In Italia (con “Living”) EURO 1,40 MARTEDÌ 4 MARZO 2014 ANNO 139 - N. 53 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] www.corriere.it Pedone investito Fiorello, se l’incidente diventa un caso social Everest Le pulizie obbligatorie sul tetto del mondo Con il Corriere I sogni e gli antieroi di Lucio Dalla di Rinaldo Frignani a pagina 45 di Leonard Berberi a pagina 29 Oggi il primo cd a 9,99 euro più il prezzo del quotidiano IUS SOLI E IUS SANGUINIS Ucraina Giovedì vertice dei leader Ue. Ultimatum russo contro la Crimea, poi la frenata MA INTEGRARE NON È ASSIMILARE Europa e Usa avvertono Putin di GIOVANNI SARTORI Obama: Mosca dal lato sbagliato della storia. Giù le Borse uando Letta creò il suo governo inventando per l’occasione un ministero dell’Integrazione affidato a Cécile Kyenge «donna e nera», laureata in farmacia (o medicina) e specializzata in oculistica, pensai che questa signora, spuntata dal nulla e manifestamente incompetente in materia di integrazione, fosse una super protetta di chissà quanti colli e montagne. Per fortuna mi ero sbagliato visto che non è stata inclusa nel governo Renzi. È sì previsto che Cécile Kyenge si presenti alle elezioni europee e sembra certo che la nostra sinistra terzomondista intenda farne il suo nuovo portabandiera ideologico. Ma al momento la nostra Cécile non è più (come ha scritto l’autorevole Foreign Affairs americano) una delle cento donne più potenti del mondo. Al momento si è solo manifestata come dogmatica fautrice dello ius soli e ora con il preannunzio di un libro (che echeggia nel titolo Martin Luther King) «Ho sognato una strada: i diritti di tutti». In attesa approfitto della pausa per riflettere sullo ius soli e, correlativamente, sullo ius sanguinis. Giuridicamente parlando, la cittadinanza italiana è fondata sullo ius sanguinis: siamo cittadini italiani se siamo nati in Italia da cittadini italiani. Dopodiché restiamo italiani per sempre in patria e fuori. La soluzione opposta è quella dello ius soli: si diventa cittadini del Paese nel quale entriamo e ci insediamo. Storicamente questa differenza è facile da spiegare. I Paesi sottopopolati (l’America del Nord fino al 1620 era quasi vuota) adottano lo ius soli perché hanno bisogno di popolazione, di nuovi cittadini, mentre i Paesi con antiche popolazioni stanziali adottano di regola lo ius sanguinis: chi nasce in Italia è cittadino italiano e lo resta anche se poi va a spasso per il mondo. Di per sé la distinzione in questione è logica e storicamente giustificata. Ma è stata sempre più travalicata dagli eventi. Secondo le statistiche i Paesi che adottano il criterio dello ius sanguinis sono ancora una maggioranza. Ma molti Paesi sono oggi piccole isole sperdute nei vari oceani. E anche le statistiche al riguardo variano troppo per dare affidamento. Restando in Italia, il nostro è oggi uno dei tanti Paesi in bilico tra lo ius sanguinis e l’apertura allo ius soli. È così perché la tecnologia delle comunicazioni unita all’esplosione delle popolazioni africane e asiatiche creano nuovi e difficili problemi. Sono problemi che mi propongo di esaminare in un prossimo articolo. Al momento vorrei soltanto precisare che «integrare» non è lo stesso che «assimilare», e che la integrazione in questione è soltanto l’integrazione etico-politica: l’accettazione della separazione tra Chiesa e Stato, tra religione e politica. Per i musulmani tutto è deciso dal volere di Allah, dal volere di Dio. Qui il potere discende soltanto dall’alto. Per le nostre democrazie, invece, il potere deriva dalla volontà popolare e quindi nasce dal basso, deve essere legittimato dal demos. La ex ministro Kyenge ha dichiarato che siamo tutti «meticci». Si sbaglia. Qualsiasi buon dizionario glielo può spiegare. Dulcis in fundo l’Arcivescovo di Milano, cardinale Scola, ha dichiarato che «siccome la mescolanza dei popoli è inevitabile… io dirò sì allo ius soli». Santa semplicità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Crisi in Ucraina, sale la tensione mentre si cerca una soluzione diplomatica. Ultimatum russo contro la Crimea, poi Mosca frena. Borse giù. Giovedì summit dei leader europei. Obama: Russia dal lato sbagliato della storia. Giannelli L’IRRILEVANZA È NEI DISTINGUO A Donetsk scatta l’assalto ai palazzi dei governatori li Usa fanno la voce grossa. La Ue si divide sulle sanzioni alla Russia. La linea scelta da Germania e Italia ritiene che vada preservata ad ogni costo la possibilità di un confronto con Mosca perché il peggio potrebbe ancora venire e va fermato in tempo. di GIUSEPPE SARCINA A PAGINA 3 A PAGINA 42 Cosa unisce Sorrentino-Servillo agli Oscar precedenti IL TESORETTO PER POMPEI? QUELLO 0,56% SPESO FINORA U n centosettantottesimo! Ecco quanto hanno speso del tesoro stanziato per salvare Pompei. A ogni pioggia, ormai, c’è un crollo. L’ultimo ieri: il terzo in tre giorni. Eppure in quasi tre anni, dei famosi 105 milioni di euro tanto sbandierati, ne hanno scuciti 588 mila: lo 0,56%. Colpa di chi? Di tanti. Ma soprattutto di regole, schemi, meccanismi burocratici che sono ormai più vecchi, più decrepiti e più marci delle rovine lasciate al degrado. CONTINUA A PAGINA 25 Il sottosegretario: non ho colpe. Grillo contro Pizzarotti Gentile costretto a lasciare Caos sulla legge elettorale Ribaldi e fragili, sono gli eroi italiani di PAOLO MEREGHETTI scar, c’è un filo sottile che lega La grande bellezza della coppia Sorrentino-Servillo (foto), miglior film straniero, al cinema italiano d’autore. Trionfo per 12 anni schiavo, Cate Blanchett, Matthew DA PAGINA 16 A PAGINA 19 Cappelli, S. Colombo, Conti, R. Franco, Grassi, Maffioletti, Persivale McConaughey. O di ELVIRA SERRA A PAGINA 29 A PAGINA 2 G Maria, 15 anni, ragazza (stra)ordinaria re libri pubblicati, altrettanti in arrivo. Una passione per Angela Merkel. Ecco a voi Maria Zanchetta, quindicenne (stra)ordinaria di San Zeno di Cassola (Vicenza), papà muratore, mamma casalinga e lei, Alfiere della Repubblica già da due anni. Il piccolo genio parla quattro lingue. Ha un fidanzatino in Germania. E dal 2012 intrattiene una corrispondenza con la cancelliera, alla quale ha dedicato il suo terzo libro, Le avventure della mummia Ötzi. di FRANCESCO BATTISTINI di FRANCO VENTURINI La storia Parla 4 lingue, scrive libri e ha una corrispondenza con Angela Merkel T I minareti, i tatari e la paura del grande attacco DA PAGINA 2 A PAGINA 6 Burocrazie di GIAN ANTONIO STELLA I due fronti AP / INVISION / JOHN SHEARER Q 40 3 0 4> Fondato nel 1876 Il governo L’erede e la diva Expo e cantieri: a Milano una sede del ministero contro i ritardi Il figlio che vuole un «tutore» per la mamma: la Lollobrigida di ELISABETTA SOGLIO di ARMANDO TORNO A PAGINA 24 A PAGINA 42 - Il servizio A PAGINA 27 Antonio Gentile si è dimesso dalla carica di sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti. «Le mie dimissioni sono un gesto di generosità verso il Paese», ha scritto il senatore del Nuovo centodestra coinvolto nel caso delle presunte pressioni sul quotidiano l’Ora della Calabria per non fare uscire la notizia di un’inchiesta in cui sarebbe coinvolto suo figlio. «Per chiarire tutto — scrive Gentile, che non è indagato — ci vorrà poco tempo e mi auguro che a quel punto ci sarà chi avrà l’umiltà di scusarsi». Il ministro Alfano: per noi viene prima l’Italia. Le dimissioni di Gentile permettono al premier Renzi di ricucire i rapporti nella maggioranza. Ma non del tutto perché resta il nodo della legge elettorale e dell’entrata in vigore della riforma. Da oggi il testo è al voto della Camera. Tensione con il Nuovo centrodestra e Forza Italia. Caos tra i Cinquestelle: Grillo «scomunica» anche Federico Pizzarotti. DA PAGINA 8 A PAGINA 13 Riforme ed emendamenti IL BUON SENSO NEL CESTINO di MICHELE AINIS N el 1978 la legge Basaglia ha chiuso i manicomi. Riapriteli di corsa: c’è un matto pericoloso da internare. È il legislatore schizofrenico, l’essere che comprende in sé il non essere, la volontà che vuole e disvuole. In passato ne avevamo avuto già il sospetto, dinanzi a certe leggi strampalate, a certe norme subnormali. Adesso c’è un certificato medico, la prova che il seme della follia ha ormai attecchito nelle meningi dei nostri parlamentari. Come? Con un doppio emendamento alla legge elettorale, da quest’oggi all’esame della Camera. CONTINUA A PAGINA 42 2 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Primo Piano Ucraina La crisi Ultimatum alla Crimea: «Arrendetevi» Ma poi il governo russo frena DAL NOSTRO INVIATO BACHISARAY (Crimea, Ucraina) — Stanotte si dorme in moschea. Turni di quindici uomini: dieci dentro, cinque fuori. Telefonini e animi sempre carichi. Le donne portano la zuppa di cavolo nero, il velo non è in testa ma triste e di paura sugli occhi. A dare una mano arriva anche Kamil Samigullin, il gran capo di tutti i tatari di Russia: «Sappiamo che per noi la vita andrà peggio, in Crimea…». Il minareto di Bachisaray è la torre di guardia della fortezza e l’imam si agita molto: «Portate quattro pacchi d’acqua!», «facciamo l’elenco di chi partecipa alle ronde»... Il bazar intorno è un deserto dove i tatari, stavolta, sono loro a controllare che non arrivi il nemico. Tutta la Crimea oggi è così: aspetta. La minoranza musulmana e gli ucraini filoccidentali, spaventati, che qualche russofono cominci a devastare i minbar (pulpiti delle moschee) e il buon senso. La maggioranza filorussa, sollevata, che a fine mese il referendum proclami di fatto la secessione da Kiev. Una cinquantina di soldati della Flotta sono due chilometri in là, Tempi difficili Ai distributori di benzina e nei centri commerciali, si fa la fila per la scorta. Nei bancomat si possono ritirare solo 112 euro tutt’intorno a una piccola trincea ucraina che s’ostina a non cedere le armi. Attesa lunga: circondano la base dell’artiglieria da tre giorni, la prendono per i nervi, e dentro prendono tempo perché a Kiev non si prendono la briga d’una decisione, combattere o ritirarsi. Sparare, no: nessuno a parole lo vuole. Il governo ucraino butta lì che dal comandante della Flotta russa è stato dato un ultimatum, per Bachisaray come per Capo Fiolent, dov’è l’intelligence della Marina: se gli ultimi soldati non s’arrendono all’alba di martedì, sarà «tempesta». Un penultimatum, in verità: «Non abbiamo nessun piano d’attacco», è la smentita che arriva da Mosca. «Non vogliamo la guerra — dice il viceministro Grigory Karasin — con quest’operazione abbiamo solo voluto ridimensionare molte persone che stanno a Kiev». «La parola guerra, riferita all’Ucraina, è inaccettabile — fa la pacifista Valentina Matviyenko, capocommissione della Duma, come se i soldati dispie- L’ambasciatore di Mosca all’Onu: Yanukovich ci ha chiesto aiuto Yulia Tymoshenko: ora Kerry imponga osservatori internazionali gati fossero un’invenzione — noi siamo nazioni sorelle, noi siamo il mondo slavo!». Ma da Washington, l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Vitaly Churkin fa sapere che è stato Yanukovich, con «una lettera a Putin», a chiedere l’intervento militare. Aspettare, snerva. Che cosa farà la Grande Sorella Russia, che cosa non fa la Piccola Russia ucraina. Ai distributori di benzina e nei centri commerciali, si fa fila per la scorta. I tassisti evitano la strada del consolato russo di Sinferopoli, perché la folla non lascia passare: tutti a leggere le bacheche, comprensive d’agiografie di Putin, che spiegano come ottenere un passaporto russo. C’è un ingresso privilegiato per i Berkut, le squadre speciali di Yanukovich che hanno sparato a Maidan, facendo quei 95 morti che il ministro russo Ivan Lavrov, adesso, paragona ai ribelli jihadisti in Siria: «Si avvisa che i Berkut potranno avere la cittadinanza in tempi più brevi». Ci vuole pazienza pure nelle banche: la gente si mette in coda d’ora buona e ci sta tanto, perché hanno limitato a 112 euro i prelievi bancomat e nessuno si fida, tutti rivogliono i loro soldi prima del «disastro» annunciato dal premier ucraino, Arsenyi Yatseniuk. In piazza Lenin, il quotidiano happening filorusso issa un cartello contro «Abama» (con la a) che vuole uccidere la Crimea: oggi arriva a Kiev il segretario di Stato americano, John Kerry, una linea rossa da tirare, ed è possibile veda anche Yulia Tymoshenko di rientro da Mosca. Yatseniuk ripeterà che «non lasceremo a nessuno il permesso di prendersi la Crimea» e che «non saranno ammessi soldati russi a Est». Yulia ridirà che «occupando la Crimea, la Russia ha dichiarato guerra anche a Stati Uniti e Gran Bretagna, garanti della nostra sicurezza». Kerry dovrebbe chiedere, oltre al ritiro delle truppe russe dalla Crimea, che osservatori internazionali siano dispiegati in tutta il Paese. C’è poco altro da pretendere. Quello di Putin sarà anche «un errore che pagherà», come scrive il Washington Post, però il Cremlino ha ormai «il controllo operativo completo» della penisola: lo confida al New York Times un diplomatico Usa. Arrivano le navi dal Baltico. Le unità da sbarco La situazione sul campo Per un diplomatico americano, il Cremlino ha ormai «il controllo operativo completo» della penisola di Crimea Il bacio al soldato Una donna bacia un giovane soldato, attraverso le sbarre del cancello di una base militare ucraina, vicino a Sinferopoli, assediata dalGuarda il video con una chiamata gratuita al +39 029 475 48 50 le forze russe A grandi passi Il presidente russo Vladimir Putin con, a sinistra, il ministro della Difesa Serghei Shoigu della Kaliningrad, della Minsk, dell’Olenigorski Gorniak, della San Giorgio. Truppe russe compaiono sullo stretto di Kerk e «rimarranno per tutelare i diritti fondamentali», fa sapere il ministro Lavrov. Quando i caccia violano due volte lo spazio aereo e arrivano quasi allo scontro in cielo con un Su-27 ucraino, parla ancora Lavrov «È necessario proteggere gli interessi di tutti gli ucraini». Il dialogo col Cremlino è complicato, si propone come mediatore perfino Mikhail Khodorkovski, l’oligarca «perdonato» da Putin dopo dieci anni di Siberia: non sembra destinato a successo. Sulla piazza Lenin, di fronte ai marò che pattugliano il palazzo del governo, un piccolo gazebo raccoglie firme per l’Armata popolare di Crimea. «Siamo già 500», dice Oleg Klimchuk, leader della ong Crimea russa. S’avvicina una donna coi sacchi della spesa: «Posso iscrivermi?». No, le dicono: «È pericoloso». Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il discorso a piazza Maidan L’EUROPA VENGA A KIEV. E IMPARI A NON AVER PAURA ❜❜ P di BERNARD-HENRI LÉVY opolo della Maidan! Quasi a mani nude, avete fatto indietreggiare i miliziani del Berkut. Da soli, o quasi, avete costretto Yanukovich alla fuga. Con un sangue freddo degno dei grandi popoli, avete inflitto una disfatta storica alla tirannia. Dunque, non solo siete europei, ma i migliori fra gli europei. Certo, siete europei per la storia; ma anche, ormai, per il sangue versato. Certo, siete europei perché siete figli di Voltaire, di Victor Hugo e di Taras Shevchenko; ma anche perché, per la prima volta, qui, nella Maidan, dei giovani sono morti con la bandiera stellata dell’Europa fra le braccia. Hanno voluto calunniarvi. Si è detto che siete i continuatori della memoria nera dell’Europa. Eh no! È il contrario! Le virtù di resistenza che costituiscono il genio dell’Europa e che un grande francese, il generale de Gaulle, ha portato al culmine, siete voi ad averle incarnate durante quei giorni cruenti; e il nazional-socialismo, l’antisemitismo, il fascismo che furono la vergogna del nostro continente erano dalla parte dei vostri nemici. Rendo omaggio ai vostri morti. Rendo omaggio al vostro coraggio e vi dico, ora più che mai: «Benvenuti nella Casa comune». Oggi tuttavia una nuova forza si erge davanti a voi. Una forza che non conosce e non rispetta che la forza. Una forza che agisce impunemente nell’Est del vostro paese. Una forza che, amputando l’Ucraina, si appresta a fare quello che nessuna forza, in nessun altro paese d’Europa, ha osato fare da decenni a questa parte. L’argomento è noto: è quello di Hitler che, nel 1938, invocò come pretesto per invadere la Cecoslovacchia che i Sudeti parlavano tedesco. Il metodo è noto: è quello di Hitler che approfitta, anche lui, delle Olimpiadi invernali a Garmisch-Partenkirchen per rimilitarizzare, pochi giorni dopo, la Renania. Ma voi siete qui, popolo di Maidan, per impedire questo nuovo crimine. Siete qui, giovani di Maidan, per evitare che i vostri fratelli dell’Est ricadano sotto il dominio dell’Impero. Siete di nuovo riuniti per rifiutare che sia smembrato il vostro paese, che ha sofferto fin troppo, lungo i secoli. L’altro giorno ero davanti all’ambasciata russa, a Kiev, dove sventolavano insieme bandiere ucraine ed europee. Poi in Parlamento, la Rada, dove ho incontrato i vostri dirigenti: Vitali Klischko, l’uomo che, come Danton durante la Rivoluzione francese, ha sollecitato una mobilitazione democratica; e la signora Yulia Tymoshenko, di cui Putin già cerca di macchiare la reputazione, che mi ha incaricato di dirvi: «Evidentemente non andrò a Mosca; Putin è mio nemico». Ma quel che più mi ha colpito è la loro volontà di resistere: il martirio e la potenza, la donna che porta sulla propria pelle le stigmate della sua lotta per la libertà e il campione, figlio della Maidan, simbolo di forza tranquilla e di probità. Se lo- ❜❜ Il linguaggio della forza Una nuova forza minaccia l’Ucraina. Una forza che non rispetta che la forza ro restano uniti, se restate tutti uniti, come oggi in questa piazza, sarete voi a vincere e Putin a cedere. Ma per vincerlo durevolmente avrete bisogno, popolo della Maidan, dell’aiuto dei vostri fratelli in Europa. L’Europa deve proteggere l’Ucraina. Deve farsi garante delle frontiere della vostra nazione e della libertà delle vostre città. Deve firmare al più presto, cioè se possibile già da domani, l’accordo di associazione per il quale i vostri giovani e i vostri veterani si sono battuti e sono morti. L’Europa deve venire qui, a Kiev — perché no? — a firmare solennemente questo accordo: per voi, sarebbe una forma di tutela e, per lei, una sorta di nuovo atto di battesimo. L’Europa deve comportarsi con Putin come si è comportata con Yanukovich: deve agire di fronte al padrone come ha agito di fronte al valletto. Ha i mezzi per punirlo e deve utilizzarli. E se l’Europa dicesse a Putin: «Abbiamo bisogno del tuo gas, ma tu hai bisogno dei nostri euro: allora, giù le mani dalla Crimea»? Se l’Europa dicesse a Putin: «Un uomo che dimostra di poter violare le frontiere in Europa non trova posto nelle sedi in cui la comunità inter- nazionale si adopera per la stabilità del mondo: allora, signor Putin, o lei esce dall’Ucraina, oppure facciamo uscire lei dal G8 che, per ironia della sorte, si dovrà riunire a Sochi»? E se Hollande, Merkel, Obama facessero sapere al predatore della Crimea e, Dio non voglia, di Donbass e di Donetsk, che non sarà il benvenuto quando, fra qualche mese, si festeggerà in Francia lo sbarco, settant’anni fa, degli eserciti della libertà? Putin è forte solo della nostra debolezza. Putin va avanti solo perché noi abbiamo paura. E se la paura cambiasse campo? Se i dirigenti europei avessero una minima parte del coraggio dimostrato dal popolo della Maidan? Come? Voi non avete avuto paura, e noi ci lasceremmo prendere dallo spavento? Voi vi siete ribellati al nuovo zar e noi dovremmo piegarci davanti a lui? È assurdo. È impossibile. È quel che ho intenzione di dire, appena tornato in Francia, ai dirigenti del mio paese. No pasaran, gridavano i repubblicani spagnoli nel 1936. No pasaran, gridavate voi ai terribili miliziani del Berkut di Yanukovich che vi tenevano sotto mira. No pasaran, deve ripetere oggi l’Europa alla soldatesca di Vladimir Putin. Viva l’Ucraina: una, indivisibile e libera. Viva la Francia, viva l’Europa e viva l’Ucraina in Europa! (traduzione di Daniela Maggioni) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Primo Piano Un Paese diviso Ucraina: 3 RUSSIA 45 milioni di abitanti Kharkiv Kiev La bandiera Alcuni militanti filo Putin issano una bandiera russa davanti al palazzo del governo regionale a Donetsk. I dimostranti hanno occupato alcuni piani dell’edificio per protestare contro la nomina a governatore dell’influente oligarca Serghii Taruta decisa da Kiev. Donetsk è un’importante città del bacino minerario del Donbass, al confine con la Russia (Reuters/ Valeriy Bilokryl) Donetsk UCRAINA Leopoli MOLDOVA Popolazione ucraina russofona Crimea Odessa meno del 20% dal 20 al 50% oltre il 50% R O M A N I A Sebastopoli Basi aeree CRIMEA: Basi navali 2 milioni di abitanti Superficie 26.000 km quadrati (poco più della Lombardia) Feodosia Sebastopoli Balaklava Sinferopoli 161 aerei ed elicotteri 388 navi e sommergibili Popolazione Crimea Altri 5 Tatari Gvardeyskaya Kacha Mar Nero Parlamento e uffici governativi 12,1 % Ucraini Yalta 24,4 Russi 58,5 Il contagio I contestatori prendono il Parlamento e chiedono un referendum per l’autonomia: «Faremo come la Crimea» A Est la polizia inerme assiste alla disfatta Tricolori e nonne scatenate, così Donetsk e Odessa voltano le spalle a Kiev DAL NOSTRO INVIATO DONETSK — La polizia si schiera nella piazza del Governatorato di Donetsk fin dal mattino. La divisa ricorda quella dei Berkut, le aquile reali, i reparti speciali smantellati dal governo di Kiev. Tuta e casco nero, giubbotto anti proiettile, scudo in lega. Gli agenti si dispongono dietro la griglia che sbarra l’ingresso principale dell’edificio e a protezione dei due cancelli laterali. All’esterno altri due cordoni lungo il muro, defilati. Le mostrine sono azzurre e gialle, i colori nazionali dell’Ucraina. Sembra tutto in ordine, eppure c’è qualcosa che stona. Le armi. Dove sono le armi? I poliziotti non ne hanno. Niente carabine, niente fucili lancia lacrimogeni. Nemmeno gli sfollagente. Qualche pistola qua e là nelle fondine degli ufficiali, che però tengono le mani costantemente sulle ricetrasmittenti. E’ un segnale politico? Un segno di distensione verso i dimostranti filorussi che cominciano ad arrivare a mezzogiorno? Per almeno un’ora sembrerebbe di sì e sembrerebbe anche funzionare. Il leader del movimento, Pavlo Hubarev, 30 anni, aveva annunciato per oggi una «grande manifestazione» e aveva chiesto di montare «un accampamento» sotto il pennone in cemento armato su cui, ormai da sabato scorso, torreggia il tricolore russo. I dimostranti, però, non sono più di quattro-cinquemila; le tende tre erano domenica notte e tre restano lunedì mattina. C’è intensità, gli slogan sono durissimi. Qualcuno regge un cartello con la bandiera americana sovrastata da una svastica. Drappi russi, nastrini neri e arancioni, il simbolo della vittoria del 1945 contro i nazisti. E il coro: «Rassiiia, rassiiia», Russia, Russia. Anche chi protesta è disarmato. Ci sono tante donne, specie anziane, le più scatenate. Hubarev, un collaboratore dell’ex presidente Viktor Yanukovich, è stato proclamato sabato primo marzo governatore del popolo. Ora è dentro a parlare con i deputati regolarmente eletti per far valere le sue credenziali. Nella folla si percepisce qualcosa di simile a una scarica di elettricità, una serpentina di ragazzi, giovanotti e uomini più decisi di altri: è il servizio d’ordine del capo. I fregi giallo-azzurri della 8,3 milioni i russofoni in Ucraina: meno di 1/5 degli abitanti. Ma prima della rivoluzione il russo era lingua ufficiale in 13 delle 27 regioni ucraine 71,7 percentuale di cittadini russofoni nella città di Sebastopoli in Crimea, la regione ceduta da Kruscev all’Ucraina nel 1954 48,8 percentuale di russofoni nella città di Donetsk, la capitale economica del Paese e il feudo dell’ex presidente Yanukovich milizia e le insegne tricolori della piazza convivono senza problemi fino alle 13 circa. Dall’interno dell’edificio arriva una telefonata e parte la scossa. I militanti di Hubarev si staccano seguiti d’istinto da un folto codazzo. Eccoli davanti al cancello laterale. Dall’altra parte una siepe di caschi e di scudi li osserva. Alle spalle della gente che comincia a premere, un ufficiale con il walkie-talkie in mano si appoggia all’unica mac- china della polizia e guarda la scena come se si trovasse all’uscita di una scuola. Attenti ragazzi, non fatevi male. La barriera cede, la milizia arretra e si dispone su due ali nel cortile interno. Lì in mezzo passa indisturbato il piccolo «commando» che ha avuto l’idea di sradicare l’inferriata e di trasportarla sotto una finestra. Un minuto e il vetro va in pezzi: «Rassiia, Rassiia». I poliziotti sono pietrificati. Poco dopo tre deputati provano L’area Il bacino Il distretto di Donetsk fa parte del Donbass, il maggior bacino carbonifero dell’ex Unione Sovietica La storia La scoperta dei ricchi giacimenti di carbone nel Settecento innescò il boom del settore siderurgico che portò alla fioritura economica dell’area tra XIX e XX secolo con lo sviluppo di attività meccaniche, chimiche, metallurgiche Il carbone Il bacino si estende anche in territorio russo. Oggi circa l’85% della produzione carbonifera proviene dalla parte ucraina ad andarsene da un’altra uscita: vengono fermati, poi spintonati. Una donna ne colpisce uno con il sacco della biancheria. Ma ormai è fatta: il Governatorato dell’oblast, il distretto di Donetsk è nelle mani dei filorussi, come annuncia Hubarev issato sulle spalle dei compagni. I parlamentari rimangono bloccati nel Parlamento fino a tarda sera. Sergej, 25 anni, è il più disponibile (ma non ci vuole molto) nel picchetto di uomini che filtra l’accesso. Fa il meccanico e ora si cala nel ruolo di portavoce: «Siamo qui per proteggere il Parlamento e i deputati. Non abbiamo armi, vogliamo evitare provocazioni». Si sposta per uscire dal buio in cui è immerso l’androne e mostra un luccichio di scudi e di caschi: «Collaboriamo con la polizia, vedi?». Gli agenti esausti, appaiono perfettamente a loro agio con i nuovi compagni di strada. Ma per Kiev il segnale è tremendo, forse dirompente. La strategia della tolleranza e del dialogo, ammesso che fosse questa l’intenzione del nuovo governo ucraino, è andata in pezzi come i vetri del palazzo. Il presidente del nuovo corso, Alexander Turchynov, due giorni fa, aveva nominato governatore di Donetsk l’uomo d’affari Sergej Taruta, proprietario di uno dei gruppi industriali più importanti della regione (e quindi del Paese). I contestatori non hanno voluto nemmeno prendere in considerazione questa possibilità. Le autorità locali non hanno fatto nulla per impedire che le scelte politiche della capitale venissero mortificate a Donetsk e anche a Odessa, dove è accaduta la stessa cosa. Nei prossimi giorni si dovrebbe capire se i proconsoli di Kiev puntano davvero a contenere un movimento compatto, ma che certamente non sembra avere i numeri e neanche il consenso tra la popolazione per essere irresistibile. Oppure se il potere dell’Est non stia slittando verso ipotesi di secessione. Il primo atto imposto al Parlamento in seduta coatta è stato quello di chiedere un referendum. «Dobbiamo fare come la Crimea», grida Irina, 73 anni, avvolta nella bandiera di Mosca. «Referenda, referenda», rispondono gli altri. Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Serbia Germania Belgrado al fianco di Mosca: «Non romperemo le relazioni» Al carnevale carri allegorici con Putin e l’ucraino Klitschko BELGRADO — La Serbia non romperà le sue relazioni con la Federazione russa ma, anzi, si sforzerà di esportare il più possibile in quel Paese. Lo ha detto ieri il vicepremier Aleksandar Vucic, leader del Partito del progresso serbo (Sns, conservatore), forza di maggioranza nel governo di coalizione, che è largamente favorito nel voto del prossimo 16 marzo. Ieri sera circa 150 persone, in massima parte ultranazionalisti serbi, hanno manifestato a Belgrado a sostegno dell’intervento militare russo in Ucraina: «Russia, Putin, la Serbia è con te», hanno gridato a gran voce i dimostranti davanti all’ambasciata della Federazione russa. Vladan Glisic, capolista del movimento ultranazionalista Dveri alle elezioni municipali del 16 marzo a Belgrado, ha invitato «tutti gli antifascisti e i patrioti serbi a riunirsi e dare appoggio al presidente Vladimir Putin e allo stato russo nella lotta contro il nazismo in Ucraina». BERLINO — Il presidente russo Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il leader dell’opposizione ucraina Vitali Klitschko: sui carri del carnevale tedesco non mancano i protagonisti della drammatica crisi che sta mettendo in allarme l’Europa, gli Usa e il mondo intero. Nelle classiche sfilate del «lunedì delle rose», in diverse città della Germania, alcuni carri allegorici sono stati dedicati alla vicenda ucraina. A Colonia uno smagrito Vladimir Putin si trova di fronte, sul ring, l’ex campione del mondo Klitschko, che con un gancio lo stende al tappeto. Ma il presidente russo ha l’occasione di «rifarsi l’immagine» grazie a un carro del carnevale di Dusseldorf, che ritrae l’uomo forte del Cremlino mentre mostra compiaciuto un bicipite a forma di bomba, con la miccia accesa e la scritta Crimea sopra. 4 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Primo Piano 5 Ucraina La crisi L’Europa minaccia ritorsioni contro Mosca «Stop agli accordi economici». Già bloccati i preparativi per il G8 di Sochi DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — L’Ue condanna l’azione della Russia in Crimea. Considera le prime ritorsioni negli accordi sui visti e sulla cooperazione economica. Minaccia ulteriori «misure mirate», se il presidente russo Vladimir Putin non ritirerà le sue truppe dal territorio dell’Ucraina. Ma, a Bruxelles, il Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri Ue ha lanciato soprattutto aperture al dialogo per cercare «una soluzione pacifica» della crisi tra Mosca e Kiev. Un Consiglio straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Ue, convocato giovedì prossimo sempre a Bruxelles, valuterà la possibilità di un accordo o se passare alle «misure mirate» contro la Russia. «Questa è senza dubbio la crisi più seria dalla caduta del Muro — ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Franz-Walter Stein- meier —. Venticinque anni dopo la fine dello scontro tra i blocchi, il pericolo di una rinnovata divisione dell’Europa è reale». Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha confermato l’orientamento dell’Ue sia alla «fermezza», sia al «dialogo». La neo-responsabile della Farnesina Federica Mogherini ha detto che nella comunità internazionale «non esiste l’opzione di una soluzione militare». La responsabile Ue per gli Esteri, la britannica Catherine Ashton, ha annunciato un incontro per oggi a Madrid con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov per sviluppa- re la trattativa. Domani Lavrov dovrebbe incontrare a Parigi il capo della diplomazia Usa John Kerry, che segue una linea più dura rispetto all’Ue. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha minacciato di «isolare» Mosca con «iniziative economiche e diplomatiche» in caso di azioni militari russe in Ucraina. E ha ammonito il Cremlino a non mettersi «dal lato sbagliato della storia». Le pressioni Usa hanno convinto sette Paesi del G8 (tra cui l’Italia) a sospendere temporaneamente le riunioni preparatorie per il prossimo incontro a Sochi in Washington Anche Obama minaccia di «isolare» Mosca con «iniziative economiche e diplomatiche» Varsavia La Polonia non ritiene sufficiente l’azione Ue. E ha ottenuto per oggi la riunione degli ambasciatori Nato Russia. Il Consiglio Esteri Ue, pur diviso sul ricorso a vere e proprie sanzioni, si è progressivamente avvicinato alla linea di Obama. «Ho parlato con i miei omologhi degli Stati Uniti e dell’Ue — ha detto Mogherini —. Le distanze sono minori di quelle che appaiono». I ministri degli Esteri hanno espresso «forte condanna» della violazione della sovranità dell’Ucraina. Chiedono alla Russia di «ritirare immediatamente le sue forze armate» e di rispettare quanto stabilito dal «Trattato di amicizia e cooperazione» tra Mosca e Kiev. Sollecitano la soluzione pacifica e offrono l’appoggio dell’Ue insieme alle organizzazioni internazionali Onu e Osce. Una missione Osce in Ucraina potrebbe essere varata a breve. L’obiettivo è stabilizzare la situazione e rendere possibile organizzare «elezioni presidenziali trasparenti». L’Ue chiede al governo di Kiev «completo rispetto» delle minoranze di origine russa. In cambio intende promuovere un «pacchetto di assistenza internazionale per affrontare i bisogni urgenti dell’Ucraina», che vive una difficile crisi economica e dipende dalle forniture energetiche della Russia. Sanzioni (e il recupero di beni nascosti in Svizzera o in altri paradisi fiscali) vengono annunciate per ex governanti che risultassero responsabili di appropriazioni di fondi pubblici e di violazioni dei diritti umani. La Polonia non ha ritenuto sufficiente l’intervento Ue. Ha così ottenuto per oggi una riunione degli ambasciatori della Nato, appellandosi al pericolo che la crisi in Ucraina diventi «una minaccia per l’integrità territoriale, l’indipendenza politica e la sicurezza» nei Paesi limitrofi. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Riunioni A Bruxelles Ieri si è svolto a Bruxelles un Consiglio straordinario sull’Ucraina dei ministri degli Esteri Ue Condanna La Ue condanna «con forza la chiara violazione della sovranità ucraina e l’integrità territoriale con l’atto di aggressione da parte delle forze militari russe» e chiede a Mosca «il ritiro immediato delle sue forze armate» Vertice Giovedì è stato convocato un vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo europei Incontro L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton: oggi incontra a Madrid il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov Cambio di tono Dopo le voci sulla linea morbida e una certa distanza dagli alleati, Renzi corregge il tiro «Pienamente allineati con l’Occidente» L’Italia ora non vuole restare da sola ROMA — Alla prima uscita internazionale, il governo di Matteo Renzi accusa qualche impaccio. Nulla di grave o di drammatico. Più frutto di approssimazioni giornalistiche, che di vera sostanza diplomatica. Ma un piccolo affanno è stato intravisto nella precisazione, con cui ieri pomeriggio Palazzo Chigi ha voluto ribadire che l’Italia «è e resta totalmente in linea con gli altri Paesi occidentali» sulla posizione da tenere nei confronti della Russia. Era successo che un titolo di agenzia, citando fonti diplomatiche, aveva attribuito al nostro Paese una posizione di contrarietà al blocco dei lavori preparatori del G8 di Sochi a giugno. Si trattava chiaramente di un malinteso, visto che l’Italia aveva appena firmato insieme a Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti una dichiarazione, nella quale i membri del G7 annunciavano di voler sospendere la loro «partecipazione a qualsiasi attività associata alla preparazione del ver- tice di Sochi a giugno, fino a che la situazione torni a consentire al G8 di dialogare produttivamente». Dunque l’Italia non si è mai trovata fuori linea. Arrivando a Bruxelles ieri mattina per il Consiglio Affari Esteri della Ue, la titolare della Farnesina Mogherini aveva dichiarato: «Stiamo provando a tenere aperta la strada del dialogo. Speriamo di riuscire a garantire una soluzione diplomatica alla crisi». Che è poi la linea formulata in questi giorni dalle altre cancellerie dell’Unione. Una linea, va ricordato, nella quale c’è sicuramente una differenza quantomeno di tono rispetto a quella degli Stati Uniti, nel senso di voler lasciare aperta a Vladimir Putin una via negoziale. Lo stesso comunicato del G7 rivolge un appello alla Russia «perché affronti qualsiasi preoccupazione corrente di sicurezza o in tema di diritti umani, rivolta all’Ucraina, con negoziati diretti» o attraverso le istanze internazionali come l’Onu e l’Osce, riconoscendo A Bruxelles Mogherini e il giovane Sebastian La neo ministra degli Esteri italiana Federica Mogherini, 40 anni, ieri al debutto internazionale al Consiglio di Bruxelles, parla con il collega austriaco Sebastian Kurz. Nominato il 16 dicembre, a soli 27 anni, quest’ultimo è il più giovane tra i capi della diplomazia dei Paesi Ue. (Ap) implicitamente un fondamento ai timori di Mosca. Un equivoco può essere stato ingenerato dal fatto che domenica il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier aveva espresso parere negativo sul boicottaggio del G8, definito il «solo forum nel quale l’Occidente parla direttamente con Mosca». Ma, appunto, il capo dell’Auswärtigesamt parlava di boicottaggio, non di sospensione dei lavori preparatori, quella decisa ieri dal G7, che non cancella del tutto la prospettiva di tenere il vertice di giugno. Anche in questo la posizione italiana è apparsa coincidere con quella tedesca. Resta che un problema c’è stato; che, sia pure nella narrativa concitata di un’agenzia di stampa, Roma si sarebbe trovata isolata dal convoglio europeo; che la Presidenza del Consiglio si è precipitata per ribadire l’allineamento italiano. Things happen. Cose che succedono. Come diceva Richard Holbrooke, architetto degli accordi di Dayton sulla ex Jugoslavia, la diplomazia è come il jazz, improvvisazioni su un tema. Ma il tema bisogna averlo ben presente. Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Vincent Cannistraro (ex Cia) «Aiuti militari: armamenti e istruttori» «Le contromisure del Presidente Obama? Sono molte, e dipenderanno da Putin, potrebbero portare persino a nostri aiuti militari all’Ucraina e a una offerta d’ingresso nella Nato alla Georgia. Verranno prese d’accordo con l’Ue nei prossimi giorni. È assolutamente da escludere un nostro intervento militare in Crimea, ma dobbiamo essere pronti a una quasi guerra fredda con la Russia, mi auguro di non lunga durata. Questa crisi è assai più grave di quelle cecena e georgiana dell’ultimo decennio». Al telefono da Washington, l’ex direttore dell’antiterrorismo della Cia ed ex consigliere dell’intelligence alla Casa Bianca Vincent Cannistraro, che negli anni Ottanta operò anche in Italia, si dice «molto allarmato» dell’invasione russa della Crimea. «Se Putin non vuole annettersela — dichiara — la vuole almeno autonoma e al suo servizio tramite elezioni farsa. C’è anche il rischio che l’Ucraina si divida in due, una dell’Est una dell’Ovest. Sarebbe inaccettabile per l’Occidente». Che contromisure prevede a breve scadenza? «Come dicevo, dipenderà da ciò che farà Putin. Obama gli ha parlato per un’ora e mezza senza esito. Una nostra o vostra mediazione tra Mosca e Kiev è perciò impossibile. A breve scadenza non restano che Vincent Cannistraro le sanzioni economiche e le pressioni politiche su Mosca. Le sanzioni tuttavia sarebbero forzatamente limitate perché l’Europa ha bisogno del petrolio e del gas russi, e non sortirebbero grande effetto». E le pressioni politiche? «A mio parere sarebbero più efficaci. L’Occidente dovrebbe disertare il G8 a Sochi e isolare Mosca nelle istituzioni internazionali. L’Onu, dove la Russia ha il diritto di veto al Consiglio di sicurezza, dovrebbe denunciarne la condotta, che si può definire solo sovietica o imperiale». Lei ha parlato di aiuti militari all’Ucraina e di un’apertura della Nato alla Georgia. «Queste sono misure da varare in un secondo tempo. La Nato potrebbe fornire a Kiev armamenti, sistemi logistici, istruttori e intelligence a scopo difensivo. Ne stanno discutendo alla Casa Bianca e al Congresso». E l’offerta d'ingresso della Georgia nella Nato? «Sarebbe la carta successiva da giocare. Dal 2008 la Russia occupa una parte della Georgia, la cui adesione alla Nato è sempre stata un incubo per Putin. Una dichiarazione della Nato di essere disposta a negoziare con questa ex repubblica sovietica lo metterebbe con le spalle al muro». Putin non la considererebbe una provocazione? Non manderebbe altre truppe in Georgia? «La provocazione è stata la sua invasione della Crimea. Confesso che mi ha sorpreso, credevo che gli bastassero i corpi speciali e le grandi basi militari che mantiene là in base ai trattati. Putin ha fatto un errore e spero che proceda con più cautela perché un suo altro passo falso sarebbe estremamente pericoloso». Ennio Caretto © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Primo Piano # Ucraina La crisi Le reazioni internazionali Crolla il rublo E trascina al ribasso anche le Borse europee MILANO —Il precipitare della crisi tra Russia e Ucraina spaventa gli investitori, che fuggono dal rischio in cerca dei beni rifugio tradizionali: oro, yen e franco svizzero. Ma, in previsione del peggio, si impennano anche i prezzi del petrolio e del grano, visto che l’Ucraina è considerata il granaio d’Europa. Il Brent risale a quota 112,40 dollari al barile, mentre l’oro torna ai massimi di fine ottobre, a 1.355 dollari l’oncia. Il risultato, dopo mesi di rialzi, è una vendita generalizzata di azioni, che ieri ha mandato a picco i principali listini del pianeta. La parola d’ordine, fin dall’apertura delle Borse, è uscire dal rischio russo. Così Mosca paga il prezzo più alto: alla chiusura l’indice Micex crolla del 10,8%, il peggior ribasso degli ultimi 5 anni, mentre il rublo scende ai minimi storici sull’euro, fino a 50,20, mentre il cambio sul dollaro scivola a 36,44, il minimo dal 2009. E a poco è servito l’intervento della Banca centrale guidata da Elvira Nabiullina che, per arginare la caduta della valuta, ha alzato i tassi di interesse dal 5,5% al 7%, il maggior rialzo dal 1998, due mesi prima che il Paese finisse in default. Il pericolo adesso è che la stretta monetaria freni ulteriormente la crescita russa in un momento di difficoltà per l’economia, con il settore manifatturiero in contrazione da 4 mesi consecutivi (il dato è di ieri). Ma anche l’Ucraina paga un prezzo altissimo. Per capire quanto sia drammatica la situazione, basti pensare che ieri i titoli di Stato Putin sottovaluta i mercati La banca centrale alza i tassi denominati in dollari in scadenza nel 2014 sono schizzati di 17 punti percentuali portando il rendimento al 43%, mentre l’interesse pagato sui bond decennali (sempre denominati in dollari) è intorno al 10,5%. E in caduta libera è anche la valuta ucraina, che dall’inizio dell’anno ha perso il 22% sul dollaro. L’incertezza contagia però anche le monete dei Paesi più fragili, lo zloty polacco, il fiorino ungherese, e la lira turca, mentre si rafforzano il franco svizzero, che va ai massimi (da un anno) sull’euro e (da oltre 2 anni) sul dollaro, e lo yen giapponese. Le scosse generate dalla crisi di Crimea si trasmettono agli altri listini europei, penalizzando soprattutto quelli più connessi con l’area di crisi. A cominciare dalla L’andamento della Borsa russa ieri Indice Micex 10,8 1.350 % 1.300 Per un viso dall’aspetto sempre giovane, Antirughe all’Estratto di Melograno Clinians. Un concentrato di attivi cosmetici che restituisce alla pelle elasticità e idratazione. Il cambio Rublo-Dollaro (ieri) Rublo-Euro (ieri) 50,4 50,2 36,5 36,4 36 49,8 50,2 ore 12 18 Piazze europee parlano sono proprio quelli che hanno sistematicamente incoraggiato la negazione del dialogo e hanno alla fine favorito la polarizzazione della comunità ucraina». Gli oligarchi che sembrano diventare sempre più ricchi, ma anche le grandi imprese statali sotto lo stretto controllo del Cremlino sono fortemente legati ai mercati occidentali. Negli ultimi tempi Putin ha aumentato la pressione per chiedere maggiori investimenti in patria, soprattutto - www.clinians.it statale in difficoltà. Sanzioni, l’eventualità di una estromissione di Mosca dal G8, il congelamento dei capitali all’estero sono tutti strumenti da ultima spiaggia che potrebbero però avere effetti devastanti sull’economia russa. E sulla politica. Non è forse un caso che ieri il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, un diplomatico generalmente assai compassato, abbia reagito in maniera quasi isterica alle voci di sanzioni o boicottaggio: «Coloro che ne © RIPRODUZIONE RISERVATA ore 12 VALERIA MAZZA PER CLINIANS mentato di un punto e mezzo il tasso di sconto al 7 per cento. E Gazprom, il colosso del gas che pompa metano in Ucraina e in tutt’Europa, ha visto calare le sue quotazioni del 13 per cento in pochi minuti. Le finanze sulle quali Vladimir Putin ha potuto contare fino ad oggi per i suoi programmi grandiosi di rilancio dell’immagine russa nel mondo (naturalmente prima dell’invasione della Crimea) rischiano di prosciugarsi, con la crescita che rallenta e il bilancio Giuliana Ferraino @16febbraio 50 L’economia è il vero tallone d’Achille del Paese MOSCA — Dove non arriva la diplomazia, potrebbe riuscire l’economia. Ieri i mercati hanno reagito assai male all’aumento della tensione in Europa e ingenti capitali sono fuggiti dalla Russia, alla ricerca di ripari più sicuri. La borsa è scesa del 10,8 per cento, la Banca Centrale ha dovuto spendere 10 miliardi di dollari per difendere il rublo che ha raggiunto il minimo storico rispetto al dollaro e all’euro (oltre 50 rubli per un euro). La Banca di Russia ha anche au- Germania: a Francoforte l’indice Dax perde il 3,44%. Ma anche Milano chiude in profondo rosso: il Ftse All Share scende dello 3,25% e il Ftse Mib il 3,34%. E se i segni sono tutti meno, i ribassi più forti riguardano il gruppo di cemento Buzzi Unicem (-8,08%), molto esposto in Russia e in Ucraina, Unicredit (-6,16%) e UnipolSai (-6,13%). A Parigi il Cac40 arretra del 2,66%; mentre la Borsa di Londra si ferma a -1,49%. In ribasso anche Wall Street. A circa un’ora dalla chiusura, il Dow Jones perdeva l’1,1% e l’indice Nasdaq dei titoli tecnologici oltre lo 0,8%. 1.250 ore 10 Titoli in caduta Mib (Italia) 12 14 16 18 Sberbank Gazprom VTB (banca) (gas) (banca) -14,9% -13,9% -17% nelle imprese che a lui stanno più a cuore. A cominciare dalle Olimpiadi di Sochi, dove tutte le maggiori aziende si sono impegnate in prima persona: Gazprom, il gruppo di Deripaska, quello di Potanin, eccetera. Ma di fronte a un forte aumento delle tensioni e a una rottura con Londra e New York, chi si azzarderà a mantenere in patria i propri capitali? O addirittura a riportare in Russia quelli conservati nei forzieri delle banche estere? Nel 2013 la fuga di capitali dalla Russia è ammontata a 80 miliardi di dollari, contro una previsione iniziale della banca centrale di 10 miliardi. Adesso la situazione potrebbe diventare assai più drammatica. Da sempre Mosca conta sulle entrate legate alle esportazioni di gas e petrolio. Inoltre il metano è stato più volte usato come arma di ricatto nei confronti dei vicini assetati di energia. Gazprom ha già fatto sapere che probabilmente annullerà a partire dal prossimo Bruxelles Le Femen: «Non tradite l’Ucraina» BRUXELLES — Un’attivista Femen viene arrestata dalla polizia belga mentre protesta contro il presidente russo Putin davanti al quartier generale della Ue. La ragazza ha scritto sul seno: «Gas father» (Papà gas). La manifestazione delle Femen si è svolta mentre i ministri degli Esteri della Ue si riunivano d’urgenza per affrontare la crisi in Ucraina. Ieri il movimento ha lanciato su Twitter un appello ai leader europei a non tradire le idee democratiche: «Non un solo metro cubo del gas di Putin vale la vita di essere umani che si battono per il diritto di essere liberi». (Epa/Olivier Hoslet) - 3,3% DAX (Germania) - 3,4% Pil e valuta Crescita a rischio L’economia russa è in serio rallentamento da tempo, con una crescita del Pil nel 2013 limitata all’1,3%. Per il 2014 le previsioni di ripresa erano già state ridimensionate in gennaio dal Fmi, dal 3% al 2%. La crisi ucraina inciderà ulteriormente Fuga di capitali Il crollo del 5% del rublo da inizio anno a prima della crisi ucraina e quello più recente hanno costretto la Banca centrale ad alzare il tasso base dal 5,5% al 7%. La mossa mira ad arginare la massiccia fuga di capitali che già nel 2013 era stata stimata in 80 miliardi di dollari CAC 40 (Francia) - 2,6% FTSE 100 (Gran Bretagna) - 1,5% trimestre gli sconti sul prezzo praticato a Kiev: 268,5 dollari per mille metri cubi, contro un prezzo precedente di circa 400 dollari. Ma l’inverno sta finendo e in questi giorni gli ucraini riempiono di gas scontato i loro depositi importando più del doppio del metano che normalmente passa nei tubi. Anche nell’Europa Centrale e in quella Occidentale le cose non sono favorevoli a Gazprom. Un inverno mite e migliori infrastrutture hanno fatto ridurre a tutti i consumi. Inoltre i depositi non sono vuoti: i polacchi hanno il 70 per cento delle riserve possibili; cechi e slovacchi sono al 35 e 45 %; la Germania, il maggior consumatore, è al 60 per cento. Pure in Italia i depositi hanno parecchio gas, mentre le linee che arrivano dal Nord Africa hanno ripreso a funzionare abbastanza regolarmente. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 7 8 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Primo Piano # Il nuovo governo Le riforme Italicum, l’accordo ancora non c’è L’idea di congelare l’entrata in vigore Renzi sente Alfano e vede Verdini e Gianni Letta Forza Italia frena. L’ipotesi di posticipare di 18 mesi la validità La Nota di Massimo Franco Premier nella tenaglia di problemi reali e logiche contrapposte C’ è da chiedersi se Matteo Renzi avrebbe avuto maggiore potere di influire sulla riforma elettorale stando fuori da Palazzo Chigi. Gli attacchi preventivi che sta ricevendo in questi giorni dicono infatti quanto sia scomoda la sua posizione come presidente del Consiglio. È in atto un’offensiva di Forza Italia, che sente odore di rinvio e teme il cedimento del premier alle spinte dei partiti minori contrari al cosiddetto Italicum col suo ballottaggio: un atteggiamento che fa minacciare a Silvio Berlusconi la disdetta dell’asse istituzionale col segretario del Pd. Poi c’è la tenaglia degli emendamenti parlamentari, decisi dagli alleati e dalla minoranza del Pd per rendere difficile, se non improbabile, quanto sembrava quasi fatto. E le dimissioni forzate del sottosegretario Antonio Gentile, del Nuovo centrodestra, sono un segnale controverso per il governo. L’irritazione berlusconiana è segnalata dalle parole quasi liquidatorie usate da Giovanni Toti, il consigliere oggi più accreditato del leader. Parlare di «credito che si sta esaurendo», e mettere in fila critiche sul modo in cui si è formato il governo e sulle prime scelte di Renzi, sa di preultimatum. La riunione di ieri pomeriggio tra premier, coordinatore di FI, Denis Verdini, e Gianni Letta, racconta il tentativo di raddrizzare la situazione e di evitare il naufragio dell’«altra maggioranza»: non di governo, ma altrettanto importante per definire la riforma del sistema. Renzi si trova adesso nella posizione non di padrone di due alleanze alternative, quanto di parafulmine di due logiche e di altrettante strategie almeno in apparenza inconciliabili. Le forze minori vogliono evitare un sistema elettorale che li schiacci e li costringa a scegliere tra due schieramenti, col ruolo di comprimari. Difficoltà Per questo chiedono che si apcrescenti sulla provi intanto la riforma alla riforma elettorale Camera, subordinando quella al Senato al momento in cui e si parla di due cambiato il ruolo di Patempi sul Jobs act sarà lazzo Madama: il vero pomo della discordia. «Con due sistemi diversi sarebbe la paralisi», avverte il segretario del Nuovo centrodestra, Gaetano Quagliariello. Ma Forza Italia teme che questo significhi rallentare la marcia verso le elezioni anticipate. Giorno dopo giorno, cresce il sospetto, non si sa quanto fondato, che l’obiettivo sia di offrire spazio a rinvii e manovre tese a rallentare e alla fine modificare l’impianto dell’Italicum concordato da Renzi con il Cavaliere. La polemica, in realtà un po’ a sproposito, del berlusconiano Maurizio Gasparri che si chiede se Giorgio Napolitano «possa consentire trucchi sulla riforma elettorale», marca un certo nervosismo. Idem l’avvertimento del capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta, secondo il quale «se i partitini si mettono di traverso» e a fine marzo non c’è la nuova legge, «sarà responsabilità di Renzi». Ma le difficoltà sono oggettive. «Sarà dura», ammette il renziano Roberto Giachetti. «Sono tanti che non vogliono cambiare». Il premier assicura che fin dalla prossima settimana arriveranno i primi provvedimenti economici. Eppure, le prime indiscrezioni su uno dei punti qualificanti del suo programma, il «piano per il lavoro», (Jobs act), seminano qualche perplessità. Si parla infatti di un progetto «in due tempi»: prima una serie di norme sul mercato del lavoro, che non hanno bisogno di copertura finanziaria; e in un momento successivo misure che la richiedono: dalla riduzione del cuneo fiscale alle imprese all’estensione del sussidio di disoccupazione. I sindacati già ironizzano sulle «norme che non producono posti di lavoro». E temono «promesse che poi non si possono mantenere». Si tratta di un’impazienza forse eccessiva, spiegabile solo con le grandi aspettative create da Renzi. Per paradosso, il premier ha bisogno di più tempo. E sarà inevitabile concederglielo. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Varare entro la settimana una riforma completa della legge elettorale ma con una data di entrata in vigore posticipata di 18 mesi, in modo da poter completare la riforma del Senato. Una proposta di mediazione portata al tavolo delle trattative dal premier Matteo Renzi. Che ieri ha incontrato Denis Verdini e Gianni Letta (per Forza Italia) e sentito al telefono Angelino Alfano (Nuovo centrodestra). Non avendo ancora certezze, l’assemblea del gruppo pd, prevista per le 20 di ieri, è stata prima rinviata di qualche minuto, poi aggiornata a questa mattina. E oggi il testo arriva in aula alla Camera: alle 11 il comitato dei 9 verifica l’ammissibilità dei circa 40 emendamenti presentati ieri e dalle 16 parte direttamente il voto in Aula. Una partita complessa, che Renzi è convinto di poter chiudere in fretta: «Siamo alla stretta Il leader fiducioso Oggi il testo in Aula Renzi: possiamo farcela in una settimana finale, possiamo davvero portare a casa la legge elettorale entro la settimana. Berlusconi scenderà a Roma per parlare con i suoi domani, mentre io sarò a Tunisi». Nella questione sono schierate due maggioranze diverse e con interessi divergenti. Da una parte c’è l’alleanza di governo tra Pd e Ncd. Con quest’ultimo che vorrebbe arrivare fino alla fine della legislatura e che quindi preme per legare la riforma elettorale con quella costituzionale del Senato (che prevede tempi molto più lunghi). Dall’altra, l’intesa Pd e Forza Italia, siglata al Nazareno. Che prevede un patto sull’Italicum sganciato dalla riforma del Senato. Il partito di Berlusconi chiede che la legge venga riformata senza aspettare il Senato, e sia applicabile subito: in sostanza, che sia possibile votare in qualunque momento. Ipotesi alternativa è l’emen- L’iter A Montecitorio Dopo lo stop dovuto alla caduta del governo Letta, il testo dell’Italicum, la riforma del sistema elettorale, oggi arriva nell’aula della Camera La votazione Avviata la discussione, la Camera dovrebbe completare il dibattito d’Aula e votare la nuova legge elettorale nella giornata di giovedì Al Senato Il testo passerà a quel punto al Senato. i tempi entro i quali l’aula di Palazzo Madama dovrà chiudere il lavoro sull’Italicum sono ancora in discussione Il nodo A livello politico, la questione di non poco conto da affrontare al più presto è se legare o meno l’entrata in vigore dell’Italicum all’abolizione del Senato, riforma che richiede tempi lunghi e allontana le elezioni damento presentato dal deputato pd Giuseppe Lauricella, che subordina l’entrata in vigore dell’Italicum alla riforma del Senato. Ma c’è anche («di probabilità equivalente al differimento della legge» dice un renziano di peso) l’emendamento D’Attorre, minoranza pd, che prevede l’applicazione della riforma alla sola Camera (rendendo quindi difficile, ma non impossibile, il voto subito). Si lavora, dunque, per legare la riforma elettorale a quella del Senato, ma con una «data di scadenza»: con un minimo di un anno. Ipotesi prontamente ripresa da Pino Pisicchio in un emendamento: «Già una direttiva del Consiglio d’Europa del 2003 vietava una modifica della legge nell’anno che precede l’elezione. Ho tradotto questo principio in un emendamento. E nelle consultazioni Renzi ha mostrato di apprezzarlo. Potrebbe essere un punto di caduta condiviso. Anche se la legge, così com’è, prende l’Oscar della grande schifezza». Ma un anno potrebbe essere un periodo di tempo troppo corto per il partito di Alfano. Quindi, la mediazione potrebbe allungare i tempi al completamento della riforma costituzionale o, in alternativa, a un termine massimo di 18 mesi (Renato Balduzzi, di Scelta civica, vorrebbe addirittura gennaio 2016). Gaetano Quagliariello (Ncd) smentisce di essere contrario all’emendamento D’Attorre. Certo è, per ora, il no di Forza Italia: «È incostituzionale e irragionevole — dice Renato Brunetta — Pacta sunt servanda». Maurizio Gasparri è critico anche sul differimento: «Una legge elettorale con date postume di entrata in vigore, o con astruse condizioni non sarebbe firmabile per il capo dello Stato». Ma di ostacoli ce ne sono molti altri: la parità di genere e le primarie obbligatorie (richieste dalla minoranza dem), le preferenze e le candidature multiple (Ncd), la soglia per il premio di maggioranza al 40 per cento (popolari Per l’Italia) e il conflitto d’interessi (Centro democratico). Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA I nodi alla prova dell’Aula Dalle tre proposte all’intesa sulla riforma Il 2 gennaio Matteo Renzi, segretario del Pd, lancia tre proposte alle altre forze politiche sulla legge elettorale: una basata sul sistema spagnolo, proporzionale con circoscrizioni piccole; una sul modello delle elezioni dei sindaci; e un Mattarellum corretto. Il leader democratico è disposto a lavorare su quella con maggiore consenso. Avvia le trattative anche con Forza Italia, che preme per il modello spagnolo. Gli alleati di governo, Ncd e centristi, vogliono invece il «sindaco d’Italia». Cominciano le consultazioni: Renzi incontra i leader. Anche Berlusconi, tra le polemiche, il 16 gennaio al Nazareno. Tra i due c’è «profonda sintonia». Il risultato è l’accordo sull’Italicum: liste bloccate, circoscrizioni piccole e premio di maggioranza. Circoscrizioni e liste bloccate da 3 a 6 candidati La proposta per la nuova legge elettorale prevede per la Camera la distribuzione dei seggi su base nazionale. Il Paese è ripartito in circoscrizioni piccole: ciascuna assegna da 3 a 6 seggi. Resta il nodo della formula elettorale per tramutare i voti in seggi. In ciascuna circoscrizione i partiti presentano liste bloccate corte, da 3 a 6 candidati in base alle dimensioni della circoscrizione. I seggi sono assegnati seguendo l’ordine di lista: non è previsto il voto di preferenza, su cui insistono alcuni partiti, tra cui Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia e Sel. La minoranza del Pd vorrebbe primarie regolate per legge (si oppone Forza Italia). Mentre un fronte bipartisan preme perché in lista sia garantita l’alternanza di genere (uomo-donna). L’intervista L’autore dell’emendamento contestato: già nella Prima Repubblica sistemi diversi per le due Camere D’Attorre: Matteo mantenga la linea sul Senato ROMA — Mentre stava andando alla riunione (poi saltata) del suo gruppo, il Pd, ieri sera Alfredo D’Attorre rideva delle accuse di incostituzionalità rivolte da Forza Italia contro il suo emendamento. Emendamento che prevede una nuova legge elettorale valida soltanto per la Camera: «È una barzelletta. Proprio loro che sono i principali artefici del Porcellum… E poi già nella cosiddetta Prima Repubblica c’erano sistemi diversi per le due Camere. Oltre al fatto che non è su questo tema che la Consulta ha censurato». Il punto, per D’Attorre, è piuttosto che Forza Italia «continua a dire no a tutto» e questo «fa nascere sospetti sulla loro reale volontà di riformare il Senato. L’idea che viene fuori è che vo- gliano un sistema di voto a loro favorevole, per poi staccare la spina e tornare alle urne senza alcuna abolizione del bicameralismo perfetto». C’è però l’altra faccia della medaglia, e si potrebbe sospettare che chi vuole — in un modo o nell’altro, con il sistema D’Attorre o con quello Lauricella — agganciare il nuovo sistema di voto alla ❜❜ Sospetti FI dice no a tutto, il che fa nascere sospetti sulla loro volontà di riformare il Senato riforma del Senato intenda in realtà mantenere il più a lungo possibile la poltrona in Parlamento. «No. Caso mai, questo è il messaggio che proviene da chi propone di varare leggi elettorali postdatate, che entrerebbero in vigore a distanza di uno, due anni… — replica D’Attorre —. La questione, invece, è che l’Italicum è inapplicabile senza la riforma del Senato perché creerebbe un’ingovernabilità ancora più accentuata. E dunque facciamola partire subito questa riforma, immediatamente. Del resto, quando Matteo Renzi ha parlato la prima volta a Palazzo Madama, ha detto che sarebbe stato l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quell’Aula. E non posso prendere in considerazione l’ipotesi che si vada al voto senza che Chi è La carriera Alfredo D’Attorre, 40 anni, del Pd: è suo l’emendamento che limita gli effetti dell’Italicum alla Camera lui abbia mantenuto quell’impegno». Poi però c’è anche il merito della legge elettorale, quell’Italicum che a D’Attorre, come a molti altri del Pd e della maggioranza di governo, non è mai piaciuto: «Certo, ci sono dei problemi da risolvere durante il primo, e soprattutto il secondo, passaggio parlamentare: le liste bloccate, la rappresentanza femminile, l’irragionevolezza di tutto il sistema delle soglie. Ma intanto facciamo partire il treno delle riforme, quella elettorale e quella costituzionale in parallelo». Sui tempi, gli auspici superano di gran lunga le certezze. Così come sul metodo di voto in Aula: «Io però spero che sia palese, a viso aperto». Daria Gorodisky © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 9 Primo Piano # Roma I vertici dello Stato alla scuola degli 007 italiani Il retroscena L’ex premier chiede conto anche della Rai Il fastidio di Berlusconi che teme il doppio gioco: impegni non mantenuti Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accolto da Marco Minniti (foto LaPresse ), sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, ieri al suo arrivo all’inaugurazione dell’anno accademico 2014 della Scuola di formazione del sistema di informazioni e sicurezza della Repubblica, che si è tenuta nell’aula magna dell’Aisi, a Roma. Alla cerimonia erano presenti, oltre al presidente del Consiglio Matteo Renzi, anche l’ex premier ed ex presidente del Copasir Massimo D’Alema e Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio in tutti e quattro i governi Berlusconi (Foto Benvegnù-Guaitoli-Lannutti ) Bonus elettorale al primo turno o al ballottaggio Lo sbarramento e le clausole legate al territorio È previsto un premio di maggioranza per assicurare governabilità. Per ottenerlo al primo turno un partito o una coalizione deve prendere almeno il 37% dei voti: può arrivare ad avere, così, fino a 340 seggi su 630. La soglia del 37% è stata innalzata rispetto al 35% della prima versione dell’accordo, ma alcune formazioni, come i Popolari, vorrebbero fosse ulteriormente ritoccata al rialzo (al 40%). Se nessuno supera il 37% al primo turno, si va al ballottaggio tra le prime due formazioni: in questo caso il bonus elettorale per il vincitore è più basso. Una questione sollevata anche dal politologo Roberto D’Alimonte: si possono avere maggioranze che si fermano a 321 seggi, con pochi deputati oltre la soglia per la fiducia (316). La minaccia di rendere pubblico il patto Il nuovo sistema e i tempi di applicazione Nel testo in discussione alla Camera sono previste tre soglie di sbarramento. Per entrare in Parlamento i partiti che corrono da soli devono superare il 4,5%, quelli coalizzati l’8%, mentre alle coalizioni è richiesto di raggiungere il 12%. Sono soprattutto i partiti centristi della coalizione (Udc, Popolari e Scelta civica) e Sel a chiedere un abbassamento delle soglie, su cui è ferma l’opposizione di Forza Italia. È prevista una clausola per rendere lo sbarramento più leggero nei confronti dei partiti a vocazione regionale, come la Lega: chi si presenta in non più di 7 regioni potrà accedere in Parlamento ottenendo il 9% in almeno tre circoscrizioni (anche senza raggiungere le percentuali previste a livello nazionale). Oltre alle modifiche nel merito del sistema di voto, in Aula sarà affrontato anche il nodo dei tempi. L’accordo sull’Italicum prevede anche la riforma del Senato e del Titolo V della Carta, modifiche costituzionali che necessitano di tempi più lunghi rispetto alla legge elettorale. Quando deve entrare in vigore il nuovo sistema di voto? Alfaniani e minoranza pd, con altri partiti di governo, chiedono che si vincoli il varo dell’Italicum alle riforma della Carta. Sul piatto diverse soluzioni. Come l’emendamento Lauricella: legge elettorale applicabile solo dopo la riforma del bicameralismo. O il «lodo» D’Attorre: cancellare dal testo il riferimento al Senato, dove, in caso di elezioni, si voterà con il proporzionale, come da sentenza della Consulta ROMA — C’è sempre una prima volta, e sulle riforme per la prima volta Berlusconi sembra costretto al ruolo che in passato aveva lasciato a D’Alema e Veltroni. La parte del Cavaliere oggi la fa Renzi, che sulla legge elettorale riapre una trattativa considerata «già chiusa» dal leader di Forza Italia, e cerca in extremis un compromesso prima che l’Aula di Montecitorio inizi a votare il provvedimento. Se è vero che la mediazione (l’ennesima) ruota attorno a una versione «modificata» dell’emendamento presentato dal democratico D’Attorre — in base al quale il nuovo sistema elettorale varrebbe solo per la Camera — il nodo in realtà è tutto politico: è possibile tenere insieme il Pd, il Nuovo centrodestra e Forza Italia? Sarebbe la quadratura del cerchio, a questo Renzi dice di aver lavorato: «Ora tocca a Berlusconi decidere se stare dentro il processo delle riforme oppure rompere. E non credo che rompere gli convenga». L’ipotesi di accordo c’è, così sostiene il premier, nonostante il capogruppo azzurro Brunetta per tutto il giorno gli abbia ripetuto «pacta sunt servanda». Già, ma quale patto dovrebbe rispettare il premier: quello verbale stretto con Alfano, davanti a Delrio e Franceschini chiamati «a far da testimoni» da Lupi? O quello scritto, stipulato con Verdini per conto di Berlusconi? Perché il pasticcio sta tutto qui, sta nel gioco di prestigio con cui il leader del Pd ha tentato di salvaguardare la «doppia maggioranza», quella indispensabile a far partire il suo governo e quella necessaria ad avviare il percorso delle riforme. Ma il gioco è (quasi) finito e il Cavaliere contesta l’«inadempienza» di un protocollo che Renzi aveva firmato e dove erano stati fissati accordi e scadenza per porli in atto. È tutto nero su bianco, e l’ex premier minaccia di renderlo pubblico. Perciò ieri pomeriggio ha inviato da Renzi, insieme a Verdini, anche Gianni Letta. Segno che non si fidava più della mediazione gestita sulla corsia preferenziale fiorentina. «Troppi impegni non sono stati finora mantenuti», ha detto Berlusconi ai suoi ambasciatori. A parte la legge elettorale, il leader di Forza Italia — secondo autorevoli fonti — contesta alcune scelte assunte dal premier sul ministero della Giustizia, e aveva affidato al suo Gran Ciambellano il compito di sondare il capo del governo anche su temi come la Rai e la strut- 406 136 40 Gli emendamenti già depositati alla Camera per l’Italicum. Di questi, sono più o meno 250 quelli ammessi al voto dell’assemblea i subemendamenti che si aggiungono agli emendamenti già presentati. La Camera riprende l’esame del testo oggi pomeriggio i nuovi emendamenti al testo della riforma della legge elettorale presentati ieri alla Camera: oggi sarà verificata l’ammissibilità tura che alle Comunicazioni fino alla scorsa settimana ha assistito il lavoro di Catricalà. Quanto alla legge elettorale, il mandato a trattare prevedeva che non si dovesse più trattare, tranne su dettagli marginali. Ma l’emendamento D’Attorre, sebbene corretto, avrebbe lo stesso valore della norma scritta da un altro democratico, Lauricella. Altro che voto tra un anno. «Di fatto la legislatura verrebbe blindata», ha commentato Berlusconi. In effetti, se davvero si varasse una legge elettorale funzionale solo a un ramo del Parlamento, sarebbe inevitabile riformare poi il Senato, per evitare l’ingovernabilità. Raccontano che Verdini abbia provato a minimizzare, ma l’impressione del Cavaliere — tramutatasi quasi in certezza — è che Renzi non sia in grado di garantire l’intesa, e che oggi — rispetto ai voti di Forza Italia sulle riforme — consideri prioritari i voti di Alfano per il governo. In realtà il problema di Renzi è più complessivo: non può arrivare a Montecitorio senza aver trovato un accordo all’interno del Pd. In caso contrario rischierebbe di venire «sfiduciato» dal suo stesso partito su quegli emendamenti che — come sottolineava ieri Lauricella — «abbiamo presentato in modo palese e siamo pronti a votare in modo palese». Più chiaro di così. Perciò non sarebbero valse le rassicurazioni di Verdini, per questo Berlusconi — innervosito dalla piega degli eventi — ha lanciato ieri un ulteriore messaggio d’avvertimento al presidente del Consiglio tramite il suo consigliere politico, Toti: «Il credito verso Renzi si sta esaurendo». E dentro Forza Italia è iniziato a manifestarsi il malcontento verso il «mediatore», tra battute sugli sms che «i due fiorentini» si sono scambiati negli ultimi mesi e analisi preoccupate sulle prospettive politiche del partito, costretto ora a trattare da una posizione di debolezza con Renzi e appeso alle sue proposte, prima di decidere se accettarle o rompere. In verità l’argomento era stato già affrontato dal capogruppo forzista al Senato, senza conoscere l’esito dell’ultima mediazione sulla legge elettorale. Nello scorso fine settimana, incontrando Berlusconi, Romani aveva svolto un esame severo della linea scelta negli ultimi sei mesi: «Silvio, ti rendi conto cosa sarebbe oggi, quale forza avremmo, se il Pdl fosse rimasto unito?». Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA Dietro le quinte Il lungo colloquio tra il premier e il capo dello Stato su politica internazionale e riforme L’aspettativa del Quirinale per una legge «promulgabile» ROMA — Un faccia a faccia di quaranta minuti per uno scambio d’informazioni che mettesse un punto fermo sui due dossier più caldi di queste ore. Anzitutto la crisi in Ucraina, che sta avendo una brusca e drammatica accelerazione: una prova di forza nella quale il governo italiano ha naturalmente scelto di essere coerente con la linea dell’Ue, esplicitata attraverso un documento severo verso Mosca, ma che ancora non chiude la via del dialogo. E poi il tema al centro del dibattito parlamentare: la legge elettorale che da stamani va in Aula e che il premier, ansioso di accelerazioni, vorrebbe far approvare alla Camera già entro venerdì. Di questo hanno parlato ieri mattina per una quarantina di minuti Giorgio Napolitano e Matteo Renzi, a margine dell’inaugurazione dell’an- no accademico della scuola del «Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica». Sulla prima questione il capo dello Stato — che condivide con l’inquilino di Palazzo Chigi la rappresentanza dell’Italia nella politica estera — ha giudicato positivamente le «importanti convergenze a livello europeo, e in particolare con la posizione della Germania», stabilite dall’esecutivo. Mentre sul secondo nodo, altrettanto urgente e delicato, la consegna del silenzio è stata rigorosa. Si sa che il I rapporti Sciolta la riserva, arriva il ringraziamento Il 21 febbraio, dopo due ore e mezzo al Colle, Renzi scioglie la riserva, comunica la lista dei ministri e rende merito a Napolitano: lo ringrazio per la fiducia e cercherò di dare risposte concrete agli italiani 1 Il Colle e le scelte del capo del governo 2 In quella giornata il capo dello Stato parla subito dopo il neopremier e chiarisce: «L’impronta di Renzi risulta evidente in molti nomi nuovi chiamati per la prima volta» Sull’adesione al Pse Pd, tra popolari e Cuperlo è rottura Dopo l’adesione del Pd al Pse i popolari del partito rompono con Gianni Cuperlo, fin qui sostenuto. Gero Grassi scrive al leader: «Ti comunichiamo che da oggi non ci sentiamo più rappresentati da te». Cuperlo se ne dice «dispiaciuto» sperando che «non si tratti della posizione di tutti gli ex popolari». Meno diplomatico Giorgio Merlo: «Dopo aver incassato incarichi di governo abbandonano Cuperlo per lidi ancor più © RIPRODUZIONE RISERVATA fruttuosi». progetto dell’Italicum è quotidianamente monitorato nel proprio iter dal Quirinale. Dove si spera che, attraverso il varo di un diverso sistema per il voto, possano trovare pace certe tensioni politiche degli ultimi giorni e si possano quindi mettere in cantiere le due altre riforme collegate. Uno stress politico cresciuto sulla scia della proposta di applicare le nuove regole solo alla Camera. Ci si chiede: si può fare, senza che contemporaneamente si decida il destino del Senato? O è un azzardo eccessivo? E se nel frattempo il quadro su cui si regge il governo crollasse e fossimo costretti a tornare alle urne? Sarebbe costituzionalmente ammissibile votare con sistemi diversi per i due rami dello stesso Parlamento? Di fatto, comunque, intorno a quell’ipotesi che pure potrebbe non rap- presentare un’eresia in sé — come già emerge da diverse voci del dibattito scientifico — affiora tutta una serie di controindicazioni (per esempio quella di un probabilissimo differimento alle calende greche della riforma nel suo complesso). Non basta: le ipotesi correttive avanzate in sede tecnica appaiono anch’esse non soddisfacenti e non risolutive. Ovvio che, in una fase così difficile — tutta parlamentare — nella quale entrano in gioco anche le fragilissime variabili di un accordo politico tornato in bilico anche per la discesa in campo dei piccoli partiti, il Colle si astenga da qualsiasi interferenza. Moral suasion compresa. Quel che preme lassù è che alla fine arrivi una legge promulgabile, cioè sgombra di criticità costituzionali. M. Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera # Il nuovo governo La frattura Gentile si dimette e lancia accuse: «Mandanti e ascari contro di me» Riunione con il leader e i dirigenti Ncd: per noi viene prima il Paese ROMA — Aveva provato ad arroccarsi, ad abbarbicarsi con tutte le sue forze alla seggiola di sottosegretario alle Infrastrutture lottando contro la «macchina del fango». Ma alle otto di sera Antonio Gentile si è arreso e ha annunciato le dimissioni dal governo con una lettera indirizzata a Renzi, Napolitano e Alfano. Missiva a tinte forti, in cui si dipinge come un politico «senza alcuna macchia» e accusa «mandanti e ascari» di aver voluto «mascariare in modo indegno» la sua persona, espressione che in dialetto significa tingere con il carbone. Si chiude così la «tragicomica vicenda» che ha messo in forte difficoltà Palazzo Chigi e che il protagonista, chiedendo che sia «fatta luce su tutto», ritiene ar- chitettata con «la volontà pervicace di colpire Renzi». Il premier ha scelto la via di una moral suasion soft, lasciando ad Angelino Alfano tutto il peso della decisione. E ieri, a dimissioni annunciate, ha fatto filtrare il suo sollievo per il passo indietro: una scelta che ha lasciato al leader del Nuovo centrodestra, ma che il capo dell’esecutivo ovviamente «rispetta e apprezza». Per due giorni Alfano aveva provato a difendere il suo senatore, contando su un abbassamento della temperatura politica che invece non si è registrato. Sulla testa di Gentile incombeva la sfiducia individuale presentata dal M5S e poi da Sel. Una mozione che avrebbe lacerato la maggioranza, spaccato il Pd, costretto Gentile a lasciare sulla spinta di un voto favorevole e portato il governo sul baratro: sì, perché Renzi aveva fatto capire ad Alfano che avrebbe lasciato ai democratici libertà di voto, anche su eventuali mozioni contro altri esponenti del governo nel mirino. L’ex ministro dopo la mancata conferma Kyenge: delusa? Ognuno fa le sue scelte «Bisogna seguire le scelte di chi ora è al governo, del premier. Ognuno fa le sue scelte e decide le priorità della sua politica». Così Cécile Kyenge, già ministro all’Integrazione, sulla sua mancata chiamata nel nuovo governo guidato da Matteo Renzi. «I miei obiettivi — ha spiegato — restano solo quelli, dentro e fuori dal governo: l’integrazione, una nuova cittadinanza». Perché «Certi temi — sottolinea — non sono legati alla mia persona ma a una trasformazione del nostro Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA Gentile è accusato di aver censurato il quotidiano l’Ora della Calabria per la notizia di un’indagine a carico del figlio Andrea e in Parlamento molti si aspettano che il senatore possa ricevere un avviso di garanzia. Ma la Procura di Cosenza — che ieri avrebbe iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di violenza privata Umberto De Rose, titolare della tipografia che stampa il quotidiano — ha precisato che Gentile non è indagato. Eppure la pressione mediatica rischiava di salire ancora. E così ieri, dopo una giornata di contatti con Renzi, Alfano si è chiuso in una stanza con Gentile e i dirigenti del suo partito e insieme si è convenuto che il tempo di mollare era arrivato. Alfano ha con- vinto Gentile a «rifarsi una verginità» lasciando e rilanciando, poi gli ha reso pubblicamente l’onore delle armi per aver rassegnato le dimissioni «senza che alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto, per il bene comune e con grande generosità». Per il titolare del Viminale «viene prima l’Italia» e presto, si augura l’ex vicepremier, il tempo «darà ragione» al suo senatore. Quanto al posto da sottosegretario, l’idea è quella di non chiederlo per un altro esponente di Ncd, così da mettere agli atti che la resistenza dei primi giorni non era dovuta alla poltrona. Alfano e i suoi restano convinti che la ragione sia dalla parte di Gentile e che il senatore riuscirà a dimostrarlo. Lo dice a Porta a Porta Gaetano Quagliariello: «La verità gli renderà onore. Ora si apra una seria riflessione su stato di diritto, politica e informazione». E Renato Schifani: «Ncd non è il partito delle poltrone, ma della responsabilità e del coraggio». Restano, di questo primo in- «Violenza privata» E lo stampatore De Rose sarebbe indagato nell’inchiesta sul caso Ora della Calabria ciampo del governo Renzi, le cento drammatiche righe di addio vergate dal senatore calabrese: «Lo stillicidio, che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario, mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito». Gentile si dice vittima di una «bufera mediatica» e del «medievalismo più opaco, fatto di congetture astruse e di mera cattiveria». Sottolinea di essere incensurato e di non avere alcuna indagine a suo carico. «Sono divenuto carne da macello per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta politica come mezzo di sopraffazione» scrive il coordinatore di Ncd in Calabria: «Aspetto che la magistratura smentisca le illazioni gratuite di cui sono vittima». Nella lunga missiva, con cui respinge le «accuse infamanti», c’è anche un passaggio dedicato ai direttori delle principali testate italiane, da de Bortoli a Mauro, da Calabresi a Napoletano, che avevano chiesto in coro a Renzi di costringere l’esponente del governo alle dimissioni. Gentile definisce la libertà di stampa «un bene supremo» e chiede ai giornali di dedicare alla sua «battaglia per la verità» lo stesso spazio che è stato dedicato a coloro che ritiene i suoi accusatori. Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Il caso La denuncia del quotidiano Secondo quanto afferma il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, il quotidiano avrebbe subito pressioni ispirate dal senatore del Nuovo centrodestra Antonio Gentile affinché il giornale non pubblicasse la notizia di indagini riguardanti il figlio dello stesso Gentile La polemica Le tensioni sull’incarico La nomina di Gentile come sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Renzi ha sollevato diverse critiche. Anche dal Pd: «Inaccettabile», ha detto Rosy Bindi. Lega e M5S: pronti a sfiduciare. Ma Ncd fa quadrato intorno al suo senatore La scelta La difesa e le dimissioni Il senatore si è difeso dalle accuse: «Macchina del fango contro di me, sono trasparente». Ma ieri ha deciso di rinunciare all’incarico: «Torno a fare politica nelle istituzioni e nella mia regione, aspettando che la magistratura smentisca le illazioni» La squadra Le altre nomine nel mirino Altre nomine di sottosegretari hanno sollevato polemiche. Come Francesca Barracciu (Beni culturali) coinvolta nell’inchiesta sui fondi regionali sardi, o Umberto Del Basso De Caro (Infrastrutture) nel mirino della «Rimborsopoli» campana Primo Piano 11 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # Il retroscena La tattica del premier che non ha voluto intestarsi la partita Quel faccia a faccia per indurre Alfano a prendere la decisione A Palazzo Chigi È il 28 febbraio: con gli altri colleghi, Antonio Gentile giura da sottosegretario davanti al premier Matteo Renzi. Ieri si è dimesso (Insidefoto/Zucchi) ✒ Lo stampatore De Rose e la sanatoria sui debiti con la Regione di SERGIO RIZZO È una rotativa davvero speciale quella che qualche giorno fa, causa improvvisa avaria, non ha stampato il giornale L’Ora della Calabria con la notizia dell’inchiesta giudiziaria sul figlio dell’ormai ex sottosegretario alfaniano Antonio Gentile. Speciale come lo è il suo proprietario Umberto De Rose, perfettamente a proprio agio nei panni dell’imprenditore privato e del manager pubblico. Da lui indossati contemporaneamente ormai da più di tre anni. Era l’ottobre del 2010 quando il governatore del centrodestra Giuseppe Scopelliti, eletto da pochi mesi, lo ha voluto nella propria squadra, piazzandolo alla presidenza di Fincalabra, società della Regione che finanzia le imprese private gestendo «i fondi regionali e comunitari finalizzati a promuovere e sostenere la Obiettivi creazione e lo sviluppo di Un finanziamento iniziative imprenditoriali». Medesima squadra nella di quasi 5 milioni milita anche Pino di euro per obiettivi quale Gentile, fratello maggiore di mai raggiunti Antonio, assessore alle Infrastrutture e consigliere regionale alfaniano. Ma chi meglio di De Rose per occupare quella posizione? Il Nostro è stato anche alla guida della Confindustria locale, e poi l’esperienza nel campo degli incentivi pubblici non gli manca di certo. Non fosse altro perché pure la sua tipografia, anni fa, ne ha avuta una discreta razione dalla medesima Regione. Quattro milioni 927.850 euro e 97 centesimi, per l’esattezza. Roba vecchia, dei tempi in cui De Rose non aveva incarichi regionali. Così vecchia che quasi nessuno se la ricordava più. Finché un giorno gli uffici regionali hanno scoperto che gli obiettivi promessi non erano stati raggiunti del tutto e hanno revocato il finanziamento. Ingiungendo per decreto il 6 novembre scorso alla società De Rose forniture e servizi, di proprietà dell’attuale presidente della Fincalabra, di saldare il conto versando nelle casse regionali 6 milioni 460.244 euro e 60 centesimi: i contributi pubblici intascati a suo tempo più gli interessi. Altrove sarebbe già arrivata una mega cartella di pagamento, magari con il timbro di Equitalia. Invece qui, con «tempismo perfetto», come ha stigmatizzato il Corriere di Calabria rivelando l’accaduto, arriva subito una leggina miracolosa: consentirebbe alle imprese destinatarie di incentivi pubblici incappate in qualche problema di sistemare le cose «anche in presenza di provvedimenti già adottati». Chiaramente una sanatoria. Motivata come? Con il rischio che chiedere indietro i soldi a chi già naviga in cattive acque per la crisi possa far sprofondare ancora di più l’occupazione e l’economia. Peccato, dicono le malelingue, che sembra un colpo di spugna fatto apposta per togliere le castagne dal fuoco alla ditta di De Rose. Noi però ne siamo certi: è solo un provvedimento per difendere la libertà di stampa. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Cu nasci tunnu un po’ mori quadratu», traduzione dal siciliano all’italiano: chi nasce tondo non può morire quadrato. Ulteriore traduzione: se uno è fatto in un modo è difficile che cambi. Sono dei passaggi che contano per chi si dimentica come sia fatto il premier, vedendo questo Renzi insolitamente mite. E un motto siciliano, adattato a un toscano, effettivamente, fa impressione. Ma erano queste le chiacchiere che ieri facevano Davide Faraone, esponente della segreteria del Pd, palermitano, responsabile del Welfare, insieme a un esponente del suo partito e della sua stessa regione. E Faraone aggiungeva: «Angelino è di Agrigento, forse non capisce questo proverbio». Cattiverie da palermitano. Cattiverie con un fondo di verità. Il leader del Nuovo centrodestra non ha capito che persona ha di fronte. E pensa che a Renzi basti la tranquillità di governo per diventare più mite. Così non è. Il presidente del Consiglio lo ha dimostrato anche ieri sera, quando, con il sorriso in volto, e l’aria da mr. Bean, ha imposto, senza dar mostra di farlo, al ministro dell’Interno, che lo aveva difeso fino a un minuto prima, di disfarsi di Antonio Gentile. Dopodiché un governo si ha pure da fare e, soprattutto, il presidente del Consiglio vorrebbe raggiungere in pochi mesi alcuni risultati che lui ritiene «imprescindibili» (riforma elettorale, riforma del senato, riforma del fisco e Jobs act), perciò Renzi ha preferito non cantare vittoria una volta eliminato Gentile. Eppure di ministri invisi e sospettati ne ha pure il Partito democratico. Ma basta poco, non è difficile. È sufficiente regalare le loro teste su un piatto d’argento agli alleati che sognano poltrone, nomine e posti d’ogni tipo e costringerli a usare le cinture di sicurezza quando si siederanno su quelle sedie. Quello che Renzi ha fatto con Alfano, per invitarlo a smettere la difesa a ogni costo di Gentile è stato semplice ed efficace. Di legge elettorale, in realtà, hanno parlato ben poco nel loro primo incontro. Il presidente del Consiglio ha invitato il ministro dell’Interno a dire ai suoi di «non La raccomandazione Il leader ha raccomandato ai suoi: noi dobbiamo andare a dire che rispettiamo e apprezziamo la scelta di Ncd esagerare»: «Massimo understatement». Poi la parola d’ordine: «Noi dobbiamo andare a dire che rispettiamo e apprezziamo la scelta del Nuovo centrodestra». Per il resto «si fa finta di niente». Se non altro perché le grane sono tante. E il premier avrebbe voluto risparmiarsele. È chiaro che Renzi avrebbe fatto volentieri a meno di questa pantomima con il finale già scritto: Alfano che difende il sottosegretario e poi ne regala la testa. Non era esattamente questo l’iter meditato dal presidente del Consiglio: «Ma L’agenda Prima missione: in Tunisia Oggi Matteo Renzi debutta all’estero nella sua prima missione internazionale da presidente del Consiglio con un viaggio in Tunisia accompagnato dal ministro agli Affari esteri Federica Mogherini. La trasferta era stata già annunciata dal premier nel suo discorso di insediamento alla Camera. Scegliendo la Tunisia, paese simbolo della primavera araba, Renzi ha detto di voler lanciare un messaggio chiave della sua politica estera, con al centro il Mediterraneo: «Il Mare Nostrum — ha detto — non è una frontiera, non è un confine ma è il cuore dell’Europa e per noi ha rilevanza strategica. Abbiamo scelto la Tunisia — ha concluso Renzi — per dare anche ai nostri colleghi Ue un segnale. Ci sarà tempo per andare a Bruxelles...» Gli incontri istituzionali Per la giornata di oggi a Tunisi è prevista una serie di incontri istituzionali: dal primo ministro Mehdi Jomaa al presidente dell’assemblea costituente Ben Jaafar e al presidente della Repubblica Moncef Marzouki La visita a Siracusa Domani Renzi sarà invece a Siracusa per visitare una scuola. Prosegue quindi il giro del premier per le scuole italiane, così come annunciato al Senato il giorno della fiducia. Mercoledì scorso il premier era andato a Treviso, dove oltre agli studenti aveva incontrato anche alcuni lavoratori va bene anche così, purché non si facciano porcate». In questa situazione incancrenita, in cui niente sembra cambiare, anche Renzi sembra far fatica ad andare avanti, con tutto che in ogni sondaggio appare sempre come il più votato e l’esponente politico di cui gli italiani hanno più fiducia. Eppure anche questo interessa al premier fino a un certo punto. Quello che gli preme sopra ogni altra cosa è andare avanti. A dispetto degli uomini del Pd «che litigano per una legge elettorale», salvo poi ammazzarsi tra di loro per un posto nella nuova segreteria. È solo, il cartellino è stato timbrato e non ci sarà modo di sottrarlo, il pallone da rugby (per ricordargli i tempi migliori) sta finalmente nel suo studio. Ora la partita è tutta sua. Quanto sarà duttile Alfano e quanto si imporrà? Anche da questo capirà se è giusto o meno mandare avanti questa esperienza di governo, o darle un termine per non rovinare se stesso, l’Italia e il Partito democratico. Chi lo conosce si chiede perché Renzi abbia subito questa metamorfosi, perché abbia continuato a trattare e perché sembri disponibile a farlo ancora. Dire che a lui della composizione del governo poco importa, sarebbe forse un’eccessiva forzatura, ma il premier è fatto così. Già si immagina il futuro che verrà: «Nonostante gli errori, le lentezze, i sottosegretari sbagliati, vedrete che proveremo a uscire dalla palude e per farlo stiamo lavorando notte e giorno. Vogliamo togliere a tutti la possibilità di metterci i bastoni tra le ruote. Anche se so che sono in tanti. E poi vedrete che tra due settimane arriveranno i provvedimenti veri: da quel momento in poi verremo giudicati, sarà allora che ci troveremo veramente di fronte al nostro banco di prova. E dovremo mettercela tutta». Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Alla notizia delle dimissioni del sottosegretario ovazione tra i redattori del giornale oggetto delle pressioni La gioia dell’«Ora»: abbiamo oscurato gli Oscar Il direttore: la reazione della gente mi ha ricordato la primavera araba Redazione I giornalisti dell’Ora della Calabria al lavoro a Rende (Cosenza) per le pagine del quotidiano diretto da Luciano Regolo (Foto Santo Morrone) DALLA NOSTRA INVIATA COSENZA — «Raga’ ecco è confermato: si è dimesso Gentile». «Evvai». L’ovazione è da gol ai mondiali. C’è chi leva in alto le mani. Chi si copre il volto, felice. Chi grida. Chi abbraccia Saverio Paletta, l’autore dello scoop censurato sul figlio di Tonino Gentile, Andrea, indagato per aver riscosso una consulenza d’oro dall’Azienda sanitaria di Cosenza. Lui, «jolly della redazione», come si definisce con semplicità, afferra il telefonino, legge un sms e lo alza come un trofeo. È della sua fidanzata, avvocato, che ha appena sentito la notizia e ha scritto, acuta: «Era l’Ora». Esplode di entusiasmo la redazione dell’Ora della Calabria quando Antonio Gentile, l’uomo forte del governatore Giuseppe Scopelliti, ras della provincia di Cosenza, molla la poltrona di sottosegretario. Ha un bel dire il caporedattore Francesco Ferro a redarguirli: «Non si fa così. Non si gioisce mai». Loro sorridono, mulinellano la mano in segno di esagerazione, e replicano: «E che sarà mai... Si è dimesso, mica è morto». È il giorno della rivalsa in questo open space spartano, nella zona industriale di Rende (Cosenza). Il rospo ingoiato martedì scorso, quando lo scoop difeso dal direttore Luciano Regolo a dispetto delle minacce sul «cinghiale ferito che ammazza» era stato vanificato dal misterioso incendio di una lastra della tipografia, è stato ripagato. Con gli interessi. E ai titoli del Tg5 c’è chi esulta: «Abbiamo oscurato pure l’Oscar a Sorrentino». Al telefono con Ferro il direttore, ieri a Milano per il compleanno del figlio, reimposta il giornale. Cestina la lettera-appello che aveva preparato per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E si mette a scrivere l’editoriale che oggi sarà in edicola dal titolo: «l’Ora della speranza». «È stata talmente grande la reazione della gente, con messaggi, telefonate, tweet, che mi ha ricordato la primavera araba. Questa è una terra dove la gente è stanca di chinare la testa. E questa prepotenza subita di non vedere addirit- tura pubblicato il giornale dove c’era una notizia che non doveva essere letta è stata pesante per la redazione, eccellente, di questo quotidiano, ma anche per le persone comuni». Le quattro pagine sul caso Gentile riprendono forma. C’è n’è una che ricostruisce il peso politico del senatore, fratello di un assessore re- Il rimprovero Il caporedattore Francesco Ferro li redarguisce: «Non si fa così, non si gioisce mai» Le prove Regolo: «Le prove delle ingerenze ci sono. Per fortuna che ho registrato quella telefonata» gionale, oltre ventimila voti in grado di tenere sotto scacco l’Ncd di Angelino Alfano. Soprattutto in vista delle elezioni europee. Un’altra con il seguito della notizia oscurata: l’inchiesta sulla maxi consulenza da 900mila euro che secondo la magistratura Andrea Gentile avrebbe incassato. Si corre con il fiato sul collo delle chiusure anticipate alle quali ora non intende concedere deroghe lo stampatore Umberto De Rose. Lui che si era fatto intermediario delle minacce del «cinghiale» e ora si ritrova per questo indagato con l’accusa di violenza privata. Non sapeva De Rose che in viva voce, oltre all’editore Alfredo Citrigno lo stava ascoltando e registrando anche il direttore Regolo. «Le prove delle pressioni di Gentile ci sono eccome — spiega il direttore — ci sono gli sms che aveva inviato il figlio Andrea all’editore. Citrigno la sera, a mezzanotte e mezzo, quando stavo uscendo dal giornale me li aveva riferiti. E la telefonata, annunciatami dall’editore e messa in viva voce, è inequivocabile. Per fortuna ho avuto la prontezza di registrarla». Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera CATE BLANCHETT BRAVA CATE Primo Piano 13 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 I partiti Il caso No Tav, Grillo condannato E apre un nuovo fronte: la scomunica per Pizzarotti Al leader 4 mesi per aver violato dei sigilli Lui scrive ai suoi sostenitori: non mi arrendo MILANO — Un nuovo fulmine a ciel sereno. In tarda serata Beppe Grillo «scomunica» via Twitter l’incontro con sindaci e candidati alle amministrative organizzato da Federico Pizzarotti e dai Cinque Stelle di Parma per il prossimo 15 marzo. «Non è stato in alcun modo concordato con lo staff né con me», tuona il leader. Pronta la replica — sempre via social — del primo cittadino: «È stato organizzato come quello dello scorso anno. Se fare rete non va bene, fate voi». Uno scontro che arriva dopo le critiche di Pizzarotti alle modalità di espulsione dei dissidenti e appare come una prova Il sindaco «critico» Intervento via Twitter contro un evento organizzato dal sindaco di forza tra il leader e il primo sindaco a capo di una giunta del Movimento. Uno scontro che apre una nuova faglia e che probabilmente comporterà contatti e chiarimenti nelle prossime ore. Ma la giornata del leader è stata segnata anche da una sentenza. Il giudice torinese Elena Rocci ieri ha condannato in primo grado Grillo a quattro mesi di reclusione (e cento euro di multa) per la violazione dei sigilli della baita Clarea, durante una delle dimostrazioni No Tav in Val di Susa. I fatti risalgono al 5 dicembre 2010 Beppe Grillo esce dalla baita No Tav posta sotto sequestro e mima il gesto delle manette dopo la violazione dei sigilli (Corbis). A destra il blog del leader cinquestelle con la notizia della condanna di ieri dicembre 2010 quando il leader del Movimento si fece accompagnare all’interno del locale. I pm avevano chiesto per Grillo e per Alberto Perino, storico leader No Tav (che ha ricevuto la stessa condanna del capo politico dei Cinque Stelle), 9 mesi di reclusione. «Aspettiamo le motivazioni della sentenza e valuteremo se fare ricorso», ha commentato il legale (e nipote) del fondatore dei Cinque Stelle Enrico Grillo che, nella requisitoria, aveva parlato per il suo assistito di «adesione a una protesta poli- tica di un movimento con un’indubbia valenza sociale». Dal leader del Movimento, invece, solo un tweet lapidario: «Non mi arrendo. La vostra solidarietà è un grande aiuto». La condanna potrebbe avere una ricaduta sulle Regionali in Piemonte ormai alle porte. Il voto potrebbe riconfermare le posizioni del Movimento, che in Val di Susa ha sfiorato anche picchi del 53% — a Exilles — alle scorse Politiche. Così vanno interpretati anche i primi commenti alla sentenza. «Quattro La vicenda Lettera del premier La violazione dei sigilli Nel dicembre del 2010 Beppe Grillo arriva alla baita Clarea, un presidio costruito dai No Tav in Valsusa e posto sotto sequestro per abuso edilizio, intenzionato a portare la sua solidarietà. La scena viene ripresa in un video in cui si vede il leader dei Cinque Stelle entrare nel locale insieme ad altri attivisti del movimento contro l’Alta velocità. Nelle immagini si vede Grillo raccontare che al suo arrivo è stato avvertito dai carabinieri di non entrare nella baita per evitare di violare la legge La sentenza Ieri si è concluso con 11 condanne, tra cui quella di Beppe Grillo, e 10 assoluzioni, il processo per la violazione dei sigilli della baita Clarea dei No Tav. Le condanne vanno da un minimo di 4 mesi e 100 euro di multa — pena decisa oltre che per lo stesso Grillo anche per il leader No Tav Alberto Perino —, a un massimo di 9 mesi e 300 euro di multa stabiliti per l’antagonista torinese Giorgio Rossetto. «Non mi arrendo, la vostra solidarietà è un grande aiuto» ha scritto su Twitter il leader del Movimento 5 Stelle mesi a Grillo per essere entrato in un baita. La protesta No TavM5S continua, siamo la nuova resistenza», ha twittato il deputato pentastellato Riccardo Fraccaro. «La Valle non si ferma», ha ribadito un’altra fedelissima, Laura Castelli. In Parlamento, però, le attenzioni sono ancora rivolte ai dissidi interni. Tiene banco l’accusa sulla gestione del fondo per le imprese lanciata da Fabrizio Bocchino e che rischia di avere un epilogo giudiziario con la querela nei confronti dell’ex senatore Cinque Stelle da parte di Gianroberto Casaleggio. Ieri sono stati altri due espulsi ad attaccare sullo stesso tema. Prima Luis Alberto Orellana, che ad Agorà ha dichiarato: «Il fondo viene gestito dal Mediocredito Centrale, gruppo Poste italiane, e le b a n c h e fa n n o una verifica per capire se la microimpresa ha una situazione finanziariamente positiva. Vuol dire che stiamo aiutando quelli che già stanno bene». E poi ha punzecchiato: «Le banche prendono un interesse tra il 3,5 e il 9 per cento e poi se la microimpresa è in difficoltà intervengono. Sembra un po’ un favore alle banche. È stato fatto secondo me con imprudenza». Ironico anche il senatore Lorenzo Battista, che scrive: «Chissà perché da ieri non funziona più il sito www.fondogaranzia.it. Strane coincidenze». A difendere l’operato dei Cinque Stelle è intervenuto Vito Crimi, che liquida gli affondi come «falsità». « Il fondo di garanzia — spiega Crimi — è stato scelto dal gruppo parlamentare liberamente e senza alcuna influenza esterna, è gestito dallo stesso ministero con una commissione di cui non facciamo parte». Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Il lavoro delle commissioni governative sui beni confiscati Antimafia, le due strade alternative di Orlando Risiko degli incarichi al ministero, Melillo come capo di gabinetto ROMA — Terminata la fase delle dichiarazioni di principio e degli incontri a uso immagine (come quello col pubblico ministero anti ’ndrangheta Nicola Gratteri che nell’idea del premier Matteo Renzi avrebbe dovuto occupare il suo posto) per il ministro della Giustizia Andrea Orlando è arrivato il momento delle scelte. Dei nomi della squadra che lavorerà con lui e delle priorità da affrontare nel programma di governo, prima di arrivare al «pacchetto organico» di riforme promesso da Renzi per giugno. La questione dei collaboratori che affiancheranno il Guardasigilli è la più immediata, perché lo staff sarà lo strumento col quale concretizzare ogni idea. A cominciare dal capo di gabinetto, tanto più dopo che Orlando, esponente del Partito democratico, ha inutilmente tentato di evitare un viceministro e un sottosegretario (il primo politico, il secondo «tecnico») entrambi appartenenti all’area di centrodestra. Per quel ruolo strategico il ministro ha chiamato il magistrato Giovanni Melillo, procuratore aggiunto di Napoli dopo una lunga esperienza alla Direzione nazionale antimafia. Adesso era in predicato di diventare procuratore di Bari, ma la proposta di Orlando l’avrebbe convinto a rinunciare a quella prospettiva (di cui peraltro non aveva la certezza) per andare a lavorare col ministro. Melillo, pm accompagnato da una reputazione di esperienza ed equilibrio, è un aderente alla corrente di Magistratura democratica; dunque una toga «di sinistra», il che servirebbe a ristabilire un po’ di equilibrio nella gestione del dicastero. Anche perché in altri due posti chiave, la Direzione dell’organizzazione giudiziaria e quella degli Affari di giustizia, ci sono altrettanti magistrati considerati vicini al centrodestra. Poi c’è il problema del programma, e delle priorità. In Parlamento Renzi ha detto poco o niente, mentre tre giorni fa ha annunciato che tra le urgenze da affrontare c’è il contrasto economico alla criminalità mafiosa. Citando come base il lavoro svolto, durante il governo Letta, da una commissione presieduta dal magistrato amministrativo Roberto Garofoli (l’ex segretario generale di Palazzo Chigi oggi capo di gabinetto del ministro dell’Economia), di cui ha fatto parte anche il pm reggino Gratteri. Ma al ministero di via Arenula Orlando ha trovato la relazione di un’altra commissione, istituita nello stesso periodo dall’ex ministro Guardasigilli Annamaria Cancellieri, guidata dal professore ordinario di diritto penale Giovanni Fiandaca e alla quale hanno collaborato, tra gli altri, il procuratore di Roma Pignatone e lo stesso Melillo. Si tratta di due lavori distinti, che hanno prodotto proposte in parte sovrapponibili e in parte no. Per cui Orlando, insieme agli ministri competenti, dovrà stabilire quale strada prendere, per una riforma sulla cui necessità ieri è tornata a insistere la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi. Uno dei nodi è l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata, un ente che per come ha funzio- La nomina Il magistrato proviene da Md, la corrente di sinistra delle toghe Il cambio E ora Sel si trasferisce in centro Sinistra ecologia e libertà cambia indirizzo. Dal periferico viale del Policlinico alla centrale via Arenula. Ristrutturata, spiega Nichi Vendola, «grazie agli artigiani locali». nato negli ultimi anni ha mostrato diverse «criticità», che si riverberano sui tempi e sull’efficacia dell’amministrazione. Soprattutto per quel che riguarda le aziende sospettate di infiltrazione mafiosa. Su questo punto, mentre la «commissione Garofoli» propone la riqualificazione e il rafforzamento dell’Agenzia, lasciandole il compito di intervenire anche prima della confisca definitiva (suggerendo anzi di poter vendere i beni in assenza del provvedimento finale, salvo poi il risarcimento se la confisca dovesse essere negata), la «commissione Fiandaca» riserva all’ente governativo il solo intervento sulla destinazione finale. Facendone un organismo più agile e meno interventista. Introducendo un inedito controllo giudiziario utile a «disinquinare» l’azienda dall’ipotetico condizionamento mafioso, senza arrivare al sequestro dell’impresa. Che dunque rimarrebbe nelle mani di un titolare avvertito e tenuto sotto osservazione, con la possibilità di evitare la sottrazione dell’attività, se sarà capace di diradare i sospetti di influenza o contiguità criminale. Sequestrare meno (solo quando è inevitabile e indispensabile) per gestire meglio i beni tolti ai mafiosi, sembra essere la filosofia, diversa da quella del gruppo che ha lavorato a Palazzo Chigi. Ora si dovrà cercare una sintesi (su altri punti le conclusioni coincidono, o sono meno distanti) per non perdere l’occasione di trovare le soluzioni adeguate. Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA «Sindaci, segnalate una scuola da riparare» ROMA — Matteo Renzi è convinto che la risposta alla crisi che sta vivendo il Paese passi per «l’educazione». E, da presidente del Consiglio che viene da un’esperienza di primo cittadino, sceglie di non rivolgersi ai presidi o ai direttori didattici bensì ai sindaci perché segnalino a Palazzo Chigi gli edifici scolastici da ristrutturare. Nella lettera, inviata a tutti i sindaci d’Italia, si utilizza un linguaggio diretto: «Stiamo affrontando il momento più duro della crisi economica. Il più difficile dal punto di vista occupazionale. E un sindaco lo sa. Perché il disoccupato, il cassintegrato, il giovane rassegnato, il cinquantenne scoraggiato non si lamentano davanti a Palazzo Chigi: bussano alla porta del Comune. Voi sindaci siete stati e siete sulla frontiera e paradossalmente lo avete fatto in un tempo di tagli senza precedenti. Grazie, a Educazione Renzi: la risposta alla crisi del Paese passa per l’educazione nome del governo». Ma dalla crisi, continua Renzi, «si esce con una scommessa sul valore più grande che un Paese può incentivare: educazione, educazione, educazione. Investire sull’educazione necessita naturalmente di un progetto ad ampio raggio, che parta dal recupero della dignità sociale delle insegnanti e degli insegnanti. Ci sarà modo per parlarne nel corso dei prossimi mesi». Ora però, avverte il premier, «la vostra e nostra priorità è l’edilizia scolastica. Nessun ragionamento sarà credibile finché la stabilità delle aule in cui i nostri figli passano tante ore della loro giornata non sarà considerata il cuore dell’azione amministrativa e di governo». Ed ecco la proposta: «Vi chiedo di scegliere all’interno del vostro Comune un edificio scolastico». La segnalazione dovrà arrivare entro il 15 marzo in modo «sintetico»: «Non vi chiediamo progetti esecutivi o dettagliati: ci occorre — per il momento — l’indicazione della scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento che avete previsto, la tempistica di realizzazione». Palazzo Chigi promette di intervenire «nei successivi quindici giorni» individuando «le strade per semplificare le procedure di gara, che come sapete sono spesso causa di lunghe attese burocratiche, e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità interna». © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Primo Piano Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera # Conti pubblici Le riforme I numeri L’andamento del Pil Il Pil torna indietro di 13 anni Consumi alimentari ai minimi Debito record, il fabbisogno sale a 12,8 miliardi Per il secondo anno consecutivo rispettato il tetto del 3% Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato 3 1,6 -1,7% la stima del governo 0,2 0 -1,2 ROMA — In euro la cifra esatta è 1.560.024 milioni, cioè poco più di 1.560 miliardi: è l’ammontare del Pil, cioè dei beni e servizi prodotti in Italia nel 2013. R i s p e t to a l 2 0 1 2 , d i ce l’Istat, è lo 0,4% in meno in termini nominali e l’1,9% in meno in termini di volume, adeguato all’aggiornamento dei prezzi. Il calo del Pil, che è sceso sotto i livelli registrati nel 2000, ha accentuato il peso del debito che lo scorso anno ha fatto registrare un rapporto record del 132,6% contro il 127% del 2012. Nel diffondere i dati sui conti nazionali, l’Istat precisa anche che nel 2013, per il secondo anno consecutivo, l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche italiane è stato pari al 3% del prodotto interno lordo, il livello massimo consentito per rispettare gli impegni assunti con Bruxelles. «Otto mesi di lavoro per conti in ordine e sostegno all’economia. Premessa per spread più bassi e rilancio della crescita», ha commentato su Twitter l’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. L’anno scorso, l’allentamento delle tensioni finanziarie inter- nazionali e il superamento dei timori di una rottura dell’euro, hanno determinato una diminuzione degli interessi passivi al 5,2% del Pil dal 5,5% del 2012. Il saldo primario è rimasto positivo, rapportandosi al 2,2% del Pil, in calo dal 2,5% del 2012 e dal 2,4% indicato dal governo. Le entrate infine: il prelievo fi- Le famiglie La spesa per i consumi alimentari si è fermata nel 2013 a 114 miliardi scale ha raggiunto i 683,423 miliardi, quasi 6 miliardi in meno dell’anno precedente, con conseguente calo della pressione fiscale al 43,8%, dal 44% del 2012. L’Istat ha diffuso dunque il quadro di un anno: il 2013 si è chiuso in recessione, anche se ha segnato proprio nell’ultimo trimestre la prima ripresa del Pil, tornato seppure lievemente in territorio positivo. Si è comunque registrato un miglioramento dei conti pubblici, peraltro ancora zavorrati da un pesante debito. -1,9% -2,6 -4 2010 3° trim. 4° trim. 2011 1° trim. 2° trim. Ieri intanto il ministero dell’Economia ha diffuso le cifre del fabbisogno di febbraio che ha raggiunto circa 12,8 miliardi di euro rispetto agli 11,845 miliardi 2012 3° trim. 4° trim. 1° trim. 2° trim. Le cifre Il 2013 Lo scorso anno il Pil è crollato dell’1,9% facendo perdere all’economia 13 anni e riportando il nostro Paese sotto i livelli del 2000 Il 2014 Si attesta a 13,3 miliardi il fabbisogno del settore statale nei primi due mesi dell’anno contro i 14,675 miliardi del primo bimestre 2013 Il confronto I dati Istat mostrano che con un’economia in caduta libera, il rapporto tra indebitamento e Pil è volato al 132,6%, dal 127% del 2012, un livello mai toccato prima, secondo in Europa solo a quello della Grecia Export e consumi L’Italia è un Paese in cui gli investimenti ancora non decollano (-4,7% secondo le rilevazioni Istat) e dove anche i consumi frenano. L’unico contributo positivo al Pil è arrivato dalla domanda estera, mentre da dentro i confini si contano solo apporti negativi. Dalla spesa delle famiglie è arrivato un contributo negativo al Pil dell’1,6%: i consumi sono diminuiti rispetto al 2012 del 2,6%. Ma nel 2012 il crollo era stato del 4% 2013 3° trim. 4° trim. 1° trim. 2° trim. 3° trim. del febbraio 2013. Il saldo dei primi due mesi dell’anno si attesterebbe così sui 1 3 , 3 m i l i a rd i co n t ro i 14,675 miliardi del primo bimestre del 2013. Tornando ai dati dell’Istat, nelle statistiche diffuse assieme ai conti dello Stato, emerge anche la forte contrazione dei consumi delle famiglie per alimentari e bevande non alcoliche, che hanno toccato nel 2013, in termini di volume, il livello più basso da quando sono iniziate le serie storiche dell’Istat (1990). L’anno scorso sono stati, infatti, spesi solo 114 miliardi e 297 milioni di euro, cioè 3,6 miliardi in meno rispetto al 2012. In complesso nel 2013 la spesa per consumi delle famiglie è diminuita del 2,6%, dopo il crollo del 4% già registrato nel 2012. La spesa per gli alimentari è caduta del 3,1%, quella per la sanità del 5,7% e quella per l’abbigliamento del 5,2%. L’Istat ieri ha anche diffuso i dati sul lavoro e sulle retribuzioni nelle grandi imprese. Ebbene, nel corso del 2013 l’occupazione è scesa dell’1,3%, compresi i dipendenti in cassa integrazione, e dell’1,2% senza di questi. In dicembre, rispetto allo stesso mese del 2012, la retribuzione lorda per dipendente (al netto della cassa integrazione) è salita dell’1,2%, mentre il costo del lavoro è aumentato dell’1,3%. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA La Bce Al Parlamento europeo Draghi a Strasburgo: nell’Eurozona il peggio è passato Ma i cittadini soffrono ancora Primo Piano 15 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # Il debito italiano dal 1993 L’andamento del rapporto deficit-Pil Rapporto sul Pil Evoluzione dell’indicatore nei principali Paesi dell’Unione Europea 100 1993 110 120 130 121,2 120,9 120,2 117,5 114,3 113,1 1994 1995 1996 1997 1998 1999 -7% 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Italia Germania Grecia -2,6% -0,3% -4,6% 2010 2011 Le misure Delrio incontra Padoan e Poletti Riforma del lavoro e sgravi agli under 25 Vertice a palazzo Chigi -5 132,6 Dato del terzo trimestre 116,4 119,3 120,7 2009 -6,6% 0 108,6 108,3 105,4 104,1 103,7 105,7 106,3 103,3 106,1 2000 Regno Unito Spagna 115,1 127 2012 2013 Per i giovani risorse fino a 1,5 miliardi -10 -15 1980 Fonte: Istat 1985 1990 1995 2000 Fonte: Fmi CORRIERE DELLA SERA ✒ ✒ di GIOVANNI STRINGA di ANTONELLA BACCARO D I Così l’Europa può dare una mano ai conti pubblici Subito le norme, poi i fondi Per l’occupazione il Jobs Act si sdoppia alle classiche privatizzazioni alle più articolate cessioni a «fondi-veicolo», il panorama delle proposte per tagliare il debito si arricchisce di nuovi elementi. Come quello, «tutto-europeo», che potrebbe raccogliere il sostegno anche di Francia e Spagna. Che cosa c’entrano Parigi e Madrid con quel 132,6% ormai raggiunto dal rapporto tra debito e Pil tricolore? Il «trait d’union» che collega i tre Stati mediterranei è nientemeno che il cosiddetto Efsf: il fondo, garantito dalle capitali europee, si è indebitato per raccogliere capitale e acquistare i titoli di I fondi dell’euro Stato dei Paesi in difficoltà, come Irlanda e Portogallo. Secondo la Spostamento dal proposta in questione, riportata fondo salva Stati dal «Sole 24 Ore», Roma, Madrid e Parigi — che hanno sulle al meccanismo proprie spalle una quota dei di stabilità Esm debiti dell’Efsf, in quanto garanti — potrebbero trasferire l’esposizione obbligazionaria al fondo «cugino» Esm. Il passaggio dei bond dal fondo salva-Stati Efsf al meccanismo di stabilità Esm è una sorta di mossa contabile che tuttavia, secondo la proposta, permetterebbe di sgravare i singoli Stati dal relativo debito: cosa che per l’Italia significherebbe un taglio di quasi 40 miliardi, con una «europeizzazione» del debito che ricorda gli eurobond. Più che di un semplice passaggio, potrebbe trattarsi di una fusione tra i due fondi, quasi un’acquisizione dell’Efsf da parte dell’Esm. Perché — è la tesi — con la tenuta della moneta unica, protetta dalle operazioni «Outright monetary transactions» della Bce, due fondi di stabilità potrebbero non essere più necessari. Tanto che il nuovo Esm ingrandito — oggi un pompiere antispeculazione — potrebbe anche lavorare come investitore di lungo termine in progetti di crescita. l programma per la crescita Matteo Renzi lo ha annunciato dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica. Un calendario fitto, di quelli che fanno tremare i polsi e sulla cui stretta tempistica qualcuno comincia a dubitare. Non foss’altro perché a febbraio in agenda c’era l’accordo sulla legge elettorale e le riforme istituzionali su cui ancora si va discutendo. E siamo già a marzo, sul cui foglio Renzi ha segnato la seconda tappa: i provvedimenti per incentivare l’occupazione, compresa l’abolizione dell’articolo 18 per i primi tre anni per i nuovi assunti. Una terapia choc che prevede incentivi fiscali alle L’articolo 18 assunzioni dei giovani under 30, il L’ipotesi della nuovo contratto di inserimento a tutele progressive e soprattutto il sua abolizione taglio dell’Irap del 10%, che farebbe nei primi 3 anni risparmiare alle aziende circa due per i neoassunti miliardi e mezzo all’anno, oltre alla costituzione di una Agenzia per l’occupazione, che cambierebbe collocamento e formazione, e alla riforma degli ammortizzatori sociali. A aprile toccherà alla Pubblica amministrazione, a maggio sarà la volta del Fisco. Nessuno dubita che Renzi abbia delle idee, il punto è che la loro fattibilità va di pari passo con la capacità di trovare le necessarie risorse. Di questo si sta già occupando il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che da qui a una decina di giorni potrebbe offrire al premier un ventaglio di possibilità, in particolare sulla revisione della spesa e i proventi delle privatizzazioni. Renzi intanto annuncia che la prossima settimana si parlerà di edilizia scolastica. E il «Jobs Act»? L’ipotesi che avanza è che il piano venga presentato in due tempi: subito la parte normativa (contratto d’inserimento), poi quella che richiede forti coperture (cuneo fiscale e ammortizzatori sociali). © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Dal presidente di una grande banca centrale, quella più grande di tutte, forse non ci si attenderebbero parole così, lontane dalle formule inamidate di certi palazzi. Ma ieri, Mario Draghi le ha pronunciate: «Il peggio è passato», ma «i cittadini soffrono» ancora per le conseguenze della recessione e dei sacrifici imposti dall’austerità. Il disagio sociale non deve però far dimenticare l’importanza delle riforme strutturali, aggiunge il capo della Banca centrale europea, e tocca ancora e sempre ai governi «correggere gli squilibri», coniugare le politiche di bilancio — le casse in ordine — con le necessità della crescita economica, insomma non distrarsi mai perché «è ancora troppo presto per dire missione compiuta». Draghi ha parlato per quasi quattro ore, in due audizioni con- 2005 2010 2013 2015 ❜❜ La stabilità L’Eurozona è più stabile rispetto a 5 anni fa ed è in grado di reagire agli choc © RIPRODUZIONE RISERVATA secutive, davanti all’Europarlamento. Per lui è stata l’ultima volta davanti a questi deputati, visto che la prossima audizione sarebbe fissata per maggio ma a quell’epoca vi saranno anche le elezioni europee. Il presidente della Bce ha voluto fare il punto a metà, per così dire, dell’uscita dal guado della recessione, e però in mezzo ai segnali di tempeste che non si sono mai placati del tutto. «Il bicchiere è mezzo pieno — questa è la sua diagnosi attuale — perché l’Eurozona è sulla strada giusta nonostante le Cassandre continuino a vedere nero». La disoccupazione soprattutto giovanile, le tensioni sociali, le incertezze legate alle riforme previdenziali, sono tutti fattori che possono indurre qualcuno a gridare buttiamo a mare l’austerità. Ma l’uomo dell’Eurotower reagisce con una dose di moderato ottimismo: «Il bicchiere è mezzo pieno… contrariamente al quadro sbiadito che molti dipingono, la zona euro è in Cena a palazzo Chigi. A tavola il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Con i titolari dei dicasteri dell’Economia e del Lavoro, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti. Piatto forte dell’incontro, la messa a punto dei prossimi interventi in materia di lavoro. Il Jobs Act, certo. Ma anche la Garanzia giovani. Misura già definita nella sua cornice generale dal governo Letta. Ma ora da finalizzare in tempi brevissimi. La Youth Guarantee mette sul piatto un miliardo e mezzo di euro tra 2014 e 2015 per aiutare gli under 25 a spasso a conquistare un’assunzione. Oppure uno stage. O, più in generale, un’opportunità per riqualificarsi. L’Italia ha un piano di attuazione della Garanzia giovani condiviso con l’Ue. Ora il punto è: il governo Renzi lo modificherà? Poi c’è la questione dei fondi. Il miliardo e mezzo sul piatto è frutto di 530 milioni dell’Unione europea più 532 di risorse nazionali più 532 dal fondo sociale europeo. Il ministro del Lavoro uscente, Enrico Giovannini, era dell’idea di prendere i fondi Fse da quelli che oggi sono destinati alle Regioni. Ma le Regioni non ci stanno. Nelle intenzioni del governo Letta le convenzioni con le Regioni avrebbero dovuto essere firmate tutte in contemporanea entro metà marzo. Poi sarebbe toccato a ciascun territorio attuare il proprio piano regionale. La platea di riferimento — dicevamo — sono i giovani under 25 senza lavoro. Sia quelli in uscita dalle scuole sia quelli che sono già a spasso. Si potrebbe arrivare a un milione di persone. Si tratta quindi, per cominciare, di attrezzarsi per un milione di colloqui di orientamento. In Lombardia non saranno solo i centri per l’impiego pubblici a farsene carico ma anche le agenzie per il lavoro accreditate. Nelle altre Regioni se ne occuperanno i centri per l’impiego. Ma il collocamento pubblico va potenziato o no? Sì, secondo una forma migliore rispetto all’inizio della legislatura di questo Parlamento». Accadono cose prima impensabili, per esempio la Grecia che ritorna timidamente alla crescita. Quella stessa Grecia che neppure quattro anni fa accettava per la prima volta il salvataggio finanziario da parte della Ue, della Bce, e del Fondo monetario internazio- Carlo Dell’Aringa, economista, sottosegretario al Lavoro del governo Letta: «In giro per l’Italia ci sono centri che funzionano, vanno solo rafforzati». No, secondo le agenzie per il lavoro. Che ne contestano l’efficienza. Di certo il primo banco di prova sarà la capacità delle Regioni di farsi davvero carico di tutti coloro che si faranno avanti. Ammesso che tutto vada per il suo verso con la presa in carico, nel giro di quattro mesi verranno prospettate ai giovani diverse strade: l’inserimento al lavoro per i più fortunati, uno stage, un contratto da apprendista, un corso di formazione, la possibilità di mettersi in proprio o il Il vertice Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (in alto) ieri a cena con il ministro del Welfare Giuliano Poletti. Al centro dell’incontro la messa a punto dei prossimi interventi in materia di lavoro. In primo luogo tradurre in concreto la bozza del Jobs Act. Altro capitolo è la Garanzia Giovani destinato agli under 25, con l’utilizzo dei fondi europei servizio civile. Stage e servizio civile dovrebbero portare nelle tasche dei ragazzi circa 500 euro al mese. Aziende e cooperative sociali dovranno farsi carico di un onere di formazione di giovani senza esperienza. In cambio potranno contare sul loro lavoro gratuito. Le imprese che assumeranno ragazzi in apprendistato avranno ulteriori agevolazioni aggiuntive rispetto a quelle già concesse da questo contratto. Prendiamo invece i ragazzi che andranno a fare un corso di formazione. In questo caso gli enti saranno pagati per una quota del 70-80% «a processo», per il solo fatto di avere garantito il corso, e per la parte restante «a risultato» e quindi verificando se dopo un certo periodo il ragazzo ha davvero trovato lavoro. La partita della Garanzia giovani è interessante anche per le agenzie per il lavoro. Non a caso è stato già fissato una sorta di «tariffario» con i compensi per chi riesce a trovare stage, contratti a termine, assunzione. Più il soggetto è difficile da piazzare, più il compenso aumenterà. Rita Querzé rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA nale: «Possiamo dire che il peggio è passato — ripete Draghi proprio ripensando al dramma di Atene — la volontà politica di tutti quelli coinvolti è stata abbastanza forte a difendere l’integrità dell’eurozona, e molti sottovalutano questa volontà». Quando Draghi afferma «è troppo presto per dire “missione compiuta”» pensa certo agli Stati In arrivo il decreto Sistri, esentate le micro-imprese «È in via di perfezionamento un decreto che assoggetta al Sistri solo imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti con più di 10 dipendenti nei settori dell’industria, artigianato, commercio e servizi». Lo annuncia il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti in una nota: «Il decreto inoltre contiene altre semplificazioni finalizzate a venire incontro alle esigenze dei produttori al fine di assicurare un decollo della fase 2 del sistema che sia meno problematica possibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA tuttora sotto pressione. E lo stesso, quando ripete: «I cittadini soffrono dell’aggiustamento, la disoccupazione è ancora troppo elevata…». La ricetta per uscirne è quasi un esperimento in sé: nel correggere gli squilibri, gli Stati possono farlo impostando «un consolidamento alleato della crescita, mentre le riforme rafforzeranno il potenziale» dello sviluppo. Ma ci sono anche le vecchie ferite aperte: è sempre difficile, per famiglie e imprese, ottenere il credito dalle banche, e «i progressi sono stati più lenti dato che si osservano miglioramenti solo adesso», rileva seccamente il presidente della Bce. Sul fronte dei prezzi immobiliare, così importante per ogni economia nazionale, Draghi ritiene «prematuro parlare di bolla immobiliare: la risposta a problemi locali deve essere locale, con gli strumenti di politica prudenziale». Luigi Offeddu © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Primo Piano Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera # La notte delle stelle Saluti da Los Angeles Paolo Sorrentino, 43 anni, assieme a Toni Servillo (54), il suo attore feticcio, sul red carpet prima di entrare nella sala del Dolby Theatre. La cerimonia dell’86esima edizione degli Oscar è stata presentata dall’attrice Ellen DeGeneres ✒ Maradona, Fellini e Talking Heads le fonti di ispirazione di RENATO FRANCO L’Oscar di Sorrentino: con Simboli In alto Martin Scorsese (71 anni) e Federico Fellini (1920 – 1993). Sopra, il gruppo americano dei Talking Heads (attivo dal 1974 al 1991). A sinistra, Diego Armando Maradona (oggi 53 anni) con la maglia del Napoli F onti di ispirazione. Per Sorrentino sono i «quattro campioni nella loro arte che mi hanno insegnato cosa vuol dire fare un grande spettacolo». Così La grande bellezza è diventata Un grande spettacolo. Fellini si spiega da sé, con la stessa idea di cinema che ha Sorrentino: chi non ama La grande bellezza, non la ama proprio perché la trova una brutta copia della Dolce vita. «Ho evitato di rivederla prima di girare, l’unica citazione è in via Veneto com’è oggi, e in un signore brutto e vecchio al posto di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, che poi ho tagliato». Scorsese è, con Fellini, il suo regista preferito. Scorsese, l’americano più italiano, ha pubblicamente applaudito il film di Sorrentino. A esagerare l’allievo che raggiunge il maestro: in fin dei conti hanno vinto un solo Oscar a testa. Maradona (che ha ringraziato il regista attraverso un videomessaggio) è il suo dio terreno. Per un ragazzino che ama il calcio il Pibe de Oscar è un poster nelle pareti del cuore: iniziò a giocare nel Napoli quando Sorrentino aveva 14 anni, fece sognare lui e non solo lui («Non sapete che vi siete persi», lo striscione fuori dal cimitero per lo scudetto del 1987). I Talking Heads, il gruppo fondato da David Byrne, sono la sua colonna sonora: rock d’avanguardia, venature elettriche, la new wave che avanzava. Affermarsi al cinema consente di coronare sogni: come chiedere a Byrne di scrivergli le musiche di This Must Be the Place (il titolo del film che rimanda al singolo dei Talking Heads). Da ispirato a fonte a sua volta di ispirazione: l’Oscar forse ora cambierà le prospettive dell’ego. © RIPRODUZIONE RISERVATA LOS ANGELES — Paolo Sorrentino ha vissuto il suo trionfo a Hollywood con humour, passione e ironia. In sala stampa dopo la vittoria de La grande bellezza come miglior film straniero, ha fatto divertire i colleghi della stampa internazionale, ripetendo a tutti le stesse parole che aveva pronunciato sul palco subito dopo aver ricevuto l’Oscar: «Ringrazio l’Academy, tutti gli attori, i produttori, le troupes del cinema e Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads, Maradona. Perché mi hanno insegnato la sostanza del fare spettacolo e sono stati le mie sorgenti di ispirazione. E grazie a Roma, a Napoli e alla mia personale bellezza, Daniela, Anna e Carlo, mia moglie e i nostri due figli». Durante il suo soggiorno hollywoodiano, il regista si è sempre sentito ripetere la medesima domanda, se si sentiva favorito dopo aver vinto il Golden Globe, l’Efa (ossia l’European Film Awards) e il Bafta inglese, e se nel suo futuro ci fossero progetti di film americani. Lui ha ribadito con chiarezza: «Sono legato all’Ita- «Ho sentito tutto il peso di rappresentare il mio Paese con La grande bellezza: ora dobbiamo esportare i film nel mondo» lia, nulla si esclude nel futuro, ma per ora ho alcuni copioni che parlano del mio Paese e per i quali penso ad attori taliani e internazionali». E a quanti davano per scontata la sua vittoria lui spiegava, tra uno scongiuro e l’altro: «Non ritengo affatto che la mia affermazione sia già scritta. I film in corsa per la produzione straniera sono tutti validi e temibili». Il primo a congratularsi con Sorrentino è stato uno dei suoi padri ispiratori, Martin Scorsese, che ha molto amato La grande bellezza, e a quanti chiedevano a Sorrentino come un tormentone perché mai avesse inserito Maradona nel suo personale Pantheon, il regista ha ricordato che da ragazzo il calcio gli aveva tenuto molta compagnia e Maradona aveva fatto parte della sua passione esattamente come la musica dei Talking Heads, della quale è da sempre un grande fan, oltre a essere amico personale di David Byrne. Non è certo un caso, infatti, che il titolo americano del film con Sean Penn, This must be the place, tragga ispirazione proprio da una canzone della band americana della quale Byrne è stato voce, fondatore e animatore storico. «Ho sentito la responsabilità di rappresentare l’Italia e il suo cinema — ha detto Sorrentino — e ribadisco quanto ho detto a un giornalista americano. Da molto tempo l’industria del nostro cinema produce e sforna soprattutto film per il mercato locale. Fermo restando che le proprie radici culturali ed etniche sono un nostro insostituibile patrimonio, spero che que- I volti dei protagonisti Il giornalista-critico Toni Servillo (54 anni) è Jep Gambardella, un giornalista e critico teatrale, elegantissimo protagonista delle notti mondane romane. Napoletano trapiantato a Roma, single, 65 anni, in gioventù ha anche scritto un romanzo di successo La giornalista Galatea Ranzi (47) è Stefania, una giornalista radical chic. Durante una serata su una terrazza romana Jep fa venire a galla le sue bugie: la carriera di scrittrice favorita da una relazione col segretario di un partito, la sua bella famiglia, col marito che la tradisce L’autore fallito Interpreta uno scrittore teatrale che non ha mai conosciuto il successo Carlo Verdone (63). Manipolato da una donna più giovane, di cui è innamorato, Romano si rende conto, dolorosamente, di aver fallito tutti i suoi obiettivi nella vita Il direttore Giovanna Vignola dà il volto a Dadina, una donna affetta da nanismo, direttore del giornale su cui scrive il protagonista, Jep Gambardella e sua grande amica: solo quando parla con lei abbassa le sue difese Il cardinale mondano Roberto Herlitzka (76) interpreta il cardinale Bellucci: nonostante sia un alto prelato, sembra essere molto più ben disposto a parlare di cucina e di ricette piuttosto che di fede. È spesso invitato agli eventi mondani di Roma La spogliarellista Sabrina Ferilli (49) interpreta una spogliarellista, Ramona, molto malinconica e con un passato pieno di misteri: diventerà amica del protagonista del film e riuscirà con il tempo a venire a patti con le sue debolezze Primo Piano 17 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # ❜❜ I premi ✒ Ecco i principali premi assegnati dall’Academy per l’edizione 2014 Miglior film straniero «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino Miglior film «12 anni schiavo» di Steve McQueen Miglior attore Matthew McConaughey in «Dallas Buyers Club» Miglior attrice Cate Blanchett in «Blue Jasmine» Miglior regista Alfonso Cuaron per «Gravity» Miglior attore non protagonista Jared Leto in «Dallas Buyers Club» Miglior attrice non protagonista Lupita Nyong’o in «12 anni schiavo» Miglior sceneggiatura non originale John Ridley per «12 anni schiavo» Miglior sceneggiatura Spike Jonze per «Her» Miglior film di animazione «Frozen» di Adam Green Miglior documentario «20 Feet from Stardom» di Morgan Neville Miglior colonna sonora Steven Price per«Gravity» Miglior canzone Kristen Anderson-Lopez, e Robert Lopez per «Let It Go» («Frozen») me vince l’Italia sto Oscar, che non è solo mio e di Servillo perché ogni film nasce sempre dalla collaborazione di menti e professioni, sia un grande stimolo per l’Italia e il suo cinema. Perché si possono raccontare storie del proprio mondo, delle città dove vivi o dove sei cresciuto e che ricordi e ami, ma è un bene quando queste storie e le vite di personaggi e ambienti possono interessare chiunque». «L’Oscar significa molto per me — ha proseguito il regista —. Il senso di responsabilità e la pressione che ho vissuto negli ultimi due giorni è la testimonianza di come l’Oscar sia un riconoscimento universale. Sono felice della vittoria mia e dell’Italia, un’emozione difficile da gestire. Ho sicuramente bisogno di un po’ di tempo per capire quanto è accaduto». Per lui Hollywood e la giostra degli eventi che precedono l’Oscar sono stati una sorpresa, come è stata una sorpresa scoprire che tanti americani avessero già visto e apprezzato il suo film Il divo. «Ho deciso che il cinema sarebbe stato uno dei perni della mia vita molto tempo Trionfo Paolo Sorrentino, 43 anni, saluta mostrando l’Oscar vinto da «La grande bellezza» come miglior film straniero (Afp Photo / Joe Klamar) Toni Servillo Dico solo che sono molto felice, davvero. Ora sto già correndo in Italia per tornare a recitare in teatro fa — ha detto Sorrentino — e sono contento che qui a Hollywood si sia affermato un film realizzato da tanti stranieri che hanno saldato la propria storia alla bellezza e al patrimonio storico e culturale di Roma. I giudizi positivi del pubblico anche in altri Paesi, come l’Inghilterra, la Germania e la Spagna dove La grande bellezza è già uscito nelle sale, dimostra che si possono provare le stesse emozioni». E questo è dunque il primo aspetto della trionfale trasferta a Hollywood di Sorrentino. Conclude il regista: «Quello che abbiamo conquistato è un Oscar per me, ma anche per il nostro cinema, per Roma e per l’Italia del cinema, perché La grande bellezza è un film che ha dimostrato di poter avere piani diversi di lettura e di possedere la capacità di trascinare lo spettatore attraverso emozioni e riflessioni forti, sul piano sociale e culturale anche tra Paesi lontani». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Che cosa unisce le nostre statuette QUEGLI EROI RIBALDI E FRAGILI LO LEGANO A DE SICA E BENIGNI Il nostro cinema che non è solo specchio del reale di PAOLO MEREGHETTI N ei commenti alla vittoria di La grande bellezza come miglior film straniero, Maradona e i Talking Heads, citati come «fonti d’ispirazione», hanno finito per mettere la sordina al ringraziamento del regista a Scorsese e Fellini. Succede, soprattutto in un mondo che a volte sembra inseguire troppo i titoli ad effetto, aiutato in questo dallo stesso regista che mescolando «sacro» e «profano» ha rivendicato per il suo film un padrinaggio musical-calcistico che finisce per esaltarne più l’originalità che i possibili debiti. Non è certamente questo il momento di addentrarci in dotte disquisizioni filologiche: nunc est bibendum! Ma che il cinema italiano da esportazione (e da Oscar) abbia un tratto comune che unisce De Sica e Tornatore, Fellini e Germi, Petri e Salvatores o Benigni mi sembra indiscutibile. Non è questione del supposto provincialismo un po’ folcloristico tanto caro alle masse di turisti yankee (e su cui Hollywood ha spesso speculato e banalizzato, fino al terribile Mangia, prega, ama con Julia Roberts) ma piuttosto della caratteristica molto italiana — e in fondo debitrice della lezione neorealista — di dare un’indimenticabile e inconfondibile personalità ai propri eroi, adattando elementi reali alle «esigenze» del cinema. Una lezione, va detto, lontana sia dalle ambizioni didascaliche (e ideologiche) che hanno per esempio i protagonisti di 12 anni schiavo, sia dalle aspirazioni universali (e spettacolari) che hanno quelli di Gravity o di American Hustle, «macchine» per niente celibi costruite prima di tutto per conquistare la simpatia di chi guarda. I personaggi di La grande bellezza, invece, come già quelli di Nuovo cinema paradiso o di La strada, di La vita è bella o Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto o Ladri di biciclette (per citarne solo alcuni dei film italiani che hanno conquistato i membri dell’Academy) si stagliano sullo schermo con la forza delle loro radici, che sono insieme «nazionali» e «artistiche». Tutti i protagonisti di quei film sono costruiti per imporsi con un realismo che non è mai solo quello del tipo caratteristico, ma ha una specificità fatta di simpatia e ribalderia, di sicumera e fragilità, fame di vita e insieme noncuranza. Lo Zampanò felliniano, il «dottore» di Volonté/Petri, il Gambardella di Servillo/Sorrentino hanno tutti un modo di porsi sulla scena che li fa insieme amabili e detestabili, simpatici e irritanti. E soprattutto Vincenti Giuseppe Tornatore e sotto (da sinistra) Vittorio De Sica e Roberto Benigni: tre italiani premiati con l’Oscar Le reazioni I produttori: siamo entrati nella Storia «Si può dire che siamo nella storia. Naturalmente quella del cinema, ma non solo. Ci sono anche le storie della società e della cultura italiane coinvolte in questo bellissimo evento. Storie che partono da molto lontano e che hanno a che fare, appunto, con il cinema ma ancora di più con la storia della nostra cultura. E con il rilancio di questa nel mondo». È il commento di Carlo Rossella e Giampaolo Letta, presidente e amministratore delegato di Medusa Film che ha coprodotto e distribuito La grande bellezza. E Nicola Giuliano, della Indigo Film (altro produttore della pellicola), aggiunge: è come «entrare in uno stato di galleggiamento». unici. Non sono mai solo dolenti o solo divertenti ma sanno unire l’ambizione (melo)drammatica del trascinatore al destino «all’italiana» della comparsa schiacciata da un gioco più grande di lei. Continuo a pensare (e non lo si prenda come malevolenza ma come onesto contributo critico) che non tutto sia perfetto nel film di Sorrentino e che qualche volta faccia capolino una certa compiaciuta magniloquenza. Ma i suoi personaggi, dal Gambardella di Servillo alla Ramona della Ferilli al Roman di Verdone fino alla silenziosa apparizione della Ardant nella notte, siano veri gioielli di invenzione e di regia, come lo sono stati in passato l’Antonio Ricci di Ladri di biciclette o il Guido di La vita è bella. Persone vere e insieme indimenticabili, che tutte insieme contribuiscono a fare la «grande bellezza» del cinema italiano. Se esiste una specificità del nostro cinema che possiamo esportare (e che per esempio aveva fatto la differenza vincente nel primo film hollywoodiano di Muccino, La ricerca della felicità) è proprio la capacità di far vivere sullo schermo dei personaggi che sembrano presi dalla vita — e della vita hanno le cicatrici, le fatiche, le cadute — ma che ne possiedono anche le dolcezze, le risate, lo spirito creativo. E in dosi diverse anche la voglia di «mettersi in mostra», di farsi vedere e ammirare. Di essere spettacolo. È la lezione di un cinema che sa ancorarsi nell’immaginario del proprio creatore senza perdere i legami con il mondo esterno, un cinema che non si appiattisce sul mero «rispecchiamento» del reale (che finirebbe per soffocare quanto di inventivo e creativo ogni autore può mettere nel proprio lavoro) ma che da lì sa trarre forza e stimolo per restituircelo come non ce lo saremmo mai aspettato. Vero e falso insieme. E sorprendente. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Sophia davanti alla tv: «Non è il caso di paragonare Servillo a Mastroianni. Toni ha avuto un ruolo difficilissimo» Loren: sono felice ma non evochiamo «La dolce vita» Il venditore di giocattoli Carlo Buccirosso (59) interpreta Lello Cava, un ricco commerciante di giocattoli all’ingrosso, amico di Jep, rozzo, dalla parlantina sciolta e gaffeur seriale. È anche un marito infedele: tradisce sistematicamente la moglie Iaia Forte La «Santa» L’attrice toscana Giusi Merli interpreta una missionaria cattolica del terzo mondo, Suor Maria, conosciuta come «La Santa»: una sorta di Madre Teresa che fa volare con un soffio uno stormo di fenicotteri rosa immobili su una terrazza S ophia Loren, ha seguito la notte degli Oscar? «Altroché, ho fatto le cinque del mattino davanti alla televisione, giravo canale, dalla Cnn alla Rai, aspettando l’annuncio della vittoria per il film straniero. Aggio passato ‘a nuttata! Alla fine ho trovato un programma tedesco. Una lingua che non conosco. Ma quando hanno detto Sorrentino ho capito e ho gioito. La notte degli Oscar è qualcosa che bisogna vivere, e come italiani dobbiamo essere contenti, è stato bellissimo. Non pensiamo a cose negative». Citazioni «Bel discorso anche se sono stata dimenticata» Lei ha diritto di voto agli Oscar. «Sì, ma non posso dire per chi ho votato». Sorrentino ha ringraziato Fellini, Scorsese, Maradona... «Tutti uomini, mi sembra. Anna Magnani ed io non meritavamo una piccola citazione? Comunque ha fatto un bel discorso, ci sono passata due volte e so quanto si è emozionati. Io non andai a Los Angeles. Se vinco svengo, pensai. Svenire per svenire, tanto vale che me ne resti a casa. Infatti l’Oscar per La ciociara andai a ritirarlo l’anno dopo». Agli americani è piaciuto molto il rimando a Fellini. «Ma La dolce vita è un’altra cosa, Fellini arrivò a definire un’idea dell’Italia per gli stranieri, Sorrentino ci ha messo del suo, è un’altra visione e rispecchia un mondo tutto diverso». Il paragone Servillo-Mastroianni, entrambi giornalisti disincantati nei due film? «Perché fare paragoni? Servillo aveva un ruolo difficile ed è stato eleIl cinema italiano potrà benefigante». ciare dell’Oscar? Rispetto a «Roberto!», il grido «Accontentiamoci che sia un bel diventato un cult con cui lei an- film. Poi per riprenderci il posto che nunciò l’Oscar a Benigni... avevamo nel mondo bisogna creder«Lui prese tre Oscar, mi pare». ci e rimboccarsi le maniche». Ha mai frequentato la mondaniCosa pensa degli altri premiati? «Cate Blanchett in Blue Jasmine è tà della «Grande bellezza»? una meraviglia, mi viene «Da ragazzina ero a in mente l’ultima scena Pozzuoli attaccata alla gonna di mia madre, da in cui non parla. Il film adulta le feste non mi del cielo... Gravity, non hanno mai interessata. mi ha fatto impazzire». L’Italia come staSono una persona molto tuette ha superato la solitaria. E mi piace esFrancia: 13 a 12. serlo». «Il presidente franceDa napoletana (lei) a se Hollande sarà un po’ napoletano (lui), quedispiaciuto». sta vittoria rappresenSeconda delusione ta qualcosa per la vo- Sophia Loren, 79 anni dopo che la sua compastra città? «Napoli è conosciuta in tutto il gna, l’attrice Julie Gayet, che non mondo, parla per sé, è unica. Dimen- ha vinto ai César... Sorride: «Non mi faccia dire altichiamoci oggi i problemi che ha e facciamo una bella festa, si parla tro». Valerio Cappelli sempre di cose brutte, mamma mia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Voglio fare gli auguri a Sorrentino». 18 Primo Piano Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera La notte delle stelle I protagonisti ❜❜ Sabrina Ferilli Riconosciuto il lavoro di professionisti veri. Uno spogliarello per la vittoria a Los Angeles? La butto lì: forse potrebbe farlo Servillo «La scena della terrazza, il trucco, le luci» I segreti di una grande squadra da Oscar Dall’aiuto regista alla costumista: le nostre undici settimane dietro le quinte La telefonata Napolitano a Sorrentino: sono orgoglioso Una telefonata intensa e affettuosa. È stata quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Paolo Sorrentino. Il presidente Napolitano si è complimentato con il regista: «Questa è una bellissima cosa, sono contento che sia tornata l’aria del grande cinema italiano». «In questa occasione — la replica di Sorrentino al telefono da Los Angeles — uno torna a sentire il patriottismo per il quale spesso siamo refrattari». Parole particolarmente apprezzate dal presidente della Repubblica e che hanno fatto riaffiorare un ricordo: «Poco dopo essere arrivato qui (al Quirinale, ndr) usai l’espressione “Ci vuole una giusta dose di orgoglio nazionale”». Quindi i saluti finali: «Un abbraccio a Servillo e ci vediamo al ritorno». N on erano sul palco, l’altra sera. Ma i primi thank you di Paolo Sorrentino sono stati per loro. Per un gruppo di lavoro senza il quale non sarebbe stato possibile realizzare un film come La grande bellezza, in cui i dettagli non sono dettagli. Decine di persone destinate e restare fuori campo, escluse dall’inquadratura, ma senza cui non si sarebbe potuta girare nemmeno una scena. «Anche perché — spiega Gennaro Formisano, responsabile del set —, questo è un film che si differenzia dagli altri per la difficoltà: per le location, per il fatto che è stato girato quasi tutto di notte, con centinaia e centinaia di comparse». Se deve pensare a una scena più complicata delle altre, gli viene in mente «quella iniziale, della festa: ha richiesto tre giorni di riprese». Tra i ricordi più belli? «Ho scoperto posti di Roma mai visti. È un grande merito di Sorrentino, ogni volta fa scoprire luoghi che non ti aspetti. E poi sa coinvolgere tutti nella realizzazione del film: sei spinto a dare il 100%, è come se glielo doves- si». Formisano, come molti della troupe, lavora con Sorrentino «dai suoi primi cortometraggi, siamo amici ormai». E questa è una caratteristica del grande gruppo della Grande bellezza: ritrovarsi, progetto dopo progetto, attorno a Sorrentino. Lui, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, lo sceneggiatore Umberto Contarello. E molti altri. Tra cui Davide Bertoni, l’aiuto regista: «Lavorare con Paolo è una sfida continua: con ogni film prende una strada diversa». Di questo progetto, iniziato «almeno dieci settimane prima delle riprese», anche lui ricorda con «particolare ansia» la prima scena: «Abbiamo portato quasi 300 persone su una terrazza. È servito un calcolo matematico perfino per capire quante ore prima dovevamo iniziare a farle salire sull’ascensore. Tutti poi sono stati mandati per due settimane a fare corsi di ballo e ognuno è stato scelto da Paolo: abbiamo iniziato a frequentare circoli letterari, feste mondane per trovare la gente giusta». Dicevano che a Roma non ci sono (più) feste così... «Ci sono, ci sono eccome», I volti Umberto Contarello Sceneggiatore È lo sceneggiatore di fiducia di Sorrentino, che ha incontrato per la prima volta nel 1998. Insieme hanno scritto anche questo ultimo film Davide Bertoni Aiuto regista Tra gli altri film, ha già lavorato con Sorrentino come aiuto regista per «This Must Be the Place», «Il Divo», «L’amico di famiglia» Daniela Ciancio Costumista Ha curato i costumi di tutti gli attori e anche quelli delle 300 comparse: per ognuna è stato studiato l’abbigliamento adatto al carattere assicura, ribandendo la cura di Sorrentino per le sfumature. Ne è convinto anche Maurizio Silvi, truccatore: «Ci siamo confrontati su ogni personaggio». Quello che gli ha dato le soddisfazioni più grandi è stato la Santa: «Per arrivare a quell’invecchiamento ci volevano ogni volta quasi quattro ore di trucco», confessa, aggiungendo: «Nella mia carriera ho fatto quattro film con Baz Luhrmann: solo in Sorrentino ho rivisto quella genialità». La costumista Daniela Ciancio è atterrata ieri mattina da Los Angeles e ha saputo della vittoria del film solo quando ha acceso il telefonino: «A quel punto tutto l’aereo ha iniziato ad applaudire: l’ho scritto a Paolo». Si è innamorata della Grande bellezza leggendo il copione: «Ho subito iniziato a cercare ispirazioni. È stato un lavoro grosso: sono stati pensati e provati costumi non solo per tutti gli attori, ma anche per tutte le comparse. E per ognuno bisognava comunicare un carattere». E così, il protagonista, Jep Gambardella, doveva «trasmettere una certa eleganza napoletana unita a un tocco di eccentricità mondana. Sono state undici settimane di riprese in cui si è lavorato senza sosta». Tra chi doveva trasformare in realtà le idee della costumista, c’era Roberta Ciciani, sarta: «Tra gli abiti che ho più amato cucire c’è stato il mantello che indossa Sabrina Ferilli quando passeggia nella notte: io e un’altra sarta lo abbiamo fatto in 48 ore». Dettagli che non sono dettagli, appunto. Come il blu scelto per i capelli di Dadina, la direttrice del giornale su cui scrive Jep: «È una donna sofisticata ma sopra le righe, così ho pensato al blu — spiega Aldo Signoretti, par- Il parrucchiere «Anche i capelli dovevano parlare dei personaggi A Jep sono stati lasciati lunghi e un po’ demodé» rucchiere —. I personaggi dovevano parlare di loro anche dai capelli. E così li abbiamo lasciati lunghi a Jep, ricercati ma un po’ demodé». Chiunque ha lavorato a La grande bellezza sente di aver dato un piccolo contributo. In ogni caso, del proprio meglio. Adesso, dopo averne messe in scena tante, manca solo una festa. E dopo l’Oscar se l’aspettano proprio tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul set Paolo Sorrentino con Toni Servillo sul set di «La grande bellezza»: per realizzare il film ci sono volute 11 settimane di riprese e almeno dieci di preparazione. Servillo è volato a Los Angeles solo per qualche giorno e, dopo la cerimonia, è ripartito per tornare in Italia e tornare in teatro a Padova. L’attore ha commentato: «C’è solo una cosa che posso dire. Sono incredibilmente felice». Parlando del suo personaggio, lo ha descritto così: «Jep è un cinico sentimentale, deluso dal presente e non estraneo a un atteggiamento moralistico. Lascia dietro di sé una lunga serie di occasioni mancate, una scia di rimpianto, un’illusione» Effetto social Da Virzì a Renzi i complimenti via Twitter Un fiume di congratulazioni scorre su Twitter per Paolo Sorrentino. Virzì parla di «grande contentezza», poi scherza sulle sue «sources of inspiration: De Sica, Flaubert, Lou Reed, Igor Protti». Giovanni Veronesi è ironico con le istituzioni: «E ora daje Franceschini puoi cominciare bene il tuo ministero festeggiando Sorrentino. Voglio l’invito ufficiale al Quirinale per una festa in onore di Sorrentino». Alessandro Gassmann twitta: «Felice e orgoglioso che un film italiano ritorni a vincere un Oscar!! Grazie Sorrentino e grazie a tutto il cast di un film che ho amato». C’è anche Fabio Fazio: «Ora davvero restituiamo al nostro Paese la grande bellezza!». E non manca Matteo Renzi (che ha anche chiamato il regista): «In queste ore dobbiamo pensare ad altro e lo stiamo facendo. Ma il momento di orgoglio italiano per Sorrentino ci sta tutto» Chiara Maffioletti Il trionfo e la capitale SE LA RISCOSSA DI ROMA È JEP GAMBARDELLA Verdone: «Il paragone con la città di oggi è sconfortante». La gestione della Cultura e la crisi economica del Campidoglio di PAOLO CONTI E così Jep Gambardella porta l’Oscar a Roma. Lo regala alla Grande Bellezza descritta nel film: ai voli sul Colosseo dalle terrazze romane, ai gabbiani sul Tevere all’alba, al parco degli Aranci, alla Fontana dell’Acqua Paola. E siamo tutti contenti: per il cinema italiano, e per questo Paese e per Roma, va benone. L’assessore alla cultura, Flavia Barca, promette una gran festa in Campidoglio. Ancora una volta: fantastico, ottima idea. Ma questa Bellezza appartiene a una Roma da film, quello di Sorrentino. La realtà è spaventosamente diversa. Lo dice Le Monde: «Hollywood premia una Roma in fallimento». Così come lo dice Carlo Verdone: «Se facciamo il paragone con quello che è ora Roma, il risultato è sconfortante». Soprattutto per ciò che riguarda la gestione della cultura. Mai Roma era caduta così in basso, da decenni, in un settore-chiave. Al teatro dell’Opera, la sera della prima della Manon Lescaut, il 27 febbraio, si è sfiorato lo sciopero, la chiusura e l’addio del maestro Riccardo Muti. Cgil e Fials, sindacati minoritari, si oppongono all’applicazione della legge Bray sul risanamento degli enti lirici. Per fortuna il soprintendente Carlo Fuortes è riuscito a spaccare il fronte e a dare via libera a un progetto per il prestito trentennale. L’Opera incasserà l’iperbolica cifra di trenta milioni, il profondo rosso del teatro, pensionando però 65 dipendenti su 490. Nemmeno al Festival Internazionale del Film di Roma si sta tranquilli: gli ultimi due esercizi hanno chiuso col pareggio del bilancio ma in questo 2014 sia la Regione che il Comune (soci fondatori) sono in immense difficoltà economiche ed è in alto mare il coinvolgimento del ministero per i Beni e le attività culturali. Si partirà a ottobre? Chissà. Dopo quasi Ironia francese La frecciata di «Le Monde»: Hollywood ha voluto premiare chi si sta avvicinando al fallimento nove mesi dall’arrivo del sindaco Ignazio Marino manca il Sovrintendente comunale, responsabile della tutela della città (la nomina spetta al Campidoglio). Così come — incredibilmente — continua a mancare il responsabile del Macro, il Museo comunale di arte contemporanea firmato da Odile Decq e costato ben 40 milioni ai romani, ora privo di guida e di progetto. Ancora nessun insediamento al Palaexpo, Scuderie del Quirinale-Palazzo delle Esposizioni. Si aspetta che il presidente designato, Franco Bernabé, sciolga la riserva. Nel frattempo l’azienda va avanti grazie a dipendenti e dirigenti interni che non hanno mai avuto bisogno della politica per ottenere eccellenti risultati. L’unica riflessione venuta (più volte) da Ignazio Marino in nove mesi è stata, con strana insistenza, sulla chiusura estiva delle Scuderie: spazio per esposizioni temporanee, va ricordato, non un museo permanente. E come avrebbe potuto, l’azienda Palaexpo, programmare spese straordinarie estive se ha saputo solo alla fine del 2013 quanto il Comune, proprio per il 2013, avrebbe destinato al Palaexpò? Gli addetti ai lavori sono sospesi tra sorrisi ironici e autentica indignazione. Ma adesso c’è l’Oscar. C’è Sorrentino da festeggiare. C’è un cinema romano e italiano che può ritrovare col premio nuova vitalità e nuova attenzione dagli interlocutori internazionali. Succede spesso così, nel nostro Paese e soprattutto a Roma: la genialità ci salva in corner, l’intelligenza compensa l’ottusità della burocrazia e della politica, la fantasia solleva Roma dal caos. Chissà, insomma, che Jep Gambardella non convinca Ignazio Marino a rimettere la cultura al centro del progetto per Roma. Finalmente decidendo, nominando. Non ci vuole molto. Anzi, pochissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Piano 19 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # ❜❜ La notte delle stelle Il miglior film Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya Lupita ci ricorda tutto quello che è possibile per i giovani di questa nazione Hollywood e il lungo viaggio dei neri umiliati Dall’attrice di «Via col vento» esclusa dalla prima al trionfo di «12 anni schiavo» N ella notte del trionfo dei tre Oscar di 12 anni schiavo, con il regista Steve McQueen che alza la statuetta per il miglior film, Lupita Nyong’o miglior attrice non protagonista non solo più brava ma anche più bella di tutte in celeste Prada e zazzera fermata da un semplicissimo cerchietto, il romanziere John Ridley premiato per la miglior sceneggiatura, nella notte in cui Hollywood s’è alzata in piedi per onorare il film sulla storia vera e tristissima del violinista sequestrato e venduto come schiavo e rimasto dodici anni in catene, sarebbe sbagliato dimenticare. Perché la «società post-razziale» di cui parla Obama si è affermata senza l’aiuto della potentissima industria del cinema hollywoodiano, la fabbrica dei sogni globali che per lunghissimi decenni ha fatto passare i neri dalla porta di servizio. Un fatto storico doloroso che oggi — con l’assoluta normalità del vedere Will Smith e Denzel Washington e Morgan Freeman tra i divi più bravi e amati, con Oprah Winfrey regina incontrastata della televisione — non si può cancellare. E’ stato bello ascoltare, nella notte di 12 anni schiavo, il tuono dell’applauso senza fine per l’uomo alto e regale che, esattamente 50 anni fa, fu il primo nero a vincere un Oscar come miglior attore: Sidney Poitier, 87 anni. Chi ricorda che Hollywood premiò un’afroamericana, Hattie McDaniel per Via col Vento, con l’Oscar da non protagonista il 29 febbraio 1940, non può però dimenticare che l’attrice restò fuori dalla «prima» a Atlanta perché il cinema era per soli bianchi, e che nella Hattie McDaniel (1895-1952) in civile Hollywood dovette «Via col vento»: la prima attrisedersi in fondo alla sala la ce di colore a vincere sera della premiazione, al Col’Oscar conut Grove dell’Ambassador La mitica Mamie riso per i neri di Hollywood ma tante umiliazioni, culminate nel 1985 con le 11 nomination e zero Oscar per Il colore viola. Whoopi Goldberg vince nel 1990 e poi più nulla per le attrici nere fino a questo millennio, quando Hollywood si è finalmente accorta di tutti quei talenti: Jennifer Hudson per Dreamgirls, Mo’Nique per Precious e Octavia Spencer per The Help. La prima nera premiata come attrice protagonista è Halle Berry, nel 2001, per Monster’s Ball. Pensare che il terzo millennio era cominciato con uno schiaffo da parte di uno che non ha mai fatto sconti al razzismo, Spike Lee. Nel 2000 aveva scelto di chiudere Bamboozled, il film più duro — e probabilmente per questo il meno visto — con un mon- L’ovazione Tutti in piedi per celebrare il film di McQueen e l’attrice Lupita Nyong’o Hotel. Lupita Nyong’o è soltanto la settima attrice nera a vincere un Oscar (uno solo però come attrice protagonista), la prima nata fuori dagli Stati Uniti (kenyota di etnia Luo, la stessa del padre di Obama, è nata in Messico dove suo padre era professore universitario). Prima di lei qualche sor- Sorrisi Lupita Nyong’o (31 anni), miglior attrice non protagonista, con Steve McQueen (44) regista di «12 anni schiavo». La pellicola è la prima diretta da un autore nero a vincere l’Oscar per il miglior film taggio sconvolgente: tre minuti e 16 secondi di vergogna, sequenza dopo sequenza di film con attori afroamericani e cartoon degli anni Trenta e Quaranta. I più biechi stereotipi razzisti: neri con l’anello al naso e il pentolone da cannibale, sfigurati da grotteschi labbroni disegnati con la biacca, maggiordomi che strabuzzano gli occhi, che dicono continuamente «sissignore» e «sissignora», docili, spaventati, ridicoli. Un collage che da oggi è un po’ meno deprimente grazie a Lupita e alla nobile semplicità del suo omaggio alla schiava Patsey da lei interpretata: «Non dimenticherò che tante cose belle della mia vita sono venute dal dolore patito da un’altra». Album Il selfie da record che fa il giro del mondo Bradley Cooper scatta un selfie da record con lo smartphone di Ellen DeGeneres (i due in primo piano) che lo twitta: nell’immagine (da sinistra) anche Jared Leto, Jennifer Lawrence, Channing Tatum, Meryl Streep, Julia Roberts, Kevin Spacey, Brad Pitt, Lupita e Peter Nyong’o, e Angelina Jolie. È il tweet più ritwittato di sempre: alle 20 era vicino a quota 2 milioni 800 mila Miglior attrice Cate Blanchett (44 anni) ha conquistato la statuetta come migliore interprete femminile per «Blue Jasmine» diretta da Woody Allen. Nel suo discorso la star australiana ha ringraziato il regista e Sally Hawkins, coprotagonista della pellicola, sottolineando la forza delle donne nel cinema Matteo Persivale © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inziativa del «Corriere» Da venerdì l’opera sarà in edicola con il quotidiano L’odissea di Salomon Northup in un libro già di successo nell’800 «Q ueste mie vicissitudini potrebbero rivelarsi molto interessanti per il grande pubblico». Spinto da questa motivazione Salomon Northup (1808-1863 ca.) rese pubblica la sua drammatica esperienza di schiavitù raccontando in un memoriale autobiografico ciò che gli era accaduto tra gli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo prima nello Stato di New York poi in Louisiana. È la vicenda di un afroa- Nelle scuole Dal prossimo anno la storia dello schiavo nato libero sarà una lettura obbligatoria nelle scuole americane mericano, «un uomo nato in libertà — riassume lo stesso Northup nelle prime righe della autobiografia — che fu poi rapito e venduto come schiavo e tale rimase fino al felice salvataggio avvenuto nel mese di gennaio del 1853». La motivazione di Northurp era nobile e l’intuizione esatta: il libro che uscì proprio in quell’anno fu considerato a tal punto «interessante» dai lettori di allora da diventare rapidamente un successo; arrivò a toccare le trentamila copie. Di fatto un bestseller. E come tale si è affacciato ora in Italia, per la prima volta, a centosessant’anni di distanza. Il volume è arrivato sugli scaffali a febbraio in occasione dell’uscita del film di Steve McQueen; è subito rimbalzato nella classifica dei libri più venduti: ottavo domenica scorsa (2 marzo, nelle rilevazioni GfK) nella Saggistica scalando dieci posizioni in sette giorni. Scontato che ora la vittoria degli Oscar farà ulteriormente lievitare le vendite. 12 anni schiavo. La straordinaria storia vera di Salomon Northup, da venerdì 7 marzo sarà in vendita anche in edicola con il Corriere della Sera (pp. 288, € 9,90), oltre che in libreria. L’iniziativa è in collaborazione con l’editore Newton Compton che pubblica il libro, nella traduzione dall’inglese di Nello Giugliano. L’autobiografia di Northup, ha annunciato ieri l’americana National Board Association che riunisce i consigli di istituto, sarà una lettura obbligatoria a partire dal prossimo anno nelle scuole americane. In Italia la testimonianza dello schiavo nato libero esce con la prefazione originale di David Wilson, avvocato newyorkese che sostenne La copertina In arrivo «12 anni schiavo. La straordinaria storia vera di Salomon Northup» da venerdì 7 marzo sarà in vendita anche in edicola con il Corriere della Sera (pp. 288, € 9,90), oltre che in libreria. L’iniziativa è in collaborazione con l’editore Newton Compton che pubblica il libro, nella traduzione dall’inglese di Nello Giugliano Jennifer Lawrence ci ricasca l’abolizione della schiavitù e che, come curatore del volume, si fece garante delle verità di Northup: «Molte delle affermazioni contenute nelle pagine seguenti — scriveva — sono corroborate da prove in abbondanza, altre poggiano unicamente sulla versione fornita da Solomon. Egli si è però attenuto strettamente alla verità, o quanto meno questa è la ferma convinzione del curatore, che ha avuto modo di appurare l’assenza di contraddizioni o discrepanze nelle sue dichiarazioni». Siamo nel 1853 e la precisazione di Wilson è tutt’altro che superflua: «È opinione del curatore — aggiunge — che il racconto delle esperienze di Solomon nella regione di Bayou Boeuf offra una precisa rappresentazione della schiavitù, con tutte le sue luci e ombre, che tuttora vige in quelle terre». L’edizione, pubblicata dal Corriere con Newton Compton, è completata da alcune appendici: la partitura musicale di Dove scorre il fiume, canto dei raccoglitori di cotone lungo il Red River, tra Texas e Oklahoma; l’atto ufficiale dello Stato di New York datato 1840 emanato «per proteggere al meglio i liberi cittadini di questo Stato ed evitare che vengano rapiti o ridotti in schiavitù» e, infine, il Memoriale di Anne Northup, moglie di Salomon che attese per dodici anni interminabili il ritorno del marito. Severino Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovo scivolone sul red carpet di Jennifer Lawrence (23 anni), candidata come miglior attrice non protagonista per «American Hustle». La giovanissima star era già finita lunga distesa sulle scale del Dolby Theatre durante la cerimonia degli Oscar dell’anno scorso, mentre andava a ritirare il suo premio come miglior attrice per «Il lato positivo» Matthew e Dio Matthew McConaughey (44 anni), premiato come miglior interprete per «Dallas Buyers Club», ha ringraziato Dio «per tutte le opportunità che mi ha dato e che non sono sicuramente guidate dalla mia mano, e certo non da una mano umana». La star ha poi ringraziato la madre, la moglie e i due figli: «Voi siete le quattro persone della mia vita. Voglio che siate orgogliose di me» Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Flagshispstore - via Manzoni, 24 - Milano 20 21 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Esteri Repressione Per evitare la radicalizzazione dei giovani Cina Londra, proposta choc «Togliamo i figli agli estremisti islamici» Tre arresti per la strage di Kunming Il sindaco Johnson: diamoli in affido DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Una volta per tutte, l’eclettico primo cittadino londinese Boris Johnson fa carta straccia delle teorie buoniste e tolleranti sugli immigrati musulmani. Che gli piaccia usare la provocazione per tirare il sasso in piccionaia è risaputo. Lui è abituato a divertirsi con le parole. Parte lancia in resta e va. Questa volta ha preso carta e penna e nella sua colonna domenicale sul Sunday Telegraph, voce dell’Inghilterra moderata e conservatrice, ha messo da parte ogni cautela per sostenere che i bambini e gli adolescenti di famiglie islamiche ritenute a rischio di radicalizzazione devono essere sottoposti obbligatoriamente a programmi di assistenza e di rieducazione. Non è un incauto e frettoloso scivolone. Il sindaco di Londra, nel pieno delle facoltà, ha aperto il fronte con i due milioni e 700 mila fedeli del Profeta che vivono nel Regno Unito e, fra questi, con i 700 mila che risiedono nella sua città. Non importa che in alcune aree dell’Est, come Tower Hamlet e Newham a Est, siano ormai maggioranza. Boris Johnson è convinto che per eliminare le derive verso l’estremismo e il terrorismo occorre L’intervista usare un metodo forte, ovvero che i giovani sottoposti al lavaggio del cervello da parte di genitori e parenti imbevuti di fanatismo debbano essere affidati ai servizi sociali. È nelle corde di un personaggio che aspira alla successione di David Cameron cavalcare con irruenza temi popolari. Ma, sarà perché preoccupato dall’ascesa dei movimenti politici anti immigrati o sarà perché realmente preoccupato da notizie recenti che gli sono arrivate all’orecchio o anche sconvolto dalla storia emblematica dei massacratori del militare Lee Rigby sgozzato in mezzo alla strada, Boris Johnson, con l’articolo spedito al quotidiano, ha archiviato l’equilibrismo politico. La premessa è chiara: possiamo essere «una grande, glorio- sa, policromatica società ma dobbiamo essere altresì fermi fino al punto della spietatezza nell’opporci ai comportamenti che compromettono i nostri valori». E allora, butta lì il sindaco londinese, per quale motivo se un bambino o una ragazzo o una ragazza vengono giustamente allontanati da papà e mamma che sono violenti, che abusano, che li maltrattano, non altrettanto accade con i figli dei predicatori d’odio e di una visione «squallida e nichilista del mondo»? Non ha dubbi Boris Johnson, le famiglie islamiche allineate sulle posizioni radicali non hanno il diritto di educare e crescere la prole. Poco importa quale sia l’età, spetta ai servizi sociali intervenire e occuparsi di questi potenziali soldati di Al Qaeda, li prendano dalla loro case e li sottopongano ad adeguato ripasso culturale. Non c’è altra strada. «Deve essere impedito che si trasformino in potenziali killer». E non soltanto loro, esposti Conservatore Boris Johnson, 49 anni, sindaco di Londra dal 2008: è stato rieletto per un secondo mandato nel 2012 Casi esemplari Il convertito Richard Reid «terrorista delle scarpe» Il 22 dicembre 2001 Richard Reid, britannico convertito all’islam e seguace di Al Qaeda, è fermato su un volo Parigi-Miami con le scarpe piene di esplosivo 1 Gli attentati nella capitale: 56 morti e più di 700 feriti Il 7 luglio 2005 vari attentati kamikaze sui trasporti pubblici di Londra uccidono 56 persone con oltre 700 feriti. L’attacco è rivendicato da militanti qaedisti 2 Due anglo-nigeriani uccidono il soldato Rigby Il 22 maggio 2013 il soldato Lee Rigby è massacrato nel sud di Londra da due anglo-nigeriani musulmani, ora condannati all’ergastolo e a 45 anni 3 ai sermoni religiosi, ma pure i figli dei razzisti che incitano alla discriminazione e alla violenza. Tolleranza zero. E nell’interesse delle giovani generazioni «e per la sicurezza della società». Articolo duro ma il sindaco londinese è così. Non si cura della reazione del Muslim Council of Britain che lo mette in guardia perché certi discorsi rischiano di scatenare «odio antimusulmano». Ribatte: «La radicalizzazione religiosa è un abuso sui minori» e alle autorità va consegnato il potere di intervenire senza timori. Ricetta Johnson. Fabio Cavalera @fcavalera PECHINO — La polizia cinese ha arrestato gli ultimi tre uomini del commando che sabato scorso armato di coltelli e machete ha fatto strage nella stazione ferroviaria di Kunming, nel Sudovest del Paese, uccidendo 29 persone e ferendone più di 140. Lo ha reso noto l’agenzia Nuova Cina. L’attacco, è stato precisato, è stato perpetrato da una «banda terroristica» composta da otto membri, 6 uomini e due donne, armati di coltelli e machete, guidati da un individuo identificato come Abdurehim Kurban: quattro sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco dagli agenti e il quinto, una donna, è stata ferita e arrestata sul posto. Il governo di Pechino ha accusato del massacro i separatisti uiguri dello Xinjiang, provincia autonoma a maggioranza musulmana e turcofona, conosciuta anche come Turkestan orientale, da secoli nell’orbita dell’impero cinese nonostante frequenti rivolte e repressioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla Casa Bianca Il musicista innamorato di Beethoven: «Non ho mai diretto Wagner o Richard Strauss, opportunisti politici» Il maestro Schiff: «Non torno in Ungheria» Il pianista e direttore d’orchestra a Milano: «Ormai non riconosco più la mia patria diventata un Paese xenofobo e razzista» Chi è «Leggi spaventose, messe a punto contro i rom, contro gli ebrei e i gay. Leggi contro la libertà di stampa. È spaventoso pensare quello che è diventata la mia Ungheria...». È molto triste András Schiff, grande pianista e direttore d’orchestra nato a Budapest 60 anni fa. Un sommo artista della musica, da sempre attento osservatore delle capriole della storia e della cronaca. «Mai avrei immaginato — riprende — che il mio Paese, terra antica di civiltà e tolleranza, si trasformasse in uno dei più xenofobi e razzisti d’Europa. Prima il partito Jobbik a seminare retorica ultranazionalista, poi le leggi autoritarie del governo Orbán... No, questa Ungheria non è più la mia patria. Non voglio più metterci piede». Dichiarazioni molto dure, che le sono costate il marchio di «persona non grata». «La stampa ungherese ha scritto cose terribili su di me e ho ricevuto minacce pesanti dal web. Qualcuno ha persino promesso di tagliarmi le mani». Ma il cambio di rotta è nato da libere elezioni. «È quello che fa più paura. È stata la maggioranza del mio popolo a volere quelle sterzate incivili. Ad aprile si tornerà a votare e nulla cambierà. Si andrà avanti sulla cattiva strada di negare la realtà. E persino la storia. L’Ungheria è stata a fianco di Hitler fino all’ultimo ma ora si dice che la colpa era Politica Ungherese, naturalizzato cittadino britannico oltre dieci anni fa, András Schiff ha sempre criticato duramente le politiche del governo di Viktor Orbán, premier dal 2010 Cultura Oggi alla Società del Quartetto di Milano affronterà le ultime tre Sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven. Al genio tedesco, Schiff ha dedicato il libro «Le sonate di Beethoven e il loro significato» (Il Saggiatore e Società del Quartetto, 2012) tutta dei tedeschi. Ci si inventa una falsa innocenza per non affrontare un esame di coscienza. La Germania ha avuto il coraggio di farlo. Ed è rinata». La rimonta della destra sembra però dilagare. «Gran parte dell’Europa dell’Est è in marcia verso un nuovo fascismo. Del resto la sinistra è sempre più debole, ha fatto tanti sbagli. E allora la gente si rivolge ai fronti più reazionari sperando in garanzie contro la criminalità e l’immigrazione. Succede anche in Italia...». Lei da anni abita in Toscana, che idea si è fatta del nostro Paese? «Che è il più bello del mondo, il più ricco di talenti. Proprio per questo non riesco a capire come così tanti italiani abbiano creduto, e continuino a credere, a personaggi come Berlusconi. O anche a Renzi, un altro che promette mari e monti. Evidentemente esistono pure i creduloni di sinistra». Forse è colpa di una crisi che spinge a sognare. «È da quando sono nato che sento parlare di crisi... Certo, le diseguaglianze economiche esistono ma in Russia o in Cina ce ne sono ben di più. In Europa siamo ancora dei privilegiati». L’Europa è un concetto che molti mettono in dubbio. «L’Europa è un’idea bellissima ma così com’è non funziona. È nata sul denaro, per un gruppo ristretto di Paesi benestanti. Gli altri, l’Ungheria, la Musicista András Schiff, nato nella capitale ungherese Budapest 60 anni fa Romania, la Bulgaria, sono entrati troppo presto. Per una vera Europa c’è bisogno di cultura, ideali, valori comuni». Che compito hanno in questo gli artisti? «Grandissimo. Arte e politica non sono realtà separate. L’arte come in- trattenimento non mi interessa, il suo compito è aiutarci a entrare meglio nel nostro tempo. Ci sono esempi illustri: Pablo Casals schierato contro la dittatura di Franco, Toscanini contro il fascismo, Thomas Mann contro il nazismo. Altri invece sono stati zitti o peggio. Penso a Richard Strauss o a Wagner. Non li ho mai diretti, in ogni loro nota avverto un insopportabile opportunismo politico». Le piace invece Beethoven. «Un carattere difficile, collerico, ma schietto e coraggioso. Da giovane preferivo Mozart e Schubert. Beethoven appartiene alla maturità. Certe sue pagine non si possono capire fino in fondo se non hai alle spalle molta esperienza. Solo a 50 anni ho deciso di affrontare le sue Sonate per pianoforte». Ormai è la 21ª volta che esegue il ciclo... Oggi al Quartetto di Milano, in residence per questa integrale, affronterà le ultime tre, la 30, 31 e 32. «L’ultima stazione, la più straordinaria. Mi piace eseguirle in ordine cronologico per mostrarne lo sviluppo. Mi hanno così coinvolto da scrivere anche un libro («Le sonate di Beethoven e il loro significato», Il Saggiatore e Società del Quartetto, ndr). Le ultime tre sono state composte nello stesso periodo della Missa solemnis e sono impregnate di metafisica e filosofia. Tra tutte, la numero 32, opera 111, per me è la più grande. Il primo movimento ti porta all’Inferno, l’arietta del secondo in Purgatorio e in Paradiso. E alla fine, come succede a Dante, si esce fuori a riveder le stelle». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA Pressing di Obama su Netanyahu WASHINGTON — Per arrivare a un accordo di pace tra israeliani e palestinesi, sono necessarie decisioni difficili e il tempo sta scadendo. Lo ha sottolineato il presidente americano, Barack Obama, incontrando ieri alla Casa Bianca Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano, nel corso dei colloqui, ha ribadito che Israele ha fatto la sua parte nei negoziati. Si sarebbe chiuso dunque con un nulla di fatto l’incontro alla Casa Bianca, voluto da Obama per tentare di imprimere una svolta ai difficili negoziati di pace ed evitare l’ennesimo fallimento. Il presidente Usa riceverà il 17 marzo anche il presidente dell’Anp, Abu Mazen. Obiettivo è tentare di prolungare le trattative oltre la scadenza del 29 aprile, come richiesto anche dal segretario di Stato, John Kerry. 22 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Cronache Calabria Calabria Il dramma del piccolo Carmine. La madre lo aveva portato via sabato Camigliatello Sila Silano Quattromiglia Scopre che il marito la tradisce e uccide il figlio di undici anni SS19 Rovitoo COSENZA A A3 Colpisce il bambino con le forbici poi tenta il suicidio ROVITO (Cosenza) — Chissà cosa avrà raccontato al figlio di undici anni, prima di prendere le forbici e sferrare il colpo che gli ha reciso la carotide. Carmine era seduto sul sedile accanto alla madre, mentre lei maneggiava quelle cesoie. Sono i momenti che Daniela Falcone 43 anni, dovrà ricostruire parlando con gli inquirenti. Ora è in stato d’arresto in ospedale, perché dopo aver ammazzato suo figlio ha provato a togliersi la vita, prima cercando di impiccarsi con una cinghia e poi colpendosi ripetutamente alla gola e al ventre con le stesse forbici con le quali aveva appena ucciso Carmine. Daniela dopo essere stata operata all’ospedale di Cosenza è fuori pericolo e si trova piantonata nel reparto di rianimazione con l’accusa di omicidio volontario. Una telefonata anonima ieri mattina ha avvertito la centrale operativa della questura di Cosenza della presenza di un’auto sospetta posteggiata ai margini Tragico epilogo Daniela Falcone e il figlio Carmine (a sinistra) e l’auto in cui sono stati trovati (Ansa) rabinieri e corpo forestale dello Stato erano alla ricerca di madre e figlio, scomparsi da Rovito, comune dell’entroterra silano, a bordo dell’auto della donna. Apparentemente senza un motivo. Daniela Falcone sabato mattina è uscita di casa portandosi dietro qualche soldo e il cellulare. Alle 9,30 si è presentata alla scuola di Carmine e con la scusa di dovergli far sostenere una visita, l’ha fatto uscire. Madre e figlio poi, come testimoniano i filmati di alcune telecamere, si sono fermati a un distributore di benzina. La donna ha fatto il pieno. Poi l’auto si è diretta verso l’altopiano, seguendo la strada che conduce a Camigliatello Silano. L’allarme per la scompar- La fuga e il dramma Daniela Falcone dopo aver prelevato suo figlio Carmine di 11 anni da scuola a Rovito (Cosenza), sabato scorso, lo ha ucciso con un paio di forbici. Poi ha tentato di suicidarsi L’allarme Sabato era stato Francesco De Santis, suo marito, a dare l’allarme della scomparsa della donna e del bimbo Il ritrovamento Ieri, dopo una telefonata anonima, la polizia ha ritrovato la macchina usata dalla donna per la fuga: dentro c’erano Carmine con la gola squarciata e la madre agonizzante. La donna, ora fuori pericolo, è in stato di arresto all’ospedale «Sono stato io» La confessione dell’ex di Lidia sa della donna e di suo figlio è stato lanciato solo sabato pomeriggio. È stato Francesco De Santis, marito di Daniela e padre di Carmine ad avvertire i carabinieri. L’uomo era andato a ritirare il figlio a scuola, ma gli insegnanti gli hanno riferito che Carmine era stato prelevato la mattina dalla madre. Interrogato, Francesco De Santis non ha saputo fornire alcuna spiegazione sul motivo dell’allontanamento. Agli inquirenti ha detto però che la sera prima aveva avuto una lite con la moglie, piuttosto violenta. L’uomo, messo alle strette, aveva confessato la relazione extraconiugale con una donna di un paese vicino e l’imminente nascita di un figlio concepito con l’amante. Forse è in quel momento che Daniela Falcone ha deciso di farla finita, portando via al marito e uccidendo per vendetta il loro unico figlio. Una relazione clandestina, dunque, sarebbe la causa di questa tragedia familiare. Parenti e amici della coppia a Rovito descrivono la famiglia De Santis come una coppia modello: Daniela e Francesco, genitori esemplari, sempre presenti e molto attaccati a Carmine. Mai una discussione, un disappunto in pubblico tra i due. Sino alla confessione di quel tradimento. Che è stato fatto pagare a un ragazzino di undici anni. COMO — Attirata in una trappola e uccisa dal padre di uno dei suoi figli: una vendetta crudele e senza via di scampo è costata la vita a Lidia Nusdorfi, la donna di 35 anni uccisa sabato sera nella stazione ferroviaria di Mozzate (Como). L’autore reo confesso del delitto è Dritan Demiraj, fino a pochi mesi fa compagno della vittima; Demiraj è l’uomo che ha atteso Lidia nel tunnel della stazione colpendola con due coltellate. Per tentare di garantirsi l’impunità il killer aveva provato a costituirsi un alibi: aveva convinto il suo datore di lavoro, il titolare di una panetteria di Rimini, a confermare che lui sabato sera era regolarmente sul luogo di lavoro. Anche il panettiere è finito in carcere con l’accusa di favoreggiamento: ai carabinieri avrebbe detto di non sapere che il suo dipendente avesse in testa di commettere un omicidio, ma solo che doveva andare ad accudire i suoi figli. Come era emerso fin da domenica, tuttavia, il giallo era vicino alla soluzione grazie all’analisi del telefonino di Lidia e alle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza a Mozzate. La vittima aveva ricevuto chiamate e messaggi da un uomo (che non è l’ex compagno e che è in corso di identificazione) con il quale aveva appuntamento proprio alla stazione, un uomo di cui lei si fidava. Il movente del delitto? La rottura del legame tra la donna e Dritaj: lei infatti lo aveva lasciato per avviare una relazione con il cugino poco più che ventenne. Carlo Macrì © RIPRODUZIONE RISERVATA C A L A B R I A D’ARCO La vicenda della vecchia strada che da Cosenza porta a Paola. Quando i poliziotti si sono avvicinati all’auto, una Suzuki gialla, si sono trovati davanti una scena raccapricciante. Sul sedile del passeggero c’era il corpo del piccolo Carmine con la gola squarciata mentre la madre seduta al posto di guida era agonizzante. Da due giorni polizia, ca- Parco Na Nazionale de Sila della Como © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosenza Il sacerdote forse aggredito per un’elemosina negata COLEOS, 1,3 Kg di comfort colorato sulle tue spalle per proteggere notebook e tablet. Mantellina antipioggia ripiegabile, tasca a scomparsa sul fondo. Vuoi fare un giro? www.piquadro.com Prete ammazzato a sprangate nel paese dove è morto Cocò CASSANO ALLO JONIO (Cosenza) — Un colpo di spranga alla nuca sferrato con violenza. Così il «prete buono» don Lazzaro Longobardi, 69 anni, originario di Gragnano, parroco della chiesa della frazione Lattughelle di Cassano allo Jonio, ha finito di vivere. Quarantadue giorni dopo la strage che è costata la vita al piccolo Cocò Campolongo, tre anni, ucciso e bruciato assieme al nonno e alla compagna di quest’ultimo, un altro atroce delitto ha turbato la comunità di Cassano allo Jonio. I carabinieri non hanno ipotesi privilegiate, ma tendono a escludere che dietro l’assassinio del parroco ci sia la mano della criminalità organizzata. Troppo clamore ha suscitato a Cassano l’eccidio con la morte del piccolo Cocò per armare la mano dei criminali locali. La strage del 20 gennaio scorso non ha ancora motivo, né mandante. L’omicida del prete potrebbe quindi nascondersi tra quanti vivono di espedienti e quindi non «controllabili» da chi ha in mano le sorti del territorio. A lungo lasciato in mano alla criminalità organizzata, anche per scelte che hanno dimezzato gli appa- rati investigativi. È dentro questo mondo che i carabinieri hanno cercato. Due persone di nazionalità straniera sono state sentite sino a tarda notte. Uno dei due è la persona che nei giorni scorsi avrebbe chiesto con insistenza somme di denaro al prete. È proprio questa una delle piste Aperta un’inchiesta Firenze, muore dopo l’arresto FIRENZE — È morto dopo essere stato arrestato. Riccardo Magherini, 40 anni, fiorentino, figlio dell’ex calciatore Guido, ieri vagava seminudo e in stato confusionale. Dopo averlo immobilizzato, i militari hanno chiamato il 118. I sanitari hanno trovato l’uomo in arresto cardiaco. Un’ora più tardi Magherini è morto in ospedale. Indaga il pm Luigi Bocciolini. © RIPRODUZIONE RISERVATA che stanno battendo gli inquirenti per arrivare all’assassino di don Lazzaro. Il sacerdote si era confidato con il vescovo di Cassano, Nunzio Galantino, che è anche il segretario della Cei, riferendogli delle continue richieste di soldi da parte di alcuni sbandati. Di questo aveva parlato anche con i carabinieri, ma non aveva fatto denuncia. Il «prete buono», amato dalla comunità cassanese, ha sempre aiutato chi ne aveva bisogno, elargendo anche di tasca propria piccoli contributi in danaro. Questa volta, però, la richiesta potrebbe essere stata più consistente del solito. E di fronte al rifiuto del sacerdote qualcuno ha atteso che don Lazzaro uscisse dalla canonica della chiesa di San Giuseppe per andare a prendere la sua auto e l’ha colpito alla nuca con un tubo di ferro, trovato sotto il corpo del sacerdote. Una morte che non ha avuto testimoni. Sul luogo del delitto gli inquirenti hanno trovato un mazzo di chiavi e il libretto di circolazione dell’auto. A dare l’allarme è stata la donna che fa le pulizie della chiesa. C. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 23 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 L’inchiesta Per l’accusa le vacanze e gli altri omaggi nascondevano favori al San Raffaele e alla Maugeri Milano Corruzione, Formigoni a processo Due richieste di rinvio a giudizio per Ligresti Il giudice: l’ex presidente lombardo ha promosso l’associazione a delinquere La vicenda Le contestazioni Favori indebiti a cliniche private A Roberto Formigoni è contestata l’accusa di associazione a delinquere e corruzione per le regalie ricevute da Pierangelo Daccò e i favori al San Raffaele e alla Fondazione Maugeri Gli imputati Il governatore e i fedelissimi Con l’ex governatore lombardo sono a processo Pierangelo Daccò, Antonio Simone e alti dirigenti del Pirellone come Nicola Sanese e Carlo Lucchina. In tutto gli imputati sono nove I regali Villa in Sardegna viaggi e yacht Il processo fa riferimento in particolare alle vacanze che Formigoni ha trascorso in località esotiche tra il 2006 e il 2011, pagate da Daccò, e all’acquisto di una villa in Costa Smeralda Gli avvocati «Quelle delibere sono legittime» Formigoni ha sempre sostenuto di aver pagato di persona quelle spese ma di aver smarrito le ricevute. I suoi avvocati sottolineano che il Tar ha ritenuto legittime le delibere riguardanti la sanità privata 600 Milioni di euro le erogazioni garantite al San Raffaele di Milano e alla Fondazione Maugeri da parte della Regione Lombardia nel periodo in cui Roberto Formigoni (nella foto) ha ricoperto la carica di governatore MILANO — «Il mio metodo di fare le vacanze è quello completamente autopagato, mai avuto bisogno di farmele pagare», assicurava Roberto Formigoni al Corriere della Sera il 17 aprile 2012, «se qualcuno mi ha pagato un aereo sarà stato remunerato perché io gli ho offerto il ristorante piuttosto che i souvenir». Dopo tre giorni aveva però aggiunto «non le ho tenute, le ho buttate», a proposito delle ricevute dei rimborsi delle spese anticipate dal suo amico Pierangelo Daccò, quello usato dagli ospedali privati come consulente «apriporte» in Regione. E ora che sono passati quasi due anni, nell’arringa difensiva questi benefit (calcolati dai pm in 8 milioni di euro) sono diventati un esempio di «ospitalità totalizzante, come quando si danno le chiavi di casa a un amico e nel frigo c’è anche un salamino». Se avesse trovato quelle ricevute, ieri l’ex governatore pdl della Regione Lombardia avrebbe magari evitato di essere rinviato a giudizio come «promotore», dentro la Regione Lombardia, di «una associazione a delinquere finalizzata alla corruzione», formata con il suo potente segretario generale Nicola Sanese e il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, in tandem con i mediatori d’affari di area ciellina Daccò e Antonio Simone, e d’intesa con gli ex vertici delle Fondazioni sanitarie pri- vate Maugeri (a Pavia) e San Raffaele (a Milano nell’era di don Verzè). Il gip Paolo Guidi ha infatti accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, e ha disposto che il 6 maggio cominci il processo a Formigoni e altre 9 persone per questa associazione a delinquere che dal 1997 al 2011, a fronte di appropriazioni indebite di 73 milioni della Maugeri e di 9 milioni del San Raffaele, avrebbe garantito «una protezione globale» finalizzata a «provvedimenti regionali di favore» che hanno garantito negli anni l’erogazione di 200 milioni di euro pubblici alla Maugeri e di oltre 400 milioni al San Raffaele. «Una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto che ci amareggia ma non ci sorprende» dichiarano l’avvocato Mario Brusa e il professore Luigi Stortoni, per i quali le delibere «valevano per tutti» e non solo per Maugeri e San Raffaele, e «al vaglio del Tar sono sempre state giudicate legittime». La difesa dell’ex governatore, all’epoca punta di diamante del Pdl di Berlusconi, poi presidente della Commissione Agricoltura del Senato e oggi passato del Nuovo Centrodestra di Alfano, derubrica a «qualche ospitalità in barca trasformata dai pm in uso esclusivo» la questione dei 4 milioni e 634.000 euro conteggiati dalla Procura come acquisto-locazione-equipaggio-cambusa di tre yacht di Daccò, e cioè «Ojala», da giugno 2007 a marzo 2008, «Cinghingaia», da marzo 2008 a settembre 2008, e «Ad Maiora», da settembre 2008 a ottobre 2011. La difesa I legali: «Una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto che non ci sorprende» La replica L’ex governatore: «A Milano quando la Procura chiede il rinvio a giudizio, arriva» La lettera Il concorso per diplomatici Quando si sbaglia è giusto riconoscere lealmente il proprio errore. Specie se questo errore è stato commesso in pubblico, a scapito di enti o persone che a causa di quell’errore hanno visto colpito davanti a tutti il loro nome e il loro prestigio. Un errore del genere è quello da me commesso — e a ragione prontamente denunciato dall’ambasciatore Valensise — in un editoriale del Corriere («I propri interessi come ideologia», 26 febbraio) quando, sulla base di informazioni che poi si sono rivelate inesatte, ho attribuito al concorso per l’ingresso nella carriera diplomatica la rinuncia a criteri di selezione giustamente severi. Per fortuna di noi tutti, non è così. Il reclutamento del personale diplomatico di un Paese, infatti, è cosa troppo importante perché su di esso gravi qualsiasi sospetto di inadeguatezza. Poi c’è il milione e mezzo di euro di sconto (che per i legali è invece «indimostrata differenza di valore di mercato») nell’acquisto da una società riferibile a Daccò e Simone di una villa in Sardegna ad Arzachena «con l’interposizione di Alberto Perego, persona di fiducia e coinquilino di Formigoni nell’associazione religiosa dei Memores Domini». Di altri 638.000 franchi svizzeri e 86.000 dollari si discuterà per 5 vacanze di Capodanno (spese di viaggio, vitto e alloggio) in Argentina, Patagonia e Brasile nel 2006/2007, a d A n g u i l l a a i Ca r a i b i n e l 2007/2008, 2008/2009 e 2009/2010, e a Saint Marteen sempre ai Caraibi nel 2010/2011: solo «ospitalità in occasione di vacanze natalizie» a detta della difesa, che ritiene «fumoso» il loro inquadramento accusatorio nella «categoria delle utilità». Altra questione i 600.000 euro «per finanziare la campagna di Formigoni nella competizione elettorale per la Regione nel 2010», che invece i legali attribuiscono a «una millanteria confessata da Daccò»; e i 500.000 euro per l’organizzazione di eventi, incontri e cene per «promuovere l’immagine del presidente Formigoni e il consenso elettorale in suo favore» in occasioni «a cui partecipavano altri uomini politici, funzionari regionali, dirigenti di strutture sanitarie private e pubbliche». E ancora 70.000 euro per «l’organizzazione di cene e convention nell’interesse di Formigoni durante le edizioni del Meeting di Cl a Rimini», e 18.000 per spese in altri viaggi aerei. Fino a «somme di denaro periodicamente consegnate a Milano da Daccò a Formigoni di importo non determinato» ma «complessivamente non inferiori a circa 270.000 euro». «È un fenomeno naturale, come la pioggia: a Milano, quando la Procura chiede il rinvio a giudizio, il processo arriva», ironizza Formigoni in serata. L’unico a festeggiare davvero è invece Mario Cannata, che, difeso dal professor Alberto Alessandri e dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, è stato prosciolto già ieri dall’accusa di aver stipulato contratti di consulenza fittizia con una società di Daccò. Ernesto Galli della Loggia Luigi Ferrarella [email protected] Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Genova I sindacati di polizia penitenziaria: legge violata. Il Comune: non ci sono soldi per strutture di custodia attenuata Il bimbo di cinque mesi in cella con la mamma GENOVA — La denuncia parte dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe: nel carcere di Pontedecimo a Genova da due giorni è detenuta una mamma con un bambino di cinque mesi. «Da più di due anni è stata approvata una legge — dice il segretario del Sappe Roberto Martinelli — che stabilisce come le mamme con bambini non debbano stare in cella, a meno di particolari esigenze cautelari o di reati di eccezionale rilevanza come quelli di terrorismo o di mafia. Non è questo il caso. Il carcere non è il posto adatto a un bimbo così piccolo, dovrebbe esserci una struttura di accoglienza ma il sindaco e la giunta di Genova non hanno trovato il tempo di trovare il posto adatto». La donna, straniera, è detenuta per violazione della legge sugli stupefacenti e dovrebbe essere processata per direttissima entro pochi giorni. Quello dei bambini dietro le sbarre è un tema sociale che riguarda La norma Il carcere è previsto solo per madri accusate di terrorismo e mafia non solo Genova: sono 40 le mamme in cella con i figli nei carceri con asili nido (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria). Le strutture dedicate alla «custodia atte- nuata» per le mamme con bimbi sotto i sei anni sono per ora attive soltanto a Milano e Venezia. «Non è vero che non abbiamo affrontato il problema — dice l’assessore comunale Elena Fiorini —. Insieme agli as- sistenti sociali, alla magistratura e all’amministrazione penitenziaria abbiamo un gruppo di lavoro e cerchiamo di rispondere alle necessità caso per caso. Non possiamo attrezzare una struttura esclusivamente dedicata alla custodia Napoli Quinta vittima bruciata in auto in tre settimane Il cadavere carbonizzato di un uomo è stato trovato in un’auto a Casandrino, nel Napoletano. Ieri sera non era ancora nota la sua identità. Si tratta della quinta vittima bruciata in auto in tre settimane nell’area a nord di Napoli (Ansa) attenuata: sarebbe quasi sempre vuota e il ministero non prevede fondi per finanziarla. È chiaro che vogliamo rispettare la legge e fare in modo che le mamme non stiano in cella, stiamo facendo il possibile e stiamo anche riorganizzando la rete di accoglienza in modo di trovare la disponibilità per le mamme detenute». Tuttavia, fa notare il Sappe, qualcosa non ha funzionato perché la giovane straniera si trova in carcere con il neonato. «A Pontedecimo c’è l’asilo nido — dice Martinelli — e si applicano tutti quegli accorgimenti perché la detenzione sia il meno traumatica possibile per i bambini ma io non posso dimenticare quei due bambini che solo un paio di anni fa dicevano “guardia apri” quando uscivano con la mamma dalla cella. Il personale penitenziario si fa carico il più possibile della situazione ma in carcere ci sono divise, cancelli, regole con cui un bambino non dovrebbe essere costretto a convivere». Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Doppia richiesta di rinvio a giudizio per Salvatore Ligresti. Il pm milanese Luigi Orsi ha chiesto il processo per l’ex patron di Fonsai sia per il filone di inchiesta nel quale è imputato per corruzione con l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, sia per il filone sui trust nel quale è indagato per aggiotaggio. In questo secondo fascicolo l’ingegnere, assieme all’imprenditore Giancarlo De Filippo e al fiduciario Niccolò Lucchini, è accusato di avere tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010 manipolato il valore di Borsa del titolo Premafin con compravendite effettuate da due trust off-shore con sede alle Bahamas (Ever Green ed Heritage) a lui riconducibili e titolari del 20 per cento del capitale della società, quota sequestratagli dalla Guardia di Finanza nell’aprile di due anni fa. Nell’altro filone di inchiesta, invece, l’ex presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private, è accusato di aver omesso qualsiasi controllo «nei confronti della società vigilata», la compagnia assicurativa del gruppo Ligresti. Solo nell’ottobre di quattro anni fa, stando al capo di imputazione, Giannini dispose «in modo tardivo e inefficace» un’ispezione peraltro da lui stesso rallentata e ostacolata. Per la Procura avrebbe tenuto un comportamento «contrario ai doveri d’ufficio» per avere avuto — e anche accettato — la promessa «dell’incarico di Presidente dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. Promessa — sostengono gli inquirenti — alla quale Ligresti «faceva seguire contatti con il presidente del Consiglio» dell’epoca, Silvio Berlusconi, ma che non si concretizzò per la caduta del suo governo e l’insediamento a Palazzo Chigi di Mario Monti. Giannini qualche giorno fa ha consegnato una memoria difensiva al pm, che però non ha evidentemente mutato opinione sulla lettura degli indizi, tra i quali le dichiarazioni dello stesso Ligresti e dell’attuario dei bilanci Fonsai, Fulvio Gismondi, accusatore (a Milano) che però è nel frattempo a Torino stato messo sotto accusa dai pm nel processo Fonsai-bis. Salvatore Ligresti è già imputato a Torino con gli ex manager di Fonsai, Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni e Antonio Talarico, e il 10 aprile il processo verrà riunito con quello alla figlia Jonella Ligresti. Domani, infine, inizia l’udienza preliminare a carico del figlio Paolo. L. Fer. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Cronache Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera L’esposizione Vertice con Franceschini, Guidi, Lupi e Martina. «Nelle scuole un’ora di lezione sul cibo» Expo, un ministero contro i ritardi Maroni: ci servono 1.600 milioni A Milano ci sarà una sede per le Infrastrutture. Allarme sui sabotaggi I numeri Il calendario e i cantieri in ritardo Expo 2015 si terrà a Milano tra il 1° maggio e il 31 ottobre 2015. Il 2014 avrebbe dovuto essere l’anno della fine di molti dei cantieri aperti per realizzare infrastrutture e opere pubbliche, in alcuni casi la data è slittata al 2015 (nella foto sotto, da sinistra, Maurizio Martina, Giuseppe Sala e Maurizio Lupi) Attesi venti milioni di visitatori La vendita dei biglietti inizierà il prossimo 1° aprile. Sono previsti 20 milioni di visitatori. I padiglioni dovrebbero essere circa 80 e l’Italia avrà lo spazio espositivo più grande con 25 mila metri quadrati. In tutto l’area sarà di 1,1 milioni di metri quadrati. Trenta i progetti ricevuti e 1,3 i miliardi pubblici di investimenti previsti Chi parteciperà all’esposizione I Paesi che hanno fatto pervenire la loro adesione sono 142. Ma il numero potrebbe cambiare per la defezione di alcune nazioni come Turchia India, Ucraina e Siria alle prese con problemi sociali e politici. Le assenze potrebbero essere compensate da new entry come quelle di Portogallo, Sudafrica, Usa Norvegia e Portogallo MILANO — Anche il governo Renzi crede all’Expo: «Abbiamo preparato insieme l’incontro di oggi e il premier verrà sicuramente per una visita». Il ministro all’Agricoltura Maurizio Martina garantisce per tutti e il suo collega Maurizio Lupi (Infrastrutture) assicura che «il governo Renzi seguirà lo stesso metodo e la stessa concretezza del precedente esecutivo». Di più: il governo ci crede tanto al punto che dalla prossima settimana — assicura Lupi — verrà aperto a Milano un ufficio del ministero delle Infrastrutture «per seguire più da vicino i procedimenti e gli eventuali problemi». Anche Martina — nella sede della Fondazione del Corriere della Sera — lancia un progetto che riguarda l’eredità di Expo: «Un’ora di educazione alimentare nelle scuole. Bisogna metterci dei soldi, ma sarei orgoglioso di un’innovazione del genere, perché significa costruire la cittadinanza del futuro». Oltre a Lupi e Martina, ieri nella sede di Expo sono arrivati i ministri Federica Guidi e Dario Franceschini. Quasi due ore di lavoro con i vertici delle istituzioni e della società, per lo stato dell’arte: le cose da fare, l’andamento dei lavori del cantiere, i problemi e le richieste. Di fatto però Matteo Renzi a Milano non c’è. Il suo predecessore, Enrico Letta, aveva citato Expo nel discorso di insediamento e aveva fatto la sua prima uscita pubblica ufficiale proprio nella sede della società che sta gestendo l’esposizione del 2015. Il governatore Roberto Maroni è velatamente polemico: «Confidiamo nella stessa generosità usata dal governo Renzi nei confronti di Roma per le infrastrutture connesse ad Expo». E come preannunciato, consegna ai ministri una «lista della spesa» con le richieste economiche per finanziare alcuni interventi di collegamento al sito espositivo. Un totale di 1,6 miliardi di euro per opere e altri 600 milioni per la deroga al patto di Stabilità di diversi Comuni lombardi. Lupi è ottimista per quello che gli compete: «Ci stavamo lavorando col precedente governo e al più presto arriveranno le risposte che Maroni chiede». Pisapia giudica «positivo l’impegno del governo» ed è certo che «ci daranno le risposte attese anche sulla deroga al patto di Stabilità». Il sindaco pone poi l’accento sulla necessità di studiare un piano di sviluppo del turismo collegato all’esposizione: in questo ambito, la richiesta di Milano è di una soluzione per le questioni Scala e Piccolo Teatro. Tocca poi al presidente della Camera di Commercio Carlo Sangalli ricordare che «Expo è l’unico progetto di ampio orizzonte che abbiamo non solo a Milano ma nel Gli 007 «I No Tav potrebbero diventare un modello per le lotte contro Expo» Paese. Per questo, mi auguro che permanga il clima di collaborazione fra le istituzioni che si è faticosamente costruito nel tempo». A proposito dei Paesi, il commissario straordinario Giuseppe Sala fa il punto delle presenze. Rispetto a 142 adesioni arrivate finora, infatti, potrebbero esserci defezioni e new entry. In particolare, «India e Turchia hanno problemi di natura politica; ci sono poi nazioni che hanno conflitti e problemi di natura sociale ed economica, come l’Ucraina e la Siria, ma anche il Mali che ha in corso una guerra civile; infine, abbiamo Roma situazioni come quella dell’Argentina, decisa a venire ma ci chiede che siamo noi a costruire loro il padiglione». Queste assenze, qualora ci fossero, verrebbero però compensate da nuovi arrivi: Sala ricorda che sono in corso le trattative con gli Stati Uniti, il Sudafrica, la Norvegia, il Portogallo e il Lussemburgo. Il commissario si sbilancia: «Credo arriveremo a 137 presenze, comunque più dei 130 che ci eravamo dati come obiettivo». Infine, il punto del cantiere. Sala ammette che «il maltempo ci sta ostacolando, ma la situazione resta sotto controllo». Si lavora 20 ore su 24 usando le torce per illuminare l’area e si sta trattando con i Paesi che devono venire a costruire i propri padiglioni per realizzare loro scavi e fondamenta e guadagnare tempo. Da segnalare infine l’allarme dalla scuola di formazione dei servizi d’intelligence: riferendosi al movimento No Tav, gli 007 par- 137 600 Il processo I Paesi che dovrebbero partecipare all’Expo, 130 era l’obiettivo milioni I fondi, in euro, per la deroga al patto di Stabilità dei Comuni Pistorius alla Corte: «Non sono colpevole» Il «processo del secolo» inizia male a Pretoria per Oscar Pistorius (foto Ap) — accusato di aver ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp — con il racconto di quella notte di una vicina di casa. «Ho sentito le urla raggelanti di una donna, seguite da lano di un «modello» per tutte le altre lotte in corso, avvertendo che i movimenti «contro l’Expo 2015» sono destinati «ad assumere maggiore visibilità». Un allarme che era stato dato da Comune e società Expo pochi giorni fa, quando si è rinunciato a realizzare le Vie d’Acqua per le contestazioni di comitati e associazioni ambientaliste. Ma anche del comitato No Canal, in qualche parte collegato al più noto No Expo e ai No Tav. E ieri sera, proprio Sala ha denunciato: «I comitati non c’entrano. Ma ci sono stati sabotaggi con gravi rischi per le persone che lavoravano sul sito. Sono stati tagliati i freni delle macchine dei lavoratori, mettendo in pericolo la loro vita». quattro spari». Pistorius si è dichiarato «non colpevole» nel processo trasmesso in diretta tv: ha ammesso di averla uccisa, ma solo perché l’aveva scambiata per un ladro. L’udienza è stata aggiornata a oggi. Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA Vittima Vincenzo Visco, 71 anni «Sei un servo delle banche» Visco aggredito per la strada Lo odiava per quello che aveva fatto da ministro delle Finanze. O almeno, è quello che ha raccontato ai carabinieri l’uomo che ieri mattina per strada a Roma, nei pressi di piazza di Novella, ha aggredito Vincenzo Visco, 71 anni, che fu responsabile delle Finanze nel primo governo Prodi e poi con D’Alema premier, e ancora al Tesoro quando Giuliano Amato era presidente del Consiglio. L’uomo avrebbe definito Visco «servo delle banche» e quando l’ex ministro ha replicato, spiegandogli che erano stupidaggini, l’aggressore l’ha spinto contro un’automobile parcheggiata mettendogli le mani al collo, come per strangolarlo, prima di scappare. Nel pomeriggio l’uomo è stato identificato dai carabinieri della compagnia Parioli e sarà indagato per ingiurie, minacce e percosse. Si tratta di un ingegnere disoccupato di 42 anni che abita nella zona dove è avvenuto l’episodio, il quartiere Africano. Ai militari ha provato a spiegare il suo gesto con l’ostilità verso la passata attività ministeriale di Visco, dicendosi anche pronto a scusarsi con la sua vittima. «Ho telefonato a Vincenzo Visco per assicurarmi delle sue condizioni ed esprimergli la solidarietà e l’affetto da parte di tutto il gruppo Pd della Camera. La grave aggressione di cui è stato vittima è il segnale di un clima pericoloso» ha detto Paola De Micheli, vicepresidente vicario del gruppo del Pd a Montecitorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Salute Un sito Internet per raccogliere le recensioni dei cittadini, dai giudizi sull’accoglienza ricevuta, a pasti, pulizia e cortesia del personale Parte il tripadvisor della Sanità: dai pazienti voti e stellette agli ospedali delle strutture è sotto il governo regionale, ma il ministro Beatrice Lorenzin è ottimista: «Speriamo di poter allargare al più presto il censimento ai servizi sanitari delle Regioni, cui sarà sotto- posta una specifica richiesta». Non solo. Una volta a regime, il portale non dovrà riguardare la sola assistenza ospedaliera, ma anche quella territoriale: farmacie, guardie mediche, medici di medicina generale. È l’obiettivo del ministro. Obiettivo trasparenza, obiettivo informazionecomunicazione, obiettivo controllo-valutazione. Anche la problematica meritocrazia può ILLUSTRAZIONE DI VINCENZO PROGIDA C’è chi l’ha definito il Tripadvisor della sanità. Un sistema di voto, da una a cinque stelle, che consente al cittadino di esprimere un parere sull’accoglienza ricevuta presso le strutture sanitarie italiane. Per ora soltanto gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, i cosiddetti Irccs, che sono sotto il controllo diretto del ministero della Salute. Ospedali di eccellenza che, oltre a fare ricerca, hanno un’attività di ricovero e cura a 360 gradi. Dal pronto soccorso al laboratorio, dagli ambulatori al ricovero, dalla diagnostica più o meno sofisticata alla chirurgia anche super specialistica. Complessivamente: 49 istituti in tutta Italia, di cui soltanto 6 al sud. Purtroppo la maggior parte avere un’inizio dalla partecipazione in Rete. Meritocrazia di struttura all’inizio, liste d’attesa incluse. E verificare anche se il percepito si sovrappone al reale. Un mantra per la Lorenzin: «Stiamo facendo degli Open data un mantra, per divulgare le informazioni ai cittadini e come incentivo a migliorare le prestazioni». Più trasparenti, più competitivi. Informazioni a portata di click sul sito dovesalute.gov.it, portale del ministero battezzato ieri sul web e che ha subito calamitato commenti e prime stelle. Una mappatura dell’offerta? Sarebbe riduttivo. Il ministro Beatrice Lorenzin definisce questa novità in Rete una «rivoluzione copernicana» per quanto riguarda l’accesso alle informa- zioni. E sottolinea la «trasparenza dei servizi sanitari e il «salto culturale». Un cambiamento che, in stile governo Renzi, sia rapido e — una volta tanto — efficace nello scovare i difetti burocratici del sistema salute. Ma anche premiare chi merita. Il cittadino entra in dovesalute.gov.it, scrive la malattia e la città in cui lui vive e scopre dove c’è la cura e con che esiti. Scopre il numero posti letto, le unità operative, le apparecchiature Beatrice Lorenzin «Una rivoluzione in fatto di trasparenza e di partecipazione diretta dei cittadini alla valutazione» diagnostiche disponibili dalla struttura. E scopre anche se può evitare un «viaggio della speranza» perché in casa ha ciò che serve. Può infine commentare e votare qualità dei pasti, pulizia, cortesia del personale. «E i commenti non andranno a vuoto», parola di Beatrice Lorenzin. Italiano, inglese e spagnolo le lingue del portale. Scelta intelligente nell’ottica della sanità unica europea: attrarre pazienti da altri Paesi sarà fondamentale per l’Italia, ora che è in vigore la Direttiva sull’assistenza transfrontaliera. E se è vero che la nostra sanità è tra le migliori, il confronto sarà vincente. I fatti oltre le parole. Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 25 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Patrimonio Regole e meccanismi ormai superati bloccano gli interventi programmati dal piano del 2011: su 55 progetti soltanto 14 sono stati banditi I precedenti Domenica Il muretto crollato due giorni fa in una tomba della necropoli di Porta Nocera (Corbis) Il cedimento Nella notte tra domenica e lunedì si è sbriciolata la parete di contenimento alta 2 metri in un’area non scavata di via Nola (Ansa) I crolli quotidiani di Pompei e quello 0,56% di fondi investiti In tre anni spesi 588 mila euro dei 105 milioni previsti SEGUE DALLA PRIMA Lo sanno tutti, da anni, che su Pompei ci giochiamo la faccia. Sanno che gli scavi versano in condizioni pesanti e che le domus aperte sono una piccola minoranza rispetto a quelle chiuse e che l’incuria giorno dopo giorno sbrana i mosaici, sgretola le mura delle domus, gonfia affreschi sempre più malandati e destinati presto o tardi a creparsi. Sanno che gli ospiti stranieri ci guardano basiti e scandalizzati dalla nostra incapacità di gestire, curare, amare un luogo così prezioso che appartiene all’intera umanità. Sanno che i giornali di mezzo mondo scrivono che la città vesuviana è la metafora dell’Italia, bellissima e disperante. Eppure, mentre i soliti fatalisti se la prendono con la scalogna, Giove pluvio, il buco nell’ozono e la pioggia che tormenta «’o paese d’‘o sole», quelli che hanno in mano il destino di Pompei sono impantanati da anni. Nel febbraio del 2010 il direttore degli scavi Antonio Varone scriveva al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi: «È ben noto come un notevole numero degli edifici di Pompei antica versi in condizione di degrado statico dovuto alle malte stanche che li cementano e alle intemperie. Si ravvisa la necessità, a breve, di provvedere per l’incolumità del pubblico e per la salvaguardia stessa del bene archeo- I tempi La chiusura dei cantieri prevista per oggi slitterà alla fine del 2015 logico all’identificazione di murature ad immediato pericolo di dissesto statico, onde procedere all’eliminazione dei pericoli richiamati...». «A breve…». Sono passati più di quattro anni, da allora. E neppure il crollo della Scuola dei Gladiatori dell’autunno seguente, crollo sbrigativamente imputato a Sandro Bondi, è servito a lanciare l’allarme sull’urgenza assoluta di fare in fretta. Ripercorrere le promesse e gli impegni seguiti al trauma della Schola Armaturarum, le cui macerie sono state rimosse solo pochi mesi fa lasciando pezzi di I lavori I progetti banditi I 55 interventi già programmati per gli scavi di Pompei Banditi 14 Progetti in corso o da avviare Da bandire entro questo mese 39 2 Fonte: Ministero dei Beni culturali 8 5 4 Cantieri Aggiudicati In corso aperti D’ARCO muro con ciò che resta degli affreschi «protetto» da teli di cellophane, è una coltellata al cuore. Era l’aprile del 2011 quando fu lanciato il piano per la «Grande Pompei» da 105 milioni di euro, poi approvato in giugno dal consiglio superiore dei Beni culturali. Era ottobre quando Giancarlo Galan, subentrato a Bondi, assicurava gongolante che i soldi li avrebbe messi l’Europa: «È fatta!». Era novembre quando il presidente della Campania, Stefano Caldoro, al fianco del commissario europeo Johannes Hahn, tuonava entusiasta: «Questi 105 milioni sono una grande risposta, un grande impegno per il futuro. È il più grande intervento degli ultimi decenni nel sito». Tre mesi dopo, nel marzo 2012, l’Ansa assicurava: «I primi bandi per la realizzazione del “Grande progetto Pompei” partiranno a breve: la prossima settimana sono attesi i ministri per la firma dei primi atti formali…». Ad aprire Lorenzo Ornaghi, il successore di Galan, garantiva: «L’intensa cooperazione tra i ministeri è un prototipo molto piaciuto all’Europa». Ma è inutile andare avanti con le promesse... Fatto è che nell’aprile 2013 il Corriere denunciava: «Accettiamo scommesse: i lavori per salvare Pompei dureranno una vita e costeranno una tombola. Lo dicono i ribassi di certe gare d’appalto: fare un’offerta del 57% inferiore alla base d’asta significa Nel 2012 L’8 settembre viene giù una trave in legno di 4 metri dal tetto di Villa dei Misteri (Ansa) Nel 2010 Il 1 dicembre viene giù una porzione della casa del piccolo Lupanare(Milestone) Nel 2010 Tra i danni più gravi, il crollo della Domus dei Gladiatori il 6 novembre 2010 (LaPresse) puntare sul trucco che da anni devasta i cantieri pubblici italiani. Vinto l’appalto, si tirano in lungo i lavori il più possibile per poi pretendere più soldi, più soldi, più soldi». Previsione facile. Poche settimane dopo, il neoministro Massimo Bray, alla vista dei numeri, faceva un salto sulla sedia: pochissimi appalti fatti, tantissimi ricorsi degli esclusi destinati a durare anni, rarissimi progetti avviati. Un quadro agghiacciante: «Avanti così non ce la faremo mai!». Unica soluzione: varare il «decreto Cultura» per tentare di accelerare i tempi. Risultato finale? Un durissimo braccio di ferro coi più alti mandarini della burocrazia sul nome del direttore generale del Grande progetto Pompei. Braccio di ferro vinto da Bray con la nomina di Giovanni Nistri (generale dei carabinieri per anni impegnato nel recupero d’opere d’arte rubate) affiancato da un vicario, il funzionario ministeriale Fabrizio Magani. Caso chiuso? Macché. Tutto impantanato a Palazzo Chigi. Un mese intero solo per trasmettere il decreto. Un mese. Peggio ancora col sovrintendente, Massimo Osanna: la nomina è del 20 gennaio, ma l’investitura da allora è al vaglio della Corte dei Conti. Un mese e mezzo di pensamenti e ripensamenti: aveva il ministro il diritto di scegliere un archeologo esterno al ministero anziché un funzionario già nei ranghi governativi? Ai posteri l’ardua sentenza… Nel frattempo, uno studio riservato preparato dagli staff un paio di settimane fa per gli ex ministri Carlo Trigilia e Massimo Bray getta nello sconforto. Da quel lontano febbraio del 2012 in cui fu varato il progetto Pompei, annunciato un anno prima e invocato addirittura nel febbraio 2010 dal direttore degli scavi, sono stati spesi in tutto, come dicevamo, 588 mila euro. La chiusura dei cantieri prevista per oggi slitterà se va bene (auguri) alla fine del 2015. Su 55 progetti quelli banditi (e meno male che c’è stato il decreto Bray sennò non sarebbe stato consegnato nei tempi giusti neppure un quinto dei lavori) sono solo 14. Risuona nelle orecchie l’antica maledizione di Alphonse De Sade: «Ma in quali mani si trova, gran Dio! Perché mai il Cielo invia tali ricchezze a gente così poco in grado di apprezzarle?». Matteo Renzi ha denunciato il contrasto tra le urgenze dell’Italia e i tempi insopportabili della macchina pubblica? Ecco un caso dove dimostrare la volontà assoluta di sradicare la mala pianta delle pastoie burocratiche. La sradichi in fretta, se ce la fa. Sennò, poiché Pompei non appartiene solo a noi ma a tutto il mondo, al diavolo l’amor proprio: diamola da gestire, curare e amare a chi può farlo meglio di noi. Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA Pisa Dopo lo squarcio di un mese fa ieri uno sperone si è staccato mentre gli operai erano al lavoro sulle mura E adesso la frana di Volterra minaccia l’acropoli etrusca VOLTERRA (Pisa) — Un boato e un altro crollo, in diretta, davanti agli abitanti terrorizzati. Drammatico, devastante e a rischio per gli operai che stavano lavorando alle mura d’impianto medievale della città già sbriciolate per un fronte di trenta metri un mese fa. E adesso la frana di Volterra fa ancora più paura e, dopo aver sfregiato gli antichi bastioni, minaccia l’acropoli etrusca, quasi tremila anni di storia, antichi templi votivi, aree rituali ancora da decifrare, tesori da scoprire. «Sono a poche decine di metri dall’ultimo crollo — dice il sindaco Marco Buselli — e siamo preoccupati. Non c’è tempo da perdere, pochi giorni così e la grande storia dell’Etruria rischia d’essere cancellata per sempre». È stato uno dei giorni peggiori quello di ieri per Volterra, il gioiello etrusco, romano e medievale che domina quel tratto di Toscana che dal mare s’inerpica sino alle colline della Valdicecina e dalla provincia di Pisa conduce verso quella di Siena. Un lunedì nero seguito a una domenica bestiale, di grande preoccupazione e, purtroppo, di pessimismi profetici. «La pioggia non ha aiutato e non era difficile immaginare che la frana avrebbe colpito ancora», spiega l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Moschi. Che però benedice il Cielo. «Si è sfiorata la tragedia — racconta — perché quando poco dopo le 16 si è staccato lo sperone di un tratto delle mura ricostruite nel Settecento erano in tanti a lavorare e a osservare da vicino. Un operaio è rimasto sospeso nell’aria su una piattaforma, le mura gli sono crollate davanti ai suoi occhi e lui è rimasto inerme con un masso in mano. Un autista è stato sfiorato dal crollo. Nessuno è rimasto ferito. È stato un miracolo che ha un po’ rischiarato questa sciagurata giornata. Adesso però bisogna fare il resto. La frana potrebbe salire verso l’acropoli, tutto è instabile, abbiamo pochi giorni di tempo». Durante la frana di ieri sono caduti 700 metri cubi di terra e a poco sono serviti i tentativi di blocca- re il movimento della terra con teloni impermeabili e rinforzi d’acciaio. Fabrizio Burchianti, il direttore del museo etrusco All’opera Lo sperone di roccia che si è staccato ieri a Volterra, mentre alcuni operai stavano sistemando i danni causati dal maltempo nei giorni scorsi (foto Ansa) Guarnacci, il secondo al mondo per importanza dopo Villa Giulia a Roma, è stato tra i primi a correre in piazza Martiri. E a tremare, davanti a quel vampiro che adesso minaccia gli Etruschi. L’acropoli volterrana custodisce le fondamenta di templi dell’VIII secolo avanti Cristo, i recinti in muratura dedicati ai culti votivi. «Lo scorso anno i ricercatori dell’università hanno trovato un mosaico bellissimo — racconta Burchianti —. E qui negli anni sono state trovate armi, terrecotte, vasi finemente decorati, bronzi». L’acropoli, oggi parco, era dedicata al culto di Demetra, la dea della terra e della fertilità entrata poi nel pantheon romano. In questi luoghi pregavano i membri della famiglia Keikna, una delle più potenti e blasonate dell’Etruria. «Che poi, con la conquista romana, si trasferirono nell’Urbe e latinizzarono il nome che diventò Cecina. Cicerone fu il loro avvocato». Tutta questa Grande Bellezza rischia d’essere cancellata. La corsa contro il tempo è già iniziata. Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Cronache 27 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 ll caso I legali di lui: qualcuno ha creato un vuoto affettivo Scienza La bersagliera Lollo: «Io sotto tutela? Rimango allibita» La mutazione di un gene limita il diabete C’è una mutazione genetica che abbassa il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 anche negli obesi. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics da un team internazionale guidato dal Mit di Boston. Lo studio è iniziato prima su un campione di 28 mila scandinavi tra cui sono stati scelti quelli che hanno sviluppato la malattia pur non avendo i fattori di rischio e quelli che l’hanno evitata pur essendo obesi e fumatori. L’analisi del Dna del secondo gruppo ha mostrato due soggetti che avevano una mutazione che distruggeva una copia di un gene chiamato «ZnT8». La ricerca è stata poi estesa a 18 mila svedesi e poi agli islandesi. Risultato: i soggetti con la mutazione hanno un rischio di diabete di tipo 2 più basso di due terzi. La replica al figlio. Udienza ad aprile Le tappe La richiesta al giudice tutelare Andrea Milco Skofic , unico figlio di Gina Lollobrigida, si è rivolto a giudice tutelare per chiedere un amministratore di sostegno per sua madre. L’uomo è preoccupato per il vuoto affettivo che si è creato intorno alla madre. Né lui né suo figlio riescono più a vedere l’attrice, neppure a parlarci per telefono Il parere dello psichiatra L’udienza sulla questione dell’amministratore di sostegno si svolgerà ad aprile. Intanto interviene sulla vicenda lo psicopatologo al quale si sono rivolti i legali di Skofic, Ferdinando Imposimato e Pietro Sarrocco. Vincenzo Maria Mastronardi dice: «Il figlio era legittimamente allarmato» Il matrimonio per procura L’anno scorso fece clamore la notizia che Gina Lollobrigida si sarebbe sposata per procura con Javier Rigau, aitante spagnolo con il quale aveva intrattenuto una relazione tra il 2006 e il 2007: il presunto matrimonio sarebbe avvenuto nel 2010. «Sono stata raggirata, Javier è una persona ignobile», aveva denunciato l’attrice «Sono allibita, non ci posso credere». Con queste parole Gina Lollobrigida ha reagito alla notizia che il suo unico figlio Andrea Milco Skofic ha chiesto al giudice tutelare la nomina di un amministratore di sostegno per lei. L’udienza è fissata ad aprile. Stentano a crederci anche le amiche della fata dai capelli turchini, Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, Cavaliere della Legion d’onore della Repubblica francese, ma soprattutto monumento nazionale con i suoi 62 film: uno su tutti, Pane, amore e gelosia. Non ci crede, per esempio, Tiziana Rocca: «Ma che, scherziamo? Gina è una “capa tosta”, è volitiva, decide tutto da sola. Quando le propongo di venire a un’inaugurazione, vuole sempre che le spieghi ogni cosa. Se qualcuno chiede di intervistarla, guida lei la conversazione. Si ricorda tutto, mangia a pranzo gli arancini con la Coca Cola, per dire, ha una tempra che noi ce la sogniamo». Non la pensa allo stesso modo Vincenzo Maria Mastronardi, docente di Psicopatologia forense alla Sapienza di Roma, il consulente al quale si sono affidati i due legali di Skofic, l’ex magistrato già parlamentare Ferdinando Imposimato e l’avvocato Pietro Sarrocco. Spiega: «L’amministratore di sostegno è la figura più tenue che però permette di tutelare la signora Lollobrigida». Insomma, non è una richiesta di interdizione. Tutto nasce dal fatto che da più di due anni Milco Skofic e suo figlio Dimitri non riuscirebbero a comunicare con la madre e nonna. Prosegue Mastronardi: «Il nipote, attore, che vanta nel suo Dna l’impronta artistica della nonna, non ha più accesso alla sua casa. Ha provato a mettersi in contatto con lei, l’ha pure invitata alle sue rappresentazioni teatrali, ma senza successo. Lo stesso il figlio: ha provato a telefonare alla mamma in diverse occasioni, e non riesce nemmeno più a incontrarla. Qualcuno ha creato intorno all’attrice un vuoto affettivo. È questo, non certo mere questioni di eredità, a preoccupare enormemente Milco: è questo grosso e potente allontanamento estemporaneo dei familiari più stretti ad avere legittimamente allarmato il © RIPRODUZIONE RISERVATA Stella Gina Lollobrigida compirà 87 anni il prossimo 4 luglio. Ha alle spalle 62 film, ma nell’immaginario collettivo resta la Fata turchina di Pinocchio. A sinistra l’attrice con il figlio Andrea Milco Skofic (Reuters e Ansa) La graduatoria su «Forbes» Bill Gates si riprende lo scettro di più ricco al mondo L’attesa è durata quattro anni, ma alla fine Bill Gates si è ripreso il trono di «uomo più ricco del mondo» (suo per 15 degli ultimi 20 anni). Con un patrimonio di 76 miliardi di dollari il fondatore di Microsoft si riprende il titolo che dal 2010 gli era stato soffiato dal magnate messicano delle telecomunicazioni Carlos Slim (72 miliardi). Terzo, nella classifica di Forbes, è l’imprenditore galiziano, Amancio Ortega, patron di Zara. Primo tra gli italiani Michele Ferrero (22°, con 26,5 miliardi), immediatamente dietro Mark Zuckerberg (21°, 28,5 miliardi). I super ricchi sono 1.645, mai cosi tanti in 27 anni, con una crescita record tra le donne (172): in testa Christy Walton (WalMart) con 36,7 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA La classifica Patrimoni stimati, dati in miliardi di dollari Bill Gates 58 anni, fondatore di Microsoft Carlos Slim 74 anni, magnate delle telecomunicazioni 76 72 Amancio Ortega 77 anni, proprietario della catena Zara 64 C.D.S. Fonte: Forbes IL PRIMO ITALIANO Alla 22a posizione troviamo Michele Ferrero (88 anni) con 27 miliardi di dollari L’EMERGENTE Mark Zuckerberg (21a posizione, 29 anni) nel 2013 è passato da da 15,2 a 28,5 miliardi di dollari figlio». Lo psichiatra forense ha «esaminato la psicobiografia e gli accadimenti» ricostruendo passo dopo passo in quale modo si sono inceppate le comunicazioni. C’è da dire che le ultime vicissitudini della vulcanica artista, scultrice e fotografa, farebbero impensierire chiunque. L’ultima bega riguarda Javier Rigau, l’aitante spagnolo di oltre trent’anni più giovane della bersagliera, che diceva di averla sposata per procura nel 2010: i due avevano avuto una relazione tra il 2006 e il 2007. «Era un periodo in cui ero depressa e mi serviva un sostegno», si era giustificata la signora Lollobrigida. Mentre nella denuncia si era espressa con minore indulgenza: «Penso di essere stata raggirata da Javier, è una persona ignobile che potrebbe avermi sposata in Spagna a mia insaputa, senza il mio consenso, allo scopo di ereditare i beni dopo la mia morte». Nel frattempo, l’artista ha ve n d u to i n u n’ a s t a a l l a Sotheby’s di Ginevra parte dei suoi gioielli, incassando diversi milioni di euro. Che si aggiungono, adesso, al suo tesoretto. Elvira Serra La ricerca «Sette anziani su dieci a rischio ludopatia» Sette over 65 su dieci hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Poco meno della metà l’ha fatto per vincere denaro. Quasi quindici su cento sono risultati a «rischio» ludopatia e il 16,4% ha bisogno di cure. Sono i dati emersi da una ricerca del Gruppo Abele e di Libera in collaborazione con Auser. «Lo chiamano gioco, ma in palio ci sono le vite delle persone», ha commentato don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Il gioco d’azzardo, ha sottolineato, è la quarta industria italiana e l’Italia è il terzo Paese al mondo in cui si gioca di più. Enzo Costa, presidente nazionale di Auser, ha rimarcato che «lo Stato spende per curare i casi più gravi di dipendenza oltre sei miliardi di euro, all’incirca la somma (8 miliardi) che incassa dal gioco stesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMENTO di Armando Torno nelle Idee&Opinioni La scoperta in Siberia Il risveglio del virus gigante dopo 30 mila anni di letargo di ANNA MELDOLESI S cioglimento dei ghiacci, virus giganti, vasi di Pandora. Sembrano appunti per un libro di fantascienza, da mettere sulla libreria di fianco a titoli come «Jurassic Park» e «Andromeda» di Michael Crichton. Invece sono le parole chiave contenute in uno studio che esce oggi sulla rivista Pnas. Lo firma un gruppo francese, guidato da Chantal Abergel e Jean-Michel Claverie, che sta passando al setaccio gli angoli più remoti del mondo per portare alla luce creature straordinarie di cui nessuno sospettava l’esistenza. L’ultimo arrivato è il microrganismo gigante appena scoperto in Siberia, dove è rimasto in letargo per trentamila anni protetto dal permafrost. L’hanno chiamato Pithovirus, dal greco pithos, l’anfora donata dagli dei alla leggendaria Pandora. Secondo il Sudafrica Orso depresso per la morte della compagna Si chiama Wang, è l’ultimo orso polare ospitato in Africa, nello zoo di Johannesburg (nella foto), e adesso soffre di depressione. Se ne sta al caldo e rifiuta il cibo nonostante gli sforzi di veterinari e psicologi. In crisi dopo la morte a gennaio della sua compagna GeeBee con la quale viveva da quasi 30 anni mito conteneva tutti i mali del mondo e la bella fanciulla, scoperchiandola, riversò sull’umanità sciagure di ogni genere. Fu la punizione voluta dagli dei per la disobbedienza di Prometeo, che aveva osato rubare il fuoco. Solo l’anno scorso gli stessi ricercatori avevano stupito la comunità scientifica con un altro virus gigante, anche quello a forma di anfora e ribattezzato, guarda caso, Pandoravirus. Nomen omen, si dice per indicare che il nome delle persone a volte vale come un presagio. Di sicuro questi vasi viventi di Pandora traboccano di sorprese, e forse anche di qualche avvertimento. Il Pithovirus infetta le amebe, non l’uomo, ma la sua presenza nel ghiaccio spinge i ricercatori francesi a scrivere che il permafrost potrebbe nascondere altri microrganismi, magari patogeni, che potrebbero essere liberati a causa del riscaldamento globale. In uno scenario catastrofico di questo genere il mito di Pandora rivivrebbe riveduto e corretto, con gli uomini puniti per aver inquinato il pianeta e cercato tra i ghiacci nuovi giacimenti di petrolio. Ma queste sono fantasie che dicono poco sui rischi concreti e molto sul funzionamento della mente umana. L’idea della tracotanza e del castigo, evidentemente, esercita un fascino antico e intramontabile. Chi studia le malattie emergenti sa che l’esplorazione di nuovi ambienti espone gli uomini al contatto con microrganismi sconosciuti su cui occorre vigilare. A questo servono le reti internazionali di sorveglianza, che abbiamo visto attivarsi per malattie come la Sars e l’influenza aviaria. Allo stato attuale delle conoscenze, comunque, i virus giganti devono suscitare un sentimento di meraviglia più che di paura. È come se avessimo trovato l’uomo delle nevi in Tibet o Bigfoot nel nord America. A scuola ab- biamo studiato che i virus sono esseri piccolissimi e semplicissimi, al confine tra la vita e la materia inanimata, fatti solo di un involucro che custodisce pochi geni. Oggi questa nozione appare datata: i virus giganti possono superare il millesimo di millimetro e il loro genoma può codificare oltre duemila proteine. Secondo qualcuno potrebbero rappresentare addirittura un ramo indipendente dell’albero della vita. La prima famiglia è stata scoperta dieci anni fa (Megavirus), nel 2013 è arrivata la seconda (Pandoravirus). Ora la terza, che per alcuni aspetti ha caratteristiche intermedie, ma conquista il record della stazza (1,5 micrometri). Il ritmo delle scoperte e la loro distribuzione geografica tra Australia, Cile e Siberia lascia immaginare che il gruppo francese sia estremamente fortunato o che questi virus ciclopici dopotutto non siano così rari. Se è giusta la seconda ipotesi aspettiamoci di fare presto la conoscenza con nuove bizzarre creature ancestrali. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Cronache 29 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # La storia Adora la Germania, la mummia Ötzi e le giacche colorate. Parla quattro lingue ed è già Alfiere della Repubblica Sogni e realtà Dal 2012 intrattiene una corrispondenza con la cancelliera tedesca Angela Merkel che l’ha anche invitata in Germania insieme alla famiglia. Figlia di un muratore e di una casalinga, vive con i genitori a San Zeno in Cassola (Vicenza). Sogna di laurearsi in biologia all’Università Ludwing Maximilian di Monaco «perché lì si sono formati i massimi esperti sull’Uomo di Simulan». Far copiare i compagni di scuola? «Mai, ma se mi chiedono una mano dopo le lezioni non mi tiro mai indietro». Piatto preferito: mini farfalle con il sugo al pomodoro. Dolce: tiramisù. Squadra: Bayern Monaco. Cantanti: Psy, Shakira ed Eros Ramazzotti. E fin qui, potrebbe essere un qualunque adolescente. Poi però c’è la musica classica: Wagner. La collezione di giacchette colorate: viola, fucsia, rossa, nera, bianca e grigia. E i libri pubblicati: tre (autoprodotti), due già scritti e in attesa di pubblicazione e uno in via di completamento. Ma non è ancora il colpo di grazia: una passione sfrenata per la cancelliera tedesca Angela Merkel. Signore e signori, ecco a voi Maria Zanchetta, quindicenne (stra)ordinaria di San Zeno di Cassola (Vicenza), papà muratore, mamma casalinga e lei, udite udite, Alfiere della Repubblica già da due anni. Il piccolo genio parla quattro lingue straniere: inglese, francese, tedesco e spagnolo. Ha un fidanzatino in Ger- Maria, 15 anni e le lettere a Merkel «Le ho dedicato il mio terzo libro» Veneta, studentessa prodigio: «I compagni non li faccio copiare» mania. E dal 2012 intrattiene una corrispondenza con la donna più potente d’Europa, alla quale ha dedicato il suo terzo libro, un fantasy sull’Uomo del Similaun (Le avventure della mummia Ötzi, Editrice Artistica Bassano): la signora Merkel ha ricambiato la gentilezza invitando Maria con i genitori per una visita guidata alla Bundeskanzleramtsgebäude il 15 giugno dell’anno scorso, quando la ragazzina ha conosciuto anche il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. «Della Germania condivido l’ordine mentale, il rigore e la capacità di fare i conti con la storia, di rivedere i propri errori e di andare avanti; insomma, di risollevarsi e ripartire», spiega la Lisa Simpson del Veneto che custodisce come cimeli i tre biglietti privati a lei scritti da Angela Merkel. «È stata un’emozione fortissima rice- Il riconoscimento Due anni fa il presidente della Repubblica Napolitano l’ha nominata Alfiere della Repubblica verli. Mi hanno dato la sensazione che fossi davvero considerata, una cosa così ti dà una carica grandissima». Studente modello al liceo New Cambridge di Romano D’Ezzelino, non si vergogna di ammettere che non fa mai copiare i compagni duran- te i compiti in classe. «Ma se mi chiedono di aiutarli dopo la scuola non mi tiro mai indietro. Il punto è che i miei coetanei un problema, come per esempio un capitolo più difficile da studiare, lo aggirano anziché affrontarlo. Cercano sempre di svicolare. Mentre io dico che bisogna sbatterci la testa contro il muro, sulle cose». Parsimoniosa di carattere («i miei mi danno già così tanto, non posso chiedere niente di più»), ha un cellulare vecchio modello che serve solo a fare telefonate e ricevere messaggi, mentre il suo computer di casa, anche questo superato, non ha il collegamento Internet. Ama le città d’arte, vorrebbe andare a Parigi e a Madrid per praticare le lingue. Soprattutto, è appassionata di mummie. Il suo sogno (uno dei suoi sogni: l’altro è trovare una casa editrice che la pubbli- Vaticano Monsignor Xuereb numero due dell’Economia Monsignor Alfred Xuereb è stato nominato segretario generale della Segreteria per l’Economia, il superdicastero vaticano nato la settimana scorsa su suggerimento del Consiglio degli 8 cardinali. La nomina di Xuereb è valida per i prossimi cinque anni. Ieri è stato pubblicato anche il decreto di nomina del cardinale Pell, che diventa prefetto della Segreteria, costituita lo scorso 24 febbraio dal Papa. Xuereb, maltese di 56 anni, era il secondo segretario di Benedetto XVI dal 2007, e dopo la rinuncia lo aveva seguito a Castelgandolfo ma lo stesso Papa emerito ha suggerito al successore di prenderlo come segretario. Manca ancora un nome per completare il vertice della Segreteria per l’Economia accanto a lui e Pell ci sarà infatti il revisore generale. © RIPRODUZIONE RISERVATA In edicola da domani chi) è laurearsi in biologia all’Università Ludwig Maximilian di Monaco. «Perché lì si sono formati i massimi esperti di Ötzi». A lei interessa scoprirne i risvolti terapeutici. «Dallo studio dei tessuti si possono ricavare informazioni importantissime per la cura delle malattie». Tuttavia non disdegna di immaginare se stessa, in futuro, impegnata in politica. «Se uno ha capacità e cultura, è un peccato non metterle a disposizione della comunità». Non ha un politico preferito. «Per me contano i fatti, al di là dei partiti». Di Matteo Renzi può solo dire che le piacciono i discorsi. «Ma attendo il suo operato prima di giudicarlo». Intanto, però, avrebbe già pronta la ricetta anticrisi. «Per prima cosa bisogna valorizzare il nostro enorme patrimonio artistico e culturale: ce lo invidia tutto il mondo. Poi, consiglierei a Renzi di tagliare subito i costi della politica, di ridurre le tasse, di evitare le perdite di capitale umano senza lasciar andare via i famosi cervelli in fuga, e di reinvestire nell’istruzione dei giovani e sulla sanità». Nient’altro? Elvira Serra «Il mio papa» Un settimanale tutto su Bergoglio Si chiama Il mio papa ed è il primo periodico al mondo dedicato a papa Francesco: si tratta di un’iniziativa lanciata da Mondadori, che intende così rispondere all’ondata di popolarità del primo anno di pontificato Bergoglio. «L’idea di un giornale pensato per raccontare e condividere gli atti e le parole di Francesco è nata osservando come la sua elezione abbia provocato una nuova attenzione nei confronti dei temi etici, religiosi e di morale», ha spiegato il direttore Aldo Vitali lanciando il settimanale che sarà in edicola da domani, mercoledì — giorno di uscita il mercoledì, lo stesso dell’udienza generale che ogni settimana il Santo Padre concede al pubblico — al prezzo lancio di 50 centesimi e con un dvd celebrativo del primo anno di pontificato. @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Nepal Troppa immondizia sulla montagna più alta del mondo. Entro un anno si pensa di estendere la regola anche agli altri picchi himalayani Le pulizie sul tetto del mondo «Chi vuole scalare l’Everest deve portare giù 8 chili di rifiuti» Norme in vigore da aprile. Previste cauzioni e sanzioni Forse gli toccherà portare giù anche quel che resta di un elicottero schiantato quarant’anni fa. Quel che è certo è che dovranno caricarsi sulle spalle cartoni e bottiglie di plastica, tende e corde, lattine e fornelletti, piatti e scarponi. C’è anche chi s’è dimenticato macchine fotografiche e tablet. Perché lassù, in cima all’Everest, c’è ormai di tutto. Anche troppo. Del resto almeno quattromila persone hanno messo piede sul «tetto del mondo». E ognuno s’è lasciato qualcosa dietro. Qualcuno anche la vita. E così il Nepal ha deciso di fare la voce grossa. Dal prossimo mese chi vuole salire in cima deve riportare giù almeno otto chilogrammi di spazzatura raccolta qua e là. Non solo la propria, ma anche quella che altri «appassionati» dell’alta quota hanno abbandonato nel corso dei mesi e degli anni. Ottomila metri in otto chili. «Non possiamo più tollerare che le nostre cime continuino ad essere le discariche più alte del pianeta», dicono dal ministero del Turismo. Quindi la decisione: da aprile, chi andrà oltre il campo base dell’Everest — ma si sta pensando di estendere il provvedimento anche ad altri picchi dell’Himalaya — dovrà presentarsi al ritorno a un ufficio per far pesare i propri sacchetti. Se la quota minima viene raggiunta va tutto bene. Altrimenti la spedizione dovrà dire addio al deposito di quattromila dollari lasciato prima dell’ascesa. 50 Tonnellate La stima della spazzatura che dovrebbe trovarsi sull’Everest tra bombole di ossigeno vuote, tende rotte e lattine Chi non risulterà in regola potrebbe avere anche una multa o finire in tribunale. Scalatori e spazzini. L’obbligo riguarderà i rifiuti organici e inorganici, ma non «le bombole di ossigeno e gli escrementi umani», hanno precisato le autorità locali. Kathmandu aveva anche pensato a una «ronda» di dieci persone — tutti rappresentanti del governo — per controllare il comportamento degli appassionati della montagna. Ma dopo qualche settimana di prova e risultati scadenti s’è deciso di procedere in un modo più «radicale». Troppi alpinisti maleducati lassù in cima? «In teoria non si dovrebbe lasciare nulla in giro», spiega Silvio «Gnaro» Mondinelli, guida alpina e uno dei pochi ad essere salito su tutte e quattordici le vette del mondo con un’altezza di almeno ottomila metri. «Nella pratica succede che vuoi per la Alta quota A sinistra uno sherpa nepalese raccoglie la spazzatura abbandonata sull’Everest dagli scalatori a quota ottomila metri. Nell’immagine sopra le tende di una spedizione di alpinisti (foto Namgyal Sherpa/Afp, Corbis) stanchezza, vuoi un po’ per scorrettezza qualcosa si abbandona sempre». La mossa del governo del Nepal, secondo Mondinelli, è importante. «Dal primo campo base in su, verso la vetta dell’Everest, è davvero una discarica a cielo aperto», dice. Ma sugli otto chili da raccogliere, Mondi- nelli non è molto convinto. «Mi sembra una richiesta troppo bassa. Penso anche che i quattromila dollari di deposito siano pochissimi per spedizioni dove si spendono anche centomila dollari. Al netto del comportamento virtuoso di ognuno, si dovrebbe far pagare a seconda della grandezza del gruppo di scalatori». Per la guida alpina «si dovrebbero poi istituire delle squadre che hanno un solo compito: togliere la spazzatura». E ancora. «Dare multe non è sufficiente, bisognerebbe pensare davvero a un piano di intervento per portare via tutta la pattumiera. Con quel che costa il permesso uno si aspetta di scalare in un giardino botanico. Invece si presenta lì e scopre cumuli di immondizia tipici delle città». La questione, in realtà, non sarà così facile da risolvere. I due percorsi classici — la Cresta Nord-Est e quella Sud-Est — sono così affollati che, nel 2013, in 810 hanno tentato di salire in cima. Un record storico che nel 2015 potrebbe essere addirittura stracciato: il prossimo anno la tassa da pagare per scalare le vette himalayane passerà da 25 mila a 11 mila dollari a testa. Una mossa, secondo Kathmandu, che dovrebbe servire a distribuire le scalate lungo tutto l’anno per evitare ingorghi e botte ad alta quota. Ma che, secondo molti esperti, finirà per riempire sempre più di spazzatura le montagne asiatiche. Leonard Berberi @leonard_berberi © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Cronache 31 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Sensuali A sinistra le modelle di Stella McCartney mentre ballano in passerella Qui sotto, un modello di Givenchy disegnato da Riccardo Tisci Giambattista Valli L’abito è una rosa capovolta. La collezione sfuma dal rosso al rosa tenue Per il prossimo inverno Dalla McCartney salti e balli in passerella Le ragazze felici di Stella Avanguardia Givenchy Contrasti: maglie melange e bande fluo DAL NOSTRO INVIATO Elie Saab Per la sera l’abito è lungo nel classico nero: in chiffon o tempestato di paillettes PARIGI Emanuel Ungaro Pantaloni e bluse di pelle per l’inverno. Le rose jacquard finiscono su tailleur e felpe PARIGI — Ballano e saltano e ridono le giovani donne sulla passerella di Stella McCartney. C’è la bellissima Cara Delevingne, la top del momento, di solito costretta a tenere il muso (così piace agli stilisti che leggono nelle ragazze imbronciate forza e determinazione, sarà…) che è scatenata. Sembra un incontro fra amiche allegre e spensierate. Ma questo è lo spirito con il quale la stilista britannica affronta la moda: non un corpo a corpo fra signore signorine e gli abiti. Piuttosto una complicità fra le prime e i secondi. Vestirsi per stare bene con se stesse. Principio della moda «confortable», come la chiamano qui, che piace alle donne e lascia sempre un po’ perplessi gli uomini perché quanto meno diversa dall’immaginario maschile. Ma mentre una proposta Céline ha bisogno di una riflessione in più, con Stella la nuova femminilità è più facile, immediata, leggera, complice di una quotidianità che è lavoro, casa, vita sociale. I tailleur pantalone, i grandi parka, gli abiti scivolati con i ricami «faida-te» che sono zip o corde da alpinismo, la maglieria melange che segue le forma senza mai tradirla, i trench con le cinte bizzarre, i bomber, la tecnica del tie-dye, la sera più sottile ma sempre in movimento con frange di seta libere o trattenute. Colori certi: blu, grigio, bordeaux. Ai piedi le maschili Derby shoes con zeppe di legno ecosostenibile, poco sexy molto «confortable». D’altronde pensare di poter vedere saltare e danzare le modelle con ai piedi i tacchi scultura di Givenchy è un’illusione. Tutta un altro tipo questa donna, non meno con- vincente. Anzi. È un lavoro d’avanguardia sulla sensualità, modulato dalla sua ossessioni di sempre cioè il dark, quello che Riccardo Tisci fa e questa volta con la volontà di vestire una donna più matura. Lo stilista italiano scompone gli archetipi del guardaroba della perfetta borghese bon ton e li ricostruisce con segni indiscutibilmente ultramoderni: grandi bande fluo, d’ispirazione Bauhaus, che percorrono spalle, petto, fianchi interrompendo a effetto la silhouette. Così se la partenza sono abiti di chiffon iperleziosi e tutti una ruches e un plissé e un drappeggio ecco poi gli interventi cui sopra cappotti e giacche e pantaloni maschili e poi di nuovo vesti animalier e fiorate, pellicce opulente e giubbotti da biker. Ancora chiffon e grandi zip, pullover e gonne di pizzo. La sera ritorno in lungo con top di seta a stampe pitone e farfalla. Ditelo con i fiori, l’altra grande tendenza per il prossimo inverno. Almeno a giudicare da quanti se ne sono visti in queste settimane di sfilate Giambattista Valli non ha mai nascosto la sua passione per il genere. Ispirazione per forme e stampe. A questo giro anche più del solito. La sua sfilata, se si esclude la prima parte in bianco e nero in una sorta di animalier al computer è tutta Ditelo con i fiori È una delle tendenza del prossimo inverno: Valli si ispira ai fiori per forme e stampe dei suoi abitini corti ouetuna rosa capovolta (le silhouetsso) te) e sfuma (dal tenue al rosso) e ricamata (bellissima una sorta di rete di perline) e imcon pressa. Abiti corti, molto (con la sottana tonda, a ruota o farfalla) e cappottini: tuttoo molto cocktail e party. Sottrae il bling bling ri, bracciali, (collane, catene, borse, ori, anelli, orecchini) Fausto Puglisi alla n po’, a dire il sua femme di Ungaro e un er il coraggio. vero, manca. Chapeau per vvicinarsi semL’intenzione è lodevole: avvicinarsi aison. Ma a mopre di più ai codici della maison. eur Emanuel non do suo la donna di monsieur ni di una femmidisdiceva certe ostentazioni nsomma la nuova nilità un po’ frou frou. Insomma ppo seriosa, ma a mademoiselle è un po’ troppo conti fatti basta concederlee i suoi bijoux per esempio quando indossa laa gonna svasata di visone e la t-shirt tecnica. Ill maschile al femminile come sapeva farlo «lui» è comunque il fine di Puglisi: completii e abiti svasati di tweed; pantaloni e bluse di pelle; anche le cate per tailleur e rose jacquard addomesticate felpe. Comincia e finisce con n un rosso caldo, passionale, la sfilata di Eliee Saab. Per passare attraverso i rosa carne, il verde bosco, il ono importanti in nero e l’ottanio. Le tinte sono questa collezione perché ogni uscita e moiritto), alla blusa notono: dal pantalone (diritto), (morbida), alla gonna (al ginocchio svasaghi per la sera (in ta), alla tuta (a V), ai lunghi chiffon), sino, persino allaa pelliccia (corta o al ginocchio). Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA La mostra Vent’anni di lavoro esposti al museo parigino. Intrecci fra gli abiti e le opere che li hanno ispirati: da Damien Hirst al Bronzino «I miei primi eroi? Armani e Versace». Il lungo viaggio di Van Noten pezzi. È lo stilista ad accompagnare in questi giorni le visite «private». Completo blu, voce tranquilla, solo un po’ stanco dopo la sfilata. Ci sono voluti due anni per arrivare a questa mostra DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — La vera forza delle ispirazioni, come mai se n’era parlato prima. È un lavoro interessante che va oltre la storia di uno stilista. Dries Van Noten, il designer olandese, il più grande della famosa scuola di Anversa, ha accettato di intraprendere questo percorso «a nudo» e di esporre i suoi abiti accanto ad altri e a filmati e a foto e quadri e musica che li avevano ispirati. Senza remore. Come se un grande chef decidesse di svelare i segreti delle sue ricette o un pittore la tecnica personale. Da qualche giorno e sino al 31 agosto, al museo di Les arts décoratifs: «Dries Van Noten - Inspirations» è appunto questo viaggio, lungo vent’anni di lavoro e quattrocento Allestimento Un quadro della mostra «Dries Van Noten - Inspirations» e lui comincia subito con il raccontarla dai suoi eroi: «I primi erano Armani e Versace. Poi Mugler e Vivienne Westwood. Ho studiato sulle loro creazioni ed è per questo che le ho volute in questa prima sezione». Ed ecco sotto le teche capi primi Anni Ottanta, tanta ammirazione e nessuna remora a parlare dei maestri, molti, ora «concorrenti». Nella teca successiva il com- pleto «bar» di Christian Dior (1947). Possibile? «La perfezione delle linea. Illuminante per tutti noi. Archetipo della mia donna che interpretai a mio modo, in pieno punch, fittando una giacca Longchamp Ports 1961 La borsa da 200 «passaggi» Debutto con la Numero 10 È realizzata in vitello pregiato e richiede circa 200 passaggi e 4 ore di lavorazione la borsa per il prossimo autunno inverno con la quale la maison parigina Longchamp celebra il ventesimo anniversario di Le Pliage, la sua borsa più emblematica, venduta in 30 milioni di esemplari Si chiama N. 10 la borsa che il direttore creativo Fiona Cibani ha voluto per rappresentare la prima collezione di borse. Dieci è il numero che nel 1961 il fondatore del marchio Ports1961, Luke Tanabe, diede alla sua camicia bianca creata per le donne che si facevano avanti timidamente nel mondo del lavoro maschile in vita». Coraggioso ad accettare il confronto? Sorride: «È un onore». Poi via via, abiti e opere d’arte (dal disco di farfalle di Damien Hirst ai quadri di Francis Bacon, del Bronzino, di Picasso) e pezzi di moda incredibili (la giacca di lavoro di Poiret, capi di Schiaparelli, Chanel e Kenzo). E i capi di Van Noten non si perdono, si spiegano con tutto il bagaglio culturale che da sempre lo stilista di Anversa porta con sé. Nelle ultime due stanze: un lavoro sul movimento di corpi e vesti dove l’artista ha rallentato a cinque minuti un movimento di cinque secondi e un altro di assemblaggio di vent’anni di finali di tutte le sfilate dell’olandese. Standing ovation. Pa. Po. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera 33 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L ÕÌ}À >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää `À> È°Çän]Îx £]{¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài Ó£°ä{]£ Î]Óx¯ À>VvÀÌi °Îxn]n Î]{{¯ £ iÕÀ £Î]x£ää Þi /- Ì°-Ì>À £n°Ç{{]Èx Ó]n{¯ *>À} >V{ä® Ü ià £È°£xn]xÈ £]ää¯ } } ÓÓ°xää]ÈÇ £]{ǯ £{°ÈxÓ]ÓÎ £]Óǯ /- £°Çx]È Î]Î{¯ >Ã`>µ {°ÓÈx]{È ä]¯ / i® -E* xää £°n{Ó]n{ ä]n¯ >`À` La lente ELECTROLUX SENZA WALLENBERG E UN TAVOLO AL MINISTERO I ncertezza per la vertenza Electrolux, dentro e fuori i confini nazionali. Perché se da un lato le parti sociali hanno ottenuto una risposta sull’incontro annunciato dal premier Matteo Renzi e confermato ieri in serata dal ministero dello Sviluppo economico di Federica Guidi per domani, dall’altro arriva la notizia che il presidente del gruppo svedese Marcus Wallenberg non è disponibile per un nuovo mandato per garantire il rispetto delle nuove normative comunitarie, che limitano l’accumulo di poltrone nei consigli societari. L’assemblea generale annuale è in calendario il 26 marzo e sarà probabilmente l’attuale vice, Ronnie Leten, il nuovo presidente. Intanto i sindacati e i presidenti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia sono in pressing. Il viceministro Claudio De Vincenti sabato aveva detto che il piano di Electrolux deve cambiare. Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA {°Óä]nÇ Ó]Èȯ °nÇn]Çä Ó]Îί £]ÎÇÈn `>À > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì /Ì ä]ÎÓ¯ ä]ǯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° äÎäÎ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° äÎäÎ iÌÌ ¯ Ì« ££ä£Éä{É£{ Î]äää¯ £ää]£n Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £Îx]ÓÎ Î]ää Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÎ]Σ ä]än Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £äx]ÈÓ Ó]nä Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]Èä ä]Ón Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £££]ÎÈ Î]È£ £ iÕÀ ä]nÓÎä ÃÌiÀi ä]În¯ Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]ÇÓ ä]xx £ iÕÀ £]Ó£Ó vÀ° ÃÛ° Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £ä{]£ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äÓ]Ó ä]Ç £]xÈ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ ]{ä Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££ä]n VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ Î]xÇ Î]Ç{ ä]{Î £ iÕÀ n]nÈxÓ VÀ°ÃÛi° ä]£{¯ e £ iÕÀ £]xÓÇn `°V>° ä]x£¯ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ £ä]ÇÈ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££Î]Èn Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ £än]È £] Ó]{n Ó]Ó VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]äx VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ]Èn VÌ £££xÉä{É£n ä]ÈÇǯ ]Σ ä]È£ ä]n£ £]În ä]£¯ L’assemblea Giudizio sospeso sui sindaci. Al voto anche la proposta sul concordato. La lettera di Gros-Pietro I soci processano gli ex vertici Seat La decisione sull’azione di responsabilità, danni stimati in 2,4 miliardi Seat Pagine Gialle si gioca oggi una chance fondamentale per continuare a vivere dopo essere stata elegantemente svaligiata da una generazione di fondi di private equity e tramortita dalla crisi del mercato pubblicitario. In un giorno e in due assemblee in un hotel di Piazza Fontana a Milano si concentrano rabbia e speranza. I conti con il passato saranno al centro dell’assemblea ordinaria del pomeriggio che all’ordine del giorno (si delibera a maggioranza del capitale presente) propone l’azione di responsabilità contro gli ex amministratori. «Ma dare la colpa agli altri non serve comunque a ripartire», riassume efficacemente un dirigente del gruppo. Intanto la società ha risposto alla lettera della Consob inviata venerdì. La Commissione chiedeva per quale motivo non fosse stato oggetto dell’azione di responsabilità anche il collegio sindacale, in carica da 12 anni e dunque espressione dei fondi di private equity che hanno gestito l’azienda dall’acquisto nel D’ARCO Il titolo in Borsa Ieri -5,88% a 0,0016 euro 0,0 0,082 2,4 miliardi 0,0 0,065 Il danno ipotizzato dall’azione di responsabilità 0,0 0,048 0,0 0,031 0,014 0,0 0,004 0,0 maggio settembre 2011 gennaio Sotto accusa Nel mirino 17 ex amministratori dei fondi che hanno gestito la società La richiesta Consob L’Authority ha sollecitato chiarimenti sull’operato del collegio sindacale maggio settembre 2012 gennaio maggio maggio settembre settembr embre be 2013 2003 fino al 2012, alla soglia del concordato preventivo. Ieri il vertice Seat ha risposto che i sindaci sono tuttora in carica e dunque non ci sono limiti di prescrizione (5 anni dalla scadenza del mandato). Inoltre l’eventuale azione contro i sindaci avrebbe potuto indurli a lasciare le cariche e dunque creare un danno alla procedura concordataria. È molto attesa anche la lettera che il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, ha scritto al vertice delle Pagine Gialle chiedendone la lettura ai soci. Tema centrale dovrebbe essere l’operazione gennaio gennaio 2014 Wlw, un’internet-company tedesca comprata e venduta in pochi mesi tra il 2008 e il 2009 con una spettacolare minusvalenza. Il banchiere-manager è, seppure in posizione più marginale, tra i 17 ex amministratori verso cui è indirizzata l’azione di responsabilità; molti di essi sono espressione dei fondi (Cvc, Permira, Investitori Associati, Bc Partners) che hanno avuto il controllo del gruppo. Si tratta di un’iniziativa che presume un danno arrecato alla società e prelude a una richiesta di risarcimento. Gli esperti nominati dalla Seat lo hanno quantificato in 90 milioni Il margine operativo lordo di Seat lo scorso anno 20% Il quorum per la validità dell’assemblea straordinaria circa 2,4 miliardi. La posizione dei fondi, finora rimasti defilati, si può riassumere così: i giudizi ex post hanno il difetto fondamentale di appiattire o azzerare i processi che hanno portato alle singole delibere; le decisioni prese di volta in volta erano nell’interesse della società che ha dovuto affrontare un crisi di mercato e di business imprevedibile; questo è il vero motivo del dissesto. Per ripartire e guardare avanti, invece, i soci si troveranno alle 11 in assemblea straordinaria. Dovranno varare una serie di operazioni finanziarie essenziali alla prose- cuzione del concordato preventivo e al via libera definitivo dei creditori. Gli azionisti subiranno una diluizione enorme: 16,1 miliardi le azioni attuali contro 6.410 miliardi che saranno emesse per risarcire il debito bancario e degli obbligazionisti. Royal Bank of Scotland (Rbs), che ha un credito di circa 650 milioni e gli obbligazionisti, con circa 837 milioni, riceveranno i titoli di nuova emissione in cambio della rinuncia alla riscossione. Seat passerà nelle loro mani: avranno il 99,75% contro lo 0,25% degli attuali soci. Ma l’incognita è il quorum: occorre il 20% del capitale Seat, sia costitutivo (cioè per rendere valida l’assemblea) che deliberativo. Fino all’ultimo sarà un rebus perché occorre anche un conteggio molto accurato delle presenze. Se mancasse il quorum, il consiglio potrebbe emettere azioni non quotate cancellando quelle esistenti e dunque “delistando” la società. Ieri il titolo in Borsa ha ceduto il 5,88% a 0,0016 euro. Mario Gerevini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Siena I verbali di Grilli al centro dell’indagine. I pm sentono l’ex ministro Tremonti e l’ex direttore generale del Tesoro, Sabatini Nuova inchiesta sui debiti della Fondazione Mps MILANO — Si sposta sulla Fondazione Mps il faro della procura di Siena che indaga su Mps e sull’acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi a fine 2007 e su come l’operazione fu finanziata. Mentre l’indagine principale a carico degli ex vertici e manager a cominciare da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni per ostacolo alla vigilanza, manipolazione del mercato, insider trading e falso in prospetto approda giovedì in udienza preliminare, i pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso hanno avviato un’inchiesta-stralcio, sembra per ostacolo alla vigilanza, su come la Fonmiliardi i debiti dazione Mps abbia pocontratti dalla tuto accumulare fino a Fondazione Mps 1,1 miliardi di debiti per gli aumenti di nei due aumenti di cacapitale della banca pitale di Mps del 2008 e del 2011, sottoscritti integralmente per non diluirsi sotto il 50%. I due aumenti hanno messo a rischio il patrimonio dell’ente di Palazzo Sansedoni allora presieduta da Gabriello Mancini e contemporaneamente hanno fatto concentrare in maniera eccessiva il patrimonio della Fondazione sulla banca conferitaria. Per questo motivo ieri sono stati sentiti come persone informate sui fatti l’ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, e Giovanni Sabatini, ex dirigente generale (dg) della direzione IV, quella sui servizi bancari e finanziari, e dal 2009 dg dell’Abi, alla presenza anche del comandante del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, il generale Giuseppe Bottillo e del colonnello Pietro Bianchi, cui l’indagine è affidata. I pm in particolare vogliono approfondire come la Fondazione sia stata autorizzata a sottoscrivere 490 milioni di obbligazioni Fresh nel 2008: l’ente, non disponendo di liquidità, scelse di sot- 1,1 toscrivere dei titoli derivati, cosiddetti Tror, di fatto prendendo a prestito il capitale ma rimanendo esposto alle oscillazioni di valore del Fresh stesso. Nel 2011 invece l’ente sottoscrisse un prestito da 600 milioni dando in pegno le sue azioni Mps. Uno dei punti centrali di questa nuova indagine sono le dichiarazioni dell’ex ministro del- l’Economia, Vittorio Grilli, che ai tempi degli aumenti di capitale era direttore generale del ministero, sentito a Roma a settembre 2012. Grilli allora non seguì direttamente l’autorizzazione ma si informò sul tema: «Il ministero aveva chiesto informazioni quanto ai Fresh. Mi sembra ci capire che da questa autorizzazione non fosse chiarito completamente la portata finanziaria dell’opera- L’inchiesta bis L’inchiesta bis nata dal fascicolo principale sull’acquisizione di Antonveneta zione Fresh». Esistono agli atti delle note scritte dell’allora direttore generale in cui sarebbe indicato di «non procedere»: Agli atti c’è una nota manoscritta da Grilli, che i pm mostrano all’ex dg, in cui è scritto tra le altre cose «non procedere». L’annotazione, sottolineano i pm, recita «mi pare cosa rilevante per non essere passata da me». Il documento risale a luglio 2008, mentre — dice Grilli — «l’autorizzazione era stata già data sin da febbraio. Sabatini però non c’era più. Rivera (Alessandro, successore di Sabatini alla direzione IV, ndr) probabilmente mi diede delle spiegazioni che non ricordo esattamente. ... La mia eventuale preoccupazione era relativa all’aumento della concentrazione di rischio e che fossero state valutate tutte le conseguenze… Peraltro come ministero sul punto non disponiamo di poteri pregnanti come Bankitalia: disponiamo solo di una moral suasion verso i vigilati». E continua: «Quando io restituii il carteggio (a Rivera, ndr) Ex ministro Giulio gli dissi che cose così rile- Tremonti, 66 anni, vanti dovevano passare è stato l’ideatore da me, come accadde dei bond a sostequella successiva, cioè in gno delle banche occasione del successivo aumento di capitale». L’operazione del 2011, spiega sempre Grilli, «era dovuta ad una fase correttiva ... tenuto conto del portafoglio di titoli di Stato detenuto da Mps. ... Quanto alla Fondazione, l’autorizzazione è stata data per l’importanza di finalizzare un aumento di capitale a salvaguardia dell’integrità della banca stessa e quindi dell’investimento stesso della Fondazione. Non essendo contra legem era poi nel giudizio della Fondazione considerare bene i rischi. ... La preoccupazione del Tesoro era anche quella di salvaguardare il sistema finanziario italiano». Fabrizio Massaro [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 Roma AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA AVVISO INDAGINE DI MERCATO INVITO A MANIFESTARE INTERESSE - IMMOBILI DA LOCARE IN CAGLIARI La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (“RAI”) ha in corso un programma di razionalizzazione, efficientamento e ristrutturazione dei propri immobili sul territorio di Cagliari e pertanto ha interesse a valutare la possibilità di trasferire le strutture della Sede Regionale per la Sardegna in un immobile ubicato nel Comune di Cagliari. Il presente invito deve intendersi come indagine esplorativa del mercato, al fine di individuare la disponibilità di immobili aventi le caratteristiche riportate nel documento “Indagine di Mercato - Invito a Manifestare Interesse - Immobili da locare in Cagliari” disponibile all’indirizzo www.indaginedimercatocagliari.rai.it. Il presente invito è finalizzato a sollecitare Manifestazioni di Interesse a locare a RAI immobili della Superficie Lorda Totale compresa tra i 3.500 ed i 4.500 mq coperti, comunque idonei ad ospitare circa 100 postazioni di lavoro, finiti, funzionanti e fruibili alla data del 30 settembre 2014, ubicati nel Comune di Cagliari, con destinazione uffici, aree di produzione radiotelevisiva (circa 1.500 mq di cui circa 150 mq a doppia altezza per studio televisivo), percorsi, locali tecnici, autorimesse, magazzini, ecc. Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13.00 del giorno 14 marzo 2014, la Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la chiusura originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere qualsiasi manomissione, a: RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA Direzione Servizi Generali Ufficio “Ricezioni e Spedizioni” RAI Via Pasubio, 7 - piano terra 00195 Roma La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo. Il presente annuncio costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss. del D. Lgs. N. 88/98. La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di condurre in locazione immobili di certe caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte. La Rai si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse. E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per l’affidamento dei servizi di gestione in hosting del Sistema Informativo Consip - ID 1483. La gara è aggiudicata secondo il criterio del prezzo più basso. La base d’asta è: Euro 2.476.681,00 (duemilioniquattrocentosettantaseimilaseicentoottantuno/00. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00 del 01/04/2014. Il testo integrale del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 20/02/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.mef.gov.it; www.consip.it. L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino) CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione delle offerte relativamente alla “gara a procedura aperta per la fornitura di tomografi computerizzati, dispositivi accessori e dei servizi connessi ed opzionali per le Pubbliche Amministrazioni” - ID 1352 - suddivisa in due lotti - Lotto 1 CIG: 5453591DA6, Lotto 2 CIG: 5453600516” al 08/04/2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è stato pubblicato sulla GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 26/02/2014 e può essere consultato sui siti www.mef.gov.it, sotto la dicitura Concorsi e Bandi - Gare in Corso, www.consip.it e sul sito www.acquistinretepa.it. Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato) CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per la manutenzione delle licenze SABA di Sogei e l’erogazione del relativo servizio di supporto specialistico (ID 1457). La gara è aggiudicata secondo il criterio del prezzo più basso. La base d’asta è: Euro 506.334,00 IVA esclusa. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00 del 02/04/2014. Il testo integrale del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 18/02/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.mef.gov.it, www.consip.it e www.sogei.it. dott. Domenico Casalino (l’Amministratore delegato) Come già reso noto con comunicato stampa il 13 febbraio 2014, il Consiglio di Sorveglianza di UBI Banca ha deliberato una modifica statutaria che, in ottemperanza a disposizioni di Legge, prevede che il possesso di almeno 250 azioni della Banca, già contemplato dal vigente Statuto Sociale per l’ammissione a Socio, debba essere mantenuto nel tempo e il suo venir meno comporti la decadenza dalla qualità di Socio, mantenendo tutti i diritti patrimoniali (ad es. dividendo). Tenuto conto dello spirito mutualistico della Banca cooperativa e dell’ampia base sociale, è stato fissato il termine del $ & '' 19 aprile 2014 - !$44 %$/!( +(++ (. %$4% ""-+++++ 6$ (.%6. (.4 (. " %$"6/!%$ ! 6$ (("4% (!!% (. " %.$!46. !$ ,6!/4% ! $+ '+5:: /$$. (.%4%%""4%.! ! /.8!9! %$$//! $" "-#!4% " !/4# !$#!% ! ,6!/!9!%$ )* !/4!46!4% "" #/!# %$/!( +(++ ! /$/! ""-.4+ 51 %## 5 " 5:125:':+ (.%6. !6!4 /%$% !" .!4.!% " "-%.4 %$%#!#$4 (!7 8$4!%/+ " 4/4% !$4." 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N. 5602637250 - ZONE 2-9 Importo a base d’appalto: € 4.331.654,63 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 58.345,37 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.376.076,74; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 928.627,88; OS6 class. III € 841.324,76; OS7 class. III € 1.048.628,86; OS8 class. I € 195.341,76; APPALTO N. 18/2014 - C.I.G. N. 5602648B61 - ZONE 3-4-5; Importo a base d’appalto: € 4.330.056,75 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 59.943,25 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.390.443,01; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 904.919,65; OS6 class. III € 932.095,59; OS7 class. III € 903.979,83; OS8 class. I € 258.561,92; APPALTO N. 19/2014 - C.I.G. N. 5602652EAD ZONA 1. Importo a base d’appalto: € 4.328.843,41 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 61.156,59 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.403.815,00; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 908.491,84; OS6 class. III € 928.494,00; OS7 class. III € 940.505,44; OS8 class. I € 208.693,72; APPALTO N. 20/2014 - C.I.G. N. 5602669CB5 - ZONE 6-7-8. Importo a base d’appalto: € 4.326.706,88 (IVA ESCLUSA); Oneri interni non soggetti a ribasso: € 63.293,12 (IVA ESCLUSA); Importo Qualificazione: € 4.390.000,00 (IVA ESCLUSA); Categoria Prevalente OG1 class. IV-bis e Categoria scorporabile con qualificazione obbligatoria OG11 classifica III del D.P.R. N. 207/2010. Le opere da eseguire sono così suddivise: OPERE PREVALENTI: OG1 class. III-bis € 1.330.969,65; OPERE SCORPORABILI: OG11 class. III € 905.054,05; OG12 class. I € 162.598,75; OS6 class. III € 835.111,72; OS7 class. III € 908.728,51; OS8 class. I € 247.537,32; Contratto da stipulare a misura mediante ribasso sull’importo a base d’asta, ai sensi dei provvedimenti in deroga del COSDE n. 1 del 9/03/ 2010, n. 4 del 14/06/2010, del Commissario Unico delegato dal Governo per EXPO 2015 n. 14 del 29/01/2014 e O.P.C.M. 11/10/2010 n. 3901. Gli appalti sono finanziati in parte con mezzi correnti di bilancio ed in parte con mutuo della Cassa Depositi e Prestiti con i fondi del risparmio postaleLe offerte devono pervenire al Comune di Milano Settore Gare Opere Pubbliche Ufficio Protocollo - 11° Piano, Via G.B. Pirelli n. 39 - 20124 - Milano - entro e non oltre le ore 12,00 del giorno 07/04/2014. L’apertura delle offerte sarà effettuata a partire dalle ore 09.00 del giorno 08/04/2014 presso la sala appalti di Via G.B. Pirelli n. 39 Milano. I requisiti richiesti e le modalità di partecipazione sono riportati nel bando integrale di gara in pubblicazione all’Albo Pretorio dal 25/02/2014 documentazione integrale di gara sul sito www.comune.milano.it/bandi/gare Non si effettua servizio telefax. Responsabile del procedimento è Ing. Pasquale Frezza del SETTORE TECNICO CASA E DEMANIO, - Tel. 02/88468523. Le informazioni e chiarimenti sulla procedura d’appalto e sul presente bando potranno essere richieste al Settore Gare Opere Pubbliche - dott.ssa Lara De Filpo - Tel. 02/88453214. L’avviso di gara è stato inviato alla G.U.C.E. il 19/02/2014. IL DIRETTORE DI SETTORE - Dott.ssa Maria Lucia Grande FORNITURA DI SONDE, CATETERI, TUBI, SACCHE PER URINA ESIT O DI GA RA AGGIORNAMENTO LIBRO SOCI UBI BANCA SCPA CONSEGUENTE AD ADEGUAMENTO AL POSSESSO MINIMO DI 250 AZIONI Avviso per estratto SETTORE GARE OPERE PUBBLICHE Ente Appaltante: Intercent-ER – Regione Emilia-Romagna – Viale A. Moro n. 38 – 40127 Bologna – tel. 051.5273082 – fax 051.5273084 - e-mail: [email protected] - sito web: intercent.it Oggetto: Procedura aperta per la fornitura di sonde, cateteri, tubi, sacche per urina e relativi accessori. Data di aggiudicazione: 13/02/2014. Aggiudicatario: il dettaglio delle aggiudicazioni è disponibile al sito http://www.intercent.it Importo: Euro 8.117.620,05 IVA esclusa. Il Direttore di Intercent-ER (Dott.ssa Alessandra Boni) ENTE PER I SERVIZI TECNICO-AMMINISTRATIVI DELL’AREA VASTA NORD OVEST Sede Legale: via Cocchi 7/9, loc. Ospedaletto - 56121 PISA ESITO DI GARA PER ESTRATTO Si rende noto che ESTAV NORDOVEST con determina n. 199 del 25/02/2014 ha aggiudicato, per un importo complessivo di € 271.491,24 IVA esclusa, la gara, con procedura aperta in modalità telematica, per l’affidamento della fornitura triennale di calzature ad uso sanitario alle Aziende Sanitarie afferenti l’ESTAV Nord Ovest. Le Ditte aggiudicatarie e gli importi di aggiudicazione, IVA esclusa, sono: lotto 1 (ciabatta bianca unisex) Calzaturificio Fratelli Soldini € 158.074,20 - lotto 2 (zoccolo autoclavabile) Germani Luigi € 91.200,00 - lotto 3 (scarpa bianca chiusa) Textil Gor Srl € 22.217,04. Tutti gli atti sono disponibili sul sito aziendale: http://estav-nordovest.toscana.it. IL DIRETTORE DIPARTIMENTO ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI (Dott. Massimo Santini) Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma AVVISO PER ESTRATTO Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione delle Domande di partecipazione relativamente alla procedura ristretta, suddivisa in 4 Lotti, per l’affidamento dei servizi di Cloud Computing, di Sicurezza, di Realizzazione di Portali e Servizi on-line e di Cooperazione Applicativa per le Pubbliche Amministrazioni (ID SIGEF 1403), entro le ore 12.00 del 3 aprile 2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 28 febbraio 2014 e può essere consultato sul sito www.consip.it. Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato) RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 In questi giorni ai Soci verrà recapitata una lettera con le opportune informazioni, che possono inoltre essere reperite sul sito www.ubibanca.it nella sezione Soci. investiamo nel vostro futuro UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO ESTRATTO BANDO DI GARA Oggetto: PON Ricerca e competitività - Fornitura di apparecchiature per officina meccanica - valore complessivo dell’appalto € 786.885,00=oltre Iva; oltre € 200,00=oltre Iva per oneri per la sicurezza. Il Responsabile del Procedimento è il prof. Salvatore Vitale Nuzzo. Tipologia di gara e criterio di aggiudicazione: procedura aperta, da aggiudicarsi secondo il criterio del prezzo più basso. Luogo di esecuzione della fornitura: Dip. Interateneo di Fisica - Campus Universitario - via Orabona - Bari. Data limite per la ricezione delle offerte: entro e non oltre le ore 12:00 del 15/04/2014. Data, ora e luogo di apertura: Palazzo Ateneo, Piazza Umberto I n. 1 - 70121 Bari, ore 09:00 giorno 17/04/2014, col seguito - CIG 5585345480. Inviato alla GUUE in data 17/02/2014. Per informazioni amministrative contattare dott.ssa Maria Teresa De Fazio tel. (+39)0805714306. Bari, 17/02/2014 Il Direttore Generale - Avv. Gaetano Prudente ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per le Marche AVVISO DI GARA ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per le Marche AVVISO DI GARA Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: AVVISO AI SOCI Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e 82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV003-14-RA11 “Raccordo autostradale Ascoli Piceno - P.to d’Ascoli” - “Interventi di riparazione delle barriere di sicurezza e della segnaletica marginale e verticale sulle strade a pedaggio di competenza del compartimento”. CUP F67H11000600001 - CIG 5581846D06. Importo a base d’appalto: € 1.195.606,95 (Euro unmilionecentonovantacinquemilaseicentosei/95) per lavori a misura, comprensivi di € 43.000,00 (Euro quarantatremila/00) per oneri inerenti la sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OS12/A classifica III per lavori pari ad € 737.696,43. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione dei lavori è pari a giorni 150 naturali consecutivi dalla data del verbale di consegna dei lavori. Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare le domande di partecipazione e relative offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00 del 07 aprile 2014. IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA Ancona, lì 04/03/2014 Dott. Massimo Siano VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per le Marche Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e 82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV004-14- SS. 77 “della Val di Chienti” “Lavori urgenti di sostituzione ed integrazione delle barriere di sicurezza in tratti saltuari tra il km 69+750 e il km 88+350, carreggiata dx e sx”. CUP F57H13001070001 - CIG 5581811028. Importo a base d’appalto: 594.000,00 (Euro cinquecentonovantaquattro mila/00) per lavori a misura, comprensivi di 15.000,00 (Euro quindicimila/00) per oneri inerenti la sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OS12A classifica III per lavori pari ad € 594.000,00. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione dei lavori è pari a giorni 120 naturali consecutivi dalla data del verbale di consegna dei lavori. Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare le domande di partecipazione e relative offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00 del 07 aprile 2014. IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA Ancona, lì 04/03/2014 Dott. Massimo Siano VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it COMUNE DI PALERMO UFFICIO CONTRATTI AVVISO DI RETTIFICA E RINVIO La celebrazione della procedura aperta per la fornitura, mediante somministrazione, triennale, di omogeneizzati, dietetici e articoli sanitari, per gli Asili Nido Comunali, C.I.G. 5524283E88, è rinviata allo 02.04.2014 a seguito di un errore nell’Allegato 1; le offerte dovranno pervenire entro le ore 12.00 dello 01.04.2014. Informazioni www.comune.palermo.it - Albo Pretorio. Invio alla G.U.C.E. 12.02.2014. IL VICE SEGRETARIO GENERALE (Dott. Giuseppe Sacco) AVVISO DI SELEZIONE PER IL CONFERIMENTO DI N. 1 INCARICO DI COMPONENTE DELL’ORGANO DI REVISIONE CONTABILE L’Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio intende procedere alla selezione per il conferimento di n. 1 incarico temporaneo quale componente dell’Organo di Revisione Contabile dell’Azienda nominato dal Consiglio di Amministrazione di cui all’art. 10 del D.Lgs. n. 207/2001 e art. 13 della L. R. n. 1/2003 I requisiti richiesti, nonché le modalità e i termini di presentazione della domanda di ammissione alla selezione sono contenute nel testo integrale di avviso approvato con Deliberazione Consiliare n. 3=22 del 11/02/2014 visionabile/disponibile sul sito web aziendale www.iltrivulzio.it. Le domande dovranno tassativamente pervenire all’Ufficio Protocollo dell’Azienda - via Marostica, 8 - 20146 MILANO, entro le ore 12.00 del 19/03/2014 (termine perentorio). Il Presidente (Dott.ssa Laura Iris Ferro) AVVISO DI GARA Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 25 del 03 marzo 2014 è pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta ai sensi dell’art. 55, comma 5 del D.Lgs. n. 163/06 s.m.i., da aggiudicarsi con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e 82 del citato Decreto. Oggetto: ANLAV005-14 - S.S. 76 “della Val d’Esino” - “Lavori urgenti di adeguamento delle barriere di sicurezza in tratti saltuari tra il km 34+000 e il km 74+400, inclusi gli svincoli di Cingoli e l’innesto alla S.S. 16”. CUP F47H13002580001 - CIG 55819112AD. Importo a base d’appalto: 678.000,00 (Euro seicentosettantottomila/00) per lavori a misura, comprensivi di 25.500,00 (Euro venticinquemilacinquecento/00) per oneri inerenti la sicurezza non soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OS12A classifica III per lavori pari ad € 527.830,39. Durata dell’Appalto: Il termine ultimo per l’esecuzione dei lavori è pari a giorni 120 naturali consecutivi dalla data del verbale di consegna dei lavori. Responsabile del Procedimento: Ing. Paolo Lalli. Il bando e disciplinare di gara sono disponibili in formato elettronico scaricabile dal sito www.stradeanas.it nell’apposita sezione “appalti ad evidenza pubblica” nell’area dedicata alla gara. Termine per presentare le domande di partecipazione e relative offerte per la suddetta procedura aperta: ore 12.00 del 07 aprile 2014. IL DIRIGENTE AREA AMMINISTRATIVA Ancona, lì 04/03/2014 Dott. Massimo Siano VIA ISONZO, 15 - 60124 ANCONA Tel. 071/5091 - Fax 071/200400 • sito internet www.stradeanas.it COMUNICATO AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELL’ART. 122 DEL D.LGS. 163/2006 e succ.modif. ed integr. Lavori di nuova costruzione di un edificio di ERP per la realizzazione di n. 60 unità immobiliari ad uso residenziale ed autorimessa collettiva interrata nel Comune di Livorno - Quartiere Shangay - Isolato 419 (delimitato dalle Via Bixio - Menotti - Stenone). Finanziamento: Fondi Legge 590/93 e Fondi Ministeriali Contratto di Quartiere II. CIG: 507773791F CUP: C4910000510002. - A seguito di procedura aperta, con decisione n. 720/Servizio Generali e Contratti del 29/1/2014, l’appalto dei lavori è stato aggiudicato alla Società ITI IMPRESA GENERALE S.P.A. Modena, con il ribasso del 46,999% sull’importo a base di gara di Euro 7.084.885,45 (+ Euro 172.981,35 per il costo della sicurezza non soggetto a ribasso). Alla gara hanno presentato offerta, nei tempi e nei modi indicati nel bando di gara n. 22 Ditte e ne sono state ammesse n. 17. - L’elenco delle Ditte partecipanti e di quelle ammesse è sul sito www.casalp.it. - L’aggiudicazione è avvenuta in conformità agli artt. 81 e 83 del D. Lgs. 163/06 ed agli artt. 119 e 120 del D.P.R. 207/10 e loro s.m.i., con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, previa individuazione delle offerte anomale ai sensi dell’art. 86.2 del Decreto legislativo suddetto. - I tempi di esecuzione sono stabiliti in giorni 690 naturali e consecutivi, decorrenti dalla data del verbale di consegna. - Il Direttore dei Lavori è l’Arch. Massimo Colombo, dipendente della Società Appaltante. Livorno, 27/2/2014 L’Amministratore Unico - Avv. Stefano Taddia AVVISO PUBBLICO PER LA FORMAZIONE DELL’ELENCO DEI FORNITORI DI BENI E SERVIZI 2014/2015 SOGGETTO PROMOTORE - Scabec S.p.A., sede operativa in Piazza Dante, 89 - 80135 Napoli Tel. (00)39 - 081-5624561; Fax (00)39 - 081-5628569; E-Mail: [email protected]; Sito Internet: www.scabec.it. Tipo di soggetto promotore: Spa a partecipazione pubblica. Attività del soggetto promotore: valorizzazione e gestione del sistema dei Beni e delle Attività Culturali quale fattore di sviluppo della Regione Campania. OGGETTO DELL’AVVISO - La Scabec S.p.A., con il presente avviso, intende procedere alla formazione di un Elenco dei propri Fornitori di beni e servizi. Nell’ambito di tale Elenco Fornitori saranno individuati i soggetti da invitare alle procedure di acquisizione di beni e servizi in economia, nel rispetto dei principi di trasparenza, rotazione e concorrenza. Si precisa che l’inserimento dell’impresa nell’Elenco Fornitori non vincola, a nessun titolo, la Scabec e, in particolare, non costituisce titolo per qualsivoglia pretesa in ordine all’affidamento delle forniture di beni e servizi, ovvero all’invito alle procedure eventualmente poste in essere dalla Scabec per la selezione dei fornitori. PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA D’ISCRIZIONE - I soggetti interessati dovranno far pervenire la domanda in plico chiuso e sigillato, controfirmato sui lembi di chiusura dal legale rappresentante del soggetto richiedente e recante l’indicazione del mittente, nonché la dicitura: “Avviso Pubblico per la formazione dell’Elenco Fornitori di beni e servizi 2014/2015” indirizzato a Scabec spa Piazza Dante, 89 80135 Napoli. Il trattamento dei dati sarà effettuato in conformità al D.Lgs 196/03 il Bando contenente la documentazione necessaria per la presentazione dell'istanza di candidatura è consultabile e scaricabile nei siti: www.regione.campania.it e www.scabec.it. Scabec Spa il Direttore - Ing. F. Maciocia Economia 35 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Auto Le immatricolazioni aumentano dell’8,6%, Fca del 7,3%. Chrysler corre negli Usa Alleanze Fiat torna a crescere in Italia Da Melfi la nuova «Renegade» Vendite ancora su. I concessionari: ma non è vera ripresa Il modello La nuova Jeep Renegade, un Suv progettato e disegnato ad Auburn Hills e costruito nello stabilimento di Melfi. È la prima vettura della Jeep a «nascere» all’estero. Le vendite cominceranno nel secondo semestre Una rondine non fa primavera, ma forse tre fanno ben sperare. A febbraio le vendite di automobili in Italia sono cresciute dell’ 8,6%: 118.328 le nuove vetture, circa diecimila in più di un anno fa. È il terzo mese di fila con il segno più davanti, un risultato che alimenta le speranze di ripresa dopo mesi in caduta. Da gennaio l’incremento è del 6%, ma sono dati da prendere con le molle. «È difficile dire se ci troviamo di fronte a un rimbalzo tecnico — commenta Gian Primo Quagliano del Centro Studi Promotor— o se sia una ripresa destinata a prendere corpo nel futuro». Perché la domanda di nuove vetture lo scorso anno aveva toccato il fondo: «Il recupero si sta rafforzando». Fra gli addetti ai lavori nessuno festeggia più di tanto: «Non chiamatela ripresa — avverte l’associazione dei concessionari, Fede- Il mercato dell’auto in Italia mese di febbraio +8,6% 118.328 rispetto all’anno passato immatricolazioni Immatricolazioni nel mese I marchi di Fiat Group Automobiles (escludendo Ferrari e Maserati) +7,3% rispetto all’anno passato 33.215 Fca Fca Jeep Maserati Lancia +9,8% +0,3% +7% +1077,8% Fonte: Anfia rauto. «I numeri di febbraio sono influenzati dal pessimo andamento dello scorso anno, quando il mercato aveva perso il 17%». Secondo i dealer il 2014 chiuderà con un milione e 400 mila automobili. Una crescita leggera, molto lontana da quella «soglia di sopravvivenza» collocata intorno ai due milioni di pezzi. Senza ridurre le tasse — secondo gli operatori— è impossibile tornare ai quei livelli. Per il gruppo Fiat-Chrysler il bilancio è positivo con un +7,3% (33.200 unità). Perfomance che non si vedevano da mesi, anche se la quota di mercato è calata leggermente di 0,3 punti al 28,1%. Bene il marchio Fiat che cresce più D’ARCO della media (+9,8%) e anche Jeep (+7%), mentre proseguono le difficoltà di Alfa che perde il 3,8%. Ma come da tempo accade, le soddisfazioni più grandi per il Lingotto arrivano dall’America. Dove Chrysler ha centrato il 47esimo mese consecutivo in crescita (+11%, oltre 154 mila veicoli) con il so- Bassanini «Telecom, sulla rete Cdp sempre disponibile» «Lo scorporo della rete è sempre stata una scelta che in primo luogo competeva a Telecom Italia». La Cassa depositi e prestiti, ha detto ieri il presidente Franco Bassanini, era interessata «a concorrere a soluzioni in cui avremmo potuto mettere risorse destinate interamente ad accelerare gli investimenti sull’infrastruttura di rete». «A queste condizioni — ha aggiunto — noi siamo sempre disponibili». Al momento tuttavia lo scorporo non è nei piani del ceo di Telecom, Marco Patuano, che ieri ha ricevuto parole di apprezzamento dal presidente delle Generali, Gabriele Galateri: «Stimo Patuano e trovo che in questi primi mesi in cui si è trovato da solo alla guida ha fatto bene». lito forte contributo dei «truck» Ram. Numeri con i quali l’amministratore delegato Sergio Marchionne si presenta al Salone di Ginevra, al via oggi con oltre cento anteprime. Sotto i riflettori c’è la nuova Jeep Renegade, uno dei prodotti più importanti della neonata Fiat Chrysler Automobiles. Più di altri prodotti segna l’integrazione fra Torino e Detroit: un Suv compatto progettato e disegnato ad Auburn Hills e costruito nello stabilimento di Melfi. Le vendite cominceranno nel secondo semestre. È la prima vettura della Jeep a «nascere» oltre i confini nazionali, un modello di grandi volumi — si parla oltre 100 mila unità l’anno— realizzato sull’architettura «small wide 4x4», la stessa sulla quale nascerà la 500X (attesa in autunno al Salone di Parigi). L’aspetto e la trazione integrale da vera fuoristrada, i motori con tecnologia MultiAir e diesel Multijet, poco più di quattro metri di lunghezza, consumi contenuti e cambio automatico a nove marce. Per il marchio americano, abituato a ragionare su altre dimensioni, è una svolta: la Renegade sarà distribuita in 100 mercati per competere nel settore degli «small Suv», che vale milioni di pezzi l’anno. Nei piani di Marchionne dovrebbe consentire, insieme ad altre novità future, alla Jeep di passare dalle 731 mila vetture dello scorso anno al milione. Cambio di marcia, infine, nell’accordo con Mazda che doveva far nascere la spider Alfa. Secondo indiscrezioni, la macchina si farà, in Giappone, ma con altre insegne, è probabile siano quelle di Abarth o di Fiat. Daniele Sparisci © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sorgenia Ieri vertice con i creditori del gruppo elettrico. La holding dei De Benedetti vuole mantenere la gestione Cir e banche distanti, resta il nodo governance L’aumento di capitale porterebbe gli istituti in maggioranza GdF Suez muove su Tirreno Power MILANO — Non è stato decisivo l’incontro di ieri mattina nella sede milanese di Mps tra la Cir della famiglia De Benedetti e le banche creditrici di Sorgenia: ci vorrà ancora del tempo perché si possa trovare una soluzione al problema del debito eccessivo della società elettrica controllata dalla Cir, schiacciata da un debito di 1,86 miliardi di cui 600 milioni in eccesso. Le trattative sono in corso da mesi e dovrebbero chiudersi a breve per evitare che Sorgenia si trovi costretta a portare i libri in Tribunale, visto che avrebbe liquidità fino a metà marzo e l’amministratore delegato Andrea Mangoni ha chiesto fin dallo scorso dicembre una moratoria (standstill) fino al prossimo luglio. Ma i due fronti sono ancora lontani sia sull’aumento di capitale sia sulla governance. Il nodo è innanzitutto quello dell’esborso finanziario da parte dell’azionista di maggioranza di Sorgenia, la Cir presieduta da Rodolfo De Benedetti e guidata dall’amministratore delegato Monica Mondardini, l’unico socio (ha il 52%) al tavolo delle trattative visto che il partner austriaco al 46%, Verbund, si è tirato da parte svalutando a zero la partecipazione. Le banche hanno proposto a Cir una soluzione 1 a 2: per ogni euro messo da Cir in aumento di capitale le banche ne metterebbero 2. Al gruppo di De Bene- detti sono stati chiesti 150 milioni, a fronte dei quali le banche — un pool di 21 istituti tra i quali Mps (la più esposta), Unicredit, Banca Imi, Bpm, Banco Popolare, Ubi Banca — convertirebbero 300 milioni di debiti, stralciando o trasformando in bond convertendo i restanti 150 milioni. Cir però continua a non voler mettere sul piatto più di 100 milioni. In questo caso le banche potrebbero convertire solo 200 milioni di euro. In entrambe le ipotesi, gli istituti si ritroverebbero con i due terzi della società. Ma è qui l’altro nodo: la governance. A fronte di un esborso maggiore Cir vorrebbe avere più peso nella gestione dell’azienda e D’ARCO I conti del gruppo IL BILANCIO dati al terzo trimestre 2013 1.863 1.734,2 (-1,4%) -196,9 Margine operativo lordo* * post svalutazioni per circa 400 milioni Ricavi Fonte: Sorgenia non accetterebbe di rimanere in minoranza. Per questo motivo è sul tavolo anche l’ipotesi di convertire i crediti delle banche in «nuovi strumenti partecipativi», azioni privilegiate dal punto di vista del rendimento ma con minori poteri di governance. Saranno necessari ulteriori giorni di negoziati tra le parti, -434,3 Risultato Indebitamento netto* netto** a fine gennaio 2014 ** GLI IMPIANTI CENTRALI A CICLO COMBINATO DA 800 MW Anno di entrata in produzione 2006 Termoli (Campobasso) 2010 Modugno (Bari) Bertonico-Turano Lodigiano (Lodi) 2011 2012 Aprilia (Latina) ENERGIE ALTERNATIVE impianti eolici tra Italia e Francia 200 mw impianti fotovoltaici 8 mw sapendo comunque che il tempo stringe: domani Sorgenia riunisce un consiglio di amministrazione per fare il punto sulla situazione. Ieri pomeriggio intanto si sono incontrati anche i creditori di Sorgenia Power, la controllata che possiede tre delle quattro centrali termiche del gruppo. A Commercio Soros ora affianca le Coop Soros ieri ha rilevato il 5% di Igd diventando il terzo azionista della società nata dal conferimento di una fetta del patrimonio di Unicoop Tirreno e Coop Adriatica © RIPRODUZIONE RISERVATA questo livello la situazione del debito è meno problematica e si lavorerebbe esclusivamente a un allungamento delle scadenze. E circa l’altra partecipata (al 39% indiretto), Tirreno Power, ieri si è fatto sentire per la prima volta il socio di maggioranza, Gaz de France, aprendo a un intervento. «Il management di Tirreno Power sta analizzando, avviando e implementando una serie di iniziative per migliorare la situazione», ha detto Aldo Chiarini, ceo di GdF Suez Energia Italia e presidente di GdF Suez Energy South Europe, «e con gli azionisti e le banche stanno valutando ogni scenario potenziale e le relative conseguenze. Finora, nessuna decisione è stata presa. GdF Suez, per quanto la riguarda, conferma il suo impegno in Italia in generale e, sul caso specifico, a realizzare ogni tentativo, con gli altri azionisti, per preservare assets e valore di Tirreno Power». Fabrizio Massaro [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Al vertice L’amministratore delegato James Hogan Alitalia, Etihad prudente «Non abbiamo preso alcun impegno» L’ottimismo di Lupi ROMA — Etihad, la compagnia emiratina che sta conducendo una trattativa con Alitalia per acquistarne una quota di minoranza, gela le aspettative della controparte. L’amministratore delegato della compagnia degli Emirati, James Hogan, intervistato ieri su quanto sia fiducioso di concludere l’accordo, ha risposto: «È un 50-50. Nel passato siamo anche arrivati a fare delle due diligence con altre compagnie e poi ci siamo ritirati». L’ad ha spiegato che l’operazione andrà avanti solo se risponderà ai criteri di investimento della sua compagnia riguardo ai costi, alla redditività, alla ristrutturazione del vettore italiano, alle condizioni circa il network e alla forza del management. E per ribadire tutte queste condizioni ha specificato: «Noi non ci siamo impegnati in alcun modo ad investire o meno» in Alitalia, «parte della decisione che prenderemo nelle prossime due settimane è determinare ciò che riteniamo appropriato per i loro azionisti e che possiamo fare sotto la legislazione europea». Le trattative tra le due compagnie si sono intensificate lo scorso mese e, secondo fonti vicine al dossier, Etihad potrebbe essere interessata ad acquistare fino al 40% di Alitalia. Il punto più difficile della trattativa La compagnia res ta p i ù c h e m a i l a ristrutturazione del La compagnia degli debito e i tagli al Emirati : «Ancora due personale che però settimane per verificare H o g a n n o n h a se ci sono le condizioni» commentato. Secondo quanto riferito dall’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, la Ricorsi settimana scorsa, Etihad Gc Holding impugna la d o v r e b b e u l t i m a r e delibera sull’aumento di l’esame dei conti di Alitalia entro un mese. capitale e chiede i danni «Siamo tutti ottimisti — per l’acquisto di AirOne ha dichiarato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi —: confermo la scadenza di fine marzo». Intanto Etihad chiude il 2013 con profitti netti in crescita del 48%, pari a 62 milioni di dollari, e un fatturato in crescita del 27%, pari a 6,1 miliardi di dollari. La compagnia è al suo terzo anno consecutivo di profittabilità netta, anno in cui celebra il suo decimo anniversario di operatività. Da parte sua ieri Alitalia ha annunciato che in febbraio i passeggeri trasportati sono aumentati dell’1% a 1,38 milioni: in particolare sull’hub di Roma Fiumicino la crescita è stata dell’1,7%, mentre a Milano Linate l’incremento è stato del 5,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ma per la compagnia tricolore emergono problemi legali: uno degli azionisti di Alitalia, Gc Holding (1,24%), ha presentato una diffida e un ricorso nei confronti della compagnia. Gc Holding, che fa capo a Cosimo Carbonelli D’Angelo, ha impugnato la delibera del 14-15 ottobre sull’aumento di capitale da 300 milioni, che pure ha votato, chiedendone la nullità: l’oggetto della delibera è ritenuto illecito perché l’azienda non sarebbe stata in continuità aziendale. Secondo Gc Holding, l’aumento di capitale si basava su presupposti quantitativi non sufficienti per restituire la continuità aziendale alla compagnia. Ed è questo il motivo per cui Gc Holding ha deciso poi di non aderire all’operazione, diluendo così la propria quota dal 3,10% all’1,24%. L’altra azione è una diffida con richiesta di risarcimento danni per 85 milioni per l’acquisto da parte di Alitalia di AirOne, atto avvenuto nel 2008, pur ratificato in consiglio di amministrazione da Carbonelli D’Angelo. Gc Holding ritiene che il socio Intesa Sanpaolo abbia condizionato la vendita traendone beneficio. Gc Holding precisa che «si affida alla giustizia perché gli organi competenti accertino l’effettiva dinamica delle circostanze e fino ad allora non ritiene di dover effettuare alcuna affermazione relativamente alle eventuali responsabilità delle parti coinvolte nel giudizio». Nessun commento da parte di Alitalia. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. 27/02 EUR 5,090 5,088 Strategic Debt Fd A 03/03 GBP 1,050 1,050 Borsa Protetta Maggio 26/02 EUR 62,680 62,640 KIS - Key X 28/02 EUR 132,330 132,010 PS - Absolute Return B 28/02 EUR 117,220 117,120 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 27/02 EUR 5,099 5,097 Strategic Debt Fd A H 03/03 EUR 1,235 1,234 Borsa Protetta Novembre 26/02 EUR 60,530 60,400 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 27/02 USD 155,760 155,640 PS - Algo Flex A 25/02 EUR 110,640 109,690 27/02 EUR 5,099 5,097 Strategic Debt Fd A H 03/03 USD 1,747 1,745 Inflazione Più Arancio 28/02 EUR 55,460 55,480 KIS - Multi-Str. UCITS D 27/02 EUR 114,490 114,400 PS - Algo Flex B 25/02 EUR 105,350 104,450 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 27/02 EUR 5,577 5,574 Strategic Debt Fd X 03/03 GBP 1,070 1,069 Mattone Arancio 28/02 EUR 44,030 43,880 KIS - Multi-Str. UCITS P 27/02 EUR 117,220 117,120 PS - Best Global Managers A 25/02 EUR 104,710 104,230 AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 27/02 EUR 5,210 5,207 Strategic Debt Fd X H 03/03 EUR 1,297 1,296 Profilo Dinamico Arancio 28/02 EUR 63,550 63,670 KIS - Multi-Str. UCITS X 27/02 EUR 117,820 117,730 PS - Best Global Managers B 25/02 EUR 108,310 107,800 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 28/02 EUR 110,740 110,870 PS - Bond Opportunities A 28/02 EUR 161,180 161,070 PS - Bond Opportunities B 28/02 EUR 120,120 120,040 PS - Dynamic Core Portfolio A 28/02 EUR 99,110 99,050 PS - EOS A 25/02 EUR 134,320 133,500 PS - Equilibrium A 25/02 EUR 100,000 99,730 PS - Fixed Inc Absolute Return A 28/02 EUR 98,530 98,500 PS - Inter. Equity Quant A 28/02 EUR 110,860 110,890 PS - Inter. Equity Quant B 28/02 EUR 113,040 113,070 PS - Liquidity A 28/02 EUR 124,370 124,350 PS - Opportunistic Growth A 28/02 EUR 95,600 95,480 PS - Opportunistic Growth B 28/02 EUR 100,600 100,480 PS - Podium Flex A 28/02 EUR 85,390 85,350 PS - Podium Flex C 28/02 USD 84,250 84,200 PS - Prestige A 25/02 EUR 101,080 100,450 PS - Quintessenza A 25/02 EUR 103,340 102,980 PS - Quintessenza B 25/02 EUR 106,400 106,020 PS - Target A 25/02 EUR 104,170 103,560 PS - Target B 25/02 EUR 104,110 103,500 PS - Titan Aggressive A 25/02 EUR 105,340 105,460 PS - Total Return A 28/02 EUR 102,620 102,670 PS - Total Return B 28/02 EUR 95,980 96,030 PS - Valeur Income A 28/02 EUR 110,100 110,020 AZ F. Bond Target 2016 DIS AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 [email protected] Nome Nome Nome AcomeA America (A1) 28/02 EUR 16,016 16,165 AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 27/02 EUR 5,806 5,803 Strategic Debt Fd X H 03/03 USD 1,779 1,777 Profilo Equilibrato Arancio 28/02 EUR 61,270 61,380 KIS - Selection D 27/02 EUR 123,440 123,290 AcomeA America (A2) 28/02 EUR 16,486 16,638 AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 27/02 EUR 5,518 5,515 UK Abs. Target Fd P1 28/02 GBP 1,239 1,229 Profilo Moderato Arancio 28/02 EUR 57,580 57,610 KIS - Selection P 27/02 EUR 125,220 125,050 Top Italia Arancio 28/02 EUR 48,490 48,210 AcomeA Asia Pacifico (A1) AcomeA Asia Pacifico (A2) AcomeA Breve Termine (A1) 28/02 EUR 28/02 EUR 28/02 EUR 4,189 AZ F. Cash 12 Mesi 27/02 EUR 5,336 5,336 UK Abs Target Fd P2 28/02 EUR 1,185 1,175 KIS - Selection X 27/02 EUR 124,680 124,530 4,298 AZ F. Cash Overnight 27/02 EUR 5,247 5,247 UK Abs Target Fd P2 28/02 GBP 1,268 1,258 KIS - Sm. Cap D 27/02 EUR 99,790 99,500 14,513 AZ F. Cat Bond ACC 14/02 EUR 5,293 5,293 UK Equity Fd A 03/03 GBP 3,376 3,450 KIS - Sm. Cap P 27/02 EUR 104,370 104,070 AZ F. Cat Bond DIS 14/02 EUR 5,275 5,275 UK Equity Fd A 03/03 USD 5,581 5,694 KIS - Target 2014 X 28/02 EUR 102,190 102,190 4,158 4,266 14,508 AcomeA Breve Termine (A2) 28/02 EUR 14,656 14,660 AcomeA ETF Attivo (A1) 28/02 EUR 4,473 4,461 AZ F. CGM Opport Corp Bd 27/02 EUR 5,967 5,962 UK Equity Fd B 03/03 EUR 4,084 4,158 AZ F. CGM Opport European 27/02 EUR 6,876 6,902 UK Equity Fd B 03/03 GBP 3,392 3,467 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it AcomeA ETF Attivo (A2) 28/02 EUR 4,575 4,562 AcomeA Eurobbligazionario (A1) 28/02 EUR 16,960 16,965 AZ F. CGM Opport Global 27/02 EUR 6,274 6,263 UK Equity Fd B 03/03 USD 5,663 5,777 Invesco Funds AcomeA Eurobbligazionario (A2) 28/02 EUR 17,139 17,144 AZ F. CGM Opport Gov Bd 27/02 EUR 5,481 5,472 UK Equity Fd X 03/03 EUR 4,283 4,360 Asia Balanced A 28/02 USD 23,340 23,300 ASIAN OPP CAP RET EUR 28/02 EUR 12,158 12,216 AcomeA Europa (A1) 28/02 EUR 13,255 13,200 AZ F. Commodity Trading 27/02 EUR 4,322 4,327 UK Equity Fd X 03/03 EUR 4,162 4,236 Asia Balanced A-Dis 28/02 USD 15,410 15,380 FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR 28/02 EUR 107,965 108,002 AcomeA Europa (A2) 28/02 EUR 13,565 13,508 AZ F. Conservative 27/02 EUR 6,401 6,395 UK Equity Fd X 03/03 GBP 0,508 0,519 Asia Consumer Demand A 28/02 USD 13,630 13,550 FLEX STRATEGY RET EUR 28/02 EUR 91,717 92,005 AcomeA Globale (A1) 28/02 EUR 11,144 11,182 AZ F. Core Brands 27/02 EUR 5,595 5,590 UK Equity Fd X 03/03 GBP 3,424 3,499 Asia Consumer Demand A-Dis 28/02 USD 13,290 13,210 HIGH GROWTH CAP RET EUR 28/02 EUR 117,050 116,720 AcomeA Globale (A2) 28/02 EUR 11,538 11,576 AZ F. Corporate Premium ACC 27/02 EUR 5,554 5,563 UK Equity Fd X 03/03 USD 5,767 5,883 Asia Infrastructure A 28/02 USD 13,560 13,450 ITALY CAP RET A EUR 28/02 EUR 25,412 25,352 AcomeA Italia (A1) 28/02 EUR 20,242 20,073 AZ F. Corporate Premium DIS 27/02 EUR 5,332 5,340 Asian Bond A-Dis M 28/02 USD 10,024 10,013 SHORT DURATION CAP RET EUR 28/02 EUR 911,834 910,278 AcomeA Italia (A2) 28/02 EUR 20,737 20,564 AZ F. Dividend Premium ACC 27/02 EUR 5,563 5,556 Balanced-Risk Allocation A 28/02 EUR 14,700 14,710 AcomeA Liquidità (A1) 28/02 EUR 8,896 8,896 AZ F. Dividend Premium DIS 27/02 EUR 4,971 4,965 Em. Loc. Cur. Debt A 28/02 USD 14,396 14,290 AcomeA Liquidità (A2) 28/02 EUR 8,897 8,897 AZ F. Emer. Mkt Asia 27/02 EUR 5,662 5,645 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 28/02 USD 9,300 9,231 AcomeA Paesi Emergenti (A1) 28/02 EUR 6,271 6,325 AZ F. Emer. Mkt Europe 27/02 EUR 3,112 3,138 Em. Mkt Corp Bd A 28/02 USD 11,873 11,852 AcomeA Paesi Emergenti (A2) 28/02 EUR 6,432 6,487 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 27/02 EUR 4,511 4,493 AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 28/02 EUR 3,872 3,884 AZ F. European Dynamic 27/02 EUR 5,240 5,245 AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 28/02 EUR 3,979 3,991 AZ F. European Trend AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 28/02 EUR 5,116 AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 28/02 EUR 5,132 5,211 5,227 AZ F. Formula 1 Absolute AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC 27/02 EUR 27/02 EUR 31/01 EUR 3,287 5,387 5,567 3,287 5,395 5,562 AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 28/02 EUR 6,035 6,049 AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS 31/01 EUR 5,524 5,532 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 28/02 EUR 6,160 6,174 AZ F. Formula Target 2014 27/02 EUR 4,737 4,735 AcomeA Performance (A1) 28/02 EUR 21,108 21,166 AZ F. Formula Target 2015 ACC 27/02 EUR 5,997 5,991 AcomeA Performance (A2) 28/02 EUR 21,394 21,452 AZ F. Formula Target 2015 DIS 27/02 EUR 5,555 5,550 AZ F. Formula 1 Conserv. 27/02 EUR 4,949 4,949 AZ F. Global Curr&Rates ACC 27/02 EUR 4,320 4,319 Invictus Global Bond Fd 25/02 EUR 105,938 105,727 Invictus Macro Fd 26/02 EUR 79,878 81,301 Sol Invictus Absolute Return 27/02 EUR 107,249 107,266 AZ F. Global Curr&Rates DIS 27/02 EUR 4,108 4,107 AZ F. Global Sukuk ACC 14/02 EUR 4,938 4,938 AZ F. Global Sukuk DIS 14/02 EUR 4,938 4,938 AZ F. Hybrid Bonds ACC 27/02 EUR 5,201 5,197 AZ F. Hybrid Bonds DIS 27/02 EUR 5,141 5,138 AZ F. Income ACC 27/02 EUR 6,230 6,220 AZ F. Income DIS 27/02 EUR 5,790 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 27/02 EUR Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] Bluesky Global Strategy A 28/02 USD 1488,038 1484,443 Euro Corp. Bond A 28/02 EUR 16,339 16,351 Bond Euro A 28/02 EUR 1236,153 1236,846 Euro Corp. Bond A-Dis M 28/02 EUR 12,500 12,509 Bond Euro B 28/02 EUR 1195,867 1196,548 Euro Short Term Bond A 28/02 EUR 10,874 10,875 Bond Risk A 28/02 EUR 1422,310 1422,165 European Bond A-Dis 28/02 EUR 5,569 5,578 Bond Risk B 28/02 EUR 1363,638 1363,515 Glob. Bond A-Dis 28/02 USD 5,771 5,760 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 28/02 EUR 1610,954 1608,662 Glob. Equity Income A 28/02 USD 60,930 60,320 PS - Value A 25/02 EUR 104,740 103,970 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 28/02 EUR 1551,976 1549,784 Glob. Equity Income A-Dis 28/02 USD 15,360 15,200 PS - Value B 25/02 EUR 106,900 106,120 CompAM Fund - SB Bond B 27/02 EUR 1064,739 1064,175 Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 28/02 USD 11,224 11,230 CompAM Fund - SB Equity B 27/02 EUR 1106,352 1105,634 Glob. Structured Equity A-Dis 28/02 USD 40,920 40,710 CompAM Fund - SB Flexible B 27/02 EUR 1012,882 1012,716 Glob. Targeted Ret. A 28/02 EUR 10,296 10,244 European Equity A 28/02 EUR 1424,373 1425,044 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A 28/02 EUR 12,718 12,728 European Equity B 28/02 EUR 1350,025 1350,680 Multiman. Bal. A 27/02 EUR 116,417 116,279 27/02 EUR 26,722 26,728 Azimut Formula 1 Absolute 27/02 EUR 7,217 7,227 Azimut Formula 1 Conserv 27/02 EUR 6,887 6,888 44,090 115,963 115,813 India Equity E 28/02 EUR 25,740 25,760 26/02 EUR 70,771 70,752 Japanese Eq. Advantage A 28/02 JPY 2985,000 2996,000 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M 26/02 EUR 73,639 73,614 Pan European Eq. A 28/02 EUR 17,850 17,780 Multiman.Target Alpha A 26/02 EUR 106,298 105,744 Pan European Eq. A-Dis 28/02 EUR 16,170 16,100 5,781 Pan European Eq. Inc. A-Dis 28/02 EUR 11,730 11,670 4,504 4,504 Pan European High Inc A 28/02 EUR 18,450 18,450 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 27/02 EUR 4,260 4,260 Pan European High Inc A-Dis 28/02 EUR 13,490 13,490 AZ F. Institutional Target 27/02 EUR 5,485 5,480 Pan European Struct. Eq. A 28/02 EUR 14,140 14,070 AZ F. Italian Trend 27/02 EUR 3,572 3,592 Pan European Struct. Eq. A-Dis 28/02 EUR 13,610 13,540 Renminbi Fix. Inc. A 28/02 USD 10,622 10,702 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 28/02 EUR 9,545 9,708 US Equity A EH 28/02 EUR 13,840 13,780 US High Yield Bond A 28/02 USD 11,712 11,697 AZ F. Lira Plus DIS Azimut Formula Target 2013 27/02 EUR 6,924 6,922 Azimut Formula Target 2014 27/02 EUR 6,713 6,714 Azimut Garanzia 27/02 EUR 12,894 12,893 Azimut Prev. Com. Crescita 31/01 EUR 10,755 10,841 Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 31/01 EUR 10,760 10,844 Azimut Prev. Com. Equilibrato 31/01 EUR 11,905 11,912 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR 11,907 11,910 31/01 EUR 10,747 10,692 27/02 EUR 27/02 EUR 4,688 4,688 5,959 5,957 AZ F. Opportunities 27/02 EUR 5,282 5,296 27/02 EUR 27/02 EUR 27/02 EUR 27/02 EUR 4,092 Azimut Prev. Com. Obbli. 31/01 EUR 10,071 10,007 Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 31/01 EUR 10,071 10,007 Azimut Reddito Euro 27/02 EUR 17,316 17,286 Azimut Reddito Usa 27/02 EUR 6,029 6,031 Azimut Scudo 27/02 EUR 8,620 8,606 Azimut Solidity 27/02 EUR 8,699 8,686 Azimut Strategic Trend 27/02 EUR 6,188 6,185 Azimut Trend America 27/02 EUR 12,424 12,400 Azimut Trend Europa 27/02 EUR 13,212 13,213 Azimut Trend Italia 27/02 EUR 17,980 18,092 Azimut Trend Pacifico 27/02 EUR 6,821 6,842 Azimut Trend Tassi 27/02 EUR 10,110 Azimut Trend 27/02 EUR 26,789 Comm Euro R1C A 28/02 EUR 108,450 107,780 Comm Harvest R3C E 28/02 EUR 74,400 74,260 28/02 EUR 930,990 930,960 6,331 5,936 5,157 4,102 US High Yield Bond A-Dis M Croci Euro R1C B 28/02 EUR 117,370 116,880 Croci Japan R1C B 28/02 JPY 8360,250 8361,770 Croci US R1C B 28/02 USD 160,160 159,780 Dyn. Cash R1C A 28/02 EUR 101,550 101,550 Paulson Global R1C E 19/02 EUR 6350,050 6312,200 Sovereign Plus R1C A 26/02 EUR 106,130 105,940 Systematic Alpha R1C A 26/02 EUR 10165,190 10090,440 6,304 5,911 28/02 USD 10,761 28/02 EUR 100,490 100,610 Sparta Agressive A 28/02 EUR 102,050 102,120 WM Biotech A 28/02 EUR 158,090 161,860 WM Biotech I 28/02 EUR 1606,490 1644,740 www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 NM Augustum Corp Bd A 28/02 EUR 185,610 185,560 NM Augustum High Qual Bd A 28/02 EUR 143,920 144,020 NM Balanced World Cons A 28/02 EUR 131,680 131,830 NM Euro Bonds Short Term A 28/02 EUR 137,360 137,410 NM Euro Equities A 28/02 EUR 46,510 NM Global Equities EUR hdg A 28/02 EUR AZ F. Qinternational 27/02 EUR 5,048 5,039 AZ F. QProtection 27/02 EUR 5,218 5,217 AZ F. Qtrend 27/02 EUR 4,940 4,942 AZ F. Renminbi Opport 27/02 EUR 5,355 5,342 AZ F. Reserve Short Term 27/02 EUR 6,297 6,297 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 27/02 EUR 5,066 5,064 AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 27/02 EUR 5,038 5,036 AZ F. Solidity ACC 27/02 EUR 5,909 5,901 AZ F. Solidity DIS 27/02 EUR 5,565 5,558 AZ F. Strategic Trend 27/02 EUR 5,695 5,691 28/02 EUR 106,630 106,760 Strategic Bond Inst. C hdg 28/02 USD 106,800 106,930 46,340 Strategic Bond Retail C 28/02 EUR 105,320 105,450 70,440 70,470 Strategic Bond Retail C hdg 28/02 USD 105,460 105,590 NM Inflation Linked Bond Europe A 28/02 EUR 104,010 104,010 Strategic Trend Inst. C 28/02 EUR 103,330 103,550 NM Italian Diversified Bond A 28/02 EUR 109,890 109,740 Strategic Trend Retail C 28/02 EUR 101,330 101,540 NM Italian Diversified Bond I 28/02 EUR 112,040 111,890 NM Large Europe Corp A 28/02 EUR 133,920 134,100 NM Market Timing A 28/02 EUR 104,180 104,210 NM Market Timing I 28/02 EUR 104,740 104,760 NM Q7 Active Eq. Int. A 28/02 EUR 60,350 60,760 NM Q7 Globalflex A 28/02 EUR 104,860 105,070 Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR 52927,939 52659,382 NM Total Return Flexible A 28/02 EUR 121,740 121,290 Fondo Donatello-Tulipano 30/06 EUR 47475,755 48904,331 NM VolActive A 28/02 EUR 98,170 98,430 Fondo Donatello-Margherita 30/06 EUR 27116,197 26640,389 NM VolActive I 28/02 EUR 98,450 98,710 57863,932 57813,049 AZ F. Top Rating ACC 27/02 EUR 5,016 5,014 AZ F. Top Rating DIS 27/02 EUR 5,016 5,014 AZ F. Trend 27/02 EUR 5,886 5,878 AZ F. US Income 27/02 EUR 5,475 5,478 26/02 99,460 EUR 28/02 USD 30,680 30,560 Fondo Donatello-David 30/06 EUR US Value Equity A-Dis 28/02 USD 29,340 29,220 Fondo Tiziano Comparto Venere 30/06 EUR 477314,036 Caravaggio di Sorgente SGR 30/06 EUR Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 28/02 EUR 109,260 108,830 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 28/02 EUR 111,220 111,230 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 28/02 EUR 147,610 147,610 26/02 26/02 Kairos Multi-Str. B 31/12 EUR 561570,953 555514,933 Asian Equity B 28/02 EUR 93,960 94,020 Kairos Multi-Str. I 31/12 EUR 576858,129 570128,125 Asian Equity B 28/02 USD 131,840 131,940 Kairos Multi-Str. P 31/12 EUR 527974,042 522536,062 Emerg Mkts Equity 28/02 USD 439,580 437,070 Kairos Income 27/02 EUR 6,806 6,805 Emerg Mkts Equity Hdg 28/02 EUR 429,560 427,190 Kairos Small Cap 27/02 EUR 10,517 10,521 European Equity 28/02 EUR 293,190 292,240 European Equity B 28/02 USD 362,510 361,230 Greater China Equity B 28/02 EUR 118,260 117,350 Greater China Equity B 28/02 USD 168,350 167,020 Growth Opportunities 28/02 USD 72,010 72,190 Growth Opportunities Hdg 28/02 EUR 78,890 79,100 Japanese Equity 28/02 JPY 129,010 129,990 A S&P 11,019 EUR 5,474 EUR 27/02 USD 276,020 274,970 KIS - America P 27/02 EUR 194,050 193,320 KIS - America X 27/02 EUR 195,010 194,270 KIS - Bond A-USD 27/02 USD 168,900 168,750 10,086 KIS - Bond D 27/02 EUR 121,100 121,000 26,749 KIS - Bond P 27/02 EUR 125,020 124,910 KIS - Bond Plus A Dist 28/02 EUR 126,120 126,200 KIS - Bond Plus D 28/02 EUR 128,120 128,200 KIS - Bond Plus P 28/02 EUR 129,930 130,020 KIS - Dynamic A-USD 28/02 USD 172,380 172,630 KIS - Dynamic D 28/02 EUR 120,140 120,290 KIS - Dynamic P 28/02 EUR 122,310 122,470 KIS - Emerging Mkts A 27/02 EUR 121,710 121,210 26/02 Maximum 26/02 Progress 26/02 Quality 5,125 EUR 6,284 EUR 6,871 EUR Abs. UK Dynamic Fd P1 28/02 GBP 1,553 1,555 AZ F. Active Selection 27/02 EUR 5,324 5,325 Abs. UK Dynamic Fd P1 H 28/02 EUR 1,709 1,710 AZ F. Active Strategy 27/02 EUR 5,244 5,243 Abs. UK Dynamic Fd P2 28/02 GBP 1,586 1,587 AZ F. Alpha Man. Credit 27/02 EUR 5,443 5,438 Abs. UK Dynamic Fd P2 H 28/02 EUR 1,779 1,780 AZ F. Alpha Man. Equity 27/02 EUR 4,903 4,902 Europ. Equ. (ex UK) Fd A 03/03 GBP 2,642 2,698 AZ F. Alpha Man. Them. 27/02 EUR 3,629 3,629 Europ. Equ. (ex UK) Fd A 03/03 EUR 3,207 3,262 AZ F. American Trend 27/02 EUR 3,158 3,152 Europ. Equ. (ex UK) Fd B 03/03 EUR 3,225 3,281 AZ F. Asset Plus 27/02 EUR 5,538 5,536 Europ. Equ. (ex UK) Fd X 03/03 EUR 3,236 3,292 KIS - Emerging Mkts D 27/02 EUR 120,430 119,940 AZ F. Asset Power 27/02 EUR 5,397 5,397 Europ. Equ. (ex UK) Fd X H 03/03 GBP 2,836 2,885 KIS - Europa D 27/02 EUR 125,700 126,150 AZ F. Asset Timing 27/02 EUR 5,019 5,016 Pan Europe Fd A 03/03 EUR 3,604 3,678 KIS - Europa P 27/02 EUR 127,640 128,090 AZ F. Best Bond 27/02 EUR 5,340 5,341 Pan Europe Fd A 03/03 GBP 2,988 3,062 KIS - Europa X 27/02 EUR 128,050 128,500 AZ F. Best Cedola ACC 27/02 EUR 5,615 5,609 Pan Europe Fd A 03/03 USD 4,941 5,053 KIS - Global Bond P 27/02 EUR 101,300 101,190 AZ F. Best Cedola DIS 27/02 EUR 5,128 5,124 Pan Europe Fd B 03/03 EUR 3,581 3,654 KIS - Income D 28/02 EUR 104,390 104,410 ABS- I 31/12 EUR 14057,114 14057,114 ABSOLUTE RETURN EUROPA 21/02 EUR 5035,637 5026,339 BOND-A 31/12 EUR 696998,377 694086,829 BOND-B 31/12 EUR 696998,377 694086,829 EQUITY- I 31/01 EUR 585979,854 602512,491 PRINCIPAL FINANCE 1 30/09 EUR 59550,161 60088,629 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it Dividendo Arancio 28/02 EUR 48,120 48,430 2547,337 31/12 EUR 857158,267 847479,331 KAIROS INTERNATIONAL SICAV Global Equity 2506,583 Kairos Multi-Str. A Fondi Unit Linked Flex Equity 100 www.sorgentegroup.com US Value Equity A www.vitruviussicav.com Fondi Index Linked Social Responsability www.pegasocapitalsicav.com Strategic Bond Inst. C 10,747 KIS - America A-USD AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 Orazio Conservative A 5,143 11,822 11,825 63,700 DB Platinum IV AZ F. Qbond 11,782 63,660 Currency Returns Plus R1C AZ F. Patriot DIS 31/01 EUR 27/02 EUR 4,677 27/02 EUR AZ F. Patriot ACC Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C Agriculture Euro R1C A 4,677 AZ F. Macro Dynamic AZ F. Pacific Trend 11,777 11,702 44,110 27/02 EUR AZ F. Lira Plus ACC 31/01 EUR 11,693 28/02 USD DB Platinum Azimut Dinamico Azimut Prev. Com. Protetto 28/02 EUR Greater China Eq. A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A www.azimut.it - [email protected] Azimut Prev. Com. Garantito Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Multiman. Bal. M AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 Nome Numero verde 800 124811 [email protected] Nextam Bilanciato 28/02 EUR 6,741 6,750 Nextam Obblig. Misto 28/02 EUR 7,272 7,280 BInver International A 28/02 EUR 6,316 6,315 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 28/02 EUR 5,396 5,416 CITIC Securities China Fd A 28/02 EUR 5,014 5,067 Fidela A 28/02 EUR 5,422 5,423 Income A 28/02 EUR 5,610 5,615 International Equity A 28/02 EUR 6,960 6,978 Italian Selection A 28/02 EUR 6,940 6,932 Japanese Equity B 28/02 USD 128,000 128,980 Liquidity A 28/02 EUR 5,341 5,341 Japanese Equity Hdg 28/02 EUR 167,920 169,160 Multimanager American Eq.A 28/02 EUR 4,748 4,768 Swiss Equity 28/02 CHF 132,070 131,540 Multimanager Asia Pacific Eq.A 28/02 EUR 4,286 4,311 Swiss Equity Hdg 28/02 EUR 100,260 99,860 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 28/02 EUR 4,022 4,030 US Equity 28/02 USD 167,000 166,600 Multimanager European Eq.A 28/02 EUR 4,580 4,579 US Equity Hdg 28/02 EUR 183,880 183,450 Strategic A 28/02 EUR 5,131 5,136 Usa Value Fund A 28/02 EUR 5,932 5,973 Ver Capital Credit Fd A 28/02 EUR 5,486 5,479 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] AZ F. Best Equity 27/02 EUR 5,099 5,103 Pan Europe Fd B 03/03 USD 4,905 5,017 Convertibile Arancio 28/02 EUR 60,560 60,820 KIS - Income P 28/02 EUR 107,890 107,900 AZ F. Bond Target 2015 ACC 27/02 EUR 5,923 5,919 Pan Europe Fd X 03/03 EUR 3,875 3,954 Cedola Arancio 28/02 EUR 57,390 57,440 KIS - Italia P 27/02 EUR 132,010 131,520 PS - 3P Cosmic A 28/02 EUR AZ F. Bond Target 2015 DIS 27/02 EUR 5,483 5,480 Pan Europe Fd X 03/03 EUR 3,578 3,651 Borsa Protetta Agosto 26/02 EUR 61,650 61,530 KIS - Italia X 27/02 EUR 130,400 129,950 PS - 3P Cosmic C 28/02 CHF 75,120 75,080 AZ F. Bond Target 2016 ACC 27/02 EUR 5,342 5,339 Pan Europe Fd X 03/03 GBP 2,936 3,008 Borsa Protetta Febbraio 26/02 EUR 60,060 59,900 KIS - Key 28/02 EUR 131,850 131,540 PS - Absolute Return A 28/02 EUR 111,230 111,140 75,870 75,780 8a+ Eiger 28/02 EUR 6,085 6,077 8a+ Gran Paradiso 28/02 EUR 5,323 5,311 8a+ Latemar 28/02 EUR 5,910 5,913 8a+ Matterhorn 21/02 EUR 815570,736 805304,936 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13351FB Economia/Mercati Finanziari 37 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 # Piazza Affari LA FRENATA DI PIAZZA AFFARI PESANTI UNICREDIT E BUZZI di GIACOMO FERRARI Effetto Ucraina sulle Borse europee. Gli operatori temono le conseguenze del conflitto con la Russia e l’impennata dei prezzi di petrolio e materie prime. In rosso per l’intera seduta, i listini hanno avuto una brevissima tregua nel primo pomeriggio, all’apertura di Wall Street, poi hanno ricominciato a scendere fino a toccare i minimi a fine giornata. Con un calo del 3,34% il Ftse-Mib di Piazza Affari è stato il secondo peggiore indice del Vecchio Continente dopo il tedesco Dax 30. Travolti dalle vendite soprattutto i titoli di società particolarmente esposte nelle aree di crisi, come BuzziUnicem (-8,08%) e Unicredit (-6,16%) fortemente impegnate proprio in Ucraina. Ma all’interno del paniere delle blue-chips (dove non si è registrato nemmeno un segno positivo) è lungo l’elenco dei ribassi che superano i quattro punti percentuali. Si va da Unipolsai (-6,13%) a Ubi Banca (-5,01%), da Banca popolare dell’Emilia Romagna (-4,50%) a Exor (4,45%) fino a Yoox (-4,36%). Unica nota positiva della giornata, la tenuta dello spread Bund-Btp, leggermente peggiorato rispetto ai minimi della scorsa settimana senza però andare oltre i 190 punti base. © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Lucchini, Guidi tra i sindacati e la Smc di Al Habahbeh (m. gas.) Uno sciopero di otto ore proclamato ieri dopo un drammatico consiglio di fabbrica; un’altra astensione dal lavoro, di 24 ore, decisa per giovedì mentre al ministero dello Sviluppo Economico a Roma ci sarà un incontro con i sindacati e forse con l’uomo che potrebbe diventare il «nuovo padrone». Si continua a lottare alle acciaierie Lucchini di Piombino per scongiurare la chiusura e cancellare lo spettro della disoccupazione per oltre 4 mila lavoratori, tra dipendenti della fabbrica e indotto, ma adesso i giorni sono contati. C’è tempo sino al 10 marzo, poi l’altoforno rischia d’essere spento, per sempre. Secondo i sindacati, l’unica possibilità per salvare il secondo polo siderurgico d’Italia dopo Taranto, è aprire alla proposta di acquisto e di rilancio presentata da Smc, un gruppo arabo con sede a Tunisi, guidato dal magnate giordano Khaled al Habahbeh. Khaled è un quarantenne molto decisionista, ma anche accorto nelle trattative. Ha presentato un piano ambizioso ed oneroso (circa tre miliardi di euro, un record per Piombino) per rilanciare l’industria, spostarla in una zona più liminale della città, sostituire l’altoforno per renderlo più compatibile con l’ambiente e trasformare in parte la città dell’Acciaio. Una manna dal cielo che ha subito convinto i sindacati, fatto sorridere il sindaco Gianni Anselmi (Pd), ma non il commissario straordinario Piero Nardi. Che, quando le trattative sembravano a una svolta positiva, ha definito irricevibili le proposte del ricco e atipico giordano, una laurea in Usa alla University of Maryland College Park, un matrimonio con una ricca ereditiera americana, figlia di un finanziere di origine ebraica. Il motivo della bocciatura? Khaled al Habahbeh e il suo fidatissimo collaboratore Ali Ghammagui avrebbero chiesto, nero su bianco, all’azienda (ormai senza quasi più risorse finanziarie) di farsi carico di 300 milioni di euro per garantire due anni di funzionamento dello stabilimento nelle attuali condizioni occupazionali. Il sindaco Anselmi, che ieri sera si è incontrato con il governatore Enrico Rossi, ha parlato di un «grande equivoco» e Luciano Gabrielli (Fiom) di un «errore di traduzione». Secondo i sindacati l’opzione Khaled, già a capo di un impero e ad di 14 società negli Emirati Arabi, è l’unica percorribile per salvare la Lucchini. «E le garanzie devono arrivare anche dal ministero che deve chiamare al tavolo di trattative il gruppo arabo», dice Gabrielli. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Popolare di Sondrio batte cassa: aumento da 450 milioni (s. rig.) La Banca Popolare di Sondrio ha avviato un progetto di aumento di capitale in forma mista da totali 450 milioni di euro, al fine di garantire «equilibrata e proficua continuità – in piena autonomia – allo sviluppo operativo» dell’istituto. La popolare lombarda chiederà ai soci 350 milioni cash, mentre 100 milioni arriveranno mediante l’assegnazione gratuita di nuove azioni del valore nominale di 3 euro, con godimento regolare, fino a un ammontare massimo di 100 milioni da trasferire, per il relativo importo, da «sovrapprezzi di emissione» a «capitale». Il totale delle operazioni Î]{Î £]xÇ £]££È Î]än ³]äÎ ä]Çn{ ³ä]ÓÇ ³£Î]Î Ç]x {]xÓ ³x]n£ £]Ènä {]{È ³Î£]n£ ä]Ç{ £]În ³ÓÓ]ÇÈ £]äxä ³ä]ÈÇ ³Î]ÇÇ ]xx È]n ³Óä]ää ä]ä{ä £x]În Ó£]{Î ä]ää£ {]È£ £]Çx ä]Çä£ p p p p p p ä]Îx ³Î]Ó Î]ÓÎ{ Ó]Ç{ ³£ä]n ä]{ä £]xn ³Ç]£Î Î]È £]ÎÎ ³{]È Ç]Çxx p p p ³£]ÈÇ ³£ä]£ ä]ääx ä] ³£Ó]Çx £]Çn£ £]Ç£ ]n È]ÈÎä Ó]ÇÓ ³n]££ £È]Σä Î]{ä ³££]ÎÈ È]£Óä Î]n{ ³{]{Î £ä]Çää £]x{ ³x]äÈ £x]äää Î]ÓÓ ³£n]££ £]nÓä x]£Î ³£{]äÓ È]Îää Ó]ÈÓ ³£]£ Ó£]ÎÎä Ó]ää {]ää ££]xÇä {]xä ³£Ç]Èx È]xää £]È ³ä]£{ {]äÓn Ó]£Î ³£{]äÓ £]£nx p p p ³ä]än ³Î]ÈÓ Ó]£Óä ]xÓ³ÓÓn]äÇ ä]nÓÎ Î]Ç ³Ó£]Î ££x]{ää x]{ä ³ä]Î ä]Îä ä]ÓÇ ä]Ç£ £]äÎÇ Ç]£n ³Ç]ä ä]룂 Ó]ää ³£ä]ÓÓ Î]££Ó Ó]xn ³{ä]Çn ä]x£ä Î]Ç{ ³ÓÎ]È ä]{Îä p p p ]äÎ ³£]nx ä]£ £]Ó£ ³££]ÎÈ Ó]£{ £]ÓÎ ³£ä]{ä Ó]äÎn Ó]În £]xx È]Ó{x £]ÎÎ Ó]£Î ]xÎä ³£]xÎ ³Î]Σ ä]Óx È]xx ³£x]xx ä]{£x Ó]n£ ³Óx]{Î ä]{ä £]{n ³Î{]ÎÓ £]{n Ç]{ȳ£Î]ä{ ä]ÓÓ{ Î]Óä ³x£]£ ä]{x x]Î ³£x]äx x]£Îä x]ÎÓ ³££]{Ç ä]ÎÇ p ³Î]£x Óä]äää £]ä ³£ä]Σ Ó]nÇä ä] ³{]£È Î{]ÇÓä ä]ÓÓ ä]£Ç ä]n{Î p ³ä]£ä ä]x{ Ó]äÈ ³x]xÇ £n]nnä x]£n ³ÈÈ]ÈÇ 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Lo rende noto un comunicato del gruppo, secondo il quale gli azionisti Fininvest, Airain Lda, H-Equity e H-Invest «hanno manifestato la propria disponibilità a sottoscrivere integralmente la quota ad essi riservata in opzione, pari rispettivamente al 24,9%, 6,6%, 4% e al 3,6% dell’aumento di capitale», con Fininvest pronta a sottoscrivere l’inoptato fino a 1,6 milioni entro però la soglia massima del 30% delle quote totali a fine aumento. © RIPRODUZIONE RISERVATA *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® p *v>À> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® Î]xxä *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® Ó]ÓÓä *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® £Ó]££ä *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® ]x£ä *}À° -°>ÕÃÌ I°°°°°°°°°°°°°°°°°*-® È]Èäx *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]Îxä *ÌÀ> À>Õ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® Ó]Î{ *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]Èxx *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÎnÓ *À> `ÕÃÌÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ££]äää *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £n]äxä , ,° i i`V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]ÎÓÓ ,>ÌÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,/® Ó]{£È , - 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Al 30 settembre scorso il Core Tier 1 della Sondrio era al 7,73 per cento, un livello insufficiente per chi è inserito nel gruppo delle prime 15 banche italiane. Nonostante l’ampiezza dell’operazione, 450 milioni su una capitalizzazione di Borsa pari a circa 1,25 miliardi, il mercato ha accolto positivamente l’annuncio, premiando il tempismo. In una giornata che ha visto molti titoli bancari largamente venduti, PopSondrio ha chiuso a 4,192 euro in calo dell’1,69 per cento, contro una perdita dell’indice milanese del 3,34%. @Righist +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® £]£ÓÈ Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]£Ó Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ]{ää VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® Ó£]£Îä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® ä]Ç VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]Ón `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Î]{Èä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{n i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ÇnÈ V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]{xä LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xxä 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contendenti avrebbero dovuto accorgersi che le cose attente della storiografia suc- stavano andando in modo diverso da come si erano cessiva, continuano a domi- immaginati che andassero. Tra il 6 e il 10 settembre ha nare l’opinione corrente a proposito luogo un grande scontro lungo un fronte di trecento degli oltre trent’anni (1882-1914) in chilometri tra Meaux e Verdun. È l’inizio di quella che cui l’Italia fu alleata degli imperi te- prenderà il nome di «battaglia della Marna». Un evendesco e austroungarico nel Drei- to, scrive l’autore, «paradossalmente decisivo proprio bund, la Triplice Alleanza. E non solo di questo. Per perché non risolve le sorti della guerra, come tutti si atsmontare alcuni di questi giudizi consolidati, Gian En- tendevano». I tedeschi infatti, «sotto pressione, decirico Rusconi ha scritto un libro, 1914: attacco a occi- dono di ripiegare per assestarsi più a nord in trincee dente (edito dal Mulino) destinato ad essere impre- imprendibili». È così che «comincia quella Grande scindibile per chi dovrà affrontare i dibattiti di qui al- guerra che rimarrà fissata nella memoria collettiva col’estate, nella ricorrenza dei cento anni dall’attentato di me guerra di trincea con i suoi massacri insensati, i diSerajevo. Un luogo comune per antonosperati assalti per conquistare poche cenmasia è che quella del Dreibund fosse, cotinaia di metri, i continui brutali bombarme scriveva Gaetano Salvemini, un’alledamenti di artiglieria», dopo i quali, coanza «innaturale». E anche che nello me si disse allora (è riportato nel libro di scoppio e nella protrazione del conflitto Alistair Horne Il prezzo della gloria, Bur), ci sia stato un che di inesorabile. Come «non si può distinguere se il fango sia sostenne il ministro degli esteri britannicarne o se la carne sia fango». La battaglia co David Lloyd George, che nelle sue medella Marna cambia la natura del conflitmorie scrisse: «Le nazioni sono scivolate to: da guerra di movimento, diventa gueroltre l’orlo del cratere bollente della guerra di trincea, «fondendosi poi, con il pasra». Ciò che colpisce Rusconi è il ricorso a sare del tempo, con la guerra di materiaquel verbo, «scivolare», quasi a voler dare li». I francesi parlano di «miracolo della un senso «preterintenzionale» all’esploMarna», il filosofo Henri Bergson evochesione del conflitto e di conseguente dererà Giovanna d’Arco e la «lotta della civilizsponsabilizzazione di coloro che lo cau- Il generale zazione contro la barbarie tedesca». Ma la sarono. battaglia non diede un vincitore e un vinQualcosa di preventivamente autoasso- Il generale Luigi to, tant’è che Parigi e Berlino si ostinarolutorio lo aveva detto — in tempo reale, il Cadorna (1850-1928) no a rimpiangere «un risultato migliore e 30 luglio 1914, parlando al Consiglio dei divenne capo di stato risolutivo», ognuno a proprio favore. Riministri prussiano — il cancelliere Theo- maggiore dell’esercito sultato che si sarebbe potuto ottenere se bald von Bethmann Hollweg che viene nel 1914, dopo la lo scontro non fosse stato interrotto. «Per qui definito «il principale responsabile morte di Alberto Pollio. ragioni diverse», fa notare lo storico, tedesco della decisione di guerra (anche In alto, nella foto «francesi e tedeschi ritenevano di poter se essa sarebbe stata impossibile senza grande: fanti francesi arrivare a un esito decisivo, anche se eral’approvazione del Kaiser verso il quale durante il conflitto (Afp) no molto provati». È legittimo chiedersi egli nutriva lealtà e deferenza, e senza le «perché i contendenti — di fronte all’esicontinue sollecitazioni dei militari)». «Tutti i governi, to inatteso della battaglia e alla paralisi militare che ne compreso quello russo e la maggioranza dei popoli in è seguita — non abbiano cercato vie di composizione sé sono pacifici», disse quel giorno Bethmann, «ma si del conflitto». Già, perché? è persa la direzione e la pietra sta rotolando». Nel 1915 entra in guerra l’Italia. I nostri alleati (e futuLa verità è, invece, che i dispacci inviati da Berlino al- ri nemici) non hanno una grande opinione di noi. Nel le capitali europee in quell’estate del 1914 «contengono novembre del 1912 l’ambasciatore russo a Parigi, Alekvarianti e omissioni che», secondo Rusconi, «fanno sandr Izvol’skij, scrive al suo ministro degli Esteri Sersospettare la volontà di confondere il campo avversa- gej Sazonov: «Nessuno crede che la Triplice Intesa o la rio». E gli effetti di questa politica studiata per frastor- Triplice Alleanza possano contare sulla lealtà dell’Italia nare gli interlocutori si ribaltano contro gli ideatori di che… nel caso di una guerra assumerà un atteggiamenquesti stratagemmi, configurandosi come una prova di to di osservazione e poi si assocerà alla parte verso cui responsabilità. O, se si vuole, di grave irresponsabilità. arride la vittoria». Dello stesso tono una nota del ConTalché la tesi di una guerra «inavvertita», ossia sfuggita seil supérieur de la défense nationale francese, seconal controllo in quanto imposta da fattori tecnici, esterni do la quale «l’Italia rimarrà probabilmente neutrale, C Bibliografia Quando l’Europa cadde nell’abisso È appena uscito in libreria 1914: attacco a Occidente (Il Mulino, pagine 320, 24), il nuovo saggio dedicato dal politologo Gian Enrico Rusconi alle vicende iniziali della Prima guerra mondiale. Su altri aspetti di quella stessa tragica vicenda Rusconi ha pubblicato in passato due importanti studi: Rischio 1914. Come si decide una guerra (Il Mulino, 1987) e L’azzardo del 1915. Come l’Italia decide la sua guerra (Il Mulino, 2005). ma non esiterà a schierarsi dalla parte del possibile vincitore». Tutti la pensano allo stesso modo. In un promemoria del 20 dicembre 1912, il capo di stato maggiore tedesco Alfred von Schlieffen afferma di non coltivare illusioni circa il nostro impegno: se il nostro Paese costringerà la Francia a lasciare due corpi d’armata e relative riserve ai confini alpini «questo è tutto il vantaggio che potremo verosimilmente trarre dall’alleanza con l’Italia in una guerra». Si differenzia da tutti gli altri, a Roma, il capo di stato maggiore dell’esercito Alberto Pollio, la cui fedeltà al Dreibund suscita l’ammirazione di amici e (potenziali) nemici. Pollio si spinge a proporre ai tedeschi un’azione preventiva: «Non è più logico per la Triplice sbarazzarsi di ogni falso sentimento umanitario e incominciare per tempo una guerra che ci sarà comunque imposta? Per questo mi chiedo, in piena sintonia con il vostro grande re Federico, quando nel 1756 spezzò il cerchio ferreo dei suoi avversari: perché non cominciamo noi adesso questa guerra inevitabile?». Di più: Pollio sostiene che la Triplice debba «agire in guerra come un unico Stato». Ma il suo interlocutore tedesco Alfred von Waldersee inviterà il comandante supremo Helmuth Johann Ludwig von Moltke (sensibile alle sugge- stioni di Pollio) a non confondere quell’interlocutore con i suoi connazionali: «L’eccellente capo di Stato maggiore italiano è una grande mente, un uomo affidabile. Ma fino a quando durerà la sua influenza?». Per poi così irridere i precedenti di guerra del nostro Paese: «La nuova Italia sinora ha sempre fatto i suoi affari con le vittorie degli altri». Poi, dopo l’attentato di Serajevo, il 1° luglio del 1914 Pollio muore all’improvviso. I tedeschi sospettano si tratti di omicidio (ma non c’è alcuna evidenza in tal senso). Il successore di Pollio, Luigi Cadorna, il 27 luglio manda una lettera a Moltke in cui ribadisce i sensi della lealtà italiana all’alleanza e quattro giorni dopo predispone una «Memoria sintetica» per «il trasporto in Germania della maggiore forza possibile». Documento approvato dal re, o meglio, dal suo principale collaboratore. Vittorio Emanuele, però, la mattina successiva proclama la nostra neutralità. Si arriva così, scrive Rusconi, «all’assurdo» che vede «l’aiutante di campo del re mandare la sua lettera di approvazione a Cadorna pochissimo prima che il sovrano e il governo decidano di congelare l’intera situazione dichiarando la neutralità dell’Italia». Cadorna, capita l’antifona, in un breve volgere di tempo si trasforma nel «più solerte sostenitore della Il cedimento al fatalismo «Tutti i governi, compreso quello russo e la maggioranza dei popoli in sé, sono pacifici», disse il cancelliere a Berlino, «ma si è persa la direzione e la pietra sta rotolando» Un campione della neutralità Nella classe dirigente italiana il più coerente fu Giovanni Giolitti, che si oppose sempre nettamente a un ingresso nel conflitto contro gli Imperi centrali, nostri ex alleati La collana A cento anni dal conflitto la Bur ripropone opere di Mario Silvestri, Antonio Gibelli, Alistair Horne, Basil Liddell Hart con prefazioni inedite Caporetto, Verdun, l’Isonzo: libri classici sulla tragedia delle trincee di ANTONIO CARIOTI N on era uno storico di professione, Mario Silvestri. Nato a Verona nel 1919, ingegnere e scienziato, docente al Politecnico di Milano, fu tra coloro che più s’impegnarono per lo sviluppo dell’energia nucleare nel nostro Paese. Ma tra le sue passioni c’era anche la storia, in particolare la Prima guerra mondiale. Le dedicò diversi studi, in cui abbinava la scorrevolezza della prosa alla competenza tecnica: in particolare due libri di notevole successo presso il pubblico, piccoli classici che ora la Bur ripropone per il centenario della Grande guerra con prefazioni inedite di firme importanti. Il 12 marzo esce Caporetto. Una battaglia e un enigma, il lavoro che Silvestri dedicò nel 1984 alla disfatta subita dal nostro esercito nell’ottobre 1917. Un saggio che è anche uno spunto per riflettere, come nota Sergio Romano nella prefazione della nuova edi- 1914 1918 LA GRA GRANDE ANDE GGUERRA UE zione, sulle successive battaglie perdute, in campo economico e civile, dalla classe dirigente dell’Italia repubblicana, verso la quale Silvestri era molto severo. L’altro suo saggio è Isonzo 1917, che sarà in libreria il 16 aprile: nella prefazione inedita Mario Isnenghi sottolinea che quando uscì, nel 1965, quell’opera andava controcorrente rispetto alla retorica nazionalista ancora in voga sulla Grande guerra, ma per il lettore di oggi si caratterizza semmai in senso opposto, data l’estraneità di Silvestri alla «consueta pregiudiziale autoflagellante». L’iniziativa della Bur comprende altri tre volumi sul primo conflitto mondiale con prefazioni nuove. Il 19 marzo esce La Grande guerra degli italiani 1915-1918 di Antonio Gibelli: un’opera in cui l’attenzione dell’autore non si rivolge alle operazioni militari, ma alle esperienze e alle trasformazioni innescate dalla catastrofe bellica, che interessarono non solo i combattenti al fronte, ma la società intera. Come scrive Giovanni Belardelli nella nuova prefazione, Gibelli descrive l’alba di una nazione, il modo in cui il conflitto «determinò l’entrata forzata di milioni di italiani e italiane nella dimensione dell’italianità». Con Il prezzo della gloria. Verdun 1916, dello studioso britannico Alistair Horne, si esce dal fronte italiano della Grande guerra, ma si rientra nell’ambito della storia militare. Il volume, in libreria dal 2 aprile, ricostruisce infatti il sanguinosissimo scontro che vide per mesi tedeschi e francesi contendersi palmo a palmo il terreno intorno Cinque volumi Per capire la bufera che cambiò il mondo Ecco le cinque proposte della Bur sulla Grande guerra, tutte in vendita al prezzo di 12: Mario Silvestri, Caporetto (esce il 12 marzo, prefazione di Sergio Romano, pp. 340); Antonio Gibelli, La Grande guerra degli italiani (esce il 19 marzo, prefazione di Giovanni Belardelli, pp. 400); Alistair Horne, Il prezzo della gloria. Verdun 1916 (esce il 2 aprile, prefazione di Paolo Macry, pp. 376); Mario Silvestri, Isonzo 1917 (esce il 16 aprile, prefazione di Mario Isnenghi, pp. 576); Basil Liddell Hart, La prima guerra mondiale (esce il 23 aprile, prefazione di Francesco Perfetti, pp. 650). alla fortezza di Verdun, in condizioni disumane e con perdite spaventose, senza che nessuna delle due parti riuscisse a prevalere. Fu allora che si comprese, nota nella nuova prefazione Paolo Macry, che le forze armate della Germania imperiale «avrebbero potuto semmai evitare di perdere la guerra, ma difficilmente l’avrebbero vinta». Conclude la serie, il 23 aprile, un’opera di portata complessiva: La prima guerra mondiale di Basil Liddell Hart, uno studioso di gran fama che aveva partecipato direttamente al conflitto, come ufficiale britannico, e nel 1916 era rimasto intossicato dal gas nella terribile battaglia della Somme. Per quanto la prima edizione risalga addirittura al 1930, il libro, sottolinea nella prefazione Francesco Perfetti, rimane «uno di quei testi che, per l’eleganza della scrittura e la finezza dell’analisi, sono destinati a durare nel tempo». @A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA Cultura 39 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 sostiene a più riprese che passare «all’aggressione (degli ex alleati) sarebbe un tradimento come ce n’è pochi nella storia». Il 26 aprile del 1915 l’Italia firma (segretamente) il patto di Londra, con il quale si impegna a entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa. Poi con il «maggio radioso» le masse vengono mobilitate in modo che si possa pensare che il re abbia deciso in tal senso per appagare un desiderio del «suo» popolo. Olindo Malagodi incontra Giolitti il 9 maggio e lo trova furibondo («ha perduto la sua bella freddezza abituale», annota sul diario). Poi dice: «La gente che è al governo meriterebbe di essere fucilata… è un’idea fissa di Sonnino di fare la guerra per salvare la monarchia che non è affatto in pericolo… Salandra ha mentito! Già è pugliese!». Ma, nonostante sia il più importante uomo politico dell’epoca e benché disponga del consenso della maggioranza dei parlamentari, Giolitti non riesce ad impedire la nostra entrata in guerra a fianco dell’Intesa. Evidentemente, riflette Rusconi, «la riluttanza a fare la guerra non basta a bloccare l’effetto trascinante e intimidente della mobilitazione a favore dell’intervento, che è minoritaria ma potente dal punto di vista comunicativo». Non sarà l’ultima volta nella storia d’Italia che una minoranza «potente dal punto di vista comunicativo» prevarrà su una maggioranza che di quella potenza non dispone (o non sa disporre). Dopodiché lo storico ridimensiona l’accusa all’Italia d’essere venuta meno ai patti, facendo notare come anche l’impero austroungarico facesse in quelle circostanze il doppio gioco. Ma l’onta in qualche modo restava. E qui Rusconi mette in rilievo come Benito Mussolini nel 1940 abbia compiuto il tragico errore di entrare in guerra, a fianco dei nazisti, proprio per evitare di essere accusato di aver tradito la Germania «per la seconda volta». Fondamentale all’epoca è quella che potremmo definire «la battaglia dei professori». Pochi mesi, scrive Rusconi, «separano le lacrime di commozione patriottica dei docenti berlinesi dalle lacrime per il massacro dei loro studenti». Viene qui riletto l’«Appello dei 93» che sarà sottoscritto, nel 1914, da ben quattromila intellettuali e accademici tedeschi. In esso si sostiene che la Paralleli fuorvianti La questione tedesca di cui si discute oggi in riferimento ai problemi dell’Ue non ha nulla a che vedere con la crisi di un secolo fa guerra contro l’impero asburgico, scontrandosi con la riluttanza del governo che intende invece agire con circospezione». Così come Sidney Sonnino, che da posizioni filotedesche passa al fronte opposto, resistendo, da ministro degli Esteri (dopo la morte di San Giuliano, ottobre 1914), alle pressioni della Germania perché l’Italia stia ai patti e, quantomeno, rimanga neutrale. Ma in Germania non è che da noi si aspettino granché. Già il 14 luglio il segretario particolare del cancelliere Bethmann, Kurt Riezler, annota come sia molto improbabile che l’Italia mantenga i suoi impegni, «a meno che a lungo andare la nostra vittoria sia sicura o la ritenga tale». Il 2 agosto Moltke scrive: «Non attribuisco valore alcuno al fatto che l’Italia dia seguito per intero alla promessa di invio di truppe in Germania»; l’importante è che, quantomeno, non rompa platealmente il fronte della Triplice Alleanza. I tedeschi chiedono agli austriaci di promettere qualche compenso in più all’Italia. Ma l’Austria resiste, perché ritiene che in ogni caso l’Italia fiuterà il vento. Anche per il fatto che, come sostiene il primo ministro ungherese István Tisza «è militarmente debole e codarda». I tentennamenti sono infiniti. Quando a fine agosto sembra che l’offensiva tedesca contro la Francia sia coronata da successo, Antonino di San Giuliano (quattro settimane prima di morire) si affretta a scrivere: «Noi abbiamo sempre pensato che le probabilità di vittoria erano per la Germania». E pensare che lo stesso San Giuliano poco prima aveva detto che l’Italia poteva rompere con Austria e Germania. Ma solo, aveva prudentemente aggiunto, se avesse avuto «la certezza di vittoria». Ciò che gli appariva «non eroico», ma «saggio e patriottico». L’unico a restare coerente è Giovanni Giolitti, il quale «lotta dell’Occidente contro il nostro cosiddetto militarismo» è una «lotta contro la nostra cultura». Chi ha posizioni avverse alla Germania è un «ipocrita»: «Senza il militarismo tedesco infatti la cultura tedesca sarebbe da tempo cancellata dalla faccia della terra». Non è vero, sostiene l’Appello, «che abbiamo criminosamente violato la neutralità del Belgio; è dimostrato invece che Francia e Inghilterra erano decise a violarla, sarebbe stato un suicidio non prevenirle». Né va dimenticato — prosegue il manifesto — che la popolazione belga «ha sparato ai soldati tedeschi alle spalle, ha mutilato feriti, ucciso medici nell’esercizio del loro servizio umanitario». Di più: «I nostri nemici, per atteggiarsi a difensori della civilizzazione europea, non hanno il diritto di allearsi con russi e serbi e di offrire al mondo il disgustoso spettacolo di aizzare mongoli e neri contro la razza bianca». Tra i firmatari ci sono — salvo pochissime eccezioni — «tutti gli studiosi che ancora oggi sono considerati indiscusse autorità nei loro campi di studio». Non manca un nutrito gruppo di scienziati, come il biologo Ernst Haeckel, il fisico Max Planck e lo psicologo Wilhelm Wundt. È singolare, nota Rusconi, «che le storie ufficiali della filosofia preferiscano ancora oggi sorvolare sul punto, considerando l’euforia bellicista dei filosofi un incidente trascurabile». Per contro in Francia si schierano a favore della guerra André Gide, Marcel Proust, Anatole France, Paul Claudel, Emile Durkheim, Charles Péguy, persino lo storico «giacobino» Albert Mathiez. E in Russia aderiscono alla crociata contro la «barbarie teutonica» nemici giurati dell’autocrazia zarista come Plechanov, Kropotkin. I poeti Blok, Esenin e Majakovskij. Rusconi è particolarmente incuriosito dalla figura di dulge alle retoriche che impregnavano le «idee del Thomas Mann, che il 7 agosto del 1914 scrive al fratello 1914». L’imperialismo liberale, di cui lui è un rappreHeinrich: «Il mio sentimento fondamentale è di enor- sentante, vede le relazioni internazionali immerse nelme curiosità e, lo confesso, nutro la più profonda sim- la logica di potenza, «potenza temperata da forme di patia per questa odiata Germania, così gravida di enig- equilibrio in un più ampio sistema delle nazioni». Rimi e di destino». Poi affiderà ai Pensieri di guerra que- fugge, Weber, «da ogni esaltazione vitalistica, razzista sto ricordo: «Guerra! Quale senso di purio estetizzante della potenza, da ogni eufoficazione, di liberazione, di immane ria bellicista; la sua è piuttosto una visione Intellettuali speranza ci pervase allora! Ecco, di questo fatalista, caratterizzata eventualmente da parlavano i poeti, solo di questo. E quanun certo titanismo morale». Ma il sentido poi si ebbero i primi risultati decisivi, mento più diffuso (o che, quantomeno, quando si issarono le bandiere, quando i appare tale, è quello del giovane volontamortaretti rintronarono annunciando la rio Ernst Jünger: «Siamo partiti sotto una marcia trionfale del nostro esercito sino pioggia di fiori, ebbri di rose e di sangue. Il grande sociologo alle porte di Parigi, non ci sembrò di avNon vi era alcun dubbio che sarebbe stata tedesco Max Weber vertire allora una sorta di delusione, di dila guerra ad apportarci quella cosa gran(nella foto qui sotto), singanno come se le cose andassero tropde, forte, memorabile che tanto sospirapur schierato su po lisce, fossero troppo facili, come se la vamo. Essa ci appariva un’azione virile, posizioni di appoggio debolezza del nemico ci privasse dei nouna divertente scaramuccia su prati fioriallo sforzo bellico della stri sogni più belli?». ti, bagnati dalla rossa rugiada del sanGermania durante la Quanto poi alle Considerazioni di un gue». Grande guerra, non si impolitico, che Thomas Mann iniziò a Rusconi dà credito a studi più attenti fece contagiare dalla scrivere nel 1915 (per sviluppare più amche ci dicono non essere andate le cose retorica nazionalista piamente il libro nel 1917 e darlo alle stamesattamente in quel modo: «Accanto alcome altri illustri pe, a guerra persa, nel 1918), Rusconi afl’adesione entusiastica, c’è anche un’oscustudiosi. Lo scrittore ferma: «Non credo che sia un’opera sbara paura rimossa grazie alla prima straorThomas Mann (nella gliata, mal riuscita o fallita — come handinaria operazione mediatica di massa foto al centro) no scritto alcuni critici. È un’opera del Novecento, pilotata dalle agenzie stapolemizzò in difesa enigmatica, a suo modo unica». Bersagli tali e dai grandi giornali nazional borghedell’identità culturale delle Considerazioni sono come è noto il si, in grado di sedurre, zittire, oscurare le tedesca nel suo libro fratello Heinrich Mann, prototipo del «civoci dissenzienti o perplesse… Sull’unani«Considerazioni di un vil-letterato», e Romain Rolland, premio mità della festa popolare dell’agosto 1914 impolitico», scritto nel Nobel della letteratura nel 1915, che ha la (qui in Italia del maggio 1915, ndr), sulla corso del conflitto euforia della partecipazione di tutti gli pretesa di mettersi «al di sopra della mistrati sociali, oggi si hanno forti dubbi». Si schia». Agli occhi di Thomas Mann «rapregistra piuttosto un condiviso «spirito di presentano l’ipocrisia dei letterati della ciservizio» per la patria in pericolo, nel quavilizzazione che si illudono e vogliono ildro di un «patriottismo difensivo». Che è ludere di avere a cuore i valori universali cosa diversa da quella che da cento anni si cosiddetti democratici, mentre in realtà tramanda. perseguono gli interessi materiali della Attenti, dunque, alle «straordinarie loro parte politica contro la Germania». operazioni mediatiche di massa», ci metCon il progetto di «indurla a sgermanizte in guardia l’autore. Rusconi propone le zarsi». Poi, con gli anni, Thomas Mann parole del «supercapitalista» tedesco Hucambierà idea. Ma non rigo Stinnes, che qualche tempo prima delpudierà mai le Consideral’inizio del conflitto si opponeva al ricorso zioni e con esse quella che alle armi con questo argomento: «In Euconsidera «una battaglia di ropa non c’è nessuno che possa contestarritirata in grande stile, l’ulci il nostro rango. Dunque, tre o quattro tima e più tarda di uno spianni di pace e vi assicuro la predominanza rito borghese tedesco e rotedesca in Europa con tutta tranquillità». mantico, combattuta con Una citazione che, letta oggi, appare malipiena coscienza della sua ziosa. La Germania del 2014, mette in vanità e quindi non senza chiaro Rusconi, «non ha nulla in comune nobiltà d’animo» (parole con quella del 1914 salvo l’eccellenza ecoscritte nel 1928, in piena Renomica, ma in un contesto internazionale pubblica di Weimar). Nel e geopolitico inconfrontabile; il processo marzo del 1952, tre anni della sua integrazione europea e occidenprima di morire, tornerà su quel libro ortale è irreversibile, a meno di imprevedimai considerato scandaloso: «Non me la bili disastri; se esiste un problema tedesono mai sentita di rompere davvero con sco, è perché esiste un problema europeo, le Considerazioni, esse sono un’opera di ma questo a sua volta non può essere adetravaglio e di scandaglio faticoso e schietguatamente compreso con l’apparato conto di me stesso a cui devo essere grato percettuale tradizionale con il quale abbiamo ché solo quella tribolazione ha reso possianalizzato le vicende che culminano nella bile La montagna incantata». La verità è Grande guerra». da ricercarsi, secondo Rusconi, in qualcoParlando dell’oggi, «non è un dettaglio sa che ha «reso difficile a Thomas Mann Lo scrittore Ernst che la nuova assertività tedesca non poggi un’adesione intima alla democrazia come Jünger (nella foto qui al suo interno su un sistema politico seistituzione e l’accettazione del valore inesopra), volontario miautoritario, come nel 1914, ma su un soludibile delle sue procedure». I meccanicombattente e lido e funzionante modello democratico smi istituzionali e la logica elettorale, l’impluridecorato, raccontò che ha sempre di mira una più intensa inprescindibilità delle regole parlamentari, l’atmosfera euforica tegrazione europea… È da qui che si deve l’idea stessa dell’egalitarismo sociale non che aveva avvertito cominciare a capire la Germania nella sua lo «hanno mai davvero conquistato». intorno a sé all’inizio nuova normalità, che sembra porsi addiC’è però un grande intellettuale tedesco della guerra rittura come modello di orientamento per la cui firma non compare in calce all’«Aple altre nazioni europee». Soltanto così pello dei 93»: Max Weber. Non certo perché sia antipatizzante nei confronti dell’impresa belli- «la si può eventualmente anche criticare». Che è un ca. Anzi. Il 29 agosto del 1914 scrive: «A prescindere da modo di puntare l’indice contro coloro che muovono come finirà, questa guerra è grande e meravigliosa». E accuse alla Germania richiamando alla memoria quel non ha nemmeno obiezioni all’invasione del Belgio: che fu nel 1914. O, addirittura, nel 1939. Accuse che, è «La causa della guerra non è stata la nostra marcia in bene ribadirlo, non hanno alcun fondamento storico. Belgio, lo sappiamo; il Belgio non doveva diventare un [email protected] varco dei nostri nemici». Eppure il sociologo non in© RIPRODUZIONE RISERVATA Narrativa Nel romanzo di Xu Zechen (Sellerio) un realismo acuminato racconta la inconsapevole ricerca di una autenticità che sfugge Lo spacciatore (cinese) di dvd contraffatti si innamora del cinema di MARCO DEL CORONA D unhuang ha un nome che non è un nome. Suo padre aveva visto la parola «a caratteri cubitali neri sulla prima pagina del “Quotidiano del Popolo”» e aveva chiamato il figlio come una città del Gansu, tappa dell’antica Via della Seta. L’artificio narrativo serve a indicare che il protagonista di Correndo attraverso Pechino, dunque, è un uomo senza nome, un uomo che è tutti, un uomo che è un luogo. Un luogo come tutti. E quello che gli accade nelle pagine del romanzo di Xu Zechen (tradotto da Paolo Magagnin per Sellerio) potrebbe effettivamente accadere in una qualsiasi città della Cina. Uomo senza qualità apparenti e con qualcuna appena sotto una crosta di ingenuo cinismo, Dunhuang esce dal carcere dove ha trascorso un periodo non lungo perché smerciava documenti falsi. Vaga per i sobborghi, trova una ragazza immigrata dalla campagna e, quasi per caso, si reinventa una nuova professione: si mette a vendere dvd contraffatti davanti alle università. Sorprende se stesso scoprendo di amare il cinema, film d’autore compresi; e quasi sorprende il lettore italiano (anzi, è l’autore a sorprenderci) quando vengono citati titoli come Ladri di biciclette o Nuovo Cinema Paradiso. Il senso di colpa per essere stato la causa involontaria dell’arresto del compagno di truffe Bao Ding spinge il protagonista a cercarne la fidanzata, la trova e, a quel punto, ci si imbatte in una sorta di pudica innocenza nel rapporto forse d’amore che nasce. Un legame per- Nato nel 1978 nella provincia cinese dello Jiangsu, Xu si è laureato in Letteratura cinese all’università di Pechino. L’opera narrativa di Xu indaga soprattutto le classi sociali meno fortunate, i lavoratori immigrati, la pirateria digitale sino ruvidamente benedetto dal compare Bao Ding quando a sua volta esce di cella. È alla fine che tutto precipita, perché nella Cina di oggi — questo sembra suggerire Xu nel romanzo — non c’è margine per il lieto fine. Come se non ne fosse semplicemente contemplata la possibilità. Non occorre essere dissidenti per raccontare storie amare. E Xu — classe 1978, una delle promesse mantenute della giovane letteratura cinese — «scrittore dissidente» non è. Restituisce però una Pechino marginale, ne percorre i suoi lembi slabbrati, Sanjiaodi, Zhongguancun, ne riempie l’aria di tempeste di sabbia che funzionano da efficace correlativo oggettivo allo sradicamento dei personaggi, all’incapacità di guardare più in là. Per il lettore occidentale, che di ra- do accede per via narrativa alla realtà della Cina, Correndo attraverso Pechino pratica un realismo acuminato, distante dal «sogno cinese» evocato dalla propaganda. Ecco la rassegnazione degli studenti di fronte a un percorso universitario che non dà certezze, i pernottamenti in anguste stanzette o appartamenti spartani, la volatilità dei rapporti umani. O la sorte ignota di chi ieri era a casa sua e oggi non c’è (e la porta di casa è sigillata con il nastro adesivo). Tutto L’autore Xu non è un dissidente , ma restituisce una Pechino marginale, popolata da personaggi sradicati era vero nel 2006, quand’è stato scritto il romanzo, e lo è adesso (si potrebbe obiettare che oggi la pirateria dei film in Cina sta passando dai dvd ai siti web, ma evidentemente non è questo il punto). Il nocciolo sta nell’asimmetria tra la vita trascorsa a spacciare oggetti falsificati, da una parte, e, dall’altra, la inconsapevole ricerca di un’autenticità che sfugge. Restano poliziotti maneschi, padrone di casa avide e paurose, aspirazioni rasoterra. Una notte che si mangia i sogni: tutti, anche il «sogno cinese». @marcodelcorona leviedellasia.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro di Xu Zechen «Correndo attraverso Pechino» è edito da Sellerio (pagine 198, 15) 40 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Cultura 41 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Le iniziative del Corriere I grandi filosofi La collana I maestri che hanno accompagnato l’evoluzione del nostro mondo. Dai pensatori classici agli interpreti della modernità Il piano dell’opera 1 11 febbraio 2014 PLATONE a cura di Roberto Radice 2 18 febbraio KANT Tommaso Tuppini 3 25 febbraio EINSTEIN Roberto Maiocchi 4 Oggi NIETZSCHE di ARMANDO TORNO Tommaso Tuppini 5 11 marzo ARISTOTELE U na frase si aggira guardinga e ben commentata in Internet. Porta la firma dello scrittore francese Jean Cocteau: «Il dramma della nostra epoca è che la stupidità si è messa a pensare». La sua fortuna cominciò quando — pensate un po’ all’ironia della sorte — un letterato reazionario amico di Céline, Robert Poulet, la commentò su una rivista che procurava gonfiore al fegato di coloro che si sentivano politicamente corretti, Rivarol. Ci aggiunse quale chiosa la seguente osservazione: «Non sarebbe niente se l’intelligenza non si fosse messa a rimbecillire». Poulet, cattolico e cittadino onorario della Vandea anche se dadaista, la utilizzò nei suoi libelli (in italiano Castelvecchi ha proposto recentemente Contro l’amore). La frase ebbe una sua vita, indipendentemente dall’autore e dalle reazioni, finì nei repertori sulla stupidità. I quali, per ragioni che non è difficile comprendere, diventano sempre più voluminosi. Si potrebbe credere che Cocteau, per la battuta ri- Roberto Radice 6 18 marzo SCHOPENHAUER Tommaso Tuppini 7 25 marzo FREUD Alfredo Civita 8 1 aprile PASCAL Alberto Peratoner 9 8 aprile SANT’AGOSTINO Carlo Chiurco 10 15 aprile ARENDT Olivia Guaraldo 11 22 aprile CARTESIO Alberto Peratoner 12 29 aprile SARTRE Filosofia, un antidoto alla stupidità cordata, sia stato ispirato da una conferenza di Robert Musil, tenuta a Vienna l’11 marzo 1937 (e ripetuta sei giorni dopo) su invito della Österreische Werkbund, il cui titolo era appunto Sulla stupidità. Notava il celebre scrittore austriaco: «La stupidità è fittamente intessuta con altro, senza che da qualche parte spunti il filo che sciolga la tessitura. Persino genialità e stupidità sono indissolubilmente legate. Ci si vieta di parlare molto solo per paura di passare per stupidi». Si era preparato a lungo per la bisogna e un amico gli aveva inviato persino il raro testo a stampa di un’altra conferenza, anch’essa avente come titolo Sulla stupidità, tenuta nel 1866 da Johann Eduard Erdman, allievo di Hegel. Studiò anche teologia a Berlino e infine diventò professore a Halle. Ora non vorremmo scrivere una bibliografia sull’argomento, anche perché le leggi fondamentali le ha ben messe in evidenza Carlo Maria Cipolla. Il sapido economista le affidò a un libello intitolato The Basic Laws of Human Stupidity (la prima tiratura è del 1976, offerta come regalo di Natale agli amici); quindi raccolse le sue mirabili osservazioni in italiano nel 1988 in Allegro ma non troppo (Il Mulino continua a ristampare l’operetta, tradotta in tredici lingue). Tra l’altro scrisse: «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione»; e ancora: «Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita». Un preziosissimo corollario ammoniva: «Lo stupido è più pericoloso del bandito». Parole auree, che riprendono un monito di Nietzsche nel quale il celebre filosofo ricordava che è meglio cadere nelle mani di un assassino che nei progetti di talune persone. Certo, esagerava. Ma, come si suol dire, è bene tenerne conto: almeno dal punto di vista morale. Del resto, anche Wilde ne Il critico come artista notava: «There is no sin except stupidity», ovvero: «Non c’è peccato tranne la stupidità». Tutto questo discorso non desidera essere un commentario ai problemi della stupidità, giacché avremmo bisogno di ben altro spazio, ma semplicemente la segnalazione di un antidoto: la filosofia. Per carità, lo sappiamo, anche tra i pensatori ci sono degli stupidi ben riusciti (in genere si riconoscono dai titoli delle opere prodotte, che nemmeno loro riescono a spiegare), ma di certo tra i grandi del passato — quelli ben verificati dalla storia — il loro numero tende allo zero. Si prenda Michel de Montaigne, per esempio, con i suoi formidabili Essais. Stefan Zweig, che gli dedica una biografia tradotta in questi giorni da Castelvecchi, coglie da fine psicologo la forza presente nei ricordati Saggi: «In tutta la sua opera ho incontrato un’unica formula, un’unica affermazione categorica ripetuta costantemente: “La cosa Dalla «Repubblica» di Platone ai «Saggi» di Montaigne la parola d’ordine è contrastare l’assenza di riflessione più importante al mondo è essere se stessi”». Il magnifico francese mette a punto un sistema per vivere senza servire e, soprattutto, per evitare di cadere nelle trappole del mondo. Abbandona le cariche, rifiuta gli onori, si allontana dalla corte e dalle incombenze; si guarda bene dal partecipare a riunioni o dal frequentare salotti, decide di ritirarsi tra i libri, nella torre del suo castello. Persino gli incontri con sarti e parrucchieri li riduce all’osso, al minimo indispensabile. Assomiglia a Giona nel ventre della balena. Lì conversa, soprattutto in latino e greco, con gli spiriti sommi e si diverte a lanciare dalle finestre della sua biblioteca bombe cariche d’intelligenza sull’umanità. Le fa esplodere senza requie, incurante delle regole accademiche o delle convenzioni di guerra. E impara a ridere di se stesso e di tutti. Già, il riso: Bergson osserverà più tardi, forse con un aiutino di Aristotele, che il criminale è un uomo che ha smarrito il senso del comico. Platone organizzerà lo stato ideale nella sua Repubblica per sfuggire alla stupidità dei governi del mondo più che per concretizzare sul- Ritratti Da sinistra: Platone (Atene, 427 - 347 a.C.), Michel de Montaigne (Bordeaux, 1533 – Saint-Michel 1592), G. W. Friedrich Hegel (Stoccarda, 1770 – Berlino, 1831), Robert Musil (Klagenfurt, 1880 – Ginevra, 1942). In alto: Nietzsche illustrato da Camilla Guerra Saggezza Per Dostoevskij, la sola cosa peggiore di un imbecille buono era un imbecille cattivo, che è ancora più stupido la terra un modello fissato nei cieli (si legga a proposito il finale del libro IX). Aveva forse capito con due millenni e qualche secolo di anticipo quanto Karl Kraus rivelò in Scrivere e leggere: «Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi». Per evitarne l’inventario e la complessa catalogazione politica, il filosofo greco si spinse sino a teorizzare per primo il comunismo. Purtroppo il suo rimase un modello adatto per pensare più che da attuare. Ma questo è il compito della filosofia: alzare le difese immunitarie contro la stupidità e, nel caso fossimo già stati contagiati, avvisarci dei pericoli che stiamo correndo o alimentando. Ne I demoni l’incomparabile Dostoevskij, per i russi più filosofo che scrittore, pone in bocca a Stepan Trofimovi un’altra osservazione da meditare: «Che cosa vi può essere di più stupido di un imbecille buono? Un imbecille cattivo, ma bonne amie. Un imbecille cattivo è ancora più stupido». Anche di questo occorre tenere conto. E i pensatori veri aiutano a riconoscere meglio di un capoclasse qualunque i buoni dai cattivi, due categorie che nell’era dell’eccessiva comunicazione si possono confondere facilmente. In particolare, essi continuano a prestarci alcuni strumenti utili per l’orientamento e per vivere senza considerare noi stessi criterio di verità assoluta. Perché anche la fede ha bisogno del dubbio. Immaginatevi la vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA In edicola e in ebook on uno dei pensatori cruciali per la filosofia occidentale, Friedrich Nietzsche, giunge oggi alla terza uscita l’iniziativa editoriale «Grandangolo» del «Corriere della Sera», 35 volumi sui più grandi filosofi di ogni tempo e sui maggiori teorici del pensiero scientifico e psicoanalitico (ogni volume a € 5,90 più il costo del quotidiano; nel formato ebook, prezzo € 3,59). Anche in questa monografia, il filosofo viene presentato dapprima attraverso biografia e cronologia, e poi con l’analisi del suo pensiero a cura di uno specialista illustre: per Nietzsche, è Tommaso Tuppini a illustrare la complessità Michele Ciliberto 14 13 maggio HEGEL Tommaso Tuppini 15 20 maggio MONTAIGNE Nicola Panichi 16 27 maggio TOMMASO Carlo Chiurco 17 3 giugno DARWIN Roberta Lanfredini 18 10 giugno KEYNES Roberto Marchionatti 19 17 giugno ABELARDO Carlo Chiurco 20 24 giugno PLOTINO Roberto Radice 21 1 luglio GALILEO Roberto Maiocchi 22 8 luglio WITTGENSTEIN Luigi Perissinotto 23 15 luglio VOLTAIRE Gianni Paganini 24 22 luglio POPPER Roberto Maiocchi 25 29 luglio SOCRATE Roberto Radice 26 5 agosto KIERKEGAARD Marco Fortunato 27 12 agosto NEWTON Roberto Maiocchi 28 19 agosto HEIDEGGER Costantino Esposito 29 26 agosto JUNG È dedicato a Nietzsche il quarto volume C Gabriella Farina 13 6 maggio BRUNO Marco Garzonio 30 2 settembre SMITH di un corpus di opere che fu chiave di volta della filosofia ottocentesca. Sono illustrati nel volume concetti come quello, fondamentale e problematico, di nichilismo, la relazione con le filosofie orientali, l’analisi condotta da Nietzsche su metafisica, morale, sulla misura dell’uomo e sulla figura del «superuomo». Seguono, come in ciascuno dei saggi della collana, brani scelti dell’autore e una bibliografia su titoli ma anche risorse online per approfondire lo studio. La prossima settimana, l’11 marzo, la collana proseguirà con il saggio su Aristotele curato da Roberto Radice. (Ida Bozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA Stefano Fiori 31 9 settembre FOUCAULT Fabrizio Palombi 32 16 settembre WEIL Wanda Tommasi 33 23 settembre HUSSERL Tommaso Tuppini 34 30 settembre EPICURO Roberto Radice 35 7 ottobre MARX Mario Cingoli 42 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile L’AMERICA, L’EUROPA E LA CRISI UCRAINA ✒ Un governo che inizia si ritrova con tante carte sul tavolo. Lì sopra giacciono quelle che il precedente esecutivo non è riuscito o non ha voluto evadere e lì si accumulano le «nuove» carte ovvero i progetti che il governo appena varato ha intenzione di portare avanti per segnalare quantomeno la discontinuità con chi l’ha preceduto. E allora è giusto promettere una riforma al mese e pescare lessico dal vocabolario inglese ma il terreno da arare hic et nunc è quello delle semplificazioni. Enrico Letta a suo tempo promise che avrebbe fatto un lavoro certosino con il cacciavite, in diversi commentatori — compresi i nostri Alberto Alesina e Francesco Giavazzi — gli obiettarono che dotare il suo governo di una strumentazione così poco ambiziosa sarebbe stato un errore. La dura verità è che alla fine non si è fatta né l’una né l’altra cosa e il povero cacciavite è rimasto chiuso nella cassetta degli attrezzi. I ministri di Letta alla fine hanno ceduto alla danza immobile dei burocrati e degli ex consiglieri di Stato che al massimo usano la lima. Ostentando la sua cultura di sindaco Matteo Renzi ha promesso di battersi come un leone sul fronte delle semplificazioni e un segnale è arrivato già ieri dal neoministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha annunciato l’abolizione degli obblighi Sistri per le aziende fino a 10 dipendenti. Galletti avrebbe potuto avere molto più coraggio e alzare la soglia di esenzione ma la direzione individuata è quella giusta. E forse il governo dovrebbe adottare proprio la strategia di una semplificazione al giorno, darebbe un segnale concreto di voler smantellare l’intermediazione burocratica e migliorare la vita dei cittadini. Insomma in religiosa attesa delle riforme «pesanti» e dell’inevitabile dibattito politico di accompagnamento (c’è chi non aspetta altro che potersi azzuffare sull’articolo 18) c’è tantissimo da fare. Perché, per limitarsi a un solo esempio, non abolire a colpi di cacciavite le 12 stazioni della Via Crucis dell’apprendistato? Non aveva detto Renzi che un imprenditore che assume «fa una cosa di sinistra»? Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SCOPERTA DI QUEI NUOVI VERSI DI SAFFO SU PAPIRI (FORSE) DI CONTRABBANDO ✒ «Che cosa c’è in fondo ai tuoi occhi, dietro il cristallino, oltre l’apparenza?». Citi Saffo e leggi capostipite della poesia d’amore universale. Di lei, la «decima musa», come la chiamava Platone, si sa poco. Se non che fosse nata a Mitilene, nell’isola greca di Lesbo, durante il sesto secolo avanti Cristo. Parte della sua fama è dovuta al fatto che le poesie erano intese come odi da cantare, non da codificare nella scrittura. Solo una è giunta direttamente ai nostri giorni. Si capisce dunque l’importanza della scoperta l’anno scorso di versi appartenuti a due poemi sconosciuti. Ma il valore della scoperta è direttamente proporzionale all’inquietudine per l’origine sospetta di un numero enorme di reperti antichi provenienti delle caotiche regioni delle primavere arabe o coinvolte nelle guerre che hanno sconvolto il Medio Oriente negli ultimi decenni. Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alle colline insanguinate della Siria, sino all’Egitto. Qui è sufficiente un piccolo tour nella piana desertica attorno alle Piramidi per scoprire gli scavi a cielo aperto dei tombaroli sotto il naso della polizia, che non muove un dito. Il caso egiziano riguarda direttamente le poesie di Saffo. È stato infatti Dirk Obbink, papirologo all’università di Oxford, a segnalare con stupore che i versi riportati su di un papiro ritrovato su di una mummia egiziana erano della poetessa di Lesbo. La notizia è stata ripresa con clamore a gennaio dal quotidiano britannico The Guardian. Ma proprio tanta pubblicità ha spinto gli studiosi a lanciare il grido di allarme sull’origine del reperto. Sembra infatti provenga da un collezionista privato, che garantisce sulla legalità delle transazioni effettuate, ma rifiuta di rivelare le proprie generalità e chiede il diritto di privacy sull’iter dell’oggetto. Non è dunque strano che oggi siano in tanti a chiedere trasparenza. Come nota tra i tanti il New York Times, anche se il papiro di Saffo avesse una vicenda perfettamente legale, l’indifferenza sulla sua provenienza e qualsiasi distrazione sul mercato clandestino non possono altro che incoraggiare i trafficanti di opere rubate. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA SOSPETTO RAGGIRO A GINA LOLLOBRIGIDA LA SPIA DI UNA EMERGENZA SOCIALE ✒ Vi ricordate il film Totòtruffa ‘62, girato nel 1961 da Camillo Mastrocinque con Nino Taranto e, appunto, Totò? Quest’ultimo, in veste di truffatore, vende la Fontana di Trevi; la compera un credulone italo-americano. La scena resta un’immagine-simbolo di tante vicende italiane. Di essa potremmo sorridere se il fenomeno non si fosse acuito in questi ultimi anni, soprattutto a danno delle persone di una certa età. Ci sono sempre più vecchi che vivono soli e non mancano nel Belpaese approfittatori ben organizzati e informati su chi colpire. La notizia di queste ore, ovvero che il figlio di Gina Lollobrigida chiede una tutela per la madre a causa di raggiri di cui sarebbe stata vittima, nonché quella del mese scorso con l’accusa di ricettazione per sette ex collaboratori di Alberto Sordi (sarebbero coinvolti nella circonvenzione della sorella Aurelia, di 96 anni), non hanno bisogno di spiegazioni. Emergono perché si tratta di personaggi noti, anzi di miti del cinema. Ma il vero problema è che si tratta di fenomeni diffusi, riguardanti ogni componente sociale del Paese. So- vente i colpiti tacciono per vergogna. Se la scienza è riuscita ad allungare la vita, non si deve dimenticare che la vecchiaia diventa sempre più un bersaglio: non soltanto per coloro che vogliono limitare le spese delle pensioni ma anche per chi vive di espedienti. Si può tranquillamente ipotizzare che siamo in presenza di un’emergenza sociale, tenendo conto soprattutto delle non denunce. Per chi ha una certa età è particolarmente doloroso confessare di essere stato truffato. Non a caso le notizie si diffondono quasi sempre grazie all’attenzione degli eredi. Morale della vicenda: raggiri e furti ci sono sempre stati, ora diventano una caratteristica del genere quelli rivolti agli anziani. Ardito Desio, che se ne andò a 104 anni suonati, soleva ripetere: «A volte dimentico di invecchiare». Peccato, siamo costretti ad aggiungere, che ci siano sempre più persone che non si scordano di lucrare sugli anziani. Anche se questi ultimi non sono quasi mai delle celebrità. Armando Torno © RIPRODUZIONE RISERVATA L’irrilevanza nei (troppi) distinguo Quali mosse restano all’Occidente di FRANCO VENTURINI T elefoni bollenti tra Washington e Mosca, paura di scontri armati e rischio di un insidioso vuoto di potere nel bel mezzo dell’Europa, accordi internazionali ridotti a carta straccia, ma la Ue resta fedele a se stessa: sulla crisi ucraina torna puntualmente a dividersi, e così le esortazioni comuni prodotte dal vertice di ieri a Bruxelles diventano nient’altro che un minimo comun denominatore. Forse l’appuntamento di giovedì riuscirà a essere più concreto. Ma sappiamo da molti anni che l’Europa — e potremmo forse dire l’Occidente tutto — non ha una «politica russa» coerente. I Paesi fondatori scelgono di solito la prudenza e il dialogo, tenendo conto anche dei loro legami economici con Mosca. I nuovi venuti da Oriente conservano invece la memoria del loro vassallaggio imperiale, e tendono a calmare i loro timori con un supplemento di durezza verso il Cremlino. Eppure questa volta, proprio a causa della gravità di quanto sta accadendo e di quanto potrebbe accadere presto, l’analisi delle differenze che turbano lo schieramento occidentale risulta rivelatrice. Vladimir Putin, ormai è chiaro a tutti, ha già violato in Crimea la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Non solo, ha tradito l’accordo che nel 1994 aveva sottoscritto con gli Usa e la Gran Bretagna a garanzia delle suddette sovranità e integrità in cambio della rinuncia di Kiev all’armamento nucleare di cui disponeva dai tempi dell’Urss. È dunque un eccesso di cautela scrivere, come fa il comunicato di Palazzo Chigi del 2 marzo, che la violazione di tali principi «sarebbe» per l’Italia del tutto inaccettabile. Per il semplice motivo che essa ha già avuto luogo. Ma quel che conta è la strategia generale, l’approccio scelto per affrontare l’emergenza, e qui le diversità sono piuttosto nette. Da parte americana è stato notato un tono particolarmente duro, senza contare che oggi Kerry sarà a Kiev. Perché le violazioni russe esistono e Washington non può tacere, evidentemente. Ma anche perché Obama deve fare i conti con un Congresso che da tempo lo accusa di debolezza (e questa è l’opinione anche di una parte dei democratici). Senza interrompere il DORIANO SOLINAS UNA SEMPLIFICAZIONE AL GIORNO IL CACCIAVITE CONTRO LA BUROCRAZIA dialogo (ieri Biden ha parlato con Medvedev al telefono, e altri contatti si svolgono a livello inferiore), gli Usa fanno la voce grossa e pensano alle (scarse) opzioni disponibili per castigare Putin. La linea scelta dalla Germania e dall’Italia parte da analoghe premesse, critica anche severamente Putin e gli infligge minisanzioni, ma ritiene che vada preservata ad ogni costo la possibilità di un confronto costruttivo con Mosca perché il peggio potrebbe ancora venire e va fermato in tempo. Fuori da ogni ufficialità, è diffusa l’opinione che la Crimea sia de facto persa per l’Ucraina, si vedrà nel referendum di fine mese in quale cornice istituzionale. Conosciamo le condizioni ❜❜ Renzi e Merkel non sono solo consapevoli dei legami energetici con la Russia, vogliono evitare una pericolosa esplosione particolari esistenti in Crimea, e senza nulla condonare alla Russia è importante che sin qui non sia stato sparato un solo colpo. Ma Putin ha ricevuto dalla sua Camera Alta un mandato che può riguardare anche l’Ucraina dell’est e del sud-est, dove i filo-russi sono maggioranza sebbene meno schiacciante di quanto lo siano in Crimea. Un intervento di forze russe in quelle regioni potrebbe innescare una guerra civile, non sarebbe indolore nemmeno per i russi e ci riporterebbe a prima della caduta del Muro di Berlino. Angela Merkel, e il governo italiano di Matteo Renzi, non sono soltanto consapevoli dei loro forti legami economici ed energetici con la Russia. Vogliono, anche, disinnescare una bomba che potrebbe far molto male a tutti. Oggi con una missione dell’Osce in Ucraina e con un viaggio del ministro degli Esteri Steinmeier a Mosca, domani, se i soldati di Putin si saranno fermati in Crimea come ci si augura, aprendo un dialogo che coinvolga Kiev e i Paesi vicini per delineare un più stabile assetto dell’Ucraina. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RIFORME Il senno perduto sulla legge elettorale di MICHELE AINIS SEGUE DALLA PRIMA Proviamo allora a raccontarla, questa «Storia della follia» che meriterebbe la penna di Foucault. Tutto comincia con l’accordo Renzi-Berlusconi sul doppio turno eventuale: se superi un determinato tetto incassi il premio di maggioranza, altrimenti ballottaggio fra le due coalizioni più votate. È l’Italicum, ed è un sistema — almeno sulla carta — ragionevole. Perché taglia le unghie ai piccoli partiti, contemplando una soglia minima per guadagnare seggi. E perché lega la governabilità al consenso (implicito o esplicito) degli stessi governati. Sennonché il diavolo s’annida nei dettagli. In questo caso i dettagli sono numeri, e numeri impazziti. Un premio troppo basso (52% con il 37% dei suffragi), che lascia l’esecutivo in balia di 6 deputati. Tre soglie diverse (12%, 8%, 4,5%) per le coalizioni, per le liste coalizzate, per i partiti che corrono da soli. Deroghe per le minoranze linguistiche, deroghe per la Lega Nord, però nessuna deroga se il voto si spalma sulle schede come una marmellata elettorale. Può ben succedere, in fondo è già successo: siamo l’Italia dei mille campanili. E dunque se il fronte di minoranza conterà un solo partito in grado di superare la boa dell’8%, quest’ultimo intascherà il 48% dei seggi: tombola! Se il fronte di maggioranza verrà presidiato da una coalizione di 11 partiti (quanti ne imbarcò l’Unione di Romano Prodi nel 2006), se nessuno degli 11 sforerà il 4,5%, mentre tutti insieme sommeranno il 37%, il risultato in seggi sarà zero tagliato. E, via via, potremmo esercitarci a lungo su questo manicomio elettorale. T’aspetteresti che l’esercizio lo svolgano pure lorsignori, invece no: discettano, rimuginano, almanaccano su come scrivere la legge elettorale senza scriverla. Da qui l’emendamento Lauricella, che ne subordina l’entrata in vigore alla riforma (ipotetica e futura) del Senato. Più che una legge, una promessa di matrimonio; vatti a fidare. Da qui — ed è storia di ieri — l’emendamento D’Attorre, che circoscrive l’Italicum alla sola elezione della Camera. E il Senato? Lì rimarrebbero in vigore le regole di adesso: un proporzionale puro. Siccome su quest’emendamento la maggioranza è già andata in solluchero, siccome a quanto pare offrirà l’inchiostro della nuova legge elettorale, sarà il caso di ragionarci su. Anche se è complicato ragionare con i pazzi. ❜❜ Troppi emendamenti sfigurano il testo iniziale: si prevedono regole contradittorie per Camera e Senato Domanda: ma sarebbe incostituzionale stabilire regole diverse fra Camera e Senato? Niente affatto. In primo luogo, la Costituzione stessa differenzia le due assemblee legislative, collegandole a elettorati differenti (18 e 25 anni). In secondo luogo, in origine ne aveva differenziato pure la durata (5 e 6 anni). In terzo luogo, già il Porcellum confezionava un premio nazionale per la Camera, e al Senato 20 premi regionali. Però, attenzione: proprio questa disarmonia ha alimentato una censura d’incostituzionalità. Scrive infatti la Consulta (sentenza n. 1 del 2014, punto 4 della motivazione): il Porcellum «favorisce la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea»; sicché viola, in conclusione, «i principi di proporzionalità e ragionevolezza». Morale della favola: è ragionevole diversificare, è irragionevole contraddire. Si può adottare, per esempio, un maggioritario con sistemi differenti: alla Camera con il premio, al Senato con i collegi uninominali. Si può scegliere un proporzionale variando le soglie minime d’accesso nelle assemblee legislative. Ma non si può decidere per un «maggiorzionale», non si possono trattare le due Camere come se appartenessero a due Stati lontani. Per rispetto del buon senso, se non anche del buon senno. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 43 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Lettere al Corriere 1956, L’ANNO DEGLI INGANNI DA BUDAPEST AL CANALE DI SUEZ Risponde Sergio Romano Ho letto la sua risposta sulla rivoluzione ungherese del 1956 e ora vorrei da lei maggiori informazioni su quella rivolta. Durante la rivoluzione ungherese non ero ancora nato e i libri di testo di storia su cui ho studiato ancora non ne parlavano. Severino Cazzani Pavia Caro Cassani, a rivoluzione ungherese fu l’ultimo degli avvenimenti che scossero dalle fondamenta il blocco sovietico dopo la morte di Stalin il 5 marzo 1953. Il primo fu la grande manifestazione operaia di Berlino Est il 16 giugno dello stesso anno: 30.000 persone nelle vie della città per chiedere migliori condizioni di lavoro e invitare il Paese a uno sciopero generale. Il se- L NECESSARIO LIBRO BIANCO Vicenda dei marò Caro Romano, sono due anni che i media parlano dei due fucilieri trattenuti in India per aver ucciso due pescatori del Kerala. Mi stupiscono tante parole sempre sul generico e senza dettagli in un Paese, il nostro, in cui fioriscono le ricostruzioni, le simulazioni, i plastici, le ipotesi sugli eventi di cronaca. Provengo da una accademia militare e constato che nessuno mi ha mai informato se era giorno o notte, qual era la visibilità, se il peschereccio aveva le luci di navigazione prescritte, se si è sparato, con o senza puntamento laser, con tiro a raffica o a colpo singolo, se si è sparato per colpire o si sono prima sparate raffiche di avvertimento, a che distanza era la barca dalla nostra nave, se sono stati lanciati razzi di segnalazione o usato il megafono. Non crede che due morti impongano di dare queste informazioni? Paolo Bancale [email protected] Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 condo fu la protesta dei cittadini di Praga, nello stesso mese, contro l’iniqua riforma monetaria dei giorni precedenti. I moti di Berlino furono soppressi con i carri armati dell’esercito sovietico e la manifestazione di Praga venne dispersa dalla polizia. Ma il XX Congresso del Pcus (partito comunista dell’Unione Sovietica), nel febbraio del 1956, e il rapporto segreto di Kruscev contro gli orrori dello stalinismo offrirono ai polacchi e agli ungheresi occasioni per proteste molto più diffuse e radicali. In ambedue i Paesi i dimostranti, studenti e operai, chiedevano anzitutto il ritorno alla vita pubblica di leader comunisti riformatori che erano stati sospettati di «titoismo» ed epurati durante le ultime purghe staliniane: Wladislaw Gomulka in Polonia e Ferenc Alcune di queste informazioni sono state date all’inizio del caso. Ma altre mancano e confermano la necessità di un Libro Bianco in cui venga raccolta tutta la documentazione necessaria alla ricostruzione della vicenda. POLITICA ESTERA UE Il dramma dell’Ucraina ha messo ulteriormente in luce, come già è successo di recente con la vicenda siriana, la estrema inconsistenza della politica estera dell’Ue. Abbiamo assistito, delusi, alle solite deplorazioni da parte dei singoli membri europei nei riguardi delle ingerenze russe negli affari interni ucraini, mentre la voce dell’Unione Il Partito democratico chiede le dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture, Antonio Gentile (di Ncd). Ha ragione? della terra coltivabile. In Ungheria, invece, la loro reazione fu molto meno conciliante. Fra gli scontri dei dimostranti con la polizia segreta durante la grande manifestazione popolare del 23 ottobre e l’ingresso dei carri armati sovietici a Budapest corrono soltanto poche ore. Seguì una sorta di stallo. Mentre i dimostranti strappavano al regime il ritorno di Nagy, i sovietici stettero a guardare e, anzi, ritirarono i carri armati dalla città. Ma non appena Nagy, alla testa di un nuovo governo, denunciò il patto di Varsavia (la Nato del blocco sovietico) e dichiarò che l’Ungheria voleva essere neutrale, i sovietici tornarono con un corpo di spedizione e spensero la rivoluzione nel sangue. Erano decisi a impedire che il successo della protesta ungherese ridesse fiato a quelle di Berlino, Praga e Varsavia. L’Urss fu favorita dalla coincidenza di altri due avvenimenti. Il 31 ottobre, le truppe francesi e inglesi s’impadronirono del canale di Suez. Il 4 novembre, le truppe israeliane raggiunsero il Canale. Il 7 novembre, l’Assemblea delle Nazioni Unite ingiunse a Francia e Gran Bretagna di ritirare le proprie truppe; e nello stesso giorno Eisenhower fu eletto per la seconda volta alla presidenza degli Stati Uniti. L’azione anglo-francese ebbe un duplice effetto: dimostrò che il militarismo non era soltanto comunista e dette a Kruscev l’occasione di atteggiarsi a protettore dei Paesi arabi con dichiarazioni che allontanavano da Budapest gli sguardi della società internazionale. famiglie all’indigenza. Qui dove sta l’etica? NEL NOSTRO PAESE Maria Egle Celani [email protected] appare, come al solito, debole e titubante. Insomma gli Stati membri hanno offerto per l’ennesima volta l’immagine di un gregge senza campana! GIOCHI D’AZZARDO / 2 Dipendenza pericolosa In una pubblicità si dice che il premio massimo di uno dei numerosi «gratta e vinci» in commercio è stato raddoppiato. Lo Stato, anziché cercare di frenare questa pericolosa dipendenza, la asseconda. Se invece rendesse obbligatoria l’apposizione della reale possibilità di vincita, forse la gente ci penserebbe due volte, prima di buttar via i soldi. Lorenzo Milanesi, Milano Ucraina e Siria La tua opinione su sonar.corriere.it Nagy in Ungheria. Ma alle origini della protesta vi erano anche il disagio economico e il risveglio del sentimento nazionale. I sovietici furono preoccupati soprattutto dagli avvenimenti della Polonia, una nazione che era già insorta contro la Russia zarista nel 1830 e nel 1863. Dopo un viaggio di Kruscev a Varsavia, permisero che Gomulka venisse «riabilitato», richiamarono a Mosca il loro proconsole (il maresciallo Konstantin Rokossowskij, un russo di origine polacca), autorizzarono la liberazione del cardinale Wyszynski e permisero agli agricoltori di conservare i quattro quinti GIOCHI D’AZZARDO / 1 Etica dimenticata Lo Stato non tassa la prostituzione con la motivazione che non è etico avere proventi dal vizio, ma nello stesso tempo pubblicizza il gioco d’azzardo dei poveri (slot machine,superenalotto e gratta e vinci) portando tante Ardengo Alebardi [email protected] SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Ad Arzago (Bergamo), Lega e Pd lanciano un appello per la grazia all’imprenditore che uccise il ladro. Giusto? 94 No 6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Ore scolastiche Il problema più urgente della scuola, che il nuovo governo dovrà risolvere, credo sia il seguente: nella scuola primaria italiana ci sono alunni di serie A che frequentano per 40 ore settimanali, alunni di serie B che frequentano per 30 ore settimanali e alunni di serie C che frequentano per 27 ore settimanali. Quanti saranno allora gli ignoranti secondo l’Ocse? E quanti saranno secondo lì?Invalsi? Rosetta Perria Oristano CAMPI DI CALCIO Sfilata di capigliature Sui campi di calcio si assiste settimanalmente alla sempre più orrenda sfilata di capigliature che uno potrebbe immaginare. La la fantasia dei giocatori si esprime forse più sulla poltrona del parrucchiere che sul prato con il pallone! Vittorio Zanuso [email protected] Interventi & Repliche La caccia non è uno sport In una lettera pubblicata sul Corriere del il 18 febbraio si affermava che «praticare la caccia secondo le regole non è un crimine né una attività “imbarazzante”». Sul Corriere del 21 febbraio, si torna alla carica con la «Caccia alle nutrie». Vorrei fare osservare che chi scrive ha ragione: la caccia non è un crimine perché nessuna legge la vieta, ma che chi la pratica un certo imbarazzo almeno lo dovrebbe provare. Siamo nel 2014 e non si caccia più per bisogni alimentari, ma solo per divertimento, per il piacere di uccidere degli animali. Per favore non si dica per sport e non si parli di nobile passione: la caccia non ha niente in comune con lo sport ed è tutto fuorché una «nobile passione». In Italia si è potuto severamente regolamentare, se non vietare, l’uso degli animali per ricerche mediche che pure una giustificazione l’avrebbe; eppure la caccia resta intoccabile e nulla può una opinione pubblica a stragrande maggioranza (80-90%) contraria. Per i motivi che sappiamo (primo fra tutti le due alternative – astensione e voto contrario - concesse ai favorevoli, rispetto alla sola alternativa permessa ai contrari) la via del referendum è falsata. Le associazioni venatorie, i fabbricanti e i commercianti di armi e munizioni, gli allevatori e altri interessi piccoli e grandi condizionano, quando non controllano del tutto, il potere decisionale delle regioni in materia di caccia. Gli animali (volatili e non solo) non sono «res nullius» ma un bene comune, e quindi anche del sottoscritto, tralasciando il fatto che gli animali non sono oggetti inanimati ma esseri viventi con ciò che comporta sterminarli per divertire gli umani. Chi dà il diritto a una piccolissima minoranza di disporre a proprio piacimento di un bene collettivo e di sterminarlo a fucilate? Si dirà che, con qualche piccola variazione, questo discorso vale anche per le corride, i palii, certe corse degli animali, la pesca, eccetera: è vero, ma non per questo si può giustificare la caccia. Angelo Bianco, Gesualdo (Avellino) © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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Lo dimostra il nuovo, ponderoso, numero di Semicerchio, periodico di poesia comparata (edita da Pacini), che propone un interessante dossier sul lavoro. Dove ci sono soprattutto versi che spesso, entrando nella realtà viva, ci fanno guardare il mondo meglio di tanti dibattiti socio-economico-finanziari. Limitandoci alla sezione italiana, ci si imbatte in componimenti capaci di smentire coloro che pensano che la poesia sia uscita di senno, astratta dal tempo e dai luoghi e dai contesti. Una sorpresa, insomma. «Epifanie del lavoro», le chiama Fabio Zinelli introducendo questa parte. Più che epifanie, in Un morto sul lavoro ogni 7 ore Jolanda Insana riprende la cronaca quotidiana per innalzare un’invettiva furibonda contro «i teocon i teodì i teodem» e contro i politicanti, «livide idrovore che ci prosciugano / dalla testa ai piedi / — mignatte attaccate a ventosa / che ci succhiano il sangue (…)» e «ai poveri lasciano il lotto / glielo passano tre volte a settimana / — la speranza si paga». E siccome la dimensione etica non fa paura alla poesia, anzi è la sua sfida, Alessandra Carnaroli ricorda in Prec’arie un trentenne di Ragusa che si è impiccato dopo essere stato licenziato per un furto di 5 euro alla cassa del supermercato dove lavorava. Il parlato colloquiale acquista forza di poesia: «C’aveva un figlio piccolo si è messo la corda al collo (...) / la moglie lo Da Jolanda ha cercato cerca e cerca era nella Insana casa al mare». Gian Mario Villalta cita Zanzotto, per ripensare a Fabio Zinelli criticamente all’illusione che le e Alessandra radici sopravvivano comunque all’annientamento ecologico. La Carnaroli finanza globale ha posto fine, dice, al «contratto con la realtà»: «Abbiamo pensato che infiniti / sarebbero stati per noi gli stadi / successivi e che di migliori / miglioramenti progressivi / avremmo raggiunto tutti il cielo / delle feste milionarie». Siamo stati ingannati: «ma quanto si lascia ingannare / chi ingannato declina ogni responsabilità?». Via l’illusione, via l’inganno. «Quello che occorre è un lavoro / da cui avanzi di che spendere a sufficienza / per sostenere i consumi e rincorrere gli interessi / da usura sui mutui. Il resto è poesia». Quando chi ci dovrebbe dire il vero racconta bugie, diceva Rushdie, per conoscere la verità bisogna rivolgersi alla letteratura. Per esempio, quanta verità c’è nel bambino, evocato da Fabio Pusterla, che esce dalla sua cameretta con le mani piene di automobiline rotte, le mostra a suo padre (disoccupato) e gli dice: «Papà, se non trovi più lavoro come operaio, perché non fai il meccanico e ripari le macchine? E intanto comincia a riparare queste qui». Il papà prende un cacciavite e si mette al lavoro. È Fabio Franzin, anche lui poeta (in dialetto trevigiano). Da leggere: «Dèss sen come chee ramàzhe / negre, longo ‘a sponda, nude / de fòjie, brute e spazhe» (Ora siamo come quei cespugli scuri, lungo l’argine, nudi di foglie, spenti e lerci). ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Nidasio FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 10,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Andrea Manganelli [email protected] EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 La tiratura di lunedì 3 marzo è stata di 387.428 copie 190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con Living: abbinamento obbligatorio (Corriere € 1,30 + Living € 0,10); con “Claudio Abbado e i Berliner Philharmoniker” € 11,30; con “Supereroi. Il Mito” € 11,39; con “Lucio Dalla Quattro Tempi” € 11,39; con “Giorgio Scerbanenco e il giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Barenboim, il mio Beethoven” € 8,39; con “Grandangolo” € 7,30; con “Sampei” € 11,39; con “Il Cosmo” € 12,30; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,39; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il commissario Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30; con “Il Mondo” € 4,40 44 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera 45 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Spettacoli Esce il 25 maggio Coldplay, il nuovo cd si chiama «Ghost Stories» I Coldplay hanno svelato ieri la copertina del nuovo album e altri dettagli. La band di Chris Martin e soci pubblicherà «Ghost Stories», Il caso Trauma cranico per il conduttore che ha investito un pedone. Migliaia di messaggi di solidarietà e polemiche sul web nove brani inediti, il 25 maggio. La prima occasione per sentire le nuove canzoni dal vivo sarà al SXSW di Austin l’11 marzo. La prima puntata Grande fratello: riapre la casa dopo due anni La Vespa a terra La Vespa di Fiorello in via della Camilluccia a Roma dopo aver investito un pensionato (Mario Bartolozzi, 73 anni, ex ad di Ina Assitalia) rimasto seriamente ferito In sella Fiorello (53 anni) in sella allo scooter con cui ieri ha avuto un incidente: ha investito un pedone che attraversava sulle strisce Fiorello e l’incidente in motorino che fa impazzire i social network Un pensionato ferito, allo showman 20 punti di sutura na nella sfortuna. L’importante è essere ancora vivi, nonostante l’errore», e che per questo è stata rimproverata da altri navigatori. Su Twitter, oltre a quelli di alcuni cantanti (come Giorgia, Marco Carta e Alessandra Amoroso) e di vari personaggi dello spettacolo, un’altra valanga di messaggi. Ma c’è stato anche chi se l’è presa con la Rai per aver inviato un tweet «Preoc- cupazione per Fiorello» senza parlare del pensionato investito. Accuse analoghe anche ad alcune trasmissioni che hanno trattato l’argomento. Proprio lo showman aveva twittato il suo primo messaggio all’alba, prima di aprire l’Edicola Fiore, con «Buongiorno!!! Non so nulla Milan? Juve? Sorrentino? OSCAr? Renzi? ...». Poi più nulla. E questo ha fatto preoc- cupare molti dei suoi follower. L’incidente sulla Camilluccia è avvenuto alle 9.20, al ritorno dalla registrazione della trasmissione. Fiorello non ha mai perso conoscenza, come anche Bartolozzi. Al Gemelli sono accorsi la moglie Susanna Biondo, le figlie, e poi, oltre ai fratelli Beppe e Catena — e a Baldini — anche Pippo Baudo e Amadeus. Una schiera di fo- Preoccupati A sinistra Marco Baldini (54 anni) con un cronista fuori dal pronto soccorso del Policlinico Gemelli a Roma. A destra Beppe Fiorello (44 anni), che è andato a trovare il fratello in ospedale Le visite ROMA — «Venti punti? Più di quelli dell’Inter!». Dalla terapia intensiva del Policlinico Gemelli Rosario Fiorello, in uno sprazzo di buonumore alla fine di una mattinata drammatica, affida a Marco Baldini, amico e storico partner non solo radiofonico, la prima battuta dopo la grande paura. Lo showman non ha perso la voglia di scherzare, ma questa volta più per scacciare i brutti pensieri e la preoccupazione per chi si è fatto male con lui. La testa di Fiorello è avvolta da una spessa benda bianca: ieri mattina i medici gli hanno suturato la profonda ferita sulla fronte provocata forse dalla rottura del parabrezza del Vespone che stava guidando e che è poi volato per alcuni metri su via della Camilluccia dopo aver investito un pensionato — Mario Bartolozzi, 73 anni, ex ad di Ina Assitalia —, anche lui rimasto seriamente ferito: frattura del bacino, della gamba e della spalla destra. Sarà operato nei prossimi giorni mentre Fiorello, sottoposto a una Tac per un trauma cranico, già oggi potrebbe essere trasferito in un reparto di degenza dopo una giornata trascorsa in osservazione a scopo precauzionale. Erano entrati al pronto soccorso in codice verde, ma poi i medici hanno preferito passare al codice rosso per le condizioni dei feriti: Fiorello, in particolare — che indossava il casco e nell’impatto ha perso la visiera —, non ricordava cosa fosse successo. Se n’è forse reso conto con il passare delle ore perché la ricostruzione dell’incidente non è rimasta soltanto nelle testimonianze e sul verbale dei vigili urbani. È finita in un attimo sulla Rete, su Twitter e su Facebook — dove «Fiore» ha oltre un milione e mezzo di contatti — , mischiata fra le migliaia di messaggi di auguri dei fan dell’artista e le polemiche sul fatto che in pochi — almeno fino a tarda sera — si sono preoccupati per le condizioni del settantenne. Accuse, critiche, battibecchi online. Come quello innescato su Facebook da tale «Beatrice» per la quale è «un onore essere investiti da Fiorello, una fortu- Le immagini della casa di Cinecittà bruciata da un incendio a dicembre, la ricostruzione a tempo di record, i volti dei protagonisti delle passate edizioni. «Il Grande fratello è tornato», annuncia Alessia Marcuzzi (foto) in un lungo abito rosanero. E poi: «Sono felice di essere tornata». Così, ieri su Canale 5, è ripartito dopo due anni di «riposo» il reality. La prima puntata è stata segnata dalla presentazione dei 15 concorrenti che sono entrati nella nuovissima casa. I coinquilini, «sorvegliati» per 13 settimane, si contenderanno il montepremi di 250 mila euro. Per il suo ritorno, il Grande fratello cerca consensi anche sui social network e punta sulle tografi ha invaso il tunnel d’ingresso al pronto soccorso, presidiandolo per ore, mentre davanti a loro continuava come ogni giorno il viavai di pazienti su ambulanze e auto private. E fra loro molti ragazzi caduti con lo scooter. Vista la dinamica dell’incidente, anche per i vigili intervenuti alla Camilluccia è un mezzo miracolo che non sia andata peggio: «Mio padre attraversava la strada sulle strisce, c’erano le auto incolonnate, era quasi arrivato sul marciapiede per andare a fare fisioterapia per tenersi in forma, come ogni lunedì mattina — conferma la figlia di Bartolozzi, Laura —. La cognata di Rosario mi ha detto che Fiorello stava superando i veicoli sulla destra e per questo non l’ha visto. Non ce l’abbiamo con lui per quello che è successo — aggiunge —: pensate che nei vari spostamenti fra un reparto all’altro chiedeva con un filo di voce come stesse la persona che aveva investito. Fiorello è stato gentile e civile». Rinaldo Frignani storie. Così fra i concorrenti c’è il senegalese Samba, faceva l’ambulante ed è diventato barista grazie al sostegno di una famiglia di Altamura. Valentina, 33 anni da Torino, ha subito l’amputazione del braccio destro dopo un incidente. Al reality avrebbe voluto partecipare Giulia Latorre, figlia di uno dei due marò trattenuti in India. La richiesta ha scatenato polemiche. Ieri Massimiliano Latorre ha scritto su Facebook: «Sono scosso e rattristato dal clamore mediatico suscitato dal desiderio espresso da mia figlia». S. Cs. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA In tv «Uno di troppo» racconta le difficoltà coniugali dopo la nascita di un figlio. Katia e Angelo, ex comici di Zelig: noi tra suocere e tate Coppia stravolta dal bebè, la realtà è una fiction da ridere C i sono Katia e Angelo, una coppia la cui vita cambia completamente dopo la nascita del loro primo figlio. E questa è la fiction. Poi ci sono Katia e Angelo, una coppia la cui vita cambia completamente dopo la nascita del loro primo figlio. E questa invece è la realtà. È una sitcom vagamente autobiografica «Uno di troppo», una nuova produzione (ideata da Roberto Burchielli) al via il 17 marzo, alle 22, su Super! (canale 47 del digitale). Protagonisti, Katia Follesa e Angelo Pisani, coppia di attori comici (entrambi partiti da Zelig), coppia sul set e coppia anche nella vita, oltre che genitori di una bambina, Agata, che però, a differenza della serie, non è una neonata ma ha ormai 4 anni. L’idea è provare ad anda- re al di là di una certa retorica zuccherosa per la quale avere un figlio è una fonte di gioia inestinguibile. Lo è. Ma non solo. La nascita di un figlio può anche sconvolgere — e non poco — gli equilibri di una coppia. «Abbiamo provato a scherzare sulla storia di due genitori alle prese con un nuovo arrivato e con tutti i problemi che ne conseguono», racconta di Pisani, da poco anche in libreria con Conto fino a tre... parola di papà, in cui descrive (sempre in chiave comica) come è stata rivoluzionata la sua vita da sua figlia. La sitcom inizia con la coppia che esce dall’ospedale e torna a casa con il piccolino (che non si vede mai, anche se spesso la carrozzina è usata come punto di vista). «Avere un figlio è bellissimo Il protagonista «Diventare genitori è bello ma si può scherzare sugli aspetti meno fiabeschi» — continua — ma è possibile far ridere sugli aspetti meno fiabeschi. Come le dinamiche tra genitori: in genere la mamma non si fida e quindi delega ma, allo stesso tempo, vuole mantenere la supervisione. All’inizio di errori se ne commettono parecchi». E così, spesso si cerca aiuto in amici e genitori: «Nella sitcom ci sono anche i nostri amici e le nostre mamme (non quelle vere stavolta, ndr.): la mamma di Katia è una tipica nonna del Insieme Angelo Pisani (34 anni) e Katia Follesa (38, nella foto con il compagno e, alle loro spalle, Nunzia Schiano) sono i protagonisti della sitcom «Uno di troppo» al via il 17 marzo, alle 22, su Super! (canale 47 del digitale terrestre) nord, mentre mia mamma, interpretata da Nunzia Schiano, una del sud. Poi la tata, il pediatra...». Il lavoro per entrare nei personaggi non deve essere stato troppo faticoso... «Siamo partiti da un presupposto reale. Il fatto che ci fosse alle spalle anche un’esperienza vera ci ha fatto partecipare a diverse decisioni assieme agli autori. Poi per me lavorare con Katia è bello, mi piacerebbe proseguire con altri progetti. Il faro restano Raimondo e Sandra». Essere una coppia anche nella vita ha dei vantaggi se si recita assieme. Ne è convinta anche Katia Follesa: «È molto semplice trovare la giusta armonia. Il fatto che ci conosciamo bene fa sì che sappiamo anche quali sono i tempi comici dell’altro e forse riusciamo a divertirci di più». Quanto siete simili ai genitori che interpretate nelle 26 puntate della sitcom? «Molto. Magari non ci rispecchiano fedelmente... abbiamo esasperato i nostri caratteri. Ma è un’esasperazione dettata anche dal periodo che si vive quando si diventa genitori: il ritorno a casa, il primo cambio del pannolino...». Come ricorda quella fase? «Con molta stanchezza — ride —. Stanchezza che prosegue fino a quando i piccoli iniziano a camminare e non li puoi lasciare un secondo soli. Ricordo che guardando mia figlia allora pensavo: mio Dio, cresci in fretta». Ora che ha 4 anni, va molto meglio: «Adesso abbiamo uno scambio quasi equo. Se penso a un altro figlio vorrei averlo da quando inizia ad andare all’asilo». Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Spettacoli 47 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Le iniziative del Corriere Lucio Dalla- Quattro tempi Le uscite In edicola Da oggi la raccolta inedita e completa con i migliori brani dell’artista morto due anni fa Oggi - L’istinto I brani: «Lei (Non è per me)»; Bisogna saper perdere; «Pafff... Bum!»; «Il cielo»; «Occhi di ragazza»; «Sylvie»; «Il gigante e la bambina»; «04/03/1943»; «Itaca»; «La casa in riva al mare»; «Un uomo come me»; «Piazza grande»; «Convento di pianura»; «Santo Antonio Santo Francesco»; «Piazza grande (Live)» Lucio L’istinto e la voce di un poeta che amava rincorrere il futuro Da «Lei» a «Henna», 4 cd svelano l’immenso repertorio C om’era il Dalla delle origini? Istinto, ma con attitudini e vocazioni tutte ancora da verificare sulla propria pelle. È questo il punto di partenza della collana «Quattro tempi», altrettanti cd in quattro uscite in vendita da oggi con il Corriere al prezzo di 9,90 + il costo del giornale, pubblicata in concomitanza con il secondo anniversario della scomparsa di Lucio Dalla, avvenuta il 1° marzo di due anni fa, a ridosso del suo compleanno, che cade il 4 marzo. È un assemblaggio cronologico che riassume quattro fasi della carriera dell’artista mescolando grandi successi a opere minori o rarità. Una compilation inedita, nel senso che fotografa l’evoluzione dell’artista nel corso dei decenni attraverso brani significativi. Due parole sul titolo. Il libro pubblicato dal Corriere due anni fa all’indomani della scomparsa dell’artista si intitolava Primo tempo e alludeva a una definizione che Dalla dava della morte. «È solo la fine del primo tempo», diceva, sottintendendo che il secondo era la vita nell’Aldilà. La collana da oggi in edicola riprende questo concetto dividendo in quattro tempi il percorso artistico di Dalla. Ma l’assemblaggio finisce per essere anche tematico, oltre che cronologico, grazie alle chiavi di lettura fornite nelle note a latere da Michele Mondella, decano degli uffici stampa musicali italiani, che di Dalla è stato per decenni amico, collaboratore e confidente. Il primo disco si intitola «L’istinto» e parte con la prima incisione di Dalla nel 1964 «Lei (non è per me)» cover di «Careless Love», brano tradizionale statunitense, reso celebre nel 1962 dall’interpretazione di Ray Charles e tradotto in italiano da Bardotti, Paoli, Dalla e Reverberi. Beh, nonostante l’età e l’inesperienza il talento c’è tutto. Poi c’è il Dalla di Sanremo 1967, che assomiglia davvero tanto a Pavarotti e canta «Bisogna saper perdere» (ma la versione dei Rokes ebbe più successo della sua). È un periodo in cui convivono nel repertorio di Dalla generi assai diversi: una canzone drammatica sulla violenza quale «Il gigante e la bambina» (ma che, come la «Marinella» di De Andrè può essere letta anche in chiave favolistica), e una commovente «4/3/43» che fa assurgere a eroina una ragazza madre. Fra le rarità «Convento di pianura», che era la facciata «B» del 45 giri di «Piazza Grande». Un brano de- cisamente poco commerciale, che bene lumeggia la genialità vocale di Dalla, artista destinato a stupire grazie a un colore timbrico senza regole, speciale per vocazione . Il secondo cd di «Quattro tempi» si intitola «Il talento». È un Dalla irregolare e irrequieto, che non si adagia sul successo di cassetta, capace di geniali intuizioni letterarie. È una raffica di canzoni folgoranti e a volte spiazzanti come «Nuvolari» e «Com’è profondo il mare», «Disperato erotico stomp», «Anna e Marco». Viene proposto anche un provino di «Nuvolari», molto più violento nei conte- nuti di quello che poi venne pubblicato. Qui esce il carattere di Dalla sempre alla ricerca di nuove emozioni: «Preferisco le cose che non so ancora fare a quelle che so fare bene. A parte che sono ancora da chiarire quelle che so fare bene. Perché mi dispiace concluderle. C’è sempre qualcosa di magico nel non finire, nel non completare, nel non riempire il bicchiere. Bisogna lasciare sempre un piccolo spiraglio di desiderio insoddisfatto». Il terzo cd si intitola «Il suono», e rappresenta quella voglia di avere una voce che si fa strumento, che Al Duse di Bologna E il mondo di Dalla diventa un balletto di sogni e antieroi M Estroso Dalla in una foto degli anni Settanta icrostorie di amanti, periferie e antieroi, frammenti di versi, anime e corpi di un circo che si specchia in sogni alla portata di tutti. Come in un arazzo pop, il mondo di Dalla diventa danza in Futura, Ballando con Lucio, spettacolo diretto e coreografato da Milena Zullo per il Balletto di Roma che approda oggi al Teatro Duse di Bologna (replica domani). «È un omaggio al musicista e al poeta, grande comunicatore di emozioni — spiega Zullo —. Le parole di Lucio fornivano già una sorta di sceneggiatura filmica, quindi ho preferito evitare qualsiasi accenno descrittivo nella coreografia, privilegiando un approccio empatico al suo universo emotivo attraverso il linguaggio della gestualità quotidiana». Su un’idea di Giampiero Solari, regista bolognese legato da lunga amicizia al cantautore scomparso, il balletto è stato concepito sulla colonna sonora di uno storico collaboratore di Dalla, Roberto Costa, che ricostruisce un nuovo percorso di note e parole sulle canzoni di Lucio. «Sono circa 26, tra “Piazza Grande”, “Il Cielo”, “4/3/1943” “Come è profondo il mare”, “Futura” . Il fil rouge dello spettacolo è però suggerito da “Balla balla ballerino” che ritorna con la voce di Dalla estrapolata dalla musica. Nelle scenografie di Giuseppina Maurizi, galleggiano lune, scale e specchi: per i giovani danzatori immergersi nell’umanità di Lucio è stata un’autentica rivelazione». frulla la parola fra corsette e improvvisazioni. Si apre con «Futura», una canzone che immagina una notte di guerra e bombardamenti. Mentre intorno a loro si scatena l’inferno e la loro vita è appesa un filo, lui e lei fanno l’amore in maniera disperata e rabbiosa, quasi a cercare di creare una nuova vita che spezzi questo scenario di morte. «E se è una femmina si chiamerà Futura» grida Dalla. È una delle tante canzoni di Dalla molto difficili da cantare se non si è Dalla. Impossibile ascoltare da lui due versioni uguali. «Futura» è anche il manifesto di quella che era la sua essenza interiore: annoiato dal passato, distratto sul presente, proteso visceralmente verso il futuro. Atteso con passione perché sicuramente gravido di surreali sorprese come nel brano «L’anno che verrà». E fra le chicche di questo terzo tempo «Balla Balla Ballerino» eseguito a cappella con il gruppo vocale Neri per caso. Ma la proiezione verso il futuro di Dalla esplode in tutta la sua forza nel La scelta Un viaggio cronologico in grado di fornire le chiavi di lettura per comprendere l’universo del cantautore Valeria Crippa quarto cd («Il futuro» appunto) aperto da «Attenti al lupo», cui segue la commovente «Le rondini». Ma il manifesto del futuro sta proprio in «Henna» una delle canzoni più difficili di Dalla. «Henna» non va letta con metro cantautorale, ma vissuta con estrema leggerezza, senza cadere nella trappola dell’analisi letterale. «Henna» parla di cambiamento e liberazione, con un messaggio di pacificazione fra noi e il mondo che si trasforma. La domanda è: cambieremo? «Sì, risponde Dalla, lo imporrà il dolore che i nostri comportamenti ci hanno procurato fino adesso. Guardati in giro: quello che prima sembrava un fuocherello ora è diventato un incendio. Che spettacolo. Certo il pericolo aumenta. Hai visto come tutto si è semplificato, che aggregazioni e contrapposizioni strane ci sono. Forse questa società è sbrindellata, ma è decisamente viva, viva». © RIPRODUZIONE RISERVATA Mario Luzzatto Fegiz © RIPRODUZIONE RISERVATA 11 marzo - Il talento I brani: «Anna Bellanna»; «Nuvolari»; «Come è profondo il mare»; «Disperato erotico stomp»; «Quale allegria»; «L’Ultima luna»; «Anna e Marco»; «Stella di mare»; «L’anno che verrà»; «Milano»; «Telefonami tra vent’anni»; «Mambo»; «Nuvolari»; «La bambina»; «Mille Miglia» 18 marzo - Il suono I brani: «Futura»; «Cara»; «Balla balla ballerino»; «La sera dei miracoli»; «Siamo dei viaggi organizzati»; «Tutta la vita»; «Washington»; «Caruso»; «Se io fossi un angelo»; «Chissà se lo sai»; «Felicità»; «Non sai cos’è»; «Un fiore per Hal»; «Balla balla ballerino» 25 marzo - Il futuro I brani: «Attenti al Lupo»; «Le rondini»; «Amen»; «Liberi»; «Henna»; «Canzone»; «Tu non mi basti mai»; «Ayrton»; «Ciao»; «Là»; «Non vergognarsi mai»; «Siciliano»; «Atento al lobo»; «Senza fine»; «Meri Luis» 48 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Sport il sondaggio Tra Conte e Prandelli è polemica per la convocazione in nazionale di Chiellini, fermo da tre settimane per infortunio. Secondo voi ha ragione il c.t. a volere il difensore (A) o il tecnico bianconero a preservarlo (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita A Le risposte Aspettando la Spagna, il c.t. risponde agli attacchi della Roma, di Conte e apre a un futuro colorato d’azzurro +39 029 475 4851 B +39 029 475 4852 Il Premio Bearzot si fa in due Assegnato a Coverciano il Premio Bearzot istituito dalla Figc per onorare la memoria del c.t. Campione del Mondo nell’82. La Commissione, composta da Dino Zoff e dai giornalisti Alberto Cerruti e Gigi Garanzini, ha assegnato due premi: uno all’ex calciatore Giancarlo Galdiolo, gravemente ammalato; l’altro alla Nuova Quarto calcio, per l’impegno nella lotta per la legalità. ❜❜ Rapporti C.t. Cesare Prandelli, 56 anni e a lato Daniele De Rossi, 30 (Ansa, Inside) Alla Juve si aspettavano una mia telefonata? Per la verità sono io che mi aspettavo la loro ❜❜ L’sms Alle 23.22 il medico della Juve ha inviato un sms per rassicurare sulle condizioni dei bianconeri A muso duro DAL NOSTRO INVIATO MADRID — Fuori il cielo è cupo, come l’umore di Cesare Prandelli, finito sotto assedio. La Roma è imbufalita perché l’esclusione di Daniele De Rossi dall’ elenco dei convocati per l’amichevole con la Spagna ha anticipato la sentenza del giudice sportivo e, secondo i giallorossi, potrebbe averla influenzata. Antonio Conte, invece, ha bastonato il collega intorno alla mezzanotte dallo stadio di San Siro, dopo aver domato il Milan e messo una seria ipoteca sul terzo scudetto consecutivo con la Juventus. «Essere attaccati da tutti non è una brutta cosa, vuol dire che la Federazione comincia a farsi attaccare», racconta Cesare grintoso. L’uomo al centro del mirino mostra un sorriso alla Clint Eastwood, ironico e maledetto, del tipo: ve la faccio vedere io. E risponde secco e preciso a ogni domanda. Parole e sentimenti. Con un distinguo necessario. La ❜❜ I contatti I nostri medici sentono i medici dei club già 15 giorni prima delle convocazioni «Il codice etico? Il giudice sono io» «Avevo il diritto di chiamare Chiellini» «Qui c’è un progetto, e mi piace» furia romanista l’aveva messa in preventivo, l’attacco di Conte l’ha fatto uscire dai gangheri. E da quest’ultimo parte la requisitoria. «Due anni fa ho fatto il giro delle squadre e ho dato a tutti la massima disponibilità 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Non solo: i no- Regolamento «A novembre ho fatto una riunione sul nostro regolamento interno, tutti hanno accettato» stri medici sentono i medici dei club già 15 giorni prima delle convocazioni. Ho un rapporto con tutti gli allenatori che mi telefonano e ho sempre detto che quando un giocatore viene convocato, che vada in campo o in panchina non cambia, ho il diritto di chiamarlo». Insiste su quel «diritto». Una, due, tre volte. Retroscena. Domenica sera l’elenco degli azzurri a disposizione per la Spagna è arrivato più tardi del solito (intorno alle 20). Tutti pensavano che Prandelli fosse dilaniato dal dubbio se portare o meno De Rossi a Madrid. Invece quella scelta era stata già fatta. Il c.t. ha voluto riflettere attentamente su come comportarsi con quei giocatori, Chiellini ma anche De Sciglio, che partivano dalla panchina. E ha deciso di chiamarli, a differenza di Balotelli che Seedorf non aveva convocato. «Alle 23.22 il medico della Juve (dottor Tencone, ndr) ha inviato un sms al professor Castellacci per rassicurarlo sulle condizioni dei bianconeri». Un messaggio chiaro e lapidario: Chiellini non gioca, ma sta bene e ha fatto il riscaldamento. Prandelli replica anche a Marotta, l’amministratore delegato della Juve, che ha rappresentato il fastidio bianconero nei confronti della nazionale. «Sa bene che quando ha un problema può chiamare, rispondo sempre. Loro si aspettavano una mia telefonata? Per la verità sono io che mi aspettavo la loro». Gelo, dunque. Ma non rancore. Tanto che dopo aver risposto alle critiche di Conte, Prandelli non ha difficoltà ad amm e t te r e : « Fo s s i s t a to a Coverciano lo avrei votato per la Panchina d’oro per la straordinaria capacità che ha mostrato nel rimotivare i giocatori dopo due scudetti». Ma c’è anche il caso De Rossi. Prandelli svela i motivi della sua scelta: «A novembre ho fatto una riunione sul codice etico, che è un regolamento interno. Ai ragazzi ho spiegato bene che, in particolare per la partita che precede la convocazione, il giudice sono io». Unico e inappellabile. «Tutti hanno accettato. Faccio così perché voglio prevenire gesti sconsiderati in Brasile dove non ci possiamo permettere di rimanere 10 contro 11. Questi ragazzi sono più che figli e stravedo per Daniele, l’ho chiamato anche quando non giocava nella Roma, ma non posso accettare simili comportamenti». E guardando avanti, per la prima volta Prandelli apre alla possibilità di rimanere sulla panchina dell’Italia anche dopo il Mondiale in Brasile: «Nelle ultime settimane si è aperta una discussione nuova e c’è la voglia di pensare a un domani insie- Condotta violenta Prova tv e tre giornate di squalifica per i giocatori di Roma e Inter che annunciano ricorso. Stessa pena per Berardi, espulso I pugili De Rossi e Juan Jesus fuori per 3 round Tre giornate di squalifica, senza sconti. Né per chi non era stato visto dall’arbitro Bergonzi, cioè De Rossi e Juan Jesus, condannati attraverso la prova tv. Né per Berardi, espulso dall’arbitro Tagliavento per aver colpito con una gomitata Molinaro. Un comportamento che gli è costato anche l’esclusione dalla nazionale Under 21, che domani affronterà l’Irlanda del Nord in una partita valida per le qualificazioni europee, con l’aggravante di aver commesso il fallo una manciata di secondi dopo il suo ingresso in campo. Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel non ha avuto dubbi: i comportamenti del romanista (pugno al viso di Icardi) e dell’interista (colpo alla schiena di Romagnoli) avevano tutte le caratteristiche Difensore Juan Jesus, 22 anni, all’Inter dal 2012 (Ansa) per essere puniti. La pensano diversamente le due società, che hanno fatto reclamo, anche se i margini per una riduzione della pena sembrano esigui. La sanzione è costata a De Rossi anche la convocazione in nazionale per l’amichevole di domani, contro la Spagna. È la terza volta che il romanista incappa nel codice etico di Prandelli e il c.t. non ha nemmeno atteso la sentenza del giudice sportivo: già da domenica sera aveva escluso De Rossi dalla lista. Una decisione che non era piaciuta alla Roma (che non multerà il giocatore) perché è sembrata una sentenza già scritta o, quanto meno, una pressione sul giudice sportivo. Allo stesso modo, la Roma non ha gradito alcuni commenti tv, nell’immediatezza, che hanno de- scritto in modo estremamente negativo il gesto di De Rossi che, secondo i legali giallorossi, non era caratterizzato da violenza ed era valutabile in campo dall’arbitro. Ma questa non è stata l’idea di Tosel. Così De Rossi salterà Napoli, Udinese e Chievo, mentre Juan Jesus non ci sarà contro Torino, Verona e Atalanta.«Il gesto compiuto da De Rossi — sottolinea il giudice sportivo — integra inequivocabilmente, per l’evidente volontarietà, l’energia impressa e Cosa saltano Il giallorosso salterà Napoli, Udinese e Chievo, il nerazzurro assente con Toro, Verona e Atalanta la delicatezza della zona del corpo colpita, gli estremi della condotta violenta». Quello di Juan Jesus è stato un gesto «del tutto avulso dal contesto agonistico per la distanza dal pallone a cui si trovavano entrambi i protagonisti». In difesa di De Rossi si è schierato il suo allenatore, Rudi Garcia: «Dopo la partita con l’Inter ci sono state delle cose che non mi sono piaciute. De Rossi era già stato condannato, ma voglio dire che la tv non mostra tutto. In questa stagione ci sono stati alcuni episodi in cui siamo stati vittime, ma in quel caso non ho visto nessuna prova tv». Probabilmente si riferiva a un colpo, a palla già «passata», di Candreva a Torosidis nell’ultimo derby. Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA La Lega di A Sì agli stage e restano le comproprietà MILANO — Una buona notizia per Prandelli arriva dal Consiglio di Lega di A, che ha dato il via libera agli stage pre Mondiali. I club forniranno i calciatori per i due raduni azzurri: il primo è in programma dal 10 al 12 marzo; il secondo il 14 e 15 aprile. Il presidente della Lega, Beretta (foto), ha spiegato che «pur essendo un enorme sacrificio, le società hanno deciso di collaborare con la Federcalcio e il c.t. in modo pieno per la buona riuscita della missione mondiale in Brasile. Il primo stage sarà dedicato a giocatori non tradizionalmente nell’orbita della nazionale e non riguarderà quelli impegnati nelle coppe europee in quei giorni. Il secondo cadrà nella settimana di aprile senza competizioni europee per i test atletici per i nazionali, e non coinvolgerà chi ha già partecipato al primo stage». Si è parlato anche di abolire le comproprietà, istituto che esiste solo in Italia: le società non hanno trovato un accordo; per ora non se ne parla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sport 49 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Pardew, la testata costa carissimo Nuoto, chiesti 4 mesi per Lucas Test MotoGp, Lorenzo-Rossi ok L’allenatore del Newcastle, Alan Pardew, che ha colpito con una testata David Mevler, giocatore dell’Hull City (ritardava la ripresa del gioco su rimessa laterale) rischia una lunga squalifica: entro giovedì conoscerà la sanzione, ma si parla di 8-10 settimane. Già multato di 100 mila sterline (121 mila euro) dal club, Pardew rischia ora il licenziamento. Il procuratore di Melun (Francia) ha chiesto 4 mesi di carcere (con sospensione della pena) per Philippe Lucas, il tecnico francese di Federica Pellegrini, sotto accusa per furto, abuso di fiducia e riciclaggio per fatti risalenti al 2006, riguardanti alcune presunte irregolarità ai danni del club di nuoto della Melun-Val de Seine, con cui ha lavorato per 22 anni. Lorenzo torna Lorenzo, ma Valentino non perde il ritmo. A Phillip Island in Australia, nel primo giorno di test sulle gomme Bridgestone (solo con piloti ufficiali, ma senza Marquez), Jorge, rinato rispetto a Sepang, mette in fila l’ottimo ducatista Crutchlow (a 363 millesimi) e Rossi (517). Quinto Dovizioso (752). «Confermo le buone sensazioni della Malesia», ha detto Vale. Toni alti La prestigiosa Panchina d’oro non addolcisce il tecnico bianconero che non fa alcuna marcia indietro Bianconeri Antonio Conte, 44 anni, e a lato Giorgio Chiellini, 29 (LaPresse) Replica martello Conte «Il c.t. doveva farmi almeno una telefonata» «Chiellini non gioca da tre settimane» me». Allenatore della nazionale per altri 4 anni, ma con un progetto più ampio che coinvolgerebbe la base, i giovani. Cesare diventerebbe una specie di c.t. ad ampio raggio con l’obiettivo di scovare e valorizzare i campioni di domani. «Il progetto mi piace, ma devo esserne convinto al 100 per 100. C’è in corso una riflessione». Stasera a Madrid, Abete e Prandelli fisseranno l’appuntamento per il faccia a faccia decisivo, previsto entro metà marzo. In Federazione c’è chi fa resistenza di fronte all’ipotesi di proporre al Saranno indossate per la prima volta domani a Madrid, neltecnico un contratto così l’amichevole contro la Spagna, le nuove maglie azzurre dilungo. Non tutto è risolto, segnate dalla Puma in vista del Mondiale brasiliano. ma il vento è cambiato. PranAderenti (contribuiscono a massimizzare la potenza delli, oggi, non è più un c.t. con muscolare), ispirate alla tradizione artigianale la valigia. Il suo futuro sembra italiana, hanno un look sartoriale, con il ancora tinto d’azzurro. colletto e l’abbottonatura «su Le nuove maglie «su misura» Alessandro Bocci misura». (Ap) © RIPRODUZIONE RISERVATA La spiegazione in fondo l’ha data lui stesso nella notte di San Siro, ben prima della tirata contro il c.t. Prandelli «poco educato». A chi lo stuzzicava, definendolo «più simpatico di quando giocava», Antonio Conte ha risposto, senza giri di parole, con una frase che sembra un piccolo manifesto: «Io in campo di simpatici ne ho trovati pochi e non vincevano mai, al di là del simpatico o antipatico in campo bisogna essere cattivi, perché lì non si scherza, una squadra vince e l’altra perde, non ci sono vie di uscita...». La sua Juve è senza avversari: ha 11 punti in più dell’anno scorso e addirittura 17 rispetto a due stagioni fa. Conte ieri ha conquistato la seconda Panchina d’oro consecutiva (davanti a Montella e Mazzarri) grazie ai voti dei suoi colleghi.«A volte è più facile vincere che farsi votare — dice il tecnico bianconero — . Sono contento, perché non è facile ripetersi a certi livelli. Dietro ci sono tanto lavoro, grande passione e molto sacrificio. Dedico questa Panchina d’oro alla mia famiglia, che mi sopporta e mi supporta. Ma voglio dedicarla anche ai miei calciatori, che sono gli artefici dei nuovi successi. Sono contento tori (e indovinate chi vincerà l’anno prossimo) con la faccia di chi non molla mai un centimetro. E che non ritratta, confermando tutto il suo fastidio, che è anche quello della società: «Rimango fermo sulle mie posizioni» dice il tecnico bianconero. Ben sapendo che se si fosse trovato dalla parte opposta avrebbe chiamato anche lui un totem come il «Chiello» nell’ultima occasione utile prima delle convocazioni mondiali, in una amichevole contro la Spagna. Ognuno ha il suo ruolo. E quello di Conte è il martello, a tutte le ore e su tutti gli schermi: «Chiellini da tre settimane non gioca — aveva detto dopo la vittoria di Milano — venerdì ha ripreso ad allenarsi con un defaticante e l’ho portato a Milano per fargli riassaporare il campo ma, nella mia mente, non c’era il pensiero di utilizzarlo. Vederlo convocato mi dispiace e mi rammarica, tante volte da parte del c.t. si chiede collaborazione e disponibilità, noi ne diamo tantissima, perché forniamo tanti giocatori, mi aspettavo almeno una mezza chiamata, del tipo ‘‘oh stupido, come sta Giorgio?’’. Ho trovato questo comportamento poco garbato, poco educato. E ora titolate pure che Conte attacca Prandelli». Sopportato... «Dedico questo premio alla mia famiglia che mi supporta e sopporta. Ma anche alla mia squadra» Vincente L’allenatore della Juventus, Antonio Conte, con il presidente della Figc Giancarlo Abete e Gianni Rivera durante la cerimonia di premiazione per la Panchina d’oro a Coverciano. Conte è alla Juve dal 2011, ha vinto due scudetti consecutivi e si avvia quest’anno alla conquista del terzo. (Ansa) dopo il risultato di domenica, ma non abbiamo ancora vinto niente». La concorrenza però è lontana e gli avversari bisogna andarli a stanare, per tenere sempre alta la tensione ed esaltarsi con quello che Mourinho — quello vero — chiama «il rumore dei nemici»: è stato così per Capello, attaccato poche settimane fa e domenica notte per Prandelli. Conte ritira il premio più ambito dagli allena- La novità però è soprattutto che il c.t. si difende a muso duro e contrattacca. Alla fine quindi del caso Chiellini (che ieri si è allenato da solo sul terreno di Valdebebas, casa del Real Madrid) cosa resta nella parte di campo juventina? Conte ha espresso un disappunto condivisibile. Ma lo ha fatto in un crescendo e con toni che a sua volta rischiano di sembrare poco rispettosi verso l’azzurro e il suo valore. E sarebbe un paradosso: il tecnico juventino ripete spesso che in nazionale, con Arrigo Sacchi che lo ha chiamato otto volte, gli si è «aperta la testa». Quello che è oggi, Conte lo deve un po’ anche alla maglia azzurra. La questione quindi finisce qui. Il prossimo «nemico», la Fiorentina, arriva domenica all’ora di pranzo. Presentarsi puntali. Astenersi perditempo. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Acquistato dall’Inter a gennaio 2013 per 14 milioni, il croato spera di rilanciarsi in nazionale: «Di sicuro Mazzarri preferisce uno stile più difensivo» I dolori del giovane Kovacic: «L’anno scorso giocavo, ora no» MILANO — Walter Mazzarri non è contento di Mateo Kovacic e Kovacic non è contento di Mazzarri. È la vita, quando la squadra fa fatica a vincere e quando si gioca poco. I numeri. Kovacic, 20 anni il 6 maggio, acquistato a fine gennaio 2013 per 14 milioni di euro dalla Dinamo Zagabria, esordio in nerazzurro contro il Siena (3-1 per i toscani, 3 febbraio 2013), in questo campionato ha collezionato 22 presenze (in 26 giornate), ma soltanto quattro volte è partito titolare e non è stato sostituito: Cagliari (1-1), Atalanta (1-1), Parma (3-3) e Chievo (1-1). Come avrebbe detto Antonio Sibilia, ex presidente dell’Avellino (quando era stabilmente in serie A), «è un medico che non ti fa morire, ma non ti fa mai star bene assai». In quattro partite, Kovacic è partito titolare, ma è stato sostituito. È successo a Catania (vittoria per 3-0), in casa del Torino (solo 6’, causa espulsione di Handanovic), a San Siro con il Verona (4-2) e allo Stadium con la Juve (68’ nel 3-1 per i bianconeri). In 14 partite, il croato è partito dalla panchina e ha sostituito un compagno. In tutto: 1.062’ di campionato. In più ci sono le tre presenze in Coppa Italia. Mazzarri ha provato due soluzioni: sulla linea dei centrocampisti oppure da trequartista. Nel primo caso, il numero 10 ha dimostrato di avere difficoltà a metabolizzare l’idea della fase difensiva; nel secondo, si è notato che fatica a inquadrare In crisi Kovacic, 19 anni (Forte) la porta (nessun gol). Da alcuni movimenti e da alcune giocate, è evidente che Kovacic abbia numeri da grande giocatore, che San Siro ha dimostrato di apprezzare, ma questo è proprio il momento in cui sembra in una fase di involuzione tattica più ancora che tecnica, situazione che può verificarsi per chi non ha ancora vent’anni. Però è anche comprensibile che Kovacic sia abbastanza deluso dalla situazione che sta vivendo e ne ha parlato nel ritiro della Croazia (domani gioca con la Svizzera a San Gallo): «Nonostante il fatto che non giochi da un po’ di tempo, mi sento bene; con l’allenatore dell’anno scorso giocavo, mentre adesso arrivo da tanta panchina. Però voglio lavorare be- ne lo stesso per preparare il Mondiale. Se dovessi giocare bene domani con la nazionale, forse potrei sperare di avere più spazio nell’Inter. È vero: non posso aspettarmi un grande cambiamento per una sola partita, ma questo test tornerà utile. Non sta a me commentare le decisioni di Mazzarri, di sicuro lui preferisce lo stile più difensivo, mentre a me piace di più il calcio d’attacco. Devo abituarmi, non ho altra scelta, ma ho Momento difficile «È un momento difficile, non ero abituato a stare in panchina, ma non ho scelta, devo adeguarmi» bisogno di tempo. Per me, è un momento difficile, perché non ero abituato a stare in panchina. Ho bisogno di tempo per adeguarmi». Siccome Mazzarri deve cercare di portare l’Inter in Europa, perché non sarebbe bello restare fuori dalle coppe per il secondo anno consecutivo, il te c n i c o h a cercato di rimodellare il centrocampo in altro modo, puntando quasi tutto su Hernanes (se starà bene, perché a Roma si vedeva che non era in condizione) e molto su Guarin, che continua a essere discontinuo. Alvarez è stato riproposto come alternativa a Hernanes, ma non è ancora tornato quello di inizio stagione, mentre Cambiasso sembra aver superato di nuovo Kuzmanovic, come centrale davanti alla difesa. Che domenica contro il Torino sarà senza Juan 22 le presenze di Kovacic con l’Inter nella stagione, ma solo otto da titolare Jesus e Samuel (era diffidato), squalificati. Può tornare Ranocchia: ultima apparizione il 6 gennaio all’Olimpico con la Lazio. Errore sul gol di Klose e addio al posto da titolare. f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera UFFICI Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). CONDUTTORE manutentore di impianti condizionamento riscaldamento con patente secondo grado vapore. Disponibilità immediata. 328.42.68.082. ELETTROMECCANICO elettricista, manutentore, magazziniere, buona manualità, assistente di direzione. Inglese discreto, offresi. 331.24.37.105 CAMP BOSS- Pluriennale esperienza. Valuta proposte. Disponibilita' immediata. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Sport 51 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 La tendenza Seedorf soddisfatto, non cambia idea sull’utilizzo delle punte Il Milan ha il mal di gol «Pazzo e Balo mai assieme» Galliani: «Ma ora vinciamo due gare brutte» MILANO — Siamo ancora al tempo della semina. E come i cicli della natura hanno tempi immutabili e indifferenti alle esigenze degli umani, così anche quelli del pallone richiedono attese fisiologiche. «La palla non entra? Girerà. Tante volte il Milan ha vinto soffrendo, ora perde giocando bene: adesso dobbiamo seminare, i risultati arriveranno», ripeteva Clarence Seedorf nella notte della sconfitta con la Juve. Magari presto: «Adesso dopo due partite belle senza vittorie spero che arrivino due partite brutte con due vittorie», si augurava ieri l’ad Adriano Galliani. Fino a martedì il Milan può permettersi di perdere col sorriso, di trarre buone indicazioni dal bel gioco (che c’è stato) e rimandare i tre punti alla prossima volta. Essere ancora in corsa per la Champions ha fin qui costruito una bolla protettiva attorno alla squadra, nonostante le quattro sconfitte su nove partite dell’era Seedorf, ma soprattutto quello che conta per il gradimento societario è aver scorto una crescita. È questo che conforta Silvio Berlusconi, comunque soddisfatto, nonostante la sconfitta: questo Milan offensivo, che cerca lo spettacolo, gli va a genio. L’eventuale esclusione dall’Europa («L’Atletico è favorito, al Milan serve un’impresa», ricorda Carlo Ancelotti che, a Sotto accusa Balotelli Pazzini Kakà Sotto la gestione Seedorf ha segnato 4 gol. Il problema è che fatica a fare la prima punta Il Pazzo è la prima punta per eccellenza: si sacrifica, apre gli spazi, ma è rimasto a secco nelle due gare da titolare Ha sulla coscienza la doppia occasione sbagliata con la Juve: sfortunato, ma è mancata un po’ di cattiveria C’è comunque quello, di prospettiva, di costruire un impianto per il prossimo anno. Ed è qui che batte il discorso di Seedorf: il tecnico olandese ha avuto, sin da subito, la sicurezza di poter guardare lontano. E la contemplazione di un orizzonte più vasto infonde serenità. «Lo stato d’animo è di fiducia: abbiamo visto una grande prestazione di squadra, che potrebbe dare ai ragazzi convinzione nei propri mezzi — ha ribadito ieri a Coverciano —. Il coraggio è stata la base di una partita giocata bene, in velocità, con tante occasioni da gol che purtroppo non siamo riusciti a trasformare». Appunto. Questo Milan offensivo e spettacolare si scopre con il problema del gol. Zero con l’Atletico, zero contro la Juventus, nonostante 12 tiri nella porta di Buffon (di cui 7 nello specchio). Allargando il conteggio, sono otto le reti in sei partite di campionato (contro le 10 nelle stesse partite della gestione Allegri, che però ne aveva Coverciano, alla consegna della Panchina d’oro ha parlato a lungo con l’allenatore rossonero) gioco forza obbligherà ad affrontare la prospettiva di una stagione rimasta senza obiettivi. Berlusconi approva Clarence: «Stiamo ancora seminando, i risultati arriveranno». Berlusconi soddisfatto del gioco Basket Parla l’allenatore esonerato dalla Cimberio in crisi Frates: «Pago per la mia coerenza Varese non è più da prima classe» Il tempo divora le cose, troppo in fretta. La Cimberio Varese esonera Fabrizio Frates, subito dopo a Brindisi ne becca quasi 30. Non è nemmeno la vendetta del fato. Forse qualcuno ha tradito? «Non mi interessa saperlo — dichiara l’architetto milanese esiliato da Varese —. Tradito è stato, solamente, l’impegno e il coraggio che ho messo nell’affrontare una sfida consapevolmente condivisa da tutti». La sfida, dice? «Certo, non abbiamo pescato un altro Dunston, e tutti avevano accettato di tener duro a fronte di un ridimensionamento economico». E invece che cosa è successo? «Sapevamo tutti di andare ad affrontare il mare grosso: tutti d’accordo nel restare belli compatti attaccati alle cime per resistere all’onda grossa. Poi, a me, hanno tagliato la cima». Qual è stato il problema? «Il passato ha abituato Varese a viaggiare in prima classe. Non posso nemmeno accampare l’alibi di giocatori lavativi, sarei disonesto. Ma avere sulle spalle la scimmia di aspettative non dimensionate alla realtà ha condizionato la squadra». Secondo l’accusa, il suo carattere toglieva il sorriso alla squadra. «Leggenda metropolitana. Balla colossale. Ho sentito e letto. Che non ho relazioni umane lo può dire soltanto chi non mi conosce. Purtroppo, lo hanno anche scritto». Niente di vero? «Lo ammetto, preferisco lavorare in palestra, piuttosto che imbonire i tifosi con le pacche sulle spalle al bar. Sono rimasto fedele a quel che mi diceva il “sciur” Aldo Allievi, quando ho iniziato a Cantù: “Lei pensi solo ad allenare, a far rendere i giocatori al 110% e a far crescere i giovani”». Troppo intransigente, forse? «In palestra non lascio passare niente, è vero. Ma credo nella tecnica e in questo mi riconosco. A Caserta c’è un detto: chi nasce nappina non può diventare foulard. Se la coerenza è il mio difetto, pago». Sicuro di non sentirsi tradito? «Penso che il presidente Cecco Vescovi non mi avrebbe mai licenziato, salvo ma- ❜❜ Delusione Il passato l’ha abituata troppo bene. Il mio impegno è stato tradito gari a fine stagione ritrovarci e concordare che non ero l’allenatore giusto per questa squadra, o, viceversa, la squadra poco adatta a me». Perché poco adatta? «Dopo 25 anni di professionismo sanno tutti che amo le squadre un po’ giovani e atletiche....». Ma è proprio sicuro che il gruppo non le giocasse contro? «Se una squadra gioca contro il suo allenatore non vince in trasferta a Reggio Emilia e Venezia. Abbiamo commesso degli errori, questo sì». Ad esempio? «È stato subito chiaro che Kee-Kee Clark non si combinava con Coleman ed Ere, e soprattutto l’asse Clark-Hassell, per la staticità del pivot, ci rendeva inermi sul pick&roll. Ma lo abbiamo saputo fin da Morbegno, alla prima uscita precampionato». Si poteva cambiare? «No, ci siamo detti. Siamo stati coerenti, e credo che Varese lo sarà fino al termine della stagione. L’unica incoerenza è il mio caso». Qual è allora la morale della storia? «Nel film “La tempesta perfetta” i pescatori, spinti dalle difficoltà economiche, decidono di affrontare condizioni molto sfavorevoli, e di fronte al mare in tempesta nessuno ha preso la scialuppa per tornarsene a casa. Per dirla tutta, non credo che se fossi rimasto al timone avrei fatto affondare la Cimberio». Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Sassuolo agitato presi di più: 8 a 5). Da dove deriva questo mal di gol? Si può tirare in ballo la sorte. Si può pensare a una certa frenesia, un po’ di ansia al momento del tiro. Di sicuro manca lucidità e questo anche perché, per azzannare le partite, il Milan di Seedorf prova a giocare a ritmi altissimi: e forse qui sta una pretesa eccessiva. La fatica appanna gli occhi nei momenti che contano, la squadra sembra sempre destinata a calare con il passare dei minuti: perciò o segna subito, altrimenti si scopre al rischio della beffa, anche perché la difesa (o la fase difensiva) è tutt’altro che impeccabile. Giampaolo Pazzini svolge un lavoro faticoso quanto utile, apre molti spazi ai trequartisti veri (Kakà, Taarabt) e adattati (Poli), anche a costo di rinunciare a qualche occasione per sé (con la Juve gliene è capitata una sola): infatti è rimasto a secco nelle due partite giocate da titolare. Con il Pazzo la squadra gioca innegabilmente meglio, ma Seedorf (come forse chiunque altro) non rinuncerà ai colpi potenzialmente micidiali di Mario Balotelli (che sotto la sua gestione è a 4 reti). I due, assieme, mai. «È molto difficile — chiude il discorso Seedorf —. Sono due titolari, chi giocherà dipenderà dalle situazioni». Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Malesani via richiamato Di Francesco La domanda è la solita, e come al solito non c’è risposta: ma allora perché lo avevano esonerato? Comunque sia, Eusebio Di Francesco (foto) torna sulla panchina del Sassuolo dopo l’esonero, ieri, di Alberto Malesani, il 12° stagionale in serie A. Una decisione attesa perché in un mese Malesani, che aveva parlato di «ambiente ostile», ha perso 5 gare su 5. Così la dirigenza neroverde (che durante il mercato di gennaio aveva acquistato 12 nuovi giocatori) ha richiamato il tecnico esonerato il 28 gennaio scorso con la squadra terzultima a 17 punti. Ora i punti sono gli stessi, ma la posizione è l’ultima: a Di Francesco toccherà rigenerare un ambiente depresso e il talento di Berardi, capocannoniere della squadra con 12 gol, precipitato con Malesani in una crisi tecnica e psicologica. © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Ha vissuto per amare: il Signore, la famiglia e quanti più incontrava.- Fermi e solidi gli atavici principi, ma generosa a capire, comprendere e perdonare.- Non è più con noi l'amatissima Gabriella Testori Bernardini Lo annuncia con dolorosa amarezza lo sposo Carlo con i figli.- La famiglia riconoscente ricorda la ventennale affettuosa assistenza della Professoressa Dottoressa Cristiana Sessa.- Un grazie particolare al Dottor Fabrizio Sessa.- Le esequie si terranno martedì 4 marzo 2014 alle ore 14.15 nella chiesa di San Carlo Borromeo via Pietro Giannone 21, Varese. - Varese, 3 marzo 2014. Cara nonna Lella ci guardi tutti da lassù con la tua dolcezza.- Siamo immensamente grati per l'affetto che ci hai donato e terremo sempre vivi il tuo ricordo e il meraviglioso esempio.- I tuoi nipoti Giulia, Lorenzo, Carlotta, Gabriella, Matilde, Camilla, Alessandra, Carlo, Matteo e Pietro. - Varese, 3 marzo 2014. Piera, Marisa e Lucia, affrante dal dolore, ricordano la loro dolcissima sorella Gabriella e si stringono nell'affetto e nella preghiera a Carlo e alla sua grande e meravigliosa famiglia. - Milano, 3 marzo 2014. Carissima Lella lasci in tutti noi un vuoto incolmabile, ma con la tua fede, il tuo amore, il tuo esempio ci accompagnerai sempre, come facevi quando eri con noi, sì che ogni volta potremo dire come dicono i tuoi figli: "cosa avrebbe fatto lei al nostro posto".- Marisa, Lallo, con Pinina, Efisio ed Emanuela, Emanuela e Marco e tutti nipoti. - Milano, 3 marzo 2014. Partecipano al lutto: Elisabetta e Mimia Carutti con le loro famiglie. Cara Lella ci mancherai tanto.- Ti ho tenuta in braccio quando eri bambina ed ora mi hai preceduto in paradiso dove ci ritroveremo ancora insieme.- La tua sorella Piera coi figli: Giovanna e Giorgio, Alberto e Clara, Giacomo e Vera, Maurizio e Marina, Titta e Renato e tutti i nipoti. - Milano, 3 marzo 2014. Lucia e Carlo con Giuseppe e Angela, Edoarda e Marco, Giovanni e Michela, Assunta, Francesco e Ombretta, e con tutti i nipoti piangono la morte della loro Lella amatissima sorella e zia.- Grati al Signore di tanti meravigliosi momenti passati insieme, si stringono nella preghiera a Carlo e a tutta la sua stupenda famiglia, certi che Lella dal cielo continuerà a guidare con l'intelligenza e l'umanità di sempre i loro e i nostri passi. - Milano, 3 marzo 2014. Partecipano al lutto: Enrica Dornini con Cristina, Davide e Edoardo. I cugini Paracchi, Maria Pia, Anna, Giacomo, Marta, Letizia, con le loro famiglie ricordano la carissima Gabriella Testori Bernardini e si stringono affettuosamente a Carlo e figli. - Novate Milanese, 3 marzo 2014. I nipoti Edoardo con Cinzia, Armando con Paola, Margherita con Giampaolo con tutti i figli si stringono al dolore dei cugini Bernardini e ricordano con affetto la carissima zia Lella - Milano, 3 marzo 2014. Gabriella Testori Vicini nel dolore porgiamo sentite condoglianze all'amico Sandro e a tutta la famiglia Bernardini.Max, Tere. - Milano, 2 marzo 2014. Lella con i figli Carlo e Annalisa, Antonio e Federica, Giovanni e Delfina, piange la perdita della grande amica di tutta la vita Lella e nel suo ricordo abbraccia con tanto affetto Carlo e i ragazzi. - Milano, 4 marzo 2014. Partecipa al lutto: Sandro Pedersoli. Il Presidente, tutti i dipendenti del gruppo Testori, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale esprimono partecipazione e cordoglio al lutto che ha colpito il Dottor Sandro Bernardini e famiglia per la scomparsa dell'amatissima mamma Gabriella Testori - Novate Milanese, 3 marzo 2014. Gli amici dell'Associazione Testori si uniscono a Carlo e a tutta la sua famiglia nella preghiera per Gabriella grati per la generosità e la passione che ha sempre dimostrato. - Novate Milanese, 2 marzo 2014. Dopo una esistenza interamente dedicata agli affetti più cari ed alla sua tanto amata professione, è tornata alla casa del Padre Luciana Gervasini consulente del lavoro Ne danno il triste annuncio Enrica e Sergio, Giancarlo e Tina, Fabio e Luisella, Mattia, Alessia e Andrea, Paola e Alessandro.- Si ringraziano Suor Pasqualina e tutte le collaboratrice della Casa di Riposo Don Guanella per l'assistenza prestata.- Il rito funebre si svolgerà il giorno 5 marzo 2014 alle ore 9 presso la Casa di Riposo Don Guanella in Milano via Cagnola 11. - Milano, 3 marzo 2014. "Sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell'urna" e il dott. Enrico Bergonzini Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano, chiamato a reggere tale istituzione per sette mandati, ininterrottamente dal 1978 al 1999, arco temporale ineguagliato e credo ineguagliabile, può contare non solo nel ricordo delle migliaia di medici che lo elessero ma soprattutto nell'affetto e nella stima di quanti, come chi scrive, ebbero il privilegio di conoscerlo e nell'amore, oggi struggente, dei suoi familiari, della signora Lisetta, di Antonio e di Nadia, straordinario esempio di dedizione filiale e che tutti ha commosso con il tenerissimo richiamo, nella sua ultima lettera di saluto, ai piccoli, grandi, misteriosi amici sempre fedeli.- Enrico Antonio Maria Pennasilico. - Milano, 3 marzo 2014. Nella pace del Signore si è spenta la Partecipa al lutto: Alma Colombo con rimpianto. Piero ricorda commosso la sorella Antonia punto di riferimento e unione per tutta la famiglia. - Milano, 3 marzo 2014. Profondamente addolorato ricordo con infinita gratitudine l'amico e maestro Ci hai trasmesso l'amore per la natura e l'arte.Ciao Enrico Bergonzini zia Antonia Massimo Maniezzo. - Milano, 3 marzo 2014. Gabriella Sartoni, profondamente addolorata, piange la scomparsa del carissimo Dott. Enrico Bergonzini Andrea Giulia Luca Marco Isabella Grazia. - Milano, 3 marzo 2014. Antonia riposa in pace.- Con affetto Piccy. - Milano, 3 marzo 2014. Sono affettuosamente vicini a Giancarlo Tina e famiglia, Enrica e Sergio per la perdita della cara Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e la Giunta Comunale sono vicini alla famiglia per la scomparsa del Luisa e Giulia, Giovanna, Simone sono vicini a Marzio con tanto affetto per la perdita della sorella Luciana Gervasini Dott. Enrico Bergonzini Antonia Partecipano al lutto: Graziella Scansani e famiglia. Annamaria Marcovati. Mario e Silvio Galassini. Roberto Piceci e famiglia con affetto si uniscono al dolore dei famigliari per la scomparsa di Luciana Gervasini stimata collega, cara e generosa amica. - Milano, 3 marzo 2014. La Presidente, i componenti del Consiglio e del Collegio dei Revisori dell'A.N.C.L. - Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro Unione Provinciale di Milano, unitamente agli iscritti, sono vicini al collega Giancarlo Gervasini e alla sua famiglia per la perdita della carissima sorella e collega Luciana Gervasini da tutti ricordata per il grande impegno e l'apporto dato alla categoria. - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente Gianni Zingales, assieme ai Consiglieri e ai Revisori dell'Ordine dei consulenti del lavoro di Milano, è vicino a Giancarlo ed alla sua famiglia per la perdita della cara sorella Luciana Gervasini collega che, con il suo esempio e dedizione, è stata un punto di riferimento per tutta la categoria. - Milano, 3 marzo 2014. I collaboratori di Studio Gervasini & Barei Associati e di CEA Srl partecipano con affetto al lutto per la perdita della cara Luciana - Milano, 3 marzo 2014. La Presidenza, il Consiglio Direttivo e tutti gli agenti iscritti all'U.N.A.T. (Unione Nazionale Agenti Toro), appresa con dolore la notizia della scomparsa dell'amico e collega Francesco Musajo Somma di Galesano porgono alla sua famiglia, nel tragico momento che ci trova uniti, le più sentite condoglianze. - Milano, 3 marzo 2014. Il Rotary Club Sesto Calende Angera è vicino alla famiglia Musajo per la scomparsa di Francesco un grande uomo che ha dato molto a chi lo ha conosciuto. - Sesto Calende, 3 marzo 2014. Francesco Musajo Somma di Galesano Partecipano al lutto: Ugo e Savina De Luca. Cittadino Benemerito di Milano, già Presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano. - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente Basilio Rizzo e il Consiglio Comunale di Milano partecipano con profondo cordoglio al lutto per la scomparsa del Dott. Enrico Bergonzini Cittadino Benemerito di Milano. - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente Dottor Roberto Carlo Rossi, il Presidente onorario Dottor Ugo Garbarini, il Presidente CAO Dottor Valerio Brucoli e il Consiglio dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e provincia esprimono partecipazione e cordoglio al lutto che ha colpito la famiglia per la scomparsa del Dott. Enrico Bergonzini già Presidente dell'Ordine dall'anno 1978 all'anno 1999. - Milano, 3 marzo 2014. Allegra, Donatella e Santo Versace sono vicini con affetto a Gian Giacomo per la scomparsa del padre Francesco Ferraris - Milano, 3 marzo 2014. I dirigenti e tutti i colleghi del gruppo Versace partecipano commossi al lutto della famiglia per la scomparsa di Francesco Ferraris - Milano, 3 marzo 2014. Tomaso Galli è vicino con affetto all'amico Giacomo e a tutta la famiglia per la perdita del papà Francesco Ferraris - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente Franco Moschini, il Vice Presidente Matteo Cordero di Montezemolo, l'Amministratore Delegato Dario Rinero e tutti i dipendenti del gruppo Poltrona Frau, con le sue aziende Cassina, Cappellini e Poltrona Frau, si uniscono al profondo dolore di Gian Giacomo Ferraris e della sua famiglia per la scomparsa del caro papà Francesco Ferraris - Milano, 4 marzo 2014. Massimo Cremona e lo Studio Pirola Pennuto Zei e Associati partecipano al lutto che ha colpito Giangiacomo per la perdita del padre Francesco Ferraris - Milano, 3 marzo 2014. Profondamente addolorati per la scomparsa del marchese Antonio Citterio I cognati Giovanni Mariuccia e Giuliana Scordino con la loro madre Carmela Pisani Scordino abbracciano Elena e sono affettuosamente vicini a Carlo e Clemente. - Reggio Calabria, 3 marzo 2014. Bianca Cappellari ved. Cappellari Lo annunciano i figli Teresita e Toni con le famiglie.- I funerali avranno luogo martedì 4 marzo alle 14.30, parrocchia San Carlo Monza. - Monza, 2 marzo 2014. Partecipano al lutto: Vittorina Clinanti con Marinella e Giancarlo. Umberto ed Illo Quintavalle abbracciano Toni in questo triste momento per la scomparsa della mamma signora Bianca Cappellari - Milano, 4 marzo 2014. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Quanta Agenzia per il Lavoro, Quanta Risorse Umane e Hockey Club Milano24 con tutti i Consiglieri, Sindaci e Revisore e tutto il personale italiano ed estero, è vicino a Toni nel ricordo della mamma signora Bianca Cappellari Ciao e stringe in un forte abbraccio Lisetta, Nadia e Antonio. - Milano, 3 marzo 2014. i cugini Bianca, Vittorina, Roberto e Marisa, Anna, Giorgio, Milena, De Prai, Campiglio. - Milano, 3 marzo 2014. È mancata all'affetto dei suoi cari dott.ssa Antonia Falchetti Il fratello Marzio con grande tristezza piange la scomparsa di Antonia dopo oltre trent'anni di affettuosa vicinanza e sorprendenti affinità elettive eredità incancellabile di una grande famiglia.- I funerali avranno luogo oggi 4 marzo alle ore 14.45 presso la chiesa di Sant'Alessandro. - Milano, 3 marzo 2014. - Milano, 3 marzo 2014. Antonio con Donatella, Francesco con Elena, Agostino con Serena, Angelo con Esther, Ersilia con Beppe e le loro famiglie, partecipano al dolore dei fratelli Pietro e Marzio Falchetti per la perdita della cara Antonia Falchetti - Milano, 4 marzo 2014. Dopo una vita dedicata alla famiglia ed al lavoro è mancato all'affetto dei suoi cari Carlo Ronzoni di 90 anni.- Ne danno il triste annuncio: i figli Stefano con Anna ed i nipoti Luca e Luigi, Elena con Eliberto, parenti tutti.- I funerali avranno luogo martedì 4 marzo alle ore 14.30 nella chiesa parrocchiale San Vito in Lentate sul Seveso indi al cimitero locale.- La cara salma è composta presso l'abitazione di via Matteotti, 5 in Lentate sul Seveso.- Un commosso ringraziamento a quanti interverranno alla mesta cerimonia. - Lentate sul Seveso, 3 marzo 2014. Antonio Fusetti profondamente commosso partecipa al dolore di Stefano ed Elena per la scomparsa del caro e indimenticabile - Milano, 3 marzo 2014. Carletto Ronzoni Partecipa al lutto: L'Amministrazione Cardani S.n.c. - Meda, 4 marzo 2014. Profondamente addolorati per la scomparsa di madame Partecipa al lutto: Il personale dello Studio Fusetti. Renée Cattan siamo vicini ai figli Alberto e Edoardo ed a tutta la famiglia Hazan.- Vittorio Alberti, Marilena Proverbio. - Sorico, 2 marzo 2014. Giorgio Colombo e Vaida con la piccola Maria si stringono con affetto e vera amicizia ad Alberto e Alessandra condividendo il dolore per la scomparsa della cara mamma Renée - Milano, 2 marzo 2014. L'Associazione L'amico Charly Onlus è vicina al presidente del gruppo Finelco Alberto Hazan per la scomparsa della mamma Renée Hazan - Milano, 2 marzo 2014. Mariagrazia Zanaboni con la sua famiglia abbraccia l'amico Alberto per la perdita della mamma Renée - Milano, 2 marzo 2014. La Camera Nazionale della Moda Italiana, il Presidente Mario Boselli, il Presidente Onorario Beppe Modenese, il Consiglio Direttivo, l'Amministratore Delegato Jane Reeve, il Direttore Giulia Pirovano ed i soci, partecipano commossi al dolore di Alberto Hazan e famiglia per la scomparsa della mamma Renée Hazan - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente, la Direzione Nazionale e le Sezioni Provinciali UILDM, in particolare quelle lombarde, partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa di Agostino Boria una delle figure di maggior spicco dell'associazione, della quale fu anche Presidente Nazionale dal 1973 al 1979, e desiderano ricordarlo con riconoscenza e stima per il suo impegno nella lotta alle malattie neuromuscolari e contro ogni discriminazione. - Padova, 1 marzo 2014. Gli amici di TV Sorrisi e Canzoni sono vicini a Stefano e Raffaella per la scomparsa del caro Franco Operato - Segrate, 3 marzo 2014. "Signore, nella semplicità del mio cuore con gioia ti ho offerto tutto". (Dalla liturgia) L'Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità annuncia che si è compiuto il cammino terreno di Anna Colombo Piccola Apostola della Carità.- Ha dedicato la sua vita ai piccoli de "La Nostra Famiglia" e al servizio della Diocesi di Milano, in particolare ai Sacerdoti e ai laici presso l'Istituto Paolo VI di corso Venezia e la parrocchia "Sant'Antonio Maria Zaccaria" di Milano.- Ha vissuto con il sorriso anche i momenti di sofferenza, a tutti ha testimoniato la gioia della sua vocazione.- La ricordiamo con affetto e gratitudine, certi che il Signore ricompensa oltre misura coloro che gli sono stati fedeli.- La salma si trova presso il centro "La Nostra Famiglia" di Bosisio Parini (cappella del III padiglione).- I funerali si svolgeranno mercoledì 5 marzo alle ore 10.30 a Ponte Lambro, nella cappella della sede de "La Nostra Famiglia". - Ponte Lambro, 3 marzo 2014. Vincenzo Wally con Fabrizio e Rita abbracciano Fiorella Cosetta e Rossella ricordando con affetto il caro maestro Mario Lodi grande amico di giorni felici. - Milano, 3 marzo 2014. La casa editrice Einaudi ricorda con rimpianto Orietta Fatucci e Edizioni El sono affettuosamente vicini alla famiglia di Mario Lodi - Trieste, 3 marzo 2014. Mario Daniele Le figlie Giusi e Simona con Pino, le nipotine Martina e Sara, la cara compagna Lea ed i parenti tutti comunicano ai tantissimi amici che il funerale si terrà mercoledì 5 alle 14.45 presso la chiesa di San Pietro in Sala. - Milano, 3 marzo 2014. Paolo e Antonia Giuggioli ricordano con profonda stima la prestigiosa carriera dell'illustre magistrato Dott. Mario Daniele e sono vicini alla famiglia in questo momento di dolore. - Milano, 3 marzo 2014. Massimo Di Carlo, Laura Lorenzoni e i collaboratori della Galleria dello Scudo si uniscono commossi al dolore di Marco per la scomparsa del fratello Zeno Birolli ricordandone la profonda umanità e l'autorevolezza degli studi sull'arte italiana del Novecento. - Verona, 3 marzo 2014. Lunedì 3 marzo 2014 ha lasciato la sua vita terrena riunendosi alla sua Lodovica Ettore Canzani un nonno meraviglioso, un padre unico, un uomo generoso e un gran lavoratore con grandi idee.- Lo ricordano il figlio Giuseppe, i nipoti Francesco, Giulia, Cristina e famiglia.- Per giorno e ora del funerale chiamare dopo le ore 12 il numero 02.39262193. - Milano, 3 marzo 2014. Il Presidente insieme all'Amministratore Delegato, il Consiglio Direttivo, i soci e tutti i colleghi di UniCredit Business Integrated Solutions partecipa al dolore della moglie Anna e della sua famiglia per la scomparsa improvvisa di Claudio Santucci e porge le più sentite condoglianze. - Milano, 3 marzo 2014. Federico - Pavia, 3 marzo 2014. Enrico Lodi, la mamma Franca, tutto lo Studio Lodi ricordano con affetto e nostalgia l'amico di una vita Dott. Federico Tajé grande economista d'azienda, partecipe della creazione di scuole innovative, appassionato realizzatore di sogni spirituali. - Milano, 3 marzo 2014. Avv. Domenico Condemi Ne danno addolorati l'annuncio la moglie Rosa, la figlia Mariella con Guido, il figlio Luca con Mariaclaudia.- Gli adorati nipoti Elisa, Gabriele, Giulia ed Emma ricorderanno per sempre il sorriso e la bontà del loro nonno Mimì.- I funerali avranno luogo a Roma il giorno 5 marzo alle ore 10.30 nella parrocchia dei SS. Aquila e Priscilla, via Pietro Blaserna. - Roma, 4 marzo 2014. È mancata all'affetto dei suoi cari Adriana Rossi in Bossi Lo annunciano il marito Mario, i figli Michele e Irene con Diego, Livia e Lorenzo. - Milano, 3 marzo 2014. I condomini di via Plinio 59 Milano sono affettuosamente vicini a Bianca nel ricordo della sua straordinaria mamma Alice Tinti - Milano, 3 marzo 2014. Ezio Azaris e Jacopo sono vicini al dolore di Ermanno per la perdita di Vanna Travaglia - Milano, 3 marzo 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] Ciao Daniela Meggiorin Le famiglie Paloschi e Gimpel sono vicine alla famiglia Tajé per la perdita del caro amico Il 3 marzo si è serenamente spento l' Zeno Birolli Il funerale si terrà martedì 4 marzo alle ore 15 nella chiesa dell'Istituto Calasanzio, via Cortina d'Ampezzo, 250. - Roma, 4 marzo 2014. ed esprimono gratitudine per la generosità con cui, in quasi quarant'anni di preziosa collaborazione, ha contribuito alla crescita della casa editrice. - Milano, 3 marzo 2014. Professor Antonio Tessitore Il Gabinetto Vieusseux piange la scomparsa di e perde con lui un amico caro e generoso. - Firenze, 3 marzo 2014. Professor Dottor Roberto Gulli, Mario Mariani e Claudia Farini, insieme a tutti i colleghi di Pearson Italia, si stringono in un affettuoso abbraccio alla famiglia per la scomparsa della cara Il Direttore, i docenti e la Segreteria del Dipartimento di Accounting dell'Università Bocconi ricordano con affetto il e partecipano al lutto che ha colpito la famiglia. - Milano, 4 marzo 2014. Ha concluso la sua lunga vita, dedicata con umiltà ed impegno, alla giustizia Gian Giacomo Cavallucci Carafa Mimmo Prof. Antonio Tessitore lo ricorda nelle preghiere ed esprime un immenso apprezzamento per l'appassionato contributo di conoscenza ed esperienza nell'ambito dell'Economia aziendale profuso nella ricerca e a favore di tanti studenti. - Milano, 3 marzo 2014. Mario Lodi innovatore della pedagogia, uomo di forti principi civili, maestro per tutti. - Torino, 3 marzo 2014. Inma con Olga, Giacomo, Cristina e Antonio, i fratelli Belin, Cristina, Jose Luis, Valerio e Vicky e gli amati nipoti tutti, annunciano la scomparsa del ci mancheranno la tua profonda amicizia, la tua dolcezza, la tua agile cultura, la tua ironia, il tuo sorriso.- Con immenso affetto e con grande dolore abbracciamo Inma con i vostri figli e nipoti.Margo e Marco, Giulio e Isa, Tito e Paola, Alfonso e Popa. - Lecco - Milano, 3 marzo 2014. La Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, addolorata per la morte del SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 53 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 266 (12 25 (;6 1;( (6; 256 (12 2; (;5 22 ((5 22 (( 25 (;( 22 (;2 22 (;2 .'3) .#/3 )/3 ';# #%') ).#') )%)' ')7 #.'; ')' .6# # 4%)' ).47.4' /7 .& ).4 $$ . #'&# '& ).#)#4:#'&# #7/ $'$%&4 4%)'.$/"* '%&# #&' /4' #$ 4%)' %# $#'.. $ '. .7$%&4 &" $ &4.' 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' .'#/) )/ '%/ ! /%' #& #.3 Da giovedì in edicola con il Corriere il primo volume della collana La grande cucina italiana, le ricette regionali presentate Carlo Cracco. Disponibile il volume dedicato alla «Toscana». )$:) '$)$ ./ ))3 6% Da giovedì con il Corriere Ricette toscane: Cracco racconta la grande cucina Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 1 6 .%#') &/3.& ! 6%#') !#') # Sudoku Diabolico 6 3))%& )+'!' #44' &9 < 4 ( 5 4 0 '//' &#' %/#'$# /%) #&6.) 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Si annuncia un appuntamento rovente il passaggio in Aula di questo pomeriggio sulla riforma della legge elettorale. L’inizio del dibattito sulle modifiche è previsto alle ore 16. 54 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RICORDARE PER DISTRARSI Due anni È già in tv senza Lucio Dalla il film da Oscar Oggi è il 4 marzo, dunque impossibile non dedicare la puntata a Lucio Dalla ( foto). Oggi avrebbe compiuto 71 anni. Verranno raccontate le tante facce, le molte vite di Dalla. Numerose le testimonianze, a partire da quella di Francesco De Gregori, che per la prima volta dalla scomparsa di Dalla ricorda in tv l’amico. Tra gli interventi anche quelli di Zero, Ron, Carboni, Pupi Avati, Piera degli Esposti, Curreri, Bersani, Zampaglione,Vincenzo Salemme, Mengoni, D’Alessio, Marco Alemanno e il teologo Vito Mancuso. Colpaccio di Canale 5 che decide di mandare in onda all’indomani della vittoria dell’Oscar de «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino il film in chiaro attualmente ancora solo in dvd (prossimo passaggio la pay tv). Protagonista è Jep Gambardella (Toni Servillo, foto), giornalista di costume e critico teatrale navigato, impegnato a districarsi tra gli eventi mondani di una Roma immersa nella bellezza di un passato in netto contrasto con gli squallori del presente. Nel cast anche Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Iaia Forte, Giorgio Pasotti e molti altri. Unici - A modo mio Rai2, ore 21.10 La grande bellezza Canale 5, ore 21.10 >>ix ,iÌi{ ,>Î ,>Ó /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì 1 /,° /iiv , ,° /v° - "- ¶ ÌÌ° , // ½/ ° ÌÌ° / { /", / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /v° 9 -,/ *--" ° /iiÛi> 1 *"/ " , 7-/° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] £xx®° ,Þ ,Ü>`° ,LiÀÌ />ÞÀ / { /", -,/"°/iiÛi> /*-/ ½",° ->« "«iÀ> n°{x /" / */,"° ÌÌÕ>ÌD n°xä // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« "«iÀ> £{°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä /"6/, ° ->« "«iÀ> £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°äx , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £È°£x -,/"° /iiÛi> £Ç°£ä *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ Óä°ää / x Óä°{ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV ££°Óx ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°ää , ,/" £Î 6° ,i>ÌÞ £{°£ä ,/" / £x°ää /",9 ° -iÀi £x°xä 1 1" £ÉÓ° -iÀi £È°Îx "7 / 9"1, "/,° /iiv £Ç°ää /° /iiv £n°ää , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £n°Óä , ,/" £Î 6° ,i>ÌÞ £n°Îä -/1" *,/" £°Óä °-° - , ° /iiv° 7> °*iÌiÀÃ] >À} i}iLiÀ}iÀ] >ÀÞ ÕÀ`> Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÞÀÌ> iÀ £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä / -/, /° /iiv° À>} /° iÃ] >Ì > >*>}> £n°£ä "--," ",,° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ £x°£ä ", 9° /iiv £È°ää -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £È°xä / "° 6>ÀiÌD £Ç°xä / ,-° 6>ÀiÌD £n°Óä -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £°Óä - ,1-° -iÀi £°{x - ,1-° -iÀi Óä°£x ", 9° /iiv Óä°{ä ", 9° /iiv Ó£°£ä ," 1 , -1*,-/,° /iiv Ó£°Îx ," 1 , -1*,-/,° /iiv ÓÓ°ää ,<< , 6 ° 6>ÀiÌD Ó£°£x " " " - ", " /,"**"° i`>] Ì>>] £È£®° ,i}> ` >Ài >i° iÀ>`i] iÀÛ] i`> À>° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä , <<° À>>ÌV] À>V>ÉÌ>>] Óä£Î®° ,i}> ` *> -ÀÀiÌ° / -iÀÛ] >À 6iÀ`i° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä /-/ { -6, -1,,° >Ì>ÃÌV] iÀ>>É1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` / -ÌÀÞ° iÃÃV> L>] > ÀÕvvÕ`] Àà Û>ð i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä 1 / " " ° i`>] Ì>>] Óä£Ó®° ,i}> ` >L>ÌÌÃÌ> Ûi° iÃÃ>`À >ÃÃ>] -Û "À>`] 6>iÌ> `Û° Óΰ{ä *, << "//° i`>] 1Ã>] £nn®° ,i}> ` >ÀÌ ÀiÃÌ° ,LiÀÌ i À Óΰxä /- 1-/ / * ° À>>ÌV] À>ÉÀÉÌ>] Ó䣣®° ,i}> ` *> -ÀÀiÌ Óΰää 1° âi] 1Ã>] Óääή° ,i}> ` } ii° ÀV >>] iviÀ iÞ] -> ÌÌ° Óΰ£x -8 / /9° /iiv ä°£x / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°Óx "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,> Õ« ,i> /i >Ãà /Û >Ý À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx 1 "// < ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Ài> >` £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD° `ÕVi Ìi> iÀV £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi 6iÀV> >Þ> £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *>> *iÀi}] À>V >Ài £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° £n°xä ½,/° +Õâ° Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã> -, Ó£°£ä 1 - "° À>>ÌV] Ì>>] Óä£{®° ,i}> ` >À >Ài° ÕV> <}>ÀiÌÌ] ÕÃ> ,>iÀ] *> À}Õ}>° i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` È°{ä ,/"" -° ,>}>ââ n°£x 1 1" <<"° -iÀi n°Îx -*,/ "1-76- -,/ 7-/, ° /iiv £ä°ää /Ó -° ÌÌÕ>ÌD ££°ää // 6"-/,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //"° ÌÌÕ>ÌD £È°£x " - // ,,-"/° /iiv £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi £ä°äx , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£x ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌÕ>ÌD £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," É / ΰ £{°xä /, , 6 6,"° ÌÌÕ>ÌD £x°xä / Î °°-° £x°xx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £È°ää -*// " "° VÕiÌ £È°{ä "° VÕiÌ £°ää / Î É / ," ° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä - " "- 1/° ,i>ÌÞ Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« n°£x °{ä £ä°{ä £ä°xä Ó£°£ä 1 ° VÕiÌ>À Óΰ£x / Ó° ÓΰÎä Ó 8/° " " 1/1,"° ÌÌÕ>ÌD ä°Óx , *, /" /", ° ä°Îx 9", " +1-/° âi] 1Ã>] Óää®° ° -VÌÌ° -° >à ° Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Û> Àà ÓΰÓä <"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi i} >V Ó{°ää /Î "//° ä°£ä / ," ° £°äx * ",7,° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD ä°xx / £ "//° £°Îx -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD Ó°äx /,< * ° ÌÌÕ>ÌD Ó°£x - Ó° -iÀi ΰxä 6" " {°£ä 1 6,-/ // /, <" £°Îx *, *,° ÕÃV> Ó°äx 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀV iââ >Ç Ì>>£ ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £È°xä £n°xx £°Îx Óä°Îä ii>Þ /6 £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää *,"*"-/" , ° /iiv £n°xx 9 /° £°ää *,// " /,"**"° -iÀi £°Îä -- E "9° /iiv Óä°ää ", *-1° ÕÃV>i Óä°Óä 1", ,"° 6>ÀiÌD Óä°{x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°ää ,/9 -89 " 9° /iiv ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD "*1/ Film e programmi Silver Surfer inguaia i supereroi Cimbri e il futuro delle assicurazioni ,>{ Mr. Fantastic, la Donna Invisibile (Jessica Alba, foto), la Torcia Umana e la Cosa devono affrontare una nuova minaccia: Silver Surfer un alieno con poteri straordinari. I Fantastici 4 e Silver Surfer Italia1, ore 21.10 La prima intervista tv di Carlo Cimbri (foto), ad e dg di Unipol: il futuro delle assicurazioni in Italia. Secondo ospite è David Hassan, imprenditore del settore abbigliamento. 2Next - Economia e futuro Rai2, ore 23.30 Giovanni Floris e il governo Renzi Foderà saluta col gioco d’azzardo Giovanni Floris ripercorre assieme ai suoi ospiti la crisi che ci ha portato dal governo di Enrico Letta a quello guidato da Matteo Renzi: i problemi del Paese non sono cambiati. Ballarò Rai3, ore 21.05 Il boom del gioco d’azzardo nell’ultima puntata del programma di Vito Foderà: il campione italiano di poker Pierpaolo Fabbretti spiega gesti, tecniche e segreti. Polifemo - Quello che nessuno ti fa vedere; Mtv, ore 23 ,>x À>°Ì À>°Ì n°{ä "-/ 7",° -iÀi °Îä 8 ° -iÀi £ä°£x *,6/ *, / ° -iÀi ££°ää ,"/,- --/,-° /iiv ££°{x -/,° -iÀi £Ó°Óx -/,° -iÀi £Î°£x ,1-° /iiv £{°äx *,6/ *, / ° -iÀi £{°xx ,"/,- --/,-° /iiv £x°{ä äÓ£ä° -iÀi £È°Óä " /, ° -iÀi £Ç°äx , 7- ", "° £Ç°£ä 8 ° -iÀi £Ç°xx -/,° -iÀi £n°{x -/,° -iÀi £°{ä - /1,9° -iÀi Óä°Óx ,"-° -iÀi Ó£°£ä ," ,° / ÀiÀ®° ,i}> ` > ° ÓÓ°xx 7" , ° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓä ---- /° ÀÌÌiÃV®° ,i}> ` "ÛiÀ -Ìi° £°Óä , 7- ", "° £°Óx ,1 ,° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x x 1" "/6° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Óä ",° À>>ÌV®° i>`À i?L>À° ÓΰÓx 6 //, -"7° /> Ã Ü ,> -ÌÀ> £°£ä " ,6"° V° £°Îä ,- -/ //° VÕiÌ Óä°ää , x{° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x 1 1"" ",6° VÕiÌ ÓÓ°£x 79 *"6,/9¶-", -° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°{ä * 6/° /iiÛi> £°Óx ,9 76-\ " // 1",° -iÀi Óä°£ä ,- " ," ° -iÀi Ó£°£ä / - " 1 <" ° 6>ÀiÌD ä°Îx , ° Ó°Óx , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £Ç°Óx 1 ", 6 //° £°Îä * ] ", "-° Ó£°£x ½,"" <1""° Óΰäx / /, -/ ½" " " ° À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°ää 1 1 * ° >ÀÌ £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä 6 /","1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°ää 1 1 * ° >ÀÌ £°£ä /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD £°{ä /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 9 - \ // " <1 ,"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä 1", 5° ÌÌÕ>ÌD ££°ää 7E",,° /iiv £Ó°{ä 6"-/, -"° ÌÌ° £Î°{ä 6" ½",° £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £°Îä *1 /" *"° ÌÌÕ>ÌD Óä°xä , ," 7-/° ÓÓ°{ä 7E",,° /iiv £n°Îx 1/"° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , /1// "-/° VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä 1/"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää , /1// "-/° VÕiÌ>À £n°äx " "° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää 5 //° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ] 1 " -,," ° /v° Óΰää *, -1-* /° /iiv ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° >ÀÌ Óä°£ä *** * È /, - ", /","° >ÀÌ Óä°Óä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä * "" *, *° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £Ç°Î ", ½/ -1*," ° £°ÎÇ /° /iiv Óä°ÓÓ , ° /iiv Ó£°ä " -/, ," - < "° ÓÓ°xÇ -/", ° 6>ÀiÌD ÓΰÓÓ - ½"°° ",,° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ½- / ° 6>ÀiÌD Óΰ£x Îä 1/- ", --° âi] >>`>É}iÀ>>ÉÕ Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` ,ÕLi iÃV iÀ° iÃÃi ÃiLiÀ} £°Îä ° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä " 6" /° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì ÓΰÓx 1" " ° /> Ã Ü ä°Îä , ,/" ¼£{ 6 x° ,i>ÌÞ ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌÕ>ÌD Óä°xx / /° Ó£°Óä ° ÓÓ°{x "° /iiv ÓΰÎx ",<" 1 ,-/ ,"-," 55 Corriere della Sera Martedì 4 Marzo 2014 Pay Tv Film e programmi Laborie, la cuoca voluta da Mitterrand Una cuoca di provincia (Hortense Laborie, foto) viene chiamata all’Eliseo da François Mitterrand. Conquista l’Eliseo con una cucina basata sulla tradizione, nonostante la gelosia dei colleghi. La cuoca del presidente Sky Cinema 1, ore 21.10 Samuel L. Jackson allenatore di basket -Þ i> -«ÀÌ ££°{ä *"-/ * *,-" /Ài Õ `ÛÀâ>Ì Ã VÃV «iÀ V>à `ÕÀ>Ìi > ÀViÀV> ` Õ> V>Ã> >vvÌÌ° 1 `i ÌÀi «À«i ` `Û`iÀi ½>««>ÀÌ>iÌ°°° -Þ i> Ìà £Ó°Îx " /, -1<" " -ëiÌÌ>` `i½vi`iÌD `i >ÀÌ] >Ì iÀi >ÃÃ`> Õ> iÃVÀÌ «iÀ Ãi`ÕÀ i à ÌÀÛ> «ÀiÃÌ > V`ÕÀi } VÌÀ°°° -Þ i> *>Ãà £Î°{ä / -" /7", > ÃÌÀ> ` >À <ÕViÀLiÀ} i `i> >ÃVÌ> `i> ÃÕ> ºVÀi>ÌÕÀ>» >À>\ ÃV> iÌÜÀ >ViL° -Þ i> Ìà £{°äx "9 > L>L `>i ÃiL>âi `i>V i] iLÞ `ÛiÌiÀD Õ }À>`i `iÌiVÌÛi] `Ì>Ì ` «ÌiÀ «>À>À>° ° i /À° -Þ i> >Ý £x°xx *- /", -" vÀi` iÃ] ÃViâ>Ì «ÀiÃà ÃÌiÀ `i> *iÃV> ÀÌ>V] Ûii ÀV >>Ì `> Õ ÃViVV «iÀ Õ ÃÌÀ>Û>}>Ìi «À}iÌÌ° -Þ i> *>Ãà £È°£ä "/ /, -96 VV>Ãi `i ££nc V«i> `i> v}>] À>VÕ>] «À«ÀiÌ>À `i½Ìi /À>ÃÞÛ>>] ÛÌ> } >V «Ù ÃÌÀiÌÌ i iÃÃÕ Õ>° -Þ i> >Þ £Ç°Îx 66 ,/ ÀV "ÛiÀ] Ãi}ÀiÌ>À `i «>ÀÌÌ `½««Ãâi] ÃV«>Ài «ÀÛÛÃ>iÌi° «Ài`iÀi «ÃÌ m vÀ>Ìi }ii° -Þ i> £ £°£ä " *5 ëÀ>Ì > V>à 6>] V i ÃV>`>â⢠> -V> i ÃiV` `« }ÕiÀÀ>° > v}> ` Õ VÌ>` Ûii À>«Ì> `> Õ LÃà V>i° -Þ i> >ÃÃVà £°£x *, *À> i> m > L>` >À>Ì> `ii À}>Ìi ,ÃÃi V i >} Ì>> `ÕÀ>Ìi } > ` *L° V>«] `Õi v`>â>Ì -i} i -ÕÃ>>° -Þ i> ÕÌ £°Óä "6 E - ,/- +Õ>` >Ìi ë>ÀÃVi «À ÃëiÌÌ>Ì m ÃÕ >ÀÌ >Û`] iÀi`i ` Õ> ÀVV> v>}>° ëÀ>Ì >> ÃÌÀ> ÛiÀ> ` ,LiÀÌ ÕÀÃÌ° -Þ i> £ Ó£°ää -, °*° i >à `À}i i £xÇ Õ V>ÃÌ iVViâ>i ° >L] ° iÀi®] «iÀ > «iV> V i À>V> > >ÛÕÌ Õ iÀi ÃÕVViÃð -Þ i> >ÃÃVà "", ,/ ÃiV` i V>ÀViÀi ` ,LLi Ã>`] ÃÃÌiÌÀi `i½«>ÀÌ i`] `iÛi ÃÀÛi}>Ài ià >`i>° >LiÀD `i>°°° -Þ i> ÕÌ " ,/, ` `i L>ÃiÌ ÃV>ÃÌV >iÀV> ÛÃÌ >ÌÌÀ>ÛiÀà i }iÃÌ> ` Õ V>V ° ->Õi ° >Vð -Þ i> >Þ *,- ",/ " /, " « ÀÌÀ > V>Ã> `> Õ> ÃÃi] ÃiÀ}iÌi >i >ÀÌiÀ `iÛi >vvÀÌ>Ài À>«iÌ ` ÃÕ> ÃÀi> i `i v`>â>Ì ` i° -Þ i> >Ý -// / 7° -Ì ®] }i}iÀi V i ÃvvÀi ` `i«ÀiÃÃi «iÀ > ÀÌi `i> }i] à v}i vÀ>Ìi i] >}iÌi vi`iÀ>i `ii iÌÀ>Ìi°°° ° ÕVV° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä 1" *,- / *ÀiÃ`iÌi vÀ>ViÃi > Vi ÃÕ> VÕV> «iÀÃ>i ÀÌiÃi >LÀ>] v>Ã> «ÀviÃÃÃÌ> V i VµÕÃÌ> *>>ââ° -Þ i> £ 6,9 - 11 Î\ 66 -/t ÕÌ Õ ÕÃÃÕà >LiÀ} ` iÛiÀÞ Ã] *>« i i `ÛÀ> ÀÌÀÛ>Ài ,Ã>] > «Ù «VV> `i À VÕVV° -Þ i> Ìà -6 / -/ Ài ÌiÀVÕÌÕÀ>i > ÀÌ ` « «° } ÌÛ Ûi Ü>À` µÕi ÌÀ> ° -Ìià i -° *>ÌÀV / >à m ÃÌ>Ì }Õ`V>Ì }À L>V° -Þ 1 Óΰäx /1// - / ", ½>Ài ÌiiÀ] >ÌVvÀÃÌ>] ÃVÕÀ i ÌÀ>Û}iÌi ` Ì> i Õ` à VÀ> > «iÃiÀ] ÃÌ>Ì] ` >ÛiÀi Õ v}° -Þ i> *>Ãà £{°ää -/\ ,<" ", -Þ -«ÀÌ Ó £x°{x -/" " - \ - £ÓÇ ««> `i ` ÕÀëÀÌ £È°£x -1,\ -1, -,9>V Ì E -> £È°{x -/" " - \ - £ÓÇ ««> `i ` ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°ää "\ 6", " *" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°ää "\ ," /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó £°xä -1,\ Óä£Ó -Ü>ÌV Àà *À 9>V Ì E -> Óä°ää *1/"\ / , VÌÀ ÌiÀ>â>i° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ , " £nÉäxÉ{ 1 >«Ã i>}Õi £ÎÉ{ -Þ -«ÀÌ £ Ó£°Îä -/\ " 7 9", -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°ää -/" " - \ - £ÓÇ ««> `i ` ÕÀëÀÌ Óΰää "/" -"\ * +/, `>i ÌVÀÃð vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓΰÎä 7,-/ \ 77 -1*,-/,-Þ -«ÀÌ Ó ä°Îä -/" " - \ - £ÓÇ ««> `i ` ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°£ä £x°{ä £È°{ä £Ç°xä £n°£x £{°xä 6-/ -*"- " /," -1" , £x°ää , 79 ,> Õ« £È°Îä "-- / -Þ 1 £Ç°ää , *-" i`à £n°£ä " 1" " £°£ä 1,, /",/ £°Óä *," / ,1 79 / 9 Ý vi £°Îx -/, < Î -Þ 1 £°xä 1 " "<, " Ý vi Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°ää 6-/ -*"- " /," -1" , Óΰää 1* 1" ,- "-- Ý vi £°ää 1"6 66 /1, */, * i`à £°äx /1//" ,/9\ -/, Ó £°£ä 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £°Óx "9 // - , i`à £°Îä /1//" ,/9\ -/, Ó £°Îx / ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £°{ä /" i`à - 9 , Vi`i £°xä /" i`à Óä°äx "9 // - , i`à Óä°Óx ,7",- ," -\ * , >ÀÌ iÌÜÀ Óä°Îä 1"6 66 /1, */, * i`à £{°Óx +1, ÃVÛiÀÞ >i £x°Îx , 1" /8- ÃÌÀÞ >i £È°Óä - " - " - - ", £Ç°Îä - / /,1¶ ÃVÛiÀÞ -ViVi £n°{ä - -6 *1' >Ì> i}À>« V £°Óä , 1/1," ÃVÛiÀÞ -ViVi Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää , 1" /8- ÃÌÀÞ >i Ó£°Îä +1/", ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°Îä , //"t ÃVÛiÀÞ >i £È°ä£ -° /iiv 9 £È°£ä " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°£Î ", ",/° *ÀiÕ i> £È°{ä *1, -/,¶° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°{È 1 ° /iiv " £È°xÎ 1 , // *, 1° /Û 9 £n°Óä - -/", 1 6/ ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Ó{ <""° - Ü *ÀiÕ i> £n°ÎÈ "*,<" <," , /,/9° *ÀiÕ i> £n°ÎÇ " /, ° /iiv 9 £°£Ó ---° /iiv " £°ÓÈ , *, ° /iiv 9 Óä°£{ ---° /iiv " Óä°£n , *, ° /iiv 9 Óä°Îx *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x *", -// 6/° *ÀiÕ i> Ó£°£x 9° /iiv 9 Ó£°£ , -/" -,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Samuel L. Jackson (foto) è un allenatore di basket. Ingaggiato da un liceo per risollevare le sorti della squadra, farà una scelta drastica, escludendo dalla rosa gli studenti mediocri. Coach Carter Sky Cinema Family, ore 21 Il grande coraggio di Nelson Mandela L’amicizia che si instaura tra Nelson Mandela (Dennis Haysbert) e il suo carceriere (Joseph Fiennes, foto assieme con Haysbert) che fa cambiare le sue convinzioni sull’uomo, scoprendone il valore. Il colore della libertà Sky Cinema Cult, ore 21 £°£ä Óä°Îä Ó£°ää Ó£°äx Ó£°xx ÓÓ°ää ÓÓ°{x ÓÓ°xä , Ý " - Ý Ài /- ÃiÞ >i ,9½- /"9 Ý vi "7 / 9"1, "/, Ý ° °°-° Ý Ài / /",9 Ý / ""7 Ý Ài /- " -°°°°°° Ý ,6 Ý vi 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i / ""7 Ý Ài /- " -°°°°°° Ý ," -" Ó , ",,", -/",9\ "6 Ý , - Ý Ài Mel Brooks ironizza su «Guerre Stellari» i`>ÃiÌ *ÀiÕ Il malvagio presidente Skroob del pianeta Spaceball, alter ego della «Morte Nera» di «Guerre Stellari», decide di rubare l’aria ai vicini abitanti di Druidia e così dichiara loro guerra. Balle Spaziali Sky Cinema Comedy, ore 21 £{°Óä , " " *"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Ó£ ,° "1- 6-" ° /iiv " £{°Ó{ " *"" ° *ÀiÕ i> £x°£Î ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°£{ 1 *, ° /iiv 9 A fil di rete di Aldo Grasso Rai1 tra pedagogia e la maschera Conti T utti a riempirsi la bocca con la missione pedagogizzante incarnata dal maestro Manzi e poi Rai1 continua a proporci «Ti lascio una canzone», dove uno stormo di marmocchi imitano gli adulti nelle movenze sensuali, negli ammiccamenti, negli sguardi complici; marmocchi offerti come caricature di maggiorenni. La trasmissione di Antonella Clerici avvilisce lo spettacolo, offre emozioni adulte, ruffianerie in musica attraverso la maschera dell’infanzia (sabato, ore 21.10). Vincitori e vinti Come mai queste contraddizioni così flagranti? Mi viene in Carmine soccorso una bella intervista Buschini che Salvatore Merlo ha fatto al La fiction direttore di Rai1 Giancarlo Leoitaliana ne. Mentre guardo la giuria del doppia la programma (Massimiliano Pasoap spagnola. Ultima ni, Cecilia Gasdia, Pupo e Fapuntata per brizio Frizzi) mettere in scena «Braccialetti Rossi», in un teatrino dell’ipocrisia, legonda in prima serata go e rileggo l’intervista di Mersu Raiuno: per lo apparsa sul Foglio. E capisco Carmine Buschini e qualcosa di più di Rai1, una recompagni 7.231.000 te senza identità linguistica spettatori, 25,9% di (com’era per esempio Rai3 di share. Guglielmi) ma che fa di questa mancanza la sua anima: è una Megan rete «democristiana dentro». Montaner Al ristorante, racconta con braLa soap vura Merlo, Leone mangia spagnola «alici sott’olio, insalata, polpo doppiata e spigola cruda dalla considalla fiction italiana. stenza delicata e glutinosa» e Domenica sera di poi dice che «Santoro è il nuCanale 5 con «Il mero uno dell’informazione». Segreto», in prima Sostiene di fare una tv «che serata: per la non sia aggressiva, che non vaprotagonista Megan da sopra le righe» (e Giletti, e Montaner ci sono la Perego, e la Venier?) e infatti 3.952.000 spettatori, sto vedendo un programma 14% di share. che va sotto le righe, entra sottopelle con il suo carico di conformismo. I due estremi televisivi di questo direttore sono Carlo Conti e Barbara D’Urso: Conti è il massimo (a volte sospetto che Conti sia una maschera dietro cui si cela Leone stesso), la D’Urso il minimo, perché incarna tutto ciò che la Rai non deve essere, il teatro dei sentimenti e dei drammi umani, ecc. Sì, vallo a dire a Vespa! Ecco Rai1 è come Carlo Conti, la faccia lampadata, color bronzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Ó£°{£ *,- , ,/" ° /iiv " Ó£°{x 9° /iiv 9 ÓÓ°£È "--* ,° /iiv 9 ÓÓ°xx *", / 6/° *ÀiÕ i> Óΰä *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓΰÓä - * " 1",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰÓ{ ÓΰÎÇ ä°äÎ ä°ÓÇ ä°ÎÎ " -/° - Ü " 6,° /iiv " / ", -° /iiv 9 6,° /iiv " , "1-° *ÀiÕ i> £°£Î ,° "1- 6-" ° /iiv " £°£x "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 56 Martedì 4 Marzo 2014 Corriere della Sera
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