Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 DOI 10.1007/s11547-000-0000-0 COME INTERPRETARE L’IMAGING TORACICO Post-chirurgia toracica e cardiaca B. Feragalli • C. Mantini • M. Mereu • A. Travaglini • M.L. Storto Dipartimento di Scienze Cliniche e Bioimmagini, Sezione di Scienze Radiologiche, Università “G. d’Annunzio”, Chieti Introduzione I quadri radiologici che vengono comunemente osservati nei pazienti sottoposti ad interventi di chirurgia polmonare o cardiaca sono molteplici e spesso di difficile interpretazione; molte delle alterazioni apprezzabili in fase acuta sono strettamente correlate al tipo di intervento subito e non rivestono particolare importanza clinica mentre altre possono sottendere a problemi clinicamente rilevanti che rappresentano complicanze precoci, cioè intercorrenti entro i primi 30 giorni dall’intervento chirurgico [1]. Allo stesso modo, dopo il primo mese dall’intervento, è possibile identificare alterazioni di nuova comparsa, alcune delle quali rappresentano complicanze tardive. In tutti i pazienti post-chirurgici è pertanto opportuno conoscere i quadri cosiddetti attesi che rappresentano la normale evoluzione post-operatoria in base al tipo di intervento ed al timing rispetto al tempo operatorio, integrando l’interpretazione delle immagini con il quadro clinico-laboratoristico. Solo a fronte di queste conoscenze sarà possibile riconoscere quei quadri radiologici cosiddetti disattesi che possono indicare eventuali complicanze. A tal fine l’analisi retrospettiva di radiogrammi sequenziali è generalmente indispensabile per identificare eventuali alterazioni che possono essere misconosciute qualora vengano analizzati solo i radiogrammi più recenti [2]. Quando i reperti radiografici risultano inconclusivi o discordanti con il quadro clinico, la tomografia computerizzata (TC), grazie anche alla sua possibilità di ottenere ricostruzioni multiplanari, è indicata come metodica di secondo livello per identificare possibili complicanze post-chirurgiche [3]. Post-chirurgia toracica Gli interventi di resezione del polmone e delle vie aeree più frequentemente effettuati comprendono la pneumonectomia, la lobectomia, le resezioni polmonari segmentarie o atipiche, le resezioni polmonari associate ad anastomosi bronchiali o bronco-vascolari (sleeve lobectomy o sleeve pneumonectomy) e le resezioni tracheo-bronchiali. La scelta del tipo di intervento dipende dall’estensione del tumore, dai suoi rapporti con le strutture bronchiali e vascolari del mediastino, e da fattori clinici del paziente quali la funzionalità polmonare e la presenza di eventuali alterazioni cardio-circolatorie o patologie concomitanti. Nella valutazione del torace post-chirurgico devono essere sistematicamente presi in considerazione l’aspetto dello spazio post-operatorio, la sede delle strutture mediastiniche e la diafania del polmone residuo e del polmone controlaterale. Pneumonectomia La pneumonectomia consiste nell’asportazione chirurgica di un intero polmone. In base all’estensione ed al tipo di patologia possono essere effettuati quattro differenti interventi di pneumonectomia [4]: la pneumonectomia intrapleurica, che consiste nell’asportazione del polmone e della sola pleura viscerale e viene generalmente effettuata in pazienti con carcinoma broncogeno senza segni di infiltrazione della parete o del pericardio; la pneumonectomia intrapericardica, che prevede l’asportazione del polmone e della pleura viscerale con apertura del pericardio, e viene effettuata nei casi di carcinoma broncogeno con infiltrazione del pericardio o quando sia necessaria la legatura intrapericardica delle vene polmonari; la pneumonectomia extrapleurica, che prevede l’asportazione in blocco del polmone, di tutte le superfici pleuriche, del pericardio e dell’emidiaframma omolaterali e viene effettuata nei pazienti con mesotelioma pleurico maligno giudicato resecabile in associazione a terapie multimodali; la sleeve pneumonectomy, infine, è un intervento raramente effettuato in casi di carcinoma broncogeno avanzato con infiltrazione della carena per cui prevede l’asportazione, oltre che del polmone, anche della carena con anastomosi termino-terminale tra il tratto distale della trachea ed il bronco principale controlaterale. In I giornata post-operatoria dopo una pneumonectomia, il cavo residuo è ripieno pressoché esclusivamente di aria con una minima quantità di liquido per cui il radiogramma del torace atteso mostrerà l’emitorace operato a densità completamente aerea, il mediastino in asse o lievemente attratto verso il lato chirurgico ed il polmone controlaterale normoespanso, con regolare diafania o caratterizzato dalla S46 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a b c d Fig. 1a-d Normale decorso post-operatorio in paziente di anni 55 anni sottoposto ad intervento di pneumonectomia destra per carcinoma squamocellulare. a In I giornata post-operatoria il radiogramma del torace in proiezione frontale mostra il cavo residuo completamente ripieno di aria; il mediastino è in asse. b In III giornata il cavo residuo inizia a riempirsi di liquido nella sua porzione inferiore. c In IX giornata il livello idro-aereo è salito al III superiore del cavo residuo. d In XX giornata il cavo residuo è completamento opacato per la presenza di liquido ed il mediastino è lievemente deviato dal lato della pneumonectomia. presenza di modesti segni di congestione (Fig. 1a). Nelle successive giornate post-operatorie l’aria nel cavo residuo viene gradualmente sostituita da liquidi derivanti da fenomeni di trasudazione passiva, da sanguinamento e da trasudazione dai vasi linfatici per cui nei radiogrammi del torace si evidenzierà la comparsa di un versamento nella porzione inferiore del cavo residuo (Fig. 1b) e successivamente un livello idro-aereo che salirà progressivamente (Fig. 1c) [5]. Entro la X–XIV giornata la maggior parte dell’aria viene generalmente riassorbita ed il cavo residuo riempito da liquidi per cui radiograficamente si evidenzierà un opacamento pressoché completo dell’emitorace operato (Fig. 1d); il mediastino sarà modicamente attratto verso l’emitorace operato ed il polmone controlaterale normodiafano. Dopo la XIV giornata post-operatoria si assiste ad un progressivo riassorbimento dell’aria residua e del liquido, che può ri- chiedere settimane o mesi, durante i quali l’emitorace operato rimarrà completamente opacato, ma il mediastino devia ulteriormente verso il cavo residuo, il cuore ruota posteriormente ed il polmone controlaterale va incontro ad una iperdistensione compensatoria oltrepassando la linea mediana anteriormente al cuore ed all’aorta [6, 7]. L’entità della deviazione del mediastino verso il lato operato è variabile in quanto dipende dal grado di compliance ed iperespansione del polmone controlaterale nonché dall’entità del riassorbimento di liquido dal cavo residuo. Gli esami TC effettuati a distanza di mesi da un intervento di pneumonectomia dimostrano, infatti, che in circa due terzi dei casi nel cavo residuo persiste una discreta quantità di liquido circondato da una cotenna di tessuto fibrotico mentre nel restante terzo dei casi il cavo residuo è completamente obliterato da tessuto fibrotico e dalle normali strutture mediastiniche [2, 5]. Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 Sia negli interventi di pneumonectomia che, come vedremo, negli interventi di lobectomia, specialmente quelli associati ad anastomosi bronchiali, è possibile utilizzare dei lembi muscolari per rinforzare la sutura bronchiale al fine di ridurre la percentuale di complicanze e migliorare il processo di cicatrizzazione. Tali lembi possono essere mobilizzati dai muscoli intercostali, dal dentato anteriore, dal grande pettorale, dal grande dorsale o dal romboide e ribaltati sino alla sutura chirurgica. È assolutamente necessario che il radiologo sia a conoscenza di tale procedura chirurgica al fine di evitare di interpretare erroneamente l’opacità determinata da un eventuale lembo muscolare come un’alterazione patologica. In particolare nella radiografia del torace effettuata nell’immediato post-operatorio, il lembo muscolare verrà evidenziato come un’opacità omogenea, a morfologia allungata, con decorso trasversale dalla parete toracica alla regione ilare, completamente circondata dall’aria del cavo residuo (Fig. 2). Le complicanze precoci più frequentemente correlate ad interventi di pneumonectomia sono la fistola bronco-pleurica, l’empiema e l’emotorace; la fistola bronco-pleurica tardiva, la fistola esofago-pleurica e la sindrome post-pneumonectomia sono le complicanze tardive più frequentemente osservate nei pazienti sottoposti a pneumonectomia. Infine esistono complicanze che coinvolgono il polmone controlaterale rappresentate dall’edema polmonare, dalla polmonite e dalla sindrome da insufficienza respiratoria acuta (ARDS). La fistola bronco-pleurica è una complicanza potenzialmente fatale, sebbene la sua incidenza si sia ridotta negli ultimi anni. In letteratura è riportata un’incidenza dell’1%–9% [8] ed un associato tasso di mortalità del 16%–23% [9]. La causa più frequente di morte associata a tale complicanza è la polmonite da aspirazione con conseguente ARDS [10]. La fistola bronco-pleurica si verifica più frequentemente in caso di pneumonectomia destra probabilmente a causa della minore lunghezza e maggiore larghezza del moncone bronchiale di destra rispetto al sinistro e della maggiore vulnerabilità all’ischemia dopo l’asportazione del polmone destro in quanto la funzione vicariante di irrorazione sanguigna può essere sostenuta da un’unica arteria bronchiale residua. Altri fattori predisponenti sono rappresentati da infezioni pleuro-polmonari antecedenti all’intervento, da traumi, da eventuale terapia radiante post-operatoria o dalla ventilazione assistita post-operatoria. Abbiamo precedentemente ricordato che, nel normale decorso operatorio successivo ad un intervento di pneumonectomia, il cavo residuo si riempie gradualmente di liquido e radiograficamente ci si attende un progressivo innalzamento del livello idro-aereo. Ne consegue che, in un adeguato contesto clinico, è possibile ipotizzare sul radiogramma del torace una fistola bronco-pleurica in presenza di uno dei seguenti segni [4]: mancato riempimento liquido del cavo residuo con persistenza o aumento della componente aerea; enfisema sottocutaneo o mediasti- S47 Fig. 2 Paziente in I giornata post-operatoria dopo un intervento di pneumonectomia destra. Nel cavo residuo, completamente ripieno di aria, si nota un’opacità omogenea a decorso trasversale che dalla parete toracica si porta fino all’ilo polmonare e che rappresenta un lembo di muscolo dentato anteriore. nico progressivo; riduzione in altezza del livello idro-aereo nel cavo residuo maggiore di 1,5 cm, più o meno associata a deviazione controlaterale del mediastino (Fig. 3); comparsa di aria in un emitorace già completamente opacizzato. Una riduzione in altezza del livello idro-aereo minore di 1,5 cm non si ritiene suggestiva di tale complicanza in quanto può essere legata a fattori tecnici, quali una diversa posizione del paziente o un differente grado di inspirazione, e può essere trascurata a meno che si associ a deviazione controlaterale del mediastino. Da quanto detto si può concludere che, essendo la riduzione di liquido e l’incremento di aria nel cavo residuo segni suggestivi di fistola bronco-pleurica, un attento monitoraggio radiografico del livello idro-aereo nei radiogrammi sequenziali è fondamentale per una diagnosi tempestiva di tale complicanza. Ovviamente la TC è indicata per confermare il sospetto di fistola bronco-pleurica in quanto consente spesso di identificare la comunicazione diretta tra la via aerea ed il cavo pleurico (Fig. 3). Qualora il cavo residuo post-pneumonectomia si riempia di liquidi con maggiore rapidità rispetto ai quadri attesi, specialmente se tale aspetto si associa a dislocazione controlaterale del mediastino, è possibile sospettare altre due complicanze, quali l’empiema e l’emotorace. L’empiema è una complicanza attualmente meno frequente rispetto al passato con valori di incidenza riportati tra l’1% ed il 10%, ma generalmente inferiori al 5% [2, 5]; la mortalità è ancora piuttosto alta, variabile dal 16% al 70% [5]. Si può verificare sia in fase precoce che a distanza di S48 a Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 b c e d f mesi o anni dall’intervento chirurgico. Nel periodo postoperatorio precoce la causa più frequente è la contaminazione intraoperatoria mentre la disseminazione ematogena è la causa più frequente di infezione tardiva; l’empiema può inoltre essere secondario ad una fistola bronco-pleurica o esofago-pleurica. Generalmente si accompagna a sintomi sistemici quali iperpiressia, leucocitosi e deterioramento delle condizioni generali. I segni radiografici più indicativi di empiema sono rappresentati dal rapido opacamento del cavo Fig. 3a-f Paziente di sesso maschile, di anni 60 sottoposto a pneumonectomia destra. La radiografia del torace in proiezione frontale (a) e laterale (b) effettuata in X giornata post-operatoria documenta la presenza di un livello idro-aereo al III superiore del cavo residuo. c,d La radiografia del torace effettuata due giorni dopo documenta un marcato aumento della componente aerea nel cavo residuo con dislocazione controlaterale del mediastino. Il polmone sinistro presenta delle aree di sfumata ipodiafania localizzate prevalentemente in sede parailare. e,f Le scansioni TC confermano la presenza di una fistola bronco-pleurica a livello della parete laterale del bronco principale destro e l’iperdensità parenchimale del polmone controlaterale compatibile con la presenza di una polmonite da aspirazione. residuo, più o meno associato a dislocazione controlaterale del mediastino, o dalla sovradistensione di uno spazio postchirurgico già opacato con deviazione controlaterale del mediastino. Con un quadro clinico compatibile, anche la comparsa di un livello idro-aereo in un cavo residuo già opacizzato può essere indicativo di empiema sostenuto da microrganismi produttori di gas o da una fistola bronco-pleurica (Fig. 4). La TC è sicuramente l’esame diagnostico principale nella diagnosi di un empiema sospettato clinicamente. Se- Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 S49 a b c d e f Fig. 4a-f Paziente di anni 64 sottoposto a pneumonectomia destra. a Il radiogramma del torace effettuato in X giornata post-operatoria evidenzia completo opacamento del cavo residuo. b Il radiogramma effettuato in XIV giornata documenta la comparsa di abbondante componente aerea nel cavo residuo. Le scansioni TC sul piano assiale (c,d) mostrano un voluminoso empiema nel cavo residuo con estensione nella parete toracica sostenuto da una fistola bronco-pleurica (freccia in c) ben visibile anche nelle ricostruzioni multiplanari (e) e volume rendering (VRT) (f). S50 gni TC indicativi di empiema sono rappresentati da un aspetto convesso del margine mediastinico del cavo residuo, che appare solitamente concavo, da un ispessimento irregolare con enhancement della pleura parietale e dalla presenza di livelli idro-aerei con aspetto multiloculato nel cavo residuo più o meno associati alla presenza di fistola broncopleurica e esofago-pleurica. L’emotorace è una complicanza caratterizzata da mortalità molto bassa, inferiore allo 0,1% [1], generalmente dovuta ad inadeguata emostasi delle arterie bronchiali o dei vasi sistemici della parete toracica. Radiograficamente l’emitorace è indistinguibile dall’ascesso in quanto determina un incremento improvviso del versamento nel cavo residuo; la TC in questi casi può consentire di identificare la natura emorragica del versamento che appare disomogeneo con aree iperdense all’esame di base ed aspetto saccato con livelli fluido-fluido dovuti alla presenza di coaguli e fibrina. La fistola esofago-pleurica è una condizione patologica devastante che si manifesta nello 0,2%–1% dei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici di pneumonectomia [4], con tassi di mortalità molto alti. Raramente può costituire una complicanza precoce quasi sempre determinata da lesione iatrogena intraoperatoria mentre nella maggior parte dei casi si tratta di una lesione tardiva conseguente ad una recidiva neoplastica con infiltrazione mediastinica o ad una infezione cronica. I segni radiografici sono sovrapponibili a quelli di una fistola bronco-pleurica con empiema; l’esofagogramma è diagnostico quando evidenzia il passaggio diretto del mezzo di contrasto orale dall’esofago al cavo pleurico (Fig. 5); il leak è solitamente localizzato nel tratto medio dell’esofago. Per favorire il passaggio del mezzo di contrasto attraverso la fistola è consigliabile effettuare l’esame in decubito laterale con il lato della pneumonectomia in basso. La TC è comunque l’esame fondamentale in quanto permette di identificare direttamente sia la fistola che le alterazioni concomitanti quali la recidiva neoplastica, l’empiema nello spazio chirurgico post-pneumonectomia e l’eventuale polmonite da aspirazione. La sindrome post-pneumonectomia è una complicanza tardiva della pneumonectomia che colpisce generalmente bambini o giovani adulti entro un anno dall’intervento; si manifesta clinicamente con dispnea da sforzo, stridore inspiratorio ed infezioni polmonari recidivanti. È più frequentemente associata a pneumonectomia destra ed è caratterizzata da una dislocazione a destra e posteriormente delle strutture mediastiniche, da una marcata sovradistensione compensatoria del polmone sinistro e da una rotazione antioraria del cuore lungo il suo asse principale. Tale riallineamento delle strutture anatomiche intratoraciche determina stiramento della trachea distale e del bronco principale sinistro che viene compresso tra l’arteria polmonare sinistra e la colonna vertebrale con conseguente stenosi e malacia delle vie aeree [11]. La maggior incidenza di questa sindrome nei bambini e nei giovani adulti è verosimil- Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 mente legata alla maggiore elasticità e compliance del polmone residuo rispetto ad individui di età più avanzata. La radiografia del torace dimostra una evidente dislocazione a destra del mediastino con marcata sovradistensione compensatoria del polmone sinistro che ernia anteriormente e verso destra; la TC evidenzia in questi casi un restringimento del tratto distale della trachea e del bronco principale sinistro che viene compresso tra l’arteria polmonare principale anteriormente e l’aorta discendente e la colonna posteriormente. L’impianto di silicone nello spazio post-pneumonectomia è una tecnica che ha mostrato buoni risultati nel riposizionare il mediastino lungo la linea mediana e nel prevenirne la dislocazione rotatoria. Sino ad ora abbiamo preso in considerazione complicanze che determinano modificazioni radiologiche nel normale aspetto post-operatorio del cavo residuo; in tutti i pazienti post-chirurgici è sempre necessario valutare anche l’aspetto del polmone controlaterale al fine di identificare condizioni patologiche che possono complicare qualsiasi intervento di resezione polmonare. L’edema polmonare rappresenta una seria complicanza che può verificarsi a distanza di 2–3 giorni dall’intervento chirurgico, con un’incidenza del 2,5%–5% dopo pneumonectomia ed inferiore all’1% dopo lobectomie o resezioni limitate; il tasso di mortalità è estremamente alto, dell’80%–100% [12, 13]. Le cause di tale complicanza, dovuta verosimilmente ad improvviso sovraccarico di volume ed iperperfusione del polmone residuo, non sono ancora ben conosciute; fattori predisponenti sono rappresentati da un eccessivo carico idrico nel periodo perioperatorio, dalle trasfusioni di plasma, dalle aritmie e dalla riduzione della pressione osmotica del siero. L’edema polmonare si verifica più frequentemente dopo pneumonectomia destra, probabilmente a causa di una maggior quantità di flusso sanguigno al polmone sinistro che normalmente riceve solo il 45% del flusso polmonare totale e contiene approssimativamente il 45% della capacità linfatica totale dei polmoni [12, 14]. La diagnosi è fondamentalmente di esclusione e viene ipotizzata solo quando non vi siano segni clinici o radiologici di una polmonite da aspirazione, di una polmonite infettiva, di uno scompenso cardiaco, di tromboembolia polmonare, di fistola-broncopleurica o di altre cause che possano determinare un ARDS. Nelle forme severe, l’edema post-chirurgico si evidenzia radiograficamente con un quadro sovrapponibile a quello di un ARDS caratterizzato dalla presenza di opacità alveolari confluenti con broncogramma aereo. Nelle forme meno severe i segni radiografici sono equivalenti a quelli di un edema idrostatico con aspetto sfumato dei vasi, cuffing peribronchiale e strie di Kerley di tipo B. Nei pazienti che sopravvivono, le alterazioni radiologiche descritte tendono a regredire in pochi giorni a dimostrazione del fatto che si tratta di un edema idrostatico senza danno alla barriera alveolo-capillare. La polmonite del polmone residuo dopo resezione pol- Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 S51 a b c d Fig. 5a-d Paziente di anni 64 sottoposto a pneumonectomia sinistra. a,b L’esame radiografico effettuato dopo somministrazione di contrasto per os documenta spandimento del contrasto nel cavo pleurico; tale segno è indicativo di fistola esofago-pleurica, come documentato anche nelle scansioni TC effettuate al termine della procedura (c,d). monare o del polmone controlaterale dopo pneumonectomia ha un’incidenza variabile riportata in letteratura dal 2% al 15% ed è associata ad un tasso di mortalità del 25% circa [15]. L’aspirazione di materiale gastrico, la colonizzazione batterica di aree atelettasiche e la fistola bronco-pleurica sono le cause più frequenti. L’intubazione e la ventilazione meccanica prolungata rappresentano ulteriori fattori causali; è riportato infatti che circa il 40% dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica sviluppa colonizzazioni batteriche da gram negativi entro 5 giorni [15]. La radiografia del torace mostra la presenza di ipodiafania con broncogramma aereo generalmente con pattern lobulare, senza la tipica distribuzione lobare o segmentaria. La comparsa di aree di escavazione è un segno suggestivo di evoluzione necrotizzante di malattia. L’ARDS e la acute lung injury (ALI) sono complicanze post-chirurgiche caratterizzate da un’incidenza del 5% circa e da tassi di mortalità molto elevati, superiori all’80% [16, 17]. Si tratta di un edema ad elevata permeabilità con danno irreversibile alla barriera alveolo-capillare frequentemente causato da una sepsi o da un danno dovuto all’alta concentrazione di ossigeno durante la ventilazione assistita. La diagnosi viene formulata nei pazienti in cui sia presente una grave ipossiemia refrattaria alla terapia con ossigeno, bassa pressione idrostatica polmonare (<18 mmHg) ed un quadro radiologico compatibile, caratterizzato da opacità alveolari confluenti con broncogramma aereo [18, 19]. Lobectomia Gli interventi di lobectomia prevedono l’asportazione di un intero lobo con conservazione dei normali piani scissurali interlobari. Dopo la rimozione di un lobo polmonare, i lobi residui, se normali, tendono a sovraespandersi rapidamente riempiendo lo spazio chirurgico. In I giornata post-operatoria il radiogramma del torace atteso generalmente evidenzia S52 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 Fig. 6 Radiogramma del torace di un paziente di anni 56 sottoposto a lobectomia superiore destra con trasposizione di lembo di muscolo dentato anteriore. Da notare l’opacità omogenea apprezzabile in sede medio-toracica destra corrispondente al lembo muscolare. È presente una minima falda di versamento pleurico basale; il mediastino è lievemente attratto a destra. una lieve riduzione di volume del polmone sottoposto a lobectomia, una falda di versamento e di pneumotorace omolaterale rispetto alla sede dell’intervento ed un mediastino in asse o lievemente deviato verso il polmone operato. Il parenchima residuo mostra solitamente una riduzione della sua diafania dovuta in parte ad ipoventilazione parenchimale ed in parte a fenomeni contusivi secondari alle manovre chirurgiche; il polmone controlaterale presenta normale diafania. Anche nei casi di lobectomia è necessario conoscere l’eventuale posizionamento di lembi muscolari che determinano un’opacità aggiuntiva, omogenea nell’emitorace sede dell’intervento (Fig. 6). Generalmente vengono posizionati due tubi di drenaggio con estremità distali rispettivamente in sede apicale ed in sede basale posteriore. Nelle successive giornate post-operatorie, approssimativamente a sino alla XIV giornata, si assiste ad un progressivo aumento del liquido nello spazio anatomico post-chirurgico che si evidenzierà radiograficamente come idropneumotorace saccato e successivamente come opacamento dello spazio chirurgico. Dopo la XIV giornata inizia il progressivo riassorbimento di aria e liquido con obliterazione dello spazio anatomico post-chirurgico; il mediastino apparirà lievemente attratto verso il lato operato. L’obliterazione e la riduzione di volume dello spazio chirurgico si evidenzierà radiograficamente con un aspetto simile a quello di un collasso lobare (Fig. 7). Un particolare tipo di lobectomia è la cosiddetta sleeve lobectomy in cui l’asportazione di un lobo polmonare si associa a resezione ed anastomosi delle vie aeree; si tratta di interventi che servono per evitare la pneumonectomia in pazienti in cui un tumore centrale abbia infiltrato, oltre ad un bronco lobare, anche un bronco principale [20]. L’intervento prevede la resezione del bronco principale a monte della lesione con successiva anastomosi termino-terminale tra il bronco principale stesso ed il bronco lobare non coinvolto da patologia. Possono essere effettuati diversi tipi di resezione tra cui la più frequente è la sleeve lobectomy superiore destra in cui viene asportato il lobo superiore destro, resecato il bronco principale omolaterale e anastomizzato con il bronco intermedio. La double sleeve resection o resezione broncovascolare viene effettuata per evitare la pneumonectomia quando la neoplasia infiltra, oltre che un bronco principale, anche l’arteria polmonare per cui si effettua una doppia anastomosi bronchiale e vascolare (Fig. 8) [21]. Le complicanze post-chirurgiche tipicamente correlate agli interventi di lobectomia o di sleeve resections sono rappresentate dall’atelettasia, dalla deiscenza anastomotica, dalla stenosi anastomotica e dalla torsione lobare. L’atelettasia è una complicanza frequente negli interventi di lobectomia ed è dovuta ad accumulo di secrezioni o a mancata riespansione dei lobi residui [10]. Si è detto che, b Fig. 7a,b Paziente sottoposta a lobectomia superiore sinistra. a La radiografia del torace in proiezione frontale documenta riduzione di volume dell’emitorace sinistro con lieve attrazione omolaterale del mediastino. b Nella proiezione laterale è visibile un’opacità a margine posteriore scissurale con aspetto sovrapponibile a quello di un collasso del lobo superiore sinistro. Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a S53 b Fig. 8a,b Paziente di anni 68 sottoposta a sleeve lobectomy superiore sinistra con anastomosi vascolare. a La ricostruzione TC delle vie aeree evidenzia l’anastomosi termino-terminale tra il bronco principale sinistro ed il bronco lobare inferiore omolaterale (freccia); è presente una stenosi a livello dell’origine del bronco segmentario apicale del lobo inferiore (testa di freccia). b La ricostruzione TC mirata alla valutazione delle strutture vascolari dimostra una stenosi dell’anastomosi vascolare tra l’arteria principale sinistra e il ramo lobare inferiore. dopo una lobectomia, il polmone residuo tende ad espandersi rapidamente e le strutture mediastiniche appaiono in asse o sono lievemente deviate verso il lato operato; una dislocazione delle strutture mediastiniche verso il lato operato associata alla presenza di un’opacità omogenea a disposizione lobare o segmentaria è fortemente suggestiva di atelettasia nel polmone residuo. È opportuno che il radiologo segnali la presenza di aree atelettasiche in quanto queste possono andare incontro a complicanze infettive; l’alterazione in genere si risolve dopo broncoaspirazione [1, 10]. La deiscenza anastomotica si verifica più frequentemente negli interventi di sleeve lobectomy per i quali viene riportata un’incidenza di tale complicanza superiore al 6%; nella maggior parte dei casi tale complicanza è conseguente ad un’ischemia della parete bronchiale soprattutto quando sia stata effettuata una linfoadenectomia estesa. Sul radiogramma del torace la deiscenza anastomotica viene sospettata in caso di air leak persistente ossia quando uno pneumotorace, uno pneumomediastino o un enfisema mediastinico persistano oltre i tempi attesi (Fig. 9a,b) o quando si verifichi un aumento dei livelli idro-aerei nello spazio chirurgico [10]. I segni TC della deiscenza anastomotica sono stati riportati da Semenkovich et al. [22] in uno studio su 21 pazienti nei quali tale complicanza è stata confermata alla broncoscopia. Il segno TC più sensibile e specifico è rappresentato da una soluzione di continuità della parete bronchiale (Fig. 9c,d); la presenza di una raccolta aerea perianastomotica è risultata essere un segno ugualmente sensibile anche se meno specifico. La stenosi anastomotica è una complicanza frequente negli interventi di sleeve lobectomy per i quali viene riportata un’incidenza maggiore del 18%–20% [20, 21]. Tale complicanza può manifestarsi sia in fase precoce, nella maggior parte dei casi dovuta ad accumulo di secrezioni nella sede dell’anastomosi, sia in fase tardiva ed è principalmente causata da una reazione cicatriziale perianastomotica o da reci- diva di malattia. Nel primo caso la broncoscopia con broncoaspirazione è sufficiente per la ricanalizzazione della via aerea mentre nel secondo caso la stenosi dovrà essere trattata con posizionamento di stent o con laserterapia. L’esame TC effettuato con scansioni sottili e completato con ricostruzioni mirate allo studio delle vie aeree consente di identificare la presenza, l’entità e la severità della stenosi e di valutare la risposta al trattamento (Fig. 10). La torsione lobare si verifica in seguito a rotazione, generalmente di 180º, del lobo adiacente a quello asportato chirurgicamente con conseguente torsione delle strutture ilari ed in particolare delle vene polmonari che determina una stasi venosa, edema interstiziale, essudazione alveolare e successivo infarto emorragico nel lobo coinvolto [23]. È una complicanza severa caratterizzata clinicamente da segni progressivi di shock, sepsi e deterioramento delle condizioni generali del paziente con rapida evoluzione verso l’exitus a meno che sia tempestivamente riconosciuta e trattata chirurgicamente con asportazione del lobo [10]. Sul radiogramma del torace post-operatorio tale complicanza può essere sospettata in presenza di un’opacità parenchimale a rapida insorgenza e con distribuzione lobare associata ad aumento di volume del lobo coinvolto. I segni TC della torsione lobare sono rappresentati da un rapido e progressivo aumento di volume del lobo che mostra nel suo contesto aree di consolidazione con scarso enhancement associate ad ispessimento dei setti interlobari e dell’interstizio intralobulare; a livello ilare si documenta ostruzione dell’arteria polmonare principale e frequentemente anche del bronco lobare corrispondente (Fig. 11). È bene ricordare, infine, che i pazienti sottoposti a lobectomia possono andare incontro, oltre alle complicanze descritte, anche a quelle già riportate per la pneumonectomia sebbene con frequenza minore rispetto a quest’ultimo intervento. In particolare è possibile identificare complicanze nello spazio post-chirurgico come l’empiema, la fi- S54 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a c b d Fig. 9a Radiografia del torace effettuata in I giornata post-operatoria in paziente sottoposto ad intervento di sleeve lobectomy superiore destra. b La radiografia del torace effettuata in X giornata documenta marcato aumento dell’enfisema sottocutaneo. c,d Le scansioni TC mostrano la presenza di una raccolta aerea localizzata posteriormente alla carena (freccia nera in c) ed una comunicazione diretta tra la raccolta aerea ed il bronco principale destro (freccia nera in d). Da notare la presenza dei tubi di drenaggio (frecce bianche). stola bronco-pleurica e l’emotorace o complicanze nel polmone residuo omo e/o controlaterale come l’edema e la polmonite. Resezioni segmentarie e atipiche Il quadro radiografico apprezzabile nei pazienti sottoposti ad interventi di segmentectomia o resezione atipica è molto simile a quello post-lobectomia con qualche importante differenza dovuta al fatto che tali resezioni minori prevedono la sutura del parenchima polmonare ove non esiste una copertura della pleura viscerale. Ne consegue che un air leak post-operatorio dalla superficie parenchimale è praticamente sempre presente e spesso determina pneumotorace persistente per il quale è necessario lasciare il drenaggio per tempi prolungati [2]. Analogamente ai pazienti sottoposti a lo- bectomia, anche in questi casi il torace post-operatorio evidenzierà frequentemente aree di ipodiafania che rappresentano contusione e/o ipoventilazione parenchimale. Essendo resezioni minime esiste un minimo riallineamento del parenchima polmonare, per cui qualsiasi deviazione del mediastino verso il lato operato indica la presenza di un’atelettasia, che è la seconda complicanza più frequente associata a tali interventi [10]. Post-chirurgia cardiaca La radiografia del torace è un esame fondamentale nel valutare il decorso post-operatorio dei pazienti sottoposti ad interventi di cardiochirurgia per patologia cardiaca acquisita quali la rivascolarizzazione miocardica, la ricostruzione o Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a S55 b Fig. 10a,b Paziente di anni 68 sottoposto a sleeve lobectomy superiore destra con reimpianto del bronco intermedio sul bronco principale omolaterale. a La ricostruzione VRT delle vie aeree documenta una stenosi a livello dell’anastomosi bronchiale. b La ricostruzione VRT effettuata dopo trattamento con laser dimostra parziale risoluzione della stenosi anastomotica. a b c d Fig. 11a-d Paziente donna di anni 64 sottoposta ad intervento di lingulectomia e resezione atipica del lobo inferiore sinistro. a,b Le scansioni TC dimostrano la presenza di aree di iperdensità a vetro smerigliato e di consolidazione parenchimale nel lobo superiore sinistro associate ad ispessimento dei setti interlobulari (crazy paving). c,d Nelle immagini visualizzate con finestra per il mediastino l’arteria lobare superiore sinistra non è opacizzata ed è presente un trombo nella vena polmonare superiore sinistra a livello dello sbocco in atrio (freccia in d). Le alterazioni descritte sono compatibili con torsione lobare, diagnosi confermata al reintervento chirurgico. S56 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a b Fig. 12 a,b Radiogramma post-operatorio effettuato in paziente sottoposto ad intervento di sternotomia mediana, rivascolarizzazione miocardia e valvuloplastica mitralica. Da notare il corretto posizionamento del tubo endotracheale (freccia bianca in b), del catetere di Swan-Ganz con estremità nella sede del tronco comune delle arterie polmonari (freccia nera in b), dei tubi di drenaggio mediastinico e pericardio (teste di freccia in b), e dei tubi di drenaggio pleurico (frecce in a). Nel parenchima polmonare di destra si evidenziano delle opacità sostenute dalla patologia pneumoconiotica di cui il paziente era portatore. Da notare una modesta congestione più evidente in sede parailare sinistra. sostituzione valvolare ed il trapianto cardiaco. Indipendentemente dal tipo di intervento effettuato per il quale esistono valutazioni e complicanze post-operatorie differenti, la cui trattazione esula dallo scopo di questo intervento, il radiologo è tenuto ad analizzare alcuni aspetti nel radiogramma post-operatorio comuni a tutti gli interventi. Una radiografia del torace nella proiezione postero-anteriore e laterale effettuata pochi giorni prima dell’intervento chirurgico è fondamentale in quanto rappresenta lo standard per la valutazione preoperatoria del paziente; è consigliabile tuttavia effettuare un esame radiografico nella proiezione frontale in clinostatismo immediatamente prima dell’intervento cardiochirurgico da utilizzare come baseline per un confronto accurato con quelli che saranno i radiogrammi post-operatori effettuati in decubito supino [24]. Il primo radiogramma post-operatorio viene generalmente eseguito in sala operatoria o immediatamente dopo l’ingresso nel reparto di terapia intensiva cardiochirurgica. Durante il trasporto il paziente, ancora emodinamicamente instabile ed in ipotermia, è collegato a sistemi di monitoraggio e a devices che possono anche modificare la loro posizione corretta durante il movimento; compito principale del radiologo è pertanto quello di verificare la sede di tutti i mezzi di supporto il cui mal posizionamento potrebbe essere fonte di complicanze importanti per il paziente critico [2, 25]. Il tubo endotracheale (TE), che assicura il supporto ventilatorio al paziente, è inevitabilmente presente; l’estremità distale di un tubo endotracheale ben posizionato dovrebbe essere localizzata circa 3–7 cm cranialmente alla carena (Fig. 12). In caso di mancata visualizzazione della carena è opportuno ricordare che normalmente essa è situata all’altezza della V–VII vertebra dorsale nel 90% dei pazienti. Il malposizionamento più frequente è quello in cui l’estremità del TE è localizzata nel bronco principale destro per il suo decorso più verticale e tale localizzazione deve essere immediatamente riferita al clinico per evitare il collasso del polmone controlaterale; l’intubazione dell’esofago è difficile da riconoscere a meno che l’estremità del TE non si proietti caudalmente rispetto alla carena. Nel valutare la posizione del TE è opportuno considerare sempre anche la posizione del capo che, qualora flesso o ipereteso, può modificare proiettivamente la sede dell’estremità caudale del TE rispettivamente in senso caudale o craniale. Il catetere venoso centrale (CVC) è posizionato in tutti i pazienti per la misurazione della pressione venosa centrale e per la somministrazione di liquidi. L’estremità distale del CVC deve essere localizzata in vena cava superiore. Qualsiasi malposizionamento deve essere riferito al clinico compresa la sede più bassa in atrio destro; il posizionamento in atrio, infatti, sebbene permetta una corretta valutazione della pressione, determina un alto rischio di aritmie. Il catetere di Swan-Ganz viene utilizzato nei casi in cui sia necessario monitorizzare lo stato emodinamico del paziente e consente di misurare la pressione in arteria polmonare (PAP vn: sistolica 15–30 mmHg; diastolica 4–12 mmHg; media 9–16 mmHg) e la pressione capillare polmonare di incuneamento (PCWP vn: 8–12 mmHg); esso pertanto è un indicatore della pressione atriale sinistra e del volume telediastolico ventricolare sinistro ed è utile per differenziare un edema cardiogeno, in cui la pressione idrostati- Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 ca capillare è aumentata, da un edema non cardiogeno, in cui tale pressione rimane al di sotto dei 18 mmHg. Il catetere di Swan-Ganz viene solitamente introdotto dalla vena giugulare interna, raggiunge il cuore destro attraverso la vena cava superiore e termina in un’arteria polmonare principale. L’estremità distale del catetere non dovrebbe oltrepassare il tratto distale delle arterie polmonari principali o il tratto prossimale dell’arteria interlobare (Fig. 12). Nel radiogramma del torace in proiezione frontale l’estremità distale di tale catetere deve proiettarsi sempre all’interno dell’ombra mediastinica; localizzazioni più distali aumentano il rischio di trombosi e/o di rottura del vaso e conseguente emorragia. Il contropulsatore aortico o intra-aortic balloon pump (IABP) è un sistema di assistenza circolatoria temporanea, in grado di aumentare la velocità del flusso coronarico e diminuire l’afterload agendo così favorevolmente sull’apporto e la richiesta di ossigeno da parte del miocardio; esso inoltre aumenta la frequenza cardiaca in pazienti in shock cardiogeno. Il catetere viene generalmente inserito per via percutanea attraverso l’arteria femorale usando la tecnica di Seldinger e la sua punta è posizionata nel tratto prossimale dell’aorta discendente, pochi centimetri a valle dell’emergenza dell’arteria succlavia di sinistra e sopra l’emergenza delle arterie renali. Il corretto posizionamento può essere verificato sul radiogramma del torace individuando il marker radiopaco della punta del catetere all’altezza dell’arco posteriore della VI–VII costa di sinistra (Fig. 13). Una localizzazione distale deve essere segnalata per evitare il rischio di ostruzione dei vasi viscerali dell’aorta addominale, in particolare delle arterie renali, da parte del palloncino. Due o tre tubi di drenaggio mediastinico con bande radiopache sono comunemente introdotti attraverso l’incisione mediana. Uno o due tubi vengono posizionati anteriormente lungo la linea mediana al III medio del mediastino (proiettivamente all’altezza della VI–VII vertebra dorsale) (Fig. 12); il terzo tubo viene posizionato inferiormente verso sinistra per drenare lo spazio pericardio inferiore e postero-laterale. Uno o due tubi di drenaggio pleurico vengono inoltre introdotti attraverso l’incisione mediana e generalmente sul radiogramma frontale si proiettano in sede medio-toracica o basale (Fig. 12). In alcuni casi è possibile identificare sul radiogramma del torace dei fili metallici epicardici temporanei, che si proiettano in prossimità delle cavità cardiache di destra; si tratta di dispositivi che vengono utilizzati nel periodo perioperatorio per garantire una stimolazione cardiaca efficace qualora si verifichino instabilità elettriche o aritmie. La loro efficacia si riduce con il passare dei giorni dall’intervento per cui vengono successivamente rimossi alla dimissione del paziente. Qualora non si sfilino facilmente, per evitare pericolosi sanguinamenti, vengono sezionati e lasciati in se- S57 Fig. 13 Corretto posizionamento del contropulsatore aortico la cui estremità è apprezzabile nel tratto prossimale dell’aorta discendente, proiettivamente a livello dell’arco posteriore della VI costa sinistra. de per cui può capitare che siano identificati nei radiogrammi del torace effettuati anche a distanza di mesi o anni dall’intervento chirurgico; generalmente nella proiezione laterale vengono rappresentati come sottili immagini lineari radiopache apprezzabili lungo il profilo anteriore della base del cuore e nei tessuti molli adiacenti (Fig. 14). Il sondino naso-gastrico, infine, è sempre posizionato nell’immediato periodo post-operatorio per assicurare un adeguato drenaggio dei fluidi gastrici ed è radiograficamente visibile come una sottile banda radiopaca che attraversa il torace in posizione mediana o paramediana e termina a livello dello stomaco. Oltre al posizionamento dei devices di supporto è opportuno valutare altri aspetti del torace post-operatorio, cioè la ventilazione, il bilancio idrico e l’immagine cardiaca. Per quanto riguarda la ventilazione è opportuno distinguere tra un’ipoareazione polmonare e la presenza di aree di atelettasia o ipoventilazione. Nell’immediato post-operatorio in quasi tutti i pazienti si osserva una ridotta espansione polmonare dovuta al fatto che durante l’intervento cardiochirurgico i polmoni non sono ventilati per cui perdono una parte del loro volume normale chiamato capacità funzionale residua. La posizione supina contribuisce alla scarsa espansione polmonare [25, 26]. A ciò si aggiunge la presenza di aree di ipoventilazione parenchimale dovute per lo più a ristagno di secrezioni; i lobi polmonari inferiori, in particolare il sinistro, sono coinvolti con maggiore frequenza in quanto, in posizione supina, i segmenti posteriori dei lobi inferiori hanno un drenaggio più difficoltoso. Ne consegue che nel radiogramma frontale effettuato nelle prime due o tre giornate dopo un intervento di cardiochirurgia il quadro atteso sarà quello di polmoni scarsamente distesi, con aree di ipoventilazione parenchimale più frequenti alle basi e con emidiaframmi modicamente sollevati (Fig. 15). Tali altera- S58 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a b Fig. 14a,b Il radiogramma del torace in proiezione laterale documenta la presenza di fili epicardici sezionati nei tessuti molli della parete toracica anteriore in prossimità del margine antero-inferiore del cuore (frecce). Da notare come reperto collaterale la presenza di un frammento di tubo di drenaggio pericardico (teste di freccia). a b Fig. 15a Radiogramma del torace preoperatorio in proiezione frontale in clinostatismo. b Il radiogramma del torace nell’immediato post-operatorio, effettuato lo stesso giorno del radiogramma preoperatorio, dimostra aspetto lievemente ipoespanso dei polmoni con strie di ipoventialzione parenchimale, modesti segni di congestione e falda di versamento pleurico basale sinistro. zioni possono essere minime o assenti nei casi in cui il paziente sia sottoposto a ventilazione assistita con pressione positiva di fine espirazione (PEEP) che, ovviamente, incrementa l’espansione polmonare [26]. Oltre alla ventilazione polmonare, la valutazione del bilancio idrico e della funzione cardiocircolatoria costituiscono aspetti critici nel periodo post-operatorio; lo stato idrico del paziente è estremamente variabile e dipende dallo stato preoperatorio, dalla riuscita del trattamento chirurgico, dall’estensione del danno capillare e dalla quantità di fluidi somministrati per ottimizzare la pressione di riempimento cardiaca dopo il by-pass e per contrastare l’effetto vasodilatatore degli anestetici. Da ciò consegue che quasi tutti i pazienti nell’immediato post-operatorio presentano almeno un modesto edema interstiziale che può essere riscontrato nel radiogramma. Per quel che riguarda la valutazione radiografica dell’immagine cardiaca, essa va sempre effettuata mediante il confronto con il radiogramma preoperatorio al fine di identificare variazioni di forma o dimensioni che possano far ipotizzare complicanze importanti quali l’emorragia o il tamponamento. Per tale motivo, come si è detto, è auspicabile che venga effettuata una radiografia del torace in posizione supina immediata- Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 S59 mente prima dell’intervento chirurgico affinché sia possibile tale confronto [26]. Infine l’analisi del radiogramma postoperatorio prevede la valutazione delle cavità pleuriche: una minima falda di versamento può ritenersi normale in questa fase a causa dell’aumento generalizzato della permeabilità capillare mentre la presenza di pneumotorace, anche se di minima entità, va sempre segnalata per evitare il rischio di pneumotorace iperteso nei pazienti sottoposti a ventilazione assistita a pressione positiva. È bene ricordare che lo pneumotorace, specialmente se di modesta entità, può essere difficilmente riconosciuto nel radiogramma in posizione supina; segni indicativi sono l’aumento di profondità del seno costo-frenico laterale (deep sulcus sign), dovuto alla presenza di aria nel solco costo-frenico anteriore, l’iperdiafania basale e cardiaca, dovuta alla presenza di aria nel recesso antero-mediale, ed il segno del doppio diaframma, dovuto all’aria che circonda sia il domo diaframmatico che la sua inserzione anteriore. Uno pneumomediastino minimo è tutt’altro che occasionale e non riveste particolare importanza dato il recente intervento chirurgico. Tutte le alterazioni che abbiamo descritto e che sono comunemente riscontrabili nel radiogramma del torace effettuato nell’immediato post-operatorio tendono a risolversi nelle successive giornate quando il paziente recupera le sue normali funzioni respiratorie e diviene emodinamicamente stabile. Verso la III–IV giornata post-operatoria il paziente viene stubato ed i devices rimossi. Esistono numerose complicanze che possono verificarsi nel periodo post-operatorio; una delle più frequenti è la sindrome da bassa gittata che colpisce circa il 20% dei pazienti sottoposti ad intervento di by-pass coronarico [26]. Il quadro radiografico della sindrome da bassa gittata è variabile a seconda della causa: qualora essa sia secondaria ad ipovolemia con bassa pressione capillare di incuneamento il radiogramma del torace non mostrerà alterazioni significative; qualora invece sia dovuta ad altre cause che determinino un incremento della pressione capillare di incuneamento il radiogramma evidenzierà un edema polmonare progressivo di tipo interstiziale o alveolare (Fig. 16). Altra complicanza possibile associata ad interventi cardiochirurgici è rappresentata dal sanguinamento: un modesto sanguinamento evidenziabile dai tubi di drenaggio mediastinici è molto comune dopo interventi di by-pass o di sostituzione valvolare [2]. Fortunatamente emorragie importanti che rendono emodinamicamente instabile il paziente e richiedono un intervento di emostasi sono infrequenti con a Fig. 16a,b Paziente di 74 anni sottoposto a sternotomia mediana per rivascolarizzazione miocardia e sostituzione valvolare aortica. a La radiografia del torace mostra un edema polmonare in fase prevalentemente interstiziale, versamento pleurico bilaterale ed un marcato ingrandimento dell’immagine cardiaca. b Le immagini TC evidenziano raccolte a densità ematica in corrispondenza del mediastino anteriore ed dell’angolo cardio-frenico associate alla presenza di abbondante versamento pericardico. b S60 Radiol med (2010) 115[Suppl]:S45–S61 a b Fig. 17a,b Nelle immagini TC sul piano assiale si evidenzia deiscenza della sutura sternale con presenza di raccolte aeree tra i monconi e soluzione di continuo della cute e del tessuto sottocutaneo in corrispondenza della sternotomia. una prevalenza riportata del 1%–5% [2] e possono essere conseguenti sia a fattori meccanici, come il sanguinamento della sutura, sia a fattori non chirurgici quali effetti della terapia anticoagulante o a deficit piastrinico. Quando il sanguinamento è importante sul radiogramma del torace è possibile evidenziare uno slargamento del mediastino e dell’immagine cardiaca (Fig. 16). Altre possibili complicanze che possono verificarsi nell’immediato periodo postoperaratorio sono rappresentate dalla deiscenza della sutura sternale, che si verifica nel 2%–6% dei pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico (Fig. 17) o dalle compli- canze infettive, più frequenti dopo gli interventi di sostituzione valvolare e nei pazienti sottoposti a ventilazione assistita per un tempo maggiore delle prime 2–3 giornate postoperatorie [24]. L’identificazione radiografica di un’alterazione flogistico infettiva in questi pazienti può essere difficoltosa per la presenza di alterazioni emodinamiche concomitanti e per la presenza di aree atelettasiche che possono manifestarsi con quadri radiografici simili; in questi casi l’analisi retrospettiva di radiogrammi seriati e soprattutto la correlazione temporale con i dati clinico-laboratoristici, è fondamentale per la diagnosi. Bibliografia 1. Stephan F, Boucheseiche S, Hollande J et al (2000) Pulmonary complications following lung resection: a comprehensive analysis of incidence and possible risk factors. Chest 118:1263–1270 2. Goodman LR (1980) Postoperative chest radiograph: II. Alterations after major intrathoracic surgery. AJR Am J Roentgenol 134:803–813 3. Konen E, Yellin A, Greenberg I et al (2003) Complications of tracheal and thoracic surgery: the role of multisection helical CT and computerized reformations. Clin Radiol 58:341–350 4. 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