T r i m e s t r a l e d e l l ’A s s o c i a z i o n e N a z i o n a l e A l p i n i - S e z i o n e d i I v r e a 10015 Ivrea - Via A. De Gasperi 1 - C.P. 218 - tel. e Fax 0125.618158 - E-mail: [email protected] - Sito internet: www.ivrea.ana.it Anno LXVII - N° 3 settembre 2014 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46 ) art.1, comma 1, NO/Torino Stampa: Tipolitografia Bolognino, Ivrea - Direttore Responsabile: Carlo Maria Salvetti - In abbonamento ai Soci Sul Mombarone 1 3-2014 LO SCARPONE CANAVESANO sommario Ammainabandiera alla Testafochi pag. 2 Piccole storie della Grande Guerra È iniziata una lunga volata Gioie e lutti Vita dei Gruppi: Orio Canavese, Cascinette, Chiaverano, Mazzè, Parella, Bairo L’Operazione “Sorriso” vista dall’altra parte “La lupa e il leone" di Margherita Barsimi Editoriale Orgogliosi di essere italiani 3 Pellegrinaggio al sacrario della Cuneense 4 Raduno intersezionale del Mombarone 5 Pellegrinaggio al Santuario di Belmonte 5 Fanfara e Protezione Civile 6 Alpiniadi 2014 7 Le prime fasi del conflitto in Europa 8-9 Il conflitto nel teatro extra-europeo 10-11 12-13 14 15 18-19 20 Ottobre 5 Pellegrinaggio al Sacrario Militare Caduti d’Oltremare di Bari – Bari 12 62° Convegno della Fraternità Alpina a Parella e 25° di Fondazione del Gruppo – Ivrea 12 Festa della Madonna del Don a Mestre – Venezia 18÷19Raduno 2° RGPT a Monza – Monza Dicembre 16Riunione Presidenti Sezioni ANA Italia a Milano 14 Tradizionale S.Messa nel Duomo di Milano – Milano OFFERTE Offerta per Protezione Civile Offerte per Scarpone Canavesano Angelo Ferrero Aprato 50 Gruppo Alpini Lugnacco 50 Giulio Ceretto 50 Giuseppe Martinelli 20 Ammainabandiera alla Testafochi 2 3-2014 NUMERO 3 - 2014 16-17 manifestazioni 2014 Novembre 25Riunione Capi Gruppo a Nomaglio – Ivrea Trimestrale della Associazione Nazionale Alpini Sezione di Ivrea In copertina: Sulla colma del Mombarone Proprietario-Editore: Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Ivrea 10015 Ivrea Via A. De Gasperi 1 C.P. 218 - Tel. e Fax 0125.618158 E-mail: [email protected] Sito: www.ivrea.ana.it Presidente: Marco Barmasse Direttore Responsabile: Carlo Maria Salvetti Comitato di Redazione: cav. Franco Amadigi Remo Iosio - Luigi Sala Alla redazione di questo numero hanno collaborato: Fabio Aimo Boot Ivo Chiolerio Ciribola Giorgio Mosca Paolo Querio Andrea Regruto Tomalino Eraldo Virone Enzo Zucco Stampa Tip. Bolognino, Ivrea Aut. Trib. Ivrea n. 5 del16/3/1949 Iscrizione al R.O.C. n. 21662 Giovedì 24 luglio scorso è stata eseguita ad Aosta, per l’ultima volta, la cerimonia dell’ammainabandiera nella caserma Testafochi, definitivamente dismessa perchè ceduta alla Regione Autonoma Valle d’Aosta per essere adibita a sede universitaria. Nella caserma, sede del prestigioso e decorato Battaglione “Aosta” (unica M.O.V.M. della Grande Guerra nel Corpo degli Alpini), si è svolta una grandiosa e solenne cerimonia che ha visto una notevole partecipazione di pubblico e la presenza di un numero rilevante di alpini, molti dei quali prestarono servizio di leva nell’”Aosta”. Imponente e suggestivo lo schieramento nell’ampio cortile, formato da una compagnia in armi, dalla Fanfara della Taurinense, da numerosi vessilli sezionali e da una marea di gagliardetti. Oltre alle Autorità Civili della Regione e della città di Aosta, era presente il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. c.a. Claudio Graziano, il Comandante delle Truppe Alpine Gen. c.a. Alberto Primicerj, e numerosi altri Ufficiali, Generali e Superiori, sia in servizio che a riposo. Da notare la presenza del Gen. c.a. (a riposo) Aldo Varda che ha pronunciato una sentita e commossa allocuzione ricordando il periodo trascorso al Battaglione Aosta come comandante di compagnia e quello successivo in cui, al comando della Scuola Militare Alpina, ebbe il battaglione alle proprie dipendenze. Di rilievo è stata la partecipazione alla cerimonia da parte della nostra Sezione, per la presenza del Presidente Barmasse, del VicePresidente Vicario Botaletto, di alcuni Consiglieri Sezionali e di vari Gruppi canavesani con i rispettivi gagliardetti. Franco Amadigi EDITORIALE di Carlo Maria Salvetti Orgogliosi di essere italiani Determinazione e coraggio nel voler demolire le forze di resistenza al cambiamento Torri di luce a New York: un dovuto tributo alle vittime, ma anche un'icona del cambiamento A utorevoli quotidiani stranieri, spesso e volentieri, si permettono di dileggiare l’Italia e gli italiani, noncuranti delle difficoltà e dei problemi che incombono sui loro stessi Paesi. A queste autorevoli testate si aggiungono messaggi sempre più negativi di altrettanti quotidiani nostrani. Ogni giorno si sente ripetere che ormai siamo in condizioni tali da non assicurare al Paese competitività in quanto imprigionati da un sistema avente come unico obiettivo la minimizzazione degli effetti di qualunque decisione. In parole povere si parla di un sistema totalmente incapace di reagire. Ma non è così che si creano nuove opportunità. Il sistema ha bisogno di azione, di impegnarsi senza paura con la sfida globale. Non è più tempo di aspettare che vengano modificate le regole, occorre agire e rompere i vecchi schemi, diventare promotori di quel cambiamento che vogliamo vedere nella società. Non dobbiamo più combattere con la realtà esistente, con l’inefficienza, con la burocrazia, dobbiamo pensare ad un modello nuovo che renda obsoleta l’attuale realtà. La speranza sul futuro è in mano alla gente che ha iniziativa, che ha determinazione e coraggio nel voler demolire le forze di resistenza al cambiamento. Il futuro non dipende da nessun altro se non da noi; dimostrare di essere di nuovo gente ammirata in tutto il mondo a fronte di una ricostruzione di un nuovo capitale sociale , di una ricchezza collettiva data dalla fiducia e dal senso di responsabilità verso gli altri e le istituzioni. Per questo , a costo di diventare monotono, ripropongo un messaggio di Carlo Maria Martini, inserito nel quarto numero del 2012 sul nostro giornale, più attuale che mai in questo momento. “Occorre tornare ad essere leali cittadini, noi italiani dobbiamo capire che domani emergeranno dalla massa quelli che avranno una base solida, una formazione intellettuale e morale sicura. Perché ognuno dovrà crearsi da sè il suo avvenire, faticosamente, pezzo per pezzo con tenacia e sacrificio; riuscirà meglio chi sotto al lavoro e al sacrificio abbia saputo piegare le spalle e piegare le gambe. Noia, apatia, indifferenza e, peggio che mai, esasperazione contro il nostro dovere sono un delitto contro noi stessi e contro la società di cui facciamo parte”. Così torneremo orgogliosi di essere italiani, di dire che siamo tornati gente capace come gli altri, perche lo siamo. 3 3-2014 di Ciribola Pellegrinaggio al Sacrario della Cuneense 6 luglio 2014 - Il grande pullman finalmente sale per le oggi più agevoli strade della Val Tanaro, dopo aver lasciato Ceva. Si va su, al Col di Nava, dove il Piemonte incontra la Liguria, dove la Val Tanaro bacia la Val Arroscia. Terre che evocano profumi di lavanda, sapori di vitigni nobili ancorché poco conosciuti come l’Ormeasco ed il Rossese; terre che raccontano storie antiche dei Doria, dei Clavesana e, perfino, di streghe; terre pregne di odori di castagni, di agli, di funghi e di fraganze di delicate erbe. Sono valli delle Alpi Marittime a cui la guerra, quella di settant’anni fa, aveva sottratto i figli più belli. E li aveva strappati in modo crudele: in molti uccisi, congelati, dispersi nel gelo della bianca, immensa pianura che costeggiava il grande fiume ghiacciato, ed altri, ancora, sterminati dagli stenti patiti nei campi di prigionia russi. Intere vallate liguri e del cuneese spopolate della gioventù più forte, quella che avrebbe 4 3-2014 dovuto sostenerne la vita e tramandarne la genìa. Sono i 13.470 Alpini della Cuneense non tornati dalla Russia, e si sale al Colle per ricordarli. Noi, al Colle, si è davvero in tanti ed i reduci sempre più in pochi: tre, forse quattro, ma la loro presenza emoziona, graffia e scalfisce gli animi ancor più dei riti, delle funzioni e delle parole che si susseguono. Uomini curvi sotto il peso degli anni, delle angosce patite, aiutati dal bastone e sorretti da chi è più giovane, ma fieri con in testa il loro cappello alpino, quello che indossavano nel fiore degli anni - era il gennaio 1943 - a Rossosh; quel cappello che vide i pesanti T34, carri armati russi da quaranta tonnellate, attraversare il Don ghiacciato per inseguirli nel ripiegamento; quel cappello su cui caddero le nevi, poi macchiate col loro sangue, di Popowka, Novo Postojalowka, Postojalyi, Annowka, Warvarowka, Molakijeva, Voronovka, Waluiki e, per i più fortunati, di Nikolajewka; quel cappel- lo che ne vide tanti altri cadere nella neve senza essere più raccolti, così tanti da non volerli più contare ma solo ricordarli tutti, uno ad uno... *** È tardi. Si lascia il Sacrario della Cuneense, il Col di Nava, e si torna alle case. Si pensa a quei poveri ragazzi che oggi abbiamo idealmente abbracciato, ma domani, con le generazioni a venire, chissà... Con la voce ormai poca - ed in pochi alquanto stonati - si attacca Joska la rossa pensando a quei nostri “veci” della Russia. La strada che accompagna la val Tanaro è sempre più agevole a mano a mano che si scende, mentre sul pullman si diffonde il profumo della lavanda comprata stamane al mercatino... Busa con crose, sarà stà i putei? La par na bara e invece xe na cuna. E dentro dormon tutti i tò fradei, fermi impalà con i oci ne la luna. Joska, Joska, Joska... di Enzo Zucco La Fanfara in trasferta N ei mesi scorsi la nostra Fanfara per ben tre volte è stata in trasferta, ospitata dal Gruppi Alpini di Mezzenile (Sez.di Torino), di Felizzano (Sez. di Alessandria) e di Caraglio (Sez. di Cuneo). Venerdì 27 giugno ha aperto, con un apprezzato concerto, i festeggiamenti indetti dal Gruppo di Mezzenile per l’85° anni- versario di fondazione ed il 40° di rifondazione. Domenica 29 giugno, a Felizzano, i nostri musici alpini, guidati come sempre dall’impareggiabile M.llo Magg. Sergio Bonessio, sono stati la colonna sonora al 47° Raduno Sezionale di Alessandria ed al 30° di fondazione del locale Gruppo Alpini. Infine, sabato 19 e domenica 20 luglio la Fanfara ha affrontato un’impegnativa tra- sferta a Caraglio per l’11° Raduno Alpini della Sezione Cuneese. Lo stesso Gruppo aveva già ospitato i nostri musici in occasione della grande Adunata Nazionale di Cuneo 2007. Tutti e tre gli appuntamenti, caratterizzati sempre da una fraterna accoglienza e da un’entusiastica ospitalità alpina, hanno ottenuto il vivo gradimento della nostra Fanfara Sezionale. di Eraldo Virone Gli impegni del nucleo della protezione civile L a giornata annuale di addestramento del Nucleo di Protezione Civile della nostra Sezione si è svolta il 29 aprile scorso, con un intervento di pulizia e di sistemazione eseguito nel parco della Villa Scolpis, al cui interno è situato l’Hospice Casainsieme, una struttura che ospita ed assiste i malati terminali. Il parco nel quale abbiamo svolto il no- stro intervento è particolarmente rinomato sotto l’aspetto botanico essendovi piantati un numero considerevole di alberi d’alto fusto, alcuni di particolare pregio. Da notare, peraltro, che per consuetudine, da quando è divenuto operativo (2007), il nostro Nucleo svolge una volta all’anno un intervento a favore del suddetto Ente. Siamo intervenuti di buon mattino con 35 volontari, equipaggiati di tutto il necessario, ed alla fine della giornata abbiamo concluso tutto il lavoro previsto. Nella notte di Venerdì 8 agosto u.s. il Nucleo P.C. della nostra Sezione ha svolto il servizio di supporto logistico alla tradizionale camminata notturna che parte da Andrate per concludersi ad Oropa. I nostri volontari erano partiti da Ivrea sotto una fitta pioggia che li ha accompagnati fino ad Andrate. Verso la mezzanotte, però, il cielo si è rasserenato, consentendo ai partecipanti ( circa 140) di partire ed incamminarsi con buona lena; alle ore 6 del sabato i primi erano già in vista di Oropa, ed alle 7 sono arrivati gli ultimi. Un ringraziamento ai volontari che hanno partecipato al servizio, sempre attivi ed attenti, è d’obbligo. Colgo l’occasione per ricordare la scomparsa del nostro volontario Stefano Foresto, sempre attivo alle nostre chiamate finchè la salute glelo ha consentito. Al fratello Domenico ed alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze. 5 3-2014 Il raduno sul Mombarone G li alpini delle sezioni di Biella, Aosta ed Ivrea si sono ritrovati, domenica 24 agosto, sulla cima del Mombarone per il raduno biennale giunto ormai alla 15ª edizione. Il vento ed il sole hanno scacciato le nebbie del giorno precedente, regalando una incomparabile vista sulle Alpi e sulla pianura e aumentando la soddisfazione di essere in vetta al cospetto del monumento al Redentore, la cui ricostruzione, tenacemente perseguita in particolare dagli alpini canavesani, è stata la magnifica realizzazio- ne di un sogno e bene esprime i valori della nostra associazione. Erano presenti i presidenti delle tre sezioni Marco Barmasse, Carlo Bionaz e Marco Fulcheri, per il consiglio direttivo nazionale Luigi Sala ed il vice presidente vicario Renato Zorio, alcuni sindaci, molti alpini con i loro gagliardetti, venti erano i gruppi della nostra sezione. La S. Messa, ai piedi del Redentore, è stata seguita con grande partecipazione e raccoglimento, anche per la passione e le riflessioni che il celebrante, don Renzo Gamerro, ha saputo infondere con le sue parole. Particolarmente emozionante e commovente è stato il “Signore delle cime” suonato dai musici della nostra fanfara sezionale. Erano in dieci e, come sempre, hanno reso più completa e coinvolgente la manifestazione, a partire dall’alzabandiera per finire con i momenti di festa ed allegria. L’appuntamento è ora per il 2016, quando celebreremo anche il 25° anniversario dell’inaugurazione del monumento. (m.b.) 6 6 3-2014 3-2014 di Paolo Querio Pellegrinaggio alle “Penne Mozze” E rano 52 i gagliardetti dei Gruppi presenti al pellegrinaggio alle Penne Mozze svoltosi a Belmonte, la prima domenica di settembre. La Messa è stata celebrata da padre Alberto, del convento francescano vicino al santuario, mentre l’orazione ufficiale è stata tenuta dal Vice-Presidente vicario Sergio Botaletto. Hanno accompagnato la sfilata e la funzione religiosa la Fanfara e il Coro della sezione che con le loro note e i loro canti hanno creato un’atmosfera suggestiva all’interno del Parco naturale. Per finire una riflessione. L’altare in pietra del monumento risale a prima del Concilio Vaticano II° e fu costruito secondo i canoni dell’epoca, in cui il celebrante dava le spalle ai fedeli. La riforma conciliare ha poi disposto che il sacerdote celebri la Messa con il viso rivolto verso il pubblico. Ora, a Belmonte, per ovviare alla situazione, ogni volta si fa uso di un altarino in legno: non sarebbe bello che qualcuno prenda l’iniziativa e, con tre blocchi di pietra, realizzi un altare permanente simbolo degli alpini duri come la roccia? 7 3-2014 Alpiniadi di Fabio Aimo Boot Un brillantissimo risultato 8 3-2014 L a lunga ricerca degli atleti per comporre la squadra della nostra Sezione è sempre difficoltosa; questa volta, poi, in considerazione dell’importanza della manifestazione, lo era ancor più. Certamente, però, non potevamo immaginare di ottenere un risultato così eclatante. Erano presenti circa 1200 atleti tra alpini in armi e congedati, e le Sezioni rappresentate erano 55. Ebbene, noi, zitti zitti, ci siamo piazzati al sesto posto nel medagliere ed al settimo nella classifica a punti! Un risultato impensabile: siamo stati bravi nella staffetta del venerdì mattina, veloci nel duathlon del pomeriggio, tenaci nella marcia di sabato e brillanti nell’individuale di domenica. Insomma, tutti hanno capito che l’Ivrea c’era e ci sarà sempre di più. Le gare sono iniziate venerdì 6 giugno a Chiusa Pesio dove si è svolta la staffetta veloce con partenza tra i boschi ed arrivo tra le viuzze del borgo, corsa allietata dai numerosi bambini sul percorso e dalle genti in festa lungo tutti i 7.650 metri del tracciato . Nel pomeriggio, a Borgo San Dalmazzo, è partita la gara di duathlon, una novità nelle competizioni alpine, composta da un doppio giro di 3 km di corsa ed un successivo percorso di 11 Km. da percorrere in bicicletta, lungo il torrente Gesso e la ciclabile Cuneo-B.S.Dalmazzo. Il paese, sede di tutta l’organizzazione, era agghindato a festa e i numerosi spettatori non sono stati avari in fatto di incitamento. A coronare la giornata ci ha pensato il nostro Pierandrea Ceschin (del gruppo di Strambino) che con uno strepitoso primo posto assoluto è salito sul podio rendendoci contenti ed orgogliosi per l’eccezionale risultato. Il giorno successivo ci siamo recati a Limone Piemonte ove era prevista la marcia di regolarità, una disciplina poco praticata da noi, anzi quasi sconosciuta, ma interessante e molto divertente. Lungo il percorso, poco meno di 20 Km. su di un tracciato che partendo da Limonetto saliva verso il col del Tenda, siamo passati, sotto un sole splendente, tra boschi, praterie, sulla neve e vicino a vecchi forti militari. Verso la fine della gara siamo ridiscesi lungo una pista da sci a Limone ove era posto l’arrivo, direttamente in piazza tra due ali di folla. Domenica è stata la giornata conclusiva, dove siamo partiti in 19 alla volta di Cervasca per la gara principe, l’individuale di 11 km. Di rilievo per questa gara va segnalata la partecipazione del “vecio” Fournier Ferruccio classe ’39 e del nostro “bocia”Gamba Alessio classe ’82, i quali si sono classificati, nelle rispettive categorie, al 6° e 24° posto. Non vanno neppure dimenticati i due aggregati Merlo Luisella e Mario Monia Fornero, che ci hanno aiutato a conseguire punti per la classifica. La cerimonia di chiusura si è svolta a Borgo San Dalmazzo e, come da prassi olimpica, alla fine il tripode è stato spento non prima di aver prelevato la fiamma che partirà alla volta del colle dell’Agnello. Lì resterà per 4 anni in attesa degli Alpini che la preleveranno per portarla nella località ove saranno indette le prossime Alpiniadi. Non mi resta che ringraziare la Sezione di Ivrea per il concreto sostegno accordatoci, nonchè tutti i componenti della nostra squadra - di cui ritengo doveroso segnalare il nominativo in stretto ordine alfabetico - per l’impegno e la fatica profusi durante tutte le gare: Aimo Boot Fabio, Baratono Rosario, Benedetto Eric, Benone Cristiano, Benone Paolo, Bianchetti Luigi, Boglino Ezio, Borgesio Luca, Cagnino Ezio, Campani Alberto, Cantello Giampaolo, Ceschin Pierandrea, Clemente Mauro, Clemente Ugo, Favre Marco, Fornero MoniaMario, Fournier Ferruccio, Galisse Mauro, Galisse Valter, Gamba Alessio, Gamba Aldo, Gigliotti Luciano, Lissolo Marco , Merlo Luisella, Pellicanò Giampiero, Pitti Claudio, Pollino Franco, Ronchetto Graziano, Vairos Lino. 9 3-2014 di Franco Amadigi Le prime fasi del conflitto in Europa I LA CRISI DI LUGLIO l 28 giugno 1914, giorno di solenni celebrazioni e festa nazionale serba, l’erede al trono austriaco Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia, recatisi a Sarajevo in visita ufficiale, furono colpiti a morte da alcuni colpi di pistola sparati dal nazionalista diciannovenne serbo Gavrilo Princip. Da questo avvenimento scaturì una drammatica crisi diplomatica che precedette e segnò l’inizio della guerra in Europa. Nei giorni che seguirono l’attentato vi furono violente manifestazioni antiserbe a Vienna e Brno per sollecitare un intervento armato contro la Serbia. L’imperatore Francesco Giuseppe, però, non era entusiasta ad eseguire tale progetto perchè temeva che l’attacco austriaco alla Serbia avrebbe coinvolto altre potenze, ed in particolare la Russia, la quale si sarebbe sentita costretta, in nome del panslavismo, ad accorrere in aiuto dei serbi. Di tutt’altro avviso era l’atteggiamento della Germania, che faceva pressione affinchè si rompessero gli indugi, nella convinzione che la Russia non fosse assolutamente pronta per la guerra. La sensazione dell’imminenza di una crisi si stava attenuando, essendo ormai passati 18 giorni dall’attentato, quando il Consiglio dei Ministri austriaco, con il consenso del vecchio imperatore, decise, il 14 luglio, di inviare entro una settimana un ultimatum alla Serbia. Venne approntato un documento contenente termini durissimi, nella consapevolezza che la Serbia avrebbe respinto le condizioni austriache e che il passo successivo, quindi, sarebbe stato un intervento militare. Il 23 luglio l’ultimatum venne consegnato alla Serbia che lo accettò solo parzialmente decidendo la mobilitazione. Conseguentemente, il 28 luglio 1914, l’Austria-Ungheria dichiarava guerra al Regno 10 3-2014 di Serbia determinando l’irrimediabile acuirsi della crisi e la progressiva mobilitazione delle potenze europee per il gioco delle alleanze tra i vari stati. Alla mezzanotte del 4 agosto 1914 erano cinque le potenze entrate in guerra (Austria-Ungheria, Germania, Russia, Gran Bretagna e Francia), convinta ognuna di poter avere ragione degli avversari in pochi mesi. Molti ritenevano che la guerra sarebbe finita a Natale del 1914, o tutt’al più a Pasqua del 1915. Invece il conflitto sarebbe terminato nel novembre del 1918, dopo aver provocato sedici milioni di morti tra militari e civili. L’Italia, il Portogallo, la Grecia, la Bulgaria, la Romania e l’Impero Ottomano inizialmente rimasero neutrali, ai bordi del campo di battaglia, ma pronti a entrarvi appena avessero intravisto qualche vantaggio. I FRONTE OCCIDENTALE L’INVASIONE DI BELGIO E FRANCIA n questo settore la strategia tedesca mirava a sconfiggere la Francia con una “guerra lampo”, secondo un piano messo a punto fin dal 1905, perfezionato poi nel 1912, che prevedeva l’invasione della Francia a nord attraverso il Belgio, con l’occupazione di Parigi e la sconfitta dei francesi in sei settimane. Nel frattempo dieci divisioni avrebbero tenuto in scacco i russi ad oriente, confidando nella lentezza della mobilitazione delle armate dello zar, fino al momento in cui la Germania avrebbe potuto rivolgere tutte le proprie forze contro la Russia. Il 2 agosto i tedeschi occuparono il Lussemburgo senza opposizione, mentre più a nord, alla frontiera con il Belgio, essi avanzarono a gran velocità dando corpo all’invasione. Il successivo 4 agosto le forze tedesche andarono all’assalto del primo vero ostacolo sul loro cammino: il campo fortificato di Liegi con la sua guarnigione di 35.000 soldati. L’attacco durò più del previsto e solo il 7 agosto la fortezza centrale capitolò. Dopo la caduta di Liegi la maggioranza dell’esercito belga si ritirò verso ovest, mentre più a nord i tedeschi bombardarono Anversa con uno Zeppelin, durante le fasi preliminari dell’assedio della città che durò fino al 28 settembre e comportò enormi devastazioni. Il 12 agosto le avanguardie del corpo di spedizione britannico attraversarono la Manica scortate da 19 navi da guerra. In dieci giorni furono sbarcati 120.000 uomini senza che una sola vita o una sola nave andassero perdute, in quanto la Marina Imperiale tedesca non ostacolò le operazioni di sbarco. Il 20 agosto le truppe tedesche entrarono a Bruxelles. All’estremità meridionale del fronte i francesi, penetrati in Alsazia e vicini alla città di Mulhouse, giunsero a sedici chilometri dal Reno, ma non riuscirono ad andare oltre. Più a nord, in Lorena, i francesi furono sconfitti a Morhange e iniziarono a ritirarsi verso Nancy; la città, nonostante la pressione tedesca, resse l’urto grazie ai sacrifici della 2ª armata francese. Il 22 agosto iniziò l’avanzata tedesca lungo tutto il fronte; la 5ª armata francese fu cacciata da Charleroi, mentre iniziò la furiosa battaglia di Mons, battesimo del fuoco per il Corpo di Spedizione Britannico. Il 23 i tedeschi riuscirono a rompere la resistenza delle forze dell’Intesa e proseguirono nell’avanzata, costringendo a ripiegare i francesi da Charleroi ed i belgi da Namur. Il 2 settembre il governo francese si rifugiò a Bordeaux e le truppe anglo-francesi si attestarono sulla Marna, facendone saltare tutti i ponti. Il giorno dopo l’esercito tedesco era a soli 40 km da Parigi. In questa situazione di panico generale - un milione di parigini aveva abbandonato la città - il governatore militare di Parigi, generale Gallieni, approntava le difese avendo a disposizione una nuova armata appena costituita da schierare nel sistema di trincee e fortificazioni che attorniavano la capitale. Il 12 settembre, comunque, con l’aiuto dei Britannici, i francesi bloccarono l’avanzata nemica ad est di Parigi durante la prima battaglia della Marna. Gli ultimi giorni di questa battaglia decisiva segnarono la fine della guerra di movimento ad occidente e l’inizio di una logorante guerra di trincea lungo solide postazioni. IL FRONTE ORIENTALE M entre sul fronte occidentale continuavano furiosi i combattimenti sul confine franco-tedesco e soprattutto in Belgio, i primi scontri ad oriente furono contrassegnati più da rapidi mutamenti di fortuna che da vantaggi decisivi per una delle due parti. Inoltre, il piano degli Imperi Centrali, che prevedeva un’offensiva iniziale diretta a tagliar alla radice la “striscia” polacca con una manovra a tenaglia, era stato compromesso da movimenti tatticamente scoordinati compiuti dalle truppe tedesche. La Germania, anzi, che aveva schierato la sola 8ª armata con il compito di difendere la Prussia Orientale, rischiava di essere sopraffatta dalle truppe dello zar Nicola II, il quale aveva mobilitato anzitempo la 1ª e la 2ª armata contro la Prussia, nel tentativo di allentare la pressione tedesca verso la Francia. Dopo una prima serie di sconfitte, la Germania destituì il comandante in capo delle proprie armate orientali con il generale in pensione Paul von Hindenburg che nominò suo capo di stato maggiore Erich Ludendorff. I due annientarono a Tannenberg i Russi, soccorsero le armate austro-ungariche in Polonia ed iniziarono il contrattacco in direzione di Varsavia. Nonostante l’enorme potenziale dell’esercito dello zar , composto da ben sette armate, le forze degli Imperi Centrali riuscirono ad arrestare il “rullo compressore” russo ed a contrattaccare sfruttando il miglior sistema ferroviario a loro disposizione. Ludendorff, attaccando sulla Vistola, riuscì a far ripiegare la 1ª armata russa a Varsavia e quasi ad accerchiare la 2ª, respingendo i russi sulla linea dei fiumi Bzura e Ravka con l’aiuto anche di nuove forze provenienti da occidente. La diminuzione delle provviste e delle munizioni indusse poi lo zar a ritirare ulteriormente le proprie truppe trincerandole lungo i fiumi Nida e Dunajec, lasciando al nemico l’estremità della striscia polacca. Anche ad est, come ad ovest, le ostilità erano giunte ad un punto morto, con le forze contrapposte attestate su solide linee trincerate; ma da questa parte l’inadeguatezza delle industrie russe non permetteva loro di sopperire alla guerra allo stesso modo di quelle delle forze alleate occidentali. L’INVASIONE DELLA SERBIA B enché fosse tecnicamente il luogo dove la guerra aveva preso avvio, il fronte serbo fu relegato ben presto a teatro secondario di un conflitto divenuto ormai mondiale. Con il grosso delle sue forze concentrato in Galizia contro i russi, l’Austria-Ungheria il 12 agosto 1914 diede avvio all’invasione del territorio serbo. Guidate dal generale Radomir Putnik le truppe serbe, supportate anche dalle forze del Regno del Montenegro, opposero una ostinata resistenza, infliggendo agli invasori una sconfitta nella battaglia del Cer (1619 agosto) ed obbligandoli a ritirarsi oltre frontiera. Gli austro-ungarici lanciarono una nuova invasione il 5 novembre, riuscendo ad occupare la capitale Belgrado. Putnik fece arretrare lentamente le sue forze fino al fiume Kolubara, dove inflisse una disastrosa sconfitta agli invasori obbligandoli ancora una volta alla ritirata; il 15 dicembre 1914 i serbi ripresero Belgrado, riportando la linea del fronte ai confini prebellici. L’IMPERO OTTOMANO N el 1914 l’Impero ottomano era ormai in solidi rapporti con la Germania, che da tempo aveva investito capitali nello sviluppo economico dell’Impero medesimo, curandone anche l’addestramento dell’esercito. Sebbene fosse stato firmato il 1º agosto 1914 un trattato segreto di natura militare ed economica con la Germania, il governo ottomano era ancora diviso sulla scelta di unirsi agli Imperi centrali. Il sequestro da parte dei britannici, all’inizio della guerra, di due navi da battaglia turche in costruzione nei cantieri inglesi provocò forte indignazione a Istanbul, ed i tedeschi ne approfittarono per cedere agli ottomani i due incrociatori Goeben e Breslau, sfuggiti alla caccia nemica nel Mediterraneo. Il 29 ottobre 1914 le due navi, battenti bandiera turca, bombardarono e posarono mine davanti ai porti russi sul Mar Nero, e gli Alleati replicarono con una dichiarazione di guerra. L’entrata in guerra dell’Impero ottomano apriva nuovi scenari di conflitto in teatri molto distanti l’uno dall’altro: nel Caucaso la Russia si ritrovò a sostenere un difficile secondo fronte in un territorio impervio, mentre la presenza ottomana in Mesopotamia e Palestina minacciava due cardini dell’impero coloniale britannico, la raffineria petrolifera persiana di Abadan (vitale per i rifornimenti di carburante della Royal Navy) ed il canale di Suez. 11 3-2014 di Ciribola Piccole storie della Grande Guerra Giors dla Gina, vintequatr’ani, dal “Val d’Orco” 1915 - Monte Nero e posizionamento Battaglioni Alpini il 10 luglio Q 12 3-2014 ui niente gli fa pensare alla sua Vidracco; no, assolutamente nulla. Il suo Chiusella è ben più brontolone di quell’Isonzo che, laggiù, percorre tranquillo il largo fondovalle, ed anche queste montagne, le Giulie, hanno poco in comune con i suoi Monti Pelati. Le ragazze - quelle poche che ha visto qui, attraversando Tolmino - hanno quasi tutte carnagione e capelli chiari (mamma Gina direbbe che sembrano “slavà, quasi malave”) e nemmeno loro gli ricordano Maddalena. Già! Maddalena... L’aveva vista l’ultima volta lo scorso aprile, quando era stato in licenza, pochi giorni, al paese. Era la festa patronale di San Giorgio e la gioventù della borgata si era ritrovata al ballo. Una fisarmonica ed un clarino per accompagnare i giovani nei vorticosi valzer musette che dalla vicina Francia gli emigranti stagionali avevano portato nella loro vallata. Maddalena... La rivedeva sorridente e felice mentre vorticosamente volteggiavano, quasi a stordirsi, sulle note di Burrasque. L’aveva invitata per un ballo e non si erano più allontanati l’uno dall’altra per tutta la sera. Ed era ormai tardi quando l’aveva lasciato con un dolce, lungo sorriso che, tacitamente, era una promessa per un incontro a venire... No! la sua Vidracco e, chissà, “la sua” Maddalena sono sicuramente estranee e lontane da questo mondo. Da inizio del mese - è il 21 luglio 1915 Giorgio Ceratto, Giors dla Gina per quelli della borgata, è ritornato in prima linea, nelle trincee in quota. Lui ed i suoi compagni del Val d’Orco hanno dato il cambio agli alpini del Cividale sulla Colletta del Krzliak, un pericoloso lembo del fronte dell’alto Isonzo, sotto le minacciose cime del Monte Rosso e del Monte Nero. E qui, in trincea, proprio ieri, martedì 20, Giors ha compiuto ventiquattro anni. Una ricorrenza scivolata via senza sorrisi, lontano da mamma Gina e dalla sorella Maria; un anniversario vissuto con l’animo angosciato per l’imminente temibile assalto che si dovrà portare a quota 2077, sul fianco orientale di Monte Nero. Sarà il vero battesimo del fuoco per gli alpini del Val d’Orco che, finora, tranne qualche scaramuccia, sono stati poco impegnati sulla linea del fuoco. Puntuale, inizia il tiro delle artiglierie. Paurosi boati al deflagare delle Alpino Ceratto Giorgio di Vidracco granate cadute vicine ai camminamenti. Un plotone di arditi alpini striscia con le cesoie verso la prima fila di reticolati austriaci e ne inizia il taglio; presto scoperto, diventa bersaglio del fuoco delle mitragliatrici e dei fucili nemici. Si sentono le disperate invocazioni di aiuto dei feriti, mentre altri rimangono inanimati sul terreno. Gli alpini della 238ª e della 239ª compagnia, quella di Giors, sono sotto il muraglione roccioso che porta alla Colletta, tra il Monte Rosso e il Monte Nero, pronti all’assalto. Giorgio stringe il suo ‘91 con la baionetta inastata. Il suo animo è in tumulto, come quello di Battista Perrucca e di Giustino Enrione, i suoi compagni di plotone che gli sono accanto e con cui scambia silenziosi, apprensivi sguardi. Sanno che sarà quasi impossibile arrivare fin lassù, ma nessuno lo dice... Gli arditi riescono a creare un varco tra i reticolati, mentre dall’alto si intensifica il fuoco di sbarramento. E adesso tocca a loro: un’erta di poche, ma infinite, centinaia di metri senza riparo, da superare con il cuore in gola per poi gettarsi, corpo a corpo, nelle trincee nemiche... « Tuic un!!! » grida il tenente Bonessio, incitando gli uomini della 239ª. « Savoia!!! » rispondono all’unisono i suoi alpini, mentre scattano fuori dalle postazioni per gettarsi all’attacco, impegnati in “aspro e sanguinoso combattimento, svellendo le difese accessorie nemiche con mezzi primordiali, opponendo al fuoco di artiglieria, di mitragliatrici e di fucileria avversario i petti e le baionette”, come riporta uno sbiadito scritto trovato nell’archivio del 4° reggimento alpini, ad Aosta. * * * Quota 2077, tenacemente difesa dal nemico, venne conquistata dagli alpini che lasciarono sul campo tantissime giovani vite. Pur decimato, il Val d’Orco rimase a difendere le posizioni conquistate fino alla fine di luglio 1915, senza cedere un palmo di terreno ai più numerosi austro-ungarici. Dei 420 alpini combattenti del battaglione, ben 308 furono messi fuori combattimento nella battaglia di Monte Nero. Per l’immane sacrificio del 21 luglio 1915, ai battaglioni Val d’Orco ed Intra, che aveva partecipato al suo fianco all’azione, venne attribuita la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Quel lontano mercoledì 21 luglio 1915 il Val d’Orco contò 97 caduti, tra i quali il suo comandante, il maggiore Cornelio Sonza di Lessolo (in suo onore la quota venne chiamata Colletta Sonza). Tra gli altri morti, tanti alpini canavesani di Agliè, Bollengo, Borgofranco, Canischio, Carema, Castellamonte, Chiaverano, Fondo Valchiusella, Frassinetto, Ivrea, Lessolo, Locana, Loranzè, Mercenasco, Muriaglio, Noasca, Quassolo, Ribordone, Romano, Ronco, Rueglio, Sale Castelnuovo, Salto, San Giorgio, San Giusto, San Martino, San Ponso, Settimo Vittone, Torre Bairo, Traversella, Valperga, Vistrorio e Vidracco. Di Vidracco proprio lui, Giors dla Gina, nato il 20 luglio 1891, ventiquattro anni compiuti da un giorno. Venne sepolto a quota 2077, la quota conquistata. 21 luglio 1915. Una data che gli alpini canavesani dovrebbero averla scolpita nel cuore e nella mente, per Giors e quei 96 suoi compagni; per un sacrificio, quello di un Battaglione Alpino Canavesano, il Val d’Orco, che ormai si perde nell’oblio del tempo, sempre più... Maggiore Sonza di Lessolo Vedetta Monte Nero vs Monte Rosso 13 3-2014 di Paolo Querio È iniziata una lunga volata L a lunga volata che porterà alle commemorazioni del Centenario della Grande Guerra è già iniziata. Non si contano ormai le iniziative che hanno come tema il conflitto che cento anni fa cambiò in modo profondo la storia del mondo: dalle proposte editoriali (con libri, opuscoli, riedizioni di documenti etc.) alle commemorazioni delle battaglie che segnarono cinque anni di lotte e scontri provocando milioni di morti. Come è stato più volte rimarcato, l’ANA ha da tempo dato indicazioni su come affrontare il Centenario, dettando le linee guida di cui abbiamo anche già scritto, parlando degli incontri dei referenti del Centro Studi. Le ricordiamo, scusandoci per la ripetizione, ma riteniamo sia importante non farsi trovare impreparati. • Recupero, anche materiale, dei monumenti (presso il Centro studi è stato approntato il documento “Il milite … non più ignoto”, con le indicazioni su come eseguire la ricerca) • Recupero dei dati anagrafici dei caduti e dei combattenti della Grande Guerra; • Recuperare l’esperienza umana del do- 14 3-2014 lore e del dovere, nonché la dignità di uomo, a ciò che oggi non è altro che un semplice nome inciso su una lapide, restituendo a quegli uomini la dignità di soldati e quella di semplici eroi • Le celebrazioni dovranno servire per recuperare il concetto di patria e di identità nazionale • Sviluppare il ricordo dinamico e vivo dell’uomo semplice e della sua tenacia, del suo infinito coraggio e senso del dovere in modo da suscitare negli uomini d’oggi quei sentimenti di compassione e di ammirazione che impongono di misurare le proprie azioni quotidiane con quel grande valore espresso dai soldati. In questo modo si vuole anche fare giustizia di quella semplificaziona mistificatoria che nel tempo si è stratificata dipingendo il soldato italiano come imbelle, vigliacco e sempre alla ricerca di una scorciatoia per evitare di andare in prima linea (il capolavoro “La Grande Guerra” di Monicelli è un esempio abbastanza evidente di questa semplificazione…) • Favorire lo sviluppo delle ricerche storio- grafiche attraverso la consultazione degli archivi e il recupero delle documentazioni familiari e locali. In tutte queste iniziative è essenziale il coinvolgimento dei ragazzi e dei giovani, ed ecco perché le scuole sono gli interlocutori privilegiati. I gruppi delle nostra sezione sono invitati a impegnarsi per cercare i contatti adeguati nel mondo scolastico sia per quel che riguarda la ricerca documentale, sia per ciò che si vuole instillare nei giovani a proposito di amor patrio e senso del dovere. Infine un suggerimento: malgrado la crisi economica che sta falcidiando le cosiddette “gite scolastiche”, non sarebbe una cattiva idea sforzarsi per una volta a portare gli studenti nei luoghi (sentieri e trincee) che hanno visto il sacrificio di migliaia di soldati, suscitando in tal modo emozioni e pensieri che vanno oltre le semplici preoccupazioni quotidiane. Sarebbe un punto di partenza per recuperare quei valori, come la patria e il dovere verso la comunità, che sono andati persi nel cammino egoistico della “società del benessere”. DAI GRUPPI LE NOSTRE GIOIE STRAMBINO •CIGNETTI ANDREA , nipote del socio GIULIO ALDO TORRE CANAVESE ANDRATE •BODO GIULIA, nipote del capogruppo BODO ILDER e del segretario NICOLETTA FIORENZO BAIRO •CHIAPETTO MARTA figlia del socio CHIAPETTO LEONARDO •PERADOTTO GREGORIO nipote del socio PERADOTTO LODOVICO BOLLENGO •PIETRO LORENZINO nipote del socio GUERRA SILVANO •GINEVRA SASSOÈ POGNETTO pronipote del socio REDENZIO PRANDINA TRAVERSELLA •ALBERTO BERATTO figlio del socio MARCO I NOSTRI DOLORI del socio GIGLIO TOS DARIO •BR AGAGNINI ALES SANDRO, suocero del socio FRANCESCHINI ROBERTO •CALVETTI BATTISTA, cognato del socio CAT BERRO PAOLO •PRETE MARIA ANNA, cognata del socio Chialva Bruno •CARESIO GIUSEPPE, fratello dei soci ALDO e ATTILIO FRASSINETTO •RONCAGLION PEDRIN RICCARDO, nipote del socio GIOLITTO MAURO LOCANA •PENNISI IRIS, nipote del socio GUGLIELMETTI PIETRO PALAZZO-PIVERONE •ERIK QUAGLIOTTI nipote del socio BAGNOD ROBERTO •GIULIA FORMENTO, nipote del socio NOVALE ANGELO QUASSOLO •GIULIO GIANOTTO, figlio del socio OSMAR e nipote del socio GIANOTTO BRUNO BAIRO •PERADOTTO LODOVICO, socio del Gruppo •GUGLIELMETTI MADDALENA, nonna del socio CHIAPETTO LEONARDO •BUSATTA ALBERTO, socio del gruppo, fratello del socio GIOVANNI BUSATTA e zio del capogruppo BUSATTA GIUSEPPE •RINA GROSSO COGNATA DEL SOCIO DOMENICO RUFFINO •ANNA MARIA BETASSA nonna del socio FABIO NERI CROTTE •BELLIS PIERANTONIO socio del Gruppo •GILLIO GIUSEPPE, socio del Gruppo •DELUCIA FRANCESCO, cognato del socio SPEZIE TIZIANO •DECAROLI ELISA, suocera del socio STRATTA LUIGI •ALBERTO GIOVANNI, fratello del socio ALBERTO GIUSEPPE CALUSO •CESARE FISANOTTI, consigliere anziano del Gruppo CASCINETTE •CAMPAGNOLO GIOVANNI, anni 89, socio del Gruppo, già corista nel coro sezionale •BIZZO VANNA moglie •DORMA GIUSEPPE socio del Gruppo, fondatore del Museo Nossi-Reis SAN GIUSTO CANAVESE •BORRA PASQUALE, reduce di guerra, socio del Gruppo •DECAROLI ELISA suocera del socio CALDERARO ROBERTO •CASERIO MARIA mamma del socio FIORAVANTI BERGHINO •GHISI LUIGI , socio del Gruppo PAVONE •PELOSO CLEMENTINA, suocera del socio CIOCHETTO GIANNI, zia del socio DE LISE LUCA •FABRIZIO ORLAREY, fratello del socio VALERIO ORLAREY •A N SE L M O PI E R I N A mamma del socio ALLIONE BRUNO PONT CANAVESE •BOCCATO LORENZO nipote del socio BOCCATO GIUSEPPE •FORNELLI BARRA SERGIO, QUAGLIOTTI ERIK E CHIAVENUTO DANTE, nipoti dei soci CHIAVENUTO GIOVANNI E BRUNO •DAVIDE MONETTA nipote del socio EZIO CAGNINO PALAZZO-PIVERONE •BILLIA MARGHERITA suocera del socio VERCELLI FLAVIO BOLLENGO SAN GIUSTO CANAVESE SETTIMO VITTONECAREMA •GUGLIELMETTI ANGELO, socio del Gruppo •ROSARIO TOMAINO, papà del socio Alpino in armi ENZO ALBIANO-AZEGLIO MONTALTO DORA •MARTA MASSERA nipote del socio WALTER •M ATTIA CHIEI GAM AC C HI O, pronip ote del nonno bis RENACCO FRANCESCO, nipote dei soci DOMENICO e LUIGI DE BIASIO e nipote del socio PIERO RENACCO SAN GIORGIO CANAVESE CHIAVERANO •BORRA RICCARDO socio del Gruppo •PATTONO TERESA, zia dei soci COPPO MARIO, GIVONETTI PIERANGELO e RICCARDO CANAVESE •VECCHIA GIOVANNI , socio del gruppo, cugino dei soci VECCHIA GIORGIO e VECCHIA ENRICO CASTELLAMONTE CHIAVERANO •A N D R E A A S C A N I O MOSCA figlio del socio SIMONE •C E C I L I A , A M E D E O MASSIMO E CATERINA nipoti dei soci CARLO ed EMANUELE SERAZIO •TOMMASO DE SANDRE nipote del socio PAOLO OZEGNA LOCANA •BUGNI DUC GIACOMO socio del Gruppo e zio dei soci AIMONETTO GIANFRANCO e CONTERIO GIOVANNI •NEGRO FRER DOMENICO papà del socio NEGRO FRER MARINO, fratello del socio NEGRO FRER ALBINO e zio del socio DECOUR SILVANO •BELLINO ALBINO socio simpatizzante •PICCHIOLDI BATTISTA, zio del socio GIORI FRANCO •NOVA ADELE zia del socio BUGNI BRUNO •GUGLIELMETTI DOMENICO, Socio del Gruppo e papà del Socio Valter •GIACHERIO IOLE, zia del Socio Nardi Danilo MONTALTO DORA •BIGNOTTI PASQUALINO, fratello del socio LUI GI •AMERIO MARIANGELA VED. ROBERTO, mamma del capogruppo GUIDO ROBERTO e del consigliere MARCO ROBERTO QUASSOLO •VOIGLIO DANTE MARIO, zio dei soci MOTTIRONI MARTINO, GIUGLER ADRIANO e FELICE RIBORDONE •DONETTI GIUSEPPE RICCARDO cognato del socio FERRINO ROMANO •DONETTI LIVIA cognata del socio BELLARDO SECONDINO RONCO CANAVESE •SUSSETTO CATERINA suocera del socio BUZZI DECIMO SALASSA •RANDISI BIAGIO, papà del socio GIUSEPPE SAMONE •VALLINO Elena, suocera del socio Beata Getto Sergio •BEATA Luciana, mamma del socio Vallino Adriano SAN BENIGNO SETTIMO VITTONECAREMA •SILVANO ARVAT zio del socio RENZO •IVANA VAIR PIOVA figlia del socio OLIVIO STRAMBINO •CIGNETTI LUCIANA, moglie del socio RAVETTO GIOVANNI TONENGO •FORMIA SERGIO socio simpatizzante del Gruppo •DEZZU TTO VALTER socio fondatore del gruppo, cognato del socio EUSEBIO GERVASIO TRAVERSELLA •GIACOMO CASSIETTO papà del socio ed ex capogruppo REMO e del socio DARIO VESTIGNE’ •DECAROLI FRANCO, socio fondatore del Gruppo •DECAROLI CATERINA, mamma del segretario VALERA GIANNI •CHELER LIDIA, suocera del segretario VALERA GIANNI •FROLA GIUSEPPE, papà del socio FROLA GIANLUIGI •PISTONO ALDO, zio del capogruppo GIOVANNI LALà VICO CANAVESE •NICOLINO Ettore, socio del Gruppo VISCHE •REZZA MADDALENA, zia del socio FIORETTA GIANPIERO •ACOTTO ROSA, mamma del socio SAVOI A GIOVANNI e zia del socio ACOTTO BARTOLOMEO (Causa la mancanza di spazio disponibile siamo costretti a rimandare al prossimo numero la pubblicazione delle Sezioni “Nozze”, “ Anniversari” e Lauree. Ci scusiamo con i lettori) 15 3-2014 DAI GRUPPI BAIRO Gemellaggio con gli Alpini di Germignaga Il Gemellaggio tra il nostro Gruppo e quello di Germignaga della Sezione di Luino, nato da un continuo scambio di visite e partecipazioni reciproche e suggellato con un patto di amicizia, è stato festeggiato al suo 5° anniversario. La prima parte dei festeggiamenti e’ avvenuta sulla riva lombarda del Lago Maggiore, con visita alle Isole Borromee, ove la nostra rappresentanza era composta da più di 50 tra alpini e simpatizzanti. La seconda parte si e’ svolta a Bairo in concomitanza con la festa annuale del paese e la ricorrenza del 47° di fondazione del nostro Gruppo. Gli Alpini di Germignaga hanno partecipato con una quindicina di rappresentanti guidati dal Capo Gruppo Remo Pizzolon insieme al Consigliere Nazionale Lorenzo Cordiglia che ci ha onorato con la sua presenza ed amicizia. Erano presenti i vessilli delle sezioni di Luino, Saluzzo ed Ivrea, oltre a 42 gruppi delle sezioni di Aosta, Savona, Torino, Pinerolo, Luino ed Ivrea con i rispettivi gagliardetti. Ivo Chiolerio CASCINETTE 50° Anniversario di Fondazione Sono state due bellissime giornate di festa per la comunità di Cascinette che si è unita agli Alpini del Gruppo per festeggiare il loro 50º Anniversario di fondazione. Una grande partecipazione di cittadini, Gruppi Alpini, autorita’ civili e militari, Associazioni d’Arma e culturali hanno coronato le manifestazioni programmate per ricordare questo importante evento, che hanno avuto inizio sabato sera 21 giugno u.s. con il concerto di canti alpini e popolari di tradizione alpina, tenuto presso il Centro Alberton di Cascinette. Il concerto è iniziato con il Coro della nostra Sezione, diretto dal C.M. Capo Francesco Pozzo, con la presentazione dei brani in esecuzione da parte del Presidente Botaletto. Il Coro ha eseguito molto bene, e con sentimento, i tradizionali canti suggeriti dagli eventi e dalle emozioni vissute durante le guerre. Il concerto è proseguito con il Coro “I Murfej” un coro di Salto diretto dal “magister” Luca Aimonino, un complesso formato da giovani elementi con un repertorio ispirato alla tradizione tipica canavesana, popolare ed alpina. Al termine grandi applausi per entrambi e conclusione in allegria con un ricco buffet. Domenica 22 giugno la giornata è iniziata sotto buoni auspici, con un sole splendente che ha accompagnato gli Alpini nel corso di tutta la manifestazione. Dopo l’accoglienza e la cerimonia dell’alzabandiera, il corteo, accompagnato dalla Fanfara Sezionale impeccabilmente diretta dal Maestro M.llo Magg. Sergio Bonessio, si è avviato verso il monumento ai caduti per rendere loro il doveroso onore. Ha poi avuto luogo la celebrazione della Santa Messa officiata dal Vescovo Emerito mons. Bettazzi, che nella sua omelia non ha mancato di rivolgere parole di elogio per l’impegno degli Alpini nella solidarietà e nell’altruismo verso i bisognosi. Quindi si è riformato il corteo che si è diretto verso Piazza Chiaverano 16 3-2014 Alpini d’Italia dove sono state pronunciate brevi allocuzioni da parte del Capogruppo Moià, del Sindaco Osenga, del Presidente Barmasse e del Revisore dei conti nazionale Sala che ha portato i saluti e gli auguri del Presidente Nazionale. Infine, il corteo si è diretto verso la zona impianti sportivi ove si è svolto il pranzo accuratamente preparato e servito dall’ Associazione Sant’Antonio di Cascinette. L’ammaina bandiera ha concluso la manifestazione cui hanno partecipato 33 Gruppi della Sezione con i rispettivi gagliardetti. Per noi Alpini di Cascinette è stato un grande giorno. È stato meraviglioso ed appagante aver potuto celebrare il nostro 50º anniversario di Fondazione in modo così solenne e, per molto tempo, ne conserveremo il ricordo. GiorgioMosca Gemellaggio con il gruppo di Serravalle Sesia Lunedì 2 giugno u.s. il nostro Gruppo ha festeggiato il gemellaggio con il Gruppo Alpini di Serravalle Sesia. Il legame di stretta amicizia tra Chiaverano e la cittadina vercellese aveva preso vita ad Ivrea, nello scorso settembre, in occasione del Raduno del 1° Raggruppamento, quando il nostro CapoGruppo si era ritrovato con un proprio commilitone di Serravalle. La festosa giornata ha avuto inizio con la cerimonia dell’alzabandiera, cui ha fatto seguito l’inizio della sfilata per le vie di Serravalle, tra la gente festante, con l’accompagnamento della fanfara alpina di Foresto. Lungo il percorso il corteo ha sostato al monu- DAI GRUPPI mento ai caduti, ove è stata deposta una corona d’alloro e sono stati pronunciati i discorsi ufficiali dei sindaci di Chiaverano e di Serravalle, nonchè gli interventi del Capogruppo di Serravalle, del Presidente della Sezione Valsesiana e del Segretario della Sezione di Ivrea Giuseppe Franzoso. Dopo le orazioni ufficiali la sfilata si è riavviata recandosi presso il monumento degli Alpini, ove è stato reso il doveroso omaggio, concludendosi poi con la celebrazione della Santa Messa officiata dal parrolo locale. L’immancabile pranzo conviviale, organizzato presso il centro anziani, ha degnamente coronato, nel migliore dei modi, la nascita di un legame all’insegna della fraternità alpina, certamente destinato a rafforzarsi e consolidarsi nel tempo Regruto Tomalino Andrea CHIAVERANO Lettere dal campo di prigionia Il Gruppo ci ha inviato in copia alcune lettere che l’Alpino Pluma Adelmo di Chiaverano, internato in un campo di prigionia in Germania durante il secondo conflitto mondiale, scrisse alla propria famiglia. Indubbiamente si tratta di corrispondenze interessanti per CHIAVERANO l’aspetto storico e documentale delle condizioni dei nostri militari durante l’ultimo conflitto mondiale. Abbiamo scelto di pubblicare quella scritta il 1° gennaio 1945 e pervenuta a destinazione non prima del 14.3.1945, come risulta dal timbro della censura apposto sulla lettera. Auguri per i 99 anni Formuliamo all’Alpino RAVERA EDEN, socio del Gruppo di Chiaverano, gli auguri dello Scarpone per aver raggiunto il ragguardevole traguardo dei 99 anni. (f.a.) MAZZÈ Un “pezzo” della nostra Storia Alpina... La storia alpina è da sempre sinonimo di solidarietà, di altruismo, e gli alpini del Gruppo di Mazzè hanno avvalorato questo assioma con una bella iniziativa che, sicuramente, riscuoterà il successo che merita. Il progetto, dovuto alla fervida mente del segretario Corrado Daynè, prevede di abbinare un “pezzo” di storia alpina canavesana alla filantropia. Dopo aver visto su ebay un spilla degli anni ‘30 del Battaglione Ivrea, offerta ad Euro 159,99, Corrado ha deciso, con gli amici del Gruppo di Mazzè, di replicarne il conio e di offrirlo ad un prezzo quasi simbolico. La bellissima spilla (cm. 3,3x2,3), replica in ottone rifinito a smalti duri, verrà offerta ad Euro 6,00 al pezzo; non solo: tutto l’utile dell’operazione sarà devoluto alla Sezione ANA di Ivrea per progetti di solidarietà e beneficenza. Le spille sono già disponibili e si possono ordinare alla Sezione di Ivrea oppure al Gruppo di Mazzè (Corrado Daynè: cell. 3470571948 - email [email protected]) oppure Bruno Mila: cell. 3386948789). Ancora una volta”TUCC UN” anche nella Solidarietà! 17 3-2014 di Franco Amadigi L’Operazione “Sorriso” vista dall’altra parte Rossosch: chiesa ortodossa e monumento con la stella russa unita al cappello alpino stilizzato A lcuni appassionati “camperisti” di Orio Canavese compirono, nell’autunno del 2012, un suggestivo ed interessante viaggio verso oriente fino a Samarcanda, nell’Uzbekistan, attraversando i Balcani ed il Caucaso, ritornando poi in Italia attraversando il Kazakistan, la Russia, l’Ucraina e l’Europa dell’est. Gli Alpini di Orio suggerirono agli escursionisti, durante il passaggio in Russia, di visitare la città di Rossosch ove, durante la sfortunata campagna di Russia nel secondo conflitto mondiale, era situata la sede del comando del Corpo d’Armata Alpino. Fermatisi a Rossosch, i camperisti visitarono l’asilo costruito dall’ANA e furono stupiti di trovare, ospitato al suo interno, un piccolo museo che recava la denominazione “Museo Storico Italiano della Guerra”. Ovviamente, si trattava dell’ennesima memoria della campagna di Russia, questa volta, però, vista dall’altra parte. Nel piccolo museo, curato ed allestito da Alin Morozov, professore di storia a Rossoch, i visitatori potevano prendere visione di una interessante raccolta di cimeli, fotografie e documenti molto interessanti; inoltre risultava disponibile nella versione in 18 3-2014 italiano, per chi lo voleva acquistare, una interessante raccolta di memorie autobiografiche scritte dallo stesso Morozov in un volume dal titolo “Dalla lontana infanzia di guerra”. Il libro, improntato a sentimenti di profonda pietà senza alcuna indulgenza verso la prepotenza inumana della guerra, recava la prefazione di Mario Rigoni Stern, circostanza che ha particolarmente stupito i nostri viaggiatori. In quello scritto il nostro amatissimo scrittore, purtroppo scomparso da alcuni anni, con la sua scrittura semplice, ma potente, testimonia i tragici momenti della guerra in Russia con una forza espressiva che merita di essere portata a conoscenza sia nell’introduzione che nella parte finale: «Era nell’inverno del 1942, in gennaio, quando incontrai per la prima volta i ragazzi russi, i malenki, che la guerra aveva resi orfani, o dispersi, o vagabondi, o conviventi con vecchie bàbuscke o, anche, piccoli partigiani. Lungo la ferrovia, in quel freddissimo inverno che aveva fermato i tedeschi alle porte di Mosca, l’inverno più freddo nella memoria storica, questi ragazzi si avvicina- vano furtivi alla nostra tradotta per chiedere un pezzo di pane o di galletta sfidando le ire e qualche volta le fucilate delle sentinelle tedesche. «Ital’janski dai galieta!» dicevano spalancando i grandi occhi nel viso affilato sotto rustiche e grandi berrette. Quando arrivammo a Rikovo, come uccelletti attirati dalla fame, vennero in molti attorno alle cucine del Cervino per offrire i loro servizi: provveder l’acqua e la legna per il rancio, lavare le marmitte per avere in cambio un tozzo di pagnotta rimasta in fondo ai sacchi della spesa o un mestolo di minestra. Dopo qualche giorno fu come se anche loro fossero «in forza» al battaglione. Ma anche gli altri reparti del CISR avevano i loro ragazzi da sfamare. Molte volte nascevano affetti, e più d’uno in misere condizioni venne ricoverato nei nostri ospedali. In quel tempo, sempre a Rikovo, un bambino ebreo fu salvato dalla deportazione, o meglio dalla eliminazione, dalla pietà di un ufficiale medico. Durante la ritirata del gennaio 1943 ne abbiamo incontrati dentro le isbe o nascosti nei ripostigli sotterranei che aspettavano che passasse la batt aglia e il ritorno dei loro soldati. Ci guardavano piangendo con occhi imploranti: «Mir! Mir!» Pace, pace sembrava chiedessero. Ecco, ora un malenko svelto e vivace, intelligente e scaltro visse la sua guerra a Rossosch dove c’era il comando del Corpo d’Armata Alpino e ci racconta la sua storia, che è un po’ anche la nostra. ............(.) E arriva il 14 gennaio 1943 quando i carri armati russi T34, ala di una offensiva invernale che per loro segnerà una grande riscossa, si presentano nella città dove ha sede il comando del nostro Corpo d’Armata Alpino. Alim ci racconta la sua paura e la sua speranza, la battaglia per le vie, l’abbandono della città da parte degli italiani, i caduti nostri e suoi. Il triste passaggio dei prigionieri. E i mucchi di lettere abbandonate dove c’erano gli uffici della Posta Militare: lettere che non furono mai recapitate, nè lette. Alim, caro malenko, cresciuto tra gli orrori della guerra, anche tu, ora, sei diventa- to nonno, dièduska, e guardi ai tuoi nipoti come tutti i nonni del mondo, e racconti la tua storia perché ami la pace. Noi, tuoi «nemici» vediamo in te tutti i ragazzi russi che allora soffrirono e piangevano, e la tua gente, e le donne che di noi avevano pietà e pena. Grazie per questa tua storia che ci illumina di pace e di speranza». Mario Rigoni Stern Uno scorcio interno del “Museo Storico italiano della guerra” Le ultime pagine del libro di Morozov sono interamente dedicate all’”Operazione Sorriso”. Per evidenti ragioni di spazio sintetizziamo il più possibile quanto, con dovizia di particolari, egli scrive in ordine a quella meravigliosa operazione che nacque nel giugno del 1991, quando il Vice Presidente Nazionale dell’ANA Ferruccio Panazza, reduce di Russia, venne a Rossosch con un gruppo turistico. Durante il suo ritorno in Italia, parlando con gli amici della emozionante visita sul Don, così si esprimeva: «Nel rivedere i posti dove avvennero le battaglie, il vecchio edificio mezzo distrutto di Rossosch nel quale era situato il quartier generale del Corpo Alpino, io non potei rimanere indifferente e mi nacque il pensiero che sarebbe stato bello costruire lì qualcosa in ricordo dei ragazzi italiani e russi caduti in quei luoghi». L’idea di Panazza, che affascinò subito gli Alpini, venne sostenuta e decisa dal Consiglio Nazionale dell’ANA nel settembre 1991 ed ebbe subito favorevole accoglienza dalla città di Rossosch, che invitò gli Alpini a scegliere fra tre possibili realizzazioni: una farmacia, un ospedale per veterani e un’asilo d’infanzia. Un mese dopo a Ros- sosch arrivò una delegazione dell’ANA con a capo il Vice Presidente Nazionale, ed il 16 ottobre 1991 Panazza sottoscrisse con il Presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Comunale un protocollo per la costruzione nella città di un asilo, cui gli Alpini, nel corso dell’insolita realizzazione, diedero il nome di “Operazione Sorriso”. Nel gennaio del 1992 iniziò subito la raccolta dei mezzi per l’operazione; dall’Italia vennero portati tutte le attrezzature ed i materiali necessari, ad eccezione del cemento, dei mattoni e della sabbia. La parte più difficile per la costruzione dell’asilo stava sulle spalle dei volontari. Afferma Morozov nel suo libro che ogni due settimane un aereo militare e da carico della Repubblica portava a Voronez 30-35 persone che venivano a lavorare gratuitamente usando il periodo delle loro ferie. Tuttavia i volontari risultavano talmente numerosi che si dovette organizzare tra di loro una sorta di concorso. I lavori di costruzione e l’organizzazione delle “vacanze” e della vita quotidiana degli Alpini, che lavoravano tutti in sintonia e puntigliosamente, era posta direttamente sotto la responsabilità dell’ANA che a Ros- sosch mantenne costantemente presente qualcuno del Consiglio Direttivo Nazionale. Spesso veniva a fare visita il Presidente Leonardo Caprioli. Nello stesso tempo assiduo e costante era il controllo su come procedeva la costruzione, esercitato a turno da uno degli autori del progetto, tra i quali l’ingegnere Sebastiano Favero (l’attuale Presidente Nazionale dell’ANA n.d.r.). Il calendario dei lavori venne rispettato puntualmente e nel settembre del 1993 l’opera era compiuta: i rapporti di amicizia fra gli abitanti di Rossosch ed i veterani dell’Associazione Nazionale Alpini si erano concretizzati in una meravigliosa costruzione! Il 19 settembre 1993, alla presenza delle delegazioni dei Ministeri della Difesa italiano e russo, fu portata a termine l’iniziativa pacifica più sbalorditiva per l’organizzazione, le modalità di attuazione ed il suo significato internazionale. Conclude Morozov che Leonardo Caprioli ebbe a riconoscere che fra i progetti che era riuscito a portare a termine, il più importante e ricco di soddisfazioni era stato L’”Operazione Sorriso”. 19 3-2014 Un romanzo di Barsimi tra fantasia e realtà Grande interesse ha suscitato la presentazione del volume “La lupa e il leone” frutto della penna della giornalista e storica ponsammartinese, Margherita Barsimi, preziosa collaboratrice de “Lo Scarpone Canavesano”. «È una storia vera e un libro d’amore: l’amore di Egisto ed Elisa, ai quali la vita ha regalato un destino comune - commenta la scrittrice - L’abbandono alla nascita da parte dei genitori naturali avrebbe potuto renderli dei proscritti, dei reietti, non riconosciuti dai genitori, disprezzati dalla società. Ma in essa trovano supporto grazie a due istituzioni secolari che permettono, a chi non possiede di suo nemmeno un cognome, di es- sere accolto in una grande famiglia. Per Egisto è l’Arma dei carabinieri, nella quale trova la dignità personale e il punto di riferimento sociale mentre per Elisa è l’Opera Pia Santa Maria della Pietà, dove gli orfani vengono accolti ed educati». Margherita Barsimi ambienta que sto racconto, che potrebbe a tutti gli effetti essere una storia per il cinema, in due città: Roma e Venezia. Elisa e Egisto sono due personaggi reali: i genitori dell’autrice, consapevole di non aver rispettato il desiderio di suo padre che, per tutta la vita, nascose la sua vicenda di figlio illegittimo dietro il paravento del rispetto umano. «Ho trovato nelle situazioni che per mio padre erano motivo di vergogna, occasioni di rivincita sociale e di legittimo orgoglio», evidenzia Margherita Barsimi.
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