Itinerari L’Arco dir. resp. Ennio Junior Pedrini - Stampa Sarnub Cavaglià (BI) Dist. mezzi propri - Aut. del Trib. di Torino del 16/04/1958 - settembre 2014 C.so Massimo d’Azeglio, 18/b Ivrea, TO T. 0125.641.641 www.mariangelaivrea.it [email protected] Ivrea Strambino Romano C.se Candia C.se Caluso mariangela newlook EcoVallée SPURGHI - DISOTTURAZIONI VIDEOISPEZIONI Via Nazionale, 9/bis - ARNAD (Ao) Tel. 0125 968802 - Fax 0125 966642 Via G. 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Certo, sapere chi sono: Costantino Nigra, Guido Gozzano, Giuseppe Giacosa, Camillo Olivetti, ecc. è importante, ma non è tutto. La memoria storica che ha segnato la vita del Canavese si deve fondere necessariamente con il tempo in cui si vive, ed è proprio questo l’obiettivo che Itinerari Piemonte si pone con gli approfondimenti sul Canavese. Oggi, nella congiuntura che attraversa l’intera Europa anche il nostro Canavese risente di una crisi che attanaglia l’intera società e promuo- il canavese la nostra terra MAK’S cell. 348 4953397 Z w PARRUCCHIERE UOMO DONNA . ww yspor t.it E-mail: gymmyivr Ivrea (TO) - Piazza A. Balla 11 Auto anell m g ym ea@ tisc al i .it Cozzi Massimiliano Piazza del Municipio Pavone C.se (TO) vere la nostra terra, i nostri Comuni, le nostre bellezze artistiche e storiche, i nostri prodotti dell’agricoltura ed in seno lato il nostro patrimonio, diventa quindi un traino ed un veicolo dalle intenzioni chiare, quello di interessare e rilanciare l’intera area nella quale siamo noi i protagonisti dell’oggi. Noi, inteso come popolazione nel suo complesso, dove ognuno può e deve fare la propria parte, sia esso operatore turistico, sociale, imprenditore agricolo, o libero professionista. Lo sforzo è teso ad allargare i confini, a stuzzicare i vicini liguri, lombardi e valdostani, per fargli conoscere le nostre proposte turistiche, culinarie, i nostri appuntamenti di grande richiamo tra cui non possiamo esimerci dal ricordarne alcuni: il carnevale di Ivrea, il torneo di Maggio di Cuorgnè, il carnevale di Chiavasso, le sagre dell’uva tra le quale spicca Caluso, la mostra della ceramica ci Castellamonte, la Fiera del Canavese di Rivarolo, ed una miriade di piccole manifestazioni popolari. In questi appuntamenti sul territorio si riscopre il gusto dello stare insieme, si riscopre la bontà del genuino e degli antichi piatti che ci collegano al nostro passato di ingredienti e prodotti semplici stupendamente mescolati ai colori ed alle stagioni della nostra terra. Ecco quindi che la Guida Itinerari, senza aluna pretesa, diventa un utile mezzo di informazione e proposta con il quale ci auguriamo di cogliere gli obiettivi sopra esposti traducendosi in un mezzo rapido di consultazione ed indirizzo con delle ricadute positive sull’economia del nostro Canavese. Il direttore Ennio Junior Pedrini Tel. 0125 425300 Via Marenda 8 lessolo Tel. 0125 58564 vendita & assistenza manutenzione auto d’epoca Ivrea Ivrea Altitudine: 253 m. Superficie: 30,19 Km² Frazioni: Albiano d’Ivrea; Banchette Comuni confinanti: Bollengo; Burolo Cascinette d’Ivrea Chiaverano; Fiorano Montalto Dora Pavone Canavese Romano Canavese Salerano Canavese Strambino Vestignè TERRITORIO Ivrea attraversata dal fiume Dora Baltea, un affluente del Po, è collocata in un’area formatasi da un grande ghiacciaio del Pleistocene, il quale trasportò nel tempo numerosi detriti che andarono a formare una serie di rilievi morenici, tra cui la cosiddetta Serra Morenica, considerata la collina più lunga, massiccia e dritta d’Europa, circa 25 km, e che separa il Canavese settentrionale dal Biellese. La particolare disposizione delle strutture moreniche infatti, tende a formare un vero e proprio anfiteatro geologico, nel quale Ivrea è collocata al centro. In seguito al ritiro dell’ultima glaciazione (9700 a.C. circa), la zona si arricchì di numerosi laghi morenici, che ancor oggi circondano la città. Essi sono principalmente cinque, il Lago Sirio, il Lago San Michele (verso Chiaverano), il Lago Pistono di Montalto Dora, il Lago Nero (tra Montalto Dora e Borgofranco) e il Lago di Campagna di Cascinette; poco più lontano, si trovano anche il Lago di Viverone (già sotto Provincia di Biella) e il Lago di Candia (verso il basso Canavese), oltre che altri vari piccoli specchi d’acqua sparsi. Strategico crocevia viario già in tempi remoti, ad ovest di Ivrea è possibile raggiungere la Valchiusella, mentre a nord la regione Val d’Aosta. A nord-est, nonostante la vicinanza con Biella (20 km in linea d’aria, 35 ClerALIMENTARI Si effettuano di Renacco Cinzia consegne a domicilio Via Provinciale 24 SAMONE (To) Tel. 0125 538320 Panificio Pasticceria km su strada), Ivrea fa ancora parte della provincia di Torino, a circa 57 km dal capoluogo di regione. Il centro storico di Ivrea si inerpica su una collina che porta al Castello sabaudo ed al Duomo, mentre la parte moderna si estende in piano, occupando entrambe le sponde della Dora Baltea ed i territori circostanti. Verso sud, si accede invece al Canavese, verso Torino. Nel 1468, per volere di Jolanda di Francia, venne costruito il cosiddetto Naviglio di Ivrea, un canale irriguo destinato a rifornire di acqua le risaie del vercellese e che, essendo in origine navigabile, permetteva il collegamento tra Ivrea e Vercelli. STORIA - Il nome antico è Eporedia, nome ancora spesso utilizzato per chiamare la città. Fu fondata dai Salassi, intorno al V secolo a.C., un popolo d’origine celtica stabilitosi nel Canavese, dove ivi eressero un villaggio fortificato. Il toponimo potrebbe quindi derivare dalla divinità celtica Epona, tuttavia l’ipotesi più accreditata è quella della contrazione dei termini gallici epo, a sua volta derivante dal greco antico ippo, (cavallo), e reda, cioè carro a quattro ruote, indicandola come già strategica stazione viaria di carri equestri per gli accessi cisalpini. I romani latinizzarono il nome, che subì delle varianti, quali Iporeia, quindi Ivreia, Ivrea. A partire dal I secolo caffetteria sedici VIAGGI offerte speciali sul sito www.sediciviaggi.it Via Torino, 24 BORGOFRANCO d’IVREA (To) tel. 0125 753172 MAX bar p aninoteca Via Jervis, 23 IVREA (To) Via Aosta, 49 BORGOFRANCO - Tel. 0125 751287 Ricordo di questo periodo è l’ancor esistente Torre di Santo Stefano, alla fine di Corso Botta, fortemente voluta e sovvenzionata dal papa Niccolò II per riaffermare il potere sulla città, all’epoca utilizzata come campanile dell’adiacente convento di benedettini (oggi inesistente), distaccamanto dell’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese. Nella seconda metà del secolo XII tentò di affermarsi il potere politico dei marchesi del Monferrato, istituendo il territorio del “comune di Ivrea e Canavese”, ma destinato comunque a soccombere nelle prime decadi del secolo successivo. Nel 1238, l’imperatore Federico II pose la città sotto il suo dominio; nel seguito, la signoria della città tornerà ad essere disputata tra il vescovo di Ivrea, il marchese del Monferrato ed altri potentati, tra cui il conte di Savoia. Nel 1356, Ivrea passò, dunque, sotto il dominio del Conte Verde di Savoia e, nella seconda metà del secolo XIV, la città assistette alla rivolta contadina contro i soprusi dei nobili canavesani che va sotto il nome di “tuchinaggio”. Fatta eccezione di brevi periodi di occupazione spagnola e poi francese nel secolo XVI, Ivrea rimase alle dipendenze dei Savoia praticamente per tutto il periodo tra il XV e il XVIII secolo. le specialità Loris Simona & Claudio MALZANI ...formaggi e salumi tipici il tu o al m banco ercat o MONTALTO DORA Lunedì: Verres - Martedì: Bollengo Mercoledì Montalto Dora Giovedì Hone - Venerdì Ivrea Sabato Pont Saint Martin Coordinate 45°27’44’’N 7°52’29’’E ABITANTI 24.196 DENSITà 801,46 ab./ Km² Nome abitanti Eporediesi Patrono San Savino Giorno festivo 7 luglio Codice postale 10015 Tel. Municipio 0125 4101 AGRARIA BARROERO p rodotti p e r il giardinaggio se m e nti , concim i e antip arassitari alim e nti p e rcani , gatti , volatili e anim ali da cortile Via Montestella 2/D IVREA (TO) - Tel. 0125 280.530 carrozzeria eporediese Panificio e grissinificio artigianali produzione propria colombe e panettoni a.C. fu infatti colonia romana, collocata a presidio della via militare che dalla pianura piemontese si spingeva nelle valli della Dora Baltea. Particolarmente rilevanti, tra le testimonianze archeologiche di questo periodo, sono i ruderi dell’anfiteatro, collocato a breve distanza dall’attuale centro storico. Nel periodo longobardo invece, Ivrea diventò sede dell’omonimo ducato, tra il VI e il VII secolo. All’inizio del secolo VIII, Ivrea diventò contea (o Marca), sotto il regno franco, attraverso la nascente dinastia Anscarica. Qui, dopo un periodo di contrasti col vescovo Warmondo (potestà della città), nell’anno 1000 fu conquistata dal marchese Arduino da Pombia il quale, l’anno dopo, a Pavia, verrà eletto Re da una dieta di principi e signori contro il volere dell’imperatore Ottone III di Sassonia. Ivrea diventò città capitale del cosiddetto Regnum Italicum, un abbozzo del futuro Regno d’Italia, parzialmente unificato almeno a nord; Re Arduino, in forte contrasto sia con la chiesa di Ivrea che con quella di Vercelli, fu scomunicato dal papa Silvestro II, e restò sul trono fino al 1014, anno in cui fu costretto alla fuga dalla città e all’esilio nell’abbazia di Fruttuaria dove morì nel 1018. Sul finire dell’XI secolo, dopo il periodo degli Arduinidi, Ivrea tornò ad essere dominata dalla signoria vescovile. di Gamerro E. e Frerio M. Via Tinasse, 2 Cascinette d’Ivrea (TO) Tel. e Fax 0125 615670 [email protected] AUTOTRASPORTI Via Ivrea, 77 - MONTALTO DORA (To) Tel. 0125 65 07 37 - Fax 0125 65 05 04 Officina 4 Bulloni di Pupa Roberto paRtner assoservice meccanico - elettrauto - gommista - carrozzeria Via Tinasse, 4 - Cascinette d’Ivrea (To) Tel. 347.293 1832 [email protected] Municipio e Piazza Nazionale La piazza principale storica di Ivrea, sebbene sia una delle più piccole, è situata nell’antico borgo storico e divide in due parti la via centrale, cioè via Palestro-Via Arduino. Anticamente, veniva chiamata Piazza Palazzo di Città o, più semplicemente Piazza di Città, un nome ancora rimasto nell’odierno linguaggio popolare. Essa ospitava alcuni edifici, tra cui un antico ospedale, il De Burgo, dismesso nel 1750 e sostituito dall’attuale Palazzo di Città, cioè il Palazzo Civico, sede del Municipio, su disegni dell’architetto Giovanni Battista Borra, e dal quale spicca l’alto campanile con orologio[10]. Con la nascita di Vittorio Emanuele I (1759), la piazza fu prima intitolata al Re, ma, in seguito, fu rinominata Piazza Ferruccio Nazionale, in ricordo del partigiano qui impiccato nel 1944. Chiesa di San Gaudenzio È una piccola chiesa di architettura tardo barocca edificata tra il 1716 ed il 1724, attribuita all’architetto sabaudo Luigi Andrea Guibert. L’edificio sorge su una piccola altura, un tempo fuori dell’abitato di Ivrea, mentre oggi è completamente circondata (tranne la facciata) dallo sviluppo urbano. All’interno è conservato un notevole ciclo di affreschi di Luca Rossetti da Orta con scene dedicate alla vita di San Gaudenzio, santo del IV secolo che si ritiene nativo di Ivrea. Samsara Sala Casino’ con Slot Vlt Samsara, via S. Ulderico, 3 Ivrea (To) per info telefonare allo 0125 425955 Chiesa di San Bernardino La Chiesa di San Bernardino è decentrata rispetto al centro storico, nell’area industriale Olivetti di Via Jervis. È in stile gotico, di modeste proporzioni, costruita insieme all’annesso convento nel 1455 dall’ordine francescano dai Frati Minori. L’edificio venne quindi completato nel 1457, a pianta quadrangolare con volte a crociera. Nel 1465 ebbero luogo dei lavori di ampliamento, con la costruzione di una navata per l’accesso al pubblico e di due cappelle laterali. Il monastero iniziò il suo declino verso la fine del XVI secolo e nel Settecento il complesso subì un ulteriore degrado a causa delle successive occupazioni militari, sino alla conquista napoleonica ed all’abolizione delle proprietà ecclesiastiche. La Sinagoga Venne edificata nel 1870 in seguito all’espansione della comunità ebraica. L’edificio sorge in via Quattro Martiri nel centro storico della città. Dopo un periodo di abbandono, venne ristrutturato nel 1999 e usato anche per lo svolgimento di varie attività culturali. Il Castello (secolo XIV) Celebrato anche da Carducci, nel verso citato in testa a questa pagina, il castello delle tre torri è un po’ l’emblema della città. Fatto edificare (1357) da Amedeo VI di Savoia; realizzato interamente in mattoni, a pianta trapezoidale con quattro torri circolari poste a suoi vertici, era stato pensato come fortificazione difensiva (funzione che poi non svolse rivelandosi insufficiente, con l’introduzione della polvere da sparo, a sostenere i colpi Il Giocondo di Salvatore Castrianni Slot & Scommesse Gioca responsabilmente Via Torino, 47 IVREA Tel. 347 2664723 Ex Bar dei Castelli (sotto al terzo ponte) dell’artiglieria). Adibito a ricovero, un fulmine fece esplodere, nel 1676, una delle quattro torri utilizzata come deposito di munizioni: non venne più ricostruita. Già utilizzato come carcere, oggi è saltuariamente sede di mostre e manifestazioni. Il Ponte Vecchio e il Borghetto La zona della città caratterizzata dal Ponte Vecchio si riferisce al ponte romano costruito intorno al III secolo che oltrepassava la Dora Baltea e portava fuori le mura difensive, nel cosiddetto Borghetto, un arroccamento di antiche case e botteghe artigianali, successivamente racchiuso da mura difensive a tre accessi, rispettivamente verso Banchette, Pavone e Torino. Nei secoli successivi, il ponte fu rifatto in legno, mentre nel Medioevo fu rinforzato e provvisto di due torrette, di cui quella esterna aveva anche un ponte levatoio. Intorno al XVII secolo il legno fu sostituito da un ponte in muratura, quindi ancora rinforzato nel secolo successivo, e successivamente allargato nel 1830. Oggi il ponte è ancora pienamente funzionante, costituendo l’odierna Via delle Rocchette, ma per la viabilità principale viene utilizzato il ponte adiacente, di costruzione più recente, Il Ponte Isabella, su Corso Nigra. In fronte a esso si accede al romantico Lungo Dora, con una grande ed artistica fontana dedicata a Camillo Olivetti, fondatore dell’omonima fabbrica, opera dello scultore Emilio Greco nel 1957. La Torre di Santo Stefano Come già detto, la torre di Santo Stefano fu il campanile dell’omonima abbazia benedettina dell’XI secolo, costruita per volere del vescovo Enrico. Poco si conosce riguardo alla struttura originale del complesso, dato che al giorno d’oggi sono rimaste poche testimonianze storiche. La torre (e quindi l’abbazia) venne costruita con laterizio di probabile origina romana, mentre da un punto di vista architettonico risulta essere un esempio di architettura romanica canavesana. L’abbazia venne distrutta parzialmente durante il dominio francese nel 1558, per ordine del maresciallo Charles Ier de Cossé conte di Brissac, e successivamente nel 1757 per mano del conte Perrone. Quest’ultimo volle ampliare il giardino del suo palazzo (oggi sede del Tribunale), che un tempo si affacciava sull’area. Il risultato fu la distruzione completa del complesso, eccezion fatta per la torre campanaria che ancora oggi si trova nei giardini pubblici di Ivrea Burolo Auto Bar Caffetteria di Sonia Falco Il 26 maggio 1800, Napoleone venne accolto a Ivrea insieme alle sue truppe vittoriose; tuttavia, nel 1814 la città ritornò ai Savoia, con Vittorio Emanuele I, re di Sardegna. Dal 1859 al 1927 Ivrea diventò il capoluogo dell’omonimo circondario, uno dei cinque in cui era suddivisa la provincia di Torino del Regno di Savoia, fino all’Unità d’Italia. Il XX secolo vide la città protagonista di un nuovo polo industriale, con la fondazione della prestigiosa fabbrica di macchine da scrivere Olivetti, a partire dal 1908. Nel 1927 la città ,insieme a ben altri 112 comuni dell’alto Canavese, viene annessa alla Val d’Aosta, per costituire una nuova Provincia di Aosta. Tale annessione verrà sciolta nel 1945, per ritornare sotto la Provincia di Torino. Sul finire degli anni ottanta, con la chiusura dell’Olivetti, l’economia della città subirà un duro colpo; qualche anno più tardi, la città diventerà sede della società di telecomunicazioni mobile Omnitel-Vodafone Italia. MONUMENTI: Duomo di Santa Maria Il reperimento di cospicui resti di costruzioni romane visibili nelle parti più antiche della chiesa o rinvenuti durante gli scavi ottocenteschi per l’edificazione della nuova facciata, fanno ritenere che sopra l’altura sulla quale oggi si erge il duomo, fosse già presente, fin dal I secolo a.C., un tempio romano in asse con il sottostante teatro (di cui sono ancora visibili alcune tracce). Tale tempio fu poi trasformato in chiesa cristiana tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, quando venne istituita la diocesi di Ivrea. Espanso verso l’anno 1000 per iniziativa del vescovo Warmondo, si conservano oggi, dell’antica struttura romanica, i due campanili, le colonne visibili nel deambulatorio dietro l’abside e la cripta affrescata (contenente un antico sarcofago romano, che la tradizione vuole abbia poi conservato le spoglie di San Besso, copatrono di Ivrea assieme a San Savino). Nel corso della ricostruzione avvenuta nel XII secolo, in seguito al terremoto del 1117, la cattedrale cambiò dunque profondamente la propria fisionomia adottando una pianta assai più simile a quella odierna. Nel 1516 il vescovo Bonifacio Ferrero fece edificare una nuova facciata con un portico in stile bramantesco che sostituì l’antica facciata romanica. Nel 1854 essa venne a sua volta sostituita dall’attuale facciata neoclassica, ideata dall’architetto Gaetano Bertolotti. di Bordet Orietta lavanderia - tintoria servizi a secco piccole riparazioni Via E. Chanoux, 48 HONE (Ao) Tel. 349 43.27.285 Crea & Cuci Carrozzeria Str. 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Romano tornò ad avere un momento di gloria nel 1800 al tempo della Battaglia del Chiusella in cui emerse la figura del romanese Giacomo Pavetti, generale di Napoleone. Lo scontro tra l’esercito napoleonico e gli Austro Piemontesi presso il torrente Chiusella fu immortalato in un interessante dipinto conservato nel Museo di Versailles. Di quest’epoca rimane nel territorio del Comune il vecchio ponte posto lungo l’antica direttrice stradale che univa Aosta con Torino. Romano conserva ancora oggi preziose testimonianze della storia passata: l’imponente torre del castello, il recetto, chiese e palazzotti nobiliari, il centro storico; con i boschi e i vigneti della collina morenica esse fanno del paese un angolo stupendo del Vecchio Canavese. STORIA - Secondo storici locali, Romano canavese è sorto come castra (accampamento militare romano) nel 143 a.C., durante la guerra combattuta dai Romani contro la popolazione celto ligure dei Salassi. A ricordo di questa antica origine, vi sono ancora tracce della centuriazione romana nella campagna a sud del paese ed il tracciato del cardo e del decumano nell’intersezione delle vie che collegano il centro abitato con i paesi limitrofi. Durante l’Alto Medioevo Romano dovette avere una certa importanza, se è vero che Carlo Magno tenne sotto le mura del borgo uno dei suoi Campi di Maggio. Testimonianze importanti della comunità romanese si hanno intorno al Mille, quando il territorio era feudo del Vescovo di Ivrea; bisogna ricordare che a quei tempi gran parte degli insediamenti dell’Anfiteatro morenico di Ivrea non esistevano ancora. Nel XIV° secolo anche Romano fu coinvolto nella Rivolta dei Tuchini, un moto di ribellione ad opera dei contadini angariati dai nobili che viene ricordato anche nello storico Carnevale di Ivrea. Durante queste drammatiche vicende il castello venne distrutto e rimase intatta una sola torre, tuttora simbolo del paese. Per tutto il basso Medioevo la giurisdizione Pianeta Ricamo omniagroup© Via Emile Chanoux, 86 Pont St. Martin info: 346 7153984 Ilaria OFFERTA scegli il fiocco e con soli 3 euro potrai far ricamare il nome del tuo bambino/a oppure “è nato/a” e il nome fiocco ita nasc Vieni a trovarci e potrai scegliere tante idee per i tuoi regali.. ..personalizziamo tutto ciò che vi dice la vostra fantasia con nomi e disegni ricamati, per i vostri regali più originali.. Patchwork w w w .p iane taricam o.com MONUMENTI STORICI: Parco della Torre: si estende attorno alla Torre comunale del XIV secolo (la cella campanaria è stata aggiunta nell’Ottocento). Ricetto: del ricetto medievale sono ancora visibili la Porta Nord (con tracce della presenza di un ponte levatoio) e suggestiva la Porta Meridionale che si appoggia ad un’altra torre in pietra. Chiesa di Santa Marta: posta nel ricetto, addossata alla Porta Meridionale, risale all’inizio del XIII secolo; la facciata è di epoca barocca. Chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Solutore: costruita a partire dal 1829 su progetto dell’architetto Maurizio Storero di Ivrea e terminata nel 1843 dall’arch. Giovanni Pessatti. Leonelli autoriparazioni Rocco Leonelli Cell. 349 4271736 Offerta Pneumatici Geometria ruote - Assistenza climatizzatori Preventivi in sede Via Statale 20/A BOLLENGO (To) Tel. e Fax 0125 676483 e-mail: [email protected] Coordinate 45°23’22’’N 7°52’03’’E ABITANTI 2.957 DENSITà 268,82 ab./ Km² Nome abitanti romanesi Patrono San Prospero Giorno festivo 1ª domenica di settembre Codice postale 10090 Tel. Comune 0125 713045 Abiti su misura Alessandra Bernini Sartoria Via S. Teresina, 44 ROMANO CANAVESE Cell. 349 7321455 APERTO DA LUNEDì A SABATO DALLE 06:30 ALLE 20:00 COLAZIONI - PANINI & PRANZI DI LAVORO APERITIVI & APERICENA - FESTE & MOSTRE d’ARTE S.S. LAGO DI VIVERONE, 1 - BUROLO - TEL. E FAX : 0125 675044 Strambino Altitudine: 240 m. Superficie: 22,75 Km² Frazioni: Carrone, Cerone Crotte, Realizio Comuni confinanti: Candia Canavese Caravino Ivrea Mercenasco Romano Canavese Vestignè Vische Strambino TERRITORIO Il comune di Strambino sorge in un’area formata da un grande ghiacciaio del Pleistocene, il quale trasportò nel tempo numerosi detriti che andarono a formare una serie di rilievi morenici. Si trova a circa 12 km a sud-est dalla città di Ivrea. Il paese si trova su un’area collinare ed è circondato da numerose aree adibite a coltivazione. Il centro storico è di tipo medievale, con strade strette e presenza di edifici importanti come il Castello e le chiese storiche. STORIA - In epoca wurmiana (ultima delle quattro fasi glaciali dell’Era Quaternaria) nel luogo dove sorge l’abitato di Strambino vi era un’isoletta morenica lambita dalle acque del grande lago eporediese. Nel corso di millenni il paesaggio trasformò la propria fisionomia da lacustre a fluviale: il bacino balteo scavò sulla destra la bella terrazza da Strambino verso Mercenasco mentre a sinistra, in modo analogo, il Chiusella erodeva il terreno dell’attuale località Quilico sino alla frazione Cerone. Nonostante l’area presenti tracce della centuriazione romana, le prime fonti storiche risalgono alla fine del X secolo; apprendiamo da un atto di donazione datato 4 settembre 996 l’esistenza del borgo, di cui probabilmente Giselfredus (della famiglia degli Avogadri) era già un dominus loci. Vicinissimo al centro della marca Il Mondo di Babù [email protected] delegazione di Strambino Via Piemonte, 31 éQUIPE bEST club spring /Summer 2014 the STnnnnnn Una collezione composta di cinque tasselli che parlano un unico linguaggio Via Somis, 63 STRAMBINO (TO) Tel. 324 8755184 Scarmagno Cell. 347 2337075 MONUMENTI: Il Castello Il Castello di Strambino si riferisce a più castelli risalenti ad epoche diverse e situati su di una collina, nel centro storico di Strambino. Uno di essi è una dimora gentilizia un tempo appartenente ai conti di San Martino. Risale al XVII secolo ed ha affreschi che decorano il prospetto esterno affacciato su un parco con alberi ad alto fusto. Passata in proprietà agli eredi dei marchesi Scarampi di Villanova, la dimora è adibita a servizio di bed & breakfast. Il Palazzo del Comune, edificio di notevoli dimensioni, di stile neoclassico.Pregevole la volta del Salone Consiliare, affrescata dal Cattaneo. La Chiesa dei Santi Michele e Solutore, conosciuta anche come parrocchiale dei Santi Michele e Solutore, è la chiesa parrocchiale di Strambino, consacrata a san Michele e a san Solutore. Venne costruita su progetto di Carlo Andrea Rana tra il 1764 e il 1786, e venne consacrata nel 1821 dall’allora vescovo di Ivrea, Luigi Moreno. È stata dichiarata dal Fondo per l’Ambiente Italiano Monumento di patrimonio Nazionale. L’organo che vi si trova fu costruito da Carlo Serassi. La particolarità di questa Chiesa è il fatto che la pianta rappresenta,vista dall’alto, la sagoma di una rana. di Daniela Paciolla e Gilardi Cristina Alimenti e Accessori per animali Edil Ancora vestitura di alcuni possedimenti di Strambino. Furono proprio queste due famiglie, nel 1438, a promulgare di comune accordo una nuova legislazione. Gli statuti erano divisi in capitoli che riguardavano i più disparati argomenti: dall’elezione dei consoli, alle risse, alle bastonate, alle ferite, agli omicidi, ai violatori, fornicatori, avvelenatori, bestemmiatori, ladri, incendiari, froditori, calunniatori, spergiuri, profanatori di feste... Nel XVI° secolo nelle terre piemontesi si scontrarono a più riprese le armate francesi e spagnole con gravi danni per le popolazioni. Il feudo di Strambino ed il relativo vassallaggio verso la corona Sabauda continuarono ad esistere fino al 1797, anno a partire dal quale i Conti San Martino divennero proprietari allodiali del castello e dei terreni circostanti. Il periodo di stabilità creato dopo l’invasione francese durò fino all’inizio del XIX secolo. Infatti nel 1800 Napoleone Bonaparte valicò il Gran S. Bernardo e, dopo aver preso Ivrea, affrontò la vittoriosa battaglia sul ponte Chiusella, a nord-est di Strambino. Nel 1867 il paese venne colpito da un’epidemia di colera durante la quale persero la vita più di 200 persone. Nel XIX secolo Strambino ha avuto un’importante presenza industriale tessile, che ha dato impulso al paese fino a metà del Novecento. AUTOMOBILE CLUB IVREA di Ramella Ilenia di Ancora Francesco eporediese, il borgo fece parte dei possessi sia di Arduino che dei vescovi di Ivrea. L’inizio della dipendenza di Strambino dalla Chiesa eporediese non è noto, ma la prima attestazione risale all’anno 1161, quando Baiamondo, Alberto ed Enrico, figlio di Leonis Gualie Avocati de Castro, alienarono i loro beni alla Curia, nella persona del vescovo Guido. Per oltre un secolo Strambino, confermato nel 1223 da papa Onorio III al vescovo eporediese, fu tra i possessi della Chiesa: ulteriormente ripartito in piccoli feudi, fu poi assegnato ai nobili de Castro e de Villa. Dopo la morte di Ottone de Villa nel 1244, l’influenza di tali famiglie, sempre fedeli al vescovo, diminuì fino all’esclusione con l’aumento del potere dei conti di San Martino. Come tutto il Canavese, anche Strambino subì le conseguenze delle cruente guerre civili fra fazioni guelfe e ghibelline: le discordie tra i nobili locali favorirono l’inserimento della casata sabauda fin dall’inizio del Trecento. Quel secolo fu caratterizzato dalla ribellione dei tuchini, scoppiata nel 1391: tuic un (tutti in uno) era il motto degli insorti che operavano “come un uomo solo”. Intanto, al volgere del XIV secolo, una nuova famiglia minacciava di affievolire i diritti della signoria dei San Martino: i conti Valperga Masino, che nel 1391 ottennero da Amedeo VIII l’in- informale in apparenza, estremamente curato, in sostanza. STRAMBINO (TO) Via Piemonte, 9 Tel. 0125 711490 tutto per l’edilizia e cartongesso tinte ggiature - cartonge sso ristrutturazioni forniture e p osa p avim e nti PAGAMENTI PERSONALIZZATI ★ PREVENTIVI GRATUITI • pratiche auto moto macchine agricole rinnovo e duplicati patenti • assicurazioni sara • • tasse automobilistiche lun. e gio. 8,30 / 13,00 16,00 / 18,00 mart. merc. ven. 8,30 / 13,00 sab. 8,30 / 12,00 per maggiori info. tel. 346 6220482 - 0125 637067 Coordinate 45°23’0’’N 7°52’0’’E ABITANTI 6.437 DENSITà 282,95 ab./ Km² Nome abitanti Strambinesi Patrono ? Giorno festivo ? Codice postale 10019 Tel. Comune 0125 636601 bonaguro ALBERTO VENDITA - ASSISTENZA ATTIVAZIONI - RIPARAZIONI TELEFONI - PC & ACCESSORI DI TUTTE LE MARCHE Via Piemonte, 80 STRAMBINO (To) Tel/Fax 0125 639253 STUDIOTTICO via piemonte 18 STRAMBINO Tel. 339 1416696 [email protected] OCCHIALI da VISTA e da SOLE LENTI A CONTATTO e LIQUIDI controllo visivo gratuito Candia C.se Altitudine: 285 m. Superficie: 9,18 Km² Frazioni Cascina Bigoglio, Cascine Marcherita Cascine Rossi Cascine Vische Comuni confinanti: Barone Canavese Caluso Mazzè Mercenasco Strambino Vische Candia C.se STORIA - Candia, con i suoi cento tetti di cotto si adagia sulle pendici del Monte Santo Stefano, ultima propaggine collinare dell’anfiteatro morenico d’Ivrea, nel Basso Canavese. Il monte, alto sopra tutti i rilievi intorno, offre un panorama maestoso, da una parte aperto sulla pianura padana con le colline del Monferrato, i colli di Superga e della Maddalena sopra Torino e in fondo il Monviso nelle Alpi; verso nord, dall’altra parte, il paesaggio verde del Canavese con la Serra dritta che somiglia al mare, in fondo ancora la Alpi del Mombarone e del Gran Paradiso. Per il Canavese Candia è la porta di casa. Nella conca che apre alla pianura della Dora Baltea: il lago, residuo di antichi ghiacciai; le acque rallegrano colline con alberi, che numerosi si raggruppano in boschi e si snodano in filari circondando teneri prati, frutteti fioriti e pergolate vigne. Sulla fertile pianura, serpeggiata da strade bianche, il disegno geometrico delle pezzature dei campi. Il paesaggio quieto e riposante cancella con piacevole dolcezza ogni ricordo di bellicosi passati. Candia fin dalle origini fu teatro di aspre lotte: durante i secoli XIII e XIV il vescovo Conte di Ivrea, il Marchese di Monferrato ed il principe di Acaja si contesero il dominio su questa terra. Con l’autunno del Medioevo i Marchesi del Monferrato consolidarono qui la loro Signoria durata poi fino alla pace di Cherasco del 1631; dopo regnarono i Savoia ormai sovrani di tutto il Piemonte. Le cronache dal ‘300 al ‘600 narrano i continui assedi, incendi e distruzioni del territorio e del borgo di Candia. Patria di gente forte e tenace, Candia nel Canavese, ha trovato nella terra e nel lago le risorse della sua sopravvivenza. I suoi vini: l’Erbaluce e il Passito hanno una fama secolare; i pesci del suo lago: tinche e lucci furono apprezzati sui mercati delle vicine città fin dal ‘700. Un sistema di conservazione del pesce in profondi pozzi, colmati di ghiaccio durante l’inverno consentiva agli ingegnosi pescatori di Candia il commercio del pesce due secoli prima dell’invenzione dei surgelati. La gente di oggi continua gli antichi lavori di sempre: qui la tradizione non muore. Il passato è presente nelle vecchie case semplici e severe dell’antico borgo, nelle chiese umili e devote, nell’antica torre in cui regna uno spirito fiero e cortese di tramontati tempi feudali che, sentinella solitaria, saluta di lontano chi si avvicina a Candia. (M.L. Pachiè) MONUMENTI: Torre di Castiglione (Sec. XI) E’ ciò che resta dell’omonimo castello che dominava il borgo di Castiglione. Attualmente è di proprietà della famiglia Pachiè ed è stata restaurata agli inizi degli anni Settanta. Si presenta con la parte inferiore in pietra e quella superiore in mattoni. L’antica torre che domina Candia dalla collina e il Minou “ ” artoria artigianale suo lago sono rappresentati nello stemma ufficiale del Comune di Candia. Castello (Sec. XIV) Le prime notizie della costruzione del castrum di Candia si hanno in seguito agli eventi della IV crociata e dell’investitura nel 1205, da parte del Podestà d’Ivrea, a conti e feudatari del Roero dei fratelli Enrico, Guglielmo e Giacomo De Candia. Fiorente centro di commerci, il castello divenne il principale possedimento dei De Candia nel Canavese. Nella seconda metà del XIII secolo, dopo la scomunica di Guglielmo VII del Monferrato da parte del Vescovo, si aprì un periodo di libertà comunale e di contese del territorio da parte di diversi nobili: i Raimondo di Candia, i De Candia, i Galvagno, i signori di Oria e i signori di Mazzè. Durante la guerra del Canavese del XIV secolo i castelli di Candia e Castiglione subirono molti danni da parte del Principe d’Acaia e vennero poi smantellati da Fabrotino da Parma. Il feudo fu oggetto di alcune sanguinose rivolte ferocemente represse (sia della locale popolazione, sia dei nobili francesi, tedeschi, svevi e veneziani ivi residenti), fino a perdere i propri privilegi e passare sotto l’amministrazione di governatori inviati dal Marchesato del Monferrato. Alla fne del XVII secolo il castello passò alla famiglia Birago di Vische, che fece abbattere le vecchie costruzioni. Resti di mura medievali sono ancora osservabili nelle case di via Cesare Battisti e via Cavour. Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo (Sec. XI) Essa sorge, isolata, sulla cima di una collina che sovrasta l’abitato del paese, in una posizione panoramica dalla quale si domina il bacino morenico canavesano, con il lago di Candia e la sovrastante dalla cerchia alpina. Di origine tardo-romana, fu edificata in onore del Santo Patrono dei Longobardi, essa costituisce - dopo il duomo di Ivrea e l’abbazia di Fruttuaria - una delle principali testimonianze dell’architettura romanica nel Canavese. Anche se la costruzione ha vissuto diverse fasi, l’assetto estetico può dirsi romanico. Le stanze interne custodiscono un Altare barocco e una statua settecentesca raffigurante San Michele che trionfa sui demoni A lato della navata centrale dell’attuale edificio si è ritrovato un manufatto circolare identificato con il fondo del Fonte Battesimale del VI secolo che è attualmente visibile dopo i recenti lavori di restauro della chiesa Il fonte battesimale è tagliato a livello del pavimento delle costruzioni seguenti. Alcuni avanzi di mura coese al Fonte Battesimale potrebbero essere un buon inizio per ricostruire gli edifici del VI secolo. Come si vede sono emersi reperti di tutto rispetto e di notevole interesse storico Coordinate 45°20’00’’N 7°53’00’’E ABITANTI 1.271 DENSITà 143,46 ab./ Km² Nome abitanti candiesi Patrono San Michele Giorno festivo ultima domenica di settembre Codice postale 10010 Tel. Comune011 9834645 di Gontier Alessandra specializzata in confezioni su misura Bazar Montjovet Fraz. 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Il centro abitato, adagiato sulle falde di un sistema di colline che lo riparano dai venti, è soleggiato ed arioso, sicché il clima è mite e la terra fertile tanto che già nel XIV sec. Pietro Avario scriveva che a Caluso il raccolto di un anno bastava per dieci a venire. Proprio per questo, e per la sua posizione strategica per il controllo del territorio il borgo fu molto conteso, specie tra i Monferrato e i Savoia, e la sua storia è ricca e movimentata, come testimoniano le poche ma significative costruzioni sopravvissute alle complesse vicende storiche, come la Rocca, o Castellazzo, costruito nel XII secolo e ridotta a ruderi dagli Spagnoli sin dalla metà del XVI secolo, i resti della Chiesa di San Calocero, coeva della Rocca, la Porta Crealis, una delle superstiti delle quattro che vigilavano gli accessi del borgo medievale, anch’essa risalente al XII sec. (anche se ristrutturata nei sec. XIII e XIV), nonché le poderose mura di cinta. Altre testimonianze importanti sono la Chiesa Parrocchiale, iniziata nell’aprile del 1522, con grandiosa torre campanaria (XVIII sec.) con splendido chiostro. Le chiese della Misericordia (o di San Giovanni Decollato) e di Santa Marta, costruite entrambe all’inizio del XVIII secolo, il grandioso Palazzo Valperga di Masino (o Spurgazzi), attribuito all’arch. Filippo Castelli, e annesso Parco. Caluso è anche terra ricca di acque. Intorno al 1560 il maresciallo di Francia Charles Cossè de Brissac vi fece costruire, derivandolo dall’Orco, un provvidenziale canale che bonificò i terreni, promosse lo sviluppo dell’artigianato e, più tardi, dell’industria, e agevolò l’espansione edilizia del paese. La caratteristica più importante di Caluso è però la singolare composizione del terreno, di origine morenica, che, combinata con la felice posizione geografica e il clima favorevole, consente la coltivazione della vite, in particolare del vitigno Erbaluce, da cui si ottengono i preziosi vini D.O.C. ben noti sul mercato vitivinicolo non solo italiano. La coltivazione della vite si pratica in Caluso sin dai tempi più antichi ed è sempre stata la risorsa più importante e prestigiosa dell’economia agricola locale. LA BATTAGLIA DI CALUSO: Il cronista trecentesco Pietro Azario, nel suo De Bello Canepiciano, narra delle guerre che allora si combatterono per il dominio del Canavese, nelle quali Caluso ebbe un’importanza determinante. Conteso fra guelfi e ghibellini, i primi rappresentati dai Conti di San Martino ed i secondi da quelli di Biandrate, appoggiati dai Marchesi del Monferrato, Caluso venne occupata dai primi. Tuttavia i ghibellini non si rassegnarono e Giovanni II Paleologo, Marchese del Monferrato, riuscì con un’astuzia a rioccupare la cittadina dopo un assedio che ebbe alterne vicende fra le due parti. Caluso passò quindi sotto il dominio dei Marchesi del Monferrato che, d’accordo con i Savoia, riuscirono a mantenere il controllo, per un certo periodo, anche sulla città di Ivrea. Questa guerra, culminata con la Battaglia di Caluso, venne anche menzionata da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. CONOSCIAMO L’ERBALUCE DI CALUSO DOCG - Questo vino è ottenuto con le uve del vitigno Erbaluce coltivate in una ristretta zona viticola di cui il comune di Caluso è l’epicentro e che si estende fino alle province di Vercelli e di Biella. Il riconoscimento della Denominazione di origine controllata e garantita è avvenuto con Decreto dell’8 ottobre 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 248 del 22.10.2010. Vino fermo di colore giallo paglierino, presenta luminosi riflessi verdolini e una limpidezza brillante quando è in giovane età. Il suo profumo molto fine ricorda quello dei fiori di campo, rimandando all’acacia e al biancospino. Il sapore è fresco e secco. Le sensazioni che ritornano in bocca sono sostenute da un ner- bo sapido, che sfuma nel finale su note lievemente ammandorlate. La caratteristica nobile dell’Erbaluce sta nella spiccata capacità di evoluzione nel tempo. Dopo tre o quattro anni di invecchiamento questo vino mostra tutta la sua complessità e struttura: emergono note minerali e terziarie estremamente interessanti. I suoi profumi e la sua struttura delicata vengono valorizzati se accompagnati con piatti dal gusto altrettanto delicato, come frittate a base di verdure, risotto alle rane oppure la zuppa canavesana, a base di cavolo cappuccio e brodo di carne. È un vino di struttura che può reggere bene anche i fritti di carne e pesce. È ottimo anche a fine pasto accompagnato a tomini freschi. Erbaluce di Caluso Spumante DOCG Può essere prodotto esclusivamente con metodo classico. Le caratteristiche del vitigno lo rendono perfetto per la spumantizzazione. Acidità e struttura sono i due elementi fondamentali in uno spumante di qualità e l’Erbaluce li possiede entrambi. Il vino si presenta con una spuma leggera ed persistente, un perlage fine e un colore paglierino scarico. Il suo profumo è delicato e caratteristico, così come il gusto asciutto e con note fruttate e floreali. Coordinate 45°18’0’’N 7°53’0’’E ABITANTI 7.679 DENSITà 194,26 ab./ Km² Nome abitanti Calusiesi Patrono SS. Calocero e Andrea Giorno festivo 7 luglio Codice postale 10014 Tel. 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