Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze Politiche Corso di Laurea in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali Microeconomia (A-E) Matteo Alvisi Parte 5 IMPRESE E POTERE DI MERCATO Monopolio e Discriminazione di Prezzo 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 1 Programma delle Lezioni 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Monopolio e Massimizzazione del Profitto Potere di Mercato ed Elasticità Le Fonti del Potere di Mercato I Costi Sociali del Potere Monopolistico Il Monopolio Naturale Regolamentazione ed and Antitrust Condizioni per la Discriminazione di Prezzo Discriminazione di Primo Grado o Perfetta Discriminazione di Secondo Grado Prezzi a Scaglioni Prezzo in base al Carico di Punta (La Tariffa in Due Parti) 10. Discriminazione di Terzo Grado con Costi Marginali Costanti e Crescenti 11. [Pratiche di Bundling] 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 2 1 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Cos’è un Monopolio? In concorrenza perfetta, le forze contrastanti di domanda e di offerta finiscono con il determinare il prezzo di equilibrio, il quale è preso come un dato da una moltitudine di consumatori e produttori. Nessun agente sul mercato singolarmente preso ha una qualche influenza sul prezzo. In particolare, la curva di domanda individuale di una impresa perfettamente concorrenziale è infinitamente elastica al prezzo di equilibrio di mercato. In un monopolio, al contrario, una singola impresa è l’unico produttore del bene. La sua curva di domanda specifica corrisponde alla curva di domanda di mercato ed è dunque negativamente inclinata. Essendo l’unica, questa impresa può variare il prezzo o la quantità senza doversi preoccupare della reazione (strategica) di eventuali rivali. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 3 Potere di Monopolio e Reazione del Mercato Anche in assenza di rivali di cui preoccuparsi, il monopolista non può però aumentare il prezzo ad un livello arbitrariamente alto. L’obiettivo del monopolista è come al solito di massimizzare il profitto. La domanda di mercato è negativamente inclinata: un prezzo molto elevato implicherebbe una quantità venduta molto bassa, e questo non è che detto che sia profittevole. La conoscenza dell’andamento e della forma della curva di domanda di mercato è dunque cruciale per massimizzare il profitto. Il monopolista può scegliere il prezzo in modo ottimale e poi vendere la quantità che I consumatori richiedono a quel prezzo. In alternativa, può scegliere la quantità ottimale, per poi lasciare al mercato l’ “assorbimento” di questa quantità al prezzo indicato dalla curva di domanda. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 4 2 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Il Ricavo Totale e Medio di un Monopolista Il Ricavo Totale di un monopolista è RT=P(Q)Q dove P(Q) è contemporaneamente la curva di domanda (inversa) specifica all’impresa e quella di mercato. A differenza di un contesto perfettamente concorrenziale, dunque, P(Q) non è una costante, ma dipende da Q e risulta negativamente inclinata: al variare della quantità offerta dall’impresa varia la disponibilità marginale dei consumatori. Di conseguenza RM= P(Q)xQ/Q =P(Q) e coincide con la curva di domanda (inversa), dato che misura per ogni possibile volume di vendite, il prezzo per unità di prodotto (prezzo che appunto diminuisce all’aumentare della quantità prodotta e venduta) 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 5 Ricavo Marginale e Massimissazione del Profitto . Il Ricavo Marginale è l’incremento del Ricavo Totale per una unità addizionale di ouput prodotta e venduta, ossia R’ = ∆RT/∆ ∆Q Come già sappiamo, esiste una regola di massimizzazione del profitto che prescinde dalla struttura di mercato sotto analisi. Anche per il monopolista, in altre parole, occorrerà produrre fino a che: R’ = C’ Ciò che cambia rispetto alla della concorrenza perfetta è che tale R’ varia al variare della quantità venduta, così come si può chiaramente evincere dal seguente esempio numerico. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 6 3 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Un Esercizio Numerico Per comprendere la relazione tra ricavo totale, medio e marginale, si consideri un monopolista che osservi la seguente curva di domanda inversa lineare e si traccino le corrispondenti curve di RM e R’: P = 12 – 2Q Ricavo Totale, Medio e Marginale Ricavo Totale (RT) Ricavo Marginale (R’) Ricavo Medio (RM) Prezzo (P) Quantità (Q) 12 0 0 --- --- 10 1 10 10 10 8 2 16 6 8 6 3 18 2 6 4 4 16 -2 4 2 5 10 -6 2 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 7 Matteo Alvisi - Microeconomia Ricavi Medi e Marginali (cont_) R’ può anche essere misurato direttamente usando la curva di domanda. Quando il monopolista aumenta le vendite da Q1 a Q1 +1, produce 2 effetti RT aumenta di A per effetto dell’unità in più venduta; RT diminuisce di B perché il prezzo è diminuito da P1 a P2 non solo per l’ultima unità venduta ma anche per tutte le unità precedenti. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia P P1 P2 Matteo Alvisi - Microeconomia B A Q1 Q1 +1 D=RM Q 8 4 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Ricavi Medi e Marginali (cont_) A (Q1+1, P2): RM = P2 R’ = A – B =P2 – (P1-P2)Q1 Dunque R’ < RM E questo per ogni livello di Q. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 P D=RM Q R’ Matteo Alvisi - Microeconomia 9 Ricavo Marginale e Funzioni di Domanda Lineari Continuando con il nostro esempio e dunque con la curva di domanda inversa P(Q)=12–2Q, come si ottiene algebricamente il R’? RT = P(Q)·Q =(12-2Q)Q=12Q-2Q2 R’=∆RT/∆Q=12-4Q (non dimostrato) Questo è un principio del tutto generale: La curva di R’ relativa a una curva di domanda inversa lineare è essa stessa lineare, con la stessa intercetta verticale e due volte la pendenza. P=a–bQ R’ = a – 2b Q (dunque, P=RM>R’ come necessario) 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 10 5 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Massimizzazione del Profitto – Un esempio Si supponga ora che la funzione di domanda inversa di mercato sia P(Q)=32 – 2Q. Il costo totale di produzione del monopolista è CT(Q)=12+2Q2, così che il costo marginale risulta C’=4Q. Dunque, R’= 32 – 4Q e la massimizzazione del profitto richiede 32 – 4Q = 4Q QM=4, PM=24. RT = 4·24=96; CT(4)=12+32=44 π=96-44=52. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 11 Matteo Alvisi - Microeconomia Massimizzare i Profitti in Monopolio $ 140 CT RT 120 100 80 60 P, AC, MC 40 50 π 20 C’ 40 2 4 6 8 Q 30 24 20 CMT π=(24-11)4=52 D 10 R’ 2 4 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 6 8 10 Q Matteo Alvisi - Microeconomia 12 6 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio In linea di principio, per fissare il prezzo che rende massimo il profitto, il monopolista dovrebbe conoscere le curve di RM, R’ e C’. Tuttavia, a volte la conoscenza delle curve di RM e R’ è molto limitata, e per motivi diversi le stesse curve di costo potrebbero essere note solo in alcune loro porzioni. Sarebbe quindi importante trovare una regola semplice che, partendo da dati di mercato facilmente osservabili, consenta di ottenere gli stessi valori della quantità (e del prezzo) che massimizzano il profitto. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 13 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio_(cont) Abbiamo prima visto come un aumento delle vendite di ∆Q unità abbia un duplice effetto sui ricavi totali: 1. La vendita di queste unità addizionali a un prezzo P aumenta il ricavo di P∆Q>0; 2. La domanda è tuttavia negativamente inclinata, per cui le unità addizionali portano ad una riduzione del prezzo unitario ∆P<0 anche per tutte le unità Q precedentemente prodotte: Q∆P<0. Dunque, ∆RT=P∆Q+Q∆P. Dividendo entrambi i lati per ∆Q: R' = 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia ∆RT ∆P = P+Q <P ∆Q ∆Q Matteo Alvisi - Microeconomia 14 7 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Una Regola Empirica per Fissare il Prezzo in Monopolio_(cont) Moltiplicando e dividendo rispetto a P il secondo termine del lato destro dell’equazione R' = Q ∆P ∆RT ∆P P = P +Q × = P1 + × ∆Q ∆Q P P ∆Q Si ricordi la definizione dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo : ∆Q P eD = − ⋅ ∆P Q Dunque, il secondo addendo nella parentesi è pari a - 1/eD Si può quindi scrivere: 1 R' = P1 − eD 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 15 Prezzo di Monopolio ed Elasticità • Quando eD<1, l’impresa dovrebbe Prezzo 32 eD>1 eD=1 R’>0 eD<1 R’=0 16 8 Quantità accettare un prezzo molto più basso se volesse produrre una unità in più , e questa scelta avrebbe un impatto negativo sul RT e quindi sui profitti (dato che i CT aumenterebbero). Ne consegue che l’impresa dovrebbe piuttosto diminuire la quantità prodotta (aumentando di molto il prezzo ricevuto per unità di prodotto). Questo aumenta i RT e riduce i CT, con un impatto positivo sui profitti. • L’implicazione è che produrre nella porzione inelastica della curva di domanda inversa non massimizza mai il profitto. R’<0 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 16 8 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Massimizzazione del Profitto ed Elasticità Eguagliando la nuova espressione trovata per il R’ al costo marginale si ottiene: 1 = 1− = ′ ossia = Il prezzo di monopolio viene quindi fissato con un margine, un mark-up sul costo marginale. Questo mark-up è inversamente proporzionale all’elasticità della domanda rispetto al prezzo: più elastica è la domanda, minore il mark-up. Se C’=0, il monopolista produce là dove eD=1, ossia massimizzando i ricavi totali. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 17 Un’Applicazione della Regola Empirica Nel 1995 Prilosec, un farmaco antiulcera, apparve sul mercato statunitense, prodotto dalla AstraMerck. Il costo marginale di produzione del Prilosec era di circa 35 centesimi. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo fu stimata a circa -1,1. Quale dovrebbe dunque essere il prezzo con cui vendere il Prilosec in modo da massimizzare il profitto? 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 18 9 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Un’Applicazione della Regola Empirica (cont_) Applicando la regola empirica: − 0,35 = 1 = 0,9 1,1 Di conseguenza, il prezzo ottimale avrebbe dovuto essere P=$3,5, ed in effetti questo fu il prezzo di una dose del farmaco nel 1995. Il prezzo comprendeva quindi un mark-up del 900% sui costi marginali di produzione, coerentemente con l’applicazione della regola di massimizzazione del profitto di un monopolista. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 19 Un Indice di Potere di Mercato La formula del mark-up non è usata solo come regola empirica per fissare il prezzo di monopolio. Essa può anche misurare il potere di mercato in settori industriali non perfettamente concorrenziali (in oligopolio o in competizione monopolistica). Anche in tali mercati, infatti, le imprese hanno davanti curve di domanda (a loro specifiche) negativamente inclinate, cosicché possono fissare il prezzo al di sopra del loro costo marginale. Indice di Lerner L = P − C' 1 = i P eD eDi è l’elasticità della curva di domanda specifica dell’impresa i. L può variare da 0 a 1. L=0 quando P=C’ e l’impresa e’ quindi perfettamente concorrenziale. L=1 quando eDi =1. Ciò riflette il fatto che un’impresa con potere di mercato opera sempre nella porzione elastica della domanda e al limite la dove l’elasticità è unitaria nella condizione più favorevole, quando C’=0. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 20 10 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Le Fonti del Potere di Mercato Cosa determina una minore o maggiore elasticità della curva di domanda specifica di un’impresa? La corrispondente elasticità della domanda di mercato (che può essere vista come un limite inferiore a quella dell’impresa); Il numero delle imprese con una quota significativa del mercato, dato che tale numero è inversamente correlato all’entità delle barriere all’entrata: Patenti o Licenze; Copyright; Economie di Scala (come nel monopolio naturale) Il tipo di interazione tra imprese e dunque quanto aggressiva è la competizione 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 21 Matteo Alvisi - Microeconomia Monopolio e Benessere Sociale P C’ Pm A B Pc C D=RM R’ Qm 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Qc Q Matteo Alvisi - Microeconomia In termini di benessere sociale, se si confronta il monopolio con la concorrenza perfetta a parità di condizioni: Il surplus del Consumatore diminuisce di A+B Il surplus del Produttore aumenta di A e diminuisce di C. La Perdita Secca del monopolio è B+C, in realtà anche superiore nel caso di attività di ricerca della rendita. 22 11 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Regolamentazione di Prezzo La regolamentazione di prezzo in un contesto di monopolio da parte del governo può limitare il potere di mercato. I tetti di prezzo (ossia imporre P=C’ come in concorrenza perfetta) tuttavia non sono sempre efficaci: Le curve di costo marginale sono tipicamente informazione privata dell’impresa; Potrebbero essere fissati in modo tale da portare l’impresa ad uscire dal mercato. Questo è ad esempio quello che accadrebbe certamente in presenza di un Monopolio Naturale, come vediamo ora. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 23 Un Tetto di Prezzo 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 24 12 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Monopolio Naturale 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Esso si presenta quando un’impresa può produrre l’output per l’intero mercato ad un costo unitario più basso rispetto a quello che sosterrebbero più imprese rivali che producono la stessa quantità. Una impresa è quindi un monopolio naturale se è caratterizzata da economie di scala (ossia costi medi e quindi marginali decrescenti) su tutto il rilevante intervallo di output, date le condizioni della domanda. Se il prezzo fosse regolato a Pc , l’impresa perderebbe soldi e uscirebbe dal mercato. Al contrario, fissare un pavimento a Pr porta il massimo output possibile lasciando l’impresa sul mercato; i profitti economici sarebbero infatti nulli. Matteo Alvisi - Microeconomia 25 Regolamentare i Monopoli Naturali : Altre Soluzioni di Second-Best Quando Pr è difficile da determinare, la regolamentazione ruota a volte sul tasso di rendimento ottenibile dall’investimento in capitale fisico: Regolamentazione del Tasso di Rendimento: il prezzo è fissato in modo da garantire un rendimento “competitivo” o “soddisfacente” all’investimento in capitale fisico. Aumenti Massimi: viene definito ex-ante un tasso di aggiustamento annuo massimo al prezzo pari al valore del tasso di inflazione meno l’eventuale tasso di crescita atteso della produttività. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 26 13 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Le Leggi Antitrust negli USA Le leggi antistrust agiscono con l’obiettivo di promuovere un’economia concorrenziale, vietando azioni che limitino, o che possano limitare, la concorrenza. La pietra angolare è lo Sherman Act (1890): La Sezione 1 proibisce contratti, accordi o collusioni tesi a limitare gli scambi, anche in forma implicita (come nel caso della «Condotta parallela» ). La Sezione 2 considera illegale la monopolizzazione o il tentativo di monopolizzazione di un mercato e vieta accordi che generano monopolizzazione (ad esempio con contratti di esclusiva o prezzi predatori). 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 27 Le Leggi Antitrust negli USA Clayton Act (1914) proibisce fusioni ed acquisizioni se queste riducono “sostanzialmente la concorrenza” o “tendono a creare un monopolio” Vieta forme di discriminazione di prezzo se ciò lede la concorrenza. Federal Commission Act (1914) Proibisce pratiche concorrenziali quali le pubblicità e le etichettature ingannevoli, accordi con i dettaglianti per escludere i marchi concorrenti ecc... Esso crea la Federal Trade Commission. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 28 14 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Applicazione delle Leggi Antitrust L’applicazione avviene in tre modi: Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia Sia per effetto di un reclamo esterno o di una indagine interna. Si possono istruire procedimenti penali, aprire cause civili o entrambe le cose. Possibili multe per le imprese e sia multe che pene carcerarie per i managers. Federal Trade Commission Quando la FTC intraprende un’azione può richiedere un ravvedimento volontario per conformarsi alla legge o una ordinanza formale della commissione che obblighi a ciò. Azioni Private Le singole persone o società possono fare causa per danni triplicati. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 29 Le Leggi Antitrust in Europa La coscienza della necessità di una legislazione Antitrust è più recente in Europa. La responsabilità dell’ applicazione risiede sia nel Competition Directorate di Bruxelles (quando le azioni riguardano due o più stati membri) o in enti antitrust distinti all’interno degli stati membri se si ritiene che i problemi rilevati influiscano in larga misura sullo specifico paese. Similarità con il sistema statunitense: L’articolo 81 del Trattato di Maastricht disciplina le limitazioni negli scambi commerciali in modo simile alla Sezione 1 dello Sherman Act. L’articolo 82 riguarda l’“abuso di potere di mercato da parte di imprese dominanti”, in parallelo con la Sezione 2. La legge sul controllo delle fusioni è invece simile al Clayton Act. Differenze: Le valutazioni sulle fusioni sono condotte con più rapidità in Europa e nella pratica è più facile provare che una impresa e’ dominante rispetto a ciò che accade negli USA. Un accordo per la fissazione dei prezzi prevede solo pene pecuniarie in Europa, mentre negli USA anche pene carcerarie. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 30 15 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 La Discriminazione di Prezzo In molti mercati, le imprese vendono i propri beni a prezzi diversi a consumatori diversi. Perché per un’impresa farsi pagare prezzi diversi è profittevole? Tipicamente, i consumatori sono caratterizzati da diverse disponibilità a pagare per lo stesso bene: alcuni sono disposti a pagare di più, altri di meno. Se il monopolista fissasse un unico prezzo elevato otterrebbe dei ricavi maggiori sulle unità vendute ma perderebbe alcuni clienti (questo è il tipico problema nell’avere di fronte una domanda negativamente inclinata). Esempio: ci sono solo due clienti potenziali per il software matematico “Sum Pro”, il Sig. Poveri, la cui massima disponibilità a pagare è €20 a copia e il Sig. Ricchi, con €40 a copia. Il costo marginale di produzione del software è €10. Se il monopolista vendesse ad un unico prezzo di €40 per estrarre il massimo surplus possibile dal Sig. Ricchi, allora il suo profitto sarebbe π=$30. Se il prezzo fosse fissato a P=€20, entrambi i consumatori comprerebbero il bene e i profitti totali diventano π=€(40-20)=€20. Se il monopolista potesse discriminare i clienti rispetto al prezzo, venderebbe il software a €40 al Sig. Ricchi e a €20 al Sig. Poveri, cosicché π=€(40-10)+€(2010)=€40. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 31 Condizioni per la Discriminazione di Prezzo 1. 2. 3. L’impresa deve essere in grado di influenzare il prezzo di mercato. L’impresa deve poter riconoscere il tipo di consumatore che ha di fronte. Si supponga che l’impresa non sappia distinguere se chi sta contrattando con lei sia il Sig. Ricchi o il Sig. Poveri. Se questo è il caso, allora il Sig. Ricchi avrebbe un incentivo a fingersi un Sig. Poveri, pagare €20 e ottenere un surplus del consumatore di €(40-20)=€20. I consumatori non devono essere in grado di effettuare operazioni di arbitraggio. I clienti a cui sono stati chiesti prezzi bassi non devono avere l’opportunità di rivendere i loro acquisti ai clienti a cui sarebbe invece richiesto un prezzo più elevato. Esempio di arbitraggio: Importazioni Parallele: le compagnie, siano esse le dirette produttrici del bene o le distributrici, fissano spesso prezzi diversi in mercati diversi, geograficamente separati. Esistono tuttavia importatori che comprano regolarmente i prodotti nel paese 1 dove il prezzo (P1)è più basso rispetto a quello a cui il prodotto viene venduto nel paese 2 (P2), e poi importano il prodotto nel secondo paese, vendendolo tipicamente ad un prezzo che sta tra P1 e P2. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 32 16 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 I Tipi (Gradi) di Discriminazione di Prezzo Ci sono tre diverse forme di discriminazione di prezzo, le quali differiscono dal grado con cui il monopolista è in grado di appropriarsi del surplus del consumatore. 1. Discriminazione di prezzo di primo grado (perfetta): l’impresa è in grado di vendere ogni unità di output ad un prezzo che è esattamente pari alla disponibilità marginale a pagare del consumatore per quella unità. 2. Discriminazione di prezzo di secondo grado : l’impresa fissa prezzi diversi rispetto alla quantità venduta (prezzi a scaglioni) o al tipo di servizio (veloce, accurato etc.) che un consumatore acquista. L’impresa non è dunque in grado di osservare direttamente il tipo di consumatore che ha di fronte, ma è il consumatore stesso che si “auto-seleziona”, ossia stabilisce quanto paga sulla base delle diverse offerte proposte dall’impresa. 3. Discriminazione di prezzo di terzo grado : L’impresa osserva alcune caratteristiche degli acquirenti che segnalano la loro disponibilità marginale a pagare e fissa poi corrispondentemente prezzi diversi a tipi di consumatori diversi. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 33 Discriminazione di prezzo di primo grado L’impresa vende ogni unità ad un prezzo esattamente pari alla disponibilità marginale a pagare del consumatore che la acquista. Essa vende quindi il bene a prezzi diversi a consumatori diversi (ai Sigg. Poveri e ai Sigg. Ricchi); Inoltre, essa vende il bene a prezzi diversi allo stesso consumatore, quando quest’ultimo compra più di una unità. Se Giovanni è disposto a pagare €2 per il suo primo tè freddo e €1 per il secondo, allora un barista in grado di discriminare perfettamente gli farà pagare 2 € per il primo té freddo e €1 per il secondo. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 34 17 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Discriminazione di Prezzo di Primo Grado (o Perfetta) (cont_) La curva di R’ dell’impresa coincide di nuovo con la curva di domanda inversa (come in CP). L’impresa venderà fino al punto in cui la disponibilità marginale a pagare dell’ultimo consumatore è pari esattamente al suo costo marginale C’ : P(Q)=RM=R’=C’. Vendere una unità addizionale (con una curva di domanda negativamente inclinata) produrrebbe una perdita. D’altra parte, vendere una unità in meno significherebbe non rendere massimo il profitto. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 L’impresa si approprierà dell’intero surplus del consumatore. ̟=ST P P1 P2 D P* C’ Q1 Q1+1 • Q* Q Il benessere sociale è massimizzato (efficienza economica) ed e’ quindi uguale a quello dell’equilibrio perfettamente concorrenziale. Di esso, tuttavia, ne beneficia solo il monopolista. Matteo Alvisi - Microeconomia 35 Discriminazione di prezzo di secondo grado Si ipotizzi che l’impresa non riesca ad osservare la disponibilità marginale a pagare di ogni consumatore, ma che sappia che i consumatori siano eterogenei. In questo caso, potrebbe offrire diversi “schemi” di prezzo, ad esempio (ma non solo) in base alla quantità acquistata (prezzi a scaglioni): Coloro che desiderano consumarne molto, compreranno il bene in grande quantità ad un prezzo unitario più basso (si noti che chi compra molte unità del bene ha tipicamente una disponibilità a pagare più bassa degli altri consumatori, per cui tale metodo di vendita si giustifica anche dal lato dell’efficienza economica…perché?) Coloro che ne desiderano meno, compreranno meno unità del bene a un prezzo più alto. Il risultato di questa pratica è un aumento dell’output prodotto, un aumento del surplus del consumatore e dei profitti dell’impresa. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 36 18 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Gli sconti a scaglioni Gli sconti a scaglioni possono essere incoraggiati dalle stesse agenzie di regolamentazione quando il settore è caratterizzato da ampie economie di scala, dato che producono un aumento del surplus totale. Il tipico esempio è quello dei servizi di pubblica utilità e dunque delle tariffe dell’elettricità, del telefono, del gas per riscaldamento ecc… 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 37 Prezzo in base al Carico di Punta Le domande per alcuni beni e servizi possono crescere in modo drastico in alcuni momenti del giorno o dell’anno. Fissare un prezzo più elevato P1 durante i periodi di punta è più profittevole per l’impresa rispetto ad un prezzo uniforme in tutti i momenti. Allo stesso tempo, è più efficiente in quanto il prezzo è più vicino al costo marginale durante i periodi di punta. Matteo Alvisi - Microeconomia 19 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Tariffe a Due Parti Esistono altri modi più sofisticati per estrarre il surplus del consumatore. Si consideri prima un mercato in cui tutti i consumatori siano identici, con la stessa curva di domanda individuale Tale domanda è la curva D del grafico, per cui, sotto il vincolo di un prezzo di monopolio non discriminatorio, il prezzo sarà PM. Il surplus del consumatore è l’area SCM. L’impresa vorrebbe appropriarsi di parte di questo surplus ma fino a che il prezzo è unico non ne è in grado: un prezzo più alto riduce la quantità venduta e non è profittevole. Un “trucco” potrebbe essere la fissazione di una tariffa fissa per l’accesso al bene da parte del consumatore. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 P P1 PM SCM D P* C’ R’ Q1 QM Q* Q •Ad esempio, si potrebbe fare pagare ai consumatori una licenza per il diritto d’uso del software SuM PrO, e poi una tariffa unitaria per ogni computer aziendale nel quale viene installata una copia. • I contratti telefonici hanno spesso dei termini molto simili. 39 Matteo Alvisi - Microeconomia Tariffe a Due Parti _(cont) In tale contesto, il monopolista può aumentare il suo surplus anche rispetto al fissare una tariffa unitaria PM e una “licenza fissa” CSM. Ciò avviene fissando la tariffa unitaria a P*, massimizzando così il surplus del consumatore potenziale, e poi fissare una licenza fissa pari a F=SC*. In questo modo, profitti sono gli stessi del caso di discriminazione di prezzo perfetta. E’ sempre possibile implementare questa strategia? Cosa accade se i consumatori sono eterogenei rispetto alla loro disponibilità a pagare? 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia P SC* D P* Matteo Alvisi - Microeconomia C’ Q* Q 40 20 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Tariffa a Due Parti con Consumatori Eterogenei Se il monopolista fissasse P* e F>SC1, allora i consumatori con una minore disponibilità a pagare non acquisterebbero il bene. Un’ovvia alternativa sarebbe fissare P=P* e F=CS1, ed il consumatore 2 si godrebbe parte del suo surplus (H). Come estrarre anche questo ammontare? Non è semplice se si vogliono mantenere tutti i clienti e non si può discriminare per tipo. E’ però possibile fissare un prezzo unitario maggiore di P* e poi F pari al surplus del consumatore 1 a quel prezzo. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 P H Pd SC1 D2 D1 P* Q1 C’ Q2 Matteo Alvisi - Microeconomia Q 41 Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado Nel caso di discriminazione di prezzo di terzo grado, l’impresa è in grado di discriminare i consumatori rispetto al loro tipo. Esempio: SuM PrO è venduto ad un prezzo basso agli studenti e ad un prezzo elevato ai professionisti. Ovviamente, per pagare un prezzo basso, occorre che i consumatori provino, dimostrino di essere studenti. Quale è il modo ottimale di fissare il prezzo in ogni mercato separato (o per tipo)? La procedura può essere più o meno complessa, a seconda che i costi marginali siano costanti (non varino con l’output) o varino con l’output. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia Matteo Alvisi - Microeconomia 42 21 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado con C’ Costanti C’=€10. C’ non dipende dall’output totale prodotto. Per fissare l’output e quindi il prezzo in ogni mercato, l’impresa deve applicare la regola R’=C’ separatamente in ognuno. Di fatto è sufficiente trovare un semplice equilibrio di monopolio due volte. Nel seguente esempio, applicando la regola, il monopolista fissa un prezzo di €40 ai professionisti e di €30 agli studenti. Senza la discriminazione, avrebbe fissato un prezzo uniforme di €35 a tutti i consumatori, vendendo meno. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 43 Matteo Alvisi - Microeconomia Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado con C’ Costanti_(cont) P P P €40 €35 €30 C’ R’1 Q1 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia C’ D1 R’2 Q D2 Q2 Matteo Alvisi - Microeconomia Q R’1+2 QM C’ D1+D2 Q 44 22 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado con C’ Crescenti Se i costi marginali variano con Q, il valore di C’ in ogni mercato separato dipende da quanto output è stato prodotto in totale. In altre parole, per conoscere il valore di C’ in ogni mercato l’impresa deve sapere quanto sta vendendo negli altri. Il primo passo è quindi quello di definire la quantità totale che verrà venduta: Occorre prima eguagliare il R’ combinato con i C’. Ciò determina la quantità totale e il valore di equilibrio di C’. Per trovare i prezzi e le quantità in ogni singolo mercato, occorrerà poi uguagliare le curve di ricavo marginale di mercato con tale valore di equilibrio dei C’. 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 45 Matteo Alvisi - Microeconomia Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado con C’ Crescenti_(cont) P P P €40 DT= D1+D2 €35 €30 C’ R’T C’(QT) R’1 Q1 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia D1 C’(QT) R’2 Q D2 Q2 Matteo Alvisi - Microeconomia C’(QT) Q QT =Q1+Q2 Q 46 23 Univerità di Bologna - Scienze Politiche SPOSI 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Discriminazione di Prezzo di Terzo Grado ed Elasticità Dato che l’output totale QT è là dove R’T=C’, allora R’T(QT) = R’1 (Q1)=R’2(Q2) = C’(QT) In particolare, usando la definizione di R’i, possiamo riscrivere l’uguaglianza centrale come 1 (1 − ) p1 eD 2 = p2 (1 − 1 ) eD 1 Come ci si attendeva, maggiore l’elasticità della domanda rispetto al prezzo di un gruppo, minore il prezzo imposto su tale gruppo. p 4 (ad esempio, se eD1 =2 and eD2 =3, allora 1 = = 1.33 ) p2 3 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia 47 Bundling Il Bundling è la pratica di vendere due o più prodotti in un singolo pacchetto e ad un unico prezzo. E’ spesso utilizzato dalle imprese per sfruttare l’eterogeneità dei consumatori e discriminarli rispetto alla loro disp. a pagare Esempio: si ipotizzi che esistano due tipi di utilizzatori di PC e che i loro prezzi di riserva per il Sistema Operativo e per il browser di Internet siano i seguenti: Se l’impresa dovesse vendere i beni solo Windows 8 Explorer 9 Tipo A €500 €90 Tipo B €450 €110 Affinché sia profittevole, il bundling richiede che le disponibilità a pagare siano “negativamente correlate” 31 marzo e 1/2 Aprile 2014 Matteo Alvisi - Microeconomia separatamente, fisserebbe un prezzo al massimo pari a €450 per il SO e a €90 per il browser. I profitti per coppia di clienti sarebbero €1080. Se si vendesse l’intero pacchetto, venderebbe i due beni congiuntamente ad un prezzo pari alla minore tra le somme per tipo, ossia €(450+110)=€560, con profitti per coppia pari a €1120. Matteo Alvisi - Microeconomia 48 24
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