguenti rapide e condivise, a partire da una sostanziale riforma
delle governance del settore, attualmente in capo alle aree programma; gestione che negli anni scorsi ha mostrato limiti evidenti sul piano progettuale ed
esecutivo».
I sindacati hanno proposto la
costituzione di un'unica agenzia regionale a costo zero con
l'obiettivo di una gestione razionale e sistematica dei tanti
progetti attivi nel settore della
manutenzione del territorio e
del patrimonio boschivo lucano. «È un'ipotesi che consentirebbe notevoli risparmi di spesa e taglierebbe alla radice i
rimpalli di responsabilità tra
enti attuatori e Regione», spiegano i segretari di Fai Flai Uila,
che si dicono «pronti a valutare
altre soluzioni, come quella prospettata di una task-force regionale, purché siano certi i tempi
di apertura dei cantieri, le risorse finanziarie e gli obiettivi
strategici del piano annuale.
Quello che non possiamo più
permetterci – concludono Lapadula, Esposito e Nardiello – è di
navigare a vista in mare aperto
senza bussola e con le vele bucate».
FORESTAZIONE
La questione
forestazione
al centro del
confronto con
la Regione
.
MOLITERNO RASSEGNA CINEMATOGRAFICA
«Zero in condotta»: rassegna
per raccontare con i film
il mondo affogato dai rifiuti
l MOLITERNO. «Abbiamo fatto questo film perché ci sono tante
persone che sentono il bisogno urgente di affrontare il problema dei
rifiuti e quello della sostenibilità (...) I film possono giocare un ruolo
importante, educare la società portando argomenti difficili a un
pubblico il più ampio possibile». Così l’attore e regista Jeremy Irons
presentava all’uscita il suo film «Trashed» (2013) che apre questa
mattina all’Istituto per Geometri e Ragionieri “F.Petruccelli della
Gattina” di Moliterno la prima edizione di «Zero in condotta» (titolo
dal film capolavoro di Jean Vigo), rassegna che si propone come una
zoommata tra il cinema classico e quello della modernità promossa
dal Comune di Viggiano, in collaborazione con l’Istituto Petruccelli
della Gattina di Moliterno, con il Comune e l’Istituto Comprensivo di
Spinoso e l’Istituto Comprensivo di Viggiano. Durerà fino al 18
marzo. Con «Trashed» (che tradotto vuole dire Devastato, Rovinato),
Irons conduce lo spettatore nell’inquinamento della terra a causa dei
rifiuti che mette a repentaglio la sopravvivenza del genere umano.
Un atto di accusa nei confronti della grande economia mondiale. Ma
anche un incitamento a resistere e a cambiare il modello di sviluppo.
Curata dal giornalista del cinema Mimmo Mastrangelo, la rassegna
- spiega l’assessore alla cultura di Viggiano, Luca Caiazza – «vuole
essere anche un contenitore per mettere le basi di un progetto di
promozione territoriale della cultura, del cinema, a cui aderiscono
più comunità e scuole dell’Alta Val D’Agri».
CALCIATORE
Il giovane
Canio
Lancellotti ieri
ha respinto le
accuse
rispondendo al
Gip
Le altre notizie
RIONERO IN VULTURE
CARABINIERI
Preso ladro di telefono
di autotrasporti
l I Carabinieri hanno tratto in arresto tre ladruncoli di origine romena. Secondo l’accusa, avevano effettuato un colpo per sottrarre gasolio ad
alcuni mezzi agricoli nell’area di San Nicola di Melfi.
È stato un weekend particolarmente intenso quello
dei Carabinieri della Compagnia di Melfi. I militari,
tra sabato e domenica scorsa, hanno eseguito una
serie di servizi finalizzati al contrasto dei reati in
materia di armi e contro il patrimonio, in particolare
furti in aree agricole.
Denunciate in stato di libertà alla Procura della
Repubblica di Potenza tre cittadini di origine romena,
il primo senza fissa dimora e gli altri due residenti in
provincia di Foggia, per furto
di gasolio.
I tre giovani, dopo aver
raggiunto la località San Nicola di Melfi, si introducevano all’interno di un deposito di mezzi pesanti, di
proprietà di una ditta di autotrasporti ed asportavano
dai serbatoi dei camion alcuni quintali di gasolio.
L’immediato intervento di un’autoradio in servizio
di perlustrazione nella zona, consentiva di mettere in
fuga i ladri e recuperare l’intera refurtiva che veniva
successivamente consegnata al legittimo proprietario.
Le successive indagini effettuate dagli uomini del
Nucleo Operativo, permettevano di identificare i ladri
che venivano denunciati all’autorità giudiziaria per
tentato furto aggravato.
Nel corso delle indagini è stata inoltre rinvenuta e
sequestrata un’autovettura di grossa cilindrata. Si
tratta dell’automobile utilizzata dai tre malviventi per
la commissione del reato.
Individuati e bloccati
tre giovani romeni
Denunciati per tentato
furto aggravato
n I carabinieri della stazione
di Rionero hanno denunciato in stato di libertà un 37enne, per furto di un telefonino cellulare. L’uomo, approfittando della distrazione
del proprietario, in un circolo ricreativo, si è impossessato del telefonino.
BARILE
CARABINIERI
Aveva una penna-pistola
n I Carabinieri del Nucleo Operativo, insieme a una pattuglia cinofila dei CCi di Tito, hanno arrestato un 23enne di Barile per
detenzione di un’arma clandestina prodotta artigianalmente. In casa hanno trovato una
penna-pistola calibro 7,65 e
proiettili, oltre a un grosso coltello a scatto di genere proibito.
Armi sequestrate e giovane
agli arresti domiciliari.
LAVELLO
CARABINIERI
Un arresto per droga
n Aveva droga: i carabinieri
lo hanno tratto in arresto.
Gli arresti domiciliari sono
stati disposti per un giovane
di 29 anni, di Lavello, che
aveva circa ventuno grammi di marijuana, già divisa
in dosi pronta per essere ceduta. La droga è stata sottoposta a sequestro dai militari dell’Ar ma.
SS 407 L’IMPATTO È AVVENUTO NELLA GALLERIA «FATTORE» IN DIREZIONE SUD
Basentana, incidente con due feriti
Fra Campomaggiore e Calciano, ieri, deviazione del traffico con rientro a Tricarico
l Incidente stradale sulla Basentana. A causa
del sinistro, che ha coinvolto due veicoli e nel
quale sono rimaste ferite due persone (soccorse
dal 118), è stata chiusa provvisoriamente al traffico la strada statale 407 Basentana, all’interno
della galleria «Fattore», in direzione sud, tra il
bivio per Campomaggiore e quello per Calciano.
Ne ha dato notizia l’Anas specificando che «sul
posto sono subito intervenute» anche «le squadre
dell’Anas e le Forze dell’ordine, per le attività di
accertamento della dinamica e la gestione della
viabilità. Il traffico in direzione Metaponto è
stato deviato all’uscita di Campomaggiore, con
rientro sulla Basentana a Tricarico».
BASENTANA Il posto dell’incidente
RASSEGNASTAMPA
MATERA CITTÀ I IX
Martedì 11 marzo 2014
CONTRADA PANTANO
VIA LE SITUAZIONI DI DEGRADO
I LAVORI EFFETTUATI
Oltre allo sfalcio di erbe e alla potatura degli alberi, sistemate grondaie e caditoie; adeguati i locali dei custodi, i bagni e la sala autoptica
ALLARME CAPIENZA
«La struttura ha una autonomia di cinque anni
Occorre cominciare a pianificare l’eventuale
ampliamento», afferma l’assessore Rivelli
Adesso il cimitero
è più decoroso
Il Comune ha ultimato gli interventi di riqualificazione
DONATO MASTRANGELO
l Più decoro al cimitero di contrada
Pantano. Niente più rami e rifiuti vari
accastati lungo i viali di accesso ai padiglioni nè erbacce nelle aiuole. È il risultato, insieme ad altri lavori, dell’intervento di manutenzione straordinaria
messo in campo dall’Amministrazione
comunale. Una azione finalizzata a rende
più accogliente il luogo sacro ai visitatori,
riqualificando e potenziando alcuni servizi. Ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del dirigente di settore Giuseppe Montemurro
e dell’assessore alle Opere Pubbliche, Nicola Trombetta, l’assessore all’Igiene
pubblica e Decoro urbano, Rocco Rivelli
ha presentato le opere realizzate in un
paio di mesi da una cooperativa di tipo B
insieme ad altre imprese edili per un importo di circa 50 mila euro attinti dalle
risorse dell’assestamento di bilancio effettuato lo scorso novembre. «L’alluvione
dello scorso anno - ha dichiarato Rivelli aveva riversato una quantità ingente di
fango. Era necessario intervenire per fare
uscire questo luogo sacro dall’emergenza
restituendogli il giusto decoro». L’Amministrazione comunale, quindi, ha approntato una serie di interventi, tra cui la
potatura degli alberi, alcuni dei quali erano pericolosamente in bilico, lo sfalcio
delle erbacce nelle aiuole, ma anche la
sistemazione dei canali di scolo e lo svuotamento delle caditoie ostruite dai detriti
per permettere così un più agevole deflusso delle acque meteoriche. I lavori
hanno permesso di rimuovere quantitativi consistenti di rifiuti. «Uno dei vezzi
maggiori - ha rilevato Rivelli - era quello di
accantonare e accatastare i rami potati, le
corone di fiori e altri scarti cimiteriali.
Abbiamo raccolto almeno dieci-quindici
tir di rifiuti dei quali un paio in corrispondenza di uno dei lati di ingresso al
cimitero, ovvero quello opposto ai bagni e
ai locali deposito». Gli altri lavori, invece,
hanno interessato la riqualificazione dei
servizi igienici, l’adeguamento dei locali
Andrisani, Socrem
«Ma l’ente locale faciliti
anche la cremazione»
Sarà una pratica alla quale viene
fatto ancora poco ricorso e che, alla luce degli esigui numeri che si contano
sulle dita di una mano, non risolverebbe i problemi di spazio all’interno del
cimitero di contrada Pantano. Ma la
cremazione andrebbe maggiormente
divulgata e incentivata a beneficio di
chi potrebbe optare, dopo la morte,
per questa forma di sepoltura. A sostenerlo è Nicola Andrisani, presidente della Socrem, l’associazione materana per la cremazione attiva dal 1993.
«Da una decina d’anni - dice Andrisani
- chiediamo inutilmente un confronto
con l’Amministrazione comunale. Fino
ad ora il Comune è rimasto insensibile
rispetto alle poche richieste di cremazione. È chiaro che visto gli elevati costi per la realizzazione di un forno crematorio ciò che chiediamo è almeno
un concorso alle spese per il trasporto
alla struttura operante a Bari. Parliamo
di costi di poche centinaia di euro a
fronte di 3-4 cremazioni annue. In altri
Comuni questo già avviene. L’urna cineraria occupa uno spazio minimo: 50
[d.mas.]
urne al posto di una bara».
riservati ai custodi e ai manutentori della
struttura e la sala autoptica, la tinteggiatura della sala mortuaria. «A breve sottolinea Rivelli - faremo anche nel cimitero la raccolta differenziata. Considerate le esigue risorse, i pensionamenti e
il blocco delle assunzioni abbiamo fatto di
necessità virtù attingendo anche ad un
paio di lavoratori di pubblica utilità: un
geometra che sta redigendo un censimento del cimitero ed un lattoniere che sta
risistemando le grondaie». Risolti anche
alcuni problemi che si erano avuti con i
fiorai per lo smaltimento dei rifiuti. «Ci
siamo confrontati e devo ringraziarli. Il
RIMOSSA L’INCURIA
E MIGLIORATI I SERVIZI
Ecco come si presenta
il cimitero di contrada Pantano dopo la sistemazione delle
aree verdi. In basso, gli assessori alle Opere pubbliche, Nicola Trombetta, e
all’Igiene e Decoro,
Rocco Rivelli [foto Genovese]
Regolamento sulla gestione delle isole
ecologiche l’Amministrazione ha previsto il conferimento gratuito fino a due
metri cubi di rifiuti e scarti di lavorazione
dei laboratori, concedendo ai fiorai una
certa tolleranza rispetto ai tempi di smaltimento dei fiori una volta tumulata la
salma». Ma uno dei temi su cui verterà il
dibattito nei prossimi mesi è l’ipotesi di
ampliamento del cimitero di contrada
Pantano. «L’autonomia di questa struttura, considerando una media di due decessi giornalieri, non supera i cinque anni. È opportuno considerare l’eventuale
allargamento. Dovremo mettere a tema la
gestione del cimitero anche ipotizzando
nuove ingegnerie amministrative, pensando, ad esempio al project financing ma
mantenendo alcune prerogative come gestione e costi di loculi e cappelle gentilizie
sempre in carico alla parte pubblica, al
Comune. Ma occorre individuare percorsi e modelli virtuosi in prospettiva, facendo leva sulle innovazioni tecnologiche
e sul risparmio energetico». Rivelli quanto al tema della sicurezza nel cimitero ha
detto di avere «trasmesso mesi fa una nota
al comando di Polizia Locale per segnalare eventuali abusi all’Autorità giudiziaria. Non ci risultano situazioni anomale.
Poi qualora ci fossero sciacalli che speculano sui cittadini e anche sulla memoria dei defunti invito i cittadini a denunciarli alle autorità competenti».
Trombetta ha annunciato che sono stati
aggiudicati i lavori per realizzare due
nuovi padiglioni per complessivi 500 loculi, spesa sostenuta dagli introiti per i
costi cimiteriali. «L’importo a base d’asta
era di 800 mila euro ma potremmo utilizzare parte del ribasso per la sistemazione delle aree interne del cimitero». Nei
prossimi mesi in programma anche gli
interventi di manutenzione dei padiglioni
più vecchi che risalgono agli anni ‘70.
UTENTI ADICONSUM: LIBERALIZZAZIONE DI LUCE, GAS E TELEFONIA NON HA PORTATO BENEFICI. E SPESSO COMPORTAMENTI SCORRETTI
Società di servizi arrembanti
i consumatori chiedono tutela
l L’attività di informazione, consulenza e assistenza viene sempre più richiesta all'Adiconsum da
parte dei cittadini-consumatori e utenti dei servizi. Il
dato emerge dal direttivo regionale dell’associazione,
che si è svolto a Matera e in cui si è discusso ed
approvato il conto consuntivo 2013 e preventivo 2014.
«La nostra è un’attività impegnativa - dice Angelo
Festa, segretario regionale dell’Adiconsum - , portata avanti dai nostri volontari con grande spirito di
sacrificio e per il bene comune, nelle sedi di Matera e
Potenza e nei numerosi comuni della Basilicata. Non
vi sono contributi statali, regionali o comunali per
tale impegno giornaliero. La liberalizzazione dei servizi, luce gas e telefonia, non ha portato benefici.
Spesso i consumatori subiscono comportamenti
scorretti o violenti da parte delle società che, pur di
vendere i loro prodotti o sollecitare con insistenza
l'adesione a un contratto, nascondono parti importanti delle condizioni contrattuali che poi rivelano
vessatorie, come per le forniture di luce e gas. Gli
utenti vengono sollecitati a cambiare gestore perché
vi è una tariffa più favorevole, poi viene fuori che il
contratto è per due anni, non si può cambiare fornitore, le tariffe non sono convenienti e vi sono costi
fissi mensili e di recesso che prima non si cono-
scevano. Non è anche infrequente vedersi recapitare
a casa per la stessa utenza di luce o gas una doppia
fatturazione da parte di due distinte società. Interpellata l'Autorità garante per l'energia e per il gas, ci
sentiamo rispondere che non possono intervenire e
di attendere la risposta al reclamo inoltrata alle società interessate. A parere dell’autorità, quando la
fattura è errata, occorre pagarla, per evitare il distacco del servizio, e poi procedere al reclamo. Questo
è assurdo. Un'autorità garante che dovrebbe essere al
servizio dei cittadini tutela i comportamenti violenti
delle società. Con le società di luce e gas si fa molta
fatica a discutere e conciliare». Nella telefonia le cose
vanno diversamente, anche se occorre attivare ulteriori strumenti di tutela, vedi il caso della società
Bip, che ha chiuso i battenti lasciando senza il servizio tanti cittadini. «Come Adiconsum abbiamo
chiesto al Governo che fosse attivato un fondo di
solidarietà per far fronte al rimborso che i cittadini
subiscono in casi simili - fa presente Festa - e con i
gestori della telefonia ha attivato le conciliazioni
paritetiche attraverso le quali le società Telecom,
Wind, Fastweb, Tetetu e Vodafone garantiscono la
soluzione extragiudiziale, senza alcun costo, di eventuali contenziosi su tariffe, disattivazione dei servizi,
CITTADINI E TUTELA Il direttivo
regionale dell’Adiconsum. Al centro Angelo Festa
addebiti di servizi non richiesti».
Per quanto riguarda la garanzia sui prodotti, i
consumatori stanno acquisendo una maggiore consapevolezza sulla qualità dei prodotti che intendono
acquistare e sui loro diritti. Vi è poi il sovraindebitamento: l'Adiconsum è l'unica associazione dei
consumatori ad aver attivato un fondo di prevenzione
dell'usura a favore delle famiglie sovraindebitate. «Il
nostro impegno - sottolinea Festa - è teso a dare
informazioni e consulenza per una corretta gestione
del bilancio familiare. L'indebitamento con finanziarie aumenta a dismisura e le difficoltà di pagamento sono in aumento con la conseguente iscrizione alla centrale rischi. Abbiamo attivato convenzioni con uno studio di consulenza finanziaria per la
verifica dei tassi di interesse sui mutui, conti correnti
e carte revolving». C’è una questione cittadina su cui
l’Adiconsum si è spesa molto: il Peep di San Giacomo.
«Con il Comune di Matera abbiamo avviato prima un
confronto e poi un contenzioso giudiziario, tutelando
600 famiglie delle ex cooperative del Peep, presentando ricorso al Tar e al Tribunale di Matera. Come
Adiconsum - dice Festa - abbiamo chiesto che l’eventuale pagamento del saldo del valore dei suoli edificabili, sempre se dovuto, debba limitarsi al solo
“giusto” valore dei suoli, ossia quelli di pertinenza
dei fabbricati sociali e non debba essere gravato da
ulteriori richieste che esulino dal dovere di cittadini,
come ad esempio le spese legali, interessi, rivalutazione. Ad oggi il Comune di Matera ancora tace e la
seconda udienza è prevista per ottobre 2014».
Al direttivo regionale di ieri erano presenti, per la
segreteria regionale: Angelo Festa (presidente),
Vincenzo Telesca e Marina Festa. Ha partecipato
Giovanni D'Elia (presidente dell'Adiconsum Puglia).
RASSEGNASTAMPA
X I MATERA CITTÀ
SETTIMO CONGRESSO
LE SFIDE DEL LAVORO
Martedì 11 marzo 2014
SI DEVE FARE QUADRATO
«Vanno date risposte, quelle possibili, ai lavoratori, partendo dalle cose che si
possono fare e che non sono più rinviabili»
BASTA INTERVENTI A PIOGGIA
Alessandro Genovesi: «Ci si deve concentrare su interventi mirati scegliendo i comparti dove si può competere»
«Serve il rilancio del territorio»
Manuela Taratufolo riconfermata segretario generale della Cgil del Materano
ENZO FONTANAROSA
l La Cgil del Materano ha riconfermato Manuela Taratufolo come
segretario generale. La rielezione è avvenuta ieri al termine del VII Congresso provinciale del sindacato. «Resterò in carica per altri due anni – ha
commentato –. Il mio mandato terminerà definitivamente a ottobre 2016, in
osservanza di una regola della Cgil.
Sono ovviamente contenta per la rinnovata fiducia che mi è stata espressa,
e che mi carica di una grande responsabilità. Cercherò di fare del mio meglio rispetto a tutte le emergenze occupazionali e vertenziali che abbiamo
da qui al 2016». Con la elezione del
segretario generale, inoltre, la Cgil
materana ha altresì nominato anche il
suo direttivo. «Si compone tutto di volti
nuovi – ha spiegato Taratufolo –. E dei
42 componenti, 19 sono donne a conferma del nostro cliché che attribuisce
a loro il 40 per cento dei posti». Al VII
Congresso provinciale, che si è svolto
ieri nella Casa Cava, hanno preso parte
68 delegati, ed è stato preceduto da
circa 244 tra assemblee e incontri fatti
in provincia. Al segretario generale e
al rinnovato direttivo della Cgil sarà
tempo di rimboccarsi le maniche. «Sarà posta attenzione sui temi del lavoro
– ha evidenziato Taratufolo –. Non a
caso lo slogan del congresso era “Il
Lavoro decide il futuro”. Occorre fare
quadrato per creare occupazione e per
dare risposte, quelle possibili, ai nostri
lavoratori, partendo dalle cose che si
possono fare e che non sono più rinviabili. Così come vanno date risposte
sugli ammortizzatori sociali, sulla possibile industrializzazione lì dove è praticabile, fare in modo di valorizzare
quegli strumenti quali l'accordo di
programma o la bonifica dei siti della
Valbasento perchè da lì sicuramente
deriva nuova occupazione, nuova industria e quindi rilancio di tutto quello
che nel nostro territorio va fatto».
Una serie di interventi che non devono essere fatti a pioggia, come nel
passato. Come ha detto Alessandro
Genovesi, segretario generale Cgil
Basilicata. «Ci si deve concentrare sui
interventi mirati – ha detto – sceglien-
do i comparti dove si può competere. E
lì si investirà perchè la Basilicata non
ha né i numeri e né le capacità per
competere su tutto con tutti. Un intervento pubblico deve evitare di creare carrozzoni. Noi sfidiamo la Regione
a fare una vera spendig review, una
riforma di governance. E poi non si
trascuri che la nostra regione sta invecchiando, che non è terra di accoglienza per gli immigrati ma di passaggio o di lavoro stagionale, con fenomeni di pendolarismo immigrato legato al fenomeno delle colf e badanti.
La Basilicata è pronta a governare una
transizione demografica? La Cgil è in
campo, con i suoi 64mila iscritti in
regione, con idee e proposte e ci auguriamo che il governatore Marcello
Pittella non faccia come il premier
Matteo Renzi che dice che ascolta tutti
e poi decide da solo. Ritengo che se su
un problema si ragiona in più d’uno, di
solito la soluzione si trova prima».
Che sia necessario intervenire senza indugi per invertire la rotta lo ha
ribadito pure il presidente del Consiglio regionale Gianni Lacorazza:
«Nuovo vigore alla crescita economica
può venire da scelte chiare che l’Europa può e deve fare. Soprattutto in
questo senso dovrà essere determinante l’impegno della presidenza italiana dell’Unione». A livello locale
«idee utili possono arrivare dal Piano
del lavoro proposto Cgil, Cisl e Uil e dal
documento Pensiamo Basilicata avanzato dalle parti datoriali». Mentre una
serie «di programmi qualificati possono rimettere in moto i settori trainanti dell’economia regionale».
Sul lavoro inteso come asse strategico per risolvere i problemi dell’Italia
si appunta l’attenzione dei vertici del
sindacato. Come ha spiegato Vincenzo Scudiere, segretario confederale
d'organizzazione Cgil Nazionale: «Sono due le condizioni prevalenti: quella
di mantenere il lavoro a chi rischia di
perderlo e che si applichi veramente
un piano per i giovani. Il Governo fa
tanti annunci, pure troppi. Parla di
“job act” e noi auspichiamo “job fact”.
Cioè il lavoro con i fatti: se non ne
arriveranno di concreti faremo le nostre azioni. Va invertita la tendenza».
CONGRESSO
PROVINCIALE
Manuela Taratufolo
durante il suo
intervento
all’assemblea
territoriale della Cgil.
Vi hanno
partecipato
68 delegati in rappresentanza
degli iscritti
della provincia. I lavori si sono svolti nella
Casa Cava
[foto Genovese]
.
ASSOCIAZIONI LE CONTRADDIZIONI RILEVATE NELLA ASSEGNAZIONE DI RISORSE, QUESTA VOLTA INGENTI, DEL COMUNE
«I botti finali dell’Amministrazione»
Ambiente e Legalità: un milione e 345 mila euro saranno distribuiti al meglio?
l «L’amministrazione comunale di Matera, ad un
anno dalle nuove elezioni cittadine, si gioca la carta
della short list per la candidatura a capitale europea
della cultura per il 2019». Così rileva l’associazione
«Ambiente e Legalità», che ricorda come in questa
fase di «botti finali si passi da 600 mila euro spesi lo
scorso anno, a 1 milione e 345 mila euro di euro
richiesti per il 2014. Siamo ad una cifra superiore al
doppio, se mai qualcuno l'accorderà».
Dal dibattito sulla suddivisione delle risorse da parte del Comune alle associazioni, che si è sviluppato in
maniera sostenuta sui social network, dice Pio Abiusi, responsabile dell’associazione, «pare che lo scontento sia tantissimo, malgrado le risorse siano cospicue. Il colpo grosso lo fanno le celebrazioni per il
cinquantesimo anniversario del film di Pasolini girato
a Matera “Il Vangelo secondo Matteo”, ed è giusto
perchè c'è un'altra bocca da sfamare che è la Lucana
Film Commission, oltre alle solite; alla Soprintendenza ai Beni storici, artistici, etnoantropologici della
Basilicata eroghiamo già 15 mila euro dal bilancio
comunale a valere sui futuri impegni - se finanziati - .
Senza voler fare una disamina di tutti i botti di fine
mandato amministrativo, notiamo che il Ballon fe-
stival (la rassegna delle mongolfiere) e che la manifestazione Mather Sacra dovrebbero godere di un
contributo alle spese pari alla festa padronale della
Madonna della Bruna e non si capisce perchè il
presepe vivente nei rioni Sassi, per il quale è stata
applicata una giusta azione di dimagrimento delle
spese ed i visitatori pagano anche un biglietto, dovrebbe godere di un contributo pari a 100 mila euro.
Ci piace soffermarci sulla predetta Mather Sacra aggiunge l’associazione Ambiente e Legalità - non già
perchè il tema non sia interessante, ma perchè gli
anni passati ci inducono a ritenere che uno spettacolo
di luci e suoni nel contesto della Gravina non funziona. Il canyon di per se attrae ed anche il tema, ma
si può fare di più e meglio in altri modi.
Lo spettacolo è dispersivo perchè manca una cavea
dove accogliere gli spettatori , grazie ai noti esperti di
cui gode il Comune la si può creare in Piazza S. Pietro
Caveoso, sulla falsa riga di quanto è stato fatto con il
ponte di ferro. Si potrebbe delimitare la Gravina a
monte ed a valle ed impedire che questo accada, ma
qualche “illuminato” non ci ha ancora pensato. Sarebbe opportuno pensare ad altro proprio perchè l'evento e lo scenario naturale già attraggono da soli».
ARTE L’OPERA, IN CARTAPESTA, RIPRODUCE I SASSI ED HA UNA CORNICE IN LEGNO DORATA
Un seminario
Commercializzare
l’olio di oliva
ecco le norme
Bassorilievo al Comune
in dono dai Daddiego
CARMELA COSENTINO
l Sembra di osservare una
fotografia ad alta risoluzione,
minuziosa, ricca di particolari,
con i Sassi in primo piano e il
torrente Gravina che cinge le
antiche mura della città. Eppure non è un’immagine. Ma
un bassorilievo in cartapesta
realizzato dal maestro Mario
Daddiego, di cui il popolo materano ha avuto modo di apprezzare l’arte e il modus operandi nel 2012 quando, insieme
al fratello Carmine ed ai cugini Valerio e Marco, ha realizzato il carro trionfale in onore di Maria Santissima della
Bruna. Già in quell’occasione
si colse la volontà di innovare,
di sperimentare, di modernizzare la tradizione senza tuttavia rompere in maniera radicale con il passato, da cui
l’arte trae la sua ispirazione.
Oggi Mario Daddiego ha deciso
di fare un altro dono alla comunità materana, un’opera in
cartapesta, un bassorilievo reso ancora più prezioso da una
cornice dorata, in legno, realizzata dallo zio Ettore Daddiego. Il primo lavoro di alto
artigianato artistico, che ritrae
una delle vedute più suggestive
dei Sassi, quella che dalla Murgia permette di godere appieno
della bellezza dei due rioni di
tufo, Caveoso e Barisano. Ma il
lavoro dell’artista non si esaurisce in una mera riproduzione
grossolana della veduta. Guardando l’opera di possono osservare le piccole finestre curate nei dettagli, le porticine, le
tegole dei tetti, il colore brullo
della terra e il verde della murgia materana, il tutto racchiuso in un metro per 80 cen-
timetri. «L’idea – ha detto Daddiego nell’incontro con i giornalisti tenutosi ieri mattina
nella sala Mandela del Comune
– parte da una constatazione.
Ogni volta che nel Palazzo di
città arrivano ospiti illustri e
ambasciatori, non c’è un’opera
che ritrae i Sassi. Così, partendo da alcune foto antiche
che possiedo, ho iniziato la mia
opera, un bassorilievo realizzato in circa 10 giorni di lavoro.
Ho prima di tutto realizzato il
calco in argilla e poi l’opera in
cartapesta realizzata con una
tecnica che ho appreso dalla
mia famiglia. Partendo da queste conoscenze, come già avvenuto per il carro trionfale,
sono andato oltre, ho sperimentato tecniche nuove in modo da
unire il classico alla modernità». Un lavoro apprezzato
dall’Associazione dei Lucani
DONO Mario Daddiego con il sindaco Salvatore Adduce [foto Genovese]
nel mondo che hanno organizzato in Uruguay un corso di
cartapesta rivolto ai lucani che
vivono all’estero e che sarà tenuto da Daddiego, dagli assessore comunali Giovanni Scarola, al Patrimonio, e Alberto
Giordano, alla Cultura, e naturalmente dal sindaco Salvatore Adduce che nel suo intervento ha sottolineato il va-
lore di un’opera che si presenta
come l’omaggio di un artista
dalla grande capacità di innovazione, all’intera città dei Sassi e ai suoi cittadini. Nei prossimi mesi l’artista Daddiego
esporrà le sue opere a New
York e sarà protagonista di altri progetti in Sudamerica e a
Matera per l’apertura della
Scuola di cartapesta.
Un seminario informativo sul tema “Nuove Disposizioni nazionali sulla
commercializzazione
dell’olio di oliva”, organizzato dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione, si terrà domani,
alle 10, nella sede universitaria di via Lazazzera. L’incontro, destinato a produttori olivicoli, frantoi, sansifici, commercianti di olive,
intende offrire una panoramica delle disposizioni nazionali sulla commercializzazione dell’olio di oliva in
applicazione del Reg (UE)
299/2013, in particolare “ Il
registro telematico” con i
relativi applicativi. Tra i relatori, Vincenzo Peluso, Romeo Vanzini, Felice Mattia.
Concluderà i lavori l’assessore regionale Michele Ottati. Per la partecipazione è
richiesta la compilazione
del modulo di iscrizione da
inviare via email all’indirizzo: [email protected]
RASSEGNASTAMPA
MATERA PROVINCIA I XI
Martedì 11 marzo 2014
ROTONDELLA LE LISTE CHE POTREBBERO ESSERE IN LIZZA A FINE MAGGIO. FRANCOMANO SCONFITTO PER QUATTRO VOTI DI SCARTO
Alle comunali si prepara una sfida
tra candidati che sono stati sindaci
Primarie «blindate» nel Pd: la spunta Cucari. Tra gli avversari c’è Agresti
Dopo lo scontro in casa del Partito democratico
Entro il 25 aprile
la presentazione delle liste
.
FILIPPO MELE
l ROTONDELLA. Sarà tra Mario Cucari
(Pd), ex sindaco dal 1995 al 2003, e Vito Agresti (Civica), ex sindaco dal 2004 al 2009, e, forse,
contro altri due candidati, uno del centrodestra, uno della sinistra, la sfida alle amministrative del 25 maggio prossimo. Le primarie interne (hanno votato solo gli iscritti,
ndr) alla sezione del Pd tra Cucari e l’attuale
primo cittadino, Enzo Francomano, hanno
visto prevalere il primo con 23 voti su 19. «Da
oggi – ha detto Cucari – il partito lavorerà
all’unità interna ed a mettere su una coalizione capace di vincere per il bene del paese.
Io parlerò con tutti ma soprattutto con le forze
di centro e moderate. Ora la sezione è retta da
un comitato di 7 persone coordinato da Nicola
Castronuovo. La votazione di domenica sera
non intaccherà l’unita interna. Non abbiamo
firmato nessun patto ma ci sono stati appelli
ed impegni all’unità sia prima sia dopo il
voto». Ma Francomano, membro dell’Anci e
presidente dell’Area programma Basso SinniMetapontino, ha dichiarato: «Ho preso atto di
non essere più della partita. Auguro al Pd di
far valere le sue ragioni. Non sarò in lista né
sarò disponibile a soluzione di contrasto. Rimango nel partito come un militante. Ritengo
che la sezione dovrà avere molta serietà per
spiegare la sua scelta all’elettorato. Se il giudizio sul mio operato era positivo perché cambiare? Altrimenti, bisognava dire che il giudizio era negativo. Nella mia legislatura Rotondella ha recuperato molta visibilità e rapporti istituzionali. Ma quando si governa, ovvio, si fanno scelte che possono accontentare o
scontentare. Esco di scena non per scelta del
popolo, ma di una parte del mio partito». Ed
Agresti, che sabato scorso ha presentato la sua
candidatura a capo della lista “Vito Agresti
sindaco di Rotondella” che pensieri ha fatto
sulla scelta del Pd? «Il risultato delle primarie
interne al Pd mi ha lasciato indifferente. Per
me sfidare Cucari o Francomano è uguale.
Sarebbe stato giusto, tuttavia, che il primo
cittadino uscente avesse potuto far giudicare
il suo operato alla cittadinanza. Sarebbe stato
bello che avesse deciso il popolo e non il suo
partito. Ma nella vita politica può succedere di
tutto. La mia coalizione è prettamente civica.
Non ho rapporti col centrodestra e non sono
iscritto da molto tempo a partiti. Sicuramente
saremo più di due a correre per la carica di
sindaco il 25 maggio».
ROTONDELLA. La domanda ricorrente dopo “lo scontro” in casa
del Partito democratico è: quante liste correranno per “conquistare” il
Comune il 25 maggio prossimo? La
risposta arriverà il 25 aprile quando si
chiuderà la fase di presentazione delle candidature. Di sicuro, intanto, c'è
il drastico ridimensionamento dei
candidati per ogni schieramento: da
17 a 7. È la conseguenza del calo del-
la popolazione, attestatasi sotto ai 3
mila residenti, circa 2700. Anche la
Giunta comunale sarà ridimensionata, con il sindaco e solo due assessori. Probabile che il frazionamento
possa far salire il numero delle liste e,
quindi, dei candidati alla carica sindaco oltre a Mario Cucari (Pd) e Vito
Agresti (civica). Attesi quelli del centrodestra e di quella parte della sini[fi.me.]
stra in rotta con il Pd.
SI VOTA A MAGGIO Rotondella. A lato, Vito Agresti
Mario Cucari
PISTICCI «NO SCORIE TRISAIA» PISTICCI EMESSA L’ORDINANZA DEL DIPARTIMENTO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE
«Fiume Basento inquinato Alluvione del 7 e 8 ottobre
si intervenga prima
del disastro ambientale» stanziati 6,5 milioni di euro
l PISTICCI. «Prima che l’inquinamento diffuso del
Basento si trasformi in disastro ambientale, il commissario straordinario di Bernalda, Ermelinda Camerini, si attivi per mettere in campo tutte quelle
misure di tutela e salvaguardia della salute pubblica
e delle economie locali». Lo chiede in una nota, per
conto di “No Scorie Trisaia”, Felice Santarcangelo.
«Mentre il sindaco di Pisticci – rileva – si limita a
scambiare epistole con il presidente della Regione,
senza che i due mettano in campo azioni significative,
l’inquinamento avanza ed interessa anche Bernalda,
ma potrebbe interessare pure la costa jonica ed i
comuni di Ginosa e Scanzano. Intere economie agricole e turistiche potrebbero essere messe in serio
pericolo. Le locali amministrazioni comunali seguano l’esempio del sindaco di Modugno, Nicola Magrone, che dice stop a nuovi impianti industriali che
possano provocare maggior inquinamento». La Valbasento è un area Sin da bonificare e con un «pesante
inquinamento delle falde acquifere e del fiume Basento: cosa dobbiamo aspettare – conclude Santarcangelo – affinché le istituzioni agiscano, cioè non
rinnovando autorizzazioni per gli impianti a rischio
inquinamento e per tutelare la salute dei cittadini e le
[p.miol.]
vere economie del territorio?».
PIERO MIOLLA
l PISTICCI. Alluvione del 7
ed 8 ottobre: arrivano 6,5 milioni di euro per Pisticci, Bernalda, Montescaglioso e Scanzano Jonico. I quattro comuni
sono stati inseriti nell’ordinanza 145 del capo dipartimento
della Protezione Civile nazionale, che disciplina i primi interventi urgenti per quegli eccezionali eventi meteorologici.
Per gestire lo stato di emergenza, dichiarato il 10 gennaio
dal consiglio dei ministri, è
stato nominato commissario
per l’emergenza il dirigente del
Dipartimento dell’ufficio di
Protezione Civile regionale che
dovrà predisporre un piano di
interventi per il soccorso e l’assistenza alla popolazione, nonché gli interventi urgenti già
completati o da completare. Per
le abitazioni danneggiate, o
sgomberate, è possibile avere
un contributo per l’autonoma
sistemazione fino a un massimo di 600 euro mensili. L’ordinanza regola gli interventi
sul patrimonio pubblico e privato e fa riferimento ad edifici
pubblici, alla loro infrastrutturazione, alle reti di acqua,
luce, gas, telecomunicazioni,
ed alle opere di sistemazione
idraulica ed idrogeologica con
un ordine di priorità che contempla primi interventi urgenti; interventi di ripristino; interventi strutturali di riduzione del rischio residuo. I danni
per i privati possono riguardare le loro abitazioni, gli edifici e le attività economiche e
commerciali. Prevista, inoltre,
la sospensione dei mutui per 6
mesi: i mutuatari hanno diritto
di richiedere agli istituti di cre-
POMARICO IL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO HA AFFRONTATO IL PROBLEMA
POLICORO
INCONTRO DELLA COOPERATIVA LA MIMOSA
L’assistenza domiciliare
un servizio che va incentivato
Tra le priorità il consolidamento di Piana Pacilio e Fosso San Pietro
MICHELE SELVAGGI
l POMARICO. Un Consiglio
comunale straordinario per affrontare il problema frane che
minaccia l’abitato. Diversi versanti a rischio per una collina
che si sfalda a vista d’occhio, i cui
segnali sono sempre più preoccupanti, con il sindaco, Giuseppe Casolaro, costretto ad alzare
la voce verso Regione e Governo
centrale a causa della scarsità
delle risorse comunali, per salvare il salvabile di un centro tra i
più rinomati della provincia. Un
abitato tutto circondato da fossi
profondi. Sei, in particolare: Capo d’Inferno, Gisso, Serrone,
Bordano, Cutana e San Pietro,
tutti interessati da continui pericolosi smottamenti e cedimenti
che fanno pensare al peggio. Situazione precaria che preoccupa
la popolazione, soprattutto quella delle zone prossime ai fossi
maggiormente interessati dai
movimenti franosi. Da qui la convocazione di un Consiglio comunale ad hoc per affrontare e discutere l’importante argomento
che riguarda il rischio idrogeologico insistente sul territorio.
Diversi gli interventi tra cui
quello del consigliere di minoranza Giuseppe Pellegrino che
ha sostenuto come l’intervento
del Comune in zona Piana Pacilio non avrebbe risolto i problemi di stabilità della zona dal
momento che recentemente nella stessa si sono verificati dei cedimenti. Il sindaco ha fatto il
punto sulla situazione sostenendo che l’intervento di Piana Pacilio è stato eseguito proprio per
le pressanti richieste dei cittadini preoccupati per le condizioni di instabilità del versante. Set-
tecento mila euro la somma richiesta al Ministero, che ne accordava solo 500 mila per cui i
lavori venivano regolarmente
eseguiti, grazie ai quali i fabbricati che insistono nella parte più
estrema risultano ancora stabili.
«Ma il Comune – secondo quanto
ha spiegato Casolaro – ha fatto di
più, approvando un progetto per
Piana Pacilio di ben 1.800.000 euro candidandoli a finanziamento
straordinario al Ministero Ambiente.
Il progetto, insieme a quello di
consolidamento di Fosso San Pietro e via Papa Giovanni, è stato
trasmesso alla Regione che li ha
dichiarati prioritari. Per quel
che concerne gli altri interventi
di messa in sicurezza, consolidamento e sistemazione idrogeologica di quasi tutto il territorio
comunale – ha aggiunto Casolaro
– sono stati spesi ben 6.460.000
euro, mentre per gli altri interventi è stata sollecitata la Regione ad assentire al finanziamento
per diverse opere in tutto il ter-
dito la sospensione per 6 mesi
delle rate dei finanziamenti,
optando tra la sospensione
dell’intera rata e quella della
sola quota capitale. «Finalmente – è il commento del sindaco
di Pisticci, Vito Di Trani - siamo ad una fase concreta con la
disponibilità di risorse: l’ordinanza che regolamenta i primi
interventi relativi all’alluvione
di ottobre è una notizia positiva. Le risorse messe a disposizione hanno permesso
una sacrosanta considerazione
dei territori colpiti da parte del
governo che, in precedenza, era
sembrato sordo alle esigenze
delle nostre popolazioni. Per il
futuro, tuttavia, occorrerà dar
seguito al provvedimento con
altre risorse perché i danni sono ingenti, considerando anche l’ondata di maltempo di
dicembre ».
le altre notizie
È emergenza frane
Trasmessi alla Regione gli interventi ritenuti prioritari. C’è pure
via Papa Giovanni
Vincenzo Francomano
n Tracciare un bilancio dell’assistenza domiciliare
nell’Azienda sanitaria di Matera in un periodo in
cui la presa in carico domiciliare e le conseguenti
politiche d’integrazione continuano ad essere un
tema di frontiera nell’ambito dei servizi alla persona. Se ne occuperà un incontro, promosso dalla
coop La Mimosa, che si terrà oggi a Policoro, dalle
15.30, nella sala riunioni della Asm, in via Fellini.
Interverranno responsabili di servizi di assistenza domiciliare e distretti sanitari, sindacalisti,
medici di medicina generale e specialisti. [fi.me.]
ritorio comunale, per una cifra
pari a 8.750.000 euro».
Ha concluso gli interventi il
consigliere Francesco Mancini
che ha sostenuto come sia importante operare sul territorio,
prima che sia troppo tardi, non
dimenticando che a Pomarico è
sempre vivo il ricordo della tragedia che colpì la famiglia Liccese per la perdita della propria
figlia Laura di appena 6 anni,
travolta e uccisa mentre giocava,
dal cedimento di un muro di sostegno alla periferia est dell’abitato pomaricano. Una tragedia
che comunque deve far riflettere
sulla necessità e la priorità degli
interventi.
TERRITORIO
FRAGILE
Il dissesto
idrogeologico tiene
sempre più in
apprensione
la comunità
pomaricana
SCANZANO JONICO
INCONTRO DIVULGATIVO
Drupacee, uso sostenibile di pesticidi
e tutela della salute umana
n Organizzato dall’associazione Lameta di Policoro, in collaborazione con l’Alsia ed altri enti, si
terrà oggi a Scanzano Jonico, nella sala consiliare, dalle 17, un seminario su “Strategie di difesa
integrata e tecniche di gestione sostenibili delle
drupacee”. Saranno affrontati gli aspetti tecnici e
normativi dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi,
definendo le misure per un loro uso sostenibile al
fine di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute
umana, sull’ambiente e sulla biodiversità e promuovere l’applicazione della difesa integrata e di
approcci alternativi o metodi non chimici. [fi.me.]
RASSEGNASTAMPA
Repubblica.it
La Camera boccia la parità di genere
Renzi replica: «Noi la rispetteremo»
Laura Boldrini, presidente della Camera: «Persa una grande occasione»
di Redazione Online
La Camera ha bocciato tutti gli emendamenti per la parità di genere nell’Italicum. L’Aula a scrutinio segreto ha bocciato
l’emendamento bipartisan alla legge elettorale che prevedeva l’alternanza di genere in lista, vietando che potessero esserci
due candidati dello stesso sesso in sequenza. No anche al secondo emendamento, anche questo bipartisan e anche questo
respinto a scrutinio segreto, che prevedeva che nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50%
per i capilista. Respinto anche il terzo e ultimo emendamento che prevedeva la proporzione del 40-60% per i capilista. I
voti contrari al primo emendamento sono stati 335, e i favorevoli 227. Nel secondo caso, l’emendamento è stato bocciato
con 344 voti contrari e 214 a favore. L’ultimo emendamento sulla parità di genere è stato respinto con 298 voti contrari e
253 favorevoli. Lo scrutinio segreto era stato richiesto da 39 parlamentari di Fora Italia, Fdi, Ncd e Udc. Dopo la terza bocciatura, il Pd ha chiesto alla presidente della Camera Laura Boldrini di sospendere l’esame della riforma elettorale, e molte
deputate hanno lasciato l’Aula in segno di dissenso. Le deputate Dem si sono autoconvocate nell’Aula Enrico Berlinguer,
presso gli uffici del gruppo Pd alla Camera, per una riunione in cui discuteranno del da farsi. Gli animi tra i Democratici
però sono divisi: «Per il Pd non cambia assolutamente niente perché noi manteniamo ancora più forte l’impegno per il 50
e 50 nelle liste elettorali», ha detto Lorenzo Guerini. Amareggiata la presidente della Camera, Laura Boldrini, che si era
simbolicamente schierata a favore delle modifiche esibendo una vistosa sciarpa bianca: «Come presidente della Camera
rispetto il voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia». Il premier
e segretario del Pd, Matteo Renzi, però assicura: «Nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata». E proprio Renzi
dovrebbe essere presente martedì mattina all’assemblea dei deputati del Partito democratico, fissata alle 8.30 per un nuovo
confronto sulla legge elettorale.
La spaccatura nella maggioranza
I due partiti principali che sostengono l’Italicum, Pd e Forza Italia, dunque si spaccano sulle quote rosa. Il primo emendamento è stato bocciato con 335 no. I voti a favore sono stati invece 227. Un numero di sì che, sebbene il voto segreto
renda impossibile verificare esattamente come hanno votato nel complesso i vari gruppi, è comunque inferiore al numero
dei deputati del Pd, pari a 293 deputati. Forza Italia ha detto no alle quote perché «sarebbero una norma con problemi di
incostituzionalità evidenti», secondo quanto affermato da Francesco Paolo Sisto, deputato azzurro e relatore alla riforma
del sistema di voto. Il governo, dal canto suo, aveva fatto sapere che sulla parità di genere si sarebbe rimesso all’Aula. Protestano le deputate del Pd: «Il gruppo non ha rispettato l’accordo - dicono - L’accordo era che il gruppo Pd avrebbe dovuto
votare l’emendamento, dando in tal senso indicazione di voto e invece non è andata così visto che i voti a favore sono stati
253 mentre solo noi del Pd siamo 293. Quindi sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche
esponenti di altre forze politiche». Sugli altri nodi della legge elettorale rimasti aperti il parere del governo sarà invece
contrario. E’ stata anche decisa una riformulazione dell’emendamento alla legge elettorale sulla delega all’esecutivo secondo
il quale «i collegi plurinominali non possono essere superiori a 120».«L’intesa è stata raggiunta in zona Cesarini», ha commentato in Aula lo stesso Sisto.
Sentenza Consulta
Sisto aveva spiegato come a supportare la tesi dell’incostituzionalità dell’introduzione delle quote rose nel provvedimento
all’esame del Parlamento vi siano alcune sentenze della Corte costituzionale. «Le leggi - dice - non si fanno su spinta
emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali non si fanno con le norme. Inoltre, se si
introducessero le quote rosa in questo testo avremmo un problema meritocratico nonché quello che si porrebbe qualora vi
fosse un partito caratterizzato da un genere». A chi sottolinea come per altri sistemi di voto la parità di genere sia prevista,
Sisto replica: «In quel caso ci sono le preferenze e immagino che se noi avessimo avuto le preferenze il problema non si
sarebbe neanche posto».
RASSEGNASTAMPA
PrevNext
Punti critici
«Ci sono ancora dei punti aperti, cioè che non sono stati votati ma accantonati. Tra questi, la delega al governo per le tabelle sui nuovi
collegi, le multicandidature e il salva-Lega. Si sta lavorando a emendamenti che consentano di raggiungere un’intesa» ha poi sottolineato Sisto, motivando la richiesta - accolta - di rinvio di alcune ore. Oltre alla parità di genere, quindi, restano ancora da sciogliere i nodi
sulle multicandidature - emendamento richiesto da Ncd, che al momento prevede un massimo di otto candidature multiple ma che gli
alfaniani vorrebbero portare a 10 - e sul cosiddetto «salva-Lega», emendamento di Forza Italia, ora accantonato, che trova l’ostilità dei
partiti «piccoli» e della minoranza Pd.
Il nodo dei collegi
Ma il vero nodo era sulla delega al governo e sulla ripartizione dei seggi. Quella sul numero dei collegi è stato risolto con la decisione
di crearne 120. L’altro scoglio politico da superare è la questione della ripartizione dei voti e quindi dei seggi nel passaggio dal livello
regionale a quello nazionale. Un tema che vede coinvolti soprattutto i piccoli partiti, per l’elevata aleatorietà a cui sarebbero soggetti, con
il rischio di non sapere, una volta che vengono ripartiti i seggi sulla base dei voti ottenuti, chi sarà eletto e dove. Un problema, fanno notare fonti parlamentari, che riguarderebbe tutte le forze politiche che ottengono fino a un massimo del 15% dei voti a livello nazionale.
10 marzo 2014 | 11:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA