ISMAgazine, 1 - 2014 CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE ISMAgazine I S M A u di t S i sul d Mediterraneo Antico Istituto 1 Rinnovare nella tradizione 2014 RESEARCHING THE ARCHIVES di Silvia Alaura pag. 2 Una consolidata prassi vuole che un editoriale introduca il primo numero di una testata e ne illustri finalità e obiettivi. Nel nostro caso è chiaro che per ogni ente di ricerca la diffusione delle finalità e dei risultati acquisiti corrisponde a un impegno reale, che si può assolvere non soltanto con i mezzi tradizionali destinati alla comunità scientifica, ma anche con una costante attenzione per il sempre più vasto pubblico degli interessati, attraverso una costante presenza sui media e un periodico aggiornamento del sito web. Questi strumenti sono bene integrati da un agilissimo foglio illustrativo, quale ISMAgazine vuole essere, che informi con cadenza semestrale sui progetti di ricerca e sulle attività compiute dall’Istituto. GLI OSPITI pag. 19 - 20 - 21 IL PROGETTO TECM. TRASFORMAZIONI E CRISI NEL MEDITERRANEO di Giuseppe Garbati Tatiana Pedrazzi pag. 3 THE PHOENICIAN CULT PLACE OF KHARAYEB di Ida Oggiano pag. 4 COME GESTIRE LA MORTE A CNOSSO NEL II MILLENNIO A.C. di Lucia Alberti pag. 6 LIBER | LINEAR B ELECTRONIC RESOURCES di Maurizio Del Freo Francesco Di Filippo pag. 7 GUERRIERI OMERICI PRIMA DI OMERO di Anna Lucia D’Agata pag. 8 ATTIVITÀ SCIENTIFICHE pag. 22 L’ISMA AL CAA 2014 di Alessandra Piergrossi pag. 18 L’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico è un organismo recente, ma erede di tradizioni illustri: nato nel 2013 è infatti il frutto della fusione dell’Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico con l’Istituto di Studi sulle Civiltà dell’Egeo e del Vicino Oriente. Il primo era stato a propria volta costituito nel 2001 dall’Istituto per l’Archeologia Etrusco-Italica e dall’Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica. Le tre anime dell’ISMA corrispondono quindi ad altrettante aree di ricerca, che furono introdotte nel CNR negli anni Sessanta del Novecento da maestri quali Carlo Gallavotti, Piero Meriggi, Giovanni Pugliese Carratelli, Sabatino Moscati e Massimo Pallottino, al fine di integrare le attività delle rispettive cattedre universitarie. Questa fruttuosa intuizione ha conseguito risultati di grande rilievo con l’edizione di periodici e monografie divenuti ormai standard nei rispettivi settori, che spaziano da Creta a Urartu, dai Fenici in Sardegna al Latium Vetus. La scelta di far operare in un unico Istituto queste tradizioni, coagulate intorno al Mediterraneo, che sin dall’antichità ha unito le genti insediate lungo le proprie sponde, non solo implica un naturale incremento del dialogo tra ricercatori attivi in ambiti diversi e contigui, ma incentiva lo sviluppo di progetti di ricerca interdisciplinari, in piena sintonia con la missione del CNR. La struttura del notiziario rispecchia la vita dell’Istituto, al cui interno è stata di recente formalizzata la creazione di quattro macro-aree di ricerca geografico-culturali, corrispondenti a Vicino Oriente, Egeo, Nord Africa e Italia. Si trovano quindi resoconti sulle ricerche condotte in queste aree, integrati dai contributi di borsisti accolti dall’Istituto nel quadro di collaborazioni con il Ministero per gli Affari Esteri e la Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma, e dal notiziario relativo all’attività del personale scientifico. Ad maiora! Il Direttore Alessandro Naso L’OBELISCO E IL TERREMOTO di Giuseppina Capriotti Vittozzi pag. 9 PROSPEZIONI A MEKNÈS E A CHERCHEL di Lorenza Ilia Manfredi pag. 10 IL SANTUARIO DI BAAL, SIGNORE DI ALTHIBUROS di Sergio Ribichini - Nabil Kallala pag. 11 SCAVI RECENTI A PANI LORIGA di Massimo Botto pag. 13 BRONZI DELLA COLLEZIONE FAINA di Alessandra Caravale pag. 17 CERVETERI, METROPOLI DEL MEDITERRANEO ANTICO di Vincenzo Bellelli pag. 16 LA RINASCITA DELLA NECROPOLI DI NORCHIA di Laura Ambrosini pag. 15 ISMAgazine, 1 - 2014 VICINO ORIENTE RESEARCHING THE ARCHIVES: A SHARED PAST FOR THE FUTURE THE GRISSO INITIATIVE Silvia Alaura The “Gruppo di Ricerca Interdisciplinare di Storia degli Studi Orientali” (GRISSO) – Group for Interdisciplinary Research on the History of Oriental Studies – was founded in 2013 by Silvia Alaura as a permanent initiative at the Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico (ISMA), CNR Rome, in collaboration with the Sapienza Università di Roma, as well as with other Italian and foreign universities and research centres (Accademia Nazionale dei Lincei Fondazione Caetani, Roma; Università di Torino; Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia; Università di Firenze; Freie Universität Berlin; Albert-Ludwigs-Universität Freiburg). GRISSO focuses on the history of archaeological, philological and historical studies of the ancient Near East and their reception in contemporary and modern society. GRISSO aims at establishing cross-cultural academic dialogue and worldwide cooperation in the field of the history of Oriental studies, which is still in its earliest stages. The GRISSO initiative was presented at CNR, Rome, on 5 November 2013 during an international launch workshop “Scavi d’archivio: dalla storia dell’Orientalistica alla storia delle idee” organised by Silvia Alaura with the participation of Mario Liverani, Jörg Klinger, Stefano de Martino, Marco Bonechi, Davide Nadali, Marina Pucci and Maria Gabriella Micale. The proceedings of the workshop will be published in a forthcoming volume (see below). One of the most important aspects of GRISSO’s work is the identification, study and evaluation of unpublished or insufficiently exploited archive materials. Archives not only provide material documents (correspondence, photographs, drawings, cards, field notes and journals), but also make it possible to retrace the ideas and purposes lying behind an archaeological excavation and philological activity. Archives are a resource which gives the whole of society access to the evidence of our shared past. Awareness of the role of archival documentation in historical and archaeological research has already led some of the GRISSO’s members to work individually in this field. However, GRISSO’s distinguishing characteristic is its interdisciplinary approach: its members represent various disciplines such as archaeology, philology, ancient and modern history, the history of ideas, philosophy, anthropology and archival science. The GRISSO members working in such diverse cultural fields are organised into three internationally composed research teams: 1) The key figures in Oriental studies and their universities and institutes. Ongoing research projects: Otto Puchstein (S. Alaura, L. Petersen); Leone Caetani (M. Liverani, V. Sagaria Rossi, D. Nadali); Giorgio Gullini and the Centro Scavi di Torino (S. de Martino, C. Lippolis); Giulio Cesare Teloni (M. Bonechi, D. Baldi); Giorgio Levi Della Vida (M.G. Amadasi); the Orient-Comité Excavations at the site of Zincirli, Turkey (M. Pucci, N.-A. Peek); the Oriental Institute Excavations at Chatal Höyük in the Amuq Plain, Turkey (M. Pucci). 2) Oriental studies in the epoch of ideologies. Ongoing research project: Studien zur Entwicklung der Hethitologie in Deutschland in den 20er und 30er Jahren des 20. Jahrhunderts (S. Alaura, J. Klinger). The project was financed in 2012 by a DAAD (Deutscher Akademischer Austausch Dienst) Grant. 3) The acceptance of Oriental studies in society: (ab)use, reuse and adaptation. Ongoing research projects: the use of photography in archaeology (C. Casero, M.G. Micale, D. Nadali); the archaeology of images and words (D. Nadali, M.G. Micale); methodology in classifying archive materials: photographs, drawings, field notes (D. Nadali, M.G. Micale, M. Pucci); philately and the Ancient Near East (A. Ercolani, U. Livadiotti). Fig 1 - Hattuša, Lion Gate, 1907 Excavations –2– ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 2 - Otto Puchstein to Alexander Conze 4.8.1907 (ArDAI Berlin, from Alaura 2006, 141, Abb. 47) Ersten Weltkrieg. Darstellung und Dokumente (13.SendschriftDOG). Berlin 2006. S. Alaura - D. Nadali, Poster presented at the 9th International Congress on the Archaeology of the Ancient Near East (ICAANE), Basel, 9-13 June 2014. S. Alaura (ed.), Digging in the Archives: From the History of Oriental Studies to the History of Ideas (Documenta Asiana XI), Rome, forthcoming. Next steps for the GRISSO initiative may be presented as a one-day seminar on a case study, or in a more interactive workshop format focusing on selected topics, process improvement or work strategies. Bibliography S. Alaura, Nach Boghasköy! Zur Vorgeschichte der Ausgrabungen in Boğazköy-Ḫattuša und zu den archäologischen Forschungen bis zum Head Office and Contact Information GRISSO – Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico (ISMA), Consiglio Nazionale delle Ricerche Area della Ricerca di Roma 1, Via Salaria km 29,300 – C.P. 10, I – 00016 Monterotondo (RM) Email: [email protected] VICINO ORIENTE IL PROGETTO TECM - TRASFORMAZIONI E CRISI NEL MEDITERRANEO. “IDENTITÀ” E INTERCULTURALITÀ NEL LEVANTE E NELL’OCCIDENTE FENICIO Giuseppe Garbati - Tatiana Pedrazzi Nel maggio 2013, si è svolto a Roma, nella sede centrale del CNR (Aula Marconi), l’Incontro Internazionale riservato al tema Trasformazioni e crisi nel Mediterraneo, I. “Identità” e interculturalità nel Levante e nell’Occidente fenicio tra XII e VIII sec. a.C. L’incontro, che ha visto la partecipazione di una ventina di studiosi italiani e stranieri, è nato dalla confluenza delle linee di ricerca dei due promotori, attive all’interno dell’ISMA e dedicate, rispettivamente, a Identità culturali e dinamiche commerciali nel Levante della prima età del Ferro (TP) e Culto e costruzione “identitaria” dei Fenici d’Occidente. Confini geografici, culturali e simbolici (GG). Gli atti sono ora in corso di pubblicazione per i tipi della Rivista di Studi Fenici. L’incontro di studi costituisce il primo risultato di una ricerca di respiro più ampio, avviata nel 2011 con lo scopo primario di riflettere sulle nozioni di identità culturale ed etnica e sulla loro applicabilità alle realtà antiche del Mediterraneo. Al centro dell’indagine si collocano le genti levantine tra la fine del II e il I millennio a.C., compresi quei popoli che – come i Phoinikes – diventano presto protagonisti anche della storia mediterranea occidentale. Tali tematiche, benché indagate all’interno del progetto con specifico riferimento al mondo antico, presentano una marcata attualità, considerati i numerosi e complessi fenomeni di interrelazione culturale e di rivendicazione identitaria che segnano la storia contemporanea del Mediterraneo. Il progetto, non a caso, si incentra sui momenti di crisi e di trasformazione, durante i quali emerge con maggiore evidenza il grado di disponibilità di un gruppo all’apertura verso l’esterno, nella direzione di un potenziamento dell’aggregazione oppure verso l’assorbimento, –3– ISMAgazine, 1 - 2014 Tra la fine del 2014 e gli inizi dell’anno successivo, il progetto giungerà alla sua seconda tappa. È in corso di elaborazione, infatti, un volume miscellaneo di taglio internazionale che coinvolge nuovamente studiosi italiani e stranieri. Questa volta la ricerca sarà riservata all’età compresa tra l’VIII e il V sec. a.C., ponendosi in diretta continuità con i temi affrontati durante l’incontro di studi del 2013. Il periodo in esame, del resto, costituisce un nuovo momento di profonde trasformazioni culturali: per le fasi centrali dell’epoca è stata proposta la definizione di “età assiale”.È previsto infine un terzo livello dell’indagine; esso, ancora a uno stadio preliminare di elaborazione, sarà dedicato al V-II sec. a.C. a volte violento e aggressivo, altre volte più graduale e meno invasivo, di ciò che è “altro”. Seguendo le acquisizioni maturate in seno alle scienze sociali e antropologiche, la prospettiva utilizzata è quella che guarda all’identità come a una costruzione culturale non fondata su caratteri sostanziali e concerti, bensì corrispondente all’immagine che un gruppo crea di sé. La nozione stessa, d’altra parte, appare ambigua: nel termine sono insite istanze di stabilità e coerenza (identità = essere uguali a se stessi in opposizione agli altri), che si pongono in contrasto con i veri elementi distintivi della formazione di un gruppo sociale, la trasformazione e la relazione continua con l’“altro”. La sua applicazione, peraltro, è oggi al centro di un acceso dibattito che vede contrapporsi l’uso ormai acquisito del termine “identità” e la negazione della sua validità come strumento di indagine. Bibliografia U. Fabietti, Identità etnica, Roma 1995. F. Remotti, L’ossessione identitaria, Roma-Bari 2010. VICINO ORIENTE BUY A FIGURINE AND GO TO THE SHRINE! THE PHOENICIAN CULT PLACE OF KHARAYEB IN THE RURAL HINTERLAND OF TYRE Ida Oggiano Lagids. Near this building a favissa contained lots of different types of figurines. The archaeological activity was suspended for years until 1969, when I. Kaoukabani took up again the investigations of the site. Under the paved external courtyard, he found a layer with a lot of figurines dating from the fifth to the first cent. B.C.E. The idea to excavate again the site goes back to the project of The Phoenician Hellenistic sanctuary of Kharayeb (Tyre) is located near the modern site of Kharayeb, north-east of Tyre. In 1946, Chéhab excavated the site centring his attention on a rectangular building (33.50 x 21.50), founded in the Persian period and modified under the –4– ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 1 - Kharayeb: general view of the site (Photo Ida Oggiano) connected to motherhood and childhood. A first campaign of research in the site of Kharayeb was carried out during the month of November 2013. The team worked under the co-direction of Ida Oggiano (Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico of CNR, Italy) and of Wissam Khalil (Lebanese University). The mission was composed by: Federica Candelato, Silvana Di Paolo, Silvia Festuccia, Cristina Nervi, Lucia Sheikho, Jalal Wehbe. The project is financiated by CNRISMA, Italian Ministry of Foreign Affairs and supported by the Municipality of Kharayeb. The goal of this first year of activity was to verify the state of preservation of the structures excavated by M. Chéhab and I. Kaoukabani, to check the old graphic documentation and to ascertain whether further investigations could be carried out in some of the non-excavated parts. A first result of the mission is the statement of a chronological periodization of the site. The site seems to have been occupied from Paleolitic (a large amount of lithic objects were collected during the survey) to the second cent. B.C.E., with a big gap from Prehistory to the Persian period. study of the coroplastic material from the cult place, held in the Museum of Beirut. M. Chéhab and I. Kaoukabani, in fact, published a large presentation of materials, regarding basically the interpretation of iconographical types, based only on the study of entire objects. Therefore it seemed necessary to carry out a comprehensive research on the coroplastic material from the site (all the fragments of figurines kept in the stores of the Direction Générale des Antiquités – around 13.700 – were examined), involving technical, stylistic and iconographical studies based on the statistical analysis of the various types. The study mission, co-financed by the CNR and Ministery of Foreigne Affaire, was composed by Marianna Castiglione, Giuseppe Garbati, Tatiana Pedrazzi, Fabio Porzia and Lorenzo Somma.The study, still in progress, will be published in the Bulletin d’Archéologie et d’Architecture Libanaise (BAAL). The cult place was intensely frequented between the fourth and the first cent. B.C.E. so that the about 8000 objects were collected in a deposit near the temple (the so called favissa). To meet the high demand of figurines, local coroplasts renewed the traditional hand-mad technology of the Persian period with the introduction of a more efficient way of production as the double mould. The acquisition of Greek moulds (in particular from Alexandria) led to the introduction of the Greek figurative world up to the rural hinterland of Tyr. This vivid world of images, even if originated in a far geographical and cultural context, well depicts the rural and pastoral setting in which the buyers of figurines lived. The study of the figurines in a contextual perspective allows to formulate a more consistent interpretation of the cults performed in Kharayeb. Interpreted by M. Chéhab and I. Kaoukabani as a cult place dedicated to a local goddess, mixing ancient local characters of Phoenician Astarte and mysteric aspects of Egyptian Isis and Greek Demeter, this complex is now seen as a little temple in which devotional practices were dedicated to salvific deities, with particular attention to problems Bibliography M. Castiglione, From Alexandria to Tyros: the Egyptian Character of the Hellenistic Figurines from Kharayeb, in Hellenistic and Roman Terracottas: Mediterranean Networks and Cyprus, Conference Proceedings (Nicosia, June 3rd-5th, 2013), in press. M. Chèhab, Les terres cuites de Kharayeb, in Bulletin du Musée de Beyrouth, 10, 1951-1952; 11, 1953-1954. I. Kaoukabani, Rapport préliminaire sur les fouilles de Kharayeb 1969-1970, in Bulletin du Musée de Beyrouth, 26, 1973, 41-58. M.G. Lancellotti, I bambini di Kharayeb. Per uno studio storicoreligioso del santuario, in Studi ellenistici, XV, 2003, 341-370. I. Oggiano, Le sanctuaire de Kharayeb et l’évolution des expression iconographiques dans l’arrière-pays phénicien, in C. Bonnet - J. Aliquot (eds.), La Phénicie hellénistique. Nouvelles configurations politiques, territoriales, économiques et culturelles, Conference Proceedings (Toulouse, February 18th-20th, 2013), in press. –5– ISMAgazine, 1 - 2014 EGEO SCHELETRI NEGLI ARMADI? COME GESTIRE LA MORTE A CNOSSO NEL II MILLENNIO A.C Lucia Alberti artificiali: gli individui inumati sono numerosi, anche 70 per tomba, e sono accompagnati da un corredo semplice costituito da qualche oggetto di ornamento personale e soprattutto dal vaso par excellence della tradizione minoica, la conical cup (Fig. 2). Intorno alla metà del XV sec. a.C., dopo una serie di distruzioni riconosciute in moltissimi siti dell’isola, i costumi funerari cambiano in maniera significativa: si passa all’impianto di nuove necropoli in aree della valle non precedentemente a destinazione funeraria, con tombe con una sola camera quadrangolare e La valle di Cnosso è una delle aree più conosciute dell’età del Bronzo greca in generale e dell’isola di Creta in particolare. Qui nel VII millennio a.C. si stabilirono i primi gruppi neolitici provenienti dalle coste anatoliche e qui fu costruito il più famoso dei palazzi minoici intorno al 1900 a.C. Fig. 1 - La valle di Cnosso vista dalle colline orientali, dove si trovano alcune delle necropoli minoiche un lungo dromos d’accesso. Il numero di inumati si riduce significativamente, passando da 1 a 5. Anche il corredo è molto diverso: armi talvolta riccamente decorate, vasi in metallo, sigilli e gioielli, e un nuovo set ceramico costituito da una coppa di tipo diverso – la kylix – e da alabastron e giara piriforme (Fig. 3). Significativamente la conical cup, che pure continua ad essere utilizzata in insediamento, non compare in questi nuovi corredi, che ricordano molto da vicino quelli della Grecia Obiettivo di questo progetto è il tentativo di conoscere e interpretare i modi in cui i Minoici gestivano la morte all’interno del loro territorio e attraverso quali strategie e dinamiche il mondo dei morti e il mondo dei vivi interagivano fra loro. Lo spazio culturale La valle di Cnosso, abbastanza vasta ma ben delimitata a nord dal mare Egeo e a est, sud e ovest da una serie di colline, è uno spazio ideale in cui esplorare il rapporto fra città dei morti e città dei vivi (Fig. 1). Dal punto di vista cronologico il periodo che prenderemo in considerazione va dal 1700 al 1200 a.C. circa (dal Medio Minoico IIB al Tardo Minoico IIIC, dal Neopalaziale al Post-palaziale). Le prime tombe e necropoli, infatti, compaiono a Cnosso intorno al 1700 a.C. (Medio Minoico IIB). Si tratta di tombe a più camere con un unico ingresso o di grandi tombe con divisioni interne fatte con muretti Fig. 2 - Un esempio di pianta multicamera dalla necropoli di Mavro Spilio (da E.J. Forsdyke, The Mavro Spelio Cemetery at Knossos, in BSA, 28, 1926-27, fig. 32) e una conical cup del corredo Fig. 3 - Un esempio di pianta monocamera dalla necropoli di Isopata e due vasi del corredo (da A.J. Evans, The ‘Tomb of the Double Axes’ and associated group, in Archaeologia, 65, 1914, pl. V, figs. 66a, 67b) –6– ISMAgazine, 1 - 2014 del Bronzo e società contemporanee, esistono spazi di ricerca in gran parte inesplorati, nei quali applicare alle società antiche alcuni meccanismi “umani” di gestione del lutto che sembrano andare al di là del tempo e dello spazio. Lo scopo primario di questa ricerca, quindi, è tentare di riconoscere quali possano essere stati le strategie sociali, le ideologie, i rituali e il credo religioso di chi, alcuni secoli fa, ha scelto determinati spazi funerari, tombe e corredi, seguendo un preciso linguaggio non scritto ancora tutto da decifrare. continentale. Per tale affinità queste necropoli sono state spesso interpretate come quelle dei Micenei che avrebbero conquistato o controllato Cnosso, o che sarebbero stati impiegati come mercenari dai signori del palazzo; secondo altri, invece, queste potrebbero essere le sepolture di Minoici che avevano adottato gli usi funerari micenei. Obiettivi Studiare questi dati significa quindi fornire un contributo anche ad un problema storico non ancora risolto: vale a dire se, a partire dal Tardo Minoico II, Creta sia entrata nell’area di influenza non solo culturale, ma anche politica del mondo miceneo in ascesa. Poiché le informazioni che possediamo su tombe e necropoli sono di natura e qualità molto diverse, affrontare questi temi significa innanzitutto sistemare i dati in modo coerente e rivederli alla luce delle nuove tecnologie oggi disponibili. Ma il principale obiettivo è applicare ad essi alcuni concetti generali mutuati dall’antropologia e dalla sociologia contemporanea, concernenti la gestione del lutto e i possibili riflessi che le reazioni umane all’esperienza della morte possono aver avuto nella definizione di questi usi funerari. Se, infatti, non è possibile mettere semplicemente a confronto società dell’età Bibliografia L. Alberti, Costumi funerari Medio Minoici a Cnosso: la necropoli di Mavro Spileo, in SMEA. Studi Micenei ed Egeo-Anatolici, 43, 2001, 163-187. L. Alberti, The LM II-IIIA1 Warrior Graves at Knossos: the burial assemblages, in G. Cadogan - E. Hatzaki - A. Vassilakis (eds.), Knossos: Palace, City, State, Acts of the International Symposium, British School at Athens Studies 12, London 2004, 127-136. L. Alberti, Middle Minoan III burial customs at Knossos: a pianissimo intermezzo?, in C.F. Macdonald - C. Knappett (eds.), Intermezzo. Intermediacy and Regeneration in Middle Minoan III Crete, British School at Athens Studies 21, London 2013, 47-55. EGEO LIBER. LiNEAR B ELECTRONIC RESOURCES Maurizio Del Freo - Francesco Di Filippo Filippo, aims at producing a fully-featured digital edition of the Linear B documents available to date, with the substantial addition of a brand new search engine for the treatment of logosyllabic scripts. The ultimate goal of LiBER is to provide Linear B scholars, and all those who are interested in the Mycenaean world, with an updated edition of the Linear B documents as well as with an integrated searching tool, able to sort, filter and combine the documents on the basis of textual, archaeological, paleographic and topographic criteria. All documents stored in LiBER (http://liber.isma.cnr.it/) are reproduced from the current paper editions and are updated with any new relevant information about classifications, readings, joins, scribal hands, findspots or chronologies. Being unicode-encoded, each document can be viewed on screen as in its original printed layout, thus respecting both the typographic Linear B editorial activities have hitherto followed traditional methods and no systematic attempts have been undertaken to produce indices or digital editions of tablets available through the internet, with the sole and important exceptions of the Índices Generales de la Lineal B by F. Aura Jorro (Univ. of Alicante) and the DAMOS project by F. Aurora (Univ. of Oslo). To contribute filling the gap, the Linear B Electronic Resources (LiBER) project has been launched by the National Research Council’s Institute for the Study of the Ancient Mediterranean (CNR-ISMA). The project, which has been conceived and is currently developed by Maurizio Del Freo and Francesco Di Fig. 1 - Inscribed nodule Wv 5 from Midea with text, critical apparatus, photograph and information about findspot, scribe and chronology –7– ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 2 - Findspots of some linear B documents from Mycenae (displayed information refers to the yellow marker) conventions of the transcription rules (special characters, uppercase, lowercase, italics, superscripts, subscripts, etc.) and the spatial disposition of the text elements of the original scribal support (number of spaces between signs, size of gaps, etc.). For each document, in addition to the transliteration, a photograph with different zoom levels and a critical apparatus are also provided. The database is organized into a dynamic table, which can be scrolled, paged and sorted by six different criteria (site, document, findspot, scribe, chronology and inventory number). LiBER search engine allows users to filter textual data by using multiple criteria and fully supports “regular expressions” for complex queries. The results are listed in alphabetical order and can be visualised as lists of texts as well as findspots on an interactive map, thus integrating WebGIS capabilities to the project. By default, filtered data are sorted by series of documents, but, if needed, they can be rearranged by texts, scribes or findspots. The text encoding as well as the search engine have been adapted to Linear B from the Progetto Sinlequinnini, a Document Management System already developed by F. Di Filippo and currently employed for the cuneiform archives from Ebla and Emar. So far, all the Linear B texts from Mycenae, Tiryns and Midea have been added to the database, while the Knossos documents are currently being processed. Bibliography M. Del Freo - F. Di Filippo, LiBER: un progetto di digitalizzazione dei testi in scrittura lineare B, in Archeologia e Calcolatori, 25, 2014, in press. EGEO GUERRIERI OMERICI PRIMA DI OMERO Anna Lucia D’Agata Nessuno nel mondo antico poteva dirsi più abile dei Cretesi nell’arte della danza. Nei poemi omerici si narra che a Cnosso Dedalo, il leggendario artefice del Labirinto, aveva costruito per Arianna una pista da ballo, dove giovani e fanciulle danzavano tenendosi per mano, piroettando su se stessi, o lanciandosi in assolo acrobatici. L’eroe cretese Merione, discendente dal mitico re di Creta Minosse, e protagonista dei giochi funebri per Patroclo, è detto capace di schivare la lancia nemica proprio in virtù della sua abilità nella danza. A Creta, infine, e ai Cureti, leggendari daimones cretesi, era assegnata l’invenzione della più celebre delle danze, la danza armata o pyrriché. Riservata a occasioni molto speciali come cerimonie funebri o iniziazioni giovanili, la danza armata era il mezzo attraverso cui i giovani greci imparavano a usare le armi al suono della musica, a maneggiare in maniera appropriata lancia e scudo, ad acquistare la necessaria agilità fisica per combattere fianco a fianco con i loro compagni. I danzatori di pyrriché erano rappresentati nudi, con indosso solo lo scudo e l’elmo, e con in mano un’arma d’offesa, la lancia, la spada o il giavellotto. Era in occasione del loro ingresso nel mondo degli adulti, quando venivano acclamati cittadini, che i giovani cretesi erano chiamati a danzare: allora, al pari dei Cureti danzavano in armi attorno all’altare di Zeus. Nel 2002 a Creta, nello scavo dell’insediamento sulla collina della Kephala (Fig. 1) alle propaggini occidentali del massiccio dello Psiloritis e all’interno del territorio della futura città greca e romana di Sybrita, è stato scoperto un cratere fittile decorato con la più antica scena di danza armata, in Grecia, che si data al X sec. a.C. (Fig. 2). Il vaso è un manufatto rivoluzionario che consente di trascinare indietro di alcuni secoli, ben prima di Omero e della nascita della polis nel corso dell’VII sec. a.C., l’origine della danza armata, pratica sociale tra le più importanti della Grecia antica. La regione dello Psiloritis è la provincia aspra e impervia di Creta che include anche il Monte Ida, la vetta più alta dell’isola. Proprio qui la mitologia greca ha collocato la nascita e l’infanzia di Zeus, custodito dai Cureti in una grotta inaccessibile nella quale il fragore creato dai loro scudi avrebbe nascosto i vagiti del bimbo al padre Cronos che lo –8– ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 2 – Il cratere decorato con scena di danza armata originale di un artigiano che ha tratto ispirazione dal contesto sociale nel quale viveva. La scena rappresentata sul vaso della danza armata è un indizio importante del fatto che nell’insediamento sulla Kephala, a due secoli di distanza dal collasso delle strutture statali dell’età del Bronzo, una comunità socialmente e politicamente articolata aveva nuovamente preso forma sotto la guida di corpi privilegiati che si connotavano come guerrieri ed erano interessati alla propria autorappresentazione. Rimandando a un modello di stabilità sociale che può essere connesso agli stadi iniziali della città-stato, la scena sul cratere di Sybrita raffigura la pratica dell’iniziazione maschile, e i guerrieri rappresentati possono essere identificati con giovani cretesi appena ammessi al corpo degli adulti. Ed è verosimile pensare, come già aveva intuito Jane Harrison nella Cambridge degli inizi del Novecento, che siano stati proprio rituali di questo genere a dare vita a miti come quello dei Cureti ai quali viene attribuita l’origine della danza armata nell’isola. A più di cento anni da quella intuizione il cratere di Sybrita esorta a mantenere attivo il dialogo tra antropologia, sociologia e Grecia delle origini. Fig. 1 – Pianta dell’insediamento sulla collina della Kephala voleva divorare. Qui l’archeologia moderna ha individuato il santuario in grotta dell’antro Ideo, identificato dagli antichi come culla di Zeus e unico santuario pancretese che l’isola abbia mai avuto. Il cratere fittile della danza armata è stato ritrovato nel vano principale dell’Edificio 3 dell’insediamento sulla Kephala. Contesto e natura degli oggetti associati al cratere fanno intendere che il vaso fosse stato usato in un ambito elitario. La sua complessa rappresentazione figurata, al momento senza confronti, indica inoltre che fu prodotto su commissione per un evento specifico che includeva certo un banchetto: un evento che, possiamo immaginare, a livello locale sia rimasto memorabile. Sul vaso da Sybrita sono dipinti tre guerrieri in armi che non sono rappresentati in processione o nell’atto di combattere ma con le braccia sollevate e le palme aperte in atto di danzare. Accanto a loro, una lira e un cimbalo o timpano, strumento musicale simile a uno scudo, alludono all’accompagnamento musicale che doveva scandire la danza dei guerrieri. Quando il vaso venne dipinto, l’alfabeto non aveva ancora fatto in Grecia la sua comparsa, ma certo storie fantastiche e di eroi erano da molti secoli recitate e tramandate in forma orale. Molte di queste avrebbero più tardi contribuito alla stesura dell’Iliade e dell’Odissea. La raffigurazione sul vaso di Sybrita non ha precedenti nel repertorio cretese dell’età del Bronzo, né può essere collegata a scene di derivazione orientale. Piuttosto essa deve essere considerata l’invenzione Bibliografia A.L. D’Agata, The power of images. A figured krater from Thronos Kephala (ancient Sybrita) and the process of polis formation in Early Iron Age Crete, in SMEA. Studi Micenei ed Egeo-Anatolici, 54, 2012, 207-247. A.L. D’Agata, Warrior dance, social ordering and the process of polis formation in Early Iron Age Crete, in K. Soar - C. Aamodt (eds.), Archaeological Approaches to Dance Performance, BAR International Series 2622, Oxford 2014, 75-83. NORD AFRICA L’OBELISCO E IL TERREMOTO Giuseppina Capriotti Vittozzi Un focus interessante è rappresentato dagli obelischi, portati a Roma nell’antichità, talora iscritti per imperatori romani. Tali monoliti rappresentavano nell’Urbe dei significati sovrapposti, alcuni espliciti, altri nascosti ma, in quanto tali, eloquenti: se da un lato essi palesavano la grandezza di Roma, che aveva ridotto in proprio potere l’antico e prestigioso paese del Nilo, essi ne testimoniavano anche le capacità tecnologiche necessarie al trasporto dei giganteschi monoliti, alludendo con chiarezza ad un’antica e misteriosa sapienza: quest’ultimo aspetto ci è testimoniato da Plinio (Nat. Hist., Il contributo dell’Egitto faraonico al linguaggio culturale comune nel Mediterraneo antico è ancora ben visibile a Roma, che durante l’Impero, quando l’imperatore fu anche faraone, svolse il ruolo di una nuova Menfi, l’antichissima capitale d’Egitto. Gli studi su Roma e sull’interpretatio Romana della cultura faraonica hanno dunque spazio nell’ISMA, nell’ambito della linea di ricerca “Egitto, crocevia culturale del Mediterraneo antico”. –9– ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 2 - Domiziano quale faraone. Benevento, Museo del Sannio (foto da http://www. leggievai.it/15/07/2008/lalupa-e-la-sfinge-1963/) questa descrizione, che passa attraverso topoi convenzionali, emergono comunque le allusioni a precisi dati, quale l’intervento di ricostruzione del grande tempio di Iside nel Campo Marzio, attuato da Domiziano dopo un incendio. Questioni ancor più evidentemente contingenti sono quelle concernenti la discendenza dinastica dal padre Vespasiano attraverso il fratello Tito: in questi specifici passaggi il redattore del testo ha dovuto adattare la lingua egizia e la scrittura geroglifica a contenuti nuovi, versati comunque nell’alveo della tradizione. Gli egittologi si sono spesso domandati se questo testo sia stato redatto e iscritto in Egitto o a Roma, propendendo, in tempi recenti, per questa seconda ipotesi. Un nuovo dato, sull’aderenza del testo ad una precisa realtà storica, pur proiettata in una visione mitica, si è aggiunto nel corso di un recente progetto di ricerca PRIN 2009, cui l’ISMA ha partecipato – in collaborazione con la Sapienza Università di Roma – con l’unità di ricerca “Piaghe d’Egitto”. L’unità ISMA ha schedato i testi egizi disponibili, alla ricerca di testimonianze riguardanti eventi estremi e disastri ambientali. Proprio nel testo dell’obelisco di Domiziano, nascosto nella usuale fraseologia faraonica, si annida quello che sembra essere un interessante riferimento ad un preciso evento storico, laddove si legge “trema la terra per la paura di lui”: il 51 d.C., anno di nascita dell’imperatore, fu segnato a Roma da un terremoto ben documentato dalle fonti romane. Il riferimento ad un evento tellurico notevole quale segno della manifestazione del sovrano si trova nella tradizione faraonica, in particolare al tempo di Ramesse II. Nel caso di Domiziano, il preciso riferimento a fatti locali sembra confermare l’ipotesi di una redazione romana per il testo dell’obelisco, lasciando intravedere le modalità di uno straordinario incontro culturale. Fig. 1 - L’obelisco di Domiziano in Piazza Navona (foto M.D. Vittozzi) XXXVI, 71), che a proposito dell’obelisco trasferito da Augusto come gnomone per la meridiana del Campo Marzio cita Pitagora e afferma che gli obelischi, con i loro testi geroglifici, contengono l’interpretazione della natura degli Egizi. Inoltre, circa tre secoli dopo, Ammiano Marcellino (XVII, 4, 8), a proposito delle iscrizioni sugli obelischi, fa riferimento alla antica autorevole saggezza che le ha prodotte. Portare a Roma un monolite iscritto e istallarlo nell’Urbe aveva dunque un valore simbolico espresso a differenti livelli; fare in modo che un obelisco venisse appositamente iscritto, grazie all’impegno di sacerdoti specialisti egizi, poteva esprimere un’ulteriore capacità. Domiziano fece iscrivere per sé l’obelisco che attualmente svetta sulla berniniana Fontana dei Fiumi in piazza Navona. Per lungo tempo, il testo geroglifico è apparso come la copia di un vuoto e roboante fraseggio di tradizione faraonica, quasi che, senza alcuna consapevolezza, fossero stati “impastati” dei testi antichi, messi insieme modi di dire con un sistema di “copia e incolla”. Gradualmente, negli anni recenti, dal magma solidificato della tradizione faraonica, sono emerse le luci di una composizione originale, creata da uno o più specialisti dei quali, grazie a tratti dello stile, è forse possibile rintracciare anche l’ambiente di provenienza. L’imperatore-faraone Domiziano abbatte i nemici e respinge le forze caotiche, ristabilisce il culto e restaura i templi. Da Bibliografia E. Guidoboni, Catalogue of Ancient Earthquakes in the Mediterranean Area up to the 10th Century, Rome 1994. G. Capriotti Vittozzi, La Terra del Nilo sulle sponde del Tevere, Roma 2013. NORD AFRICA PROSPEZIONI ARCHEOLOGICHE A MEKNÈS E A CHERCHEL Lorenza-Ilia Manfredi si ipotizza risalenti fino dall’epoca preromana. A tale scopo il 7 giugno 2014 è stato firmato un accordo di collaborazione tra l’ISMA-CNR, La Commune rurale El Hammam, La Compagnie Minière de Touissit e l’Association ABGHOR de développement rurale, per iniziare i lavori e per avviare un comune progetto di valorizzazione dell’area. Durante questa prima campagna si prevede di completare L’obiettivo principale della missione prevista per il mese di settembre 2014 sarà l’avvio dello scavo archeologico della fortezza islamica di Ighram Aousser nella miniera di AouamTighza, dove sono evidenti le tracce di trasformazione del minerale che – 10 – ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 1 - Momenti del sopralluogo alla Fortezza di Ighram Aousser Fig. 2 - Momenti del sopralluogo alla Fortezza di Ighram Aousser con il Portogallo atlantico, dove sarà possibile poter applicare una simile metodologia di analisi grazie all’accordo bilaterale siglato nel 2013 tra ISMA - CNR e FCT - Università di Evora. Infine, il “Progetto di valorizzazione della miniera antica di Aouam (M’rirt- Meknès) Marocco” ha l’obiettivo di contribuire alla promozione socio economica del territorio con particolare attenzione al settore del turismo sostenibile basato sulla valorizzazione e rafforzamento del patrimonio culturale e naturale, incrementando il dialogo fra il mondo della ricerca e l’impresa. Il progetto, oltre a comprendere lo scavo della fortezza di cui si è detto sopra, ha come scopo la valorizzazione dei beni ambientali e culturali della regione; la formazione di personale qualificato nelle aree che si occupano della gestione del patrimonio ambientale e culturale; la creazione di un Parco Archeominerario per lo sviluppo culturale e turistico della regione. lo studio cartografico per il telerilevamento dell’area; l’esplorazione geofisica, l’esecuzione del rilievo dell’alzato della fortezza con il laser scanner che consente di rilevare e restituire con estrema precisione la struttura e generare un modello 3D. Al contempo si prevede un rilievo territoriale su larga scala e sulla fortezza e un Sistema Geografico Territoriale (GIS) per l’analisi e la gestione degli elementi territoriali e la restituzione dei risultati sotto forma di mappe tematiche. Durante la campagna ad Ighram Aousser si prevede, inoltre, di applicare il protocollo analitico (già sperimentato durante i primi due anni su campioni geologici provenienti da prospezione superficiale e su manufatti musealizzati) sul materiale proveniente dallo scavo, per una migliore attribuzione cronologica delle tecniche della produzione metallurgica. I dati raccolti saranno confrontati non solo con quelli relativi al contesto regionale marocchino, ma anche con quelli della vicina Penisola Iberica e in particolare NORD AFRICA IL SANTUARIO DI BAAL SIGNORE DI ALTHIBUROS Nabil Kallala - Sergio Ribichini Henchir Medeina, regione di El Kef, 230 km circa a sud-ovest di Cartagine: qui, in uno scenario naturistico suggestivo, l’ISMA lavora con l’Institut National du Patrimoine (INP) tunisino per riportare alla luce un luogo sacro di grande interesse per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale. La collaborazione risale al 2006, quando Nabil Kallala (INP e Università di Tunis) venne a Roma per proporla al CNR: nella sua qualità di Conservatore del sito, egli aveva intuito che le pietre con iscrizioni e decorazioni emergenti tra gli ulivi della collina che domina da nord-est le vestigia dell’antica Althiburos, e i vasi recuperati arando il terreno dell’altura consentivano di localizzare con precisione un santuario di grande interesse. – 11 – ISMAgazine, 1 - 2014 imperiale: il teatro, il campidoglio e il foro; e poi strade, archi e fontane monumentali, templi e maestose dimore. E tra i reperti recenti vi sono alcune stele consacrate a Saturno, alcune delle quali raffigurano una coppia di sfingi, accosciate e affrontate. Con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri, cominciammo le indagini nel 2007 e il primo sondaggio subito rivelò la correttezza della localizzazione: apparvero stele a strati sovrapposti, si aggiunsero nuove iscrizioni a quelle già conosciute e spuntarono altre urne, insieme a unguentari in terracotta, ossa di animali e strutture edilizie. Negli anni successivi abbiamo allargato il cantiere e incrementato le collaborazioni, per una ricerca interdisciplinare che coinvolgesse, con le tecniche moderne dell’archeologia, anche l’epigrafia, l’archeozoologia, la storia e la storia delle religioni. All’équipe si sono poi aggiunti esperti di archeobotanica (per indagare sulla flora e i regimi alimentari), di archeologia virtuale (per le ricostruzioni in 3D), e soprattutto di antropologia fisica, giacché il primo esame del contenuto delle urne cinerarie rivelò che i resti ossei in esse conservati non erano Fig. 1 - Carta della Tunisia settentrionale, con inquadramento del sito di Althiburos Fig. 2 - Althiburos, il cantiere di scavo di animali, come quelli che circondavano le deposizioni ed emergevano dagli strati archeologici, bensì di bambini, defunti in tenerissima età, cremati e verosimilmente consacrati al dio Baal. Il cantiere di scavo ha per ora raggiunto un’estensione di circa 500 m2. A sud sono tornate in luce strutture edilizie complesse, da riferire al probabile tempio di Baal Hammon/Saturno e alle sue trasformazioni. Dagli scavi sono emersi anche elementi del decoro architettonico e degli arredi, in particolare due sfingi in pietra calcarea e un altare-pilastro. A nord e ad est riemerge un vasto campo di deposizioni votive, occupato da stele allineate e collocate verso oriente, molte delle quali sono accompagnate da mensae che coprivano un vano quadrangolare contenente l’urna cineraria. La cronologia è ancora oggetto di studio, ma si può già affermare che il santuario era attivo nel II sec. a.C. e frequentato ancora nel II d.C. I dati preliminari finora raccolti lasciano sperare che dalla prosecuzione dell’indagine possano venire molte novità, per studiare l’incrocio di civiltà e di religioni tra Numidi, Cartaginesi e Romani, e per indagare anche sul discusso Di esso, peraltro, era già nota l’esistenza, giacché fin dal 1874 erano state recuperate ad Althiburos varie iscrizioni votive, in punico e neopunico, che attestavano la presenza di quel luogo sacro noto agli specialisti con il termine “tofet”, tipico della tradizione cartaginese, consacrato al culto di Baal Hammon (poi identificato con Saturno) e caratterizzato dalla pratica del rito detto molk, nonché dalla deposizione di stele, ex voto e urne cinerarie. Un’iscrizione, in particolare, citava “Baal Hammon in Althiburos” e menzionava offerte “nel santuario”. La città, d’altro canto, era un’importante centro dei Numidi frequentato fin dalla preistoria e largamente influenzato dalla cultura di Cartagine almeno dal III sec. a.C., specie in riferimento al culto, all’organizzazione sociale e alle magistrature: questo ricco e secolare sostrato caratterizzò la vita locale anche quando la città conseguì in epoca romana una ruolo amministrativo più particolare sull’altopiano del Ksour, lungo la strada che da Cartagine portava a Tevesta (ora in Algeria). Nell’area archeologica oggi aperta al pubblico campeggiano soprattutto le imponenti rovine d’epoca – 12 – ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 3 - I partecipanti alla campagna di scavi 2012 problema del sacrificio punico di bambini. Le urne infatti, come si è detto, contengono resti cremati d’infanti: nati morti o immolati agli dèi? Il sacrificio umano è un tema che torna spesso di moda, e sui riti della tradizione cartaginese aleggia di nuovo, tra finzione e realtà, l’ombra di Moloch con i suoi miti e le sue ideologie. Per parte nostra abbiamo adottato un atteggiamento “agnostico” per così dire: coscienti dell’importanza dei nostri ritrovamenti, ma anche consapevoli della complessità della questione, lavoriamo mettendo da parte le teorie e lasciamo che a “parlare” siano i dati; ci aiuta in questo l’approccio multidisciplinare prescelto e il confronto tra le varie specializzazioni, talora anche dialettico. E qualche risultato l’abbiamo già presentato in occasione di conferenze internazionali, i cui Atti sono ora in stampa, nonché sui siti web dell’ISMA e dell’INP qui sotto indicati, dove si possono per il momento trovare notizie aggiuntive. Links Per l’ISMA: http://www.isma.cnr.it/?page_id=1501. Per l’INP: http://www.inp.rnrt.tn/index.php?option=com_ content&view=article&id=82%3Ales-projets-decooperation-a-althiburos&catid=3%3Aactivites&Itemid=7& lang=fr. ITALIA SCAVI RECENTI A PANI LORIGA Massimo Botto L’insediamento fenicio e punico di Pani Loriga, nel territorio dell’odierno comune di Santadi (CI), nella Sardegna sud-occidentale, è collocato su un modesto rilievo dalla caratteristica forma a ferro di cavallo oggetto negli ultimi anni di un’intensa attività di prospezione e scavo da parte dell’ISMA. Tali ricerche hanno posto nuovamente l’attenzione del mondo scientifico su questo sito dopo le indagini avviate alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso da Ferruccio Barreca, incentrate prevalentemente sulla necropoli fenicia in funzione fra la fine del VII e la seconda metà avanzata del VI sec. a.C. (Fig.. 1). Le nuove indagini hanno dato risultati sorprendenti in riferimento all’abitato punico, di cui in precedenza si avevano solo sporadiche indicazioni. Grazie agli scavi condotti sul pianoro meridionale (Area A) e sul versante settentrionale della collina (Area B) è stato possibile stabilire che l’intervento della potenza cartaginese nella regione fu precoce e immediatamente successivo alla fase fenicia: le prime strutture si datano infatti alla fine del VI-inizi V sec. a.C. (Fig. 1). L’insediamento punico sembra raggiungere in breve tempo dimensioni considerevoli in virtù della posizione strategica della collina, ubicata a controllo di un’ampia fascia costiera in corrispondenza del Golfo di Palmas e dell’isola di Sant’Antioco, dove sorgeva il potente insediamento di Sulky, e delle aree più interne del paese verso le quali erano rivolti gli interessi economici di Cartagine. Da Pani Loriga infatti si aveva il controllo dei passi di Campanasissa e Pantaleo, Fig. 1 - Pianta dell’insediamento che introducevano rispettivamente alle aree minerarie dell’Iglesiente e alle fertili pianure del Campidano. Questa funzione di raccordo fra l’area sub-costiera e l’interno – 13 – ISMAgazine, 1 - 2014 Fig. 2 - Veduta del complesso polifunzionale dell’area “B” della regione sarebbe stata il motivo del rapido sviluppo dell’insediamento punico, che grazie ad un progetto urbanistico unitario e di grande respiro arrivò ad occupare nel corso del V sec. a.C. un vasto settore della collina. In effetti, sebbene la fitta vegetazione impedisca spesso una lettura chiara delle strutture presenti, l’impressione che deriva dall’attività di prospezione e dalle conoscenze acquisite durante lo scavo è quella di un abitato sviluppato estensivamente nel settore orientale dell’altura, riservando a usi funerari la porzione nord-occidentale della stessa. In relazione alla topografia del sito, inoltre, le strutture sembrano presentare moduli, dimensioni e funzionalità diverse. Netto risulta infatti il contrasto, sia a livello strutturale sia nell’articolazione degli spazi interni, fra gli edifici ubicati sul pianoro meridionale dell’altura (Area A) e il grande complesso disposto sul versante settentrionale (Area B). Se nel primo caso è plausibile pensare ad abitazioni private, nel secondo, le dimensioni e le diversificate funzioni degli ambienti inducono a valutare l’ipotesi di una struttura polifunzionale di natura pubblica (Fig. 2). Infatti, la presenza nei vani 2 e 4 (Fig. 3) di ceramica prevalentemente da cucina, trasformazione e conserva indicherebbe uno spazio funzionale alla preparazione di cibi e allo stoccaggio di piccole riserve alimentari. Le analisi condotte sui contenuti di un numero considerevole di vasi, evidenziando la presenza di vino nonché di grassi animali e vegetali sottoposti a cotture prolungate, hanno confermato la destinazione di questi ambienti. Vista la posizione decentrata dell’edificio rispetto al nucleo dell’abitato e la sua probabile collocazione in prossimità di un percorso carraio, si potrebbe ipotizzare l’allestimento di una bottega per le esigenze alimentari delle persone in entrata e uscita dall’insediamento. Inoltre, l’interpretazione del vano 1 (Fig. 3) come sacello apre nuove prospettive d’indagine, dal momento che non si esclude la possibilità che negli spazi attigui venissero confezionati alimenti da offrire alla divinità titolare del luogo di culto. Il vano 1 si differenzia dagli altri ambienti del complesso per un accesso distinto, posizionato a sud-ovest, e per Fig. 3 - Pianta del complesso polifunzionale dell’area “B” l’apprestamento di una banchina addossata ai muri della struttura nel settore orientale sulla quale erano posizionati numerosi ex-voto fra cui due vasi di importazione: una coppetta su piede di produzione etrusca e uno skyphos attico (Figg. 4-5). Le evidenze raccolte se da un lato confermano l’importanza del sito nelle strategie di occupazione della Sardegna sud-occidentale da parte di Cartagine, dall’altra aprono nuove e interessanti prospettive d’indagine riguardo alla precoce incidenza nell’area della metropoli nord-africana. Bibliografia M. Botto, L’abitato fenicio e punico di Pani Loriga (Area B), in M. Guirguis - E. Pompianu - A. Unali (edds.), Summer School di Archeologia fenicio-punica, Sassari 2012 («Quaderni di Archeologia Sulcitana», 1), 33-40. M. Botto - F. Candelato – I. Oggiano - T. Pedrazzi, Le indagini 2007-2008 all’abitato fenicio-punico di Pani Loriga, in Fasti On Line Documents & Research (FOLD&R) (www.fastionline.org/ docs/FOLDER-it-2010-175.pdf). M. Botto - I. Oggiano, Le site phénico-punique de Pani-Loriga (Sardaigne). Interprétation et contextualisation des résultats d’analyses organiques de contenus, in D. Frére - L. Hugot (eds.), Le huiles parfumées en Méditerranée occidentale et en Gaule. VIIIe siècle av. VIII siècle apr. J.-C., Rennes 2012, 151-166. Fig. 4 - Skyphos attico Fig. 5 - Coppetta su piede di produzione etrusca – 14 – ISMAgazine, 1 - 2014 ITALIA LA RINASCITA DELLA NECROPOLI RUPESTRE DI NORCHIA Laura Ambrosini La necropoli di Norchia nel Viterbese è uno dei più importanti siti archeologici dell’Etruria meridionale: un raro esempio di architettura rupestre, uno dei pochi conservati in Italia. In questa sede non ci si soffermerà sui dati storici e archeologici principali, per i quali si rinvia alla bibliografia esistente, se non per sottolineare che il periodo più fiorente della città si pone tra la fine del IV e la metà del II sec. a.C., epoca nella quale sicuramente apparteneva allo Stato di Tarquinia, di cui dopo Tuscania costituiva il maggiore centro dell’interno. Norchia venne scoperta nel 1808 dal ligure Padre Pio Semeria insieme a Francesco Orioli. Negli anni Settanta del secolo scorso la necropoli del Pile è stata oggetto di scavi sistematici promossi dal Centro di Studio per l’Archeologia EtruscoItalica del CNR e condotti dalla dott.ssa Elena Colonna Di Paolo e dal prof. Giovanni Colonna con alcuni collaboratori. Lo studio della necropoli di Norchia attualmente in corso è focalizzato su due progetti: Norchia II e Norchia III. Il primo progetto riguarda la documentazione grafica e fotografica e lo studio dell’architettura tombale e di tutti i reperti archeologici rinvenuti nelle tombe scavate nel periodo 1971-1974, lungo il “Fosso del Pile”, nella zona centrale, il Pile B (Fig. 1) e i reperti di Valle Giuncosa assegnati allo Stato Italiano grazie ad un sequestro del 1954. È stata effettuata l’acquisizione digitale di tutte le planimetrie, prospetti e sezioni delle tombe e la riunione delle planimetrie dei due settori di necropoli (Pile A e Pile B); tale planimetria complessiva è stata geo-referenziata ed è stato realizzato il GIS dello scavo, ora in corso d’implementazione. Parallelamente è stata condotta la documentazione grafica e fotografica e la schedatura di tutti i materiali rinvenuti nelle tombe. Si è proceduto ad un nuovo studio geologico del sito e a un piano di valorizzazione e fruizione attraverso le nuove tecnologie. Fig. 1 - Norchia (VT), Pile B, settore centrale (foto L. Ambrosini) realizzata nel corso del tempo. Il progetto sulle Tombe a Tempio di Norchia è stato incluso in un quadro più generale teso a investigare i contatti e le differenze con le tombe a tempio della Turchia (Caria e Licia soprattutto). Tali rapporti non riguardano soltanto la tipologia architettonica, ma anche, ad esempio, la collocazione della camera funeraria. Il centro propulsore di tale modello architettonico, anche se con sostanziali differenze nella realizzazione, sembra essere stato la Macedonia, cuore del regno che con Alessandro Magno divenne un impero esteso ad Oriente fino all’India. Le sostanziali differenze sono dovute al fatto che le tombe macedoni sono monumenti sotterranei e costruiti: al termine della cerimonia di sepoltura, le loro facciate dipinte con brillanti colori erano coperte con un tumulo di terra. La necropoli versa da alcuni anni a questa parte in condizioni gravissime: senza una manutenzione costante, il controllo della vegetazione infestante e il consolidamento delle strutture, la sopravvivenza della necropoli è a rischio e difficile Fig. 2 - Norchia (VT), Fosso dell’Acqualta, Tombe a Tempio (foto L. Ambrosini) e pericolosa ne è la sua fruizione. Il secondo progetto riguarda la documentazione, lo studio e la pubblicazione delle due Tombe a Tempio (o Doriche) (Fig. 2), degli inizi del III sec. a.C., sul Fosso dell’Acqualta. Scoperte dal notaio Luigi Anselmi e padre di Pio Semeria, furono scavate nel 1830 da Giosafat Bazzichelli e dall’Anselmi e da Gino Rosi nel 1921. Si è proceduto alla ricerca d’archivio, schedatura e documentazione fotografica del frammento di frontone conservato al Museo di Firenze. È stata effettuata un’ampia indagine sulla documentazione grafica delle tombe realizzata nel corso del XIX secolo, soprattutto da parte di architetti francesi dell’Accademia di Francia. Parallelamente è stata svolta una ricerca sulla documentazione fotografica Bibliografia E. Colonna Di Paolo, Necropoli rupestri del Viterbese, Novara 1978. E. Colonna Di Paolo - G. Colonna, Norchia I, Le necropoli rupestri dell’Etruria meridionale, 2, Roma 1978. L. Ambrosini, The Rock-cut Tombs of Norchia: the State of Research, in A. Ferrari (ed.), 6th International Congress “Science and Technology for the Safeguard of Cultural Heritage in the Mediterranean Basin” (Athens 2013), I, Roma 2014, 235-243. – 15 – ISMAgazine, 1 - 2014 ITALIA CERVETERI, UNA METROPOLI DEL MEDITERRANEO ANTICO Vincenzo Bellelli L’antica Etruria era organizzata dal punto di vista politico-territoriale come una confederazione di città autonome, che la tradizione letteraria ricorda nel numero di dodici. Una delle più prospere e potenti fu Kaisraie, la città chiamata Caere dai Latini e Agylla dai Greci, oggi corrispondente alla cittadina laziale di Cerveteri, posta lungo la Via Aurelia, l’importante asse stradale che unisce Roma a Civitavecchia. La città è menzionata da alcuni importanti autori greci e latini vissuti fra l’epoca classica e l’impero romano (Erodoto, Strabone, Dionigi di Alicarnasso), che ne ricordano la fama internazionale, la prosperità economica sin dai tempi di Mezenzio (l’alleato di Turno, re dei Rutuli, avversario di Enea) e il ruolo di primo piano nella storia politica e militare del Mediterraneo. Sorgendo a soli cinquanta chilometri a nord di Roma, lungo la costa tirrenica, Caere era infatti automaticamente un punto di arrivo obbligato per tutti coloro Fig. 1 - Fiaschetta iscritta con il nome antico di Cerveteri (Foto M. Bellisario) istituti universitari italiani e stranieri, però, possiamo dire che di Cerveteri etrusca conosciamo sempre meglio anche la città dei vivi. In particolare, sono state indagate l’urbanistica, Fig. 2 - Cerveteri, pianoro urbano (Foto M. Bellisario) che navigavano verso nord lasciandosi alle spalle la foce del fiume Tevere. Nell’entroterra della città, inoltre, sorgevano gli importanti giacimenti metalliferi dei Monti della Tolfa, ricchi di ferro, motivo di attrazione internazionale, probabilmente, sin dalle fasi protostoriche. La città controllava infine un ampio territorio confinante a nord con quello di Tarquinia e a sud con quello di Veio, che era fertile e ricco di risorse naturali. Cerveteri aveva dunque tutti i requisiti per diventare una metropoli popolosa e fiorente dell’Italia antica, nonché un crocevia di scambi e un laboratorio di civiltà in contatto. La città divenne, pertanto, sin da epoca antichissima, un punto di riferimento obbligato sia per le genti fenicie e quelle greche che frequentavano i porti del Tirreno centrale, che per i Romani e per gli abitanti del contiguo territorio latino. Il profilo storico della città antica è ricostruibile, oltre che dalle fonti scritte, attraverso il ricchissimo record archeologico. Della città si conoscono innanzitutto le estese necropoli urbane della Banditaccia e di Monte Abatone, vere e proprie “città dei morti”, entrate dal 2004 nella lista dell’Unesco dei siti patrimonio mondiale dell’Umanità. Grazie all’attività condotta da trenta anni a questa parte nell’area urbana di Caere dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale e da alcuni Fig. 3 - Necropoli della Banditaccia, tumuli (Foto M. Bellisario) l’andamento della cinta muraria, i quartieri artigianali, la viabilità intra- ed extra-urbana della città antica, le infrastrutture idriche. – 16 – ISMAgazine, 1 - 2014 e Cartagine, fu protagonista di primo piano della storia del Mediterraneo antico. L’ISMA, in particolare, con le sue ricerche nell’area urbana ha contribuito a ricostruire il “paesaggio sacro” della città, cioè la rete dei santuari che si era andata definendo nel tempo e poneva l’abitato antico sotto la protezione dei suoi dèi. Per fare il punto sullo stato delle conoscenze su questa metropoli del mondo antico, il CNR-ISMA, il Louvre e la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale hanno organizzato recentemente una grande mostra monografica (Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri), allestita prima al Louvre di Lens, dal dicembre 2013 a marzo 2014 e poi a Roma nel Palazzo delle Esposizioni da aprile a luglio 2014. Attraverso una ampia selezione di oggetti e contesti, alcuni dei quali portati alla luce solo di recente, la rassegna consente per la prima volta di ricostruire a beneficio del grande pubblico la storia di questa gloriosa metropoli etrusca, che al pari di altre famose città, come Roma, Atene Bibliografia Les Etrusques et la Méditerranée: la cité de Cerveteri, Catalogue de l’exposition (Louvre-Lens 5 dic. 2013-10 marzo 2014; Roma, Palazzo delle Esposizioni, 14 aprile-20 luglio 2014), sous la direction de F. Gaultier - L. Haumesser - P. Santoro - V. Bellelli - A. Russo Tagliente - R. Cosentino, Paris 2013. V. Bellelli (ed.), Caere e Pyrgi: il territorio, la viabilità e le fortificazioni (= Caere 6). Atti della Giornata di studio (Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1 marzo 2012), Pisa-Roma 2014. V. Bellelli, Archéologie d’une cité. Cerveteri entre âge du fer (IXe et VIIIe siècles) et l’Empire romain, in Histoire antique et mediévale, Hors série n. 37, déc. 2013 -jan./fév. 2014, 38-45. ITALIA SETHLANS. I BRONZI ETRUSCHI E ROMANI NELLA COLLEZIONE FAINA Alessandra Caravale Il 10 aprile 2014 è stata aperta al Museo “Claudio Faina” di Orvieto la mostra “Sethlans. I bronzi etruschi e romani nella collezione Faina”. La mostra offre la possibilità di ammirare alcuni reperti che fanno parte di una delle più ricche collezioni di antichità dell’Umbria, raccolta dai conti Mauro ed Eugenio Faina a partire dal 1864. I bronzi Faina contano circa un migliaio di reperti appartenenti a tipologie eterogenee distribuite lungo un esteso arco cronologico che va dall’età del Bronzo all’epoca romana. I nuclei più consistenti sono costituiti dai bronzetti votivi e dal vasellame, ma sono presenti anche applique figurate, candelabri, thymiateria, graffioni, lucerne, armi, finimenti per cavalli, piccoli strumenti per la cura e l’ornamento della persona e per l’arredo domestico e alcuni specchi. All’interno della mostra una postazione dà la possibilità di navigare nel sito web dedicato ai bronzi della raccolta, realizzato da chi scrive nell’ambito della convenzione stipulata, nel 2012, tra la Fondazione Faina e l’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Seguendo quanto era stato fatto anche per altri progetti informatici dell’ISMA, per tale sito web si scelto di utilizzare il Content Managment System open source (CMS) Museo and Web, un CMS realizzato dall’Osservatorio tecnologico per i Beni e le Attività Culturali (OTEBAC) del MIBAC, ideato per sviluppare e gestire siti web di qualità, dedicati a musei e a istituzioni culturali. Questo CMS oltre a pagine a carattere generale, dà anche la possibilità di realizzare una bancadati degli oggetti del museo, in cui possono essere svolte ricerche con diverse chiavi e inserite le immagini dei reperti considerati. Il sito, http://bronzifaina.isma.cnr.it/, è stato realizzato con il contributo di Marcello Bellisario per la parte grafica e di Salvatore Fiorino per la parte informatica. È costruito con alcune schede generali dedicate alla collezione Faina e alla raccolta dei bronzi, nonché a Mauro e ad Eugenio. Sono presenti poi alcune schede più approfondite dedicate ai bronzi di maggiore importanza della raccolta, divisi per categorie, in cui sono previsti anche link ad altre banche-dati catalografiche presenti in rete, come quelle di grandi musei, tipo British Fig. 1 - Locandina della mostra o Metropolitan, o quelle regionali, tipo il data base della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria. Il sito contiene infine una banca-dati degli oggetti, in corso di implementazione, in cui sono fornite sintetiche indicazioni sui reperti, con particolare attenzione alla cronologia e al luogo di fabbricazione. Sono presenti al momento oltre 450 bronzi, con una breve scheda analitica e, per la maggior parte, con una fotografia a colori o in bianco e nero. Dal contatore di accessi si nota un buon interesse della rete per il sito, con visite non solo dall’Italia, ma anche da alcuni Paesi europei, tra cui la Russia, e dagli Stati Uniti. Da quando è attivo tale contatore di accessi, cioè circa dall’inizio di aprile 2014, le visite registrate sono state oltre 250, con visualizzazioni sia delle opere inserite nella banca dati, sia di quelle a cui è dedicata una scheda descrittiva più analitica. Fig. 2 - Bronzetto votivo della collezione Faina – 17 – ISMAgazine, 1 - 2014 diverse chiavi di ricerca. Anche in Italia si sta andando in questa direzione tramite progetti singoli o tramite progetti nazionali o europei, come il recente Ariadne, con l’obiettivo di rendere le risorse digitali sempre più una componente sostanziale della metodologia della ricerca archeologica. Il valore di questo progetto sta innanzitutto nel suo allineamento con la filosofia degli open-data nella ricerca archeologica. Da qualche anno, anche nel nostro Paese e anche nel settore archeologico, si discute infatti con interesse crescente della “liberazione dei dati”, per favorire una conoscenza condivisa e una libera circolazione dei dati scientifici per renderli fruibili e consultabili da un pubblico ampio, formato non solo da specialisti, ma anche da appassionati e interessati all’arte antica e all’archeologia. Il progetto si allinea inoltre con altre attuali iniziative di catalogazione informatica. Già da anni i grandi musei europei danno accesso alle proprie opere tramite banche dati, in cui i vari reperti possono essere richiamati attraverso Bibliografia A. Caravale, Museo Claudio Faina di Orvieto. Bronzetti votivi, Perugia 2003. A. Caravale, Museo Claudio Faina di Orvieto. Vasellame, Perugia 2006. ITALIA IL CONTRIBUTO DELL’ISMA AL CAA 2014 Alessandra Piergrossi Il CAA (Computer Applications & Quantitative Methods in Archaeology) è una organizzazione internazionale nata nel 1973 ad opera di un gruppo di archeologi e matematici informatici inglesi interessati alle applicazioni dell’informatica all’archeologia, allo scopo di favorire il dialogo fra le due discipline. Al fine di stimolare il dibattito scientifico, promuovere collaborazioni e nuove metodologie oltre che illustrare lo stato dell’arte in questo campo, fin dalla sua nascita il CAA organizza una conferenza annuale, ben presto divenuta un evento internazionale, che negli anni si è affermata come il riferimento principale per tutti coloro che si occupano della materia. Quest’anno il convegno è stato ospitato dal 22 al 25 aprile dall’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, nella capitale francese, organizzato da un comitato cui ha partecipato Paola Moscati, ricercatrice dell’ISMA. Il programma, fitto di interventi, è stato diviso in 29 sessioni che includevano tematiche: dalla storia dell’Archaeological Computing, alle strategie per la Online Archaeology, alla codifica digitale dei dati di scavo, di laboratorio e di archivio; alla formalizzazione delle procedure di indagine archeologica; all’integrazione di metodologie innovative per una lettura dei dati archeologici nel loro contesto storico e geografico; alla catalogazione automatizzata di materiali; alla realizzazione di sistemi informativi geografici; alla comunicazione multimediale nel campo educativo e culturale, con particolare riferimento al settore museale. Paola Moscati durante i discorsi di apertura del convegno ha dedicato un tributo alla memoria di Jean-Claude Gardin, recentemente scomparso. Gardin è stato un pioniere nell’uso di tecniche innovative per l’automazione dei processi di descrizione e classificazione dei materiali archeologici. Ripercorrendo la storia del pensiero e delle iniziative di cui fu promotore nelle fasi iniziali delle applicazioni informatiche, si esplorano anche gli aspetti teoretici che sottendono all’evoluzione e ai progressi di questa disciplina. La studiosa ha, inoltre, inaugurato la sessione “Towards a History of Archaeological Computing”, con un contributo che illustra il progetto di ricerca internazionale su “La storia dell’informatica archeologica”, promosso dal CNR e dall’Accademia Nazionale dei Lincei, inteso ad analizzare le principali tappe evolutive di una disciplina recente e in continua evoluzione, che affonda le sue radici negli anni Cinquanta del XX secolo e che coniuga lo studio dell’antichità con le moderne metodologie informatiche. Il “Museo virtuale dell’informatica archeologica” costituisce l’aspetto comunicativo del progetto, con l’intento di offrire Fig. 1 - Apertura dei lavori CAA Parigi. una panoramica sulla storia delle applicazioni e sui suoi protagonisti e di porre in luce le implicazioni teoriche e le ricadute metodologiche che derivano dall’incontro tra scienza e archeologia. Fig. 2 - Comitato organizzativo F. Djindjian, J.E. Doran e P. Moscati – 18 – ISMAgazine, 1 - 2014 scrive hanno presentato un contributo sull’editoria open access in ambito archeologico: analizzando l’esperienza di «Archeologia e Calcolatori», si è proposta una riflessione su quali opportunità e mutamenti siano resi possibili dalla diffusione e dallo sviluppo della rete internet nel settore degli studi di antichistica, con attenzione anche verso i temi della proprietà intellettuale, delle tecnologie digitali e dell’ accesso alla conoscenza scientifica. Nella stessa sessione, Alessandra Caravale ha presentato una analisi dello sviluppo della catalogazione informatica del patrimonio a partire dagli anni ‘70, illustrando alcuni importanti progetti italiani ed europei e la banca-dati, da lei realizzata, legata allo studio della raccolta di bronzi antichi del Museo Claudio Faina di Orvieto. Nell’ambito della sessione dedicata a “Strategy, Practice & Trends in Online Archaeology”, Alessandra Caravale e chi GLI OSPITI IL CERRO DEL CASTILLO, CHICLANA DE LA FRONTERA (CADICE). UN CASO DI STUDIO SUI PRIMI INSEDIAMENTI COLONIALI FENICI NELLA PENISOLA IBERICA Paloma Bueno Serrano perfetta fattura. Possiamo dire che l’edilizia e il repertorio ceramico recuperato conferiscono all’insediamento un’importanza tale da considerarlo come uno dei principali nuclei urbani della Baia di Cadice in età turdetana. Tra i materiali recuperati in tutte le fasi del giacimento, spiccano, oltre ad alcuni oggetti di lusso, i recipienti utilizzati per la lavorazione, conservazione e trasporto degli alimenti, sia di produzione locale sia importati, cosa che, unita al fatto di trovarsi in un ambiente agricolo e dedito all’allevamento e alla pesca, mostra come formasse parte delle reti commerciali coloniali dell’Antichità. Una delle linee di ricerca che si sviluppano in questo studio tratta della produzione agricola, dell’allevamento e della pesca nell’Antichità attraverso i resti materiali rinvenuti in questo giacimento. Il giacimento archeologico del Cerro del Castillo riproduce fedelmente il modello di insediamento fenicio nel Mediterraneo centrale e occidentale, e si trova in una posizione strategica: è posto su un belvedere naturale che domina l’ambiente circostante e un’importante via naturale, rappresentata dal fiume Iro, che si addentra nella campagna gaditana. Tale posizione privilegiata facilitò le relazioni marittime e commerciali tra la popolazione locale e i naviganti venuti dal Mediterraneo; da un punto di vista strategico-militare, inoltre, essa favorì la difesa e la protezione delle fondamenta della metropoli tiria nella baia, tra cui il vicino e non ancora localizzato santuario di Melqart e, naturalmente, la città di Gadir. Il giacimento fu scoperto nel 2006, durante uno degli scavi da me diretti, corrispondente al Tardo Bronzo-Ferro I, con un’ampia sequenza stratigrafica e cronologica che giunge sino al presente, e che è l’origine dell’attuale città di Chiclana. Di particolare interesse sono i livelli corrispondenti alla colonizzazione fenicia e al suo successivo sviluppo nella baia di Cadice e nel sudovest della penisola iberica, cioè dalla fine dell’VIII sec. a.C. fino al V sec a.C. In esso si osservano diverse fasi o stadi di costruzione che mostrano un importante sviluppo urbano. Dalla fine dell’VIII sec. a.C. l’insediamento appare delimitato da una fortificazione, lì dove era più vulnerabile, e occupa una superficie di circa un ettaro. Nel VI secolo si rileva l’estensione dell’insediamento sui pendii della collina e si osservano tracce della muraglia, ormai distrutta, sotto gli strati dei muri e dei pavimenti di questa fase. Durante gli scavi si sono potuti documentare gli ambienti, le strutture e la cultura materiale legata allo sfruttamento dei prodotti offerti dall’ambiente naturale. Nel V sec. a.C. l’insediamento raggiunge i due ettari di estensione e gli edifici si distinguono per la loro solidità e la ____________ La ricercatrice Paloma Bueno Serrano sta completando i suoi studi di Dottorato con menzione internazionale presso l’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, Area della Ricerca di Roma, grazie a una borsa di mobilità del ceiA3 (Polo di Eccellenza Internazionale in Agroalimentazione) delle Università Andaluse e del Gruppo di Ricerca PAI-HUM 240 “Patrimonio Storico dell’Andalusia nell’antichità”, a cui appartiene. Proviene dall’Università di Cadice, dall’area di Storia Antica del Dipartimento di Storia, Geografia e Filosofia e ha orientato la sua carriera ed esperienza di ricerca nell’ambito della colonizzazione fenicia nel Golfo di Cadice. Inizia il soggiorno di ricerca di tre mesi a Roma dopo aver fissato le linee di ricerca che definiscono la sua Tesi di Dottorato, dal titolo: “L’insediamento coloniale fenicio arcaico nella penisola iberica: analisi dall’insediamento del Cerro del Castillo, Chiclana de la Frontera (Cadice)”. – 19 – ISMAgazine, 1 - 2014 GLI OSPITI SCIENCES FOR DIPLOMACY, CULTURAL HERITAGE AND ANCIENT MEDITERRANEAN CIVILIZATIONS. A TRAINING PROJECT (ROME, MAY 5TH - NOVEMBER 4TH 2014) Assayed Mustafa El Banna (Egypt) [email protected] The Institute for Ancient Mediterranean Studies (ISMA) participates in the multi-disciplinary educational programme called “Diplomazia”, organized by the Italian National Research Council (CNR) and the General Direction for the Development Cooperation (DGCS) of the Italian Foreign Ministry (MAE). In this context, the ISMA offers from May 5th 2014 an historical and archaeological course on different civilizations of the ancient Mediterranean, with the aim of providing knowledge and expertise in the research, preservation, conservation, and improvement of cultural heritage. Thanks to this new diplomatic initiative, we host five scholars from Tunisia, Egypt and Montenegro. They will be able to benefit from the six months training courses lasting in several disciplines (Sergio Ribichini, Rome, June 15th 2014). I am an Egyptologist and I work as curator at Ministry of Antiquities in Egypt. I am also specialized in Ancient Egyptian Language and Ancient Egyptian Religion. I believe it’s a very good opportunity learning about the newest methods used in the study of ancient Levant & Mediterranean civilizations. It has helped me to update my knowledge of academic research in the conservation & preservation of culture heritage. The experience I gained in Pani Loriga and Cottanello, two excavation which I was a part of, will be important for me to share with my team at home. I hope that the co-operations between Italy and the participating countries will continue and become more numerous. Chokri Touihri (Tunisia) [email protected] I work as an Archeologist in the “Institut National du Patrimoine”, where I am responsible for a team which intervenes in preventive archaeology cases. We are called upon numerous urban projects so we are always operational. I was extremely pleased to have been selected to participate in such a stimulating program. I was particularly interested to learn about the vast history and heritage of all the Mediterranean civilizations and to have the opportunity to take part in practical training. Beforehand my experience was limited only to excavations on a local level (in Tunisia) so this experience has allowed me to broaden my knowledge and to include other kinds of contexts. It has allowed me to ameliorate in practical capacity and it will permit me to utilize what I have learned when I am back in my country. I think that this course has given me tools that will benefit my institution and that I can also transmit to my colleagues. Radwa Zaki (Egypt) [email protected] I am preparing the PhD study in the Tour guiding – Alexandria University, Faculty of Tourism and Hotels in Philosophy entitled The reused Architectural Elements in the Islamic Architecture in Cairo. Therefore, this training program gives me the chance to have a different kind of knowledge about the Mediterranean Civilizations. Currently, I am also working as a Research Specialist in the Calligraphy Center of Bibliotheca Alexandrina. I have benefitted from this training program not only expanding my knowledge and experience in research but also learning, through the CNR, about the preservation of cultural heritage and practical fieldwork. Tatjana Koprivica (Montenegro) [email protected] Moez Achour (Tunisia) [email protected] I am an art historian, senior researcher in the Historical Institute of Montenegro, University of Montenegro, Podgorica. I decided to apply for this program because at the Historical Institute of Montenegro we have a Master studies of History, History of Culture and Historical Anthropology and our next step will be to open a new course on Mediterranean civilizations. Hence, I believed it would be a very good opportunity for me to spend six months at the Institute for Ancient Mediterranean Studies attending the multidisciplinary program in Cultural Heritage and Ancient Mediterranean Civilizations. As the Head of Department for International Relations in Historical Institute of Montenegro I strongly believe that this would contribute not only to my professional and personal development but also to support and further develop contacts and collaborations between my home institution and academic and high research institutions in Italy. I am currently curator at the “Institut National du Patrimoine”, member of a project aimed to create an archeological map of Tunisia and part of a group of preventive archaeologists. Having spent one month and half in this training program in Italy there are two points I would like to make: In the matter of the theoretical courses I found that those concerning Bronze age in the Mediterranean were very useful because they helped me expand my knowledge on other countries and create an important point of comparison with Tunisia The frequent visits to archeological sites and museums gave me a clear example on how to manage and to present cultural heritage and how to integrate it in the social and economic system of the country. For all these point I am very happy to be a part of this training course and I think that it will be very important and useful for Tunisia to continue participating in these kinds of programs in order to develop our methodology and our knowledge in the management of our cultural heritage. – 20 – ISMAgazine, 1 - 2014 GLI OSPITI FROM LEBANON TO SARDINIA COLLABORATION BETWEEN LEBANESE AND ITALIAN ARCHAEOLOGISTS RESULTING A CULTURAL AND ARCHAEOLOGICAL EXHIBITION IN BEIRUT ON PHOENICIAN SETTLEMENTS IN SARDINIA Ida Oggiano - Wissam Khalil traditions of the two regions, from art craftsmanship, sounds, lights and colors. The exhibition will point out the similarities between the people from Sardinia and Lebanon (tradition of making baskets, popular dancing: dabke and ballu tundu, food (bread and sweets). Through a game of rollovers, overlaps and visual crossreferences the two shores of the Mediterranean, tied to each other by an ancient trading tradition, will thus be re-connected. The origin of this connection goes back to the times when the Phoenicians crossed the seas and founded “colonial” settlements in the Mediterranean big island. The past, deeply rooted in the history and life of the people who lived in these lands, will be evoked by photographing the archaeological vestiges (sites and findings), whereas the production processes cycles (materials and techniques, images and sounds) that are preserved until today in an astonishingly similar way in both countries, will be shown to guide the spectator through the passage to the present, in which the memory of ancient traditions is well alive. Archaeology, ethnography, anthropology, and art will provide the tools for the description of the historic and anthropological route of these two lands, pointing out the unknown similarities, through the use of the innovative audio-visual techniques. Italian archaeologist Ida Oggiano (CNR- ISMA) the director of the archaeological mission in Kharayeb located near Tyr in south Lebanon, and Wissam Khalil (Lebanese University) director of the Carloforte Archaeological Mission in the Isola di San Pietro - Sardinia are planning their future archaeological excavation in Kharayeb, and organizing an informative exhibition on the cultural links between Lebanon and Sardinia. W. Khalil spent 10 days at the ISMA quarters in Montelibretti as a “Short Term Mobility” researcher guest invited by I. Oggiano as part of the program “The Mediterranean dimension of the Levant in the first millennium B.C.”. This research, based, on the collaboration between the Lebanese University and the ISMA, aims to study various aspects of archaeological, historical, historical religious phenomenon between the western Mediterranean and the cultural centers of the first millennium Levant. This exhibition will be held during the spring in the Lebanese capital Beirut and then in the ancient city of Jbeil (Byblos). The aim of this project is to produce a photographic exhibition showing the ancient “colonial” contacts between Lebanon, Ancient Phoenicia, and Sardinia. A part of the exhibition will be devoted to show the affinities between the people from Sardinia and Lebanon in contemporary times, between the – 21 – ISMAgazine, 1 - 2014 ATTIVITÀ SCIENTIFICHE CONFERENZE, CONVEGNI, GIORNATE DI STUDIO, WORKSHOP 2013 - GIUGNO 2014 S. Alaura, “Evidenza ittita di tradizioni mediche e magiche della Cilicia luvio-hurrita”, contributo presentato al convegno Misis/ Mopsouestia e la piana inferiore del Ceyhan. Un approccio diacronico, Università di Pisa, 8-9 luglio 2013. S. Alaura, “Scavi d’archivio: dalla storia dell’orientalistica alla storia delle idee”, presentazione del Progetto GRISSO “Gruppo di Ricerca Interdisciplinare di Storia degli Studi Orientali”, Roma, CNR, 5 novembre 2013. S. Alaura, “Aspetti dell’immaginario solare nel Vicino Oriente antico: il carro del dio del sole nei testi cuneiformi”, conferenza presso l’Istituto Italiano di Studi Orientali, “Sapienza” Università di Roma, 27 febbraio 2014 (con M. Bonechi). S. Alaura, “Ricostruzione di un archivio palatino ittita sull’acropoli di Hattuša”, conferenza nell’ambito dei Seminari di Storia del Vicino Oriente Antico, “Sapienza” Università di Roma, 28 marzo 2014. L. Alberti, “Au-delà de l’horizon: différents régimes de visibilité des sépultures de Cnossos pendant le IIe millénaire av. J.-C.”, contributo (con poster) presentato al convegno Le funéraire. Mémoire, protocoles, monuments, 11 Colloque de la Maison René Ginouvès d’Archéologie et Ethnographie, Nanterre, Université Paris Ouest, 18-20 giugno 2014. L. Ambrosini, “An Etruscan Red Figure Lekanis: Meaning and Shape at Caere”, contributo presentato al 14th Annual Meeting of the Archaeological Institute of America, Seattle (USA), 3-6 gennaio 2013. L. Ambrosini, “G.F. Gamurrini and the Great Renewal of Italian Archaeology in the Second Half of the Nineteenth and Early Twentieth Centuries”, contributo presentato al convegno Classical Archaeology in the Late Nineteenth-Century (c. 1870-1900), Swedish Institute of Classical Studies in Rome, 4-6 aprile 2013. L. Ambrosini, “Due laminette d’oro con iscrizione greca da Falerii Veteres: la firma di un artigiano su una corona aurea?”, contributo presentato al XVIIIth International Congress of Classical Archaeology, Merida, 13-17 maggio 2013 (con M.L. Lazzarini). L. Ambrosini, “Le divinità dei Pocola Deorum: alla luce di un nuovo pocolom del Volcani Group”, contributo presentato alla seduta della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, 28 maggio 2013. L. Ambrosini, “La necropoli rupestre di Norchia: stato della ricerca”, contributo presentato al convegno Etruria in progress. La ricerca archeologica in Etruria meridionale 2012, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, 20 giugno 2013. L. Ambrosini, “Images of Artisans on Etruscan Gems”, contributo presentato al convegno Artisans and Craft in ancient Etruria. Symposium in Honor of Nancy De Grummond, Florence, Campus of Syracuse University, 23 giugno 2013. L. Ambrosini, “The Northern Ager Faliscus: a frontier zone between Faliscans, Etruscans, Sabines and Umbrians”, contributo presentato al convegno Frontiers of the European Iron Age. Conference with a regional Focus on Central Italy, Cambridge (UK), Magdalene College and the McDonald Institute, 20-22 settembre 2013. L. Ambrosini, “Tradition and Innovation: the Ring-askos in the Late Red-figured Faliscan Pottery”, contributo presentato al convegno Traditions and Innovations. Tracking the Development of Pottery from the Late Classical to the Early Imperial Periods, Berlin, Bode Museum-Kulturforum, 7-10 novembre 2013. L. Ambrosini, “Le cosiddette “chiavi” metalliche dai santuari etruschi ed italici tra V e III/II sec. a.C.: analisi della tipologia, funzione e diffusione”, contributo presentato al convegno Santuari mediterranei tra Oriente e Occidente. Interazioni e contatti culturali, CivitavecchiaRoma, 18-22 giugno 2014. D. Baldi, “Roots of the Libraries History”, conferenza presso la Montclair State University, Montclair, New Jersey, 3 aprile 2014. D. Baldi, “Massimo Pallottino: The Life of an Etruscologist as seen through his Library”, conferenza presso la Columbia University, New York, 9 aprile 2014 e presso la Montclair State University, Montclair, New Jersey, 15 aprile 2014. V. Bellelli, Giornata di Studio Origines: percorsi di ricerca sulle identità etniche nell’Italia antica, Roma, École Française de Rome, 18 ottobre 2013, membro del comitato scientifico con S. Bourdin, M.P. Castiglioni e P. Santoro. M. Bonechi, “Scontri (e incontri) di orientali e occidentali in Cilicia dai tempi di Naram-Sin a quelli di Esarhaddon”, contributo presentato al convegno Misis/Mopsouestia e la piana inferiore del Ceyhan. Un approccio diacronico, Università di Pisa, 8-9 luglio 2013. M. Bonechi, “Alle origini dell’assiriologia italiana: ricerche d’archivio su Bruto Teloni”, contributo presentato al convegno Scavi d’archivio: dalla storia dell’orientalistica alla storia delle idee, CNR, Roma, 5 novembre 2013. M. Bonechi, “Hammurāpî e Šamaš”, contributo presentato al convegno Da monumento celebrativo a codice di leggi. Fonti, approcci e prospettive per lo studio della stele di Hammurapi, Roma, Escuela Española de Historia y Arquelogía en Roma, 20-21 marzo 2014. M. Botto, “Recenti scoperte nell’abitato fenicio e punico di Pani Loriga”, contributo presentato all’ VIII Convegno Internazionale di Studi Fenici e Punici, Carbonia – Sant’Antioco, 21-26 ottobre 2013 (con F. Candelato). – 22 – ISMAgazine, 1 - 2014 A. Caravale, “I bronzi del Museo Claudio Faina di Orvieto: una banca-dati”, contributo presentato al IX Workshop Free, Libre and Open Source Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica, Verona, 20 giugno 2014. S. Di Paolo, “Strumenti prodigiosi di morte e distruzione: le armi divine e regali nel Vicino Oriente antico”, contributo presentato al V Convegno Internazionale di Archeologia sperimentale. Le armi antiche: dalle forge ai campi di battaglia. Sperimentazione di tecnologie metallurgiche nell’armamento antico dalla protostoria al Medioevo, Civitella Cesi-Blera, 25-26 aprile 2014. S. Di Paolo, “The ‘Modern Life’ of Ancient Near Eastern Antiquities: Polyvalent Objects for the Construction of Cultural Meanings”, contributo presentato al 9th International Congress on the Archaeology of the Ancient Near East, Basel, 9-13 giugno 2014. S. Di Paolo, “Il recupero della civiltà, dell’immagine e dell’eredità del Vicino Oriente antico tra scavi e collezioni. L’Italia ai margini dell’Europa?”, seminario presso “Sapienza” Università di Roma, 17 giugno 2014. G. Garbati, “Le relazioni tra il mondo coloniale e la Fenicia in età ellenistica: tradizione e innovazione, presente storico e memoria culturale. Un esempio dal tophet di Cartagine”, contributo presentato al Colloquio Internazionale La Phénicie hellénistique. Nouvelles configurations politiques, territoriales, économiques et culturelles, Toulouse, 18-20 Febbraio 2013. G. Garbati, “Sotto l’egida di Cartagine. Note sugli dèi di Sardegna nelle fasi iniziali della conquista”, contributo presentato al Convegno internazionale La Sardegna nel Mediterraneo occidentale dalla fase fenicia all’egemonia cartaginese: il problema del V secolo”, Santadi, 31 maggio - 2 giugno 2013. G. Garbati, “Creare, modulare e condividere l’identità (divina). Melqart ed Eshmun a confronto”, contributo presentato all’VIII Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, Carbonia-Sant’Antioco, 21-26 ottobre 2013. G. Garbati, “Melqart ´l hṣr. Dati e problemi di un culto fenicio d’Occidente”, contributo presentato al IV Incontro sulle religioni del Mediterraneo antico: Politeismo. Costruzione e percezione delle divinità nel Mediterraneo antico, Velletri-Lanuvio, 10-14 giugno 2014. P. Moscati, “L’informatica archeologica e le iniziative scientifiche nel campo dell’Open Access e degli Open Archives”, contributo presentato al III Convegno di Studi sul SITAR. Il Sistema Informativo Territoriale Archeologico di Roma nella Rete della Ricerca italiana: verso la conoscenza archeologica condivisa, Roma, Palazzo Massimo, 23-24 maggio 2013. P. Moscati, “The Virtual Museum of Archaeological Computing”, conferenza tenuta nell’ambito del corso europeo Information Systems for Archaeology and Cultural Heritage. A NARNIA Project Training Course, Nanterre, Maison Archéologie et Ethnologie, René-Ginouvès, 27-29 maggio 2013. P. Moscati, “Jean-Claude Gardin and the history of archaeological computing”, contributo presentato al meeting internazionale ALLEA-ALL European Academies, E-Humanities Working Group, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 26 maggio 2014. A. Naso, “Morire da Etruschi. Tombe e sepolture in Etruria meridionale”, contributo presentato al convegno Arquitecturas funerarias y memoria. La gestión de las necrópolis en Europa occidental (siglos X-II a.C.), Madrid, Casa de Velazquez, 13-14 marzo 2014. A. Naso, “Ambre per la dea. Intagli in ambra dal santuario di Artemis a Efeso, VIII-VII sec. a.C.”, contributo presentato al convegno internazionale The Amber Routes, San Marino, 3-4 aprile 2014, e conferenza tenuta all’Università di Napoli Federico II, 29 maggio 2014. A. Naso, discussant “Identity Problems in early Italy II. Continuity and change in ethnicity and culture from the tenth to the eight century BC”, Roma, American Academy in Rome, 18 giugno 2014. A. Naso, saluti inaugurali al Technologies for the Egyptian Cultural Heritage (Tech), Roma, CNR, 3 febbraio 2014. A. Naso, presidenza della sessione “Ricerche sulle ville del Latium”, di Lazio e Sabina. 11 incontro di studi, Roma, 4-6 giugno 2014. A. Naso, saluti inaugurali al convegno Santuari mediterranei tra Oriente e Occidente. Interazioni e contatti culturali, Civitavecchia-Roma, 18-22 giugno 2014. I. Oggiano, “Dal terreno al divino: l’archeologia come fonte documentaria delle pratiche cultuali nell’area siro-palestinese del I millennio a.C.”, lezione su invito presso la Scuola di dottorato di Studi Orientali e Africani di Napoli, 11 aprile 2013. I. Oggiano, “Kharayeb: New Works in an Ancient Cult Place”, contributo presentato all’VIII Convegno Internazionale di Studi Fenici e Punici, Carbonia – S. Antioco, 21-26 ottobre 2013. I. Oggiano, “I Fenici e il Levante nell’età del Ferro”, lezione su invito presso il Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies, Firenze, 30 aprile 2014. I. Oggiano - T. Pedrazzi, “Pani Loriga: gli scavi nell’abitato punico (Area A)”, contributo presentato al convegno internazionale La Sardegna nel Mediterraneo occidentale dalla fase fenicia all’egemonia cartaginese: il problema del V secolo, Santadi (CI), 31 maggio-2 giugno 2013. T. Pedrazzi, “Le anfore fenicie e puniche dell’abitato di Pani Loriga (Area A)”, all’VIII Convegno Internazionale di Studi Fenici e Punici, Carbonia – S. Antioco, 21-26 ottobre 2013. – 23 – ISMAgazine, 1 - 2014 T. Pedrazzi, “Disiecta membra de Syrie et Mésopotamie. Réinvention et réécriture des villes ‘littéraires’ par les voyageurs à l’époque des premières fouilles au Proche-Orient (XIXe siècle)”, contributo presentato al convegnoVestiges of the Near East and Mediterranean World (18th-21st centuries): Traces, Passages, Rewriting, International Conference in Anglophone and Francophone Studies, Grenoble, Stendhal University, 29-31 gennaio 2014. T. Pedrazzi, “Il paesaggio archeologico fenicio in Sardegna. Ricerche in corso e valorizzazione del territorio”, conferenza presso i Seminari di Archeologia e Storia dell’Arte Antica della Libera Università IULM, Milano, 17 aprile 2014. A. Piergrossi, “La necropoli orientalizzante di via D’Avack (Roma)”, contributo presentato alla Giornata di studi su Veio, Roma, British School at Rome, 18 gennaio 2013. A. Piergrossi, “Una nuova scena di navigazione dall’ager veientanus: il kantharos di via D’Avack”, conferenza presso il Museo dell’Agro Veientano, Formello, 23 febbraio 2013. A. Piergrossi, “Ricerche in corso sulla necropoli villanoviana di Poggio Montano (Vt)”, contributo presentato al convegno Etruria in progress. La ricerca archeologica in Etruria meridionale 2012, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, 20 giugno 2013. A. Piergrossi, “Frontiers of Inclusion. Poggio Montano, a Site in Southern Internal Etruria: Landscape History and Cultural Interactions at the Turn of the Orientalising Period”, contributo presentato al convegno Frontiers of the European Iron Age. Conference with a regional Focus on Central Italy, Cambridge (UK), Magdalene College and the McDonald Institute, 20-22 settembre 2013. A. Piergrossi, “I materiali ceramici” contributo presentato alla giornata di studi Indagini archeologiche presso l’ex Regio Ufficio Geologico (Largo di S. Susanna). La scoperta di una struttura templare sul Quirinale, Roma, Palazzo Massimo-Museo Nazionale Romano, 16 ottobre 2013. A. Piergrossi, “Structuring Territories and Exploiting Resources: the Development of Veii Aristocracy”, contributo presentato al 115th Archaeological Institute of America Annual Meeting, Chicago (USA), 4 gennaio 2014. S. Ribichini, “Crossover. Storia delle religioni e Scienze dell’Antichità”, conferenza tenuta presso il seminario Proposte per l’insegnamento della Storia delle Religioni nelle scuole italiane, Università Statale di Milano, 19 marzo 2013. S. Ribichini, “Annibale e i suoi dèi, tradotti in Magna Grecia”, prolusione svolta in apertura del convegno La Calabria nel Mediterraneo: flussi di persone, idee, risorse, Cosenza, University Club, 4 maggio 2013. C. Sfameni, “Il CISEM e l’archeologia delle ville residenziali in Italia: nuovi dati e prospettive di ricerca”, contributo presentato nel contesto degli Incontri Tardoantichi a Roma (ITAR), Roma, École Française de Rome, 21 gennaio 2014. C. Sfameni, “La villa di Cottanello (RI): nuove indagini e ricerche sui materiali”, poster presentato a Lazio e Sabina. 11° incontro di studi, Roma 4-6 giugno 2014 (con A. Caravale et alii). ISMAgazine Periodico di informazione dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, CNR Numero 1 - settembre 2014 Coordinamento: Alessandro Naso Redazione: Lucia Alberti, Vincenzo Bellelli, Marco Bonechi, Massimo Botto, Alessandra Caravale, Carla Sfameni Curatori: Alessandra Caravale, Marco Bonechi Progetto grafico, ricerca iconografica, impaginazione, elaborazioni e trattamento delle immagini: Marcello Bellisario, Laura Attisani Webmaster: Salvatore Fiorino CNR- Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico Area della Ricerca di Roma 1- Via Salaria Km 29,300 c.p. 10 - 00015 Monterotondo Stazione, Roma -Italia Direttore: tel. +39 06 90 672 334 - E-mail: [email protected] Segreteria di Direzione: tel. +39 06 90 672 470-2574 fax +39 06 90 672 818 E-mail: [email protected]
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