Raffael Benazzi Sculture a cura di Guido Magnaguagno Raffael Benazzi - Sculture Dal 9 luglio al 18 settembre 2011 Fondazione Culturale Hermann Geiger Sala Esposizioni - Corso Matteotti, 47 - Cecina (LI) Mostra, catalogo e testi a cura di: Guido Magnaguagno Fotografie: © Valentina Ragozzino Coordinamento artistico: Alessandro Schiavetti Coordinamento editoriale: Federico Gavazzi Hanno collaborato: Alessandra Scalvini Raffael Benazzi Serpoohi Susan Pilosian Traduzioni: Daniele Crucitti - Servizi traduzioni professionali Bandecchi & Vivaldi - Editore ISBN 978-88-8341-495-4 Catalogo realizzato in occasione della mostra In copertina: N.Y. 106 - ACERO; anno 1989; 57 x 91 x 58 cm Nei suoi primi due anni di vita la Fondazione Hermann Geiger ha toccato diversi aspetti della cultura e offerto al pubblico tutta una serie di eventi in linea con quelle che sono le sue finalità, cioè promuovere ogni forma d’arte sul territorio, cercando di arricchirne l’offerta facilitandone fruibilità e accesso. La Fondazione si propone di valorizzare il grande potenziale della nostra zona e di farlo conoscere a un pubblico vasto; allo stesso tempo volge il suo sguardo lontano cercando di portare per così dire “a casa nostra” opere, collezioni o contenuti che altrimenti sarebbe difficile incontrare. In quest’ottica la Fondazione ha il piacere di presentare le opere di Raffael Benazzi, scultore svizzero di respiro internazionale e, per l’occasione, di pregiarsi del contributo in qualità di curatore di Guido Magnaguagno, per anni curatore e vicedirettore alla Kunsthaus di Zurigo e poi direttore del Museum Jean Tinguely di Basilea. In den ersten zwei Jahren Ihrer Tätigkeit hat die Stiftung Geiger verschiedene Gesichtspunkte der Kultur berührt und dem Publikum eine Reihe von Ereignissen geboten, die mit dem Ziel der Stiftung, jegliche Form der Kunst in der Gegend zu fördern, zu versuchen das Angebot zu bereichern und leichter zugänglich zu machen, übereinstimmen. Die Stiftung hat sich vorgenommen, das große Potenzial unserer Gebiets aufzuwerten und einem großen Publikum bekannt zu machen, gleichzeitig richtet sie auch einen Blick in die Ferne, um Werke, Sammlungen oder Werte, die man andernfalls nur sehr schwierig betrachten könnte, sozusagen „zu uns nach Hause zu bringen“ . Unter diesem Gesichtspunkt stellt die Stiftung mit Freude die Werke von Raffael Benazzi, dem international angehauchten Schweizer Bildhauer vor, und hat zu diesem Anlass die Ehre, auf die Unterstützung von Guido Magnaguagno als Kurator zählen zu können, der Jahre lang Kurator und Vizedirektor des Züricher Kunsthauses und später Direktor des Museums Jean Tinguely von Basel war. In the first two years of its life the Hermann Geiger Fundation has handled different aspects of the culture and offered to the public a complete series of events in line with what are its aims, that are promoting any art form on the local territory, trying to enrich the offer and facilitating its usability and access. The Fundation is proposing to add value to the great potential of our area and to make this known to a wider public, at the same time it looks far away trying to bring so to say “to our home” works, collections or contents that would otherwise be difficult to come across. In view of this the Foundation has the pleasure to present the works of Raffael Benazzi, Swiss sculptor of international appeal and, for the occasion, feature the contribution in the role of Curator of Guido Magnaguagno, for years Curator and Deputy-Director of the Kunsthaus in Zurich and then Director at the Jean Tinguely Museum in Basel. Fondazione Culturale Hermann Geiger il Presidente Giovanni Servi 3 4 Raffael Benazzi Sculture 5 6 7 1719 8 RAFFAEL BENAZZI A SAN VINCENZO di Guido Magnaguagno Raffael Benazzi è un albero. In realtà è cresciuto a San Vincenzo, provincia di Livorno. Una quercia svizzera in Italia. Dal 1964, da quasi mezzo secolo, vive e lavora nelle dolci colline dietro la cittadina toscana, con la vista sul mare lontano. Sul cielo del Tirreno, i tramonti. La sua opera e le sue creazioni sono completamente legate a questo luogo e a questa regione, interrotte solo da lunghi soggiorni nel “Nuovo Mondo”, a New York e nel New Jersey, come nelle sue città natali, Zurigo e Rapperswil, sul lago di Zurigo, dove nacque nel 1933. Quando sua madre gli diede un quadro con la rappresentazione di San Vincenzo da Valencia, egli non poteva sospettare niente di questo destino benevolo. A quanto pare, durante il terribile martirio, degli angeli consolarono il diacono perseguitato e trasformarono una graticola incandescente e il giaciglio cosparso di cocci taglienti in un delicato letto di fiori. Il suo corpo venne custodito in aperta campagna dagli angeli e difeso da due corvi. In seguito fu cucito in una pelle di bue e gettato in mare, legato a delle pietre di macina; nonostante ciò le onde del mare lo trascinarono di nuovo sulla terraferma, dove fu seppellito da una vedova devota.1 E da allora vi crebbe un albero; proseguimento della leggenda. Una quercia così ampia e forte come la quercia di Vercingetorige, capo degli Elvezi, che Courbet trovò nelle vicinanze del suo luogo di nascita, Flagey presso Ornans, e che dipinse nel 1864. Raffael Benazzi è uno scultore, in particolare scultore in legno, anche se il suo attrezzo prediletto è la motosega. Tuttavia ha lavorato anche con l’alabastro della vicina Volterra e anche, da sempre, col bronzo. Ferro, pietra, legno. Una triade di materiali, eppure una persona. L’artista Benazzi ha un fisico robusto e forte, è caparbio e ostinato, inconfondibile; sarebbe stato una pietra miliare dell’arte moderna svizzera se non l’avesse abbandonata così presto; così come si è ritirato dalla scena artistica, raggiunge il livello di Henry Moore o Richard Serra quanto alla forza artistica e alla padronanza delle forme plastiche. Benazzi è Benazzi, una forza della natura, un anarchico sensibile, un profondo osservatore della natura, anche della natura dell’uomo, un creatore di ritratti. L’albero oggi ha 78 anelli d’età. Prima di stabilirsi a San Vincenzo aveva imparato il mestiere da ragazzino, dal 1949 al 1951, fra gli altri, presso lo scultore Arnold d’Altri a Zurigo, il quale a sua volta aveva radici italiane e le cui opere rientravano interamente nella tradizione figurativa italiana. Molto più importante si rivelò, tuttavia, la conoscenza con l’anziano saggio pittore di Ascona, Jules Bissier, che divenne il mentore di Benazzi. Trascorse i dieci anni successivi, dal 1953 al 1964, a Massa Carrara, cioè nelle più famose cave di pietra e nella colonia anarchica, così come a Porto Ronco nel Canton Ticino, dove strinse amicizia con numerosissimi artisti. Ben Nicholson e Hans Arp, il cui premio egli vinse già nel 1966, riconobbero in lui una grande promessa dell’arte. Nel 1964 le onde lo trasportarono, dunque, dal Lago Maggiore a San Vincenzo. Qui si costruì da sé un atelier e l’abitazione. Così la nostra mostra a Cecina, una città sulla costa Toscana come San Vincenzo, comincia con due grandi “case”. Dapprima ha bisogno di un proprio luogo. La casa di legno è di una semplicità estrema, è una scorza protettiva, un fienile o una stalla, un rifugio. Pavimento, pareti, tetto; ma tutto come un solido insieme. Tutto forte; come una fortezza svizzera, inespugnabile. Dentro, i tesori della vita. L’organico, che qualche volta fuoriesce, si rovescia. Il sensuale che fa saltare l’ordine. Anche il tenero che viene protetto. La luce che porta nell’interiorità; la materia, che mostra la sua anima. Una fusione fra l’interno e l’esterno. 9 Quercia, olmo, noce, frassino; anneriti. Segati e levigati, poi anneriti. Questo è il marchio di fabbrica di Benazzi. Il nero toglie la forma naturale al legno, lo trasforma attraverso il colore astratto in arte. Il nero è la corrispondenza della sega, della macchina. Il legno è il corpo, la forza concentrata, l’impeto e l’energia del creatore. Il cresciuto, l’ancestrale, l’archetipico. La materia di cui siamo fatti. Noi, gli uomini. Tutto nell’opera di Benazzi ruota intorno alla natura e all’uomo. Così cominciò la sua opera nel 1951 con figure di donne, piccoli bronzi lavorati già energicamente e che fioriscono sensualmente. Ancora nel 1985 tornò a questo suo primo, centrale tema. Ora i capelli cadono come sul piedistallo; una meravigliosa soluzione plastica a un antico problema. Seguono i “semi”, recipienti di ferro e piombo in cui sono rinchiusi i gameti. “Case per piante”. E intorno al 1966, allora già a San Vincenzo, ritrova sé stesso con le forme organiche, che ricordano vagamente le sculture dello stimato Costantin Brancusi: i boccioli sono spuntati perfettamente; ed egli ha un enorme successo. Gli arrivano anche molti acquisti pubblici, cosa che lascia crescere i boccioli secondo natura. Così, ad esempio, i bronzi colati dei primi anni Ottanta sono pensati per gli spazi pubblici. I “semi” sorgono come simboli monumentali della crescita e della vita in generale. Un terzo gruppo di opere della nostra presentazione riguarda le figure a forma di stele in acero, noce o frassino, che rivelano un linguaggio più astratto. Queste sono state realizzate a New York tra il 1986 e il 1996 dopo la serie “Coats”. In esse si manifesta l’incontro di Benazzi con la Minimal Art e la Conceptual Art americane, che rimandano a un soggiorno del 1975 a San Francisco e alle conversazioni con la moglie Serpoohi Susan Pilosian. Questo portò a una semplificazione del vocabolario plastico; le creaturalità sensuali delle sue opere si abbinarono da allora con una razionalità ordinatrice. Al “crescere” si accompagna la metafora dell’“essere”. Adesso applica questa nuova semplicità acquisita – sempre dopo il ritorno in Italia – anche al suo nuovo materiale: l’alabastro. Parallelamente alle sculture in legno, dal 1984 al 1986, le pietre levigate di alabastro di Volterra, luogo dove queste pregiate rocce traslucide vengono lavorate fin dal tempo degli Etruschi, costituiscono un magnifico gruppo di opere a se stante per la loro trasparenza, in cui si fondono insieme tutte le componenti della manualità e capacità artistica di Benazzi. Già nel 1954 l’artista aveva creato un pezzo unico, che nella sua figura rievocava le rappresentazioni della Venere dell’altro suo amico svizzero Hans Aeschbacher, che nel dopoguerra in Provenza, utilizzando la lava, aveva prodotto figure di donna fortemente tipizzate come idoli. Ma tutti gli alabastri di Benazzi, che ha esposto dal 1963 e che hanno trovato molti ammiratori soprattutto negli USA, evocano la visione di una dea del mare nata dalle onde. Le pietre di macina di San Vincenzo si sono trasformate nelle onde del mare e troneggiano come metamorfosi femminili sulla sua riva, investite dai raggi del sole e dalla luce del cielo. Dal cambio di millennio tornano, fra le sue opere, massicce scodelle in legno di mogano, samba o castagno. Tornano in scena il lussureggiante e l’erotico, il circondante e il protettivo, l’aperto e l’accogliente per realizzarsi nel suo più recente gruppo di opere, dei bronzi ora più piccoli e intimi, fusi a partire dal 2007. Queste, che possono sicuramente già chiamarsi opere della vecchiaia di Benazzi, si ricongiungono in ogni caso – come spesso si osserva – in modo piuttosto evidente alle opere giovanili. Se la forma esteriore vuole significare ora una casa, un bocciolo o un vaso, l’artista non solo si introduce nell’interiorità della materia bronzea, ma cerca, in un certo senso, il segreto dell’organico. In un fiore, in una donna, forse anche nell’universo, deve apparire così. La graticola incandescente (la fornace) e il giaciglio cosparso di cocci taglienti non partoriscono mostri. I corpi lucenti d’oro e di broccato di Benazzi sembrano piuttosto custodie che resistono a qualsiasi distruzione. In esse può sopravvivere l’umano. Affine in questo è la produzione di gioielli di Benazzi, che ha l’aria di un talismano. E da non dimenticare sono i suoi disegni a gessetto irrimediabilmente perduti, con i quali egli segna un’infinita ricchezza di forme sui muri del suo atelier, per farle poi cancellare dalla pioggia e dal tempo. L’agire invisibile, che penetra nell’attività creativa di un homo faber, come il fruscio e il dondolio di una fila di cipressi, come il volo delle nuvole o il fumo sonoro di una voce, che soffia attraverso la vita. Accarezzare una figura di Raffael Benazzi, gente, fa bene! 1. Questa leggenda fa riferimento al santo Vincenzo da Valencia che subì il martirio nel 304 d.C. San Vincenzo rimanda anche a Vincenzo Ferrer che ugualmente visse a Valencia e viene festeggiato come patrono il 5 aprile. 10 Raffael Benazzi ist ein Baum. Richtig ausgewachsen ist er in San Vincenzo, Provinz Livorno. Eine Schweizer Eiche in Italien. Seit 1964 lebt er jetzt dort, und arbeitet also seit fast einem halben Jahrhundert in den sanften Hügeln hinter dem Städtchen, mit Blick auf das ferne Meer. Auf den thyrrenischen Himmel, die Sonnenuntergänge. Unterbrochen von längeren Aufenthalten in der „Neuen Welt“, in New York und New Jersey sowie seinen Herkunftsstädten Zürich und Rapperswil am Zürichsee, wo er 1933 geboren wurde, ist sein Werk und Schaffen ganz diesem Ort und diesem Landsstrich verbunden. Als ihm seine Mutter ein Heiligenbild übergab mit der Darstellung des Heiligen Vinzenz von Valencia, konnte er nichts von diesem gütigen Schicksal ahnen. Während einem schrecklichen Märtyrertod trösteten den verfolgten Diakon angeblich Engel und verwandelten einen glühenden Rost und ein Glasscherbenlager in ein zartes Blumenbett. Seine Leiche wurde auf freiem Feld von Engeln bewacht und von zwei Raben verteidigt. Dann wurde er in eine Ochsenhaut eingenäht, aber trotz Mühlsteinen spülten ihn die Meereswellen wieder an Land, wo er von einer frommen Witwe bestattet wurde.1 Und da wuchs seither ein Baum - Fortsetzung der Legende. Eine Eiche so breit und stark wie die „Eiche des Vercingetorix“, Anführers der Helvetier, die Courbet in der Nähe seines Geburtsorts, Flagey bei Ornans, fand und 1864. malte. Raffael Benazzi ist ein Bildhauer, vor allem ein Holzhauer, auch wenn sein bevorzugtes Werkzeug die Kreissäge ist. Aber er hat auch mit Alabaster aus dem nahen Volterra gearbeitet, und immer auch in Bronce. Eisen, Stein, Holz. Eine Trias der Materialien, aber eine Person. Der Künstler Benazzi ist breit gebaut und stark, eigenwillig und eigensinnig, er ist unverwechselbar, er wäre ein Meilenstein der Schweizer Kunst der Moderne, wäre er nicht zu früh aus ihr ausgetreten, wie er sich überhaupt aus den Kunstszenen aus den Kunstszenen verabschiedet hat, er kann Henry Moore oder Richard Serra das Wasser reichen an künstlerischer Kraft und skulpturaler Form-Macht. Benazzi ist Benazzi, ein Urgetüm, ein sensibler Anarchist, ein profunder Beobachter der Natur, auch der Natur des Menschen, ein Schöpfer von Eben-Bildern. Der Baum zählt jetzt 78 Jahrringe. Vor der Niederlassung in San Vincenzo lernte er das Metier als Jüngling 19491951 unteranderem beim Bildhauer Arnold d’Altri in Zürich, der wie er selber italienische Wurzeln hatte und dessen Werk ganz in der figurativen italienischen Tradition stand. Aber weit wichtiger wurde die Bekanntschaft mit dem in Ascona lebenden, altersweisen Maler Jules Bissier, der Benazzi’s Mentor wurde. Die nächsten zehn Jahre, also von 1953 bis 1964, verbrachte er in Massa Carrara, also in den berühmten Steinbrüchen und der Anarchitsten-Kolonie, sowie in Porto Ronco im Tessin, wo er zahlreiche Künstlerfreundschaften schloss. Ben Nicholson oder Hans Arp, dessen Preis er bereits 1966 gewann, erkannten in ihm ein enormes künstlerisches Versprechen. 1964 spülte es ihn also, vom Lago Maggiore kommend, Raffael Benazzi is a tree. Actually, he grew up in San Vincenzo, in the Livorno province. A Swiss oak in Italy. He has been working and living there since 1964, almost half a century in the rolling hills behind the town, with a view of the sea far away. On the sky of the Tyrrhenean Sea, sunsets. His work and his creations are completely linked to this place and this region, interrupted only by long stays in the “New World”, in New York and in New Jersey, as in his birth cities Zurich and Rapperswil on the Zurich lake, where he was born in 1933. When his mother gave him a painting with the representation of San Vincenzo of Valencia, he could not suspect anything about this benevolent destiny. It seems that, during the terrible martyrdom, angels consoled the persecuted deacon and they transformed a scalding hot grate and the bed covered in sharp broken glass into a delicate bed of flowers. His body was kept in the open country by angels, and defended by two crows. Then it was sewn into ox skin, but in spite of the millstones, the waves of the sea dragged it back to the land where it was buried by a devout widow.1 And since then, a tree grew on it; the legend continues. An oak so large and strong like the Vercingetorige Oak, head of the Elvezi, which Courbet found near his birthplace, Flagey at Ornans, and which he painted in 1864. Raffael Benazzi is a sculptor, particularly a wood sculptor, even if his favourite tool is a chainsaw. Nevertheless he has also worked with the alabaster of nearby Volterra, and also, since always, with bronze. Iron, stone, wood. A triad of materials, yet one person. The artist Benazzi has a strong and robust figure, he is stubborn and obstinate, unmistakable; he would have been a pillar of Swiss modern art had he not abandoned it so soon; as he retired from the art scene he reached the levels of Henry Moore or Richard Serra as far as artistic strength and mastery of plastic shapes. Benazzi is Benazzi, a force of nature, a sensitive anarchist, a deep observer of nature, even of man’s nature, a creator of portraits. The tree today has 78 rings of age. Before settling in San Vincenzo, he had learned the skill as a boy, from 1949 to 1951, among other, with the sculptor Arnold d’Altri in Zurich, whom also had Italian roots and whose work completely fit in the Italian figurative tradition. However, what turned out to be much more important was meeting the elderly painter from Ascona, Jules Bissier, who became Benazzi’s mentor. He spent the next ten years, from 1953 to 1964, in Massa Carrara, meaning in the most famous stone caves and in the anarchic colony, as in Porto Ronco in Canton Ticino, where he befriended numerous artists. Ben Nicholson and Hans Arp, whose award he had already won in 1966, saw in him a great artistic promise. In 1964 the waves therefore took him from the Lago Maggiore to San Vincenzo. Here he built an atelier and his house. So our showing in Cecina, a city on the Tuscan coast like San Vincenzo, begins with two great “houses”. First of all, it needs its own place. The wooden house is of extreme simplicity, it is a protective rind, a 11 in San Vincenzo an Land. Hier baute er Atelier und Wohnstatt gleich selber. So setzt unsere Ausstellung in Cecina, toskanische Küstenstadt wie San Vincenzo, mit zwei grossen „Häusern“ ein. Zuerst braucht er seinen eigenen Ort. Das hölzerne Haus ist von äusserster Einfachheit, ist Schutz-Schale, Scheune oder Stall, Unterstand. Boden, Wände, Dach - aber alles als feste Einheit. Alles stark - wie eine Schweizer Trutzburg, uneinnehmbar. Darinnen die Kostbarkeit des Lebens. Das Organische, das manchmal auch nach aussen quellt, sich nach aussen stülpt. Das Sinnliche, das die Ordnung sprengt. Das Zarte auch, das beschützt wird. Licht, das ins Innere führt - Materie, die ihren Kern zeigt. Eine Vereinigung von innen und aussen. Eiche, Ulme, Nussbaum, Esche - geschwärzt. Gesägt und geschliffen, dann geschwärzt. Das gehört zu Benazzis Markenzeichen. Das Schwarz nimmt dem Holz die Naturform, transformiert es durch die gleichsam abstrakte Farbe ins Kunstreich. Das Schwarz ist die Entsprechung der Säge, der Maschine. Das Holz der Körper, die geballte Kraft, die Wucht und Energie des Schöpfers. Das Gewachsene, Urtümliche, Archetypische. Der Stoff, aus dem wir sind. Wir, die Menschen. Alles im Werk von Benazzi kreist um Natur und Mensch. So begann er sein Werk 1951 mit Frauenfiguren, kleinen Broncen, die schon kraftvoll modelliert sind und sinnlich blühen. Noch 1985 kam er auf dieses sein erstes, sein zentrales Thema zurück. Nun fallen die Haare wie zum Sockel - eine wunderbare plastische Lösung eines uralten Problems. Es folgen die „Samen“, Eisen und Bleigefässe, in die Keimzellen eingeschlossen sind. „Häuser für Pflanzen“. Und um 1966, jetzt bereits in San Vincenzo, findet er mit organischen Formen, die von fern an die Skulptuen des verehrten Constantin Brancusi erinnern, zu sich selber: Die Knospen sind vollendet aufgegangen - und er hat enormt Erfolg. Es erreichen ihn auch viele oeffentliche Ankäufe, was die Knospen naturgemäss wachsen lässt. So sind etwa die in den frühen achtziger Jahren gegossenen Broncen für den oeffentlichen Raum gedacht. Die „Samen“ brechen zu monumentalen Symbolen des Wachstums und alles Lebendigen auf. Eine dritte Werkgruppe unserer Präsentation gilt den stelenartigen Gebilden aus Ahorn, Nussbaum oder Esche, die eine abstraktere Formensprache offenbaren. Sie sind zwischen 1986 und 1996 nach der Serie der „Coats“ in New York entstanden. In ihnen manifestiert sich die Begegnung Benazzi’s mit der amerikanischen Minimal und Concept Art, die auf einen Aufenthalt im Jahr 1975 in San Francisco und Gespräche mit seiner Frau Serpoohi Susan Pilosian zurückgeht. Dieser führte zu einer Vereinfachung des plastischen Vokabulars - die sinnliche Kreatürlichkeit seines Schaffens paarte sich fortan mit einer ordnenden Intellektualität. Zum „Wachsen“ gesellt sich die Metapher des „Seins“. Diese neu erworbene Einfachheit appliziert er nun - immer wieder nach Italien zurückgekehrt - auch auf sein neues Material: den Alabaster. Die von 1984-1996 parallel zu den Holzskulpturen geschliffenen Alabaster- 12 barn or a stable, a refuge. Floor, walls, roof; but all like a solid unit. All of it strong; like a Swiss fortress, unattainable. Inside, the treasures of life. The organic, which sometimes comes outgrows, spills out. The sensual that disrupts order. Also the tender, which is protected. The light, which leads to the interior; matter, which shows its soul. A fusion between the internal and the external. Oak, elm, walnut, ash tree; blackened. Sawed and polished, then blackened. This is the Benazzi trademark. The black takes away the natural shape of the wood, transforms it through abstract colour into something artistic. The black is the correspondence of the saw, the machine. The wood is the body, the concentrated force, the violence and the energy of the creator. That which is grown, primitive, the archetype. The matter of which we are made. We, men. Everything in Benazzi’s work rotates around nature and man. Thus began his work in 1951 with figures of women, small bronzes moulded energetically and hat flourished sensually. Still in 1985 he returned to his first, central theme. Now hair falls like on a pedestal; a wonderful three-dimensional solution to an ancient problem. The “seeds” followed, containers of iron and lead in which the gametes are enclosed. “Home for plants”. And around 1966, already in San Vincenzo back then, he finds himself again with organic shapes, that vaguely remind of the sculptures of the stemmed Constantine Brancusi: the perfectly sprouted buds; and he had enormous success. He also had many public purchases, something which allows that buds to grow according to the laws of nature. So, for example, maybe the cast bronzes of the beginning of the Eighties were designed for public spaces. The “seeds” rise like monumental symbols of growth and life in general. A third group of works of our presentation regards the figures shaped like maple and nut steles; or ash tree, which reveal a more abstract language. These were created in New York between 1986 and 1996 after the “Coats” series. In these, the meeting between Benazzi and American Minimal Art and Conceptual Art manifests, and refer to a stay in San Francisco in 1975 and to the conversations with his wife Serpoohi Susan Pilosian. This brought to a simplification of the threedimensional vocabulary; the sensual creaturality of his works combined even then with an ordering rationality. The metaphor of “bring” accompanied “growing”. He now applies this newly acquired simplicity – still after the return to Italy – also to his new material: the alabaster. Simultaneously to the wooden sculptures from 1984 to 1986, the polished alabaster stones of Volterra, place where these precious translucent stones have been worked since Etruscan times, make up a magnificent group of works on their own for their transparency, in which all the components of handiwork and artistic ability of Benazzi blend together. Already in 1954 he had created a uniques piece, which in his figure still recalled the Venus representations of his other Swiss friend Hans Aeschbacher, made in Provence from lava after the war: figures of women, strongly caricatured, like an idol. But Steine aus Volterra, wo dieses edle, lichtdurchlässige Gestein seit den Etruskern verarbeitet wird, bilden eine durch ihre Transparenz aber eine grossartige, eigenständige Werkgruppe, in der alle Ingredienzen von Benazzi’s Handfertigkeit und Kunstkönnen verschmelzen. Bereits 1954 hatte er indessen ein Einzelstück geschaffen, das in seiner Erscheinung noch an die VenusImaginationen seines andern Schweizer Freundes Hans Aeschbacher anklingt, nach Kriegsende in der Provence aus Lava geschälten, stark typisierten, idolhaften Frauenfiguren. Aber alle Alabaster des Raffael Benazzi, die er seit 1963 ausgestellt hat und die vor allem in den USA viele Bewunderer fanden, evozieren die Vision einer Meeresgöttin die schaumgeboren ist. Die Mühlsteine des Heiligen Vinzenz haben sich in den Meereswellen verwandelt, und sie thronen als weibliche Metamorphosen an dessen Ufer, von den Strahlen der Sonne, vom Licht des Himmels durchwirkt. Um die Jahrtausendwende kehren mächtige Holzschalen aus Mahagoni, Samba oder Kastanie in sein Werk zurück. Das Wuchernde und Erotische, das Umschliessende und Schützende, das Ausgebreitete und Empfangende gewinnt an Präsenz zurück. Um in seiner jüngsten Werkgruppe, den seit 2007 gegossenen, nun kleiner (und intimer) modellierten Broncen, sich zu erfüllen . Wohl darf man sie schon Benazzis Alterswerk nennen - jedenfalls schliesst es, wie bei solchen häufig zu beobachten - ganz sinnfällig wieder bei seinem Frühwerk an. Ob die Aussenform nun Haus, Knospe oder Vase bedeuten mag, begibt sich der Künstler nicht nur ins Innere der broncenen Materie, sondern sucht gleichsam das Geheimnis des Organischen. In einer Blume, in einer Frau, vielleicht auch im Universum muss es so aussehen. Der glühende Rost (der Ofen) und das Glasscherbenlager gebären keine Ungeheuer - Benazzi’s golden und brokat glänzende Körper erscheinen vielmehr als Gehäuse, die jeder Zerstörung trotzen. In ihnen kann das Menschliche überleben. all of Benazzi’s alabasters, which he showed from 1963 and which found many admirers especially in the U.S, evoke the vision of a sea Goddess born from the waves. The millstones of San Vincenzo have transformed into the waves of the sea and tower like female metamorphosis on its banks, ridden with sun rays and by the light in the sky. From the new millennium, among his works comes the return of massive mahogany wood bowls, samba or chestnut. They bring the luxurious and erotic back into the scene, the enveloping and protecting, the open and the welcoming to realise itself in its most recent group of works, of smaller and more intimates bronzes, melted starting in 2007. These, which surely can already call themselves works of Benazzi’s old age, still reconnect – as is often noticed – quite evidently to his youth works. If the exterior shape now means a home, a bud or a vase, the artist does not only introduce himself in the interior of the bronze matter, but he looks for, in a certain way, the secret of the organic. In a flower, in a woman, maybe even in the universe, it must appear this way. The hot scalding grate (the furnace) and the bed covered in sharp glass do not birth monsters. Benazzi’s shining gold and brocade bodies rather seem cases which resist any destruction. In them, the human being can survive. Benazzi’s ornamental production, which looks like a talisman, is akin to this. And let us not forget that his irreparably lost chalk sketches, with which he marks an infinite wealth of shapes on the walls of her atelier, to them have them erased by rain and time. Invisible action, which penetrates in the creative activity of a homo faber, like the rustle and the swinging of its cypress, like the flight of clouds or the sound smoke of a voice, which breathes in the middle of life. People, caressing a Raffael Benazzi figure is good for you! Damit verwandt ist Benazzi’s Schmuckproduktion, die als Talisman wirkt. Und nicht zu vergessen: seine unwiederbringlichen Kreidezeichnungen, mit denen er einen unendlichen Formenreichtum auf seinen Ateliermauern einkreist, um sie vom Regen und der Witterung wieder auslöschen zu lassen. Unsichtbares Tun, das in die schöpferische Tätigkeit eines homo faber einfliesst wie das Rauschen und Wiegen seines Zypressenhains, wie der Flug der Wolken oder der sonore Rauch einer Stimme, die mitten durchs Leben weht. Eine Figur von Raffael Benazzi streicheln, Leute, das tut gut. 1. Diese Legende bezieht sich auf den Heiligen Vinzenz von Valencia, der um 304 nach Chr. den Märtyrertod erlitt. San Vincenzo geht auch auf den Heiligen Vinzenz Ferrer zurück, der ebenfalls in Valencia lebte und als Schutzpatron am 5. April gefeiert wird. 1. This legend has reference to San Vincenzo of Valencia, around 304 after Christ. The martyrdom suffered San Vincenzo is due also to the San Vincenzo Ferrer, that lived also in Valencia and is celebrated as a protection patron at 5 April. 13 N.Y. 106 1396 1417 N.Y. 163 N.Y. 156 N.Y. 66 N.Y. 164 1652 1650 1660 1630 1632 1682 1654 1670 1619 1614 N.Y. 102 N.Y. 86 N.Y. 118 N. 1723 N.Y. 115 1721 INDICE DELLE OPERE / WERKVERZEICHNIS / WORKS INDEX 1. N. 1719 - CASTAGNO; anno 2000; 40 x 71 x 54 cm 2. BRONZO; anno 1951; 23 x 17 x 15 cm 3. BRONZO; anno 1951; 21,5 x 31 x 20 cm 4. BRONZO; anno 1951; 21,5 x 16,5 x 12 cm 5. BRONZO; anno 1965; 53 x 35,5 x 23 cm 6. N.Y. 106 - ACERO; anno 1989; 57 x 91 x 58 cm 7. N. 1396 - BRONZO; anno 1959; 35 x 25 x 25 cm 8. 1417 - BRONZO; anno 1966; 47 x 27 x 39 cm 9. N.Y. 163 - ACERO; anno 1988-96; 123,5 x 56 x 30 cm 10. N.Y. 156 - NOCE AMERICANO; anno 1991-96; 82 x 70 x 36 cm 11. N.Y. 66 - FRASSINO; anno 1986; 170 x 89 x 42 cm 12. N.Y. 164 - NOCE AMERICANO; anno 1989-96; 148 x 57 x 52 cm 13. N. 1652 - ALABASTRO; anno 1984; 47 x 25 x 20 cm 14. N. 1650 - ALABASTRO; anno 1985; 57 x 57 x 20 cm 15. N. 1660 - ALABASTRO; anno 1988; 34 x 44 x 52 cm 16. N. 1630 - ALABASTRO; anno 1984; 61,5 x 56 x 19 cm 17. N. 1632 - ALABASTRO; anno 1985; 24,5 x 65 x 31 cm 18. N. 1682 - ALABASTRO; anno 1995; 64 x 32 x 33,5 cm 19. BRONZO; anno 2008; 45 x 25,5 x 24 cm 20. N. 1654 - BRONZO; 66 x 33,5 x 27,5 cm 21. N. 1670 - BRONZO; anno 1994; 48,5 x 35,5 x 23 cm 22. N. 1619 - BRONZO; anno 1982; 110 x 90 x 48 cm 23. N. 1614 - BRONZO; anno 1982; 100 x 100 x 34 cm 24. N.Y. 102 - OLMO; anno 1989; 63,5 x 54,5 x 47,5 cm 25. N.Y. 86 - NOCE AMERICANO; anno 1988; 39,5 x 34,5 x 28 cm 26. N.Y. 118 - FRASSINO; anno 1990; 48,5 x 53 x 44 cm 27. N. 1723 - SEQUOIA; anno 1995; 118 x 103 x 107 cm 28. N.Y. 115 - OLMO; anno 1989; 66,5 x 44,5 x 33,5 cm 29. SAMBA; anno 1995; 106 x 113 x 47,5 cm 30. N. 1721 - MOGANO; anno 2000; 70 x 94,5 x 91,5 cm 31. BRONZO; anno 2008; 33 x 47 x 23 cm 32. BRONZO; anno 2008; 37,5 x 56 x 27 cm 33. BRONZO; anno 2009; 23 x 29,5 x 18 cm 34. BRONZO; anno 2010; 43,4 x 27 x 20 cm 35. BRONZO; anno 2006; 64 x 48 x 36 cm 36. BRONZO; anno 2007; 58 x 39 x 28 cm 37. BRONZO; anno 2007; 60,5 x 29,5 x 21 cm 38. BRONZO; anno 2007; 60,5 x 36 x 28 cm 39. BRONZO; anno 2006; 53 x 84 x 42 cm 40. BRONZO; anno 2008; 49,5 x 22,5 x 15,5 cm 41. BRONZO; anno 2008; 33 x 47 x 23 cm 42. BRONZO; anno 2006; 62,5 x 55,5 x 39 cm 43. BRONZO; anno 2007; 43,5 x 59,5 x 32 cm RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAFIA 1933 Nasce a Rapperswil. 1949 Formazione come artigiano a Zurigo. Inizio della carriera artistica indipendente. Sculture in pietra e legno. Conosce il pittore Julius Bissier (1893-1965), che diventa il suo mentore intellettuale. 1954 Si stabilisce a Massa Carrara (Toscana) e Porto Ronco (Canton Ticino). Conosce Hans Arp. 1952-1955 Realizza sculture figurative in legno: Torsi, Idoli. 1955-1957 Sculture e rilievi in ferro saldato. dal 1964 Atelier e laboratorio a San Vincenzo (LI). Sviluppo di sculture monumentali in legno. 1966 Realizza per la 4° Schweizer Plastikausstellung [Mostra Svizzera di Scultura] di Biel una scultura sotterranea chiamata Bieler Loch. Vincitore del premio Hans Arp. 1968-1983 Oltre alle sculture, realizza anche gioielli. 1971 Partecipa al Symposium Urbanum di Norimberga. 1972-1974 Realizza una serie di 56 minisculture. 1975 Soggiorno a San Francisco. Colloca una grossa scultura in legno in un area pubblica del Cityhall. 1976 Studio a New York. Lavora in parte anche a Port Jervis, New Jersey. Si occupa soprattutto di sculture lignee. 1978 Rappresenta la Svizzera alla XXXIX Biennale di Venezia. dal 1979 Atelier a Zurigo. 1980 Durante la 7° Schweizer Plastikausstellung [Mostra Svizzera di Scultura] di Biel, porta nell’area della mostra le 5 sculture Bieler Rugel. 1982 Lascia lo studio di New York. Trasferimento in Svizzera di tutti i lavori realizzati negli USA. dal 1969 Realizzazione di molti lavori pubblici. Vive e lavora fra Zurigo e San Vincenzo. 70 RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAPHIE 1933 Geboren in Rapperswil. 1949-1952 Handwerkliche Ausbildung in Zürich. Beginn der selbständigen künstlerischen Arbeit. Stein und Holzskulpturen. Lernt den Maler Julius Bissier (1893-1965) kennen, der sein intellektueller Mentor wird. 1954 Wohnsitz in Massa Carrara (Toskana) und Porto Ronco (TI). Bekanntschaft mit Hans Arp. 1952-1955 Torsi, Idole. 1955-1957 Geschweisste Eisenreliefs und Plastiken. seit 1964 Atelier und Werkplatz in San Vincenzo (LI). Es entstehen monumentale Holzplastiken. 1966 Schaft für die 4 Schweizer Plastikausstellung Biel eine unterirdische Plastik, das „Bieler Loch“. Träger das Hans Harp-Preises. 1968-1983 Begleitend zur Plastik das entsteht Schmuck. 1971 Beteiligung am Symposium Urbanum Nürnberg. 1972-1974 Serie von 56 Kleinplastiken. 1975 Aufenthalt in San Francisco. Führt auf einem öffentlichen Platz vor der Cityhall eine grosse Holzskulptur aus. 1976 Niederlassung in New York. Arbeit z.T. auch in Port Jorvis, New Jersey. Es entstehen vor allem Holzskulpturen. 1978 Auf der 39. Biennale in Venedig vertritt er die Schweiz. seit 1979 Atelier in Zürich. 1980 Führt während der 7. Schweizer Plastikhausstellung Biel die 5 „Bieler Rugel“ auf dem Ausstellungsgelände aus. 1992 Aufgabe des New Yorker Ateliers. Überführung aller in USA entstandenen Arbeiten in die Schweiz. seit 1969 Ausführung zahlreicher öffentlicher Aufträge. Lebt und arbeitet in Zürich und San Vincenzo. RAFFAEL BENAZZI: BIOGRAPHY 1933 Born in Rapperswil. 1949 Craftsman training in Zurich. Beginning of the independent artistic career. Stone and wood scultpures. Meets the painter Julius Bissier (1893-1965), becomes his intellecual mentor. 1954 Settles in Massa Carrara (Tuscany) and Porto Ronco (TI). Meets Hans Arp. 1952-1955 Creates figurative wood carvings: Bodies, Idols. 1955-1957 Sculptures and embosses in wrought iron. from 1964 Workshop and laboratory in San Vincenzo (LI). Development of monumental wood-carvings. 1966 For the 4th SchweiserPlastikausstellung (Swiss Sculpture Show) in Biel creates an underground sculpture called Bieler Loch. Winner of the Hans Arp’s award. 1968-1983 Besides other sculptures, also makes jewellery. 1971 Takes part at the Symposium Urbanum in Nurimberg. 1972-1974 Realises a series of 56 mini-carvings. 1975 Staying in San Francisco. Places a large wood carving in a pubblic area of the Cityhall. 1976 Workshop in New York. Also works, partially, in Port Jervis, New Jersey. Mainly deals with wood carvings. 1978 Represents Switzerland at the XXXIX Biennale in Venice. from 1979 Workshop in Zurich. 1980 During the 7th Schweizer Plastikausstellung (Swizz Sculpture Show) in Biel, brings 5 sculptures Bieler Rugel in the show area. 1982 Leaves the workshop in New York. Move to Switzerland of all the works realised in the U.S.A. from 1969 Carries out many public works. Lives and works between Zurich and San Vincenzo. 71 MOSTRE PERSONALI / EINZELAUSSTELLUNGEN / INDIVIDUAL EXHIBITIONS (una selezione / Auswahl / selected) MOSTRE COLLETTIVE / KOLLEKTIVAUSSTELLUNGEN / COLLECTIVE EXHIBITION (una selezione / Auswahl / selected) 1957 Galleria La Cittadella, Ascona. 1951 Schweizerische Kunstausstellung, Bern. 1958 Galerie Numaga, La Chaux-de-Fonds. Galerie Meier+Schindler, Davos. 1953 Zürcher Künstler, Helmhaus, Zürich. 1954 1963 Galerie Charles Lienhard, Zürich. Christliche Kunst der Gegenwart in der Schweiz, 1967 Galerie Gimpel & Hanover, Zürich. Kunsthaus, Zürich. 1968 Schlosshof, Rapperswil. 1969 Galerie Charles Lienhard, Basel. Galerie Gimpel & Hanover, Zürich. 1964 CXXV Frühjahrsausstellung, Kunstverein, Hannover. 1971 Galerie Defet/Schmidt-Bank, Nürnberg. 1966 1973 Galerie 57, Biel. Galerie Gimpel & Hanover, Zürich. CXXVII Frühjahrsausstellung, Kunstverein, Hannover. 1974 Galerie P & P, Zug. 1968 Biennale di scultura, Vira Gambarogno. 1975 European Gallery, San Francisco. Galerie Krohn, Kostanz. 1970 V Schweizer Plastikausstellung, Biel. 1973 XII Biennale, Middelheim. 1976 Museum zu Allerheiligen, Schaffhausen. Galerie A. Pauli, Lausanne. 1977 Chiostro di San Francesco, Sorrento. Galerie ge, Winterthur. Stadt in der Schweiz, Kunsthaus, Zürich. 1978 1979 Swiss Centre Gallery, New York. Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André Emmerich, Zürich. 1980 I Schweizer Plastikausstellung, Biel. IV Schweizer Plastikausstellung, Biel. Tell 73, Zürich, Lugano, Bern, Basel,Lausanne. Zürich Artists, Jerusalem & Haifa. 1974 Mostre a Budapest, Toronto, Bucarest. André Emmerich Gallery, New York. Les Ambassadeurs, Genf & Zürich. 1975 VI Schweizer Plastikausstellung, Biel. 1976 VI Hilzinger Kunstausstellungen, Hilzingen. 1981 Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André Emmerich, Zürich. 1978 XXXIX Biennale di Venezia, Schweizer Pavillon. 1982 Ausbildungszentrurn, Wolfsberg Ermatingen. Galerie Gimpel & Hanover + Galerie André Emmerich, Zürich. 1983 1986 Kunsthaus, Glarus. Skulpturen, Galerie Bayeler, Basel. VIII Hilzinger Kunstausstellungen, Hilzingen. 1980 VII Schweizer Plastikausstellung, Biel. 1985 Arbeitsgemeinschaft Zürcher Bildhauer, Gaswerk, Zürich – Schlieren. Galerie 63, Klosters. 1990 Swiss Intitute, New York. 1992 Galerie Zimmermannhaus, Brugg. 1993 Kunstmuseum Solothurn, Solothurn. Alte Fabrick Geberit, Rapperswill. 1996 Galleria Roberto Peccolo, Livorno. 1996 Galerie Arteba H. Grieshaber, Zürich. Galerie Werner Bommer, Zürich. 1997 Pinacoteca Casa Rusca, Locarno. 2000 Galerie 63, Klosters. 2001 Kunsthalle Burgdorf, Burgdorf. 2003 Palazzo Comunale, San Vincenzo. 2011 Fondazione Culturale Hermann Geiger, Cecina. 72 Seedamm Kulturzentrum, Pfäffikon. 1988 Der Bund fördert, der Bund sammelt, Kunsthaus, Aarau. 1991 Sculpture Suisse 1960-1991, Fondation Gianadda, Martigny. 2009 The round house of international spirits: Arp, Benazzi, Bissier, Nicholson, Richter, Tobey, Valenti, Kettle’s Yard University of Cambridge. L’energia del luogo. Arp, Benazzi, Bissier, Nicholson, Richter, Tobey, Valenti, Museo comunale d’arte moderna, Ascona. OPERE IN COLLEZIONI PUBBLICHE E PRIVATE / WERKE IN ÖFFENTLICHEN UND PRIVATEN SAMMLUNGEN / WORKS IN PUBLIC AND PRIVATE COLLECTIONS (una selezione, Auswahl, selected) Svizzera Banca Julius Bär & Co. SA, Zürich. Banca Vontobel SA, Zürich. Bohem Press Publishers, Zürich. Buffet della stazione ferroviaria, Glarona. Cantone Zürich. Casa per anziani Felsenrain, Zürich - Oerlikon. Casa per anziani Freiestraβe, Zürich. Casa per anziani Sunnepark, Zürich. Casa per anziani, Zug. Centro commerciale “Galleria”, Spaltenstein, ZürichGlattbrugg. Centro commerciale “Metalli”, Zug. Centro postale PTT, Giubiasco. Centro professionale Unione di Banche Svizzere UBS, Wolfsberg, Ermatingen. Città di Biel, Biel. Città di Genf, Genf. Città di Rapperswil, Rapperswil. Città di Zürich, Zürich. Collezione Abraham Seide, Zürich. Confederazione Svizzera, Bern. Crédit Suisse, Zürich. Fondazione Bessi & Hans Bechtler, Palazzo comunale, Uster. Fondazione Dr. Walter Bechtler, Parco comunale, Uster. Grand Dolder, Zürich. Gysel Elizabeth & Jean Pierre, Zürich. Hesta Holding, Uster. Hoffman-La Roche, Basel. Istituto magistrale, Kreuzlingen. Kromos AG, Zürich - Glattbrugg. Kunsthaus, Solothurn. Kunsthaus, Zürich. Kunstmuseum, Winterthur. Liceo di Rämibühl, Zürich. Meier & Steinhauer, Zürich. Museum zu Allerheiligen, Schaffhausen. Patriziato di Rapperswil, Castello, Rapperswil. Politecnico federale (ETH), Zürich - Hönggerberg. Scuola agricola Strickhof, Eschikon - Lindau. Scuola federale dello sport, Macolin. Spaltenstein AG, Zürich - Oerlikon. Terminal B dell’aeroporto, Zürich - Kloten. Thermalbäder und Grand-Hotels, Bad Ragaz. Unione di Banche Svizzere (UBS), Zürich. Widder Bar, Zürich. Zimex Aviation, Zollikon. Germania Città di Nürnberg, Nürnberg. Neue Pinakothek, München. Austria Museum moderner Kunst, Wien. Stati Uniti Banca Julius Bär & Co. SA, New York. Bechtler Museum of Modern Art, Charlotte, North Carolina. Collezione André Emmerich, Top Gallant Estates. Frederick Weisman Co., California. Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington DC. Leisure Dynamics Inc., Minnesota. Rockefeller Foundation, New York. Inghilterra Banca Julius Bär, London. Consolato svizzero, London. 73 BIBLIOGRAFIA / BIBLIOGRAPHIE / BIBLIOGRAPHY (una selezione, Auswahl, selected) 1959 “Du” n° 222, Zürich. 1986 1963 Hans Neuburg, Katalog Galerie Charles Lienhard, Zürich. Willy Rotzler, Raffael Benazzi; Foto: Leonardo Bezzola, Ex Libris Verlag, Zürich. 1993 André Kamber, Katalog Kunstmuseum, Solothurn. Hans Neuburg, in “Werk” n° 9, Winterthur. 1964 Gerold Späth, Tobia Bezzola, Ausstellungskatalog, Rapperswil. Ulrich Gertz, Plastik der Gegenwart, Berlin. Willy Rotzler, Katalog Galerie Gimpel & Hanover, Zürich. 1997 Hans Baumann, Alberto Bolliger, Katalog Pinacoteca Casa Rusca, Locarno. 1966 Herbert Read, Geschichte der modernen Plastik, London. 1967 Marcel Jorey, Schweizer Plastik der Gegenwart, Neuchâtel. 2001 Peter Zeindler, Katalog Kunsthalle, Burgdorf. Willy Rotzler, in “Du” n° 319, Zürich. 2003 Heinz Storrer, Schweizer Familie, Foto: Christian Känzig. 1968 Fritz Billeter, Katalog Ausstellung im Schlosshof, Rapperswil. 1969 Paul Nizon, Katalog Galerie Charles Lienhard, Basel. 1971 Leonardo Bezzola, in “Werk” n° 1, Winterthur. Hans Baumann, in “Tages Anzeiger Magazin” n° 15, Zürich. Daniela Fabian, Schweizer Illustrierte, Foto: Charles Seiler. FILMATI / FILME / MOVIES 1968 Raffael Benazzi, 18 min., regia Peter Schweiger, Condor Film, Zürich. 1969 Raffael Benazzi, 18 min., regia E. Schillig, Ciné Groupe, Zürich. 1980 Willy Rotzler, Katalog Galerie Koller, Château de Lucens. Holzskulturen von Raffael Benazzi, “Bieler Rugel”, 20 min., regia Bruna Canavesi, TV DRS. 1986 1976 Willy Rotzler, Katalog Museum zu Allerheiligen, Schaffhausen. Von Stamm zur Figur, 58 min., regia Roland Huber, Zürich. 1997 1978 Sibyll Heusser, Katalog Schweizer Pavillon, Biennale Venezia. Benazzi, regia Beat Regli, Schweizer Fernsehen, 10 vor 10. 1973 Felix Andreas Baumann, Katalog Galerie Gimpel & Hanover, Zürich. 1974 Hans Baumann, Katalog Galerie P & P, Zug. 1975 John Marlowe, in “Current Art Magazine” n°3, San Francisco. Alberto Bollinger, Lo scultore Raffael Benazzi, Tesi di Storia dell’arte, Accademia delle Belle Arti di Brera, Milano. 1981 Hans Baumann, Willy Rotzler, Peter Bichsel, Raffael Benazzi, Foto: Eliette McCouch, Leonardo Bezzola, Ex Libris Verlag, Zürich. 1983 Peter Zeindler, Raffael Benazzi – Schmuck und Kleinplastiken, Foto: Leonardo Bezzola, Waser-Verlag, Zürich. 1985 Richard H. Pichler, in “Swiss Artists in New York”, New York. Fritz Billeter, Peter Killer, Willy Rotzler, Moderne Kunst. Unsere Gegenwart, Scedamm Kulturzentrum, Pfäffikon. 74 Raffael Benazzi nel suo studio. Raffael Benazzi a lavoro nel suo atelier. 75 GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAFIA 1946 Nato il 21/02/1946 a San Gallo, Svizzera. Origini italiane da parte del padre emigrato da Verona. Formazione a San Gallo come disegnatore edile. 1966-1970 Maturità svizzera a Zurigo. 1970-1978 corso di studi in storia dell’arte presso l’università di Zurigo. Tesi di laurea dal titolo “Presupposti per la nascita e gli inizi del fotogiornalismo in Svizzera, 1929-1933”. Direttore della cooperativa di artisti Produzentengalerie di Zurigo. Giornalismo e prime esposizioni con un gruppo di studenti progressisti. Membro della Fondazione svizzera per la fotografia e assistente di Erika Billeter alla Kunsthaus (Casa d’Arte) di Zurigo. 1980-2001 Curatore e dal 1988 vicedirettore della Kunsthaus di Zurigo. In questo periodo realizzazione, tra le altre, delle seguenti esposizioni e cataloghi: • Ferdinand Hodler, Retrospettiva • Jean Tinguely, Retrospettiva • Svizzera degli anni Trenta – Un decennio nella contraddizione • James Ensor, Retrospettiva • René Burri, Retrospettiva • Hans Staub, Retrospettiva • Werner Bischof, Retrospettiva • Hans Aeschbacher, Retrospettiva • Karl Geiser, Retrospettiva • Robert Frank, Retrospettiva • Edvard Munch, Retrospettiva • Giovanni Segantini, Retrospettiva • Brasile, scoperta, scoperta di sé • Direttive per il XXI sec.: Steiner-Beuys-Kunz • Wols, Retrospettiva • Turner, Retrospettiva • Lavater, Retrospettiva • Hans Arp • Man Ray • Dada nel mondo 2001-2009 Direttore del museo Tinguely, Basilea. • Iwan Puni, Retrospettiva • Niki de Saint Phalle • Eva Aeppli. • Bernhard Luginbühl • Marcel Duchamp, Retrospettiva • Kurt Schwitters, Merzbau • Max Ernst, Nel giardino della ninfa Ancolia • Armature e vestiti 2009-2010 Soggiorno a Parigi. Esposizione De Chirico-Max Ernst, Magritte, Balthus a Palazzo Strozzi, Firenze. 2011 Segantini alla Fondazione Beyeler di Basilea. Preparazione di un film musicale su Antonio Vivaldi, con Andrea Marcon e Sara Mingardo. Vive come curatore e pubblicista in proprio a Zurigo, Graubünden e Brissago (TI). 76 GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAPHIE 1946 Geboren an 21/2/1946 in St. Gallen, Schweiz. Väterlicherseit Abstammung von italienischen Auswanderern aus Verona. Schulen in St. Gallen, Lehre als Hochbauzeichner. 1966-1970 Eidg. Maturität in Zürich. 1970-1978 Studium der Kunstgeschichte an der Universität Zürich. Lizentiatsarbeit mit dem Titel “Entstehungsbedingungen und Anfänge des Fotojournalismus in der Schweiz, 1929-1933”. Leiter der Produzentengalerie Zürich, einer Kunstlergenossenschaft. Journalismus und erste Austellungenmit einer fortschrittlichen Studentengruppe. Mitglied der Schweizerischen Stiftung für die Photographie uns Assistent bei Erika Billeter am Kunsthaus Zürich. 1980-2001 Kurator und ab 1988 Vizedirektor am Kunsthaus Zürich. 2001-2009 Direktor des Museum Tinguely, Basel. 2009-2010 Aufenthalt in Paris. Ausstellung De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus im Palazzo Strozzi, Florence. 2011 Segantini in der Fondation Beyeler in Basel. Vorbereitung eines Musikfilms über Antonio Vivaldi, mit Andrea Marcon und Sara Mingardo. Lebt als freischaffender Kurator und Publizist in Zürich, Graubünden und Brissago (TI). GUIDO MAGNAGUAGNO: BIOGRAPHY 1946 Born at 21/2/1946 in St. Gall, Switzerland. On the father’s side descent of Italian emigrant out of Verona. Schools in St. Gall, apprenticeship as a building draftsman. 1966-1970 Federal baccalaureate in Zurich. 1970-1978 Study of the Art History at the University of Zurich. Licentiate thesis with the title ”Origin conditions and beginnings the Photo journalism in Switzerland, 1929-1933”. Leader of the Produzentengalerie in Zurich, an artist union. Journalism and first displays with a progressive student group. Member of the Swiss foundation for the photograph as assistant in Erika Billeter at the Kunsthaus in Zurich. 1980-2001 Curator, and from 1988 vice directors at the Kunsthaus in Zurich. 2001-2009 Director of the museum Tinguely Basel. 2009-2010 Stay in Paris. Exhibition De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus at Palazzo Strozzi, Florence. 2011 Segantini in the Fondation Beyeler in Basel. Preparation of a music film about Antonio Vivaldi, with Andrea Marcon and Sara Mingardo. Lives as a free creating curator and journalist in Zurich, Graubünden and Brissago (TI). 77 78 79 Finito di stampare nel mese di luglio 2011 presso la tipografia e casa editrice Bandecchi & Vivaldi - Editore
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