> Tecnologie a cura di Ing. Corrado Pilati e Ing. Stefano Frasson (Geosoluzioni Engineering). Si ringrazia l’impresa Dalla Gassa per la gentile collaborazione Soil-nailing: a sostegno delle opere! La chiodatura dei terreni consiste nel rinforzo di una massa di terreno tramite l’introduzione di una serie di barre metalliche a sezione circolare, di diametro variabile, entro fori suborizzontali realizzati nella massa da stabilizzare. Vediamo le caratteristiche di questa particolare tecnica operativa 74 PF | settembre-ottobre 2014 I l soil-nailing (chiodatura del terreno) viene tradizionalmente impiegato come opera di sostegno nella realizzazione di pareti da scavo o nel consolidamento di versanti instabili dove l’azione di ritegno è principalmente fornita dalla presenza dei chiodi. Il rivestimento ha la sola funzione di evitare eventuali scavernamenti superficiali del terreno e si può presentare rigido (hard facing), flessibile (flexible facing) o soft, a seconda dell’inclinazione del paramento e delle sollecitazioni in gioco. Questa tecnica di rinforzo del terreno consiste nell’introdurre rinforzi all’interno dell’ammasso del terreno aventi la funzione primaria di assorbire sforzi che il terreno non armato non sarebbe in grado di sopportare, sia per le proprie intrinseche caratteristiche meccaniche (sforzi di trazione), sia per il superamento dei valori ultimi di queste ultime (sforzi di taglio) dovuto agli interventi antropici successivi alla fase di rinforzo (generalmente scavi). I chiodi sono degli ancoraggi passivi in quanto sviluppano la loro azione resistente solo in seguito all’instaurarsi dei primi spostamenti nella zona attiva del terreno a tergo del paramento. La loro capacità di trasferire le azioni al terreno è fortemente influenzata, oltre che dalle caratteristiche geomeccaniche del terreno in cui si vanno ad ancorare, dalle modalità esecutive e dalla scelta della tipologia di armatura. La tecnica autoperforante è attualmente la più diffusa nella realizzazione di chiodi di ancoraggio grazie alla semplicità esecutiva, alla rapidità di intervento e alle garanzie offerte dalle barre autoperforanti (self-drilling bars). Le problematiche connesse al soil nailing Il soil-nailing è una tecnica di consolidamento passiva e ciò implica l’instaurarsi di spostamenti a tergo del paramento e lungo lo stesso al fine di innescare la spinta attiva del terreno che comporta a sua volta l’instaurarsi delle sollecitazioni sui chiodi. Nel caso di pareti derivanti da uno scavo, una consistente frazione degli spostamenti sul paramento si attiva in fase di costruzione della parete chiodata a partire già dal primo livello di sbancamento, incrementandosi poi gradualmente a ogni fase di scavo. Lo stato deformativo massimo si può raggiungere una volta arrivati a fondo scavo o in un periodo medio/lungo, in quanto possono verificarsi condizioni particolarmente gravose per l’opera, quali ad esempio l’innalzamento del livello di falda, i moti di filtrazione nel terreno retrostante e il malfunzionamento del sistema di drenaggio. Questi spostamenti possono diventare molto pericolosi nel caso in cui l’opera di sostegno si presenti a ridosso di reti viarie o edifici in genere. Stima degli spostamenti La stima degli spostamenti è legata soprattutto a indicazioni di tipo empirico, basate sulle osservazioni dal vero, eseguite in diversi terreni e con sistemi differenti di rinforzo. Gli spostamenti che si verificano sul rivestimento possono essere fondamentalmente attribuiti ai seguenti fattori: altezza “H” della parete; inclinazione “α” della parete; caratteristiche del terreno nell’intorno delle iniezioni; spaziatura dei chiodi e profondità dei livelli di scavo; il fattore di stabilità globale (FSG); il rapporto tra la lunghezza dei chiodi “L” e l’altezza di parete “H”; inclinazione “θ” dei chiodi rispetto all’orizzontale; presenza di sovraccarico a monte della parete. L’osservazione delle opere dal vero ha condotto alle seguenti indicazioni (Schlosser et al 1992): gli spostamenti verticali δV sulla parete risultano comparabili a quelli orizzontali δH (Fig.1): δh ≈ δv Il rapporto tra lo spostamento orizzontale δh e l’altezza della scarpata “H” varia principalmente in funzione del tipo del terreno (Juran e Elias, 1991): δh / H = 0.05-0.3% Alle spalle del muro i fenomeni deformativi si verificano entro una lunghezza l che dipende dall’inclinazione dell’opera h e dal tipo di terreno k valutabile empiricamente con la formula: λ = H x k x (1 – tg α), con k = 0.8÷1.25÷1.5 rispettivamente per rocce alterate e terreni molto consistenti, sabbie, argille. Sollecitazioni lungo il chiodo Gli spostamenti sul paramento si verificano per la passività stessa dei chiodi i quali, una volta innescato il movimento, vengono sollecitati assialmente a trazione per tutta la loro lunghezza (Fig.2). Tale sollecitazione presenta un valore non nullo in testa al chiodo, un valore massimo in prossimità della superficie di rottura del terreno per poi annullarsi alla fine del chiodo. Studi approfonditi hanno dimostrato che lo stato tensionale in testa al chiodo risulta maggiore con il crescere dell’inclinazione della parete e della rigidezza del rivestimento. Fig. 2: Andamento dello stato tensionale lungo il chiodo Pareti chiodate miste Fig. 1: Schema tipo del comportamento deformativo di una parete chiodata Questa metodologia prevede, oltre all’inserimento di chiodi (ancoraggi passivi), anche l’utilizzo di tiranti (ancoraggi attivi) al fine di limitare gli spostamenti del paramento e garantire una maggiore stabilità globale dell’opera di sostegno. PF | ettembre-ottobre 2014 75 > Tecnologie Fig. 5: Esempi di Ancoraggi Compositi Sirive Special® impiegabili nel soil-nailing attivo Fig. 3: Sezione esplicativa di parete con ancoraggi attivi e passivi Fig. 4: Parete chiodata mista Ancoraggio composito Ancoraggio composito Sirive® L’ancoraggio composito è costituito da una barra autoperforante al cui interno viene inserito un trefolo in acciaio armonico. La novità assoluta a livello internazionale è rappresentata dall’utilizzo dei trefoli tradizionali da C.A.P. abbinati alla tecnica autoperforante per la realizzazione di soilnailing attivo. Per quanto riguarda la componente attiva dell’ancoraggio composito vengono utilizzati materiali e tecnologie che rispettano le norme e le procedure nazionali ed europee (UNI-EN ed Eurocodici) per la costruzione di tiranti attivi. L’impresa Dalla Gassa (Vicenza) propone l’utilizzo dell’“Ancoraggio Composito Sirive®” per la realizzare di opere in soil-nailing attivo: questo sistema di ancoraggio, brevettato nel 2012 e per il quale è stata presentata domanda di brevetto europeo, consiste nell’accoppiare le prestazioni offerte da una barra autoperforante Sirive® con quelle dei trefoli in acciaio armonico attraverso il semplice inserimento di uno o più trefoli nella cavità della barra i quali, tra le varie possibilità, possono venire tesati in modo da realizzare un ancoraggio attivo (Fig. 5). 76 PF | settembre-ottobre 2014 Quest’accoppiamento di barra e trefolo, abbinato a una speciale testata di tesatura e di blocco, aumenta di molto le caratteristiche prestazionali della barra autoperforante stessa e ne amplia i campi di applicazione. I trefoli possono presentarsi inguainati nella parte libera e vengono resi solidali alla barra mediante cementazione e accoppiamento meccanico. La peculiarità di questa nuova tecnica è la semplicità e la rapidità delle operazioni di realizzazione dell’Ancoraggio Composito Sirive®. La realizzazione dell’ancoraggio composito inizia con l’inserimento nel terreno della barra munita di punta a perdere attraverso una perforazione esterna a rotopercussione. La boiacca viene iniettata, a pressione controllata, dalla testa della barra contemporaneamente alla perforazione (inizialmente il rapporto A/C risulta pari a 1); tale miscela, fuoriuscendo dalle aperture localizzate sulla punta di perforazione, funge da fluido di spurgo e di sostegno del foro. Come si può ben capire, il foro stesso viene stabilizzato in fase di avanzamento evitando così l’insorgere di sovrapressioni o detensionamenti del terreno. Pertanto, già in fase di perforazione si danno delle garanzie nel controllo dei cedimenti del terreno che nel caso degli ancoraggi con barre non autoperforanti o con armature idonee a essere tesate non vengono assicurate in quanto la loro installazione implica la realizzazione di un preforo. Installata la barra autoperforante, si passa all’inserimento del/i trefolo/i nella cavità interna della barra; ciascun trefolo si presenta inguainato nella parte libera e cementato alla barra nel tratto di fondazione. Generalmente è sufficiente un solo trefolo nella realizzazione dell’ancoraggio attivo in quanto i chiodi di una tradizionale parete in soilnailing sono molto meno sollecitati rispetto a una qualsivoglia struttura tirantata. La chiodatura, essendo molto diffusa, determina delle sollecitazioni contenute sul singolo chiodo variabili dai 50 ai 150 kN. Una volta realizzato e maturato il materiale di rivestimento della parete per la singola fila di chiodi (il paramento dovrà avere idonea rigidezza flessionale) si applica il pre-carico ai trefoli; questo si trasmetterà in profondità bypassando la zona di spinta attiva, determinando così un efficace pretensionamento del chiodo. Così facendo, il terreno retrostante il paramento risulterà “compresso” tra il rivestimento e la zona resistente del terreno (Fig. 6). La pressione di confinamento esercitata sulla zona attiva del terreno evita l’insorgere di detensionamenti del terreno e spostamenti del paramento verso valle. La pre-sollecitazione sul paramento implica un controllo totale dei movimenti una volta che si procede con la successiva fase di scavo. Come detto in precedenza, gli spostamenti del terreno in fase di scavo sono quelli più pericolosi e importanti nella realizzazione di una Fig. 7: Particolare sistema di testata ancoraggio composito R32 Special tradizionale soil-nailing. Con questa nuova tecnica, il fenomeno del detensionamento del terreno in seguito all’installazione dei chiodi viene evitato. Una volta completata la parete in soil-nailing attivo, gli ancoraggi passivi rappresentati dalle barre autoperforanti iniziano ad attivarsi e a contribuire alla stabilità della parete stessa. Il contributo resistente di questi viene dato principalmente al taglio nella zona interessata dalla rottura del terreno per stabilità globale. In aggiunta al trefolo, la barra autoperforante rappresenta un ulteriore margine di sicurezza per la resistenza a trazione del singolo chiodo in quanto, nel caso in cui le sollecitazioni superino i valori di progetto (errori di progettazione quali ad esempio sovraccarichi non previsti, geologia diversa da quella ipotizzata, eccetera), la barra contribu- Fig. 6: Ancoraggio attivo con tecnica autoperforante isce alla resistenza dell’ancoraggio composito essendo questa resa solidale alla piastra attraverso il dado di bloccaggio. Il contributo di resistenza della barra si attiverà solo una volta superato il carico di tesatura del trefolo. La realizzazione del soil-nailing attivo mediante Ancoraggi Compositi Sirive® è fortemente indicata per scavi subverticali a ridosso di strade o edifici dove vi deve essere il controllo totale dei movimenti del terreno in modo da evitare cedimenti delle fondazioni e fessurazioni sugli edifici. Anche nel caso di pareti molto alte, dove i chiodi risultano lunghi e quindi allungamenti elevati prima di essere sollecitati, è consigliato l’ancoraggio attivo almeno nelle file superiori di chiodi dove gli spostamenti del paramento sono più importanti (Fig. 1). Il soil-nailing attivo mediante Ancoraggi Compositi Sirive® è applicabile sia per opere provvisorie, sia per opere permanenti. Nel caso si volesse realizzare un ancoraggio permanente si dovrà effettuare una serie di accorgimenti sulla protezione delle armature contro la corrosione. Oltre all’installazione d’idonea guaina di protezione nella parte libera del trefolo, esso risulta ulteriormente protetto in quanto collocato all’interno della barra autoperforante. La barra autoperforante, invece, dev’essere zincata a caldo al fine di garantire la durabilità nel tempo; le procedure da seguire per rendere un chiodo in barra permanente sono riportate nella norma europea UNI-EN 14490 del 2010 specifica sulla chiodatura dei terreni. PF | ettembre-ottobre 2014 77
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