Raffael Benazzi – Sculture - Fondazione Culturale Hermann Geiger

Raffael
Benazzi
Sculture
a cura di Guido Magnaguagno
Raffael Benazzi - Sculture
Dal 9 luglio al 18 settembre 2011
Fondazione Culturale Hermann Geiger
Sala Esposizioni - Corso Matteotti, 47 - Cecina (LI)
Mostra, catalogo e testi a cura di:
Guido Magnaguagno
Fotografie:
© Valentina Ragozzino
Coordinamento artistico:
Alessandro Schiavetti
Coordinamento editoriale:
Federico Gavazzi
Hanno collaborato:
Alessandra Scalvini
Raffael Benazzi
Serpoohi Susan Pilosian
Traduzioni:
Daniele Crucitti - Servizi traduzioni professionali
Bandecchi & Vivaldi - Editore
ISBN 978-88-8341-495-4
Catalogo realizzato in occasione della mostra
In copertina:
N.Y. 106 - ACERO; anno 1989; 57 x 91 x 58 cm
Nei suoi primi due anni di vita la Fondazione Hermann Geiger ha toccato diversi aspetti della cultura e offerto
al pubblico tutta una serie di eventi in linea con quelle che sono le sue finalità, cioè promuovere ogni forma d’arte
sul territorio, cercando di arricchirne l’offerta facilitandone fruibilità e accesso.
La Fondazione si propone di valorizzare il grande potenziale della nostra zona e di farlo conoscere a un pubblico vasto; allo stesso tempo volge il suo sguardo lontano cercando di portare per così dire “a casa nostra” opere,
collezioni o contenuti che altrimenti sarebbe difficile incontrare.
In quest’ottica la Fondazione ha il piacere di presentare le opere di Raffael Benazzi, scultore svizzero di respiro
internazionale e, per l’occasione, di pregiarsi del contributo in qualità di curatore di Guido Magnaguagno, per anni
curatore e vicedirettore alla Kunsthaus di Zurigo e poi direttore del Museum Jean Tinguely di Basilea.
In den ersten zwei Jahren Ihrer Tätigkeit hat die Stiftung Geiger verschiedene Gesichtspunkte der Kultur berührt und
dem Publikum eine Reihe von Ereignissen geboten, die mit dem Ziel der Stiftung, jegliche Form der Kunst in der Gegend
zu fördern, zu versuchen das Angebot zu bereichern und leichter zugänglich zu machen, übereinstimmen.
Die Stiftung hat sich vorgenommen, das große Potenzial unserer Gebiets aufzuwerten und einem großen Publikum
bekannt zu machen, gleichzeitig richtet sie auch einen Blick in die Ferne, um Werke, Sammlungen oder Werte, die man
andernfalls nur sehr schwierig betrachten könnte, sozusagen „zu uns nach Hause zu bringen“ .
Unter diesem Gesichtspunkt stellt die Stiftung mit Freude die Werke von Raffael Benazzi, dem international angehauchten Schweizer Bildhauer vor, und hat zu diesem Anlass die Ehre, auf die Unterstützung von Guido Magnaguagno
als Kurator zählen zu können, der Jahre lang Kurator und Vizedirektor des Züricher Kunsthauses und später Direktor des
Museums Jean Tinguely von Basel war.
In the first two years of its life the Hermann Geiger Fundation has handled different aspects of the culture and offered to the public a complete series of events in line with what are its aims, that are promoting any art form on the local
territory, trying to enrich the offer and facilitating its usability and access.
The Fundation is proposing to add value to the great potential of our area and to make this known to a wider public,
at the same time it looks far away trying to bring so to say “to our home” works, collections or contents that would
otherwise be difficult to come across.
In view of this the Foundation has the pleasure to present the works of Raffael Benazzi, Swiss sculptor of international appeal and, for the occasion, feature the contribution in the role of Curator of Guido Magnaguagno, for years Curator
and Deputy-Director of the Kunsthaus in Zurich and then Director at the Jean Tinguely Museum in Basel.
Fondazione Culturale Hermann Geiger
il Presidente
Giovanni Servi
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Raffael
Benazzi
Sculture
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RAFFAEL BENAZZI A SAN VINCENZO
di Guido Magnaguagno
Raffael Benazzi è un albero. In realtà è cresciuto a San Vincenzo, provincia di Livorno. Una quercia svizzera
in Italia. Dal 1964, da quasi mezzo secolo, vive e lavora nelle dolci colline dietro la cittadina toscana, con la vista
sul mare lontano. Sul cielo del Tirreno, i tramonti. La sua opera e le sue creazioni sono completamente legate a
questo luogo e a questa regione, interrotte solo da lunghi soggiorni nel “Nuovo Mondo”, a New York e nel New
Jersey, come nelle sue città natali, Zurigo e Rapperswil, sul lago di Zurigo, dove nacque nel 1933.
Quando sua madre gli diede un quadro con la rappresentazione di San Vincenzo da Valencia, egli non poteva
sospettare niente di questo destino benevolo. A quanto pare, durante il terribile martirio, degli angeli consolarono
il diacono perseguitato e trasformarono una graticola incandescente e il giaciglio cosparso di cocci taglienti in un
delicato letto di fiori. Il suo corpo venne custodito in aperta campagna dagli angeli e difeso da due corvi. In seguito
fu cucito in una pelle di bue e gettato in mare, legato a delle pietre di macina; nonostante ciò le onde del mare lo
trascinarono di nuovo sulla terraferma, dove fu seppellito da una vedova devota.1
E da allora vi crebbe un albero; proseguimento della leggenda. Una quercia così ampia e forte come la quercia di Vercingetorige, capo degli Elvezi, che Courbet trovò nelle vicinanze del suo luogo di nascita, Flagey presso
Ornans, e che dipinse nel 1864. Raffael Benazzi è uno scultore, in particolare scultore in legno, anche se il suo
attrezzo prediletto è la motosega. Tuttavia ha lavorato anche con l’alabastro della vicina Volterra e anche, da
sempre, col bronzo. Ferro, pietra, legno. Una triade di materiali, eppure una persona. L’artista Benazzi ha un fisico
robusto e forte, è caparbio e ostinato, inconfondibile; sarebbe stato una pietra miliare dell’arte moderna svizzera
se non l’avesse abbandonata così presto; così come si è ritirato dalla scena artistica, raggiunge il livello di Henry
Moore o Richard Serra quanto alla forza artistica e alla padronanza delle forme plastiche. Benazzi è Benazzi, una
forza della natura, un anarchico sensibile, un profondo osservatore della natura, anche della natura dell’uomo, un
creatore di ritratti.
L’albero oggi ha 78 anelli d’età. Prima di stabilirsi a San Vincenzo aveva imparato il mestiere da ragazzino, dal
1949 al 1951, fra gli altri, presso lo scultore Arnold d’Altri a Zurigo, il quale a sua volta aveva radici italiane e le cui
opere rientravano interamente nella tradizione figurativa italiana. Molto più importante si rivelò, tuttavia, la conoscenza con l’anziano saggio pittore di Ascona, Jules Bissier, che divenne il mentore di Benazzi. Trascorse i dieci
anni successivi, dal 1953 al 1964, a Massa Carrara, cioè nelle più famose cave di pietra e nella colonia anarchica,
così come a Porto Ronco nel Canton Ticino, dove strinse amicizia con numerosissimi artisti. Ben Nicholson e Hans
Arp, il cui premio egli vinse già nel 1966, riconobbero in lui una grande promessa dell’arte.
Nel 1964 le onde lo trasportarono, dunque, dal Lago Maggiore a San Vincenzo. Qui si costruì da sé un atelier
e l’abitazione. Così la nostra mostra a Cecina, una città sulla costa Toscana come San Vincenzo, comincia con
due grandi “case”. Dapprima ha bisogno di un proprio luogo. La casa di legno è di una semplicità estrema, è una
scorza protettiva, un fienile o una stalla, un rifugio. Pavimento, pareti, tetto; ma tutto come un solido insieme.
Tutto forte; come una fortezza svizzera, inespugnabile. Dentro, i tesori della vita. L’organico, che qualche volta
fuoriesce, si rovescia. Il sensuale che fa saltare l’ordine. Anche il tenero che viene protetto. La luce che porta
nell’interiorità; la materia, che mostra la sua anima. Una fusione fra l’interno e l’esterno.
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Quercia, olmo, noce, frassino; anneriti. Segati e levigati, poi anneriti. Questo è il marchio di fabbrica di Benazzi. Il nero toglie la forma naturale al legno, lo trasforma attraverso il colore astratto in arte. Il nero è la corrispondenza della sega, della macchina. Il legno è il corpo, la forza concentrata, l’impeto e l’energia del creatore.
Il cresciuto, l’ancestrale, l’archetipico. La materia di cui siamo fatti.
Noi, gli uomini. Tutto nell’opera di Benazzi ruota intorno alla natura e all’uomo. Così cominciò la sua opera nel
1951 con figure di donne, piccoli bronzi lavorati già energicamente e che fioriscono sensualmente. Ancora nel
1985 tornò a questo suo primo, centrale tema. Ora i capelli cadono come sul piedistallo; una meravigliosa soluzione plastica a un antico problema. Seguono i “semi”, recipienti di ferro e piombo in cui sono rinchiusi i gameti.
“Case per piante”. E intorno al 1966, allora già a San Vincenzo, ritrova sé stesso con le forme organiche, che ricordano vagamente le sculture dello stimato Costantin Brancusi: i boccioli sono spuntati perfettamente; ed egli ha
un enorme successo. Gli arrivano anche molti acquisti pubblici, cosa che lascia crescere i boccioli secondo natura.
Così, ad esempio, i bronzi colati dei primi anni Ottanta sono pensati per gli spazi pubblici. I “semi” sorgono come
simboli monumentali della crescita e della vita in generale.
Un terzo gruppo di opere della nostra presentazione riguarda le figure a forma di stele in acero, noce o frassino, che rivelano un linguaggio più astratto. Queste sono state realizzate a New York tra il 1986 e il 1996 dopo
la serie “Coats”. In esse si manifesta l’incontro di Benazzi con la Minimal Art e la Conceptual Art americane, che
rimandano a un soggiorno del 1975 a San Francisco e alle conversazioni con la moglie Serpoohi Susan Pilosian.
Questo portò a una semplificazione del vocabolario plastico; le creaturalità sensuali delle sue opere si abbinarono
da allora con una razionalità ordinatrice. Al “crescere” si accompagna la metafora dell’“essere”.
Adesso applica questa nuova semplicità acquisita – sempre dopo il ritorno in Italia – anche al suo nuovo materiale: l’alabastro. Parallelamente alle sculture in legno, dal 1984 al 1986, le pietre levigate di alabastro di Volterra, luogo dove queste pregiate rocce traslucide vengono lavorate fin dal tempo degli Etruschi, costituiscono un
magnifico gruppo di opere a se stante per la loro trasparenza, in cui si fondono insieme tutte le componenti della
manualità e capacità artistica di Benazzi. Già nel 1954 l’artista aveva creato un pezzo unico, che nella sua figura
rievocava le rappresentazioni della Venere dell’altro suo amico svizzero Hans Aeschbacher, che nel dopoguerra in
Provenza, utilizzando la lava, aveva prodotto figure di donna fortemente tipizzate come idoli. Ma tutti gli alabastri
di Benazzi, che ha esposto dal 1963 e che hanno trovato molti ammiratori soprattutto negli USA, evocano la visione di una dea del mare nata dalle onde. Le pietre di macina di San Vincenzo si sono trasformate nelle onde del
mare e troneggiano come metamorfosi femminili sulla sua riva, investite dai raggi del sole e dalla luce del cielo.
Dal cambio di millennio tornano, fra le sue opere, massicce scodelle in legno di mogano, samba o castagno.
Tornano in scena il lussureggiante e l’erotico, il circondante e il protettivo, l’aperto e l’accogliente per realizzarsi
nel suo più recente gruppo di opere, dei bronzi ora più piccoli e intimi, fusi a partire dal 2007. Queste, che possono sicuramente già chiamarsi opere della vecchiaia di Benazzi, si ricongiungono in ogni caso – come spesso si
osserva – in modo piuttosto evidente alle opere giovanili. Se la forma esteriore vuole significare ora una casa,
un bocciolo o un vaso, l’artista non solo si introduce nell’interiorità della materia bronzea, ma cerca, in un certo
senso, il segreto dell’organico. In un fiore, in una donna, forse anche nell’universo, deve apparire così. La graticola
incandescente (la fornace) e il giaciglio cosparso di cocci taglienti non partoriscono mostri. I corpi lucenti d’oro e
di broccato di Benazzi sembrano piuttosto custodie che resistono a qualsiasi distruzione. In esse può sopravvivere
l’umano.
Affine in questo è la produzione di gioielli di Benazzi, che ha l’aria di un talismano. E da non dimenticare sono i
suoi disegni a gessetto irrimediabilmente perduti, con i quali egli segna un’infinita ricchezza di forme sui muri del
suo atelier, per farle poi cancellare dalla pioggia e dal tempo. L’agire invisibile, che penetra nell’attività creativa
di un homo faber, come il fruscio e il dondolio di una fila di cipressi, come il volo delle nuvole o il fumo sonoro di
una voce, che soffia attraverso la vita.
Accarezzare una figura di Raffael Benazzi, gente, fa bene!
1. Questa leggenda fa riferimento al santo Vincenzo da Valencia che subì il martirio nel 304 d.C. San Vincenzo
rimanda anche a Vincenzo Ferrer che ugualmente visse a Valencia e viene festeggiato come patrono il 5 aprile.
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Raffael Benazzi ist ein Baum. Richtig ausgewachsen ist
er in San Vincenzo, Provinz Livorno. Eine Schweizer Eiche in Italien. Seit 1964 lebt er jetzt dort, und arbeitet
also seit fast einem halben Jahrhundert in den sanften
Hügeln hinter dem Städtchen, mit Blick auf das ferne
Meer. Auf den thyrrenischen Himmel, die Sonnenuntergänge. Unterbrochen von längeren Aufenthalten in
der „Neuen Welt“, in New York und New Jersey sowie
seinen Herkunftsstädten Zürich und Rapperswil am
Zürichsee, wo er 1933 geboren wurde, ist sein Werk
und Schaffen ganz diesem Ort und diesem Landsstrich
verbunden.
Als ihm seine Mutter ein Heiligenbild übergab mit der
Darstellung des Heiligen Vinzenz von Valencia, konnte
er nichts von diesem gütigen Schicksal ahnen. Während
einem schrecklichen Märtyrertod trösteten den verfolgten Diakon angeblich Engel und verwandelten einen
glühenden Rost und ein Glasscherbenlager in ein zartes
Blumenbett. Seine Leiche wurde auf freiem Feld von Engeln bewacht und von zwei Raben verteidigt. Dann wurde er in eine Ochsenhaut eingenäht, aber trotz Mühlsteinen spülten ihn die Meereswellen wieder an Land, wo er
von einer frommen Witwe bestattet wurde.1
Und da wuchs seither ein Baum - Fortsetzung der Legende. Eine Eiche so breit und stark wie die „Eiche des
Vercingetorix“, Anführers der Helvetier, die Courbet in
der Nähe seines Geburtsorts, Flagey bei Ornans, fand
und 1864. malte. Raffael Benazzi ist ein Bildhauer,
vor allem ein Holzhauer, auch wenn sein bevorzugtes
Werkzeug die Kreissäge ist. Aber er hat auch mit Alabaster aus dem nahen Volterra gearbeitet, und immer
auch in Bronce. Eisen, Stein, Holz. Eine Trias der Materialien, aber eine Person. Der Künstler Benazzi ist breit
gebaut und stark, eigenwillig und eigensinnig, er ist
unverwechselbar, er wäre ein Meilenstein der Schweizer Kunst der Moderne, wäre er nicht zu früh aus ihr
ausgetreten, wie er sich überhaupt aus den Kunstszenen aus den Kunstszenen verabschiedet hat, er kann
Henry Moore oder Richard Serra das Wasser reichen an
künstlerischer Kraft und skulpturaler Form-Macht. Benazzi ist Benazzi, ein Urgetüm, ein sensibler Anarchist,
ein profunder Beobachter der Natur, auch der Natur des
Menschen, ein Schöpfer von Eben-Bildern.
Der Baum zählt jetzt 78 Jahrringe. Vor der Niederlassung
in San Vincenzo lernte er das Metier als Jüngling 19491951 unteranderem beim Bildhauer Arnold d’Altri in
Zürich, der wie er selber italienische Wurzeln hatte und
dessen Werk ganz in der figurativen italienischen Tradition stand. Aber weit wichtiger wurde die Bekanntschaft
mit dem in Ascona lebenden, altersweisen Maler Jules
Bissier, der Benazzi’s Mentor wurde. Die nächsten zehn
Jahre, also von 1953 bis 1964, verbrachte er in Massa
Carrara, also in den berühmten Steinbrüchen und der
Anarchitsten-Kolonie, sowie in Porto Ronco im Tessin,
wo er zahlreiche Künstlerfreundschaften schloss. Ben
Nicholson oder Hans Arp, dessen Preis er bereits 1966
gewann, erkannten in ihm ein enormes künstlerisches
Versprechen.
1964 spülte es ihn also, vom Lago Maggiore kommend,
Raffael Benazzi is a tree. Actually, he grew up in San
Vincenzo, in the Livorno province. A Swiss oak in Italy.
He has been working and living there since 1964, almost
half a century in the rolling hills behind the town, with a
view of the sea far away. On the sky of the Tyrrhenean
Sea, sunsets. His work and his creations are completely
linked to this place and this region, interrupted only by
long stays in the “New World”, in New York and in New
Jersey, as in his birth cities Zurich and Rapperswil on
the Zurich lake, where he was born in 1933.
When his mother gave him a painting with the representation of San Vincenzo of Valencia, he could not suspect
anything about this benevolent destiny. It seems that,
during the terrible martyrdom, angels consoled the persecuted deacon and they transformed a scalding hot
grate and the bed covered in sharp broken glass into a
delicate bed of flowers. His body was kept in the open
country by angels, and defended by two crows. Then it
was sewn into ox skin, but in spite of the millstones, the
waves of the sea dragged it back to the land where it
was buried by a devout widow.1
And since then, a tree grew on it; the legend continues. An oak so large and strong like the Vercingetorige
Oak, head of the Elvezi, which Courbet found near his
birthplace, Flagey at Ornans, and which he painted in
1864. Raffael Benazzi is a sculptor, particularly a wood
sculptor, even if his favourite tool is a chainsaw. Nevertheless he has also worked with the alabaster of nearby Volterra, and also, since always, with bronze. Iron,
stone, wood. A triad of materials, yet one person. The
artist Benazzi has a strong and robust figure, he is stubborn and obstinate, unmistakable; he would have been
a pillar of Swiss modern art had he not abandoned it so
soon; as he retired from the art scene he reached the
levels of Henry Moore or Richard Serra as far as artistic
strength and mastery of plastic shapes. Benazzi is Benazzi, a force of nature, a sensitive anarchist, a deep
observer of nature, even of man’s nature, a creator of
portraits.
The tree today has 78 rings of age. Before settling in
San Vincenzo, he had learned the skill as a boy, from
1949 to 1951, among other, with the sculptor Arnold
d’Altri in Zurich, whom also had Italian roots and whose work completely fit in the Italian figurative tradition.
However, what turned out to be much more important
was meeting the elderly painter from Ascona, Jules Bissier, who became Benazzi’s mentor. He spent the next
ten years, from 1953 to 1964, in Massa Carrara, meaning in the most famous stone caves and in the anarchic
colony, as in Porto Ronco in Canton Ticino, where he
befriended numerous artists. Ben Nicholson and Hans
Arp, whose award he had already won in 1966, saw in
him a great artistic promise.
In 1964 the waves therefore took him from the Lago
Maggiore to San Vincenzo. Here he built an atelier and
his house. So our showing in Cecina, a city on the Tuscan coast like San Vincenzo, begins with two great
“houses”. First of all, it needs its own place. The wooden
house is of extreme simplicity, it is a protective rind, a
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in San Vincenzo an Land. Hier baute er Atelier und
Wohnstatt gleich selber. So setzt unsere Ausstellung in
Cecina, toskanische Küstenstadt wie San Vincenzo, mit
zwei grossen „Häusern“ ein. Zuerst braucht er seinen
eigenen Ort. Das hölzerne Haus ist von äusserster Einfachheit, ist Schutz-Schale, Scheune oder Stall, Unterstand. Boden, Wände, Dach - aber alles als feste Einheit.
Alles stark - wie eine Schweizer Trutzburg, uneinnehmbar. Darinnen die Kostbarkeit des Lebens. Das Organische, das manchmal auch nach aussen quellt, sich nach
aussen stülpt. Das Sinnliche, das die Ordnung sprengt.
Das Zarte auch, das beschützt wird. Licht, das ins Innere führt - Materie, die ihren Kern zeigt. Eine Vereinigung
von innen und aussen.
Eiche, Ulme, Nussbaum, Esche - geschwärzt. Gesägt und
geschliffen, dann geschwärzt. Das gehört zu Benazzis
Markenzeichen. Das Schwarz nimmt dem Holz die Naturform, transformiert es durch die gleichsam abstrakte
Farbe ins Kunstreich. Das Schwarz ist die Entsprechung
der Säge, der Maschine. Das Holz der Körper, die geballte Kraft, die Wucht und Energie des Schöpfers. Das
Gewachsene, Urtümliche, Archetypische. Der Stoff, aus
dem wir sind.
Wir, die Menschen. Alles im Werk von Benazzi kreist
um Natur und Mensch. So begann er sein Werk 1951
mit Frauenfiguren, kleinen Broncen, die schon kraftvoll
modelliert sind und sinnlich blühen. Noch 1985 kam er
auf dieses sein erstes, sein zentrales Thema zurück.
Nun fallen die Haare wie zum Sockel - eine wunderbare plastische Lösung eines uralten Problems. Es folgen
die „Samen“, Eisen und Bleigefässe, in die Keimzellen
eingeschlossen sind. „Häuser für Pflanzen“. Und um
1966, jetzt bereits in San Vincenzo, findet er mit organischen Formen, die von fern an die Skulptuen des
verehrten Constantin Brancusi erinnern, zu sich selber:
Die Knospen sind vollendet aufgegangen - und er hat
enormt Erfolg. Es erreichen ihn auch viele oeffentliche
Ankäufe, was die Knospen naturgemäss wachsen lässt.
So sind etwa die in den frühen achtziger Jahren gegossenen Broncen für den oeffentlichen Raum gedacht. Die
„Samen“ brechen zu monumentalen Symbolen des Wachstums und alles Lebendigen auf.
Eine dritte Werkgruppe unserer Präsentation gilt den
stelenartigen Gebilden aus Ahorn, Nussbaum oder
Esche, die eine abstraktere Formensprache offenbaren.
Sie sind zwischen 1986 und 1996 nach der Serie der
„Coats“ in New York entstanden. In ihnen manifestiert
sich die Begegnung Benazzi’s mit der amerikanischen
Minimal und Concept Art, die auf einen Aufenthalt im
Jahr 1975 in San Francisco und Gespräche mit seiner
Frau Serpoohi Susan Pilosian zurückgeht. Dieser führte
zu einer Vereinfachung des plastischen Vokabulars - die
sinnliche Kreatürlichkeit seines Schaffens paarte sich
fortan mit einer ordnenden Intellektualität. Zum „Wachsen“ gesellt sich die Metapher des „Seins“.
Diese neu erworbene Einfachheit appliziert er nun - immer wieder nach Italien zurückgekehrt - auch auf sein
neues Material: den Alabaster. Die von 1984-1996 parallel zu den Holzskulpturen geschliffenen Alabaster-
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barn or a stable, a refuge. Floor, walls, roof; but all like
a solid unit. All of it strong; like a Swiss fortress, unattainable. Inside, the treasures of life. The organic, which
sometimes comes outgrows, spills out. The sensual that
disrupts order. Also the tender, which is protected. The
light, which leads to the interior; matter, which shows
its soul. A fusion between the internal and the external.
Oak, elm, walnut, ash tree; blackened. Sawed and polished, then blackened. This is the Benazzi trademark.
The black takes away the natural shape of the wood,
transforms it through abstract colour into something artistic. The black is the correspondence of the saw, the
machine. The wood is the body, the concentrated force,
the violence and the energy of the creator. That which
is grown, primitive, the archetype. The matter of which
we are made.
We, men. Everything in Benazzi’s work rotates around
nature and man. Thus began his work in 1951 with figures of women, small bronzes moulded energetically and
hat flourished sensually. Still in 1985 he returned to his
first, central theme. Now hair falls like on a pedestal; a
wonderful three-dimensional solution to an ancient problem. The “seeds” followed, containers of iron and lead
in which the gametes are enclosed. “Home for plants”.
And around 1966, already in San Vincenzo back then,
he finds himself again with organic shapes, that vaguely
remind of the sculptures of the stemmed Constantine
Brancusi: the perfectly sprouted buds; and he had enormous success. He also had many public purchases, something which allows that buds to grow according to the
laws of nature. So, for example, maybe the cast bronzes
of the beginning of the Eighties were designed for public
spaces. The “seeds” rise like monumental symbols of
growth and life in general.
A third group of works of our presentation regards the
figures shaped like maple and nut steles; or ash tree,
which reveal a more abstract language. These were
created in New York between 1986 and 1996 after the
“Coats” series. In these, the meeting between Benazzi and American Minimal Art and Conceptual Art manifests, and refer to a stay in San Francisco in 1975
and to the conversations with his wife Serpoohi Susan
Pilosian. This brought to a simplification of the threedimensional vocabulary; the sensual creaturality of his
works combined even then with an ordering rationality.
The metaphor of “bring” accompanied “growing”.
He now applies this newly acquired simplicity – still after
the return to Italy – also to his new material: the alabaster. Simultaneously to the wooden sculptures from
1984 to 1986, the polished alabaster stones of Volterra, place where these precious translucent stones have
been worked since Etruscan times, make up a magnificent group of works on their own for their transparency,
in which all the components of handiwork and artistic
ability of Benazzi blend together. Already in 1954 he had
created a uniques piece, which in his figure still recalled
the Venus representations of his other Swiss friend Hans
Aeschbacher, made in Provence from lava after the war:
figures of women, strongly caricatured, like an idol. But
Steine aus Volterra, wo dieses edle, lichtdurchlässige Gestein seit den Etruskern verarbeitet wird, bilden
eine durch ihre Transparenz aber eine grossartige, eigenständige Werkgruppe, in der alle Ingredienzen von
Benazzi’s Handfertigkeit und Kunstkönnen verschmelzen. Bereits 1954 hatte er indessen ein Einzelstück geschaffen, das in seiner Erscheinung noch an die VenusImaginationen seines andern Schweizer Freundes Hans
Aeschbacher anklingt, nach Kriegsende in der Provence aus Lava geschälten, stark typisierten, idolhaften
Frauenfiguren. Aber alle Alabaster des Raffael Benazzi,
die er seit 1963 ausgestellt hat und die vor allem in den
USA viele Bewunderer fanden, evozieren die Vision einer Meeresgöttin die schaumgeboren ist. Die Mühlsteine
des Heiligen Vinzenz haben sich in den Meereswellen
verwandelt, und sie thronen als weibliche Metamorphosen an dessen Ufer, von den Strahlen der Sonne, vom
Licht des Himmels durchwirkt.
Um die Jahrtausendwende kehren mächtige Holzschalen aus Mahagoni, Samba oder Kastanie in sein Werk
zurück. Das Wuchernde und Erotische, das Umschliessende und Schützende, das Ausgebreitete und Empfangende gewinnt an Präsenz zurück. Um in seiner jüngsten
Werkgruppe, den seit 2007 gegossenen, nun kleiner
(und intimer) modellierten Broncen, sich zu erfüllen .
Wohl darf man sie schon Benazzis Alterswerk nennen
- jedenfalls schliesst es, wie bei solchen häufig zu beobachten - ganz sinnfällig wieder bei seinem Frühwerk
an. Ob die Aussenform nun Haus, Knospe oder Vase
bedeuten mag, begibt sich der Künstler nicht nur ins
Innere der broncenen Materie, sondern sucht gleichsam
das Geheimnis des Organischen. In einer Blume, in einer Frau, vielleicht auch im Universum muss es so aussehen. Der glühende Rost (der Ofen) und das Glasscherbenlager gebären keine Ungeheuer - Benazzi’s golden
und brokat glänzende Körper erscheinen vielmehr als
Gehäuse, die jeder Zerstörung trotzen. In ihnen kann
das Menschliche überleben.
all of Benazzi’s alabasters, which he showed from 1963
and which found many admirers especially in the U.S,
evoke the vision of a sea Goddess born from the waves. The millstones of San Vincenzo have transformed
into the waves of the sea and tower like female metamorphosis on its banks, ridden with sun rays and by the
light in the sky.
From the new millennium, among his works comes the
return of massive mahogany wood bowls, samba or
chestnut. They bring the luxurious and erotic back into
the scene, the enveloping and protecting, the open and
the welcoming to realise itself in its most recent group
of works, of smaller and more intimates bronzes, melted starting in 2007. These, which surely can already
call themselves works of Benazzi’s old age, still reconnect – as is often noticed – quite evidently to his youth
works. If the exterior shape now means a home, a bud
or a vase, the artist does not only introduce himself in
the interior of the bronze matter, but he looks for, in a
certain way, the secret of the organic. In a flower, in a
woman, maybe even in the universe, it must appear this
way. The hot scalding grate (the furnace) and the bed
covered in sharp glass do not birth monsters. Benazzi’s shining gold and brocade bodies rather seem cases
which resist any destruction. In them, the human being
can survive.
Benazzi’s ornamental production, which looks like a talisman, is akin to this. And let us not forget that his
irreparably lost chalk sketches, with which he marks an
infinite wealth of shapes on the walls of her atelier, to
them have them erased by rain and time. Invisible action, which penetrates in the creative activity of a homo
faber, like the rustle and the swinging of its cypress, like
the flight of clouds or the sound smoke of a voice, which
breathes in the middle of life.
People, caressing a Raffael Benazzi figure is good for
you!
Damit verwandt ist Benazzi’s Schmuckproduktion,
die als Talisman wirkt. Und nicht zu vergessen: seine
unwiederbringlichen Kreidezeichnungen, mit denen er
einen unendlichen Formenreichtum auf seinen Ateliermauern einkreist, um sie vom Regen und der Witterung
wieder auslöschen zu lassen. Unsichtbares Tun, das in
die schöpferische Tätigkeit eines homo faber einfliesst
wie das Rauschen und Wiegen seines Zypressenhains,
wie der Flug der Wolken oder der sonore Rauch einer
Stimme, die mitten durchs Leben weht.
Eine Figur von Raffael Benazzi streicheln, Leute, das tut
gut.
1. Diese Legende bezieht sich auf den Heiligen Vinzenz von
Valencia, der um 304 nach Chr. den Märtyrertod erlitt. San
Vincenzo geht auch auf den Heiligen Vinzenz Ferrer zurück,
der ebenfalls in Valencia lebte und als Schutzpatron am 5.
April gefeiert wird.
1. This legend has reference to San Vincenzo of Valencia,
around 304 after Christ. The martyrdom suffered San Vincenzo is due also to the San Vincenzo Ferrer, that lived also
in Valencia and is celebrated as a protection patron at 5
April.
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N. 1723
N.Y. 115
1721
INDICE DELLE OPERE / WERKVERZEICHNIS / WORKS INDEX
1.
N. 1719 - CASTAGNO; anno 2000; 40 x 71 x 54 cm
2.
BRONZO; anno 1951; 23 x 17 x 15 cm
3.
BRONZO; anno 1951; 21,5 x 31 x 20 cm
4.
BRONZO; anno 1951; 21,5 x 16,5 x 12 cm
5.
BRONZO; anno 1965; 53 x 35,5 x 23 cm
6.
N.Y. 106 - ACERO; anno 1989; 57 x 91 x 58 cm
7.
N. 1396 - BRONZO; anno 1959; 35 x 25 x 25 cm
8.
1417 - BRONZO; anno 1966; 47 x 27 x 39 cm
9.
N.Y. 163 - ACERO; anno 1988-96; 123,5 x 56 x 30 cm
10.
N.Y. 156 - NOCE AMERICANO; anno 1991-96; 82 x 70 x 36 cm
11.
N.Y. 66 - FRASSINO; anno 1986; 170 x 89 x 42 cm
12.
N.Y. 164 - NOCE AMERICANO; anno 1989-96; 148 x 57 x 52 cm
13.
N. 1652 - ALABASTRO; anno 1984; 47 x 25 x 20 cm
14.
N. 1650 - ALABASTRO; anno 1985; 57 x 57 x 20 cm
15.
N. 1660 - ALABASTRO; anno 1988; 34 x 44 x 52 cm
16.
N. 1630 - ALABASTRO; anno 1984; 61,5 x 56 x 19 cm
17.
N. 1632 - ALABASTRO; anno 1985; 24,5 x 65 x 31 cm
18.
N. 1682 - ALABASTRO; anno 1995; 64 x 32 x 33,5 cm
19.
BRONZO; anno 2008; 45 x 25,5 x 24 cm
20.
N. 1654 - BRONZO; 66 x 33,5 x 27,5 cm
21.
N. 1670 - BRONZO; anno 1994; 48,5 x 35,5 x 23 cm
22.
N. 1619 - BRONZO; anno 1982; 110 x 90 x 48 cm
23.
N. 1614 - BRONZO; anno 1982; 100 x 100 x 34 cm
24.
N.Y. 102 - OLMO; anno 1989; 63,5 x 54,5 x 47,5 cm
25.
N.Y. 86 - NOCE AMERICANO; anno 1988; 39,5 x 34,5 x 28 cm
26.
N.Y. 118 - FRASSINO; anno 1990; 48,5 x 53 x 44 cm
27.
N. 1723 - SEQUOIA; anno 1995; 118 x 103 x 107 cm
28.
N.Y. 115 - OLMO; anno 1989; 66,5 x 44,5 x 33,5 cm
29.
SAMBA; anno 1995; 106 x 113 x 47,5 cm
30.
N. 1721 - MOGANO; anno 2000; 70 x 94,5 x 91,5 cm
31.
BRONZO; anno 2008; 33 x 47 x 23 cm
32.
BRONZO; anno 2008; 37,5 x 56 x 27 cm
33.
BRONZO; anno 2009; 23 x 29,5 x 18 cm
34.
BRONZO; anno 2010; 43,4 x 27 x 20 cm
35.
BRONZO; anno 2006; 64 x 48 x 36 cm
36.
BRONZO; anno 2007; 58 x 39 x 28 cm
37.
BRONZO; anno 2007; 60,5 x 29,5 x 21 cm
38.
BRONZO; anno 2007; 60,5 x 36 x 28 cm
39.
BRONZO; anno 2006; 53 x 84 x 42 cm
40.
BRONZO; anno 2008; 49,5 x 22,5 x 15,5 cm
41.
BRONZO; anno 2008; 33 x 47 x 23 cm
42.
BRONZO; anno 2006; 62,5 x 55,5 x 39 cm
43.
BRONZO; anno 2007; 43,5 x 59,5 x 32 cm
RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAFIA
1933
Nasce a Rapperswil.
1949
Formazione come artigiano a Zurigo. Inizio della carriera artistica indipendente.
Sculture in pietra e legno.
Conosce il pittore Julius Bissier (1893-1965), che diventa il suo mentore intellettuale.
1954
Si stabilisce a Massa Carrara (Toscana) e Porto Ronco (Canton Ticino).
Conosce Hans Arp.
1952-1955
Realizza sculture figurative in legno: Torsi, Idoli.
1955-1957
Sculture e rilievi in ferro saldato.
dal 1964
Atelier e laboratorio a San Vincenzo (LI).
Sviluppo di sculture monumentali in legno.
1966
Realizza per la 4° Schweizer Plastikausstellung [Mostra Svizzera di Scultura] di Biel una scultura
sotterranea chiamata Bieler Loch.
Vincitore del premio Hans Arp.
1968-1983
Oltre alle sculture, realizza anche gioielli.
1971
Partecipa al Symposium Urbanum di Norimberga.
1972-1974
Realizza una serie di 56 minisculture.
1975
Soggiorno a San Francisco. Colloca una grossa scultura in legno in un area pubblica del Cityhall.
1976
Studio a New York. Lavora in parte anche a Port Jervis, New Jersey. Si occupa soprattutto di
sculture lignee.
1978
Rappresenta la Svizzera alla XXXIX Biennale di Venezia.
dal 1979
Atelier a Zurigo.
1980
Durante la 7° Schweizer Plastikausstellung [Mostra Svizzera di Scultura] di Biel, porta nell’area
della mostra le 5 sculture Bieler Rugel.
1982
Lascia lo studio di New York. Trasferimento in Svizzera di tutti i lavori realizzati negli USA.
dal 1969
Realizzazione di molti lavori pubblici.
Vive e lavora fra Zurigo e San Vincenzo.
70
RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAPHIE
1933
Geboren in Rapperswil.
1949-1952
Handwerkliche Ausbildung in Zürich. Beginn der selbständigen künstlerischen Arbeit. Stein
und Holzskulpturen. Lernt den Maler Julius Bissier (1893-1965) kennen, der sein intellektueller Mentor wird.
1954
Wohnsitz in Massa Carrara (Toskana) und Porto Ronco (TI). Bekanntschaft mit Hans Arp.
1952-1955
Torsi, Idole.
1955-1957
Geschweisste Eisenreliefs und Plastiken.
seit 1964
Atelier und Werkplatz in San Vincenzo (LI). Es entstehen monumentale Holzplastiken.
1966
Schaft für die 4 Schweizer Plastikausstellung Biel eine unterirdische Plastik, das „Bieler Loch“.
Träger das Hans Harp-Preises.
1968-1983
Begleitend zur Plastik das entsteht Schmuck.
1971
Beteiligung am Symposium Urbanum Nürnberg.
1972-1974
Serie von 56 Kleinplastiken.
1975
Aufenthalt in San Francisco. Führt auf einem öffentlichen Platz vor der Cityhall eine grosse
Holzskulptur aus.
1976
Niederlassung in New York. Arbeit z.T. auch in Port Jorvis, New Jersey. Es entstehen vor allem
Holzskulpturen.
1978
Auf der 39. Biennale in Venedig vertritt er die Schweiz.
seit 1979
Atelier in Zürich.
1980
Führt während der 7. Schweizer Plastikhausstellung Biel die 5 „Bieler Rugel“ auf dem Ausstellungsgelände
aus.
1992
Aufgabe des New Yorker Ateliers. Überführung aller in USA entstandenen Arbeiten in die Schweiz.
seit 1969
Ausführung zahlreicher öffentlicher Aufträge. Lebt und arbeitet in Zürich und San Vincenzo.
RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAPHY
1933
Born in Rapperswil.
1949
Craftsman training in Zurich. Beginning of the independent artistic career. Stone and wood scultpures.
Meets the painter Julius Bissier (1893-1965), becomes his intellecual mentor.
1954
Settles in Massa Carrara (Tuscany) and Porto Ronco (TI). Meets Hans Arp.
1952-1955
Creates figurative wood carvings: Bodies, Idols.
1955-1957
Sculptures and embosses in wrought iron.
from 1964
Workshop and laboratory in San Vincenzo (LI). Development of monumental wood-carvings.
1966
For the 4th SchweiserPlastikausstellung (Swiss Sculpture Show) in Biel creates an underground sculpture
called Bieler Loch.
Winner of the Hans Arp’s award.
1968-1983
Besides other sculptures, also makes jewellery.
1971
Takes part at the Symposium Urbanum in Nurimberg.
1972-1974
Realises a series of 56 mini-carvings.
1975
Staying in San Francisco. Places a large wood carving in a pubblic area of the Cityhall.
1976
Workshop in New York. Also works, partially, in Port Jervis, New Jersey. Mainly deals with wood carvings.
1978
Represents Switzerland at the XXXIX Biennale in Venice.
from 1979
Workshop in Zurich.
1980
During the 7th Schweizer Plastikausstellung (Swizz Sculpture Show) in Biel, brings 5 sculptures Bieler Rugel
in the show area.
1982
Leaves the workshop in New York. Move to Switzerland of all the works realised in the U.S.A.
from 1969
Carries out many public works. Lives and works between Zurich and San Vincenzo.
71
MOSTRE PERSONALI / EINZELAUSSTELLUNGEN / INDIVIDUAL EXHIBITIONS
(una selezione / Auswahl / selected)
MOSTRE COLLETTIVE / KOLLEKTIVAUSSTELLUNGEN / COLLECTIVE EXHIBITION
(una selezione / Auswahl / selected)
1957
Galleria La Cittadella, Ascona.
1951
Schweizerische Kunstausstellung, Bern.
1958
Galerie Numaga, La Chaux-de-Fonds.
Galerie Meier+Schindler, Davos.
1953
Zürcher Künstler, Helmhaus, Zürich.
1954
1963
Galerie Charles Lienhard, Zürich.
Christliche Kunst der Gegenwart in der
Schweiz,
1967
Galerie Gimpel & Hanover, Zürich.
Kunsthaus, Zürich.
1968
Schlosshof, Rapperswil.
1969
Galerie Charles Lienhard, Basel.
Galerie Gimpel & Hanover, Zürich.
1964
CXXV Frühjahrsausstellung, Kunstverein,
Hannover.
1971
Galerie Defet/Schmidt-Bank, Nürnberg.
1966
1973
Galerie 57, Biel.
Galerie Gimpel & Hanover, Zürich.
CXXVII Frühjahrsausstellung, Kunstverein,
Hannover.
1974
Galerie P & P, Zug.
1968
Biennale di scultura, Vira Gambarogno.
1975
European Gallery, San Francisco.
Galerie Krohn, Kostanz.
1970
V Schweizer Plastikausstellung, Biel.
1973
XII Biennale, Middelheim.
1976
Museum zu Allerheiligen, Schaffhausen.
Galerie A. Pauli, Lausanne.
1977
Chiostro di San Francesco, Sorrento.
Galerie ge, Winterthur.
Stadt in der Schweiz, Kunsthaus, Zürich.
1978
1979
Swiss Centre Gallery, New York.
Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André
Emmerich, Zürich.
1980
I Schweizer Plastikausstellung, Biel.
IV Schweizer Plastikausstellung, Biel.
Tell 73, Zürich, Lugano, Bern, Basel,Lausanne.
Zürich Artists, Jerusalem & Haifa.
1974
Mostre a Budapest, Toronto, Bucarest.
André Emmerich Gallery, New York.
Les Ambassadeurs, Genf & Zürich.
1975
VI Schweizer Plastikausstellung, Biel.
1976
VI Hilzinger Kunstausstellungen, Hilzingen.
1981
Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André
Emmerich, Zürich.
1978
XXXIX Biennale di Venezia, Schweizer
Pavillon.
1982
Ausbildungszentrurn, Wolfsberg Ermatingen.
Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André
Emmerich, Zürich.
1983
1986
Kunsthaus, Glarus.
Skulpturen, Galerie Bayeler, Basel.
VIII Hilzinger Kunstausstellungen, Hilzingen.
1980
VII Schweizer Plastikausstellung, Biel.
1985
Arbeitsgemeinschaft Zürcher Bildhauer,
Gaswerk, Zürich – Schlieren.
Galerie 63, Klosters.
1990
Swiss Intitute, New York.
1992
Galerie Zimmermannhaus, Brugg.
1993
Kunstmuseum Solothurn, Solothurn.
Alte Fabrick Geberit, Rapperswill.
1996
Galleria Roberto Peccolo, Livorno.
1996
Galerie Arteba H. Grieshaber, Zürich.
Galerie Werner Bommer, Zürich.
1997
Pinacoteca Casa Rusca, Locarno.
2000
Galerie 63, Klosters.
2001
Kunsthalle Burgdorf, Burgdorf.
2003
Palazzo Comunale, San Vincenzo.
2011
Fondazione Culturale Hermann Geiger,
Cecina.
72
Seedamm Kulturzentrum, Pfäffikon.
1988
Der Bund fördert, der Bund sammelt,
Kunsthaus, Aarau.
1991
Sculpture Suisse 1960-1991, Fondation
Gianadda, Martigny.
2009
The round house of international spirits: Arp,
Benazzi, Bissier, Nicholson, Richter, Tobey,
Valenti, Kettle’s Yard University of
Cambridge.
L’energia del luogo. Arp, Benazzi, Bissier,
Nicholson, Richter, Tobey, Valenti, Museo
comunale d’arte moderna, Ascona.
OPERE IN COLLEZIONI PUBBLICHE E PRIVATE / WERKE IN ÖFFENTLICHEN UND PRIVATEN SAMMLUNGEN / WORKS IN PUBLIC AND PRIVATE COLLECTIONS
(una selezione, Auswahl, selected)
Svizzera
Banca Julius Bär & Co. SA, Zürich.
Banca Vontobel SA, Zürich.
Bohem Press Publishers, Zürich.
Buffet della stazione ferroviaria, Glarona.
Cantone Zürich.
Casa per anziani Felsenrain, Zürich - Oerlikon.
Casa per anziani Freiestraβe, Zürich.
Casa per anziani Sunnepark, Zürich.
Casa per anziani, Zug.
Centro commerciale “Galleria”, Spaltenstein, ZürichGlattbrugg.
Centro commerciale “Metalli”, Zug.
Centro postale PTT, Giubiasco.
Centro professionale Unione di Banche Svizzere UBS,
Wolfsberg, Ermatingen.
Città di Biel, Biel.
Città di Genf, Genf.
Città di Rapperswil, Rapperswil.
Città di Zürich, Zürich.
Collezione Abraham Seide, Zürich.
Confederazione Svizzera, Bern.
Crédit Suisse, Zürich.
Fondazione Bessi & Hans Bechtler, Palazzo comunale,
Uster.
Fondazione Dr. Walter Bechtler, Parco comunale,
Uster.
Grand Dolder, Zürich.
Gysel Elizabeth & Jean Pierre, Zürich.
Hesta Holding, Uster.
Hoffman-La Roche, Basel.
Istituto magistrale, Kreuzlingen.
Kromos AG, Zürich - Glattbrugg.
Kunsthaus, Solothurn.
Kunsthaus, Zürich.
Kunstmuseum, Winterthur.
Liceo di Rämibühl, Zürich.
Meier & Steinhauer, Zürich.
Museum zu Allerheiligen, Schaffhausen.
Patriziato di Rapperswil, Castello, Rapperswil.
Politecnico federale (ETH), Zürich - Hönggerberg.
Scuola agricola Strickhof, Eschikon - Lindau.
Scuola federale dello sport, Macolin.
Spaltenstein AG, Zürich - Oerlikon.
Terminal B dell’aeroporto, Zürich - Kloten.
Thermalbäder und Grand-Hotels, Bad Ragaz.
Unione di Banche Svizzere (UBS), Zürich.
Widder Bar, Zürich.
Zimex Aviation, Zollikon.
Germania
Città di Nürnberg, Nürnberg.
Neue Pinakothek, München.
Austria
Museum moderner Kunst, Wien.
Stati Uniti
Banca Julius Bär & Co. SA, New York.
Bechtler Museum of Modern Art, Charlotte, North Carolina.
Collezione André Emmerich, Top Gallant Estates.
Frederick Weisman Co., California.
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC.
Leisure Dynamics Inc., Minnesota.
Rockefeller Foundation, New York.
Inghilterra
Banca Julius Bär, London.
Consolato svizzero, London.
73
BIBLIOGRAFIA / BIBLIOGRAPHIE / BIBLIOGRAPHY
(una selezione, Auswahl, selected)
1959
“Du” n° 222, Zürich.
1986
1963
Hans Neuburg, Katalog Galerie Charles
Lienhard, Zürich.
Willy Rotzler, Raffael Benazzi; Foto:
Leonardo Bezzola, Ex Libris Verlag, Zürich.
1993
André Kamber, Katalog Kunstmuseum,
Solothurn.
Hans Neuburg, in “Werk” n° 9, Winterthur.
1964
Gerold Späth, Tobia Bezzola,
Ausstellungskatalog, Rapperswil.
Ulrich Gertz, Plastik der Gegenwart, Berlin.
Willy Rotzler, Katalog Galerie Gimpel &
Hanover, Zürich.
1997
Hans Baumann, Alberto Bolliger, Katalog
Pinacoteca Casa Rusca, Locarno.
1966
Herbert Read, Geschichte der modernen
Plastik, London.
1967
Marcel Jorey, Schweizer Plastik der
Gegenwart, Neuchâtel.
2001
Peter Zeindler, Katalog Kunsthalle, Burgdorf.
Willy Rotzler, in “Du” n° 319, Zürich.
2003
Heinz Storrer, Schweizer Familie, Foto:
Christian Känzig.
1968
Fritz Billeter, Katalog Ausstellung im
Schlosshof, Rapperswil.
1969
Paul Nizon, Katalog Galerie Charles
Lienhard, Basel.
1971
Leonardo Bezzola, in “Werk” n° 1,
Winterthur.
Hans Baumann, in “Tages Anzeiger Magazin”
n° 15, Zürich.
Daniela Fabian, Schweizer Illustrierte, Foto:
Charles Seiler.
FILMATI / FILME / MOVIES
1968
Raffael Benazzi, 18 min., regia Peter
Schweiger, Condor Film, Zürich.
1969
Raffael Benazzi, 18 min., regia E. Schillig,
Ciné Groupe, Zürich.
1980
Willy Rotzler, Katalog Galerie Koller, Château
de Lucens.
Holzskulturen von Raffael Benazzi, “Bieler
Rugel”, 20 min., regia Bruna Canavesi, TV
DRS.
1986
1976
Willy Rotzler, Katalog Museum zu
Allerheiligen, Schaffhausen.
Von Stamm zur Figur, 58 min., regia Roland
Huber, Zürich.
1997
1978
Sibyll Heusser, Katalog Schweizer Pavillon,
Biennale Venezia.
Benazzi, regia Beat Regli, Schweizer
Fernsehen, 10 vor 10.
1973
Felix Andreas Baumann, Katalog Galerie
Gimpel & Hanover, Zürich.
1974
Hans Baumann, Katalog Galerie P & P, Zug.
1975
John Marlowe, in “Current Art Magazine”
n°3, San Francisco.
Alberto Bollinger, Lo scultore Raffael
Benazzi, Tesi di Storia dell’arte, Accademia
delle Belle Arti di Brera, Milano.
1981
Hans Baumann, Willy Rotzler, Peter Bichsel,
Raffael Benazzi, Foto: Eliette McCouch,
Leonardo Bezzola, Ex Libris Verlag, Zürich.
1983
Peter Zeindler, Raffael Benazzi – Schmuck
und Kleinplastiken, Foto: Leonardo Bezzola,
Waser-Verlag, Zürich.
1985
Richard H. Pichler, in “Swiss Artists in New
York”, New York.
Fritz Billeter, Peter Killer, Willy Rotzler,
Moderne Kunst. Unsere Gegenwart,
Scedamm Kulturzentrum, Pfäffikon.
74
Raffael Benazzi
nel suo studio.
Raffael Benazzi
a lavoro nel suo
atelier.
75
GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAFIA
1946
Nato il 21/02/1946 a San Gallo, Svizzera. Origini italiane da parte del padre emigrato da Verona.
Formazione a San Gallo come disegnatore edile.
1966-1970
Maturità svizzera a Zurigo.
1970-1978
corso di studi in storia dell’arte presso l’università di Zurigo.
Tesi di laurea dal titolo “Presupposti per la nascita e gli inizi del fotogiornalismo in Svizzera,
1929-1933”.
Direttore della cooperativa di artisti Produzentengalerie di Zurigo.
Giornalismo e prime esposizioni con un gruppo di studenti progressisti.
Membro della Fondazione svizzera per la fotografia e assistente di Erika Billeter alla Kunsthaus
(Casa d’Arte) di Zurigo.
1980-2001
Curatore e dal 1988 vicedirettore della Kunsthaus di Zurigo.
In questo periodo realizzazione, tra le altre, delle seguenti esposizioni e cataloghi:
• Ferdinand Hodler, Retrospettiva
• Jean Tinguely, Retrospettiva
• Svizzera degli anni Trenta – Un decennio nella contraddizione
• James Ensor, Retrospettiva
• René Burri, Retrospettiva
• Hans Staub, Retrospettiva
• Werner Bischof, Retrospettiva
• Hans Aeschbacher, Retrospettiva
• Karl Geiser, Retrospettiva
• Robert Frank, Retrospettiva
• Edvard Munch, Retrospettiva
• Giovanni Segantini, Retrospettiva
• Brasile, scoperta, scoperta di sé
• Direttive per il XXI sec.: Steiner-Beuys-Kunz
• Wols, Retrospettiva
• Turner, Retrospettiva
• Lavater, Retrospettiva
• Hans Arp
• Man Ray
• Dada nel mondo
2001-2009
Direttore del museo Tinguely, Basilea.
• Iwan Puni, Retrospettiva
• Niki de Saint Phalle
• Eva Aeppli.
• Bernhard Luginbühl
• Marcel Duchamp, Retrospettiva
• Kurt Schwitters, Merzbau
• Max Ernst, Nel giardino della ninfa Ancolia
• Armature e vestiti
2009-2010
Soggiorno a Parigi.
Esposizione De Chirico-Max Ernst, Magritte, Balthus a Palazzo Strozzi, Firenze.
2011
Segantini alla Fondazione Beyeler di Basilea.
Preparazione di un film musicale su Antonio Vivaldi, con Andrea Marcon e Sara Mingardo.
Vive come curatore e pubblicista in proprio a Zurigo, Graubünden e Brissago (TI).
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GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAPHIE
1946
Geboren an 21/2/1946 in St. Gallen, Schweiz. Väterlicherseit Abstammung von italienischen
Auswanderern aus Verona. Schulen in St. Gallen, Lehre als Hochbauzeichner.
1966-1970
Eidg. Maturität in Zürich.
1970-1978
Studium der Kunstgeschichte an der Universität Zürich.
Lizentiatsarbeit mit dem Titel “Entstehungsbedingungen und Anfänge des Fotojournalismus in
der Schweiz, 1929-1933”.
Leiter der Produzentengalerie Zürich, einer Kunstlergenossenschaft.
Journalismus und erste Austellungenmit einer fortschrittlichen Studentengruppe.
Mitglied der Schweizerischen Stiftung für die Photographie uns Assistent bei Erika Billeter am
Kunsthaus Zürich.
1980-2001
Kurator und ab 1988 Vizedirektor am Kunsthaus Zürich.
2001-2009
Direktor des Museum Tinguely, Basel.
2009-2010
Aufenthalt in Paris.
Ausstellung De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus im Palazzo Strozzi, Florence.
2011
Segantini in der Fondation Beyeler in Basel.
Vorbereitung eines Musikfilms über Antonio Vivaldi, mit Andrea Marcon und Sara Mingardo.
Lebt als freischaffender Kurator und Publizist in Zürich, Graubünden und Brissago (TI).
GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAPHY
1946
Born at 21/2/1946 in St. Gall, Switzerland. On the father’s side descent of Italian emigrant out
of Verona. Schools in St. Gall, apprenticeship as a building draftsman.
1966-1970
Federal baccalaureate in Zurich.
1970-1978
Study of the Art History at the University of Zurich.
Licentiate thesis with the title ”Origin conditions and beginnings the Photo journalism in
Switzerland, 1929-1933”. Leader of the Produzentengalerie in Zurich, an artist union.
Journalism and first displays with a progressive student group.
Member of the Swiss foundation for the photograph as assistant in Erika Billeter at the
Kunsthaus in Zurich.
1980-2001
Curator, and from 1988 vice directors at the Kunsthaus in Zurich.
2001-2009
Director of the museum Tinguely Basel.
2009-2010
Stay in Paris.
Exhibition De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus at Palazzo Strozzi, Florence.
2011
Segantini in the Fondation Beyeler in Basel.
Preparation of a music film about Antonio Vivaldi, with Andrea Marcon and Sara Mingardo.
Lives as a free creating curator and journalist in Zurich, Graubünden and Brissago (TI).
77
78
79
Finito di stampare nel mese di luglio 2011
presso la tipografia e casa editrice
Bandecchi & Vivaldi - Editore