SISTRI, GESTIONE DEI RIFIUTI E RAEE LE NOVITÀ DELLA LEGGE COMPETITIVITÀ (DECRETO 91/14) Obbligo per il Ministero dell’Ambiente di provvedere ad ulteriori semplificazioni del Sistri. Sui Raee modifiche al D.Lgs. 49/2014 e in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di finanziamento Sistri, procedure semplificate di recupero, utilizzo dei materiali di dragaggio,combustione di sfalci e potature, procedure semplificate di recupero negli Impianti Aia, test di cessione per le procedure semplificate di recupero, miscelazione di rifiuti. E poi ancora: adempimenti amministrativi in relazione alle spedizioni transfrontaliere, semplificazione per gli imprenditori agricoli produttori iniziali di rifiuti pericolosi, contributo ambientale per la gestione degli pneumatici fuori uso, Raee, materie prime secondarie per l'edilizia. Su queste materie in tema di rifiuti è intervenuto il decreto Competitività - decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, coordinato con la legge di conversione 11 agosto 2014, n. 116, recante: «Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonche' per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.» a pag.12 ARPAC PRIMO PIANO Sicurezza sul lavoro: corso di formazione Il secolo dei “rifugiati ambientali” Un rapporto indaga il nesso tra le catastrofi naturali e le guerre A metà settembre l’Arpac ha ospitato tre giornate di formazione riservate ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls in acronimo). Vi hanno preso parte, come discenti, Rls di svariate Arpa, oltre che di Aziende sanitarie locali, non solo campane. Mosca a pag.7 Nel 2013 i cosiddetti “eventi estremi” hanno costretto 22 milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Lo rivela il rapporto annuale del centro studi norvegese International Displacement Monitoring Centre, che inoltre precisa come la stragrande maggioranza dei profughi, 19 milioni, provenga dall’Asia. Nell’anno passato sono stati 600 i disastri ambientali, in gran parte terremoti e tifoni, che hanno messo in ginocchio una consistente fetta della popolazione mondiale. Martelli a pag.2 “ Settembre, andiamo…” Verso la vendemmia Giovan Francesco Araldo a Napoli NATURA & BIODIVERSITÀ Un nuovo database per la biodiversità Ogni giorno sulla Terra scompaiono circa 50 specie, tra flora e fauna, per un totale di 18.250 specie all’anno. E’ un ritmo elevatissimo, 100-1000 volte superiore rispetto a quello ritenuto “naturale”. Buonfanti a pag.8 AMBIENTE & SALUTE SCIENZA & TECNOLOGIA Tutti a scuola per l’ambiente! Paparo a pag.9 Un traguardo raggiunto a costo di lotte sindacali e tanti sacrifici. Ecco, l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, si può sintetizzare così. Già la minoranza PD ha presentato diversi emendamenti al Jobs Act, firmati da una quarantina di senatori, nonché uno all’art. 18, per cui Pier Luigi Bersani, prendendo le distanze dalla proposta del Governo di abolire la norma per i neoassunti... La nostra terra (la Campania Felix) è stata da sempre sinonimo di uva e di vino. Immagini e testi già nel periodo greco ci tramandano la storia di questo legame forte e profondo che, nonostante tutto, non si è ancora spezzato. Plinio aveva scritto la storia delle nostre viti, della grande varietà delle nostre uve e dei metodi che caratterizzavano la produzione dei vini: letteratura, scienza e religiosità (prima pagana e poi cristiana, con tutti i significati che il vino assume con Cristo) si fondono... De Crescenzo-Lanza a pag.13 Che fine farà l’articolo 18? Ferrara a pag.18 Più che un semplice viaggiatore, il gesuita Giovan Francesco Araldo (circa 1528-1599) si può considerare un vero e proprio napoletano d’adozione. La scheda redatta su di lui nel Dizionario Biografico degli Italiani attesta che l’Araldo nacque a Cagli, cittadina marchigiana all’epoca appartenente al ducato di Urbino. Trasferitosi a Roma, venne accolto nella Compagnia di Gesù dallo stesso Ignazio di Loyola il 24 gennaio 1551. Terzi a pag.15 Dignità è uguaglianza della persona umana Tafuro a pag.19 Il secolo dei “rifugiati ambientali” Un rapporto indaga il nesso tra catastrofi naturali e guerre Giulia Martelli Nel 2013 i cosiddetti “eventi estremi” hanno costretto 22 milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Lo rivela il rapporto annuale del centro studi norvegese International Displacement Monitoring Centre, che inoltre precisa come la stragrande maggioranza dei profughi, 19 milioni, provenga dall’Asia. Nell’anno passato sono stati 600 i disastri ambientali, in gran parte terremoti e tifoni, che hanno messo in ginocchio una consistente fetta della popolazione mondiale. L’evento più catastrofico è stato il tifone Hayan che nelle Filippine ha costretto alla migrazione 4,1 milioni di persone. Anche se in misura ridotta, i disastri naturali non hanno risparmiato i paesi industrializzati: “il tifone Man nella regione giapponese di Chubu ha fatto 260mila profughi”, si legge nel rapporto, “mentre i tornado in Oklahoma oltre 218mila. In Europa le cose sono andate meglio, poiché ‘soltanto’ 149 mila cittadini sono stati costretti a evacuare. In partico- lare la gran parte degli abbandoni forzosi sono avvenuti per colpa delle inondazioni avvenute in Germania, Repubblica Ceca e Gran Bretagna”. A destare maggiore scalpore il collegamento evidenziato dal rapporto tra disastri ambientali e conflitti armati: il dato che sancisce senza alcun dubbio che ci troviamo nel bel mezzo di una “guerra ambien- tale” è che secondo gli studi norvegesi, tra il 2008 e il 2012, in 33 dei 36 paesi in cui ci sono stati conflitti armati sono avvenuti anche dei disastri ambientali. In uno scenario del genere parlare di disastri naturali potrebbe non essere così scontato. Nel pianeta è in atto una guerra ambientale che viene combattuta a colpi di terremoti, tifoni e inondazioni, come se la Terra, stanca di subire soprusi ed angherie da parte dell’uomo, si ribellasse con veemenza nel tentativo, purtroppo vano, di ristabilire l’ordine primordiale. Anche se ormai c’è un ampio consenso dell’opinione scientifica internazionale sul fatto che un aumento dei rischi ambientali è strettamente collegato al cambiamento climatico conseguenza delle attività umane, c’è meno accordo su quali saranno i probabili impatti sulle attività umane compresa la migrazione umana. Di fronte all’impatto delle catastrofi che ogni anno colpiscono la Terra non sempre è possibile adattarsi e spesso milioni di donne, uomini e bambini sono costretti a fuggire dai propri Paesi in cerca di condizioni di vita migliori e più salubri. Questi sono i migranti ambientali. Le previsioni per il futuro sono alquanto allarmanti. Secondo lo scienziato Mayer,entro il 2050 si raggiungeranno i 200-250 milioni di rifugiati ambientali e secondo il Programma delle Nazioni Unite sull’ambiente (UNEP) nel 2060 in Africa ci saranno circa 50 milioni di profughi climatici. Ancora più pessimiste, le stime del Christian Aid che prevede circa 1 miliardo di sfollati ambientali nel 2050. È importante che le istituzioni e i cittadini di tutto il mondo comprendano l’interdipendenza che lega le comunità umane e il loro ambiente di vita ma anche le comunità umane tra loro. Azioni europee per la difesa delle coste e del mare La mappatura dell'uso del mare a sostegno del turismo costiero Angelo Morlando Il nome è un pò complesso: COM(2014) 86 - Final - “A European Strategy for more Growth and Jobs in Coastal and Maritime Tourism”. In sintesi, è la nuova strategia europea a sostegno del turismo costiero e marittimo in tutta Europa con un obiettivo comune: "rilevare le potenzialità di crescita sostenibile del turismo costiero e marittimo e creare posti di lavoro, garantendo contemporaneamente la difesa delle coste e la tutela del mare". L'Italia ha uno sviluppo costiero di circa 7.500 km, quindi, potrebbe ricavare i maggiori benefici da tale iniziativa e le istituzioni dovrebbero raccogliere la sfida per consolidare la posizione del settore (è giusto ricordare che l'Italia eccelle nel settore portuale e turistico costituendo, di fatto, una delle prime "economie blu" a livello europeo e mondiale). La strategia si svilupperà tramite 14 azioni in cui tutte le istituzioni, nazionali e locali, unitamente agli operatori del settore, avranno un ruolo fondamentale nell'attuazione degli interventi, con la possibilità di integrarli con ulteriori iniziative pubbliche e private. La nuova strategia va al passo con l'approvazione della Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM) che è un ulteriore tassello per la "economia blu" e per la politica marittima integrata dell’Unione europea. Il Piano consentirà di comprendere pienamente la reale distribuzione delle risorse marine e offrire agli investitori maggiori certezze in merito alle prospettive di sviluppo economico, soprattutto perché è recentissima la buona notizia che le riserve marine di pesce siano circa 10 volte superiori alle stime più ottimistiche fatte negli ultimi anni. Ciò non significa che bisogna abbassare la guardia... Il PSM aiuterà a sviluppare ulteriori piani per favorire un migliore coordinamento delle diverse attività che si svolgono in mare come la pesca, gli impianti di acquacoltura e per promuovere ulteriori zone marine protette. Sarà possibile anche supportare la realizzazione e la regolamentazione di infrastrutture marittime quali cavi, condutture, rotte di navigazione, impianti per l'estrazione di petrolio e gas naturale e impianti eolici. La nuova direttiva contribuirà a evitare potenziali conflitti tra i vari usi del mare e a creare un contesto stabile e attraente per gli investitori, favorendo in tal modo una crescita sostenibile. La direttiva stabilisce una serie di requisiti minimi per l’elaborazione di piani nazionali di gestione dello spazio marittimo, nei quali saranno individuate tutte le attività umane esistenti, tenendo conto delle interazioni terra-mare, nonché le modalità più efficaci per la loro gestione. Si può parlare di un piano "epocale", perché costituirà la prima vera mappatura dell'uso del mare. SOS clima: alto il rischio di inondazioni Uno studio di Climate Central disegna preoccupanti scenari in tutto il mondo Paolo D’Auria Nuovo grido di allarme lanciato dagli esperti di clima. Entro la fine del secolo, se le emissioni di CO2 continueranno ai ritmi attuali, circa 177 milioni di persone nel mondo che vivono in zone costiere potrebbero essere colpite da devastanti inondazioni provocate dall’innalzamento del livello dal mare. La maggior parte dei paesi a rischio è in Asia e nella classifica dei primi venti Paesi ci sono anche alcuni Europei, con l’Italia in ventesima posizione con l’1% della popolazione a rischio. Questi i dati contenuti da un’analisi di Climate Central, che modula le sue previsioni di pericolo sull’emissione nell’atmosfera di gas serra e sull’innalzamento del livello del mare e che ipotizza sino a 650 milioni di persone coinvolte a seconda della sensibilità del mare al riscaldamento. Sulla base dell’ipotesi ritenuta più ragionevole per entrambi i parametri si giunge alla conclusione che una persona su 40 vive in luoghi nel mondo dove si verificheranno inonda- zioni per colpa dei cambiamenti climatici. Globalmente, otto dei dieci grandi Paesi più a rischio si trovano in Asia. In termini assoluti sono i cinesi quelli che subirebbero più danni: da 41 a 63 milioni a se- conda dei parametri scelti. Nella top 20 dei paesi più esposti, sono inclusi tutti i continenti tranne l’Australia. Nelle prime dieci posizioni ci sono Paesi asiatici, fatta eccezione dell’ottavo posto occu- pato dall’Olanda. Che come Paese europeo è affiancato da Regno Unito, Germania, Francia e al ventesimo posto Italia. Nello Stivale, secondo l’analisi, più di 840.000 abitanti potrebbero essere a ri- schio inondazioni, numero che può salire a 1,1 milioni nel caso peggiore di innalzamento del livello del Mediterraneo. I Paesi Bassi, nonostante siano la nazione in assoluto più esposta al fenomeno (con il 47% della popolazione potenzialmente colpita), possiedono anche il sistema di dighe più avanzato al mondo, un dato questo che secondo i ricercatori taglia nettamente il livello di rischio per i suoi abitanti. Climate Central sottolinea anche che gli effetti più disastrosi del fenomeno saranno tangibili in molti Paesi che non hanno le maggiori responsabilità per quanto riguarda l’emissione di CO2. Sulla base dei trend “medi”, infatti, in Vietnam 23,4 milioni di persone saranno colpite da inondazioni regolari, stima che si attesta sui 10,2 milioni in Bangladesh, 8,2 milioni in Thailandia e 6,2 milioni nelle Filippine. Tra i maggiori inquinatori al mondo, la Cina è fortemente colpita in numeri assoluti ma non in percentuale (solo il 5%) invece negli Stati Uniti solo l’1% della popolazione rischia di finire “sott’acqua”. Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha avviato un piano di riqualificazione delle strutture impresenziate Le stazioni “solitarie” diventano centri di accoglienza e condivisione! Fabiana Liguori Le vecchie stazioni cambiano volto e tornano a essere “rumorose”. Ad annunciarlo il team Ferrovie dello Stato che ha avviato un piano di riqualificazione delle infrastrutture impresenziate. Ma cosa si intende per stazioni impresenziate? Tali stazioni sono funzionanti tramite il CTC, Controllo Traffico Centralizzato, attivato già dagli anni ’80 sulla linea Olbia-Macomer e nella cintura bolognese, ma tutte le operazioni tecniche riguardanti la circolazione dei treni vengono effettuate da un “posto di comando”, quindi in remoto. Da qui gli addetti ai lavori possono eseguire tutto ciò che occorre per gestire il traffico ferroviario di un certo numero di tratte. In queste strutture, quindi, non è presente alcun personale ferroviario. I treni passano, si fermano, le persone entrano ed escono dai locali. Ma nessun controllo, nessun punto di riferimento. Queste stazioni, nonostante non gravino economicamente con costi per le risorse umane, continuano comunque a rappresentare un notevole onere per le FS, visto che necessitano periodicamente di manutenzione e pulizia. Per ovviare a questo problema il Gruppo FS ha destinato queste strutture a tutte quelle realtà che offrono servizi (attività sociali, culturali,di assistenza e cosi via) ma che spesso faticano a tro- vare una sede: come, ad esempio, gli enti ed associazioni no profit. In cambio è richiesto agli stessi che si facciano carico della piccola manutenzione, della guardiania e della pulizia del fabbricato. In questo modo la collettività viene arricchita di strutture di servizio e di un minimo di “presenziamento indotto” della stazione, con positivi effetti anche in termini di qualità e decoro. Attualmente sono circa 1.700 le stazioni impresenziate della Rete Ferroviaria Italiana. Di queste, circa 345, corrispondenti ad una superficie di oltre 63.683 mq già sono state assegnate. È stato anche avviato un nuovo progetto di riqualificazione per il riuso socio-ambientale degli spazi grazie alla sottoscri- zione di Protocolli d’Intesa con la Regione Toscana, Legambiente, AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), CSVnet (Centri di Servizi per il Volontariato) e Legacoop Sociali. Fanno parte del Patrimonio FS, inoltre, 3.000 km di linee ferroviarie dismesse, di cui 325 km sono stati destinati a greenways: piste ciclabili e percorsi verdi accessibili a tutti, riservati alla mobilità dolce. Il Gruppo vuole, infatti definire un Piano Nazionale di Greenways, seguendo l’esempio di altre nazioni europee, come la Spagna, con il coinvolgimento delle Istituzioni, in particolare del Ministero dell’Ambiente, delle Regioni, degli Enti Locali e delle principali Associazioni ambientaliste. Decreto Sblocca-Italia: quale futuro per Bagnoli? Fabio Cuoco Quando, durante il periodo di ferragosto, il Premier Renzi aveva garantito a Napoli ed al suo sindaco Luigi De Magistris, di reperire risorse finanziarie per attuare la bonifica del suolo e dei fondali di Bagnoli, forse il tema riguardante il commissariamento della zona ex Italsider non era stato quale impone la rimozione della colmata ed il ripristino della linea costiera: “Il governo – ha dichiarato Massimo Di Dato, portavoce dell’Assise – prima ancora di stanziare le risorse per la bonifica, si arroga il diritto di calpestare le norme di tutela ambientale ed i piani urbanistici, per imporre un intervento edilizio di cui si delinea già l’impronta specu- nei giorni scorsi si è recato a Napoli, presso la sede regionale del Pd. “Dispiace che De Magistris abbia delle remore all’arrivo del commissario – ha ammesso De Caro – ma si dovrà adeguare ad un provvedimento che servirà a sveltire le procedure”, ed, alla domanda sui poteri decisionali del primo cittadino in merito alla questione, il sottosegreta- Partenope ha accolto la “Regina dei mari” Domenico Matania affrontato adeguatamente, tanto che, la notizia dell’imminente nomina di un membro decisionale esterno, ha fatto sobbalzare il primo cittadino partenopeo, il quale ha subito allertato l’ANCI, evidenziando “la pericolosità di questo provvedimento che oggi riguarda Napoli, ma che domani potrebbe interessare tutti i siti indicati dalla conferenza Stato-Regioni”. “Si nomina un Commissario e si crea una Spa all’interno della quale possono entrare i privati – ha ribadito De Magistris – dunque potenzialmente anche la stessa Fintecna, la quale ha inquinato quel territorio”. Dalla stessa parte, anche se per motivi più ecologisti, c’è l’Assise Cittadina per Bagnoli, che è determinata a delegittimare il decreto, facendo leva sulla L.502/66, la lativa”. Secondo l’Assise, inoltre, il polo nautico, sostituito all’approdo turistico, previsto dal piano per Bagnoli, “devasterà l’unico litorale libero di Napoli, originariamente destinato a spiaggia pubblica”, mentre il parco urbano a tema scientifico, proposto dal decreto, “costituisce l’artificio per cementificare anche il grande parco verde pubblico previsto dal piano urbanistico”. Inoltre, il commissariamento di Bagnoli è stato interpretato come “un modo per aggirare tutte le normative a tutela del litorale e delle aree protette”. La necessità del commissariamento, secondo gli esponenti del governo, è nata per velocizzare le procedure di riqualificazione del territorio, come affermato dal sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, che rio ha chiosato:“il sindaco potrà esprimersi, ma alla fine non avrà poteri decisionali su nulla”. Un vero e proprio “esproprio di poteri” secondo l’ex magistrato, che mette in allarme la cittadinanza su un “rischio di una nuova stagione di mani sulla città”. E se, dalla prima chiusura dell’Italsider nel 1985 ad oggi, poco o nulla è cambiato, come palesa la situazione di degrado in cui l’area continua a stagnare, è pur vero che una commissione esterna potrebbe non tener conto delle esigenze e delle necessità di un quartiere, finora abbandonato e potenzialmente rivalutabile, attraverso la depurazione delle acque e lo smantellamento dei resti dell’ex polo siderurgico, che da troppo tempo ne deturpa il panorama. La Nave da Crociera più grande del mondo ha fatto tappa a Napoli lo scorso 16 settembre. Si tratta della “Oasis of the Seas”, il colosso della Royal Caribbean che con i suoi trecentosessantadue metri di lunghezza, quarantasette di larghezza e duecentoventimila tonnellate, ha superato il record di grandezza appartenente precedentemente alla “Freedom of the Seas” (sempre della Royal Caribbean). All’impetuosità della stazza corrisponde altrettanto lusso all’interno. Tra le aree della nave da crociera c’è Boardwalk, con locali, progettata per le passeggiate a cielo aperto, l’Aqua Theater per gli spettacoli acquatici. Central Park è invece il parco – giardino a cielo aperto, mentre Royal Promenade è l’area commerciale della nave. Neanche a dirlo ce n’è per tutti i gusti sia per gli amanti degli sport (anche i più estremi) e delle arti (dalla musica al teatro). Per la prima volta la nave ammiraglia della Royal Caribbean ha fatto tappa a Napoli: si è trattato di una sorta di test, in quanto a partire dal maggio 2015 il colosso dovrebbe approdare a Napoli per l’intera stagione estiva con cadenza settimanale. Si può dire che l’esame è stato nettamente superato, anche grazie al programma di accoglienza predisposto dal Comune di Napoli. Martedì 16 settembre è stato un giorno davvero speciale per il capoluogo campano in quanto nel porto partenopeo sono approdate anche altre due navi da crociera la Norwegian Epic della Norwegian cruise Line e la Horizon della Pulmann Tours, che hanno portato in città, insieme alla “Oasis of the Seas” un totale di circa quindicimila turisti. L’Assesssorato alla Promozione della città e l’Assessorato al Turismo hanno ideato tre itinerari, condivisi anche con la Presidenza della Commissione consiliare mobilità, individuando un percorso artistico, uno culturale ed uno panoramico. I percorsi sono stati inseriti nella brochure “Live Naples – One day in the city of the sun”, progettata dall’Assessorato alla Comunicazione e dall’Assessorato al turismo, distribuita negli info – point della stazione marittima. Comune e Associazioni insieme per dare al meglio il benvenuto a migliaia di turisti. Sono state tre le Associazioni che con il patrocinio del Comune di Napoli hanno operato per dare il benvenuto: “Sii turista della tua città” ha accolto i turisti con fiori indicando loro i percorsi consigliati dalle brochures, l’Associazione “Tuteliamoci” ha atteso i turisti lungo il Centro Storico, mentre “Agorà Arte” ha dato il benvenuto ai turisti con uno spettacolo di canzoni napoletane classiche all’interno del cortile di Maschio Angioino. Benvenuti a Napoli, Welcome to Naples! A New York la più grande marcia per il clima In programma eventi e manifestazioni in tutto il mondo “Perché non abbiamo fermato il riscaldamento globale quando ne avevamo l’opportunità?”. Queste sono le parole recitate dall’attore Pete Postlethwaite nel film del 2005 “The age of stupid”. Nella pellicola della regista inglese Franny Armstrong (un mix tra fantascienza e documentario), l’attore ricopre il ruolo di un archivista, che nel 2055, essendo rimasto l’unico sopravvissuto su un Pianeta Terra ormai devastato, consulta un archivio multimediale con foto e video risalenti ai primi anni 2000, quando si iniziavano a vedere gli effetti del riscaldamento climatico. Oggi, il problema del cambiamento climatico è sempre più sotto i riflettori e coinvolge ognuno di noi. E allora, per far riflettere ulteriormente le popolazioni su questo gravissimo problema, il 21 settembre scorso, a New York, si è svolta la People’s Climate March, la più grande marcia per il clima che sia stata mai organizzata. Oltre 950 organizzazioni provenienti da tutto il mondo hanno partecipato all’evento, ideato in occasione del Summit per il clima che si è svolto 2 giorni dopo. Per il Segretario Generale della Nazioni Unite, Ban Ki–moon, l’appuntamento di New York ha avuto l’obiettivo di mettere ancora una volta attorno al tavolo i grandi leader politici, nella definizione di una strategia comune per l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera che dovrebbe concretizzarsi in un nuovo protocollo mondiale da firmare a Parigi nel 2015. Sono state otto le aree tematiche affrontate durante il meeting. Si è ragionato sulla produzione sostenibile di cibo, destinata a salire di almeno il 60% nei prossimi trentacinque anni, per sfamare i nove miliardi di persone previsti nel 2050. Una sessione è stata dedicata alla vita nelle grandi città, responsabili del 70% delle emissioni ad effetto serra. Punti fermi dell’incontro sono stati la conservazione delle grandi foreste, di cui ogni anno continuiamo a perdere 13 milioni di ettari, e la riconversione del sistema energetico mondiale, che oggi si basa per l’80% su fonti non rinnovabili. Ancora, il meeting ha fatto un ulteriore passo per coinvolgere il mondo della finanza nell’investimento per la ricerca e la tecnologia verso un’economia low carbon ed inoltre si è ampiamente discusso di nuovi sistemi di mobilità sostenibile. I.B. Nuove idee e progetti per l’ambiente Si è da poco concluso il concorso “M.C. 2014” la competizione che premia le città che hanno saputo rispondere nel migliore dei modi alla sfida lanciata dalla Bloomberg Philanthropies per incoraggiare i centri urbani a generare e presentare idee innovative capaci di attenuare o risolvere alcune problematiche riguardanti i centri abitati e di migliorare, quindi, la qualità della vita dei residenti. Quest’anno il primo premio è andato alla città di Barcellona che ha ricevuto un finanziamento da cinque milioni di euro per il progetto “trust network", una “rete di fiducia" tra amici, parenti, assistenti sociali e volontari che sfrutta l'innovazione tecnologica digitale per garantire sicurezza e qualità della vita ai residenti più anziani. Atene (Grecia), Kirklees (Yorkshire, Regno Unito), Stoccolma (Svezia), Varsavia (Polonia) sono le altre quattro smart city vincitrici e alle quali andrà un premio di un milione di euro a testa per le soluzioni proposte per smorzare alcune delle tematiche più critiche in Europa: la disoccupazione, l'efficienza energetica, l'obesità e l'invecchiamento. All’edizione “Mayors Challenge” 2014 hanno partecipato 155 città da 28 nazioni differenti, ma solo cinque smart city hanno saputo distinguersi sulla base di quattro criteri di selezione: la visione della loro idea e la creatività, il potenziale impatto futuro, la trasferibilità dell'idea in altri contesti e l'effettiva attuazione di tali soluzioni. (dal web) Concorso fotografico “Hone, Habitat & Shelter”, sancite le immagini finaliste IL PIANETA IN DODICI SCATTI! Quando hai una macchina fotografica tra le mani, puoi riuscire a “stringere” il tempo e a custodirlo con tutte le sue meraviglie. Chi si cimenta, anche solo per passione, in questo tipo di arte, scattando con la propria "compagna di viaggio", sa di che cosa stiamo parlando. La "Society of Biology", organizzazione no profit con sede a Londra, ha indetto un concorso fotografico dal tema molto accattivante: 'Home, Habitat & Shelter'. 800 i fotografi in gara. Ma solo 12 sono le immagini finaliste, le cui foto è possibile ammirarle sul web. Pensare in modo creativo a foreste, praterie, deserti e ambienti acquosi, significa cominciare a guardarli con occhi diversi. Con amore. Un embrione di pulcino dentro il suo uovo, l'immagine subacquea di una tartaruga di mare che mangia una medusa e vespe che creano piccoli vasi di terracotta che proteggono i loro piccoli, sono solo alcune delle suggestive istantanee, in corsa per il podio. I vincitori del concorso saranno annunciati in una cerimonia ufficiale il prossimo 14 Ottobre. F.L. Si chiude il decennio Dess lanciato dall’Onu Bilancio finale per il programma di educazione allo sviluppo sostenibile Anna Gaudioso Termina quest’anno il Decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile (DESS) proclamato per il periodo 2005-2014 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Durante questi anni all’Unesco è stato affidato lo svolgimento e la promozione delle varie attività. Questo decennio è stato il risultato della grande campagna lanciata dalle Nazioni Unite tesa a sensibilizzare giovani e adulti di tutto il mondo, valorizzando ampiamente il ruolo dell'educazione, cercando di sensibilizzare i governi e le società civili di tutto il mondo verso la necessità di azioni rispettose del prossimo e delle risorse del pianeta, nella speranza di realizzare un futuro migliore, più equo e sostenibile. Il termine educazione è stato inteso in senso ampio, come istruzione, formazione, informazione e sensibilizzazione, spaziando dall’educazione scolastica alle campagne informative, dalla formazione professionale alle attività del tempo libero, dai messaggi prodotti dai media a quelli più in generale del mondo artistico e culturale. E considerando tutti gli input che provengono dalla società e che ne contribuiscono a formare i valori e la cultura. La “cultura della sostenibilità” è una cultura basata su una prospettiva di sviluppo durevole di cui possano beneficiare tutte le popolazioni del pianeta, presenti e future, e in cui le tutele di natura sociale, quali la lotta alla povertà, i diritti umani, la salute, vanno a integrarsi con le esigenze di conservazione delle risorse naturali e degli ecosistemi, trovando un sostegno reciproco. L’educazione alla sostenibi- lità è stata interpretata come la possibilità di stimolare il pensiero critico, per far riflettere sugli effetti del nostro agire quotidiano, per indirizzare gli uomini tutti verso il senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. Raccontiamo il meteo. L’anticiclone africano, assente in estate, si è affacciato in Italia a fine settembre Con l’equinozio di autunno le giornate più calde Gennaro Loffredo L’estate 2014 è appena trascorsa ed è stata una delle stagioni più instabili e dinamiche degli ultimi decenni, soprattutto nella prima parte. E’mancata la figura predominante delle ultime infuocate estati: l’anticiclone africano. Questa situazione ha favorito l’arrivo di numerose perturbazioni di origine atlantica, le quali hanno direttamente interessato le regioni centro-settentrionali e marginalmente anche il nostro meridione. Nel complesso l’intero trimestre estivo, come testimoniano gli ultimi dati resi noti dall’Isac-Cnr, è stato generalmente piovoso e generalmente fresca soprattutto al settentrione, se raffrontata all’estati dell’ultimo decennio ed oltre. Con l’ingresso di settembre la circolazione generale dell’atmosfera sull’Europa ha subito delle sostanziali modifiche. Passata la sfuriata temporalesca di inizio mese che poteva far presupporre un arrivo anticipato della stagione autunnale, gli anticicloni hanno ritrovato una nuova posizione di equilibrio. Le perturbazioni atlantiche hanno deviato il loro flusso portante, non più diretto sul bacino del Mediterraneo ma all’Europa settentrionale ed orientale, con riflessi marginali sulle regioni del nord-est ed adriatiche. Da metà mese, poi, la discesa di una saccatura atlantica ad ovest della penisola iberica ha innescato come risposta una intensa rimonta dell’anticiclone africano, che per la prima volta quest’anno ha coinvolto direttamente le nostre regioni del centro-sud. Paradossalmente in concomitanza dell’equinozio di autunno si sono raggiunte le temperature più alte dell’intera stagione estiva, specie sulle due isole maggiori. Giusto per citarne alcune, in Sardegna e in Sicilia sono state registrate le temperature più alte e spesso di gran lunga superiori ai 30°C, con punte di 37°C a Decimomannu (Cagliari), 35°C ad Olbia ed Alghero, 34°C a Palermo e Trapani ed in genere sui 32-33°C su gran parte del centro-sud, specie su Lazio e Campania. Non è stata un’ondata di caldo memorabile, ma a rendere particolarmente intensa la calura è stata l’afa. Le infiltrazioni umide da ovest, oltre a portare i ben noti temporali al centro-nord (come quello che ha colpito la città di Firenze il 19 settembre) hanno innalzato i tassi di umidità relativa nell’aria. Ed è per questo motivo che il nostro corpo ha percepito valori maggiori, perché l’eccesso di vapore acqueo ostacola la normale traspirazione della pelle. Tra il 20-23 Settembre la nostra penisola, infatti, risultava completamente divisa in due parti: il meridione e le isole maggiori sotto l’influenza del flusso sciroccale che ha trasportato un enorme quantità di sabbia sahariana proveniente dall’entroterra algerino, e il nord-Italia e parte del centro (Toscana in primis) terra di contrasti fra due circolazioni praticamente opposte. L’ondata di calore di origine Scostamento delle temperature medie in Italia da giugno ad agosto 2014, rispetto ai valori del periodo 1971-2000 (fonte: Cnr-Isac). africano si è protratta all’estremo sud fino al giorno 23, quando le ultime sacche di aria calda resistevano soprattutto su catanese, su ennese e su messinese tant’è che si sono addirittura sfiorati i 40°C. Ci troviamo dinanzi un Autunno che promette quella dinamicità che ne contrassegna il suo normale anda- mento. Anche le rimonte anticicloniche e le giornate di bel tempo, si badi bene, rientrano all’interno della normalità tipica del periodo autunnale. Ma con l’avanzare della stagione sicuramente le piogge e il grigiore tipico del periodo diventeranno sempre più una costante. Le Arpa si mettono in rete per educare i dipendenti alla sicurezza sul lavoro Corso di formazione per gli Rls Luigi Mosca La sicurezza sul lavoro e la protezione della salute dei lavoratori richiedono un grande sforzo da parte di quegli enti (come le Arpa) impegnateiquotidianamente nei controlli sul territorio. In questo senso le agenzie ambientali, da anni, si stanno coordinando per trasmettersi reciprocamente le proprie competenze. Ad esempio, un anno fa l’Arpa Campania ha ospitato un corso riservato a responsabili e addetti alla sicurezza di diverse Arpa, con la docenza di esperti appartenenti a organizzazioni come le Asl, i Vigili del fuoco e l’Ispettorato provinciale del lavoro. A metà settembre, a proseguimento delle iniziative formative precedenti, l’Arpac ha ospitato ulteriori tre giornate di formazione riservate ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls in acronimo). Vi hanno preso parte, come discenti, Rls di svariate Arpa, oltre che di Aziende sanitarie locali, non solo campane. Il corso, preceduto da un saluto del Commissario dell’Arpac, dott. Pietro Vasaturo, e presentato dall’ing. Antonio Ambretti (nella veste di coordinatore dei datori di lavoro), ha avuto come docenti, tra gli altri, Giuseppe Acquafresca, Responsabile del tavolo tecnico della formazione presso l’Ispra ed esperto in materia di sicurezza ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 30 settembre 2014 - Anno X, N.18 Edizione chiusa dalla redazione il 30 settembre 2014 DIRETTORE EDITORIALE Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Funaro CAPOREDATTORI Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE Savino Cuomo HANNO COLLABORATO I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria, F. Cuoco, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, L. Iacuzio, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, L. Terzi SEGRETARIA AMMINISTRATIVA Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected] Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali. presso l’Arpa Piemonte, Sebastiano Sodano (Rspp Arpa Campania), Giuseppe Liotti, responsabile dello staff servizio prevenzione e protezione dell’Arpa Lazio e la giuslavorista Cinzia Frascheri. È toccato all’esperta di diritto del lavoro delineare il ruolo del responsabile dei lavoratori per la sicurezza, soprattutto dal punto di vista giuridico. Durante l’ultima giornata di formazione, che si è tenuta il 17 settembre, si è sottolineato come l’Rls sia una figura con molte potenzialità, ma senza obblighi giuridici. Il legislatore ha voluto inquadrarlo in questo modo proprio per consentirgli di rappresentare serenamente le problematiche dei dipendenti in materia di sicurezza e salute. Questo non significa che la figura dell’Rls sia facoltativa: il decreto legislativo 81 del 2008, anche noto come Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ne impone l’istituzione in seno a ogni azienda. Tuttavia, il Testo unico non prevede sanzioni a carico di questa fi- gura di rappresentante dei lavoratori. I docenti del corso di formazione hanno però sottolineato come l’Rls diventi inevitabilmente una figura di riferimento e supporto dei lavoratori, per tutti i dubbi o i problemi relativi alla protezione della salute sul luogo di lavoro. Perciò la normativa prevede che debba essere consultato in vari casi: ad esempio quando si effettua la valutazione dei rischi, quando si predispone il programma di formazione, quando si nomina il medico competente e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione. D’altra parte l’Rls deve essere coinvolto nella progettazione dei corsi di formazione per i dipendenti in materia di sicurezza sul lavoro. Gli esperti intervenuti alle giornate di formazione hanno chiarito il ruolo dell’Rls, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. Inoltre hanno dato delucidazioni sui suoi rapporti e sulle sue modalità di interazione con altre figure, interne ed esterne all’azienda. Arte e natura su “Micron” Il paesaggio come arte: forse una delle idee migliori emerse nel panorama dell’arte contemporanea degli ultimi decenni, e di sicuro un concetto destinato ad avere fortuna crescente, anche dalle nostre parti. A molti non sarà sfuggito che dal 4 ottobre, per tutto il mese, è in programma a Napoli la decima edizione di Land Art Campi Flegrei, organizzato dalle associazioni Leaf e De Pictura. La fortunata manifestazione quest’anno ha luogo nel Bosco dei Camaldoli, l’area verde che ricopre la collina più alta della città. Tra i castagni dei Camaldoli verranno esposte le opere selezionate dagli organizzatori, e inoltre avranno luogo degustazioni, eventi teatrali, performance di danza contemporanea e di poesia, concerti. esercizi di yoge e di meditazione. Anche il mondo della scienza, d’altronde, sta tributando attenzione a queste nuove pratiche artistiche. Ne è una dimostrazione, ad esempio, un saggio di recente pubblicato da Micron, rivista istituzionale dell’Arpa Umbria, intitolato “Arte e ambiente: l’esperienza della land art”, firmato dall’urbanista Irene Sartoretti. La Sartoretti ci ricorda che la land art «rappresenta l’espressione della presa di coscienza della questione ambientale da parte del mondo dell’arte. E’ la prefigurazione artistica di nuovi modelli di vita. E’ una riflessione sul rapporto dell’uomo con l’ambiente che si inscrive pienamente nella costruzione epistemologica delle categorie natura-cultura, sviluppatasi in seno al pensiero moderno occidentale». Idea di base, utilizzare elementi di paesaggio e di natura per confezionare opere d’arte (l.m.). Uccelli: una specie su otto è a rischio estinzione! Il declino delle popolazioni aviarie fa scattare l’allarme per la salute umana Rosario Maisto È allarme degli esperti internazionali: il declino delle popolazioni aviarie, causato soprattutto da pesticidi e cambiamenti climatici, è un segnale di pericolo anche per la salute dell'uomo! Gli uccelli, supereroi fatti per sopravvivere, per nulla turbati dai ghiacci dell'Antartide, e neanche dalla calura dei tropici, scelgono gli habitat più diversi: i deserti, le paludi, gli oceani aperti, le pareti rocciose, la tundra. Sorvolano alte vette dove l'aria è rarefatta o scavano tane sotterranee. Alcuni volano per giorni senza sosta, protetti solo dal loro piumaggio, attraversano emisferi, schivando uragani arrivando con precisione infallibile alle loro mete, anno dopo anno. Sono in quasi ogni ecosistema della Terra, adattando all'ambiente la loro dimensione, le loro abitudini e perfino i loro colori, contribuiscono all'impollinazione, a spargere i semi, a tenere sotto controllo gli insetti, a eliminare le carogne, e a fertilizzare le piante. Ma nonostante tutto, molte specie di uccelli sono in pericolo. Secondo stime dell'organizzazione non governativa Bird Life International, su tutto il pianeta una specie su otto, per un totale di oltre 1300 specie, è a rischio d'estinzione. Molte altre, dai tropici ai poli, sono in serio declino. È sempre meno frequente nei cieli europei e nordamericani il volo aggraziato di rondini e rondoni che catturano al volo gli insetti. Le popolazioni di aquile, avvoltoi, e altri uccelli rapaci sono in calo in tutta l'Africa. Le colonie di uccelli marini, come le urie e i pulcinella di mare dell'Atlantico del nord, stanno scomparendo, e lo stesso sta accadendo ai caradriformi, uccelli che vivono sulle rive dei fiumi e le coste marine, come pivieri o piovanelli. In Asia, tra i migratori che fanno tappa, sono a rischio, pellicani, cicogne e altri uccelli marini. I pappagalli australiani e sudamericani, e alcune specie simbolo di pinguini sono in difficoltà. Gli uccelli cantano, ma hanno anche molto da raccontare. Il loro declino è per lo più causato dalla perdita di luoghi in cui possano vivere e procreare, paludi, fiumi, foreste, pianure, o dalla scarsa disponibilità di cibo. Ma gli uccelli ci informano, nel linguaggio codificato della biochimica, anche su ciò che minaccia l'ambiente e potenzialmente la salute umana. Attraverso l'analisi dei meccanismi interni alle loro cellule, gli scienziati hanno decifrato segnali sempre più allarmanti provenienti dagli ecosistemi del mondo, come i leggendari canarini che segnalavano ai minatori la presenza di gas velenosi, oggi, nel regno animale, sono gli uccelli a fornire gli indizi più chiari sui rischi a cui anche gli esseri umani potrebbero essere esposti a causa delle sostanze tossiche rilasciate nell'ambiente, quasi a profetizzare che cosa potrebbe accadere all'aumentare delle emissioni di carbonio che provocano il riscaldamento globale. Un nuovo database per la biodiversità del nostro pianeta Una ricerca californiana svela come “scegliere” le specie da salvare Ilaria Buonfanti Ogni giorno sulla Terra scompaiono circa 50 specie, tra flora e fauna, per un totale di 18.250 specie all’anno. E’ un ritmo elevatissimo, 100-1000 volte superiore rispetto a quello ritenuto “naturale”. Un modo per fermare la progressiva perdita di specie viventi è l’intervento diretto, cioè la creazione di aree naturali protette il cui scopo principale è quello di preservare paesaggi, formazioni geologiche, flora, fauna e ambienti marini. Ma come fare per decidere quale lembo di Terra è da salvare da una decadenza lenta ma inesorabile? Non basta contare il numero delle specie rimaste in un luogo: a volte una specie può essere più im- portante di un’altra perché è endemica, cioè presente solo in una determinata area geografica grazie alle particolari condizioni ambientali. Ecco allora un buon motivo per salvaguardare quella zona, in nome di quello che viene chiamato endemismo bio-geografico. Se questo è quello che afferma il metodo classico, una risposta del tutto innovativa arriva dall’Università di Berkeley, dove un team di ricercatori guidati dal dott. Mishler è riuscita a integrare tra loro una grande quantità di dati, che potremmo chiamare i Big Data della bio- diversità. Infatti sebbene gli studiosi raccolgano già da tempo dati riguardo alla distribuzione e alla diversità delle piante e degli animali, l’aspetto più complicato da affrontare è proprio il confronto delle diverse fonti estremamente ricche, per trarre informazioni utili alla salvaguardia della natura. Ma aldilà dell’aspetto tecnico, il merito di Mishler è quello di aver soppesato la rarità di una specie non solo in base all’endemismo geografico, ma anche con l’isolamento filogenetico di una specie. Per Mishler non vale solo il fatto di essere isolati in un luogo, ma anche di non avere parenti prossimi. Il modello matematico capace di integrare un così alto numero di informazioni e di variabili è stato chiamato CANAPE, Categorical Analysis of Neo- And Paleo-Endemism, e per spiegare con quale metodo opera i ricercatori si sono avvalsi di una pubblicazione uscita su Nature Communications nell’aprile di quest’anno. L’Australia è il territorio su cui i ricercatori della Berkeley hanno deciso di validare il loro modello, perché nel 2011 era il continente all’avanguardia per la digitalizzazione dei dati museali e per la georeferenziazione di informazioni in ambito ecologico. L’approccio basato sul geo-endemismo è un punto di forza in più rispetto a quello basato sullo studio di una singola specie per individuare le aree più a rischio di estinzione e cercare di proteggerle. Tutti a scuola per l’ambiente! Anche in Italia l’ambiente si studia tra i banchi Anna Paparo Ambientalisti non si nasce ma si diventa. E da oggi anche a scuola. Con l’inizio del nuovo anno scolastico studenti ed insegnanti potranno coltivare la propria eco-coscienza attraverso tantissime iniziative e manifestazioni, imparando a conoscere e ad amare l’ambiente. Basti pensare al Wwf, che da oltre quarant’anni porta la difesa della natura in aula. Ed anche quest’anno, si siederà tra i banchi proponendo strumenti didattici sul tema alimentazione e ambiente che permetteranno di scoprire il collegamento tra acqua e hamburger, e tra questi e Amazzonia. I materiali messi a disposizione saranno quaderni di educazione ambientale, poster, cd-rom, corsi docenti e laboratori sui programmi dal titolo “Nei limiti di un solo pianeta”; mentre per andare incontro alla scuola digitale è previsto il programma educativo “Mi curo di te: il gesto di ognuno per il pianeta di tutti”, dedicato all’acqua. E ancora si affronteranno altre problematiche quali il pro- Asili sicuri: la Francia contro l’inquinamento indoor Rosa Funaro I genitori francesi dal primo gennaio 2015 potranno dormire sonni tranquilli: l’aria che i loro figli respirano in classe sarà costantemente monitorata. Tre i livelli degli inquinanti indoor da tenere d’occhio: benzene, formaldeide e Co2; mobili, rivestimenti, riscaldamento… Tutti elementi che, se non a norma, possono purtroppo contribuire a danneggiare l’aria che i piccoli inalano a scuola. Non si tratta però di chiacchiere ma di un vero e proprio provvedimento: entro il primo mese dell’anno nuovo, infatti, tutti i luoghi pubblici francesi che accolgono bambini al di sotto dei sei anni dovranno analizzare l’aria in due situazioni diverse, ossia con il riscaldamento prima spento e poi acceso, proprio per verificare il livello degli inqui- blema rifiuti, i cambiamenti climatici, l’importanza della biodiversità e dei servizi degli ecosistemi, le foreste, la campagna. I ragazzi delle singole classi potranno essere dei veri e propri Panda Rangers e diventare soci Wwf sostenendo l’attività dell’associazione. Da non dimenticare il concorso per fumettisti in erba promosso per le classi IV e V da Bestack, consorzio non profit, con lo scopo di sensibilizzare i ragazzi e i loro insegnanti sull’impatto ambientale del packaging, la corretta alimentazione a base di frutta e verdura e sull’importanza delle risorse rinnovabili, come il cartone ondulato. Sono aperte fino al quindici novembre le iscrizioni. Il progetto prevede, oltre a un percorso ludico-didattico nelle scuole, un concorso di creatività: gli alunni di quarta e quinta di tutta Italia sono chiamati a realizzare elaborati grafici sotto forma di fumetto, illustrazione o vignetta ispirati a quattro temi, uno dei quali è “La carta viene dal bosco e al bosco ritorna”. Insomma, buon anno scolastico green a tutti! nanti killer. Ogni analisi costerà in media 2.600 euro e se tutto funziona a dovere i test si ripeteranno dopo sette anni mentre, se si riscontrano livelli troppo alti dei tre agenti, l’intervallo scende a due anni e, nel frattempo, dovrà essere identificata l’origine degli inquinanti. Dal 2018, si procederà con le scuole elementari, poi con le superiori. Secondo uno studio dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale, meno del 30 per cento dei locali per bambini oggi ha livelli accettabili di contaminanti e l’asma è in continuo aumento, proprio come in Italia. Purtroppo qui da noi iniziative di questo genere non hanno ancora trovato spazio, la speranza è quella di importare al più presto queste “buone pratiche” perché la salute va salvaguardata sin da bambini. SCUOLE USA: NUOVE INIZIATIVE ALLA SCOPERTA DELL’ENERGIA PULITA Un’anima green? Si forma da bambini. Il Ministero dell’Energia degli Stati Uniti d’America lo sa e corre ai ripari, proprio in quello che è uno dei Paesi più inquinati del globo. Ed ecco che nelle scuole americane quest’anno vengono introdotte una serie di attività mirate alla sensibilizzazione delle coscienze dei più giovani. Sul sito web del Dipartimento scolastico sono infatti a disposizione degli insegnanti una serie di documenti che ruotano intorno al concetto di energia pulita e ambiente. Per i più piccoli, i bimbi delle suole materne ed elementari, ci sono dei libri da colorare “a tema” per avvinarli all’argomento senza annoiarli (e ottenere un effetto controproducente). Per i più grandi ci sono giochi di logica, indovinelli e cruciverba. Inoltre, negli istituti scolastici americani sono stati organizzati una serie di laboratori grazie ai quali gli studenti possono appassionarsi, conoscendoli da vicino, ai nuovi strumenti tecnologici ed energetici che garantiscono una crescita sostenibile. Una formazione “eco sostenibile” è quella di cui anche la scuola dovrebbe essere messa in condizione ovunque di farsi carico. Per aiutare le famiglie nel compito dell’educazione ambientale o essere addirittura promotrice di una tale consapevolezza, se manca nel privato. Gli studenti stessi potrebbero infatti es- sere gli iniziatori di buone pratiche green a casa, fungendo da stimolo per genitori poco sensibili alla tematica ambientale. Nel frattempo la Enphase Energy ha creato una partnership con il fondo Brian D. Robertson Memorial Solar Schoolper per contribuire all’obiettivo dell’associazione di donare 20.000 impianti fotovoltaici nelle scuole degli Stati Uniti entro il 2020, portando la conoscenza del solare tra i bambini. “Enphase ritiene che educare il pubblico sul solare sia cruciale per il successo della nascente economia dell'energia pulita. - ha affermato Paul Nahi, CEO di Enphase - Siamo orgogliosi di collaborare con il Fondo BDR, che fa un lavoro encomiabile per portare il solare in classe, sia come strumento educativo sia come fonte di energia pulita». A.E. Uno studio coreano ha ricavato dalle cicche un compost capace di immagazzinare un’elevatissima quantità di energia elettrica Energia da un mozzicone di sigaretta Secondo le stime circa il 75% delle sigarette viene gettato a terra, nonostante siano state annoverate tra i rifiuti maggiormente inquinanti per l’ambiente. Un recente studio effettuato dai ricercatori della San Diego University ha dichiarato la gravità di questo tipo di inquinamento. Molto più pericoloso di quanto si pensi, in quanto nei mozziconi ci sarebbero sostanze pericolose per l’ambiente e per le falde acquifere. Nello specifico, i filtri – essendo di plastica - non sono biodegradabili e il loro potere inquinante perdura per circa dieci anni dopo l’immissione nell’ambiente. Ma c’è chi ne ha intravisto un possibile utilizzo green. Da uno studio made in Corea, un gruppo di ricercatori della Seoul National University è riuscito a convertire i mozziconi di sigaretta in un particolare materiale che può essere impiegato in veicoli elettrici, turbine eoliche, computer. Un materiale in grado di immagazzinare energia. Gli scienziati hanno riscontrato un rendimento superiore al carbonio, al grafene e ai nanotubi di carbonio. Quindi, non solo si risolverebbe la piaga ecologica dell’inquinamento da mozzicone di sigaretta, ma costituirebbe una valida alternativa alle tradizionali fonti di approvvigionamento energetico. Il professor Jongheop Yi, dalla Seoul National University, tra i principali promotori della ricerca, ha detto: “Il nostro studio ha dimostrato che i filtri utilizzati possono essere trasformati in un materiale a base di car- bonio ad alte prestazioni con un processo semplice, che offre allo stesso tempo una soluzione verde a soddisfare le richieste energetiche della società. I ricercatori hanno dimostrato che le fibre di acetato di cellulosa contenuti nei filtri delle sigarette, potrebbero essere trasformate in un materiale a base di carbonio attraverso una combustione. Il materiale ottenuto si presentava con una serie di minuscoli pori, in grado di conferire un incremento delle prestazioni dello stesso materiale. Una volta prodotto, il materiale a base di carbonio è stato collegato a un elettrodo e testato in un sistema a tre elettrodi per verificarne il funzionamento. Gli scienziati hanno constatato che il materiale è stato in grado di immagazzi- nare più energia elettrica di qualsiasi altro materiale disponibile in commercio. Ergo, supercondensatori in grado di accumulare energia pulita, con elevata conducibilità elettrica e stabilità a lungo termine. Già in passato sono state studiate possibilità al problema della dispersione di cicche nell’ambiente. Una società americana, la TerraCycle, fu in grado di trasformare i mozziconi di sigarette in plastica, mescolandoli con altri materiali riciclati. Ma da qui a creare un compost in grado di dare energia è senz’altro un passo avanti. Il riciclo è sicuramente la chiave di volta per fronteggiare il fenomeno dell’inquinamento. Ma il primo step è fare attenzione a come differenF.C. ziare i rifiuti. Disegnata da una società italiana è stata presentata a Chicago La prima auto stampata in 3D Il processo tecnologico noto come “stampa 3D” sta conquistando, giorno dopo giorno, l’attenzione di tutti, addetti ai lavori e non. Anche se è ancora poco chiaro quanto esso possa essere efficiente, ultime esperienze stanno decisamente dimostrando quali sono le mete che si possono raggiungere e come, in futuro, questo procedimento possa rimpiazzare le tradizionali tecniche di manifattura. È il caso di “Strati”, la prima automobile “stampata” con tecnologia 3D. Ha fatto il suo esordio ufficiale all’International Manufacturing Technology Show (IMTS) di Chicago, negli Stati Uniti. Il prototipo, realizzato dalla Local Motors in collaborazione con l’Association for Manufacturing Technology (AMT), è stato disegnato a Torino dall’italiano Michele Anoè. Per la propulsione è equipaggiata con il motore elettrico della Renault Twizy. Il prototipo della nuova vettura è stato “stampato” in 44 ore e rapidamente assemblato da un team della Local Motors per poi essere messo in strada la mattina di sabato 13 settembre. La Strati è stata costruita in un pezzo unico utilizzando la tecnologia “Direct Digital Manufacturing (DDM)”, usata per la prima volta nella costruzione di un’automobile. I componenti meccanici, come batteria, motore, cablaggi, e sospensioni provengono da diversi fornitori, tra cui la Twizy, modello che fa parte di una linea di city car elettriche Renault. “La Strati è un progetto della ‘comunità’ realizzato nella nostra Microfactory”, ha dichiarato John B. Rogers Jr, amministratore delegato della Local Motors. “L’inedito processo produttivo rivoluziona lo “status quo” della produzione automobilistica, cambia l’esperienza del consumatore e di- mostra che una macchina può nascere in un modo completamente diverso”. Il veicolo utilizza la scienza dei materiali e le tecniche di produzione avanzate dei pionieri della Struttura di Produzione e Dimostrazione del Department of Energy (DOE) degli Stati Uniti, all’Oak Ridge National Laboratory (ORNL). Strati dimostra la possibilità di utilizzare soluzioni di “digital manufacturing” sostenibili nel settore dell’industria automobilistica. La Local Motors prevede, inoltre, di lanciare a livello produttivo veicoli stampati in 3D che saranno in vendita al pubblico nei mesi successivi la presentazione avP.D’A. venuta all’IMTS. Le Houses for Trees di Ho Chi Minh City Il progetto pilota per riportare gli spazi verdi in città Antonio Palumbo A causa della rapidissima urbanizzazione, ad Ho Chi Minh City solo lo 0.25% della superficie dell’intera città è oggi coperta di vegetazione, mentre il grande numero di veicoli circolanti provoca ogni giorno congestione del traffico e inquinamento dell’aria. Concepite come semplici scatole in calcestruzzo le “Case per gli Alberi” minimizzano l’impiego di risorse, anche economiche, e riducono drasticamente le emissioni inquinanti incorporando materiali naturali e locali: obiettivo principale del progetto “Houses for Trees” - interessantissimo, dal punto di vista ecosostenibile, in ordine a diversi aspetti - è di riportare gli spazi verdi nella città, ospitando grandi alberi tropicali all’interno di architetture residenziali ad alta densità. Progetto pilota di grande interesse, tra quelli più significativi che hanno dato avvio all’importante programma residenziale ecosostenibile per la congestionata metropoli vietnamita, è la casa realizzata nel quartiere Tan Binh una delle aree più densamente popolate di Ho Chi Minh City, caratterizzata dalla presenza di numerosissime abitazioni - dallo studio di architettura Vo Trong Nghia Architects (non nuovo a questo genere di progetti sperimentali, avendo già dimostrato notevoli capacità nell’utilizzo dei materiali naturali nel recente progetto, certificato LEED, per il Kontum Indochine Café, realizzato lungo il fiume Dakbla, a Kontum, in Vietnam, utilizzando come sostegni per la copertura 15 gigantesche colonne in bambù). Realizzata con un budget estremamente contenuto (156.000 dollari) la casa è costituita da 5 “scatole” di cemento, ognuna concepita come un “contenitore” destinato ad ospitare un albero sulla propria sommità. È questa la caratteristica più importante del progetto, l’idea finalizzata a contrastare l’inquinamento e l’urbanizzazione selvaggia di Ho Chi Minh City: grazie agli strati di terreno sulle coperture piane, profondi circa 2 metri, tali “contenitori” fungono anche da bacini per trattenere l’acqua piovana delle tempeste tropicali e potrebbero contribuire in modo decisivo a ridurre il rischio di inondazioni in città, ove questa tecnologia venisse applicata in futuro ad un ingente numero di abitazioni. Il lotto in cui è stata realizzata l’abitazione è un sito di risulta, senza sbocchi sul mare, accessibile solo da una stretta strada pedonale. Coerentemente alle caratteristiche del sito, la casa è progettata come un accumulo di piccoli frammenti: circondata su tutti i lati dalle tipiche abitazioni a schiera vietnamite, la House for Trees realizzata da Vo Trong Nghia Architects si distingue come un elemento a sé stante. Adattandosi alla configurazione del sito, i 5 blocchi sono posizionati in modo da formare una corte centrale e una serie di piccoli giardini tra le costruzioni, aprendosi su tale corte attraverso ampie porte in vetro e grandi finestre per migliorare l’illuminazione naturale e la ventilazione interna, rimanendo invece chiusi sugli altri lati per consentire privacy e sicurezza. Gli spazi comuni, come la sala da pranzo e la biblioteca, sono situati al piano terra mentre i livelli superiori ospitano le camere da letto e i bagni individuali, collegati attraverso passerelle in acciaio. Il cortile e i giardini, ombreggiati dagli alberi in sommità, sono parte dello spazio di vita al piano terra: diluendo il confine tra spazio interno e spazio esterno, la casa offre uno stile di vita tropicale, perfettamente integrato con la natura circostante. Per ridurre i costi energetici e le emissioni di anidride carbonica sono stati adoperati esclusivamente materiali locali e naturali: casseforme in bambù sono state impiegate per il calcestruzzo gettato in opera delle pareti esterne, che assumono, in questo modo, la medesima texture della pianta, trasformando i blocchi in una sorta di grandi fioriere coronate dal verde; mattoni di provenienza locale costituiscono invece la finitura interna delle pareti, dotate di una intercapedine ventilata per proteggere lo spazio indoor dal calore. Le novità della Legge Competitività (decreto 91/14) SISTRI, gestione dei rifiuti e RAEE Obbligo per il Ministero dell’Ambiente di provvedere ad ulteriori semplificazioni del Sistri. Sui Raee modifiche al D.Lgs. 49/2014 e in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di finanziamento Sistri, procedure semplificate di recupero, utilizzo dei materiali di dragaggio,combustione di sfalci e potature, procedure semplificate di recupero negli Impianti Aia, test di cessione per le procedure semplificate di recupero, miscelazione di rifiuti. E poi ancora: adempimenti amministrativi in relazione alle spedizioni transfrontaliere, semplificazione per gli imprenditori agricoli produttori iniziali di rifiuti pericolosi, contributo ambientale per la gestione degli pneumatici fuori uso, Raee, materie prime secondarie per l'edilizia. Su queste materie in tema di rifiuti è intervenuto il decreto Competitività - decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, coordinato con la legge di conversione 11 agosto 2014, n. 116, recante: «Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonche' per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.192 del 20 agosto 2014 - Suppl. Ordinario n. 72, ed entrato in vigore dal 21 agosto 2014. Di seguito riportiamo le novità principali in materia di rifiuti come illustrate da Ecocerved, società consortile del sistema italiano delle Camere di Commercio che opera nel campo dei sistemi informativi per l’ambiente Sistri L’articolo 14 prevede: - l’obbligo per il Ministero dell’Ambiente di provvedere ad ulteriori semplificazioni del SISTRI, in relazione all’applicazione dell’interoperabilità e alla sostituzione dei dispositivi token usb; - la proroga dell’attuale contratto di gestione del SISTRI al 31 dicembre 2015, con l’obbligo per il Ministero dell’Ambiente di avviare entro il 30 giugno 2015 le procedure per l'affidamento della concessione del servizio, in maniera rispetto del "Codice appalti" (Dlgs 163/2006), delle norme Ue di settore e dei principi di "economicità, semplificazione, interoperabilità tra sistemi informatici e costante aggiornamento tecnologico". Gestione dei rifiuti L’articolo 13 c. 5 lettera b-bis fornisce nuove istruzioni per la classificazione dei rifiuti, che integrano quelle contenute nella introduzione dell'allegato D al D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e si applicano a partire dal 18 febbraio 2015: 1) la classificazione deve avve- nire "in ogni caso prima che il rifiuto sia allontanato dal luogo di produzione"; 2) se un rifiuto è classificato con codice Cer pericoloso "assoluto" (ovvero univoco), esso è pericoloso senza alcuna ulteriore specificazione; 3) se un rifiuto è classificato con codice Cer non pericoloso "assoluto", esso è non pericoloso senza ulteriore specificazione; 4) se un rifiuto è classificato con codici Cer speculari (uno pericoloso e uno non pericoloso), per stabilire se lo stesso è pericoloso o meno vanno determinate le proprietà di pericoloso che lo stesso possiede. In relazione alle procedure semplificate di recupero ed in particolare ai rapporti con i regolamenti dell'Unione Europea "end of waste", l’art. 13 c.4 intende coordinare le attività di trattamento delle tipologie di rifiuti individuate dai regolamenti comunitari "end of waste" (relative quindi alla cessazione della qualifica di rifiuto) con le procedure semplificate nazionali per il recupero dei rifiuti, stabilendo che le prime sono sottoposte alle seconde a condizione che, "ferme le quantità massime" previste dal Dm 5 febbraio 1998, dal Dm 161/2012 e dal Dm 269/2005, siano rispettati anche tutti i requisiti, i criteri e le prescrizioni dai regolamenti europei, con particolare riferimento a: 1) qualità e caratteristiche dei rifiuti; 2) condizioni di trattamento; 3) prescrizioni per salute e ambiente, compresi obblighi minimi di monitoraggio; 4) destinazione finale dei rifiuti che cessano di essere tali. Viene confermato che l'operazione di recupero può consistere nel mero controllo sui materiali di rifiuto per verificare se soddisfino i criteri elaborati affinché gli stessi cessino di essere considerati rifiuti nel rispetto delle condizioni previste. Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) Vengono apportate modifiche al D.Lgs. 49/2014 in particolare alla disciplina riguardante i sistemi collettivi di finanziamento. L'adesione ai sistemi collettivi per la gestione dei RAEE è libera e non può essere ostacolata dalla fuoriuscita da un consorzio per aderire a un altro. I contratti stipulati dai sistemi collettivi per la gestione dei RAEE sono in forma scritta a pena di nullità. Ogni sistema collettivo deve dimostrare al Comitato di vigilanza sui RAEE, prima di iniziare l'attività o entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, di avere una capacità finanziaria minima proporzionata alla quantità di RAEE da gestire. Lo statuto tipo dei sistemi collettivi assicura che essi siano dotati di adeguati organi di controllo tra cui anche l'organismo di vigilanza ai sensi del D.Lgs. 231/2001 (responsabilità amministrativa delle imprese per reato di manager e dipendenti). Ogni sistema collettivo deve rappresentare una quota di mercato di AEE immessa complessivamente sul mercato nell'anno solare precedente dai produttori che lo costituiscono superiore almeno al 3%, almeno un raggruppamento. “ Settembre, andiamo…” Verso la vendemmia Dal Tronto a Pantelleria i vini duosiciliani Gennaro De Crescenzo Salvatore Lanza La nostra terra (Campania Felix) è stata da sempre sinonimo di uva e di vino. Immagini e testi già nel periodo greco ci tramandano la storia di questo legame forte e profondo che, nonostante tutto, non si è ancora spezzato. Plinio aveva scritto la storia delle nostre viti, della grande varietà delle nostre uve e dei metodi che caratterizzavano la produzione dei vini: letteratura, scienza e religiosità (prima pagana e poi cristiana, con tutti i significati che il vino assume con Cristo) si fondono in quei grappoli giallo-oro o rossoscuro. E l’orgoglio dell’appartenenza e di un intero territorio con tutto quello che era capace di produrre è ancora forte appena un secolo e mezzo fa se seguiamo le parole di un cronista al tempo dei Borbone: “una volta avevamo vergogna ad imbandire le nostre mense di vini indigeni. Re Ferdinando imprese a vendicare l’onore delle nostre vigne nelle sue Reali Delizie, ogni cura adoperando per avere vini fatti come l’esperienza, di utili metodi sagace maestra, e le novelle teoriche della chimica consigliavano. I nostri vini con sommo accorgimento destinati dal Monarca a rendere più splendidi i suoi conviti e levati a cielo dai più illustri ospiti stranieri scossero la nostra scioperata indolenza e presto non fu gran possedente il quale non amasse segnalarsi con quelli delle sue terre. La quale bella gara sarebbe stata assai più profittevole se non si fosse desto in molti il desiderio d’imitare con le nostre uve or l’uno or l’altro liquore straniero […] perché le vigne le quali danno il delizioso Geraci o il Capo di Leuca non daran mai né il Bordò né il Borgogna… Ma già gli amatori lodano a cielo il bianco del Ponte della Valle o dell’arse terre che copruono le estreme falde del Vesuvio o i vini bianchi della famosa Capri e quelli del dolce monte di Posillipo dolcemente generosi, Se la vendemmia dal nord al centro è stata disastrosa, non è così per il Sud La vendemmia 2014 al nord a causa del maltempo e temporali non sarà esaltante, ma non possiamo dire la stessa cosa, soprattutto per la Sicilia. Infatti, grazie al tradizionale clima equilibrato, senza caldo o piogge eccessive, l’annata del 2014 sarà probabilmente indimenticabile per i produttori di tutta l’isola, da Marsala all’Etna e da Palermo a Lampedusa. È stata una stagione quasi perfetta: con la primavera abbastanza piovosa e un’estate fresca, senza eccessi di calura e venti di scirocco che hanno permesso una maturazione lenta e graduale. pieni di gradevole profumo e perciò da un greco poeta appellati Vini di Giove, ristoratori della salute e rallegratori del cuore”. Un’apposita Società Enologica era stata istituita per raccogliere notizie sui siti e sull’estensione delle vigne, sulla quantità di vino che esse producevano, sul gusto e sul profumo che distinguevano un vino dall’altro, sui possibili trapianti di uve, sui metodi di coltivazione e di produzione, sulle ragioni che rendevano i vini più o meno pregiati, sui metodi di trasporto per mare e per terra. La Società curava anche la pubblicazione di un Giornale Enologico per approfondire gli stessi temi e possedeva delle cantine in proprio per le sperimentazioni tra le vaste e antiche grotte di Posillipo e a Pozzuoli con oltre trentamila botti. Tra le qualità di vini più famose a Napoli e in provincia “un vino eccellente chiamato greco, un vino leggerissimo acquoso che la minuta gente chiama marano, un altro assai dolce detto lambiccato; e ci viene udito che un tempo si facea la malvasia a Torre del Greco e che alcuni proprietari fanno del buon moscato a Po- sillipo”. Il vino greco, assai pregiato e resistente, era di colore roseo e i vitigni per produrlo si trovavano principalmente alle falde di Somma e del Vesuvio; a Portici e a Resina veniva anche definito lagrima (o mezza lagrima unendolo ad altre uve bianche); a Portici, a Resina e a Torre del Greco erano pregiati anche l’aglianico e il piede palumbo. Da un elenco molto parziale di uve che venivano coltivate solo nei dintorni di Napoli si evidenzia già la grande varietà varietà delle uve stesse (e dei corrispettivi vini). Tra le uve più volte citate si ricordano, ad esempio, l’aglianica, la pignola, la dolcetta, la pie’ palumbo, la S. Niccola, la cavalla, la colagiovanni, la tintora, l’olivella, l’olivella bastarda, la parasacco, la forcinola, la sanseverina, la castagnara, la sanfrancesco, la lugliesa, la cascaveglia, la mangiaverra, la S. Francesco. L’impoverimento dell’agricoltura con la vera e propria estinzione di molte varietà di produzioni locali è uno dei problemi più attuali del nostro territorio. Un problema tutto da approfondire e da risolvere. I cibi alleati della giovinezza Alimentazione anti-aging Fabiana Clemente Con l’avanzare degli anni il corpo cambia, si sa! Il colorito e la tonicità della pelle iniziano a dare i primi cenni di cedimento già dopo i 25 anni. La funzionalità del metabolismo cambia e rallenta. Si tende ad ingrassare anche conservando il consueto stile alimentare. Per non parlare, poi, delle adiposità localizzate, della ritenzione idrica e dei tanto odiati inestetismi della cellulite. Un lento declino estetico che induce a ricordare con malinconia i bei tempi andati. Sicuramente le teenager non immaginano neanche cosa aspetterà loro una volta varcata la soglia degli anta. Ma come contrastare i segni dell’invecchiamento? C’è un modo per rallentare il temuto cambiamento? Qualcosa da fare in realtà c’è. Parola d’ordine: alimentazione! Ebbene si! Numerosi i cibi anti aging nostri alleati. Al primo posto c’è l’acqua. L’idratazione è fondamentale per beneficiare di importanti proprietà riparatrici. Almeno 10 bicchieri di acqua al dì assicurano l’eliminazione di tossine. Ergo, depura l’organismo, migliora l’elasticità dei tessuti, rafforza la struttura del capello e elimina i liquidi in eccesso. Dare l’importanza che merita all’acido ascorbico è il secondo step da curare. Comunemente conosciuto come vitamina C, è una sostanza presente nei peperoni, nell’ananas, nelle arance, nei kiwi, nel the verde. Chi ha mai sentito parlare di lisina e prolina? Nomi di uso non proprio comune nel nostro bagaglio verbale, ma che il nostro organismo riconosce come sostanze benefiche. Si tratta di aminoacidi contenuti in particolari proteine presenti nelle fibre di collagene, in grado di apportare solidità, forza e flessibilità necessari. Come reperirli? Dalle proteine animali, quindi da pesce e carni bianche. Ma anche i legumi sono annoverati tra gli alimenti ricchi di tali sostanze. Mandorle e noci sono invece ricchi di vitamina E, particolarmente indicata per la nutrizione della pelle. Non a caso – in cosmesi – l’olio di mandorle è particolarmente famoso per il suo potere elasticizzante. Le carni rosse, pur COSMETICI SICURI GRAZIE AD UNA APP essendo importanti nell’apportare ferro all’organismo, vanno consumate con moderazione per l’elevato contenuto di carnitina – responsabile di causare problemi a livello gastrointestinali e disturbi a livello ematico. Anche la carnitina svolge un ruolo importante. Serve, infatti, a facilitare il consumo degli acidi grassi. Dove possiamo trovarla? Non soltanto nelle carni rosse, ma anche in alcuni alimenti vegetali. Carciofi, cavolini di bruxelles, asparagi, broccoli, barbabietole, crusca, grano saraceno, albicocche, banane, semi e noci. Un’ulteriore abitudine da adottare è consultare gli ORAC – unità di misura che valuta la capacità antiossidante degli alimenti - riportate le confezioni dei prodotti. Un elevato valore di ORAC corrisponde ad una maggiore capacità di contrastare i radicali liberi e ridurne i danni. Gli alimenti antiossidanti con alte percentuali di ORAC sono i mirtilli, i carciofi, le prugne, le more, le fragole e le mele. Ergo, frutta e verdura a volontà. Un’alimentazione mirata da sola non basta. Munirsi di paio di sneakers e iniziare a camminare tutti i giorni per almeno 40 minuti, non può che favorire le funzionalità del nostro organismo. Un toccasana per le donne in menopausa che vogliono eliminare quel senso di pesantezza - provocato dalla nuova fase del ciclo di vita. Si chiama Biotiful ed è uno strumento innovativo e pratico per riconoscere e distinguere i prodotti cosmetici e per l’igiene personale contenenti sostanze chimiche cancerogene da quelli realizzati prevalentemente da elementi di origine naturale e, soprattutto, non nocivi per il nostro organismo. Il sistema è usufruibile, gratuitamente e senza alcuna registrazione, sia dal sito internet che comodamente sul proprio smartphone Android o iOS, attraverso un’app che permette di conoscere in tempo reale l’origine e il grado di nocività di tutte le sostanze elencate nell’INCI (ossia la nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici, riportata solitamente sul retro delle confezioni) di ogni prodotto, grazie ad un sistema di scansione del codice a barre, soprannominato biolettore. In alternativa, è possibile effettuare una ricerca digitando il nome dell’oggetto in questione, riportato sulla confezione od, in alternativa, quello dell’industria produttrice. Nella pagina web ufficiale, invece, è possibile consultare anche le opinioni e le valutazioni degli altri utenti sui diversi prodotti selezionati dal menù iniziale, in modo da poterli confrontare con le analisi chimiche dei prodotti stessi ed operare una scelta ancor più oculata. Biotiful, inoltre, ha un’interfaccia social, vale a dire che nel caso in cui un prodotto non sia presente nel database, è possibile aggiungerlo attraverso un form di semplice compilazione, in cui è possibile indicare tutte le sostanze elencate nell’INCI, oltre al nome, al prezzo ed alle cifre del codice a barre riportate sulla confezione. Il sistema di classificazione delle sostanze, poi, è molto intuitivo e semplice da memorizzare anche per l’utente meno esperto: si va, infatti, da ingredienti totalmente naturali, rappresentati da un cerchietto barrato da una “x”, fino a quelli altamente nocivi, che presentano il disegno di un teschio, passando per i vari colori del semaforo che identificano i diversi livelli di pericolosità. Con questa app, in definitiva, è possibile acquistare prodotti naturali direttamente al supermercato di fiducia o nei negozi di cosmesi, senza correre il rischio di arrecare danno a se stessi ed F.Cu. ai propri cari. La biogelatina che rivela la data di scadenza dei cibi La data di scadenza degli alimenti è da sempre un’ossessione per tutti quando si va a fare la spesa immersi tra gli scaffali del supermercato. Attendibile o non attendibile, è questo il problema. Ed è proprio per questo che le percentuali di cibo inutilmente buttato e sprecato sono davvero impressionanti. Basti solo pensare che lo scorso settembre la Fao aveva stimato in 1,4miliardi di tonnellate la quantità di rifiuti alimentari non consumati, pari, cioè, a un terzo di quello che viene prodotto. Una cifra esorbitante. Per questo nasce la brillante idea per combattere lo spreco di cibo di una ricercatrice, Solveiga Pakštaitė. Si tratta di una speciale gelatina bio-reattiva, fatta di proteine, che vengono posizionate all’esterno della confezione degli alimenti e sigillate in una pellicola di plastica, che degrada e si decompone con gli stessi tempi del cibo contenuto nella scatola, diventando liquida. Una volta che questa si scioglie significa che l’alimento è scaduto e, quindi, bisogna buttarlo via. Come ha ben spiegato Pakstaite, questa particolare gelatina è una proteina e si decompone seguendo lo stesso identico ritmo degli alimenti a base di proteine. Bump Mark, questo è il suo nome, è semplicemente la copia di ciò che accade al cibo nella confezione ed è, quindi, molto più precisa di una data di scadenza stampata su di una semplice ed ormai ob- soleta etichetta. Questa giovane studiosa si è laureata a Londra con una tesi che aveva come oggetto proprio questo progetto. Ora sta chiedendo un brevetto ed è alla ricerca di partner disposti a supportare e a finanziare la sua idea, che ha già vinto un riconoscimento alla manifestazione del James Dyson Award. Ma la ricerca non si ferma. Infatti, uno degli obiettivi futuri, per esempio, è quello trovare un equivalente a base di piante che possa andare bene anche per i vegetariani. Bump Mark aiuterebbe, inoltre, anche i non vedenti che altrimenti non potrebbero conoscere la data di scadenza dei cibi. Infine potrebbe essere un modo per sensibilizzare la gente nei confronti dello spreco di cibo. Una soluzione innovativa ma allo stesso semplice: Bump Mark fornisce informazioni tattili e tangibili. Sarà, quindi, difficile entrare in confusione. Unico motto: basta sprechi, basta dubbi. Bump Mark rappresenta un’ottima soluzione a basso costo, che applicato ai cibi migliorerà di gran lunga la vita di tutti noi, in quanto darà informazioni sullo stato reale dell’alimento che abbiamo intenzione di acquistare. A.P. Giovan Francesco Araldo a Napoli Il gesuita “Napoletano d’adozione” Lorenzo Terzi questa parentesi, il gesuita trascorse tutta la sua vita a Napoli, ove si spense il 10 maggio del 1599. L’Araldo scrisse parecchie opere; tuttavia di esse fu dato alle stampe solo un Ristretto della Dottrina Christiana nel 1553. La maggior parte della produzione del gesuita marchigiano è quindi inedita e si conserva presso l’Archivio della Compagnia a Napoli. Fra i manoscritti dell’Araldo ivi custoditi, la Relatione d’alcune chiese et compagnie di Napoli (15941596) è stato recentemente trascritto nell’ambito di un progetto per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche promosso dal Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e dalla Fondazione Memofonte. La Relatione ha una certa importanza per le informazioni che da essa si possono trarre circa alcuni luoghi di culto oggi non più esistenti o completamente modificati rispetto all’assetto originario. È questo il caso della Chiesa di San Gia- Più che un semplice viaggiatore, il gesuita Giovan Francesco Araldo (circa 1528-1599) si può considerare un vero e proprio napoletano d’adozione. La scheda redatta su di lui nel Dizionario Biografico degli Italiani attesta che l’Araldo nacque a Cagli, cittadina marchigiana all’epoca appartenente al ducato di Urbino. Trasferitosi a Roma, venne accolto nella Compagnia di Gesù dallo stesso Ignazio di Loyola il 24 gennaio 1551. Un anno dopo fu mandato, insieme con il confratello Andrea Oviedo e con altri gesuiti, a organizzare la Compagnia a Napoli. Nella capitale del Viceregno spagnolo Araldo insegnò grammatica e dottrina cristiana. Ordinato sacerdote nel 1553, si dedicò a una fervente attività di direzione spirituale e all’ufficio di confessore. Fra le sue protette si annovera Orsola Benincasa. Dal 1570 al 1577 dimorò a Roma, in qualità di penitenziere di San Pietro. Eccettuata Il castello di Gesualdo Linda Iacuzio Puntuali notizie sul maestoso castello di Gesualdo, in provincia di Avellino, si possono ricavare da una scheda redatta a cura dell’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” nell’ambito di un progetto da essa realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Apprendiamo, dunque, che la storia dei primi secoli della fortezza si può ricostruire con una certa difficoltà, in quanto manca una documentazione anteriore al XII secolo. Si può supporre che essa sia stata edificata dai Longobardi. Molto più abbondanti, invece, sono le fonti documentarie posteriori agli inizi del XII secolo. Il primo feudatario di Gesualdo conosciuto con certezza fu Guglielmo d’Altavilla, signore di Lucera. A Guglielmo successe il figlio Elia e a costui il figlio Ruggero, il quale perse la baronia di Ge- sualdo nel 1212. Tuttavia l’imperatore Corrado IV restituì a Elia II i possedimenti degli avi; i discendenti li conservarono fino alla loro estinzione. Nel 1460 il castello fu danneggiato dall’esercito aragonese per rappresaglia contro i suoi padroni, coinvolti nella Congiura dei Baroni del 1456 contro Ferdinando I. Nella seconda metà del XVI secolo il maniero venne trasformato in residenza signorile da Carlo Gesualdo, sommo musicista, che vi ospitò, fra gli altri, Torquato Tasso. Proprio in questo inespugnabile edificio il Gesualdo si ritirò dopo aver fatto trucidare, nel suo palazzo di Napoli, la moglie Maria d’Avalos e l’amante di costei, Fabrizio Carafa. In tempi più recenti, nel 1913, il castello è stato vincolato, per la sua importanza storica, dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici ed Ambientali di Salerno e Avellino. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1980, esso - in piccola parte - è abitato da privati; la maggioranza degli ambienti sono stati, invece, acquistati dalla municipalità di Gesualdo e dalla provincia di Avellino, che ne hanno iniziato i lavori di recupero. L’impianto del forte è tuttora quello delineatosi in epoca angioina: a pianta quadrata con quattro alte torri cilindriche angolari e una corte interna. Sulla porta di fronte all’ingresso è presente “un mascherone raffigurante la testa di un leone, che nella bocca ospitava un cannoncino, e nella parte alta della parete si aprono tre feritoie, anch’esse di difesa”. A metà della facciata meridionale “si innesta la seconda torre cilindrica, che si articola su tre ordini, il terzo dei quali è caratterizzato da una piccola loggia rinascimentale semicircolare”. Fonte: http://www.unisob. na.it/Materiale%20e%20ricerche/siti/medioevo/CoppolaSito1/16/latoalto.htm como degli Italiani. Quella che oggi ne porta il nome è frutto di una ricostruzione effettuata nello stesso luogo del tempio primitivo, ma sulla nuova via Depretis. Danneggiata dal sisma del 1980 e attualmente sconsacrata, conserva ancora il portale originario, insieme con alcuni dipinti della vecchia chiesa. Nella Relatione Araldo racconta che essa fu costruita nel 1238, presso il Seggio di Porto, dal generale e da altri ufficiali dell’esercito pisano, reduci da un’inaspettata vittoria in una battaglia contro i saraceni durante la quale i soldati della Repubblica marinara avevano invocato a gran voce il patrono - San Giacomo, appunto - affinché concedesse loro di prevalere sugli “infedeli”. A partire dal 1340, aggiunge l’autore gesuita, la chiesa fu chiamata anche “San Giacomo della Spada”, “per causa che dal detto tempo i cavallieri del Regno di detto ordine quivi ne venivano a ricevere l’habito et a frequentare i santissimi sacramenti”. Perché in autunno le foglie cambiano colore? In autunno le foglie prendono i colori dei pigmenti (carotenoidi e antociani) che d'estate sono nascosti dal verde della clorofilla. Le foglie verdi, in autunno, diventano gialle, arancioni, rosse, marroni... A cosa si deve questo spettacolo di colori della natura? GIALLO - ARANCIO. Nelle cellule delle foglie, si trovano i carotenoidi (pigmenti chimici responsabili del colore arancione delle carote o del giallo del mais) che però restano invisibili sotto il verde della clorofilla (il pigmento chimico che cattura l'energia del sole). Ma in autunno, quando le foglie si stanno avvicinando alla fine del loro ciclo di vita, la clorofilla diminuisce e il giallo - arancione del carotene e degli altri pigmenti prende il sopravvento e si rivela. ROSSO - VIOLA. Le piante producono anche altri pigmenti, gli antociani ( dal greco anthos = fiore e kyàneos = blu), che hanno una tinta rossastrablu e la funzione di "crema solare" contro alcuni raggi ultravioletti (sono anche re- sponsabili del colore blu di molti frutti come i mirtilli). Quando la clorofilla e gli antociani coesistono, il colore delle foglie può virare verso il bronzo, come nei frassini. A concentrazioni sufficientemente elevate, gli antociani fanno invece sembrare una foglia quasi viola, come negli aceri giapponesi. GRIGIO. I colori autunnali più grigi si formano quando le foglie sono completamente morte perché avviene la degradazione Incentivi per l'acquisto di bici a pedalata assistita A Napoli e-pedala facile... anche in salita! Al via gli incentivi per l'acquisto di bici a pedalata assistita. Il Comune di Napoli in collaborazione con l'ANEA - Agenzia Napoletana Energia e Ambiente, promuove l'utilizzo dei veicoli ad emissione zero attraverso una campagna di incentivi. A partire dal 1 ottobre, infatti, i cittadini potranno acquistare bici elettriche con uno sconto di 200 euro a cui va aggiunto un ulteriore sconto del 10% sul prezzo di listino applicato da ciascun Concessionario. Ma chi può usufruire del contributo? I residenti nel Comune partenopeo, di età superiore ai 18 anni e che non abbiano usufruito in precedenza della medesima agevolazione. Accedere al contributo è molto semplice: basta rivolgersi ai Concessionari aderenti all’iniziativa del Comune (elenco disponibile su siti www.comune.napoli.it opp. www.anea.eu), scegliere il veicolo da acquistare e compilare il modulo di richiesta del contributo, disponibile presso il Concessionario stesso, allegando dei cloroplasti (corpuscoli cellulari che contengono la clorofilla). E quando le foglie sono secche, i pigmenti si legano insieme e formano un "composto marrone". L'autunno, lo ricordiamo, inizia con l'equinozio di settembre che quest'anno è caduto il 23 alle 4.29 ( ora legale italiana ). Avvicinandoci a questo periodo la parte illuminata e le ore di luce diminuiscono. Il 23 settembre (in base al giorno dell'equinozio d'autunno) i raggi del sole sono perpendicolari all'equatore. Questa è una delle quattro stagioni più suggestive dell’anno per la moltitudine di colori che le piante possono “sfoggiare”, ispiratrice di poeti e musicisti come Vivaldi dove “Le quattro stagioni” è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti per violino, ogni concerto si riferisce ad una delle quattro stagioni tipico esempio di musica programmata e pittori come Giuseppe Arcimboldo con la sua opera esposta a Parigi nel museo del Louvre intitolata appunto “Autunno”. R.M. copia del documento di identità. Ma quali sono i vantaggi per coloro che scelgono di spostarsi con una bici a pedalata assistita? Prima di tutto, economici: niente assicurazione, tassa di possesso e benzina. Questa due ruote, inoltre, non necessita di targa e patente di guida a differenza dei ciclomotori. Poi, ancora, è un mezzo di trasporto confortevole e salutare: poiché la necessità di accompagnare il motore elettrico con la pedalata permette di fare esercizio fisico e giovare al proprio corpo. È decisamente funzionale, in quanto rispetto ad una tradizionale bicicletta si possono percorrere con più facilità i tragitti collinari e coprire maggiori distanze in minor tempo. Sul veicolo non vi sono comandi aggiuntivi se non quello del dispositivo di accensione e spegnimento del motore e quello di segnalazione della batteria. Se dovesse esaurirsi, guidare anche con la sola pedalata stessa è possibile. VIRTUAL BIKE: RISCOPRIRE IL PATRIMONIO CITTADINO GRAZIE A UN VIDEOGAME Alessia Esposito I videogame possono essere amici dell’ecologia? Per gli scettici l’appuntamento è a Pisa dall’8 al 12 ottobre con Virtual Bike, l’installazione ideata dal graphic designer Paolo Ciabattoni e dal programmatore Luca Palmili. Nell’ambito dell’Internet Festival che si svolge in città, infatti, in quei giorni si potrà pedalare su una bici, posta su un piedistallo, dotata di moderni sensori audiovisivi che consentono l’interazione con il mondo virtuale. Mondo che è creato come un mix di luoghi reali della città e percorsi a ostacoli, proprio come in un vero videogame. Una gara a punti e di velocità che si tiene però all’insegna della riscoperta della propria città con tanto di aneddoti e curiosità sui luoghi tipici. A Pisa si potrà girare virtualmente tra i luoghi della città: la torre di Pisa, il Battistero, la Cattedrale. Virtual Bike nasce infatti in seno a un progetto per rivisitare virtualmente i luoghi del quartiere romano di San Lorenzo bombardati durante la Seconda Guerra Mondiale e per denunciare l’importanza degli spazi verdi e delle piste ciclabili nelle città italiane. Non a caso Virtual Bike ha vinto sei “Maker of Merit Rome” e oggi il progetto è ambasciatore del movimento Makers italiano in occasione della Maker Faire Bay Area 2014 di San Francisco. Dai partecipanti all’Internet Festival 2014 (#IF2014) Paolo Ciabattoni e Luca Palmili dicono di aspettarsi ''un coinvolgimento attivo e una sensibilizzazione nei confronti dei temi chiave del nostro progetto. Stimolando la curiosità e l'immaginazione Virtual Bike genera una partecipazione che non si limita alla semplice competizione, ma mette l'individuo in relazione con la vera essenza del gioco: la bellezza di scoprire ed esplorare nuovi luoghi''. E per il futuro? “Attraverso il coinvolgimento di tutti i comuni d'Italia, ci auguriamo che Virtual Bike possa diventare un punto di riferimento e una grande occasione per promuovere il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese” sostengono gli ideatori. Alla prossima tappa, dunque. Se hai una “sprout”…piantala! Arriva la matita green che si può seminare Cristina Abbrunzo È tempo di ritornare tra i banchi di scuola e tra le scartoffie d’ufficio…E anche se possiamo dire addio alle lunghe passeggiate estive all’aria aperta e a un più diretto contatto con la natura in generale, le idee, per uno stile di vita green anche urbano, non mancano. È il caso, ad esempio, di un geniale progetto messo a punto da un team di giovani creativi, studenti del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Si chiama Sprout, ‘germoglio’, ed è la prima matita eco-sostenibile al mondo che si pianta. La matita è uno strumento storico, rivisitata col tempo in molteplici forme, con essa si scrive, si disegna, e si tempera fino a quando non diventa così corta da doverla buttare via. Ma se è vero che ogni fine è un nuovo inizio, da un mozzicone può nascere una seconda vita: una pianta. Sprout infatti è un prodotto 100% eco, è fatta di cedro e utilizza la grafite e l'argilla al posto del piombo. Svolge la sua peculiare funzione di semplice matita da di- segno, ma dietro al suo fondamentale aspetto, nasconde una ‘sorpresa’ che fa di essa un oggetto dalla doppia utilità; nella parte superiore, quella che molti mordicchiano o dove di solito è posta la gomma da cancellare, Sprout presenta una capsula al cui interno sono conservati dei semi. Una volta consumata la matita, basterà capovolgerla in un vaso e innaffiarla; e siccome l’involucro che contiene i semi è biodegradabile, si scioglierà e lascerà liberi di sbocciare, nel giro di una settimana, i primi germogli. Sono tantissime le varietà di piante proposte da Sprout, bisognerà scegliere ‘la matita’ che si desidera coltivare, tra: basilico, pomodoro ciliegino, calendula, melanzana, menta, Eco-idee: una tendenza in netta crescita Nuovi modi di vivere il verde La Grin OrtiCultura Urbana rappresenta un nuovo modo di concepire e vivere il verde. E’ una ditta che offre soluzioni e tecniche innovative che consentono di agire in maniera sostenibile anche in ambiente urbano e di espandere oltre i soliti confini le nostre città, i nostri spazi domestici, i nostri luoghi di studio o di lavoro rendendoli più belli, vivibili ma soprattutto produttivi. Oltre il grande successo ottenuto dalle matite Sprout, sono tante le invenzioni proposte dalla azienda siracusana, come ad esempio: il Grin Kit PUF – Sogni d'Orto, scatolina che nelle dimensioni di un libro contiene tutto il necessario per iniziare a coltivare un orto in casa partendo da zero. Al proprietario spetterà solo il compito di assicurare un terriccio di buona qualità, l’acqua e naturalmente l’esposizione al sole. All’interno della scatola si troverà infatti tutto il necessario per iniziare a coltivare erbe aromatiche e ortaggi di vario genere: torba, etichette in betulla per segnare le future piantine e sementi biologici di carote, erba cipollina, fagiolini, cavoli, spinaci e tanto altro, con pure la ruota-calendario per scoprire, coltura per coltura, i periodi di semina e rac- colta più indicati. Risultato: orto biologico e a Km Zero direttamente in casa o sul balcone, senza l'assillo di cure particolari. Se, invece, siete amanti del design, un’altra originale idea degna di nota è Grinwall, la Pianta-Cornice da parete in legno di abete per ricreare una porzione naturale di prato, letteralmente, tra le proprie mura domestiche. La base è infatti provvista di una vaschetta in alluminio dove mettere terriccio e semi. Bisognerà solo aver cura di annaffiare e, nel giro di una settimana, un piccolo tappeto erboso crescerà sulla parete, trasformando la cornice in un quadro vegetale vivente. Per i più pigri, poi, c’è anche InVASO concept, vaso realizzato in spugna (simile a quella che utilizziamo per lavare l’auto), che, oltre ad arredare, mantiene e trattiene l'acqua e consente di annaffiare con minore frequenza le piante in esso contenute. Insomma, sempre in crescita queste nuove e originali idee green che intendono rinnovare il legame tra natura e mondo urbano, portando avanti l’idea del recupero, della sostenibilità e della lotta al degrado ambientale. C.A. prezzemolo, rosmarino, salvia, timo, pepe verde, jalapeno e tanto altro. Quando quasi per magia spunterà la piantina, il mozzicone di matita potrà essere rimosso oppure piantato ugualmente come etichetta, poiché sul legno è riportato il nome della pianta. Ma attenzione: se si versa liquido su Sprout, o si mette in bocca, la punta inizia a dissolversi. Purtroppo Sprout non conosce la differenza tra l'acqua accidentale e quella intenzionale, quindi, se viene bagnata, capisce che è tempo di semina. Il gruppo di studenti del MIT ha lavorato duramente per realizzare una capsula seme resistente, ma è difficile trovare un compromesso tra la resistenza a eventuali incidenti e la sua dissoluzione nel terreno. Queste speciali matite sono promosse in Italia dalla Grin OrtiCultura Urbana (www.igrin. it), giovanissima start up del siracusano, nata proprio per diffondere la cultura ecogreen. La creatività di Sprout ‘disegnerà’ amore e rispetto per la natura, ispirerà il riutilizzo, oltretutto in modo innovativo, di uno strumento tradizionale ed il buon vecchio disegno a mano libera, e, perché no, anche un monito alla brutta abitudine di mangiucchiare le estremità delle matite! L AVORO E PREVIDENZA Che fine farà l’articolo 18? Eleonora Ferrara Un traguardo raggiunto a costo di lotte sindacali e tanti sacrifici. Ecco, l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, si può sintetizzare così. Già la minoranza PD ha presentato diversi emendamenti al Jobs Act, firmati da una quarantina di senatori, nonché uno all’art. 18, per cui Pier Luigi Bersani, prendendo le distanze dalla proposta del Governo di abolire la norma per i neoassunti, dichiara in una intervista televisiva “Grazie all’articolo 18, il lavoro non è solo salario, è la tua dignità, la tua libertà, il tuo diritto alla trasformazione di questo mondo ”. Gli emendamenti presentati riguardano tutti l’articolo 4 della legge delega sul contratto a tutele crescenti, con la previsione che, dopo i tre anni, per tutti i neoassunti, sussista la possibilità della reintegra in caso di licenziamento illecito e la riduzione, tra l’altro, del numero delle tipologie contrattuali. Non tutte le forze politiche, però, sono d’accordo al riguardo. Difatti, il presidente della Commissione Lavoro del Senato ha dichiarato che detti emendamenti sono “ irricevibili ”, in quanto fanno emergere una “ visione vecchia e ideologica”. Intanto, non viene esclusa, dalla minoranza PD, l’ipotesi del ricorso al referendum tra gli iscritti, nel caso in cui non si ravvisi in Renzi una certa propensione alla mediazione. Purtroppo, all’interno del PD non si riesce a trovare una giusta intesa con il Premier. Bersani, ritiene che ciò sarebbe necessario nell’interesse del Paese, aggiungendo ancora che “ il governo ha tutte le condizioni per durare”, definendo il Presidente del Consiglio “un tipo svelto, intelligente, che ha l’energia di una centrale atomica, impaziente, un protagonista vero che ha tra le sue caratteristiche quella di non chiedere consiglio”. Sicuramente dalle sue parole si evince una certa amarezza, essendo egli un rappresentante della vecchia guardia, con tanta esperienza alle spalle. I proponenti gli emendamenti, auspicano in un incontro con la maggioranza dal quale possa scaturirne un documento unitario. I rappresentanti delle diverse aree della minoranza PD, intendono, all’interno del proprio partito, farsi promotori di una “soluzione unitaria” sul modello tedesco, con il contratto a tutele crescenti e la previsione del reintegro in caso di licenziamento illegittimo dopo i primi tre anni. Si ritiene opportuno discutere anche della legge di stabilità, considerata fondamentale per la riforma del lavoro, in cui, viene asserito, si dovranno trovare le risorse per riformare gli ammortizzatori sociali. La polemica, in ogni caso imperversa all’interno del PD. Fassina ha giudicato ridicolo spiegare che il reintegro resterà per i licenziamenti discriminatori, asserendo che: “chi mette in mezzo il reintegro per i discriminatori come concessione alla minoranza Pd, non sa di che parla: la tutela in quel caso è prevista dalla Carta fondamentale dei diritti dell’uomo del 1948, credo nessuno possa mettere in discussione quei principi”. L’emendamento all’art. 18 prevede, quindi, le stesse tutele contenute nel contratto a tempo indeterminato anche per i nuovi assunti con contratto a tutele crescenti previsto dal Job act . In tal modo sarebbe introdotta la reintegra in caso di licenziamento senza giusta causa, per i suddetti neoassunti, dopo 3 anni di lavoro. Nella proposta di modifica è contenuta, altresì, la previ- sione dell’attuazione di un monitoraggio della disciplina relativa al licenziamento illegittimo, al fine di valutare l’efficacia e l’efficienza delle procedure di conciliazione e giudiziarie vigenti. Viaggio nelle leggi ambientali RIFIUTI Poiché lo Stato non ha ancora emanato, ai sensi dell’art. 195, comma 2, lett. g) del D.L.vo n. 152/2006, alcun regolamento per la determinazione dei criteri di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, si continuano ad applicare i criteri per l’assimilazione previsti nella Deliberazione 27 luglio 1984 del Comitato interministeriale. Consiglio di Stato, Sez. V del 24/07/2014 n. 3941 RIFIUTI In relazione all’utilizzazione di discariche illegali nonché alla mancata bonifica di discariche illegali chiuse, si aggiunge che alcune discariche contengono rifiuti pericolosi non identificati né catalogati e che per talune discariche manca una nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche. Pertanto la Repubblica italiana è condannata a versare alla Commissione europea, una penalità giornaliera di EUR 158.200 fino alla piena esecuzione della sentenza Com- missione/Italia.La Repubblica italiana è condannata a versare alla Commissione europea, sul conto «Risorse proprie dell’Unione europea», una somma forfettaria di EUR 60 milioni. CURIA - Corte di Giustizia Europea (Causa C-196/13). SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO Gli indumenti forniti ai lavoratori ad- detti alle mansioni di pulizia dovevano essere considerati dispositivi di protezione individuale, in quanto idonei a costituire uno schermo sia pure minimo verso agenti patogeni con i quali era facile venire in contatto nelle operazioni di pulizia, e non costituiscono solo strumento identificativo dell'azienda. Vi era pertanto l'obbligo della datrice di lavoro di tenere gli indumenti in stato idoneo alla funzione, e quindi di provvedere al loro lavaggio. L'obbligo della conservazione degli strumenti di servizio, gravante sui lavoratori ex art. 39 ccnl di settore, in linea con il D.Lgs. n. 626 del 1994, art. 6. 44 si pone su un piano diverso rispetto all'obbligo di pulizia delle tute, quale attività finalizzata al mantenimento degli strumenti di servizio in stato di idoneità alla loro funzione, obbligo così incombente sul datore di lavoro. Cassazione Civile Sezione Lavoro, Sentenza n. 17833 del 08-08-2014. A.T. LA DIGNITÀ È UGUAGLIANZA DELLA PERSONA UMANA ... Di gloria e di onore lo hai coronato Andrea Tafuro Eugène de Rastignac dalla cima del cimitero Père Lachaise di Parigi lancia un avvertimento alla città: "Ed ora, a noi due!". Eugène è uno dei personaggi concepiti da Balzac in “Papà Goriot”, romanzo del 1835. Altra scena memorabile è il pistolotto che Vautrin rivolge al giovane rampante Eugène, dicendogli praticamente: “Che futuro vuoi attenderti in una società come la nostra sgobbando a forza di studio e lavoro? Tanta fatica e sottomissione per poche e risibili soddisfazioni. Meglio addentare subito una cicciosa dote quale quella della signorina Victorine che, d’accordo, sarà pure una racchia, ma ti garantirebbe una rendita annua di 50 mila franchi”. Esagero se dico che nel 2014 viviamo nelle stesse condizioni rappresentate nell’universo costruito da Balzac nelle sue opere? Titoli di studio, veri e non comprati online, competenze certe e certificate e diffusione delle conoscenze hanno ancora un ruolo importante nella grande scommessa della riduzione delle diseguaglianze, ma resta il fatto che le sproporzioni tra chi è nato ricco e chi spera di diventare ricco calpestano l’idea meritocratica. Il compagno Marx affermava che il capitale si accumula all’infinito, ma con rendimenti decrescenti, cosa che porta a conflitti tra capitalisti sempre in cerca di nuove opportunità. Se i rendimenti del capitale però sono comunque maggiori della crescita dell’economia reale, i ricchi diventeranno sempre più ricchi e la disuguaglianza aumenterà. E’ quello che succede nella nostra bella società, dove la ricchezza non si accumula, ma si eredita. Abbiamo già riflettuto su queste pagine che la ricchezza mondiale è in mano al cinque per cento degli abitanti del pianeta, quindi se il capitale cresce sempre più in fretta dell’economia reale, visto che i ricchi hanno molta più ricchezza dei lavoratori dipendenti le cui sorti dipendono dai redditi da lavoro, i ricchi diventeranno sempre più ricchi. L’economista francese Thomas Piketty, in Il Capitale nel XXI° secolo, sostiene che non è stato il progresso a ridurre la disuguaglianza, ma la Seconda guerra mondiale. Ho terrore per questa cosa, cioè capite bene quando si sostiene che soltanto eventi traumatici come una guerra possono bilanciare l’effetto di una tensione profonda dell’economia. Usando dati che vanno indietro fino al XVIII secolo, Piketty ha argomentato che quando in un paese la crescita economica rallenta, il profitto generato dal capitale, piuttosto che quello generato dal lavoro, cresce esponenzialmente e aumenta la disuguaglianza. Questo succede perché la rendita prodotta dalla ricchezza accumulata ha un valore medio costante di circa il 5 per cento, se la crescita economica scende sotto quel valore, i ricchi diventano più ricchi… In tutta questa follia nessuno pensa all’uomo? Nel V, IV secolo a.C. c’è stato un pensatore: Democrito, famoso per le sue teorie sull’atomismo. A lui dobbiamo una definizione dell’uomo essenziale, aveva definito l’uomo, άνθροος (antropos): μικρός (micros) κόσμος(cosmos), cioè un microcosmo. Questa è l’esperienza, credo, che tutti fanno quando cominciano ad andare al di là della superficie della creatura umana e cercano di penetrare nel segreto, nell’oscurità della singola persona, nella grandezza dell’ individuo. Ma il Mefistofele di Goethe, ha detto una frase lapidaria che suona così: “L’uomo è un microcosmo di follia”. Ecco! E’ questo l’uomo, da un lato è sicuramente una realtà misteriosa, gloriosa e grandiosa, dall’altra parte, è anche un grumo di follia, di perversioni. In questa crisi che ci assale e ci divora, possiamo noi scoprire qual è la componente che fa sì che l’uomo meriti dignità, cioè quali sono quelle caratteristiche che lo rendono degno e uguale nonostante la molteplice diversità dei suoi profili, nonostante che, per esempio, le nostre impronte digitali siano totalmente diverse, radicalmente diverse per ciascuno di noi? Non sto qui a menarvela parlando di quali sono i fondamenti della dignità. Parliamo, piuttosto di quali sono gli ambiti in cui dignità e uguaglianza vengono promosse o distrutte. Possiamo rilevare alcune aree critiche dove questa rottura dell’alleanza primitiva tra μικρός e κόσμος diventa devastante. In primo luogo, viviamo con terrore l’inquinamento, che in vaste aree del pianeta si fa sempre più pervasivo, non sempre le attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio circostante. La sete del profitto spinge a violare tale armonia, fino alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme, che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di questa violenza contro il territorio, anzi, spesso è manipolata ed altre volte viene addirittura legittimata. Di fatto, la consapevolezza davanti a questi comportamenti criminali ma- tura sempre lentamente, spesso solo tramite la passione eroica, di chi, facendo il proprio lavoro con serietà è come se si immolasse per creare tra la gente una adeguata comprensione della complessità del problema. L’imperativo della crescita ad ogni costo, che giustifica l’ideologia della distruzione e dello spreco della natura, della salute e della vita, è una economia di morte per l’arricchimento di pochi, che non sente alcuna responsabilità verso il prossimo e verso il resto del creato, che non crede che le cose debbano e possano cambiare e prepara un futuro sempre più difficile per le prossime generazioni. È necessario responsabilizzare ognuno al rispetto dell’ambiente e della legalità e sensibilizzare i cittadini all’adozione di stili di vita più sobri ed orientati ad un benessere reale, liberando la nostra mente dall’avidità, dall’egoismo e dalla schiavitù di desideri coatti guidati dal sistema economico ad un consumo acritico. La crescita indifferenziata ed illimitata dei consumi è una assurdità che distrugge risorse essenziali alla vita e svuota l’uomo della sua umanità, della sua libertà di pensiero, plasmando e standardizzando i gusti e i desideri, attraverso il grande inganno di nascondere la faccia sporca del sistema: i rifiuti e l’inquinamento. Foto di Fabiana Liguori 27 settembre 2014 – Napoli, aperto al pubblico il giardino segreto sulla cima di Castel Sant’Elmo grazie al progetto architettonico “Le Jardin”, vincitore della terza edizione del concorso “Un’opera per il Castello”
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