Magazine Arpa Campania Ambiente n. 13 del 15 luglio 2014

Come funzionano le agenzie ambientali nel mondo
Dagli Usa alla Cina, tutte le grandi nazioni hanno enti con una missione “verde”
ISTITUZIONI
L’Oasi dei Variconi: un
bene da salvaguardare!
Morlando a pag.3
SOS FAUNA
Le farfalle di mare
vittime dell’acidificazione
Uno studio ha rilevato che
l'acqua corrosiva al largo
della costa occidentale degli
Stati Uniti sta dissolvendo i
gusci di molluschi marini
noti anche con il nome di
"farfalle di mare".
Maisto a pag.7
SCIENZA & TECNOLOGIA
Al CNR energia pulita
dall’anidride carbonica
Il nostro pianeta è sempre
più affollato ed inquinato e
gli scienziati di tutto il
mondo si dedicano con sempre maggior interesse alle
energie sostenibili (o energie
verdi) in cui, l’energia prodotta ed utilizzata...
Come funzionano le agenzie
ambientali delle principali
potenze mondiali? Ora che la
riforma delle Arpa italiane è
all’esame del Parlamento, ci
si interroga sulle soluzioni
sperimentate in altre nazioni.
A cominciare dagli Stati
Uniti, che sono stati il primo
Paese ad avviare un’agenzia
governativa con la missione
specifica di proteggere l’ambiente. È accaduto nel 1970,
sulla scorta del movimento
ambientalista che proprio Oltreoceano ha iniziato la sua
storia.
LAVORO & PREVIDENZA
L’efficienza della pubblica
amministrazione
Con il D.L. 24 giugno 2014 n. 90
(c.d. Decreto Pubblica Amministrazione), il Governo ha inteso
introdurre disposizioni atte ad
intervenire in merito all’incremento dell’efficienza della P.A.,
al sostegno dell’occupazione ed
al ricambio generazionale, per
favorire il quale, il decreto stabilisce l’abrogazione dell’istituto
del trattenimento in servizio e
l’ampliamento dell’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione
unilaterale
del
contratto da parte della P.A....
Mosca a pag.4
PRIMO PIANO
Rischio idrogeologico: il CNR presenta “Sm2Rain”
La fragilità idrogeologica del territorio italiano è di nuovo sotto i riflettori a seguito delle recenti perturbazioni che hanno colpito la penisola. La forte instabilità meteorologica che sta caratterizzando l’inizio
del terzo millennio porta a considerazioni sempre più profonde....
D’Auria a pag.2
Ferrara-D’Angelo a pag.16
Un mare di occasioni
infrante dall’illegalità
La “differenziata”
al tempo dei Borbone
Non esistono per me braccia più accoglienti
di quelle di Poseidone. La calma e l’energia
che traggo, ogni volta, dal suo caldo abbraccio, mi rendono in pochi minuti una donna
diversa, forte, serena. Se non fossi nata a
Napoli, o comunque vicino al mare, a chi “affiderei” le mie lunghe fughe dalla realtà?
Liguori a pag. 2
Di fronte al problema gravissimo dei rifiuti a
Napoli in tanti ci siamo chiesti quali potessero essere le strade per una soluzione definitiva, rapida, efficace e non dannosa per chi
è costretto a sopportare da troppo tempo rischi e pericoli di ogni natura. Rivolgendo lo
sguardo al passato potremmo ancora una
volta raccogliere qualche indicazione utile.
Buonfanti a pag.8
AMBIENTE & SALUTE
I materiali a contatto
De Crescenzo-Lanza a pag.11
BIO-ARCHITETTURA
AMBIENTE & TENDENZE
L’architettura archibiotica
Non arte spazzatura, ma
spazzatura che diventa arte
La progettazione a servizio dell’ambiente
Le future sfide ambientali - che si prevedono rilevanti e complesse - richiedono l’adozione di tutti gli accorgimenti
più opportuni a conseguire un’integrazione equilibrata tra l’uomo e il pianeta
su cui egli vive.
Bove a pag.13
Palumbo a pag.14
Abbrunzo a pag.15
NATUR@MENTE
Stile di vita…un modo
di abitare il mondo
Il termine dieta deriva dal greco
dìaita, cioè stile di vita. Gli antichi greci usavamo questo termine per riferirsi allo sforzo di
adottare un tenore di vita ispirato alla sobrietà e alla concretezza sociale. Non pensavamo
mica al loro aspetto fisico! Oggi
per stile di vita intendiamo un
insieme saldo e durevole di modi
di agire, di comportamenti che
rispecchiano l’ ordine gerarchico
dei valori della persona o del
gruppo di riferimento. Quindi lo
stile è definito non da quelle
scelte episodiche e diradate nel
tempo, quanto da quelle che
sono caratterizzate dalla stabilità temporale e dalla trasversalità ai diversi ambiti di vita e
che fanno riferimento a precisi
modelli sociali ed economici.
Tafuro a pag.17
Un mare di occasioni infrante dall’illegalità
Nel dossier MareMostrum i numeri dell’aggressione continua al mare e alle coste italiane
Fabiana Liguori
Non esistono per me braccia più
accoglienti di quelle di Poseidone. La calma e l’energia che
traggo, ogni volta, dal suo caldo
abbraccio, mi rendono in pochi
minuti una donna diversa,
forte, serena. Se non fossi nata
a Napoli, o comunque vicino al
mare, a chi “affiderei” le mie
lunghe fughe dalla
realtà? Non trovo risposte. Perché niente,
forse è equiparabile
all’immenso, al mio
“immenso blu”.
A giugno è stato pubblicato da Legambiente
il
dossier
MareMostrum 2014
che riporta i numeri
dell’aggressione continua al mare e alle
coste italiane: una vergogna per l’intero Paese.
Nello scorso anno sono state
14.504 le infrazioni accertate,
una media di quasi 40 al giorno.
Un numero impressionante di
azioni ai danni dell’ecosistema
marino. Inaccettabile.
Cemento che divora la costa,
scarichi illegali, mancata depurazione, pesca di frodo e uso
selvaggio degli acquascooter, i
peggiori nemici.
Sono state denunciate ben
16.614 persone, portando le
forze dell’ordine a effettuare
3.936 sequestri.
Campania, Puglia, Calabria e
Sicilia, mantengono il podio
della classifica per numero di
infrazioni, oltre il 55% sul totale
nazionale. Capofila è, purtroppo, la Campania con 2.419
reati, seguita dalla Puglia
(1.692), dalla Calabria (1.500) e
dalla Sicilia (2.379). Anche in
rapporto ai chilometri di costa,
la regione campana rimane saldamente in testa alla classifica,
seguita questa volta dal Molise,
dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dal Lazio.
I numeri complessivi del 2013
confermano in generale il trend
in crescita dei reati negli ultimi
quattro anni. Rispetto al 2012
si registra un incremento del
7,3%. Passando ai singoli settori, l’aumento di illeciti più sig-
nificativo si è riscontrato nella
depurazione, con un’impennata
del 26%. L’unica eccezione nel
2013 riguarda il ciclo illegale
del cemento, con un calo del
15,8% rispetto al 2012. La Sicilia svetta nella graduatoria dei
reati lungo-costa legati al “settore”! Seguita dalla Puglia, la
Campania, la Calabria e la Sar-
Il nuovo sistema utilizza un innovativo approccio “bottom-up”
Rischio idrogeologico:
il CNR presenta “Sm2Rain”
Paolo D’Auria
La fragilità idrogeologica del territorio italiano è di nuovo sotto i riflettori a seguito
delle recenti perturbazioni che hanno colpito la penisola. La forte instabilità meteorologica che sta caratterizzando l’inizio del
terzo millennio porta a considerazioni sempre più profonde circa il corretto uso del
suolo ed il delicato equilibrio tra le risorse
naturali. Gli studiosi sono sempre più concentrati nel tentativo di costruire modelli
previsionali di allerta che consentano la
protezione dell’uomo e del territorio in caso
di pericolo. Per quantificare con precisione
la pioggia al suolo e ridurre il rischio di
eventi alluvionali e frane, due Istituti del
Consiglio nazionale delle ricerche - l’Istituto
di ricerca per la protezione idrogeologica
(Irpi-Cnr) e l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) - hanno sviluppato un nuovo algoritmo denominato
“Sm2Rain”. Una vera e propria rivoluzione
metodologica in questo campo, dato che la
tecnica innovativa alla base delle elaborazioni non utilizza informazioni relative alle
nubi, bensì si basa sul contenuto d’acqua rimasto al suolo, rilevato anche da satellite,
e permette di stimare il rischio di frane e
inondazioni anche in zone non servite da sistemi di misura a terra. “Un approccio bottom-up e non top-down, in pratica”, spiega
Luca Brocca, ricercatore Irpi-Cnr e autore
della ricerca. “Misurando da satellite oppure in situ le variazioni della quantità di
acqua contenuta al suolo è possibile stimare le precipitazioni cadute sul suolo
stesso, che è considerato come una sorta di
pluviometro naturale” aggiunge il ricercatore. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul “Journal of Geophysical
Research” e citati nei “Research Highlights” della rivista scientifica “Nature”.
Il sistema, quindi, viene alimentato attraverso la quantità di acqua assorbita dal terreno, quella evaporata e quella che resta in
superficie: “In termini tecnici, Sm2Rain fa
riferimento all’inversione dell’equazione di
bilancio idrologico del suolo calcolando la ripartizione delle precipitazioni in infiltrazione, evapotraspirazione e deflusso.
Assumendo che l’evapotraspirazione e il deflusso durante un evento di pioggia sono
trascurabili, si ottiene una relazione esplicita che fornisce la stima delle precipitazioni in funzione del solo contenuto del
suolo”, conclude Brocca. “L’approccio – continuano ancora gli esperti - è stato applicato
a scala globale in molte aree del pianeta tra
cui Mediterraneo, Australia, India, Cina,
Sud Africa e parte centrale degli Stati Uniti
d’America, e ha fornito risultati anche più
accurati rispetto alle tecniche tradizionali
che hanno importanti ricadute per la previsione degli eventi idrologici estremi quali
piene fluviali e frane, poiché rende possibile
la stima delle precipitazioni e la gestione
del rischio anche in assenza di pluviometri
e sistemi di misura a terra”.
degna. Queste cinque regioni
detengono il 71,9% degli illeciti
totali, dove l’abusivismo edilizio
è la prima e più diffusa pratica.
Per quanto riguarda nel dettaglio la Campania, sono forti le
criticità sul fronte degli scarichi
e del mare inquinato. Nel 2013
le forze dell’ordine hanno denunciato e arrestato 849 persone, quasi il doppio dell’ anno
precedente, effettuati 258 sequestri e registrato 712 infrazioni (il 22 % del totale
nazionale) relativamente a impianti di depurazione non a
norma, scarichi non allacciati
alle fognature perché provenienti da case abusive, alberghi
e abitazioni private che scaricano direttamente in mare o
sversamenti illegali di residui
industriali direttamente nei
corsi d’acqua. Continua, inoltre,
l’emergenza pesca di frodo,
fatta utilizzando reti illegali.
Un fenomeno tanto diffuso nei
nostri mari, quanto difficile da
contrastare. Tutto a discapito
dei pescatori onesti. Nelle acque
campane sono state 865 le infrazioni, con 876 persone denunciate e arrestate e 253
sequestri. Avanzano, infine, i
“piloti di Formula Uno marini”
che violano il codice della navigazione e usano il mare a loro
piacimento e senza alcun rispetto per le norme vigenti: 479
le infrazioni codice navigazione,
il 17,5% del totale nazionale,
con 497 persone denunciate e
arrestate e 61 sequestri effettuati.
L’Oasi dei Variconi: un bene da salvaguardare!
Visite guidate, laboratori e convegni per valorizzare l’area domitia
Il territorio di Castel Volturno è caratterizzato da una serie di risorse naturali,
molto spesso abbandonate al degrado,
all’incuria e all’illegalità; tali aree, bellissime e uniche dal punto di vista naturalistico, sono quasi sconosciute a tanti,
ma possono essere salvaguardate e valorizzate. Tra queste, forse la più importante, è l’Oasi dei Variconi, ubicata alla
foce del fiume Volturno e una delle ultime aree umide d’Italia tutelata dalla
Convenzione di Ramsar (1981). L'Oasi è
importante sia dal punto di vista biologico che socio-economico. Così è nato il
progetto “Ri-adottiamo l’ambiente 2013”,
grazie all'unione delle associazioni
"A.R.CA." "WWF Agroaversano-Napoli
Nord-Litorale Domitio", "Le sentinelle",
"Centro Laila", "Centro Studi Officina
Volturno" e con la collaborazione dell’Ente Riserve Naturali Regionali Foce
Volturno-Costa Licola-Lago Falciano.
Nello specifico il progetto prevede:
- dieci visite guidate, con attività di birdwatching e laboratorio di photo-voice e
disegno naturalistico, per imparare ad
osservare, selezionare immagini e rappresentare liberamente le sensazioni e
le emozioni percepite;
- laboratorio artigianale ecocompatibile,
finalizzato a completare il ripristino del
capanno centrale e della passerella attigua;
- report finale con il materiale informativo e fotografico reperito per rendere
noti i risultati del progetto;
- convegno a chiusura delle attività, con
il coinvolgimento della cittadinanza e la
partecipazione delle istituzioni e di figure specializzate.
Indispensabile l’apporto dei partner: il
"WWF Agroaversano-Napoli Nord-Litorale Domitio" e l’associazione "Le sentinelle" supporteranno le visite guidate e
sosterranno sia la realizzazione del laboratorio artigianale ecocompatibile, sia il
laboratorio di photo-voice e disegno naturalistico. Il Centro Laila avrà un ruolo
attivo nel coinvolgimento dei destinatari
nelle attività progettuali, individuando
strategie di animazione e partecipazione adeguate. Il Centro Studi Officina
Volturno, con il contributo volontario e
gratuito dell'ing. Angelo Maiuriello, ha
elaborato la progettazione ingegneristica, preliminare agli interventi di ripristino del capanno centrale e della
attigua passerella, garantendone messa
in sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche, per rendere fruibile un importante punto di
osservazione ornitologica a soggetti generalmente esclusi. Infine, l’Ente Riserve garantirà la continuità e la
sinergia degli interventi, la pubblicizzazione a livello regionale e l’individuazione, nel tempo, dei bisogni con
l’apporto di guardie ambientali.
L’intera azione progettuale avrà lo scopo
di rafforzare la già consolidata rete di sinergie positive tra associazioni sensibili
alle tematiche ambientali ed enti preposti con lo scopo di responsabilizzare e
sensibilizzare tutti i visitatori sulla corretta fruizione di questi beni unici, coinvolgendoli con adeguate metodologie
partecipative, informandoli sull’ingente
patrimonio naturalistico locale e offrendo anche nuove occasioni di svago.
A.M.
La disfatta tricolore non ha fermato le polemiche
PARTITE DI CALCIO
AL TEATRO SAN CARLO?
Domenico Matania
La decisione di trasmettere le partite di
calcio dei Campionati Mondiali all’interno del Teatro San Carlo ha destato
non poche polemiche. L’idea è nata per
permettere agli spettatori del Massimo
Teatro di Napoli di assistere agli spettacoli in programma senza però rinunciare ai match del Campionato
Mondiale brasiliano: in particolar modo
era in programma, dopo gli spettacoli,
la trasmissione delle partite dell’Italia
qualora la nazionale azzurra avesse superato la fase a gironi. La disfatta tricolore non ha però fermato le
polemiche, poiché la decisione di mandare in onda gli incontri di calcio andava al di là delle partite dell’Italia.
Inizialmente si era ipotizzata l’installazione di un maxi schermo sul palcoscenico dello storico teatro napoletano, poi
in seguito alle polemiche si è deciso di
spostare le dirette degli incontri nel
foyer storico ed in quello che ospita
l’Opera Cafè. La decisione di mandare
in onda le due finali del 12 e il 13 luglio,
indipendentemente dalla presenza
dell’Italia, ha destato ad ogni modo forti
polemiche tra chi non riesce a vedere
alcun nesso tra la musica di uno dei
Teatri più celebri al mondo e le partite
di calcio. Forte l’intervento del sindaco
De Magistris che abbina “il San Carlo
alla sua storia e non al calcio che è
un’altra cosa”. Musicisti, dipendenti ed
addetti ai lavori del Teatro hanno mostrato il loro sdegno insieme all’indignazione del Maestro Roberto De Simone.
La notizia della trasmissione delle partite al San Carlo ha fatto il giro del web,
tra cittadini che hanno postato in maniera incredula la notizia. È proprio attraverso Facebook che si è attivata la
maggiore protesta attraverso la costituzione di un gruppo ad opera del Movi-
mento Agende Rosse Campania. Il
gruppo ha creato un evento dal titolo “Il
San Carlo non è il San Paolo: nun pazziammo!” che ha raggiunto migliaia di
adesioni. L’evento organizzato virtualmente si è poi concretizzato lo scorso 28
giugno all’esterno del Teatro San Carlo
con una decina di manifestanti schierati contro la decisione dello staff amministrativo del Massimo napoletano.
Interessante la provocazione apparsa
sul web da parte di una manifestante
che ha ricordato l’iniziativa messa in
atto dall’Opera di Stato di Vienna che
ogni anno proietta su di un maxischermo all’esterno del Teatro l'opera
consentendo a tutta la città di poter seguire e ascoltare gratis ciò che contemporaneamente
viene
eseguito
all'interno. Il teatro mette a disposizione anche sedie e materassini che
vengono disposti nella piazza. Magari
un esempio da seguire ...
Come funzionano le agenzie ambientali nel mondo
Dagli Usa alla Cina, tutte le grandi nazioni hanno enti con una missione “verde”
Luigi Mosca
Come funzionano le agenzie
ambientali delle principali potenze mondiali? Ora che la riforma delle Arpa italiane è
all’esame del Parlamento, ci si
interroga sulle soluzioni sperimentate in altre nazioni. A cominciare dagli Stati Uniti, che
sono stati il primo Paese ad avviare un’agenzia governativa
con la missione specifica di proteggere l’ambiente. È accaduto
nel 1970, sulla scorta del movimento ambientalista che proprio Oltreoceano ha iniziato la
sua storia. Raccogliendo le
istanze provenienti da larghi
settori dell’opinione pubblica, il
presidente di allora, Richard
Nixon, diede incarico a una
commissione speciale di studiare l’unificazione, in un singolo organismo, di tutte le
strutture governative che si occupavano di conservazione
della natura e di controllo dell’inquinamento. Nello stesso
anno, decine di migliaia di persone sfilavano per le strade di
New York, per il primo Earth
Day della storia. Alla fine del
1970 fu resa operativa la Environmental Protection Agency,
con quartier generale a Washington. Attualmente l’Agenzia può contare su sei sedi
territoriali, collocate in punti
strategici dell’immenso territorio americano, tra questi San
Francisco, Boston, Chicago,
Dallas. Nota per la sua dimensione spiccatamente operativa
e per la sua rapidità di intervento, l’Epa è così presente,
nell’immaginario degli ameri-
cani, da figurare tra i protagonisti del film del 2007 sui Simpsons, la celebre famiglia
media dell’omonima serie tv.
Se si passa dal livello federale
a quello locale, ci si accorge che
non dappertutto è attiva
un’agenzia ambientale statale:
alcuni grandi stati, come la California, dispongono di una
agency specifica, ma, nella
maggior parte dei casi, a svolgere funzioni operative in materia
ambientale
sono
direttamente i dipartimenti dei
governi statali. Se l’agenzia
ambientale statunitense rappresenta la storia, la tedesca
Uba, Umweltbundesamt, o
Agenzia federale per l’ambiente, si proietta indubbiamente
nel
futuro.
Lo
testimonia il suo quartier generale di Dessau, a 150 chilometri a sud di Berlino. È un
edificio costruito con rigorosi
criteri di sostenibilità ambientale, inaugurato nel 2005: un
lungo serpentone di materiali
ecocompatibili, con un’enorme
copertura trasparente per
sfruttare al meglio la luce del
sole. Il complesso, costruito
dopo un’attenta bonifica su un
ex sito per l’estrazione di gas
naturale, è dotato di una stazione ferroviaria dedicata, di
un auditorium e di una biblioteca. Proprio quest’anno cade il
quarantennale dell’istituzione
dell’Uba, avviata nel 1974 per
volere del cancelliere Willy
Brandt. Per celebrare la ricorrenza, l’Agenzia ha messo al lavoro una squadra di tre storici,
i quali hanno raccolto i ricordi
di centinaia di testimoni, per
scrivere un volume di oltre 200
pagine che ripercorre le varie
fasi di sviluppo (e i successi)
dell’organismo. Non contenti, i
tedeschi hanno perfino allestito
una mostra in occasione del
quarantennale, proprio negli
uffici dell’Uba a Dessau. Tuttavia la sede storica dell’Agenzia
è nella capitale: l’ente cominciò
la sua attività nel ’74 nell’allora Berlino Ovest, con un nucleo iniziale di 170 persone.
Oggi conta oltre 1.500 dipendenti, e inoltre, in linea con la
sua struttura federale, la Germania può contare anche sulle
agenzie ambientali istituite dai
vari land, gli stati regionali di
cui è composta la repubblica
più popolosa dell’Unione europea. Oltrepassando il Reno, il
discorso cambia: come impone
la sua struttura amministrativa molto centralizzata, la
Francia ha istituito nel 1990
un’unica, grande agenzia ambientale nazionale, l’Agence de
l’environment et de la maîtrise
de l’énergie, conosciuta come
Ademe. Pur operando a livello
nazionale, l’Ademe può contare
su una diffusa presenza nelle
regioni francesi, grazie a una
rete di ventisei divisioni regionali. E un’architettura simile si
riscontra nel Regno Unito,
dove l’Environment Agency,
istituita nel ’95, conta ben
12mila dipendenti, con sei direzioni territoriali. Particolare
curioso, la sede centrale dell’Agenzia non è a Londra ma a
Bristol. In Gran Bretagna,
inoltre, viene riconosciuta
un’autonomia speciale a scozzesi e gallesi: così dal 2012 il
Galles può contare su Natural
Resources Wales, il suo ente
ambientale, mentre in Scozia è
attiva la Scottish Environment
Protection Agency. In tutti i
casi citati, si tratta di agenzie
pubbliche, più o meno legate ai
governi dei rispettivi Paesi. In
Cina, il legame è evidente,
tanto che l’agenzia ambientale
della Repubblica popolare, co-
nosciuta in inglese come Environmental Protection Administration,
è
direttamente
presieduta dal ministro dell’Ambiente. In altre nazioni, il
rapporto è meno immediato:
l’Epa americana, ad esempio, è
un organismo separato dal governo, però è retta da un amministratore scelto direttamente dal presidente degli
Stati Uniti. In Giappone, l’Environmental Restoration and
Conservation Agency, conosciuta a livello internazionale
come Erca, non è né pubblica
né privata, ma gode di una personalità giuridica particolare,
riconosciuta nell’ordinamento
giapponese per quelle organizzazioni che svolgono servizi di
pubblico interesse, ma che sono
gestiti con criteri tipici delle
aziende private.
(Nella foto grande in alto,la
sede dell’agenzia federale tedesca pe l’ambiente; nella foto più
in basso, l’edificio della statunitense Epa)
Estate dinamica e con frequenti sbalzi termici
Masse d’aria calde e fredde si sono scontrate sul Mediterraneo: afa e temporali
Gennaro Loffredo
Il mese di luglio ci traghetta
nel pieno dell’estate mediterranea. Per molte regioni, il
periodo in questione risulta il
meno piovoso dell’anno e le
ondate di caldo possono essere talora intense e fastidiose.
Quest’anno
però
l’instabilità atmosferica non
sembra voler abbandonare il
nostro paese; le alte pressioni
sono deboli e si fanno spesso
sorprendere da impulsi freschi ed instabili di provenienza nord-atlantica.
Le regioni che, in questa
prima fase dell’estate, sono
state interessate da questa situazione meteorologica sono
quelle centro settentrionali;
mentre le regioni meridionali
sono state spesso influenzate
da brevi ma intense ondate di
caldo portate dall’anticiclone
africano, alternate a rinfrescate anche notevoli. La
causa è imputabile alla posizione anomala dell’anticiclone
delle Azzorre, il quale tende
ad essere spesso e volentieri
Concorso fotografico
in Arpa Umbria
Adolfo Mottola, geologo e dipendente di Arpa Campania,
è il vincitore del concorso fotografico “Fontanili e sorgenti
in Umbria”, a cui hanno partecipato circa duecento candidati. La competizione, indetta dall’Arpa Umbria per valorizzare il patrimonio idrico della regione, si è chiusa pochi
giorni fa con la proclamazione dei vincitori. Il concorso prevedeva anche una sezione riservata alle scuole, in cui si è
classificato al primo posto il liceo scientifico Marconi di Foligno. Scopo dell’iniziativa, come recita il suo sottotitolo, è
tracciare «una storia dell’uso pubblico dell’acqua» nella regione del Centro Italia.
sbilanciato verso nord a fare
da scivolo alle correnti cicloniche oceaniche. Giugno, primo
mese dell’estate meteorologica, è stato molto variabile.
Infatti la nostra regione è
stata interessata da frequenti
sbalzi termici, i quali hanno
portato le temperature alcuni
giorni a scendere sotto la
media del periodo, mentre
altri giorni sono stati contraddistinti da fasi più calde del
normale. Il Mediterraneo,
pertanto, ha subito l’alternansi di masse d’aria fredda
nord-atlantica e masse d’aria
calda sub-tropicale, quest’ultime in grado di determinare
forti condizioni di afa per gli
elevati valori di temperatura
e di umidità. Le precipitazioni
sono state in linea con il valore stagionale. Da menzionare, tuttavia, l’intenso
episodio di maltempo che ha
colpito l’intera area metropolitana di Napoli e provincia il
16 giugno, quando una
tromba d’aria ha provocato
numerosi allagamenti e raffiche di vento dell’ordine di
100Km/h, favorendo la caduta
di alberi e di manufatti.
Anche la prima parte del
mese di luglio è stata contraddistinta da situazioni di latente instabilità che si
riscontrano più in primavera
che nel cuore della stagione
estiva. Un nuovo ed intenso
episodio di maltempo, poco
consono per il periodo, ha interessato tutte le regioni centro-settentrionali a partire
dal 7 luglio, ma con riflessi
stavolta anche al sud nei
giorni successivi. Stando all’elaborazione di alcuni modelli matematici, la seconda
parte dell’estate potrebbe essere fisiologicamente e statisticamente più stabile della
prima e di stampo pienamente estivo, anche se bisogna mettere in conto che in
meteorologica la legge della
persistenza potrebbe favorire
la continuazione di un tempo
ancora spesso inaffidabile,
specie sul Nord-Italia. La
mancanza di un vero e proprio termoregolatore del
tempo, com’ è considerato
l’anticiclone delle Azzorre,
esporrà la nostra penisola a
condizioni meteorologiche opposte, foriere di fasi meteo
estreme. I contrasti molto accesi che si verranno a creare,
complice la latitanza dell’alta
delle Azzorre, continueranno
ad essere la miccia ideale per
condizioni di forte maltempo.
E’ assodato che dagli anni ’90
la circolazione atmosferica, in
ambito europeo, abbia subito
una modifica favorendo un
assetto meteorologico che ha
portato a configurazioni
spesso persistenti e poco attinenti al clima mediterraneo.
Sarà una svolta per un cambiamento definitivo del clima
in Europa e nel Mediterraneo
o sarà solo un evento ciclico?
L’uomo sarà in grado di adattarsi e quindi prendere le giuste misure evitando disagi
nella popolazione e catastrofi
ambientali o continuerà ad
essere impassibile, consapevole della forza immane della
natura?
Una "speranza" concreta per i mari europei
Hope: la conferenza europea per proteggere l’ambiente marino continentale
Angelo Morlando
HOPE in inglese significa "speranza", ma è anche l'acronimo
di "Healthy Oceans – Productive Ecosystems", titolo di una
conferenza organizzata per rilanciare la protezione dell’ambiente marino in attuazione
della direttiva europea sulla
Strategia Marina (MSFD). C'è
quindi una speranza per i mari
europei tra "sfide globali" e "futuro sostenibile". Emerge chiaramente che è indispensabile
un approccio “ecosistemico” per
la gestione delle attività antropiche, in modo tale che l’Europa
possa essere “all’avanguardia
nell'attuazione del capitolo
sugli oceani, anche considerando un obiettivo di sviluppo
sostenibile per gli oceani e sostenendo l'accordo di attuazione
UNCLOS
sulla
biodiversità, al di là delle singole giurisdizioni nazionali”.
La dichiarazione affronta
anche i problemi della pesca e
di un’applicazione “coerente”
della Politica comune e dell’aumento dei bilanci di ricerca nazionali ed europei dedicati “allo
studio degli oceani e del loro
ruolo nel sostenere la vita sul
pianeta”, per fermare una volta
per tutte la perdita di biodiversità marina e “migliorare tangibilmente” lo stato di
conservazione degli “habitat
vulnerabili e delle specie marine”. Citata poi la “Convenzione sulla diversità biologica”,
che punta alla conservazione di
almeno il 10% delle zone costiere e marine al 2020, utilizzando “l'efficace ed equa
gestione di sistemi ecologicamente rappresentativi e ben
collegati di aree protette, tra
cui quelle previste nell'ambito
della rete Natura 2000”. Oltre
al convegno si è avuta anche
un'azione concreta con il rapporto: “The first phase of implementation of the Marine
Strategy Framework Directive”
- "COM(2014) 97 - Final", che fa
il punto dello stato inquietante
dei mari e degli oceani in ottica
europea. L’analisi evidenzia
che «Sono necessari degli sforzi
urgenti perché l’ambiente marino ritrovi uno stato soddisfacente entro il 2020». Il rapporto,
accompagnato dai “Marine
messages” della European Environmental Agency (EEA),
offre la prima visuale d’insieme
mai realizzata sullo stato dei
mari e degli oceani dell’Ue. I
“Marine messages” sottolineano che «Molti degli habitat,
ecosistemi e specie marine europei sono stati minacciati per
decenni». Ci sono anche alcuni
segnali incoraggianti: «Ad
esempio i dati disponibili mostrano che alcuni stock ittici
sono risaliti ai limiti biologici di
sicurezza e il carico di nutrienti
è stato ridotto nel Baltico e nel
Nord Est Atlantico». Infine, il
Panel intergovernativo sui
cambiamenti climatici (Ipcc) ha
presentato il secondo volume
del quinto Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici
dal titolo “Cambiamenti climatici 2014: impatti, adattamento
e vulnerabilità”, che affronta i
temi degli impatti del cambia-
mento climatico fino a questo
momento, i rischi futuri derivanti da un clima che cambia e
le opportunità per un’azione efficace per ridurne i rischi. La
regione mediterranea viene individuata come la regione più a
rischio a livello europeo dai
cambiamenti climatici con impatto su turismo, agricoltura,
foreste, infrastrutture critiche
e salute. La speranza è l'ultima
a morire...
La qualità delle acque di balneazione in Europa
Nella relazione annuale sulla
qualità delle acque di balneazione, l'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) valuta
22.000 zone di balneazione nell'Unione europea, in Svizzera
e, per la prima volta, in Albania. Oltre alla relazione, l'EEA
ha pubblicato una mappa interattiva con l'indicazione della
qualità per ciascun sito di balneazione nel 2013. Janez
Potočnik, Commissario Europeo per l'Ambiente, ha dichiarato: "Che la qualità delle
acque di balneazione europee
continui ad essere elevata è
una buona notizia, ma non possiamo permetterci di riposare
sugli allori con una risorsa preziosa come l'acqua. Dobbiamo
continuare a garantire che le
acque di balneazione così come
l'acqua potabile e quindi anche
i nostri ecosistemi acquatici
siano totalmente protetti." Secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell'EEA, "Le
acque di balneazione in Europa
sono migliorate negli ultimi
vent'anni: non si versano più
ingenti quantità di acque reflue direttamente nei corpi
idrici. Oggi il problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata
occasionati da piogge violente e
inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi
fognari e conseguente riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei
fiumi e mari." Le autorità locali
procedono a controlli prelevando campioni nelle spiagge
in primavera e durante la stagione balneare. Le acque di
balneazione sono valutate «eccellenti», «buone», «sufficienti»
o «scarse» in base alle percentuali di due tipi di batteri la cui
presenza è indice di inquinamento da acque di scolo o da liquami di allevamento; tali
batteri, se ingeriti, possono
provocare disturbi gastrointestinali. La valutazione delle
acque di balneazione non tiene
conto dei rifiuti, dell'inquinamento e di altri aspetti che
danneggiano l'ambiente naturale. Sebbene la maggior parte
delle zone di balneazione sia
sufficientemente pulita ai fini
della tutela della salute
umana, numerosi ecosistemi
nei corpi idrici europei si trovano in una situazione allarmante. Ciò è particolarmente
evidente nei mari europei: da
una recente valutazione è risultato che gli ecosistemi marini europei sono messi in
pericolo da cambiamenti climatici, inquinamento, pesca eccessiva e acidificazione. Molti
di questi rischi sono destinati
ad aumentare Se è vero che
oltre il 95% delle zone di balneazione soddisfa i requisiti
minimi, solo l'83% ha però raggiunto il più rigoroso livello di
«qualità eccellente». Solo il 2%
è risultato scarso. La percentuale di siti che soddisfa i requisiti minimi nel 2013 è circa
la stessa del 2012. Tuttavia, la
percentuale dell'"eccellenza" è
aumentata dal 79% nel 2012
all'83% nel 2013. Nelle spiagge
costiere la qualità dell'acqua è
risultata leggermente migliore,
con una percentuale dell'85%
di siti classificati eccellenti.
Tutte le spiagge costiere in Slovenia ed a Cipro sono state
classificate eccellenti. La qualità delle acque di balneazione
interne sembra essere leggermente inferiore alla media. Il
Lussemburgo è il solo paese a
ottenere l'eccellenza in tutte le
acque di balneazione, seguito a
ruota dalla Danimarca (94%).
La Germania ha raggiunto il livello eccellente nel 92% dei
quasi 2.000 siti di balneazione
interna.
(Arpat News)
LE FARFALLE DI MARE VITTIME DELL’ACIDIFICAZIONE
L'aumento di acido carbonico nei mari è un problema serio per il futuro
Rosario Maisto
Uno studio ha rilevato che l'acqua corrosiva al largo della costa occidentale
degli Stati Uniti sta dissolvendo i gusci
di molluschi marini noti anche con il
nome di "farfalle di mare". Il mollusco,
(nome scientifico: Limacina helicina
antarctica), che presenta normalmente
due appendici a forma di ali (da cui il
nome “farfalla di mare”), vive tipicamente a circa 200 metri di profondità
ed è una specie chiave nella catena alimentare costiera, infatti i ricercatori
temono che l'indebolimento delle conchiglie possa avere conseguenze di
vasta portata sugli animali che si nutrono di questi molluschi, come pesci e
mammiferi marini. Salmoni, aringhe e
altre specie commercialmente importanti hanno infatti
una dieta piuttosto
ricca di lumache. Ora
che la loro conchiglia
cresce sottile e debole,
conseguenza dell'acidificazione degli oceani,
la capacità di questi
animali di riprodursi,
nuotare e proteggersi
dalle infezioni viene
compromessa.
"Abbiamo parlato di
acidificazione degli
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 15 luglio 2014 - Anno X, N.13
Edizione chiusa dalla redazione l’11 luglio 2014
oceani come un problema che riguarda
il futuro", afferma il Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) in Massachusetts, ma in effetti questa
ricerca, dimostra che è già diventato
un problema. Un team guidato dalla
National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA) ha rilevato
che tra il 24% e il 53% delle farfalle di
mare studiate dal 2010 ad oggi al largo
delle coste di Washington, dell'Oregon
e della California, mostrano segni di
gravi danni alle conchiglie. La maggior
parte di questi sono stati trovati vicino
alla riva, dove le acque sono più acide
a causa di alte concentrazioni di anidride carbonica, prodotte dall'utilizzo
di combustibili fossili, infatti è noto a
tutti il potere devastante che il biossido di carbonio (CO2) ha sull’atmosfera terrestre, ed
assorbito poi dai mari.
La CO2 a contatto con
l’acqua si dissolve formando acido carbonico, il che incide
appunto sul ph marino.
Un fenomeno naturale chiamato upwelling, evento sulla
costa in cui le sostanze nutritive e
l'anidride carbonica
risalgono in superficie aggravando il
problema. Gli studi condotti in laboratorio hanno ripetutamente dimostrato
che le farfalle di mare stanno lottando
per riuscire a costruire i gusci anche in
acque acide. Ora, vediamo per la prima
volta una chiara evidenza degli effetti
dell'acidificazione degli oceani, su un
organismo marino la cui esistenza in
natura è d'importanza critica. Secondo
L’WHOI, questo solleva non pochi interrogativi. Un esempio tra tanti è l’influenza sulla catena alimentare. In
ogni caso, il problema è destinato a
peggiorare. Entro il 2050, circa il 70%
delle farfalle di mare della costa pacifica avrà il guscio gravemente danneggiato. L'unica soluzione possibile?
Ridurre le emissioni di carbonio! Ma
questo è un problema molto più difficile da risolvere.
Previsioni catastrofiche a causa del global warming
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
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Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
D. Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, B. D’Angelo,
P. D’Auria, G. De Crescenzo, A. Esposito, E.
Ferrara, R. Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D.
Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, M. Tafuro
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LA MARCIA DEI PINGUINI IMPERATORE...
VERSO L'ESTINZIONE?
La popolazione mondiale di pinguini
imperatori potrebbe calare drasticamente a causa del riscaldamento globale e della sua influenza sui ghiacci
antartici. A lanciare l'allarme è uno
studio del Woods Hole Oceanographic
Institution: “i Pinguini imperatori:
animali di rara bellezza e di... sfiga cosmica!”
La sopravvivenza dei pinguini imperatori (Aptenodytes forster) è legata
alla presenza di ghiaccio marino nel
loro habitat, se questo scarseggia,
scarseggiano anche calamari e krill,
fonti principali di nutrimento dei pennuti antartici. Se il ghiaccio è sovrabbondante, i pinguini compiono viaggi
più lunghi per raggiungere il mare e
cacciare il cibo. Il global warming è capace di alterare questo equilibrio, non
solo sciogliendo più in fretta i ghiacci,
ma anche modificando le onde, e alterando i venti che a loro volta spostano
il ghiaccio marino. Finora gli effetti del
global warming sui pinguini imperatori erano stati valutati solo su una colonia
nella
zona
orientale
dell'Antartide quella protagonista del
famoso documentario (La marcia dei
pinguini). Le altre colonie erano state
osservate dallo spazio, con immagini
satellitari che localizzavano i pinguini
a partire dal guano che lasciavano sul
ghiaccio. I ricercatori hanno sfruttato
i dati raccolti della colonia per elaborare proiezioni che riguardassero l'intera popolazione mondiale di pinguini
imperatori: 600 mila pennuti sparsi in
45 colonie al Polo Sud. La maggior
parte delle colonie continuerà a crescere da qui al 2040, ma poi la riduzione dei ghiacci marini segnerà
l'inizio del declino, con il 19% della popolazione globale di pinguini imperatori destinata probabilmente a
scomparire entro il 2100. Nonostante
le drammatiche previsioni, alcuni ricercatori sono ottimisti, danno infatti
per scontato che gli uccelli ritorneranno ogni anno nelle stesse aree di
accoppiamento senza emigrare verso
zone più ricche di ghiaccio marino, imparando ad adattarsi alle nuove condizioni ambientali imposte dai
cambiamenti climatici e dall'uomo.
R.M.
Il batterio Thermotoga neapolitana utilizzato per l’energia “green”
Al CNR energia pulita
dall’anidride carbonica
Ilaria Buonfanti
Il nostro pianeta è sempre più
affollato ed inquinato e gli
scienziati di tutto il mondo si
dedicano con sempre maggior
interesse alle energie sostenibili (o energie verdi) in cui,
l’energia prodotta ed utilizzata, permette sempre uno sviluppo sostenibile. E proprio
dalla Campania arriva una
L’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli ha
ideato un nuovo processo per
la conversione della CO2 in
acido lattico durante la produzione biologica di idrogeno, attraverso la fermentazione
batterica di scarti organici.Si
tratta quindi di un nuovo metodo biotecnologico per la cattura dell’anidride carbonica e
la sintesi di idrogeno mediante
duzione di energia pulita, la
cattura dell’anidride carbonica
e il recupero di materiali di
scarto.
“Il metabolismo del batterio
prendendo CO2 e acido acetico
rilascia acido lattico”, ha spiegato Fontana, “con la completa
eliminazione della CO2, inoltre, al contrario dei classici
meccanismi di fissazione autotrofa, come ad esempio la foto-
Il carburante di
aria e acqua
Potrebbe addirittura alimentare velivoli
nuova scoperta, la possibilità
di produrre energia pulita
dalla CO2, tra i maggiori responsabili del cambiamento
climatico.
Tre ricercatori dell’Istituto di
Chimica Biomolecolare del
Consiglio Nazionale delle Ricerche(Icb-Cnr) di Pozzuoli,
Laura Di Pasquale, Giuliana
d’Ippolito e Angelo Fontana,
hanno pubblicato sull’International Journal of Hydrogen
Energy (e presto anche su
ChemSusChem) lo studio
“Capnophilic lactic fermentation and hydrogen synthesis
by Thermotoga neapolitana:
an unexpected deviation from
the dark fermentation model”
che rivela “un nuovo processo
per la conversione di CO2 in
acido lattico durante la produzione biologica di idrogeno, attraverso la fermentazione
batterica di scarti organici” che
è già stato messo a punto e
brevettato dall’Icb-Cnr.
la fermentazione di materiali
organici anche di scarto. Il
tutto potrebbe avere un utilizzo industriale per la produzione di energie rinnovabili e
ecosostenibili.
Il nuovo metodo per la produzione di biogas si chiama Cif
(Capnophilic Lactic Fermentation) e si avvale di un batterio
che vive e prolifera in condizioni ambientali estreme. Il
batterio Thermotoga neapolitana, infatti, cresce a 80 gradi
nelle solfatare marine al largo
del litorale Flegreo.
Come spiega l’esperto, il dott.
Fontana, le cellule della Thermotoga si comportano da
micro reattori in grado di produrre idrogeno da fermentazione di substrati organici,
inclusi materiale di scarto
dell’industria agro-alimentare,
permettendone una trasformazione in energia pulita.
Il metodo presenta simultaneamente 3 vantaggi: la pro-
sintesi, non comporta sintesi di
composti del metabolismo cellulare. Anzi, l’utilizzo di anidride carbonica stimola la
velocità di fermentazione determinando un miglioramento
della produzione di idrogeno
da cui potrebbe essere direttamente ottenuta energia elettrica”.
Secondo gli esperti, i risultati
ottenuti aprono ora la possibilità dell’applicazione industriale della Capnophilic
Lactic Fermentation, considerando che per la sola produzione di acido lattico esiste un
mercato mondiale stimato in
circa 1200 milioni di dollari nel
2010. La produzione biologica
di idrogeno mediante fermentazione batterica di substrati
organici, incluso molti materiali di scarto, è una tematica
scientifica caldissima e di
grande prospettiva per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Vi siete mai domandati cosa succede ogni giorno sopra
le nostre teste? Ogni giorno i cieli del nostro pianeta sono
attraversati da quasi 100.000 voli che decollano e atterrano da circa 9.000 aeroporti. In ogni momento della
giornata ci sono in volo tra gli 8.000 e 13.000 apparecchi.
E poiché al momento gli aerei viaggiano esclusivamente
grazie a risorse naturali esauribili quali greggio, etanolo
e gas naturale, è facile intuire l’importanza di sviluppare
un carburante “green”. Fortunatamente, fra 10-20 anni,
e comunque in un futuro non lontano, Israele potrebbe
commercializzare un carburante per aerei composto da
aria e acqua. Non si tratta di fantascienza, ma di un processo di ricerca avviato ormai da anni da un’equipe di
scienziati della Ben Gurion University guidato dal prof.
Moti Herskowitz, che ha diffuso in un documento una
sintesi del proprio lavoro.
La creazione di idrocarburi
derivanti
dall’acqua e dall’aria
è tecnicamente possibile, ma estremamente costosa: il
punto su cui gli
israeliani
stanno
concentrandosi
è
proprio quello di individuare tecniche
innovative di produzione. In pratica, si
tratta si estrarre
molecole di carbonio dall’anidride carbonica presente
nell’aria e fonderle con le molecole di idrogeno contenute
nell’acqua. A livello di laboratorio, la scienza è già riuscita a creare la fusione: la novità, spiega il documento,
consiste nel fatto che gli israeliani stanno sperimentando un metodo che per la prima volta potrebbe trasformare questo nuovo tipo di carburante in un prodotto
di largo consumo. Tuttora, sotto segreto, sono gli “ingredienti” che rendono possibile la reazione chimica da cui
nasce il nuovo idrocarburo e le sequenze del processo.
Israele promette invece un futuro con un carburante destinato a non finire mai. Conseguenze positive si avrebbero sull’effetto serra, che è causato proprio dall’anidride
carbonica. La parte più complicata riguarda l’altra componente dell’idrocarburo, ovvero l’idrogeno ottenuto
dall’acqua. Negli ultimi cinque anni, sono stati fatti però
progressi immensi nella separazione dell’idrogeno e
dell’ossigeno contenuti nell’acqua, tanto che sia la tedesca Siemens, sia la canadese Hydrogenics sono in grado
di produrre centinaia di kg di idrogeno al giorno. Insomma l’ottimismo israeliano ha basi e partner concreti.
I.B.
Anche una
compostiera
accanto a
lavatrice
e lavastoviglie
Dal compost casalingo al biogas
Fabiana Clemente
Dall’aspetto sembrerebbe l’ultimo modello di una lavatrice o di una lavastoviglie – si eguagliano nella forma e nel
colore. A dirla tutta, anche la sua funzione ha a che fare con la pulizia. Energia pulita per l’esattezza. Stiamo
parlando del NOWASTE, New Organic
Waste Sustainable Treatment Engine progetto ideato dall’Istituto di Ricerca
Sviluppo e Sperimentazione sull’Ambiente e Territorio a Catania, e finanziato con i fondi europei – un congegno
in grado di ridurre i rifiuti organici in
compost. Il prodotto ultimo può essere
in seguito riutilizzato per produrre biogas. Il progetto ecosostenibile rientra
nel programma Life plus - presentato il
mese scorso a Bruxelles, in occasione
dell’inaugurazione della Green Week.
In un clima sempre più teso, la tutela
ambientale è una questione che inte-
ressa, in egual misura, grandi multinazionali e cittadini. Ecco spiegato il motivo di creare strumenti alla portata di
tutti. Il No Waste è una risorsa stupefacente per creare energia alternativa
partendo da una materia prima disponibile e sostanzialmente low cost. Tutto
questo avviene tra le mura domestiche.
Tornando in Sicilia, il merito di aver
creduto e realizzato il progetto è da attribuire all’Irssat – Istituto di Ricerca
Siciliano – con a capo Giuseppe Lo
Bianco. Da un’analisi condotta dall’ente
medesimo emergono dati interessanti.
In definitiva, se le macchine tritarifiuti
fossero rese disponibili ad una comunità
di 10 – 15 mila persone, la produzione
annuale di energia elettrica avrebbe un
valore di quasi 100 mila euro. Ergo, un
progetto su larga scala apporterebbe in
maniera significativa una riduzione di
CO2. Può un marchingegno fare la differenza? Ovviamente sì! È bene, tutta-
via, superare alcuni ostacoli di partenza. In primis, c’è bisogno di un lascia
passare dalle istituzioni, disporre di una
cifra considerevole da investire in un
progetto serio, e dulcis in fundo promuovere un’ efficace campagna di sensibilizzazione. Non dimentichiamo che non
tutte le regioni hanno sviluppato un
buon sistema di raccolta differenziata.
Ci sono zone, per lo più al sud Italia, che
non hanno a disposizione gli strumenti
necessari per differenziare gli alimenti.
E poi c’è sempre una parte di cittadini
che dimostra un’indifferenza spaventosa. Come se si sentissero astenuti.
Non è così. La tutela ambientale è una
questione che dovrebbe stare a cuore a
tutti. No waste fa proprio al caso nostro.
Un aiuto in casa che smaltisce rifiuti organici e allo stesso tempo ci responsabilizza maggiormente rispetto alla cura
del patrimonio ambientale – ridotto ad
oggi in uno stato pietoso. Vediamo nel
dettaglio come funzione il No Waste.
Nello specifico, sminuzza i nostri scarti
alimentari creando un pre-compost – ritirato ad intervalli regolari dagli addetti
ai lavori. In seguito avviene una seconda fase della lavorazione, durante la
quale il prodotto viene impiegato per la
produzione di biogas. Il gas generato
può essere utilizzato come una fonte
energetica primaria o essere trasformata in energia elettrica. Non finisce
qui. Il residuo finale può essere investito come biofertilizzante in agricoltura. Se si riuscisse ad introdurre
l’elettrodomestico in tutte le case, si assisterebbe ad una vera e propria rivoluzione
ecologica.
Una
strada
promettente che potrebbe fare la differenza. E l’input questa volta partirebbe
da una regione del Sud. Non ci resta che
stare a vedere e sperare che una risorsa
di questa portata sia valorizzata come
merita.
L’inconfondibile rombo risuonerà come una dolce musica
L’Harley Davidson elettrica presto in commercio
Fabio Schiattarella
Un anno fa, a Milwaukee, l’Harley Davidson si autocelebrava in occasione dei suoi 110
anni di storia su due ruote. Un
grande evento che ha richiamato l’attenzione dei suoi numerosi fedeli giunti da tutti gli
Stati Uniti e non solo.La regina delle due ruote sembra
non avere alcuna intenzione di
andare in pensione. Reinventata più volte nella storia per
andare incontro ad un pubblico sempre più grande e attento,
la
celebre
casa
motociclistica americana, per
la gioia di tutti i bikers, ha
ideato un modello innovativo
completamente elettrico. Impossibile non riconoscere una
Harley in strada, visto il suo
imponente rombo. Oggi, con il
Project LiveWire Experience, a
risuonare è una dolce musica
per le orecchie tanto che, Hans
Richer, Vice Presidente Senior
e Chief Marketing Officer di
Harley Davidson Motor Company ha dichiarato: “LiveWire
è una chitarra elettrica prima
di un veicolo elettrico”. Attraverso questo progetto innova-
tivo si intende presentare agli
occhi del mondo intero un
nuovo modo di correre in
strada senza produrre emissioni inquinanti:tutto parte
dagli States dove inizierà il
giro promozionale che farà
tappa in oltre 30 concessionari
sulla celebre Route 66 per ampliare poi i propri orizzonti e
raggiungere, nel 2015, il Canada e l’Europa. Basta un
pieno di elettricità per poter
percorrere ben 160 km, si cavalca la strada. Anche se il modello non è
ancora in
commercio, alcuni clienti sono
stati scelti per testare il nuovo
motoveicolo prima di avviare
la produzione in serie. Dopo un
giro su strada, saranno gli
stessi tester a dare indicazioni
al team progettuale circa le
prestazioni della due ruote
raccontando sensazioni, pregi
e difetti in maniera tale da
mettere a punto ogni dettaglio
e definire il futuro della prima
moto elettrica.
Per chi non può essere protagonista di quest’avventura,
nessun problema, sarà a disposizione un simulatore di guida
che permette di vivere ugualmente, in maniera del tutto
realistica,le sensazioni fornite
da questo mezzo innovativo.
Per quel che concerne i dettagli tecnici, si parla di un motore trifase erogante 74 cv in
grado di offrire un’accelerazione da 0 a 100 in meno di 4″
per una velocità massima di
circa 150 km/h.
Lubiana, capitale verde dell’Europa per il 2016
Appalti green e la strategia Vision 2025 gli ingredienti del successo della capitale della Slovenia
Alessia Esposito
Sarà Lubiana la capitale ecologica europea del 2016. La
città slovena ha vinto su
Essen (Germania), Nijmegen
(Olanda), Oslo (Norvegia) e
Umea (Svezia), le quattro finaliste tra le undici candidate
(tra cui Reggio Emilia) a ereditare il titolo dopo Copenaghen, attuale Capitale, e
Bristol che lo sarà nel 2015.
I criteri in base a cui viene
scelta la Capitale sono dodici:
cambiamento climatico, mitigazione e adattamento, trasporti, aree urbane verdi,
natura e biodiversità, qualità
dell’aria e dell’ambiente acustico, produzione e gestione
dei rifiuti, gestione delle
acque, trattamento acque reflue, ecoinnovazione e occupazione sostenibile, rendimento
energetico e gestione ambientale integrata. Ha commentato il Commissario europeo
all'ambiente, Janez Potocnik:
“Tutti i finalisti di questo pre-
mio ci forniscono esempi validi
di come il rispetto dell'ambiente, un'eccellente qualità
della vita e la crescita economica, possono essere combinati con successo". Tra le
motivazioni che hanno indotto
a scegliere Lubiana la «sensibilizzazione ambientale dei
suoi cittadini, per la sua stra-
tegia di sostenibilità Vision
2025, per l’implementazione di
una serie di misure verdi nella
città negli ultimi dieci anni
nonché per la sua impressionante rete di trasporti pubblici». “Vision 2025” è la
strategia verde che prevede
entro il 2025 la piena attuazione di una gestione dell’am-
La riqualificazione
di Reggio Calabria
biente integrata che comprenda il piano di tutela ambientale, quello di mobilità
sostenibile, il programma di
energia sostenibile e quello
per l’elettromobilità. Ulteriore
merito di Lubiana è la revisione dei criteri di assegnazione negli appalti pubblici il
70% dei quali viene effettuata
IN CINA LA CITTÀ
VA IN CAMPAGNA
Giulia Martelli
Rosa Funaro
È stato presentato lo scorso
febbraio il progetto Regium
Waterfront, che porta la prestigiosa firma dell'architetto
iracheno Zaha Hadid, considerata una delle 100 donne più
potenti al mondo.
Un progetto, quello della
Hadid, che si propone di cambiare il volto della città di
Reggio Calabria. 11 milioni e
mezzo di euro è il budget che
verrà stanziato in opere civili,
strutture di varia natura ed
impianti elettrici nonché ferrovie e strade.
L’elemento chiave è però il
mare, Regium Waterfront, infatti, sottolineerà grazie alle
avveniristiche strutture il
rapporto della città calabra
con questo meraviglioso elemento. Il prefetto Panico, in
linea con tale obiettivo, ha
spiegato come la Commissione abbia deciso di operare
in virtù di un rilancio della
città mediante le opere pubbliche già programmate dalle
precedenti amministrazioni
comunali. Opere che, con le
parole dello stesso prefetto,
mirano al rilancio di Reggio
Quello del titolo può sembrare
un paradosso ma non lo è.
Davvero, infatti, grazie all’idea
dell’architetto Vincent Callebaut lo storico “strappo” esistente tra centri urbani e zone
agricole potrà essere ricucito.
In che modo? Grazie al quartiere Flavors Orchard, progettato per Kunming, in Cina,
formato da 45 ville immerse in
frutteti e con giardini in grado
di produrre il cibo necessario
al sostentamento. Tornare ad
essere agricoltori? In un certo
senso, ma con l'aiuto delle tecnologie. Il progetto si basa sull'idea di diffondere stili di vita
eco-responsabili e innovazioni
sostenibili che tutelino la biodiversità e rallentino il massiccio esodo dalle campagne che
la Cina ha sperimentato negli
ultimi dieci anni. Dotate di sistemi smart, le ville saranno
collegate attraverso una rete
elettrica intelligente che ridistribuisce la potenza in eccesso
raccolta attraverso il fotovoltaico e le turbine eoliche. I veicoli elettrici saranno utilizzati
per conservare l'elettricità. Le
ville produrranno più energia
di quella che consumano, gra-
Calabria “che non può rimanere ferma ma deve progredire, oltre ad avere garanzie
sulla normalità quotidiana”.
Saranno due i punti cardine ai
quali mira il progetto: il
primo, legato appunto al
mare, riguarderà la stazione
centrale e il suo interramento,
seguito dalla costruzione di un
Centro Polifunzionale; il secondo, prevede invece il recupero del quartiere 1° Maggio e
la consegna del Museo del Mediterraneo, già previsto in
passato.
Gli interventi che rivaluteranno l'immagine della città
prevedono, oltre alla ristrutturazione delle aree che ospiteranno
il
Museo
del
Mediterraneo, anche l'intero
rinnovo della viabilità, la costruzione di un tramvia e del
relativo terminal, un parcheggio ed una serie di passeggiate
panoramiche, un ponte pedonale e diverse fontane nelle
piazze con l'intento di riqualificare i quartieri reggini. Si
spera così nella rinascita di
una città putroppo troppo
spesso agli onori della cronaca
nazionale per meriti tutt’altro
che positivi.
tenendo in considerazione parametri ecologici. Per quanto
riguarda la mobilità sostenibile, la capitale slovena punta
alla svolta entro il 2020: secondo le previsioni entro
quella data solo un terzo degli
spostamenti saranno effettuati con autovetture private.
Ciò grazie agli incentivi e alle
norme per favorire pedoni, ciclisti e trasporto pubblico. Già
ora il centro cittadino è chiuso
al traffico. Per turisti o visitatori Lubiana mette a disposizione
gratuitamente
la
vettura elettrica Kavalir che
può ospitare fino a cinque persone; si può prenotare telefonicamente e i suoi conducenti
portano il turista ovunque voglia. Le premesse, insomma, ci
sono tutte. L’auspicio è che la
già verde Lubiana diventi ancora più green per essere
d’esempio a tutte le sorelle europee. Nel frattempo sono
aperte nuove candidature.
Quale città sarà la capitale
ecologica europea del 2017?
zie a strategie sostenibili in
grado di massimizzare l'esposizione al sole. L'isolamento
delle finestre con tripli vetri ridurrà la necessità di raffreddamento e riscaldamento
supplementare. La regolazione
della temperatura automatica
sincronizzata col percorso del
sole, l'energia eolica e una rete
energetica intelligente offriranno dunque ai futuri residenti aria pulita, spazi verdi e
prodotti sani a km 0. Le ville
saranno suddivise in tre tipologie: la Villa Mobius, la Villa
Mountain e la Villa Shell. La
prima ha una struttura a
forma di nastro con un tetto
verde, che contiene camere da
letto, bagni, uffici, biblioteche
e sale giochi. La Mountain ha
una forma a cupola progettata
per seguire il percorso del sole.
I pannelli fotovoltaici sono ricchi di alghe per la produzione
di bio-idrogeno, mentre la seconda pelle esterna dell'edificio
è fatta di legno lamellare. La
Villa Shell invece si appoggia
su pilastri in acciaio e supporta turbine eoliche. A forma
di cappello cinese conico, l'edificio offre una vista panoramica di tutto il quartiere e del
frutteto.
Corsi e ricorsi storici
La “differenziata” al tempo dei Borbone
Gennaro De Crescenzo
Salvatore Lanza
Di fronte al problema gravissimo dei rifiuti a Napoli in
tanti ci siamo chiesti quali potessero essere le strade per
una soluzione definitiva, rapida, efficace e non dannosa
per chi è costretto a sopportare
da troppo tempo rischi e pericoli di ogni natura. Rivolgendo
lo sguardo al passato potremmo ancora una volta raccogliere qualche indicazione
utile. Prima di tutto è evidente
una verità incontrovertibile: il
problema dei rifiuti urbani era
un problema relativo a Napoli
come nelle altre città italiane
ed europee almeno fino alla
prima metà del Novecento.
Anche in città popolose come la
nostra, infatti, la quantità di
rifiuti da smaltire quotidianamente era nettamente inferiore a quella dei nostri tempi:
i prodotti biodegradabili restavano gli stessi ma, un esempio
per tutti, i contenitori di cibi,
bevande o oggetti venivano sistematicamente riutilizzati e
quasi mai buttati via. Già
nell’antichità, infatti, in assenza di plastiche e sostanze
affini, vetro, ceramica, ferro o
legno venivano considerati
preziosi. E già qui si innesterebbero osservazioni sull’attualità e sulla urgente
necessità di una diversa politica “a monte” del problema-rifiuti a partire da un packaging
che dovrebbe rispettare norme
severe in materia di biodegradabilità o di riconvertibilità dei
materiali utilizzati. In questo
caso un ritorno all’antico potrebbe essere salutare dal
punto di vista sia fisico che
economico. Dando per scontato, però, che una certa quantità di materiali ormai, almeno
per i prossimi anni, ce la ritroveremo per le strade o, se va
bene, nei nostri cassonetti, è
ancora utile voltarci indietro e
osservare, ad esempio, che a
Napoli, almeno fin dall’epoca
medioevale, prevaleva un’organizzazione decentrata del
territorio. Le dimensioni della
capitale angioina, infatti,
erano già notevoli ed i sovrani
del tempo “delegarono” molti
dei loro poteri ad una forma intermedia di governo: i Sedili.
Tra i compiti dei rappresentanti dei singoli Sedili corrispondenti in gran parte dei
casi ai quartieri del centro storico, risultavano anche quelli
relativi al decoro e all’igiene
dei quartieri stessi. Addirittura strada per strada, cortile
per cortile (numerosi nella Napoli di quel tempo), venivano
scelti dei responsabili della pulizia e dell’ordine con risultati
efficaci se si tiene conto delle
descrizioni dei cronisti dell’epoca. In quasi tutte le aree
urbane, infatti, ad eccezione,
forse, di quelle nei pressi del
porto e delle mura cittadine, la
pulizia non mancava. Se
tempo fa si parlava di un “poliziotto di quartiere” per un
contatto più diretto con la cittadinanza, si potrebbe ipotizzare qualche nuova figura
professionale in grado di controllare il territorio e anche di
provvedere (magari casa per
casa) alla raccolta differenziata. In epoca più recente,
poi, un interessante documento ci dimostra quanto
erano all’avanguardia i Borbone anche in materia igienico-ambientalistica: in un
decreto del 3 maggio 1832, il
prefetto di polizia di Napoli
analizza in dodici articoli tutta
la situazione igienica e prevede pene anche detentive per
i trasgressori. Ognuno aveva
“l’obbligo di far ispazzare la
estensione di strada corrispondente ai davanti della rispettiva abitazione, bottega o
cortile”. Le “immondezze” dovevano essere prelevate “nelle
ore mattutine e trasportate
fuori città ne’ siti che verranno
destinati”. Le lavandaie, poi,
dovevano “recarsi ne’ locali di
Santa Maria in Portico, dove
per comodo pubblico trovasi
tutto ciò che necessita”. Era
espressamente vietato “lavare
o stendere panni lungo le
strade abitate”. Le norme
erano in vigore in tutti i comuni e il decreto borbonico si
sofferma su quella che oggi definiremmo raccolta differenziata: “usando l’avvertenza di
ammonticchiarsi le immondezze e di separarne tutti i
frantumi di cristallo e di vetro
riponendoli in un cumulo a
parte”. Ogni commento potrebbe essere superfluo.
EMISSIONI INDUSTRIALI: NUOVO DECRETO LEGISLATIVO
Il Dlgs. 46/14 riscrive la disciplina dell’A.I.A.
Brunella Mercadante
È recentemente entrato in vigore il decreto legislativo n° 46 del 4 marzo 2014,
che ha recepito la Direttiva Europea
2010/75/UE relativa alla prevenzione e
riduzione integrale dell'inquinamento
delle emissioni industriali.
Il nuovo decreto ha quasi completamente riscritto la disciplina dell'Autorizzazione Integrata Ambientale,
contenuta ad oggi nel Dlgs 152 del 2006
e s.m. La nuova disciplina costituisce
in effetti non solo un aggiornamento,
ma comporta delle novità assolute. Innanzitutto la disciplina delle definizioni, vengono aggiunte ad esempio le
nozioni di "installazione esistente",
(cioé di un'installazione che al 6 gennaio del 2013 ha ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali
necessarie all'esercizio
o il provvedimento positivo di compatibilità
ambientale o per la
quale a tale data sono
state presentate richieste complete per
tutte le autorizzazioni
ambientali necessarie
per il suo esercizio, a
condizione che l'entrata in funzione sia
entro il 6 gennaio
2014) ; di "documento
di riferimento sulle
BAT o BREF "(un documento contenente le
parti di un BREF riguardanti le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili,
la loro descrizione, le informazioni per
valutarne l'applicabilità, i livelli di
emissione associati alle migliori tecniche disponibili, il monitoraggio associato, i livelli di consumo associati e, se
del caso, le pertinenti misure di bonifica
del sito); di "relazione di riferimento"
(informazioni sullo stato di qualità del
suolo e delle acque sotterranee con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti, necessarie al fine di
effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della
cessazione effettiva delle attività); di
"ispezione ambientale" ( tutte le azioni,
ivi comprese visite in loco, controllo
delle emissioni e controlli delle relazioni
interne e dei documenti di follow-up,
verifica dell'autocontrollo, controllo delle
tecniche utilizzate e
adeguatezza della gestione ambientale dell'installazione,
intraprese dall'autorità competente o per
suo conto al fine di verificare e promuovere
il rispetto delle condizioni di autorizzazione
da parte delle installazioni, nonché, se del
caso, monitorare l'impatto ambientale di
quest'ultime) ; la
stessa nozione di
A.I.A., inoltre, è stata oggetto di modifica. Mutato anche il campo di applicazione delle norme, con l'inserimento di
nuove attività, prima non previste, e
quindi con l'obbligo di nuove aziende di
sottoporsi alla disciplina dell'A.I.A.
Sono, inoltre, state riscritte o oggetto di
importanti modifiche le discipline dell'individuazione e utilizzo delle migliori
tecniche disponibili, della Domanda di
Autorizzazione Integrata Ambientalein particolare è nuova la disciplina
della Conferenza dei Servizi per l'Autorizzazione Integrata Ambientale-, la disciplina dei valori limite di emissione
per le sostanze inquinanti, la prote-
zione del suolo e delle acque sotterranee, l'individuazione del punto di misurazione dei valori limite di emissione
delle sostanze inquinanti, le condizioni
per l'autorizzazione, le migliori tecniche
disponibili e norme di qualità ambientale, la disciplina del rinnovo e del riesame dell'A.I.A., del rispetto delle
condizioni dell'Autorizzazione integrata
Ambientale, le disposizioni in materia
di impianti di incenerimento e di coincernerimento. Radicalmente modificate, infine, anche le discipline delle
Attività Ispettive, la disciplina degli incidenti o imprevisti, nonché la disciplina Sanzionatoria.
Il flash dello smartphone illuminerà le polveri nell’aria
OGGI LO SMOG SI COMBATTE
CON UNA FOTO
Anna Paparo
Misurare l’inquinamento con il
nostro amato Smartphone? Da
oggi si può, grazie all’idea rivoluzionaria di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di tecnologia
di Karlsruhe (K.I.T.), in Germania. Infatti, il team tedesco sta
mettendo a punto un nuovo sensore che, applicato ai telefoni
cellulari di ultima generazione,
permetterà ad ogni utente di
misurare il livello di polveri sottili presenti nell’aria. L’idea si
basa sullo sfruttamento della
luce emessa dai flash dei moderni telefoni per illuminare le
polveri e i fumi presenti nell’etere. Attraverso l’analisi della
luminosità dei pixel, tramite
questo apposito sensore, sarà
possibile risalire alla quantità di
inquinanti presenti nell’atmo-
sfera. Questo tipo di apparecchiatura, che andrebbe installata sul dispositivo, sarebbe
ovviamente molto meno sensibile e, quindi, meno attendibile
rispetto alle macchine professionali. Tuttavia, il team tedesco
prevede di ovviare al problema
puntando sulla quantità dei dati
derivanti dalle misurazioni ravvicinate di un discreto numero
di cittadini. Quindi, installando
il sensore su un certo numero di
smartphone, agli utenti basterà
effettuare il download dell’applicazione dedicata dallo store del
proprio cellulare ed il gioco è
fatto. Si inizierà a monitorare,
così, la zona che interessa, tramite un semplice scatto. E ancora, dalla combinazione dei
diversi dati scaturiti dalle diverse misurazioni verrà fornita
una mappa completa della si-
tuazione generale del territorio
passato al setaccio. Quindi,
d’ora in poi lo smog avrà le ore
contate: verrà contrastato con
una semplice fotografia. Con
questa particolarissima invenzione, ci troviamo di fronte a
una vera e propria “misurazione partecipata”, dove ognuno
fa la sua piccola parte in un
grande progetto come questo,
dove l’obiettivo fondamentale è
quello di monitorare e contra-
stare la forte quantità di sostanze inquinanti nell’aria che
respiriamo. Tutti dobbiamo
dare una mano. Comunque, è
proprio il caso di dirlo gli scienziati tedeschi sono sempre all’opera, alla costante ricerca di
nuove soluzioni tecnologiche per
evitare che l’aria che respiriamo
diventi troppo insalubre e
stanno facendo di tutto per per-
fezionare il prototipo ideato rendendolo alla portata di tutti.
Inoltre, i loro studi non si fermeranno qui. Infatti, stanno già
pensando di sviluppare per
l’anno venturo un’altra invenzione con lenti emisferiche. E
chissà quante altre idee verranno fuori. Insomma, la tecnologia non smetterà mai di
stupire.
I materiali a contatto
Daniela Bove
I "materiali a contatto" sono
quei materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli
alimenti (pentole, posate, piatti
e bicchieri, recipienti e contenitori,vari utensili da cucina e
da tavola, imballaggi, pellicolefogli ETC). Anche i materiali
ed oggetti che sono in contatto
con l’acqua, ad esclusione degli
impianti fissi pubblici o privati
di approvvigionamento idrico,
sono inclusi in questo termine.
È di fondamentale importanza valutare la sicurezza dei
materiali destinati a venire a
contatto con gli alimenti perchè le sostanze chimiche possono migrare dai materiali ai
cibi. I materiali a contatto sono
disciplinati da provvedimenti
nazionali e comunitari. In particolare il Regolamento (CE) n.
1935/2004 (norma quadro)
stabilisce che tutti i materiali
ed oggetti devono essere prodotti conformemente alle
buone pratiche di fabbricazione e, in condizioni d’impiego
normale o prevedibile, non devono trasferire agli alimenti
componenti in quantità tale
da:
• rappresentare un pericolo
per la salute umana
• modificare in maniera inaccettabile la composizione dei
prodotti alimentari
• provocare un deterioramento
delle caratteristiche organolettiche.
Il Decreto del Ministro della
Sanità 21 marzo 1973, disciplina, i seguenti materiali:
materie plastiche, gomma, cellulosa rigenerata, carta e car-
tone, vetro, acciaio inossidabile.
Il Decreto ministeriale 21
marzo 1973, più volte modificato, sia su richiesta delle imprese interessate, sia per
conformarsi a quanto stabilito
nell’Unione europea introduce
le cosiddette “liste positive”
delle sostanze che possono essere utilizzate nella produzione
di tali materiali con le eventuali limitazioni e restrizioni.
Altri materiali, che non figurano nel DM 21 marzo 1973,
sono stati oggetto di provvedimenti specifici: banda stagnata, banda cromata verniciata, ceramica, alluminio.
Per quanto riguarda i controlli
sui materiali e oggetti destinati
a venire a contatto con gli alimenti il Ministero ha predisposto alcune circolari volte ad
assicurare interventi mirati e
omogenei sul territorio. Tra i
regolamenti comunitari, invece, si segnala il Regolamento
(CE) n. 2023/2006 che stabilisce che tutti i materiali ed oggetti destinati a venire a
contatto con i prodotti alimentari nonché i materiali ed oggetti riciclati vanno fabbricati
nel rispetto delle norme generali e specifiche sulle buone
pratiche di fabbricazione, definite in lingua inglese come
Good Manufacturing Pratices
(GMP).
Poichè non tutti i settori industriali hanno elaborato linee
guida sulle GMP l’obiettivo
della norma in questione è
quello di garantire l’uniformità
fra gli Stati membri. Pertanto,
analogamente a quanto avviene nel settore alimentare, le
imprese che svolgono attività
connesse con qualunque fase
della lavorazione, trasformazione e della distribuzione dei
materiali ed oggetti devono
istituire un sistema di controllo
della qualità. (Fonte Ministero
Salute)
Conoscere la composizione dei cibi
grazie ad una nuova app
Le app del nostro smartphone
hanno un nuovo amico. Il suo
nome è Scio. Si tratta di uno
scanner molecolare, un vero e
proprio sensore tascabile, delle
dimensioni di una chiavetta,
che, dotato al suo interno di
uno spettrometro, permette di
conoscere la composizione chimica dei cibi, gli ingredienti, i
condimenti, le calorie. E non
finisce qui. D’ora in poi, grazie
a questo fantastico strumento,
si potrà conoscere la composizione chimica dei farmaci e
stabilirne, di conseguenza,
l’autenticità. E ancora, diagnosticare le condizioni del
terreno di un vaso o il grado
d’idratazione di una foglia, per
decidere se è il caso di innaffiare o meno. Scio, inoltre, riesce a riconoscere e a
classificare i metalli e le sostanze allergizzanti e a stabi-
lire il grado di maturazione e
dolcezza di un frutto prima
d’assaggiarlo. Invenzione straordinaria della Consumer
Physics, Scio per ora è soltanto
un prototipo, che, grazie a
un’apposita applicazione per
smartphone e alla connessione
Bluetooth, scansiona qualunque cosa emettendo un fascio
di luce, che, riflessa, viene poi
analizzata dallo spettrometro
interno. Dal momento che
ogni molecola interagisce con
la luce in una maniera unica e
univoca, lo scanner stabilisce
quali e quante molecole sta realmente analizzando. Poco ingombrante – da stare nel
palmo di una mano - ha una
batteria interna che si può
tranquillamente ricaricare
via USB, della durata di una
settimana. Poi, collegato ai dispositivi mobili, consente di vi-
sualizzare sullo schermo le
principali informazioni pervenute dall’analisi Insomma un
progetto davvero rivoluzionario. Realizzato da una start up
israeliana, ora si trova al centro di una campagna online di
raccolta fondi su Kickstartes,
per sostenerne la produzione:
ad oggi, a fronte di un obiettivo di 200 mila dollari, ha già
ottenuto quasi due milioni e
mezzo di dollari in offerte. La
ricerca tecnologica non smette
mai di stupirci e ogni giorno di
più ci regala nuove invenzioni.
Proprio come adesso, che ci ha
fornito uno strumento per conteggiare le calorie di un piatto,
identificare un farmaco e riconoscere gli ingredienti contenuti
in
un
prodotto
alimentare. I salutisti e non
solo ne saranno davvero felici.
A.P.
L’architettura archibiotica
La progettazione a servizio dell’ambiente
Antonio Palumbo
Le future sfide ambientali che si prevedono rilevanti e
complesse - richiedono l’adozione di tutti gli accorgimenti
più opportuni a conseguire
un’integrazione equilibrata
tra l’uomo e il pianeta su cui
egli vive. Tra gli strumenti più
interessanti, che si vanno affermando di anno in anno, vi è
il metodo ecologico che fa riferimento all’approccio progettuale
dell’architettura
archibiotica. La crisi ecologica
globale, generata dai disastri
ambientali e dall’inquinamento che le attività antropiche
hanno
causato
particolarmente negli ultimi
cinquant’anni restituiscono
una situazione di estrema
emergenza: prendere co-
scienza di quest’emergenza ed
affrontarla
rappresenta
un’esigenza che non può più
essere differita. Negli ultimi
anni, da una parte moltissime
pratiche inquinanti legate alle
attività umane stanno continuando a danneggiare irrimediabilmente gli equilibri di
interi ecosistemi terrestri e
marini e, dall’altra, si registra
un incremento costante della
popolazione mondiale, che si
traduce in una crescente richiesta di risorse alimentari e
idriche, in un progressivo sovraffollamento urbano e in un
correlato consumo di suolo ai
fini insediativi.
Il concorso di tutti questi fattori determina conseguenze
importanti, che, nel tempo, finiscono per incidere non solo
sugli equilibri ambientali del
pianeta ma anche sulla qualità di vita dell’uomo: urbanizzazione indiscriminata e
insostenibile, difficoltà nella
gestione di una quantità sempre crescente di rifiuti, aumento delle concentrazioni di
gas serra nell’atmosfera, drastica riduzione della biodiversità e progressiva distruzione
degli ecosistemi, esaurimento
delle risorse energetiche e naturali. Per far fronte a tali
emergenze molti esperti, architetti, urbanisti e specialisti
dell’ambiente e del paesag-gio,
stanno tentando di sviluppare
un nuovo approccio al progetto
di città, abitazioni e spazi urbani attraverso l’insieme delle
tecniche e degli strumenti definiti con il nome di “architettura archibiotica”.
L’obiettivo principale dell’architettura archibiotica è quello
di ri-naturalizzare gli ambienti di vita dell’uomo per dar
vita alla città del domani, connettendo tale finalità con
quella della protezione e/o del
ripristino della biodiversità,
per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente con progetti
eco-sostenibili e multidisciplinari. Tale modello punta a ridurre l’influenza delle attività
umane sui cicli bioecologici e a
ridurre al minimo gli impatti
sull’ambiente.
Architetto più rappresentativo
di questa nuova tendenza è il
belga Vincent Callebaut, il
quale ha dedicato la sua attività più recente alla costruzione di una ipotetica ‘città del
futuro’. Già noto per le sue visioni avanguardistiche, Calle-
baut vuole ridefinire gli assetti
demografico-ambientali di due
delle città più inquinate ed invivibili non solo della Cina ma
dell’intero pianeta: Kunming e
Shenzen. I progetti architettonici e paesaggistici che fanno
riferimento all’approccio archibiotico - come, ad esempio,
quello per le Asian Cairns, le
fattorie-grattacielo autosufficienti per Shenzen - mirano a
trasformare queste metropoli
(cresciute a dismisura segnatamente negli ultimi trent’anni) in luoghi dove
l’architettura non è a servizio
dell’uomo ma dell’ambiente e
dove la progettazione di spazi
di vita per gli esseri umani diventa ricerca di nuove soluzioni, naturali e artificiali, che
favoriscano lo sviluppo della
biodiversità.
Il progettista belga ha così
creato il concetto di “architettura archibiotica”, un sistema
progettuale finalizzato alla
creazione e alla gestione di
ecosistemi integrati, dove troveranno posto comunità non
semplicemente umane ma biologiche e dove le risorse da
produrre saranno maggiori di
quelle che verranno consumate.
L’unico modo per realizzare
tutto questo è aprirsi ad una
visione
‘interdisciplinare’,
dove è la combinazione dei diversi modelli - naturalistici,
architettonici e ingegneristici
- a dar vita a quel particolare
‘ecosistema urbano’ che l’architettura archibiotica mira a
realizzare.
Non arte spazzatura, ma spazzatura che diventa arte
Il riciclo creativo dei rifiuti raccolti sulle spiagge
Cristina Abbrunzo
Non arte spazzatura, bensì
spazzatura che diventa arte e
salva mare e spiagge dai rifiuti.
Questo l’obiettivo principale
che si propone il progetto Washed Ashore, in corso negli
Stati Uniti.
Un’idea nata dal genio creativo dell’artista ed insegnante
Angela Haseltine Pozzi, originaria dell'Oregon che ha dato
il via alla sua iniziativa green
dopo aver notato il continuo
accumulo di plastica lungo le
spiagge della sua città natale,
la località di Bandon, in Oregon. Il duro scontro con la realtà l'ha spinta, a 53 anni, a
coinvolgere i propri concittadini nella pulizia delle
spiagge. Tonnellate di rifiuti
provenienti da ogni dove. Con
il suo progetto la Pozzi ha
scelto di mettere da parte
l'iniziale disgusto per questo
scempio e di utilizzare la propria arte per veicolare una riflessione sul consumismo,
fenomeno di cui siamo tutti chi più, chi meno - protagonisti. In soli tre anni ha raccolto, con l'aiuto della
comunità locale, che si è dimostrata subito disponibile
alla collaborazione, 11 tonnellate di spazzatura dalle coste
del Pacifico e ha dato vita a
decine di mostre e progetti
educativi in varie località
degli Stati Uniti.
A partire dai rifiuti recuperati, ha iniziato a costruire
enormi sculture che rappresentano le creature marine
più minacciate dall'inquinamento e dalla plastica.
Meduse e tartarughe marine
in formato maxi sono solo alcune delle opere dell’artista,
ma anche strani paesaggi immaginariamente scolpiti dal
vento, lavorati dalle onde, in
apparente armonia con l'ambiente circostante eppure illuminati da una luce artificiale,
che mette in risalto il contra-
sto tra quanto è armoniosamente creato da Madre Natura e quanto invece è
introdotto con allarmante incuranza dall'uomo.
Le opere d’arte si trovano ora
in mostra a San Francisco,
dove sarà possibile ammirarle
fino a settembre 2014 e si tra-
sferiranno poi a San Diego,
fino a settembre 2015.
La speranza è che la raccolta
dei rifiuti lungo le coste e il
loro riciclo creativo possa accrescere l'attenzione sul problema
dell'accumulo
di
spazzatura sulle spiagge e nei
fondali marini.
Everything is rubbish: le scarpe in plastica riciclata
Un modo alla moda di pensare alla moda
Il problema della spazzatura è
una questione da sempre molto
discussa: tante le iniziative che,
in Italia come all’estero, cercano di porre rimedio ad una
grande minaccia per la salute
dell’ambiente che potrebbe generare effetti devastanti sugli
ecosistemi naturali.
Perché dunque non sfruttare
quelli che si presentano comunemente come dei problemi
ambientali trasformandoli in
vere e proprie risorse?
In un periodo come questo –
dove crisi e disoccupazione sono
diventate le parole chiave –
parlare di consumismo e spreco
risulta piuttosto fuori luogo. La
parola d’ordine, dunque, è rici-
clare.
Nasce così l’inziativa Everything is Rubbish: tutto è spazzatura. Qualunque cosa può
trovare una nuova vita e ritornale utile, compresi quei materiali e quegli imballaggi che
gettiamo tra i rifiuti per abitu-
dine,
quasi
senza
pensarci.Un’originale
idea
nata da un trio di ragazzi inglesi Charles Duffy, William
Gubbins e Billy Turvey che volevano attirare l'attenzione sull'enorme quantità di rifiuti che
ogni giorno raggiungono le di-
scariche e gli oceani. Allora
hanno iniziato a raccogliere la
plastica abbandonata sulle
spiagge del Regno Unito.
Hanno lavato e disinfettato i rifiuti, per poi riscaldarli e lavorarli in modo da ottenere un
materiale adatto alla realizzazione di scarpe.
Si perchè le scarpe sono uno
degli accessori più desiderabile
e che più attira ogni tipo di consumatore, dalle donne agli uomini, dagli anziani ai bambini,
proprio perchè sono viste come
un oggetto fondamentale nella
vita di tutti i giorni
L’era dello sperpero e dello
spreco però ha fatto si che, appena si veda un minimo segno
di logorio o usura, un paio di
scarpe venga subito gettato via
e sostituito con uno nuovo
pronto anch’esso a fare la fine
del suo predecessore.
I tre stilisti inglesi hanno cercato un modo intelligente per
uscire da questa spirale autodistruttiva e ci sono riusciti. Le
scarpe in plastica riciclata –
proprio per sottolineare la loro
anticonvenzionalità e la loro distanza dal consumismo di
massa- sono colorate e giovanili, adatte ai ragazzi ma anche
agli adulti che si vestono in maniera originale e non vogliono
passare inosservati.
C.A.
L AVORO E PREVIDENZA
L’efficienza della pubblica amministrazione
Eleonora Ferrara
Bruno D’Angelo
Con il D.L. 24 giugno 2014 n. 90
(c.d. Decreto Pubblica Amministrazione), il Governo ha inteso
introdurre disposizioni atte ad
intervenire in merito all’incremento dell’efficienza della P.A.,
al sostegno dell’occupazione ed
al ricambio generazionale, per
favorire il quale, il decreto stabilisce l’abrogazione dell’istituto
del trattenimento in servizio e
l’ampliamento dell’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione unilaterale del contratto
da parte della P.A. nei confronti
dei dipendenti che abbiano maturato i requisiti pensionistici.
All’articolo 3 (Semplificazione e
flessibilità nel turn over) il decreto contiene nuove disposizioni in materia di turn over
nelle pubbliche amministrazioni, confermando le percentuali di assunzioni per il
quinquennio 2014-2018.
Vengono confermati, quindi, i limiti attuali anche se si fa riferimento ad una base di calcolo
costituita, unicamente, dal personale di ruolo. Per le Regioni e
gli Enti locali sottoposti al patto
di stabilità è previsto al punto 5
del suddetto articolo, per il periodo 2014-2018 un graduale
aumento delle percentuali di
turn over, con conseguente incremento delle facoltà di assunzione pari al 60% nel biennio
2014-2015, all’80% nel biennio
2016-2017 ed infine del 100%
nel 2018. Sempre nell’ambito
della Pubblica Amministrazione, viene introdotta, all’art. 4
(Mobilità obbligatoria e volontaria), una nuova disciplina della
mobilità, che prevede la pubblicazione, sui siti istituzionali
delle amministrazioni interessate, dei bandi contenenti l’indicazione dei posti che si
intendono coprire mediante il
passaggio diretto di altri dipendenti pubblici con la possibilità,
in via del tutto sperimentale, di
poter operare trasferimenti tra
sedi centrali di differenti Ministeri, Agenzie ed Enti pubblici
non economici nazionali, anche
in mancanza dell’assenso dell’amministrazione di provenienza, a condizione, però, che
l’amministrazione di destinazione abbia una percentuale di
posti vacanti superiore a quella
dell’amministrazione di appartenenza, fatti, comunque, salvi i
termini per il preavviso.
E’ previsto, inoltre, che al fine di
agevolare le procedure di mobilità, la Presidenza del Consiglio
dei Ministri – Dipartimento
della Funzione Pubblica – istituisca un portale per l’incontro
tra domanda e offerta di mobilità. È sancito, anche, che le sedi
delle pubbliche amministrazione situate nel territorio dello
stesso comune o a una distanza
inferiore a 50 chilometri dalla
sede di prima assegnazione,
costituiscano medesima unità
produttiva, all’interno della
quale i dipendenti siano tenuti
a prestare la loro attività lavorativa. Sempre all’articolo 4, è
previsto, infine, l’istituzione di
un Fondo destinato al miglioramento dell’allocazione del personale pubblico, finalizzato a
favorirne i processi di mobilità.
L’articolo 5 (Assegnazione di
nuove mansioni), invece, interviene altresì sulla gestione del
personale pubblico in eccedenza
e sulla mobilità di personale tra
diverse società partecipate dalle
pubbliche amministrazioni.
L’articolo 6 (Divieto di incarichi
dirigenziali a soggetti in quiescenza) prevede che le pubbliche
amministrazioni non possano
attribuire incarichi di studio e di
consulenza, né tantomeno conferire incarichi dirigenziali o direttivi oppure cariche in organi
di governo di amministrazioni
pubbliche, a soggetti collocati in
quiescenza, a meno che non si
tratti di incarichi o cariche con-
feriti a titolo gratuito. Viene disposta all’art. 7 (Prerogative
sindacali nelle pubbliche amministrazioni) la riduzione del
50%, per ciascuna associazione
sindacale, dei distacchi, delle
aspettative e dei permessi sindacali, come attribuiti dalle disposizioni regolamentari e
contrattuali vigenti. Il Capo II
del decreto (Misure in materia
di organizzazione della P.A.)
prevede all’art. 20 (Associazione
Formez PA), lo scioglimento dell’associazione stessa e la nomina
di un Commissario straordinario. All’art. 21 (Unificazione
delle scuole di formazione), inoltre, è prevista l’unificazione
delle scuole di formazione delle
pubbliche amministrazioni, sopprimendo la Scuola superiore
dell’economia e delle finanze,
l’Istituto diplomatico «Mario Toscano», la Scuola superiore
dell’amministrazione dell’in-
terno, il Centro di formazione
della difesa, la Scuola superiore
di statistica e di analisi sociali
ed economiche, nonché le sedi
distaccate della Scuola nazionale dell’amministrazione prive
di centro residenziale ed assegnando le funzioni degli organismi soppressi alla Scuola
nazionale dell’amministrazione
(SNA), di cui si prevede una
riorganizzazione per dipartimenti.
Viaggio nelle leggi ambientali
SALUTE E SICUREZZA
DEL LAVORO
La Commissione europea ha avviato sin
dal 2013 un processo di riflessione su una
tematica complessa e trasversale come le
questioni della sicurezza e salute del lavoro, coinvolgendo in tale iniziativa gli
Stati membri, le parti sociali e i portatori
di interessi. Il collegio dei Commissari ha
adottato il 6 giugno 2014 una comunicazione che disegna per il 2014-2020 un
piano strategico di azione pluriennale, cooperazione e scambio di buone pratiche nel
campo della salute e della sicurezza del lavoro.
L’atto della Commissione identifica le sfide
che l’UE affronterà negli anni futuri sul
versante della tutela dei lavoratori delineando azioni di risposta e individuando i
principali strumenti operativi (legislazione,
risorse di bilancio, dialogo sociale, iniziative di comunicazione e informazione, sinergie operative) destinati a rendere
operativo il programma pluriennale. Sono
3 gli assi portanti che la Commissione individua:
• Migliorare gli sforzi legali degli Stati
membri, stimolando le capacità operative
di piccole imprese e microimprese nel varare efficaci ed efficienti politiche di prevenzione;
• Migliorare la prevenzione delle malattie
legate al lavoro in un’ottica di rilevanza dei
rischi attuali, nuovi ed emergenti che si affacciano per via delle modifiche degli assetti organizzativi di lavoro nelle imprese;
• Fronteggiare i mutamenti demografici
con modulazioni degli assetti organizzativi
e dei luoghi di lavoro, compresi gli orari,
l’accessibilità dei luoghi di lavoro e gli interventi studiati per gli addetti di impresa
anziani.
L’implementazione degli assi portanti
passa attraverso obiettivi strategici:
- revisione delle strategie statali, con sviluppo di basi dati per la raccolta dei quadri
strategici nazionali;
- processi di supporto tecnico e finanziario
alle imprese, interscambio di buone pratiche nella catena committente - fornitore acquirente per migliorare salute e sicurezza sul lavoro;
- rafforzamento statale delle rilevazioni
sulle risorse degli ispettorati del lavoro e
dei controlli sui programmi di formazione
e sui sistemi disciplinari connessi ai controlli pubblici ispettivi.
- semplificazioni legislative con snellimenti
amministrativi e miglioramenti nella procedura di valutazione dei rischi;
- iniziative per affrontare l’invecchiamento
delle risorse umane e i nuovi rischi;
- miglioramento della raccolta dei dati statistici e sviluppo della base di informazioni;
- coordinamento degli sforzi europei e internazionali, con varo di discipline più severe sulla salute e sicurezza del lavoro
anche in sinergia con organismi internazionali di settore.
A.T.
STILE DI VITA… UN MODO DI ABITARE IL MONDO
Economia Famiglia Giustizia per una Cittadinanza Sostenibile
LO SPORT SOLIDALE
UN INCONTRO A TU PER TU
CON LA SOSTENIBILITÀ
Martina Tafuro
Andrea Tafuro
Il termine dieta deriva dal greco
dìaita, cioè stile di vita. Gli antichi greci usavamo questo termine per riferirsi allo sforzo di
adottare un tenore di vita ispirato alla sobrietà e alla concretezza sociale. Non pensavamo
mica al loro aspetto fisico! Oggi
per stile di vita intendiamo un
insieme saldo e durevole di modi
di agire, di comportamenti che
rispecchiano l’ ordine gerarchico
dei valori della persona o del
gruppo di riferimento. Quindi lo
stile è definito non da quelle
scelte episodiche e diradate nel
tempo, quanto da quelle che
sono caratterizzate dalla stabilità temporale e dalla trasversalità ai diversi ambiti di vita e
che fanno riferimento a precisi
modelli sociali ed economici. Lo
stile di vita, dunque, si realizza
all’interno di una continua interazione tra il singolo con il suo
orientamento valoriale e il sistema sociale che lo circonda,
come a cerchi concentrici. Il contesto attuale rende urgente una
riflessione sui nuovi stili di vita,
che parta da questa prospettiva
relazionale che coinvolge la famiglia nel suo rapporto con le
cose, le persone, l’ambiente e il
mondo. Lo stile è, quindi, una
maniera di abitare il mondo.
Forse è proprio immaginando
una nuova cittadinanza sostenibile, che è possibile percorrere
strade per comprendere che
cosa rappresenta la ricerca autentica del bene comune. Abitare il mondo significa entrarvi
come nella casa che ci genera e
trasformarlo a nostra volta generando vita, giustizia, fiducia,
diventando speranza di futuro
per le nuove generazioni. Abitare il mondo ha un senso passivo e attivo insieme: io abito
nella casa come il mondo in cui
cresco e abito la casa come un
mondo che faccio crescere. Se il
primo spazio è ricco di vita influirà sul secondo e il secondo
fornirà l’orizzonte per non lasciar chiudere il primo nel privato.
Al centro di questo progetto c’è
la famiglia, che soprattutto con
la crisi che stiamo vivendo, si
pone come obiettivo principale
di modificare secondo giustizia
la struttura dei propri consumi
e l’utilizzo dei propri risparmi,
cioè l’economia quotidiana.
Prima o poi un economista vincerà il premio Nobel spiegando
il modo in cui una famiglia italiana riesce a rimanere in piedi
pur avendo compiuto la scelta di
mettere al mondo dei figli... voglio proprio vedere il modello
matematico che verrà applicato
dal terzo figlio in poi.
Parlare di economia, famiglia e
giustizia è, quantomeno, impegnativo, perché non vedo in giro
un orizzonte etico condiviso. A
chi avesse tali aspettative, ricorderò che voglio parlare meno di
giustizia e fare più giustizia. Iniziamo con il combattere l’invadenza e lo strapotere della
razionalità economica a partire
dal carrello del supermercato,
con l’auto misurazione del bilancio familiare. E’ lì che si rendono
visibili e si quantificano i cambiamenti effettuati nelle scelte
economiche e si raggiunge un
primo obiettivo: il contenimento
dei consumi. Uno studio del
2006 dell’American Sociological
Association dimostra che, a parità di prezzo, solo metà dei
clienti opta per i calzini con l’etichetta prodotto etico. Che diventano un quarto se i buoni
costano 3 dollari anziché 2.
In Supercapitalismo Robert
Reich spiegava che, se da cittadini apprezziamo i diritti, da
consumatori ci importa solo del
prezzo. Ci rifletto mentre rientro in albergo dopo la spiaggia,
pagare o meno il parcheggiatore
abusivo è diventata una complicata decisione morale, la reazione naturale è neanche per
idea… ma lo fanno tutti. Mi ritorna in mente, la tragedia del
Rana Plaza del 24 aprile 2013,
quando un edificio commerciale
di otto piani, crollò a Savar, un
sub-distretto nella Grande Area
di Dacca, capitale del Bangladesh, le operazioni di soccorso e
ricerca si conclusero con il bilancio di 1129 vittime e circa 2515
feriti estratti vivi dal palazzo. In
un servizio televisivo un’attivista se la prendeva con chi delocalizza: “Non serviva Rana
Plaza per sapere in che condizioni producono. È la sagra
dell’ipocrisia”.
Ha ragione, sanno tutto, compreso che se il tuo fornitore ha
una capacità produttiva di cento
e gli chiedi mille è evidente che
si rivolgerà a subfornitori. Ma se
i grandi marchi se ne andassero
quanti Paesi ripiomberebbe indietro di un’era? Non sarebbe
più sensato restare e ridistribuire i profitti? L’onnipresente
globalizzazione, la non più controllabile mobilità dei popoli e
delle persone, le nuove e insolite
modalità di produzione della ricchezza fondate sulla conoscenza
e i suoi effetti moltiplicativi, il
permanere di problemi associati
all’esigenza di una maggiore
giustizia sociale e distributiva,
insieme alla crisi del lavoro e dei
sistemi di protezione sociale nel
ricco occidente, hanno fatto prevalere comportamenti opportunistici e forme di bramosia che
hanno reso palesi le debolezze e
la pericolosità di una visione
della crescita senza limiti. Lo
sviluppo è diventato preda di
malsani automatismi che hanno
generato solo attese prive di fu-
Era il 3 Maggio scorso quando i media diffusero la notizia di uno
scontro tra napoletani e romani, uno scontro piuttosto violento:
addirittura un giovane di Napoli era stato sparato e portato
immediatamente in ospedale. Chi legge il resoconto di quel
giorno, pensa senza indugio ad una circostanza malsana, ad un
meeting di criminali incontratisi in un luogo altrettanto losco.
Ma non è così. Si trattava, infatti, di due gruppi di tifosi che si
erano recati all’ Olimpico di Roma per guardare una partita di
calcio. Nulla di sorprendente, se si pensa che lo sport italiano e
il calcio in particolare siano diventati pane per i denti di fanatici
e insensati che hanno confuso la competizione positiva con una
gara all’ ultimo sangue. Abbiamo dato completamente addio al
piacere di una giornata all’ aperto e all’emozione di poter veder
giocare per la propria città degli atleti, abbiamo aperto la porta,
invece, al calcio scommesse, al business degli articoli sportivi e
ad obiettivi finalizzati all’ apporto economico dei finanziatori.
Così mentre noi ci trastulliamo nel dedicarci alla creazione di
mezzi per la distruzione del nostro compagno, un ragazzo lotta
per la vita in un letto d’ospedale, purtroppo senza riuscire ad
avere la meglio su quel colpo di pistola che “aveva meritato di
ricevere”, probabilmente con la sola colpa non di essere un tifoso
del Napoli, ma di essere di Napoli. Addirittura si parla di razzismo tra abitanti della stessa terra che tutti fingono di difendere,
la bella Italia. Siamo un popolo arretrato, ma non perché non
riusciamo più a far affermare sul mercato un prodotto autentico,
non perché non riusciamo a farci governare da politici degni di
questo nome, non perché non riusciamo più nemmeno a sfamare
le nostre bocche perché ciò che coltiviamo è nocivo, non perché
conviviamo con la malavita organizzata, anche per questo si intende, ma soprattutto perché non riusciamo a muovere nemmeno un passo verso la sostenibilità … QUESTO CI FA
CROLLARE A PICCO! Stiamo facendo in modo da calpestare
tutta la ricchezza della nostra penisola, stiamo perfino annientando i sogni dei più piccoli che hanno sempre gioito grazie allo
sport, al gioco di squadra, alla cooperazione. Re-impariamo da
loro le regole del vivere in una comunità e soprattutto facciamo
in modo che l’attività sportiva non si riduca né a violenza né
alla finzione di una giornata per l’ ambiente in bicicletta. Facciamo in modo che casi italiani, come del nuovo Juventus Stadium, una struttura quasi interamente eco, non siano mosche
bianche. Facciamo in modo che il rispetto per l’ ambiente e soprattutto il rispetto per l’ altro, per il diverso come che per il simile, sia abitudine e non una presa in giro per giustificarci con
la nostra coscienza. Come diceva Jean Paul Sartre, “IL CALCIO
E’ UNA METAFORA DELLA VITA”.
turo, hanno sperperato risorse
ed energie. Insomma ci siamo
imbarcati in un viaggio senza
meta e senza futuro, puntellato
dal rifiuto degli altri e del loro
talento, dalla negazione delle
loro capacità di aderire a un progetto e a valori comuni. La condivisione della conoscenza e la
fiducia nei talenti altrui generano valore aggiunto solo se
vengono immaginati come alternativa alla crescita illimitata e
onnivora delle risorse del pianeta. L’economia della famiglia
è l’unica ad essere articolata se-
condo criteri di giustizia, poiché
è l’unica forza capace di impedire al sistema economico turbocapitalista di volgersi contro gli
esseri umani e la natura. Voglio
educare i miei figli a comprendere la grandezza di passare
dalla logica dell’ appropriazione
indebita verso la Terra alla dottrina del non-attaccamento alla
proprietà e alle cose. Non voglio
farli diventare poveri francescani, ma sacerdoti dell’idea di
essere affidatari delle risorse da
spendere per l’accrescimento del
bene comune.
ESTATE 2014: ALCUNI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE A NAPOLI
“Teatro alla Deriva”, A Bacoli (NA) il 16, 23 e 30 luglio
La rassegna “Teatro alla Deriva” è giunta alla sua III edizione. Si traa
di una parcolare manifestazione in cui gli speacoli si svolgono su
una zaera, galleggiante sull’acqua, realizzata appositamente e posizionata sul piccolo lago termale presso le Stufe di Nerone a Bacoli, vicino Napoli. Nel suggesvo scenario verranno rappresenta quaro
speacoli di impegno civile e sociale porta in scena da compagnie indipenden che mostrano “grande aenzione a temi capaci di far riflettere e ricordare”.
“Sant’Elmo Estate 2014”
Chi dice che l’estate a Napoli è noiosa, non sa di cosa parla. Tan sono
gli even che accompagneranno il periodo esvo e che avranno locaon uniche, come il Castel Sant’ Elmo. Nella splendida cornice della
Piazza d’Armi, infa, anche quest’anno si svolgerà la rassegna “Sant’Elmo Estate” che vedrà come protagonis diversi ars e gruppi musicali. Aprono gli Avion Travel il 15 luglio.
NELLE PROVINCE
Even serali nell’Anfiteatro di Capua in programma fino al 23 agosto
“Invadeteci soo il cielo di Spartaco” è un cartellone di even che, per il secondo anno, il Comune di Santa Maria Capua
Vetere ha programmato per l’estate 2014 nell’anfiteatro di capua, che per l’occasione potrà essere visitato gratuitamente con
percorsi narra e visite teatralizzate. Dopo la visita sono previs dieci even tra passeggiate narrate, dj set, danze, e speacoli
teatrali ed anche un grande concerto del jazzista Pietro Condorelli.
“Brividi d’estate” all’Ortobotanico fino al 3 agosto
La XIV edizione della rassegna Brividi d’Estate si svolgerà, come sempre, al Real Orto Botanico di Napoli con un programma ricco di teatro,
giochi e musica. Tredici anni, tredici esta, tredici scommesse miracolosamente vinte.
Il Pozzuoli Jazz Fesval 2014 è arrivato!
Dal 14 al 28 luglio si svolgerà nella suggesva cornice dei Campi Flegrei
la V edizione del “POZZUOLI JAZZ FESTIVAL”
“C’è un quarere dove i capitoli della lunga storia di Pozzuoli si sono sovrappos in modo unico, un pò come pagine di un libro ed è il Rione
Terra” , così Alberto Angela in una puntata di Superquark del 2011 descriveva il Rione Terra di Pozzuoli…..e da questo luogo che parrà
l’evento con la True Blues Band e Massimo Bevilacqua ed a seguire Vincenzo Danise.
"Arte, Tradizioni e Prodo Tipici"a Camigliano (CE)
il 19 e 20 luglio
Per due sarate il centro storico camiglianese diventerà la locaon della kermesse dedicata alla valorizzazione dell'argianato locale e alla promozione dei
prodo pici del nostro territorio; ancora un'occasione in più per non dimencare le tradizioni della
nostra terra. Numerose le iniziave in programma
per questa edizione che ripeterà per il 13° anno la
sua buona riuscita legata alla semplicità in un tuffo
nel passato e nel presente che lo ricorda..
A parre da sabato 19 per le vie del paese non mancheranno stand di prodo pici locali, veri protagonis della manifestazione. Il tuo accompagnato da
un altro fiore all'occhiello della nostra provincia:
l'esibizione del gruppo di musica popolare TAMBOREA , che riporterà la mente a quando i contadini si
riunivano nell'aia e nonostante la stanchezza della
giornata non rinunciavano al suono della fisarmonica, mandolini, tamburelli, ecc. Il programma per
domenica prevede la compagnia dei SALTIMBANCHI
con: giocolieri,trampolieri, speacoli di bolle di sapone, mangiafuoco ,manipolatori di palloncini e teatran. L'evento, che si concluderà domenica 20
luglio con l'esibizione del TRIO LE' TRUA'.
Il "Palio de li Normanni" il 15 16 e 17 Agosto 2014 a S.Angelo Alife
Il Flamenco Tango Neapolis al Maschio Angioino
Martedì 5 Agosto 2014, alle ore 21.00, il Flamenco Tango Neapolis sarà
in scena a Napoli con lo speacolo “Viento – Da Napoli a Siviglia… a Buenos Aires” nella suggesva cornice del Maschio Angioino.
Flamenco Tango Neapolis è un entusiasmante progeo arsco, nato
nel 2009 e direo da Salvo Russo (musicista e compositore napoletano),
che unisce il flamenco, il tango argenno e la tradizione musicale napoletana in un’originale contaminazione di sli.
Una delle poche rievocazioni storiche aualmente esisten nella Regione Campania. L'evento racconta i fas del castello di
Rupecanina dall'epoca normanna a quella angioina e... più in parcolare rievoca la famosa baaglia degli abitan della Rupecanina, accorsi in difesa del proprio castello per respingere le orde papali del Cardinal Pelagio nell'Anno Domini 1229. La manifestazione racconta delle eroiche gesta dei cavalieri normanni della famiglia Drengot provenien dalla regione Quarrel della
Normandia, che per primi costruirono la Rocca in vea al colle Canino. Ques anchi cavalieri normanni, che arrivarono per
primi nelle regioni meridionali dell'Italia, diedero vita ad una lunga e sanguinosa guerra fratricida contro i compatrio d'Altavilla
stanziasi in Sicilia. Ed è proprio da ques scontri che nasceranno gli Sta Uni del Meridione d'Italia, chiamato più comunemente, Regno delle Due Sicilie
La sagra del Fungo Porcino a Montoro Inferiore (AV) dal 17 al 20 luglio
Sagra dedicata ai prodo pici con musica e danze La Festa del Fungo Porcino risponde alla sempre più crescente domanda
di vecchi sapori tradizionali e ha lo scopo di valorizzare e promuovere il patrimonio eno-gastronomico dell’intero territorio
montorese. Il Fungo Porcino sarà il protagonista dell'evento gastronomico. Le serate saranno allietate da buona musica dal
vivo, con gruppi folk, lano americani. Saranno alles stand per promuovere i prodo agricoli e l’argianato locale.
La Sagra del Mare Flegreo dal 7 al 10 agosto, Monte di Procida (NA)
Mojoca - Fesval Ars di Strada a Moio della Civitella (SA) dall’1 al 3 agosto
La Sagra del Mare Flegrea è arrivata, quest’anno, alla sua XXIII edizione
e con tanta soddisfazione siamo lie di ospitarvi, ancora una volta, a
Monte di Procida conosciuta come la "terrazza dei Campi Flegrei".
Lo scenario suggesvo dell'insenatura di Acquamorta, le prelibatezze
della gastronomia flegrea . Il tuo accompagnato da vino locale, musica
e tammorre: ques gli ingredien della rinomata “Sagra del Mare Flegrea” dell’Associazione “Vivi L’Estate”!
Inoltre quest’anno c’è un’importante novità! Per il consumo dei pas ulizzeremo prodo biodegradabili ECOZEMA.
Il Mojoca Fesval Ars di Strada nasce da un’idea dell’auale Presidente Giovanni Bertone nel gennaio del 2007 e si svolge
nel centro storico di Moio della Civitella. Le esibizioni degli ars occupano vie, vicoli e piazze dalle ore 21.00 alle ore 02.00.
L’anco borgo si trasforma in un animato e colorato teatro a cielo aperto dove si incontrano acroba, giocolieri, musicis,
clown, sapien e abili manipolatori di ges senza tempo. Musica, grandi esibizioni circensi, strepitose evoluzioni
acrobache, esilaran speacoli e raffinate performance, colori e passioni mescola dal grande respiro dell’arte
di strada. Il Mojoca è arrivato alla sema edizione e il 2012 è stato il primo anno in cui si è passa da due a tre
giorni di Fesval.