Siamo a Cibus - Padiglione 2 - Stand F 071 • Parma 5/8 maggio MIF © MARKET INDEX FOOD Dati relativi all’intero comparto food confezionato Mese di Marzo 2014 vs Marzo 2013 in collaborazione con TREND VENDITE A VALORE PRESSIONE PROMOZIONALE TREND VENDITE A VOLUME TREND% VENDITE IN VALORE DELLE PL -9,00% -10,17% 28,24% -1,88% *trend a prezzi costanti * PL = Private Label Che marzo fosse stato un mese negativo lo sapevamo. Ma i dati Iri sono, purtroppo, superiori alle aspettative. Se in febbraio le vendite a valore avevano tenuto, il mese successivo ha visto invece una riduzione dei consumi che si avvicina e addirittura supera, per le vendite a volume, la doppia cifra. Cresce la pressione promozionale, che si avvicina quasi al 30%. Un segnale inquietante che la dice lunga sulla “disperazione” del retail di fronte alla crisi che morde sempre di più. A confortare il dato, la notizia che quest’anno Pasqua è in aprile. Speriamo bene. L’INTERVISTA “Le regole sono uguali. Per tutti” Pugliese di nascita, milanese di adozione, Berardino Abbascià - 72 anni, consigliere di unione Confcommercio - ha ancora grinta da vendere. Con lui affrontiamo i grandi temi sul tappeto: dalla crisi, all’orario dei negozi, dal normal trade, alla Gd. Non manca poi un accenno, polemico, a Coldiretti e Coop. alle pagine 6 e 7 Editore: Edizioni Turbo Srl - Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) - Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39.0362.600616 - Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011 Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PRIMO PIANO Il paradosso dell’euro La parità di cambio tra lira e marco tedesco e i suoi effetti sull’economia italiana. Con un’attenzione particolare alle aziende del settore agroalimentare. Ne parliamo con Roberto Brazzale, presidente del gruppo Brazzale e membro dell’High level forum della Commissione Ue. alle pagine 22 e 23 ANNO 3 - NUMERO 3 - MAGGIO 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO L’EVENTO Un palcoscenico per il Made in Italy Dopo un lungo iter ha aperto i battenti, il 18 marzo a Milano, Eataly Smeraldo.Tre piani e quindici punti di ristoro per la nuova creatura di Oscar Farinetti. Nata sulle ceneri dello storico teatro. alle pagine 18 e 19 ATTUALITÀ FOCUS EXPORT #campolibero all’agroalimentare italiano Giappone: un business che cresce Il governo Renzi presenta un piano in 18 punti per il rilancio del settore. Semplificazione, lavoro e competitività le parole d’ordine. E non manca l’hashtag. alle pagine 16 e 17 alle pagine 12 e 13 DATI&MERCATI COVER STORY Cioccolato che passione I dati dell’istituto Iri. Un mercato da 384 milioni di euro. Che vede il suo core business nei supermercati del Nord. Quello al latte resta leader di settore. Exploit delle “specialità”, che segnano una crescita a doppia cifra. I dati Ice confermano il buon andamento per le esportazioni alimentari italiane nel mercato nipponico. Che crescono a valore del 27%. Anche grazie alle buone performance di pasta, prodotti dolciari e panificati. Il connubio perfetto tra modernità e tradizione È una storia di famiglia, capacità e dedizione, quella di Antica Dolceria Cremonese. Che grazie alla partnership con Lekkerland, sarà presente a Cibus con un’ampia gamma di prodotti. E tante novità. a pagina 11 a pagina 10 Maggio 2014 POLE POSITION Storie di ordinaria follia (burocratica) Angelo Frigerio Direttore Responsabile ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale RICCARDO COLLETTI Editore: Edizioni Turbo Srl Palazzo di Vetro Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362 600463/4/5/9 Fax. +39 0362 600616 e-mail. [email protected] Periodico mensile - Registrazione al Tribunale di Milano n. 18 del 12 gennaio 2011. Poste Italiane SpA Spedizione Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N° 46) Art. 1 Comma D.C.B. - Milano Stampa: Ingraph - Seregno (MB) Periodico mensile anno 3 - numero 3 maggio 2014 Una copia 1,00 euro Poste Italiane S.P.A. Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: Edizioni Turbo S.r.l. Responsabile dati: Riccardo Colletti 2 Questo numero è stato chiuso in redazione il 22 aprile 2014 Si fa un gran parlare, negli ultimi tempi, di burocrazia e dintorni. Di quanto ci costino le carte e le cartacce cui siamo costretti tutti, nessuno escluso, a fare i conti quando si tratta di pagare una multa, le tasse, aprire un conto corrente e chi più ne ha… Se ne parla molto ma non si fa nulla, o quasi, per eliminare questo moloch che assedia l’Italia e rischia di soffocarla. Per darvi un’idea di cosa significhi gestire i rapporti con i burocrati, ecco qualche esempio tratto dalla vita reale. Siamo in Brianza, terra operosa e ricca di imprenditori. Fra questi c’è il signor Redaelli (nome di fantasia) che, visto il buon andamento della sua “fabbrichetta”, vuole espandersi per coprire meglio il fabbisogno di prodotto, soprattutto dall’estero. Decide quindi di allargare il capannone, meglio di creare un’altra unità produttiva a fianco di quella già esistente. La trafila che ne segue la conosciamo tutti: acquisto del terreno, pratiche edilizie, approvazioni varie… Finalmente, dopo sette anni, (ripeto sette anni) il ‘sciur’ Redaelli riesce a strappare l’ultimo permesso al Comune. Chiama l’impresa edile raggiante: “Fra una settimana iniziamo i lavori”. Ma non ha fatto i conti con un particolare: la sua azienda confina con un parco. Chissenefrega, diranno i lettori. Invece no. Giunge infatti, due giorni prima di iniziare i lavori del nuovo capannone, la telefonata del presidente del parco: “Mi spiace signor Redaelli, lei non può iniziare adesso i lavori. Siamo in primavera e potrebbero disturbare la nidificazione del pettirosso”. L’imprenditore stupito se lo fa ripetere due volte. Non ci crede. Invece il presidente è proprio serio. Dopo il ‘vaffa’ di turno, al ‘sciur’ Redaelli non resta che andare in Comune, dove però allargano le braccia. Non si può fare nulla, lì comanda il presidente del parco. L’unica soluzione allora è rivolgersi al politico di turno per risolvere la situazione. Cosa che puntualmente avviene. Ma perché? Siamo nel laborioso Veneto. Qui vive un imprenditore che la crisi ha messo in ginocchio. La sua attività va a rotoli. E’ costretto a licenziare, a ridurre al minimo lo spazio dove lavorare, a comprare il materiale cash in quanto le banche non gli fanno più credito. Di più, arriva a malapena a fine mese. Per questo non paga l’affitto. Il padrone di casa, dopo varie insistenze, ricorre a vie legali. All’imprenditore arriva un’ingiunzione di pagamento: entro una certa data deve pagare 1.938 euro. Li raccimola piano piano, una mano gliela danno i parenti. Alla fine arriva giusto giusto alla somma. La versa in banca. Non tiene conto però che l’istituto richiede tre euro per il bonifico. La somma versata risulta dunque inferiore a quanto chiesto. Così arriva lo sfratto. Un provvedimento esecutivo per tre euro. Ma non si poteva chiamarlo e farsi dare i tre euro? Siamo nell’operoso Piemonte. Un imprenditore decide di “allungare” la sua fabbrica. Il terreno è area industriale ed è già di sua proprietà. Va in Comune ma scopre che, nel nuovo piano regolatore, laddove ha un impianto in funzione, passa una strada. Che, ironia della sorte, inizia in un prato e finisce in un altro. Inutile come un calzino con le infradito. La spiegazione della stranezza è semplice: “Il progettista ha utilizzato Google hearth per studiare la zona e non si è accorto dell’impianto”. Qualsiasi commento sull’architetto che lavora utilizzando Google Earth è superfluo… Ma andiamo avanti. Dal Comune fanno sapere che correggono l’errore. Però, in questi casi, si manda il nuovo Piano regolatore in Regione che ha tre anni per rivedere il tutto. Nel frattempo l’imprenditore rinvia il progetto. Quando quattro anni dopo lo riprende in mano, pensa che tutto sia risolto. Per nulla. La Regione non ha modificato il Piano regolatore. Occorre dunque radunare una Conferenza dei servizi, ovvero un tavolo dove ci sono: Regione, Comune, Asl, Vigili del fuoco e altri ancora. La variazione viene approvata ma per arrivare alla decisione finale ci sono voluti altri tre mesi. Insomma, quattro lunghi anni per colpa di una architetto… internauta. I tre esempi la dicono lunga di quanta strada si deve fare. Il nodo di tutto non è solo la semplificazione delle pratiche, ma quanto la burocrazia incida a livello occupazionale. Una macchina da guerra che occupa centinaia di migliaia di persone. Attaccate, con le unghie e con i denti, alla loro poltrona, piccola o grande che sia. Che hanno tutto l’interesse ad allungare i tempi, a trovare cavilli, a frapporre ostacoli di vario genere e tipo. Altrimenti sarebbero inutili. Totò diceva che al mondo esistono cose reali e cose supposte, ovvero ciò di cui si occupa la burocrazia. Ma se mettiamo da parte quelle reali, le supposte dove le mettiamo? [email protected] Maggio 2014 Sweets & Snacks Middle East Il Barilla center for food & nutrition diventa una fondazione Appuntamento dal 9 all’11 novembre 2014 con la fiera Sweets & Snacks Middle East, giunta ormai all’ottava edizione. La manifestazione avrà luogo a Dubai, all’interno dell’International Convention and Exhibition Centre, è organizzata da Koelnmesse in collaborazione con il Dubai World Trade Centre e modellata sul concept di ISM Colonia, fiera caposaldo del comparto dolciario. Sweets & Snacks Middle East rappresenta per il Medio Oriente l’evento trade di riferimento dedicato all’industria di dolci e snack, dall’ingredientistica al processing, fino ai prodotti finiti. Nel 2013 la kermesse ha visto la partecipa- zione di oltre 6.200 visitatori professionali di primo livello, e un numero di espositori in crescita del 50% rispetto all’edizione precedente: 178 fornitori, provenienti da 32 paesi, hanno presentato una vasta gamma di prodotti dolciari e snack, accanto a macchinari e materiali impiegati nella produzione e nel packaging. Nestlè: confermati i 180 esuberi per Perugina Nel 2014 l’Indonesia macinerà più cacao (+85%) Il Barilla center for food & nutrition (Bcfn) si trasforma in una fondazione. A gestirla sarà il nuovo cda composto da Carlo Petrini, presidente di Slow Food, Paolo de Castro, presidente Commissione agricoltura e sviluppo del Parlamento europeo, e Alberto Grando, prorettore per lo sviluppo dell’Università Bocconi. “Siamo fieri di avere ottenuto l’adesione di figure così autorevoli all’interno della nostra Fondazione – ha commentato il presidente Guido Barilla – Insieme a loro, e ai membri dell’advisory board, possiamo dare un ulteriore impulso alle azioni del Bcfn con l’obiettivo di individuare soluzioni concrete per il benessere futuro delle persone, della società e del pianeta”. Punto di partenza è il Protocollo di Milano: un accordo globale sull’alimentazione e la nutrizione che verrà sottoscritto a Expo Milano 2015. Confermati i 180 esuberi alla Perugina, “nella fase di curva bassa della produzione”. L’annuncio è ufficialmente arrivato lo scorso 16 aprile, presso Confindustria a Perugia, nel corso dell’incontro con i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria e la Rsu dello stabilimento di San Sisto (Pr). Come si legge in una nota, le organizzazioni sindacali hanno avanzato, “in linea con l’accordo precedente”, una proposta di internalizzazione di tutte le attività attualmente delegate da Nestlè a soggetti terzi, come possibile strumento per evitare gli esuberi. I sindacati e la Rsu hanno anche ribadito la necessità di un piano industriale volto a sostenere la fabbrica, “con investimenti che garantiscano maggiori volumi e un parallelo rafforzamento della rete commerciale, oggi carente nella promozione e distribuzione dei prodotti”. L’azienda, che a detta dei sindacati ha preso atto della proposta, si è riservata di dare una risposta in tempi stretti. Il tavolo sarà dunque riconvocato entro il 15 maggio. L’Indonesia stima di portare la propria capacità di macinazione del cacao a 600mila tonnellate entro la fine del 2014: un livello dell’85% superiore rispetto a quello raggiunto lo scorso anno. La maggiore capacità di lavorazione servirà a coprire il crescente consumo locale di cioccolato, e sarà resa possibile, in primo luogo, dagli investimenti realizzati nel paese da Barry Callebaut, Jb Cocoa e Cargill. Ue, importazione prodotti bio: autorizzazione richiesta dal 1° luglio Il termine ultimo per il rilascio delle autorizzazioni all’importazione di prodotti biologici da parte degli stati membri è fissato al 1° luglio 2014. A darne notizia è il ministero delle Politiche agricole, con una nota inviata ad assessorati regionali e organismi di controllo. Nella quale comunica che, sulla base degli accordi fra gli stati membri dell’Unione, le autorizzazioni avranno validità di un anno solare e verranno rilasciate fino alla data del 30 giugno 2014. Il termine ultimo per la presentazione della richiesta da parte delle aziende è fissato per il 31 maggio. Esselunga: nel 2013 vendite a 6,9 miliardi. Utile in calo 4 Il Gruppo Esselunga chiude il 2013 con vendite per 6.957 milioni di euro (+1,7% rispetto al 2012) e con clienti in crescita dell’1%. L’utile netto ammonta a 210 milioni, in calo dai 245 milioni del 2012. Gli investimenti sono stati pari a 387 milioni, per un totale di oltre 1,4 miliardi negli ultimi quattro anni. Il margine operativo lordo è stato pari a 505 milioni di euro (-6,7% rispetto al 2012) mentre il risultato operativo si è attestato a 328 milioni, dai 367 del 2012. La diminuzione, come spiega il Gruppo in una nota, è causata sia dall’assorbimento dell’inflazione ricevuta dai fornitori e della crescita dell’Iva che non sono state trasferite a clienti, sia dall’aumento di alcuni costi operativi. Il gruppo fa sapere anche che continua lo sviluppo della rete annunciato per il prossimo biennio, che ha visto nelle scorse settimane l’apertura del primo negozio nel Lazio, ad Aprilia. Export agroalimentare, Renzi: obiettivo 50 miliardi di euro nel 2020 “Il nostro obiettivo è portare l’export agroalimentare italiano a 50 miliardi di euro nel 2020. Potremmo dire combattendo l’agropirateria, io mi limito a dire che ci sono degli spazi da riempire”. E’ quanto ha dichiarato il premier Matteo Renzi, in visita a Vinitaly lo scorso 9 aprile. Rispetto ai programmi di lavoro per i prossimi mesi, ha aggiunto: “Da oggi, sul sito Mipaaf, il ministro Maurizio Martina pubblica i 18 punti concreti, 18 iniziative che il ministero nei prossimi giorni dettaglierà. Entro il 15 maggio sarà redatto il piano di azione delle 18 linee guida e la declinazione della Pac, che da qui al 2020 vale 52 miliardi di euro”. Import di riso da Cambogia e Myanmar. Martina: “Causa squilibri di mercato” “Per le produzioni risicole dell’Unione europea, e in primo luogo per quella italiana, le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar hanno comportato squilibri di mercato. Ciò rappresenta, sia nel medio che lungo periodo, un forte rischio per i nostri produttori”. Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha affrontato lo spinoso tema delle importazioni di riso nel corso del Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca, in corso lo scorso 24 marzo a Bruxelles. “La Commissione europea – ha aggiunto Martina – ha evidenziato l’aumento complessivo della richiesta di certificati di importazione che risulta, ad oggi, pari quasi al 25%, per il riso lavorato, rispetto alla campagna precedente. Le importazioni nell’Unione europea di riso lavorato proveniente dalla Cambogia rappresentano oltre il 20% del totale importato e questo Paese è diventato il principale fornitore estero di riso”. Piena assoluzione per la Paolo Lazzaroni & Figli: “Non vi è mai stata contraffazione” “È stato accertato che la Paolo Lazzaroni & Figli ha sempre operato in maniera corretta, che non vi è mai stata contraffazione e che le confezioni commercializzate sono sempre state legittime”. Si conclude così, dopo dieci anni e con un’assoluzione con formula piena del rappresentate legale, Paolo Lazzaroni, la lunga vicenda giudiziaria che ha visto protagoniste la Paolo Lazzaroni & Figli e la D.Lazzaroni & C. per l’accusa di contraffazione e uso improprio del marchio. Un contenzioso che, ai tempi, aveva suscitato molto clamore, anche per il sequestro – successivamente revocato – di centinaia di confezioni di amaretti. Colussi, comune di Assisi e sindacati insieme per il rilancio aziendale Lo scorso 15 aprile, il sindaco di Assisi Claudio Ricci ha incontrato, unitamente al consigliere Rino Freddii, le sigle sindacali Flai Cigl, Fai Cisl, Uils Uil e Rsu per discutere del complesso momento che sta attraversando la Colussi, in particolare per quanto riguarda la sede di Petrignano d’Assisi (Pg). A destare l’allarme di un’ipotesi esuberi era stato lo stesso gruppo, nel corso dell’ultimo coordinamento nazionale, dove aveva delineato uno scenario fortemente negativo. Dopo l’opposizione fatta dai sindacati nelle scorse settimane, che avevano richiamato l’azienda alle proprie responsabilità, l’amministrazione comunale ha ora assicurato una “ampia disponibilità” a supportare i sindacati al fine di tutelare i lavoratori e individuare tutte le possibili soluzioni per un rilancio aziendale. Ferrero acquisterà 20mila tonnellate di cacao Fairtrade Nell’arco dei prossimi tre anni, Ferrero acquisterà 20mila tonnellate di cacao certificato Fairtrade. Un accordo che assicurerà ai coltivatori maggiori vendite a condizioni Fairtrade e un margine di guadagno aggiuntivo, il “Fairtrade Premium” (200 dollari a tonnellata di cacao), che viene corrisposto direttamente alle organizzazioni di produttori per avviare progetti di autosviluppo, come il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi per le comunità. Fairtrade è un’organizzazione internazionale che, proprio attraverso il suo marchio di certificazione etica, assicura migliori condizioni di vita e lavoro per i produttori e i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. “Entro il 2020 Ferrero acquisterà cacao sostenibile certificato al 100% per i prodotti dolciari”, ha commentato un portavoce di Ferrero. Chocolat Frey cresce negli Usa grazie a SweetWorks Chocolat Frey si espande negli Usa. Il primo produttore di cioccolato in Svizzera, che fa parte Gruppo Migros, ha annunciato l’acquisizione di una partecipazione maggioritaria in SweetWorks, società con sede a Buffalo, nello stato di New York. Come ha comunicato Chocolat Frey attraverso una nota, l’azienda rilevata rimarrà autonoma e manterrà i suoi circa 450 dipendenti a Buffalo e Toronto. “Con la costituzione di Industria Migros Usa, quattro anni fa, abbiamo posto le basi per lo sviluppo delle attività in Nord America e ora, con l’acquisizione della SweetWorks, proseguiamo con coerenza su questa via per rafforzare ulteriormente le nostre posizioni sul mercato”, ha commentato Walter Huber, direttore delle Industrie Migros. Le parti hanno deciso di mantenere il riserbo sugli aspetti finanziari della transazione. NEWS Mondelēz International pronta a investire 110 milioni di dollari in Russia Mars pronto a investire 160 milioni di dollari in Messico Mondelēz International ha annunciato la realizzazione di un nuovo stabilimento dedicato alla produzione di snack in Russia, per un investimento complessivo di 110 milioni di dollari. Secondo quanto riferito da un portavoce della multinazionale statunitense, si tratterà del sito produttivo più tecnologicamente all’avanguardia tra quelli che Mondelēz già possiede nel paese. E con una capacità annua di 50mila tonnellate, porterà alla creazione di 180 nuovi posti di lavoro. Mars investirà 160 milioni di dollari in Messico. Il colosso statunitense dell’industria dolciaria si prepara a realizzare uno stabilimento produttivo a San José Iturbide, nello stato centrale di Guanajuato. Il nuovo impianto, il quinto nel paese latinoamericano, sarà specializzato nella realizzazione di prodotti a base di cioccolato e avrà una capacità annua di 40mila tonnellate. Un mercato, quello messicano del cioccolato, che cresce ogni anno del 13%. Nestlè: fatturato in calo del 5,1% nel primo trimestre Guerra alla pastiera napoletana di Melegatti. L’azienda: “Accanimento ingiustificato” Nestlè ha chiuso il primo trimestre con un fatturato di 20,8 miliardi di franchi svizzeri, in calo del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2013. Una flessione legata soprattutto all’eccezionale maltempo verificatosi in Nord America, alla stagnazione del mercato europeo e a una Pasqua caduta ad aprile e non a marzo, spiega il colosso elvetico. Che conferma anche le stime per il 2014: è previsto un aumento delle vendite intorno al 5%, soprattutto grazie a un secondo semestre migliore rispetto al primo. Al netto di cambi, acquisizioni e cessioni, i ricavi sono cresciuti del 4,2%. Non è piaciuta ai napoletani la nuova versione in scatola, a opera di Melegatti, del più tipico dei dolci pasquali campani: la pastiera napoletana. Tanto che su Facebook è comparsa una pagina intitolata: “Diciamo no alla Pastiera Melegatti”. Un tam tam mediatico che si è propagato a macchia d’olio, e che ha spinto il noto marchio dolciario veronese a fare alcune precisazioni: “In questi giorni ci giungono notizie che ci sia una critica su un prodotto della nostra azienda: La Pastiera. Non si capisce perché ci sia questo accanimento ora, su un prodotto che è in commercio da ben 13 anni. Sappiamo tutti che è un dolce tipico, sottolineo tipico e non tutelato, della terra Partenopea, ma l’intento non era di creare una sorta di concorrenza ma bensì di utilizzare un termine comune per un dolce tipico della Pasqua. Gli ingredienti, grano saraceno e aroma all’arancia hanno poco a che fare con l’originale ‘Pastiera Napoletana’”. Fiere di Parma: è del pugliese Giulio Scialpi la pizza più buona al mondo Il vincitore del 23esimo Campionato mondiale della pizza 2014, in scena dal 7 al 9 aprile al Pala Cassa di Fiere di Parma, si chiama Giulio Scialpi ed è pugliese. Precisamente della pizzeria Barsentum di Putignano, in provincia di Bari. Dopo un’accesissima lotta, che si è protratta fino a tarda notte, la giuria ha incoronato la sua “pizza Contadina” come la migliore in assoluto nella categoria Pizza classica: mozzarella stracciatella, melanzana nostrana saltata, caciocavallo, pangrattato con alici e burrata. Al secondo gradino del podio Diego Segato, della Pizzeria Rocca d’Asolo, di San Vito di Altivole, in provincia di Treviso. Mentre sul terzo gradino del podio c’è Davide Bianchi, della pizzeria Sant’Ampelio di Bordighera, Imperia. Sono stati più di 600 i concorrenti che si sono sfidati davanti a una giuria internazionale, composta da una trentina di giudici che hanno esaminato ricette e preparazioni da più di trenta nazioni, per un totale di oltre 3mila pizze sfornate. 5 Maggio 2014 “Le regole sono uguali. Per tutti” LA STORIA DI UN IMPRENDITORE DI SUCCESSO 6 Berardino, meglio conosciuto come Dino, Abbascià, è nato il 5 aprile 1942 a Bisceglie, in Puglia. Spinto dalle speranze della madre, arriva a Milano il 10 luglio 1955, all’età di 13 anni, e trova lavoro come garzone in un negozio di frutta e verdura in via Pacini 54. Per arrotondare, nel tempo libero vende gelati per il cinema di fronte al negozio. La provenienza da una cittadina famosa per le coltivazioni, la sua determinazione e l’impegno nel lavoro gli conferiscono una marcia in più: Dino si distingue da subito per la sua bravura, tanto che i datori di lavoro lo raccomandano l’uno all’altro, consentendogli di lavorare nei migliori negozi di ortofrutta della città. A soli 16 anni diventa responsabile a capo di due dipendenti e l’anno successivo, nel ’58, approda al mercato comunale di corso Garibaldi. La svolta nel 1960, quando, con i fratelli Donato, Nicola e Pietro, acquista il negozio all’angolo tra via Pacini e via Ampère. Dopo il servizio di leva, durante una vacanza a Bisceglie, conosce Maria Teresa, una ragazza romana che nel 1969 diviene sua moglie, dando successivamente alla luce due figli. Confermandosi grande imprenditore, all’età di soli 27 anni apre lo storico negozio ‘Il Frutteto’ in corso di Porta Nuova a Milano. Il suo successo negli anni non è dovuto solo alla dedizione per il lavoro, ma anche alla capacità di distinguere la propria offerta con idee nuove: in quegli anni Abbascià comincia a commercializzare frutti esotici e diventa scopritore di novità, tanto che per lui coniano il titolo ‘fruitscout’. Oggi membro del Consiglio direttivo di Confcommercio, Dino Abbascià è dal 2006 presidente di Fida (Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione), dal 2012 presidente del Sindacato provinciale dettaglianti ortofrutticoli, da marzo 2013 consigliere di Unione Confcommercio e da maggio 2013 membro della Consulta del presidente. La sua storia sembra davvero un film. Dove l’eroe di turno, nato in una cittadina della Puglia, arriva nella grande Milano e, gradino dopo gradino, riesce a “sfondare”. E’ la storia di Berardino, detto Dino, Abbascià, classe 1942. Attualmente proprietario, con i fratelli, di una Spa, consigliere di unione Confcommercio e presidente del Sindacato provinciale dettaglianti ortofrutticoli. Lo incontriamo a Cernobbio dove si svolge il Forum di Confcommercio. E’ l’occasione per parlare di giovani e anziani, maestri e alunni. E ancora: di crisi, normal trade, Grande distribuzione. Non manca poi un accenno, polemico, a Coldiretti. Berardino Abbascià, lei è un imprenditore di successo: da garzone a gioielliere della frutta di Milano. Come ha fatto? Tanto lavoro e qualche idea brillante. Quando sono arrivato a Milano, all’età di 13 anni, non potevo che contare sulla mia intelligenza vivace e su una grande volontà. Ho fatto molti sacrifici e mi sono concesso la mia prima vacanza a 40 anni. Credevo molto in me stesso e ho avuto il coraggio di prendere iniziative. Mi ritengo un uomo fortunato. Quali sono stati i suoi maestri? Ne ho avuti molti e non ho ancora finito di imparare. Ho sempre guardato agli anziani ascoltando i loro consigli. Oggi è necessario invece trovare il coraggio di apprendere dai giovani, che hanno molto da dare alla mia generazione. Sembra una cosa facile, ma non lo è. Bisogna mettersi in discussione ed evitare di pensare di avere sempre ragione solo perché si ha più esperienza. Secondo lei, oggi è possibile ripetere la sua avventura? Bella domanda. Io dico di sì, pur con le difficoltà presenti. Forse sono vissuto in un’epoca in cui era più facile. Mi trovavo di fronte a un’Italia in crescita, un paese in cui con grinta e passione si poteva costruire qualcosa. Oggi probabilmente le condizioni socio-economiche richiedono ancor più determinazione. E forse i giovani non sono più gli stessi. In che senso? Tendono ad arrendersi con facilità, probabilmente perché possono contare di più sulla famiglia. Questo è un handicap che rischia di rallentare volontà e determinazione. In molti mi accusano di essere una figura forte verso i giovani e verso i miei figli, ma io non ci sto. Del resto anche noi avevamo eccellenti esempi davanti. Ogni epoca nasconde rischi e opportunità e non si può liquidare la questione con un semplice: “Ai tuoi tempi era più facile”. Dai giovani passiamo ai piccoli: come vede il futuro dei negozianti in un mondo sempre più globale? Se avessi ancora degli anni “diversamente giovani” aprirei dei piccoli negozi per sfidare centri commerciali e globalizzazione. Certo il punto vendita non può più essere quello di 60 anni fa, quando bastavano cassette, qualche bel tavolo e un po’ di buon gusto… Cosa serve allora oggi per valorizzare il negozio di vicinato? Sono necessarie tecnologie e innovazioni. Il bottegaio tradizionale non può più esistere, deve trasformarsi puntando su una maggiore formazione. Senza dimenticare il rapporto umano che, oggi come allora, sta alla base del commercio. Cos’è cambiato nelle esigenze del consumatore italiano? Rispetto a quello estero, il consumatore in Italia utilizza il centro commerciale ma ancora, soprattutto al Sud, vuole avere il negozio sotto casa. Una volta c’era la signora Maria oggi c’è la dottoressa Maria, ma il contatto umano è identico. Solo ci si aspetta di trovare all’interno del punto vendita un commerciante moderno. Che conosce e sa spiegare bene i prodotti che propone al suo cliente. Insomma c’è speranza per i rivenditori più piccoli… Il dialogo, il sorriso, l’ospitalità hanno ancora un valore. Mi stupisco sempre quando partecipo a workshop e convegni perché ancora si discute su come migliorare il rapporto cliente-venditore. Ci vuole poco per conquistare il consumatore… Andiamo ad approfondire un po’ di questioni interessanti. Cosa ne pensa dell’ingresso di Coldiretti nel mondo del retail. Leggi Campagna Amica e mercatini di Natale? Queste iniziative sono nate in Italia tanto tempo fa. Il vecchio presidente di Coldiretti, Sergio Marini, ne è stato un fautore. Inizialmente le abbiamo combattute perché pensavamo ci sottraessero lavoro e vendite. Infatti… Si spieghi meglio. Quando, dieci anni fa, aprirono i primi mercatini di Coldiretti a chilometro zero ero già responsabile della mia categoria e mandai alcuni miei collaboratori in visita al consorzio agrario di Milano. Ci tro- varono banane e melanzane con bollino spagnolo. Questo a lei sembra chilometro zero? Lo stesso successe a Mantova, Bari e Catanzaro. Inoltre non veniva minimamente considerata la questione dell’igiene e della sanità. Per non parlare della fiscalità. Siamo usciti dai mercatini con molta merce, ma senza nemmeno uno scontrino in tasca. Si chiama concorrenza sleale… Guardi, io sono favorevole alla vendita delle eccedenze da parte dei contadini. Provengo dal mondo agrario e conosco la fatica fatta da mio padre e mio nonno nei campi. Vedevo e vedo certamente con favore il produttore che si metteva e si mette ancora ai bordi della strada per vendere i frutti della sua terra perché non vadano buttati. A Roma negli anni ’60 li chiamavano i “vignaioli” e a Milano gli “ambulanti erranti”. Organizzarsi in mercati comuni è diverso però. Da produttori si diventa commercianti ed è quindi necessario sottostare a tutte regole che le leggi del commercio prevedono. Come vi siete comportati per arrivare a una soluzione condivisa? Per fortuna devo dire che, grazie a diversi dialoghi con Sergio Marini e altri responsabili di Coldiretti, sia in Lombardia che a livello nazionale, abbiamo chiarito le dinamiche che ci sembravano poco appropriate. Molti mercatini, come ad esempio quello di Mantova, sono stati chiusi. E oggi la situazione generale mi sembra migliorata. Anche perché le regole sono uguali. Per tutti: piccoli commercianti, agricoltori, Grande distribuzione. Ritornando a Coldiretti: qual è oggi il rapporto fra Confcommercio e questa associazione? Certamente c’è una maggiore comprensione fra i settori. Con Coldiretti abbiamo avviato una serie di accordi e stiamo collaborando affinché si garantisca il rispetto di regole condivise. Dobbiamo unire le forze perché i prodotti “nostrani” sono l’arma vincente dei piccoli commercianti. E i negozi al dettaglio, la forza dei produttori locali. E poi abbiamo un competitor comune… Ovvero? La Grande distribuzione organizzata. Che, negli anni, ha favorito la scomparsa di molte aziende agricole stritolate dai meccanismi della globalizzazione. Basta guardare per esempio cosa è successo in Emilia Romagna: molti produttori con frutta e verdura di straordinaria bontà Photo: Chiara Cioce L’INTERVISTA Pugliese di nascita, milanese di adozione, Berardino Abbascià - 72 anni, consigliere di unione Confcommercio ha ancora grinta da vendere. Con lui affrontiamo i grandi temi sul tappeto: dalla crisi, all’orario dei negozi, dal normal trade, alla Gd. Non manca poi un accenno, polemico, a Coldiretti e Coop. Berardino Abbascià sono spariti dopo essersi affidati a Coop. Sono diventati tutti bagnini oppure hanno costruito alberghi. C’è un bivio davanti a noi: o diventiamo partner o rischiamo di fare la fine del topo affogato. Cosa pensa invece della battaglia sulla provenienza della materia prima? Il mondo non si può fermare. Ci provò tanti anni fa Paolo Bonomi, fondatore di Coldiretti, con l’aiuto di 50 deputati. Ma mettere un freno al mercato globale blocca la competizione e quindi la crescita. Guardiamo per esempio cosa è successo con il mercato degli agrumi. A causa del blocco delle importazioni, i produttori del nostro Paese non capirono che la domanda si stava evolvendo in una maniera diversa. Le arance rosse rimangono un patrimonio della nostra Sicilia, nessuno le produrrà come loro, però il consumo mondiale andava verso le arance bionde. E nessuno lo capì. Quando il mercato fu costretto ad aprirsi all’Europa, l’Italia rimase indietro. Il risultato? Oggi siamo costretti a vendere le nostre arance a 20 centesimi. O meglio, a svendere. Qual è la soluzione? La tutela del prodotto locale e del nostro territorio è indispensabile. Io sono italiano al 100% e quando viaggio mi vanto in tutto il mondo di esserlo. Questo però non significa che tutto resti immobile. Se abbiamo voglia di mangiare un arancio o una mela fuori stagione, perché non possiamo rivolgerci all’Argentina, al Cile, al Sud Africa? L’agricoltura di quei paesi è stata comunque sviluppata dagli europei. Per esempio le grandi aziende cilene hanno nomi italiani, come Del Curto. Come giudica la liberalizzazione degli orari dei supermercati? Un grande abuso, una vera condanna. Credo che la Grande distribuzione faccia leva su questi argomenti per monopolizzare il commercio e le vendite. Vogliono farci credere di fare l’interesse del consumatore ma in realtà questa mossa è volta esclusivamente ad aumentare i loro profitti. Anche se poi abbiamo verificato che tenendo aperta un’attività 24 ore su 24 non si ottiene altro che distribuire le vendite su uno spettro più ampio. Senza nessun considerevole aumento delle transazioni. Ultima domanda: lei lavora nel mercato dell’ortofrutta, le piacciono le Fave? Dipende dall’età della Fava. Di solito, quelle vecchie sono un po’ indigeste. Angelo Frigerio 7 PRIMO PIANO Maggio 2014 Attenti a quei due Federdistribuzione e Coldiretti stringono un patto d’acciaio. In vista modifiche all’articolo 62? 8 Un patto d’acciaio. Siglato da Federdistribuzione e Coldiretti. L’obiettivo? Modificare l’ar ticolo 62. Con uno scopo: mantenere agli agricoltori i pagamenti previsti dal decreto ma togliendoli all’industria di trasformazione. Sarà vero? Per ora di ufficiale non c’è nulla. Solo indiscrezioni. Trapelate nelle segrete stanze delle associazioni e della politica. D’altra parte, che Federdistribuzione l’ar ticolo 62 non l’avesse digerito, era noto da tempo. In più occasioni, dapprima in Parlamento e successivamente nei ministeri, gli sgambetti e le entrate a gamba tesa non sono mancati. A par tire dal 21 gennaio 2012, data in cui il consiglio dei ministri presieduto da Mario Monti, vara il decreto liberalizzazioni che contiene anche l’ar ticolo 62: ”Disciplina delle relazioni commerciali nella filiera agrolimentare”. Che, in buona sostanza regola, fra gli altri, i pagamenti fra agricoltori, industria e distribuzione. Fino al 19 ottobre quando, pur fra lacci e lacciuoli vari, viene varato il decreto attuativo. Ma la guerra non finisce qui. Chi non ricorda la data del 26 febbraio 2013? Al ministero dello Sviluppo economico arriva una lettera. Il mittente è la dottoressa Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, che chiede al dicastero di pronunciarsi: “Sul disallineamento che si è venuto a creare nel nostro ordinamento tra la disciplina contenuta nell’ar ticolo 62 e quella generale in materia di ritardi di pagamento”. Ma chi c’è dietro l’iniziativa degli industriali? Le ipotesi sono tante. Secondo qualcuno elementi della distribuzione che per l’appunto non hanno digerito per nulla il blitz tardo autunnale del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania. Secondo altri, si tratterebbe di un regolamento di conti tra ministri. Tra le ipotesi c’è anche quella di alcune grandi aziende dell’alimentare che avrebbero spinto proprio Confindustria a questa mossa. Comunque sia, il colpo va a segno. A ridosso di Pasqua, infatti, arriva il parere dell’ufficio legale del Mise. Che, alla fine di un lungo ragionamento sulla disciplina europea dei pagamenti fa un’affermazione netta e chiara: “In conclusione… l’ar ticolo 62… è stato abrogato tacitamente ed oggi non è più in vigore”. Apriti cielo. Fonti solitamente bene informate parlano di una lunga telefonata fra l’allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e l’allora ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Che non sor tisce alcun risultato. La posizione del Mise rimane sempre quella. Da qui una comunicazione da par te del Mipaaf che ribalta la situazione. Anche in questo caso la replica è affidata all’ufficio legale. Si può facilmente sintetizzare così: “L’ar ticolo 62 è e resta in vigore”. Fioccano le reazioni delle organizzazioni di categoria. Per Federalimentare: “L’ar ticolo 62 è legge dello Stato e non si tocca”. Federdistribuzione plaude invece all’iniziativa del ministero dello Sviluppo. Confindustria chiede l’esplicita abrogazione della norma. Assolatte si schiera con il Mipaaf, come pure Assica. Si moltiplicano i comunicati stampa, i botta e risposta a distanza e le indiscrezioni. Si parla persino di grossi nomi dell’alimentare pronti ad abbandonare Confindustria. Il Consiglio dei ministri, che avrebbe dovuto risolvere la diatriba, viene rimandato. La querelle ha fine il 17 luglio quando il Tar del Lazio ribadisce in una sentenza che l’ar ticolo 62 è e resta in vigore. A seguito di questo pronunciamento, l’ufficio legale della presidenza del Consiglio dei ministri, in data 31 luglio, scrive ai dicasteri dello Sviluppo e dell’Agricoltura ribadendo la validità dell’ar ticolo 62. Tutto TUTTE LE TAPPE DELLA TELENOVELA 21 GENNAIO Il governo Monti vara il decreto liberalizzazioni, che contiene anche l’articolo 62 “Disciplina delle relazioni commerciali nella filiera agroalimentare 24 MARZO Il decreto viene convertito in legge.Manca il Decreto attuativo 8 OTTOBRE Mipaaf e Mise mettono a punto la bozza di decreto attuativo, sottoposta al Consiglio di Stato, che esprime parere sostanzialmente favorevole, pur segnalando alcune correzioni 19 OTTOBRE Viene emanato il Decreto attuativo.La norma è pienamente operativa 9 NOVEMBRE Il nostro Paese recepisce la disciplina europea sui pagamenti,che presenta differenze rispetto all’articolo 62.Comincia a circolare l’ipotesi che le due normative siano incompatibili 6 FEBBRAIO L’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato emana il regolamento sulle procedure istruttorie relative all’articolo 62, che entra nel merito delle modalità di segnalazione all’autorità di comportamenti scorretti ai sensi del decreto legge 26 FEBBRAIO Il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, scrive al capo gabinetto del Mise chiedendo la conferma dell’incompatibilità tra la legge italiana e quella europea 26 MARZO Il Mise, attraverso Raffaello Sestini, capo ufficio legislativo, risponde che in seguito al recepimento della disciplina europea sui pagamenti ritiene tacitamente abrogato l’articolo 62 2 APRILE Sulla questione interviene il Mipaaf, che con una nota del proprio ufficio legale ribadisce: “L’articolo 62 è e resta in vigore” 17 LUGLIO Anche il Tar del Lazio conferma: l’articolo 62 resta in vigore 31 LUGLIO L’ufficio legale della presidenza del Consiglio dei ministri scrive ai dicasteri dello Sviluppo e dell’Agricoltura ribadendo, ancora una volta, la validità dell’articolo 62 a posto, tutto in ordine? Nemmeno per sogno. Da settembre 2013 in avanti, autorevoli esponenti della distribuzione, nel corso di convegni e manifestazioni varie, ribadiscono il loro parere negativo nei confronti della legge. Sottolineando che era stata pensata a favore dell’agricoltura e non dell’industria. Si arriva così ai giorni nostri. Nel corso di un convegno promosso da Adm, svoltosi in aprile a Bologna, l’Associazione per la distribuzione moderna presenta un rappor to Nomisma. Lo studio analizza il settore agroalimentare italiano, la formazione del valore e dei prezzi lungo la filiera. Interessanti i dati forniti. Fra questi si parla di utile netto. E chi guadagna di più nella filiera? L’industria naturalmente che, su una distribuzione per ogni 100 euro di spesa alimentare, ha un utile di 1,5 euro. Seguono il commercio all’ingrosso con 0.65 euro, la ristorazione con 0.6, l’agricoltura con 0.4 euro. Fanalini di coda la distribuzione moderna (0.15 euro) e il dettaglio tradizionale (0.1 euro). Nel corso del dibattito inter vengono in molti. Fra questi autorevoli esponenti del mondo agricolo: il presidente di Confagricoltura Roma Massimiliano Giansanti, il presidente della Cia Dino Scanavino (“… dobbiamo fare un patto, non cercare soluzioni a casa degli altri attori della filiera”), Giovanni Luppi, presidente di Legacoop agroalimentare (“Perché non immaginiamo che alcuni spazi degli ipermercati possa essere data in mano alla cooperazione agricola?”). Ma l’inter vento migliore è quello del presidente di Coldiretti Rober to Moncalvo: “I numeri aiutano a capire che c’è un’agricoltura che sta male, una Gdo che non sta tanto bene e un’industria che sta solo un po’ meglio”. Al convegno par tecipa anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Mar tina che dice tutto e non dice nulla: “Non è più tempo di discutere del nanismo imprenditoriale italiano. Imprese piccole hanno testa grande, altre sono piccole e restano tali. La polverizzazione non si risolve auspicando che il sistema cambi completamente perché la nostra storia è un’altra”. Ma non è finita qui. Il noto giornalista Luigi Rubinelli (vedi www.retailwatch.it) inter vista per l’occasione Giovanni Cobolli Gigli e gli pone questa domanda: “Come si può rendere efficiente la filiera agroalimentare nella quale la grande distribuzione è ovviamente collocata e come fare a remunerare il giusto agli agricoltori? Ecco la risposta del presidente di Federdistribuzione: “… Questo è un problema che va avanti da molti anni. E’ una lotta tra poveri perché i dati che sono stati mostrati in questo convegno fanno vedere che sull’utile totale della filiera gli ultimi, che prendono la par te più ridotta, sono gli operatori della grande distribuzione, seguiti con un maggior vantaggio, leggero, da quelli dell’agricoltura”. L’inter vista finisce poi con l’invito a concentrarsi e a rendere più produttiva l’offer ta dell’agricoltura: “Per poter garantire qualità e rispetto dei tempi e delle quantità nei confronti della grande distribuzione”. Insomma, una bella sviolinata che la dice lunga sul “micio micio bau bau” fra i due compar ti. E cosa potrebbe esserci dietro? Una bella richiesta al ministro Mar tina per modificare in senso restrittivo l’ar ticolo 62. Ovvero tenere fermi i tempi di pagamento dell’agricoltura ed eliminare quelli dell’industria. Fantaeconomia? Mah: “ A pensare male si fa peccato”, diceva Giulio Andreotti. “Ma s’indovina quasi sempre”. Angelo Frigerio COVER STORY Maggio 2014 Il connubio perfetto tra modernità e tradizione È una storia di famiglia, capacità e dedizione, quella di Antica Dolceria Cremonese. Che grazie alla partnership con Lekkerland, sarà presente a Cibus con un’ampia gamma di prodotti. E tante novità. Ar tigianalità e meccanizzazione. Quello che sembra un ossimoro sintetizza l’evoluzione di Antica Dolceria Cremonese. Realtà lombarda attiva nel settore dell’Ar te Bianca che - pur restando fedele alle sue origini - è stata in grado di affrontare con successo i mercati di largo consumo. Rober to Cur tarelli, terza generazione alla guida dell’azienda, ci ha spiegato i segreti di questo successo: in primis, alti volumi che consentono un ottimo rappor to qualità-prezzo, e una decennale esperienza nel selezionare e utilizzare solo materie prime di alta qualità, per soddisfare a pieno i gusti e le tendenze del mercato dolciario. Oggi, anche grazie a una par tnership strategica con Lekkerland, l’azienda si presenta a Cibus con un’offer ta rinnovata. Pronta per fare il suo ingresso nel mercato globale. “All’inizio la nostra era una forneria ar tigianale: oltre al negozio c’era il laboratorio del nonno, dove veniva preparato il pane. Poi, nel corso degli anni, abbiamo acquistato un capannone più grande, dove abbiamo sviluppato la pasticceria. Che oggi rappresenta il nostro core business”. Con queste parole Rober to Cur tarelli, titolare di Antica Dolceria Cremonese, ricorda gli albori di quella che, grazie al lavoro di tre generazioni, si è trasformata in una dinamica realtà industriale, ma che conserva un cuore ar tigianale. “Grazie al buon livello di automazione raggiunto, oggi siamo in grado PRODOTTI Torte Cremona (310/400 gr.) Torte morbide ai gusti di albicocca, cioccolato, limone, mela e ananas. Torte Cremona Speciali (400 gr.) Torte morbide ai gusti ananas a fette, crema e cioccolato, panna e fragole, crema e cioccolato. Torte Delizia Torta Sacher, al gusto di cioccolato e albicocca. Crostate (350 gr.) Crostate al gusto di albicocca, ciliegia, cioccolato, mela, susine e limone. NOVITÀ 2014 Torta Rigo al Cioccolato Soffice pan di spagna con doppia farcitura. Ai gusti cioccolato bianco e al latte. di proporre le nostre linee di tor te morbide a prezzi che sfiorano i livelli industriali, ma sempre nel rispetto della nostra tradizione”. L’azienda, che si rivolge principalmente ai grossisti e alla grande distribuzione - e che realizza grazie alla private label il 40% del proprio fatturato - ha chiuso il 2013 con una nota positiva: “Questo lo dobbiamo soprattutto all’acquisizione di nuovi clienti, che ci hanno fatto registrare qualche punto percentuale in più rispetto al 2012. E, come sempre, siamo molto ottimisti anche per l’anno in corso”. Da tre anni, inoltre, Antica Dolceria Cremonese lavora fianco a fianco con Lekkerland, società di commercio e distribuzione presente su tutto il territorio nazionale: “Per noi Lekkerland rappresenta un par tner strategico, per non dire fondamentale. Assieme prenderemo parte alla prossima edizione di Cibus a Parma. Un evento sul quale riponiamo grandi aspettative”. Proprio in occasione della fiera, infatti, l’azienda presenterà molte novità di prodotto: “Abbiamo messo a punto tante nuove referenze, con gusti e confezioni originali, per cercare di attrarre i potenziali buyer e diversificare la nostra clientela”. Al giorno d’oggi l’azienda non è ancora presente sui mercati internazionali, ma sta sviluppando impor tanti progetti in questo senso: “L’intenzione c’è, e ci sono anche le possibilità. Speriamo che si concretizzino presto”. COMING SOON “PUR AVENDO ACQUISITO NEL CORSO degli anni una mentalità industriale, nel nostro dna ci sono ben 60 anni di esperienza artigianale, di selezione delle materie prime, di cura dei prodotti. Conservare queste caratteristiche è la nostra misson” 10 Torta l’Italiana (400 gr.) Soffice pan di Spagna con tripla farcitura alla panna e frutta. Edizione limitata (sole 100mila torte) dedicata ai Mondiali in Brasile. Sbrisolona e sbrisolata farcita (300/350 gr.) La Sbrisolona nella sua classica ricetta mantovana. E quando la tradizione incontra la bontà della Frolla, nasce la Sbrisolata, con morbide farciture di creme e confetture. Torta farcita al caffè (400 gr.) CupeCake glassati (200 gr.) Plumkerone (300 gr.) Muffin (300 gr.) DATI&MERCATI Maggio 2014 Cioccolato che passione I dati dell’istituto Iri. Un mercato da 384 milioni di euro. Che vede il suo core business nei supermercati del Nord. Quello al latte resta leader di settore. Exploit delle “specialità”, che segnano una crescita a doppia cifra. Segnali positivi arrivano dal mondo del cioccolato, che nell’anno terminante a gennaio 2014 registra tassi (quasi sempre) in crescita. Secondo le stime messe a punto dall’istituto di ricerca Iri, le venite totali di barrette e tavolette di cioccolato all’interno dei canali iper, super e Lsp (Libero servizio di prossimità) segnano una crescita del 4,1% a volume (con 34.086.662 chili venduti) e del 4,9% a valore - pari a quasi 384 milioni di euro - rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nello specifico, pur mantenendo la quota a volume più alta del segmento (a 11.123.477 chili di venduto), il cioccolato al latte registra una flessione dello 0,7% mentre resta stabile il dato a valore, a oltre 134 milioni di euro. Segue il cioccolato fondente, in crescita sia a volume sia a valore, rispettivamente del 5,8% (con 10.270.899 chili di venduto) e del 6,9% (a quasi 103 milioni di euro). Cresce, in percentuale leggermente ridotta, il nocciolato. Che registra vendite per 7.455.565 chili (+3,6%), a 86 milioni di euro (+4,4%). Completano il quadro le “specialità” e il cioccolato bianco. Nel primo caso si registrano le performance migliori di tutto il comparto: la crescita a volume è del 16,9%, a 3.585.366 chili, per un valore di 44 milioni di euro (+17,9%). Mentre per quanto riguarda il cioccolato bianco, fanalino di coda sia a volume (1.640.355 chili) che a valore (16,5 milioni di euro), la crescita è rispettivamente del 5,9 e 5,5%. Analizzando invece l’allocazione per canali di vendita, vendiamo che il grosso degli acquisti avviene nei supermercati, che rappresentano il circa il 65% delle vendite totali sia a volu- DIMENSIONI E TREND DEL MERCATO TOTALE ITALIA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) TAVOLETTE BARRETTE CIOCCOLATO CIOCCOLATO LATTE CIOCCOLATO FONDENTE CIOCCOLATO NOCCIOLATO CIOCCOLATO SPECIALITÀ CIOCCOLATO BIANCO VENDITE IN VOLUME VAR. % VENDITE IN VOLUME SU ANNO PRECEDENTE VENDITE IN VALORE VAR. % VENDITE IN VALORE SU ANNO PRECEDENTE 34.086.662 11.134.477 10.270.899 7.455.565 3.585.366 1.640.355 4,1 -0,7 5,8 3,6 16,9 5,9 383.736.108 134.381.874 102.707.059 85.935.725 44.193.314 16.518.138 4,9 0,0 6,9 4,4 17,9 5,5 ALLOCAZIONE NEI CANALI E NELLE AREE TOTALE ITALIA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) NORD-OVEST IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) NORD-EST IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) CENTRO + SARDEGNA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) SUD IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) LSP SUPERMERCATI IPERMERCATI VENDITE IN VOLUME VENDITE % IN VOLUME 34.086.662 100,0 383.736.108 100,0 10.589.862 31,1 121.224.324 31,6 8.145.719 23,9 89.373.425 23,3 7.965.889 23,4 89.638.708 23,4 7.385.190 21,7 83.499.656 21,8 6.027.876 22.144.722 5.914.063 17,7 65,0 17,4 71.680.768 247.168.606 64.886.739 18,7 64,4 16,9 VENDITE IN VALORE VENDITE % IN VALORE RANKING DEI PRODUTTORI A VALORE TOTALE ITALIA IPER+SUPER+LSP (DA 100 A 399 MQ) MERCATO 1- FERRERO 2- ELAH-DUFOUR 3- LINDT & SPRUENGLI I PRIMI TRE PRODUTTORI COPRONO A VALORE IL 52,3% DEL MERCATO PL: 11,3% Fonte: IRI me (oltre 22 milioni di chili) che a valore (247 milioni di euro). Si dividono la quota restante, in maniera pressoché equilibrata, iper e Lsp. Quest’ultimo rappresenta, a volume, il 17,7% del mercato, con sei milioni di chili venduti, per un fatturato di oltre 71 milioni di euro (una quota del 18,7%). Il canale iper, invece, riveste a volume il 17,4% del mercato, con 5.914.063 chili venduti, e il 16,9% a valore, pari a un fatturato di quasi 65 milioni di euro. Sul fronte delle aree di vendita, prendendo in considerazione il totale dei canali di distribuzione (iper, super, Lsp), i dati forniti da Iri segnalano una ripartizione degli acquisti piuttosto omogenea. Le migliori performance, a livello nazionale, si ottengono a Nord-Ovest. Le regioni che compongono quest’area, infatti, rivestono il 31,1% del totale dei volumi, con oltre 10 milioni di chili venduti e il 31,6% delle vendite (a 121 milioni di euro). Segnano un quasi pareggio il Nord-Est e il centro: che ricoprono rispettivamente il 23,9 e 23,4% del mercato a volume (a circa 8 milioni di chili), e il 23,3 e 23,4% a valore (a oltre 89 milioni di euro). Infine, troviamo valori molto simili anche al Sud, dove i volumi si attestano al 21,7% del mercato (7.385.190 chili) per un valore di 83,5 milioni di euro (il 21,8% del mercato). Infine, se consideriamo il ranking dei produttori, vediamo che il 52,3% del mercato viene assorbito da tre aziende: il Gruppo Ferrero in prima posizione, seguito da Elah-Dufour e da Lindt & Spruengli. La private label, invece, ha un’incidenza sul mercato dell’11,3%. Federica Bartesaghi 11 Maggio 2014 Giappone: un business che cresce I dati Ice confermano il buon andamento per le esportazioni alimentari italiane nel mercato nipponico. Che crescono a valore del 27%. Anche grazie alle buone performance di pasta, prodotti dolciari e panificati. 12 Si dice che in Giappone anche il concetto di amore sia stato impor tato. Affermazione sicuramente esagerata. Cer to è che il Paese asiatico è un for te impor tatore di prodotti alimentari: in poco meno di 40 anni, l’autosufficienza alimentare, in termini calorici, è passata dal 73% del 1965 al 39% del 2012 (Fonte: Ice Tokyo). Un dato che si spiega con i profondi cambiamenti subiti dall’alimentazione giapponese, un tempo basata sui prodotti reperiti localmente, riso in testa, e ora molto più orientata verso carne, olio e grassi o altri alimenti non disponibili in Giappone. L’impor t di prodotti alimentari nel Paese è cresciuto dell’11,5% nel 2013, per un valore complessivo di circa 5.900 miliardi di yen (42 miliardi di euro). Un dato significativo, se si tiene presente la politica monetaria aggressiva intrapresa dal primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che ha portato a una svalutazione dello yen, con conseguenti problematiche per l’impor t. Il mercato del Sol Levante è ad ogni modo imponente, con una popolazione di oltre 127 milioni di persone (un quar to delle quali supera i 64 anni) e con un Pil pro capite di 46.707 dollari. Mercato in cui l’Italia non è decisamente protagonista assoluta, pur vantando una buona posizione: 16° Paese espor tatore in Giappone, con una quota a valore, comprensibilmente, ridotta: 1,6%, pari a 94 miliardi di yen; marginale in confronto al 20% degli Usa e al 14,2% della Cina. Il trend per il nostro Paese è comunque assai positivo, con una crescita del valore dell’expor t che, nell’ultimo anno, è stato pari al 27,8%. Federica Bartesaghi IL MERCATO ALIMENTARE GIAPPONESE NEL 2013 LE VENDITE ALL’INGROSSO DI PRODOTTI AGRICOLI, ZOOTECNICI E ITTICI: 22MILA MILIARDI DI YEN (156,2 MILIARDI DI EURO). LE VENDITE ALL’INGROSSO PRODOTTI ALIMENTARI E BEVANDE: 41MILA MILIARDI DI YEN (291,1 MILIARDI DI EURO) LE VENDITE AL DETTAGLIO DI ALIMENTARI E BEVANDE: 44MILA MILIARDI DI YEN (312,4 MILIARDI DI EURO) I PRODOTTI DA FORNO Le importazioni giapponesi di prodotti da forno (biscotti, wafer, dolci ecc.) nel 2013 sono cresciute dell’11%, a 40,7 miliardi di Yen (288 milioni di euro), per un volume di 101mila tonnellate. La classifica dei paesi fornitori con il rispettivo valore, variazione annua, quota e quantità, è la seguente: 1°Cina (90 mln euro, +13,8%, 31,2%, 38,8mila t); 2°USA (66mln euro, +19,1%, 22,9%, 22,4mila t); 3°Tailandia (22 mln euro, +5,3%, 7,6%, 8,8mila t); 6°Italia (12mln euro, +14,8%, 4,1%, 2,7mila t). CONOSCENZA DEL PRODOTTO Il palato dei giapponesi è abituato a gusti delicati e spesso a metà fra gli opposti (es. né dolce né salato). I dolciumi sono meno dolci rispetto a quelli italiani. In ogni modo, alcuni dei prodotti stranieri di fama mondiale, sia di pasticceria sia di panetteria, hanno fatto breccia anche in questo mercato. L’immagine della Francia è piuttosto forte. SITUAZIONE DEL MERCATO E’ un mercato in crescita, da sviluppare ulteriormente attraverso l’educazione dei consumatori agli abbinamenti gastronomici, sfruttando anche la forte immagine dell’agroalimentare made in Italy, sinonimo di salute, delizia e ricercatezza. I prodotti succedanei di quelli importati sono i “senbei”, una sorta di crackers di riso tradizionali giapponesi, che sono soprattutto salati. TENDENZA Si preferiscono confezioni pratiche (facilmente apribili) e piccole, perfino da pasto singolo, che proteggono i prodotti dall’elevata umidità climatica. I prodotti d’importazione sono solitamente venduti nelle confezioni originali, ma alcuni importatori li acquistano in grandi contenitori per poi impacchettarli secondo le esigenze del mercato. CANALI DI DISTRIBUZIONE Quasi la metà dei prodotti da forno importati è venduta nei negozi specializzati in prodotti alimentari d’importazione. BARRIERE ALL’ENTRATA I dazi doganali variano dal 9% al 25,5%, a seconda del prodotto. Esiste l’obbligo del rispetto della legge sulla sanità alimentare che richiede, per lo sdoganamento, di presentare un certificato d’analisi sul contenuto di determinate sostanze proibite. PRODOTTO VALORE (MILIONI DI EURO) VARIAZIONE A VALORE VS 2012 VOLUME (TONNELLATE) VARIAZIONE A VOLUME VS 2012 Pasta Cioccolato e prodotti a base di cioccolato Panificati, dolci, torte e biscotti Farine Cereali Pasta ripiena Pizza surgelata 79 17,4 +12,6% +36,5% 78.768 2.157 -9,8% +9,5% 12 +14,8% 2.768 -16,6% 1,4 0,32 0,3 0,9 +57,2% +65,1% +112,2% -16,8% 1.923 158 88 22 +13,3% +49,1% +115,1% -55,1% Fonte: Ice FOCUS EXPORT IL SISTEMA DISTRIBUTIVO Nel sistema distributivo giapponese i grossisti sono un canale molto impor tante, in par ticolare nei rappor ti con la ristorazione e la grande distribuzione, ma cresce l’impor tanza degli impor tatori (anche nei rappor ti con l’industria). Sempre più spesso le catene del retail si riforniscono direttamente dai fornitori esteri. Indicativamente, i ricarichi per gli intermediari sono nelll’ordine del 30% per l’impor tatore, 30% al grossista e 40% al dettagliante. La struttura della distribuzione al dettaglio si ar ticola in diversi attori: NEGOZI SPECIALIZZATI Catene di punti vendita, collegati a una sede centrale per la logistica, che vantano una specializzazione di prodotto (come i negozi di alcolici) o di clientela (come le “gastronomie” gourmet). BARRIERE Tutti i prodotti presenti nel mercato giapponese devono rispettare le specificazioni egli standard stabiliti dalla legge Food Sanitation Law, per quanto riguarda ingredienti, additivi alimentari e residui chimici agricoli. IMPOSTE Oltre ai dazi doganali, che differiscono secondo il tipo di prodotto, sono dovute le seguenti imposte: L’IMPOSTA SUI CONSUMI Dopo lo sdoganamento, l’importatore deve pagare l’imposta sui consumi come segue: (valore Cif + dazio doganale) x 5%. +8% dal primo aprile 2014. Salirà al +10% nel 2015. L’IMPOSTA SUGLI ALCOLICI Sugli alcolici si applica inoltre un’imposta che è stabilita secondo il tipo di bevanda e il tenore alcolico. Per i vini l’aliquota è di 80.000 yen per chilolitro. ABENOMICS Abenomics è un neologismo, nato dalla fusione del nome dell’attuale premier giapponese Shinzo Abe (partito liberal democratico) ed economics, creato per descrivere i provvedimenti economici attuati dal Governo nipponico per rilanciare l’economia del Paese. Dopo anni di contenimento del deficit pubblico, Abe ha stilato un programma in tre punti fondamentali: stimolo alla crescita, attraverso l’aumento della spesa pubblica, una politica monetaria fortemente espansiva e un programma di riforme strutturali e deregulation per rafforzare concorrenza e investimenti privati. La politica monetaria, in particolare, ha portato all’immissione di 1,4 miliardi di dollari, per ottenere un tasso d’inflazione del 2%. L’obiettivo è una svalutazione dello yen, per stimolare esportazioni e crescita. Una strategia che ha attirato numerose critiche internazionali per le possibili conseguenze sul commercio e il sistema finanziario mondiale. Il provvedimento rende comunque meno competitivi i prodotti esteri nel mercato giapponese. Altra difficoltà per l’export nel Paese è dettata dall’aumento delle tasse al consumo, per supportare la politica di investimenti pubblici da 90 miliardi di euro. L’imposta passerà dal 5% all’8% quest’anno, per salire al 10% nel 2015. Provvedimento che ha portato a una repentina crescita della spesa delle famiglie giapponesi, cresciuta del 5,2%. Un dato che non deve ingannare: molte persone hanno ovviamente anticipato alcuni acquisti previsti, prima dell’entrata in vigore della nuova tassazione. Il dato sulla fiducia dei consumatori giapponesi è, infatti, in calo, e l’andamento dei consumi incerto. Nel breve periodo il piano macroeconomico di Abe sembra quindi dare i suoi frutti, soprattutto sul fronte dell’occupazione, scesa del 4,1%. Restano comunque le perplessità dal punto di vista del commercio internazionale, con l’export verso il Giappone, penalizzato dall’andamento dello yen (vedi tabella sotto). SUPERMERCATI E IPERMERCATI Il canale con il maggior grado di efficienza logistica e di assor timento. Negli ultimi anni si è rafforzata la tendenza all’offer ta di prodotti private label, forniti da produttori nazionali ed esteri. In Giappone ha sede il maggior retailer asiatico Aeon Co. con un fatturato di circa 70 miliardi di dollari, per l’intero gruppo, nel 2012. CONVENIENCE STORE Catene di piccoli negozi, con una presenza molto for te sul territorio. Il gruppo probabilmente più esteso è Seven Eleven, che vanta una rete commerciale superiore ai 15mila punti vendita in tutto il Giappone (circa 60 miliardi di dollari di fatturato nel 2012). Si caratterizzano per l’alto livello di ser vizio al consumatore, con orari di esercizio ininterrotti 24 ore su 24, senza giorni di chiusura. SOCIETÀ COOPERATIVE Cooperative di acquisto, con punti vendita sul territorio. La più famosa è Co op Kobe. DISCOUNT STORE Grandi negozi, con un’offer ta molto ampia e variegata a prezzi estremamente competitivi. Privilegiano rappor ti diretti con il consumatore e sono concentrati in zone specifiche per abbattere i costi logistici. GLI HOME CENTER Nati come grandi negozi per il fai da te, ma l’assor timento comprende anche elettrodomestici e detersivi. Sono caratterizzati per le ampie superfici e sono generalmente situati in periferia. Progressivamente stanno entrando anche nel settore food. DRUG STORE Specializzati nell’offer ta di medicinali da banco, cosmetici, detersivi, dolci e bevande, offrono anche un ampio assor timento nell’ambito dell’alimentare. Storico del cambio tra yen ed euro. Si evidenzia la progressiva svalutazione dello yen a partire dalla fine del 2012. Fonte: Banca centrale europea 13 L’INIZIATIVA Maggio 2014 Lo scorso 14 marzo gli imprenditori del Veneto e della Marca si sono riuniti in occasione del quarto incontro del ciclo ‘Rimettere le scarpe ai sogni’, un progetto realizzato da Salone d’Impresa in partnership con Unioncamere Veneto e in collaborazione con PwC, Pasta Zara e Cisco Italy con ‘b! Ict Company’. Il meeting si è tenuto nello stabilimento trevigiano dell’azienda ‘Da Re - I Bibanesi’, a Zoppè di San Vendemiano, ed è stato l’occasione per discutere di esperienze e prospettive di crescita del settore alimentare regionale. Secondo l’organizzazione, infatti, ‘Rimettere le scarpe ai sogni’ “significa guardare imprese, imprenditori e manager che hanno fatto, o stanno facendo, progettualità nuove e integrate. Ascoltare esperienze e vedere pratiche nuove laddove si sono realizzate, insieme a esperti che dell’innovazione hanno fatto un destino”. L’indagine di Unioncamere Unioncamere Veneto ha aperto i lavori presentando i dati di un focus dedicato al settore alimentare della regione, dal titolo ‘Il buono e ben fatto: piccolo viaggio nel Veneto del Gusto’. Serafino Pitingaro, responsabile Area Studi e Ricerche di Unioncamere Veneto, ha descritto un quadro assolutamente positivo: “Le imprese venete del comparto registrano un fatturato di 13 miliardi di euro, pari al 9% del Pil regionale. Offrono al consumatore prodotti competitivi e garantiti in termini di sicurezza, gusto e qualità. Rispondono alle esigenze del mercato in continua evoluzione e sperimentano con successo, nel rispetto della tradizione, le tecnologie più avanzate. Da sola la regione contribuisce per il 10% al totale della produzione dell’industria alimentare italiana”. Per quanto riguarda l’export, il Veneto esporta annualmente 4 miliardi di prodotti alimentari: la prima voce è costituita da vino e bevande (1,6 miliardi di euro), seguono i prodotti da forno che, con quasi mezzo miliardo di euro, rappresentano oltre l’11% del totale esportato. Un altro dato rilevante riguarda l’occupazione: le imprese dell’industria alimentare veneta contano più di 42mila addetti, pari a circa il 10,4% del totale dei posti di lavoro offerti dal settore in tutta Italia. Infine, sono state segnalate le tre province più competitive del comparto alimentare veneto. Nel territorio di Treviso si concentrano 775 imprese attive, 685 nel padovano e 684 nel veronese: quasi il 60% delle 3.650 imprese alimentari venete ha sede in queste tre province. Delle 54.400 imprese manifatturiere regionali, il 6,7% è costituito dalle industrie alimentari. Il presidente di Salone d’Impresa, Ferdinando Azzariti, ha indicato il ‘Veneto del Gusto’ come “modello da imitare per ritornare a crescere”. La chiave del successo risiede in “Nuovi prodotti, dimensioni aziendali in crescita, reti di imprese e consorzi per internazionalizzare, andando in profondità con la figura dell’imprenditore che cambia, cioè diventa quella dello ‘zingaro’ sempre più in giro per il mondo a costruire relazioni, a definire accordi, a capire i singoli mercati”. 14 E’ intervenuta poi Erika Andreetta, Retail & Consumer Goods Consulting Leader di PwC, società che fornisce servizi professionali di revisione e consulenza alle imprese. Lo speech ha riguardato l’analisi dei risultati della 17^ Annual Global Ceo Survey condotta dalla società, un sondaggio realizzato su un campione di 350 Ceo appartenenti a 55 paesi, che ha rivelato una crescita della fiducia nel futuro del settore alimentare. Il 38% dei Ceo del settore, infatti, ritiene che l’economia globale migliorerà nel 2014 rispetto all’anno precedente. “Per i Ceo”, continua Erika Andreetta, “le evoluzioni tecnologiche rappresentano il principale fattore che trasformerà il settore alimentare nei prossimi cinque anni. La tecnologia, quindi, sarà il canale da favorire per raggiungere i nuovi clienti ‘tecnologici’”. Si rileva, inoltre, un forte interesse per i mercati emergenti: “Il 34% dei Ceo considera la Cina fra i primi tre mercati di maggior sviluppo nei prossimi 12 mesi e il 18% dei Ceo Consumer, molto più che in altri settori, riconosce l’Africa come un nuovo mercato in cui crescere attraverso partner strategici”. L’importanza delle tecnologie... Sulla tecnologia ha posto particolare attenzione anche Sandro Bordato, Presidente e Ad di ‘b! Ict Company’, società partner di Cisco per l’evento: “E’ un momento cruciale per l’impresa italiana che, complice anche la vetrina internazionale di Expo 2015, ha l’occasione per riaffermarsi come nazione leader nel comparto agroalimentare. E’ importante però che il settore evolva e salvaguardi la sua qualità, riconosciuta in tutto il mondo. In questo senso la tecnologia, ‘l’Internet delle Cose’, può svolgere un ruolo fondamentale. Introducendo dati e sensori nella filiera alimentare, andremo a creare una piattaforma digitale che monitora e gestisce tutto il processo di tracciabilità e rintracciabilità, incrementandone l’efficienza. Salvaguarderemo così la sicurezza dei nostri prodotti e daremo una risposta efficace ai fenomeni delle frodi alimentari e della contraffazione dei marchi italiani, che creano ingenti danni economici e d’immagine al nostro Made in Italy”. Veneto: ripartiamo dal positivo Numeri da record per l’industria alimentare regionale. Li hanno presentati Salone d’Impresa e Unioncamere Veneto. Il segreto: progettualità nuove e integrate. Margherita Bonalumi ... e dell’innovazione La sfida è quella di riuscire a innovare i prodotti per andare incontro alle nuove esigenze del mercato, pur continuando a rispettare la tipicità della tradizione. Un tema, questo, affrontato anche dagli imprenditori che sono intervenuti offrendo la propria testimonianza aziendale. Il primo esempio ha riguardato uno dei prodotti riconosciuti dal ministero delle Politiche agricole come ‘tipicità di Marca’: i Bibanesi dell’azienda alimentare Da Re, impegnata nel settore della panificazione da ben quattro generazioni. “La ricetta dei Bibanesi”, afferma il presidente Giuseppe da Re, “affonda le proprie radici nell’artigianalità tipica del buon pane di qualità, senza mai però disgiungersi dalla continua ricerca e dalla capacità innovativa del processo e del prodotto. Solo se l’innovazione tecnologica è gestita con attenzione e lungimiranza si sposa all’artigianalità e alla tradizione, offrendo soddisfazioni e ottimi risultati”. Anche Giovanni Rana, presidente del noto Pastificio Rana, è intervenuto descrivendo il recente investimento del gruppo negli Stati Uniti e ribadendo l’importanza dell’innovazione: “In tutti i campi in cui opera, l’imprenditore deve creare sempre. Qualità e fantasia sono due parole d’ordine”. Fulvio Bragagnolo, presidente di Pasta Zara, gruppo presente oggi in 106 Paesi, ha aggiunto: “Un imprenditore deve essere anche un sognatore tenace. L’importante è credere sempre in se stessi”. Maggio 2014 LE SLIDE DELL’INIZIATIVA PRESENTATA DAL GOVERNO #campolibero all’agroalimentare italiano Il governo Renzi presenta un piano in 18 punti per il rilancio del settore. Semplificazione, lavoro e competitività le parole d’ordine. E non manca l’hashtag. 16 “La filiera agroalimentare vale il 17% del Pil, risultato che deve ancora migliorare”. La dichiarazione è del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. Un commento, rilasciato nel corso di Vinitaly, che segue di poche ore quello del presidente del consiglio, Matteo Renzi, sempre in tema di agricoltura e alimentare: “Il nostro obiettivo è portare l’export agroalimentare italiano a 50 miliardi di euro nel 2020. Potremmo dire combattendo l’agropirateria, io mi limito a dire che ci sono degli spazi da riempire”. Proprio la fiera di Verona è stata l’occasione per presentare ‘Campo Libero’, il piano per il settore agroalimentare del governo Renzi. Sarà composto da 18 punti, che a partire dal mese di maggio dovrebbero essere dettagliati in progetti di legge e piani concreti di azione. Il piano può vantare anche un hashtag dedicato, come ormai è consuetudine del premier: #campolibero. “L’agricoltura e l’agroalimentare - ha aggiunto il ministro Martina - hanno una centralità nelle politiche di sviluppo e di rilancio che questo Governo vuole mettere in campo nel suo percorso. Campo Libero è un piano di interventi che affronterà alcuni nodi cruciali per il sistema. Dalla sicurezza, con il rafforzamento di azioni per interventi nella Terra dei fuochi, al taglio dei costi agli enti e alle società vigilate dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Svilupperemo questo piano di azione e il lavoro sarà implementato grazie a una call aperta con il mercato (conclusa il 30 aprile, ndr). Immaginiamo di tirare le fila a maggio, mese cruciale anche per l’applicazione definitiva della Pac. Questi due binari, se viaggiano insieme, danno l’idea del grande disegno complessivo che questo governo, con il Parlamento, può costruire per l’agricoltura e l’agroalimentare italiano”. Fra le iniziative proposte I PUNTI PRINCIPALI DEL PIANO SEMPLIFICAZIONE “Una lotta senza quartiere alla devastante burocrazia che sta uccidendo l’Italia e in particolar modo questo settore”. Matteo Renzi, presidente del Consiglio LAVORO E GIOVANI “Riprendiamo punti già previsti nel collegato, come i mutui a tasso zero per imprese agricole condotte da giovani sotto i 40 anni. Inoltre, sono previste azioni per agevolare le assunzioni e la possibilità di introdurre un contratto di lavoro stabile nel settore, nell’ambito di tre anni, come in fondo è la filosofia del Jobs Act”. COMPETITIVITÀ “Vogliamo valorizzare il tema del collegato agricolo per favorire la realizzazione di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento dell’e-commerce”. Maurizio Martina, ministro per le Politiche agricole L’AGRICOLTURA NELLA RETE E’ sicuramente la rete, al di là degli argomenti specifici previsti dal piano, la vera protagonista di Campo libero. A cominciare dall’hashtag, tradizione delle manovre di questo governo, o dalle slide, diventate anch’esse un rito delle manovre renziane. Campo libero, anzi #campolibero, dal momento della sua presentazione è un tormentone su Facebook e Twitter. E proprio su questi due mezzi viaggiano, fin da subito, gli incessanti appelli a contribuire, partecipare, commentare e proporre soluzioni e miglioramenti per l’agroalimentare italiano. Mai, come nella gestione Renzi, internet era stata tanto al centro dell’azione quotidiana del governo, che ha evidentemente scelto questo mezzo anche per comunicare con i cittadini e intercettare gli umori della piazza. Gli scatti di queste pagine, che sono solo un piccolissimo esempio di questa nuova modalità di comunicazione delle istituzioni, dimostrano la vivacità in rete dei componenti di questo governo. ATTUALITÀ rientrano quelle di sostegno ai giovani under 40 che vogliono investire in un’impresa agricola. “Nel piano, ci sono anche mutui a tasso zero per dieci anni - ha spiegato Martina - credito di imposta per e-commerce e per piattaforme distributive all’estero”. Toccato anche il tema del lavoro. “Per le assunzioni a tempo indeterminato, prevediamo un abbattimento del costo del lavoro degli under 40 in linea con il Job act di Poletti”, precisa Martina. In generale, le direzioni operative sono tre: competitività e lavoro, semplificazioni e sicurezza. In tema di lavoro, oltre al sostegno per gli under 40, ci sono gli incentivi all’assunzione dei giovani, con sgravio di un terzo sulla retribuzione lorda. In discussione, anche il tema dell’etichettatura, con la proposta di avviare una consultazione pubblica, dopo aver stabilito i termini per l’attuazione della legge in materia. Ampio spazio anche al tema delle semplificazioni, con la proposta, tra l’altro, di consentire l’apertura di nuove aziende agricole in 60 giorni riducendo i tempi del silenzio assenso, le semplificazioni in materia di vendita diretta, la de-materializzazione dei registri di carico e scarico e l’istituzione del registro unico dei controlli aziendali. Infine la sicurezza. Il tema principale è ancora quello della Terra dei fuochi, per cui si prevede un rafforzamento delle azioni, insieme all’attribuzione di più poteri di confisca dei beni contro chi trae profitto dal traffico illecito di rifiuti. Ma Campo libero non è solo un piano di rilancio e sviluppo per uno dei settori cruciali per l’economia italiana, ma anche, attraverso l’utilizzo in primis della rete, un tentativo di democrazia partecipata, che fa leva sulla necessità di un contributo generale. Scrive in proposito Martina, proprio sul suo profilo Facebook: “Stiamo lavorando a un piano di azioni per il settore agricolo e agroalimentare. Abbiamo bisogno anche del vostro aiuto, per questo valuteremo le proposte che ci arriveranno. Scriveteci”. Alice Realini Matteo Renzi 17 Maggio 2014 L’EVENTO Un palcoscenico per il Made in Italy Dopo un lungo iter ha aperto i battenti, il 18 marzo a Milano, Eataly Smeraldo. Tre piani e quindici punti di ristoro per la nuova creatura di Oscar Farinetti. Nata sulle ceneri dello storico teatro. La mattina del 18 marzo al Teatro Smeraldo è tutto pronto. Una vera e propria folla attende l’apertura, ordinatamente in coda, davanti al grande ingresso di vetro. E poi arriva lui, il patron Oscar Farinetti e la festa di Eataly Smeraldo può cominciare. Dello storico teatro milanese resta il nome, le foto in bianco e nero dei tanti artisti che negli anni hanno calcato le assi di questo teatro, come Gino Paoli, Mina e Adriano Celentano, solo per citarne alcuni, e un palco. Dove, promette Farinetti, ogni sera si esibiranno giovani artisti e celebrità del mondo della musica italiana. Ed è proprio il grande palco che domina lo store ad accogliere il patron Farinetti, con immancabile bottiglia da stappare, il sindaco Giuliano Pisapia e Carlin Petrini, fondatore di Slow Food. Parole entusiastiche, battute, molti sorrisi e poi le note di Alberto Fortis, che seduto al pianoforte canta la sua celeberrima ‘Milano e Vincenzo’ davanti al folto pubblico. “Non possiamo far dimenticare un luogo come lo Smeraldo, dove hanno cantato Bob Dylan e Ray Charles: per questo resterà il palco che ospiterà show e concerti. Eataly ha l’obiettivo di ridare vita a luoghi di pregio come ex librerie, ex teatri che oggi chiudono nel nostro Paese”, spiega Oscar Farinetti. Una superficie di 5mila metri quadrati, tre piani, banchi per la vendita di salumi e formaggi, 15 punti di ristorazione, un investimento di circa 40 milioni di 18 euro e 350 dipendenti: sono questi i numeri del 25esimo store della catena nel mondo. “Ogni Eataly - ha spiegato Farinetti - è una cosa a sé. Come i fratelli: valori di base in comune, ma caratteri diversi. Per noi si tratta di replicare un’atmosfera e questo è dedicato alla musica. Abbiamo scelto di aprire per le Cinque giornate di Milano perché Eataly puo’ essere una piccola metafora fisica legata a Risorgimento. Non saremo noi a far risorgere l’Italia, ma è un piccolo passo”. Eataly Smeraldo, inoltre, offre cinque luoghi dedicati alla produzione artigianale a vista: la pasta fresca di Michelis, la panetteria con il suo forno a legna, la pasticceria ‘Golosi di Salute’ curata da Luca Montersino, il panino ‘Ino’ di Alessandro Frassica, la piadineria dei Fratelli Maioli e il corner dedicato al mozzarella show, che per l’occasione diventa ‘Miracolo a Milano’. I milanesi, fino ad ora, sembrano aver molto apprezzato. Le code all’ingresso sono continuate anche nei giorni successivi all’inaugurazione, in particolare per affollare i tanti punti ristoro della catena. Spazi che però, secondo alcuni, tolgono un po’ di visibilità alla vendita dei prodotti made in Italy che riempiono gli scaffali. Non resta che attendere il primo bilancio, mentre Farinetti sta già pensando al prossimo Eataly, forse addirittura nella capitale francese. Alice Realini ATTUALITÀ Maggio 2014 Conto salato per Coop Estense “ Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar del Lazio. E condanna la Cooperativa al pagamento della sanzione di 4,6 milioni di euro. Comminata dall’Antitrust per abuso di posizione dominante nei confronti di Esselunga. ESSELUNGA A seguito dell’indagine dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) che condannava con provvedimento in data 6 giugno 2012 Coop Estense per violazioni molto gravi della disciplina che tutela la concorrenza, poste in essere da Coop Estense in Modena e Vignola a danno di Esselunga e dei consumatori, il Consiglio di Stato ha confermato, in via definitiva, detto provvedimento. Esselunga esprime soddisfazione per la sentenza ed auspica che queste condotte poco lineari abbiano a cessare in futuro anche in altri ambiti territoriali. “ “ COOP ESTENSE Nel prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato, non può che esprimere sconcerto per un pronunciamento che, di fatto, va a ribaltare completamente l’orientamento assunto dal Tar del Lazio. La Cooperativa giudica questa sentenza preoccupante poiché va a sancire un principio che non ha precedenti, e cioè l’impossibilità che si determina per qualunque soggetto economico in possesso di alte quote di mercato, di intraprendere azioni di sviluppo se un concorrente volesse realizzarle al suo posto. “ 20 Coop Estense deve pagare: sì, no, di nuovo sì. L’ultimo capitolo nella vicenda giudiziaria che vede contrapposte la Cooperativa ed Esselunga, assegna vittoria all’insegna di Caprotti. Con una sentenza depositata lo scorso 8 aprile, il Consiglio di Stato ha infatti accolto il ricorso presentato da Esselunga e Antitrust, contro la sentenza del Tar del Lazio del 2 agosto 2013, pronunciamento con cui il Tribunale aveva giudicato illegittima la delibera della stessa Autorità, datata 6 giugno 2012, che condannava Coop Estense al pagamento di 4,6 milioni di euro, per abuso di posizione dominante. La vicenda si riferisce al tentativo di Esselunga di costruire un supermercato nell’area dell’ex Consorzio agrario di Modena e nel comune di Vignola (Mo). Progetti che secondo l’Antitrust sarebbero stati ostacolati in modo illegittimo da Coop Estense. L’Autorità, nel 2011, aveva avviato una procedura istruttoria, che si era conclusa con la delibera del giugno 2012, in cui si afferma esplicitamente che Coop Estense avrebbe “posto in essere un abuso di posizione dominante […] consistente in un’unica strategia escludente continuata nel tempo ed ar ticolata in compor tamenti tesi ad ostacolare, o quanto meno for temente ritardare, l’uso a fini commerciali di aree già nella disponibilità del concorrente, anche inter venendo in procedure amministrative in fase avanzata per il rilascio delle relative autorizzazioni”. Secondo l’Autorità, Coop Estense avrebbe quindi posto un freno, con metodi ben al di là della normale concorrenza, ai progetti di Esselunga. Accuse pesanti, smontate però dal Tar del Lazio. Che nella sua sentenza aveva rilevato come l’Autorità “incorre nei gravi vizi istruttori e motivazionali denunziati in gravame, che si riflettono nella mancanza assoluta di dimostrazione della sussistenza di un nesso causale, anche concorrente ma di rilievo determinante, tra la condotta di Coop Estense e l’esclusione di Esselunga”. Insomma, secondo il Tribunale amministrativo non era stato dimostrato che Coop Estense avesse abusato della propria posizione dominante nell’area, per condizionare “con atti ostruzionistici e dilatatori l’iter amministrativo in corso per il rilascio di autorizzazioni all’avvio di attività commerciali nei comuni di Modena e Vignola”. Ora la sentenza del Consiglio di Stato ribalta di nuovo il quadro. Come si legge proprio in una nota del Cds: “Occorre guardare all’intero compor tamento sostanziale di chi è in posizione dominante in un mercato, come lì era Coop Estense. Sicché legittimamente l’Antitrust aveva rilevato che sugli impedimenti amministrativi aveva pesato in modo determinante il compor tamento ostruzionistico di Coop Estense, esteso anche ad operazioni di acquisto di terreni a prezzi molto elevati, per contrastare il temuto arrivo di Esselunga”. Il Consiglio opera poi un impor tante distinguo tra il piano amministrativo e quello concorrenziale: “La strategia escludente di Coop Estense, concretata nell’intervento nell’ambito di due procedimenti di pianificazione urbanistica già avviati nei comuni di Modena e Vignola, era sì legittima in termini formalmente amministrativi ma illecita in termini concorrenziali. La legittimità del primo profilo non esclude infatti l’illiceità del secondo”. I commenti da par te degli interessati non si sono fatti attendere. Piccato, e non potrebbe essere altrimenti, il comunicato diffuso da Coop Estense: “Nel prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato, Coop Estense non può che esprimere sconcer to per un pronunciamento che, di fatto, va a ribaltare completamente l’orientamento assunto dal Tar del Lazio. La Cooperativa giudica questa sentenza preoccupante poiché va a sancire un principio che non ha precedenti, e cioè l’impossibilità che si determina per qualunque soggetto economico in possesso di alte quote di mercato, di intraprendere azioni di sviluppo se un concorrente volesse realizzarle al suo posto”. Esselunga sembra voler attribuire alla decisione della giustizia amministrativa un valore esemplare, rispetto ad altre querelle con il mondo della distribuzione cooperativa: “Esselunga esprime soddisfazione per la sentenza ed auspica che queste condotte poco lineari abbiano a cessare in futuro anche in altri ambiti territoriali”. Al di là delle comunicazioni ufficiali, immaginiamo Bernardo Caprotti riprendere in mano il suo libro, Falce e Carrello, in cui elencava le proprie tesi sulla concorrenza sleale patita dalle Coop ed esclamare compiaciuto: “Ve l’avevo detto”. Paolo Frettoli FOCUS ON Maggio 2014 “Funzionale, oltre che bello” Artigianalità e tecnologia, questi i tratti caratteristici di Dolcebon. Che, per la distribuzione al normal trade, ha scelto per i suoi prodotti un partner d’eccezione: Essoquattro. Quella di Dolcebon è la storia di un’azienda che nasce come laboratorio artigiano. E che, nel corso degli anni, cresce e si sviluppa fino ad arrivare a produrre quantitativi tali da entrare nel mondo della distribuzione moderna: “La nostra azienda, fondata da mio nonno, nasce nel 1970 come piccolo laboratorio di torcetti e grissini. Inizialmente vendevamo soltanto alle panetterie locali”, spiega Michael Montonera, responsabile commerciale di Dolcebon. “Oggi il laboratorio è diventato una struttura da 1500 metri quadrati, ma ha conservato le ricette e le modalità di produzione delle origini. Abbiamo ovviamente aumentato le linee e oggi la nostra capacità produttiva è di 14 quintali di torcetti al giorno, proposti in vaschette da 180 grammi, tubi di acetato da 380 grammi e sacchi di varie grammature. Li produciamo sia a marchio nostro che come private label, con alcune insegne come Eurospin, Finiper, Dimar e MaxiDi. Inoltre, i nostri torcetti, proposti nei gusti di cannella, miele, cacao e burro, sono molto diffusi anche tra i grossisti”. Un paio d’anni fa l’azienda ha riscoperto il piacere di vantare un binomio d’eccezione: oltre a una produzione “da numeri”, i prodotti conservano un animo artigianale, che affonda le sue origini nella tradizione. “I torcetti hanno raggiunto un livel- lo di notorietà tale per cui negli anni Novanta abbiamo deciso di interrompere la produzione di grissini. Due anni fa, però, un po’ per gioco e un po’ per sfizio, abbiamo ricominciato a produrli. Compiendo una scelta radicale: tornare all’artigianalità assoluta in tutte le fasi. I nostri grissini, infatti, oltre a non essere macchinati, vengono impastati, tagliati e tirati a mano dai nostri sei panettieri specializzati. Li abbiamo chiamati ‘i Favolosi’”, continua Montonera. Oltre a un “ritorno alle origini” per quanto riguarda il contenuto, Dolcebon ha operato anche un rinnovamento di quello che è l’involucro del prodotto, proponendo oggi, grazie alla collaborazione con Esseoquattro, un packaging d’eccezione. “Inizialmente abbiamo proposto l’uso di sacchetti di plastica, ma questa soluzione non permetteva di trasmettere l’artigianalità del prodotto e non garantiva un’adeguata shelf-life. Abbiamo quindi scel- to Ideabrill”, evidenzia Montonera. “Ad attrarci, inizialmente, è stata l’estetica del salvafreschezza, che ricorda il sacchetto della panetteria di paese e garantisce una presentazione del prodotto coerente con le sue caratteristiche. Poi abbiamo scoperto che, oltre a essere bello, era anche funzionale. La pellicola interna mantiene intatta la fragranza del grissino, tanto che abbiamo raddoppiato la shelf-life garantita, portandola a sei mesi”. Con questo pack, e forti della qualità dei ‘Favolosi’, l’azienda sta portando il prodotto anche in mercati più di nicchia, come panetterie e negozi specializzati, con la prospettiva di affiancarli ai torcetti sugli scaffali della Gd, come prodotto di alta qualità: “La Gd è fin troppo ricettiva sull’argomento e vorrebbe da subito volumi maggiori”, conclude Montonera. “Ma l’unico modo per far crescere la produzione senza stravolgere il prodotto sarebbe aumentare il numero di panettieri specializzati in laboratorio: una scelta che ci auguriamo di poter fare presto”. Federica Bartesaghi 21 ALCUNI CELEBRI ‘NO’ ALL’EURO Giorgio Napolitano Margaret Thatcher Parole pronunciate da Giorgio Napolitano, allora deputato del Pci, a Montecitorio, il 13 dicembre 1978, durante una discussione riguardante l’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo (Sme). “L’euro è la più grande follia dell’era moderna. La Germania si ritroverà la sua naturale fobia dell’inflazione, mentre l’euro risulterà fatale per i paesi più poveri perché devasterà le loro economie inefficienti”. 11º PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Maggio 2014 “[...]dal vertice è venuta solo la conferma di una sostanziale resistenza dei Paesi più forti, della Germania, e in particolare della banca centrale tedesca, ad assumere impegni effettivi e sostenere oneri adeguati per un maggiore equilibrio tra gli andamenti delle economie di paesi della comunità. E’ così venuto alla luce un equivoco di fondo: se cioè il nuovo sistema debba contribuire a garantire un più intenso sviluppo dei paesi più deboli della comunità, o debba servire a garantire il Paese più forte, ferma restando la politica non espansiva della Germania, spingendosi un Paese come l’Italia alla deflazione. […]Il rischio è quello di veder ristagnare la produzione, gli investimenti e l’occupazione invece di conseguire un più alto tasso di crescita; di vedere allontanarsi, invece di avvicinarsi, la soluzione dei problemi del Mezzogiorno”. PRIMO MINISTO BRITANNICO Milton Friedman ECONOMISTA “La spinta per l’Euro è stata motivata dalla politica, non dall’economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania e la Francia, così strettamente da rendere una possibile guerra europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti d’Europa. Io credo che l’adozione dell’euro avrà l’effetto opposto. Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti, che si sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio, in problemi politici di divisioni. Un’unità politica può aprire la strada per un’unità monetaria. Un’unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli si dimostrerà una barriera per il raggiungimento dell’unità politica”. Il paradosso dell’ uro Il rapporto tra mondo agroalimentare, Unione europea e moneta unica è, da sempre, piuttosto travagliato. Senza dubbio, sul settore, incidono in maniera importante tutte le decisioni prese in ambito europeo. Basti pensare alla Politica agricola comune o, nel lattiero caseario, al tema controverso delle quote latte. Ma è tutto il mondo agroindustriale italiano ad essere in fermento.Tensioni sui prezzi delle materie prime, comuni a tutti i settori, debolezza della domanda nel Vecchio continente, difficoltà di accesso al credito, debolezza finanziaria all’estero sono alcuni degli argomenti che preoccupano uno dei settori comunque più dinamici e importanti per la nostra economia. Ma tutto questo non deve far pensare che, invece, per quanto concerne la moneta unica, i giudizi siano unanimi. Anzi, le voci di dissenso, complice anche l’evoluzione del quadro economico e la situazione di sostanziale deflazione dell’eurozona, si fanno sempre più forti.Tra questi, sicuramente, anche Roberto Brazzale, a capo di un gruppo che si trova ad operare quotidianamente con due differenti valute: l’euro e la corona ceca. Da sempre scettico verso la moneta unica, Brazzale lancia una chiara provocazione: “L’industria lattiero casearia italiana, così come quella alimentare in generale, stanno pagando un prezzo enorme all’avventura euro. Un prezzo troppo alto. E l’imminente fine del sistema delle quote latte, peraltro necessaria, provocherà un’ulteriore perdita di posizioni di mercato per l’industria casearia del nostro Paese”. Roberto Brazzale La parità di cambio tra lira e marco tedesco e i suoi effetti sull’economia italiana. Con un’attenzione particolare alle aziende del settore agroalimentare, frenato anche dalla valuta. Ne parliamo con Roberto Brazzale, presidente del gruppo Brazzale e membro dell’High level forum della Commissione Ue. 22 A cura di Alice Realini Perché l’industria alimentare sta pagando a caro prezzo la scelta dell’euro? La parità forzata della lira con il marco tedesco e il fiorino olandese ha drogato la competitività relativa delle industrie alimentari di quei paesi nei confronti di quella italiana che, dalla fissazione della parità di cambio in poi, ha sempre più perso terreno. Le chiusure di stabilimenti e la sofferenza del comparto ne sono la riprova. Sempre più imprenditori italiani chiudono le loro aziende e, con la morte nel cuore, devono disperdere un patrimonio umano e tecnologico che rappresenta il frutto di immensi sacrifici di tutta la comunità. E, comunque, chi sopravvive non cresce. E il settore lattiero caseario, in particolare? Il sistema delle quote latte ne ha finora contenuto l’avanzata ma, dopo le quote, la crescita della produzione lattiera del nord Europa, che è già lanciata, porterà ad una intensificazione della pressione competitiva. Rischiamo di rimanere limitati alla cittadella protetta delle Dop e di vedere atrofizzarsi un sistema industriale dalle qualità straordinarie, che vale molto di più delle sole Dop. L’andamento delle esportazioni, in crescita, sembrerebbe smentirla… I compiaciuti annunci ufficiali nascondono un equivoco: stiamo crescendo nell’export, certo, ma molto meno di quello che potremmo, considerata l’imponente accelerazione dei consumi mondiali e l’apprezzamento delle nostre produzioni. Perdiamo continuamente quote di mercato relative. E andrà sempre peggio.Verso i concorrenti extraeuropei paghiamo anche lo scotto di un cambio con il dollaro che non ci appartiene. Oltretutto, l’Italia è un forte esportatore ma anche un grande importatore, perciò i colleghi nordeuropei che sono sul nostro mercato interno, grazie alla valuta bloccata, dispongono di una marcia in più. E non parliamo poi dei danni che l’euro-deflazione ha provocato al potere d’acquisto delle famiglie italiane. Perché parla di ‘parità con il marco tedesco’ piuttosto che di valuta comune? L’euro manca di un sottostante stato unico, con unico bilancio statale e unica banca centrale, perciò rimane un sistema di cambi fissi con valuta comune. Un mostro. E tale rimarrà. Organi comuni e politiche fiscali e di bilancio unitarie, non sono arrivate e non arriveranno mai. Non vorrà credere che i popoli rinunceranno alla propria sovranità sul bilancio o che i tedeschi accettino l’inflazione? Il guaio in cui hanno cacciati è che questo sistema, avendo introdotto una unica valuta circolante, ha reso impossibili le svalutazioni cioè gli aggiustamenti tra le valute dei singoli stati. Lo Sme, al contrario, lo permetteva. Ma la svalutazione non è sempre stata ritenuta un danno, a causa dell’inflazione? Sbagliato. In un’economia aperta la svalutazione di una divisa, come il suo apprezzamento, è un aggiustamento fisiologico, indispensabile. Il rapporto di cambio è un prezzo, un indice di scarsità e di squilibrio cui contribuisce a porre rimedio attraverso continui aggiustamenti, al rialzo o al ribasso, che frenano o accelerano i flussi commerciali e finanziari. In Italia la svalutazione riequilibrava import ed export e ad essa è sempre seguita un’inflazione di misura nettamente inferiore, perché la svalutazione viene da inflazione già accumulata. Non il contrario. Insomma, un favore al mondo industriale? No, si è sempre trattato di una compensazione risarcitoria, mai di un regalo. L’aggiustamento della lira svalutava le rendite improduttive e riconosceva al ceto produttivo un bilanciamento delle crescenti inefficienze del sistema. Compensava parzialmente, temporaneamente e successivamente, fino all’accumulo successivo, la zavorra che impediva alle imprese di competere con le rivali straniere, che operavano in stati più efficienti. L’industria è sopravvissuta così, creando ricchezza nonostante la sindacalizzazione, la spesa pubblica senza argini, la penalizzazione del lavoro a favore della rendita, il protezionismo clientelare e il deficit di concorrenza nel mercato di cui hanno beneficiato monopoli e cartelli del capitalismo, privato e pubblico. Ma l’euro non doveva rappresentare la soluzione a tutto questo? Pura incoscienza di chi ha voluto “mettere il carro davanti ai buoi”. Introdurre un elemento rigido come la valuta in economie così diverse significa porre le premesse per enormi squilibri, allontanandole ulteriormente. In realtà l’euro è stato la dichiarazione di fallimento della politica italiana, una resa senza condizioni che ha rimesso nelle mani dello straniero l’estremo tentativo di risanare il paese, at- traverso il cosiddetto vincolo esterno. L’ex presidente Ciampi e Romano Prodi lo ammettono. Oggi è chiaro che l’azzardo è fallito clamorosamente, stiamo molto peggio di prima e senza possibilità di manovra. L’euro è l’ultimo tentativo del sistema politico consociativo di perpetuarsi grazie al debito pubblico, a costo di uccidere il sistema produttivo. La moneta unica ha portato anche vantaggi, però… Solo apparenti: un frutto avvelenato. All’inizio, la stabilità del cambio ha fatto affluire liquidità che ha gonfiato il debito privato, ma alla prima crisi questi capitali sono fuggiti, lasciando a secco il sistema bancario e quindi imprese e famiglie, molto indebitate. I tassi nominali sono bassi ma quelli reali alti, perché la deflazione riduce il valore dei beni sottostanti, così i debiti non si riescono più a pagare e si fallisce, nonostante i tassi a zero. Un classico. Oggi viviamo di droga monetaria e di merito di credito altrui. E lo ‘spacciatore’ ha un nome: Bce. Un’anestesia appesa alle decisioni della Germania, che a sua volta è terrorizzata di perdere i suoi crediti sul sistema di pagamento Target2. Un’impasse dalla quale nessuno sa come uscire e che non sarà certo risolta grazie al “fiscal compact”, impossibile da attuare. L’euro di fatto è per noi una valuta estera che ha reso insostenibile il debito pubblico e privato. Come il dollaro per l’Argentina. Quali possibili soluzioni, a suo avviso? L’Italia non sarà mai la Germania e la Germania mai l’Italia. Le mancano tremila km di coste balneabili a cinque minuti di motorino, come aveva intuito Goethe. Siamo troppo diversi, la riforma luterana non è nata per caso. Non saremo mai area valutaria omogenea che è presupposto di una valuta unica, ed è fantasia infantile immaginare un sistema di governo europeo sovrannazionale. Sgradito un “Anschluss”, l’unica soluzione realistica è quella di lasciare agire il cambio. Se ciò richiede l’uscita dell’Italia dall’euro, si badi bene non dalla Ue, l’opzione dovrebbe essere messa in cantiere con urgenza e decisione, da persone all’altezza. Ogni danno che si attribuisce ad una possibile svalutazione, in realtà, è già stato prodotto dall’euro e dai suoi squilibri. La svalutazione, semplicemente, lo acclara. Ma fuori dall’Euro significa fuori dalla Ue… Questa è una solenne sciocchezza. Ci sono paesi come la Repubblica Ceca, la Danimarca e altri che vivono benissimo nell’Ue mantenendo la loro valuta. Anzi, il disastro euro rischia di compromettere gli straordinari risultati del mercato unico, di creare forti tensioni tra popoli, ed estese proteste sociali, perfino indipendentiste, come il caso Veneto sta dimostrando. La Corea del Sud ha meno abitanti dell’Italia, ha una valuta propria ed è un colosso economico: anche la retorica delle dimensioni è una sciocchezza. Quanto dovrebbe svalutare l’Italia? Lo sbilancio accumulato è di circa il 35%. Nessun centro studi lo fa, così in azienda abbiamo realizzato un grafico che impressiona: quello del cambio tra lira e marco tedesco dal 1950 al 2015. Dalla fine degli accordi di Bretton Woods, negli anni Settan- LA VOCE DEL SÌ Romano Prodi CAMBIO MEDIO MENSILE DM/LIRA 1950-2015 PRIMO PIANO FAUTORE DELL’INGRESSO DELL’ITALIA NELL’EURO INSIEME AD AZEGLIO CIAMPI, COMMENTA A MIX 24 DI GIOVANNI MINOLI, IN ONDA SU RADIO 24, LE IPOTESI DI USCITA DALLA MONETA UNICA, CHE SI FANNO SEMPRE PIÙ INSISTENTI: “Il problema è molto semplice: volete andare avanti o indietro? Io credo che bisogna andare avanti, altrimenti la storia ci uccide. Tutto qua. Non possiamo mica pensare che nella globalizzazione i singoli paesi possano resistere da soli. Se vogliamo uscire dall’euro possiamo farlo, certo. Ma pensare di tornare indietro sarebbe la fine. In questo modo l’Europa e i paesi europei non avranno nulla da dire per secoli. Penso che l’Italia da sola difficilmente potrà essere ascoltata, in questo momento oserei dire fortunatamente. Abbiamo altri paesi che condividono i nostri problemi, cioè la Spagna e la Francia. E quindi bisogna avere una politica economica alternativa, volta allo sviluppo. Matteo Renzi sta lavorando nella giusta direzione, ma abbiamo bisogno di alleati, perché se picchiamo i pugni sul tavolo da soli ci rompiamo le dita e non otteniamo nulla”. ta, la lira si è sempre deprezzata rispetto al marco. Con una regolarità che suggerisce l’esistenza di un tasso “naturale”, una costante “k”, riflesso spietato, come lo è sempre la verità, della divergenza tra le opposte culture del bilancio pubblico e nella gestione della moneta. Mettendosi contro tale spinta naturale, i vari regimi monetari come lo Sme o altri a cambio fisso furono regolarmente travolti assieme alle riserve valutarie delle banche centrali che ci provavano. Ma almeno allora i cambi si potevano aggiustare perché le valute circolanti erano diverse e le svalutazioni intervenute, guarda caso, non furono mai smentite da successive rivalutazioni, a conferma che la svalutazione stava dentro “l’ordine naturale delle cose”. Il riferimento è anche alla crisi valutaria del 1992? Esatto. In quell’occasione Ciampi bruciò 50mila miliardi di lire di riserve nazionali per “difendere la lira”. Salvo poi capitolare miseramente. Dopo la svalutazione l’economia italiana ripartì. Nel 1997, contro la volontà della Bundesbank, avviene il “miracolo” dell’Italia nell’euro e la linea del grafico si appiattisce improvvisamente. Oggi è chiaro che era basato sul nulla. Perché? Semplice: l’Italia non aveva i parametri, e non ha compiuto, né allora né tanto meno in seguito, nessuna incisiva riforma per avvicinarsi alla Germania che, anzi, di riforme ne ha realizzate più di noi. E di grande efficacia. Torniamo al grafico…. Il grafico ci dice, con assoluta evidenza, che secondo la costante “k”, oggi una nostra divisa dovrebbe quotare a circa 1.550 lire sul marco (rispetto al dollaro Usa, a grandi linee, il marco dovrebbe oggi stare a 1,70 e la lira a 1,10 circa). Come pensiamo di avere economie tanto divergenti ed il cambio fermo a 989,999? La riposta è sotto i nostri occhi: solo a prezzo di una tremenda deflazione, il peggior male per l’economia e la convivenza sociale. Stiamo vivendo un’altra “quota 90”. Al posto di Benito Mussolini e Giuseppe Volpi, oggi ci sono Carlo Azeglio Ciampi e Romano Prodi, e al posto del valore “90” sulla sterlina difendiamo il “990” sul marco. Un’autentica follia. Il grafico elaborato da Roberto Brazzale e Rita Marchesini Insomma meglio l’inflazione della deflazione… Per lavoratori e imprese senz’altro. E’ un grande conflitto tra rendita e lavoro. Oggi un Bot vale sempre uguale, mentre i salari si riducono, la disoccupazione dilaga, i valori delle case crollano, l’export si contrae ed i debiti diventano insostenibili, provocando fallimenti e crisi aziendali. Un precedente storico cui guardare, per evitare questi errori, non ci mancava. Ma, si sa, noi italiani non amiamo leggere la storia, preferiamo la Gazzetta dello Sport. A che cosa si riferisce? Alla “stabilizzazione monetaria” degli anni 20, voluta da Mussolini nel 1926 con il famoso discorso pronunciato dal balcone delle Poste di Pesaro. Un po’ euforico dopo abbondanti ed annaffiate libagioni, lanciò la famigerata “quota 90”, cioè un rafforzamento del cambio sulla sterlina, che era a 140. Un disastro completo, cui si aggiunse poi la crisi del ‘29. Tanto che, nel 1933, si dovette creare l’Iri di Alberto Beneduce che nazionalizzò banche e grandi aziende. E la vostra azienda? I nostri nonni riuscirono a superare la crisi, ma per tutta la vita ci raccontarono il dramma di quegli anni terribili in cui fallirono le banche e quasi tutti i concorrenti. Un insegnamento che abbiamo il dovere di non dimenticare. Anche la Confindustria allora era contraria. Oggi che posizione ha l’associazione degli industriali? Confindustria sulla questione nemmeno apre la discussione. Un tabù. Si è ridotta a lanciare appelli corporativi attorno a rivendicazioni irrilevanti. Sembra ormai un sindacato eterodiretto, che ha accolto troppi settori non industriali con interessi confliggenti, che subisce e asseconda le pressioni delle aziende di stato e delle banche. Spero che i miei colleghi industriali veri prendano coscienza del tritacarne in cui ci siamo infilati e trovino la capacità di reagire. E il mondo agricolo? Stupefacente è anche il silenzio dei sindacati agricoli: nessuno più degli agricoltori sta pagando il prezzo di questa irresponsabile operazione. E’ incredibile, le aziende soffocano e chi le rappresenta tace. 23 L’EVENTO Maggio 2014 “Stiamo lavorando per voi” L’incontro con il presidente Napolitano. La posa della prima pietra del padiglione tedesco. L’avanzamento dei lavori. Intervista a Giuseppe Sala, Ceo di Expo 2015. ADELANTE SALA, MA CON JUICIO 24 “Adelante Pedro. Ma con Juicio”: la frase tratta dai Promessi Sposi descrive bene la situazione di Expo 2015. Il Manzoni la mette in bocca al cancelliere Ferrer ed è rivolta al suo vetturino che si fa largo fra una folla urlante e inferocita. Una situazione che ricorda le numerose polemiche che ogni giorno investono l’evento milanese del prossimo anno. Giuseppe Sala per ora è passato indenne dalle varie forche caudine che gli si sono parate davanti. Intelligente e molto preparato, il capo di Expo sta por tando avanti un progetto ciclopico. Reso ancora più duro dalle condizioni in cui lo si sta realizzando. Fa bene a tener duro. Expo 2015 rappresenta una vetrina unica e irripetibile per il Made in Italy. Giuseppe Sala, Chief Executive Officer di Expo 2015, il 2 aprile ha presenziato alla posa della prima pietra del padiglione tedesco dedicato all’evento che si terrà a Milano il prossimo anno. E’ l’occasione per verificare come stanno procedendo i lavori, al netto delle varie polemiche sorte intorno a Expo 2015. Parliamo del colloquio con il presidente della Repubblica che ha ricevuto di recente il vostro board. Quali le ragioni di questo incontro? Il meeting con Giorgio Napolitano è arrivato nel momento giusto. Non perché ci siano particolari problemi, ma, in certi momenti, è inevitabile che subentri un po’ di stanchezza. E poter incontrare il presidente della Repubblica è senza dubbio un aiuto. E’ già programmato anche un incontro col presidente del Consiglio? Ancora non è stato precisamente fissato, ma ci sono buone possibilità che avvenga la prossima settimana. Come valuta la cerimonia di oggi? La Germania è ovviamente il primo paese che si affaccia alla costruzione del suo padiglione. Si tratta del lotto più grande, di oltre 4.900 metri quadrati. Questo è il momento in cui diventa importante far vedere che i paesi arrivano, costruiscono e generano lavoro. Direi che i tedeschi, come è un po’ nelle loro caratteristiche, hanno lavorato con grande metodo. C’è sempre stata una buona collaborazione, ci siamo incontrati diverse volte per arrivare alla cerimonia di oggi e si è trattato sempre di incontri molto proficui. A breve, altri paesi cominceranno i lavori e parteciperemo ad altre cerimonie come quella di oggi. Quale sarà il prossimo paese? Credo si tratterà dell’Azerbaigian o del Giappone, che cominceranno i lavori nelle prossime settimane. In ogni caso, tutti i paesi partecipanti si stanno avvicinando a questo momento. La consegna delle aree è stata completata? Da questo lato del sito, dove ci troviamo oggi, la consegna è stata interamente completata. Dall’altro lato, invece, sarà completata a breve. Ma, d’altro canto, si è proceduto ad una verifica puntuale con gli altri paesi, per cui consegneremo a tutti le aree previste in tempo utile. Aiuta anche il fatto che tutti i partecipanti stiano accettando di far realizzare a noi scavi e fondazioni per i loro padiglioni. E questo porta a un notevole vantaggio, in termini di tempi e organizzazione dei lavori. Quanto tempo occorrerà per la costruzione di ciascun padiglione? Mediamente, ogni paese impiegherà tre o quattro mesi per la costruzione e circa tre mesi per l’arredo interno. Suppongo che arriveranno tutti a finirlo quasi all’ultimo momento, ragionevolmente in marzo, per garantirsi poi un mese di tempo necessario a completare tutti i test. In totale, si tratterà mediamente di circa sette mesi. Cosa può dirci sulle adesioni ancora in bilico? C’è ancora la possibilità che aderiscano nuovi paesi. Ma, come Expo, stiamo lavorando soprattutto per non perdere quelli già presenti. Come è noto, infatti, vi sono realtà dove fattori politici, anche non necessariamente legati all’Esposizione universale o a conflitti con il nostro Paese, come le elezioni, possono condizionare la scelta. Anche Expo, insomma, nel suo piccolo, può avere un ruolo nelle battaglie politiche interne dei singoli stati. Questo vale in Turchia e in India, ad esempio. L’Argentina, invece, intende partecipare ma solo a patto che sia Expo a costruire il padiglione dedicato. In generale, avendo ormai assegnato oltre il 98% delle aree, non si tratta più di una questione di numero dei partecipanti, ma solo di tempi. Questo è il momento di costruire. E di comunicare. Anche per questa ragione è stata importante la visita al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Perché? Noi, come è ovvio, possiamo e dobbiamo fare comunicazione, ma ci aspettiamo e abbiamo bisogno che anche a livello istituzionale, come tra l’altro espresso anche da Napolitano, ci sia la volontà di comunicare l’essenza di Expo. La Russia e le controversie internazionali che ruotano intorno alla vicenda ucraina avranno qualche ripercussione sulla costruzione del padiglione del Paese? Non per quello russo, però potrebbero sorgere dei problemi rispetto alla costruzione del Padiglione ucraino, anche se non abbiamo ancora segnali in tal senso. IL SONDAGGIO DI DS DOLCISALATI&CONSUMI EXPO 2015: UN’OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE DEL SETTORE AGROALIMENTARE? Proprio in vista del grande appuntamento di Expo 2015, DS DolciSalati&Consumi ha proposto ai suoi lettori un sondaggio, per conoscere le opinioni dei protagonisti del settore, l’eventuale partecipazione all’evento e i nodi ancora critici. Al sondaggio hanno riposto 240 operatori del settore food. I risultati, piuttosto univoci, mostrano senza dubbio le aspettative degli operatori del mercato, anche dei più scettici, ma allo stesso tempo evidenziano ancora poca chiarezza circa costi e modalità di partecipazione. In tema di doppio padiglione per le imprese italiane, come si può vedere, il giudizio espresso non è unanime. Il timore, sia in questo caso che rispetto alla questione della presenza dei consorzi di tutela, è quello di una frammentazione eccessiva della presenza italiana. Pesa, sicuramente, in questo giudizio, l’esperienza delle fiere in scena all’estero, dove in genere l’Italia riesce, meno di altri paesi, a costruire una partecipazione organica e di forte impatto. “La presenza frammentata, in due o più aree, rischia di rendere poco visibile la presenza italiana, soprattutto nei confronti di altre collettive (Francia, Germania, etc.), che si presenteranno in pompa magna”, commenta uno dei partecipanti all’indagine. Qualche preoccupazione anche in merito alle inchieste che in queste settimane hanno coinvolto Expo 2015 e ai tempi di realizzazione. “Siamo in Italia. Sarei inquieto se tutto fosse stato regolare e lineare”, è uno dei commenti. Infine, sembra A vostro avviso, c’è chiarezza sui contenuti di Expo 2015? SI 1 88,46% NO 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 26,67% STAND PROPRIO 6,67% 20 30 40 50 60 70 80 90 5 20,00% 0 10 20 30 50 60 70 80 90 7 10 20 30 40 50 60 70 E’ preoccupato per i presunti ritardi e le inchieste che ruotano intorno ad Expo? SI 30 40 50 60 54,17% 0 70 10 80 20 30 40 50 60 70 80 90 90 100 90 100 6 0,00% 11,54% 88,46% 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 A suo avviso, come dovrebbero presentarsi i consorzi di tutela di Dop e Igp? 8 100 68,00% 32,00% 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Cosa pensa degli spazi concessi a Eataly e Slow Food? Saranno un’ottima vetrina per il made in Italy 32,00% 20 80 9 68,00% NO 4 C’è stata una adeguata comunicazione sulle modalità di partecipazione? Ciascuno in modo distinto per rimarcare le proprie peculiarità 58,33% 0 100 Insieme per accrescere la visibilità 41,67% Rischia di frammentare la presenza italiana 90 100 Cosa pensate della possibilità di dedicare all’agroalimentare italiano due diversi padiglioni? E’ una buona soluzione 80 37,50% 0 40 70 No, siamo ancora in attesa di informazioni chiare 40,00% Per nulla 60 8,33% Si, ma sono arrivate in maniera poco organica 28,00% Poco 50 Come giudicate i costi per la partecipazione a Expo? Si, le comunicazioni sono state puntuali 12,00% Abbastanza 40 100 A vostro avviso l’Expo così concepita valorizza davvero l’agroalimentare italiano? Molto 30 NON ANCORA PERFETTAMENTE DEFINITI 66,67% 10 20 TOPPO ALTI INIZIATIVE COLLEG. 0 10 PROPORZIONATI ALLA VISIBILITA’ 6,67% ALTRO 42,31% 0 3 CLUSTER 10 2 57,69% NO In che modo? 0 La vostra azienda o consorzio intende partecipare a Expo? SI 11,54% 0 poco apprezzata la scelta di affidare a Eataly e Slow Food spazi consistenti dell’esposizione universale. Commenta, in merito, uno dei partecipanti al sondaggio: “Rappresentano entità ed interessi di parte; mentre le istituzioni che rappresentano il made in Italy alimentare devono avere un solo (massimo due) grandi spazi di riferimento e visibilità, all’interno dei quali inserire i prodotti (con un ricarico minimo per i singoli soggetti o consorzi)”. 10 12,50% Sono eccessivi rispetto allo spazio dedicato all’intera filiera italiana 87,50% 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 25 FOCUS ON Maggio 2014 Il labirinto burocratico: un ostacolo per le imprese Contratti da stilare, documenti da firmare, moduli da compilare: per il 40% delle piccole e medie industrie sono inutili formalità. Che comportano un notevole dispendio economico e una rilevante perdita di tempo. L’ultima grande manifestazione contro burocrazia e fisco risale allo scorso 18 febbraio. Organizzata dalle cinque associazioni che compongono Rete Imprese Italia (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), ha raccolto in piazza del Popolo a Roma più di 50mila partecipanti, tra imprenditori, artigiani e commercianti provenienti da tutto il Paese. Obiettivo principale: esprimere il profondo disagio dovuto alle condizioni sempre più difficili in cui le aziende sono costrette a operare e, soprattutto, chiedere al governo interventi concreti per il rilancio dell’imprenditoria. Priorità assolute, secondo il presidente e portavoce Marco Venturi, sono la riduzione della pressione fiscale (che ha raggiunto il livello record del 54%) e, non meno importante, la sburocratizzazione (ogni anno, alle piccole e medie imprese, la burocrazia costa 30 miliardi di euro). Da parte sua, il nuovo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha sempre sostenuto la necessità di semplificare e alleggerire il carico burocratico, ma questa rimane, senza ombra di dubbio, una battaglia difficile. Il comunicato stampa diffuso il 12 marzo dal consiglio dei ministri, elenca alcuni provvedimenti a favore delle aziende, come la riduzione dei costi Inail, la diminuzione del 10% dell’Irap e agevolazioni del 10% sul costo dell’energia. Ma a livello burocratico, per ora, gli unici punti affrontati sono la smaterializzazione del Durc (Documento unico di regolarità contributiva) e la semplificazione della contrattualistica per i rapporti di lavoro. Una ricerca relativa al condizionamento che la burocrazia esercita sulle piccole e medie imprese in Italia è stata commissionata a Ipsos Public Affairs (società specializzata in sondaggi) proprio dal Cna. Pubblicata nel mese di dicembre 2013, offre interessanti spunti sull’argomento. La rilevazione dei dati è avvenuta nel periodo tra l’8 e il 29 ottobre 2013. E’ stato interpellato telefonicamente un campione di 200 persone, tra lavoratori autonomi e imprenditori della Pmi (aziende fino a 50 dipendenti. Ma la maggior parte delle realtà contattate, il 40%, conta un massimo di due addetti). Il campione è composto da attività nel settore manifattura/produzione (67%) e nei servizi (33%). Dal sondaggio emerge che la principale conseguenza negativa che la burocrazia produce è la perdita di tempo (42%). Le pratiche burocratiche, lunghe e farraginose, sottraggono infatti al titolare una media di 45 giorni l’anno, che si somma alla media di 28 giorni l’anno per i dipendenti. Questo aspetto, a detta degli operatori, provoca un ulteriore e grave effetto; quello di limitare la capacità di innovazione e crescita delle attività. L’area burocratica più complessa risulta essere il fisco (64%), seguono poi le pratiche relative a sicurezza/ambiente e infine, paradossalmente, quelle legate al lavoro vero e proprio. Oltretutto, queste ultime, sono ritenute di chiara utilità, mentre le pratiche legate a fisco e ambiente/ sicurezza (in primis) vengono maggiormente percepite come inutili formalità. Oltre al tempo sottratto al lavoro, un altro elemento che le aziende considerano inaccettabile sono gli oneri da sostenere a causa della burocrazia. E ci si riferisce non solo ai costi delle pratiche in sé (che nel 32% dei casi appaiono attribuiti indebitamente all’impresa), ma anche alle spese legate all’esigenza, quasi obbligata, di affidarsi a professionisti esterni che se ne occupino (il 98% degli imprenditori si avvale, almeno in parte, di un supporto a pagamento). Questi dati bastano a dimostrare come, per le aziende, la burocrazia rappresenti un motivo di preoccupazione, un antagonista che sottrae tempo prezioso a imprenditori e dipendenti, consuma i fatturati, ostacola gli investimenti e, limitando innovazione e progresso, riduce la competitività delle imprese italiane nel mercato globale. Irene Galimberti SPESE ADDIZIONALI IL PESO DELLA BUROCRAZIA Completamente in disaccordo (voti 1-3) Abbastanza in disaccordo (voti 4-5) Abbastanza d’accordo (voti 6-7) Completamente d’accordo (voti 8-9) Negli ultimi anni ci sono meno adempimenti burocratici La maggior parte degli oneri burocratici sono utili per il controllo dell’attività Gli adempimenti burocratici sono oggi più semplici perchè automatizzati 1 2 3 89 69 28 22 9 -38 24 25 11 -28 41 40 20 7 -78 PROBLEMATICITÀ Il campione indica l’aspetto più problematico tra quelli elencati ASPETTO PIÙ PROBLEMATICO IN ASSOLUTO % 26 Totale citazioni Quanto le aziende si affidano a un supporto esterno (a pagamento) per l’adempimento delle pratiche burocratiche Prima citazione Impatto negativo sull’attività perchè richiede tempo Imprenditore 56+ anni: 18% 25 19 Il numero delle informazioni richiesto è eccessivo 17 Complessità degli adempimenti/difficoltà a comprenderli 15 Stessa informazione più volte 9 14 La complessità espone l’impresa ad un alto rischio di errore e a sanzioni 9 14 Grande difficoltà a trovare le informazioni richieste 8 11 Sono un costo 4 Contratti di appalto: 30%; lavorano in cantiere 25%; fatturato <250.000 euro: 24% 19 Imprese nei servizi: 21% 16 8 % Sì, completamente 2 21 No Sì, in parte 5 34 98% 95% Contratti di appalto: 23% fatturato >250.000 euro: 20% 77 Fino a 2 addetti: 17%; fatturato < 250.000 euro: 16% Imprenditore 56+ anni: 17%; fatturato <250.000 euro: 12% 3-9 addetti: 16%; fatturato >250.000 euro: 12% Limite alle possibilità di innovare/crescere 3 7 Adempimenti fiscali 4 5 Lavorano in cantiere: 17% Interfacciarsi con gli enti 3 5 Lavorano in un cantiere: 17% Continui cambiamenti della normativa/leggi 34 Base totale rispondenti (200) RICORSO AL SUPPORTO ESTERNO PER L’ASSOLVIMENTO DELLE PRATICHE BUROCRATICHE NELL’AREA... 4% NON SA/NON RISPONDE Totale pratiche 27 29 44 10+ addetti: 9% 61 Fisco 79% di imprenditori la indicano come area più gravosa Fonte: Ipsos 25 73% Ambiente e sicurezza 3% NESSUNO 22 53 Lavoro 78% Base totale rispondenti (200) % Accordo-disacordo Il campione intervistato ha assegnato un voto per esprimere l’accordo/disaccordo relativo a tre affermazioni Maggio 2014 CALLIPO GELATERIA www.gelateriacallipo.com Nome prodotto I Cuori Liquidi. Breve descrizione prodotto I Cuori Liquidi nascono dall’idea di custodire il segreto di un concentrato fluido dal gusto intenso (di crema o di frutta) all’interno del gelato. Capace di mantenere questa sua particolarità anche appena tolto dal freezer. Sono disponibili due versioni: Tiramisù con cuore al caffè e Yogurt con cuore alla fragola. Ingredienti principali Gelato al tiramisù con vino Marsala fine Doc, cuore al caffè decorato con cacao magro in polvere. Gelato al gusto yogurt con cuore alla fragola decorato con granella di meringa. Peso medio/pezzature 80 gr. Caratteristiche Prodotto senza glutine. Shelf life 24 mesi. FREDDI DOLCIARIA www.freddi.it HOLDING DOLCIARIA ITALIANA www.sorini.it AZIENDE DOLCIARIE RIUNITE - LA SASSELLESE www.sassellese.it Nome prodotto La Gioia. Breve descrizione prodotto Torta 150 g a 4 strati. Disponibile nei gusti cioccolato, nocciola italiana, tiramisù, stracciatella e mandarino. Ingredienti principali Farina, zucchero, uova, latte fresco, cioccolato e nocciole italiane. Peso medio/pezzature 150 gr cadauna in un pratico display da 16 unità. Caratteristiche Una torta in un piccolo formato, che risponde alle esigenze dei nuclei famigliari ridotti. Shelf life 9 mesi dalla data di produzione. Nome prodotto Praline di cioccolato al latte - Blanco. Breve descrizione prodotto Busta di praline di cioccolato al latte, con ripieno di crema al latte e cereali. Della nuova linea di cioccolatini monofiocco, fanno parte anche altri due prodotti: Scacco Matto con crema nocciole e cereali; Gran Mousse, con crema di nocciole e nocciola intera. Ingredienti principali Cioccolato al latte. Crema al latte e cereali. Peso medio/pezzature Buste da 250 gr. GRANBON www.granbon.it ICA FOODS www.icafoods.it Nome prodotto Amaretti Morbidi di Sassello. Breve descrizione prodotto Prodotto dolciario da forno, totalmente senza conservanti, realizzato secondo la ricetta più tradizionale. Contiene mandorle, armelline (parte interna del nocciolo dell’albicocca), albume d’uovo e zucchero. La selezione accurata degli ingredienti garantisce la qualità e la fragranza del prodotto, ma anche durabilità. Il delicato processo di produzione consiste in tre fasi: la fase cosiddetta di “arrotolamento” (con cui l’impasto viene disposto sulle teglia di cottura in piccole porzioni), quella di cottura e quella di incarto. In questo modo si ottiene il tradizionale “pasticcino” dalla forma rotonda e un po’ schiacciata, dal cuore morbido, profumato e dal caratteristico sapore delicatamente amarognolo. Ingredienti principali Zucchero, mandorle di albicocca (48%), mandorle (2%), albume d’uovo. Peso medio/pezzature Peso singolo 20 gr circa. Caratteristiche Prodotto “senza glutine” e conforme a Decreto 22.07.2005 ministero Attività produttive disciplina della produzione e vendita di taluni prodotti dolciari da forno – art.6 amaretti morbidi. Shelf life 8 mesi. DAL COLLE www.dalcolle.com 28 Nome prodotto Croissant salato ai cereali. Breve descrizione prodotto Prodotto da forno a lievitazione naturale, con farina ai cereali e semi. Ingredienti principali Farina di grano tenero tipo ‘0’ (40%), margarina vegetale (oli e grassi vegetali da palma, cocco, palmisto, soia, colza e girasole in proporzione variabile), acqua, sale. Emulsionanti: lecitine (da soia) mono- e digliceridi degli acidi grassi. Correttore di acidità: acido citrico. Aromi, uova, acqua, zucchero, burro, lievito madre (2,3%), sciroppo di glucosio. Emulsionante: mono- e digliceridi degli acidi grassi, tuorlo d’uova, farina di segale tipo ‘0’ (0,7%), semi di lino (0,3%), semi di girasole (0,3%), fiocchi di frumento tenero (0,3%), farina di malto di frumento tenero (0,2%), sale iodato 0,81% (sale marino essiccato, potassio iodato 0,0051% - 24÷42 ppm di iodio, E536). Latte scremato in polvere, sale, aromi. Conservante: acido sorbico. Peso medio/pezzature 240 gr (6 pz x 40 gr). Caratteristiche Caratteristiche chimico-fisiche al confezionamento: Umidità 18 ± 2.0; Ph 5.5 ± 0.5; Attività dell’acqua: max. 85 %. Caratteristiche microbiologiche al confezionamento: Carica batterica totale max. 5000 ufc/g; Muffe e lieviti Max. 1000 ufc/g; Enterobatteri <100 ufc/g; E.Coli assenti; Salmonella spp assente in 25 g; L.Monocytogenes assente in 25 g; S.Aureus <10 ufc/g. Shelf life 180 gg al confezionamento. Nome prodotto Ali di Pane all’olio extra vergine d’oliva. Breve descrizione prodotto Sottili sfoglie gustose e croccanti. Ideali come snack o per l’aperitivo. Ingredienti principali Farina di frumento, olio di oliva 10%, olio extra vergine di oliva 7%, lievito di birra, sale, estratto di lievito, destrosio. Peso medio/pezzature 100 gr. Shelf life 300 gg dalla data di produzione. GRISSIN BON www.grissinbon.it Nome prodotto Grissini Fagolosi Classici. Breve descrizione del prodotto Nuove e pratiche porzioni contenenti 4 Fagolosi per gustare i Fagolosi Classici in ogni momento. Ingredienti principali Farina di grano tenero tipo 0, crema di lievito, olio di palma, strutto, Presal sale iodato (sale, iodato di potassio 0,007%) 3%, olio extra vergine di oliva, estratto di malto d’orzo, farina di frumento maltato. Peso medio/pezzature 5 confezioni da 480 gr. Shelf life 240 gg. Nome prodotto Crik Crok Gold&Blue Breve descrizione prodotto Le uniche patatine sul mercato con un fantastico mix di chips dorate e blue. Le chips blue sono ottenute con una qualità particolare di patate, provenienti dalla Francia, che in natura presenta naturalmente la colorazione blue. Questo tipo di patata è ricca di antiossidanti, utili nella prevenzione del cancro e dell’invecchiamento. Peso medio/pezzature 150 gr. MOLINO ROSSETTO www.molinorossetto.com LA MOLE www.la-mole.com Nome prodotto Mini Sfornatini. Breve descrizione prodotto La fragranza dell’originale bastoncino di pane, nella versione snack. Una nuova linea di mini grissini, leggeri e sfiziosi, dal gusto vivo e saporito. Ottimi da stuzzicare da soli e perfetti per l’aperitivo o per arricchire la tavola di bontà. In 7 gusti: olio di oliva, aglio, pizza, pepe e olio di oliva, sesamo, olive, rosmarino. Peso medio/pezzature 100 gr. Shelf life 12 mesi. Nome prodotto Mix “Farina” Mille Usi senza glutine. Breve descrizione prodotto Adatto alla realizzazione di qualsiasi tipo di prodotto da forno, dai salati come pane e pizza, ai dolci come le torte. Pensato per offrire al target dei celiaci nuove opportunità in cucina, ma anche per chi vuole preparare sia pane che pizza senza glutine, senza rinunciare né alla qualità della materia prima né alla certezza del risultato. La confezione è arricchita con tre ricette (pane, pizza e torta), con indicazione ingredienti freschi da aggiungere e con le informazioni nutrizionali relative a 100 gr di prodotto. Ingredienti principali Farina di riso, fecola di patate, zucchero, fibra di Psyllium, addensanti, sale, emulsionante. Peso medio 500 gr. Shelf life 13-18 mesi. SCHEDE PRODOTTO MAINA PANETTONI www.mainapanettoni.com Nome prodotto Colomba La Golosona Stracciatella. Breve descrizione prodotto Prodotto dolciario da forno a lievitazione naturale. Colomba senza scorze d’agrumi candite, ricoperta di cioccolato fondente e granella di cioccolato bianco, farcita con delicata crema fior di latte e gocce di cioccolato fondente. Un classico della tradizione italiana, presentato in una confezione dal design moderno e di grande impatto sul punto vendita. Ingredienti principali Farina di grano tenero tipo “0”. Crema Fior di Latte 15% (sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero, acqua, grassi vegetali, panna, burro, alcool, latte scremato in polvere 3% corrispondente allo 0,45% del totale ingredienti. Addensanti: pectina. Conservanti: sorbato di potassio. Aromi. Coloranti: E171). Cioccolato 11,3% (pasta di cacao, zucchero, burro di cacao, burro. Emulsionanti: lecitina di soia). Uova fresche, zucchero, gocce di cioccolato 7,4% (zucchero, pasta di cacao, burro di cacao. Emulsionanti: lecitina di soia, vanillina. Burro. Scagliette di cioccolato bianco 5,4% (zucchero, latte intero in polvere, burro di cacao. Emulsionanti: lecitina di soia, vanillina). Latte fresco intero pastorizzato. Lievito naturale (contiene frumento). Emulsionanti: Mono-digliceridi degli acidi grassi (di origine vegetale). Sale. Fruttosio. Burro di cacao. Aromi. Può contenere tracce di frutta a guscio. Peso medio/pezzature 750 gr. POLENGHI GROUP www.polenghigroup.it Nome prodotto Sorbetto all’italiana con Limone di Sicilia. Breve descrizione prodotto I Sorbetti all’Italiana sono frutto dell’esperienza degli specialisti Giancarlo Polenghi, che selezionano i migliori ingredienti per prodotti di alta qualità. La ricetta classica del sorbetto, grazie ai suoi sapori e profumi prettamente mediterranei, rappresenta un’idea dissetante, un dessert semplice e raffinato. Perfetto a conclusione di un pasto, soprattutto se a base di pesce, o come gradevole intermezzo tra una pietanza e l’altra, o ancora per la merenda, accompagnato da ottima frutta fresca. Ingredienti principali Acqua, zucchero, succo di limone, grassi vegetali. Peso medio/pezzature 80 gr; 500 gr; 750 gr. Caratteristiche Si può gustare al naturale come digestivo, servito ben fresco, con la frutta a pezzi o frullata come dessert, con la vodka o altri liquori a fine pasto. Shelf life 3 mesi. NUTKAO www.nutkao.com Nome prodotto Vaso fantasia di cacao bicolore. Breve descrizione prodotto Crema spalmabile bicolore. La crema di cacao e nocciola è abbinata a una crema al latte, senza cacao, conferendo al prodotto un contrasto cromatico e di sapori. Ingredienti principali Zucchero, nocciole, latte. Peso medio/pezzature 400 gr. Shelf life 18 mesi. PASTIGLIE LEONE www.pastiglieleone.com Nome prodotto Caramelle senza zuccheri con stevia al Mirtillo. Breve descrizione prodotto Caramelle senza zuccheri, 100% naturali, senza glutine e realizzati unicamente con edulcoranti di origine naturale. La stevia, infatti, è un dolcificante senza calorie, completamente naturale, estratto dalle foglie dell’omonima pianta originaria del Sud America. Ingredienti principali Edulcoranti: isomalt, glicosidi steviolici. Aromi naturali. Coloranti naturali. Peso medio/pezzature 30 gr. Shelf life 24 mesi. SAN CARLO www.sancarlo.it Nome prodotto Più Gusto Fior di Senape. Breve descrizione prodotto Le nuove patatine “Più Gusto Fior di Senape” sono una grande novità: un gusto raffinato e intrigante, in cui la senape si fonde con un intenso profumo di arancia. Ingredienti principali Patate, sale iodato, oli vegetali, aromi. Peso medio/pezzature Confezioni da 150gr. Caratteristiche Una nuova ricetta che arricchisce una linea di successo. Fanno già parte della linea “Più Gusto” le seguenti ricette: “Più Gusto Vivace”, “Più Gusto Pomodorini di Stagione”, “Più Gusto Lime e Pepe Rosa”. Shelf life 150gg. SOCADO www.socado.com Nome prodotto Praline Assortite. Breve descrizione prodotto Le Praline Assortite Socado sono una speciale e variegata selezione di praline di cioccolato al latte e fondente con diversi ripieni, un prodotto perfetto per chi ama provare tanti gusti diversi. Assortite in tutte le forme disponibili nella gamma Socado, dai Momenti ai Piaceri alle Delizie. Il packaging sottolinea l’alta qualità e valorizza la produzione Made in Italy. Ingredienti principali Zucchero, grassi vegetali, pasta di cacao, burro di cacao, latte intero in polvere, nocciole, latte scremato in polvere, siero di latte in polvere, cereali, cacao magro in polvere, caffè, aromi. Emulsionante: lecitina di soia. Peso medio/pezzature Buste autoportanti da 300 gr e 1000 gr e buste classiche da 200 gr, 500 gr e 1000gr. Conservazione Da conservarsi a temperatura non superiore ai 16°C. Shelf life 730 gg dalla data di produzione. GRUPPO MONDELĒZ - ITALIA www.mondelezinternational.it Nome prodotto Fonzies Choco. Breve descrizione prodotto I famosi Fonzies, ricoperti da goloso cioccolato al latte. Ingredienti principali Cioccolato al latte 56.6%, semola di mais 20.6%, fiocchi di caramello, formaggio fuso in polvere. Peso medio/pezzature Confezione monodose e per il consumo on the go da 35gr. Busta da 80 gr che consente anche il consumo in più fasi grazie allo sticker salva freschezza. Caratteristiche Una combinazione inedita di dolce e salato. Non a caso il claim del prodotto è “Il cioccolato dove meno te lo aspetti”. La monoporzione lo rende un comodo snack da portare con sé. Shelf life 9 mesi. RISPO ALIMENTI SURGELATI www.risposurgelati.it RICOLA - DIVITA www.ricola.it Nome prodotto Gatò di patate. Breve descrizione prodotto Tortino prontoforno, a base di patate farcito con salumi e formaggi, surgelato. Ingredienti principali Acqua, fiocchi di patate, provolone, prosciutto cotto, salame tipo napoli, scamorza affumicata, grana padano Dop, pane grattugiato, sale, prezzemolo e pepe. Peso medio/pezzature 300 gr. Caratteristiche Prodotto versatile e di rapida preparazione, pronto in forno in pochissimi minuti. Grazie alla bontà dei diversi ingredienti, sapientemente amalgamati, rappresenta la soluzione ideale per accompagnare, se tagliato a tocchetti, cocktail di apertura buffet, la degustazione di aperitivi al bar o al pub ovvero per essere consumato come cena pratica e veloce in compagnia. Shelf life 15 mesi. Nome prodotto Ricola Miele Millefiori ed Erbe. Breve descrizione prodotto Un nuovo gusto per Ricola, dedicato agli amanti del miele. La miscela delle 13 erbe svizzere Ricola si fonde con la delicatezza e i benefici del miele millefiori. Ingredienti principali Miele Millefiori e 13 erbe di montagna (Pimpinella, Veronica, Malva, Menta, Millefoglio, Salvia, Altea, Marrubio, Alchemilla, Piantaggine, Sambuco, Primula e Timo). Peso medio/pezzature 70 grammi di caramelle, singolarmente incartate. Caratteristiche Busta in carta, flow pack, dotata di euro hole. Shelf life 24 mesi. 29 Maggio 2014 ACF www.acfsrl.com CAVANNA PACKAGING GROUP www.cavanna.com Nome Prodotto iMixer. Breve descrizione prodotto Le nuove Centraline iMixer rappresentano una rivoluzione nel campo degli apparati di dosaggio e miscelazione dell’acqua. Grazie all’adozione di tecnologie rivoluzionarie, di esclusiva proprietà di ACF, si sono raggiunti alti livelli di prestazione, rendimento e affidabilità. Punti di forza del prodotto Grazie alla realizzazione del controllo pulsato di terza generazione CP³, in grado di raggiungere la temperatura impostata in tempi ridottissimi, si sono azzerati gli sprechi di acqua. Anche la precisione del dosaggio ha raggiunto la massima efficienza grazie all’AWM “Adjusting Water Miter”, che permette una taratura perfetta del sistema di conteggio volumetrico (conta litri) per mezzo di un sofisticato algoritmo matematico, e grazie al compensatore termo volumetrico VTP, che rende precisissimi tutti gli scarichi in tutte le temperature impostate. Anche in materia di affidabilità la nuova serie di centraline si distingue grazie all’introduzione di due esclusive funzioni: GDS “Global Diagnostic System” e Service. La funzione GDS effettua un costante monitoraggio di tutti i parametri e di tutte le funzioni vitali dell’intero impianto, stabilendo con largo anticipo il degrado e/o l’usura di ogni singolo componente. Tutto questo consente all’operatore di pianificare la manutenzione prima che si manifestino rotture. La funzione Service analizza costantemente il livello di intensità con il quale viene utilizzato realmente l’impianto ed è in grado di determinare gli intervalli entro i quali programmare le manutenzioni ordinarie. Nome prodotto Confezionatrice Orizzontale Slim/Twin Slim. Tipologia di prodotto a cui è destinata la tecnologia Confezionamento orizzontale di prodotti food (come cioccolato, barrette e biscotti), non food e farmaceutici. Punti di forza del prodotto La caratteristica principale di questa confezionatrice è quella di essere molto compatta, il corpo macchina è infatti lungo solo 2 metri e largo 1 metro. Inoltre, si possono abbinare due macchine in parallelo (Twin Slim), con un solo fronte operatore a un interasse di soli 400 mm, mantenendo quasi invariati gli ingombri. Nel progetto è stata posta particolare attenzione all’accessibilità in entrambe le versioni. Specifiche tecniche Telaio in lamiera di acciaio, verniciata e con quadro elettrico integrato nella parte superiore del telaio. Superfici esterne arrotondate, uso di bulloni e viti ridotto al minimo. Costruzione e progettazione igienica. Distanza minima da terra di 250 mm per una facile pulizia. E’ composta da due piastre verticali in acciaio, di cui una sostiene le parti principali della confezionatrice (alimentazione, rotanti, crimper, uscita) e l’altra il portabobine. É facilmente integrabile con le isole “robotizzate” sia come incarto primario che secondario. E’ indicata per prodotti di dimensioni contenute. Si può abbinare alle alimentazioni, allo stream e a ogni caricatore appartenente alla gamma Cavanna. DANSENSOR www.dansensor.it Nome prodotto Kit Macaron. Tipologia di prodotto Una linea completa di preparati in polvere per la realizzazione di gusci di macaron, creata con colori di origine naturale, studiata e messa a punto per preparare Macaron di assoluta qualità. Disponibile nelle varianti di colore giallo, neutro, rosso, verde, viola. Punti di forza del prodotto Facili da preparare, con una vasta gamma di colori tutti di origine naturale. Solo farina di mandorla, senza grassi vegetali aggiunti come da ricetta originale. Tutto perfettamente bilanciato per realizzare il miglior pasticcino francese. Specifiche tecniche Confezione: ogni kit si compone di 1 sacchetto da 1,92 kg di Montante Base Neutro e 3 sacchetti da 1,24 kg di Macaron Base del colore scelto. Nome prodotto MAP Check 3 Vacuum. Tipologia di prodotto a cui è destinata Dalla carne al pollame, dal pesce ai prodotti da forno. Punti di forza del prodotto Analizzatore di gas in linea per il confezionamento in Atmosfera Modificata (ATM). MAP Check 3 Vacuum permette di velocizzare l’attività di confezionamento e del controllo qualità. Misurando la composizione di gas in continuo, ogni confezione sarà accuratamente controllata, il tutto a vantaggio del consumatore finale. Le analisi avvengono in modo automatico, perciò il confezionamento in linea si svolge più velocemente rispetto alle analisi manuali, senza che la qualità del prodotto venga compromessa, anzi, con maggiore efficienza. Infatti, se si verifica un problema relativamente al contenuto di gas, il sistema lo rende immediatamente noto all’operatore, senza perdite di tempo. E se i limiti prestabiliti sono superati, l’analizzatore arresta la confezionatrice, evitando anche eventuali sprechi di prodotto. Specifiche tecniche Peso: da 8.5 a 11.15 Kg (a seconda del modello) Dimensioni: 192 x 230 x 375 mm (HxLxL) Alimentazione: 103-132 / 207-264 Vac (Auto impostazione) 47-63 Hz Configurazioni disponibili: • Analisi O2 (sensore allo zirconio), standard su tutti i modelli • Analisi CO2 (sensore infrarossi a doppio raggio), a seconda del modello Tempo di riscaldamento: 10 minuti DEBIC www.debic.com/it 30 Nome prodotto Parfait Debic. Tipologia di prodotto a cui è destinato l’ingrediente Base per dessert pronta all’uso, ideale per realizzare in modo pratico e veloce un gran numero di creazioni, come l’autentico parfait, mousse e semifreddi. Punti di forza del prodotto Struttura morbida e cremosa. Senza grassi vegetali idrogenati, si presta all’aggiunta di molteplici ingredienti, alcol incluso. Si monta come una panna, non necessita di una macchina da gelato. Pronta in sole 4 fasi: montare fino al raggiungimento del livello desiderato, aggiungere aromi o ingredienti, porzionare e riporre in frigorifero. Specifiche tecniche: Formato: 1 L Tipo di imballaggio: bottiglia richiudibile Temperatura di conservazione: max +7°C Durata: 100 giorni Durata confezione aperta: 4 giorni, in frigorifero Valori nutrizionali medi per 100 g: 1509 Kj, 361 Kcal, Proteine 2,6 g, Carboidrati 19 g, Grassi 30,5 g. MEC3 www.mec3.it FUGAR PRODUZIONE www.fugar.it Basi per gelato con latte in polvere 100% italiano La già vasta gamma di basi per gelato Fugar arricchite con proteine del latte, realizzate unicamente con materie prime nobili e con accurati processi produttivi, vanta un ulteriore plus che le rende uniche del mercato: sono realizzate con latte in polvere 100% italiano. Prosegue, infatti, con grande successo la collaborazione con Inalpi, l’unica azienda in Italia a produrre latte in polvere con solo latte italiano. Fugar non solo distribuisce in esclusiva tale referenza, ma l’ha introdotta in tutte le basi: un valore in più per i gelati e le produzioni dolciarie in cui verrà impiegato. Ancora una volta, Fugar si contraddistingue per l’alta qualità dei suoi prodotti, per la ricerca e l’utilizzo dei migliori ingredienti, per l’ottimo servizio di assistenza pre e post vendita. UNIVERSAL PACK www.universalpack.it Nome prodotto Budino in buste monodosi. Tipologia di consumatori a cui è destinato il prodotto Uso familiare. Punti di forza del prodotto Monodosi in astuccio compatto. Specifiche tecniche Linea di confezionamento bustine e astucciamento, completamente automatica, interamente disegnata e costruita da Universal Pack, composta da: macchina imbustinatrice modello “Gamma”, gruppo di conteggio e stacco e macchina astucciatrice da astuccio pre-incollato modello “Delta”. TECNOLOGIE & INGREDIENTI ILPRA www.ilpra.com Nome prodotto Con l’introduzione del nuovo modello FP 1485, Ilpra completa il rinnovamento della gamma Foodpack (che conta la già affermata macchina ter mosaldatr ice FP 1460). Punti di forza del prodotto L’area di saldatura (fino a 850 mm) consente elevate produzioni, il design compatto (è lunga poco più di 3 metri) rende la macchina perfettamente idonea a lavorare anche in ambienti ridotti. Il nastro di carico è stato progettato per consentire l’immediata integrazione della macchina in una linea completa. Specifiche tecniche Le principali movimentazioni (ganasce, gruppo di svolgimento e riavvolgimento film) sono azionate tramite motori brushless, con il risultato di ridurre notevolmente i consumi energetici e aumentare la produttività della macchina. Il pannello di controllo touch screen a colori, integrato con software di programmazione semplice e intuitivo, permette all’operatore di impostare o monitorare i parametri della macchina con pochi semplici passi. Igiene e manutenzione Costruita in acciaio inox AISI 304 e alluminio anodizzato con classe di protezione IP 65. Perfettamente idonea per lavorare anche in ambienti aggressivi. Le protezioni a griglia e il quadro elettrico alloggiato nella parte superiore della macchina sono alcuni importanti accorgimenti realizzati per contrastare il ristagno di infiltrazioni e agenti corrosivi. Le protezioni possono essere aperte su entrambi i lati per agevolare la manutenzione e l’ispezione delle macchine. Personalizzazione Questa termosaldatrice in linea automatica presenta un design e caratteristiche tecniche innovative, che rispettano sempre più le richieste della clientela. Inoltre, Ilpra propone numerosi optional per adattare le macchine alle specifiche esigenze di produzione. NOL-TEC EUROPE www.nol-teceurope.com Nome prodotto Wonderbatch. Tipologia di prodotto a cui è destinata la tecnologia La tecnologia Wonderbatch, fornita da Nol-Tec Europe, è il rivoluzionario concept di formulazione in linea che offre una soluzione completa per l’handling di materiale sfuso pulverulento nei settori industriali “light duty” e permette di ottenere una vasta gamma di ricette, ottimizzando spazio e produzione. Punti di forza del prodotto Dosaggio direttamente da saccone; monitoraggio automatico dell’intero processo; eliminazione di contaminazioni; tracciabilità; riduzione dei tempi di pulizia; bassa velocità di trasporto; diminuzione dell’abrasione delle tubazioni e dei componenti; ridotta degradazione del prodotto trasportato; trasporto di miscele con ridotta segregazione dei componenti; ripartenza del trasporto con tubo pieno; ridotti consumi d’aria. Specifiche tecniche Parti a contatto in AISI 304 o acciaio al carbonio verniciato; elastomeri in lattice di qualità alimentare FDA; pannello di controllo (PLC E HMI); conforme alla direttiva Atex 94/9/CE zona 20/21 ÷ 20/22; sistema di pesatura elettronica; esecuzione personalizzabile. RATHGEB www.rathgeb.it Nome prodotto Idrocolloidi (gomma arabica, gomma guar, gomma adragante, gomma xantana, gomma karaya, gomma tara), mentolo, vanillina, miele in polvere. Tipologia di prodotto a cui è destinato l’ingrediente Prodotti completamente naturali e per questa ragione applicabili in molteplici campi: alimentare, chimico, tessile, farmaceutico, cosmetico, ecc… Punti di forza del prodotto Agenti stabilizzanti, addensanti, emulsionanti, strutturanti, gelificanti, chiarificanti, viscosizzanti. 31
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