116 Rend. Online Soc. Geol. It., Vol. 25 (2013), pp. 116-136, 15 figs (DOI: 10.3301/ROL.2013.11) © Società Geologica Italiana, Roma 2013 Evoluzione tettono-sedimentaria del Complesso d’Accrezione Liguride in Appennino Meridionale Stefano Vitale (*), Sabatino Ciarcia (*), Alessandro Iannace (*), Stefano Mazzoli (*), Francesco D’Assisi Tramparulo (*), Mohamed Najib Zaghloul (°) ABSTRACT Tectono-sedimentary evolution of the Ligurian Accretionary Complex in the southern Apennines. Aim of this paper is the structural and stratigraphic analyses of the Ligurian Accretionary Complex exposed in the Campania region (Italy) in order to unraveling the deformation pattern characterizing the transition from the final oceanic subduction stages to the early stages of deformation of the foreland continental margin. Our results outline a sequence of late Early Miocene (Burdigalian) shortening events, also involving buttressing of the accretionary wedge against the crustal ramp of the foreland continental margin. Emplacement of the overthickened accretionary complex onto the distal part of the continental margin was followed by horizontal extension and wedge thinning, aiding the development of wedge-top depocenters. Early Miocene NWSE shortening recorded by Ligurian Accretionary Complex units is completely unrelated with later (Late Miocene to Pleistocene) NE-directed thrusting in the Apennines, which was coeval with back-arc extension in the Tyrrhenian Sea. Therefore, our results emphasize the occurrence of a major discontinuity in the Neogene geodynamic evolution of the southern Apennines, whose tectonic history may be clearly subdivided, from a kinematic point of view, into pre- and syn-Tyrrhenian back-arc extension stages. chiave: Miocene, Italia Meridionale, geologia strutturale, stratigrafia. Termini INTRODUZIONE L'Appennino Meridionale è un thrust-and-fold belt caratterizzato dalla sovrapposizione tettonica delle falde verso NE in seguito alla migrazione della placca composita apulo-ionica (Malinverno & Ryan, 1986; Royden et alii, 1987; Patacca & Scandone, 1989) nell’ambito della convergenza tra le placche africana ed europea (Mazzoli & Helman, 1994). L’evoluzione tettonica del sistema Tirreno-Appennino, dal Miocene Superiore al Quaternario, rappresenta un esempio didattico di “paired orogenic belt”, infatti, esso è contraddistinto da estensione nel ____________________ (*) Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Napoli Federico II, Largo San Marcellino 10, 80138, Napoli, Italia. (°) Department of Earth Science, Faculty of Sciences and Technique, University Abdel Malek Essaadi, Postal Box 416, 90000 Tangier, Morocco. Corresponding author: Stefano Vitale; E-mail: [email protected] retropaese e compressione nella parte frontale della catena (e.g. Hippolyte et alii, 1995; Doglioni, 1995; Butler et alii, 2005, cum biblio). La strutturazione del cuneo d'accrezione appenninico è stata accompagnata dall’estensione sincrona del bacino Liguro-Provenzale, tra l'Oligocene superiore e il Langhiano, e successivamente del Mar Tirreno a partire dal Tortoniano (Kastens et alii, 1988; Sartori, 2003) con l’arcuatura della catena protoappenninica (e.g. Faccenna et alii, 2001, 2004; Johnston & Mazzoli, 2009). La geodinamica del sistema TirrenoAppennino, quindi, ha modificato in maniera rilevante una catena preesistente e molto meno conosciuta. Di conseguenza la comprensione dell’evoluzione tettonica dell’Appennino Meridionale, prima dell’apertura tardo miocenica del bacino Tirrenico, è di cruciale importanza per poter comprendere meglio i modi e i tempi della deformazione durante i primi stadi evolutivi di questo “classico” orogene. La comprensione dei primi stadi dell’orogenesi appenninica include anche lo studio dei processi tettonici che governano la deformazione durante la transizione dagli ultimi stadi della subduzione oceanica alla deformazione iniziale del margine continentale. In questo contributo, l’evoluzione pre-tardo miocenica dell’Appennino Meridionale è esaminata attraverso l’analisi strutturale ed una revisione stratigrafica delle unità appartenenti al Cuneo d’Accrezione Liguride (Ogniben, 1969; Knott, 1987; Bonardi et alii, 1988a, Ciarcia et alii, 2012) affiorante in Campania (Fig. 1). È da sottolineare come l’evoluzione tettonica dell’Appennino Meridionale, durante il Miocene inferiore (Vitale & Ciarcia, 2013), caratterizzata dalla transizione tra la subduzione della litosfera oceanica e quella continentale, sia stata investigata a fondo da precedenti lavori ed estensivamente documentata su evidenze petrologiche, termocronologiche, stratigrafiche e strutturali in metasedimenti del margine continentale originario, esumati e caratterizzati da metamorfismo di alta pressione (Iannace et alii, 2005, 2007; Corrado et alii, 2010). Questo studio, per i motivi esposti, può fornire nuovi spunti per la comprensione del comportamento dei cunei tettonici durante gli stadi peculiari della loro storia (e.g. Malavieille, 2010, cum biblio). INQUADRAMENTO GEOLOGICO Il sistema Appennino Meridionale-Arco Calabro (Fig. 1) è il risultato della convergenza dal tardo Cretaceo al Quaternario tra il blocco sardo-corso-calabrese, 117 S. VITALE ET ALII Fig. 1 – Carta tettonica schematica dell’Appennino Meridionale, Arco Calabro e Magrebidi siciliane. di origine europea, e la placca apula (o adriatica; e.g. Marchegiani et alii, 1999) ad affinità africana (e.g Dewey et alii, 1989; Mazzoli & Helman, 1994, cum biblio). Questo processo ha portato alla subduzione della litosfera oceanica neotetidea (Oceano Ligure; Michard et alii, 2002) originariamente interposta tra i due paleomargini continentali. L’accrezione-subduzione ha dato vita al Complesso d’Accrezione Liguride (Ogniben, 1969; Knott, 1987; Bonardi et alii, 1988a) mentre resti della placca sovrascorrente si sono conservati come unità di crosta continentale nell’Arco Calabro. La presenza di un piano di Wadati-Benioff immergente a NW, inclinato di ca. 70° e abbastanza ridotto (ca. 200 km) è stato documentato in base alla distribuzione dell’attività sismica intermedia e profonda fino a ca. 500 km (Anderson & Jackson, 1987; Giardini & Velonà, 1991; Selvaggi & Chiarabba, 1995; Chiarabba et alii, 2005). La posizione degli ipocentri e le anomalie delle velocità evidenziate dalla tomografia sismica hanno fornito un quadro generale dello slab ionico, che subduce al di sotto dell’Arco Calabro, che appare appiattirsi intorno ai 660 km, lungo la discontinuità del mantello superiore-mantello inferiore (e.g. Piromallo & Morelli, 2003; Spakman & Wortel, 2004; Cimini & Marchetti, 2006; Montuori et alii, 2007). La subduzione è stata accompagnata anche dall’estensione di retro-arco e spreading di fondo oceanico, prima nel bacino Liguro-Provenzale, tra l’Oligocene Superiore ed il Miocene Inferiore e poi, nel Tirreno meridionale, tra il Miocene Superiore e il Quaternario (Sartori, 2003 cum biblio); i due stadi distinti, di apertura di retro-arco, sono stati separati da un periodo di sostanziale riduzione delle velocità di subduzione, durante il Miocene Medio (Faccenna et alii, 2001; Vitale & Ciarcia, 2013). In Appennino Meridionale, le unità tettoniche del Complesso d’Accrezione Liguride sono caratterizzate da successioni stratigrafiche correlabili tra loro (Ciarcia et alii, 2009; Vitale et alii, 2010; Ciarcia et alii, 2012; Vitale & Ciarcia, 2013). Queste includono l’Unità del Frido, caratterizzata da metasedimenti con un basamento ofiolitico (Bonardi et alii, 1988a), e tre successioni sedimentarie, probabilmente depositatesi su crosta continentale assottigliata o transizionale (Vitale et alii, 2011): le unità Nord-Calabrese (Bonardi et alii, 1988a) e Parasicilide (Ciarcia et alii, 2009), caratterizzate da olistoliti di rocce cristalline e l’Unità Sicilide (sensu Ogniben, 1969), generalmente priva di ofioliti. L’Unità del Frido conserva relitti di un metamorfismo di alta pressione (Tramparulo et alii, 2012; Vitale et alii, 2013b) che testimonia un’accrezione avvenuta attraverso il meccanismo dell’underplating (Cello & Mazzoli, 1998) con una esumazione veloce nel Miocene (Mazzoli, 1998a, 1998b; Corrado et alii, 2010) mentre le unità Nord-Calabrese, Parasicilide e Sicilide sono prive di metamorfismo (Mazzoli, 1998b; Mattioni et alii, 2006; Invernizzi et alii, 2008) e, probabilmente, si sono accrete frontalmente nel cuneo orogenico (Cello & Mazzoli, EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 1998; Ciarcia et alii, 2009; Vitale et alii, 2011). Nell’area esaminata (Fig. 3) il Complesso d’Accrezione Liguride, rappresentato soltanto dalle unità NordCalabrese e Parasicilide, è ricoperto in discordanza dai depositi di bacini di tipo wedge-top del Gruppo del Cilento (Amore et alii, 1988), a sud (Cilento), e dalla Formazione di Monte Pruno (Ciarcia et alii, 2009), a nord (Valle del Fiume Sele) (Fig. 2) e sovrasta tettonicamente le unità della Piattaforma Appenninica e del Bacino Lagonegrese-Molisano derivate dalla deformazione del margine continentale apulo (Figg. 2 e 3). I sedimenti dei bacini di tipo wedge-top ricoprono, in unconformity, le successioni del substrato preorogenico indeformato ed eventuali depositi discordanti di precedente generazione. In questo settore dell’Appennino Meridionale essi includono le formazioni di Monte Sierio e Castelvetere, che suturano il contatto tra i carbonati della Piattaforma Appenninica e la successione del Bacino di Lagonegrese-Molisano mentre la Formazione di Monte Sacro ricopre stratigraficamente il Gruppo del Cilento. Tutte queste formazioni sono di età Tortoniano superiore (Patacca et alii, 1990; Castellano & Sgrosso, 1996; Bonardi et alii, 2009), raggiungendo il Messiniano inferiore soltanto con la Formazione di Castelvetere (Patacca et alii, 1990). In Lucania, a SE dell’ area esaminata (Fig. 1), l’Unità del Frido, è ricoperta tettonicamente dalle unità Nord-Calabrese e Parasicilide (Fig. 4b); tuttavia al confine calabro-lucano l'Unità del Frido sovrascorre 118 l’Unità Nord-Calabrese che a sua volta ricopre tettonicamente i terreni dell’Unità Sicilide. Anche in Lucania le unità Nord-Calabrese e Parasicilide sono suturate dai depositi di bacino di wedge-top del Miocene MedioSuperiore (Gruppo del Cilento, A more et alii, 1988; Formazione di Gorgoglione, Selli, 1962) mentre l’Unità del Frido è ricoperta in discordanza dai depositi del Tortoniano medio-superiore della Formazione di Perosa (sensu Vezzani, 1966; Fig. 2). In quest’area il Complesso d’Accrezione Liguride è tettonicamente sovrapposto ai carbonati della Piattaforma Appenninica delle unità Lungro-Verbicaro e Pollino-Ciagola (I annace et alii, 2007; Vitale & M azzoli, 2008; Fig. 4b). In Lucania, l’assetto strutturale del Complesso d’Accrezione Liguride ci permette di evidenziare una forte analogia con le Unità Liguridi affioranti nell’Appennino settentrionale (Elter, 1975; Marroni et alii, 2001; Vannucchi & Bettelli, 2002; Bettelli & Vannucchi, 2003; Fig. 4a): (i) l’Unità del Frido e le ofioliti calabresi (Bonardi et alii, 1988a), caratterizzate da successioni ofiolitiche complete, sono equivalenti alle Unità Liguridi Interne; (ii) le unità Nord-Calabrese e Parasicilide, costituite da depositi bacinali che includono detrito ofiolitico, possono essere correlate alle Unità Liguridi Esterne; (iii) l’Unità Sicilide, formata da una successione bacinale, corrisponde alle Unità Sub-Liguridi; ed infine (iv) i depositi di bacino di tipo wedge-top (e.g. Gruppo del Cilento) corrispondono alle Unità Epi-Liguridi (Fig. 4). Fig. 2 – Assetto stratigrafico, tettonico e paleogeografico schematico delle unità analizzate in questo studio FR: Unità del Frido; NC: Unità NordCalabrese; SO: Membro del Sovereto della Formazione del Saraceno; PS: Unità Parasicilide; AS: Arenarie di Albanella ; MP: Formazione di Monte Pruno; MB-RC: Unità Monte Bulgheria-Roccagloriosa; A-C: Unità Alburno-Cervati; BI: Formazione del Bifurto; MM: Unità Monti della Maddalena; LA: Formazione di Laviano; SP: Formazione di Serra Palazzo. 119 S. VITALE ET ALII Fig. 3 – Carta geologica schematica dell’area esaminata e sezione geologica (X-X’). EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 120 Fig. 4 – Schema stratigrafico delle successioni analizzate. STRATIGRAFIA DEL COMPLESSO D’ACCREZIONE LIGURIDE Il Complesso d’Accrezione Liguride affiora diffusamente in Appennino Meridionale e, nell’area esaminata, è esposto con l’Unità Nord-Calabrese in Cilento e con l’Unità Parasicilide dalla Valle del Fiume Sele fino al Cilento meridionale (Fig. 3). L’Unità Nord-Calabrese include le formazioni delle Crete Nere e del Saraceno (Fig. 5), che formano una successione continua preva- lentemente silico e calciclastica depositatasi durante la convergenza tra le placche (Bonardi et alii, 1988a). La Formazione delle Crete Nere include più di 500 m di black shales con intercalazioni di arenarie ricche in quarzo alla base, argilliti scure e arenarie nella parte intermedia e livelli calciclastici nella parte superiore. L’età della formazione è Eocene Medio (Bonardi et alii, 1988a). La sovrastante Formazione del Saraceno (Selli, 1962; De Blasio et alii, 1978) di età tardo Eocene-base Burdigaliano (Di Staso & Giardino, 2002), è caratteriz- 121 S. VITALE ET ALII Fig. 5– Schema dei rapporti tettono-stratigrafici tra le unità del cuneo d’accrezione Liguride (e di unità contigue) in Appennino settentrionale (a) e meridionale (b). zata da 600-700 m di torbiditi silico e calciclastiche. La Formazione del Saraceno è composta da quattro membri: (i) Punta Telegrafo; (ii) Terranova di Pollino; (iii) Carpineta; (iv) Sovereto. La parte basale (membro di Punta Telegrafo; Vitale et alii, 2011) è formata da torbiditi calciclastiche localmente silicizzate e ricche di vene di calcite. Questa parte è generalmente la più intensamente deformata. Il membro di Punta Telegrafo passa verso l’alto al membro di Terranova di Pollino, costituito da sottili strati di torbiditi calciclastiche, pelitiche ed arenitiche con livelli e noduli di selce scura e subordinatamente da arenarie arcoso-litiche. Il sovrastante membro di Carpineta è caratterizzato da un aumento della componente marnosa e arenitica (con ancora noduli di selce scura) e livelli di brecciole nella parte terminale. La formazione si chiude con il membro di Sovereto (Bonardi et alii, 2009) formato da arenarie immature sottilmente stratificate di età Aquitaniano-base Burdigaliano. Le arenarie presenti nelle parti bassa e media della Formazione del Saraceno (membri di Punta Telegrafo, Terranova del Pollino e Carpineta) sono costituite da elementi quarzolitici con abbondanti frammenti di carbonati extrabacinali (calcari micritici pelagici), detrito metamorfico (filladi, micascisti e serpentiniti), e subordinatamente di frammenti plutonici (Critelli, 1993, 1999). Il membro di Sovereto è invece formato da arenarie di avanfossa caratterizzate da clasti di quarzo e feldspati con frammenti fini di metamorfiti e plutoniti. Il modello detritico evolutivo della Formazione del Saraceno indica una sorgente caratterizzata da un unroofing di rocce crostali continentali, probabilmente del basamento calabride (Fig. 1; Critelli, 1993, 1999). L’Unità Parasicilide (Bonardi et alii, 2004; Ciarcia et alii, 2009, 2012; Vitale et alii, 2011) è composta da una successione bacinale (Fig. 5) dallo spessore stima- to massimo di circa 1000 metri e di età compresa tra l’Eocene Medio ed il Burdigaliano (Critelli et alii, 1994; Ciarcia et alii, 2009). La base della successione consiste in arenarie micacee, argilliti varicolori spesso silicizzate, calcari con selce grigio-verde, marne e calcari marnosi della formazione di Postiglione. La sovrastante Formazione di Monte Sant’Arcangelo (equivalente alla formazione dell’Unità Sicilide affiorante in Lucania, Selli, 1962; Guerrera et alii, 2005), composta da calcari marnosi con subordinate calcareniti gradate, marne siltose e rare arenarie micacee, passa verso l’alto e lateralmente alla formazione delle Argille Varicolori di età tardo Oligocene-Aquitaniano (Guerrera et alii, 2005). Quest’ultima unità è caratterizzata da argilliti rossastre, verdastre e grigiastre e calcareniti a glauconite ricche in foraminiferi bentonici (incluse Nummulitidae, Orbitoididae e Miogypsinidae). La parte alta della formazione è in rapporti eteropici con la formazione di Contursi che consiste di marne biancastre sottilmente stratificate, calcari marnosi e livelli di torbiditi calcaree, localmente con marne rossastre tipo Scaglia e calcari marnosi; lo spessore di questa formazione decresce dalla valle del Sele verso sud, chiudendosi nel Cilento meridionale. La successione preorogenica parasicilide è ricoperta dai depositi di avanfossa burdigaliani (Ciarcia et alii, 2009) della Formazione delle Arenarie di Albanella (Donzelli & Crescenti, 1962), caratterizzati da arenarie torbiditiche, localmente micacee, con intercalati sottili strati di marne biancastre e rare areniti vulcanoclastiche. Il sovrastante, e discordante, Gruppo del Cilento, di età compresa tra il Burdigaliano terminale/base Langhiano (Amore et alii, 1988) e la parte bassa del Tortoniano (Russo et alii, 1995), include le formazioni di Pollica e San Mauro (Ietto et alii, 1965; Amore et alii, 1988; Fig. 5). La Formazione di Pollica è formata nella parte EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE bassa da una successione torbiditica, sottilmente stratificata, di arenarie e peliti (Membro delle Arenarie di Cannicchio) seguita da alternanze di arenarie, marne, argille e rari intervalli di conglomerati. Nell’area compresa tra il Monte Centaurino, Monte Sacro e Pisciotta (Fig. 3) entrambe le formazioni passano lateralmente ai depositi clastici della Formazione del Torrente Bruca (Fig. 5) caratterizzata alla base da conglomerati con clasti di rocce cristalline (Amore et alii, 1988; Critelli & Le Pera, 1990). Nella Valle del Fiume Sele (Fig. 3), il Gruppo del Cilento è correlabile all’equivalente Formazione di Monte Pruno (Ciarcia et alii, 2009; Fig. 5), di età Burdigaliano terminale/base Langhiano, formata da argille grigio-verdi e argille siltose con intercalate calcareniti sottili con clay-cips, marne a fucoidi e arenarie micacee gradate. STRUTTURA DEL COMPLESSO D’ACCREZIONE LIGURIDE Nell’area di studio l’Unità Nord-Calabrese è generalmente sovrapposta tettonicamente sull’Unità Parasicilide (e.g. valli dei fiumi Alento e Lambro, Figg. 3 e 7). I contatti a basso angolo che separano queste unità sono generalmente riportati nella cartografia ufficiale (APAT, 2005) come sovrascorrimenti, tuttavia non è stato possibile avere informazioni dettagliate sulla cinematica di queste faglie per le pessime condizioni di esposizione di questi contatti. In Cilento, una cartografia di dettaglio e la ricostruzione di varie sezioni geologiche hanno rivelato una geometria peculiare del contatto tra l’Unità Nord-Calabrese e l’Unità Parasicilide, quest’ultima caratterizzata, a letto, da una successione generalmente rovesciata e tranciata (e.g. finestra tettonica di Castelnuovo Cilento; Fig. 3). Due contatti principali anomali troncano pieghe sia a letto che a tetto (scollamenti in Fig. 3). Lo scollamento a SE produce anche l’elisione tettonica dell’Unità Parasicilide e parte della Formazione delle Crete Nere nell’area di Sapri dove l’Unità Nord-Calabrese ricopre direttamente la successione carbonatica della Piattaforma Appenninica (Fig. 3). I depositi del Gruppo del Cilento e della Formazione di Monte Pruno sembrano sigillare i contatti tettonici principali tra le unità del Complesso d’Accrezione Liguride: nella Valle del Fiume Alento, a ovest del Fiume Lambro e nell’area di Sapri, ricoprono l’Unità NordCalabrese mentre a Monte Centaurino, tra i paesi di Magliano Nuovo e Cicerale e nella Valle del Fiume Sele, ricoprono l’Unità Parasicilide (Fig. 3). Deformazione interna dell’Unità Nord-Calabrese L’Unità Nord-Calabrese è caratterizzata da una deformazione sovrapposta complessa (Fig. 7) come già rimarcata in alcuni lavori degli anni ‘70 e ‘80 (Guzzetta & Ietto, 1971; Mauro & Schiattarella, 1988;) e più recenti (Zuppetta & Mazzoli, 1997; Vitale et alii, 2010; 2011; Ciarcia et alii, 2012; Vitale et alii, 2013a). Allo scopo di realizzare l’analisi strutturale, la successione dell’Unità Nord-Calabrese è stata suddivisa in tre componenti reologicamente omogenee: (i) la Formazione delle Crete Nere; (ii) la parte bassa della Formazione del Saraceno (membro di Punta Telegrafo); e (iii) la parte media e su- 122 Fig. 6– Sezione geologica nell’area di Castelnuovo Cilento (mod. da Vitale et alii, 2011) periore della Formazione del Saraceno. La sovrapposizione dei tre set di pieghe caratterizza la deformazione dell’intera successione, con gradi variabili di coassialità tra i tre piegamenti. Nella Formazione delle Crete Nere le pieghe di prima fase (F1NC) consistono in pieghe generalmente intrafoliali, da strette a isoclinali (Fig. 8a). La forma delle pieghe si alterna, rispettivamente nei livelli competenti ed incompetenti, tra le classi 1C e 3 della classificazione di Ramsay (1967). Nelle peliti la foliazione principale (S1NC) è un clivaggio tipo slaty subparallelo ai piani assiali (AP1NC) delle pieghe di prima fase F1NC, mentre nei livelli più competenti è un clivaggio disgiuntivo e spaziato. Le pieghe di seconda fase (F2NC) mostrano geometrie kink e vergenze sia a SE che a NW. Esse sono caratterizzate da angoli interfianchi più grandi rispetto alle precedenti pieghe. Nei livelli pelitici è possibile osservare un clivaggio (S2NC) e una lineazione di crenulazione (L2NC). Il pattern d’interferenza tra i due set di pieghe varia tra la perfetta coassialità (tipo 3, Ramsay, 1967) ad una moderata non-coassialità (tipo intermedio tra 2 e 3, Fig. 8a). Nel membro di Punta Telegrafo, le pieghe isoclinali F1NC mostrano forme da chevron, arrotondate e a scatola e sono generalmente accompagnate da pieghe parassite di più basso ordine negli interstrati pelitici (Fig. 8b-c). Vene precoci di calcite in peliti sono deformate in pieghe ptigmatiche F1NC (Fig. 8d). Le pieghe F2NC vergono principalmente a SE e mostrano geometrie tra aperte a strette (Fig. 7). Nelle peliti si osserva un clivaggio di tipo slaty (S1NC), all’incirca di piano assiale, mentre una seconda foliazione (S2NC) è un clivaggio di crenulazione (Fig. 8g) con associata una lineazione di crenulazione (L2NC). I pattern d’interferenza sono generalmente caratterizzati da una moderata non-coassialità tra gli assi dei due piegamenti (tipo intermedio tra 2-3; Fig. 8b, f). Localmente questa parte della successione è ripiegata da pieghe (F3NC) più aperte di terza fase. Gli strati calcarei del membro di Punta Telegrafo sono caratterizzati da numerosi set di vene estensionali. Vene ortogonali e parallele alle cerniere delle pieghe F1NC o che formano set coniugati di vene en-echelon con la bisettrice dell’angolo acuto ortogonale alle cerniere A1NC formano il caratteristico chocolate tablet boudinage (Fig. 8e, h). Meno comuni sono le vene ortogonali alle cerniere delle pieghe F2NC. I fianchi delle pieghe isoclinali di prima fase sono interessati da un intenso stiramento responsabile di zone di taglio duttili coniugate e un boudinage asimmetrico. Per entrambi eventi pli- 123 S. VITALE ET ALII Fig. 7–Esempi di strutture nell'Unità Nord-Calabrese. Le foto da (b) a (i) sono riferite alla parte inferiore della Formazione del Saraceno. (a) Pattern d'interferenza tra le pieghe isoclinali F1NC e chiuse F2NC nella Formazione delle Crete Nere (Torre di Caleo-Pioppi). (b) Pattern d'interferenza tra le pieghe isoclinali F1NC e aperte F2NC in calcari (Punta Telegrafo area). (c) Zona di cerniera delle pieghe isoclinali F1NC con pieghe parassite nei livelli pelitici (Torre di Caleo). (d) Vena precoce di calcite in matrice pelitica, deformata da pieghe ptigmatiche F2NC (Punta Telegrafo). (e) Boudinage a tavoletta di cioccolato in strati calcarei (Punta Telegrafo). (f) Rod di calcite (prodotti da pieghe a cuspide e lobi F1NC in vene di calcite) piegati intorno a pieghe F2NC (Punta Telegrafo). (g) Clivaggio tipo slaty (S1NC) deformato da un clivaggio di crenulazione (S2NC) (Caprioli). (h) Boudinage di livelli competenti calcarei in peliti (Torre di Caleo). (i) Boudinage associato alla fase D1NC raccorciato dalla fase D2NC (Torre di Caleo). EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 124 Fig. 8– Proiezioni stereografiche (emisfero inferiore, proiezione equiareale) per l'Unità Nord-Calabrese. cativi, l’amplificazione delle pieghe è stata preceduta da un raccorciamento omogeneo parallelo alla stratificazione con la formazione di pre-buckle thrusts (Price & Cosgrove, 1990). Spesso strati in precedenza stirati appaiono essere raccorciati da un successivo raccorciamento parallelo alla stratificazione associato al secondo piegamento (Fig. 8i). Anche la parte medio-superiore della Formazione del Saraceno è deformata da pieghe da strette a isoclinali F1NC, che mostrano geometrie variabili da chevron ad arrotondate e ripiegate da pieghe più aperte F2NC. Generalmente il pattern d’interferenza sviluppato dalla sovrapposizione dei set di pieghe F1NC e F2NC varia tra il tipo 2 e intermedio tra 2 e 3 della classificazione di Ramsay (1967). In questa parte della successione le pieghe F3NC sono più abbondanti rispetto alla parte inferiore. Nel settore NE dell’area di studio (intorno ad Orria; Fig. 3) l’intera successione Nord-Calabrese è deformata da una macro-piega F3NC (qui chiamata Sinclinale di Orria) e associate pieghe parassite. La Figura 8 mostra le orientazioni delle principali strutture analizzate nell’Unità Nord-Calabrese. I poli della stratificazione (S0NC) tendono a disporsi intorno 125 S. VITALE ET ALII Fig. 9– Esempi di strutture nell'Unità Parasicilide (a-c) e Formazione di Pollica (d-h). (a) pieghe F1PS e clivaggio di piano assiale associato (S1PS) nella Formazione di Postiglione (area di Bellosguardo). (b) Thrust e pieghe associate nella Formazione di Postiglione (area di Villa Littorio). (c) Pattern d'interferenza tra pieghe isoclinali F1PS e pieghe da aperte a chiuse F2PS nella Formazione di Postiglione (area di Castelnuovo Cilento). (d) Pieghe chevron F1CG nel Membro delle Arenarie di Cannicchio (Cannicchio). (e) Pieghe strette F1CG nel Membro delle Arenarie di Cannicchio; il clivaggio di piano assiale (S1CG) nelle peliti è sviluppato nella zona di cerniera (Cannicchio). (f) Pieghe kink nella parte media della Formazione di Pollica (Agnone). (g) Deformazione fragile e brecciazione nella regione di cerniera F1CG. (h) Pre-buckle thrust nella parte media della Formazione di Pollica (Ogliastro). EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 126 Fig. 10 - Proiezioni stereografiche (emisfero inferiore, proiezione equiareale) per: (a-g) unità Parasicilide; (h-i) Gruppo del Cilento; F. di Monte Pruno (k). ad un girdle con direzione NW-SE, chiaramente evidente nel contour plot (Fig. 8a). Le cerniere delle pieghe di prima fase (A1NC) sono disperse (con un immersione dominante a NE; Fig. 9b), mentre i poli dei piani assiali (AP1NC) mostrano immersioni dominanti verso NW e SE (Fig. 8c). I poli della foliazione S1NC sono anche distribuiti intorno ad una ciclografica con direzione NW-SE (Fig. 8d). Invece le cerniere delle pieghe di seconda fase (A2NC) formano un cluster sub-orizzontale con una immersione media di 043/05 (Fig. 8e). I piani assiali associati (AP2NC) immergono principalmente a NW e SE (Fig. 8f). La lineazione di crenulazione (L2NC) associata alle pieghe di seconda fase forma un cluster con un’immersione media di 248/04 (Fig. 8g), mentre i piani del clivaggio di crenulazione (S2NC) tendono a immergere principalmente a NNW (Fig. 8h). Le cerniere delle pieghe di terza fase (A3NC) formano un cluster sub-orizzontale con un’immersione media a WNW (Fig. 8i), mentre i piani assiali associati (AP3NC) immergono principalmente a N e a NNE e secondariamente a SSW (Fig. 8j). 127 S. VITALE ET ALII Deformazione interna dell’Unità Parasicilide In modo simile all’Unità Nord-Calabrese, anche l’Unità Parasicilide è caratterizzata dalla sovrapposizione di tre set di pieghe. Tuttavia in quest’unità la deformazione è più eterogenea, particolarmente localizzata nelle peliti, e i tre set di pieghe non sono sempre osservati in ogni affioramento. A causa di questa distribuzione complessa della deformazione, a volte con la totale distruzione degli strati, la successione spesso mostra un aspetto caotico (localmente con le caratteristiche di una broken formation). Questo è dovuto al fatto che durante la sovrapposizione degli eventi deformativi la temperatura non è stata alta abbastanza da permettere alla roccia di fluire in modo duttile. Inoltre l’alta pressione di poro dei fluidi durante la deformazione può aver favorito la distruzione degli strati. Il primo set di pieghe (F1PS) è principalmente caratterizzato da pieghe da strette a isoclinali con forme da chevron a sinusoidali (Fig. 9a, b, c). La foliazione associata è generalmente debole e si mostra come di piano assiale o debolmente convergente nei livelli pelitici (Fig. 9a) oppure nelle litologie più competenti come un clivaggio disgiuntivo, spaziato e convergente. Localmente le pieghe F1PS sono associate a sovrascorrimenti con piccoli rigetti (Fig. 9b). Pieghe di seconda fase (F2PS) da aperte a strette mostrano geometrie da kink ad arrotondate (Fig. 9c) e sono occasionalmente caratterizzate da piani assiali coniugati. Il pattern d’interferenza tra le pieghe F1PS e F2PS (Fig. 10b) è intermedio tra i tipi 2 e 3 della classificazione di Ramsay (1967). Pieghe di terza fase (F3PS) da aperte a blande ed arrotondate sono sviluppate principalmente nei fianchi verticali delle pieghe F2PS e mostrano piani assiali da sub-orizzontali a moderatamente immergenti. La stratificazione (S0PS) è normalmente dispersa, sebbene due cluster principali mostrano immersioni moderate a NW e SE e i poli si dispongono intorno ad una ciclografica con direzione NNE-SSW (Fig. 10a). Le cerniere delle pieghe di prima fase (A1PS) sono disperse con un cluster principale immergente a NNE (Fig. 10b). I piani assiali associati (AP1PS) sono dispersi con immersioni a NW e NE (Fig. 10c). Le cerniere delle pieghe (A2PS) sono caratterizzate da direzioni NE-SW e N-S (Fig. 10d), i piani assiali associati (AP2PS) mostrano angoli d’immersione da deboli a moderati (Fig. 11e). Le cerniere delle pieghe di terza fase (A3PS) hanno generalmente direzioni NW-SE (con immersioni da deboli a moderate a SE; Fig. 10f), mentre i piani assiali (AP3PS) tendono ad essere da sub-orizzontali a moderatamente immergenti a NE (Fig. 10g). Deformazione interna del Gruppo Formazione di Monte Pruno del Cilento e della Rispetto alle unità sottostanti, il Gruppo del Cilento e la Formazione di Monte Pruno sono deformate da un unico evento plicativo caratterizzato da pieghe noncilindriche (F1CG). Anche in questo caso, settori diversi delle successioni, che mostrano una reologia più o meno simile, saranno analizzati separatamente. La parte bassa del Gruppo del Cilento, che consiste nelle torbidi sottili pelitico-arenitico delle arenarie di Cannicchio, è deformata da pieghe F1CG che mostrano Fig. 11 - (a) orientazione delle faglie inverse (principalmente prebuckle thrusts associati alle pieghe precoci) nelle unità Nord Calabrese e Parasicilide. I piani di faglia sono proiettati come ciclografiche con il vettore di slip associato (emisfero inferiore, proiezione equiareale). (b) analisi dei paleostress attraverso il metodo dell'angolo diedro (Angelier & Mechler, 1977). forme kink e a chevron (Fig. 9d), e subordinatamente geometrie arrotondate o a scatola. Queste pieghe sono spesso scollate lungo livelli pelitici formando treni di pieghe asimmetriche vergenti a SE e con i fianchi corti rovesciati. Le pieghe F1CG sono principalmente da aperte a chiuse ma localmente possono essere anche strette con associato un debole clivaggio nei livelli pelitici (Fig. 9e). Spesso gli strati più competenti circondati da livelli pelitici sono raccorciati da pre-buckle thrust che mostrano piccoli rigetti. La parte medio-alta della Formazione di Pollica, caratterizzata da strati decimetrici è deformata da pieghe F1CG alla meso-scala da aperte a strette e generalmente asimmetriche che mostrano forme arrotondate chevron, box e kink (Fig. 9f). La deformazione nelle zone di cerniera è spesso accomodata da piccoli thrust o cataclasi che produce un’intensa brecciazione (Fig. 9g). Anche in questa parte della successione gli strati più competenti sono comunemente deformati da pre-buckle thrust (Fig. 9h). Nell’area di Omignano (Fig. 3), questa parte della successione è deformata, insieme con il sottostante Membro delle Arenarie di Cannicchio e le sottostanti formazioni delle Crete Nere e del Saraceno, da una piega F1CG alla macro-scala rovesciata a SE con strutture parassite associate. Le cerniere sia delle pieghe alla meso che alla macro-scala mostrano un trend generale NE-SW. Un clivaggio disgiuntivo e spaziato (S1CG) è associato con queste pieghe. La Formazione di San Mauro è caratterizzata da strati spessi da decimetri a pochi metri di arenarie e marne ed è deformata da pieghe F1CG blande nell’area compresa tra Agropoli e Monte Stella (Fig. 3). Invece nell’area di Orria la Formazione di San Mauro è deformata dalla piega regionale F1CG precedentemente descritta e conosciuta come sinclinale di Orria (Zuppetta & Mazzoli, 1997). Pieghe parassite da aperte a strette mostrano piani assiali da molto a poco inclinati e vergenze che variano tra SE e SW. Il trend della piega regionale F1CG diventa circa N-S nella zona di Monte Sacro (Fig. 3). I dati della stratificazione dell’intero Gruppo del Cilento sono abbastanza dispersi con inclinazioni da deboli a moderate (con un cluster principale con immersione a NNE; Fig. 10h). La natura non cilindrica delle pieghe F1CG è confermata dalla variabilità delle cerniere minori associate (Fig. 10i). EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 128 Fig. 12 - Schema evulutivo della deformazionenell’Unità Nord-Calabrese. Come il Gruppo del Cilento, anche la Formazione di Monte Pruno è caratterizzata da una singola fase deformativa espressa da pre-buckle thrust e pieghe alla macro-scala (Ciarcia et alii, 2009). I poli della stratificazione si distribuisco attorno a una ciclografica con orientazione NNE-SSW e forniscono un asse (π) immergente a WNW (Fig. 10j). DISCUSSIONE Dall’analisi dei dati strutturali delle unità Nord Calabrese e Parasicilide risulta un pattern simile caratterizzato da set di pieghe sovrapposte e strutture associate. Dall’analisi cinematica delle faglie inverse associate con le pieghe F1-2NC e F1-2PS (Fig. 11), dall’orientazione del piano XY dell’ellissoide dello strain finito (clivaggio) che caratterizza ogni stadio deformativo e dall’orientazione delle superfici assiali delle pieghe, può essere dedotto un raccorciamento regionale NW-SE per gli stadi deformativi D1-2NC e D1-2PS. Inoltre, il raccorciamento NW-SE e il trasporto tettonico verso SE sono registrati anche nelle unità carbonatiche della Piattaforma Appenninica, poste a letto del Complesso d’Accrezione Liguride, a sud della area di studio (Fig. 1), dove sono caratterizzate da una cinematica top-to-the-ESE (Vitale & Mazzoli, 2009), con l’unità di alta pressione Lungro-Verbicaro (Iannace et alii, 2005) che sovrascorre l’unita non metamorfica Pollino-Ciagola. I primi stadi deformativi della Piattaforma Appenninica in Italia meridionale (Iannace et alii, 2007) sono avvenuti durante gli ultimi stadi della rotazione del blocco Sardo-Corso e dell’apertura coeva del bacino Liguro-Provenzale, associati alla subduzione continentale che ha susseguito il consumarsi della litosfera oceanica, originariamente interposta tra i paleomargini continentali Africano-Apulo e Europeo. Nell’area indagata, l’Unità Nord-Calabrese è caratterizzata sempre da tre fasi deformative (D1-2-3NC), documentate da set di pieghe sovrapposte (F1-2-3NC), in entrambe le formazioni presenti (delle Crete Nere e del Saraceno). Le deformazioni interessano l’Unità NordCalabrese fino ai depositi di avanfossa della Formazione del Saraceno (Membro di Sovereto) ma non le successioni del discordante Gruppo del Cilento vincolando così l’età dei primi due eventi deformativi (F1-2NC) al Burdigaliano. I primi due set di pieghe presentano una geometria all’incirca coassiale, e l’intervallo di tempo limitato in cui devono essersi sviluppati, suggerisce che i due eventi plicativi probabilmente hanno preso parte a una deformazione progressiva caratterizzata da un raccorciamento NW-SE (nelle coordinate attuali). Qualora gli stadi deformativi D1-2NC appartengano ad una sequenza deformativa progressiva si deve ipotizzare un’evoluzione strutturale dell’Unità Nord-Calabrese che può essere sintetizzata come segue: (1) durante la prima fase deformativa (D1NC) un raccorciamento iniziale parallelo alla stratificazione ha prodotto pre-buckle thrust mesoscopici con piccoli rigetti che mostrano una tipica geometria coniugata con un angolo moderato di circa 30° rispetto alla stratificazione (Fig. 12a). (2) Una successiva deformazione, con amplificazione plicativa, ha generato pieghe isoclinali (F1NC) i cui fianchi sono stati intensamente stirati fino a diventare paralleli al piano XY dell’ellissoide della deformazione finita (Fig. 12b). Tale fenomeno è evidente nelle torbiditi a dominante calcarea del Membro di Punta Telegrafo (parte bassa della Formazione del Saraceno) con la formazione di boudinage, sistemi di vene en enchelon e shear zone estensionali coniugate lungo i fianchi delle pieghe F1NC, registrando uno strain oblato con estensione sia lungo l’asse del massimo (X), sia lungo quello intermedio (Y) dell’ellissoide dello strain finito. Questo processo ha anche prodotto lo sviluppo locale di pieghe intrafoliali sradicate (Fig. 12c). (3) Durante il secondo stadio deformativo (D2NC) (Fig. 12d) avviene un successivo raccorciamento di Boudin di strati rigidi sviluppando localmente boudin piegati (Ramsay & Huber, 1983). Questo raccorciamento ha anche prodotto pieghe da strette a aperte (F2NC) vergenti principalmente a SE e subordinatamente a 129 S. VITALE ET ALII Fig. 13 - Schema sinottico delle correlazioni tra gli stadi deformativi e le unità tettoniche analizzate. NW (Fig. 12e). La geometria quasi coassiale delle pieghe F1NC e F2NC, risulta più sviluppata nella Formazione delle Crete Nere e nella parte bassa della Formazione del Saraceno rispetto alla parte medio superiore della Formazione del Saraceno. (4) Il terzo stadio deformativo (D3NC), infine, ha generato lo sviluppo locale di meso- e macro-pieghe (come nelle aree di Pisciotta-Ascea, Pioppi e Orria; Fig. 3) (Fig. 12f). L’Unità Parasicilide, posta a letto dell’Unità-Nord Calabrese, presenta un pattern deformativo simile anche se con caratteri più eterogenei. Gli eventi deformativi D1-2-3PS sono evidenziati da tre set di pieghe (F1-2-3PS). Le pieghe F1PS mostrano forme da strette a isoclinali, mentre le pieghe F2PS restituiscono angoli interfianchi più grandi; le pieghe F3PS, essendo sviluppate essenzialmente sui fianchi verticali delle pieghe F2PS, tendono, invece, a mostrare piani assiali da sub-orizzontali a debolmente immergenti. Le pieghe F1-2PS si sono sviluppate essenzialmente durante il Burdigaliano (Fig. 13). in considerazione dei vincoli geocronologici, inclusi i nuovi dati AFT (Ciarcia et alii, 2012) essendo condizionate dalle età dei depositi più recenti dell’Unità Parasicilide (Formazione delle Arenarie di Albanella che raggiunge il Burdigaliano) e dall’età dei primi depositi del Gruppo del Cilento (Membro delle Arenarie di Cannicchio del Burdigaliano terminale-Langhiano basale). Il primo stadio plicativo ha generato, a scala regionale, un treno di pieghe rovesciate vergenti a SE e pieghe parassite associate. Queste strutture sono state ripiegate dalle pieghe F2PS e successivamente dissecate da due faglie principali di scollamento osservate all’interno dell’area di studio, entrambe che separano l’Unità Nord-Calabrese a tetto, dalla successione generalmente rovesciata dell’Unità Parasicilide a letto (Figg. 3 e 7). Queste faglie possono essere interpretate come strutture estensionali in quanto troncano drasticamente le pieghe a letto e a tetto e portano all’omissione tettonica dell’Unità Parasicilide e parte della Formazione delle Crete Nere nel settore SE dell’area di studio (Fig. 3). L’estensione orizzontale del Cuneo d’Accrezione Liguride nel Miocene Medio è stata innescata dal precedente sovraispessimento del cuneo, prodotto dal sovrascorrimento dell’Unità Nord-Calabrese sull’Unità Parasicilide e dall’intenso raccorciamento, che risulta dagli stadi deformativi D1-2NC ed D1-2PS. In un contesto del genere, le ridotte velocità di subduzione, note tra 15 e 10 Ma (Faccenna et alii, 2001), avrebbero agevolato l’estensione interna, controllata dalla dinamica del cuneo, ben conosciuta nei complessi d’accrezione come funzione della reologia del cuneo e delle caratteristiche dello scollamento basale (Davis et alii, 1983; Dahlen, 1984; Platt, 1986; Willet, 1999). L’assottigliamento del prisma d’accrezione potrebbe aver generato uno spazio d’accomodamento in posizione di wedge-top e l’identificazione di due depocentri principali nell’area esaminata (M. Stella e M. Sacro), riempiti dai sedimenti del Gruppo del Cilento che sigillano chiaramente i contatti tettonici tra le unità NordCalabrese e Parasicilide. Questi contatti tettonici, come pure i principali sovrascorrimenti posti alla base del Complesso d’Accrezione Liguride, sono stati piegati successivamente dall’embricazione nel letto dei carbonati della Piattaforma Appenninica. L’esumazione registrata dall’età di 11.4 ± 1.5 MA (Tortoniano inferiore) delle tracce di fissione nelle apatiti dalla Formazione del Saraceno in Lucania (Invernizzi et alii, 2008) potrebbe essere associato a questo rinnovato raccorciamento. Anche il Gruppo del Cilento è deformato come mostrato dalle strutture da raccorciamento parallelo alla stratificazione, pieghe F1CG asimmetriche e faglie inverse associate. Le pieghe F1CG da aperte a strette, che mostrano cerniere generalmente angolari, sono tipicamente non cilindriche e caratterizzate da una variabilità del- EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 130 Fig. 14 - Carte schematiche dell'evoluzione tettonica dal Cretaceo superiore al Miocene superiore del sistema Arco Calabro (AC)-Appennino Meridionale (AM) all'interno del quadro geodinamico del Mediterraneo occidentale. (da Dewey et alii, 1989; Mazzoli & Helman, 1994; Michard et alii, 2002; Patacca & Scandone, 2007). le orientazioni delle cerniere (con trend principali da NW-SE a E-W). All’interno della successione del Gruppo del Cilento si osservano variazioni nello stile plicativo : una generale crescita delle lunghezze d’onda delle pieghe è osservata dagli strati sottili del Membro delle Arenarie di Cannicchio, dove sono presenti pieghe da chiuse a strette di dimensioni da centimetriche a metriche, fino agli strati metrici della Formazione di San Mauro, caratterizzati da pieghe aperte con lunghezza d’onda delle decine di metri. La deformazione fragile localizzata nelle cerniere delle pieghe strette indica che il piegamento è avvenuto in condizioni di bassissima temperatura. Nel settore nord-orientale dell’area di studio, il Gruppo del Cilento è piegato, solidalmente con il suo substrato, nella sinclinale di importanza regionale di Orria (Fig. 3),accompagnata da un sistema di pieghe parassite rovesciate e vergenti a S-SW. La deformazio- ne, avvenuta in sedimenti non completamente litificati (Zuppetta & Mazzoli, 1997) ed evidenziata dall'assenza di un clivaggio o dall'assenza di deformazione alla scala del cristallo, indica un’origine precoce (sin-diagenetica) per la sinclinale di Orria, che interessa i sedimenti del Gruppo del Cilento immediatamente dopo la loro deposizione. La deformazione del Gruppo del Cilento, pertanto, potrebbe essere avvenuta nel Tortoniano immediatamente dopo la deposizione degli intervalli più recenti della Formazione di San Mauro (Tortoniano inferiore, in accordo con Russo et alii, 1995) come suggerito da Zuppetta & Mazzoli (1997). I depositi non completamente litificati si sono deformati in uno scenario di sovrascorrimento, associato a uno strain non-coassiale, che può aver intensificato il piegamento non cilindrico producendo una grande variabilità dei trend degli assi delle pieghe nell’area di Orria (Fig. 3). Nella carta geolo- 131 S. VITALE ET ALII gica (Fig. 3) sono riportate le orientazioni delle pieghe dell’intera area di studio e le direzioni degli assi delle pieghe mesoscopiche, sia per le unità del Complesso d’Accrezione Liguride che per il Gruppo del Cilento. Le unità Nord Calabrese e Parasicilide presentano dei trend NE-SW piuttosto omogenei (F1-2-3NC, F1-2-3PS) ed una certa coassialità è osservata anche tra le pieghe del Gruppo del Cilento (F1CG) e le pieghe del substrato (F1-2-3NC e F1-2-3PS) nell’area compresa tra Pollica, Punta Licosa e Cicerale. Invece nell’area compresa tra Pioppi, Ascea e Orria (Fig. 3) le pieghe nel Gruppo del Cilento (F1CG) e il terzo set di pieghe nel Complesso d’Accrezione Liguride (F3NC and F3PS) sono caratterizzate da assi con trend da E-W a NW-SE. Il set di pieghe di terza fase sviluppato nel Complesso d’Accrezione Liguride e l’unico set di pieghe osservato nel Gruppo del Cilento sono caratterizzati da una geometria non cilindrica. Tuttavia essi mostrano un certo parallelismo in tutti i settori dove gli strati del Gruppo del Cilento sono piegati con il loro substrato suggerendo che il piegamento del Gruppo del Cilento ha prodotto un ripiegamento tardivo (terza fase) delle sottostanti unità del Complesso d’Accrezione Liguride. I dati strutturali acquisiti come pure le informazioni regionali disponibili dalle sezioni del Gruppo del Cilento esposte in Lucania (Cello & Mazzoli, 1998; Mazzoli, 1998b; Cesarano et alii, 2002; Zuppetta et alii, 2004) suggeriscono che la deformazione tortoniana del Gruppo del Cilento e il piegamento di terza fase del sottostante Complesso d’Accrezione Liguride è avvenuto come il risultato di un raccorciamento NE-SW, coerente con la generale evoluzione tettonica dell’Appennino Meridionale dal tardo Miocene al Pleistocene dominato da un thrusting diretto a NE (e.g. Johnston & Mazzoli, 2009; Vitale et alii, 2012). Per quanto riguarda la Formazione del Monte Pruno, la sua età (Burdigaliano terminale-base Langhiano), lo stile deformativo, la distribuzione dei poli della stratificazione (che risulta da un piegamento intorno ad un asse immergente a WNW; vedi i diagrammi h e k in Fig. 10) e la posizione stratigrafica (ricoprendo in discordanza l’Unità Parasicilide nella Valle del Fiume Sele) suggeriscono una possibile correlazione con la parte inferiore del Gruppo del Cilento (Fig. 4). Prendendo in considerazione che: (i) la Formazione di Monte Pruno è caratterizzata da torbiditi fini con intercalazioni di livelli di arenarie (Ciarcia et alii, 2009); (ii) il Membro delle Arenarie di Cannicchio è formato da torbiditi pelitico arenitiche (affioranti dal Monte Stella all’area di Cicerale, Orria; Fig 3); e (iii) la parte bassa della Formazione di Torrente Bruca è caratterizzata da conglomerati ad elementi di rocce cristalline (affiorante da Pisciotta a Monte Sacro) è possibile ipotizzare una sorgente di sedimenti silicoclastici posta a SW dell’area di studio per i sedimenti che riempiono i bacini di wedge-top del Miocene Medio con una distribuzione di facies caratterizzata da un fining verso NE. Una possibile sorgente di detrito da rocce cristalline è rappresentata dai blocchi di crosta continentale della placca sovrascorrente i cui resti attualmente affiorano estensivamente nell’Arco Calabro (Fig. 1) o come corpi dragati lungo il margine meridionale del Mar Tirreno (e.g. Monte Flavio Gioia; Dal Piaz et alii, 1983; Critelli & Le Pera, 1990). EVOLUZIONE GEODINAMICA Il contesto geodinamico in cui avviene l’evoluzione tettonica del Complesso d’Accrezione Liguride, dal tardo Cretaceo al tardo Miocene, è stato schematizzato in carte paleogeografiche (Fig. 14) con un maggiore dettaglio sulla sua storia miocenica (Fig. 15). Proprio durante il Miocene Inferiore, nel tardo Aquitaniano (Figg. 14b e 15a), si depositano le prime arenarie di avanfossa (Membro di Sovereto della Formazione del Saraceno) nel dominio Nord-Calabrese. Successivamente, l’intera successione è accreta nel cuneo orogenico, deformata da un generale raccorciamento NW-SE (D1NC), sviluppando pieghe isoclinali F1NC, con una sedimentazione d’avanfossa che, stavolta, interessa il dominio Parasicilide con la deposizione della Formazione delle Arenarie di Albanella (Fig. 15b). Un importante evento tettonico avviene durante il Burdigaliano mentre il cuneo d’accrezione collide con il bordo occidentale della piattaforma appenninica, posta sul margine continentale apulo. Lo speronamento (buttressing) contro la rampa crostale, che borda il dominio della Piattaforma Appenninica (Fig. 15c), produce un impilamento a grande scala (con l’Unità Nord-Calabrese che sovrascorre estensivamente l’Unità Parasicilide) e un’intensa deformazione interna per entrambe le unità con l’Unità Parasicilide che è interessata dai due stadi deformativi D1-2PS. Il buttressing a scala crostale, un processo capace di produrre un’esumazione rapida di rocce profonde all’interno di cunei d’accrezione collisionali (Jamieson & Beaumont, 1989), è anche evidenziato dall’esumazione di unità ofiolitiche di alta pressione (in facies scisti blu) in Lucania (Mazzoli, 1998a,b). Durante il sovrascorrimento del cuneo d’accrezione, raccorciato e ispessito, sul settore interno della piattaforma appenninica (Fig. 15d), la sedimentazione d’avanfossa si impostava sulle porzioni subsidenti progressivamente più esterne della piattaforma carbonatica, ospitando le formazioni del Bifurto (Selli, 1957) e di Laviano (sensu Selli, 1957). A partire dal Langhiano (Fig. 14c), il cuneo d’accrezione sovraispessito subisce uno stiramento orizzontale che porta alla formazione di scollamenti estensionali che trasferiscono la dislocazione alla base del cuneo in espansione (Fig. 15e). Questa estensione sinorogenica favorisce lo sviluppo di uno spazio di accomodamento in depocentri di bacini wedge-top che sono riempiti dai depositi del Gruppo del Cilento. Questi sono rapidamente deformati insieme con gli strati sottostanti da pieghe non cilindriche (D1CG, D3NC e D3PS) come risultato di un raccorciamento dominante NE-SW. Infine durante il tardo Tortoniano-basso Messiniano (Fig. 14d) si sviluppa una serie di bacini di wedge-top che sigillano i contatti tettonici tra le unità derivate dal Complesso d’Accrezione Liguride-Piattaforma Appenninica-Bacino Lagonegrese-Molisano. Tali bacini sono riempiti dalle formazioni di Monte Sacro, Monte Siero e Castelvetere (Fig. 15f) mentre un’estensione di retroarco si sviluppa nella placca sovrascorrente portando all’ apertura del Mar Tirreno e, contemporaneamente, il thrusting vergente a NE continua al fronte della catena appenninica (e.g. Dewey et alii, 1989). EVOLUZIONE TETTONO-SEDIMENTARIA DEL COMPLESSO D'ACCREZIONE LIGURIDE IN APPENNINO MERIDIONALE 132 Fig. 15 - Sezioni geologiche schematiche dell'evoluzione tettonica dell'area di studio durante il Miocene. CONCLUSIONI Il Complesso d’Accrezione Liguride dell’Italia Meridionale si è sviluppato durante la convergenza delle placche africana e euroasiatica e la subduzione della litosfera oceanica neotetidea (Ogniben, 1969; Knott, 1987; Bonardi et alii, 1988a) nel contesto dell’area Alpino-Mediterranea (Dewey et alii, 1989), dal tardo Cretacico a oggi. Lo studio effettuato fornisce l’opportunità di analizzare l'evoluzione delle unità del complesso d’accrezione di derivazione oceanica durante la successiva entrata della litosfera continentale nella fossa di subduzione, e può rafforzare la nostra comprensione dei processi geodinamici di primo ordine che avvengono lungo margini di placche convergenti. L’analisi strutturale e stratigrafica del Complesso d’Accrezione Liguride e dei bacini di wedge-top associati, affioranti in Campania (Fig. 3), ci hanno permesso di comprendere gli stadi finali della subduzione oceanica, corrispondente anche agli stadi terminali dell’estensione del bacino LiguroProvenzale, e del coinvolgimento precoce nella deformazione della parte distale del margine continentale apulo, durante il Miocene Inferiore. I dati strutturali forniti evidenziano un raccorciamento dominante NWSE durante il Burdigaliano. Questo è completamente slegato con la vergenza NE del thrust belt appenninico durante lo sviluppo successivo dell’orogene arcuato Appenninico-Calabrese-Siciliano. L’ultimo processo è avvenuto a partire dal Tortoniano inferiore (e.g. Patacca & Scandone, 1989; Monaco et alii., 1996; Patacca et alii., 2007; Johnston & Mazzoli, 2009; Spina et alii, 2011). In accordo con i dati acquisiti, integrati con vincoli stratigrafici, il Burdigaliano è stato uno stadio fonda- 133 S. VITALE ET ALII mentale nell’evoluzione tettonica del Complesso d’Accrezione Liguride in Italia Meridionale. Il buttressing del cuneo d’accrezione contro la rampa crostale che bordava verso l’oceano (i.e. ad ovest) la Piattaforma Appenninica ha prodotto un sostanziale raccorciamento del cuneo registrato da un piegamento e un thrusting intensi. Durante il Langhiano, successivamente all’impilamento tettonico sul settore occidentale della catena appenninica il cuneo d’accrezione, precedentemente sovraispessito, ha subito un’estensione innescando lo sviluppo di faglie di scollamento. Queste strutture hanno favorito la creazione di uno spazio di accomodamento in depocentri di bacini wedge-top che hanno ospitato la deposizione del Gruppo del Cilento del Miocene Medio. Quest’ultimo è stato piegato da un raccorciamento dominante NE-SW durante il Tortoniano perciò, una variazione geodinamica importante è avvenuta mentre il bacino Tirrenico ha iniziato ad aprirsi come risultato di un’estensione di retroarco. Il thrusting frontale coevo ha prodotto l’imbricazione diretta a NE delle unità derivate dall’avampaese apulo a letto del Cuneo d’Accrezione Liguride precedentemente impostato. Le strutture associate sono state sigillate dai sedimenti di bacini di wedge-top del Miocene Superiore mentre la deformazione si è propagata verso l’avampaese, continuando il thrusting diretto a NE dal Pliocene al Pleistocene Inferiore (Corrado et alii., 2002, 2005; Mazzoli et alii., 2006). I nostri risultati, quando confrontati con la ben conosciuta storia tettonica del thrust belt, dal tardo Miocene al Quaternario, evidenziano la presenza di un’interruzione importante nell’evoluzione geodinamica neogenica dell’Appennino Meridionale. La storia tettonica della catena può essere infatti suddivisa in due stadi principali separati dall’assottigliamento e creazione di uno spazio di accomodamento nel Miocene Medio: uno stadio iniziale dominato da un raccorciamento generale orientato NW-SE, connesso con l’apertura del bacino Liguro-Provenzale, e uno stadio successivo coevo con l’apertura tirrenica e caratterizzato da un raccorciamento SW-NE. Questi studi, focalizzandosi sul più vecchio, e il meno conosciuto tra i due stadi deformativi, ha rivelato una serie di eventi tettonici che sono stati probabilmente controllati da una complessa interazione tra l’architettura del margine continentale (e l’eredità strutturale associata), modi e velocità dei processi di subduzione e dinamica interna del cuneo. Ringraziamenti Questo lavoro è dedicato alla memoria di Glauco Bonardi la cui decennale attività di studio del Complesso d’Accrezione Liguride ha creato la strada lungo la quale si sono mossi i primi passi di questa ricerca. 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