“Ognuno è un genio ma se si giudica un pesce dalle sue abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà l’intera vita a credersi stupido” (Albert Einstein) Secondo i dati epidemiologici nazionali i Disturbi Specifici di Apprendimento, convenzionalmente identificati con l’acronimo DSA, interessano circa l'3-5% della popolazione scolastica; nei Disturbi Specifici di Apprendimento rientrano la dislessia (disturbo di lettura), la disortografia, la disgrafia (disturbi della scrittura dal punto di vista costruttivo ed esecutivo) e la discalculia (disturbo del calcolo). I Disturbi Specifici di Apprendimento interessano alcune specifiche abilità di apprendimento scolastico in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica. Secondo le ricerche attualmente più accreditate, i DSA sono di origine neurobiologica, sono determinati cioè da una variazione nel funzionamento delle aree cerebrali deputate alla lettura, alla scrittura e /o al calcolo, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali e psicologici, quindi non conseguenti a scarso impegno o a poca motivazione; inoltre, l'incremento di efficienza atteso non si manifesta nonostante la ripetuta esposizione agli stimoli ma attraverso strategie e metodologie funzionali alle diverse caratteristiche individuali. In Italia da circa 15 anni la questione relativa ai Disturbi Specifici di Apprendimento viene considerata in modo più o meno sistematico in alcune regioni e affrontata con interventi strutturali, in altre regioni l’iniziativa è delegata, invece, alla singola istituzione o alla famiglia; la letteratura scientifica e le esperienze dirette con i ragazzi e con le loro famiglie evidenziano, però, un dato significativo: se non affrontati adeguatamente le conseguenze si possono ripercuotere sia sul piano psicologico sia sul piano sociale sia in ambito lavorativo. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento impongono una serie di cambiamenti al bambino, che inizia un iter riabilitativo/rieducativo e un percorso che richiede una nuova consapevolezza di sé, ai suoi genitori, che devono affrontare un percorso di accettazione, di elaborazione della difficoltà e di acquisizione di conoscenze volte a sostenere i figli nel percorso post diagnosi, agli insegnanti, che devono progettare azioni didattiche individualizzate e personalizzate volte a favorire un apprendimento efficace ed ai servizi sociosanitari che devono affrontare un numero crescente di diagnosi e tutto ciò che ne consegue. Negli anni, la sensibilizzazione crescente verso i DSA e la crescente informazione-formazione ha permesso la realizzazione di interventi volti a far conoscere maggiormente le caratteristiche di tali disturbi ma una problematica ancora vigente riguarda la messa in rete delle competenze, degli strumenti e delle strategie volte ad intervenire in modo non discriminatorio e rispettoso delle differenti caratteristiche individuali; inoltre, alcuni studi (Ghidoni, Angelini, 2008) 1 dimostrano che le diagnosi effettive presso i servizi sanitari pubblici riguardano solamente circa l’1% della popolazione, evidenziando che sono ancora molti i casi in cui i DSA non vengono riconosciuti, con conseguenze negative sia nella carriera scolastica e lavorativa, sia dal punto di vista psicologico e sociale. Ghidoni E. e Angelini D. (2008), Esperienze di diagnosi negli adulti. Preparazione e utilizzo diagnostico di una batteria specifica. Relazione presentata al Convegno Dislessia evolutiva negli adolescenti e adulti, Reggio Emilia. 1 Per ulteriori informazioni http://www.aiditalia.org/it/cosa_e_la_dislessia.html http://www.airipa.it/cosa-sono-i-dsa/ http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dsa http://www.inclusione.it/leggere-i-dsa/
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