con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA ANNO ANNO XXIXV - n. - n. 3 1Dicembre - Marzo 2007 2013 di Puglia - Onlus Periodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001 Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002 G.V.V. A.I.C. ITALIA / Giornata Regionale - Selva di Fasano, 12 ottobre 2013 Evangelizzare la carità, servire i poveri a cura di Luisa Spinelli EDITORIALE fine novembre abbiamo avuto a Roma le elezioni A per il rinnovo del consiglio nazionale, dopo otto anni e mezzo abbiamo una nuova presidente nazionale, Paola Agnani, la regionale delle Marche. È abbastanza giovane e speriamo che abbia anche voglia di cose nuove. La vice presidente del nord è Gabriella Raschi della Liguria, la vice del centro è Antonella Fenu del Lazio e per il sud è stata riconfermata Rosalba Gargiulo. La nostra nuova presidente nazionale nella sua lettera per l’avvento ci dice “ Se vogliamo aprirci al futuro, dobbiamo accettare tutte le sfide che ci vengono dal nostro tempo e guardare alle nostre radici, trovare in esse la forza per un rinnovamento costante che genera coesione e fratellanza. Ripartire dalle radici vuol dire ripartire dalla nostra fede, unica spinta per una vera azione di carità. “ Come vincenziani dobbiamo essere alla ricerca della volontà di Dio nella nostra vita ed interpretare i segni del mondo per trovarla con l’aiuto dello Spirito, essere strumenti del Suo progetto di salvezza, con l’amore verso il prossimo, perché il piano di Dio per gli esseri umani è un piano d’amore, per cui non si può pensare partendo da questo progetto di avere nel mondo dei rivali. Con il desiderio di poter lavorare tutti insieme per raggiungere questo scopo auguro a tutti voi e alle vostre famiglie, pace, serenità e buona salute. Anna Maria Fedele l 12 ottobre 2013 si è svolta a ISilvana” Fasano presso l’Hotel “Sierra la Giornata Regionale dei G.V.V. Puglia. Come succede ogni volta le vincenziane, partendo con i pullman da varie località, arrivano con gioia ed entusiasmo per partecipare a una giornata di formazione ed anche per incontrare le amiche. I lavori sono iniziati con la preghiera di suor Rita (suora regionale). Subito dopo vi é stato il saluto della presidente regionale Annamaria Fedele che ci ha comunicato che parteciperemo a una grande festa: quella per i 50 anni di matrimonio di Lucia Tedesco. Successivamente Padre Biagio Falco ha detto che questa giornata di formazione sarebbe stata diversa dalle altre. Infatti ci ha divise in gruppi per lavorare in un modo differente e rendere fruttuosi i momenti trascorsi insieme. Il suo intervento è consistito nel formulare tre schede sulle cui risposte si deciderà e si costruirà il futuro della nostra associazione. Quindi ci ha provocato un pò: sì alla vita, no alla morte. Ci ha esortato a non piangerci addosso, a non lamentarci spesso dicendo che siamo poche, non ci sono nuove iscrizioni. Nessuno dovrebbe dire: io non posso, largo ai giovani. Ricordiamoci che il Signore ci ha scelti, chiamandoci a una vocazione, ci ha consacrati all’amore, alla carità. Dobbiamo perciò essere grati al Signore che ci ha dato in dono i poveri. Dobbiamo ringraziare il Signore per la fiducia che ci ha dato: servire i poveri è opera di Dio. “EVANGE-LIZZARE LA CARITÀ - SERVIRE I POVERI”. CONTINUA DA PAG. 2 Aspettando il Natale di Padre Giancarlo Passerini c.m. n questi giorni leggevo alcuni Irillac pensieri di santa Luisa de Mae uno di questi era una sua riflessione davanti al presepe. «La culla è il trono del regno della santa povertà. Ho desiderato tanto di esserci ammessa, perché questa povertà è la virtù più amata dal Re dei poveri, e lo fa vedere questo fatto, che, pur essendo in tutta la terra, Egli è riconosciuto solo da quelli che sono poveri in verità e semplicità. Per questo motivo manifesta la sua nascita con voci celesti, per assicurare che Dio stesso onora quello stato. Per partecipare a questa grazia, bisogna, come i pastori, corrispondere alle sante ispirazioni, senza indugio» (S. Luisa De Marillac – Scritti Spirituali, Ed CLV, pag. 835). Tra poco inizierà il tempo di Avvento in preparazione al Natale. Come Cristiani siamo chiamati a vivere nella vigilanza e nell’attesa. Oggi, questi due atteggiamenti sono quanto mai importanti: purtroppo viviamo un tempo in cui si dà tanta importanza all’immagine, alla bramosia di denaro, alla sete di potere, alla bellezza a tutti i costi, alla ricerca spasmodica di soddisfazioni, al rincorrere illusioni. Desideri a cui il Natale ha poco da dire. È vero che il Natale è indicato da grandi luminarie, accompagnato da doni abbondanti, ma rimane vero che il Natale è «un bambino avvolto in fasce, deposto in una mangiatoia» (Lc 2, 12) e che, se la memoria di questo bambino viene meno, il Natale diventa insipido, ha poco da dire. Ci viene dato in dono un bambino che non promette successo a nessuno dal momento che anche lui non ha avuto un grande successo. CONTINUA DA PAG. 2 2 PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Evangelizzare la carità, servire i poveri CONTINUA DA PAG. 1 Padre Biagio ci ha esortate a non proporci traguardi da raggiungere, a non affannarci inutilmente; é necessario stare insieme e partecipare alle adunanze, è come se Dio muovesse carboni accesi, e quando questi si spostano si ravviva la fiamma. Così le vincenziane sono infiammate dell’amore di Dio e dei poveri: il fuoco diventa più bello. Quindi ci ha parlato delle tre schede di lavoro sul cosa significhi essere volontario: 1) a livello personale; 2) a livello comunitario; 3)a livello operativo. Per quanto riguarda la prima scheda bisogna riflettere che non siamo sociologi o filantropi ma nel servire i poveri è necessario ispirarsi al Vangelo e al carisma vincenziano. Il gruppo cresce se mettiamo in comune il materiale in comune. Per quanto riguarda la seconda traccia riflettiamo su ciò che filodiretto con i G.V.V. A.I.C. Italia sez. Puglia ONLUS Periodico trimestrale di formazione e informazione Anno XXI - n. 3 Dicembre 2013 Responsabile Legale: Anna Maria Fedele Presidente Regionale G.V.V. Puglia Direttore: Nicola Simonetti filodiretto iscritto al n. 1525 presso il Tribunale di Bari in data 27/07/2001 Segretaria di Redazione: Lucia Tedesco Redazione: Via G. Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT) Tel./fax 0883.630735 [email protected] Hanno collaborato a questo numero: Anna Maria Fedele, Luisa Spinelli, P. Giancarlo Passerini, Marisa Caputo, Paola Ciriello, P. Javier Á Ivarez, M. Michela Nicolais, Egidio Chiarella, Mariella Muraglia, Marisa Carabellese, Pasquale Fallacara, Annalisa Graziano, Sandra Tanzarella, Anna Longo Massarelli, Maria Rosaria Rammazzo, Nicla La Ghezza, Carmela Mastrogiacomo, Mariatina Alò, Carmela Cagnetta, Maria Losavio, Anna Loliva, Teresa Cambione, Paola Agnani Morici Impaginazione grafica: Mario di Bitonto Stampa: Grafiche Del Negro Via Cairoli, 35 - Trinitapoli (BT) Tel. 0883.631097 - [email protected] È gradita la collaborazione di quanti sono interessati alle tematiche del periodico. La direzione si riserva il diritto insindacabile di scelta e correzione. Delle opinioni espresse in ciascun articolo risponde l’autore stesso. ha detto Papa Francesco: chiesa povera, sobria, tenera, misericordiosa. I nostri gruppi e le nostre riunioni diventano luoghi di relazioni positive, luoghi di ricerca della volontà di Dio, luoghi di maturazione umana, luoghi di reciproca stima e di corresponsabilità rispettando il peso di un ruolo o di un compito. Per quanto riguarda la terza traccia è necessario sapere dove andiamo, trovare come andarci, fare la “verifica”. Ci siamo divisi in gruppi e con le varie riflessioni sono stati compilati dei cartelloni che sono stati consegnati a padre Biagio e alla presidente regionale Annamaria Fedele. Successivamente saranno compilate delle sintesi che la presidente regionale distribuirà alle presidenti provinciali e così poi arriveranno a tutte le volontarie di base. Ci siamo poi recate in chiesa al “Trullo del Signore”. Qui vi é stata una bellissima festa per i cinquantanni di matrimonio di Aspettando il Natale CONTINUA DA PAG. 1 Per chi dunque è il Natale? Lo leggiamo al capitolo 2 di Luca: per i poveri, per quelli che sono e sanno della povertà della condizione umana. Un uomo nasce piccolo e indigente; e quando invecchia ritorna debole e indigente. In mezzo ci sono gli anni della maturità nei quali uno può illudersi di essere forte e potente. In realtà siamo e rimaniamo deboli, che lo si voglia o no. E varrebbe la pena confessarlo a noi stessi, anzitutto; poi, forse, anche agli altri. La persona efficiente si sperimenta incapace di guidare il figlio adolescente; di coltivare i suoi rapporti affettivi, si scopre schiavo Lucia Tedesco: la chiesa era addobbata con bellissime rose e sono stati distribuiti dei libricini della Messa con i nomi di Nunzio e Lucia. Dopo le letture fatte dalla presidente regionale Annamaria Fedele c’è stato il rinnovo delle promesse nuziali e la benedizione degli anelli. In questo momento Lucia era particolarmente emo- zionata. All’offertorio, i nipotini di Lucia hanno portato i doni all’altare. Dopo vi è stato il pranzo e sui tavoli c’erano i confetti degli sposi con un simpatico cuoricino. Molte le manifestazioni di affetto per Lucia che ha voluto condivere questo momento di gioia con la famiglia vicenziana. di invidie e pulsioni e meschinità che non riesce a dominare... L’uomo fisicamente perfetto e moralmente integro è un’idea bellissima che, però, non si vede incarnata da nessuno. La fragilità della condizione umana ci sta sopra la testa come una “spada di Damocle”. Perché non lo confessiamo? Perché dobbiamo dire a noi stessi di essere forti; e dobbiamo farlo credere agli altri. Eppure il figlio di Dio, facendosi uomo, si è fatto debole; non ha occupato una reggia, non si è cinto le tempie con una corona d’alloro, non ha impaurito nessuno mostrando la sua forza invincibile. Si è fatto debole perché non avessimo paura di riconoscerci deboli. L’affermazione della nostra forza tende inevitabilmente a dividerci, a metterci gli uni contro gli altri. Dove, invece, la debolezza dell’uomo è riconosciuta e confessata, lì può nascere molto più facilmente la solidarietà; ci si sente più vicini, si condivide meglio, ci si aiuta generosamente. In fondo, se il Figlio di Dio si è fatto piccolo, vuole dire che c’è “Redenzione” anche per le nostre piccolezze, c’è perdono per i nostri egoismi, c’è speranza nelle nostre delusioni. Per molti il Natale è un giorno di sofferenza acuta. Sanno che il Natale è festa, che la festa è gioia. E siccome, a motivo delle loro disgrazie, non riescono a gioire, si sentono quasi in colpa; proprio la festa degli altri rende ancora più acuta la percezione del male che ti opprime. E se, invece, riuscissero a capire che il Natale non è il dovere di sorridere; è invece Dio che si è fatto vicino alle nostre ferite perché non ne avessimo troppa paura; alla nostra debolezza, perché non ci sentissimo soli. Ci lamentiamo del mondo perché siamo lasciati soli e, nello stesso tempo, facciamo di tutto per allontanare gli altri. Perché il successo, per logica sua, rende solo; e così il potere e così la ricchezza. È la debolezza che accoglie volentieri gli altri e diventa per loro invito ad avvicinarsi. Solo attraverso la debolezza l’uomo può sentire la preziosità della tenerezza di Dio verso di lui. Come sono quindi vere le parole di Santa Luisa “…Egli è riconosciuto solo da quelli che sono poveri in verità e semplicità”. Quindi: buon Natale a chi è povero e sa di esserlo! Buon Natale anche a chi è ricco e s’illude di esserlo. PRIMO PIANO FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 3 Una giornata speciale di Marisa Caputo ome sempre ho il compito di organizzare e programmare C gli incontri regionali del GVV Puglia, compito che assolvo ogni volta con gioia ed entusiasmo, grazie all’esperienza acquisita prima con la nostra tanto amata Silvia Viterbo e poi con Lucia Tedesco che mi ha trasmesso l’entusiasmo dell’appartenenza vincenziana e la gioia di servire l’associazione curando i particolari, ma organizzare l’incontro regionale del 12 ottobre 2013 alla Selva di Fasano è stato per me motivo in più di piacevole complicità. Quando Lucia, in occasione del convegno regionale la cui data coincideva con la data del suo matrimonio, ha espresso il desiderio di festeggiare con tutte le volontarie di Puglia il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio, mi sono attivata con entusiasmo a trovare la sede idonea che potesse abbracciare i due eventi: il convegno e l’anniversario di matrimonio. Ho scelto come cornice dei due eventi la bella Selva di Fasano e come chiesa per la Celebrazione Eucaristica la parrocchia della Selva : il Trullo del Signore. Lucia si è raccomandata che tutto fosse fatto a sue spese e preparato nel segreto, per fare una piacevole sorpresa alle volontarie, al marito e ai figli. Grazie alla disponibilità della volontaria di Fasano, Anita, che ha messo in contatto Lucia con il Parroco, con il fiorario e con il fotografo, Lucia, anche se da lontano, ha organizzato tutto in maniera splendida. La sorpresa è riuscita ! Quando le volontarie, dopo la prima parte del convegno, si sono recate in chiesa per la celebrazione eucaristica, sono rimaste piacevolmente sorprese nel vedere la chiesa addobbata a festa con splendide composizioni di rose dalle tonalità che andavano dal rosa pallido al fuxia e i libretti per seguire la celebrazione del 50^ di Nunzio e Lucia disposti per ognuno sui banchi che riprendevano gli stessi colori dell’addobbo. Emozionante il momento del rinnovo della promessa matrimoniale e dello scambio degli anelli! Nunzio e Lucia si sono commossi e hanno ripetuto la promessa di amore con la voce rotta dal pianto. Indimenticabile l’offertorio preparato con amore e presentato all’altare dai figli presenti alla cerimonia e dai piccoli nipoti. Lucia ha coinvolto nella celebrazione anche le vincenziane riservando alle responsabili dei GVV di Puglia la lettura della Parola e delle preghiere dei fedeli. Tutte le volontarie, circa trecentocinquanta, hanno fatto da cornice agli sposi e hanno condiviso con loro l’emozione del momento gioiosamente sorprese di partecipare a questo evento, oggi così raro. Grande sorpresa poi al momento del pranzo, quando ogni volontaria ha trovato al suo posto un piccolo dono preparato dagli sposi il cui ricavato andava a finanziare progetti in Eritrea: un sacchetto di confetti dorati racchiuso in un magnete formato da due cuori intrecciati con la scritta: “Il magnetismo dell’Amore attrae i cuori e li unisce per sempre”. Dono dei GVV di Puglia agli “sposi”, la splendida torta che chiude il pranzo di ogni nostro incontro regionale, questa volta dedicata al cinquantesimo anniversario di matrimonio di Nunzio e Lucia che ho avuto cura di far preparare in maniera splendida con la scritta “Insieme per sempre”. Un pensiero che è stato graditissimo sia da parte delle volontarie che da parte degli “sposi”. Il momento del taglio della torta è stato fatto in un clima di festosa allegria, con foto, filmino, ecc., e non è mancato nemmeno il lancio del piccolo bouquet, preso al volo da una volontaria che fra alcuni anni festeggerà anch’essa il 50º anniversario di matrimonio. È bello condividere questi momenti importanti della vita di noi volontarie, ci fa sentire veramente parte di una grande famiglia, ci unisce e rafforza la nostra appartenenza. Grazie Lucia per averci regalato questo momento indimenticabile! Preghiera Signore Gesù, dinanzi ai percorsi difficili della vita, a quei percorsi che talora ci appaiono incomprensibili, pericolosi, insensati, donaci la grazia di saperti riconoscere e l’audacia di scoprirvi una intelligenza più profonda, capace di aprirci a una verità più piena. Allarga gli spazi del nostro cuore e fa che la novità frizzante del tuo vangelo non sia mai allo stretto nella nostra vita. Possa la nostra testimonianza coraggiosa di Volontarie Vincenziane essere per i fratelli più poveri la memoria di un amore grande, che rinnova la speranza e dà compimento e pienezza a ogni gioia umana. Insegnaci non solo a sognare, ma a realizzare i nostri sogni trasformando i nostri limiti in punti di forza! Se tu, infatti, non sei con noi e non ti fai compagno della nostra sofferenza, rischiamo di cedere allo sconforto, di sognare troppo o di non sognare più. Donaci la semplice audacia di presentarci davanti a Te con tutte le nostre difficoltà e di ritrovare il coraggio di osare una speranza forte e vera per noi e per i fratelli che serviamo. Signore Gesù, risorto dai morti e Signore della vita, donaci la memoria del cuore perché nemmeno le evidenze più schiaccianti delle tenebre ci convincano che tutto sia ormai perduto. Donaci di uscire ogni giorno incontro alla vita, rischiando anche su cammini temerari per non rinunciare mai alle speranze più belle. Quanta vita possono aprire “i nostri sì”… e quanta morte “i nostri no”. Nella precarietà generale dell’ora presente non disperi il nostro cuore, perché Tu sei con noi. La paura del domani non ci induca a dubitare della tua mano paterna e provvidente, perché Tu sei sempre con noi. Aiutaci, Signore, ad eliminare con coraggio tutto ciò che rischia di assorbire energie senza riuscire più a dare vita. Per intercessione di Vincenzo e Luisa, donaci di guardare in faccia ciò che è già morto, per aprirci a nuovi cammini di carità audace che sappia raggiungere il cuore e la vita dei nostri fratelli. O intensa Luce del mio Dio, vieni in mio aiuto, insegnami a parlare, aiutami a tacere, dirigimi nel camminare, arrestami per sostare presso di Te, affinchè ogni parola detta o taciuta, ogni passo fatto o respinto, tutto sia nella perfettavolontà di Dio. Tutti i tuoi caldi raggi, o Luce Divina, Spirito Santo, mi diano l’equilibrio dei Santi. 4 FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Una giornata da non dimenticare di Paola Ciriello stata veramente una bella È giornata la giornata regionale vissuta alla Selva di Fasano alla dimensione operativa. Prima traccia: livello personale il 12 ottobre 2013. L’incontro che ha visto radunati tutti i gruppi della regione in numero considerevole è stato organizzato in modo innovovativo sul tema della giornata “Volontariato Vincenziano: proposte e prospettive,10 gruppi, composti a caso da volontarie provenienti da Icona evangelica: prendere il largo e gettare le reti (luca 5,1-19). In ascolto di San Vincenzo: perseverare nel servizio ai poveri. Considerazione: coltivarsi nella vita spirituale nata (mt 20,1-16). In ascolto di San Vincenzo: la bellezza e la forza di stare insieme. Considerazione: ai nostri gruppi è richiesto di configurarsi come luoghi di relazioni positive,di confronto, di ricerca della volontà di Dio, di maturazione, dove ci si educa gioiosamente e generosamente alla corresponsabilità all’impegno al servizio. Esercizio: definire uno stile adeguato per le nostre riunioni, ricordando che i nostri gruppi sono franmmenti nei quali si riflette l’interezza della chiesa chiamata a rivelare l’amore trinitario nella dimensione della comunione fraterna e nel farsi prossimi per i poveri. ultimi, la generosità del dono di noi stessi, la passione di testimoni credibili perchè credenti. Partendo da queste tracce di riflessione i gruppi hanno cercato di evidenziare le ombre da correggere e le luci su cui lavorare e programmare quello che nel prossimo periodo sarà il nostro impegno di volontari. Nel pomeriggio 3 relatori hanno fatto sintesi degli interventi delle riflessioni e delle proposte che sono scaturite dal confronto La proposta innovativa,verifica e nel contempo proposta di cambiamento, è stata gradita da tutti i gruppi che si sono sentiti giustamente parte attiva nel contesto del convegno. La giornata è stata poi allietata in modo inaspettato dalla ricorrenza dell’anniversario di di matrimonio, 50 anni, di Lucia Tedesco e Nunzio Troiano che hanno voluto accomunarci ai loro figli e nipoti, come in una grande famiglia allargata nella gioia del festeggiamento di questa importante data della loro vita di sposi. Penso di poter, a nome di tutte noi, ringraziare Lucia e Nunzio per l’opportunità che ci hanno dato e per l’affetto per l’Associazione di cui facciamo parte, affetto che sento di poter ricambiare a nome di tutti. Auguriamo ancora loro tanti anni di vita coniugale serena circondati dall’amore di figli nipoti e sorelle e fratelli vincenziani. Terza traccia: i vignaioli infedeli (Marco 12,1-12) tutta la regione si sono confrontati sui punti di ombra e di luce del nostro servizio nel contesto delle diverse realtà territoriali Dopo un saluto della Presidente Annamaria Fedele e un momento di preghiera carico di spiritualità di suor Rita, Padre Biagio ha prima spiegato poi distribuito 3 tracce guida per una riflessione che, partendo dal livello personale di ciascuno e passando dal l’esperienza del gruppo di appartenenza, arriva 1. familiarizzare con il vangelo; 2. approfondire la conoscenza del carisma dei fondatori. Esercizio: tracciare un percorso individuale (quotidiano, settimanale, mensile) semplice e praticabile e tale da facilitare la nostra fedeltà. Seconda traccia: livello comunitario Icona evangelica: gli operai chiamati a varie ore della gior- In ascolto di San Vincenzo: sentimenti che deve nutrire chi visita il povero. Considerazione: nelle nostre mani il Signore ha consegnato un dono prezioso da donare a nostra volta: evangelizzare i poveri, annunciare il regno, infondere la speranza, il rischio e dimenticare le radici, perdere l’orizzonte, ignorare le esigenze della sequela che abbiamo scelto. Senza Cristo (Papa Francesco) la chiesa diventa un’azienda preoccupata solo da interessi tragicamente umani. Esercizio: definire uno stile adeguato perchè la nostra presenza esprima l’attenzione agli Per una riflessione di Andrea Panont no dopo l’altro, alcuni U amici vengono a cercare un perché, un valore, se mai ci fosse, in tutte le amarezze della vita. Di fronte alle situazioni quotidiane e inevitabili, e per tante altre circostanze che più o meno si assomigliano, trovo la risposta osservando ciò che accade ad un acino d’uva nel suo normale percorso dalla vigna alla cantina. Sarebbe un guaio grosso se nella vigna incontrassi un grappolo dorato che amasse farsi fotografare, accarezzare, ammirare…rispettare. Basta osservare come e quanto gli “manchi di rispetto” il suo agricoltore. Quando finalmente lo vede bello, ingiallito, rigonfio e maturo lo avvicina con la forbice e lo getta nel cesto a confondersi con gli altri. Dal cesto lo fa passare nel torchio buio che, prima ancora che accenni a lamentarsi o a pretendere “rispetto”, lo stritola senza “pietà”, liberandolo così da ogni tentazione di narcisismo che nasce dall’egoismo. In questo terribile momento della vita, il grappolo ha perso la sua fisionomia, la sua personalità, tutta la sua bellezza; si è sentito calpesta- to, torturato, dilaniato; in una parola non ha avvertito “nessun rispetto” da nessuno; nel preciso momento in cui ha perduto la dignità di grappolo, ha potuto diventare vino e rivelare a tutti che cosa significa beneficare l’umanità. Nel vangelo si parla di un grappolo che non poteva farsi “rispettare” dagli uomini: doveva inebriare l’umanità. FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 5 Scuola delle presidenti e vicepresidenti Regionali G.V.V. - Roma, 23 novembre 2013 Alle radici dell’identità vincenziana (“Senza di me non potete far nulla”, Gv. 15,5) di P. Javier Álvarez, CM ono contento di partecipare S con voi a questo incontro, che auguro sia molto ricco. Desidero dirvi anche che mi sento vostro fratello, anche se non vi conosco tutti personalmente. Mi sento vostro fratello perché apparteniamo tutti all’unica Famiglia Vincenziana. Come tutti ben sappiamo, San Vincenzo de’ Paoli diede inizio nella Chiesa ad una forma originale di vivere il vangelo, comune a sacerdoti (CM), Figlie della Carità e laici vincenziani (nei suoi diversi rami e movimenti). Pertanto, si tratta di un tema che ci riguarda tutti allo stesso modo in quanto Famiglia Vincenziana: consacrati e laici vincenziani. Dobbiamo dire, a onor del vero, che i laici furono sempre molto presenti nel percorso di vita di San Vincenzo, sin dall’inizio della sua ricerca. Infatti, la prima Confraternita della Carità fu avviata l’8 dicembre 1617. Inoltre, man mano che andava scoprendo il suo cammino e la sua spiritualità nella Chiesa, si rendeva sempre più conto dell’importanza dei laici nel suo progetto di missione e di carità. Oggi, nella Chiesa e nella società, la Famiglia Vincenziana è una grande famiglia, forse la seconda dal punto di vista numerico. In questa riflessione, intitolata Alle radici dell’identità vincenziana, vorrei proporvi i quattro nuclei centrali che articolano l’identità vincenziana. IL PRIMATO DI DIO Cioè, a Dio va assegnato il primo posto in assoluto, in modo chiaro e indiscutibile, non strumentale. Dar a Dio il primato significa lasciarsi interpellare da Lui, dargli il primo posto. Sappiamo che Vincenzo, per molti anni, passò il tempo ascoltando Dio, perché capì che Dio lo stava interrogando. Furono i primi 17 anni della sua ordinazione sacerdotale, dal 1600 fino al 1617. Il 1617 ha una grande importanza nella vita di San Vincenzo, perché segna il momento della sua conversione. E non si può dire che, prima della sua conversione, fosse un “sacerdote senz’anima”, come dice il P. Roman nella sua biografia. No, per niente. Aveva certamente interesse per i poveri: per esempio, sappia- mo che conobbe la Confraternita dell’Ospedale della Carità durante la sua seconda permanenza a Roma. Inoltre, visitò varie volte l’Ospedale della Carità di Parigi, al quale fece anche una donazione di 15.000 libbre nel 1611, anche se sembra che Vincenzo de’ Paoli fosse solo un intermediario nella donazione. Dobbiamo anche ricordare il suo lavoro di catechesi con i piccoli della casa dei Gondi e tra i contadini delle sue terre…, Era senza dubbio un buon sacerdote, tuttavia Dio non era il riferimento assoluto della sua vita. C’è un momento nel quale si arrende, si apre e si lascia interpellare da Lui. È il 1617. Da questo momento, le cose appaiono molto meglio riposizionate in Vincenzo. Egli sa, con certezza, che è arrivato dove è arrivato, non grazie alle sue forze, ma per opera di Dio. Vincenzo si sa perdonato, accolto, salvato, abitato da Dio Padre. Si sa “tempio dello Spirito santo”, “dimora di Dio”, come dice San Paolo. Henry Bremond ratifica questo primato di Dio in Vincenzo, quando dice che “non furono i poveri a portare Vincenzo a Dio, ma fu Dio che portò Vincenzo ai poveri”. Abbiamo bisogno di fare esperienza di Dio, come ebbe bisogno Vincenzo. L’esperienza di Dio ci porta a sentire Dio come Qualcuno che è vivo, che agisce, come Qualcuno che cammina al nostro ritmo. Quando si fa questa esperienza, automaticamente Dio appare al vertice dei valori della vita. L’esperienza di Dio ha molto a che fare con la preghiera. In fin dei conti, le due cose vanno insieme: senza la preghiera non è possibile fare l’esperienza di Dio nella nostra vita, né renderci conto che è Lui che dirige la storia. A sua volta, l’esperienza di Dio trova nella preghiera un mezzo per esprimersi. Perché, se non abbiamo questa esperienza di Dio, con quale forza sosterremo le nostre convinzioni più profonde, con che forza ameremo gli altri…? Più di 40 anni fa, il teologo Karl Rahner affermò, con acuta intuizione, che il cristiano del futuro dovrà essere un mistico, cioè “una persona capace di fare l’esperienza di Dio nella propria vita”. Altrimenti, gli sarà difficile essere cristiano. Se quest’affermazione, conosciuta e approvata da tutti, si riferisce ad ogni cristiano, a maggior ragione va applicata ai noi vincenziani. Non dimentichiamo una cosa fondamentale dentro questo primato di Dio: l’immagine di Dio che dobbiamo avere è l’immagine che appare nei vangeli. Com’è questa immagine? Dio familiare, vicino, pieno di tenerezza, che ha al centro del suo cuore i poveri. Questo fu il Dio di Vincenzo, e questo deve essere il nostro. Chiediamoci, pertanto, che immagine abbiamo di Dio. Al termine del suo pontificato, Giovanni Paolo II ripeteva costantemente ”non abbiate paura”. Molti si chiedevano il perché di tanta insistenza. Egli stesso lo spiegò in questo modo: perché i credenti stanno nella mano di Dio e, in essa, devono trovare una grande sicurezza, capiti quel che capiti. LA MEDIAZIONE DI GESÙ CRISTO Fu un altro dei pilastri della spiritualità di Vincenza ed è, di conseguenza, un altro elemento centrale della nostra spiritualità vincenziana. Ciò che Vincenzo sottolinea maggiormente della figura di Gesù Cristo è il mistero dell’incarnazione. Per cominciare. Possiamo dire che la grande differenza tra la fede cristiana ed altre confessioni è che Dio si è incarnato solo nella nostra confessione. Nessun altra religione professa questo nostro mistero dell’incarnazione. È San Paolo che spiega meglio di tutti questo mistero che tanto spesso Vincenzo contemplò nella sua meditazione: “Gesù Cristo - dice - pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana” (Fil 2. 6-7). Da parte sua l’evangelista Giovanni inizia il suo vangelo presentandoci “il Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Tutti i cristiani hanno in comune la sequela di Gesù Cristo: Di conseguenza, nessuno può dichiararsi cristiano fuori di Lui. Ora, ogni famiglia ha la sua forma peculiare di sequela del Signore. Da qui nasce la diversità e la molteplicità di carismi e spiritualità, che sono stati, sono e saranno nella Chiesa. Quali sono i tratti di Gesù Cristo che attirarono maggiormente l’attenzione di Vincenzo e attorno ai quali si sono strutturati il suo carisma e la sua spiritualità? I vincenziani dovrebbero riconoscerli per riprodurli nella propria vita o, secondo l’espressione dello stesso Vincenzo, per “rivestirsi di essi”. Sono questi tre: “Adoratore del Padre, Servitore del suo disegno di amore ed Evangelizzatore dei poveri”. 1. Cristo, “Adoratore del Padre” Vincenzo fu catturato da questo tratto di Gesù Cristo. Egli è “Adoratore del Padre” perché Gesù coltivò verso Dio suo Padre gli atteggiamenti di ammirazione, lode, dipendenza e fiducia. “Gesù aveva di suo Padre una così alta stima che gli rendeva omaggio in tutte le cose che aveva nella sua sacra persona e in tutto ciò che faceva…” . Da dove viene CONTINUA DA PAG. 6 6 FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 questa disposizione interiore di Gesù? Evidentemente non si può spiegare questo tratto di Gesù, “Adoratore del Padre”, né gli atteggiamenti a cui esso dà luogo, se non comprendiamo la sua intensa vita di preghiera. Questa era per Gesù Cristo più che il respiro della propria anima. In essa va scoprendo chi è Dio, chi è Lui, che relazione esiste tra Lui e suo Padre, qual è la missione che il Padre gli ha affidato. In definitiva, nella preghiera Gesù trova la grande risorsa per mantenere consapevolmente l’unità tra Dio Padre e Lui. Ed una intensa vita di preghiera dà alla persona un senso di Dio ed una profondità di sguardo che è impossibile acquisire con altre azioni, per quanto valide esse siano. E ‘la saggezza dei semplici, dei quali ci parlano i Vangeli (cfr. Mt 11, 25) e che ha a che fare con l’immagine di Dio Padre. Inoltre, Gesù era “Adoratore del Padre”, perché durante tutta la sua vita egli fu attento a compiere la Sua volontà. Molto spesso, Vincenzo enfatizza questa caratteristica. Basti, per ora, questa citazione: “Il Figlio di Dio non ha fatto nient’altro in terra che la volontà del Padre suo, per tutta la vita ha seguito le regole del suo divino Padre, anche quando non erano scritte, perché le conosceva prima di venire al mondo e si offrì di venire al mondo proprio per osservarle. E le osservò così perfettamente in tutte le cose, che non fece nulla più che ciò che sapeva conforme ad esse e gradito a Dio”. Quando Vincenzo parlava ai missionari e alle suore della necessità di compiere in tutto la volontà di Dio, pensava a Gesù Cristo, il cui cibo era “fare la volontà del Padre”. Qui un vincenziano può trovare l’esempio, il percorso e la motivazione più profonda. Imitare questo tratto di Gesù come “Adoratore del Padre” significa per un vincenziano due cose: primo, essere alla continua ricerca della volontà di Dio. “Signore, cosa vuoi da me in questa tappa concreta della mia vita, in questa particolare situazione? Cosa devo fare in questo momento, Signore, o come dovrei comportarmi?”. Queste sono le domande che spesso devono affiorare sulla labbra di ogni seguace di Vincenzo. Per scoprire la volontà di Dio, Vincenzo ci invita ad approfondire le Scritture, a seguire gli orientamenti della Chiesa e ad interpretare gli avvenimenti che accadono nel nostro mondo, che sono come segni di Dio. È ciò che oggi è indicato con l’espressione “segni dei tempi”. Vincenzo è stato un vero maestro nell’interpretare e vedere in essi la volontà di Dio. Ci propone anche il seguente metodo pratico per conoscere la volontà di Dio: davanti ad una domanda o ad una situazione difficile, quando non si sa facilmente quale dovrebbe essere il comportamento da mettere in atto, possiamo chiederci come Gesù avrebbe agito. Sicuramente, la risposta che diamo, ci dirà in che direzione va la volontà di Dio. Ora, però, non basta sapere qual è la volontà di Dio per essere “Adoratori del Padre”. Abbiamo bisogno, in seconda battuta, di approvare, accettare e compiere quanto è stato scoperto come la volontà di Dio. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7, 21). L’esempio di Gesù è chiaro e stimolante: la volontà di Dio lo portò persino a prendere su di sé la croce. Non è sempre facile afferrare e compiere la volontà di Dio. Ci vuole coraggio, “parresia”. Abbiamo biso- bisogno di Dio per costruire la società umana. L’uomo senza Dio diventa un essere alienato e vuoto. Solo quando possiede Dio si completa e si compie. Il disegno di Dio si completa quando la Sacra Scrittura dice che, all’interno dell’umanità, Dio ha una predilezione particolare per i suoi figli più bisognosi e per le situazioni più difficili . Se nel nostro mondo vediamo come i genitori naturali si occupano, con molto più interesse e intensità, dei loro bambini più bisognosi e meno dotati , come potrà non fare la stessa cosa Dio nostro Padre? Infatti, la Scrittura ci assicura che: “Se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro nei cieli…” ( Mt 11, 13) . San Vincenzo è affascinato quando Gesù si dice inviato ai poveri gno, insomma, dell’aiuto dello Spirito Santo. Nel titolo di questa conferenza ho citato Giovanni 15:5. Qui ci viene ricordato che senza di Lui non possiamo fare nulla, ma con Lui potremo fare molto. e agli oppressi. Certamente c’è in Gesù una specialissima e innegabile dedizione a coloro che vengono abitualmente emarginati dalla società: i miserabili, i peccatori, le prostitute, i bambini, i pubblicani disprezzati … “Gesù si dedicò ai poveri, ai ricchi solo di passaggio”, arrivò a dire San Vincenzo. Mai un leader così alto si dedicò a cose così basse . Mai nessuno così concentrato sulle cose spirituali ebbe tanta attenzione pere i problemi materiali del popolo. Questa dedizione all’umanità più umile e sporca, ha sconcertato i suoi contemporanei e i potenti di tutti i tempi . Questa predilezione, che vediamo messa in pratica, la si trova anche nella teoria . Quando Gesù dice che è il prossimo, dice che è colui che si trova nella sofferenza e nella miseria (cfr. Lc 10 , 29 ). Quando nomina i preferiti del suo regno, questi sono i poveri , gli afflitti, coloro che hanno fame, i perseguitati per la giustizia (cf. Lc 6 , 20 ). Questa tenerezza di Gesù per i poveri è qualcosa di inaudito tra i grandi leader della storia. A San Vincenzo non sfuggì questo sguardo misericordioso di Gesù Cristo. 2. Cristo come “Servitore del progetto amoroso del Padre” Il piano di Dio per l’umanità è un disegno di amore: Dio ha creato gli esseri umani per stabilire con loro un rapporto di amicizia (cfr. Gn 2 , 5-25) . Dopo il peccato, Dio stesso propone l’Alleanza perché l’uomo possa avere, ancora una volta, l’accesso a Dio (cfr. Es 19 ss). Poi viene la elezione del popolo di Israele, l’invio dei profeti, la venuta di Gesù Cristo ... Tutte queste e molte altre iniziative non hanno altro motivo di essere che la comunicazione di Dio con l’umanità, della quale non si può dimenticare. La S. Scrittura usa le immagini tanto vigorose ed evocative come quelle di una chioccia con i suoi pulcini o di un pastore che si prende cura del suo gregge (cfr. Sal 22). Così è Dio nei confronti dell’uomo che ha creato. A partire da questo “progetto d’amore” non si potrà mai pensare a Dio e all’essere umano come ad avversari o rivali: Dio ha creato l’uomo ed è determinato a renderlo felice. L’ uomo, da parte sua, ha 3. Cristo, “Evangelizzatore dei poveri” Vincenzo viene catturato da questa terza distintiva di Gesù Cristo. Quando Egli viene alla sinagoga di Nazareth, la prima cosa che fa è presentarsi in questo modo, applicando a sé il capitolo 61 di Isaia: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri” (Lc 4, 18). In tutti i Vangeli, questo breve discorso può essere qualificato come un vero “discorso programmatico”. L’intera vita di Gesù Cristo non sarà che una spiegazione di questo passo. San Vincenzo si sentì così penetrato da questa caratteristica di Gesù Cristo, ne fu così segnato, che sentiva ogni giorno di più il bisogno di fare ciò. Quando Vincenzo scoprì la situazione dei poveri contadini (totalmente abbandonati e ignoranti per quanto riguarda la conoscenza del messaggio evangelico) non riuscì più a contenere l’indicazione che lo Spirito Santo gli stava suggerendo. Da quel momento la sua vita cambiò rotta e si rivolse ad evangelizzare i poveri , proprio come il Figlio di Dio. Gesù Cristo, evangelizzatore dei poveri, non solo ha ispirato e ha segnato la sua spiritualità, ma ha anche orientato tutte le istituzioni fondate nel corso della sua vita. Ma che cosa significa “evangelizzare”? Vincenzo dice che “evangelizzare i poveri non vuol dire solo insegnare i misteri necessari alla salvezza, ma fare tutte le cose predette dai profeti per realizzare il Vangelo”. E, secondo lo stesso Gesù Cristo, evangelizzare è “predicare la buona novella ai poveri, guarire gli afflitti di cuore, proclamare la libertà ai prigionieri, dare la vista ai ciechi…” (Lc 4, 18-19 ). In altre parole, evangelizzare significa presentare il Vangelo in parole e gesti significativi, con opere concrete. È dare speranza alla gente che manca di essa, sia sul piano materiale che sul piano spirituale. E questo perché il Vangelo abbraccia tutta la persona. Gesù non è venuto a stabilire strane dicotomie tra corpo e spirito, ma a salvare in forma temporale ed eterna. Pertanto, il Vangelo e l’evangelizzazione riguardano il servizio corporale e spirituale ai poveri. Alcuni documenti della Chiesa, ad esempio l’esortazione apostolica Vita consecrata, parla dell’evangelizzazione in termini identici: “Servire i poveri, dice, è un atto di evangelizzazione e, allo stesso tempo, segno di autenticità evangelica” . Da quanto detto possiamo facilmente giungere a questa conclusione: qualsiasi servizio materiale, per quanto umile possa essere, non va visto solo come una testimonianza positiva in vista dell’evangelizzazione, ma come opera evangelizzatrice di prim’ordine, che rende attuale la salvezza di Gesù Cristo. Diventare evangelizzatori dei poveri, come lo furono Gesù Cristo e San Vincenzo, presuppone di lasciarsi raggiungere dall’amore di Dio, FORMA ZIONE lasciarsi bruciare dentro come se si trattasse di un fuoco. Usiamo questa immagine perché è San Vincenzo stesso che la usa spesso. Pertanto, se si vuole trasmettere con un minimo di coerenza la Buona Novella, dobbiamo prenderci cura del nostro viso, perché non si può dare una buona notizia (e un servizio ai poveri è una buona notizia in azione) con una faccia triste e amareggiata. Spesso i credenti sono stati accusati di vivere troppo ancorati nel “Venerdì Santo”. Non dimentichiamo che il Venerdì Santo porta alla Domenica di Pasqua. Questo è ciò che è definitivo, non quello. La tristezza prolungata rifiuta, in pratica, la risurrezione di Gesù Cristo; invece la gioia spontanea del mistero della Redenzione aggiunge colore e brillantezza alla vita. Quando diciamo che, come vincenziani, dobbiamo curare il nostro viso, in realtà diciamo che dobbiamo curare la fede. Questo è il volto dello spirito, il segno distintivo dell’evangelista. L’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi ha detto chiaramente che l’uomo contemporaneo ascolta più i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni di ciò che vivono all’interno. LA PASSIONE PER IL MONDO E PER I POVERI A partire dal primato di Dio e della sequela di Gesù Cristo Vincenzo de Paoli incorpora nella sua spiritualità ciò che vi è di più originale in essa, rispetto ad altre spiritualità del suo tempo: i poveri. Penso che il film su Monsieur Vincent di Jean Arnouilh ci avvicina alla possibile esperienza dei poveri che fece San Vincenzo e che lo portò a ripetere, con tanta forza e convinzione, che Dio si identifica con i poveri e che questo porta a Dio. A un certo punto del film, la telecamera indugia per alcuni secondi sugli occhi di Vincenzo. È un primo piano. Il suo sguardo è fisso, perso, senza concentrarsi su un punto particolare. Le sue mani sono raccolte. Tutto indica che è molto concentrato su un certo pensiero o una certa esperienza interiore. All’improvviso le sue labbra si aprono delicatamente e a malapena si coglie questa frase: “Perdono, Signore, perdono, non lo sapevo” San Vincenzo ha appena fatto la grande scoperta che ha trasformato la sua vita. Ora comprendeva molto profondamente e molto chiaramente il capitolo 25 di Matteo: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei miei più piccoli , l’avete fatto a me”. Naturalmente Vincenzo conosceva questo passo e lo aveva meditato molte volte, ma è in quel momento che gli diventa particolarmente chiaro, con una profondità e un senso completamente nuovi. Fu una folgorazione che lo colpì personalmente e a partire da essa cominciò a vedere la vita in modo diverso. Se Gesù FILODIRETTO Anno XX n. 3 dicembre 2012 Cristo si identifica con i poveri , significa che nel servire loro e lavorare con loro, si può incontrare Dio. Così pensò San Vicenzo. E questa semplice conclusione lo ha portato a iniziare nella Chiesa una spiritualità che integri azione e contemplazione. Niente di meglio, per capire il cuore della spiritualità vincenziana, che quella famosa leggenda che ha lasciato Albert Camus: San Demetrio “aveva un appuntamento con Dio stesso in persona e si affrettava per arrivare all’appuntamento quando incontrò un agricoltore che aveva il carro incastrato. Allora San Demetrio lo aiutò. Il fango era denso e la buca profonda. Dovette lottare per un’ora. E quando finì, San Demetrio corse all’appuntamento. Ma Dio non c’era più”. E Camus concluse: “Ci sarà sempre chi arriva in ritardo agli appuntamenti con Dio, perché ci sono troppi carri nel pantano e troppi fratelli da aiutare”. Vincenzo, come se avesse saputo in anticipo la lamentela del famoso premio Nobel, disse alle Figlie della Carità: “Se fosse volontà di Dio che doveste assistere ad un malato in giorno di domenica, invece di andare all’Eucaristia, anche se d’obbligo, dovreste farlo. Questo si chiama lasciare Dio per Dio” (IX, 725). “Lasciare Dio per Dio”. Con questa frase immortale Vincenzo risponde a Camus. Per Vincenzo non arriverà mai in ritardo all’appuntamento con Dio, che si ferma a tirar fuori un carro da un solco. “Lasciare Dio per Dio non significa lasciare Dio” (IX, 297). Che cosa significa questo per un seguace di Vincenzo? Che si incontra con Dio quando si va in cappella, quando partecipa all’Eucaristia, quando prega. Ma si incontra con Dio anche quando fa qualche servizio alle persone bisognose. Per Vincenzo e per noi, la preghiera e l’azione non sono azioni completamente diverse. Entrambe hanno il denominatore comune della presenza di Dio. Abbiamo bisogno, però, di agire e vivere con la convinzione e la freschezza che ci dà Matteo 25: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei miei più piccoli, l’avete fatto a me”. LA ORGANIZZAZIONE DELLA CARITÀ Non si può essere con i poveri senza, allo stesso tempo, lottare contro la povertà e le cause che la provocano. Purtroppo, questa verità lapalissiana è stata ed è troppo spesso dimenticata dai cristiani. Questa negligenza equivale per Vicenzo a smettere di essere cristiani: “Vedere qualcuno che soffre - ha scritto Vincenzo - e non partecipare con lui alla sua miseria, è come essere cristiani dipinti, non avere umanità, essere peggio delle bestie”. Così chiaro e forte. E lui, che è uno dei pochi santi che hanno avuto il senso della realtà eco- nomiche e dell’efficacia organizzativa, mette in moto tutto un sistema completo di azione sociale, che ancora oggi a molti sembra rivoluzionario. Questo piano di carità comprende tre aree: • Cominciò con l’azione assistenziale. Sollecitato dalla malattia, la fame, la disoccupazione, la guerra, l’abbandono persistente. Un’azione che non sparirà più dalla sua vita, dal suo messaggio, né delle istituzioni da lui fondate. Organizza, durante la Guerra dei Trent’anni e quella delle due fronde, una vasta rete di raccolta, conservazione e distribuzione degli aiuti che arrivano alla maggior parte della Francia. • Non si ferma a questo primo livello. Come è naturale ed inevitabile, lo completa con il secondo, l’azione promozionale. Con essa cerca di fornire i mezzi perché i poveri, personalmente e collettivamente, siano protagonisti della propria crescita umana e cristiana. “Non appena uno abbia un po’ di forza per lavorare, sarà necessario acquistare alcuni strumenti conformi alla sua professione, ma senza dargli di più. Le elemosine non sono per coloro che possono lavorare”. Così pensa e si esprime Vincenzo. Questa azione promozionale agisce sulle cause della povertà diffusa in diversi settori della società. E dura fino a quando essi saranno in grado di tirarsi fuori dalla loro situazione. In termini generali, questo è ciò a cui si tende oggi, quando si vuol lavorare per i poveri con la metodologia del “cambiamento sistemico”. • Ma la realizzazione del suo vasto piano sociale comprende un terzo livello: la denuncia profetica dell’ingiustizia. Comprende che il cristiano, spinto dall’amore di Cristo e dei suoi fratelli, non solo deve essere giusto. È anche necessario impegnarsi nella lotta per la giustizia, come espressione di carità. Chiunque si avvicina, senza pregiudizi, alla vita di Vincenzo troverà una quantità enorme di parole, atteggiamenti e scelte, con le quali cerca di impedire alla società di continuare ad essere una macchina che produce poveri. Per questo si compiace nel presentare come modello Suor Gio- 7 vanna Dalmagne che “rendendosi conto che alcune persone ricche sono state esentate dalle tasse, per sovraccaricarne i poveri, disse loro liberamente che era contro la giustizia e che Dio li avrebbe giudicati di questi abusi”. Vincenzo stesso non esita a lanciarsi in politica in una situazione nella quale il primo ministro, Mazzarino, è la causa della sofferenza del popolo. Per questo va a SaintGermain-en-Laye, dove si trova, per dirgli, come aveva detto anche alla regina, di sospendere il blocco degli alimenti cui era sottoposto il popolo di Parigi. E due anni e mezzo dopo, scrive allo stesso Mazzarino per dirgli, senza mezzi termini, di allontanarsi dal regno. E questo perché ritiene che egli sia la causa principale della sofferenza del popolo. Questa azione politica gli costò un esilio di sei mesi fuori da Parigi, come pure la rinuncia al Consiglio di Coscienza. Egli sa che il servizio dei poveri ha sempre i suoi rischi. CONCLUSIONE Per concludere, torno nuovamente al titolo di questa conferenza: “Alle radici dell’identità vincenziana”. “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Quando ci si avvicina alle radici della nostra spiritualità, come abbiamo fatto oggi, ci si rende immediatamente conto che si sta avvicinando al cuore stesso del Vangelo e che, inoltre, questa spiritualità non ci chiude in un mondo a se stante o in un mondo strano, ma ci getta dentro la vita, in mezzo alle persone. I due punti di vista sono certi. Noi vincenziani siamo persone e cristiani che ascoltano il Vangelo, sappiamo chi ci sta dietro a sostenerci e poi ci apriamo alla gente. Ci lasciamo facilmente coinvolgere dalla compassione, quando vediamo la gente soffre. Questa è la nostra spiritualità e il nostro modo di vivere il Vangelo nella Chiesa. Allo stesso tempo, siamo consapevoli della nostra debolezza. Per questo sottoscriviamo in pieno la frase evangelica “senza di me non potete far nulla”. Ora, con Lui siamo sicuri che possiamo fare qualcosa. Questo è il nostro segreto. 8 FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Cinque pilastri per una teologia della donna a cura di M. Michela Nicolais Cinque parole, per cinque donne che “rileggono” le frasi pronunciate dal Papa a Rio sulla questione femminile, definita una priorità da affrontare all’interno della più generale riforma della Chiesa. ertilità, partecipazione, sinodalità, reciprocità e condiFvisione. Cinque parole, per cinque donne che “rileggono” le parole pronunciate dal Papa, nel viaggio di ritorno da Rio, sulla questione femminile, definita una priorità da affrontare all’interno della più generale riforma della Chiesa. “Una Chiesa senza le donne è come il collegio senza Maria. E la Madonna è più importante degli apostoli”, ha detto Papa Francesco conversando in aereo con i giornalisti: “Credo non ab- raffia alle parole del Papa sulle donne. A Rio, secondo la storica, Papa Francesco ha insistito soprattutto sul concetto di “fertilità”, declinato ad amplissimo raggio. “Anche in altri momenti - ricorda Scaraffia - il Papa ha detto che una Chiesa senza le donne non è fertile, ma la chiarezza degli accenti usati a Rio rimanda all’idea che in base a questa fertilità la donna, nella Chiesa, possa produrre idee, proposte. Può essere la fonte di quel rinnovamento che Papa Francesco invoca sempre e che è così biamo ancora fatto una profonda teologia della donna nella Chiesa. Non dev’essere solo lavoratrice, mamma. Così è limitata, né fare solo la chierichetta, c’è di più! Sull’ordinazione delle donne, la Chiesa ha detto no, Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva. Ma ricordiamo che la donna nella Chiesa è più importante di vescovi e preti”. Fertilità. “Sono entusiasta”: è il commento di Lucetta Sca- difficile da suscitare”. In questo senso, c’è continuità con il suo predecessore: “Anche Benedetto XVI - precisa Scaraffia - era molto attento alla questione femminile all’interno della Chiesa. Con Papa Francesco, si è fatto un passo concreto verso la partecipazione delle donne alle scelte fondamentali per il futuro, anche come presenza capace di guidare la Chiesa a livello di leadership”. Partecipazione. “È la prima volta che un Papa pone il problema della necessità di un ripensamento della presenza femminile all’interno della Chiesa”. A sottolinearlo è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, che mette l’accento sulla parola “partecipazione” e ringrazia Papa Francesco “per aver aperto questo spiraglio”. “Quando il Papa dice che la donna non è solo lavoratrice e non è solo madre - spiega - mette l’accento sul fatto che la questione femminile non si può impostare solo ‘ad extra’, ma prima di tutto va impostata ‘ad intra’, e pone con forza la necessità di rifare una teologia della donna”. Papa Francesco, in altre parole, “vede che questa assenza della donna nella Chiesa è un segnale di non evangelicità. Maria c’era nella storia della Chiesa: come mai è scomparsa? Dov’è oggi Maria nella Chiesa?”, si chiede il Papa. Sulla linea della “Lettera alle donne” di Giovanni Paolo II, e delle intuizioni di Benedetto XVI, che “aveva già detto che Maria è ‘più’ degli apostoli”, il Papa pone “la questione dell’esclusione, di fatto, delle donne dalla vita della Chiesa, pur senza dare risposte - ma incaricando una Commissione di farlo - sui modi concreti dell’esercizio di questa partecipazione”. Sinodalità. Inquadrare anche la questione femminile all’interno della più generale, e urgente, riforma della Chiesa: è il suggerimento della teologa Cettina Militello, secondo la quale “c’è molta attesa che Papa Francesco metta in atto la riforma della Chiesa: il modo in cui si affronterà la questione femminile, verrà di conseguenza”. Per l’esperta, anche la questione del ruolo della donna va inquadrata all’interno della “sinodalità”: “Nella Chiesa - osserva - va realizzata la sinodalità effettiva, che riguarda l’episcopato, le Chiese locali, la riattivazione dei meccanismi dell’organizzazione ecclesiale, tutte questioni ferme ormai da circa 25 anni”. Reciprocità. “I cattolici non devono lasciare gli studi di genere in mano ai fautori di un’antropologia costruttivista per cui il dato biologico non conta, e il ‘genere’ è frutto solo della cultura - ma al contrario riappropriarsene per rivalutare la categoria della reciprocità tra uomo e donna come modello per la relazione di genere”. Chiara Giaccardi, docente di sociologia della comunicazione all’Università Cattolica, definisce “quanto mai opportune” le affermazioni di Papa Francesco sulla donna, che da Rio possono contribuire a “rilanciare gli studi di genere a partire da una prospettiva cattolica”. Per l’esperta, si può partire proprio “dalla pluralità e dalla bellezza delle figure femminile presenti nel Vangelo, del quale il Papa ha richiamato l’importanza e che possono costituire la base per elaborare una teologia che rivisiti il ruolo femminile nella comunità ecclesiale”. Condivisione. “Serve una profonda teologia della donna nella Chiesa”. Così Paola Ricci Sindoni, docente di filosofia morale all’Università di Messina, sintetizza il pensiero del Papa, con il quale “non si può che concordare, visto che la complessa tematica della questione femminile in ambito ecclesiale è stata affrontata, con rarissime eccezioni, solo dalle teologhe donne. Che hanno offerto dei contributi interessanti, ma che non hanno avuto ancora l’opportunità storica di confrontarsi sul tema con i colleghi maschi, per dare vita a una profonda teologia, che sia espressione di tutti, uomini e donne”. È questo, per la filosofa, “uno dei motivi della scarsa incidenza, ancora, di una riflessione approfondita e condivisa nella Chiesa sulla questione femminile”. I suggerimenti di Lucetta Scaraffia (fertilità), Giulia Paola Di Nicola (partecipazione), Cettina Militello (sinodalità), Chiara Giaccardi (reciprocità), Paola Ricci Sindoni (condivisione). FORMA ZIONE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 9 La Madonna, nel disegno divino, è l'opera nella quale non si riscontra alcuna imperfezione di Egidio Chiarella iamo innamorati di Maria? Oggi, mentre ricordiamo S l’immacolato concepimento della Madre di Dio, come si pone la società dinnanzi a questo grande mistero? È consapevole che donarsi e affidarsi alla Madonna rappresenta lo scudo necessario per non essere inghiottiti nelle sabbie mobili del relativismo accattivante e imbevuto da una falsa centralità dell’uomo? In questo nostro tempo purtroppo si è persa la dimensione soprannaturale, scivolando in un buonismo di facciata che salva le apparenze, ma lascia intatto l’inquinamento interiore. La catechesi avviata in questi giorni dal teologo e pastore, Mons. Costantino Di Bruno, che spesso mi pregio di citare nelle mie riflessioni e di cui oggi ne riporto, in toto, il pensiero su Maria, ci sta guidando su un percorso che porta a non vergognarsi dal vangelo, per non cadere nell’ipocrisia del credente a gettoni! Eppure della Madonna si parla poco o ci si vergogna di farlo! La citiamo di certo e di solito nelle ricorrenze, in alcuni momenti sacri o incontri ad hoc e poi? Si preferisce il linguaggio corrente, magari figlio dell’immoralità, della superficialità, dell’esteriorità e dell’ipocrisia, di cui nessuno però si vergogna! Papa Francesco dal primo suo saluto al mondo si è affidato alle Sue cure e ha alzato gli occhi al cielo, per chiedere protezione lungo il suo nuovo e difficile cammino di Vicario di Cristo. L’ha poi invocata per la pace in ogni angolo del mondo, al di là del censo, della razza, della religione, della posizione sociale. Questo Papa è di Maria! Ogni fedele e devoto figlio della Vergine Maria, con una antica invocazione, così si rivolge alla Madre celeste: “Dignare me laudare te, Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos”. “Rendimi degno di lodare te, Vergine santa. Dammi la forza contro i tuoi nemici”. Mons. Di Bruno scrive che nessun uomo sulla terra è capace di celebrare degnamente le lodi della Vergine Maria. Tutte le parole umane, le frasi più nobili, i concetti più elevati e profondi sono sempre inadeguati. La Vergine Maria è infinitamente oltre ogni nostro pensiero, ogni nostra formulazione di lode, ogni nostra concettualizzazione dell’altissimo mistero che il Padre nostro celeste ha voluto e vuole realizzare attraverso di lei, la Donna grandissima per la sua umiltà. Solo lo Spirito Santo può cantare in pienezza di verità le lodi della sua Mistica Sposa, della vera Figlia del Padre, della Madre del Verbo della vita. Lui però ha nascosto tutto nel suo cuore, ha sigillato il mistero della Madre di Dio. Solo di volta in volta dona qualche goccia di conoscenza e di sapienza, perché mai ci abituiamo alla grandezza della Madre celeste. La Vergine Maria, sottolinea ancora il sacerdote, dovrà essere sempre più nuova ai nostri occhi, sempre più vera, sempre più immersa nel mistero, sempre più eccelsa ed elevata, sempre più facente parte in modo unico della mistero della redenzione. Così agendo ci dona la gioia di scoprire sempre cose nuove sulla Madre di Dio, cose inimmaginabili, impensabili anche per la fantasia più fantasiosa. Questa grazia dobbiamo chiederla sempre ugualmente alla Vergine Maria. Lodare degnamente la Vergine Santa è pura grazia di Dio. Lui ha pensato e fatto così la Madre del suo Divin Figlio. Lui deve concederci la sapienza, la saggezza, l‘intelligenza per comprendere la bellezza del suo Capolavoro. Il teologo, assistente centrale del Movimento Apostolico, afferma che la Vergine Maria è il vero Capolavoro di Dio. È lo splendore della sua creazione. È l’ideale perfettissimo di ogni opera del Padre. È opera così unica, così originale, così speciale, così particolare che anche se volesse, non ne potrebbe creare una simile. Maria è l’unicità di Dio. La sua immagina esatta. In Lei può rispecchiarsi quasi per intero. Può vedere se stesso più che nell’intera sua creazione. Possiamo affermare che la Vergine Maria è l’immacolata concezione di Dio. Questa affermazione significa una cosa sola: Maria, nel disegno eterno di Dio, è l’opera nella quale non si riscontra alcuna imperfezione. In tutte le altre creature, uomini e angeli, Dio può trovare dei difetti, avrebbe potuto crearli in un altro modo. Maria poteva essere creata solo in questo modo e in nessun altro. Se un altro modo fosse stato possibile, Dio l’avrebbe fatto. Nessuna bellezza deve essere negata a Maria. Nessuna santità. Nessuna perfezione. Nessuna virtù. È questo il motivo per cui Dio si può rispecchiare tutto in Maria. Monsignore chiude evidenziando che di Maria la nostra lode può proclamare tutto il bene, il bene pensato e da pensare, immaginato e da immaginare, la bellezza vista e quella da vedere. Alla Vergine Maria manca solo la divinità, l’eternità. Ogni altra cosa le è stata conferita da Dio. Lei non è stata privata di nessuna bellezza fisica, spirituale, morale. Dio l’ha voluta senza alcuna macchia. L’ha voluta tutta bella. Mi auguro che l’uomo capisca veramente che la Vergine Maria sia il vero capolavoro di Dio e affidandosi a Lei porti il mondo a ritrovare il suo reale splendore sociale, morale, politico ed economico. Oltre, lo verifichiamo ogni giorno, c’è il vuoto dell’apparenza, manca la visione soprannaturale capace di capire il capolavoro di Dio. 10 AREA PROGETTI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Progetto di Servizio Civile - G.V.V. Palo del Colle “Senza età 2011” a cura di Mariella Moraglia l Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6 marzo I2001 nr. 64, che dal 1° gennaio 2005 si svolge su base prevalentemente volontaria, in parte anche retribuita, è l’opportunità messa a disposizione dei giovani, dai 18 ai 28 anni, di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale. Per il terzo anno, i volontari del Servizio Civile hanno affiancato, e affiancheranno anche nel 2014, le operatrici socio sanitarie, le riella Moraglia, segretaria regionale dei GVV A.I.C. Italia Puglia Onlus, ha dato il via a questa nuova esperienza per i giovani di Palo e dei paesi limitrofi. Ha lavorato in rete con l’Amministrazione Comunale, con l’Amministrazione della Casa di Riposo, con le Figlie della Carità, per salvaguardare gli anziani che rappresentano il bene comune della cittadinanza palese. Senza un’intesa di fondo sugli obiettivi e sulle risorse umane e non della Casa, non sarebbe stato possibile portare avanti un Progetto di Servizio Civile Nazionale. Alcuni ospiti durante l’attività motoria, nel cortile della assistenti sociali, le Figlie della Carità, le cuoche, la segreteria, il servizio di Economato della Casa di Riposo S. Vincenzo de Paoli di Palo del Colle, con lo scopo comune di vivere e far vivere, in uno scambio osmotico, momenti di vita quanto più possibile consoni alla dignità della persona, indipendentemente dall’età, sesso e condizione sociale. Il Gruppo di Volontariato Vincenziano di Palo del Colle, sotto la guida vigile e attenta della Responsabile Regionale del Servizio Civile, Lucia Tedesco, e la tenacia della volontaria vincenziana Ma- Un sentito ringraziamento va alle persone preposte per aver creduto in un progetto comune. Nel 2009, con il Progetto “Old Time”, ha lavorato la volontaria Monica Vero; nel 2012, con il Progetto “Senza età 2011”, hanno lavorato altri 3 volontari: Annalisa Fontana, Annarita Masiello, Michele Perillo; nel 2014, con il Progetto “Senza età 2012” lavoreranno altri 3 volontari, di cui uno con bassa scolarizzazione. Il Progetto “Senza età 2011” è terminato il 31 agosto 2012; i tre giovani volontari, con l’impegno giornaliero di 6 ore per 5 gg. alla settimana, per un intero anno, si sono resi utili alla Casa ma anche alla comunità palese; a volte sono stati insostituibili per alcune iniziative e, soprattutto, hanno affinato la loro sensibilità verso le persone più disagiate e più indifese. Ogni mese ci si incontrava per la verifica e si scopriva nelle loro parole, nei loro sguardi, nelle loro espressioni l’affetto che nutrivano per i nonnini, le complicità che si creavano con loro, le confidenze che ricevevano, la gioia di rendersi utili, il desiderio di andare oltre il 31 agosto, data di scadenza del servizio. Di volta in volta i volontari dell’uguaglianza, il sostegno delle persone più disagiate, la possibilità di rendere inviolabili i diritti di tutti, così come sancito dalla Costituzione! Il volontario, dunque, diventa cittadino attivo nel momento in cui avverte il senso dell’appartenenza non solo alla stretta cerchia familiare, ma alla comunità locale, in una prospettiva più ampia che gli consente di arricchirsi come persona e come cittadino. Nel nostro paese il Servizio Civile è stato accreditato ad una ben nota Associazione di Volontariato, che opera da tanti anni nel settore del Sociale in tutto il mondo: il Gruppo di Volontariato Vincenziano A.I.C. (Associazione Internazionale della Carità) Italia Puglia Onlus, fondata da S. Vincenzo de Paoli nel 1617. Missione del GVV è quella di educare alla gratuità, alla relazionalità che rende autonomo (e mai dipendente) il s i n g o l o , all’impegno sociopolitico e alla sussidiarietà. In linea con le indicazione del progetto “senza età 2011” per il Servizio Civile, vinto a livello nazionale Casa di Riposo “S. Vincenzo de Paoli”. dal GVV di Palo del Colle, noi voannotavano e fotografavano lontari abbiamo ipotizzato dicon entusiasmo, ma anche con verse attività da svolgere dutanta serietà, responsabilità e rante l’anno di volontariato professionalità. 2012-2013. Le attività sono le Qui di seguito si riportano seguenti: i loro pensieri, i loro appunti, • Old diary (novemla loro esperienza: bre/dicembre); “il servizio civile, così co• Il canto giovane me noi volontari lo intendiamo, (vari periodi); è un servizio alla comunità che • Laboratori (manuarende coloro che ne fanno parlità, disegno, scrittura); te, cittadini attivi. Si pone • Cura di sé l’obiettivo primario di rispet(all’occorrenza); tare la legge italiana, principal• Proiezione video; mente l’art. 3 della Costituzio• Collaborazione con ne che focalizza l’attenzione animatrici del Servizio degli italiani sull’uguaglianza Sociale e uscite; sostanziale. Ma cosa intendia• Organizzazione femo per uguaglianza sostanziaste di compleanno a sorle? La realizzazione concreta presa (tutto l’anno). AREA PROGETTI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 La “reginetta” della giornata, con la superiore suor Mariella De Vanna. Old Diary - Nasce dal cuore dei volontari del Servizio Civile, dopo due mesi di attività presso la Casa di Riposo “San Vincenzo de Paoli”, si tratta di una iniziativa spontanea , con l’intento di portar fuori da quella porta, la bellissima e importante realtà della persona anziana. Vivere con gli anziani la quotidianità, le gioie e le sofferenze di tutti i giorni, è per noi un grande momento di crescita, arricchimento e conoscenza; vogliamo parlare dei nostri anziani, degli adulti di ieri, e i bambini di un tempo, delle loro esperienze e di quello che hanno da darci ancora oggi. Vogliamo renderli protagonisti della comunità locale, semplicemente dando voce alla loro esistenza, e alle emozioni che ci regalano silenziosamente ogni giorno. Il giornalino contiene i racconti fiabeschi di Rosina, le ricette di nonna Pasqua, i racconti di una vita spensierata e gioiosa di ciascuno. Inoltre, è stato arricchito da giochi divertenti e impreziosito dalle immagini delle nostre attività quotidiane! Tutti in movimento Abbiamo proposto agli ospiti della Casa di Riposo un piccolo programma di attività motoria che ha ottenuto un discreto successo grazie alla disponibilità e all’entusiasmo di tutti. Riteniamo che la pratica regolare dell’attività fisica sia fondamentale per la persona anziana. Spesso l’atteggiamento della persona di una certa età è di sfiducia e rassegnazione, frasi tipiche come “ormai sono vecchio” o “non ho mai fatto ginnastica in vita mia” diventano caratteristiche di molti. Ecco perché è necessario dare agli anziani stimoli e indicazioni precise, che servono a comunicare fiducia e maggior sicurezza in se stessi. È fondamentale far sentire loro di essere ancora validi e convincerli dell’importanza di fare esercizi fisici, necessari per mantenere un certo grado di autonomia e sicurezza motoria. L’anziano deve esser motivato alla finalità del movimento , sollecitando l’attenzione del proprio corpo, la prontezza dei riflessi e la memoria, e soprattutto deve migliorare l’equilibrio, per evitare rovinose cadute. Il canto e i laboratori Per canto giovane si intende il ripristino del genere musicale di un tempo, mediante un laboratorio musicale. Il canto è un tuffo nel passato, un viaggio nelle origini e nelle tradizioni in cui ci si sente giovani , forti e belli. Il canto è accompagnato dalla mimica facciale, dalla gestualità, dai sorrisi, da quegli occhi soddisfatti che riempiono il cuore di gioia. Sebbene il fluire del tempo scavi le rughe, spenga le tonalità e le vitalità, le care nonnine riescono, attraverso il canto, a portare alla luce queste qualità ringiovanendosi all’improvviso. La giovinezza, infatti, non è un periodo della vita ma uno stato d’animo. L’attività è stata condotta a periodi alterni ai laboratori artistici aventi i medesimi obiettivi. Tra questi: la realizzazione di lavoretti durante i periodi festivi, attività di pre-grafismo per gli ospiti analfabeti, con un ospite è stato possibile attuare un laboratorio di inglese. Infine sono state attuate occasionalmente delle video proiezioni di festival della musica anni 70/80, sketch di film comici, fotografie di eventi condivisi insieme durante l’anno. Cura di sé - Il laboratorio della cura di sé nasce con l’intento di aiutare le ospiti della casa a recuperare il piacere di sentirsi belle e curate, dato l’annullamento e l’estraniamento dal proprio aspetto estetico constatato da noi ragazzi nei primi mesi di servizio civile. Pochi cosmetici sono stati utili a far risplender in loro la bellezza di sentirsi vive e apprezzate, sfoggiando il loro sorriso migliore, questa attività è stata condotta inizialmente su iniziativa di noi volontari e successivamente su richiesta delle nostre signore. Questo risultato è stato sufficiente a dimostrare che l’obiettivo è stato pienamente raggiunto. All’interno di questa iniziativa ci siamo presi l’impegno di curare anche l’aspetto dell’interiorità, ritagliando ogni giorno dei piccoli momenti di condivisione con ciascun ospite, finalizzati a scoprire il mondo interiore di 11 ogni anziano e dando a tutti la possibilità di sentirsi ancora unici proprietari di ricordi ed esperienze importanti. Organizzazione di feste di compleanni - La festa a sorpresa piace davvero a tutti, bambini e a n z i a n i ! L’abbiamo potuto c o n s t a t a r e quest’anno che le feste di compleanno sono diventate un momento di condivisione e di allegria inaspettato e tanto gradito da ogni anziano! Palloncini, festoni, dolci e regalini, hanno fatto da cornice ad ogni singolo evento, rendendo davvero indimenticabile “per un giorno un ospite si è sentito protagonista!”. L’originalità di questa iniziativa ha fatto sì che, accanto alle feste tradizionali, importanti per tutti, ci fosse occasione per ciascuno di sentirsi parte di una vera famiglia, uscendo dall’anonimato e colorando di nuove occasioni il calendario della Casa! CONCLUSIONI Al termine di quest’anno di Servizio Civile, possiamo concludere che è stato possibile creare un legame speciale con gli anziani, fatto di parole e di silenzi complici e pieni di affetto. Abbiamo interpretato l’anzianità come un ritorno all’età infantile dove lo stupore e la voglia di imparare, nonostante l’età, sono stati i protagonisti assoluti che hanno reso possibile la realizzazione di ogni attività e il progresso di ogni anziano ma anche di noi ragazzi, che accanto alle nostre “competenze” abbiamo imparato a farci piccoli e semplici come loro, adeguandoci alle loro esigenze e mettendole in atto con umiltà. Per noi questa non è stata una semplice attività retribuita ma l’inizio di un volontariato fatto di passione e continuità. I volontari: Annarita MASIELLO, Annalisa FONTANA, Michele PERILLO. La referente dei Progetti di Servizio Civile: Mariella MORAGLIA. 12 LETTO PER VOI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Dal diario di una vincenziana Preti da galera di MARISA CARABELLESE n prete da galera”, era scritto a grandi caratteri “U sulla copertina di uno degli ultimi numeri di Famiglia Cristiana. Chi si fosse limitato a queste parole non si sarebbe reso conto che il “prete da galera” era il benemerito ex cappellano del carcere di Rebibbia, del quale si parlava in un articolo all’interno della rivista. Questo mi ha riportato in mente l’analogo titolo apparso anni fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno: “Un prete dietro le sbarre”. Nelle edicole la locandina del giornale con questo titolo in grande evidenza e la foto di Don Gennaro e immediatamente si sparge la voce che don Gennaro è stato arrestato, ipotesi subito smentita da chi si affretta a leggere l’articolo che è un bellissimo elogio del Parroco della Chiesa di Santa Teresa a Molfetta. Don Gennaro aveva iniziato da alcuni anni a prendersi cura delle detenute del carcere femmi- nile di Trani che ospitava anche delle ergastolane e poi ha coinvolto alcune volontarie vincenziane ed è stata una esperienza indimenticabile. Si andava in un piccolo gruppo, a volte con qualcuno che faceva da animatore con semplici scenette che divertivano molto le recluse, a volte si instauravano rapporti personali e si diventava punti di riferimento per loro. Per me la conoscenza con Marta (ovviamente non è il suo vero nome) è iniziata quando don Gennaro mi ha chiesto se avessi voluto scrivere ad una detenuta completamente sola, la sua famiglia era in Sicilia e i figli non avevano la possibilità di venire a trovarla e non le scrivevano mai, il marito era stato una delle cause della sua sciagura ed era ormai fuori dalla sua vita. Abbiamo cominciato a scriverci e dopo alcune lettere Marta ha cominciato a confidarsi raccontandomi cose che, mi ha detto poi, non aveva raccontato neanche alla Educatrice o all’Assistente sociale. Queste lettere l’hanno poi aiutata ad ottenere la riduzione della pena e la libertà vigilata, poiché io ne ho parlato con l’Assistente sociale che mi ha proposto di farle leggere al Giudice. Rivelavano i suoi sentimenti autentici, il suo vero, pro- fondo pentimento per l’errore commesso in un momento di annebbiamento della ragione, come diceva lei, era convinta che era giusto espiare e aveva avuto durante la detenzione un comportamento esemplare. Riuscii poi, con l’aiuto del Sacerdote responsabile della Caritas di Molfetta a farle avere un lavoro a Roma, condizione indispensabile per poter uscire. Durante i suoi ultimi anni di detenzione ho avuto il permesso per potermi recare a trovarla anche al di fuori delle visite del gruppo ed è stata una esperienza intensa. Ma torniamo a don Gennaro che era veramente un animatore, gli incontri con le detenute, nel grande salone dove vi era anche un malandato palcoscenico, iniziavano con una sua breve preghiera e un pensiero spirituale, sobrio e semplice. Poi si rideva, si scherzava, si tentavano colloqui personali soffocati dalla musica ad altissimo volume di una tastiera – a loro piaceva così – portata da ragazzi anche loro volontari e si faceva “il trenino”, sempre con a capo un sorridente don Gennaro, ma tutto questo portava al suo interessamento per i singoli casi, a colloqui e confessioni personali, alle tante lettere che gli giungevano a Scatterà l’ora dei laici? di PASQUALE FALLACARA a quando avremo batF ino tezzati invisibili e ‘marginali’? La Chiesa pensata da Gesù tutto era eccetto una casta sacerdotale chiusa nei suoi privilegi; ciò che per il Maestro era evidente: ogni suo seguace – maschio e femmina che fosse – era soggetto di evangelizzazione e non oggetto, era parte costitutiva della comunità e non un ‘invitato’. Nessuno era marginale per Lui. Di ciascuno conosceva la voce ed il cuore. Lui aveva perfino contato i capelli sul capo di ciascuno. La Chiesa è il frutto dell’eucarestia, nella quale Cristo vivo è presente con la potenza della sua croce, la Chiesa è corpus Christi: Cristo ne è il Fondatore, il Capo, il Sostenitore, il Conservatore, egli la sostiene sia attraverso il suo Spirito, ‘anima della Chiesa’ sia con la missione dei successori degli Apostoli e soprattutto del successore di Pietro: “si trovano quindi in peri- coloso errore quelli che ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo formalmente al suo Vicario in terra”. La Chiesa, nel rispetto dei differenti ministeri,, assicura che ognuno dei suoi membri sia oggetto e soggetto attivo di formazione, e in particolare che i laici non siano solo ‘consumatori di senso’ ma ‘produttori di senso’ in forza del loro battesimo e del dono dello Spirito Santo di cui sono destinatari. Bisogna incentivare il laico a pensare il suo lavoro come missione nel mondo per contribuire alla costruzione del Regno, incoraggiarlo a collaborare con ogni uomo “di buona volontà”, educarlo ad ascoltare la voce dello Spirito e a contestare le soverchierie del ‘sistema’ sui poveri,,Far comprendere al Laico che quando egli opera nel mondo del lavoro, nella sua professione, con atteggiamenti di vero cristiano, capace anche di pagare di persona il conto, è fatto non solo come scelta personale ma anche in nome di quella Chiesa nel cui seno vive e della cui comunione si alimenta. I laici, chiamati ad essere «luce nel mondo», si trovano ad essere soltanto un riflesso significativo del Vangelo sull’economia, la politica, il lavoro, la cultura, l’educazione, la pace e la guerra, la fame, l’opulenza. Quanti ministri cattolici nei governi e quanto poco Vangelo nell’attenzione alla povera gente non privilegiata! Viene spontaneo chiedersi allora dove sta il difetto. Abbiamo laici poco coraggiosi, poco formati, scarsamente convinti? O forse una gerarchia ecclesiale poco incline a ‘lasciare’ ambiti prettamente laicali dove l’iniziativa e la libertà sono più evangeliche dell’obbedienza? Gli effetti contemporanei del paradigma clericale tridentino. La società europea dell’età moderna era una società di ceti o di casa – me lo diceva sua sorella – ad aiutarle in tanti modi. Quando sul palcoscenico si improvvisavano scenette che coinvolgevano spesso le detenute, per poco più di un’ora le mura tristi del “salone” sembrava non esistessero più. Don Gennaro è scomparso da qualche anno, ancora un piccolo gruppo va al carcere, ma tante cose sono cambiate, resta indelebile il ricordo del nostro Parroco, “il prete dietro le sbarre”. Signore Gesù, dona santi battezzati, sante famiglie, santi pretiberi alla tua chiesa: tutti figli dell’unico Padre, fratelli Tuoi e perciò fratelli fra loro. (Fulvio De Giorni). ordini, strutturati e rigidamente divisa in ‘stati’: Nobiltà, clero; terzo stato. In questa società viveva un regime di ‘cristanità, sia pure ormai diviso e confessionalmente definito: Paesi Cattolici e Paesi protestanti cuius regio eius religio. Conseguentemente e coerentemente la Chiesa cattolica, con il Concilio di Trento puntava su una profonda riforma spirituale e organizzativa, che faceva fulcro sul clero diocesano. Si toglievano precedenti abusi e scandali. Si istituivano i seminari per formare in profondità coloro che dovevano costituire l’ossatura fondamentale della Chiesa e, insieme, della cristianità; essendo riconosciuti come un ordine a se. LETTO PER VOI La Chiesa cioè si strutturava in modo speculare allo Stato moderno. E se lo Stato presentava Monarchia assoluta a sua volta, la Chiesa Cattolica si organizzava con Monarchia papale assoluta (con una curia e un centralismo romano), clero diocesano (uniformemente educato nei seminari) che formava l’ossatura fondamentale della Chiesa e insieme della cristianità. Il paradigma tridentino, a trazione clericale, ha efficacemente operato per tutta l’età moderna, ripensandoci poi, con difficoltà, ma comunque permanendo anche nell’ottocento e novecento Il Concilio Vaticano ha, a sua volta, promosso una altrettanto profonda riforma cattolica: se il concilio di Trento ha fatto centro sul clero il Vaticano II ha fatto centro sul laicato. Perciò se non si promuove veramente il laicato, non si promuove veramente la riforma cattolica e perciò la nuova evangelizzazione, indicata e ispirata dal Vaticano II. Ma perché ciò si realizzi è pur necessario una fase storica di progressiva evoluzione e di superamento del paradigma tridentino poiché non siamo più in una società di antico regime ma viviamo in una società democratica, laica pluralistica, con crescenti presenze multireligiose nel mondo contemporaneo. Questo anacronismo spiega la ‘coscienza infelice’ ma anche la sostanziale impotenza di tanti presbiteri, che vorrebbero superare ogni clericalismo. A parole, poi, sono ormai pochi coloro che difendono il clericalismo: molto di più sono quelli che di fatto lo perpetuano con i loro pensieri, opere ed omissioni. Non vogliamo chiudere spazi alla speranza vi sono tanti piccoli germi di un cammino dove il cristiano laico può vivere in maniera sanamente partecipe la sua appartenenza cristiana, compagno di viaggio dei preti anch’essi adulti nella fede e consapevoli degli spazi e dei limiti della propria specifica identità e missione. Chiesa come popolo di Dio Y Congar affermava: «chi è il sacramento della salvezza? Il popolo di Dio. Dove e in che modo? In tutta la sua vita in tutta la sua storia, vissuta nella storia del mondo». Giovanni Paolo II afferma in Christifideles Laici: “in forza della comune dignità battesimale il fedele laico è corresponsabile, insieme con i ministri ordinati e con i religiosi e le religiose, della missione della Chiesa (n.15); la corresponsabilità dei fedeli laici nella Chiesa “missione” . Il Papa afferma inoltre: nel contesto della missione della Chiesa il Signore affida ai fedeli laici, in comunione con tutti gli altri membri del popolo di Dio, una grande parte di responsabilità. FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Ci si deve rendere conto che il Regno di Dio non è questione di cibo, di bevanda (e neppure di novene e di devozione), ma di pace, giustizia e “gioia nello Spirito” (Rm 14,17-19). Comprendere che il Regno di Dio si avvicina quando un uomo con gli occhi fissi al Vangelo, appassionato della vita come lo fu Cristo, costruisce pace, ha il coraggio di amare, difende la giustizia, affratella i popoli, critica una finanziaria assassina, soccorre un barbone, denuncia l’ingordigia di ricchi cattolici fa spazio agli sventurati, aborre dall’idea stessa di respingimento dei disgraziati che approdano tra noi; se comprendessimo tutto questo capiremmo che la sequela al Cristo non si consuma solo tra le quattro mura del tempio, ma sulle strade del mondo dove l’uomo vive, si dispera e, a volte, ha solo bisogno di qualcuno che lo aiuti concretamente a sperare. Certo il compito specifico dei laici riguarda - come ha ripetutamente evidenziato il Vaticano II nel IV “Chi non è contro di me è con me” disse Gesù. A quanto pare al figlio dell’uomo importava più la promozione della vita che la sottomissione al suo essere capogruppo. Quante volte Gesù ha detto; “non abbiate paura!”. La paura è la più grande alleata dei potenti che vogliono possedere prestazioni e menti dei sudditi. Solo che nella Chiesa non esistono sudditi ma fratelli aiutati e guidati da altri fratelli. Perché l’unico nostro Pastore è il Signore. Realisticamente il clericalismo non sarà superato velocemente (e del resto, forse, non sarebbe neppure auspicabile, nel senso che una smobilitazione rapida avrebbe effetti disorientanti imprevedibili). I più veri e forti antidoti per combattere il clericalismo sono: la parola di Dio e l’Eucarestia. Quanto più la Chiesa cerca di conformarsi al Vangelo, quanto più è realmente comunità eucaristica, tanto più si declarizza. cap. della LG: “l’animazione delle realtà temporali. Ma proprio per il fatto che per il Concilio, Chiesa e mondo non sono due realtà parallele ma si intrecciano – sono realtà distinte inadeguatamente, cioè inserita l’una nell’altra impedisce che si possa appaltare la Chiesa al clero e il mondo ai laici. Si parla di uno ‘specifico’ non di una ‘esclusiva”. Quindi il laico che ha tempo, talenti ed energie non solo può ma è invitato a dare disponibilità anche ai servizi direttamente ecclesiali, secondo lo stile della corresponsabilità. La ‘comunione’ ecclesiale non è uniformità e appiattimento, bensì convergenza delle diversità, circolazione di doni differenti per l’edificazione comune. Nessun carisma può essere trattenuto per se o esercitato nel disordine perché soffocherebbe in poco tempo; infatti i dono spirituali si alimentano e crescono nel momento stesso in cui vengono comunicati ai fratelli, attraverso la testimonianza di vita, l’annuncio esplicito e l’azione concreta. L’esercizio di ogni carisma trova il criterio fondamentale nella carità la ‘via migliore di tutte’ (1 Cor 12,31). Bisogna riprendere il magistero del Concilio Vaticano II e mirare a rapporti fraterni tra clero e laici Mons. Luigi Serenthà affermava: “soltanto un prete che vive intensamente la fraternità, fa comunione con gli altri fratelli del presbiterio, e con tutti i fratelli di fede veramente impegnati nei ministeri, entra ed axtra parrocchiali, è un prete che interpreta le esigenze di ritorno al Vangelo, di obbedienza allo Spirito e di fedeltà alla croce”. Dalla Chiesa ‘corpo’ alla Chiesa ‘corporazione’. La comunione ecclesiale quindi non è una semplice convergenza di intenti, né una granitica uniformità. Questa concezione evidenzia il radicamento della Chiesa nella storia: e tutto ciò perchè mantiene la continuità tra la Chiesa e il verbo incarnato, sottolineando la presenza viva di Cristo nella Chiesa,. La partecipazione corale e organica di tutti i membri del popolo di Dio non è solo un obbiettivo, ma la via per raggiungere la meta di una presenza evangelicamente trasparente e incisiva. 13 Don Tonino Bello scrive: “Laici, cresimati del mondo. Prendete atto della dignità a cui il Signore vi ha chiamati assimilandovi alla sua missione sacerdotale questo significa anzitutto che dovete sforzarvi di essere santi come lui è santo. …Assumetevi le vostre responsabilità Rifuggite dalle deleghe facili…Riappropriatevi dei compiti che vi spettano. La vostra dignità sacerdotale non contempla necessariamente spazi all’interno del presbiterio ma spazi nel vortice delle piazze dove per secoli si è sperimentata la vostra colpevole latitanza. Aiutate i vostri presbiteri… amateli, perché, dopo che si sono stancati di lavare i piedi a tutti, non trovano nessuno che li ricambi, quando ne hanno bisogno, con la stessa tenerezza”. Anticipazione fantastica di una Chiesa conciliare e oltre. Nella Chiesa del XXII secolo Con un esercizio di ‘fantasia pastorale! Spostiamo decisamente in avanti l’orologio, anzi il calendario della storia. Quale sarà la Chiesa nel 2113? Forse ci sarà già stato il Concilio Vaticano III o forse no. La Chiesa si articolerà in tante piccole comunità ecclesiali viventi, sparse sul territorio, rifulgeranno le due ‘vocazioni’ fondamentali: alla verginità consacrata e al matrimonio. E dalla prima verranno, prevalentemente, i vescovi a reggere la diocesi, indicati – se non proprio eletti – da tutti i cristiani di quelle chiese locali. Prevalentemente dai coniugati, invece, dopo una lunga e provata testimonianza di vita, le piccole comunità eleggeranno gli ‘anziani’ (maschi o femmine) chiamati a presiedere l’eucarestia e a guidare spiritualmente quelle ‘chiese tra le case’: il vescovo vaglierà gli eletti e li ordinerà per quel ministero. Non si chiameranno ‘sacerdoti’ perché ovviamente tutti i battezzati adulti, cioè i ‘santi’ o ‘cristiani’ sapranno di essere sacerdoti in forza del battesimo Lo sforzo maggiore della diocesi sarà la cura dei giovani, per formare buoni coniugi e buoni celibi consacrati. “In un mondo che va in frantumi per l’usura del tempo e la malvagità dilagante tu ci chiedi, Signore; di rimanere ancorati a te… metti sul nostro labbro la parola sapiente, nella nostra mente la luce del discernimento, nel nostro cuore il coraggio di testimoniare la forza disarmante dell’amore”. (Dall’editoriale, relazioni di: Fulvio De Giorni Professore ordinario di storia dell’educazione Università di Modena e Reggio Emilia, don Elio Castellucci docente di teologia e parroco di Forlì, don Pio Zuppa docente di teologia pastorale Istituto ‘Regina Apulia’ Molfetta). 14 LETTO PER VOI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Joseph Ratzinger - BENEDETTO XVI L’infanzia di Gesù Casa editrice Rizzoli - pagg. 173 - Euro 17,00 di MARISA CARABELLESE sorprendente constatare che È quanto ritenevamo parte delle nostre certezze, conosciuto forse fin dall’infanzia, si possa rivelare ai nostri occhi, alla nostra comprensione, completamente da riacquisire. È quanto può avvenire a chi si accosta al libro di Benedetto XVI, il teologo Joseph Ratzinger, “L’infanzia di Gesù”. Dopo le prime pagine ci si accorge che non si può dare niente per scontato, che tutto è da riscoprire. Il complesso e profondo pensiero del grande teologo è espresso in questo libro in modo limpido e accessibile, Papa Benedetto va all’essenziale. L’opera teologica di Ratzinger è una pietra miliare nel pensiero della Chiesa. Sulla spinta del Concilio Vaticano II il Teologo rilegge il contenuto della fede di sempre indicando nuove strade. Tutta la sua opera tocca l’intero contenuto della fede, infatti da Papa, Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, il cui compito è quello di indicare la via della speranza, perché credere non vuol dire aderire ad una teoria ma incontrare una persona: Gesù Cristo. Joseph Ratzinger è nato in Germania il 1927, ordinato sacerdote è divenuto poi arcivescovo di Monaco e Frisinga e creato Cardinale nel 1977; nel 1981 è stato nominato da Giovanni Paolo II Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 19 aprile 2005 è stato eletto Papa, assumendo il nome di Benedetto XVI. Dopo essere succeduto al “ciclone” Wojtyla, è storia dei nostri giorni la sua profetica rinuncia che ha portato alla elezione al papato di Papa Francesco, colui che sta dando un volto nuovo alla Chiesa e al nostro essere cristiani. Il libro “L’infanzia di Gesù” completa la trilogia su Gesù di Nazaret. Nei primi due volumi “Gesù di Nazaret- dal battesimo alla trasfigurazione” e “Gesù di Nazareth – dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione”, Benedetto XVI incontra il mistero del figlio di Dio con precisione da storico, unendo alla dottrina del grande teologo il carisma di Pastore. “Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio. […] Io sono convinto che questa figura è molto più logica e comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura straordinariamente sensata e convincente”, sono parole dello stesso Benedetto XVI. Ancora Papa Benedetto nella premessa al volume “L’infanzia di Gesù” uscito dopo gli altri due – prima edizione novembre 2012 - scrive: “non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola sala d’ingresso ai primi due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ora ho cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano, all’inizio dei loro Vangeli, sull’infanzia di Gesù”. Con umiltà e semplicità Papa Benedetto conclude la sua premessa scrivendo “Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù”. Il testo si divide in quattro grandi capitoli: 1) Di dove sei tu?, 2) L’annuncio della nascita di Giovanni Battista e della nascita di Gesù, 3) la nascita di Gesù a Betlemme, 4) i Magi d’Oriente e la fuga in Egitto, e l’epilogo, Gesù dodicenne nel tempio. Chi è Gesù? Di dove viene? È l’interrogativo iniziale. Lo scopo dei quattro Vangeli è rispondere a queste domande. Tante volte abbiamo letto l’inizio del vangelo di Matteo: “Libro delle origini di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo – e una lunghissima sfilza di nomi – Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli…” e così fino a “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nac- que Gesù, detto il Cristo”. Ci saremo spesso chiesti il perché di questa lunga lista di nomi, alcuni noti altri completamente sconosciuti, Benedetto XVI ci illumina subito: iniziando il suo Vangelo con la genealogia di Gesù, Matteo vuol subito mettere in luce la domanda circa la sua origine. Due nomi sono determinanti per capire il “di dove viene” Gesù: Abramo e Davide. Dall’inizio della genealogia lo sguardo si rivolge già verso la conclusione del Vangelo con l’esortazione del Risorto ai discepoli: “Fate discepoli tutti i popoli”. Nella storia particolare, presentata dalla genealogia, è comunque presente fin dall’inizio la tensione verso la totalità: “ In Lui saranno benedette tutte le nazioni”. Nel vangelo di Luca la genealogia introduce la vita pubblica di Gesù. Nel capitolo sulla nascita del Battista e di Gesù i due avvenimenti sono collegati molto strettamente, anche se in modo diverso, all’Antico Testamento. Matteo e Luca volevano non tanto raccontare, ciascuno a suo modo, “storie”, ma scrivere storia reale, avvenuta, e una delle fonti era certamente Maria, che conservava nel suo cuore tutte queste cose. Affascinante quanto Ratzinger ci dice della differenza tra l’annuncio della nascita del Battista a Zaccaria e l’annuncio della nascita di Gesù a Maria. Zaccaria è sacerdote e riceve il messaggio nel Tempio, durante la liturgia, a Maria l’angelo Gabriele viene mandato da Dio. Non potrebbe essere più grande il contrasto : da una parte il sacerdote, il Tempio, dall’altra “una giovane donna ignota – una piccola città ignota – un’ignota casa privata. Il segno della Nuova Alleanza è l’umiltà, il nascondimento: il granello di senape. Il figlio di Dio viene dall’umiltà”. Bellissime le pagine sul sì di Maria e sulla figura di San Giuseppe “uomo giusto”. Circa il parto virginale di Maria, come la resurrezione dal sepolcro, l’ Autore scrive che sono pietre di paragone per la fede. “Se Dio non ha anche potere sulla materia, allora egli non è Dio”. La nascita, i Magi, sono capitoli altrettanto densi di dottrina, di indagine sulle fonti, di confronto con altre culture, e tutto è espresso con un linguaggio accessibile e chiaro. Nell’epilogo, il ritrovamento di Gesù fra i dottori, Luca ci ha conservato un prezioso dettaglio in cui traspare in modo singolare il mistero di Gesù. Come dice il Papa, ci mostra che nella Santa Famiglia libertà e obbedienza erano conciliate l’una con l’altra. Il Papa Benedetto nella premessa ci pone la domanda: “È vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda in che modo?”. Alla prima domanda risponde egli stesso in modo esauriente, alla seconda non può che rispondere ciascuno di noi. LA LEGGE INFORMA FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 15 Associazioni e studenti del Mezzogiorno protagonisti, grazie alla Fondazione con il Sud Dott.ssa Annalisa Graziano / [email protected] l 2014 porta con sé interessanti novità per il mondo del Terzo ISettore meridionale, grazie a due importanti avvisi della Fondazione con il Sud. Ente non profit privato nato nel 2006 dall’alleanza tra le fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato, la Fondazione con il Sud ha come obiettivo la promozione dell’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno, attraverso la realizzazione di percorsi di coesione sociale per lo sviluppo. Tra gli interventi “esemplari” promossi, ci sono quelli per l’educazione dei ragazzi alla legalità e per il contrasto alla dispersione scolastica. In questo ambito, la Fondazione con il Sud promuove la terza edizione del “Bando Educazione dei Giovani”, al fine di sostenere interventi concreti per contrastare la dispersione e l’abbandono scolastici nelle regioni meridionali. Il Bando mette a disposizione complessivamente € 4,5 milioni ed è rivolto alle organizzazioni del volontariato e del Terzo Settore delle aree meridionali in cui si registrano sia un elevato tasso di studenti a rischio abbandono scolastico sia un’elevata percentuale di dispersione scolastica: Crotone in Calabria; Caserta, Napoli e Salerno in Campania; Brindisi, Foggia, Taranto in Puglia; Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari in Sardegna; Catania, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani in Sicilia. L’iniziativa prevede due specifiche linee di intervento: una contro l’abbandono scolastico e l’altra contro la dispersione scolastica. La prima è rivolta a percorsi formativi individualizzati, complementari a quello tradizionale, per contrastare l’abbandono. Si sosterranno, con un massimo di € 2,5 milioni progetti che prevedano azioni congiunte “dentro e fuori la scuola” puntando, ad esempio, a creare occasioni di sperimentazione del lavoro nel periodo di formazione scolastica secondaria di secondo grado, attraverso percorsi di alternanza scuola-lavoro. La seconda linea mette a disposizione fino a € 2 milioni per interventi contro la dispersione scolastica che prevedano attività di potenziamento delle competenze in ambito scientifico, tecnologico e economico. Le partnership dovranno essere costituite da almeno tre soggetti, di cui un’organizzazione non profit e un istituto scolastico pubblico. Tutte le attività previste dovranno svolgersi con la partecipazione concreta e il pieno coinvolgimento, fin dalla fase di progettazione, delle scuole pubbliche con forti criticità educative e con la partecipazione di insegnanti e genitori. I progetti potranno coinvolgere, inoltre, il volontariato, le università, il mondo della ricerca scientifica, delle imprese, le istituzioni locali e altri operatori interessati nella sperimentazione di soluzioni innovative per prevenire e contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico. Il Bando prevede la presentazione delle proposte esclusivamente online. La scadenza è diversificata in base alla regione di intervento: in PUGLIA ORE 17.00 il 6 FEBBRAIO 2014. Per rafforzare le principali attività di volontariato, amplificarne l'impatto sociale sul territorio, favorendo la sperimentazione di nuove modalità di lavoro e cooperazione è stata invece pubblicata dalla Fondazione con il Sud la III edizione del Bando Volontariato, rivolto alle organizzazioni e reti di volontariato del Mezzogiorno (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia). Il Bando mette a disposizione € 10 milioni per sostenere programmi che prevedano una durata compresa tra i 18 e i 24 mesi con contributi tra gli € 80.000 e 120.000 euro le Reti nazionali (fino a un massimo di € 2,5 milioni) e tra € 40.000 e i 60.000 per le Reti locali (fino a un massimo di € 7,5 milioni di euro). L’obiettivo è, da un lato, accrescere l’impatto sociale sulla comunità delle Reti nazionali con attività finalizzate al coordinamento, rafforzamento e sviluppo nel territorio di riferimento e, dall’altro, migliorare e ampliare l’offerta dei servizi ai cittadini, rafforzando il ruolo e l’impatto dell’azione svolta dalle Reti locali di volontariato nel Mezzogiorno. Il Bando prevede la presentazione delle proposte esclusivamente on-line. La scadenza è diversificata: per le Reti locali di Puglia è il 27 FEBBRAIO 2014; per tutte le Reti nazionali il 20 MARZO 2014. Per maggiori informazioni sui bandi, è possibile consultare il sito internet della Fondazione: www.fondazioneconilsud.it CAMPAGNA ABBONAMENTI Filo Diretto è un ottimo mezzo di informazione e formazione per ogni volontario vincenziano. ABBONATI SUBITO! Abbonamento ordinario annuale Abbonamento sostenitore Euro 5,00 Euro 20,00 CONTO CORRENTE POSTALE n. 37034865 intestato a: Volontariato Vincenziano - Sezione Puglia / Via Marconi, 41 - 76015 Trinitapoli (BT) 16 PERnon DIMENTICARE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 In ricordo di… Ricordo di tre indimenticabili socie di Sandra Tanzarella iesce difficile trovare le paR role per delineare l’iter di vita di tre socie vincenziane che da pochi mesi sono ascese nel Regno dei Cieli. Seppure avanti negli anni, le nostre “Api della carità” hanno, fino all’ultimo, profuso interesse e condivisione per tutte le iniziative che la nostra Associazione ha proposto. Con semplicità e umiltà, le tre consorelle Rosa Melpignano Tanzarella, Nennella Ungaro, Maria Amalia Loparco sono state vicine alle necessità dei meno fortunati, apportando loro sostegno materiale e spirituale. Rosa, Nennella e Pupetta erano entrate a far parte dell’associazione quando, sul nostro territorio, gli enti assistenziali erano davvero pochi e le vincenziane supportavano con silenziosa carità le varie situazioni di disagio e di bisogno. Le “Dame”, così come venivano un tempo denominate, operano in Ostuni dal 1894. In quegli anni giunse nel nostro paese suor Maria Fuentes che subito rilevò la necessità di istituire in loco un’assoaciazione che si prendesse cura delle persone bisognose. Suor Fuentes riunì le signore benestanti di Ostuni che subito offrirono la propria disponibilità e generosità, adoperandosi con ogni mezzo per arginare la miseria economica morale e culturale così diffusa. Pupetta Ayroldi, socia dal 1953, ha sostenuto l’Associazione fino a pochi giorni prima della sua dipartita;quando, nonostante fosse degente in ospedale, fece giungere all’associazione una sua offerta. La disponibilità e la bontà di Nennella Ungaro si respira ancora nel racconto di chi l’ha conosciuta e goduto della sua amicizia. Ogni mattina prima di iniziare il suo lavoro in ospedale era solita recarsi nelle corsie dei vari reparti e confortare i degenti e i loro parenti. Rosa Melpignano Tanzarella, socia dal 1930, è stata sempre disponibile e, negli ultimi tempi, presagendo la sua fine, alle socie “anziane” che andavano a visitarla ricordava che, al suo funerale, avrebbe gradito la partecipazione di tutte le iscritte, per manifestare l’appartenenza all’Associazione per la quale aveva profuso, per tanti anni, le sue energie. Per tutte e tre le indimenticabili socie, il gruppo di volontariato costituiva il completa- In memoria di Rita Ventrella Martucci Zecca di Anna Longo Massarelli l Gruppo di Volontariato di Modugno si assottiglia con triIstezza per la perdita della cara consorella Rita Ventrella Martucci Zecca, la più anziana di appartenenza all’Associazione (anno 1966). La sua presenza era un vanto ed una gioia per noi, perché Rita rappresentava nel Gruppo una continuità che risaliva a sua suocera Rosa Martucci Zecca. Da fedele e convinta volonta- ria, aveva saputo trasmettere a sua figlia Rosa e a sua nipote Annarita il senso dell’appartenenza agli ideali vincenziani, sì che anch’esse entrarono a far parte della nostra famiglia. Rita nella sua vita colpita precocemente dalla perdita del suo amato marito, aveva mostrato coraggio, abnegazione, fede, forza di volontà, statura morale non comune. La presenza di quattro figli, di cui l’ultimo di soli otto mesi, fu per lei conforto ma anche grande impegno e responsabilità. Mai venne meno in lei la dignità del suo stato, ragione per cui i suoi sacrifici silenziosi furono immani. Il Signore l’ha premiata con una bella famiglia, che l’ha gratificata di tutte le sue sofferenze circondandola di cure e affetto. Noi amiche non la dimenticheremo e, nel contempo, l’affidiamo alle preghiere di tutta la nostra famiglia vincenziana. INVIATE I VOSTRI ARTICOLI E LE VOSTRO FOTO PRESSO LA REDAZIONE ALL’INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA: [email protected] GLI ARTICOLI DEVONO PERVENIRE IN FORMATO WORD mento della loro famiglia e si prodigavano con la stessa dedizione e lo stesso amore che si riserva agli affetti più cari. Con grande tristezza noi tutte le ricordiamo, affinchè il loro impegno sia di esempio ai giovani che si accingono a far parte della nostra Associazione, la cui finalità è quella di sostenere, incoraggiare e tutelare i meno fortunati, mantenendo sempre quel legame profondo allo spirito di S. Luisa e San Vincenzo. Ricordando… di Maria Rosaria Rammazzo l Gruppo di Volontariato Vincenziano di Mesagne Ivuole ricordare le tre consorelle Ester Polito Semeraro, Vittoria Natoli De Guida, Vittoria Perrucci Ribrezzi le quali, nel corso dell’ultimo anno, sono tornate alla casa del Padre. Madri di famiglia ed educatrici esemplari nelle scuole pubbliche, per vari decenni, sono state vincenziane attive, esprimendo costantemente una forte sensibilità ed una istintiva e fervida Carità nei confronti dei fratelli bisognosi. Indelebile resterà, nelle memoria collettiva del Gruppo, il ricordo delle loro figure ed in particolare dell’interesse e della costante e generosa opera di sostegno, morale e materiale, alle varie attività delle consorelle, manifestati anche negli ultimi anni della loro vita, allorché problemi legati all’età le hanno tenute lontane fisicamente, ma sempre spiritualmente presenti e coinvolte nella vita dell’Associazione. PERnon DIMENTICARE FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 17 Lettera alla cara Eleonora Sansonetti dai volontari di Fasano ara Eleonora, C il giorno 20 novembre non abbiamo celebrato il tuo funerale perché la fede ci dice che sei entrata in un’altra dimensione di vita. In questa terra sei stata per noi come un albero rigoglioso che ha dato frutti di carità, che Dio ha piantato nel cielo nella nuova Gerusalemme. E sì, le tue lunghe fatiche apostoliche, le tue catechesi, l’impegno profuso per la nuova chiesa di S. Francesco d’Assisi, hanno fatto di te la donna forte, la donna evangelica che non si è risparmiata per donarsi agli altri. Ma le tue doti, cara Eleonora, di fede autentica, i tuoi talenti li hai fatti fruttificare soprattutto nel volontariato vincenziano. Da sei anni circa il Signore ti aveva affidato il servizio di animatrice di quello che tu chiamavi il “nostro sodalizio”, sotto la protezione di S. Vincenzo de’ Paoli, in qualità di presidente cittadina di cinque gruppi parrocchiali, compreso quello di Pezze di Greco. Hai portato avanti il lavoro dei gruppi con impegno e fedeltà al carisma vincenziano, incoraggiando, stimolando, utilizzando la tua delicata creatività e il tuo entusiasmo, progettando tante iniziative a favore dei poveri. La tua anima era limpida, scevra da compromessi che potessero oscurare l’immagine dell’associazione. Chi non ha apprezzato la tua umanità? La tua rettitudine, il tuo amore per i poveri? Ricordiamo Carmela dai volontari di Martina Franca Eleonora, la tua morte ci ha reso tristi, abbiamo perduto una grande donna, il nostro punto di riferimento, colei che ha fatto della propria vita un dono per Ricordando un angelo di Carmela Mastrogiacomo e Volontarie Vincenziane di Martina Franca il giorno 16 passato quasi un anno dalluglio, festa della Madonna del Carmine, si uniranno in Lpreghiera È la sua morte e tutte noi per la Liturgia Eucaristica, officiata da Mons. vincenziane pensiamo ancora Luigi Angelini, in ricordo di Carmela Bruno, che le ha lasciate il 18 giugno scorso. Carmela, professoressa di Matematica attenta e precisa, è stata uno dei pilastri del Gruppo Vincenziano di Martina, per aver ricoperto il ruolo di cassiera scrupolosa e puntuale per molti anni. Ella ha assolto con competenza e grande responsabilità il servizio che le era stato assegnato. Pur essendo molto schiva e riservata, aveva sempre la battuta pronta ed uno spirito ironico ed intelligente che emergeva durante le riunioni del Gruppo. Anche quando non ha avuto più un compito specifico in seno all’Associazione, ha partecipato con interesse agli incontri di formazione spirituale e non ha fatto mai mancare la sua generosità e solidarietà verso le famiglie indigenti. Ci mancherà una cara amica e tutte noi Vincenziane sentiamo il dovere di ringraziarla per il bene che ha elargito a quanti si sono rivolti a lei. In questo triste momento siamo molto vicine al marito, anche lui nostro valido collaboratore, che l’ha curata con tanto amore in questi giorni di grande sofferenza e tanta speranza. Siamo sicure che Carmela è stata accolta nelle braccia misericordiose del Padre, perché, come dice il Salmo: “Le anime dei Giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà”. la sua bella famiglia, che il Signore le aveva dato e per i suoi poveri, fino alla fine, un dono per il creato. La testimonianza che hai reso con la tua vita è un faro per l’associazione, un esempio luminoso per continuare il cammino di carità che tu hai tracciato con il tuo luminoso esempio e la tua fervida costanza. Eri solita pronunciare le parole di San Paolo:”Per Gesù Cristo vale la fede, se si rende operosa, per mezzo della carità”. Eleonora, noi ti avremo sempre nei nostri cuori. Dopo aver sofferto con dignità e nel silenzio, ora godi la tua pace, senza dolori, senza paure, senza tristezza, ora che sei nella gloria del Signore, prega per noi, per la tua famiglia, per il volontariato vincenziano. Sei andata incontro alla tua piccola Claudia dicendo a Dio: “Eccomi, vengo a Te, Gesù, come la creatura che tu resusciti a vita nuova. Ti ho incontrato nel Tuo splendore, ora donami l’amore del Padre. Amen”. con tristezza alla nostra cara amica Geppina. È stata sempre presente nel gruppo diventando il nostro punto di riferimento per la sua veneranda età e soprattutto conoscendo il suo operato come Presidente delle Dame di Carità degli anni passati. Una delle prime persone a Bisceglie che avesse dedicato le sue ore libere ai poveri. Io personalmente la ricordo con tanta nostalgia. Ricordo come fosse ieri la sua spontaneità e la sua voglia di vivere dimenticando gli anni che inesorabilmente passavano. Ricordo la sua voce al telefono che mi chiedeva il re- soconto della precedente riunione nei minimi particolari, perché pur essendo presente, aveva difficoltà di udito. Ricordo le sue visite in compagnia della badante e la sua gioia nel vedermi. Il giorno in cui abbiamo saputo della sua orribile morte, siamo sprofondate incredule nel dolore. Una vera assurdità pensare che una mano criminale abbia potuto colpire un “angelo” indifeso, una persona così speciale Cara amica, come mi sarebbe piaciuto sentire ancora la tua voce al telefono e la conferma di un tuo piacevole incontro! Sarai sempre nei nostri cuori e nelle preghiere che rivolgiamo al Signore con la certezza che, quale angelo come quale tu sei stata, ti è stato certamente riservato un posto privilegiato accanto a Lui. 18 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 BRINDISI Mercatino del dolce e del salato dai VOLONTARI a giornata non si presentava Lmattina, certo luminosa, domenica 10 novembre, a causa di qualche minaccioso nuvolone che non lasciava ben sperare. In Piazza Duomo, intorno alle 8.30, già fervevano i preparativi del “Mercatino del dolce e del salato” organizzato dal Gruppo di Volontariato Vincenziano di Brindisi. Sin da subito si è venuto a determinare un clima di gioia e di festa. Il Mercatino costituisce un importante appuntamento e un’occasione per raccogliere fondi da destinare alle opere di carità. All’evento era presente tutta la Famiglia vincenziana: volontari e volontarie, amici, simpatizzanti e, in prima linea, le Figlie della Carità. Il Mercatino è stato portato a buon fine grazie alla preziosa e generosa adesione di tanti volontari e non che, con grande entusiasmo ed apprezzabile fantasia, si sono impegnati a preparare dolci di ogni genere e tante specialità di buona e rustica gastronomia. Quanto realizzato è stato donato a coloro che hanno espresso concretamente con una libera offerta il loro senso di solidarietà a favore dei fratelli in difficoltà. A partire dalle ore 9.00, sui due grandi tavoli collocati nei pressi dell’ingresso della Cattedrale si potevano vedere in buon ordine le moltissime squisitezze. Le varie confezioni, adeguatamente decorate, apparivano graziose e appetibili. Uno spettacolo unico! Alle 9.30 si è avuta la graditissima visita di S. E. Domenico Caliandro, Arcivescovo di Brindisi e Ostuni. Il “padre” Arcivescovo, ha invitato i presenti a recitare il “Padrenostro”, si è complimentato con l’Associazione e, infine, ha benedetto persone e cose. Tutto si è svolto nel migliore dei modi. Nel corso della mattinata e in particolare al termine delle Sante Messe, molte persone, informate e sensibilizzate anche da don Adriano Miglietta, Parroco della Cattedrale, si sono fermate lì vicino per ammirare la speciale “mostra” ricca di tantissimi prodotti: dolci d’ogni tipo, torte, crostate, dolcetti vari, cotognate, vasetti di marmellata, ed inoltre pane cotto nel forno a legna, pasta fresca fatta in casa, focacce, sottolio, ecc.. Il quadro d’insieme risultava molto gradevole per la Brindisi. Cattedrale particolarità e l’originalità di ciascun pezzo. Nella splendida cornice di Piazza Duomo il Mercatino si è rivelato fonte di aggregazione e di sensibilizzazione. Visibile e sentito il coinvolgimento di molte persone e di tanti stranieri. Così l’ampio consenso rilevato è stato la miglior prova della validità della proposta. Al di là dei risultati pienamente soddisfacenti per i fondi raccolti e per la ragguardevole partecipazione, va detto che questa piacevole manifestazione, ol- tre a far “sentire” genuini sapori e buoni profumi, è stata per il Gruppo e per tutti i partecipanti un’opportunità di dialogo e di condivisione, un invito per mettere in atto comunanza di buoni propositi e sentimenti di fratellanza. Insomma, si può ben affermare che l’iniziativa ha voluto essere soprattutto un’apertura alla bontà, all’incontro, all’amicizia per un comune cammino di conversione e di comunione e, nello stesso tempo di reciproco progresso. MOLFETTA - S. MARIA ASSUNTA IN CATTEDRALE Comunità e partecipazione di NICLA LA GREZZA divenuto, già da qualche anÈ no, consuetudine far festa insieme agli assistiti dal G.V.V. Cattedrale e dalla Caritas del Duomo San Corrado. Le due comunità infatti, operano in territori contigui, dove vivono sacche di povertà ben note alle Assistenti Sociali del nostro Comune che lavorano insieme al nostro Gruppo per far fronte ai bisogni più urgenti degli assistiti. Si è concordato di scegliere proprio il 15 giugno perché ricorre l’onomastico dell’Assistente spirituale del GVV don Vito Bufi che è anche responsabile della comunità Duomo da quando il nostro Vescovo, don Luigi Martella, ha voluto che le due comunità siano insieme operatrici di condivisione, di iniziative e quant’altro finalizzate alla crescita spirituale ed umana del quartiere. Le volontarie tutte, dopo aver partecipato insieme agli assistiti alla Santa Messa celebrata in Cattedrale, hanno servito nell’atrio del Seminario Vescovile, una ricca cena, mentre volontari – animatori mandavano in onda ritmi musicali che hanno consentito ai partecipanti, tra cui c’erano tantissimi bambini e ragazzi, di ballare, di festeggiare e di tenere per qualche ora lontani i pensieri di precarietà che quoti- dianamente li assillano. Si è scritta in tal modo una bella pagina di comunità partecipativa perché si è potuto constatare come l’impegno nel sociale del volontariato vincenziano e delle altre associazioni che operano nelle due comunità, sia rivolto a dar voce a chi non ce l’ha. Si è potuto toccare con mano, pertanto, il messaggio evangelico trasmessoci e raccomandatoci da San Vincenzo che ci prospetta come nella vita del buon cristiano sia essenziale la condivisione, l’attenzione partecipativa nei confronti dei bisognosi che si traducono nell’aver l’occhio attento a discernere la presenza e le necessità di chi deve quotidianamente affrontare disagi e difficoltà. Solo in questo modo il Vincenziano si fa “prossimo” e diventa il “buon samaritano” come ci hanno raccomandato san Vincenzo e Santa Luisa. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 19 TRINITAPOLI Un gesto di solidarietà I G.V.V. della provincia di Foggia incontrano il Reparto di Psichiatria infantile, presso gli Ospedali Riuniti di MARIATINA ALÒ gruppi di Volontariato Vincenziano della provincia di IFoggia, grazie all’impegno della presidente provinciale Lina Loconte, si sono fatti portatori di una nuova speranza presso il reparto di Psichiatria infantile degli Ospedali Riuniti d Foggia. Nel pieno del carisma vincenziano, ogni gruppo ha fatto la propria offerta e sono stati acquistati sei televisori da donare ai piccoli degenti del reparto. Lunedi 30 settembre c’è stata una ricca rappresentanza di tutti i gruppi della provincia a testimoniare l’unione di intese e la coordinazione delle azioni ai vari livelli dell’associazione. L’accoglienza nel reparto è stata fatta dall’assistente sociale, la quale ha ringraziato le volontarie per il gesto generoso ed ha parlato delle gravi problematiche che i ricoverati vivono nel contesto di provenienza e delle difficoltà che le famiglie, spesso disfunzionali, hanno nello gestire il disagio del minore. Si tratta di un disagio che non può essere circoscritto al solo paziente ma che necessariamente chiama in causa il sistema famiglia e il sistema società. “In questo lavoro tutti si sentono responsabili per le persone che incontriamo e ci facciamo carico anche delle ca- renze che il sistema sanitario presenta. Abbiamo bisogno di tutto ciò che possa rendere la degenza dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie meno pesante e li faccia sentire a proprio agio. Bisogna creare spazi di umanizzazione in cui le famiglie e i pazienti si sentano accolti”. Le volontarie entrano nella stanza dei giochi, una piccola stanza con piccole sedie e tanti disegni attaccati ai muri che richiamano le esperienze di vita che hanno attraversato quel luogo e gli incroci di affetti che si sono generati. Gli operatori del reparto osservano questo gruppo di donne con sguardi curiosi e benevoli, hanno preparato anche una torta per farle sentire a casa. Don Gerardo Rauseo scalda il clima con parole di ringraziamento, “Il nostro è solo un piccolo segno nello spirito vincenziano” dice “ma potrebbe aprirsi anche ad altre prospettive. In questa esperienza di dono siamo noi a ringraziare voi per averci accolto e siamo pronti a rispondere alle vostre esigenze per quello che possiamo, le vincenziane sono un gruppo ben distribuito e molto collaborativo” . Il primario, dott. Mazzocco, circondato dai suoi collaboratori, prende la parola, e racconta del lavoro in reparto e della tipologia di minori che vengono ricoverati, dell’età e delle problematiche che si incontrano. “Grazie per questo dono” ribadisce “è importante perché avere la televisione qui consente ai piccoli di poter avere un momento di svago, questo perché al centro della cura sia sempre considerata la persona. Vorrei che ci tenessimo in contatto e attivassimo collaborazioni future”. Le volontarie intervengono dichiarandosi disponibili a dare il proprio aiuto e ad organizzare l’intervento secondo una progettazione programmata che tenga conto dei bisogni reali del reparto e delle risorse che l’associazione può mettere in circolo, anche in termini di coinvolgimento attivo del territorio in una politica di solidarietà. L’incontro si chiude, tra le parole e lo scambio di saluti, i ringraziamenti e le promesse, una voce si fa strada e chiede di poter avere un po’ di attenzione. “Voglio cantare una canzone” dice a tutti, le tirocinanti gli stanno vicino e lo sollecitano per alleviare il suo imbarazzo, ma la voglia di essere ascoltato supera quella prima difficoltà. Così, questo ragazzino dai capelli alla moda e gli occhi neri si prende il suo spazio, le volontarie applaudono e gli sorridono, scappa una carezza sulla testa di una bimba, qualcuno si commuove e presto la vita di dentro riprende senza tanto rumore. PUTIGNANO Riflessioni sul dono della fede di CARMELA CAGNETTA pagina che rimarrà nella Èuna storia del pontificato. L’11 ottobre 2012 Papa Benedetto XVI proclamava l’anno della Fede che si concluderà il 24 novembre 2013. È l’invito a tutti a riflettere sul dono incomparabile della Fede. E ognuno si pone la domanda: cos’è per me la fede? È un dono di grazia, di riflessione, di pensiero, di convinzione. Io ho fede in Te perché ti ho creduto, incontrato. Ti ho conosciuto, mi hai parlato, ho ascoltato la Tua parola, l’ho meditata, l’ho creduta. E una grazia infinita mi ha inondata e con la preghiera che ne è scaturita ti ho parlato, ho contemplato le tue meraviglie, l’immensità del Tuo creato, la Tua luce e i tramonti e in questo fulgore mi sono abbandonata, sicura che con Te vicino di non smarrire mai la strada. Questa è la forza della mia fede. Incrollabile. Ti ho creduto e anche se la strada della vita sarà stretta e faticoso il cammino, con Te nel cuore non avrò mai paura e fiduciosa Ti dirò sempre grazie. Putignano. Chiesa di San Pietro 20 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 BRINDISI Festa di San Vincenzo de’ Paoli dai VOLONTARI l 27 settembre, come registrato nel calendario, ricorre il “dies Inatalis”, l’anniversario della morte-rinascita, di San Vincenzo de’ Paoli, patrono di tutte le opere sociali. In preparazione alla festa del Santo nei giorni 24, 25, 26 settembre, alle ore 18.00, è stata celebrata nella Cattedrale la Santa Messa, preceduta dalla Liturgia del Vespro e sempre in onore del Santo, venerdì 27 settembre, è stata celebrata, alle ore 10.00, nella stessa Cattedrale la Santa Messa solenne. La famiglia vincenziana in festa, insieme agli amici simpatizzanti e alle famiglie “accompagnate”, si è ritrovata, alle 9.30 del suddetto giorno in Piazza Duomo. Lì Suor Giovanna Fanuli, superiora dell’Istituto S. Vincenzo, e le altre Figlie della Carità hanno accolto tutti con affetto e gioia. Volontari vincenziani e amici si sono scambiati un fraterno abbraccio di saluto e di augurio. Gli intervenuti sono poi entrati in Chiesa per assistere alla Santa Messa, celebrata da don Pierluigi Ruggiero, che aveva già animato il triduo dei giorni precedenti con le sue omelie, rafforzando, senza dubbio, le mo- tivazioni che stanno alla base della carità vincenziana e del buon cristiano. Durante la cerimonia religiosa hanno destato emozione le letture relative alla virtù della Carità: passi del libro dei Proverbi, un Salmo e l’ineguagliabile passo sulla Carità di San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (1 Cor. 13, 1-13). Altro momento di intensa emozione è stato quello in cui don Pierluigi, poco dopo, si è soffermato nella sua omelia, diretta e chiara, sulla figura e sull’azione di S. Vincenzo de’ Paoli, modello tanto della vita attiva che della vita contemplativa in quanto ha svolto un’eccezionale opera di rinnovamento nella chiesa e nella società e di cui ancor oggi si sentono i frutti. Don Pierluigi, con molta incisività e carica emotiva, ha ribadito, con S. Vincenzo, che Dio è presente nei poveri e che nei loro volti dobbiamo vedere il volto di Gesù. I poveri sono “nostri signori e nostri padroni”. Alla luce di ciò la carità va organizzata con azioni dirette al sollievo delle povertà e alla promozione umana dei poveri e tutto con profonda umiltà, con spirito di tenerezza e di delicatezza nei loro confronti. L’omelia di don Pierluigi, così straordinariamente addentro al carisma vincenziano, ha creato forti momenti di ascolto e di riflessione sul cammino che deve fare chi si dedica alle opere caritative. Un altro momento di viva commozione è stato vissuto da tutti quando Suor Giovanna ha presentato sull’altare Valentina, una giovane ragazza siciliana, che proprio nel giorno celebrativo di S. Vincenzo ha iniziato il suo postulato in vista di un suo futuro ingresso tra le Figlie della Carità. Valentina, a sua volta, ha indicato i motivi della sua chiamata, primo tra i tanti quello di essersi “pazzamente” innamorata di San Vincenzo. La famiglia vincenziana e tutti i presenti, visibilmente commossi, si sono sentiti indubbiamente più vicini nella condivisione di quei momenti. Particolarmente toccanti le musiche e i canti che hanno accompagnato tutta la celebrazione eucaristica. Al termine della Santa Messa, buona parte dei presenti si è recata nei locali dell’Istituto. Suor Giovanna, accompagnata da altre consorelle, ha ricevuto i familiari dei ragazzi del Centro socioeducativo ai quali è stato offerto un piccolo rinfresco seguito dal dono di alcuni generi alimentari. I volontari vincenziani e Suor Chiara, invece, hanno accolto nel Centro Sociale le famiglie che, nel tempo, vengono accompagnate nella loro situazione di difficoltà. L’incontro è stato occasione di conversazione, di scambio di fraternità e di degustazione di dolci e di bevande offerti dalle volontarie. Anche in questa sede si è proceduto alla donazione di utili generi alimentari. Tutti hanno manifestato la loro piena soddisfazione per la giornata trascorsa e per lo svolgimento dell’evento che ha unito e coinvolto tante e tante persone nel nome di S. Vincenzo de’ Paoli. PUTIGNANO Festività di Ognissanti e commemorazione dei defunti di CARMELA CAGNETTA n rito per ricordare e visitare U i nostri cari defunti, per deporre un fiore sulla loro tomba. Mesta la gente va con i suoi ricordi e il suo dolore. All’ingresso del cimitero troviamo le Vinceziane … perché? Fu una iniziativa maturata diversi anni fa all’interno del nostro gruppo. Libera scelta di ognuna di noi di farsi in quei giorni povera tra i poveri, stare lì ore e ore a tendere la mano, a chiedere la carità per raccogliere risorse per aiutare altri poveri, per chi vive ogni giorno difficol- tà economiche che non può fronteggiare. E quando a sera torniamo a casa stanche, infreddolite e con i piedi che fanno male, ci sentiamo soddisfatte perché sappiamo che quelle monete raccolte, quei fiori di carità, hanno il colore e il profumo dell’amore fraterno che unisce e rende tutti uguali agli occhi di Dio, hanno il profumo acuto e delicato della solidarietà cui tutti ci sentiamo chiamati. È che quanto abbiamo fatto è stato gradito ai nostri defunti come il fiore più bello. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 21 MASSAFRA Nuove volontarie nel GVV di MARIA LOSAVIO ella splendida cornice N dell’Antica Chiesa Madre in Massafra, giovedì 17 ottobre 2013, il gruppo di volontariato vincenziano ha accolto con gioia quattro nuovi vincenziano: Marianna Marangi, Rosa Ramunno, Luigi Cafuoti e Mimmo Spada, che dopo aver seguito da diverso tempo l’associazione dall’esterno, hanno scelto con grande generosità di dedicare la loro competenza e il loro tempo alla nostra associazione pur collaborando già in altri ambiti: sociali, culturali ed ecclesiastici. A presiedere l’Eucarestia e la cerimonia dell’Atto di impegno dei nuovi volontari è stato mons. Cosimo Damiano Fonseca, accademico dei Lincei e dal Padre spirituale del gruppo massafrese don Gregorio Szczepaniak. La presidente del gruppo Maria Losavio dopo aver salutato i concelebranti, l’amministrazione comunale nella persona del vicesindaco dott. Viesti e gli assessori Cerbino e Fuggiano, ha ricordato che il gruppo di volontariato vincenziano è presente in ogni parte del mondo ed ha la responsabilità dei poveri, la responsabilità di un’opera, del lavoro che essa compie e di quello che potrebbe compiere. Siamo anche responsabili dell’immagine che diamo della Chiesa testimoniando la carità. La presidente conclude dicendo che siamo certi e grati a Dio che ci ha dato questa responsabilità e noi accettandola abbiamo la sensazione di fare la sua volontà. L’austera cerimonia e la toccante riflessione tenuta da mons. Fonseca dopo il vangelo, ha suscitato una forte emozione nei MOLFETTA - S. MARIA ASSUNTA IN CATTEDRALE Un amore di cena di NICLA LA GREZZA È stato questo il logo della serata di beneficenza organizzata dalle volontarie del GVV Santa Maria Assunta in Cattedrale che hanno potuto condividere un valore che deve accompagnare ogni cristiano: la Carità. All’inizio della serata la Presidente, Pina Sallustio, ha informato gli amici-sostenitori circa il lavoro che nella prima metà dell’anno è stato svolto attraverso i vari servizi cui il Gruppo attende. Quello dell’ascolto è stato il più oneroso perché ha comportato l’esborso di una importante cifra in danaro per tener testa ai bisogni di una larga fascia sociale, nella quale vivono bambini in tenerissima età, oberata dalla impossibilità di tenere testa ai bisogni es- senziali per mancanza di lavoro dei capofamiglia. Al nuovo Sindaco della città che è intervenuto per portare i saluti di tutta l’Amministrazione, sono stati comunicati i nostri “ desiderata” tra i quali c’è quello di avere più spazi per poter portare avanti un servizio che sta a cuore a noi tutte e che ha visto l’avvicinarsi di insegnanti – volontari esterni che hanno seguito in maniera eccellente i bambini accolti i quali sarebbero potuti essere di più se gli spazi della nostra sede fossero stati più ampi. La serata, arricchita da un menù essenziale ma raffinato e da buona musica, ha contribuito senz’altro a rendere compartecipi gli amici del nostro gruppo ai quali è giunto il messaggio relativo al nostro servizio: il servizio del GVV non è semplice solidarietà o altruismo, ma è immagine di Amore-Carità, virtù che trasforma, costruisce, anche se, come una montagna faticosa da scalare, è difficile da conseguire. presenti, emozione palpabile nei quattro nuovi volontari consapevoli dell’impegno che assumevano di fronte al Signore. L’ingresso di questi nuovi soci ci ha rassicurati del sostegno del Signore tramite l’intercessione di San Vincenzo e Santa Luisa, nell’opera che Lui stesso ha suscitato a condizione che tutti noi perseveriamo nell’impegno sincero al servizio dei fratelli nel bisogno, non distratti dal desiderio di protagonismo. La cerimonia si è conclusa con un semplice momento di convivialità fraterna alla presenza del presidente provinciale GVV Taranto , del Gruppo GVV di Massafra e delle famiglie dei nuovi soci. GIOIA DEL COLLE Solidarietà Coopvincenziane da una volontaria l GVV di Gioia del Colle Iè stato lo scorso 7 settembre 21013 coinvolto e ha partecipato ad una iniziativa solidale, voluta dalla Coop Estense in collaborazione col CSV di Bari, a sostegno delle famiglie bisognose: “UNA MANO PER LA SCUOLA”. All'ingresso del punto vendita di Gioia del Colle i consumatori hanno trovato le volonarie del centro, guidate dalla presidente sig.ra Anna Fortunato, che hanno consegnato loro un sportina da riconsegnare all’uscita per la raccolta di qualsiasi materiale di cancelleria. Il materiale raccolto è stato distribuito alle famiglie assistite e a quelle segnalate dai Servizi Sociali e dai Dirigenti Scolastici del territorio. L'iniziativa ha avuto un buon riscontro grazie alla sensibilità dei cittadini e il GVV, punto di riferimento per chi è in difficoltà, si è ritenuto soddisfatto e orgoglioso per aver offerto speranza, solidarietà e conforto. 22 NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 MOLFETTA - S. MARIA ASSUNTA IN CATTEDRALE Umbria: sacra, dolce, verde di NICLA LA GREZZA ono questi i tre aggettivi che hanno caratterizzato il viagS gio organizzato dal GVV S.Maria Assunta in Cattedrale. Si sono scoperte tre qualità di questa regione italiana che, situata nel cuore dell’Italia, è senz’altro il polmone verde della parte peninsulare del nostro territorio. Ma la Vera Gioia, come recita un famoso canto, tratto da un testo biblico, nasce dalla pace che comunica la figura del Santo di Assisi che, con purezza disinteressata e amore incondizionato accoglieva semplicemente, diventava prossimo di ogni uomo, al di là di ogni estraneità culturale, politica, religiosa. In tal modo non solo abbiamo potuto ripassare gli insegnamenti del nostro San Vincenzo, ma abbiamo avuto anche la possibilità di stimolare le nostre forze interiori, di fare il pieno di tutte le energie necessarie per continuare ad impegnarci in modo concreto e capace di dare la Speranza necessaria ai nostri assistiti che chiedono di vedere la luce nell’oscurità della loro disperazione. Alla preghiera personale presso la tomba del Santo, ha fatto seguito, concelebrata dal nostro assistente spirituale, don Vito Bufi, la santa Messa, estremamente suggestiva. Circondati, infatti, dagli affreschi e dai colori di Giotto, e pochi metri sopra la tomba del Santo, la partecipazione Eucaristica ha permesso ad ognuno di godere della “Vera gioia…dono di Cristo …che tutti unisce come in un abbraccio e tutti ama nella carità”. Non è mancata la recita comunitaria del Santo Rosario, aiuto spirituale dell’anima, cui ha fatto seguito, nella cornice della piazza antistante la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, la processione aux flambeaux con la statua della Madonna, seguita da migliaia di fedeli. Il viaggio, poi, non ha tralasciato di godere sia dell’arte pittorica ed architettonica presente nella città di Perugina, sia quella del gusto che lo stabilimento della Perugina, dagli inizi del secolo scorso, rende la città famosa nel mondo. La storia della società, in termini di evoluzione tecnica, commerciale e di comunicazione, ha affascinato tutti noi che abbiamo potuto, presso la Casa del Cioccolato, situata all’interno dello stabilimento di San Sisto, non solo assaporare i profumi e il gusto immersi tra incarti, confezioni e filmati, ma anche ammirare l’operosità delle macchine e degli operai, che, ininterrottamente, durante tutte le 24 ore della giornata, confezionano cioccolata così come noi la vediamo negli scaffali delle pasticcerie. BARLETTA Quattro nuove volontarie fra noi dai VOLONTARI settembre 2013, festa di ImolS.27avuto Vincenzo de Paoli, abbiala gioia di accogliere nella nostra famiglia quattro nuove consorelle. Rispettosi della regola ma altrettanto aperti alle novità, abbiamo fatto un cammino di formazione con loro durato più di due anni, nella volontà che fossero davvero convinte dell’impegno che si andavano ad assumere. Di dame, a riposo, ne abbiamo fin troppe, invece abbiamo bisogno di vere volontarie sul campo pronte sempre a sporcarsi le mani, e non con scadenze quindicinali come gli incontri. L’assistente spirituale, Mons. Leonardo Doronzo, dopo l’omelia sulla vita di S. Vincenzo, ha proseguito con il rito per l’atto d’impegno delle quattro nuove consorelle ac- compagnate dalla presidente Sig. Grazia Varvara e dal provinciale Michele Giannella. L’assistente ha esortato le nuove consorelle ad assumersi le responsabilità dell’atto davanti a Dio e alla società, nello svolgere il loro impegno con umiltà, sincerità e amore per i poveri. Dopo la benedizione dei crocifissi, dei distintivi, lo statuto e le norme interne, tutti insieme abbiamo rinnovato l’atto d’impegno augurando alle nuove consorelle un lungo cammino con noi. Nella giornata del 29 settembre invece abbiamo nuovamente riproposto su Corso Vittorio Emanuele l’“Autunno Vincenziano” giunto alla 24° edizione. Nell’occasione ci siamo fatti promotori con un’opera di volantinaggio di alcuni progetti di sostegno all’azione del Gruppo, proponendo piccoli progetti, da un buono pasto alla scuola al corredo scolastico alle spese di primaria necessità. Avendo essendo poi deducibile dal proprio reddito. Essere al passo coi tempi aiuta la Carità! Barletta. Concattedrale di Santa Maria Maggiore. adottato le direttive regionali in merito all’apertura di un conto corrente questo ha consentito a molti di donare la loro offerta Anche questa è inventiva come diceva il nostro Santo. Buon lavoro a tutti. NOTIZIE daiGRUPPI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 23 ANDRIA Il 7 settembre a Castel del Monte di ANNA LOLIVA ome ormai molti sanno,il Gruppo Volontariato VincenC ziano di Andria è alle prese con un progetto di promozione, sostenuto dal centro servizi al volontariato San Nicola di Bari, che tiene impegnate tutte le socie sino alla fine del mese di ottobre 2013. Fra le varie tappe del progetto il 7 settembre abbiamo avuto un incontro fra villeggianti e nostri assistiti proprio a Castel del Monte presso la parrocchia di Santa Maria al Monte di cui è parroco don Giuseppe Lapenna. Erano le 15,30 del 7, bella giornata di sole, radunate presso la stazione di Andria socie vincenziane e famiglie da noi assistite erano in attesa del pullman per Castel del Monte, 23 bambini dai 3 ai 10 anni, 12 mamme. Avevamo avvertito i responsabili della mobilità di mettere un bus da 50 posti, avevamo preso i biglietti per tutti. Flora vice-presidente del Gruppo di Andria era stata incaricata dalla presidente, impossibilitata quel giorno ad essere presente, di seguire il gruppo, eravamo un po’ preoccupate perché ci avevano informato dei pochi posti a sedere che hanno questi mezzi urbani. Alle 15,45 partenza e dopo mezz’ora finalmente arri- vo nel piazzale antistante la chiesa. Erano lì ad attendere Anna e Franca , vincenziane villeggianti in quella zona, grande emozione, sorrisi di bimbi strette di mano di mamme, l’incontro con il parroco, la presentazione del nostro pagliaccio e 50 palloncini azzurri e bianchi con la scritta “si può sorridere anche con poco”, titolo del nostro progetto. Le vincenziane avevano portato merendine, aranciate , acqua,bicchieri, bustoni raccolta rifiuti e apparecchiato provinciale Michele Giannella che ci ha raggiunto da Barletta, del nostro padre spirituale don Leo Pinnelli giunto da Andria; si sono aperti i cancelli del cortile alberato di proprietà della parrocchia, guarnito di panchine di pietra, affiancato da un localino provvisto di servizi igienici; sono arrivate le signorine vestite da un tavolo imbandito per la merenda. Le signorine hanno attivato giochi, distribuito palloncini artistici, cantato, messo musica , tutto con grande calore e affetto, tutto con costante attenzione. Alle 18,45 sono stati distribuiti i palloni azzurri e bianchi, al via sono volati nel cielo portando le spe- ranze di un futuro migliore ed i sogni innocenti dei bambini che seguiamo con tanta dedizione. Poi tutti in chiesa, don Leo ha parlato ai bambini e alle mamme,abbiamo pregato insieme e la gioia per la giornata trascorsa piacevolmente traspariva dai visi colmi di meraviglia, abituati forse ad altro. Quando è giunto l’orario del rientro abbiamo percorso un breve tratto della statale badando ai bambini e speranzose che tutto andasse per il meglio. Giunto il pullman alla stazione di Andria , scesi tutti, un applauso inaspettato ha ricolmo il nostro cuore di mamme e nonne. È stato per noi più di un grazie, renderci conto di avere donato più di quanto si aspettavano ci ha portato a riflettere: è vero si può sorridere anche con poco! le mamme chiedevano con ansia quanto dobbiamo pagare, per loro il timore che non fosse tutto gratuito era rimasto sino al termine della gita! Pensiamoci bene, la gratuità non è dare quanto loro è dovuto, è dare con affetto un po’ di serenità a chi dalla mattina alla sera è in continuo affanno per riuscire a risolvere problemi su problemi e ancora problemi. Questo è volontariato puro, una ricchezza invisibile ! MOLFETTA - S. MARIA ASSUNTA IN CATTEDRALE Il Melodramma di Verdi in scena per il GVV “Santa Luisa” di TERESA CAMBIONE ulle note del Melodramma di S Giuseppe Verdi, il G.V.V. di Molfetta “S. Luisa” si è cimentato nell’organizzazione di un concerto per raccogliere fondi e per far fronte alle esigenze delle famiglie che, dato il momento di crisi, ancora di più vengono a bussare alle nostre porte per chiedere un sostegno morale ed economico. Il coro ha esordito con il Nabucco e successivamente sono andati in scena alcuni brani del Don Carlos, Rigoletto, Trovatore ed hanno concluso con il Brindisi de la Traviata. Classici pezzi da antologia musicale per una serata che ha fatto il tutto esaurito e che ha coinvolto il pubblico di Molfetta che ha apprezzato e applaudito in maniera scrosciante le interpretazioni magistrali del soprano Marilena Gaudio, del mezzosoprano Lucrezia Messa, del baritono Antonio Stragapede, del tenore Nicola Cuocci accompagnati al piano da Massimo Sciannamea e dal coro “Alter Chorus”. Il tutto diretto impeccabilmente dal maestro Antonio Allegretta. Il teatro che ha ospitato l’evento non è di quelli tradizionali ma che hanno una buona acustica e che fanno assaporare le note, la musica, il bel canto e le parole per un pubblico attento alla cultura e all’intrattenimento: la parrocchia San Pio X, amabilmente messa a disposizione dal parroco don Giuseppe Pischetti per la serata piovosa e fredda del 1° dicembre scorso. La serata si è conclusa con un rinfresco nei locali parrocchiali. Anche qui il tutto all’insegna della creatività, questa volta culinaria delle volontarie del gruppo che hanno invitato i cantanti a degustare dolci molfettesi esclusivamente fatti in casa. 24 NOTIZIEper iVOLONTARI FILODIRETTO Anno XXI n. 3 dicembre 2013 Il saluto e l’augurio della neo-eletta Presidente Nazionale arissime, C “L’avvicinarsi della fine di un anno, inevitabilmente, porta con sé delle considerazioni su ciò che abbiamo raggiunto e su ciò che intendiamo realizzare. Ancor più quest’ anno dopo che la mia nomina a Presidente nazionale mi ha chiamata ad un impegno e ad una responsabilità che riuscirò a sostenere solo se sostenuto dall’aiuto di tutti. I gruppi di Volontariato Vincenziano sono una realtà operativa che, seppure con mezzi e forze limitate, riescono ad intervenire socialmente nell’aiuto e nella promozione dei poveri. I nostri fondatori, con uno sguardo profetico, hanno voluto organizzare la “Carità” perché fossero ottimizzati gli aiuti e perché il bene comune e la giustizia potessero essere raggiunti attraverso un percorso in cui ognuno di noi è chiamato a partecipare dalla responsabilità. Viviamo un tempo di crisi, economica, politica, di valori in cui c’è chiesto un “di più”: una maggiore coerenza cristiana, un maggiore coinvolgimento, un maggiore impegno, la testimonianza di quei valori che ci costituiscono personalmente e nell’associazione. Se vogliamo aprirci al futuro, dobbiamo accettare tutte le sfide che ci vengono dal nostro tempo e guardare alle nostre radici, trovare in esse la forza per un rinnovamento costante che genera coesione e fratellanza. Ripartire dalle radici vuol dire ripartire dalla nostra fede, unica spinta per una vera azione di caPaola Agnani Morici - Presidente rità. Nazionale G.V.V. A.I.C. Italia Chi crede in Dio sa che ha un compito da svolgere nella società, dono della Sua forza. sa che deve rendere migliore La carità autentica è un caml’angolo di mondo che occupa mino, un esodo che ci aiuta ad anche a costo di sacrifici perso- uscire da noi stessi per andare nali, sa che la speranza non re- verso gli altri, compromettendolega in un miracolo l’intervento ci a favore e a fianco dei poveri, di Dio, ma è consapevolezza del per incarnarci nelle situazioni e rendere attuale la salvezza portata da Cristo. Contempliamo in questo tempo la fede di Maria, l’umiltà e la debolezza di un Dio che si fa bambino, contempliamoli con la volontà di compiere nel nostro oggi e nella nostra storia gesti di amore autentici che non si accontentano di dare risposte incomplete alla povertà, ma sono segni di speranza concreta. Non ci raggiunga la tentazione dello sconforto di fronte alla pochezza della nostra realtà, ma anzi facciamo che essa sia la testimone della “possibile impossibilità di Dio” che agisce nella storia di ogni uomo. Vorrei raggiungere ognuna di voi, i volti, i cuori che costituiscono la nostra realtà, e sussurrarvi in un abbraccio: "Buon Avvento!" che il Signore ci doni uno sguardo di fede capace di vedere, oltre gli affanni del tempo, la gioia di un autentico abbraccio d’amore che riscalderà ogni uomo”. La Presidente Nazionale Paola Agnani Morici La redazione di Filo Diretto si congratula con gli eletti e augura buon lavoro alla nostra Presidente Nazionale PAOLA AGNANI MORICI e a tutti i componenti il nuovo direttivo nazionale: Gabriella Raschi - Vicepresidente Nazionale per il Nord, Antonella Fenu - Vicepresidente Nazionale per il Centro, Rosalba Gargiulo - Vicepresidente Nazionale per il Sud, alla segretaria Rosanna Rufini e al nuovo tesoriere Giorgio Desiderati UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE XIII CONGRESSO NAZIONALE 7-8-9-10 MAGGIO 2014 HOTEL “PUNTA NORD” – TORRE PEDRERA – RIMINI “Da Gerusalemme a Gerico: il Volontariato Vincenziano per una comunità solidale” P A RTEC IPIAM O NU M ER OSE
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