N. 5/6 - uilt.campania.it

PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA UILTRASPORTI CAMPANIA
ANNO 6, NUMERO 5/6
MAGGIO/GIUGNO 2014
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16 Cost.)
Editoriale
Senza il lavoro il Paese non riparte
Partecipate comunali: appianare i debiti e ridurre la spesa corrente
Disdettati i contratti accessori e previsti advisor interni per il controllo del bilancio
Adesso scrivere un’altra storia...
N
ella fase congressuale che sta interessando
la UIL, molti momenti di dibattito e di analisi
hanno fatto registrare l'interessata partecipazione
dei lavoratori sempre più coinvolti alle vicende
che interessano la nostra comunità, da considerare necessariamente in un contesto più generale
ed europeo che ne condiziona inevitabilmente
ogni valutazione e strategia ad essa dedicata.
Seppur in presenza di segnali di ripresa provenienti dal vecchio continente, nel nostro Paese la
morsa della recessione invece non sembra allentare la presa, con sistemi di produzioni che pagano tutti senza grandi differenze, o almeno con la
costante di un’emergenza occupazionale, di reddito e talvolta anche di sopravvivenza delle stesse
aziende e delle famiglie che con esse devono
riprendere a realizzare quel normale scambio tra
prestazione e retribuzione, alla base di un sistema
civile che garantisca reddito a chi lavora, produzione alle imprese e risorse al sistema Paese, che
in questo modo può sostenere la spesa pubblica
garantendo a tutti quell’ uguaglianza sociale fortemente smantellata da troppi anni.
Abbiamo affrontato questo terzo millennio con la
speranza e con la convinzione che la globalizzazione avesse da offrire grandi opportunità a tutti, il
mercato globale, la sua dimensione sovranazionale,
doveva determinare opportunità di crescita e sviluppo, che noi abbiamo innanzitutto affidato alla
nostra dimensione europea, che purtroppo si è
velocemente trasfigurata da madre saggia e affettuosa, come l’avevamo pensata, in matrigna fredda
e distante dai bisogni della sua stessa gente.
L’agire locale e il pensare globale hanno fatto posto alla paralisi dell’iniziativa locale che ha ceduto
non solo quella dose giusta di sovranità indispensabile quando si sta insieme, ma anche e soprattutto ogni possibilità di interpretare e soprattutto
riscontrare le esigenze del territorio, che ha visto
i centri decisionali sempre più allontanarsi dal
luogo dove nasce e si produce la domanda e soprattutto si sostanziano i bisogni. Il mercato è
diventato il terreno di coltura delle differenze e
delle diseguaglianze che si sono enormemente
accentuate, la protervia di alcuni e la debolezza
di altri fanno il resto del danno che ha messo in
ginocchio interi Paesi ed in essi quelli più a rischio sono quelli dove la diseguaglianza sociale e
l'instabilità politica la fanno da padrone.
L’apertura dei mercati e la libera circolazione di
persone e merci, senza nessun vero elemento di
reciprocità, hanno realizzato l’invasione e l’assorbimento di interi comparti da parte di operatori
stranieri provenienti da Paesi dove di contro l’accesso e la concorrenza sono praticamente negati.
Non abbiamo realizzato l’unione dei diritti, del
lavoro, della costruzione di opportunità per far
avanzare quelli che stanno indietro, finendo per
allargare ancora più la forbice delle differenze e
delle sperequazioni negli Stati e tra gli Stati. La
dimensione internazionale anche del lavoro doveva e deve essere caratterizzata da una strumentazione di garanzia diffusa a cui tutti i Paesi devono
riferirsi per interrompere lo scandalo della corsa al
ribasso dei salari, che determina sfruttamento da
un lato e disoccupazione da un altro. L’Europa deve
essere quella dei popoli, quella dei giovani che
viaggiano per scelta non per necessità obbligata,
dove una multinazionale sia una garanzia non un
pericolo, una UE che sia luogo insomma della
solidarietà e della uguaglianza anche per quanti
rischiano la vita per arrivarci pensando di arrivare in un posto accogliente e solidale. Tutto questo
non c’è, e si fa fatica a credere che si possa realizzare con l’attuale assetto degli organismi dell'Unione, ciò nonostante bisogna provarci e soprattutto
riuscirci facendo dell'UE il luogo delle opportunità
da cogliere, a cominciare dall’utilizzo dei Fondi Europei per realizzare le politiche di coesione e sviluppo che possono e devono segnare la positività dello
stare insieme. Non si può pensare di uscire dall’Unione Europea come se si dovesse cambiare banca per
trasferire il conto corrente; l’unità
monetaria è importante ma da sola
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non basta, o almeno agli Italiani
T
utto ebbe inizio con una “delibera
madre” sulle partecipate del Comune
di Napoli, la numero 854 dell’11 novembre del 2012 (“riassetto societario delle
partecipazioni comunali ai sensi dell’art.
4, comma 3 sexsies del D.L. n.95/2012”),
una delibera per un piano che avrebbe
portato alla chiusura dell’esperienza di
molte partecipate che sarebbero confluite
nella Napoli Holding, società controllata
dal Comune, che andava quindi ad assorbire 22 aziende a capitale pubblico di
Palazzo San Giacomo, dai trasporti ai rifiuti. Una rivoluzione nel mondo delle partecipate su cui si è lavorato giorno e notte,
ininterrottamente, per sopperire a
quell’indebitamento di queste società,
arrivato a circa 700 milioni di euro. Debiti
che l’amministrazione comunale non sapeva più come controllare. Diventa così
necessario, per il Comune di Napoli,
adottare un piano in linea con le direttive
della spending review governativa e le
indicazioni espresse dalla Corte dei Conti, un piano capace di mettere una toppa a
quella che è la principale spesa del Comune, il mondo delle partecipate. Sullo
sfondo di questa triste storia resta dunque
la costituzione della Napoli Holding, l’orizzonte del racconto resta scritto invece
nelle pagine di una spending review del
governo Monti che prevede la riduzione
del 20 per cento delle spese relative agli
organismi controllati dagli enti locali. L’obiettivo è unico: risolvere i debiti accumulati dalle partecipate e quindi adottare
tutti quei provvedimenti finalizzati alla
riduzione della spesa corrente ed in particolare al contenimento dei costi per il
personale. Bilanci, accorpamenti, vendita.
E bisogna ammetterlo, la maggior parte
dei piani di riequilibrio compreso, purtroppo, quello del Comune di Napoli, mira a vendere i “gioielli di famiglia” alienando patrimonio immobiliare e smantellando progressivamente il sistema della
partecipate obiettivo, quest’ ultimo, ribadito anche nel recente “salva-Roma” per
la capitale. Le partecipate sono davvero
una spina nel fianco per questa amministrazione comunale che tenta in tutti i modi di mettere mano alla diminuzione dei
costi e di arrivare all’agognato risparmio
azzannando l’appetitoso “capitalismo municipale”.
Negli ultimi tempi, l’attenzione si concen-
Sita Sud: situazioni Speciale
paradossali a danno 9° Congresso
dei lavoratori
Uiltrasporti
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Comparto ambiente,
non è ancora
tempo di bilanci
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tra così anche sulla questione delle regole, ovvero i bilanci consolidati e il controllo analogo. Il bilancio consolidato è l’unico documento capace di fornire un’informazione complessiva sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del
gruppo unitariamente considerato, cioè
del gruppo di imprese considerate come
un’unica unità economica. Il controllo analogo è una delle condizioni che, secondo
le normative comunitarie, legittimano i
comuni ad affidare direttamente la gestione di un servizio pubblico locale ad una
società a capitale interamente pubblico e
partecipata. Il Comune di Napoli decide
quindi di varare due delibere, la 148 e la
149 del 14 marzo 2014, con le quali si mettono in campo un gruppo di advisor interni per controllare il bilancio analogo e
consolidato e si disdettano immediatamente i contratti accessori con un taglio
del 30 per cento rispetto all’anno 2013 in
fase di ricontrattazione e spese per beni e
servizi da ridurre subito almeno all’8 per
cento. Queste due delibere comunali rappresentano gli effetti dell’adesione alla
legge sul predissesto
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(legge 174/2012 e le princi-
Sita Sud: situazioni paradossali a danno dei lavoratori
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Eav, continua la fiction degli amministrativi
Eredità? Revoca dell’assegno di mantenimento
Un piccolo capolavoro del secondo ‘900
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Partecipate comunali: appianare i debiti e ridurre la spesa corrente
Disdettati i contratti accessori e previsti advisor interni per il controllo del bilancio
pali modifiche al D. Lgs.
267/2000) e alle sollecitazioni arrivate dalla Corte dei Conti, su
temi come la trasparenza, la regolarità
della contabilità e i relativi controlli, le
finanze, la loro gestione e le procedure
di riequilibrio finanziario, le sanzioni
per il dissesto colposo e colpevole. Nella delibera sul salario accessorio, si parla di contratto integrativo, che va dallo
straordinario ad altri benefit. Non si potrà più assumere personale in base all’adesione alla legge di stabilità 2014, c’è l’obbligo del
contenimento degli oneri
contrattuali e delle altre
voci di natura retributiva o
indennitarie quindi di mettere in pareggio il bilancio
con l’accantonamento proporzionale alle perdite. Ed
è risaputo da tutti, le nostre
care partecipate sono quasi
tutte in perdita cosicché è
fondamentale attuare il
contenimento delle spesa,
a “tutti i costi”. La cosa strana è che il monte stipendi
solo delle partecipate ammonta a 326 milioni l’anno
e non si sa quanto, in questi
milioni, ci sia di salario
accessorio, quindi risulta
difficile distinguere la quota integrativa. L’unica strategia della casa comunale
resta quella di disdettare
tutta la contrattazione in
vigore e “revocare tutte le concessioni
retributive e gli atti di liberalità onerosi”, garantendo il rispetto degli ambiti
di competenza esclusiva della contrattazione nazionale e assicurando la compatibilità dei nuovi accordi aziendali con la
normativa relativa al costo del personale delle pubbliche amministrazioni. L’obiettivo di Palazzo San Giacomo, per
risparmiare e far quadrare i conti, è
quello di raggiungere un risparmio che
con i nuovi accordi aziendali sia pari
almeno al 30 per cento del valore della
da pag. 1
retribuzione erogata in virtù dei precedenti contratti integrativi per l’anno
2013, prevedere meccanismi degli accordi contrattuali da sottoscrivere con i
risultati economici aziendali conseguiti,
cioè il salario accessorio sarà erogato
solo se meritato, non sotto forma di
straordinario. Tutte le risorse destinate
alla contrattazione aziendale saranno
quantificate secondo criteri di trasparenza e ragionevolezza e validate
dall’Amministrazione Comunale e saran-
no erogate solo se verranno conseguiti
degli obiettivi aziendali prefissati. Ma è
bene precisare che proprio in questo
momento è importante auspicare una
piena applicazione delle disposizioni
contrattuali degli accordi nazionali ed
integrativi per i processi di riorganizzazione delle partecipate. Nella seconda
delibera si stabilisce invece che gli amministratori degli organismi partecipati
attivino una politica di revisione e razionalizzazione dei costi di gestione attraverso la costituzione di un gruppo di
lavoro interaziendale che dovranno formulare ipotesi e soluzioni operative con
l’indicazione delle azioni che si intende
adottare per conseguire i risparmi di
spesa per tutto il triennio 2014-2016. Si
dovrà puntare a risparmiare almeno l’8
per cento delle spese per acquisto di
beni, servizi e godimento beni di terzi.
Gli amministratori delle partecipate che
non rispetteranno queste direttive verranno licenziati, pena il non rispetto del
“pactum fiduciae”. E nella città di Napoli, dove purtroppo i
conti non tornano,
sembra che l’unica
constatazione da fare
sia quella che le nostre partecipate abbiano evidenti esigenze di riorganizzazione e che questo
serva anche all’intera
città per schivare il
burrone del default.
Ma l’amministrazione
comunale si permette
ancora il lusso di cercare rimedi ma poi di
accantonarli e di far
passare il tempo inesorabile.
Quando
vedremo la macchina
comunale e delle sue
partecipate
andare
incontro ad una vera
e profonda ristrutturazione? A Napoli, del
resto, i tempi lunghi
sono sempre stati più lunghi del solito e
i piani ambiziosi sembrano spesso sfumare ed essere incapaci a riportare i
conti in equilibrio; c’è il rischio addirittura di vedere aumentati i deficit annuali. Ma questa è una storia che non vogliamo proprio leggere. L’unico augurio
che in questo momento sembra opportuno per il futuro delle partecipate? Che
la nostra cara amministrazione non
“getti il bambino insieme all’acqua
sporca”.
P. Arrighini - A. Aiello
Michele Mario Elia nominato nuovo Amministratore del Gruppo FS
Moretti passa il testimone dopo otto anni. La priorità al Piano Industriale 2014-2017
Dopo otto anni alla guida del Gruppo FS,
Mauro Moretti ha lasciato la holding
ferroviaria per dedicarsi a Finmeccanica. Dopo giorni di trono vacante, sul
finire di maggio, il Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato Italiane ha indicato Michele Mario Elia come nuovo Amministratore Delegato per
i prossimi tre anni.
Ancora una volta è stata RFI a fornire al
Gruppo il suo leader e la nomina dell'ingegnere barese di certo non rappresenta un elemento di discontinuità rispetto
al passato. Si suppone,
dunque,
che anche la futura linea strategica
possa ricalcare a
grandi linee quella del predecessore.
Moretti ha lasciato
un'azienda che si
preparava
alla
quotazione in borsa e decisa a mantenere la propria unità, evitando in maniera ferma la netta separazione tra rete
e treni. In questa direzione, dunque,
dovrebbe continuare a viaggiare il
Gruppo FS. Di sicuro il binario da seguire è stato tracciato dal Piano Industriale
2014-2017, dove sembrano essere ben
chiari gli obiettivi. Anche perché, a margine dell'assemblea per la nomina
dell'Ad, oltre ad approvare il bilancio di
esercizio 2013, il sesto consecutivo con
segno positivo (utile netto di 460 milioni
di euro), si è sottolineato come sostan-
zialmente siano stati realizzati tutti gli
obiettivi del Piano Industriale 20112015, individuando, dunque, in questo
strumento un valido riferimento strategico.
Il vero problema è che, andando oltre i
proclami, bisogna saper leggere tra le
righe. La matematica finanziaria è dalla
parte della gestione di Moretti, ma è da
sottolineare che, sotto la sua guida, il
numero dei ferrovieri è calato di ventiseimila unità (oltre il 15%) e che, la tendenza a favorire esclusivamente l'alta
velocità,
ha fatto
scendere
in
p o c h i
a n n i
l'Italia
dal nono
al dodicesimo
posto tra
le nazioni europee per uso del treno, ovvia conseguenza del fatto che, se oggi si vuole viaggiare, spesso bisognerà farlo a prezzi triplicati.
Il vero miracolo, quindi, lo hanno fatto
innanzitutto i ferrovieri, che tra macchinista unico, tecnico polivalente e mancati pensionamenti hanno continuato a
lavorare con passione e determinazione
andando spesso anche oltre i loro doveri istituzionali, e poi la pazienza dei viaggiatori, adattati ad un servizio universale
sempre più penoso e spesso costretti a
fare affidamento a mezzi alternativi al
treno, per mancanza di collegamenti o
per i costi troppo esosi dell'alta velocità.
Si spera dunque che la nuova gestione
non si limiti alla "sostanziale realizzazione di tutti gli obiettivi del Piano Industriale", ma alla piena realizzazione degli stessi, innanzitutto di quelli che davvero interessano la collettività. E' stato
dichiarato che il nuovo Piano "è fortemente orientato al Trasporto Pubblico
Locale, ad una più efficace integrazione
ferro/gomma e alla messa a punto di
nuovi modelli di offerta, più aderenti
alle caratteristiche della domanda", si
spera che queste non restino semplici
parole e che nel giro di pochi anni sia
possibile offrire un servizio universale
degno della tanto amata AV, per la quale si riserva sempre un occhio di riguardo, nonostante interessi meno del 10%
dei pendolari.
Inoltre nel Piano si preannuncia la volontà di condurre in utile il settore Cargo. Al momento i dati sono tragici, il
trasporto ferroviario in Italia rappresenta solo il sei per cento del mercato merci, mentre in Europa la media si attesta
al 12% e raggiunge il 15-17% in Francia
e Germania. Mancano uomini, mezzi ed
il sostegno politico, ma se davvero si
mira a raggiungere gli obiettivi annunciati per il 2017, almeno stando alle parole di Elia, che ha dichiarato "andare
avanti con il Piano per noi sarà un
"must", non ci resta che vigilare e sperare che nessuno faccia deragliare questo
treno.
Umberto Esposito
non è bastata, vi è bisogno di più Eu-
da pag. 1 ropa recuperando quella parte che
interessa i cittadini e non le banche. La capacità di allocare risorse su progetti senza che ci sia il dubbio di un
interesse soggettivo può aiutare innanzitutto nella selezione degli investimenti, per attivare la spesa di una
buona qualità degli interventi. Sotto questo profilo l’Italia è come sempre in grave ritardo ponendosi agli ultimi
posti per risorse spese, ed in essa la Campania fanalino di
coda per quantità e qualità di frammentazione della spesa
se si pensa ai circa 500 progetti finanziati con l’accelerazione della spesa per recuperare i fondi 2007/2013 non
impegnati. La remissività al sistema economico continentale e la mancata capacità in materia di pianificazione e programmazione del territorio insieme hanno segnato la sconfitta di un’intera classe dirigente, troppo attenta a se stessa
per accorgersi che il Territorio stava andando da tutt’altra
parte. Nel tentativo di guadagnarsi le benemerenze
della UE o meglio della BCE si sono operati stravolgimenti anche della carta Costituzionale, che, nel silenzio
più assordante, hanno minato alle fondamenta ogni
possibilità di protagonismo del territorio, con il risultato di aver determinato l'impossibilità di spesa anche in
presenza di virtuose ed attente politiche di bilancio.
Con la riforma operata con la Legge Costituzionale e
senza referendum, quindi con ampia maggioranza, gli
Enti territoriali dispongono di un’autonomia finanziaria
minore di quanto non fosse prima della “riforma”, anche se, più di prima, devono ricorrere alla loro capacità impositiva nell’ambito delle norme tributarie, finanziarie e costituzionali, cosa che ha fatto aumentare enormemente la tassazione locale. Non c’è che dire, mentre
la RATIO sarebbe dovuta essere quella di una visione
equilibrata attraverso l’attribuzione di funzioni a livello
sovranazionale, ma con l’allocazione, in applicazione del
principio di sussidiarietà, di maggiori risorse e funzioni
ai livelli di governo inferiori rispetto a quelli statali, nel
nostro Paese, con la riforma costituzionale, in sostanza, si
è posto un tassello che fa tramontare molta parte del
percorso di quel Federalismo avviato nel 2001 e che
oggi, seppur incompleto e da definire, sembra vanificato in uno dei suoi aspetti essenziali. Si sono operate
scelte solo con la discriminante del risparmio economico, senza una strategia di politica economica indispensabile per assegnare funzioni e prospettive ai singoli
territori, che stanno inesorabilmente arretrando singolarmente e complessivamente, talvolta senza avere
mezzi, strumenti e alcuna possibilità di poter invertire
la rotta.
Il sistema dei servizi pubblici sta condizionando l’economia delle nostre comunità, l’intera regione è afflitta
da un complessivo depotenziamento dei servizi mai
registrato in precedenza, sicuramente c’è un diverso
sistema delle competenze con cui lo Stato ha scaricato
sulle comunità locali oneri senza risorse, ma è pur vero
che la paralisi dell’ offerta dei servizi come nel caso dei
trasporti ha segnato livelli di insipienza e di incompetenza non sostenibili in un Paese civile. La possibilità di
muoversi e di essere in relazione con il mondo è l’elemento
essenziale per la sopravvivenza di una comunità, l’analisi dei
centri di produzione della domanda doveva essere la base di
riferimento su cui costruire l’offerta di servizio pubblico da
garantire, per soddisfare bisogni costituzionalmente previsti,
ma questa regola sembra essere sfuggita in Campania,
dove pur in presenza di una situazione difficile si è riuscito a fare peggio. Ed ecco che gli abbandoni d’interi territori, il taglio indiscriminato di contribuiti e di servizi finiscono così per definire l’ulteriore spopolamento soprattutto delle zone interne, che in questo caso, come sempre
in caso di difficoltà, pagano doppio il peso della crisi. Se
non vi è garanzia di spostamenti per usufruire di scuole,
università, presidi sanitari e luoghi di lavoro c’è la migrazione, l’abbandono e la desertificazione del territorio, con
grande nocumento soprattutto per i giovani di cui non
possiamo più solo registrare i dati della drammatica disoccupazione, con il dramma di generazioni che un lavoro
nemmeno lo cercano più. Il Mezzogiorno ed in esso le aree
interne possono e devono necessariamente rientrare
nell’agenda politica dei governi e non solo in campagna
elettorale, la possibilità di allocare risorse e realizzare le
precondizioni per lo sviluppo sono l’unico mezzo per far
ripartire il Paese e con esso il SUD che ne è parte determinante, senza cui non potremo mai svolgere il ruolo di cerniera che il Mediterraneo ci affida. La crisi economica va
affrontata con la chiarezza che la storia ci insegna, quando
permane un periodo di recessione, bisogna far ripartire i
consumi e ciò lo si può fare solo con la spesa pubblica,
investimenti mirati e lungimiranti capaci di attivare il ciclo
virtuoso dell’economia mettendo i cittadini nelle condizioni di poter spendere, e non già, come successo da noi, di
consentire alle banche di accumulare risorse. Ma scelte
del genere mai, potranno iniziare a prender forma finché
l’instabilità politica continuerà a caratterizzare un Paese
come il nostro, dove l'impossibilità di poter contare in un
orizzonte temporale medio lungo consiglia sconsideratamente ai diversi governi che si succedono di fare presto, subito e da soli senza intermediazioni, senza confronto, ritenendo la rappresentanza dei corpi intermedi
una funzione esecrante e inutile fino a bollarla come deleteria e portatrice di interessi corporativi che mal si conciliano con gli interessi generali. Non esiste il problema del
confronto per forza, bisogna far ripartire il Paese, stando
attenti a quelli che con “ci pensi mi” o “stai sereno” già
hanno palesato le loro intenzioni che non pare promettano
cose diverse e buone, e non potendo pensare che il futuro
ci riservi un altro passato, dobbiamo non girare pagina
ma cambiare libro.
Luigi Simeone
ANNO 6, NUMERO 5/6
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CTP: siglato l’accordo per garantire il risanamento e la sopravvivenza aziendale
Tra azienda e sindacati un’intesa che mira al recupero degli introiti ed alla lotta all’evasione
Il 16 Maggio è stato siglato l’accordo sulla
costituzione del nuovo team commerciale,
finalizzato ad un fattivo recupero di introiti
da titoli di viaggio e ad una straordinaria
azione di contrasto e repressione del grave
ed esteso fenomeno dell’evasione\elusione
dei titoli di viaggio. Questa è la premessa
che recita al primo capoverso il verbale di
accordo e dalla stessa bisogna partire per
chiarire tutta le
misure adottate
utili al raggiungimento di tale
obiettivo.
In realtà, la questione va inquadrata complessivamente, partendo da un
r a g i o n a m e n to
che coinvolga
tutta una serie
di fattori. In tal
senso va richiamato, primo fra
tutti, il decreto
legge
Delrio
sulle
riforme
delle Province,
che sopprime,
dall’entrata in
vigore
dello
stesso, anche la
provincia
di
Napoli a partire
dal 1 Gennaio
2015,
concedendo in via
derogatoria al Presidente della Giunta la
possibilità di svolgere l’ordinaria amministrazione fino al 31 dicembre 2014. Il succitato DDL, nato dall’esigenza di ridurre la
spesa pubblica, cancella, in coerenza con i
principi dell’efficacia ed efficienza, le duplicazioni delle funzioni amministrative,
realizzando il primo tassello di un disegno
di riforme più ampio che prevede l’istituzione delle città metropolitane. In questo
contesto, condivisibile o meno, le domande
che ci poniamo sono le seguenti: che fine
farà Ctp con la soppressione della Provincia di Napoli? Chi garantirà gli aumenti di
capitale in misura necessaria ad assicurare
la continuità aziendale?
Ricordiamo, infatti, che Ctp, di proprietà
esclusiva della provincia di Napoli, anche
quest’anno trarrà beneficio dagli aumenti
di capitale dello stesso ente proprietario,
risorse che tuttavia, visto lo scenario delineato, non saranno oltremodo garantite per
gli anni a venire, fattispecie che provoca
nei lavoratori preoccupazione per ciò che
potrebbe accadere in futuro.
Peraltro, rispetto al bilancio previsionale
effettuato dall’ente di Piazza Matteotti per
l’anno in corso, vi è l’ulteriore pericolo che
la provincia di Napoli subisca dal governo
centrale un nuovo sostanziale taglio alle
risorse assegnate, taglio economico che, se
confermato, inevitabilmente inciderà in
misura percentuale anche sulla prevista
ricapitalizzazione di Ctp per il 2014, di fatto
anticipando parzialmente le misure già
approvate. Nell’attesa che tale ulteriore
taglio venga scongiurato e quindi garantito
a Ctp quanto legittimamente dovuto, azienda, organizzazioni sindacali e tutti i lavoratori, hanno l’obbligo di perseguire tutte le
strade possibili
affinché
nel
prossimo futuro
Ctp, in assenza
di
interventi
straordinari
della Provincia,
abbia le capacità di svilupparsi
esclusivamente
con le proprie
risorse, ricavi
da traffico e
contratti di servizio, presupposto che in
ogni caso varrà
per tutte le società del comparto Tpl.
L’accordo stipulato, pertanto,
prima ancora di
contemplare
una ristrutturazione organizzativa aziendale, avverso il
f e n o m e n o
dell’evasione dei titoli di viaggio, che d'altra parte riveste carattere di rilevanza nazionale, ha lo scopo di garantire il risanamento e la relativa sopravvivenza aziendale in un contesto di crisi generale e di settore difficile da arginare. Per la realizzazione di tale progetto, che secondo le organizzazioni sindacali è linfa vitale per le aziende del settore, ed in modo particolare per
Ctp che mostra tassi di evasione su alcune
tratte specifiche del 100%, concorrono
diverse figure professionali, così come
previsto all’allegato 6 dell’accordo nazionale del 26 Aprile 2013. In relazione all’ampliamento delle funzioni degli agenti impiegati, in ogni caso previste dal succitato
accordo nazionale e per taluni già incluso
nella declaratoria professionale verrà ridotta o azzerata la quota del contratto di
solidarietà assegnata alla categoria di appartenenza, inoltre, a ciascun agente verrà
riconosciuto l’incentivo economico pari alla
maggiorazione applicata ai titoli di viaggio
per la vendita a bordo. Questo è un ulteriore motivo per cui Uilt, Filt, Fit e Uglt valutano positivamente l’accordo sottoscritto, un
percorso che prevede, la reale possibilità
di migliorare i conti aziendali ma soprattutto l’opportunità per i lavoratori coinvolti di
recuperare quella parte di retribuzione
derivante dall’azzeramento della solidarietà e dalla predetta maggiorazione della
vendita dei titoli di viaggio. Nel quadro
dell’accordo sottoscritto, si innesta con
maggiore rilevanza, l’intesa raggiunta tra
azienda ed organizzazioni sindacali, siglata
con verbale collaterale, che determina
l’utilizzo, nella mansione di vendita dei
titoli di viaggio, di tutto il personale dichiarato inidoneo temporaneo e definitivo,
reinserendo quindi nel ciclo produttivo
coloro, che in alcuni casi, erano obbligati,
viste le normative nazionali, a seguire il
percorso previsto prima dell’eventuale
ricollocamento in azienda. È chiaro che,
nella fase iniziale, vi saranno delle difficoltà organizzative, così come è nella consapevolezza delle organizzazioni sindacali
che tutti gli accordi sottoscritti sono migliorabili e rivedibili, è evidente, tuttavia,
che il raggiungimento dell’obiettivo comune passa attraverso la condivisione ed il
convincimento di tutti gli attori coinvolti.
Gli accordi sottoscritti hanno natura temporanea, ciò nonostante, crediamo e speriamo che le verifiche periodiche diano i
risultati sperati affinché gli interventi transitori adottati si trasformino in definitivi e
strutturali.
Pierino Ferraiuolo
Sita Sud: situazioni paradossali a danno dei lavoratori
Quattrocentotrentanove dipendenti rischiano la perdita del sostegno economico
Con l'obbligo di servizio imposto a febbraio 2013 i problemi in Sita sud sembravano definitivamente risolti. L'azienda
accettò di continuare a svolgere i servizi
nelle stesse modalità e percorrenze. La
Regione Campania, a sua volta, doveva da
subito istituire una commissione che
avrebbe dovuto esaminare ed approvare
le commesse in maniera predeterminata,
quindi una commissione da formare il
giorno successivo al protocollo di intesa.
Ma come al solito, burocrazia e tempi politici stridono con i bisogni reali, e la commissione è stata decretata solo a dicembre del 2013, ed una volta riunitasi, ha
stabilito che i parametri sulla base dei
quali veniva stabilita la compensazione
economica per l'obbligo di servizio dovevano essere definiti, in via preventiva, in
modo obiettivo e trasparente, al fine di
evitare un vantaggio economico atto a
favorire l'impresa beneficiaria rispetto
alle imprese concorrenti. Insomma Sita
Sud era colpevole di non aver presentato
preventivamente le commesse ad una
commissione che la Regione Campania
aveva "dimenticato" di istituire in tempo
debito. Un vero e proprio paradosso.
Inoltre, nell'accordo politico siglato il 7
febbraio 2013, appariva chiaro come l'azienda fosse obbligata ad esercire tutti i
chilometri effettuati fino a quel momento.
Ma la commissione, anche su questo, ha
definito che l'obbligo di servizio non doveva essere compensato sui costi effettivi, ma
solo sui servizi minimi, effettuando, di fatto,
un taglio di circa il 10% sui chilometri eserciti da Sita Sud nel 2013.
Alla luce di tutto ciò, e nell'impossibilità di
compensare l'obbligo di servizio, la commissione, basandosi su verifiche tecnico
economiche condotte a mezzo di modelli
disponibili elaborati da ASSTRA, ANAV e
l'Università della Sapienza di Roma, riferiti
ad un 'azienda efficiente ed ai servizi di TPL
gestiti in maniera unitaria sull'intero territorio regionale, similari a quelli di SITA SUD,
ha stabilito
che i costi
di esercizio,
per l'anno
2013,
non
possono
superare, al
lordo degli
introiti, un
range compreso
tra
2,90 € ed i
3,00 € al
chilometro.
Pertanto, il
corrispettivo da pagare, al netto
del 35% dei
ricavi tariffari, diventava 1,95 €
al chilometro.
Un ragionamento, anche
qui,
paradossale, infatti la commissione dimenticava che SITA SUD, come altri vettori regionali, è stata costretta alla partecipazione
della tariffazione integrata UNICO CAMPANIA, motivo per il quale non solo ha
visto precipitare i suoi ricavi da traffico,
ma sopratutto, non avendo la gestione
diretta della verifica dei titoli di viaggio,
come tutte le aziende partecipanti ad
UNICO Campania, ha subito un'evasione
tariffaria che in molti territori raggiunge
picchi ormai insostenibili.
In un'indagine svolta da Torino Nord
Ovest, centro che svolge attività di studio,
consulenza, valutazione e proposta nel
campo della ricerca socioeconomica,
risulta, prendendo come riferimento i
bilanci di esercizio del 2009, che il rapporto costi/ricavo in Campania era del
21%, contro il 41% della Lombardia. Oggi, dopo la scure dei tagli che si è abbattuta sul TPL regionale dal 2010 in poi, quel
rapporto dovrebbe essere notevolmente
diminuito, e quindi attribuire a SITA SUD il
35% di ricavi nel 2013. Sembra un esercizio strumentale e quanto meno non veritiero, ragione per cui SITA Sud il 5 maggio
ha aperto una procedura di mobilità per
tutti i suoi dipendenti campani, ribadendo la volontà di
non voler fare
più il servizio
nella
nostra
regione.
Questo il riassunto di una
competizione
giocata
dagli
Enti, Regione e
Province,
da
una parte e Sita
SUD dall'altra,
una partita di
ping pong, dove i lavoratori
fanno il ruolo
della
pallina,
una
volta
schiacciati,
altre volte liftati, ma comunque sempre in
movimento
senza una precisa destinazione. Anzi, stavolta, la destinazione finale c'è, ed assume
i contorni di una data, il 1 agosto, giorno in
cui la procedura di mobilità per 439 lavoratori sarà scaduta, giorno in cui 439 famiglie
si ritroveranno senza un sostegno economico.
Antonio Aiello
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La Uiltrasporti al 9° Congresso Regionale: la voglia di crescita
Per un sindacato più forte e che sia in grado di proporre le soluzioni giuste
Trasportare la crescita, questo il tema del
9° Congresso Nazionale della UIltrasporti
che si riverbera su tutti i congressi regionali. È chiaro che la crescita economica
del paese abbisogna di un sistema di
trasporto, di merci e persone, che favorisca gli scambi commerciali e consenta i
flussi scolastici, pendolari e turistici. Insomma il trasporto è il volano dell'economia, ed in tutti i paesi civili è condizione
imprescindibile. Quindi non c'è crescita
senza trasporto, e siccome, tutti speriamo
che questo paese torni a crescere, automaticamente il trasporto dovrebbe risollevarsi. È con questa convinzione che ci
avviciniamo al nostro congresso regionale, e la crescita a cui dovremmo fare più
riferimento, dando per scontato che quella economica parta da sola, è quella culturale della nostra organizzazione, che
partendo dalle indicazioni ricevute dalla
conferenza di Bellaria, metta al centro
della discussione la dinamicità nella formazione dei gruppi dirigenti, assicurando una presenza di genere e di giovani.
Gli ultimi quattro anni hanno profondamente segnato il nostro settore: è dal
2010, infatti, che la crisi ci morde, con la
tenacia di un molosso da presa, e gli anni
che verranno dopo il congresso non si
annunciano con il miglior auspicio.
Aziende fallite, lavoratori in mobilità,
contratto nazionale autoferrotranviari
scaduto da sette anni, il progetto di gara
regionale TPL sia per la gomma che per il
ferro, il progetto del grande porto rimasto solo sulla carta, i problemi endemici
della aziende di igiene ambientale, le
ve regole per le elezioni delle RSU all'interno dei luoghi di lavoro saranno una
scommessa per tutte le organizzazioni
sindacali, regole che decideranno pure
chi potrà sedersi ai tavoli nazionali per il
rinnovo dei contratti collettivi di lavoro.
difficoltà del trasporto marittimo nel nostro golfo, sono tutte questioni aperte che
nei prossimi mesi dovranno trovare una
soluzione.
Anche il sistema delle relazioni sindacali
subirà uno scossone derivante dall'accordo sulla rappresentanza del 2013, le nuo-
È per questa serie di motivi che il 9° congresso della Uiltrasporti Campania dovrà
produrre il miglior lavoro possibile, bisognerà creare un gruppo dirigente ed organismi che riescano a coniugare entusiasmo, competenza ed esperienza. Entusiasmo che potrà attingersi a piene mani
dal gruppo di giovani presenti, viva iddio, nella nostra organizzazione, entusiasmo che è caratteristica del loro essere
giovani, entusiasmo su cui investire, subito, prima che scema insieme alla loro età.
La competenza, anche questa qualità che
ritroviamo in molti giovani che frequentano le nostre sedi, appartiene a chi ha voglia di aggiornarsi e di studiare le materie sindacali che al passo con i tempi diventano sempre più delicate. L'esperienza, che da sola ormai è diventata inutile,
ma che sommata con le altre due qualità
può fare la differenza per affermare su
tutti i tavoli le posizioni che la Uiltrasporti
prende a favore delle esigenze dei propri iscritti.
Allora, trasportiamola veramente questa
crescita, facciamo si che dal 9° congresso
esca un sindacato più forte e motivato, un
sindacato che diventi lo strumento che
messo nelle mani di donne e uomini capaci sia in grado di proporre le soluzioni
giuste, che si ponga come ultima insormontabile barriera a difesa dei diritti e
dell'occupazione dei lavoratori, un sindacato che guardi al futuro come un sogno,
perché, come diceva Eleanor Roosevelt
moglie del celebre Presidente americano, " Il futuro appartiene a coloro che
credono alla bellezza dei propri sogni".
A. A.
Sviluppo per l’Irpinia e il Sannio, una stagione di impegni e di nuove battaglie sindacali
Il primo Congresso della Uiltrasporti Avellino Benevento. L’impegno del sindacato per lo sviluppo del territorio
Il primo congresso della Uiltrasporti Avellino-Benevento apre una nuova stagione in
cui l’obiettivo prioritario resta quello di
perseguire significativi risultati nell'azione
politica, sindacale ed organizzativa, per la
salvaguardia dell'occupazione nel settore
dei trasporti privati e pubblici, dell'ambiente e dei servizi e per la tutela
contrattuale dei lavoratori dipendenti. Quello che preoccupa il
Segretario Generale della Uiltrasporti di Avellino, Gerardo Petracca, non è soltanto ciò che sta accadendo nella società irpina e sannita, ma la crisi che investe l’intero
Paese. “Si impone, con ogni urgenza di aprire nuovi orizzonti a
tutti i livelli ed alla società” dichiara Petracca, “realizzando un profondo cambiamento della politica
e della stessa strategia del sindacato”. Lo sforzo del sindacato dovrà essere quello di contribuire
ad arginare la dissafezione per
l’impegno sociale e politico. Si
pone subito l’accento sull’intreccio e l’interdipendenza di quei
settori che interessano la mobilità
delle persone e delle merci. Trasporti e logistica hanno bisogno di
reti che colleghino in maniera
funzionale il maggior numero di
generazioni del traffico. Una vera
politica di sviluppo richiede trasporti ed infrastrutture adeguate;
da tempo si auspica di completare
l’asse viario della Valle Caudina e
del collegamento con Avellino,
quello della tratta LioniGrottaminarda-Termoli. Importante collegare Avellino con la stazione dell’alta velocità del salernitano e battersi affinché nella valle
Ufita si concentri la linea dell’alta capacità.
Non manca un accenno all’Air e alle altre
aziende di trasporto dopo la riduzione del
21,65% dei Km bus e del 13,20% delle risorse: incisiva l’azione della Uiltrasporti
per far rientrare questi tagli. Sul problema
rifiuti è bene evidenziare che a governare
tutto il processo del ciclo integrato dei rifiuti erano le provincie, competenze oggi
trasferite ai Comuni. La provincia di Avellino è stata l’unica a dar corso alla completa
applicazione della provincializzazione e la
nascita della società provinciale Irpiniambiente rappresenta il punto più alto di coesione territoriale e di gestione univoca del
servizio. Ma soprattutto si è stati capaci di
creare le condizioni produttive ed organizzative per salvare tutti i posti di lavoro, a
differenza della parte restante della Regio-
ne, dove ancora oggi i dipendenti dei Consorzi sono alla ricerca disperata di uno stipendio, che non percepiscono da oltre un
anno, e di un posto di lavoro definitivo.
L’ATO deve essere la struttura di programmazione, di governo e direzione e di gestione univoca di tutto il ciclo dei rifiuti, con
una società unica a capitale pubblico. Riflettore acceso anche sullo stato in cui versano le aziende operanti nel settore delle
pulizie e multiservizi. Anche qui si è stati in
grado di definire accordi e stabilire regole
in un settore con bassi salari e in condizioni
critiche, non ultimo quello concluso a favore di 350 lavoratori ex LSU impegnati nelle
pulizie presso gli istituti scolastici. Si è riuscito ad assicurare a questi lavoratori continuità dell’occupazione e del reddito. È fondamentale la piena trasparenza del mercato, inquinato dalla politica del
"massimo ribasso". È questa la
direzione in cui intende concentrare tutta la sua forza la Uiltrasporti:
sostenere tutte quelle politiche in
grado di consentire sviluppo per
l’Irpinia e per il Sannio, intraprendere azioni per la tutela dei diritti
di tutti i lavoratori. Imperativi categorici.
“Per poter trovare una soluzione a
questa crisi che in Campania è
diventata una vera e propria emergenza sociale bisognerebbe che le
istituzioni Regionali e locali con i
Sindacati abbiano un confronto
diretto.” Queste le parole del Segretario Generale della Uiltrasporti di Benevento, Giuseppe Pagliuca
che incentra la sua relazione al 1°
Congresso Territoriale Avellino
Benevento sulle difficoltà emerse
in molte delle aziende del territorio sannita. Non c’è lavoro e il Sud
si spopola, “98.000 sanniti purtroppo non hanno un’occupazione,
chiudono le attività commerciali, le
imprese di pulizie e le cooperative, la situazione dei lavoratori della GIERRE e della DUSSMAN, che
lavorano per EAV e Trenitalia a
Benevento, diventa sempre più
insostenibile”. Un fenomeno questo in atto già da qualche anno ed è
bene che l’allarme sia rilanciato ad
ogni occasione perché senza interventi e la creazione di occupazione e opportunità, in particolare per i giovani, la
tendenza non potrà che proseguire. Di qui
la necessità, l’urgenza e la condivisione di
un Piano di primo intervento basato sulla
rigenerazione urbana, riqualificazione edilizia e recupero del patrimonio culturale
per invertire i fenomeni di degrado da lunghi anni in atto, trasformando il deficit urbano meridionale in un’opportunità di sviluppo e di ripresa della crescita. Il Consiglio Regionale della Campania ha approva-
to il disegno di legge di Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani che definisce un nuovo modello di governance del
servizio di gestione dei rifiuti urbani, prevedendone l’esercizio in forma obbligatoriamente aggregata da parte dei Comuni
ma salvaguardandone l’autonomia decisionale nell’organizzazione dei servizi attraverso le Conferenze d’Ambito e le Conferenze d’Ambito ristrette.
I Comuni si faranno quindi carico dell'intera gestione del ciclo dei rifiuti con la suddivisione dei territori più estesi per la realizzazione degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e nelle aree più piccole verranno
formati gli STO (Sistemi Territoriali Operativi) e verranno ricollocati tutti i dipendenti
degli ex Consorzi di Bacino dei Rifiuti che
dal 2010 non percepivano lo stipendio.
Sono quasi tutte le aziende pubbliche che
hanno difficoltà serie perché i tagli alle
risorse sono stati ingenti cosicché aleggia
spesso il rischio del fallimento e della messa in liquidazione. Trenitalia regionale riduce il servizio, lo azzera in provincia di
Avellino, lo dimezza a Benevento. Stessa
situazione per l’Eav e le sue linee suburbane Si è compromesso la stabilità di un’azienda di trasporto pubblico come l’Etac,
nonostante i lavoratori cerchino di erogare
il servizio con grosse difficoltà, facendo i
conti con la precaria garanzia dei livelli
remunerativi e con investimenti programmati a dir poco errati. Un accenno va anche
al corridoio “Helsinki-La Valletta” che si
biforcherà da un lato verso Taranto e Bari,
dall’altro raggiungerà Palermo ed è l'unico
dei 4 corridoi che attraversano l'Italia e che
riguarda il Mezzogiorno. La Napoli - Bari Lecce - Taranto consente al Sannio e all'Irpinia di connettersi con questo grande asse
di comunicazione. Maggiore dunque dovrà
essere la coesione tra le forze politiche e
sindacali per rilanciare il territorio sannita
perché per il Sud sono necessarie nuove
linee strategiche che riescano a ridare dignità ad un territorio da troppo tempo martoriato. E la Uiltrasporti sarà sempre pronta
a cercare tutte quelle soluzioni atte ad evitare la disfatta delle aziende del territorio
che si trovano in difficoltà, ad essere presente costantemente accanto ai lavoratori
ed intraprendere battaglie per la loro garanzia occupazionale e salariale.
P. A.
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Nel segno di Mandela il Congresso della UILTrasporti di Caserta
Il Segretario Generale Caniglia passa il testimone e traccia il percorso per il futuro
L'assise di Caserta si è aperta nel segno
della discontinuità, raccogliendo appieno
l'eredità di intenti manifestata all'interno
dell'organizzazione negli anni di preparazione al congresso. Giacomo Caniglia, dopo un ventennio alla guida della UILTrasporti di Caserta, ha deciso di cedere il
testimone al compagno Gianfranco Spanò.
Se oggi la UIL è un'organizzazione solida,
credibile e rispettata lo si deve anche al
lavoro di Caniglia, spesso svolto privo di
virtuosismi ed in maniera sommessa, ma
quel che conta, produttivo ed efficace. Il
territorio casertano è ricco di situazioni
spinose e scomode, ma l'ex Segretario Generale ha dimostrato con i fatti che, lavorando con passione, determinazione e
competenza, si possono ottenere risultati
importanti, facendo ritrattare anche i più
diffidenti e pessimisti. L'intervento di Caniglia si apre tracciando bilanci e prospettive. Il lavoro del sindacato è sempre più
difficile, poiché si scontra contro disaffezione e facili populismi. Il compito sarà dunque quello di decidere con fermezza quello
che "dovremo essere" in futuro. Bisognerà
lavorare nella piena convinzione che esiste
un debito dal valore inestimabile nei confronti dei nostri figli e dovrà essere impegno prioritario non condannarli ad un futuro precario e ad una vecchiaia insicura.
Andrà rivisto il rapporto tra sindacati ed
una politica sempre più subdola e demagogica che impone di aumentare ancora di
più le competenze, rendendoci pronti a
conoscere pienamente gli effetti di ogni
legge, per poterla indirizzare in modo da
amplificarne i benefici ed azzerarne gli
scompensi.
L'intervento del Segretario Generale ha
toccato ogni comparto del trasporto, concentrandosi in particolar modo sui settori
più delicati. Per il TPL campano su ferro ha
ricordato come appena lo 0,3% della spesa
della Regione sia dedicata al settore, cau-
sando nel tempo un incredibile decremento di viaggiatori ed andando a minare un
diritto costituzionalmente garantito. Gli
effetti più devastanti sono stati avvertiti
soprattutto sulle tratte beneventane ed
avellinesi e le bagarre con Trenitalia sono
state solo un modo per distrarre l'opinione
pubblica dall'incapacità di razionalizzare le
spese per affrontare questo incredibile
ta. Il servizio ancora oggi non conosce
piena regolarità, eppure basterebbe sensibilizzare l'affidamento unico per risanare economie, innalzare i livelli di servizio
e garantire la tenuta dei livelli occupazionali.
Ferrovie dello Stato? Tutti la definiscono
un miracolo italiano. Se oggi la holding
può vantare un bilancio in attivo lo si de-
disastro sociale. Ma "se Atene piange,
Sparta non ride" ed anche la gomma in
Campania ha problemi profondissimi. Alterne vicende di predissesti finanziari, curatele fallimentari ed esuberi, testimoniano
una politica provinciale e comunale, che,
a prescindere dal colore, si è dimostrata
scellerata. Concentrata solo a riciclare
politici trombati e ad ingolfare i CdA. Il
vissuto della ex ACMS di Caserta parla da
solo. Ad oggi siamo detentori di un non
invidiabile record: la prima azienda pubblica di trasporto italiana dichiarata falli-
ve solo ad enormi sacrifici in termini occupazionali, lavorativi e di mobilità. La
tendenza a favorire esclusivamente l'alta
velocità è lampante e neanche l'ingresso
di NTV ha prodotto effetti particolarmente
importanti ed anzi, a meno di due anni dal
debutto, la società ha già chiesto il ricorso
agli ammortizzatori sociali, spostando al
2016 l'obiettivo di pareggio di bilancio.
Quadro ancora più desolante quello di
Cargo. Il trasporto su ferro delle merci in
Italia dal 2008 al 2012 ha conosciuto una
riduzione dei volumi del traffico pari al
40%. Mancano i locomotori, il personale e,
soprattutto, mancano le risorse per la manutenzione. Queste inefficienze ovviamente producono serie ricadute sul personale
e la chiusura di numerosi scali ferroviari,
come ad esempio quello di Maddaloni/
Marcianise, destinato a scomparire fra l’indifferenza generale della classe politica ed
imprenditoriale locale, dopo essere stato
presentato come fiore all'occhiello del Meridione. Il settore autostrade necessita di
investimenti per favorire il reclutamento e
migliorare la viabilità cittadina, nel comparto igiene ambientale bisogna sensibilizzare le istituzioni sul delicato tema dei
consorzi unici di bacino ed il ciclo integrato dei rifiuti. Nel mondo dei servizi si è
concentrata l'attenzione sulla nota difficoltà
dell'esigibilità della contrattazione di secondo livello e si è ribadito l'impegno della Uiltrasporti nella quotidiana difesa delle
tutele e dei salari per le categorie più deboli, sottolineando, però, la necessità di un
supporto legislativo. Infine si è affrontato il
tema del comparto logistica-cooperazione.
Lo scorso anno è stato sottoscritto il rinnovo del contratto merci e logistica, che ha
realizzato sotto l’aspetto normativo, previdenziale ed economico buoni risultati. Lo
scopo sarà fare in modo che le centrali
delle cooperative sottoscrivano questo
rinnovo contrattuale e che l’applicazione
del contratto collettivo sia l’unico vangelo
da adottare a tutti i livelli.
L'obiettivo principale sarà rinsaldare i rapporti e condividere le decisioni con i lavoratori, è imprescindibile un loro coinvolgimento, perché sono loro che subiscono le
conseguenze di ogni azione. Ci saranno
obiettivi che sembreranno irraggiungibili
ma sarà il momento di ricordare l'aforisma
di Nelson Mandela che ha segnato l'assise:
“Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”.
U. E.
Uiltrasporti Salerno: difendere il lavoro per garantire il futuro
Reagire alla crisi e concretizzare il concetto di trasporto intermodale in città
Se è vero che i congressi costituiscono un
momento di sintesi e riflessione, vero è il
fatto che gli ultimi quattro anni hanno lasciato in eredità situazioni davvero inedite,
figlie di una crisi devastante, la peggiore
nella storia del Paese. Centinaia di migliaia
i posti di lavoro persi, quote di salario sacrificate alla
salvaguardia dell'occupazione, aumento vertiginoso
del ricorso alla cassa integrazione ed un tasso di
disoccupazione, prevalentemente giovanile, vicino ai
livelli del dopoguerra. Il
tutto adornato da una politica cinica ed arrogante, ancora lontana da quei comportamenti virtuosi che
invece si esigono dai cittadini in tema di sacrificio ed
austerità. Così, nel mentre i
tagli alla politica procedono a passo di bradipo perchè nessuno vuole perdere
i privilegi acquisiti, il decreto 135, ai più noto come
Spending review, ha tagliato e, soprattutto, continua a
tagliare servizi fondamentali alla cittadinanza. Ed il nostro settore,
quello dei trasporti, ne esce annichilito,
infatti, all'iniziale taglio del 10% da parte
del governo centrale, la Regione Campania ha "reagito" sommando un'ulteriore
riduzione dei km finanziati, arrivando a
ridurre le risorse disponibili del 30%. E
Salerno piange. Non certo aiutata dai criteri "storici" (popolazione-territorio-addettiferro) di ripartizione delle risorse, Salerno
deve fronteggiare anche un ingiusto disequilibrio con Caserta che, pur contando
trecentomila abitanti in meno e la metà del
territorio, percepisce 10 cent di euro in più
a km. Un settore, dunque, allo sbando, in
costante attesa di un serio rilancio, di un
riordino generale che riguardi l'intero territorio nazionale, caratterizzato dalla greve
presenza di 1200 aziende per l'80% sotto i
cento addetti. Come Salerno, in cui hanno
vita oggi ben 52 contratti di servizio e al-
trettante aziende che esercitano 28 milioni di km annui;
tra esse la nota CSTP , unica
azienda in provincia a totale
capitale pubblico, con il più
alto numero di dipendenti
ed associata ASSTRA, attualmente, a tutti noto oramai
dopo le vicissitudini degli
ultimi tre anni, in amministrazione controllata. Un processo lungo e
tortuoso che ha visto la Uiltrasporti ricoprire un ruolo determinante: mentre, infatti, la
politica era intenta a cercare soluzioni alternative al CSTP, aprendo i battenti ad
altre aziende disponibili a subentrare, la
UILT, consapevole del patrimonio storico
di una società, della sua capacità organizzativa e delle valutazioni stimate da ASSTRA (che ha sempre riconosciuto CSTP tra
le prime nel panorama nazionale), si è tenacemente opposta per la
sua salvaguardia, così come
per Sita Sud (anch'essa annichilita dai recenti tagli della
Provincia), sostenendo con
forza quel progetto tpl di
ambito provinciale dove ad
operare sia una sola azienda
a capitale pubblico, in modo
da ottimizzare le risorse che
ancora si sprecano in 52 so-
cietà superflue. Sarebbe opportuno, pertanto, concretizzare il concetto di trasporto
intermodale (gomma-ferro-aria-mare) riprendendo in primis il completamento della metropolitana di Salerno, opera impor-
tantissima se collocata in un contesto di
collegamento su scala provinciale, anche
perchè, nell'attuale diatriba economica
Governo-Regione, si rischia davvero che a
finanziare i pochi km utilizzabili (che servono un bacino d'utenza che non ne giustifica
i costi) sia ancora una volta la gomma e
quindi CSTP. Volgere in seguito lo sguardo
a tutto ciò che proprio non va: il raccordo
autostradale Salerno-Avellino, "scippato"
delle risorse previste per il raddoppio; le
strade dell'intero territorio provinciale, ed
in particolare il Cilento e la Costiera Amalfitana, ridotte ormai a groviera e soggette a
ripetute frane e smottamenti; la pista ciclabile tra Salerno e Paestum, costata profumatamente e già ridotta in stato di impraticabilità; l'aeroporto, certificato Enac, ancora in fase di
stallo a causa delle problematiche circa la necessità di
prolungare la pista, fatto che
impedisce anche l'eventuale
realizzazione di un progetto
di collegamento, a mezzo
idrovolanti, per la connessione dello scalo salernitano
con le isole eolie; infine il
porto, importantissimo nel
panorama portuale del mediterraneo, le cui future prospettive di rilancio restano
ancora legate al compimento
dei progetti attualmente in
corso per potenziare la capacità di approdo. Un vero e
proprio bollettino di guerra
da cui però bisogna ripartire
subito e con forte piglio, per
abbandonare una volta e per
tutte l'incresciosa situazione che estorce
servizi essenziali alla cittadinanza, nega la
mobilità sul territorio ed inghiottisce posti
di lavoro ed interi futuri ai lavoratori.
Roberto Intermoia
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Comparto ambiente, non è ancora tempo di bilanci
Dal ciclo dei rifiuti ai Consorzi di Bacino e alle bonifiche, le vertenze continuano
Finalmente ci siamo, il 9° Congresso della
UilTrasporti Campania è in corso. Ci piacerebbe, quindi, provare a fare qualche bilancio sul lavoro svolto in questi quattro anni e
mezzo. Ci piacerebbe ma non possiamo. Tutte
le principali vertenze del comparto dell’Ambiente sono ancora attive e vivono in queste
settimane la loro fase più delicata, quelle in
cui il punto di svolta può essere impresso in
maniera probabilmente definitiva.
Partiamo dal riordino del ciclo integrato dei
rifiuti. Il 30 giugno scade l’ultima proroga del
Governo agli effetti della legge di fine emergenza, quella che nel febbraio del 2010 introdusse una riorganizzazione, mai decollata, del
sistema rifiuti su base provinciale. Parlammo,
all’epoca, di passaggio dall’emergenza al
caos. Non sbagliavamo e, purtroppo, da quel
caos non siamo ancora usciti. Resta una confusione di ruoli e competenze istituzionali che
nemmeno la legge regionale approvata nel
gennaio 2014, per ora, è riuscita a chiarire. La
nuova legge prevede la costituzione di Ambiti
Territoriali Ottimali tra Comuni che fanno
parte di territori omogenei e che, come nel
resto d’Italia, sono chiamati ad assumere in
forma associata la gestione dell’intero ciclo
dei rifiuti. Ebbene, come sempre accade
quando le Amministrazioni Comunali sono
chiamate ad assumersi le proprie responsabilità, le resistenze al nuovo sistema sono molteplici e variegate. Prevalgono ancora localismi e interessi politici che poco o nulla hanno
a che vedere con l’esigenza di servizi ambientali efficaci e sostenibili dal punto di vista
economico. Mentre i Comuni dibattono e resistono, nulla cambia. Come nel 2010 e negli
anni più bui dell’emergenza, si continuano a
pagare tasse sui rifiuti tra le più care del Paese a fronte di pessimi servizi. Il sistema di
smaltimento dei rifiuti resta affidato alla capacità di pochi impianti male utilizzati ed a tanti,
costosissimi trasferimenti all’estero. Alle resistenze locali, stigmatizzate dal Sindacato che
si appresta ad aprire tavoli di confronto con i
Sindaci dei Comuni indicati come capofila dei
futuri ATO, fa da contraltare quello che sembra un debole impegno della Regione nel far
applicare la propria legge di riordino del
ciclo dei rifiuti. Abbiamo pubblicamente apprezzato gli sforzi profusi dall’Amministrazione Regionale per approntare strumenti legislativi utili alla razionalizzazione del sistema
rifiuti. Con altrettanta franchezza diciamo che
oggi la Regione può e deve fare di più, imponendo ai Comuni il rispetto delle loro responsabilità e rivendicando da parte del Governo
Regione per sostenere economicamente i
lavoratori nel lungo percorso verso il loro
trasferimento, già previsto dalla Legge Regionale, alle gestioni comunali dei rifiuti. I lavoratori dei Consorzi di Bacino, infatti, attendono di veder nascere dalla corretta applicazione della nuova Legge le condizioni per risolvere la loro vertenza. Anche in questo caso i
Comuni, che hanno contribuito a determinare
nazionale una collaborazione fatta non più di
annunci mediatici ma, finalmente, di atti concreti.
Tra questi atti, il primo che chiediamo è quello necessario a mitigare le criticità occupazionali e di reddito che affliggono i lavoratori dei
Consorzi di Bacino. Il 19 giugno saremo a
Roma, dal Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, per ottenere lo sblocco delle risorse europee che la Regione Campania intende
utilizzare in percorsi di riqualificazione professionale e misure di sostegno al reddito.
Ancora una volta il Sindacato fa la propria
parte, sostenendo il progetto elaborato dalla
la crisi dei Consorzi sfuggendo a precisi obblighi economici e di legge, resistono fieramente alla prospettiva di cedere le loro prerogative per quanto attiene all’occupazione
nel comparto dell’igiene ambientale. Anche
in questo caso il giudizio del Sindacato non
può che essere nettamente critico nei confronti di Comuni che, incuranti delle drammatiche conseguenze inflitte ai lavoratori, sfuggono alle proprie responsabilità.
Allo stesso modo, stiamo vivendo le fasi cruciali della vertenza legata al comparto regionale delle bonifiche. Una nuova partecipata
regionale, Campania Ambiente e Servizi
S.p.A., è stata costituita come soggetto del
cosiddetto Polo Ambientale della Regione
Campania. Destinata ad accogliere i lavoratori dell’ASTIR dichiarata fallita, la partecipata
che si occupava delle bonifiche di superficie,
e dell’ex appalto Jacorossi che si occupava di
bonifiche pesanti, Campania Ambiente e Servizi stenta a decollare definitivamente. Si tratta di una corsa contro il tempo per arrivare
alla stabilizzazione di un primo contingente di
lavoratori entro il mese di giugno 2014, per
scongiurare il definitivo licenziamento dei
lavoratori ASTIR da parte della Curatela Fallimentare che ha assunto il controllo della Società, restituendo ai lavoratori ex-Jacorossi
una prospettiva concreta ed affidabile di rientro al lavoro.
Anche in questo caso non possiamo tacere sui
ritardi accumulati dalla Regione Campania
che, dopo aver avuto il merito di disegnare
prospettive realistiche per il futuro del settore
bonifiche e dei lavoratori che vi sono impegnati, rischia di vanificare ogni sforzo. In base
ai primi cronoprogrammi elaborati proprio
dall’Ente Regione, la stabilizzazione dei primi
lavoratori doveva infatti avvenire nell’ormai
lontano anno 2012.
Non è tempo di bilanci, dicevamo. Eppure un
risultato di questi anni vogliamo registrarlo e
metterlo in evidenza.
Nonostante gli effetti di una crisi devastante,
con le drammatiche ferite inferte al comparto
ambiente in Campania, i lavoratori continuano ad affidare alla UilTrasporti ed al Sindacato
la rappresentanza dei loro bisogni reali. Nonostante critiche anche aspre, comunque
legittime quando arrivano da chi guarda la
contraddizione negli occhi di figli cui dover
dire troppi “non posso”, i lavoratori continuano a scegliere di stare con il Sindacato. In
barba a chi vorrebbe esaurita la nostra capacità di rappresentare i lavoratori e le loro
aspettative. Aspettative che, se ne facciano
una ragione tutte le Cassandre che annunciano da anni la fine del Sindacato, non abbiamo
alcuna intenzione di deludere.
Fabio Gigli
La regolarizzazione degli appalti nella logistica, un gioco a ribasso a danno dei lavoratori
Fra contrasto al dumping e stabilità occupazionale il ruolo dell’associazione bilaterale Ebilog
La necessità di dare ordine alla giungla del
trasporto merci su gomme resta un’impellenza mai cessata sebbene il fiume incessante di
danaro stanziato al settore da parte dello Stato. La terziarizzazione, con il gioco al ribasso,
che finisce per favorire le cooperative più
spurie, un sistema degenere di appalti che
sfugge ad efficaci controlli, hanno determinato una situazione generale che si pone, talora,
per alcuni aspetti al limite della legalità.
Per queste insopportabili situazioni, sono stati
attivati sin da febbraio, presso il Ministero del
lavoro, incontri aventi ad oggetto il monitoraggio del sistema degli appalti e il rispetto
delle regole dettate da precise norme giuridiche.
Si sa che Confetra è l’associazione datoriale
più rappresentativa e la sua presenza, unitamente a quella delle maggiori organizzazioni
sindacali animerà un dibattito, preannunciato
a steps, che ha lo scopo di scandagliare a 360
gradi l’insieme delle problematiche sul tappeto.Ovvio che ciascuno, a seconda del proprio ruolo, farà valere le proprie argomentazioni. Ma siederanno al tavolo, via via che la
calendarizzazione degli incontri sarà aggiornata, anche le associazioni delle cooperative,
che muovono interessi giganteschi nell’ambito della gestione degli appalti, mutuando
anche attività internazionali.
Il faccia a faccia tra le parti col Ministero, a
fare da arbitro interessato alla migliore riuscita delle trattative in itinere, segue il documento congiunto sottoscritto il 13 febbraio di quest’anno e che muove da una considerazione
importante: dare alla logistica industriale,
quella propriamente detta privata, una regolarizzazione che sancisca innanzitutto comportamenti ispirati alla massima legalità e trasparenza possibili in un mondo ancora a sé,
nell’ambito operativo definito per antonomasia della ribalta. Ossia la zona del magazzino
in cui viene posizionata la merce appena scaricata dai mezzi, siano essi camions o vagoni
ferroviari. Diciamo pure l’anima stessa del
trasporto merci, quella della movimentazione
e della manipolazione, quando bisogna dimostrare col sudore della fronte e l’abilità esercitata sui muletti quanto sia possibile il migliore stoccaggio e poi la riuscita del cosiddetto magazzino zero, il traguardo finale di
ogni casa di spedizione. Perché sarà poi la
migliore distribuzione messa in campo a sancire la resa del trasporto. Le attività terziarizzate dovranno avere l’affidamento diretto,
evitando così catene della filiera tortuose, che
causano lo scadimento del servizio.
Le organizzazioni sindacali vogliono, in meri-
in associazioni che hanno la funzione di partecipare meramente alle attività, in senso lato e
generico. Dov’è allora il parametro per comprendere la piena liceità di queste cooperative?
Spesso si tratta di società che in spregio alle
leggi fondamentali dello Statuto dei lavoratori
fanno ricorso a pratiche del dopoguerra e che
si pensava sepolte da un minimo progresso
civile; ci riferiamo al caporalato, ossia lo sfruttamento del lavoratore che giornalmente viene adescato alle prime ore del giorno e trattato senza alcun riguardo alla sua condizione
to, promuovere attraverso una contrattazione
costante un modello sistemico dei diritti godibili per garantire condizioni salariali e normative migliori. È il mondo delle cooperative ad
essere chiamato in causa con le loro assunzioni equivoche, tendenti ad includere fra la
forza lavoro personale non italiano, per lo più
proveniente da regioni povere dell’est europeo. Personale inquadrato in modo svariato,
come lavoratori a progetto o con partita iva o
come soci subordinati, quindi senza diritto di
condizionare le strategie industriali. Addirittura, spesso, queste persone vengono assunte
umana. Il ricatto, ai tempi d’oggi, quelli ultra
moderni post film di Chaplin, è favorire il
rilascio del permesso di soggiorno all’immigrato, normalmente il soggetto più debole di
una filiera in cui le infiltrazioni della malavita
sono sempre più frequenti se non un fattore
fisso. La contraffazione del concetto stesso di
cooperazione, a vantaggio di forme vessatorie, pone alle organizzazioni sindacali l’obbligo di far accelerare un percorso virtuoso con
la controparte, normalmente riottosa, per
stabilizzare risorse umane altrimenti vittime
del più bieco sfruttamento all’interno del qua-
le la traslazione di abitudini consolidate nei
paesi di origine (per esempio l’uso di alcolici
durante la guida) è l’unica “tolleranza” concessa. Vizi che si traducono, soventemente, in
cause di sciagure sulle strade del Paese.
Con la loro nascita, gli accordi per la stabilizzazione dei lavoratori del settore, nelle intenzioni proclamate, dovranno avere una durata
di almeno tre anni, ed in corso d’opera saranno svolti controlli per verificare il tipo di andamento. Il riscontro è affidato ad incontri fra
le parti, congiunti ed unitari. Lo scopo è avere
contezza da parte delle organizzazioni sindacali dell’applicazione dei contratti di lavoro e
costatare la regolarità degli affidamenti diretti. Inoltre, scongiurare nel futuro medio la
vecchia pratica del dumping, che consiste nel
vendere un servizio ad un prezzo stracciato
per fare concorrenza sleale rompendo gli
argini di una corretta coesistenza sul mercato.
La disciplina antidumping in ambito comunitario ha avuto la sua applicazione solo alla
fine del periodo transitorio di integrazione
comunitaria conclusosi il 31 dicembre del
lontano 1969.
Ogni accordo sottoscritto andrà consegnato
ad un ente, l’Ebilog, previsto dal contratto
nazionale di settore. Di che si tratta? È l’acronimo di Ente nazionale del settore logistica;
ha natura giuridica non riconosciuta e non
persegue finalità di lucro. La sua funzione è
quella di essere un tutor delle principali criticità in seno aziendale, occupandosi di interventi per il sostegno al reddito, di riqualificazione professionale e di verifica della situazione occupazionale.
Intanto, v’è da dire che molte cooperative
tardano a sottoscrivere il rinnovo del ccnl
avvenuto il 1 agosto del 2013 e che comporta
aumenti fisiologici in busta paga.
In conclusione, la logistica, ossia l’arte di
muovere il tempo e con esso le cose, ha bisogno ancora di tanta cura per realizzare la sua
magia, che non può prescindere dal rispetto
dei diritti dei lavoratori.
Arcangelo Vitale
ANNO 6, NUMERO 5/6
Pagina 7
Intervista a Wladimir Luxuria
Un piccolo capolavoro del secondo ‘900
Prima transgender ad essere eletta in Parlamento
Malacqua, cronaca di quattro giorni di pioggia a Napoli
Wladimir Luxuria nasce a Foggia il 24 Giugno 1965. Nella sua città natale comincia
subito ad organizzare feste nella prima (ed
unica) discoteca trasgressiva, il “Dirty Dixy
Club”. Dal 1982 tiene i suoi primi spettacoli sia alla “Taverna del Gufo”, sia in pubbliche piazze. Canta e recita dovunque: in
radio, in televisione, in discoteca, in teatro,
in piazza. Nel frattempo, però, non tralascia il suo impegno per i diritti civili e di
cittadinanza delle persone omosessuali.
Alle elezioni per la XV legislatura viene
eletta nelle liste di Rifondazione Comunista: la sua candidatura aveva suscitato perplessità nei settori moderati e conservatori
dell’Unione Europea. Intanto, è diventata il
primo onorevole transessuale della storia
d’Italia! Luxuria si definisce “transgender”
perché non riconducibile al sesso femminile
né a quello maschile: non si identifica nella
parola “transessuale” non avendo mai cambiato sesso mediante operazione chirurgica.
Domande chiare e risposte sincere. Ti senti
più scrittrice, più autrice o più attrice?
Sì, certamente. Mi sento una persona che ha
sempre fatto dell’Arte, Arte impegnata che
spinge alla riflessione.
Il mondo dello spettacolo vede regnare
sovrana la falsità, l’invidia, la gelosia: hai
amici sinceri? Nel “dorato” mondo dello
spettacolo c’è più fede o più superstizione?
In 10 anni di Direttrice del “Muccassassina”
ho sempre dato il palco a tutti, a gruppi
emergenti, a persone che volevano dire
qualcosa: ma non ho mai sofferto della
“sindrome della primadonna”. Se gli altri
ricevano applausi, devi lavorare di più per
averne anche tu. Ci sono artisti che si fanno
il segno della croce prima dell’inizio ed altri
che credono a tutta una serie di azioni scaramantiche.
Credi in Dio? La tua preghiera preferita?
Che cos’è l’Amore per te?
Dio è Amore e per questo credo in Dio! Non
ho una preghiera preferita: mi piacciono
tutte quelle che inneggiano all’Amore, alla
convivenza, alla Pace. Mi piace il “Padre
Nostro”, soprattutto quando ci ricorda che
non tutti hanno il pane quotidiano… Generosità, speranza, condivisione, solidarietà,
aiuto, comprensione. Non solo, purtroppo…
C’è qualcosa che ti è mancato nella vita?
Cosa ami in un uomo ed in quale ordine?
Come dev’essere il tuo uomo?
La cosa che mi è mancata è una relazione
fissa con un uomo. Amo il senso pratico delle cose. Una volta avrei detto “la perdita
della mia libertà”. Oggi non più. Oggi sì, mi
sento più pronta. Non ho un modello estetico preciso; voglio semplicemente un uomo
che si innamori di me, abbia un po’ di pazienza, che sopporti la mia fama, che sia
semplice, non politico.
Nella preparazione di uno spettacolo qual è
il momento più esaltante (la prima lettura, le
prove, la recita, il primo applauso, gli applausi finali)?
Bella domanda. Di sicuro la prima lettura,
poi c’è l’emozione del veder crescere il lavoro. E, poi, gli applausi finali.
Quale domanda ti aspettavi ed, invece, non ti ho
fatto? Quale messaggio vuoi mandare ai lettori?
Nessuna. Tutte le domande erano giuste: ti
reputo una persona molto preparata! Il messaggio che vorrei lasciare ai lettori è quello
di leggermi con il cuore, così come ti ho
parlato adesso.
Buon viaggio, cara Wladi, sui treni e sugli
autobus della Vita.
Emilio Vittozzi
La prova costume? Le migliori app
Gli utili software per perdere peso grazie allo smartphone
Il tepore delle giornate e l'approssimarsi
della primavera non per tutti rappresentano
un buon motivo per essere allegri, in particolar modo per chi in inverno, protetto dal maglione e dal giubbino, ha messo su qualche
chilo e teme la fantomatica "prova costume".
Nessun problema, il nostro smartphone potrà
tornarci utile anche per rimetterci in forma.
Le app per la dieta sono tantissime, in buona
parte gratuite ed adatte sia per iPhone che
per Android. Partiamo da Peso Ideale, un'applicazione per il calcolo dell’indice di massa
corporea che sarà di sicuro supporto ad altri
metodi dimagranti per mantenere in costante
aggiornamento i progressi. Melarossa è un
software che promuove un percorso scientifico e sicuro, sviluppato da un team di esperti
nutrizionisti e dietologi sotto la supervisione
da parte della Società Italiana di Scienza,
basato sulla dieta mediterranea. La promessa
è quella di far perdere un chilo di massa
grassa a settimana, seguendoci lungo tutto il
percorso. Meal Snap, invece, registra giorno
per giorno le calorie ed i macronutrimenti
ingeriti, partendo semplicemente da una foto
ed una piccola descrizione di quello che si
mangia. Per chi ama gli hamburger, Fast
Food Calorie Counter offre un database di
informazioni nutrizionali con circa diecimila
voci di menù dei 73 fast food più noti sul pianeta. 40-30-30 non sono di certo le misure
che promette di raggiungere questa app, ma
è semplicemente un modo alternativo di chia-
mare la meglio conosciuta Dieta a Zona. Con
questo software si potranno calcolare, in modo veloce, i famosi blocchetti inventati dal
Dott.Barry Sears. Lose it! è un'applicazione
che permette di creare un piano dieta attraverso il bilanciamento dell'apporto calorico e
dell'esercizio quotidiano. L'analisi dei progressi arriverà direttamente via mail. Il contacalorie di Fatsecret, invece, non si limiterà a
calcolare solo le calorie assimilate, ma, utilizzando un database degli alimenti, saprà fornire anche le quantità di carboidrati, proteine e
grassi. My Fitness Pal, infine, è un contacalorie che vanta un database di oltre 3 milioni di alimenti, oltre ad uno scanner di codici a
barre che permette di trovare facilmente i
valori nutrizionali dei propri prodotti preferiti. Non dimenticandoci che lo sport è elemento basilare per ogni progetto di dimagrimento, nonché complemento immancabile per
una dieta, bisogna evidenziare come anche
nel fitness può aiutarci il nostro smartphone.
Runstatic permette di tracciare i percorsi di
running e di monitorare e condividere le
proprie performance. L'app si è evoluta nel
tempo e prevede versioni anche per la bicicletta, lo sci e l'allenamento in palestra.
Per chi ha il passo meno veloce esiste Accupedo, un pedometro che è un utile contapassi
capace di monitorare le nostre passeggiate
calcolando le calorie consumate ed i chilometri percorsi. Chrunch Fu, invece, è una sorta
di "addominalometro" in grado di rilevare il
movimento del crunch valutandone i risultati.
Anche la Nike ha sviluppato una app per il
fitness. Nike Training Club vanta un programma costruito sulla base di allenamenti seguiti
da atleti di fama internazionale ed è possibile
scegliere tra più di novanta addestramenti in
compagnia di Maria Sharapova, Li Na ed altre
star. Insomma, ce n'è davvero per tutti i gusti,
e se pensate di aver chiesto troppo al vostro
fisico, c'è anche Digifit, un cardiofrequenzimetro che controlla il battito del cuore e la
pressione sanguigna. Non resta che memorizzare la chiamata di emergenza!
U.E.
Suggestivo, inquietante, onirico, rivoluzionario sotto certi punti di vista. Sto parlando
del libro di Nicola Pugliese “Malacqua”.
Quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario”, edito da Pironti. Ho cercato questo libro per molti anni. A Napoli,
nel paese era quasi impossibile trovare
questo testo, anche in fotocopie. Alle stampe la prima volta nel lontano 1976 per la
casa editrice Einaudi, in una leggendaria
collana di scritture sperimentali curata da
Italo Calvino, l’autore de “Le città invisibili” aveva chiesto a Pugliese delle modifiche al romanzo che non accettò. Dal 2013
questo libro è ritornato sugli scaffali grazie
all’editore napoletano Tullio Pironti, nella
mia libreria grazie ad un gradito regalo
della mia amica Marcella Amato che, conoscendo la mia disperata ricerca, non appena l’ha trovato, ha deciso di regalarmelo:
mai regalo fu così gradito! Un libro potente
e magico con una forza unica. Di solito
quando un libro mi piace lo divoro. Questa
volta non è stato così. Un libro complesso
per la sua scrittura, punteggiatura, periodi
lunghi e bello proprio per questo. Un testo
che sembra scritto su un pentagramma per
com’è musicale. Tante ripetizioni di frasi,
parole, modi di dire che t’invitano a soffermarti a ogni capoverso. A leggere a rileggere per la forza di una scrittura, di una
lingua che entra. Quattro giorni di pioggia
e l’apocalisse si abbatte su Napoli, un po’
come oggi. "Ed attraverso il vetro della
finestra grigi pensieri fumiganti ad inseguire il mare, Santa Lucia ristretta nelle
spalle, le mani in tasca, ad ascoltare il silenzio del suo silenzio, le raffiche del vento
che veniva, e queste foglie ritorte nella
strada, dentro l’asfalto. Dalla strada solitudine graziosamente se ne discende al mare, con gozzi malandati, luci sfrangiate, e
navi in lontananza, punta della Campanella, e Capri, la gran massa di Capri distesa
a ricordare, estranea alla città come torre
indecifrata, vicina sì, quanto vicina, e lontanissima, pure, con storie scolorite d’imperatori e donne, con cargo tremolanti
dell’Oriente e dell’Africa, e granaglie, carichi di mais, ferro, sabbia dorata". Italo
Calvino ha scritto che Malacqua è un libro
"che ha un senso e una forza e una comunicativa" e ha indicato nel romanzo corale di
Matilde Serao una precisa relazione. Protagonista di questo piccolo gioiellino è Napoli, le sue acque, le sue cavità, le sue storie, le sue voci di dentro. Un racconto che
attraverso le vite, le storie agitate, frenetiche, insoddisfatte, talvolta inconcludenti e
disordinate di uomini tra le altre quella di
un giornalista, Andreoli Carlo, che cerca di
trovare, di dare un senso a ciò che sta accadendo in un giorno di apocalisse in una
città che frana, che si allaga, che ha paura.
Bastano quattro giorni di pioggia intensi,
ieri come oggi, e Partenope arranca. Nel
libro la pioggia non provoca solo disagio e
morte ma anche eventi inusitati, presagi,
ammonimenti. Una sorta di “horror” in
salsa napoletana, un “horror” psichico e
interiore. A franare sono gli animi in attesa
che si verifichi un accadimento straordinario. Ci sono voci misteriose che provengono da Castel dell’Ovo, c’è l’enigma di tre
bambole, il mare che insegue i ragazzi nei
bassi, monetine da cinque lire che suonano. Tutto in attesa che si verifichi un accadimento straordinario mentre nel consiglio
comunale si parla “difficile”, dove c’è connivenza tra maggioranza e opposizione. La
paura assale anche Andreoli mentre si rade. L’acqua scorre, sul pennello la schiuma, Carlo aspetta l’evento che non si sa
bene quando accadrà, cosa farà, ma di
sicuro produrrà qualche cosa d’irragionevole, irrimediabile. Il mio amico Giuseppe
Pesce, studioso, ricercatore della letteratura italiana, in un saggio prima, "Napoli, il
Dolore e la Non-storia: Malacqua di Nicola
Pugliese”, e in un documentario dopo
"Tutto il resto è Malacqua: La versione di
Nick Pugliese" definisce questo libro
straordinario, un piccolo capolavoro del
secondo Novecento e ha ragione. Quattro
giorni di pioggia alimentano una suspense
da libro giallo, applicata alle ragioni dell'esistenza con un autore che riprende e rinnova gli umori sanguigni, il gusto del fantastico, trattandoli con una consapevolezza
lucida, quasi crudele. “…e questa faccia
immobile ammiccante se ne restò a guardare, che stupido, Dio mio, che stupido.”
Tonino Scala
Impariamo a conoscere l’Arabo
Primo step: l’alfabeto e le sue caratteristiche fondamentali
Cominciamo a conoscere l'alfabeto arabo, riepilogando prima alcune caratteristiche fondamentali della lingua. L'arabo è composto da ventotto
grafemi (o lettere), è sinistrorso, corsivo e consonantico (le vocali brevi vengono spesso omesse
nella scrittura).
Partiamo dal sistema vocalico. L'arabo ha soltanto tre vocali - a/i/u che si sdoppiano in
brevi e lunghe. Le
vocali brevi vengono indicate attraverso segni diacritici.
Avremo, pertanto,
la a (fatha) quando
troveremo il segno
(') collocato sopra
la consonante, viceversa, avremo la i
(kasra) quando lo
stesso segno sarà
posto sotto la consonante e infine la u
(damma)
quando
troveremo il segno ( ( ُ◌sopra la consonante. La
tre vocali lunghe (sempre trascritte nei testi) dovranno avere un suono più prolungato rispetto
alle vocali brevi e sono : la a (alif) che si scrive (
,(‫ا‬la i (ya)- ( (‫ي‬e infine la u (waw) - .(‫)و‬
Soffermiamoci, adesso, su un gruppo di cinque
lettere dell'alfabeto simili per struttura, ovvero,
[b], [t], [th], [n], [j]. Avremo, quindi, la lettera ‫ب‬
)ba) il cui suono è come la lettera b italiana. La ‫ت‬
)ta) il cui suono è come la t italiana. La ) ‫ث‬ta) il
cui suono è come la th inglese di think. La ‫ن‬
)nun) il cui suono è come la n italiana. Infine,
la) ‫ي‬ya) che chiude questo gruppo di lettere e può
indicare sia la vocale i lunga, come abbiamo
visto precedentemente, oppure la consonante y. È
doveroso precisare che a seconda della posizione
che occupa all'interno della parola
(iniziale, mediana,
finale o isolata), la
lettera assume una
forma lievemente diversa. Ora,
prendiamo come
esempio la lettera ) ‫ب‬ba) [b] e
uniamola
prima
con le vocali brevi
e poi con le lunghe otterremo: ‫ب‬
َ
‫ب‬
(ba)
ِ (bi) ُ‫ب‬
(bu) - ) ‫با‬baa) ‫بي‬
(bii) ‫(بو‬buu). Lo
stesso procedimento sarà valido con tutte le altre
consonanti. Per concludere la prima lezione,
scriviamo alcune parole (di uso più comune) che
contengono queste lettere: ‫(اب‬ab) padre- ‫بِنت‬
(bint) figlia, ragazza - ‫(إبن‬ibn) figlio. ‫(انا‬io) ‫بَيت‬
(bayt) casa. Memorizzatele per poi riprendere
l'alfabeto con un altro gruppo di lettere nella
prossima lezione.
Corinne Bove
Mitridate al Congresso
Eav, continua la fiction degli amministrativi
Esuberi – riqualificati – carenze. E la contraddizione regna
Non ricordo più quanti Congressi ho ''vissuto''. Certamente
tanti! Questa volta l’assise della U.I.L.T mi vedrà spettatore
e non “parte attiva” (Oddio, non pensate chissà quali cose,
ma almeno avevo un cartellino colorato col quale partecipare alle votazioni) cioè delegato. Credo che ognuno di noi
abbia partecipato nel corso della vita a ''riunioni'', più o meno importanti, tali da decidere linee di comportamento dei
convenuti (o dei rappresentati da essi) per un lasso di tempo
definito. Chissà perché tutto questo mi porta in mente Mitridate, o meglio quella condizione alla quale il re degli Unni ha dato
il
nome “MITRIDATISMO''. Tutti sappiamo la storia del re bambino,
erede al trono di un popolo turbolento, in tempi tuttaltro che tranquilli. Pare che il
precettore del piccolo Mitridate, per scongiurare la possibilità di un avvelenamento
del bimbo erede, somministrasse a questi piccole dosi di veleno in misura sempre
crescente fin quando ne divenne immune. Quando si è più giovani (o meno vecchi)
il pensiero del prestatore d'opera, cioè il lavoratore, nell'espletare la sua abilità,
qualunque essa sia concettuale o manuale, visto che tale “opera'' viene espressa in
contesti organizzati e perciò gerarchizzati, ha di fatto la necessità di operare in un
contesto dignitoso. Non si può svilire se stessi per restare soggetti e non oggetti!
Affinché questo avvenga, necessitano opportuni comportamenti singoli che interagiscano con gli altri soggetti lavoranti e con le controparti. Col passare del tempo,
quando si è più vecchi (o meno giovani), avendo ormai alle spalle un lungo tempo di
“dignità'' si affianca a questo bisogno anche quello della ''speranza''. È "proprio cosi”! Col tempo si diventa meno egoisti, si comincia a preoccuparsi di coloro che verranno. Quello che troveranno è frutto di ciò che abbiamo fatto, ce ne verranno
“benedizioni'' o “maledizioni” e poi è diritto di chi segue nel provare a migliorare le
cose rispetto a quello che trova, anche ammesso (e non concesso) di trovare situazioni buone.
Perciò è inutile pensare a quanto di innovativo ci sia stato nell’organizzare i lavoratori, nel collettivizzare le loro necessità per renderli più forti. Il momento più importante per chi c'è, per chi verrà, sono i congressi delle OO.SS., di quella bella invenzione, checche' se ne dica tutt'altro che obsoleta, nonostante la presunta''vetustita''.
Io mi auguro che tutti i delegati ai congressi U.I.L.T., ad ogni livello, tengano in
egual misura conto dei ''diritti''. Essi sono la ''dignità'', di pari passo ed importanza ci
si ricordi della ''speranza''. Essa è la forza propulsiva. Un rischio esiste ed è quello
dell'abitudine, come Mitridate al veleno noi tutti ai congressi, tesi congressuali fatte
solo per essere applaudite e non ''ragionate'' dall’assise. Forse i riti di questi incontri, la loro liturgia induce alla leggerezza, ben venga, non si vive di solo pane, i lavoratori hanno il diritto di essere ''felici''! L'importante è che l'aspetto ''ludico'', tipico
dei posti in cui si assembrano persone ''libere'' dal pensiero ''acuto'', non prenda il
sopravvento sulla strategia da condividere. I lavoratori rappresentati ne hanno''diritto''. La loro ''felicità ''dipende da questo! Allora facciamo in modo che non accada
quel che mi disse un caro amico siciliano: <<Ce fici u caddru>>, ci feci il callo. Non
mitridiamizziamoci rendendoci refrattari, facciamo che l'abitudine non ottunda la
nostra capacità di ''fare'' sindacato. Che ogni luogo di incontro tra lavoratori diventi
una serra dove coltivare la ''speranza'', profumata pianta coi rami carichi di dolci e
giusti diritti, fatti per nutrire la ''dignità'. Un buon lavoro ai compagni U.I.L.T, impegnati nel rappresentare i lavoratori nei nostri congressi.
Vi saluto e sono
l’Autoferroagricolo
Eredità? Revoca dell’assegno di mantenimento
Nel tenore di vita rientra anche il patrimonio personale
Con la sentenza n. 11797 del 27/05/2014 la
Cassazione ha stabilito che se la moglie, a
cui l’ex marito versa mensilmente l’assegno di mantenimento, riceve, dopo la separazione, una consistente eredità, può
perdere il diritto a ricevere le somme di
denaro fissate allo scopo di garantire
all’ex coniuge il medesimo tenore di vita
di cui godeva durante il matrimonio. Secondo i giudici della Suprema corte: per
la determinazione dell’assegno di mantenimento, i beni acquisiti per successione
ereditaria dopo la
separazione, possono essere presi
in considerazione
ai fini della valutazione della capacità economica del
coniuge onerato.
In generale, ricorda la sentenza,
l’assegno divorzile, va determinato
«verificando l’inadeguatezza
dei
mezzi del coniuge richiedente, raffrontati
ad un tenore di vita analogo a quello avuto
in costanza di matrimonio e che sarebbe
presumibilmente proseguito in caso di
continuazione dello stesso o quale poteva
legittimamente e ragionevolmente configurarsi sulla base di aspettative maturate
nel corso del rapporto». A tal fine, dunque,
«il tenore di vita precedente deve desumersi dalle potenzialità economiche dei
coniugi, ossia dall’ammontare complessivo dei loro redditi e dalle loro disponibilità patrimoniali». In altre parole, secondo i
giudici della Cassazione se il coniuge,
dopo la separazione, già dispone di redditi propri tali da assicurargli la condizione
di “benessere” matrimoniale, difficilmente
i giudici potranno procedere al riconoscimento del diritto al mantenimento. Con la
conseguenza che si può perdere il diritto
all’assegno di mantenimento se, a seguito
di un lascito ereditario successivo alla separazione, il tenore di vita dell’ex coniuge
migliori sensibilmente. In tal caso, il coniuge obbligato al versamento dell’assegno
non potrà sospendere, in autonomia, il pagamento
suddetto, ma dovrà
comunque
ricorrere al giudice perché faccia
cessare l’obbligo
in questione. Infatti, sia per la revisione che per la
revoca del mantenimento bisogna
passare attraverso
il Tribunale e dimostrare che l'ex coniuge
non abbia più bisogno della cifra stabilita
al momento del giudizio di separazione.
Riduzione dell’importo che, ricordiamo,
può essere riconosciuto anche quando vi è
un peggioramento sensibile della situazione economica dell’ex coniuge tenuto al
versamento dell’assegno di mantenimento
o versi in condizioni di salute tali da comportare crescenti spese a suo carico per le
cure destinate a contrastare l'avanzare
delle patologie (Cass. n. 927/2014).
Avv. Antonietta Minichino
Lo so. Lo capisco. Credevate fosse finita la
fiction dell'anno dell'EAV: “Riqualificati in
luglio”. Credevate che dopo l'ods 103 e poi il
104 e poi tutti gli altri di cui non riesco più a
tenere il conto neanche con un complicatissimo algoritmo matematico, la parola The end
fosse posta a chiusura… No. L'EAV è come la
RAI, ci tiene ai propri abbonati. E, avendo avuto sentore che ormai ci si era appassionati alle
intricatissime trame della riqualificazione più
pazza del modo, ha deciso di concedere una
nuova (e forse non ultima) puntata a questa appassionante storia. Riassunto (breve, non temete) delle puntate precedenti. Luglio 2013: esuberi tra gli amministrativi. Prego, si scende.
Abbandonate scrivanie e pc e andate a prendere un po' d'aria in strada, che vi fa bene.
Agosto 2013: si scende, si risale, ci si nasconde. Corsi, varchi, treni, uffici. C'è chi arriva, chi
resta, chi scappa e chi copre chi scappa. E poi
settembre ed ottobre e novembre e via così, i
mesi passano e i 116 esuberi non sono più 116. E
le “ri-qualifiche” diventano ballerine. Non si sa
più bene chi sta
dove e per quanto e
se ci rimane. Conclusione dei fatti, a
subire la kafkiana
metamorfosi professionale sono più o
meno in 40. Beh.
Questo è quanto…
No, dice un proverbio (o una citazione
telecinemusicale,
non ricordo bene):
'a terza parte è bella
e l'è vede! Ed eccola giunta la terza parte. Il 2 maggio scorso,
con avviso al personale n. 5, l'EAV, nella persona del commissario ad acta Pietro Voci lancia una richiesta “... per l'espletamento delle
attività, e per l'attuazione del suo piano, si
avvarrà di personale che funzionalmente dipende dalle UU.OO Amministrazione, Gestione Tesoreria, Controllo di Gestione ed Audit,
ICT sistemi informativi ed Affari Legali. Pertanto, al fine di rendere immediatamente operative tali attività, oltre a quelle già normalmente svolte dalle richiamate UU.OO., è necessario prevedere l'impiego di personale, in
aggiunta a quello già utilizzato, per un periodo iniziale di sei mesi prorogabili. A tal fine si
ricerca personale...” Figure professionali da
impiegare presso l'U.O. Amministrazione con
parametro pari o inferiore al 193; Figure professionali da impiegare presso l'U.O. Gestione tesoreria Amministrazione con parametro
pari o inferiore al 193; Figure professionali da
impiegare, attualmente inquadrato in figura
professionale con parametro pari o inferiore
al 193, presso l'U.O. Controllo di Gestione
Audit Interno; Figure professionali da impiegare presso l'U.O. ICT Sistemi Informativi
Gestionali ed Help Desk Amministrazione con
parametro pari od inferiore al 193; Figure
professionali da impiegare presso l'U.O. Affari Legali con parametro pari o inferiore al 193.
Servono 24 teste pensanti (da aggiungere a
quelle che già pensano negli uffici ma che,
evidentemente, non pensano abbastanza).
Manca personale amministrativo, pare. Ci
sono vacanze che bisogna colmare con il reintegro di agenti che si ritrovino in possesso di
cultura economico-legale e che possano aiutare il commissario di cui sopra ad espletare
una serie di mansioni. Mansioni per le quali
pare non sia più sufficiente il numero di addetti già esistenti. La ricerca è interna all'azienda, tra i circa 2300 dipendenti della ormai
“fusa” società su ferro. Si sottolinea che questo non comporterà “costi aggiuntivi”. Che le
finanze sono sempre scarse… Allora, c'è qualcosa che non torna. Neanche 12 mesi fa c'erano 116 esuberi tra gli amministrativi. Troppi
“colletti” bianchi ad affollare le stanze dei
palazzoni aziendali. Sfaticati amministrativi da
mandare al front-office. Doppioni professionali
che andavano sfrondati. Troppe sedie occupate
e troppi treni vuoti.
La controlleria da
rinfoltire. Passano
pochi mesi e il
commissario
si
accorge di aver
bisogno di quelle
stesse teste pensanti (che 12 mesi
fa pensavano poco
e che, evidentemente, col passare
del tempo hanno
acquisito di nuovo
la facoltà di ragionare, o ragionare meglio) che dovevano
prendere un po' d'aria… Quasi quasi, facciamo scendere pure qualcuno dai treni ,poiché
senza risorse non quadrano i conti negli uffici.
C'è qualcosa che non torna, già. Molte le cose
che non tornano. Oltre ai numeri (con quelli
non si è stati bravi sin dall'inizio) qui non torna proprio la strategia aziendale. Non tornano
certe affermazioni e non tornano alcune scelte. L'unica cosa a tornare sarà un piccolo numero di ex esuberanti ormai non più tali. Che
la professionalità di questi ultimi fosse presente, anche qualche mese fa, questo non lo si
mette in dubbio, anche se pare che all'epoca,
chi di dovere, non se ne sia accorto. Questo non
è da mettere in discussione. Ciò che sarebbe
auspicabile è ricevere una spiegazione a questa
mancanza attuale, vista la presunta
“abbondanza” passata. E, intanto, i quasi pensionati e scalcagnati treni arrancano e si affannano, fermandosi ogni tanto e lasciando in
lunghe attese gli ormai esasperati viaggiatori.
Ma questo, pare, sia un altro film. Un film che
non attira tanto gli spettatori. C'è qualcosa che
non torna, già. Speriamo che non si arrivi
all'ultima corsa. Nel delirio di una ferrovia che
quasi non c'è più…
Alessandra Troiano
Periodico d’informazione della UILTrasporti Campania
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