La Mongolfiera n.7 - FLP Ministero Affari Esteri

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La Mongolfiera
Commentario n. 7 – Estero
Sorvolando ancora le Ande appaiono prepotenti i tetti dell’Ambasciata più alta del
mondo: La Paz. Apprendiamo che vi si è appena insediato un amico affettuoso di
Lavitola. Molti diplomatici si chiedono come mai sia potuto avvenire. La risposta è
semplice. Chi è sanzionato e chi agisce scorrettamente è premiato, secondo le regole
imperanti e il rito consolidato. Vedi il Vattani o il Vigo-Vigon. E’ la Farnesina del
politicamente corretto, lex suprema dell’ipocrisia.
Cambia la rotta sul Canada. Chiuso il Consolato di Edmonton, paghiamo ora un affitto
stratosferico per un ufficetto che funge da sportello consolare. Ci sono due impiegate
a contratto il cui unico compito è raccogliere documenti che i cittadini portano
direttamente allo sportello. I due dipendenti poi devono inviare il tutto via posta a
Vancouver, a spese del connazionale, s’intende. Che lavoro inutile, quanta fatica e quanti soldi spesi
inutilmente!
Smettiamola con gli sprechi e i sotterfugi che alla fine favoriscono solo gli amici degli amici. La cosa più logica
sarebbe affidare tutto ad un console onorario, come fanno gli altri Paesi: il costo sarebbe vicino allo zero. I
cittadini delle circoscrizione di Edmonton, ormai infastiditi, inviano già direttamente da casa loro i documenti
a Vancouver, dove c’è il consolato generale di competenza.
Passando proprio da Vancouver, e molto ci rattristiamo ancora, sembra che non sia cambiato niente dopo
l’incidente luttuoso avvenuto alcuni anni fa. Vorremmo sapere se è stata accertata la verità dei fatti e se
l’enorme ammanco alla cassa consolare sia stato recuperato. Ci piacerebbe sapere se l’ambasciatore
dell’epoca (2010) si sia attivato per giungere all’accertamento della verità e se abbia promosso interventi per
il recupero delle ingenti somme mancanti. Se così non è stato, il debito erariale deve essere ascritto anche a
chi non ha vigilato, secondo il principio della culpa in vigilando, senza guardare in faccia a nessuno. Dal
momento che queste situazioni si ripetono a tamburo battente in vari punti della rete è necessario
l’intervento super partes dei magistrati, senza più attendere oltre. Siamo sempre inchiodati allo stesso
assurdo ed eterno equivoco farnesiano: la coincidenza tra controllore e controllato, stessi membri dell’unica
casta. In ogni caso torneremo sulla questione. Vola poi la mongolfiera seguendo lo scirocco africano e si ferma
sulle dune di Rabat. Apprendiamo che all’Istituto di Cultura si è generato un rapporto molto conflittualecon
tra la nuova nuovissima seminuova direttrice e il personale locale che da sempre lavora con impegno. La
suddetta dovrebbe ricordarsi per il rispetto di sé stessa, se non altro, il suo passato di contrattista precaria.
Ma, è noto, che lo schiavo è sempre stato il peggior tiranno!
Vediamo con amarezza molti dipendenti del Ministero prossimi alla pensione, che con coraggio stanno già
cercando lavori secondari non per vivere dignitosamente ma decentemente, visto le pensioni da fame (1.200,
1.300 massimo 1.400 euro), mentre i membri della casta con pensioni da 4mila, 5mila, 6mila, 7mila euro e
oltre vanno a svernare sulle Dolomiti o a insolarsi a Miami o Capalbio. Questa è l’Italia (delle ingiustizie: basta
guardare il magna-magna di Mafia-Capitale, ancora tutti insieme appassionatamente! Si passa dal rosso al
nero come raccontava il grande Stendhal. Però la distanza dal Campidoglio al palazzo della Farnesina non è
tantissima, solo alcuni chilometri, pochi per uno sportivo in forma. E piazzale Clodio, con il procuratore capo
Pignatore, è ancora più vicino.
Roma, 10 dicembre 2014
(UFFICIO STAMPA)