DS3_14 - Alimentando.info

Siamo a Cibus - Padiglione 2 - Stand F 071 • Parma 5/8 maggio
MIF
©
MARKET INDEX FOOD
Dati relativi all’intero comparto food confezionato
Mese di Marzo 2014 vs Marzo 2013
in collaborazione con
TREND VENDITE A VALORE
PRESSIONE PROMOZIONALE
TREND VENDITE A VOLUME
TREND% VENDITE IN VALORE DELLE PL
-9,00% -10,17% 28,24% -1,88%
*trend a prezzi costanti
* PL = Private Label
Che marzo fosse stato un mese negativo lo sapevamo.
Ma i dati Iri sono, purtroppo, superiori alle aspettative. Se
in febbraio le vendite a valore avevano tenuto, il mese
successivo ha visto invece una riduzione dei consumi che
si avvicina e addirittura supera, per le vendite a volume,
la doppia cifra. Cresce la pressione promozionale, che si
avvicina quasi al 30%. Un segnale inquietante che la dice
lunga sulla “disperazione” del retail di fronte alla crisi che
morde sempre di più. A confortare il dato, la notizia che
quest’anno Pasqua è in aprile. Speriamo bene.
L’INTERVISTA
“Le regole
sono uguali.
Per tutti”
Pugliese di nascita, milanese di adozione, Berardino Abbascià - 72 anni, consigliere
di unione Confcommercio - ha ancora grinta da vendere. Con lui affrontiamo
i grandi temi sul tappeto: dalla crisi, all’orario dei negozi, dal normal trade,
alla Gd. Non manca poi un accenno, polemico, a Coldiretti e Coop.
alle pagine 6 e 7
Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011 Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
PRIMO PIANO
Il paradosso dell’euro
La parità di cambio tra lira e marco tedesco e i suoi effetti
sull’economia italiana. Con un’attenzione particolare
alle aziende del settore agroalimentare. Ne parliamo
con Roberto Brazzale, presidente del gruppo Brazzale
e membro dell’High level forum della Commissione Ue.
alle pagine 22 e 23
ANNO 3 - NUMERO 3 - MAGGIO 2014
DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO
L’EVENTO
Un palcoscenico
per il Made in Italy
Dopo un lungo iter ha aperto i battenti, il 18 marzo
a Milano, Eataly Smeraldo.Tre piani e quindici punti
di ristoro per la nuova creatura di Oscar Farinetti.
Nata sulle ceneri dello storico teatro.
alle pagine 18 e 19
ATTUALITÀ
FOCUS EXPORT
#campolibero
all’agroalimentare
italiano
Giappone:
un business che cresce
Il governo Renzi presenta
un piano in 18 punti per
il rilancio del settore.
Semplificazione, lavoro
e competitività le parole
d’ordine. E non manca l’hashtag.
alle pagine 16 e 17
alle pagine 12 e 13
DATI&MERCATI
COVER STORY
Cioccolato
che passione
I dati dell’istituto Iri. Un mercato da 384 milioni di euro.
Che vede il suo core business nei supermercati del Nord.
Quello al latte resta leader di settore. Exploit delle “specialità”,
che segnano una crescita a doppia cifra.
I dati Ice confermano il buon andamento per le esportazioni alimentari
italiane nel mercato nipponico. Che crescono a valore del 27%.
Anche grazie alle buone performance di pasta, prodotti dolciari e panificati.
Il connubio perfetto
tra modernità
e tradizione
È una storia di famiglia, capacità
e dedizione, quella di Antica
Dolceria Cremonese. Che grazie
alla partnership con Lekkerland,
sarà presente a Cibus
con un’ampia gamma
di prodotti. E tante novità.
a pagina 11
a pagina 10
Maggio 2014
POLE POSITION
Storie
di ordinaria
follia (burocratica)
Angelo Frigerio
Direttore Responsabile
ANGELO FRIGERIO
Direttore editoriale
RICCARDO COLLETTI
Editore: Edizioni Turbo Srl
Palazzo di Vetro
Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB)
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Periodico mensile - Registrazione al Tribunale
di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011.
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(Conv. in legge 27/02/2004 N° 46)
Art. 1 Comma D.C.B. - Milano
Stampa: Ingraph - Seregno (MB)
Periodico mensile
anno 3 - numero 3
maggio 2014
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Responsabile dati:
Riccardo Colletti
2
Questo numero è stato chiuso
in redazione il 22 aprile 2014
Si fa un gran parlare, negli ultimi tempi, di burocrazia e dintorni. Di quanto ci costino le carte e le cartacce cui siamo costretti tutti, nessuno escluso, a fare i conti quando si tratta di pagare una multa, le tasse,
aprire un conto corrente e chi più ne ha… Se ne parla molto ma non si fa nulla, o quasi, per eliminare
questo moloch che assedia l’Italia e rischia di soffocarla. Per darvi un’idea di cosa significhi gestire i rapporti con i burocrati, ecco qualche esempio tratto dalla vita reale.
Siamo in Brianza, terra operosa e ricca di imprenditori. Fra questi c’è il signor Redaelli (nome di fantasia)
che, visto il buon andamento della sua “fabbrichetta”, vuole espandersi per coprire meglio il fabbisogno
di prodotto, soprattutto dall’estero. Decide quindi di allargare il capannone, meglio di creare un’altra
unità produttiva a fianco di quella già esistente. La trafila che ne segue la conosciamo tutti: acquisto del
terreno, pratiche edilizie, approvazioni varie… Finalmente, dopo sette anni, (ripeto sette anni) il ‘sciur’
Redaelli riesce a strappare l’ultimo permesso al Comune. Chiama l’impresa edile raggiante: “Fra una settimana iniziamo i lavori”. Ma non ha fatto i conti con un particolare: la sua azienda confina con un parco.
Chissenefrega, diranno i lettori. Invece no. Giunge infatti, due giorni prima di iniziare i lavori del nuovo
capannone, la telefonata del presidente del parco: “Mi spiace signor Redaelli, lei non può iniziare adesso i
lavori. Siamo in primavera e potrebbero disturbare la nidificazione del pettirosso”. L’imprenditore stupito
se lo fa ripetere due volte. Non ci crede. Invece il presidente è proprio serio. Dopo il ‘vaffa’ di turno, al
‘sciur’ Redaelli non resta che andare in Comune, dove però allargano le braccia. Non si può fare nulla, lì
comanda il presidente del parco. L’unica soluzione allora è rivolgersi al politico di turno per risolvere la
situazione. Cosa che puntualmente avviene. Ma perché?
Siamo nel laborioso Veneto. Qui vive un imprenditore che la crisi ha messo in ginocchio. La sua attività
va a rotoli. E’ costretto a licenziare, a ridurre al minimo lo spazio dove lavorare, a comprare il materiale
cash in quanto le banche non gli fanno più credito. Di più, arriva a malapena a fine mese. Per questo non
paga l’affitto. Il padrone di casa, dopo varie insistenze, ricorre a vie legali. All’imprenditore arriva un’ingiunzione di pagamento: entro una certa data deve pagare 1.938 euro. Li raccimola piano piano, una mano
gliela danno i parenti. Alla fine arriva giusto giusto alla somma. La versa in banca. Non tiene conto però
che l’istituto richiede tre euro per il bonifico. La somma versata risulta dunque inferiore a quanto chiesto.
Così arriva lo sfratto. Un provvedimento esecutivo per tre euro. Ma non si poteva chiamarlo e farsi dare
i tre euro?
Siamo nell’operoso Piemonte. Un imprenditore decide di “allungare” la sua fabbrica. Il terreno è area
industriale ed è già di sua proprietà. Va in Comune ma scopre che, nel nuovo piano regolatore, laddove
ha un impianto in funzione, passa una strada. Che, ironia della sorte, inizia in un prato e finisce in un
altro. Inutile come un calzino con le infradito. La spiegazione della stranezza è semplice: “Il progettista
ha utilizzato Google hearth per studiare la zona e non si è accorto dell’impianto”. Qualsiasi commento
sull’architetto che lavora utilizzando Google Earth è superfluo… Ma andiamo avanti. Dal Comune fanno
sapere che correggono l’errore. Però, in questi casi, si manda il nuovo Piano regolatore in Regione che ha
tre anni per rivedere il tutto. Nel frattempo l’imprenditore rinvia il progetto. Quando quattro anni dopo
lo riprende in mano, pensa che tutto sia risolto. Per nulla. La Regione non ha modificato il Piano regolatore. Occorre dunque radunare una Conferenza dei servizi, ovvero un tavolo dove ci sono: Regione,
Comune, Asl, Vigili del fuoco e altri ancora. La variazione viene approvata ma per arrivare alla decisione
finale ci sono voluti altri tre mesi. Insomma, quattro lunghi anni per colpa di una architetto… internauta.
I tre esempi la dicono lunga di quanta strada si deve fare. Il nodo di tutto non è solo la semplificazione
delle pratiche, ma quanto la burocrazia incida a livello occupazionale. Una macchina da guerra che occupa centinaia di migliaia di persone. Attaccate, con le unghie e con i denti, alla loro poltrona, piccola o
grande che sia. Che hanno tutto l’interesse ad allungare i tempi, a trovare cavilli, a frapporre ostacoli di
vario genere e tipo. Altrimenti sarebbero inutili.
Totò diceva che al mondo esistono cose reali e cose supposte, ovvero ciò di cui si occupa la burocrazia.
Ma se mettiamo da parte quelle reali, le supposte dove le mettiamo?
[email protected]
Maggio 2014
Sweets & Snacks
Middle East
Il Barilla center for food & nutrition
diventa una fondazione
Appuntamento dal 9 all’11 novembre 2014 con la
fiera Sweets & Snacks Middle East, giunta ormai
all’ottava edizione. La manifestazione avrà luogo a
Dubai, all’interno dell’International Convention and
Exhibition Centre, è organizzata da Koelnmesse in
collaborazione con il Dubai World Trade Centre e
modellata sul concept di ISM Colonia, fiera caposaldo del comparto dolciario. Sweets & Snacks Middle
East rappresenta per il Medio Oriente l’evento trade
di riferimento dedicato all’industria di dolci e snack,
dall’ingredientistica al processing, fino ai prodotti
finiti. Nel 2013 la kermesse ha visto la partecipa-
zione di oltre 6.200 visitatori professionali di primo
livello, e un numero di espositori in crescita del 50%
rispetto all’edizione precedente: 178 fornitori, provenienti da 32 paesi, hanno presentato una vasta
gamma di prodotti dolciari e snack, accanto a macchinari e materiali impiegati nella produzione e nel
packaging.
Nestlè: confermati
i 180 esuberi per Perugina
Nel 2014 l’Indonesia
macinerà più cacao (+85%)
Il Barilla center for food & nutrition (Bcfn) si trasforma in una fondazione. A gestirla sarà il nuovo cda
composto da Carlo Petrini, presidente di Slow Food,
Paolo de Castro, presidente Commissione agricoltura
e sviluppo del Parlamento europeo, e Alberto Grando, prorettore per lo sviluppo dell’Università Bocconi.
“Siamo fieri di avere ottenuto l’adesione di figure così
autorevoli all’interno della nostra Fondazione – ha
commentato il presidente Guido Barilla – Insieme a
loro, e ai membri dell’advisory board, possiamo dare
un ulteriore impulso alle azioni del Bcfn con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per il benessere
futuro delle persone, della società e del pianeta”. Punto di partenza è il Protocollo di Milano: un accordo
globale sull’alimentazione e la nutrizione che verrà
sottoscritto a Expo Milano 2015.
Confermati i 180 esuberi alla Perugina, “nella fase di
curva bassa della produzione”. L’annuncio è ufficialmente arrivato lo scorso 16 aprile, presso Confindustria a Perugia, nel corso dell’incontro con i sindacati
Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria e la Rsu dello
stabilimento di San Sisto (Pr). Come si legge in una
nota, le organizzazioni sindacali hanno avanzato, “in
linea con l’accordo precedente”, una proposta di internalizzazione di tutte le attività attualmente delegate
da Nestlè a soggetti terzi, come possibile strumento
per evitare gli esuberi. I sindacati e la Rsu hanno anche ribadito la necessità di un piano industriale volto
a sostenere la fabbrica, “con investimenti che garantiscano maggiori volumi e un parallelo rafforzamento
della rete commerciale, oggi carente nella promozione
e distribuzione dei prodotti”. L’azienda, che a detta dei
sindacati ha preso atto della proposta, si è riservata di
dare una risposta in tempi stretti. Il tavolo sarà dunque
riconvocato entro il 15 maggio.
L’Indonesia stima di portare la propria capacità di
macinazione del cacao a 600mila tonnellate entro la fine del 2014: un livello dell’85% superiore rispetto a quello raggiunto lo scorso anno. La
maggiore capacità di lavorazione servirà a coprire
il crescente consumo locale di cioccolato, e sarà
resa possibile, in primo luogo, dagli investimenti
realizzati nel paese da Barry Callebaut, Jb Cocoa
e Cargill.
Ue, importazione prodotti bio:
autorizzazione richiesta dal 1° luglio
Il termine ultimo per il rilascio delle autorizzazioni
all’importazione di prodotti biologici da parte degli
stati membri è fissato al 1° luglio 2014. A darne
notizia è il ministero delle Politiche agricole, con una
nota inviata ad assessorati regionali e organismi di
controllo. Nella quale comunica che, sulla base degli accordi fra gli stati membri dell’Unione, le autorizzazioni avranno validità di un anno solare e verranno rilasciate fino alla data del 30 giugno 2014.
Il termine ultimo per la presentazione della richiesta
da parte delle aziende è fissato per il 31 maggio.
Esselunga: nel 2013 vendite
a 6,9 miliardi. Utile in calo
4
Il Gruppo Esselunga chiude il 2013 con vendite per
6.957 milioni di euro (+1,7% rispetto al 2012) e con
clienti in crescita dell’1%. L’utile netto ammonta a 210
milioni, in calo dai 245 milioni del 2012. Gli investimenti sono stati pari a 387 milioni, per un totale di oltre
1,4 miliardi negli ultimi quattro anni. Il margine operativo lordo è stato pari a 505 milioni di euro (-6,7% rispetto al 2012) mentre il risultato operativo si è attestato a
328 milioni, dai 367 del 2012. La diminuzione, come
spiega il Gruppo in una nota, è causata sia dall’assorbimento dell’inflazione ricevuta dai fornitori e della
crescita dell’Iva che non sono state trasferite a clienti, sia
dall’aumento di alcuni costi operativi. Il gruppo fa sapere anche che continua lo sviluppo della rete annunciato
per il prossimo biennio, che ha visto nelle scorse settimane l’apertura del primo negozio nel Lazio, ad Aprilia.
Export agroalimentare, Renzi:
obiettivo 50 miliardi di euro nel 2020
“Il nostro obiettivo è portare l’export agroalimentare
italiano a 50 miliardi di euro nel 2020. Potremmo
dire combattendo l’agropirateria, io mi limito a dire
che ci sono degli spazi da riempire”. E’ quanto ha
dichiarato il premier Matteo Renzi, in visita a Vinitaly lo scorso 9 aprile. Rispetto ai programmi di lavoro per i prossimi mesi, ha aggiunto: “Da oggi, sul
sito Mipaaf, il ministro Maurizio Martina pubblica i
18 punti concreti, 18 iniziative che il ministero nei
prossimi giorni dettaglierà. Entro il 15 maggio sarà
redatto il piano di azione delle 18 linee guida e la
declinazione della Pac, che da qui al 2020 vale 52
miliardi di euro”.
Import di riso da Cambogia e Myanmar.
Martina: “Causa squilibri di mercato”
“Per le produzioni risicole dell’Unione europea, e
in primo luogo per quella italiana, le importazioni
di riso dalla Cambogia e dal Myanmar hanno comportato squilibri di mercato. Ciò rappresenta, sia
nel medio che lungo periodo, un forte rischio per
i nostri produttori”. Con queste parole il ministro
delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha affrontato lo spinoso tema delle importazioni di riso nel corso del Consiglio europeo
dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca, in corso
lo scorso 24 marzo a Bruxelles. “La Commissione
europea – ha aggiunto Martina – ha evidenziato
l’aumento complessivo della richiesta di certificati
di importazione che risulta, ad oggi, pari quasi al
25%, per il riso lavorato, rispetto alla campagna
precedente. Le importazioni nell’Unione europea di
riso lavorato proveniente dalla Cambogia rappresentano oltre il 20% del totale importato e questo
Paese è diventato il principale fornitore estero di
riso”.
Piena assoluzione per la Paolo Lazzaroni & Figli:
“Non vi è mai stata contraffazione”
“È stato accertato che la Paolo Lazzaroni & Figli ha
sempre operato in maniera corretta, che non vi è
mai stata contraffazione e che le confezioni commercializzate sono sempre state legittime”. Si conclude così, dopo dieci anni e con un’assoluzione
con formula piena del rappresentate legale, Paolo Lazzaroni, la lunga vicenda giudiziaria che ha
visto protagoniste la Paolo Lazzaroni & Figli e la
D.Lazzaroni & C. per l’accusa di contraffazione e
uso improprio del marchio. Un contenzioso che, ai
tempi, aveva suscitato molto clamore, anche per il
sequestro – successivamente revocato – di centinaia
di confezioni di amaretti.
Colussi, comune di Assisi
e sindacati insieme per il rilancio aziendale
Lo scorso 15 aprile, il sindaco di Assisi Claudio Ricci
ha incontrato, unitamente al consigliere Rino Freddii,
le sigle sindacali Flai Cigl, Fai Cisl, Uils Uil e Rsu per
discutere del complesso momento che sta attraversando la Colussi, in particolare per quanto riguarda la
sede di Petrignano d’Assisi (Pg). A destare l’allarme
di un’ipotesi esuberi era stato lo stesso gruppo, nel
corso dell’ultimo coordinamento nazionale, dove aveva delineato uno scenario fortemente negativo. Dopo
l’opposizione fatta dai sindacati nelle scorse settimane, che avevano richiamato l’azienda alle proprie
responsabilità, l’amministrazione comunale ha ora
assicurato una “ampia disponibilità” a supportare i
sindacati al fine di tutelare i lavoratori e individuare
tutte le possibili soluzioni per un rilancio aziendale.
Ferrero acquisterà 20mila tonnellate
di cacao Fairtrade
Nell’arco dei prossimi tre anni, Ferrero acquisterà
20mila tonnellate di cacao certificato Fairtrade. Un
accordo che assicurerà ai coltivatori maggiori vendite a condizioni Fairtrade e un margine di guadagno
aggiuntivo, il “Fairtrade Premium” (200 dollari a tonnellata di cacao), che viene corrisposto direttamente
alle organizzazioni di produttori per avviare progetti
di autosviluppo, come il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi per le comunità. Fairtrade è
un’organizzazione internazionale che, proprio attraverso il suo marchio di certificazione etica, assicura
migliori condizioni di vita e lavoro per i produttori
e i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. “Entro il
2020 Ferrero acquisterà cacao sostenibile certificato al 100% per i prodotti dolciari”, ha commentato
un portavoce di Ferrero.
Chocolat Frey cresce negli Usa
grazie a SweetWorks
Chocolat Frey si espande negli Usa. Il primo produttore di cioccolato in Svizzera, che fa parte Gruppo
Migros, ha annunciato l’acquisizione di una partecipazione maggioritaria in SweetWorks, società
con sede a Buffalo, nello stato di New York. Come
ha comunicato Chocolat Frey attraverso una nota,
l’azienda rilevata rimarrà autonoma e manterrà i suoi
circa 450 dipendenti a Buffalo e Toronto. “Con la
costituzione di Industria Migros Usa, quattro anni fa,
abbiamo posto le basi per lo sviluppo delle attività in
Nord America e ora, con l’acquisizione della SweetWorks, proseguiamo con coerenza su questa via per
rafforzare ulteriormente le nostre posizioni sul mercato”, ha commentato Walter Huber, direttore delle
Industrie Migros. Le parti hanno deciso di mantenere
il riserbo sugli aspetti finanziari della transazione.
NEWS
Mondelēz International pronta
a investire 110 milioni di dollari in Russia
Mars pronto a investire
160 milioni di dollari in Messico
Mondelēz International ha annunciato la realizzazione di un nuovo stabilimento dedicato alla produzione
di snack in Russia, per un investimento complessivo di
110 milioni di dollari. Secondo quanto riferito da un
portavoce della multinazionale statunitense, si tratterà
del sito produttivo più tecnologicamente all’avanguardia tra quelli che Mondelēz già possiede nel paese. E
con una capacità annua di 50mila tonnellate, porterà
alla creazione di 180 nuovi posti di lavoro.
Mars investirà 160 milioni di dollari in Messico. Il
colosso statunitense dell’industria dolciaria si prepara a realizzare uno stabilimento produttivo a San
José Iturbide, nello stato centrale di Guanajuato. Il
nuovo impianto, il quinto nel paese latinoamericano,
sarà specializzato nella realizzazione di prodotti a
base di cioccolato e avrà una capacità annua di
40mila tonnellate. Un mercato, quello messicano del
cioccolato, che cresce ogni anno del 13%.
Nestlè: fatturato in calo
del 5,1% nel primo trimestre
Guerra alla pastiera napoletana di Melegatti.
L’azienda: “Accanimento ingiustificato”
Nestlè ha chiuso il primo trimestre con un fatturato di
20,8 miliardi di franchi svizzeri, in calo del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2013. Una flessione legata soprattutto all’eccezionale maltempo verificatosi
in Nord America, alla stagnazione del mercato europeo e a una Pasqua caduta ad aprile e non a marzo,
spiega il colosso elvetico. Che conferma anche le stime per il 2014: è previsto un aumento delle vendite
intorno al 5%, soprattutto grazie a un secondo semestre migliore rispetto al primo. Al netto di cambi, acquisizioni e cessioni, i ricavi sono cresciuti del 4,2%.
Non è piaciuta ai napoletani la nuova versione in
scatola, a opera di Melegatti, del più tipico dei
dolci pasquali campani:
la pastiera napoletana.
Tanto che su Facebook è
comparsa una pagina intitolata: “Diciamo no alla
Pastiera Melegatti”. Un
tam tam mediatico che si
è propagato a macchia d’olio, e che
ha spinto il noto marchio dolciario veronese a fare
alcune precisazioni: “In questi giorni ci giungono notizie che ci sia una critica su un prodotto della nostra
azienda: La Pastiera. Non si capisce perché ci sia
questo accanimento ora, su un prodotto che è in commercio da ben 13 anni. Sappiamo tutti che è un dolce
tipico, sottolineo tipico e non tutelato, della terra Partenopea, ma l’intento non era di creare una sorta di
concorrenza ma bensì di utilizzare un termine comune
per un dolce tipico della Pasqua. Gli ingredienti, grano saraceno e aroma all’arancia hanno poco a che
fare con l’originale ‘Pastiera Napoletana’”.
Fiere di Parma: è del pugliese Giulio Scialpi
la pizza più buona al mondo
Il vincitore del 23esimo Campionato mondiale della
pizza 2014, in scena dal 7 al 9 aprile al Pala Cassa di Fiere di Parma, si chiama Giulio Scialpi ed è
pugliese. Precisamente della pizzeria Barsentum di
Putignano, in provincia di Bari. Dopo un’accesissima
lotta, che si è protratta fino a tarda notte, la giuria ha
incoronato la sua “pizza Contadina” come la migliore in assoluto nella categoria Pizza classica: mozzarella stracciatella, melanzana
nostrana saltata, caciocavallo, pangrattato con alici
e burrata. Al secondo gradino del podio Diego Segato,
della Pizzeria Rocca d’Asolo, di San Vito di Altivole, in
provincia di Treviso. Mentre
sul terzo gradino del podio c’è Davide Bianchi, della
pizzeria Sant’Ampelio di Bordighera, Imperia. Sono
stati più di 600 i concorrenti che si sono sfidati davanti a una giuria internazionale, composta da una
trentina di giudici che hanno esaminato ricette e preparazioni da più di trenta nazioni, per un totale di
oltre 3mila pizze sfornate.
5
Maggio 2014
“Le regole
sono uguali.
Per tutti”
LA STORIA
DI UN
IMPRENDITORE
DI SUCCESSO
6
Berardino, meglio conosciuto come
Dino, Abbascià, è nato il 5 aprile
1942 a Bisceglie, in Puglia.
Spinto dalle speranze della madre,
arriva a Milano il 10 luglio 1955,
all’età di 13 anni, e trova lavoro come
garzone in un negozio di frutta e verdura in via Pacini 54. Per arrotondare,
nel tempo libero vende gelati per il
cinema di fronte al negozio.
La provenienza da una cittadina
famosa per le coltivazioni, la sua determinazione e l’impegno nel lavoro
gli conferiscono una marcia in più:
Dino si distingue da subito per la sua
bravura, tanto che i datori di lavoro
lo raccomandano l’uno all’altro, consentendogli di lavorare nei migliori
negozi di ortofrutta della città. A soli
16 anni diventa responsabile a capo
di due dipendenti e l’anno successivo,
nel ’58, approda al mercato comunale di corso Garibaldi.
La svolta nel 1960, quando, con i fratelli Donato, Nicola e Pietro, acquista
il negozio all’angolo tra via Pacini e
via Ampère. Dopo il servizio di leva,
durante una vacanza a Bisceglie,
conosce Maria Teresa, una ragazza
romana che nel 1969 diviene sua
moglie, dando successivamente alla
luce due figli.
Confermandosi grande imprenditore,
all’età di soli 27 anni apre lo storico
negozio ‘Il Frutteto’ in corso di Porta
Nuova a Milano. Il suo successo negli
anni non è dovuto solo alla dedizione
per il lavoro, ma anche alla capacità
di distinguere la propria offerta con
idee nuove: in quegli anni Abbascià
comincia a commercializzare frutti
esotici e diventa scopritore di novità,
tanto che per lui coniano il titolo ‘fruitscout’. Oggi membro del Consiglio
direttivo di Confcommercio, Dino
Abbascià è dal 2006 presidente di
Fida (Federazione italiana dettaglianti
dell’alimentazione), dal 2012 presidente del Sindacato provinciale dettaglianti ortofrutticoli, da marzo 2013
consigliere di Unione Confcommercio e da maggio 2013 membro della
Consulta del presidente.
La sua storia sembra davvero un film.
Dove l’eroe di turno, nato in una cittadina
della Puglia, arriva nella grande Milano e,
gradino dopo gradino, riesce a “sfondare”.
E’ la storia di Berardino, detto Dino, Abbascià, classe 1942. Attualmente proprietario, con i fratelli, di una Spa, consigliere
di unione Confcommercio e presidente
del Sindacato provinciale dettaglianti ortofrutticoli. Lo incontriamo a Cernobbio
dove si svolge il Forum di Confcommercio. E’ l’occasione per parlare di giovani e
anziani, maestri e alunni. E ancora: di crisi,
normal trade, Grande distribuzione. Non
manca poi un accenno, polemico, a Coldiretti.
Berardino Abbascià, lei è un imprenditore di successo: da garzone a gioielliere
della frutta di Milano. Come ha fatto?
Tanto lavoro e qualche idea brillante.
Quando sono arrivato a Milano, all’età
di 13 anni, non potevo che contare sulla mia intelligenza vivace e su una grande
volontà. Ho fatto molti sacrifici e mi sono
concesso la mia prima vacanza a 40 anni.
Credevo molto in me stesso e ho avuto il
coraggio di prendere iniziative. Mi ritengo
un uomo fortunato.
Quali sono stati i suoi maestri?
Ne ho avuti molti e non ho ancora finito di imparare. Ho sempre guardato agli
anziani ascoltando i loro consigli. Oggi è
necessario invece trovare il coraggio di
apprendere dai giovani, che hanno molto
da dare alla mia generazione. Sembra una
cosa facile, ma non lo è. Bisogna mettersi in discussione ed evitare di pensare di
avere sempre ragione solo perché si ha
più esperienza.
Secondo lei, oggi è possibile ripetere la
sua avventura?
Bella domanda. Io dico di sì, pur con le
difficoltà presenti. Forse sono vissuto in
un’epoca in cui era più facile. Mi trovavo
di fronte a un’Italia in crescita, un paese
in cui con grinta e passione si poteva costruire qualcosa. Oggi probabilmente le
condizioni socio-economiche richiedono
ancor più determinazione. E forse i giovani non sono più gli stessi.
In che senso?
Tendono ad arrendersi con facilità, probabilmente perché possono contare di
più sulla famiglia. Questo è un handicap
che rischia di rallentare volontà e determinazione. In molti mi accusano di essere
una figura forte verso i giovani e verso i
miei figli, ma io non ci sto. Del resto anche
noi avevamo eccellenti esempi davanti.
Ogni epoca nasconde rischi e opportunità e non si può liquidare la questione con
un semplice: “Ai tuoi tempi era più facile”.
Dai giovani passiamo ai piccoli: come
vede il futuro dei negozianti in un mondo sempre più globale?
Se avessi ancora degli anni “diversamente giovani” aprirei dei piccoli negozi
per sfidare centri commerciali e globalizzazione. Certo il punto vendita non può
più essere quello di 60 anni fa, quando
bastavano cassette, qualche bel tavolo e
un po’ di buon gusto…
Cosa serve allora oggi per valorizzare
il negozio di vicinato?
Sono necessarie tecnologie e innovazioni. Il bottegaio tradizionale non può più
esistere, deve trasformarsi puntando su
una maggiore formazione. Senza dimenticare il rapporto umano che, oggi come
allora, sta alla base del commercio.
Cos’è cambiato nelle esigenze del
consumatore italiano?
Rispetto a quello estero, il consumatore
in Italia utilizza il centro commerciale ma
ancora, soprattutto al Sud, vuole avere il
negozio sotto casa. Una volta c’era la signora Maria oggi c’è la dottoressa Maria,
ma il contatto umano è identico. Solo ci
si aspetta di trovare all’interno del punto
vendita un commerciante moderno. Che
conosce e sa spiegare bene i prodotti che
propone al suo cliente.
Insomma c’è speranza per i rivenditori
più piccoli…
Il dialogo, il sorriso, l’ospitalità hanno
ancora un valore. Mi stupisco sempre
quando partecipo a workshop e convegni
perché ancora si discute su come migliorare il rapporto cliente-venditore. Ci vuole poco per conquistare il consumatore…
Andiamo ad approfondire un po’ di
questioni interessanti. Cosa ne pensa
dell’ingresso di Coldiretti nel mondo del
retail. Leggi Campagna Amica e mercatini
di Natale?
Queste iniziative sono nate in Italia tanto tempo fa. Il vecchio presidente di Coldiretti, Sergio Marini, ne è stato un fautore. Inizialmente le abbiamo combattute
perché pensavamo ci sottraessero lavoro
e vendite. Infatti…
Si spieghi meglio.
Quando, dieci anni fa, aprirono i primi
mercatini di Coldiretti a chilometro zero
ero già responsabile della mia categoria
e mandai alcuni miei collaboratori in visita al consorzio agrario di Milano. Ci tro-
varono banane e melanzane con bollino
spagnolo. Questo a lei sembra chilometro
zero? Lo stesso successe a Mantova, Bari
e Catanzaro. Inoltre non veniva minimamente considerata la questione dell’igiene
e della sanità. Per non parlare della fiscalità. Siamo usciti dai mercatini con molta
merce, ma senza nemmeno uno scontrino
in tasca.
Si chiama concorrenza sleale…
Guardi, io sono favorevole alla vendita
delle eccedenze da parte dei contadini.
Provengo dal mondo agrario e conosco
la fatica fatta da mio padre e mio nonno nei campi. Vedevo e vedo certamente
con favore il produttore che si metteva
e si mette ancora ai bordi della strada
per vendere i frutti della sua terra perché
non vadano buttati. A Roma negli anni ’60
li chiamavano i “vignaioli” e a Milano gli
“ambulanti erranti”. Organizzarsi in mercati comuni è diverso però. Da produttori
si diventa commercianti ed è quindi necessario sottostare a tutte regole che le
leggi del commercio prevedono.
Come vi siete comportati per arrivare
a una soluzione condivisa?
Per fortuna devo dire che, grazie a diversi dialoghi con Sergio Marini e altri responsabili di Coldiretti, sia in Lombardia
che a livello nazionale, abbiamo chiarito
le dinamiche che ci sembravano poco appropriate. Molti mercatini, come ad esempio quello di Mantova, sono stati chiusi.
E oggi la situazione generale mi sembra
migliorata. Anche perché le regole sono
uguali. Per tutti: piccoli commercianti, agricoltori, Grande distribuzione.
Ritornando a Coldiretti: qual è oggi il
rapporto fra Confcommercio e questa
associazione?
Certamente c’è una maggiore comprensione fra i settori. Con Coldiretti
abbiamo avviato una serie di accordi e
stiamo collaborando affinché si garantisca
il rispetto di regole condivise. Dobbiamo
unire le forze perché i prodotti “nostrani”
sono l’arma vincente dei piccoli commercianti. E i negozi al dettaglio, la forza dei
produttori locali. E poi abbiamo un competitor comune…
Ovvero?
La Grande distribuzione organizzata.
Che, negli anni, ha favorito la scomparsa di molte aziende agricole stritolate dai
meccanismi della globalizzazione. Basta
guardare per esempio cosa è successo
in Emilia Romagna: molti produttori con
frutta e verdura di straordinaria bontà
Photo: Chiara Cioce
L’INTERVISTA
Pugliese di nascita, milanese di adozione,
Berardino Abbascià - 72 anni, consigliere
di unione Confcommercio ha ancora grinta da vendere.
Con lui affrontiamo i grandi temi
sul tappeto: dalla crisi, all’orario dei negozi,
dal normal trade, alla Gd.
Non manca poi un accenno,
polemico, a Coldiretti e Coop.
Berardino Abbascià
sono spariti dopo essersi affidati a Coop.
Sono diventati tutti bagnini oppure hanno
costruito alberghi. C’è un bivio davanti a
noi: o diventiamo partner o rischiamo di
fare la fine del topo affogato.
Cosa pensa invece della battaglia sulla
provenienza della materia prima?
Il mondo non si può fermare. Ci provò tanti anni fa Paolo Bonomi, fondatore
di Coldiretti, con l’aiuto di 50 deputati.
Ma mettere un freno al mercato globale
blocca la competizione e quindi la crescita.
Guardiamo per esempio cosa è successo
con il mercato degli agrumi. A causa del
blocco delle importazioni, i produttori del nostro Paese non capirono che la
domanda si stava evolvendo in una maniera diversa. Le arance rosse rimangono
un patrimonio della nostra Sicilia, nessuno
le produrrà come loro, però il consumo
mondiale andava verso le arance bionde. E
nessuno lo capì. Quando il mercato fu costretto ad aprirsi all’Europa, l’Italia rimase
indietro. Il risultato? Oggi siamo costretti a
vendere le nostre arance a 20 centesimi.
O meglio, a svendere.
Qual è la soluzione?
La tutela del prodotto locale e del nostro territorio è indispensabile. Io sono
italiano al 100% e quando viaggio mi vanto
in tutto il mondo di esserlo. Questo però
non significa che tutto resti immobile. Se
abbiamo voglia di mangiare un arancio o
una mela fuori stagione, perché non possiamo rivolgerci all’Argentina, al Cile, al
Sud Africa? L’agricoltura di quei paesi è
stata comunque sviluppata dagli europei.
Per esempio le grandi aziende cilene hanno nomi italiani, come Del Curto.
Come giudica la liberalizzazione degli
orari dei supermercati?
Un grande abuso, una vera condanna.
Credo che la Grande distribuzione faccia
leva su questi argomenti per monopolizzare il commercio e le vendite. Vogliono
farci credere di fare l’interesse del consumatore ma in realtà questa mossa è volta
esclusivamente ad aumentare i loro profitti. Anche se poi abbiamo verificato che tenendo aperta un’attività 24 ore su 24 non
si ottiene altro che distribuire le vendite
su uno spettro più ampio. Senza nessun
considerevole aumento delle transazioni.
Ultima domanda: lei lavora nel mercato
dell’ortofrutta, le piacciono le Fave?
Dipende dall’età della Fava. Di solito,
quelle vecchie sono un po’ indigeste.
Angelo Frigerio
7
PRIMO PIANO
Maggio 2014
Attenti a quei due
Federdistribuzione e Coldiretti stringono un patto d’acciaio.
In vista modifiche all’articolo 62?
8
Un patto d’acciaio. Siglato da Federdistribuzione e
Coldiretti. L’obiettivo? Modificare l’ar ticolo 62. Con
uno scopo: mantenere agli agricoltori i pagamenti previsti dal decreto ma togliendoli all’industria di
trasformazione. Sarà vero? Per ora di ufficiale non
c’è nulla. Solo indiscrezioni. Trapelate nelle segrete
stanze delle associazioni e della politica. D’altra parte, che Federdistribuzione l’ar ticolo 62 non l’avesse
digerito, era noto da tempo. In più occasioni, dapprima in Parlamento e successivamente nei ministeri,
gli sgambetti e le entrate a gamba tesa non sono
mancati. A par tire dal 21 gennaio 2012, data in cui il
consiglio dei ministri presieduto da Mario Monti, vara
il decreto liberalizzazioni che contiene anche l’ar ticolo 62: ”Disciplina delle relazioni commerciali nella
filiera agrolimentare”. Che, in buona sostanza regola,
fra gli altri, i pagamenti fra agricoltori, industria e distribuzione. Fino al 19 ottobre quando, pur fra lacci e
lacciuoli vari, viene varato il decreto attuativo.
Ma la guerra non finisce qui. Chi non ricorda la data
del 26 febbraio 2013? Al ministero dello Sviluppo
economico arriva una lettera. Il mittente è la dottoressa Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, che chiede al dicastero di pronunciarsi: “Sul
disallineamento che si è venuto a creare nel nostro
ordinamento tra la disciplina contenuta nell’ar ticolo
62 e quella generale in materia di ritardi di pagamento”. Ma chi c’è dietro l’iniziativa degli industriali? Le
ipotesi sono tante. Secondo qualcuno elementi della
distribuzione che per l’appunto non hanno digerito
per nulla il blitz tardo autunnale del ministro delle
Politiche agricole, Mario Catania.
Secondo altri, si tratterebbe di un regolamento
di conti tra ministri. Tra le ipotesi c’è anche quella
di alcune grandi aziende dell’alimentare che avrebbero spinto proprio Confindustria a questa mossa.
Comunque sia, il colpo va a segno. A ridosso di Pasqua, infatti, arriva il parere dell’ufficio legale del Mise.
Che, alla fine di un lungo ragionamento sulla disciplina europea dei pagamenti fa un’affermazione netta
e chiara: “In conclusione… l’ar ticolo 62… è stato
abrogato tacitamente ed oggi non è più in vigore”.
Apriti cielo. Fonti solitamente bene informate parlano di una lunga telefonata fra l’allora ministro dello
Sviluppo economico Corrado Passera e l’allora ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Che non sor tisce
alcun risultato. La posizione del Mise rimane sempre
quella.
Da qui una comunicazione da par te del Mipaaf che
ribalta la situazione. Anche in questo caso la replica è
affidata all’ufficio legale. Si può facilmente sintetizzare
così: “L’ar ticolo 62 è e resta in vigore”. Fioccano le
reazioni delle organizzazioni di categoria. Per Federalimentare: “L’ar ticolo 62 è legge dello Stato e non
si tocca”. Federdistribuzione plaude invece all’iniziativa del ministero dello Sviluppo. Confindustria chiede l’esplicita abrogazione della norma. Assolatte si
schiera con il Mipaaf, come pure Assica. Si moltiplicano i comunicati stampa, i botta e risposta a distanza e le indiscrezioni. Si parla persino di grossi nomi
dell’alimentare pronti ad abbandonare Confindustria.
Il Consiglio dei ministri, che avrebbe dovuto risolvere
la diatriba, viene rimandato. La querelle ha fine il 17
luglio quando il Tar del Lazio ribadisce in una sentenza che l’ar ticolo 62 è e resta in vigore.
A seguito di questo pronunciamento, l’ufficio legale
della presidenza del Consiglio dei ministri, in data 31
luglio, scrive ai dicasteri dello Sviluppo e dell’Agricoltura ribadendo la validità dell’ar ticolo 62. Tutto
TUTTE LE TAPPE
DELLA TELENOVELA
21 GENNAIO
Il governo Monti vara il decreto
liberalizzazioni, che contiene anche l’articolo 62
“Disciplina delle relazioni commerciali
nella filiera agroalimentare
24 MARZO
Il decreto viene convertito in legge.Manca il
Decreto attuativo
8 OTTOBRE
Mipaaf e Mise mettono a punto la bozza
di decreto attuativo, sottoposta al Consiglio
di Stato, che esprime parere sostanzialmente
favorevole, pur segnalando alcune correzioni
19 OTTOBRE
Viene emanato il Decreto attuativo.La norma è
pienamente operativa
9 NOVEMBRE
Il nostro Paese recepisce la disciplina europea
sui pagamenti,che presenta differenze rispetto
all’articolo 62.Comincia a circolare l’ipotesi che
le due normative siano incompatibili
6 FEBBRAIO
L’Autorità garante per la concorrenza ed il
mercato emana il regolamento sulle procedure
istruttorie relative all’articolo 62, che entra nel
merito delle modalità di segnalazione all’autorità
di comportamenti scorretti ai sensi
del decreto legge
26 FEBBRAIO
Il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, scrive al capo gabinetto del Mise
chiedendo la conferma dell’incompatibilità tra la
legge italiana e quella europea
26 MARZO
Il Mise, attraverso Raffaello Sestini, capo ufficio
legislativo, risponde che in seguito al recepimento della disciplina europea sui pagamenti
ritiene tacitamente abrogato l’articolo 62
2 APRILE
Sulla questione interviene il Mipaaf, che con una
nota del proprio ufficio legale ribadisce:
“L’articolo 62 è e resta in vigore”
17 LUGLIO
Anche il Tar del Lazio conferma:
l’articolo 62 resta in vigore
31 LUGLIO
L’ufficio legale della presidenza del Consiglio
dei ministri scrive ai dicasteri dello Sviluppo
e dell’Agricoltura ribadendo, ancora una volta,
la validità dell’articolo 62
a posto, tutto in ordine? Nemmeno per sogno. Da
settembre 2013 in avanti, autorevoli esponenti della
distribuzione, nel corso di convegni e manifestazioni
varie, ribadiscono il loro parere negativo nei confronti della legge. Sottolineando che era stata pensata a favore dell’agricoltura e non dell’industria.
Si arriva così ai giorni nostri. Nel corso di un convegno promosso da Adm, svoltosi in aprile a Bologna,
l’Associazione per la distribuzione moderna presenta
un rappor to Nomisma. Lo studio analizza il settore
agroalimentare italiano, la formazione del valore e
dei prezzi lungo la filiera. Interessanti i dati forniti. Fra
questi si parla di utile netto.
E chi guadagna di più nella filiera? L’industria naturalmente che, su una distribuzione per ogni 100 euro
di spesa alimentare, ha un utile di 1,5 euro. Seguono
il commercio all’ingrosso con 0.65 euro, la ristorazione con 0.6, l’agricoltura con 0.4 euro. Fanalini di coda
la distribuzione moderna (0.15 euro) e il dettaglio
tradizionale (0.1 euro).
Nel corso del dibattito inter vengono in molti. Fra
questi autorevoli esponenti del mondo agricolo: il
presidente di Confagricoltura Roma Massimiliano
Giansanti, il presidente della Cia Dino Scanavino
(“… dobbiamo fare un patto, non cercare soluzioni
a casa degli altri attori della filiera”), Giovanni Luppi, presidente di Legacoop agroalimentare (“Perché
non immaginiamo che alcuni spazi degli ipermercati
possa essere data in mano alla cooperazione agricola?”). Ma l’inter vento migliore è quello del presidente
di Coldiretti Rober to Moncalvo: “I numeri aiutano a
capire che c’è un’agricoltura che sta male, una Gdo
che non sta tanto bene e un’industria che sta solo un
po’ meglio”.
Al convegno par tecipa anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Mar tina che dice tutto e non
dice nulla: “Non è più tempo di discutere del nanismo
imprenditoriale italiano. Imprese piccole hanno testa
grande, altre sono piccole e restano tali. La polverizzazione non si risolve auspicando che il sistema cambi completamente perché la nostra storia è un’altra”.
Ma non è finita qui. Il noto giornalista Luigi Rubinelli (vedi www.retailwatch.it) inter vista per l’occasione
Giovanni Cobolli Gigli e gli pone questa domanda:
“Come si può rendere efficiente la filiera agroalimentare nella quale la grande distribuzione è ovviamente
collocata e come fare a remunerare il giusto agli agricoltori? Ecco la risposta del presidente di Federdistribuzione: “… Questo è un problema che va avanti
da molti anni. E’ una lotta tra poveri perché i dati
che sono stati mostrati in questo convegno fanno
vedere che sull’utile totale della filiera gli ultimi, che
prendono la par te più ridotta, sono gli operatori della grande distribuzione, seguiti con un maggior vantaggio, leggero, da quelli dell’agricoltura”. L’inter vista
finisce poi con l’invito a concentrarsi e a rendere più
produttiva l’offer ta dell’agricoltura: “Per poter garantire qualità e rispetto dei tempi e delle quantità nei
confronti della grande distribuzione”.
Insomma, una bella sviolinata che la dice lunga sul
“micio micio bau bau” fra i due compar ti. E cosa potrebbe esserci dietro? Una bella richiesta al ministro
Mar tina per modificare in senso restrittivo l’ar ticolo 62. Ovvero tenere fermi i tempi di pagamento
dell’agricoltura ed eliminare quelli dell’industria. Fantaeconomia? Mah: “ A pensare male si fa peccato”, diceva Giulio Andreotti. “Ma s’indovina quasi sempre”.
Angelo Frigerio
COVER STORY
Maggio 2014
Il connubio perfetto
tra modernità e tradizione
È una storia di famiglia, capacità e dedizione, quella di Antica Dolceria Cremonese.
Che grazie alla partnership con Lekkerland, sarà presente a Cibus con un’ampia gamma di prodotti. E tante novità.
Ar tigianalità e meccanizzazione. Quello che sembra un ossimoro sintetizza
l’evoluzione di Antica Dolceria Cremonese. Realtà lombarda attiva nel settore
dell’Ar te Bianca che - pur restando fedele alle sue origini - è stata in grado
di affrontare con successo i mercati di
largo consumo. Rober to Cur tarelli, terza
generazione alla guida dell’azienda, ci ha
spiegato i segreti di questo successo: in
primis, alti volumi che consentono un ottimo rappor to qualità-prezzo, e una decennale esperienza nel selezionare e utilizzare solo materie prime di alta qualità,
per soddisfare a pieno i gusti e le tendenze del mercato dolciario. Oggi, anche
grazie a una par tnership strategica con
Lekkerland, l’azienda si presenta a Cibus
con un’offer ta rinnovata. Pronta per fare
il suo ingresso nel mercato globale.
“All’inizio la nostra era una forneria
ar tigianale: oltre al negozio c’era il laboratorio del nonno, dove veniva preparato il pane. Poi, nel corso degli anni,
abbiamo acquistato un capannone più
grande, dove abbiamo sviluppato la pasticceria. Che oggi rappresenta il nostro
core business”. Con queste parole Rober to Cur tarelli, titolare di Antica Dolceria Cremonese, ricorda gli albori di quella
che, grazie al lavoro di tre generazioni,
si è trasformata in una dinamica realtà
industriale, ma che conserva un cuore
ar tigianale. “Grazie al buon livello di automazione raggiunto, oggi siamo in grado
PRODOTTI
Torte Cremona (310/400 gr.)
Torte morbide ai gusti di albicocca,
cioccolato, limone, mela e ananas.
Torte Cremona Speciali (400 gr.)
Torte morbide ai gusti ananas a fette, crema e cioccolato,
panna e fragole, crema e cioccolato.
Torte Delizia
Torta Sacher, al gusto di cioccolato e albicocca.
Crostate (350 gr.)
Crostate al gusto di albicocca, ciliegia,
cioccolato, mela, susine e limone.
NOVITÀ 2014
Torta Rigo al Cioccolato
Soffice pan di spagna con doppia farcitura.
Ai gusti cioccolato bianco e al latte.
di proporre le nostre linee di tor te morbide a prezzi che sfiorano i livelli industriali, ma sempre nel rispetto della nostra tradizione”. L’azienda, che si rivolge
principalmente ai grossisti e alla grande
distribuzione - e che realizza grazie alla
private label il 40% del proprio fatturato
- ha chiuso il 2013 con una nota positiva:
“Questo lo dobbiamo soprattutto all’acquisizione di nuovi clienti, che ci hanno
fatto registrare qualche punto percentuale in più rispetto al 2012. E, come
sempre, siamo molto ottimisti anche per
l’anno in corso”.
Da tre anni, inoltre, Antica Dolceria
Cremonese lavora fianco a fianco con
Lekkerland, società di commercio e distribuzione presente su tutto il territorio
nazionale: “Per noi Lekkerland rappresenta un par tner strategico, per non dire
fondamentale. Assieme prenderemo parte alla prossima edizione di Cibus a Parma. Un evento sul quale riponiamo grandi aspettative”. Proprio in occasione della
fiera, infatti, l’azienda presenterà molte
novità di prodotto: “Abbiamo messo a
punto tante nuove referenze, con gusti e
confezioni originali, per cercare di attrarre i potenziali buyer e diversificare la nostra clientela”. Al giorno d’oggi l’azienda
non è ancora presente sui mercati internazionali, ma sta sviluppando impor tanti
progetti in questo senso: “L’intenzione
c’è, e ci sono anche le possibilità. Speriamo che si concretizzino presto”.
COMING SOON
“PUR AVENDO ACQUISITO NEL CORSO
degli anni una mentalità industriale,
nel nostro dna ci sono
ben 60 anni di esperienza artigianale,
di selezione delle materie prime,
di cura dei prodotti. Conservare
queste caratteristiche è la nostra misson”
10
Torta l’Italiana (400 gr.)
Soffice pan di Spagna
con tripla farcitura alla panna e frutta.
Edizione limitata (sole 100mila torte)
dedicata ai Mondiali in Brasile.
Sbrisolona e sbrisolata farcita (300/350 gr.)
La Sbrisolona nella sua classica
ricetta mantovana. E quando la tradizione
incontra la bontà della Frolla, nasce la Sbrisolata,
con morbide farciture di creme e confetture.
Torta farcita al caffè
(400 gr.)
CupeCake glassati
(200 gr.)
Plumkerone
(300 gr.)
Muffin
(300 gr.)
DATI&MERCATI
Maggio 2014
Cioccolato
che passione
I dati dell’istituto Iri. Un mercato da 384 milioni di euro. Che vede il suo core business nei supermercati del Nord.
Quello al latte resta leader di settore. Exploit delle “specialità”, che segnano una crescita a doppia cifra.
Segnali positivi arrivano dal mondo del
cioccolato, che nell’anno terminante a gennaio 2014 registra tassi (quasi sempre) in
crescita. Secondo le stime messe a punto
dall’istituto di ricerca Iri, le venite totali di
barrette e tavolette di cioccolato all’interno
dei canali iper, super e Lsp (Libero servizio di
prossimità) segnano una crescita del 4,1% a
volume (con 34.086.662 chili venduti) e del
4,9% a valore - pari a quasi 384 milioni di
euro - rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente. Nello specifico, pur mantenendo
la quota a volume più alta del segmento (a
11.123.477 chili di venduto), il cioccolato al
latte registra una flessione dello 0,7% mentre
resta stabile il dato a valore, a oltre 134 milioni di euro. Segue il cioccolato fondente, in crescita sia a volume sia a valore, rispettivamente
del 5,8% (con 10.270.899 chili di venduto) e
del 6,9% (a quasi 103 milioni di euro). Cresce,
in percentuale leggermente ridotta, il nocciolato. Che registra vendite per 7.455.565 chili
(+3,6%), a 86 milioni di euro (+4,4%). Completano il quadro le “specialità” e il cioccolato
bianco. Nel primo caso si registrano le performance migliori di tutto il comparto: la crescita
a volume è del 16,9%, a 3.585.366 chili, per un
valore di 44 milioni di euro (+17,9%). Mentre per quanto riguarda il cioccolato bianco,
fanalino di coda sia a volume (1.640.355 chili)
che a valore (16,5 milioni di euro), la crescita
è rispettivamente del 5,9 e 5,5%.
Analizzando invece l’allocazione per canali
di vendita, vendiamo che il grosso degli acquisti avviene nei supermercati, che rappresentano il circa il 65% delle vendite totali sia a volu-
DIMENSIONI E TREND DEL MERCATO
TOTALE ITALIA
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
TAVOLETTE
BARRETTE CIOCCOLATO
CIOCCOLATO LATTE
CIOCCOLATO FONDENTE
CIOCCOLATO NOCCIOLATO
CIOCCOLATO SPECIALITÀ
CIOCCOLATO BIANCO
VENDITE
IN VOLUME
VAR. %
VENDITE
IN VOLUME
SU ANNO
PRECEDENTE
VENDITE IN
VALORE
VAR. %
VENDITE
IN VALORE
SU ANNO
PRECEDENTE
34.086.662
11.134.477
10.270.899
7.455.565
3.585.366
1.640.355
4,1
-0,7
5,8
3,6
16,9
5,9
383.736.108
134.381.874
102.707.059
85.935.725
44.193.314
16.518.138
4,9
0,0
6,9
4,4
17,9
5,5
ALLOCAZIONE NEI CANALI E NELLE AREE
TOTALE ITALIA
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
NORD-OVEST
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
NORD-EST
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
CENTRO + SARDEGNA
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
SUD IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
LSP
SUPERMERCATI
IPERMERCATI
VENDITE
IN VOLUME
VENDITE %
IN VOLUME
34.086.662
100,0
383.736.108 100,0
10.589.862
31,1
121.224.324
31,6
8.145.719
23,9
89.373.425
23,3
7.965.889
23,4
89.638.708
23,4
7.385.190
21,7
83.499.656
21,8
6.027.876
22.144.722
5.914.063
17,7
65,0
17,4
71.680.768
247.168.606
64.886.739
18,7
64,4
16,9
VENDITE
IN VALORE
VENDITE %
IN VALORE
RANKING DEI PRODUTTORI A VALORE
TOTALE ITALIA
IPER+SUPER+LSP
(DA 100 A 399 MQ)
MERCATO
1- FERRERO
2- ELAH-DUFOUR
3- LINDT & SPRUENGLI
I PRIMI TRE PRODUTTORI
COPRONO A VALORE
IL 52,3% DEL MERCATO
PL: 11,3% Fonte: IRI
me (oltre 22 milioni di chili) che a valore (247
milioni di euro). Si dividono la quota restante,
in maniera pressoché equilibrata, iper e Lsp.
Quest’ultimo rappresenta, a volume, il 17,7%
del mercato, con sei milioni di chili venduti,
per un fatturato di oltre 71 milioni di euro
(una quota del 18,7%). Il canale iper, invece,
riveste a volume il 17,4% del mercato, con
5.914.063 chili venduti, e il 16,9% a valore,
pari a un fatturato di quasi 65 milioni di euro.
Sul fronte delle aree di vendita, prendendo
in considerazione il totale dei canali di distribuzione (iper, super, Lsp), i dati forniti da Iri
segnalano una ripartizione degli acquisti piuttosto omogenea. Le migliori performance, a
livello nazionale, si ottengono a Nord-Ovest.
Le regioni che compongono quest’area, infatti, rivestono il 31,1% del totale dei volumi,
con oltre 10 milioni di chili venduti e il 31,6%
delle vendite (a 121 milioni di euro). Segnano
un quasi pareggio il Nord-Est e il centro: che
ricoprono rispettivamente il 23,9 e 23,4% del
mercato a volume (a circa 8 milioni di chili), e
il 23,3 e 23,4% a valore (a oltre 89 milioni di
euro). Infine, troviamo valori molto simili anche al Sud, dove i volumi si attestano al 21,7%
del mercato (7.385.190 chili) per un valore
di 83,5 milioni di euro (il 21,8% del mercato).
Infine, se consideriamo il ranking dei produttori, vediamo che il 52,3% del mercato viene assorbito da tre aziende: il Gruppo Ferrero in prima posizione, seguito da Elah-Dufour
e da Lindt & Spruengli. La private label, invece,
ha un’incidenza sul mercato dell’11,3%.
Federica Bartesaghi
11
Maggio 2014
Giappone:
un business che cresce
I dati Ice confermano il buon andamento per le esportazioni alimentari italiane nel mercato nipponico.
Che crescono a valore del 27%. Anche grazie alle buone performance di pasta, prodotti dolciari e panificati.
12
Si dice che in Giappone anche
il concetto di amore sia stato impor tato. Affermazione sicuramente esagerata.
Cer to è che il Paese asiatico è
un for te impor tatore di prodotti alimentari: in poco meno di 40
anni, l’autosufficienza alimentare,
in termini calorici, è passata dal
73% del 1965 al 39% del 2012
(Fonte: Ice Tokyo).
Un dato che si spiega con i profondi cambiamenti subiti dall’alimentazione giapponese, un tempo
basata sui prodotti reperiti localmente, riso in testa, e ora molto
più orientata verso carne, olio e
grassi o altri alimenti non disponibili in Giappone.
L’impor t di prodotti alimentari
nel Paese è cresciuto dell’11,5%
nel 2013, per un valore complessivo di circa 5.900 miliardi di yen
(42 miliardi di euro). Un dato significativo, se si tiene presente la
politica monetaria aggressiva intrapresa dal primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che ha portato a una svalutazione dello yen,
con conseguenti problematiche
per l’impor t.
Il mercato del Sol Levante è ad
ogni modo imponente, con una
popolazione di oltre 127 milioni
di persone (un quar to delle quali
supera i 64 anni) e con un Pil pro
capite di 46.707 dollari.
Mercato in cui l’Italia non è decisamente protagonista assoluta,
pur vantando una buona posizione: 16° Paese espor tatore in
Giappone, con una quota a valore,
comprensibilmente, ridotta: 1,6%,
pari a 94 miliardi di yen; marginale
in confronto al 20% degli Usa e al
14,2% della Cina. Il trend per il nostro Paese è comunque assai positivo, con una crescita del valore
dell’expor t che, nell’ultimo anno, è
stato pari al 27,8%.
Federica Bartesaghi
IL MERCATO ALIMENTARE GIAPPONESE
NEL 2013
LE VENDITE ALL’INGROSSO DI PRODOTTI AGRICOLI, ZOOTECNICI E ITTICI:
22MILA MILIARDI DI YEN (156,2 MILIARDI DI EURO).
LE VENDITE ALL’INGROSSO PRODOTTI ALIMENTARI E BEVANDE:
41MILA MILIARDI DI YEN (291,1 MILIARDI DI EURO)
LE VENDITE AL DETTAGLIO DI ALIMENTARI E BEVANDE:
44MILA MILIARDI DI YEN (312,4 MILIARDI DI EURO)
I PRODOTTI DA FORNO
Le importazioni giapponesi di prodotti da forno (biscotti, wafer, dolci ecc.) nel 2013 sono
cresciute dell’11%, a 40,7 miliardi di Yen (288
milioni di euro), per un volume di 101mila
tonnellate. La classifica dei paesi fornitori con
il rispettivo valore, variazione annua, quota e
quantità, è la seguente: 1°Cina (90 mln euro,
+13,8%, 31,2%, 38,8mila t); 2°USA (66mln
euro, +19,1%, 22,9%, 22,4mila t); 3°Tailandia
(22 mln euro, +5,3%, 7,6%, 8,8mila t); 6°Italia
(12mln euro, +14,8%, 4,1%, 2,7mila t).
CONOSCENZA DEL PRODOTTO
Il palato dei giapponesi è abituato a gusti delicati
e spesso a metà fra gli opposti (es. né dolce né
salato). I dolciumi sono meno dolci rispetto a
quelli italiani. In ogni modo, alcuni dei prodotti stranieri di fama mondiale, sia di pasticceria
sia di panetteria, hanno fatto breccia anche in
questo mercato. L’immagine della Francia è
piuttosto forte.
SITUAZIONE DEL MERCATO
E’ un mercato in crescita, da sviluppare ulteriormente attraverso l’educazione dei consumatori
agli abbinamenti gastronomici, sfruttando anche
la forte immagine dell’agroalimentare made in
Italy, sinonimo di salute, delizia e ricercatezza. I
prodotti succedanei di quelli importati sono i
“senbei”, una sorta di crackers di riso tradizionali giapponesi, che sono soprattutto salati.
TENDENZA
Si preferiscono confezioni pratiche (facilmente apribili) e piccole, perfino da pasto singolo,
che proteggono i prodotti dall’elevata umidità
climatica. I prodotti d’importazione sono solitamente venduti nelle confezioni originali, ma
alcuni importatori li acquistano in grandi contenitori per poi impacchettarli secondo le esigenze del mercato.
CANALI DI DISTRIBUZIONE
Quasi la metà dei prodotti da forno importati
è venduta nei negozi specializzati in prodotti
alimentari d’importazione.
BARRIERE ALL’ENTRATA
I dazi doganali variano dal 9% al 25,5%, a seconda del prodotto. Esiste l’obbligo del rispetto
della legge sulla sanità alimentare che richiede,
per lo sdoganamento, di presentare un certificato d’analisi sul contenuto di determinate
sostanze proibite.
PRODOTTO
VALORE
(MILIONI DI EURO)
VARIAZIONE
A VALORE VS 2012
VOLUME
(TONNELLATE)
VARIAZIONE
A VOLUME VS 2012
Pasta
Cioccolato e prodotti
a base di cioccolato
Panificati, dolci,
torte e biscotti
Farine
Cereali
Pasta ripiena
Pizza surgelata
79
17,4
+12,6%
+36,5%
78.768
2.157
-9,8%
+9,5%
12
+14,8%
2.768
-16,6%
1,4
0,32
0,3
0,9
+57,2%
+65,1%
+112,2%
-16,8%
1.923
158
88
22
+13,3%
+49,1%
+115,1%
-55,1%
Fonte: Ice
FOCUS EXPORT
IL SISTEMA
DISTRIBUTIVO
Nel sistema distributivo giapponese i grossisti sono un canale
molto impor tante, in par ticolare nei rappor ti con la ristorazione e la grande distribuzione, ma cresce l’impor tanza degli
impor tatori (anche nei rappor ti con l’industria). Sempre più
spesso le catene del retail si riforniscono direttamente dai
fornitori esteri. Indicativamente, i ricarichi per gli intermediari
sono nelll’ordine del 30% per l’impor tatore, 30% al grossista
e 40% al dettagliante.
La struttura della distribuzione al dettaglio si ar ticola in diversi attori:
NEGOZI SPECIALIZZATI
Catene di punti vendita, collegati a una sede centrale per
la logistica, che vantano una specializzazione di prodotto
(come i negozi di alcolici) o di clientela (come le “gastronomie” gourmet).
BARRIERE
Tutti i prodotti presenti nel mercato giapponese devono rispettare le specificazioni egli standard stabiliti dalla legge Food Sanitation Law, per quanto riguarda
ingredienti, additivi alimentari e residui chimici agricoli.
IMPOSTE
Oltre ai dazi doganali, che differiscono secondo
il tipo di prodotto, sono dovute le seguenti imposte:
L’IMPOSTA SUI CONSUMI
Dopo lo sdoganamento, l’importatore deve pagare l’imposta sui consumi come segue:
(valore Cif + dazio doganale) x 5%.
+8% dal primo aprile 2014. Salirà al +10% nel 2015.
L’IMPOSTA SUGLI ALCOLICI
Sugli alcolici si applica inoltre un’imposta che è stabilita secondo il tipo
di bevanda e il tenore alcolico. Per i vini l’aliquota è di 80.000 yen per chilolitro.
ABENOMICS
Abenomics è un neologismo, nato dalla fusione del nome dell’attuale premier giapponese
Shinzo Abe (partito liberal democratico) ed
economics, creato per descrivere i provvedimenti economici attuati dal Governo nipponico per rilanciare l’economia del Paese. Dopo
anni di contenimento del deficit pubblico, Abe
ha stilato un programma in tre punti fondamentali: stimolo alla crescita, attraverso l’aumento della spesa pubblica, una politica monetaria fortemente espansiva e un programma di
riforme strutturali e deregulation per rafforzare concorrenza e investimenti privati.
La politica monetaria, in particolare, ha portato all’immissione di 1,4 miliardi di dollari, per
ottenere un tasso d’inflazione del 2%. L’obiettivo è una svalutazione dello yen, per stimolare
esportazioni e crescita. Una strategia che ha
attirato numerose critiche internazionali per
le possibili conseguenze sul commercio e il sistema finanziario mondiale. Il provvedimento
rende comunque meno
competitivi i prodotti
esteri nel mercato giapponese.
Altra difficoltà per l’export nel Paese è dettata dall’aumento delle
tasse al consumo, per
supportare la politica di
investimenti pubblici da
90 miliardi di euro. L’imposta passerà dal 5%
all’8% quest’anno, per
salire al 10% nel 2015.
Provvedimento che ha
portato a una repentina crescita della spesa
delle famiglie giapponesi, cresciuta del 5,2%.
Un dato che non deve ingannare: molte persone hanno ovviamente anticipato alcuni acquisti previsti, prima dell’entrata in vigore della
nuova tassazione. Il dato sulla fiducia dei consumatori giapponesi è, infatti, in calo, e l’andamento dei consumi incerto. Nel breve periodo il piano macroeconomico di Abe sembra
quindi dare i suoi frutti, soprattutto sul fronte
dell’occupazione, scesa del 4,1%. Restano comunque le perplessità dal punto di vista del
commercio internazionale, con l’export verso
il Giappone, penalizzato dall’andamento dello
yen (vedi tabella sotto).
SUPERMERCATI E IPERMERCATI
Il canale con il maggior grado di efficienza logistica e di
assor timento. Negli ultimi anni si è rafforzata la tendenza all’offer ta di prodotti private label, forniti da produttori nazionali ed esteri. In Giappone ha sede il maggior
retailer asiatico Aeon Co. con un fatturato di circa 70
miliardi di dollari, per l’intero gruppo, nel 2012.
CONVENIENCE STORE
Catene di piccoli negozi, con una presenza molto for te
sul territorio. Il gruppo probabilmente più esteso è Seven Eleven, che vanta una rete commerciale superiore
ai 15mila punti vendita in tutto il Giappone (circa 60
miliardi di dollari di fatturato nel 2012). Si caratterizzano
per l’alto livello di ser vizio al consumatore, con orari di
esercizio ininterrotti 24 ore su 24, senza giorni di chiusura.
SOCIETÀ COOPERATIVE
Cooperative di acquisto, con punti vendita sul territorio.
La più famosa è Co op Kobe.
DISCOUNT STORE
Grandi negozi, con un’offer ta molto ampia e variegata a
prezzi estremamente competitivi. Privilegiano rappor ti
diretti con il consumatore e sono concentrati in zone
specifiche per abbattere i costi logistici.
GLI HOME CENTER
Nati come grandi negozi per il fai da te, ma l’assor timento comprende anche elettrodomestici e detersivi. Sono
caratterizzati per le ampie superfici e sono generalmente situati in periferia. Progressivamente stanno entrando
anche nel settore food.
DRUG STORE
Specializzati nell’offer ta di medicinali da banco, cosmetici, detersivi, dolci e bevande, offrono anche un ampio
assor timento nell’ambito dell’alimentare.
Storico del cambio tra yen ed euro. Si evidenzia la progressiva svalutazione dello yen a partire dalla fine del 2012.
Fonte: Banca centrale europea
13
L’INIZIATIVA
Maggio 2014
Lo scorso 14 marzo gli imprenditori
del Veneto e della Marca si sono riuniti in occasione del quarto incontro del
ciclo ‘Rimettere le scarpe ai sogni’, un
progetto realizzato da Salone d’Impresa
in partnership con Unioncamere Veneto
e in collaborazione con PwC, Pasta Zara
e Cisco Italy con ‘b! Ict Company’. Il meeting si è tenuto nello stabilimento trevigiano dell’azienda ‘Da Re - I Bibanesi’,
a Zoppè di San Vendemiano, ed è stato
l’occasione per discutere di esperienze e
prospettive di crescita del settore alimentare regionale. Secondo l’organizzazione,
infatti, ‘Rimettere le scarpe ai sogni’ “significa guardare imprese, imprenditori e manager che hanno fatto, o stanno facendo,
progettualità nuove e integrate. Ascoltare
esperienze e vedere pratiche nuove laddove si sono realizzate, insieme a esperti
che dell’innovazione hanno fatto un destino”.
L’indagine di Unioncamere
Unioncamere Veneto ha aperto i lavori
presentando i dati di un focus dedicato
al settore alimentare della regione, dal
titolo ‘Il buono e ben fatto: piccolo viaggio nel Veneto del Gusto’. Serafino Pitingaro, responsabile Area Studi e Ricerche
di Unioncamere Veneto, ha descritto un
quadro assolutamente positivo: “Le imprese venete del comparto registrano un
fatturato di 13 miliardi di euro, pari al 9%
del Pil regionale. Offrono al consumatore
prodotti competitivi e garantiti in termini
di sicurezza, gusto e qualità. Rispondono alle esigenze del mercato in continua
evoluzione e sperimentano con successo,
nel rispetto della tradizione, le tecnologie
più avanzate. Da sola la regione contribuisce per il 10% al totale della produzione
dell’industria alimentare italiana”.
Per quanto riguarda l’export, il Veneto
esporta annualmente 4 miliardi di prodotti alimentari: la prima voce è costituita
da vino e bevande (1,6 miliardi di euro),
seguono i prodotti da forno che, con quasi mezzo miliardo di euro, rappresentano
oltre l’11% del totale esportato.
Un altro dato rilevante riguarda l’occupazione: le imprese dell’industria alimentare veneta contano più di 42mila addetti,
pari a circa il 10,4% del totale dei posti di
lavoro offerti dal settore in tutta Italia. Infine, sono state segnalate le tre province
più competitive del comparto alimentare
veneto. Nel territorio di Treviso si concentrano 775 imprese attive, 685 nel padovano e 684 nel veronese: quasi il 60%
delle 3.650 imprese alimentari venete ha
sede in queste tre province. Delle 54.400
imprese manifatturiere regionali, il 6,7% è
costituito dalle industrie alimentari.
Il presidente di Salone d’Impresa, Ferdinando Azzariti, ha indicato il ‘Veneto
del Gusto’ come “modello da imitare per
ritornare a crescere”. La chiave del successo risiede in “Nuovi prodotti, dimensioni aziendali in crescita, reti di imprese e
consorzi per internazionalizzare, andando
in profondità con la figura dell’imprenditore che cambia, cioè diventa quella dello
‘zingaro’ sempre più in giro per il mondo
a costruire relazioni, a definire accordi, a
capire i singoli mercati”. 14
E’ intervenuta poi Erika Andreetta, Retail & Consumer Goods Consulting Leader di PwC, società che fornisce servizi
professionali di revisione e consulenza
alle imprese. Lo speech ha riguardato
l’analisi dei risultati della 17^ Annual Global Ceo Survey condotta dalla società, un
sondaggio realizzato su un campione di
350 Ceo appartenenti a 55 paesi, che ha
rivelato una crescita della fiducia nel futuro del settore alimentare. Il 38% dei Ceo
del settore, infatti, ritiene che l’economia globale migliorerà nel 2014 rispetto
all’anno precedente. “Per i Ceo”, continua
Erika Andreetta, “le evoluzioni tecnologiche rappresentano il principale fattore
che trasformerà il settore alimentare nei
prossimi cinque anni. La tecnologia, quindi, sarà il canale da favorire per raggiungere i nuovi clienti ‘tecnologici’”. Si rileva,
inoltre, un forte interesse per i mercati
emergenti: “Il 34% dei Ceo considera la
Cina fra i primi tre mercati di maggior
sviluppo nei prossimi 12 mesi e il 18%
dei Ceo Consumer, molto più che in altri
settori, riconosce l’Africa come un nuovo
mercato in cui crescere attraverso partner strategici”.
L’importanza delle tecnologie...
Sulla tecnologia ha posto particolare
attenzione anche Sandro Bordato, Presidente e Ad di ‘b! Ict Company’, società
partner di Cisco per l’evento: “E’ un momento cruciale per l’impresa italiana che,
complice anche la vetrina internazionale
di Expo 2015, ha l’occasione per riaffermarsi come nazione leader nel comparto
agroalimentare. E’ importante però che il
settore evolva e salvaguardi la sua qualità,
riconosciuta in tutto il mondo. In questo
senso la tecnologia, ‘l’Internet delle Cose’,
può svolgere un ruolo fondamentale.
Introducendo dati e sensori nella filiera
alimentare, andremo a creare una piattaforma digitale che monitora e gestisce
tutto il processo di tracciabilità e rintracciabilità, incrementandone l’efficienza. Salvaguarderemo così la sicurezza dei nostri
prodotti e daremo una risposta efficace
ai fenomeni delle frodi alimentari e della
contraffazione dei marchi italiani, che creano ingenti danni economici e d’immagine al nostro Made in Italy”.
Veneto:
ripartiamo
dal positivo
Numeri da record
per l’industria alimentare regionale.
Li hanno presentati Salone d’Impresa
e Unioncamere Veneto. Il segreto:
progettualità nuove e integrate.
Margherita Bonalumi
... e dell’innovazione
La sfida è quella di riuscire a innovare
i prodotti per andare incontro alle nuove
esigenze del mercato, pur continuando a
rispettare la tipicità della tradizione. Un
tema, questo, affrontato anche dagli imprenditori che sono intervenuti offrendo la propria testimonianza aziendale.
Il primo esempio ha riguardato uno dei
prodotti riconosciuti dal ministero delle
Politiche agricole come ‘tipicità di Marca’:
i Bibanesi dell’azienda alimentare Da Re,
impegnata nel settore della panificazione
da ben quattro generazioni. “La ricetta dei
Bibanesi”, afferma il presidente Giuseppe
da Re, “affonda le proprie radici nell’artigianalità tipica del buon pane di qualità,
senza mai però disgiungersi dalla continua ricerca e dalla capacità innovativa del
processo e del prodotto. Solo se l’innovazione tecnologica è gestita con attenzione e lungimiranza si sposa all’artigianalità
e alla tradizione, offrendo soddisfazioni e
ottimi risultati”.
Anche Giovanni Rana, presidente del
noto Pastificio Rana, è intervenuto descrivendo il recente investimento del gruppo
negli Stati Uniti e ribadendo l’importanza
dell’innovazione: “In tutti i campi in cui
opera, l’imprenditore deve creare sempre. Qualità e fantasia sono due parole
d’ordine”.
Fulvio Bragagnolo, presidente di Pasta
Zara, gruppo presente oggi in 106 Paesi,
ha aggiunto: “Un imprenditore deve essere anche un sognatore tenace. L’importante è credere sempre in se stessi”.
Maggio 2014
LE SLIDE DELL’INIZIATIVA
PRESENTATA DAL GOVERNO
#campolibero
all’agroalimentare
italiano
Il governo Renzi presenta
un piano in 18 punti per
il rilancio del settore.
Semplificazione, lavoro
e competitività le parole
d’ordine. E non manca
l’hashtag.
16
“La filiera agroalimentare vale il 17% del Pil,
risultato che deve ancora migliorare”. La dichiarazione è del ministro delle Politiche agricole,
Maurizio Martina. Un commento, rilasciato nel
corso di Vinitaly, che segue di poche ore quello del presidente del consiglio, Matteo Renzi,
sempre in tema di agricoltura e alimentare: “Il
nostro obiettivo è portare l’export agroalimentare italiano a 50 miliardi di euro nel 2020.
Potremmo dire combattendo l’agropirateria, io
mi limito a dire che ci sono degli spazi da riempire”. Proprio la fiera di Verona è stata l’occasione per presentare ‘Campo Libero’, il piano
per il settore agroalimentare del governo Renzi. Sarà composto da 18 punti, che a partire dal
mese di maggio dovrebbero essere dettagliati
in progetti di legge e piani concreti di azione.
Il piano può vantare anche un hashtag dedicato, come ormai è consuetudine del premier:
#campolibero. “L’agricoltura e l’agroalimentare
- ha aggiunto il ministro Martina - hanno una
centralità nelle politiche di sviluppo e di rilancio che questo Governo vuole mettere in campo nel suo percorso. Campo Libero è un piano
di interventi che affronterà alcuni nodi cruciali
per il sistema. Dalla sicurezza, con il rafforzamento di azioni per interventi nella Terra dei
fuochi, al taglio dei costi agli enti e alle società
vigilate dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Svilupperemo questo piano
di azione e il lavoro sarà implementato grazie
a una call aperta con il mercato (conclusa il
30 aprile, ndr). Immaginiamo di tirare le fila a
maggio, mese cruciale anche per l’applicazione
definitiva della Pac. Questi due binari, se viaggiano insieme, danno l’idea del grande disegno
complessivo che questo governo, con il Parlamento, può costruire per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano”. Fra le iniziative proposte
I PUNTI
PRINCIPALI
DEL PIANO
SEMPLIFICAZIONE
“Una lotta senza quartiere alla
devastante burocrazia che sta
uccidendo l’Italia e in particolar
modo questo settore”.
Matteo Renzi,
presidente del Consiglio
LAVORO E GIOVANI
“Riprendiamo punti già previsti
nel collegato, come i mutui a
tasso zero per imprese agricole
condotte da giovani sotto i 40
anni. Inoltre, sono previste
azioni per agevolare le
assunzioni e la possibilità di
introdurre un contratto di lavoro
stabile nel settore, nell’ambito
di tre anni, come in fondo è la
filosofia del Jobs Act”.
COMPETITIVITÀ
“Vogliamo valorizzare il tema
del collegato agricolo per
favorire la realizzazione
di infrastrutture informatiche
finalizzate al potenziamento
dell’e-commerce”.
Maurizio Martina,
ministro per le Politiche agricole
L’AGRICOLTURA NELLA RETE
E’ sicuramente la rete, al di là degli argomenti specifici previsti dal piano,
la vera protagonista di Campo libero. A cominciare dall’hashtag, tradizione delle manovre di questo governo, o dalle slide, diventate anch’esse
un rito delle manovre renziane. Campo libero, anzi #campolibero, dal
momento della sua presentazione è un tormentone su Facebook e Twitter. E proprio su questi due mezzi viaggiano, fin da subito, gli incessanti appelli a contribuire, partecipare, commentare e proporre soluzioni
e miglioramenti per l’agroalimentare italiano. Mai, come nella gestione
Renzi, internet era stata tanto al centro dell’azione quotidiana del governo, che ha evidentemente scelto questo mezzo anche per comunicare
con i cittadini e intercettare gli umori della piazza. Gli scatti di queste
pagine, che sono solo un piccolissimo esempio di questa nuova modalità
di comunicazione delle istituzioni, dimostrano la vivacità in rete dei componenti di questo governo.
ATTUALITÀ
rientrano quelle di sostegno ai giovani under
40 che vogliono investire in un’impresa agricola. “Nel piano, ci sono anche mutui a tasso zero
per dieci anni - ha spiegato Martina - credito
di imposta per e-commerce e per piattaforme
distributive all’estero”. Toccato anche il tema
del lavoro. “Per le assunzioni a tempo indeterminato, prevediamo un abbattimento del costo
del lavoro degli under 40 in linea con il Job act
di Poletti”, precisa Martina. In generale, le direzioni operative sono tre: competitività e lavoro,
semplificazioni e sicurezza. In tema di lavoro,
oltre al sostegno per gli under 40, ci sono gli
incentivi all’assunzione dei giovani, con sgravio
di un terzo sulla retribuzione lorda. In discussione, anche il tema dell’etichettatura, con la
proposta di avviare una consultazione pubblica,
dopo aver stabilito i termini per l’attuazione
della legge in materia. Ampio spazio anche al
tema delle semplificazioni, con la proposta, tra
l’altro, di consentire l’apertura di nuove aziende agricole in 60 giorni riducendo i tempi del
silenzio assenso, le semplificazioni in materia di
vendita diretta, la de-materializzazione dei registri di carico e scarico e l’istituzione del registro
unico dei controlli aziendali. Infine la sicurezza.
Il tema principale è ancora quello della Terra
dei fuochi, per cui si prevede un rafforzamento
delle azioni, insieme all’attribuzione di più poteri di confisca dei beni contro chi trae profitto
dal traffico illecito di rifiuti. Ma Campo libero
non è solo un piano di rilancio e sviluppo per
uno dei settori cruciali per l’economia italiana,
ma anche, attraverso l’utilizzo in primis della
rete, un tentativo di democrazia partecipata,
che fa leva sulla necessità di un contributo generale. Scrive in proposito Martina, proprio sul
suo profilo Facebook: “Stiamo lavorando a un
piano di azioni per il settore agricolo e agroalimentare. Abbiamo bisogno anche del vostro
aiuto, per questo valuteremo le proposte che
ci arriveranno. Scriveteci”.
Alice Realini
Matteo Renzi
17
Maggio 2014
L’EVENTO
Un palcoscenico
per il Made in Italy
Dopo un lungo iter ha aperto i battenti, il 18 marzo a Milano, Eataly Smeraldo.
Tre piani e quindici punti di ristoro per la nuova creatura di Oscar Farinetti.
Nata sulle ceneri dello storico teatro.
La mattina del 18 marzo al Teatro Smeraldo è tutto
pronto. Una vera e propria folla attende l’apertura, ordinatamente in coda, davanti al grande ingresso di vetro. E
poi arriva lui, il patron Oscar Farinetti e la festa di Eataly
Smeraldo può cominciare.
Dello storico teatro milanese resta il nome, le foto in
bianco e nero dei tanti artisti che negli anni hanno calcato
le assi di questo teatro, come Gino Paoli, Mina e Adriano Celentano, solo per citarne alcuni, e un palco. Dove,
promette Farinetti, ogni sera si esibiranno giovani artisti e
celebrità del mondo della musica italiana. Ed è proprio il
grande palco che domina lo store ad accogliere il patron
Farinetti, con immancabile bottiglia da stappare, il sindaco
Giuliano Pisapia e Carlin Petrini, fondatore di Slow Food.
Parole entusiastiche, battute, molti sorrisi e poi le note
di Alberto Fortis, che seduto al pianoforte canta la sua
celeberrima ‘Milano e Vincenzo’ davanti al folto pubblico.
“Non possiamo far dimenticare un luogo come lo Smeraldo, dove hanno cantato Bob Dylan e Ray Charles: per
questo resterà il palco che ospiterà show e concerti. Eataly
ha l’obiettivo di ridare vita a luoghi di pregio come ex librerie, ex teatri che oggi chiudono nel nostro Paese”, spiega Oscar Farinetti. Una superficie di 5mila metri quadrati,
tre piani, banchi per la vendita di salumi e formaggi, 15
punti di ristorazione, un investimento di circa 40 milioni di
18
euro e 350 dipendenti: sono questi i numeri del 25esimo
store della catena nel mondo. “Ogni Eataly - ha spiegato
Farinetti - è una cosa a sé. Come i fratelli: valori di base in
comune, ma caratteri diversi. Per noi si tratta di replicare
un’atmosfera e questo è dedicato alla musica. Abbiamo
scelto di aprire per le Cinque giornate di Milano perché
Eataly puo’ essere una piccola metafora fisica legata a Risorgimento. Non saremo noi a far risorgere l’Italia, ma è
un piccolo passo”. Eataly Smeraldo, inoltre, offre cinque
luoghi dedicati alla produzione artigianale a vista: la pasta
fresca di Michelis, la panetteria con il suo forno a legna, la
pasticceria ‘Golosi di Salute’ curata da Luca Montersino, il
panino ‘Ino’ di Alessandro Frassica, la piadineria dei Fratelli
Maioli e il corner dedicato al mozzarella show, che per
l’occasione diventa ‘Miracolo a Milano’. I milanesi, fino ad
ora, sembrano aver molto apprezzato. Le code all’ingresso
sono continuate anche nei giorni successivi all’inaugurazione, in particolare per affollare i tanti punti ristoro della
catena. Spazi che però, secondo alcuni, tolgono un po’ di
visibilità alla vendita dei prodotti made in Italy che riempiono gli scaffali. Non resta che attendere il primo bilancio,
mentre Farinetti sta già pensando al prossimo Eataly, forse
addirittura nella capitale francese.
Alice Realini
ATTUALITÀ
Maggio 2014
Conto salato
per Coop Estense
“
Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar del Lazio. E condanna la Cooperativa al pagamento della sanzione di 4,6
milioni di euro. Comminata dall’Antitrust per abuso di posizione dominante nei confronti di Esselunga.
ESSELUNGA
A seguito dell’indagine dell’Autorità garante della concorrenza e
del mercato (Agcm) che condannava con provvedimento in data 6
giugno 2012 Coop Estense per violazioni molto gravi della disciplina che tutela la concorrenza, poste in essere da Coop Estense
in Modena e Vignola a danno di Esselunga e dei consumatori, il
Consiglio di Stato ha confermato, in via definitiva, detto provvedimento. Esselunga esprime soddisfazione per la sentenza ed auspica
che queste condotte poco lineari abbiano a cessare in futuro anche
in altri ambiti territoriali.
“
“
COOP ESTENSE
Nel prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato, non può
che esprimere sconcerto per un pronunciamento che, di fatto, va a
ribaltare completamente l’orientamento assunto dal Tar del Lazio.
La Cooperativa giudica questa sentenza preoccupante poiché va a
sancire un principio che non ha precedenti, e cioè l’impossibilità
che si determina per qualunque soggetto economico in possesso di
alte quote di mercato, di intraprendere azioni di sviluppo se un concorrente volesse realizzarle al suo posto.
“
20
Coop Estense deve pagare: sì, no, di
nuovo sì. L’ultimo capitolo nella vicenda
giudiziaria che vede contrapposte la Cooperativa ed Esselunga, assegna vittoria
all’insegna di Caprotti. Con una sentenza depositata lo scorso 8 aprile, il Consiglio di Stato ha infatti accolto il ricorso presentato da Esselunga e Antitrust,
contro la sentenza del Tar del Lazio del
2 agosto 2013, pronunciamento con cui
il Tribunale aveva giudicato illegittima
la delibera della stessa Autorità, datata
6 giugno 2012, che condannava Coop
Estense al pagamento di 4,6 milioni di
euro, per abuso di posizione dominante. La vicenda si riferisce al tentativo di
Esselunga di costruire un supermercato
nell’area dell’ex Consorzio agrario di
Modena e nel comune di Vignola (Mo).
Progetti che secondo l’Antitrust sarebbero stati ostacolati in modo illegittimo da Coop Estense. L’Autorità, nel 2011, aveva avviato
una procedura istruttoria,
che si era conclusa con la
delibera del giugno 2012,
in cui si afferma esplicitamente che Coop
Estense avrebbe “posto
in essere un abuso di
posizione dominante […] consistente
in un’unica strategia
escludente continuata
nel tempo ed ar ticolata in compor tamenti
tesi ad ostacolare, o
quanto meno for temente ritardare, l’uso a
fini commerciali di aree
già nella disponibilità del
concorrente, anche inter venendo in procedure
amministrative in fase avanzata per il rilascio delle relative autorizzazioni”. Secondo
l’Autorità, Coop Estense avrebbe
quindi posto un freno, con metodi
ben al di là della normale concorrenza,
ai progetti di Esselunga. Accuse pesanti, smontate però dal Tar del Lazio. Che
nella sua sentenza aveva rilevato come
l’Autorità “incorre nei gravi vizi istruttori e motivazionali denunziati in gravame,
che si riflettono nella mancanza assoluta
di dimostrazione della sussistenza di un
nesso causale, anche concorrente ma di
rilievo determinante, tra la condotta di
Coop Estense e l’esclusione di Esselunga”. Insomma, secondo il Tribunale amministrativo non era stato dimostrato
che Coop Estense avesse abusato della
propria posizione dominante nell’area,
per condizionare “con atti ostruzionistici e dilatatori l’iter amministrativo in
corso per il rilascio di autorizzazioni
all’avvio di attività commerciali nei comuni di Modena e Vignola”.
Ora la sentenza del Consiglio di Stato
ribalta di nuovo il quadro. Come si legge
proprio in una nota del Cds: “Occorre
guardare all’intero compor tamento sostanziale di chi è in posizione dominante
in un mercato, come lì era Coop Estense. Sicché legittimamente l’Antitrust
aveva rilevato che sugli impedimenti
amministrativi aveva pesato in modo
determinante il compor tamento ostruzionistico di Coop Estense, esteso anche ad operazioni di acquisto di terreni
a prezzi molto elevati, per contrastare
il temuto arrivo di Esselunga”. Il Consiglio opera poi un impor tante distinguo tra il piano amministrativo e quello
concorrenziale: “La strategia escludente
di Coop Estense, concretata nell’intervento nell’ambito di due procedimenti
di pianificazione urbanistica già avviati
nei comuni di Modena e Vignola, era
sì legittima in termini formalmente
amministrativi ma illecita in termini concorrenziali. La legittimità
del primo profilo non esclude
infatti l’illiceità del secondo”.
I commenti da par te degli
interessati non si sono fatti
attendere. Piccato, e non
potrebbe essere altrimenti, il comunicato diffuso da
Coop Estense: “Nel prendere atto della sentenza
del Consiglio di Stato,
Coop Estense non può
che esprimere sconcer to
per un pronunciamento
che, di fatto, va a ribaltare
completamente l’orientamento assunto dal Tar del
Lazio. La Cooperativa giudica questa sentenza preoccupante poiché va a sancire un
principio che non ha precedenti,
e cioè l’impossibilità che si determina per qualunque soggetto economico in possesso di alte quote di
mercato, di intraprendere azioni di sviluppo se un concorrente volesse realizzarle al suo posto”.
Esselunga sembra voler attribuire alla
decisione della giustizia amministrativa
un valore esemplare, rispetto ad altre
querelle con il mondo della distribuzione cooperativa: “Esselunga esprime
soddisfazione per la sentenza ed auspica che queste condotte poco lineari abbiano a cessare in futuro anche in altri
ambiti territoriali”.
Al di là delle comunicazioni ufficiali,
immaginiamo Bernardo Caprotti riprendere in mano il suo libro, Falce e Carrello, in cui elencava le proprie tesi sulla
concorrenza sleale patita dalle Coop ed
esclamare compiaciuto: “Ve l’avevo detto”.
Paolo Frettoli
FOCUS ON
Maggio 2014
“Funzionale,
oltre che bello”
Artigianalità e tecnologia, questi i tratti caratteristici di Dolcebon.
Che, per la distribuzione al normal trade, ha scelto per i suoi prodotti un partner d’eccezione: Essoquattro.
Quella di Dolcebon è la storia di un’azienda che nasce
come laboratorio artigiano. E che, nel corso degli anni, cresce
e si sviluppa fino ad arrivare a produrre quantitativi tali da
entrare nel mondo della distribuzione moderna: “La nostra
azienda, fondata da mio nonno, nasce nel 1970 come piccolo laboratorio di torcetti e grissini. Inizialmente vendevamo
soltanto alle panetterie locali”, spiega Michael Montonera,
responsabile commerciale di Dolcebon. “Oggi il laboratorio
è diventato una struttura da 1500 metri quadrati, ma ha conservato le ricette e le modalità di produzione delle origini.
Abbiamo ovviamente aumentato le linee e oggi la nostra capacità produttiva è di 14 quintali di torcetti al giorno, proposti
in vaschette da 180 grammi, tubi di acetato da 380 grammi e
sacchi di varie grammature. Li produciamo sia a marchio nostro che come private label, con alcune insegne come Eurospin, Finiper, Dimar e MaxiDi. Inoltre, i nostri torcetti, proposti
nei gusti di cannella, miele, cacao e burro, sono molto diffusi
anche tra i grossisti”.
Un paio d’anni fa l’azienda ha riscoperto il piacere di vantare un binomio d’eccezione: oltre a una produzione “da numeri”, i prodotti conservano un animo artigianale, che affonda le
sue origini nella tradizione. “I torcetti hanno raggiunto un livel-
lo di notorietà tale per cui negli anni Novanta abbiamo deciso
di interrompere la produzione di grissini. Due anni fa, però,
un po’ per gioco e un po’ per sfizio, abbiamo ricominciato a
produrli. Compiendo una scelta radicale: tornare
all’artigianalità assoluta in tutte le fasi. I nostri
grissini, infatti, oltre a non essere macchinati,
vengono impastati, tagliati e tirati a mano dai
nostri sei panettieri specializzati. Li abbiamo
chiamati ‘i Favolosi’”, continua Montonera.
Oltre a un “ritorno alle origini” per quanto riguarda il contenuto, Dolcebon ha operato anche un rinnovamento di quello che
è l’involucro del prodotto, proponendo
oggi, grazie alla collaborazione con
Esseoquattro, un packaging d’eccezione. “Inizialmente abbiamo
proposto l’uso di sacchetti
di plastica, ma questa soluzione non permetteva di
trasmettere l’artigianalità del
prodotto e non garantiva un’adeguata shelf-life. Abbiamo quindi scel-
to Ideabrill”, evidenzia Montonera. “Ad attrarci, inizialmente,
è stata l’estetica del salvafreschezza, che ricorda il sacchetto
della panetteria di paese e garantisce una presentazione del
prodotto coerente con le sue caratteristiche. Poi abbiamo
scoperto che, oltre a essere bello, era anche funzionale. La
pellicola interna mantiene intatta la fragranza del grissino, tanto che abbiamo raddoppiato la shelf-life garantita, portandola
a sei mesi”. Con questo pack, e forti della qualità dei ‘Favolosi’,
l’azienda sta portando il prodotto anche in mercati più
di nicchia, come panetterie e negozi specializzati, con la
prospettiva di affiancarli ai torcetti sugli scaffali della Gd,
come prodotto di alta qualità: “La Gd è fin
troppo ricettiva sull’argomento e vorrebbe
da subito volumi maggiori”, conclude Montonera. “Ma l’unico modo per far crescere
la produzione senza stravolgere il prodotto sarebbe aumentare il numero
di panettieri specializzati in laboratorio: una scelta che ci auguriamo
di poter fare presto”.
Federica Bartesaghi
21
ALCUNI CELEBRI ‘NO’ ALL’EURO
Giorgio Napolitano
Margaret Thatcher
Parole pronunciate da Giorgio Napolitano, allora deputato del Pci,
a Montecitorio, il 13 dicembre 1978, durante una discussione riguardante l’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo (Sme).
“L’euro è la più grande follia dell’era moderna. La Germania
si ritroverà la sua naturale fobia dell’inflazione, mentre l’euro
risulterà fatale per i paesi più poveri perché devasterà
le loro economie inefficienti”.
11º PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Maggio 2014
“[...]dal vertice è venuta solo la conferma di una sostanziale resistenza dei Paesi più forti, della Germania, e in particolare della banca centrale
tedesca, ad assumere impegni effettivi e sostenere oneri adeguati per un maggiore
equilibrio tra gli andamenti delle economie di paesi della comunità.
E’ così venuto alla luce un equivoco di fondo: se cioè il nuovo sistema debba
contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più deboli della
comunità, o debba servire a garantire il Paese più forte, ferma restando la politica
non espansiva della Germania, spingendosi un Paese come l’Italia alla deflazione.
[…]Il rischio è quello di veder ristagnare la produzione, gli investimenti e
l’occupazione invece di conseguire un più alto tasso di crescita; di vedere
allontanarsi, invece di avvicinarsi, la soluzione dei problemi del Mezzogiorno”.
PRIMO MINISTO BRITANNICO
Milton Friedman
ECONOMISTA
“La spinta per l’Euro è stata motivata dalla politica,
non dall’economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania
e la Francia, così strettamente da rendere una possibile guerra
europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti
d’Europa. Io credo che l’adozione dell’euro avrà l’effetto opposto.
Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti, che si
sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio,
in problemi politici di divisioni. Un’unità politica può aprire la strada per un’unità
monetaria. Un’unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli si dimostrerà
una barriera per il raggiungimento dell’unità politica”.
Il paradosso dell’ uro
Il rapporto tra mondo agroalimentare, Unione
europea e moneta unica è, da sempre, piuttosto
travagliato. Senza dubbio, sul settore, incidono in maniera importante tutte le decisioni prese in ambito
europeo. Basti pensare alla Politica agricola comune
o, nel lattiero caseario, al tema controverso delle
quote latte. Ma è tutto il mondo agroindustriale italiano ad essere in fermento.Tensioni sui prezzi delle
materie prime, comuni a tutti i settori, debolezza
della domanda nel Vecchio continente, difficoltà di
accesso al credito, debolezza finanziaria all’estero
sono alcuni degli argomenti che preoccupano uno
dei settori comunque più dinamici e importanti per
la nostra economia. Ma tutto questo non deve far
pensare che, invece, per quanto concerne la moneta
unica, i giudizi siano unanimi. Anzi, le voci di dissenso,
complice anche l’evoluzione del quadro economico
e la situazione di sostanziale deflazione dell’eurozona, si fanno sempre più forti.Tra questi, sicuramente,
anche Roberto Brazzale, a capo di un gruppo che
si trova ad operare quotidianamente con due differenti valute: l’euro e la corona ceca. Da sempre
scettico verso la moneta unica, Brazzale lancia una
chiara provocazione: “L’industria lattiero casearia italiana, così come quella alimentare in generale, stanno
pagando un prezzo enorme all’avventura euro. Un
prezzo troppo alto. E l’imminente fine del sistema
delle quote latte, peraltro necessaria, provocherà
un’ulteriore perdita di posizioni di mercato per l’industria casearia del nostro Paese”.
Roberto Brazzale
La parità di cambio
tra lira e marco tedesco
e i suoi effetti
sull’economia italiana.
Con un’attenzione
particolare alle aziende
del settore
agroalimentare,
frenato anche dalla valuta.
Ne parliamo
con Roberto Brazzale,
presidente
del gruppo Brazzale
e membro
dell’High level forum
della Commissione Ue.
22
A cura di Alice Realini
Perché l’industria alimentare sta pagando a caro
prezzo la scelta dell’euro?
La parità forzata della lira con il marco tedesco e il
fiorino olandese ha drogato la competitività relativa
delle industrie alimentari di quei paesi nei confronti di quella italiana che, dalla fissazione della parità
di cambio in poi, ha sempre più perso terreno. Le
chiusure di stabilimenti e la sofferenza del comparto
ne sono la riprova. Sempre più imprenditori italiani
chiudono le loro aziende e, con la morte nel cuore,
devono disperdere un patrimonio umano e tecnologico che rappresenta il frutto di immensi sacrifici di
tutta la comunità. E, comunque, chi sopravvive non
cresce.
E il settore lattiero caseario, in particolare?
Il sistema delle quote latte ne ha finora contenuto
l’avanzata ma, dopo le quote, la crescita della produzione lattiera del nord Europa, che è già lanciata,
porterà ad una intensificazione della pressione competitiva. Rischiamo di rimanere limitati alla cittadella
protetta delle Dop e di vedere atrofizzarsi un sistema industriale dalle qualità straordinarie, che vale
molto di più delle sole Dop.
L’andamento delle esportazioni, in crescita, sembrerebbe smentirla…
I compiaciuti annunci ufficiali nascondono un
equivoco: stiamo crescendo nell’export, certo, ma
molto meno di quello che potremmo, considerata
l’imponente accelerazione dei consumi mondiali e
l’apprezzamento delle nostre produzioni. Perdiamo
continuamente quote di mercato relative. E andrà
sempre peggio.Verso i concorrenti extraeuropei paghiamo anche lo scotto di un cambio con il dollaro
che non ci appartiene. Oltretutto, l’Italia è un forte esportatore ma anche un grande importatore,
perciò i colleghi nordeuropei che sono sul nostro
mercato interno, grazie alla valuta bloccata, dispongono di una marcia in più. E non parliamo poi dei
danni che l’euro-deflazione ha provocato al potere
d’acquisto delle famiglie italiane.
Perché parla di ‘parità con il marco tedesco’
piuttosto che di valuta comune?
L’euro manca di un sottostante stato unico, con
unico bilancio statale e unica banca centrale, perciò
rimane un sistema di cambi fissi con valuta comune.
Un mostro. E tale rimarrà. Organi comuni e politiche
fiscali e di bilancio unitarie, non sono arrivate e non
arriveranno mai. Non vorrà credere che i popoli rinunceranno alla propria sovranità sul bilancio o che
i tedeschi accettino l’inflazione? Il guaio in cui hanno
cacciati è che questo sistema, avendo introdotto una
unica valuta circolante, ha reso impossibili le svalutazioni cioè gli aggiustamenti tra le valute dei singoli
stati. Lo Sme, al contrario, lo permetteva.
Ma la svalutazione non è sempre stata ritenuta
un danno, a causa dell’inflazione?
Sbagliato. In un’economia aperta la svalutazione
di una divisa, come il suo apprezzamento, è un aggiustamento fisiologico, indispensabile. Il rapporto di
cambio è un prezzo, un indice di scarsità e di squilibrio cui contribuisce a porre rimedio attraverso
continui aggiustamenti, al rialzo o al ribasso, che frenano o accelerano i flussi commerciali e finanziari. In
Italia la svalutazione riequilibrava import ed export
e ad essa è sempre seguita un’inflazione di misura
nettamente inferiore, perché la svalutazione viene da
inflazione già accumulata. Non il contrario.
Insomma, un favore al mondo industriale?
No, si è sempre trattato di una compensazione
risarcitoria, mai di un regalo. L’aggiustamento della
lira svalutava le rendite improduttive e riconosceva
al ceto produttivo un bilanciamento delle crescenti
inefficienze del sistema. Compensava parzialmente,
temporaneamente e successivamente, fino all’accumulo successivo, la zavorra che impediva alle imprese di competere con le rivali straniere, che operavano in stati più efficienti. L’industria è sopravvissuta
così, creando ricchezza nonostante la sindacalizzazione, la spesa pubblica senza argini, la penalizzazione
del lavoro a favore della rendita, il protezionismo
clientelare e il deficit di concorrenza nel mercato di
cui hanno beneficiato monopoli e cartelli del capitalismo, privato e pubblico.
Ma l’euro non doveva rappresentare la soluzione a tutto questo?
Pura incoscienza di chi ha voluto “mettere il carro davanti ai buoi”. Introdurre un elemento rigido
come la valuta in economie così diverse significa
porre le premesse per enormi squilibri, allontanandole ulteriormente. In realtà l’euro è stato la dichiarazione di fallimento della politica italiana, una resa
senza condizioni che ha rimesso nelle mani dello
straniero l’estremo tentativo di risanare il paese, at-
traverso il cosiddetto vincolo esterno. L’ex presidente Ciampi e Romano Prodi lo ammettono. Oggi è
chiaro che l’azzardo è fallito clamorosamente, stiamo
molto peggio di prima e senza possibilità di manovra.
L’euro è l’ultimo tentativo del sistema politico consociativo di perpetuarsi grazie al debito pubblico, a
costo di uccidere il sistema produttivo.
La moneta unica ha portato anche vantaggi,
però…
Solo apparenti: un frutto avvelenato. All’inizio, la
stabilità del cambio ha fatto affluire liquidità che ha
gonfiato il debito privato, ma alla prima crisi questi
capitali sono fuggiti, lasciando a secco il sistema bancario e quindi imprese e famiglie, molto indebitate. I
tassi nominali sono bassi ma quelli reali alti, perché la
deflazione riduce il valore dei beni sottostanti, così i
debiti non si riescono più a pagare e si fallisce, nonostante i tassi a zero. Un classico. Oggi viviamo di
droga monetaria e di merito di credito altrui. E lo
‘spacciatore’ ha un nome: Bce. Un’anestesia appesa alle decisioni della Germania, che a sua volta è
terrorizzata di perdere i suoi crediti sul sistema di
pagamento Target2. Un’impasse dalla quale nessuno
sa come uscire e che non sarà certo risolta grazie
al “fiscal compact”, impossibile da attuare. L’euro di
fatto è per noi una valuta estera che ha reso insostenibile il debito pubblico e privato. Come il dollaro
per l’Argentina.
Quali possibili soluzioni, a suo avviso?
L’Italia non sarà mai la Germania e la Germania
mai l’Italia. Le mancano tremila km di coste balneabili
a cinque minuti di motorino, come aveva intuito Goethe. Siamo troppo diversi, la riforma luterana non è
nata per caso. Non saremo mai area valutaria omogenea che è presupposto di una valuta unica, ed è
fantasia infantile immaginare un sistema di governo
europeo sovrannazionale. Sgradito un “Anschluss”,
l’unica soluzione realistica è quella di lasciare agire il
cambio. Se ciò richiede l’uscita dell’Italia dall’euro, si
badi bene non dalla Ue, l’opzione dovrebbe essere
messa in cantiere con urgenza e decisione, da persone all’altezza. Ogni danno che si attribuisce ad una
possibile svalutazione, in realtà, è già stato prodotto
dall’euro e dai suoi squilibri. La svalutazione, semplicemente, lo acclara.
Ma fuori dall’Euro significa fuori dalla Ue…
Questa è una solenne sciocchezza. Ci sono paesi
come la Repubblica Ceca, la Danimarca e altri che
vivono benissimo nell’Ue mantenendo la loro valuta. Anzi, il disastro euro rischia di compromettere gli
straordinari risultati del mercato unico, di creare forti
tensioni tra popoli, ed estese proteste sociali, perfino
indipendentiste, come il caso Veneto sta dimostrando. La Corea del Sud ha meno abitanti dell’Italia, ha
una valuta propria ed è un colosso economico: anche la retorica delle dimensioni è una sciocchezza.
Quanto dovrebbe svalutare l’Italia?
Lo sbilancio accumulato è di circa il 35%. Nessun
centro studi lo fa, così in azienda abbiamo realizzato
un grafico che impressiona: quello del cambio tra
lira e marco tedesco dal 1950 al 2015. Dalla fine
degli accordi di Bretton Woods, negli anni Settan-
LA VOCE DEL SÌ
Romano Prodi
CAMBIO MEDIO MENSILE DM/LIRA 1950-2015
PRIMO PIANO
FAUTORE DELL’INGRESSO DELL’ITALIA NELL’EURO
INSIEME AD AZEGLIO CIAMPI, COMMENTA
A MIX 24 DI GIOVANNI MINOLI, IN ONDA
SU RADIO 24, LE IPOTESI DI USCITA DALLA MONETA UNICA,
CHE SI FANNO SEMPRE PIÙ INSISTENTI:
“Il problema è molto semplice: volete andare avanti o indietro? Io credo che bisogna
andare avanti, altrimenti la storia ci uccide. Tutto qua. Non possiamo mica pensare
che nella globalizzazione i singoli paesi possano resistere da soli. Se vogliamo uscire
dall’euro possiamo farlo, certo. Ma pensare di tornare indietro sarebbe la fine. In
questo modo l’Europa e i paesi europei non avranno nulla da dire per secoli. Penso
che l’Italia da sola difficilmente potrà essere ascoltata, in questo momento oserei dire
fortunatamente. Abbiamo altri paesi che condividono i nostri problemi, cioè la Spagna
e la Francia. E quindi bisogna avere una politica economica alternativa, volta allo
sviluppo. Matteo Renzi sta lavorando nella giusta direzione, ma abbiamo bisogno di
alleati, perché se picchiamo i pugni sul tavolo da soli ci rompiamo le dita e non otteniamo nulla”.
ta, la lira si è sempre deprezzata rispetto al marco.
Con una regolarità che suggerisce l’esistenza di un
tasso “naturale”, una costante “k”, riflesso spietato,
come lo è sempre la verità, della divergenza tra le
opposte culture del bilancio pubblico e nella gestione della moneta. Mettendosi contro tale spinta
naturale, i vari regimi monetari come lo Sme o altri
a cambio fisso furono regolarmente travolti assieme alle riserve valutarie delle banche centrali che
ci provavano. Ma almeno allora i cambi si potevano
aggiustare perché le valute circolanti erano diverse e le svalutazioni intervenute, guarda caso, non
furono mai smentite da successive rivalutazioni, a
conferma che la svalutazione stava dentro “l’ordine
naturale delle cose”.
Il riferimento è anche alla crisi valutaria del
1992?
Esatto. In quell’occasione Ciampi bruciò 50mila
miliardi di lire di riserve nazionali per “difendere la
lira”. Salvo poi capitolare miseramente. Dopo la
svalutazione l’economia italiana ripartì. Nel 1997,
contro la volontà della Bundesbank, avviene il “miracolo” dell’Italia nell’euro e la linea del grafico si
appiattisce improvvisamente. Oggi è chiaro che era
basato sul nulla.
Perché?
Semplice: l’Italia non aveva i parametri, e non ha
compiuto, né allora né tanto meno in seguito, nessuna incisiva riforma per avvicinarsi alla Germania
che, anzi, di riforme ne ha realizzate più di noi. E di
grande efficacia.
Torniamo al grafico….
Il grafico ci dice, con assoluta evidenza, che secondo la costante “k”, oggi una nostra divisa dovrebbe
quotare a circa 1.550 lire sul marco (rispetto al
dollaro Usa, a grandi linee, il marco dovrebbe oggi
stare a 1,70 e la lira a 1,10 circa). Come pensiamo
di avere economie tanto divergenti ed il cambio
fermo a 989,999? La riposta è sotto i nostri occhi:
solo a prezzo di una tremenda deflazione, il peggior
male per l’economia e la convivenza sociale.
Stiamo vivendo un’altra “quota 90”. Al posto
di Benito Mussolini e Giuseppe Volpi, oggi ci sono
Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi, e al posto
del valore “90” sulla sterlina difendiamo il “990” sul
marco. Un’autentica follia.
Il grafico elaborato da Roberto Brazzale e Rita Marchesini
Insomma meglio l’inflazione della deflazione…
Per lavoratori e imprese senz’altro. E’ un grande
conflitto tra rendita e lavoro. Oggi un Bot vale sempre uguale, mentre i salari si riducono, la disoccupazione dilaga, i valori delle case crollano, l’export
si contrae ed i debiti diventano insostenibili, provocando fallimenti e crisi aziendali. Un precedente
storico cui guardare, per evitare questi errori, non ci
mancava. Ma, si sa, noi italiani non amiamo leggere la
storia, preferiamo la Gazzetta dello Sport.
A che cosa si riferisce?
Alla “stabilizzazione monetaria” degli anni 20,
voluta da Mussolini nel 1926 con il famoso discorso pronunciato dal balcone delle Poste di Pesaro.
Un po’ euforico dopo abbondanti ed annaffiate
libagioni, lanciò la famigerata “quota 90”, cioè un
rafforzamento del cambio sulla sterlina, che era
a 140. Un disastro completo, cui si aggiunse poi la
crisi del ‘29. Tanto che, nel 1933, si dovette creare
l’Iri di Alberto Beneduce che nazionalizzò banche
e grandi aziende.
E la vostra azienda?
I nostri nonni riuscirono a superare la crisi, ma
per tutta la vita ci raccontarono il dramma di quegli
anni terribili in cui fallirono le banche e quasi tutti i concorrenti. Un insegnamento che abbiamo il
dovere di non dimenticare. Anche la Confindustria
allora era contraria.
Oggi che posizione ha l’associazione degli industriali?
Confindustria sulla questione nemmeno apre
la discussione. Un tabù. Si è ridotta a lanciare appelli corporativi attorno a rivendicazioni irrilevanti.
Sembra ormai un sindacato eterodiretto, che ha
accolto troppi settori non industriali con interessi
confliggenti, che subisce e asseconda le pressioni
delle aziende di stato e delle banche. Spero che i
miei colleghi industriali veri prendano coscienza del
tritacarne in cui ci siamo infilati e trovino la capacità
di reagire.
E il mondo agricolo?
Stupefacente è anche il silenzio dei sindacati
agricoli: nessuno più degli agricoltori sta pagando
il prezzo di questa irresponsabile operazione. E’ incredibile, le aziende soffocano e chi le rappresenta
tace.
23
L’EVENTO
Maggio 2014
“Stiamo lavorando per voi”
L’incontro con il presidente Napolitano. La posa della prima pietra del padiglione tedesco.
L’avanzamento dei lavori. Intervista a Giuseppe Sala, Ceo di Expo 2015.
ADELANTE SALA,
MA CON JUICIO
24
“Adelante Pedro. Ma con Juicio”:
la frase tratta dai Promessi Sposi
descrive bene la situazione di Expo
2015. Il Manzoni la mette in bocca
al cancelliere Ferrer ed è rivolta
al suo vetturino che si fa largo fra
una folla urlante e inferocita. Una
situazione che ricorda le numerose
polemiche che ogni giorno investono l’evento milanese del prossimo
anno. Giuseppe Sala per ora è
passato indenne dalle varie forche
caudine che gli si sono parate davanti. Intelligente e molto preparato, il capo di Expo sta por tando
avanti un progetto ciclopico. Reso
ancora più duro dalle condizioni in
cui lo si sta realizzando. Fa bene a
tener duro. Expo 2015 rappresenta
una vetrina unica e irripetibile per il
Made in Italy.
Giuseppe Sala, Chief Executive Officer
di Expo 2015, il 2 aprile ha presenziato
alla posa della prima pietra del padiglione tedesco dedicato all’evento che si terrà
a Milano il prossimo anno. E’ l’occasione
per verificare come stanno procedendo i
lavori, al netto delle varie polemiche sorte
intorno a Expo 2015.
Parliamo del colloquio con il presidente della Repubblica che ha ricevuto di recente il vostro board. Quali le ragioni di
questo incontro?
Il meeting con Giorgio Napolitano è arrivato nel momento giusto. Non perché
ci siano particolari problemi, ma, in certi
momenti, è inevitabile che subentri un po’
di stanchezza. E poter incontrare il presidente della Repubblica è senza dubbio un
aiuto.
E’ già programmato anche un incontro
col presidente del Consiglio?
Ancora non è stato precisamente fissato,
ma ci sono buone possibilità che avvenga
la prossima settimana.
Come valuta la cerimonia di oggi?
La Germania è ovviamente il primo paese che si affaccia alla costruzione del suo
padiglione. Si tratta del lotto più grande, di
oltre 4.900 metri quadrati. Questo è il momento in cui diventa importante far vedere che i paesi arrivano, costruiscono e generano lavoro. Direi che i tedeschi, come
è un po’ nelle loro caratteristiche, hanno
lavorato con grande metodo. C’è sempre
stata una buona collaborazione, ci siamo
incontrati diverse volte per arrivare alla
cerimonia di oggi e si è trattato sempre di
incontri molto proficui. A breve, altri paesi
cominceranno i lavori e parteciperemo ad
altre cerimonie come quella di oggi.
Quale sarà il prossimo paese?
Credo si tratterà dell’Azerbaigian o del
Giappone, che cominceranno i lavori nelle prossime settimane. In ogni caso, tutti i
paesi partecipanti si stanno avvicinando a
questo momento.
La consegna delle aree è stata completata?
Da questo lato del sito, dove ci troviamo oggi, la consegna è stata interamente completata. Dall’altro lato, invece, sarà
completata a breve. Ma, d’altro canto, si è
proceduto ad una verifica puntuale con gli
altri paesi, per cui consegneremo a tutti le
aree previste in tempo utile. Aiuta anche il
fatto che tutti i partecipanti stiano accettando di far realizzare a noi scavi e fondazioni per i loro padiglioni. E questo porta a
un notevole vantaggio, in termini di tempi
e organizzazione dei lavori.
Quanto tempo occorrerà per la costruzione di ciascun padiglione?
Mediamente, ogni paese impiegherà tre
o quattro mesi per la costruzione e circa
tre mesi per l’arredo interno. Suppongo
che arriveranno tutti a finirlo quasi all’ultimo momento, ragionevolmente in marzo,
per garantirsi poi un mese di tempo necessario a completare tutti i test. In totale,
si tratterà mediamente di circa sette mesi.
Cosa può dirci sulle adesioni ancora in
bilico?
C’è ancora la possibilità che aderiscano
nuovi paesi. Ma, come Expo, stiamo lavorando soprattutto per non perdere quelli
già presenti. Come è noto, infatti, vi sono
realtà dove fattori politici, anche non necessariamente legati all’Esposizione universale o a conflitti con il nostro Paese, come
le elezioni, possono condizionare la scelta. Anche Expo, insomma, nel suo piccolo,
può avere un ruolo nelle battaglie politiche
interne dei singoli stati. Questo vale in Turchia e in India, ad esempio. L’Argentina, invece, intende partecipare ma solo a patto
che sia Expo a costruire il padiglione dedicato. In generale, avendo ormai assegnato
oltre il 98% delle aree, non si tratta più di
una questione di numero dei partecipanti,
ma solo di tempi. Questo è il momento
di costruire. E di comunicare. Anche per
questa ragione è stata importante la visita al presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano.
Perché?
Noi, come è ovvio, possiamo e dobbiamo fare comunicazione, ma ci aspettiamo
e abbiamo bisogno che anche a livello istituzionale, come tra l’altro espresso anche
da Napolitano, ci sia la volontà di comunicare l’essenza di Expo.
La Russia e le controversie internazionali che ruotano intorno alla vicenda
ucraina avranno qualche ripercussione
sulla costruzione del padiglione del Paese?
Non per quello russo, però potrebbero
sorgere dei problemi rispetto alla costruzione del Padiglione ucraino, anche se non
abbiamo ancora segnali in tal senso.
IL SONDAGGIO DI DS DOLCISALATI&CONSUMI
EXPO 2015: UN’OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE DEL SETTORE AGROALIMENTARE?
Proprio in vista del grande appuntamento di Expo 2015, DS
DolciSalati&Consumi ha proposto ai suoi lettori un sondaggio,
per conoscere le opinioni dei protagonisti del settore, l’eventuale partecipazione all’evento e i nodi ancora critici.
Al sondaggio hanno riposto 240 operatori del settore food. I
risultati, piuttosto univoci, mostrano senza dubbio le aspettative degli operatori del mercato, anche dei più scettici, ma allo
stesso tempo evidenziano ancora poca chiarezza circa costi e
modalità di partecipazione. In tema di doppio padiglione per
le imprese italiane, come si può vedere, il giudizio espresso
non è unanime. Il timore, sia in questo caso che rispetto alla
questione della presenza dei consorzi di tutela, è quello di una
frammentazione eccessiva della presenza italiana.
Pesa, sicuramente, in questo giudizio, l’esperienza delle fiere
in scena all’estero, dove in genere l’Italia riesce, meno di altri paesi, a costruire una partecipazione organica e di forte
impatto.
“La presenza frammentata, in due o più aree, rischia di
rendere poco visibile la presenza italiana, soprattutto nei
confronti di altre collettive (Francia, Germania, etc.), che si
presenteranno in pompa magna”, commenta uno dei partecipanti all’indagine.
Qualche preoccupazione anche in merito alle inchieste che
in queste settimane hanno coinvolto Expo 2015 e ai tempi
di realizzazione. “Siamo in Italia. Sarei inquieto se tutto fosse
stato regolare e lineare”, è uno dei commenti. Infine, sembra
A vostro avviso, c’è chiarezza
sui contenuti di Expo 2015?
SI
1
88,46%
NO
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
26,67%
STAND PROPRIO
6,67%
20
30
40
50
60
70
80
90
5
20,00%
0
10
20
30
50
60
70
80
90
7
10
20
30
40
50
60
70
E’ preoccupato per i presunti ritardi e le
inchieste che ruotano intorno ad Expo?
SI
30
40
50
60
54,17%
0
70
10
80
20
30
40
50
60
70
80
90
90
100
90
100
6
0,00%
11,54%
88,46%
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
A suo avviso, come dovrebbero
presentarsi i consorzi di tutela di Dop e Igp?
8
100
68,00%
32,00%
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Cosa pensa degli spazi
concessi a Eataly e Slow Food?
Saranno un’ottima
vetrina per il made
in Italy
32,00%
20
80
9
68,00%
NO
4
C’è stata una adeguata comunicazione sulle modalità di partecipazione?
Ciascuno in modo
distinto per rimarcare
le proprie peculiarità
58,33%
0
100
Insieme per
accrescere la visibilità
41,67%
Rischia di
frammentare
la presenza italiana
90
100
Cosa pensate della possibilità di dedicare
all’agroalimentare italiano due diversi padiglioni?
E’ una buona
soluzione
80
37,50%
0
40
70
No, siamo ancora
in attesa di
informazioni chiare
40,00%
Per nulla
60
8,33%
Si, ma sono arrivate in
maniera poco organica
28,00%
Poco
50
Come giudicate i costi per la partecipazione a Expo?
Si, le comunicazioni
sono state puntuali
12,00%
Abbastanza
40
100
A vostro avviso l’Expo così concepita valorizza
davvero l’agroalimentare italiano?
Molto
30
NON ANCORA
PERFETTAMENTE
DEFINITI
66,67%
10
20
TOPPO ALTI
INIZIATIVE COLLEG.
0
10
PROPORZIONATI
ALLA VISIBILITA’
6,67%
ALTRO
42,31%
0
3
CLUSTER
10
2
57,69%
NO
In che modo?
0
La vostra azienda o consorzio
intende partecipare a Expo?
SI
11,54%
0
poco apprezzata la scelta di affidare a Eataly e Slow Food
spazi consistenti dell’esposizione universale. Commenta, in
merito, uno dei partecipanti al sondaggio: “Rappresentano
entità ed interessi di parte; mentre le istituzioni che rappresentano il made in Italy alimentare devono avere un solo
(massimo due) grandi spazi di riferimento e visibilità, all’interno dei quali inserire i prodotti (con un ricarico minimo per i
singoli soggetti o consorzi)”.
10
12,50%
Sono eccessivi
rispetto allo spazio
dedicato all’intera
filiera italiana
87,50%
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
25
FOCUS ON
Maggio 2014
Il labirinto burocratico:
un ostacolo per le imprese
Contratti da stilare, documenti da firmare, moduli da compilare: per il 40% delle piccole e medie industrie sono inutili
formalità. Che comportano un notevole dispendio economico e una rilevante perdita di tempo.
L’ultima grande manifestazione contro burocrazia e fisco risale allo scorso 18 febbraio. Organizzata dalle cinque associazioni che compongono Rete Imprese Italia
(Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e
Confesercenti), ha raccolto in piazza del Popolo a Roma
più di 50mila partecipanti, tra imprenditori, artigiani e
commercianti provenienti da tutto il Paese. Obiettivo
principale: esprimere il profondo disagio dovuto alle
condizioni sempre più difficili in cui le aziende sono costrette a operare e, soprattutto, chiedere al governo interventi concreti per il rilancio dell’imprenditoria.
Priorità assolute, secondo il presidente e portavoce
Marco Venturi, sono la riduzione della pressione fiscale
(che ha raggiunto il livello record del 54%) e, non meno
importante, la sburocratizzazione (ogni anno, alle piccole e medie imprese, la burocrazia costa 30 miliardi di
euro).
Da parte sua, il nuovo presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, ha sempre sostenuto la necessità di semplificare
e alleggerire il carico burocratico, ma questa rimane,
senza ombra di dubbio, una battaglia difficile. Il comunicato stampa diffuso il 12 marzo dal consiglio dei ministri, elenca alcuni provvedimenti a favore delle aziende,
come la riduzione dei costi Inail, la diminuzione del 10%
dell’Irap e agevolazioni del 10% sul costo dell’energia.
Ma a livello burocratico, per ora, gli unici punti affrontati
sono la smaterializzazione del Durc (Documento unico
di regolarità contributiva) e la semplificazione della contrattualistica per i rapporti di lavoro.
Una ricerca relativa al condizionamento che la burocrazia esercita sulle piccole e medie imprese in Italia è
stata commissionata a Ipsos Public Affairs (società specializzata in sondaggi) proprio dal Cna. Pubblicata nel
mese di dicembre 2013, offre interessanti spunti sull’argomento.
La rilevazione dei dati è avvenuta nel periodo tra l’8 e
il 29 ottobre 2013. E’ stato interpellato telefonicamente
un campione di 200 persone, tra lavoratori autonomi e
imprenditori della Pmi (aziende fino a 50 dipendenti. Ma
la maggior parte delle realtà contattate, il 40%, conta
un massimo di due addetti). Il campione è composto da
attività nel settore manifattura/produzione (67%) e nei
servizi (33%).
Dal sondaggio emerge che la principale conseguenza negativa che la burocrazia produce è la perdita di
tempo (42%). Le pratiche burocratiche, lunghe e farraginose, sottraggono infatti al titolare una media di 45
giorni l’anno, che si somma alla media di 28 giorni l’anno
per i dipendenti. Questo aspetto, a detta degli operatori,
provoca un ulteriore e grave effetto; quello di limitare
la capacità di innovazione e crescita delle attività. L’area
burocratica più complessa risulta essere il fisco (64%),
seguono poi le pratiche relative a sicurezza/ambiente e
infine, paradossalmente, quelle legate al lavoro vero e
proprio. Oltretutto, queste ultime, sono ritenute di chiara utilità, mentre le pratiche legate a fisco e ambiente/
sicurezza (in primis) vengono maggiormente percepite
come inutili formalità.
Oltre al tempo sottratto al lavoro, un altro elemento
che le aziende considerano inaccettabile sono gli oneri
da sostenere a causa della burocrazia. E ci si riferisce
non solo ai costi delle pratiche in sé (che nel 32% dei
casi appaiono attribuiti indebitamente all’impresa), ma
anche alle spese legate all’esigenza, quasi obbligata, di
affidarsi a professionisti esterni che se ne occupino (il
98% degli imprenditori si avvale, almeno in parte, di un
supporto a pagamento).
Questi dati bastano a dimostrare come, per le aziende,
la burocrazia rappresenti un motivo di preoccupazione,
un antagonista che sottrae tempo prezioso a imprenditori e dipendenti, consuma i fatturati, ostacola gli investimenti e, limitando innovazione e progresso, riduce la
competitività delle imprese italiane nel mercato globale.
Irene Galimberti
SPESE ADDIZIONALI
IL PESO DELLA BUROCRAZIA
Completamente in disaccordo (voti 1-3)
Abbastanza in disaccordo (voti 4-5)
Abbastanza d’accordo (voti 6-7)
Completamente d’accordo (voti 8-9)
Negli ultimi anni ci sono meno
adempimenti burocratici
La maggior parte degli oneri burocratici
sono utili per il controllo dell’attività
Gli adempimenti burocratici sono oggi
più semplici perchè automatizzati
1
2
3
89
69
28
22
9
-38
24
25
11
-28
41
40
20 7 -78
PROBLEMATICITÀ
Il campione indica l’aspetto più problematico tra quelli elencati
ASPETTO PIÙ PROBLEMATICO IN ASSOLUTO
%
26
Totale citazioni
Quanto le aziende si affidano a un supporto esterno
(a pagamento) per l’adempimento delle pratiche burocratiche
Prima citazione
Impatto negativo sull’attività
perchè richiede tempo
Imprenditore
56+ anni: 18%
25
19
Il numero delle informazioni richiesto
è eccessivo
17
Complessità degli
adempimenti/difficoltà a comprenderli
15
Stessa informazione
più volte
9
14
La complessità espone l’impresa
ad un alto rischio di errore e a sanzioni
9
14
Grande difficoltà a trovare
le informazioni richieste
8
11
Sono
un costo
4
Contratti di appalto: 30%; lavorano in
cantiere 25%; fatturato <250.000 euro: 24%
19
Imprese
nei servizi: 21%
16
8
%
Sì, completamente
2
21
No
Sì, in parte
5
34
98%
95%
Contratti di appalto: 23%
fatturato >250.000 euro: 20%
77
Fino a 2 addetti: 17%;
fatturato < 250.000 euro: 16%
Imprenditore 56+ anni: 17%;
fatturato <250.000 euro: 12%
3-9 addetti: 16%;
fatturato >250.000 euro: 12%
Limite alle possibilità
di innovare/crescere
3 7
Adempimenti
fiscali
4 5
Lavorano
in cantiere: 17%
Interfacciarsi
con gli enti
3 5
Lavorano
in un cantiere: 17%
Continui cambiamenti
della normativa/leggi
34
Base totale rispondenti (200)
RICORSO AL SUPPORTO ESTERNO
PER L’ASSOLVIMENTO DELLE PRATICHE
BUROCRATICHE NELL’AREA...
4% NON SA/NON RISPONDE
Totale pratiche
27
29
44
10+ addetti:
9%
61
Fisco
79% di
imprenditori
la indicano
come area
più gravosa
Fonte: Ipsos
25
73%
Ambiente e sicurezza
3% NESSUNO
22
53
Lavoro
78%
Base totale rispondenti (200)
%
Accordo-disacordo
Il campione intervistato ha assegnato un voto per esprimere
l’accordo/disaccordo relativo a tre affermazioni
Maggio 2014
CALLIPO GELATERIA
www.gelateriacallipo.com
Nome prodotto
I Cuori Liquidi.
Breve descrizione prodotto
I Cuori Liquidi nascono dall’idea di custodire il
segreto di un concentrato fluido dal gusto intenso (di crema o di frutta) all’interno del gelato.
Capace di mantenere questa sua particolarità
anche appena tolto dal freezer. Sono disponibili
due versioni: Tiramisù con cuore al caffè e Yogurt con cuore alla fragola.
Ingredienti principali
Gelato al tiramisù con vino Marsala fine Doc,
cuore al caffè decorato con cacao magro in
polvere.
Gelato al gusto yogurt con cuore alla fragola
decorato con granella di meringa.
Peso medio/pezzature
80 gr.
Caratteristiche
Prodotto senza glutine.
Shelf life
24 mesi.
FREDDI DOLCIARIA
www.freddi.it
HOLDING DOLCIARIA ITALIANA
www.sorini.it
AZIENDE DOLCIARIE RIUNITE - LA SASSELLESE
www.sassellese.it
Nome prodotto
La Gioia.
Breve descrizione prodotto
Torta 150 g a 4 strati. Disponibile nei gusti cioccolato, nocciola italiana, tiramisù, stracciatella e
mandarino.
Ingredienti principali
Farina, zucchero, uova, latte fresco, cioccolato e
nocciole italiane.
Peso medio/pezzature
150 gr cadauna in un pratico display da 16 unità.
Caratteristiche
Una torta in un piccolo formato, che risponde
alle esigenze dei nuclei famigliari ridotti.
Shelf life
9 mesi dalla data di produzione.
Nome prodotto
Praline di cioccolato al latte - Blanco.
Breve descrizione prodotto
Busta di praline di cioccolato al latte, con ripieno
di crema al latte e cereali. Della nuova linea di
cioccolatini monofiocco, fanno parte anche altri
due prodotti: Scacco Matto con crema nocciole
e cereali; Gran Mousse, con crema di nocciole
e nocciola intera.
Ingredienti principali
Cioccolato al latte. Crema al latte e cereali.
Peso medio/pezzature
Buste da 250 gr.
GRANBON
www.granbon.it
ICA FOODS
www.icafoods.it
Nome prodotto
Amaretti Morbidi di Sassello.
Breve descrizione prodotto
Prodotto dolciario da forno, totalmente senza
conservanti, realizzato secondo la ricetta più
tradizionale. Contiene mandorle, armelline
(parte interna del nocciolo dell’albicocca), albume d’uovo e zucchero. La selezione accurata
degli ingredienti garantisce la qualità e la fragranza del prodotto, ma anche durabilità. Il delicato processo di produzione consiste in tre fasi:
la fase cosiddetta di “arrotolamento” (con cui
l’impasto viene disposto sulle teglia di cottura
in piccole porzioni), quella di cottura e quella
di incarto. In questo modo si ottiene il tradizionale “pasticcino” dalla forma rotonda e un
po’ schiacciata, dal cuore morbido, profumato
e dal caratteristico sapore delicatamente amarognolo.
Ingredienti principali
Zucchero, mandorle di albicocca (48%), mandorle (2%), albume d’uovo.
Peso medio/pezzature
Peso singolo 20 gr circa.
Caratteristiche
Prodotto “senza glutine” e conforme a Decreto
22.07.2005 ministero Attività produttive disciplina della produzione e vendita di taluni prodotti dolciari da forno – art.6 amaretti morbidi.
Shelf life
8 mesi.
DAL COLLE
www.dalcolle.com
28
Nome prodotto
Croissant salato ai cereali.
Breve descrizione prodotto
Prodotto da forno a lievitazione naturale, con
farina ai cereali e semi.
Ingredienti principali
Farina di grano tenero tipo ‘0’ (40%), margarina
vegetale (oli e grassi vegetali da palma, cocco,
palmisto, soia, colza e girasole in proporzione variabile), acqua, sale. Emulsionanti: lecitine
(da soia) mono- e digliceridi degli acidi grassi.
Correttore di acidità: acido citrico. Aromi, uova,
acqua, zucchero, burro, lievito madre (2,3%),
sciroppo di glucosio. Emulsionante: mono- e
digliceridi degli acidi grassi, tuorlo d’uova, farina
di segale tipo ‘0’ (0,7%), semi di lino (0,3%), semi
di girasole (0,3%), fiocchi di frumento tenero (0,3%), farina di malto di frumento tenero
(0,2%), sale iodato 0,81% (sale marino essiccato,
potassio iodato 0,0051% - 24÷42 ppm di iodio,
E536). Latte scremato in polvere, sale, aromi.
Conservante: acido sorbico.
Peso medio/pezzature
240 gr (6 pz x 40 gr).
Caratteristiche
Caratteristiche chimico-fisiche al confezionamento: Umidità 18 ± 2.0; Ph 5.5 ± 0.5; Attività
dell’acqua: max. 85 %.
Caratteristiche microbiologiche al confezionamento: Carica batterica totale max. 5000 ufc/g;
Muffe e lieviti Max. 1000 ufc/g; Enterobatteri
<100 ufc/g; E.Coli assenti; Salmonella spp assente in 25 g; L.Monocytogenes assente in 25 g;
S.Aureus <10 ufc/g.
Shelf life
180 gg al confezionamento.
Nome prodotto
Ali di Pane all’olio extra vergine d’oliva.
Breve descrizione prodotto
Sottili sfoglie gustose e croccanti. Ideali come
snack o per l’aperitivo.
Ingredienti principali
Farina di frumento, olio di oliva 10%, olio extra
vergine di oliva 7%, lievito di birra, sale, estratto
di lievito, destrosio.
Peso medio/pezzature
100 gr.
Shelf life
300 gg dalla data di produzione.
GRISSIN BON
www.grissinbon.it
Nome prodotto
Grissini Fagolosi Classici.
Breve descrizione del prodotto
Nuove e pratiche porzioni contenenti 4 Fagolosi per gustare i Fagolosi Classici in ogni momento.
Ingredienti principali
Farina di grano tenero tipo 0, crema di lievito,
olio di palma, strutto, Presal sale iodato (sale,
iodato di potassio 0,007%) 3%, olio extra vergine di oliva, estratto di malto d’orzo, farina di
frumento maltato.
Peso medio/pezzature
5 confezioni da 480 gr.
Shelf life
240 gg.
Nome prodotto
Crik Crok Gold&Blue
Breve descrizione prodotto
Le uniche patatine sul mercato con un fantastico mix di chips dorate e blue. Le chips blue
sono ottenute con una qualità particolare di patate, provenienti dalla Francia, che in natura presenta naturalmente la colorazione blue. Questo
tipo di patata è ricca di antiossidanti, utili nella
prevenzione del cancro e dell’invecchiamento.
Peso medio/pezzature
150 gr.
MOLINO ROSSETTO
www.molinorossetto.com
LA MOLE
www.la-mole.com
Nome prodotto
Mini Sfornatini.
Breve descrizione prodotto
La fragranza dell’originale bastoncino di pane,
nella versione snack. Una nuova linea di mini
grissini, leggeri e sfiziosi, dal gusto vivo e saporito. Ottimi da stuzzicare da soli e perfetti per
l’aperitivo o per arricchire la tavola di bontà. In 7
gusti: olio di oliva, aglio, pizza, pepe e olio di oliva,
sesamo, olive, rosmarino.
Peso medio/pezzature
100 gr.
Shelf life
12 mesi.
Nome prodotto
Mix “Farina” Mille Usi senza glutine.
Breve descrizione prodotto
Adatto alla realizzazione di qualsiasi tipo di prodotto da forno, dai salati come pane e pizza, ai
dolci come le torte. Pensato per offrire al target
dei celiaci nuove opportunità in cucina, ma anche per chi vuole preparare sia pane che pizza
senza glutine, senza rinunciare né alla qualità
della materia prima né alla certezza del risultato.
La confezione è arricchita con tre ricette (pane,
pizza e torta), con indicazione ingredienti freschi
da aggiungere e con le informazioni nutrizionali
relative a 100 gr di prodotto.
Ingredienti principali
Farina di riso, fecola di patate, zucchero, fibra di
Psyllium, addensanti, sale, emulsionante.
Peso medio
500 gr.
Shelf life
13-18 mesi.
SCHEDE PRODOTTO
MAINA PANETTONI
www.mainapanettoni.com
Nome prodotto
Colomba La Golosona Stracciatella.
Breve descrizione prodotto
Prodotto dolciario da forno a lievitazione naturale. Colomba senza scorze d’agrumi candite,
ricoperta di cioccolato fondente e granella di
cioccolato bianco, farcita con delicata crema fior
di latte e gocce di cioccolato fondente. Un classico della tradizione italiana, presentato in una
confezione dal design moderno e di grande
impatto sul punto vendita.
Ingredienti principali
Farina di grano tenero tipo “0”. Crema Fior di
Latte 15% (sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero, acqua, grassi vegetali, panna, burro, alcool,
latte scremato in polvere 3% corrispondente
allo 0,45% del totale ingredienti. Addensanti:
pectina. Conservanti: sorbato di potassio. Aromi. Coloranti: E171). Cioccolato 11,3% (pasta di
cacao, zucchero, burro di cacao, burro. Emulsionanti: lecitina di soia). Uova fresche, zucchero,
gocce di cioccolato 7,4% (zucchero, pasta di cacao, burro di cacao. Emulsionanti: lecitina di soia,
vanillina. Burro. Scagliette di cioccolato bianco
5,4% (zucchero, latte intero in polvere, burro
di cacao. Emulsionanti: lecitina di soia, vanillina).
Latte fresco intero pastorizzato. Lievito naturale
(contiene frumento). Emulsionanti: Mono-digliceridi degli acidi grassi (di origine vegetale). Sale.
Fruttosio. Burro di cacao. Aromi. Può contenere
tracce di frutta a guscio.
Peso medio/pezzature
750 gr.
POLENGHI GROUP
www.polenghigroup.it
Nome prodotto
Sorbetto all’italiana con
Limone di Sicilia.
Breve descrizione prodotto
I Sorbetti all’Italiana sono
frutto dell’esperienza
degli specialisti Giancarlo Polenghi, che selezionano i migliori ingredienti per prodotti di alta
qualità. La ricetta classica del sorbetto, grazie
ai suoi sapori e profumi prettamente mediterranei, rappresenta un’idea dissetante, un
dessert semplice e raffinato. Perfetto a conclusione di un pasto, soprattutto se a base di
pesce, o come gradevole intermezzo tra una
pietanza e l’altra, o ancora per la merenda,
accompagnato da ottima frutta fresca.
Ingredienti principali
Acqua, zucchero, succo di limone, grassi vegetali.
Peso medio/pezzature
80 gr; 500 gr; 750 gr.
Caratteristiche
Si può gustare al naturale come digestivo,
servito ben fresco, con la frutta a pezzi o
frullata come dessert, con la vodka o altri
liquori a fine pasto.
Shelf life
3 mesi.
NUTKAO
www.nutkao.com
Nome prodotto
Vaso fantasia di cacao bicolore.
Breve descrizione prodotto
Crema spalmabile bicolore. La crema di cacao
e nocciola è abbinata a una crema al latte, senza cacao, conferendo al prodotto un contrasto
cromatico e di sapori.
Ingredienti principali
Zucchero, nocciole, latte.
Peso medio/pezzature
400 gr.
Shelf life
18 mesi.
PASTIGLIE LEONE
www.pastiglieleone.com
Nome prodotto
Caramelle senza zuccheri
con stevia al Mirtillo.
Breve descrizione prodotto
Caramelle senza zuccheri,
100% naturali, senza glutine
e realizzati unicamente con edulcoranti di origine naturale. La stevia, infatti, è un dolcificante
senza calorie, completamente naturale, estratto
dalle foglie dell’omonima pianta originaria del
Sud America.
Ingredienti principali
Edulcoranti: isomalt, glicosidi steviolici. Aromi naturali. Coloranti naturali.
Peso medio/pezzature
30 gr.
Shelf life
24 mesi.
SAN CARLO
www.sancarlo.it
Nome prodotto
Più Gusto Fior di
Senape.
Breve descrizione prodotto
Le nuove patatine “Più Gusto Fior di Senape”
sono una grande novità: un gusto raffinato e intrigante, in cui la senape si fonde con un intenso
profumo di arancia.
Ingredienti principali
Patate, sale iodato, oli vegetali, aromi.
Peso medio/pezzature
Confezioni da 150gr.
Caratteristiche
Una nuova ricetta che arricchisce una linea di
successo. Fanno già parte della linea “Più Gusto”
le seguenti ricette: “Più Gusto Vivace”, “Più Gusto Pomodorini di Stagione”, “Più Gusto Lime
e Pepe Rosa”.
Shelf life
150gg.
SOCADO
www.socado.com
Nome prodotto
Praline Assortite.
Breve descrizione prodotto
Le Praline Assortite Socado sono una speciale
e variegata selezione di praline di cioccolato al
latte e fondente con diversi ripieni, un prodotto
perfetto per chi ama provare tanti gusti diversi.
Assortite in tutte le forme disponibili nella gamma Socado, dai Momenti ai Piaceri alle Delizie.
Il packaging sottolinea l’alta qualità e valorizza la
produzione Made in Italy.
Ingredienti principali
Zucchero, grassi vegetali, pasta di cacao, burro
di cacao, latte intero in polvere, nocciole, latte
scremato in polvere, siero di latte in polvere,
cereali, cacao magro in polvere, caffè, aromi.
Emulsionante: lecitina di soia.
Peso medio/pezzature
Buste autoportanti da 300 gr e 1000 gr e buste
classiche da 200 gr, 500 gr e 1000gr.
Conservazione
Da conservarsi a temperatura non superiore
ai 16°C.
Shelf life
730 gg dalla data di produzione.
GRUPPO MONDELĒZ - ITALIA
www.mondelezinternational.it
Nome prodotto
Fonzies Choco.
Breve descrizione prodotto
I famosi Fonzies, ricoperti da goloso cioccolato
al latte.
Ingredienti principali
Cioccolato al latte 56.6%, semola di mais 20.6%,
fiocchi di caramello, formaggio fuso in polvere.
Peso medio/pezzature
Confezione monodose e per il consumo on
the go da 35gr.
Busta da 80 gr che consente anche il consumo
in più fasi grazie allo sticker salva freschezza.
Caratteristiche
Una combinazione inedita di dolce e salato.
Non a caso il claim del prodotto è “Il cioccolato
dove meno te lo aspetti”. La monoporzione lo
rende un comodo snack da portare con sé.
Shelf life
9 mesi.
RISPO ALIMENTI SURGELATI
www.risposurgelati.it
RICOLA - DIVITA
www.ricola.it
Nome prodotto
Gatò di patate.
Breve descrizione prodotto
Tortino prontoforno, a base di patate farcito
con salumi e formaggi, surgelato.
Ingredienti principali
Acqua, fiocchi di patate, provolone, prosciutto
cotto, salame tipo napoli, scamorza affumicata,
grana padano Dop, pane grattugiato, sale, prezzemolo e pepe.
Peso medio/pezzature
300 gr.
Caratteristiche
Prodotto versatile e di rapida preparazione,
pronto in forno in pochissimi minuti. Grazie alla
bontà dei diversi ingredienti, sapientemente
amalgamati, rappresenta la soluzione ideale per
accompagnare, se tagliato a tocchetti, cocktail
di apertura buffet, la degustazione di aperitivi
al bar o al pub ovvero per essere consumato
come cena pratica e veloce in compagnia.
Shelf life
15 mesi.
Nome prodotto
Ricola Miele Millefiori ed Erbe.
Breve descrizione prodotto
Un nuovo gusto per Ricola, dedicato agli amanti
del miele. La miscela delle 13 erbe svizzere Ricola si fonde con la delicatezza e i benefici del
miele millefiori.
Ingredienti principali
Miele Millefiori e 13 erbe di montagna (Pimpinella, Veronica, Malva, Menta, Millefoglio, Salvia,
Altea, Marrubio, Alchemilla, Piantaggine, Sambuco, Primula e Timo).
Peso medio/pezzature
70 grammi di caramelle, singolarmente incartate.
Caratteristiche
Busta in carta, flow pack, dotata di euro hole.
Shelf life
24 mesi.
29
Maggio 2014
ACF
www.acfsrl.com
CAVANNA PACKAGING GROUP
www.cavanna.com
Nome Prodotto
iMixer.
Breve descrizione prodotto
Le nuove Centraline iMixer rappresentano una rivoluzione nel campo degli apparati di dosaggio e miscelazione dell’acqua. Grazie all’adozione di tecnologie
rivoluzionarie, di esclusiva proprietà di ACF, si sono
raggiunti alti livelli di prestazione, rendimento e affidabilità.
Punti di forza del prodotto
Grazie alla realizzazione del controllo pulsato di terza
generazione CP³, in grado di raggiungere la temperatura impostata in tempi ridottissimi, si sono azzerati
gli sprechi di acqua.
Anche la precisione del dosaggio ha raggiunto la massima efficienza grazie all’AWM “Adjusting Water Miter”, che permette una taratura perfetta del sistema
di conteggio volumetrico (conta litri) per mezzo di un
sofisticato algoritmo matematico, e grazie al compensatore termo volumetrico VTP, che rende precisissimi
tutti gli scarichi in tutte le temperature impostate.
Anche in materia di affidabilità la nuova serie di
centraline si distingue grazie all’introduzione di due
esclusive funzioni: GDS “Global Diagnostic System” e
Service. La funzione GDS effettua un costante monitoraggio di tutti i parametri e di tutte le funzioni vitali dell’intero impianto, stabilendo con largo
anticipo il degrado e/o l’usura di ogni singolo componente. Tutto questo consente all’operatore
di pianificare la manutenzione prima che si manifestino rotture. La funzione Service analizza costantemente il livello di intensità con il quale viene utilizzato realmente l’impianto ed è in grado di
determinare gli intervalli entro i quali programmare le manutenzioni ordinarie.
Nome prodotto
Confezionatrice Orizzontale Slim/Twin Slim.
Tipologia di prodotto a cui è destinata la tecnologia
Confezionamento orizzontale di prodotti food (come cioccolato, barrette e biscotti), non food e farmaceutici.
Punti di forza del prodotto
La caratteristica principale di questa confezionatrice è quella di essere molto compatta, il corpo macchina è infatti lungo solo 2 metri e largo 1 metro. Inoltre, si possono abbinare due macchine in parallelo
(Twin Slim), con un solo fronte operatore a un interasse di soli 400 mm, mantenendo quasi invariati
gli ingombri. Nel progetto è stata posta particolare attenzione all’accessibilità in entrambe le versioni.
Specifiche tecniche
Telaio in lamiera di acciaio, verniciata e con quadro
elettrico integrato nella parte superiore del telaio.
Superfici esterne arrotondate, uso di bulloni e viti ridotto al minimo.
Costruzione e progettazione igienica.
Distanza minima da terra di 250 mm per una facile
pulizia.
E’ composta da due piastre verticali in acciaio, di cui
una sostiene le parti principali della confezionatrice (alimentazione, rotanti, crimper, uscita)
e l’altra il portabobine.
É facilmente integrabile con le isole “robotizzate” sia come incarto primario che
secondario.
E’ indicata per prodotti di dimensioni contenute.
Si può abbinare alle alimentazioni, allo stream e a
ogni caricatore appartenente alla gamma Cavanna.
DANSENSOR
www.dansensor.it
Nome prodotto
Kit Macaron.
Tipologia di prodotto
Una linea completa di preparati in polvere per la realizzazione di gusci di macaron, creata con colori di origine naturale,
studiata e messa a punto per preparare
Macaron di assoluta qualità. Disponibile
nelle varianti di colore giallo, neutro, rosso,
verde, viola.
Punti di forza del prodotto
Facili da preparare, con una vasta gamma
di colori tutti di origine naturale. Solo farina di mandorla, senza grassi vegetali aggiunti come da ricetta originale. Tutto perfettamente bilanciato per realizzare il miglior pasticcino
francese.
Specifiche tecniche
Confezione: ogni kit si compone di 1 sacchetto da 1,92 kg di Montante Base Neutro e 3 sacchetti
da 1,24 kg di Macaron Base del colore scelto.
Nome prodotto
MAP Check 3 Vacuum.
Tipologia di prodotto a cui è destinata
Dalla carne al pollame, dal pesce ai prodotti da forno.
Punti di forza del prodotto
Analizzatore di gas in linea per il confezionamento in Atmosfera Modificata (ATM).
MAP Check 3 Vacuum permette di velocizzare l’attività di confezionamento e del
controllo qualità.
Misurando la composizione di gas in continuo, ogni confezione sarà accuratamente controllata, il
tutto a vantaggio del consumatore finale. Le analisi avvengono in modo automatico, perciò il confezionamento in linea si svolge più velocemente rispetto alle analisi manuali, senza che la qualità del
prodotto venga compromessa, anzi, con maggiore efficienza. Infatti, se si verifica un problema relativamente al contenuto di gas, il sistema lo rende immediatamente noto all’operatore, senza perdite
di tempo. E se i limiti prestabiliti sono superati, l’analizzatore arresta la confezionatrice, evitando
anche eventuali sprechi di prodotto.
Specifiche tecniche
Peso: da 8.5 a 11.15 Kg (a seconda del modello)
Dimensioni: 192 x 230 x 375 mm (HxLxL)
Alimentazione: 103-132 / 207-264 Vac (Auto impostazione) 47-63 Hz
Configurazioni disponibili:
• Analisi O2 (sensore allo zirconio), standard su tutti i modelli
• Analisi CO2 (sensore infrarossi a doppio raggio), a seconda del modello
Tempo di riscaldamento: 10 minuti
DEBIC
www.debic.com/it
30
Nome prodotto
Parfait Debic.
Tipologia di prodotto a cui è destinato l’ingrediente
Base per dessert pronta all’uso, ideale per realizzare in modo pratico e
veloce un gran numero di creazioni, come l’autentico parfait, mousse e
semifreddi.
Punti di forza del prodotto
Struttura morbida e cremosa. Senza grassi vegetali idrogenati, si presta
all’aggiunta di molteplici ingredienti, alcol incluso.
Si monta come una panna, non necessita di una macchina da gelato.
Pronta in sole 4 fasi: montare fino al raggiungimento del livello desiderato,
aggiungere aromi o ingredienti, porzionare e riporre in frigorifero.
Specifiche tecniche:
Formato: 1 L
Tipo di imballaggio: bottiglia richiudibile
Temperatura di conservazione: max +7°C
Durata: 100 giorni
Durata confezione aperta: 4 giorni, in frigorifero
Valori nutrizionali medi per 100 g: 1509 Kj, 361 Kcal, Proteine 2,6 g, Carboidrati 19 g, Grassi 30,5 g.
MEC3
www.mec3.it
FUGAR PRODUZIONE
www.fugar.it
Basi per gelato
con latte in polvere 100% italiano
La già vasta gamma di basi per gelato Fugar arricchite con proteine del latte, realizzate unicamente con materie prime nobili e con accurati processi
produttivi, vanta un ulteriore plus che le rende uniche del mercato: sono
realizzate con latte in polvere 100% italiano.
Prosegue, infatti, con grande successo la collaborazione con Inalpi, l’unica
azienda in Italia a produrre latte in polvere con solo latte italiano. Fugar non
solo distribuisce in esclusiva tale referenza, ma l’ha introdotta in tutte le basi:
un valore in più per i gelati e le produzioni dolciarie in cui verrà impiegato.
Ancora una volta, Fugar si contraddistingue per l’alta qualità dei suoi prodotti,
per la ricerca e l’utilizzo dei migliori ingredienti, per l’ottimo servizio di assistenza pre e post vendita.
UNIVERSAL PACK
www.universalpack.it
Nome prodotto
Budino in buste monodosi.
Tipologia di consumatori a cui è destinato il prodotto
Uso familiare.
Punti di forza del prodotto
Monodosi in astuccio compatto.
Specifiche tecniche
Linea di confezionamento bustine e astucciamento, completamente automatica,
interamente disegnata e costruita da Universal Pack, composta da: macchina imbustinatrice modello “Gamma”, gruppo di conteggio e stacco e macchina astucciatrice da astuccio pre-incollato modello “Delta”.
TECNOLOGIE & INGREDIENTI
ILPRA
www.ilpra.com
Nome prodotto
Con l’introduzione del nuovo modello FP
1485, Ilpra completa il rinnovamento
della gamma Foodpack (che conta la già affermata macchina
ter mosaldatr ice
FP 1460).
Punti di forza del prodotto
L’area di saldatura (fino a 850 mm) consente elevate produzioni, il design compatto (è lunga poco più di 3 metri) rende la
macchina perfettamente idonea a lavorare anche
in ambienti ridotti. Il nastro di carico è
stato progettato per consentire l’immediata integrazione della macchina in una linea completa.
Specifiche tecniche
Le principali movimentazioni (ganasce, gruppo di svolgimento e riavvolgimento film) sono azionate tramite motori brushless, con il risultato di ridurre notevolmente i consumi energetici e
aumentare la produttività della macchina. Il pannello di controllo touch screen a colori, integrato
con software di programmazione semplice e intuitivo, permette all’operatore di impostare o
monitorare i parametri della macchina con pochi semplici passi.
Igiene e manutenzione
Costruita in acciaio inox AISI 304 e alluminio anodizzato con classe di protezione IP 65. Perfettamente idonea per lavorare anche in ambienti aggressivi. Le protezioni a griglia e il quadro
elettrico alloggiato nella parte superiore della macchina sono alcuni importanti accorgimenti
realizzati per contrastare il ristagno di infiltrazioni e agenti corrosivi. Le protezioni possono
essere aperte su entrambi i lati per agevolare la manutenzione e l’ispezione delle macchine.
Personalizzazione
Questa termosaldatrice in linea automatica presenta un design e caratteristiche tecniche innovative, che rispettano sempre più le richieste della clientela. Inoltre, Ilpra propone numerosi
optional per adattare le macchine alle specifiche esigenze di produzione.
NOL-TEC EUROPE
www.nol-teceurope.com
Nome prodotto
Wonderbatch.
Tipologia di prodotto a cui è destinata la tecnologia
La tecnologia Wonderbatch, fornita
da Nol-Tec Europe, è il rivoluzionario concept di formulazione in linea
che offre una soluzione completa
per l’handling di materiale sfuso pulverulento nei settori industriali “light
duty” e permette di ottenere una
vasta gamma di ricette, ottimizzando
spazio e produzione.
Punti di forza del prodotto
Dosaggio direttamente da saccone;
monitoraggio automatico dell’intero
processo; eliminazione di contaminazioni; tracciabilità; riduzione dei
tempi di pulizia; bassa velocità di
trasporto; diminuzione dell’abrasione delle tubazioni e dei componenti; ridotta degradazione del
prodotto trasportato; trasporto di miscele con ridotta segregazione dei componenti; ripartenza del
trasporto con tubo pieno; ridotti consumi d’aria.
Specifiche tecniche
Parti a contatto in AISI 304 o acciaio al carbonio verniciato; elastomeri in lattice di qualità alimentare FDA; pannello di controllo (PLC E HMI); conforme alla direttiva Atex 94/9/CE zona 20/21 ÷
20/22; sistema di pesatura elettronica; esecuzione personalizzabile.
RATHGEB
www.rathgeb.it
Nome prodotto
Idrocolloidi (gomma
arabica, gomma guar,
gomma
adragante,
gomma xantana, gomma karaya, gomma
tara), mentolo, vanillina, miele in polvere.
Tipologia di prodotto
a cui è destinato l’ingrediente
Prodotti
completamente naturali e per
questa ragione applicabili in molteplici campi: alimentare, chimico, tessile, farmaceutico, cosmetico, ecc…
Punti di forza del prodotto
Agenti stabilizzanti, addensanti, emulsionanti, strutturanti, gelificanti, chiarificanti, viscosizzanti.
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