settembre - ottobre 2014 N. 22 club milano Claudio Bisio: “Di Milano apprezzo le grandi possibilità che offre, perfetta per chi ha tra i 20 e i 30 anni”. Secondo Gad Lerner il giornalismo futuro sarà una professione sfigata, fatta più per passione che per i soldi. Il rito del caffè appartiene ai milanesi, meglio ancora se lo si può degustare in un ambiente chic e originale. Fare yoga è ormai diventata quasi un’esigenza per sopravvivere alle frenesie e ai ritmi folli della metropoli. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro editoriaL La terza vita di milano Milano è una città difficile, lo sappiamo tutti. Soprattutto è difficile spiegare a chi non ci vive cosa ci piace di questa città, perché l’abbiamo scelta e perché abbiamo deciso di rimanerci. Èuna sensazione comune: basta un viaggio, una vacanza, per incontrare qualcuno che inevitabilmente ci vede come alieni portatori di una cultura che solo apparentemente è stress, smog e frenesia. Noi sappiamo che non è così. O certamente non solo questo. Milano è prima di tutto una città dinamica, sempre mutevole, attenta alle proprie tradizioni ma sempre proiettata al futuro, con tutti i limiti di stare in un Paese che fa fatica a seguirla e spesso a comprenderla. Mi è capitato qualche giorno fa di vedere su RAI Cultura un bellissimo racconto di come Milano sia passata negli anni Settanta dall’essere una città prettamente operaia e industriale, circondata da fabbriche che per decenni sono state il motore economico d’Italia, a una città dove l’immagine, la forma e lo stile erano rapidamente diventati il paradigma di un nuovo stile di vita e di una società completamente rinnovata. Non più massaie di famiglie migrate dalle campagne intente a lavare i panni sui Navigli mentre gli uomini in bicicletta e con le tute blu lasciavano le proprie case all’alba per dirigersi in fabbrica in mezzo alla nebbia, ma una società di consumi dove erano arrivate prima che in altre parti lavatrici, televisori e automobili. Dove la fame di prodotti si accompagnava a un nuovo linguaggio, quello pubblicitario, da cui poi nacquero e si diffusero a macchia d’olio agenzie e nuovi lavori. Con un’attenzione maniacale e scrupolosa per lo stile che in pochissimi anni contribuì ad affermare Milano come capitale mondiale della moda e del design. Erano gli anni Ottanta. E quell’onda anomala definita da alcuni “Milano da bere” si è trascinata stancamente fino ai nostri giorni. Oggi quell’energia creativa stenta a rinnovarsi, i consumi interni sono crollati e il quadrilatero della moda sopravvive solo grazie ad arabi, russi e americani. Ma nessun’altra città al mondo è capace di rinnovarsi e rinascere dalle proprie ceneri come Milano. Una sindrome da Araba Fenice che molti faticano a comprendere e ad accettare, perché inevitabilmente comporta rivoluzioni in grado di cancellare il superfluo, quello che non serve più. Ma è la nostra forza. Se in altre parti d’Italia la polvere la si nasconde sotto il tappeto, da noi piuttosto si butta via ciò che non serve e si riparte. Nel settore dell’immobiliare commerciale fino a pochi anni fa a dominare erano le richieste di spazi per negozi, mentre oggi tutti vogliono aprire attività di ristorazione o affini. Se sarà una moda passeggera o una bolla destinata a sgonfiarsi lo scopriremo presto. Di certo nel mondo il nostro Paese è visto come la patria del mangiar bene. E Milano è diventata presto la vetrina di una cultura (quella del cibo, appunto) che appartiene all’Italia intera. In questo possiamo avere in prospettiva una spinta propulsiva ancora superiore a quanto fu per la moda, fenomeno più strettamente milanese. Perché è difficile sradicare un fenomeno che fa parte del nostro DNA e di cui non possiamo fare a meno. Ci vuole solo un ultimo passaggio: l’accoglienza. L’intera città dovrà rinnovarsi se vorrà accogliere negli anni che verranno tutti coloro che inizieranno a venire da noi non solo per fare shopping, ma anche per deliziare il proprio palato. Stefano Ampollini 4 contents point of view 10 focus Vivere l’autunno come rinascita Coffee break alla milanese di Roberto Perrone di Camilla Sernagiotto inside 28 12 Brevi dalla città a cura della Redazione di Club Milano outside 14 Brevi dal mondo a cura della Redazione di Club Milano cover story 16 Una grande spalla su cui… ridere di Paolo Crespi interview 32 Il valore della curiosità di Nadia Afragola yoga 38 Un ponte tra corpo e mente di Marilena Roncarà yoga 40 Western relax di Luigi Bruzzone portfolio 20 Festival della Fotografia Etica Testo di Andrea Zappa wellness 42 Il benessere che arriva dall’Oriente di Simona Lovati style 44 Capitale umano… e storico della Redazione di Club Milano interview 26 Un augurio per Milano di Simone Zeni 6 FALL/WINTER 2014-15 coNteNts style 46 overseas back to the past alla ricerca dei big Five di Luigi Bruzzone di Andrea Zappa wheels 58 50 due ruote su legno di Marilena Roncarà food 60 asola di Enrico S. Benincasa design 52 celebs design di Davide Rota free time 62 da non perdere di Enrico S. Benincasa secret milano hi tech 54 Virtual & wireless 64 La versione meneghina dei Lumière di Simone Sacco di Paolo Crespi weekend 56 metti un weekend in ogliastra di Carlos Solito In copertina Claudio Bisio Foto di Maria Marin. 8 point of view roberto perrone Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si occupa di sport, enogastronomia e viaggi per Il Corriere della Sera. Il suo ultimo romanzo si intitola La cucina degli amori impossibili edito da Mondadori che coniuga le sue passioni: la Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport. Vivere l’autunno come rinascita Ho letto un’interessante riflessione qualche giorno fa. Riguardava la vecchiaia e il declino. Salvo rare eccezioni i vecchi perdono la fiducia e spargono il loro pessimismo a piene mani. Alla base c’è la consapevolezza della fine prossima e quindi il risentimento nei confronti del mondo che continuerà senza di loro, dall’altro lato, più inconscio, la sovrapposizione del proprio declino con quello di tutti. Insomma, io mi sto consumando e quindi questo accade anche a quello che mi sta attorno, senza speranza. Ovviamente non è così. Bisogna radicare la speranza, non estirparla. A maggior ragione in momenti come questi. Ne hanno bisogno i nostri figli. Certo, a loro consiglio di andarsene da questo Paese incartato il prima possibile, se ne hanno l’occasione, ma è un modo per stimolarli a mettercela tutta, per spingerli a dare il loro contributo. Arriva l’autunno. Per alcuni esistenziale, per tutti climatico. È vero, queste giornate trascinano ancora una strana estate di cui abbiamo goduto poco, ma se guardo dalla mia finestra vedo che Milano sta cambiando. Siamo tutti qui, ormai, salvo qualche vacanziere settembrino, qualcuno che può fare le ferie intelligenti via dalla pazza folla. Riconosco l’autunno. Ripenso ai miei tanti autunni milanesi e ci vedo sempre qualcosa di nuovo, un senso di speranza, di curiosità, di scoperta. Ricordo il primo, e non dico l’anno per nascondere quel declino di cui si parlava. Ricordo un tardo pomeriggio, al tramonto, con una ragazza in corso Buenos Aires, l’aria frizzante, le luci, i negozi, la gente. Ero elettrico. Forse era per la ragazza che stringeva la mia mano, per quel mio primo amore milanese, forse per tutta quella frenesia attorno a me. Erano i caotici, vitali e sì, anche cialtroneschi talvolta, anni Ottanta, tanto bistrattati e, come tutte le cose che abbiamo scacciato col birignao dalla nostra storia, ora rivalutati. Ballavamo sul ponte del Titanic? Sì, ma ballavamo. Ma non è questo il punto. Il punto è la sensazione di qualcosa che cominciava e che a me pareva nettissima quel giorno. Anche con l’autunno, anche con le foglie morte e la ripresa della routine, si può accendere di curiosità la vita. L’autunno ha colori meravigliosi, trasforma certi scorci della città in un dipinto. L’autunno è una stagione incantevole, basta viverla con passione. Perché è questa a impedire che la vita, a qualsiasi età, cominci veramente a declinare. Roberto Perrone 10 INSIDE LA LUCE SVELA CHI SEI Berger “La pittura è una scommessa stupida: o perdi o vinci”, “Guardare qualcosa è prendersene cura”. Sono parole del giovane Yves Berger, classe 1976, nato in un piccolo villaggio alpino dell’Alta Savoia che per la prima volta esporrà alcune delle sue opere in Italia, alla galleria Antonia Jannone. Disegni di Architettura, in corso Garibaldi a Milano. La mostra, Caring_prendersi cura inaugura il 2 ottobre e prosegue fino al 27. www.antoniajannone.it Lo store della bellezza Quattro piani di bellezza, di cura di sé e di puro piacere. È nato lo scorso settembre il primo flaghship store di Limoni in corso Buenos Aires. Un luogo dove benessere, bellezza, servizi tailor made e design si fondono per regalare una shopping experience unica. Al secondo piano si trova la Beauty Lounge con sei cabine, per usufruire di servizi di make up, nail e eyebrow, trattamenti viso e di un hairstyling by Luciano Colombo. www.limoni.it Porsche nel cuore di Milano Porsche entra in città. Per quattro settimane, da settembre a dicembre, sarà presente allo Swiss Corner di piazza Cavour (angolo via Palestro), esponendo le vetture della gamma e dando vita a una serie di iniziative sul mondo Porsche. Il primo appuntamento è dal 19 al 25 settembre. Seguiranno poi, le settimane dal 10 al 15 ottobre, dal 10 al 16 novembre e dal 15 al 22 dicembre: ogni settimana ci sarà un modello diverso di vettura Porsche in esposizione. www.milano.porsche.it Il lusso dell’audio Vertu, il produttore inglese di telefoni cellulari di lusso, ha presentato la sua prima collezione audio ad alte prestazioni, composta da auricolari all’avanguardia, sviluppati in collaborazione con Bang & Olufsen, e un potente altoparlante wireless. La collezione Vertu Audio Collection, in vendita nello store di via Montenapoleone, è una combinazione di materiali pregiati e artigianalità, concepita per integrare gli smartphone del brand. www.vertu.com/it-it White Per la 29° edizione di White Milano, svoltasi dal 20 al 22 settembre, la rassegna internazionale della moda contemporary ha presentato negli spazi di via Tortona 27, 453 brand provenienti da tutto il mondo, di cui 313 italiani e 140 stranieri, segnando un aumento del 3% sul numero totale degli espositori. Tra le iniziative di rilievo, White ha lanciato un progetto in tandem con la Camera Italiana dei Buyer della moda, Time. www.whiteshow.it DS 3 CON NUOVI FARI XENO FULL LED Vera icona automobilistica, DS 3 esprime audacia e personalità. Oggi si evolve con i nuovi fari Xeno Full LED, una prima mondiale che associa le tecnologie LED e Xeno ai nuovi indicatori di direzione a scorrimento. Un’innovazione unica per il segmento. Brillante, magnetica e ultra personalizzabile, DS 3 con nuovi fari Xeno Full LED risveglierà il tuo alter-ego. DS 3 1.4 VTi 95 GPL. Consumo su percorso misto: 5,9 l/100 Km (uso benzina) - 8,2 l/100 Km (uso GPL). Emissioni di CO2 su percorso misto: 136 g/Km (uso benzina) – 129 g/Km (uso GPL). La foto è inserita a titolo informativo. CRÉATIVE TECHNOLOGIE 2 12 CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected] oUtside Man Ray a Udine Un temporary store Prada tra i canali Prada ha inaugurato un temporary store – dedicato solo alle collezioni maschili – a Venezia sulla calle Larga XXII Marzo. Il negozio, situato in un elegante palazzo, rimarrà aperto al pubblico per nove mesi. Il progetto è stato curato dall’architetto Roberto Baciocchi e si sviluppa su una superficie di 90 mq. www.prada.com/it Ha inaugurato il 13 settembre la mostra dedicata a Man Ray, a villa Manin di Udine. L’esibizione, che proseguirà fino a gennaio, presenta oltre 250 opere, fra fotografie, oggetti, dipinti, disegni e film sperimentali e ripercorre la vita e l’opera di uno degli artisti più significativi del Novecento. La mostra attraversa tutta la vita dell’artista: dagli anni d’esordio a New York, fino agli ultimi due decenni di vita trascorsi a Parigi. www.villamanin-eventi.it Da Milano a Torino in sei tappe Torino e Milano si incontrano in sei appuntamenti con guide d’eccezione, che le svelano attraverso sei diversi percorsi. Due gruppi collegati via web, in contemporanea, tracceranno la mappa della loro città, ogni volta seguendo un tema diverso. Gli incontri, a Torino al Circolo dei Lettori e a Milano all’Open more than books, sfrutteranno dispositivi mobili, siti e social, fotografie, video e romanzi, per interagire. www.openmilano.com www.circololettori.it Gran Premio Nuvolari In occasione dell’edizione 2014 del Gran Premio Nuvolari, con partenza il 19 settembre e arrivo il 21 nella centralissima piazza Sordello a Mantova, Etiqueta Negra polo & sportswear rinnova la propria presenza, per il quinto anno consecutivo, in qualità di sponsor dell’evento, a cui prende anche parte con un equipaggio formato da Paolo Olivieri e Vladimir Kuksov, alla guida di una barchetta Ermini del 1952. www.etiquetanegra.eu 14 L’uomo che sussurava ai cavalli Per la 116° edizione, dal 6 al 9 novembre, Fieracavalli Verona punta tutto sull’affinità naturale che lega l’uomo, il cavallo e il territorio, per far scoprire le bellezze di ciascun luogo, insieme ai suoi prodotti tipici. Il padiglione 4, sviluppato in collaborazione con E.A.R.T.H. Academy, sarà la piazza principale dove conoscere il meglio delle proposte ippo-turistiche italiane e straniere. www.fieracavalli.it Cover story Cover story claudio bisio UNA GRANDE SPALLA SU CUI… RIDERE Accantonata, almeno per ora, la ribalta televisiva di Zelig, il poliedrico attore ed entertainer milanese (al 91,3%) ha più tempo per il teatro, suo primo amore, e per il cinema, che lo ha praticamente adottato dai tempi di Mediterraneo, il film Oscar del 1991. Sullo schermo con Confusi e felici, in uscita il 30 ottobre, è uno psicanalista sbattuto sul lettino dai suoi pazienti. Tra i progetti del cuore anche l’impegno civile sulla Costituzione, in tandem con Gherardo Colombo. di Paolo Crespi Foto di Maria Marin Un piemontese (di Novi Ligure, provincia di Alessandria) trapiantato a Milano alla tenera età di sei mesi… Com’è il tuo rapporto con questa città? Ci vivo da 57 anni, quindi non può essere un rapporto negativo. Di Milano apprezzo soprattutto le grandi possibilità che ti offre, sempre. Certo, a essere onesti, la metropoli è perfetta per chi ha tra i venti e i trent’anni: prima non hai soldi e sufficiente libertà, poi quando cominci a essere autonomo, tra cinema, mostre, teatri, eventi e aperitivi, da single te la spassi. Oltre una certa età, fatti salvi impegni e legami (soprattutto quelli dei figli che crescono e mettono radici), anche no. Io sono un bucolico, col tempo mi sono preso un piccolo fienile in Toscana dove fuggo appena posso. Chissà, in futuro potrebbe anche diventare il mio “buen retiro”. Ma per ora non mollo. La città che ti ha dato tanto e nella quale ti sei fatto le ossa come artista nel frattempo ha perso qualche pezzo. Tu come la vedi? Ancora in salute. Certo, qualche teatro ha chiuso, il mitico Ciak di via 16 Sangallo non c’è più, lo Smeraldo ha cambiato destinazione d’uso, i cinema di un tempo non ne parliamo: Abadan, Abanella… Cominciava così l’elenco delle sale della nostra gioventù: sparite, anche dalla memoria. Ma complessivamente le chance culturali non sono diminuite e qualcosa di nuovo è stato fatto. Il museo del ‘900 all’Arengario è bellissimo, le Gallerie d’Italia che ho visitato recentemente in piazza della Scala sono magnifiche (e gratuite). E anche su altri fronti le opportunità non mancano: dalla bella vetrina musicale del Carroponte a Sesto San Giovanni, all’apertura estiva dell’Ippodromo per gli spettacoli. Dai tuoi esordi di attore nei centri sociali, nonostante il successo “mainstream” del cinema e della tv, un canale di ascolto con i “movimenti” non l’hai mai chiuso. In politica, ti hanno mai proposto un impegno diretto? Pensi si realizzerà mai? Sì, qualche volta, in passato (ora non più perché sanno che non mi interessa), mi hanno chiesto di mettermi in lista, pensando probabilmente a un ri- torno, tutto da verificare, di consensi. Ma sono esattamente le cose che non amo della politica: non avendo il tempo di impegnarmi realmente non mi vedo come quei consiglieri o parlamentari di nome, ma assenteisti di fatto. E fare il “prestanome”, lo dico con grande serenità, mi sembra un’altra stupidata: quelli che “tanto poi mi dimetto” è meglio se ne stiano direttamente a casa. Ciò che invece ho fatto e forse farei ancora, sempre che non mi tirino per la giacchetta, è aderire con convinzione a una campagna, come nel caso dell’elezione a sindaco di Pisapia, con tanto di presenza sul palco in piazza del Duomo, il giorno dei doppi arcobaleni, forse un segno del cielo. No a una “second life” nelle liste dei partiti, sì a un ruolo di fiancheggiatore attivo? O qualcosa del genere. Tra le mie fortune c’è quella di essere diventato amico di Gherardo Colombo, l’ex magistrato di Mani Pulite. Il lavoro di divulgazione che fa nelle scuole, con la sua associazione “Sulle Regole”, è entusiasmante. Insieme torneremo presto a parlare di 17 Cover story Cover story “Il cinema di Massimiliano Bruno è quello che piace a me: le commedie non stupide e un po’ amare. Io ne ho fatti tanti di questi tentativi, alcuni riuscitissimi, anche al botteghino… altri premiati dalla critica” Una piccola parte del cast di Confusi e felici, nelle sale cinematografiche dal 30 ottobre: da sinistra, Marco Giallini, Anna Foglietta, Claudio Bisio e il regista Massimiliano Bruno, che si è ritagliato anche un Costituzione. C’è già una data, il 7 novembre, probabilmente al Circolo Filologico. L’anno scorso incontrammo gli studenti realizzando anche un collegamento in streaming con i loro colleghi riuniti nei cinema di 70 città italiane. A giudicare dal numero di iscrizioni, il prossimo appuntamento sarà davvero seguitissimo. Anche questa, credo, è (bella, utile) politica. Attore, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo e scrittore italiano… (cito da Wikipedia). Una carriera incredibile, a fronte di tanti altri che invece non ce la fanno. Quale di questi “mestieri”, che poi sono tutti collegati fra loro, ti appartiene meno e cosa invece secondo te ha fatto scattare (ormai molti anni fa) la molla del successo? La simpatia, la bravura, senza dimenticare il fattore “c”… Toglierei doppiatore, che in effetti non sono. In Italia è una professione importante, ben remunerata, c’è gente che la svolge benissimo. A suo tempo, appena diplomato alla scuola del Piccolo (la Paolo Grassi), tentai un provino per un lavoro di doppiaggio, ma gli esaminatori mi “segarono”. Trent’anni dopo, ironia della sorte, mi chiamano per fare L’era glaciale e io avverto: guardate che non sono adatto, i vostri predecessori mi hanno bocciato! Invece poi è stato divertente, credo non solo per me. E 18 tambien per l’appellativo di scrittore, dato che all’attivo ho solo un paio di libri con Baldini e Castoldi, le raccolte dei miei monologhi, e più recentemente Doppio misto (Feltrinelli), a quattro mani con Sandra Bonzi, mia moglie. Fattore “c”: beh, è determinante, ma subito dopo il talento, che ahimé non basta. Nel mio caso il primo successo vero dal punto di vista popolare fu, nel ’91 (dopo dieci anni di teatro all’Elfo con Paolo Rossi, Silvio Orlando, Giuseppe Cederna, il cabaret al Derby con Antonio Catania…), una canzone, Rapput dell’amico Rocco Tanica: la versione discografica, un “singolo”, esplose letteralmente, tanto che quell’estate spopolò sulle radio tipo Vamos a la playa dei Righeira nel decennio precedente. Pensa, quell’agosto ero in vacanza a Pantelleria, entro in un locale e sento il pianobarista locale che la fa tutta, e non in mio onore (nessuno ancora mi riconosceva per la strada) ma perché era l’hit del momento, e per giunta rap, quando il genere da noi manco esisteva. Insomma, Wikipedia va aggiornata: la prima volta che ho sfondato è stato come cantante! La conduzione di Zelig ti manca? La tv non tanto, il clima del locale sì. Anche se spesso ci torno a vedere gli amici: Gino & Michele, Giancarlo Bozzo, i comici Katia, Angelo, Gianni Cibelli, Federico Basso. Assisto ai loro debutti, loro vengono a vedere i miei. La definizione “conduttore” a Zelig mi stava un po’ stretta. Perché conduttore non sono e perché lì facevo un po’ tutto: comico, spalla, padrone di casa, quell’insieme di cose un po’ mi manca, come mi manca l’esperienza, forse irripetibile, dello Zelig Tour nei primi anni Duemila, prima con Michelle Hunziker poi con Laura Freddi e tutto il cast di allora in giro per stadi e arene estive. Anche se lasciare Zelig a un certo punto è stato vitale: per evolvermi ed evitare, dopo quindici anni, il rischio della routine. E fare anche altro… Certo, con i figli un po’ più grandi e prima di invecchiare del tutto volevo dedicare più tempo al resto della mia attività, il teatro in primis (vedi Gli sdraiati di Michele Serra con cui ho debuttato prima dell’estate a Ravenna, a marzo 2015 lo porteremo a Milano allo Strehler) e i film, numerosi ma infilati “di sfroso” negli anni zelighiani. Ora ne parliamo, ma un tuo ritorno al cabaret live, nelle “cave”, da artista affermato che torna sui propri passi, un po’, mi si passi il paragone, come Woody Allen quando va (o andava) a suonare il clarinetto nel clubino di Manhattan, è un’ipotesi ammissibile? Azzarderei che lì c’è tutto un pubblico ruolo da attore. che ti aspetta con entusiasmo… Non lo escludo affatto, e anzi confesso che materiale da parte ne avrei. Per una cosa piccola, però, solo mia, ma anche per una cosa “media”, con la partecipazione di qualche amico. Come Paolino Jannacci e i suoi splendidi musicisti, con cui in effetti c’è in animo di fare qualcosa, una sorta di cabaret musicale nel solco del teatro canzone di Gaber, di cui siamo tutti figli. Venendo al cinema, in Confusi e felici, terzo film di Massimiliano Bruno e primo con te protagonista, in uscita il 30 ottobre, sei uno psicanalista in crisi che si barrica in casa e sono i suoi pazienti, in una sorta di rovesciamento delle parti, a doverlo “stanare”. Come sei arrivato a questo punto? Conoscevo Bruno, che prima di essere autore di Nessuno mi può giudicare, con Paola Cortellesi, e di Viva l’Italia, con Michele Placido, è stato lui stesso attore e sceneggiatore, ma non avevo mai lavorato direttamente con lui. È il cinema che piace a me: le commedie non stupide e un po’ amare. Io ne ho fatti tanti di questi tentativi, alcuni ben riusciti anche al botteghino come Benvenuti al Sud (sesto incasso nella storia del cinema italiano), altri premiati dalla critica per la loro qualità come Si può fare. Con qualche flop, film di cassetta che comunque rivendico, ma nessuno scheletro nell’armadio. Riuscire a percorrere la strada intermedia, più stretta e difficile perché se ti va bene hai dalla tua la critica e gli incassi, se ti va male ti ammazzano tutti, è la mia massima aspirazione. Come ti trovi nel ruolo? A meraviglia, anche se all’inizio temevo un po’ il personaggio. Perché con la depressione che lo accompagna è l’unico che non fa ridere per niente, in una pellicola che ha invece molti spunti e personaggi comici interpretati dai miei colleghi Marco Giallini, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, lo stesso Bruno. Poi mi sono convinto e ho trovato la mia misura. Personalmente da uno psicanalista non ci sono mai andato, anche per motivi di tempo: è un processo lungo, fatto di continuità e di innumerevoli sedute. Ma non lo escludo a priori. Forse mi illudo, facendo il mestiere dell’attore, che è un’analisi continua, di non averne, per ora, bisogno. Della tua vita privata si sa poco, quali sono le cose della tua famiglia di cui vai più fiero? Di quella di origine, che era umile – mamma maestra elementare, papà rappresentante di commercio – la capacità di farsi da sé, contando solo sulle proprie forze. E l’onestà totale. Di quella che ho costruito con Sandra, due figli adolescenti, maschio e femmina rispettivamente di 16 e 18 anni, e un labrador, sono felicissimo. Riusciamo ad andare d’accordo e, come si dice, “funzioniamo bene”. Il segreto? Forse che io non ci sono quasi mai… 19 Portfolio Portfolio FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA La fotografia è uno strumento di conoscenza e approfondimento con modalità e declinazioni differenti, spesso anche solo uno scatto può racchiudere innumerevoli sensazioni e raccontare storie. Uno degli appuntamenti più importanti a livello internazionale è il Festival della Fotografia Etica di Lodi (17-19/24-26 ottobre) la cui finalità è quella di approfondire contenuti di grande rilevanza etica attraverso un ricco programma di mostre di fotoreporter italiani e stranieri, dibattiti, workshop e letture di portfolio ponendo in primo piano la relazione che intercorre tra etica, comunicazione e fotografia. Nell’edizione 2014 saranno le donne a essere protagoniste, soprattutto nella sezione Spazio Tematico intitolata: La violenza sulle donne nel mondo. Oltre a questa ci sarà lo Spazio Approfondimento, lo Spazio ONG, lo Spazio World Report Award, riservato ai vincitori dell’ultima edizione, e la sezione espositiva Lo sguardo dei fotografi italiani sul mondo. Testo di Andrea Zappa Foto sopra di Meeri Koutaniemi. Due ragazze Maasai un giorno prima dell’infibulazione. Foto a fianco di Emergency. Davide Luppi, specializzando in chirurgia generale, in partenza per l’Afghanistan. Nella pagina a fianco foto di Oxfam. Muna, 30 anni, in un campo profughi a Baalbeck, Libano. In Siria, abitava in una villa con terrazza. 20 21 Portfolio Portfolio Foto di Majid Saeedi. Foto sopra di Un giovane afghano Daniele Volpe. che scende da Feliciana Bernal è un’impalcatura dopo tra gli scavi fatti dagli aver appeso una antropologi forensi a gigantografia di Hamed Xe’Xuxcap, Nebaj. Karzai in una delle Lei è alla ricerca piazze di Kabul. dei resti di suo figlio morto 30 anni fa. Foto a fianco di Anne-Christine Woehrl. Nusrat si prepara nel dormitorio del rifugio ASF (Acid Survivors Foundation), Islamabad, Pakistan 2014. 22 23 Portfolio Portfolio Foto di Laerke Posselt. Foto sopra di Bimba di due anni che Krisanne Johnson. sta per entrare in scena Thabsile Brightness al Big Trophy Pageant Sishi, 25 anni, conduce a Vidalia, in Georgia. la processione funebre Nella preparazione della zia assieme al di un concorso di fratello all’interno del bellezza le bambine Richmond Farm Transit vengono abbronzate Camp vicino a Durban. con uno spray, Foto a fianco di truccate, vengono loro Marc Asnin. applicate ciglia, unghie, Uno degli scatti del parrucche e vestiti con reportage fotografico quante più finte gemme durato trent’anni possibili. Molte delle dedicato allo zio bambine hanno inoltre Charlie alcolizzato. denti finti e lenti a contatto. 24 25 Interview interview arnaldo pomodoro UN AUGURIO PER MILANO Tra i più importanti artisti italiani, il maestro analizza in questa intervista i cambiamenti della città e della sua vita artistica. Racconta poi di Porta Genova e di quando capì che, per lui, via Vigevano sarebbe stata per sempre. di Simone Zeni foto di Angelo Redaelli Lei è nato nel Montefeltro ma la sua figura è ormai indissolubilmente legata alla città di Milano. Cosa c’è in lei di marchigiano e cosa di milanese? Le prime immagini che ricordo sono le rocce e le fenditure aspre e misteriose, tipiche del Montefeltro, e poi le rocche medievali, come quella di San Leo con le mura sospese a picco, che non si capisce dove finisca la pietra e incominci la costruzione. C’è un rapporto fra una certa prevalenza “rupestre” del luogo montefeltrino e il mio stile, come ha espresso molto bene Paolo Volponi quando parla della mia “marchigianità”. Credo che il suo discorso sia soprattutto da intendere in relazione ai luoghi in se stessi, al loro aspetto geografico, antropologico e visionario. Con Milano mi sento in piena sintonia per la sua vitalità e curiosità verso il nuovo, caratteristiche che fanno parte della mia indole e che mi portano, nella vita come nel lavoro, a non smettere di ricercare e sperimentare. C’è una una zona della città che le è particolarmente cara? Sicuramente la zona tra Porta Genova e Porta Ticinese. Sin dal mio arrivo a Milano, nel 1954, il posto nel quale avrei voluto abitare era precisamente da queste parti, nella Milano di Leonardo fra i due Navigli, forse perché mi ricordava i miei luoghi di origine. Era un quartiere popolare, pieno di laboratori artigiani, fabbri, falegnami, lattonieri. Nel 1967 ho trovato la soluzione giusta per il mio studio, al numero 3 interno 5 di via Vigevano: uno spazio incredibile che un tempo funzionava da posteria per il cambio dei cavalli. Ho subito capito che mi ero sistemato per sempre. Come si è relazionata nei suoi confronti la città di Milano, lei che è uno 26 dei suoi maggiori artisti? Quando mi sono trasferito a Milano, nel pieno della rinascita e della ricostruzione postbellica (si stavano costruendo il Grattacielo Pirelli e la Torre Velasca), ho trovato una città estremamente viva e vitale, con un’impronta internazionale. Ho iniziato a frequentare gli artisti e gli intellettuali che in quegli anni animavano la vita culturale della città e si ritrovavano al bar Giamaica: l’accoglienza è stata da subito straordinaria e tanti sono poi i riconoscimenti e le dimostrazioni di stima che ho ottenuto. Nel 1982 ho ricevuto la medaglia d’oro di civica benemerenza del Comune di Milano, sono poi socio onorario dell’Accademia di Brera e dell’Associazione Amici della Scala. Come scultore sono ben rappresentato in città con opere collocate in zone strategiche. Penso, ad esempio, al mio grande disco installato nel centro di Milano, in piazza Meda, una collocazione a mio parere molto appropriata. La scultura, in armonia con le architetture della piazza, è nel contesto vitale della città e in esso rappresenta la dinamicità, l’ottimismo, la forza solare degli abitanti. Forma, Segno, Spazio. Scritti e dichiarazioni sull’arte è il suo libro recentemente pubblicato da Maretti Editore. Cosa possiamo trovare all’interno del volume? Insieme a Stefano Esengrini, curatore del libro, abbiamo raccolto una selezione dei miei scritti più significativi dal 1967 al 2011, accompagnati da schizzi, progetti, foto. Sono brevi testi, appunti, riflessioni sul mio lavoro o su temi generali. L’intento della nuova collana di Maretti Scritti d’Artista, pensata da Concetto Pozzati, è far conoscere la preziosa e differente autonomia critica dell’artista: un pensiero che si traduce in segno, in parola, in scrittura. È stato recentemente impegnato con costumi e scenografia teatrali a Siracusa, ci racconta com’è stata l’esperienza? È stata una grande emozione lavorare nel Teatro Greco di Siracusa, un luogo magnifico, così connotato in senso storico, ambientale e simbolico da poter essere considerato l’essenza stessa del teatro. Dopo anni dall’Orestea di Isgrò, non le è ancora passata la passione per il teatro greco? Il teatro, in particolare la tragedia greca, è sempre stato per me una fonte di ispirazione in termini di ideologia, mito e forma e mi ha incoraggiato a sperimentare nuovi approcci e nuove idee specialmente per le sculture di grandi dimensioni da collocare all’aperto in luoghi pubblici. In alcuni progetti per la scena, soprattutto nel caso di testi classici, ho realizzato grandi macchine spettacolari da cui poi ho tratto vere e proprie sculture. In altri casi per le mie scenografie ho preso lo spunto da progetti di opere non realizzate. Torniamo a parlare di Milano, come vede la scena artistica cittadina? Stiamo attraversando un periodo complesso di trasformazione generale del mondo che coinvolge anche l’intero sistema dell’arte, con continui capovolgimenti di senso e una frammentazione di linguaggi. A Milano c’è una molteplicità d’iniziative artistiche e culturali piuttosto interessanti, ma emerge nel complesso una mancanza di certezze, una problematicità che mi auguro significhi, anziché perdita di dimensione, piuttosto vitalità della ricerca e nuovi processi di conoscenza. 27 FOCUS FOCUS Coffee Break alla milanese Tra i tanti primati meneghini, c’è anche quello di avere le caffetterie più chic e originali del momento. Da Pavé a Open, da Fioraio Bianchi a Upcycle, ecco la mappa della “Milano da bere” a colazione. Per non perdersi le migliori coffeehouse in cui sorseggiare una mug di americano o un espresso bio (con muffin annesso). di Camilla Sernagiotto 02 01 01. Pavè, il salotto con laboratorio di pasticceria, è una delle caffetterie più amate dai fixie addict; offre specialità handmade, anche vegan friendly. Foto di Marco Pieri & Federico Sangiorgi. 28 Caffè: non c’è parola che meglio si sposi con “pausa”, ergo relax. Eppure la caffeina è per molti l’elisir del risveglio, la miscela che fa da carburante soprattutto in città frenetiche e dinamiche come la nostra. Ma chi è convinto che a Milano e nelle metropoli in genere il caffè sia solamente quello preso di fretta al banco, si prepari a ricredersi. Dato che il New York Times ha eletto la Grande Mela come culla dei migliori coffee del mondo (forse la testata in questione è un po’ di parte), è il caso di far decadere il falso mito della città dai ritmi veloci in cui non c’è tempo per godersi una tazza di oro nero. Smascherare lo stereotipo è semplice, basta fare un giro per le vie milanesi e sbirciare attraverso le vetrate dei caffè: dagli avventori immersi nella lettura di quotidiani alle amiche che chiacchierano tra un pasticcino e un sorso di tè, il relax è assicurato. Eppure a Milano anche l’occhio vuole la sua parte: non basta un bancone e un buon macina-chicchi per attirare clientela di un certo tipo. Per questo chi ha aperto i battenti di caffetterie con target radical glam si è dovuto attrezzare al meglio. Un esempio di café equipaggiatissimo in questo senso è il Blanche Bistrot, un’oasi nel cuore di Sarpi dal retrogusto squisitamente “finto trasandato”. Con il suo stile urban-country fatto di parquet, sedie di paglia e tavoli lignei dipinti di bianco, seduce tanti caffeinomani della zona e non solo: chi ha il pallino del design rustico è disposto addirittura a prendere il tram pur di concedersi un break in questo delizioso bistrot. Sorseggiare solamente un espresso qui è considerato un delitto, vista la quantità di muffin, torte bio e biscottini integrali con cui è guarnito il bancone, però non è consentito nemmeno esagerare! Il cestino ricolmo di donut glassate à la Homer Simpson è da maneggiare con cautela se si vuole continuare a far parte della clientela. Questa regola è seguita alla lettera dagli hipster habitué che, si sa, non posso- no permettersi massa grassa, pena l’esser banditi dalla corporazione occhialuta e baffuta. Per loro il menù propone un vasto assortimento d’insalate di frutta e sandwich integrali dai companatici super light, perfetti da gustare assieme a una tazzona di american coffee. Chi allo stile di campagna preferisse il liberty targato inizio Novecento, Cavoli a Merenda di corso Magenta è l’ideale. In questo locale ibrido (fonde in sé caffetteria, ristorante e scuola di cucina) una capatina è d’uopo a metà pomeriggio, nel proverbiale orario della merenda; attorno alle quattro postmeridiane, infatti, qui va in scena il rito del “caffè con i biscotti”, un’usanza locale così garbata e charmant che, se la regina Elisabetta avesse modo di provarla, la sostituirebbe a quell’ormai trito e ritrito tè delle cinque. In un tripudio opulento di marmi, camini antichi e lampadari sfarzosi vi sembrerà di essere presso un’altra corte, ovvero quella di Maria Antonietta. A proposito di lei, non potevano mancare i suoi dolcetti prediletti: i variopinti macaron, preparati secondo l’antica tradizione di Pierre Desfontaines (chef pasticciere della celeberrima cake boutique Ladurée), sono il piatto forte di Cavoli a Merenda. Serviti su eleganti alzatine di cristallo e intinti nelle tazze di porcellana di fine Settecento, i dessert francesi per antonomasia vi faranno dimenticare di essere in Italia, facendovi sentire ospiti alla reggia di Versailles. Per non parlare delle sedie Luigi XVI di cui la caffetteria pullula: da perdere la testa. Una location decisamente meno pretenziosa è quella di Blu Anche Bar, il tempio del caffè nel bel mezzo del quartiere Isola famoso per le sue pareti bluette e per le mostre temporanee allestite al suo interno: ogni mese le opere di un artista diverso vengono appese ai muri, permettendo ai clienti di godersi contemporaneamente un plumcake fatto in casa e il quadro di un giovane emergente. Ma il connubio tra caffetteria e arte non è l’unica tro- 02. Fioraio Bianchi Caffè è sia una caffetteria sia un negozio di fiori. Nasce oltre quarant’anni fa da un’idea di Raimondo Bianchi, guru delle composizioni floreali. Foto di Raffaella Braghini. 29 FOCUS FOCUS 03 Legno naturale, design shabby chic, prodotti biologici e ambiente rilassato sono le quattro parole d’ordine del Blanche Bistrot. È la caffetteria ideale per chi adora i muffin e le ciambelle glassate. 30 vata geniale del bar più amato dagli “isolani”: tra i quadri alle pareti, il più interessante per alcuni è la lavagnetta su cui sono segnati i cosiddetti “caffè sospesi”, ossia tazzine a credito già pagate da altri clienti, a uso e consumo di chiunque venga dopo i filantropi in questione. Quest’abitudine solidale (derivata da una tradizione partenopea ancora in voga a Napoli) ha trovato un’inedita declinazione presso un altro bar milanese, il Bistrò del Tempo Ritrovato. La caffetteria-libreria che si affaccia sul Parco Solari, infatti, ha sostituito al caffè il “libro sospeso”, attraendo a sé tanti bibliofili che qui si danno appuntamento per sorseggiare un buon cappuccino, leggiucchiare i volumi sparsi sui tavoli e dibattere. Caffeina e letteratura sono due accostamenti perfetti, a giudicare dai tanti Book Coffee Shop inaugurati a Milano. In via Savona detta legge in materia la Gogol & Company, il coffeebookstore in cui i clienti si rifocillano lo stomaco con pane e marmellata mentre saziano l’intelletto con scorpacciate di Dostoevskij e Tolstoj. Porta Romana, invece, fa capo a Open, un’altra caffetteria-libreria da chapeau, prezioso rifugio di chiunque voglia fuggire dal caos di viale Monte Nero concedendosi una tazza fumante e una graphic novel. indirizzi Blanche Bistrot via Sarpi 64 Cavoli a Merenda corso Magenta 66 Blu Anche Bar via Carmagnola 5 Bistrò del Tempo Ritrovato via Foppa 4 Gogol & Company via Savona 101 Open viale Monte Nero 6 Pavé via Felice Casati 27 Upcycle via A.M. Ampère 59 Fioraio Bianchi via Montebello 7 L’altro sposalizio gettonatissimo all’ombra della Madonnina è quello che unisce il caffè alla bicicletta, parola dei gestori di Pavé in Porta Venezia, il frequentato salotto con laboratorio di pasticceria al cui ingresso è collocata una pompa per gonfiare gli pneumatici delle bici di proprietà dei fedelissimi clienti biker. Esempio plateale del connubio vincente sopracitato è Upcycle, un urban bike café d’ispirazione nordeuropea che sorge in un ex garage abbandonato del quartiere Piola. Ibrido nella mission (è sia bar, sia ristorante, sia co-working, sia sala di proiezione di gare ciclistiche, sia ciclo-officina), ha come fil rouge la passione per la bici e per le materie prime a chilometro zero, il tutto in nome dell’ecosostenibilità. La natura è la grande protagonista anche di un’altra caffetteria sui generis, quella in cui i prodotti di pasticceria vanno a braccetto con eccezionali composizioni di fiori. Si chiama Fioraio Bianchi e, nonostante il nome evocativo, stavolta la bicicletta non c’entra. Situato nel cuore di Brera, da oltre quarant’anni affianca a un ottimo latte macchiato vere e proprie sinfonie floreali, il tutto in una cornice signorile e accogliente la cui atmosfera raffinata evoca suggestioni retrò dal gusto francese. 03. Cappuccino con latte di soia e croissant alla marmellata biologica, ecco il combo plate più gettonato all’ora della colazione presso la caffetteria-libreria Gogol & Company. Qui ci si ciba di sano food e sanissima letteratura d’alto livello. 31 Interview interview gad lerner IL VALORE DELLA CURIOSITÀ Il suo approccio alla professione parte dagli scritti del suo maestro Giorgio Bocca e da un giornalismo che forse non c’è più. Lo abbiamo incontrato a Collisioni, Festival di Letteratura e Musica che si tiene nelle Langhe cuneesi. Nato a Beirut da genitori ebrei egiziani si è sempre contraddistinto per i suoi toni misurati: non ama le urla alla Beppe Grillo o gli eccessi alla Travaglio, fuma il sigaro toscano e produce vino, sempre lì, nelle Langhe, tra un governo e l’altro al potere, tra una trasmissione chiusa dopo anni (l’Infedele) e una spinosa questione che lo tocca profondamente, la guerra tra Palestina e Israele. di Nadia Afragola Foto di Gianluca Marino 32 Crede che sia verosimile affermare che il giornalismo d’inchiesta non avrà più spazio nei palinsesti e nei giornali? Sono sicuro che attraverso nuovi canali e il collasso del modello attuale che predilige la contrapposizione tra opinionisti, si possa fare ancora qualcosa di buono. Emergeranno figure da dove meno lo si aspetta, dai nuovi media invece che dai giornali tradizionali: esattamente come successe nel dopoguerra. Salotti televisivi e talk show: c’è speranza di rinascita? Solo se prima si ripulisce l’ambiente. Serve una catarsi o una catastrofe: dipende dai punti di vista. La Rai deve comunque dimagrire. I talk show vogliono come protagonisti i tuttologi e meglio se sono sempre gli stessi, perché sai come reagiscono. Parliamo di personaggi della commedia dell’arte e di un meccanismo logoro in netta contrapposizione a quel giornalismo d’inchiesta tanto caro a Bocca. Giornalismo-casta vs giornalismomeritocratico. Che futuro avremo? Sarà un giornalismo più povero, si guadagnerà meno e ci sarà una selezione naturale. I giovani che si avvicineranno alla professione non lo faranno pensando di arricchirsi o per ottenere ascesa sociale. Sarà un mestiere sfigato e non sarà certo un male! È odioso detto da me oggi, che ho tratto profitto e benessere da questa professione, ma quando iniziai l’ultimo motivo per cui lo feci furono i soldi. Guarda con scetticismo a quella che oggi viene chiamata comunicazione 2.0? Non sono pessimista. È una straordi- naria innovazione poter condividere in tempo reale le notizie in rete, mettendo anche in conto le controindicazioni e cioè che molte di quelle notizie in realtà sono solo delle palle. Ha aspettato 27 anni per avere la nazionalità italiana. Oggi quel “foglio” vale ancora qualcosa, in un’Italia che fatica a stare in piedi? Vale un tesoro. Chi ha faticato per conseguirla ne è consapevole più degli altri, perché sa cosa vuol dire dover dormire con l’ansia di un permesso di soggiorno in scadenza. Quel passaporto mi ha permesso di ritornare in Libano, dove sono nato e acquista una dimensione sovrana per quello che ha scritto sulla copertina: Unione Europea. Nel 2000 quando era direttore del TG1, a seguito di polemiche scaturite da un servizio sulla pedofilia diede le dimissioni. Il suo gesto fece discutere. Perché in Italia non siamo più abituati a gente che sbaglia? L’errore ci fu e fu collettivo, dell’intera struttura: in base alla legge vigente all’epoca il responsabile era il direttore e pagai, anche se l’errore non era poi così grave. Quei filmati oggi farebbero sorridere, ma all’epoca crearono un clima non idoneo a continuare il lavoro iniziato pochi mesi prima. Ha vissuto in Palestina, in Israele c’è parte della sua famiglia, nel mezzo una guerra civile in cui per ora perdono tutti. Lei da che parte sta? La mia speranza è che da entrambe le parti si sviluppi il dissenso e l’autocritica. Un amico che oggi non c’è più, Alexander Langer, parlando dei Balcani disse che servono persone capaci di sviluppare senso critico, servono i dissidenti capaci di arrivare a parlare ai leader delle due fazioni, non serve cavalcare l’odio. Vive a Milano dall’età di tre anni. Com’è oggi questa città? Ho vissuto la Milano della crisi ai tempi della recessione e ho visto diminuire il traffico privato, non solo per il lievitare del costo del carburante. Sono aumentate le diseguaglianze, anche l’indifferenza. Un tempo c’era più attenzione verso i deboli, oggi l’agiatezza porta sempre più spesso a quel fenomeno che io chiamo della cecità sociale. Expo 2015: perché l’Italia si riscopre ancora una volta provinciale e tangentista? Da molti anni le imprese sono abituate a un mercato che occorre spartire, dove un rapporto di buon vicinato è meglio del rischio. Così ci siamo disabituati alla libera concorrenza. Il problema non è mica Expo! Parlerei di declino della creatività. È un acceso sostenitore dell’Inter, a lei Mazzarri convince? Non era meglio, per una volta, emulare i cugini e dare in mano la squadra a una bandiera? Loro Inzaghi, voi Zanetti. Sono in totale dissenso dalla scelta dei cugini. Il Milan ha improvvisato, sono per gli allenatori esperti e sono soddisfatto delle scelte dell’Inter. Cosa augura Gad Lerner a se stesso alla soglia dei sessant’anni? Di non smarrire mai la molla della curiosità che mi ha sempre spinto ad andare oltre, la stessa che portava Bocca ottantenne a guardarsi intorno sempre come se ne avesse venti di anni. Non sarò mai Bocca: devi aver vissuto la sua vita per poter ambire a tanto. Mi auguro solo di mantenere e sviluppare quella straordinaria curiosità. 33 wheels advertorial yoga herno: performance ed estetica In perfetta coerenza con quella che è la sua storia, Herno continua a sperimentare tessuti e innovative tecniche di confezione da applicare ai suoi celebri capispalla, vere e proprie icone del fashion made in Italy apprezzati in Italia e all’estero. herno - f/w 2014/15 Giaccone con chiusura a zip e cappuccio in jersey di maglia in filo di lana cardato. herno - f/w 2014/15 Cappotto dal taglio impeccabile realizzato in jersey di maglia in filo di lana cardato. “Evoluzione” è un concetto impresso nel DNA di Herno, azienda di Lesa che dal 1948 produce impermeabili e capispalla diventati ormai prodotti di culto in tutto il mondo. Unendo il know-how acquisito negli anni con l’indole a sperimentare, ogni stagione Herno presenta sul mercato novità assolutamente uniche, tenendo sempre in considerazione sia il discorso tecnico sia quello di design. Per la collezione autunno inverno 2014/15 Herno ha deciso di utilizzare tecnologie di taglio e “cucitura” normalmente applicate su cotone e poliuretano per la creazione di impermeabili per la stagione prima36 verile su un nuovo tessuto, il jersey di maglia in filo di lana cardato. Questo tessuto subisce un particolare trattamento che lo rende simile alla lana cotta ma, allo stesso tempo, mantiene le caratteristiche di morbidezza e confort tipiche della maglia. Il taglio è effettuato al vivo con un macchinario laser, in grado di non generare nessun orlo di lavorazione; il capospalla, quindi, è incollato in tutte le sue parti. Ciò garantisce un risultato finale dal design puro e minimale, caratteristica che distingue sempre le collezioni Herno: sia quella maschile, più incline a mettere in evidenza comodità e dettagli tecnici, così come quella femminile, caratterizzata da uno stile più glamour. Due mondi assolutamente non distanti, che sono uno la prosecuzione dell’altro nel rispetto delle esigenze dei clienti di ciascuno di essi. Una sfida, quella di racchiudere il DNA dell’azienda in ogni capo per uomo e per donna, che Herno affronta ogni stagione ottenendo risultati straordinari sotto gli occhi di tutti. indirizzi Herno via Sant’Andrea 12, Milano www.herno.it YOGA ADDICTION Chi vive in città è sottoposto quotidianamente a ritmi di vita stressanti che generano malesseri psicofisici ai quali spesso si dà poca importanza, ma che si trascinano nel tempo. Ritagliarsi momenti per ritrovare la serenità interiore perduta diventa dunque una necessità dei tempi moderni: lo yoga, in tutte le sue forme, è un grande aiuto per riacquietare lo spirito e dare tonicità al fisico. Illustrazione di Virassamy 37 yoga yoga Un ponte tra corpo e mente zen 2.0. Non tutti lo sanno, ma nel cuore di Milano, vicino ai Navigli, sorge un monastero zen: Enso-Ji Il Cerchio, fondato nel 1980 dal Maestro Tetsugen Serra e luogo ideale per le pratiche zen. Per portare la via della consapevolezza a tutti il In un’epoca che fa del culto della giovinezza il proprio mito, basterebbe pensare che lo yoga aiuta a rallentare il processo di invecchiamento per accendere l’entusiasmo. E tuttavia questa è solo la punta dell’iceberg di una disciplina che attraverso il corpo arriva alla mente, per rendere ognuno padrone di se stesso. di Marilena Roncarà sul web www.yogamilan.it www.casayogamilano.com www.kriyayoga.mi.it www.astangamilano.it www.hohmstreetyoga.com www.yogafestival.it 01 01. Allievi praticano la posizione del ponte durante lo YogaFestival 2103. Quest’anno l’appuntamento si rinnova dal 10 al 12 ottobre con 40 workshop, 50 free class, 41 insegnanti, 6 laboratori di cucina vegana, terapeutica, crudista e tanto altro. 38 Maestro Tetsugen Serra ha scritto il primo libro della Mindfulzen, un percorso nato dall’incontro tra le moderne pratiche di consapevolezza e lo zen. La presentazione di Zen 2.0 è il 25 settembre al Museo del Novecento. www.monasterozen.it 02 Per sfuggire allo stress, per mettere fine all’insonnia, perché ce l’ha ordinato il medico o per semplice curiosità: tante e varie sono le motivazioni che spingono a iscriversi a un corso di yoga. Sta di fatto che in tutte le sue declinazioni, dall’Antigravity che dà corpo al sogno di Icaro sospendendoci tutti a mezz’aria, alla variante Vyniasa che, come in una danza, collega movimenti e respirazioni in sequenze fluide, al Kripalu, incentrato sulla meditazione e sul riconoscimento delle energie vitali, l’antica disciplina indiana è sempre in testa alle preferenze di quanti cercano la giusta attività fisica in cui impegnare il corpo e assicurare un po’ di ristoro per la mente. Occorre tuttavia sfatare subito un pregiudizio e chiarire una volta per tutte che lo yoga è ben lontano dall’essere una pratica in cui si sta tutto il tempo immobili su un tappetino a meditare, si tratta piuttosto di un’attività che fa muovere il corpo con tantissime posture di allungamento muscolare e altre di forza e potenziamento fisico. E qui il famoso provare per credere funziona più di mille parole. Ma soprattutto lo yoga non è una ginnastica, è una delle poche discipline che coinvolgono tutto il nostro essere. È una pratica che ha bisogno di studio e costanza, certe posizioni si raggiungono con il tempo, ma i benefici per chi comincia arrivano quasi immediatamente, a partire proprio dal corpo che diventa più snello, energico ed elastico, in una parola più vigoroso. Forse già da queste premesse si riesce a comprendere perché Yogamilan, una scuola sita in zona Sarpi, abbia scelto come proprio motto: “È meglio stare meglio”. “Tanti medici e osteopati consigliano di praticare yoga perché il nostro corpo e la nostra schiena, che sono fatti per muoversi, vengono di fatto indeboliti dall’immobilità a cui siamo costretti dalle ore di lavoro in ufficio”. Esordisce così Monic Mastroianni, insegnante nonché fondatrice della scuola, “e poi c’è l’aspetto psicologico, dato che le posizioni, lavorando sul respiro, consentono di gestire meglio la relazione tra mente e corpo e insegnano a rilassarsi”. E non è un segreto per nessuno la crescita costante del consumo di sonniferi e antidepressivi nel nostro Paese: + 310% in 8 anni secondo il rapporto Osservasalute del 2009, per cui quando Monic chiosa: “Per me lo yoga è una bellissima via di vita: tiene il corpo in salute e rende ciascuno padrone di se stesso”, come minimo viene voglia di approfondire. “Lo yoga non solo ha arricchito, ma ha anche dato forma alla mia esperienza quotidiana sia per il benessere fisico, sia per la disciplina mentale”. Si racconta così Silvia Girardi, insegnante di yoga, artista ed educatrice teatrale, che ha cominciato a praticare yoga 14 anni fa a San Francisco “in un periodo difficile”. E proprio in California, dove ha vissuto per 12 anni, è avvenuta la sua formazione e ha conosciuto uno dei suoi maestri di riferimento: Jason Crandell. Ora, tornata a Milano da un paio d’anni, ha deciso di contribuire alla vitalità della città con Casa Yoga Milano, un nuovo spazio che aprirà i battenti vicino a Porta Venezia il prossimo ottobre: “La mia intenzione è offrire uno yoga accessibile a tutti, che faccia muovere il corpo e aiuti la circolazione; insomma, che aiuti a stare meglio”. Ma davvero tanti sono gli indirizzi dove praticare in città, dalla Scuola Kriya Yoga Maha Sadhana di Angela Bonaconza, che propone un lavoro sul risveglio e sul potenziamento del corpo, alla Scuola di Ashtanga Yoga diretta da Lino Miele, riconosciuto come uno dei migliori insegnanti al mondo di questo metodo, che mira a unire il corpo con la parte più profonda della mente: quello “spirito” che a volte ci dimentichiamo di avere. Ma per approfondimenti in materia l’occasione da non perdere è lo Yoga Festival, che dal 10 al 12 ottobre nei 4500 mq del Superstudio Più conterrà workshop, conferenze, incontri e classi di yoga free ispirate alle grandi tradizioni della disciplina. Titolo dell’evento: “Serve ancora la gratitudine? Sì, non ce n’è mai abbastanza”. Per chi infine desiderasse una scuola con insegnanti che praticano stili diversi c’è la [hohm] street yoga in zona sant’Ambrogio, qui Ashtanga, Vinyasa, Hata e Kundalini - Jivamukti Yoga sono solo alcune delle proposte che vorrebbero “accompagnarci a scoprire e conoscere ciò che già siamo”, perché, come precisa il maestro Marco Migliavacca: “Per volare bisogna imparare le leggi fisiche oltre che quelle del cielo”. E per una volta, provare a volare alto farebbe un gran bene. 02. Le insegnanti Monic e Daniela di Yogamilan praticano la posizione del Guerriero I, ovvero Virabhadrasana I. Metaforicamente si tratta del “guerriero spirituale” che si batte contro l’ignoranza. 39 YOGA equipment YOGA equipment Free spirit Alcuni dei prodotti pensati per lo yoga studiati dai principali marchi sportivi. Bean Products Blocchi in schiuma EVA con bordi smussati, leggerissimi sono ideali da portare in viaggio. www.beanproducts.com Adidas By Stella McCartney Borsa piccola con due manici e tracolla, tasca anteriore e scomparto per le scarpe sul fondo. www.stellamccartney.com Reebok Yoga WESTERN RELAX Felpa in misto poliestere/elastane con collo oversize ad anello e grafica yoga fronte/retro. www.reebok.com Rilassarsi e migliorare il benessere fisico e mentale? Lo yoga non è certo l’unica via per raggiungere questi obiettivi ma sicuramente è un buon modo per “staccare la spina” dalla routine e mantenersi in forma senza stressare l’organismo e senza trascurare le ultime tendenze della moda. Eifis Editore In Vivere lo Yoga Sharon Gannon spiega il legame tra la pratica dello Yoga e lo stile di vita vegetariano. di Luigi Bruzzone www.eifis.it Un immagine della collezione A/I 2014/15 Adidas by Stella McCartney. Foto di Vincent Van De Wijngaard - Art & Commerc. 40 La tradizione prevede che lo yoga sia praticato senza vestiti, nel silenzio di luoghi immersi nella natura, a pieno contatto con essa. Questa chiaramente è un’esperienza che in pochi hanno potuto provare, ma dà l’idea di come il corpo debba sentirsi libero nella pratica di questa disciplina. Il fascino che lo yoga esercita su un numero sempre più grande di persone ha spinto alcuni brand di abbigliamento sportivo (e non solo) a creare linee specifiche e, perché no, a fare innovazione proponendo nuovi accessori. È il caso di Nike, che ha ideato delle rivoluzionarie calzature studiate per avvolgere e sostenere il piede oltre che a dare aderenza nell’esecuzione degli asana (le posizioni dello yoga) come se si fosse a piedi nudi. Dal punto di vista dello stile, Stella McCartney da anni dà il suo contributo progettando per Adidas una sofisticata collezione dedicata ad alcune discipline tra cui lo yoga. Anche Reebok, marchio attento alle tendenze del fitness, propone una linea ad hoc dalle ottime performance e dal design accattivante. Molte altre aziende, poi, propongono abbigliamento tecnico, realizzato possibilmente con fibre naturali, estremamente confortevole e adatto a eseguire i movimenti in modo fluido. Oltre all’abbigliamento, per la pratica possono essere molto utili gli attrezzi, si tratta di supporti che aiutano ad agevolare e migliorare l’esecuzione degli asana. Il tappetino è l’unico veramente indispensabile e permette di attutire la pressione sulle vertebre e sulle ossa durante le posizioni a terra. I blocchi o mattoni sono invece utilizzati soprattutto nelle fasi in posizione eretta e per quelle situazioni in cui si ha necessità di leve o puntelli per le mani e i piedi. L’uso della cinghia invece può agevolare in particolar modo l’estensione degli arti. Domyos Cinghia per lo yoga in vendita da Decathlon. www.decathlon.it Nike Calzatura Studio Wrap Pack che dona la senzazione di muoversi piedi nudi con protezione e aderenza. www.nike.com Oysho ReYoga Freddy Leggings con stampa grafica. Tappetino ecosostenibile ReMat. Top in cotone stretch. www.oysho.com www.reyoga.it www.freddy.com 41 WELLNESS wellness Nuova vitalità per corpo e anima Grazie alla pratica dello yoga è possibile non solo tonificare la muscolatura, ma infondere equilibrio, armonia e una sferzata di energia a mente e spirito. Il benessere che arriva dall’Oriente Da molti considerato una moda, lo yoga, a onor del vero, è un insieme di regole di vita che garantisce rigenerazione totale per corpo e spirito. di Simona Lovati La sua terra natia è l’India e le sue origini risalgono alla notte dei tempi. È una pratica percepita dagli occidentali come un punto di arrivo nell’acquisizione e nel mantenimento di un buono stato di salute fisica e di equilibrio mentale, mentre per gli orientali è vissuto come lo “startup” per la ricerca di benessere interiore. “Lo yoga è una vera e propria disciplina – spiega Morena Friso, spa manager del Radisson Blu Resort di Galzignano Terme, in provincia di Padova – che prevede una serie di osservanze meditative e di preghiera, di precetti ben definiti da seguire, sia comportamentali, sia per quanto concerne l’alimentazione, ma anche insegnamenti morali, simili per certi aspetti a quelli della religione cattolica. In testa, non essere avidi, mangiare con moderazione e rispettare alcuni momenti di digiuno”. Lo yoga tradizionale ha molti campi di applicazione. Il suo principio guida universale è che lavorando sul piano fisico avvenga un innalzamento anche spirituale. In realtà, però, in Occidente è conosciuto soprattutto per la sua funzionalità a livello corporeo – più comprensibile e accetta42 bile per via del nostro bagaglio culturale – come il controllo della postura, della respirazione e la capacità di concentrazione. “Esistono varie tipologie di yoga – continua l’esperta – quella più in voga nel nostro Paese è lo Hatha, una branca maggiormente legata alla forza, che favorisce la tonificazione e il rafforzamento della muscolatura, nonostante la sua vera finalità sia molto più ascetica, ovvero sia legata al raggiungimento della realizzazione personale e della liberazione dal peso del proprio corpo. E ancora, lo yoga fitness che sebbene non sia assimilabile ad attività come il nuoto, la bicicletta o la corsa, mantenendo alcune posizioni della disciplina, induce a compiere un significativo allungamento muscolare, con risultati visibili già dopo la prima seduta su addome, glutei e postura”. A partire dalle tecniche di questa filosofia di vita si sono sviluppati rituali e manualità di ispirazione asiatica, come la digitopressione cinese, che prevede la stimolazione di alcuni punti del corpo che corrispondono a determinati organi, e il massaggio thai, al quale si aggiungono anche movimenti di stretching passivi effettuati dal terapeuta. Galzignano Terme Borgobrufa Spa Resort Riva del Sole Resort & Spa Spa & Golf Resort Nel cuore dell’Umbria, la proposta è Destinazione Castiglione della Pescaia Da settembre la struttura vuole il Private Water-Yoga che permette di (GR) per lasciarsi cullare dal Thai stupire i propri ospiti con una novità raggiungere, attraverso i movimenti Yoga Massage della durata di 70 mi- assoluta, il Ballet Yoga Pilates, un in- dello yoga, una maggiore armonia di nuti. L’obiettivo è individuare le parti sieme di insegnamenti di yoga, pilates corpo, mente e spirito, con beneficio del corpo in tensione e i punti carenti e biodanza, dai risultati sorprendenti. immediato sulla postura. di energia per ristabilirne l’equilibrio. www.galzignano.it www.borgobrufa.it www.rivadelsole.it Hotel Andreus Mezzatorre Resort & Spa Pullman Timi Ama Sardegna A San Leonardo in Passiria (BZ), la Con vista sul golfo di Positano, Il resort sorge nell’area marina sessione di yoga permette di ricon- l’attività offerta en plein air armonizza protetta di Capo Carbonara, a giungersi con la natura. I movimenti diversi stili di yoga ed è pensata per Villasimius, e si propone come una riducono lo stress, rinvigoriscono il potenziare la vitalità, donare una vera oasi di benessere, dove lasciarsi sistema immunitario e incrementano sensazione di benessere e migliorare rigenerare da sedute di yoga, pilates la capacità di concentrazione. postura ed equilibrio. e meditazione. www.andreus.it www.sirenuse.it www.accorhotels.com 43 style STYLE MAURIZIO CAUCCI capitale umano... e storico Forbici, ago e filo, ma soprattutto precisione, passione e un pizzico di estro. Questi sono gli ingredienti usati per la produzione dei capi Re-HasH. A 40 anni dalla sua fondazione, F.G. 1936 fa leva sul capitale culturale, storico e manifatturiero dell’Italia e della Val Vibrata (in provincia di Teramo) per realizzare capi d’abbigliamento a regola d’arte, rispettosi della tradizione ma sempre al passo con i tempi. a cura della Redazione di Club Milano Re-HasH dà molta importanza al denim, nonostante la vostra produzione non si limiti solo a questo. Come mai questa scelta, in un mercato così saturo di competitor? Per la nostra azienda il denim è una certezza, un punto fermo. Da più di 40 anni produciamo jeans e siamo maestri in questo, guidati da una profonda esperienza e cultura artigianale e tessile. Nelle collezioni Re-HasH, a fianco del denim, è prevista una parte cotoniera che sta ricevendo un concreto riscontro nelle vendite, ma il denim è un must have assoluto che non tramonterà. Ciò che fa la differenza rispetto ai nostri competitor è rappresentato dalla totale produzione made in Italy e dalla manifattura artigianale. La missione dell’azienda è far leva sia sul capitale storico e manifatturiero italiano, sia su quello del distretto della Val Vibrata? Che eredità ha raccolto FG 1936 da questo territorio? In cosa consiste il distretto? L’azienda è legata alla Val Vibrata da più di 40 anni. Il distretto gode di una fitta trama di relazioni produttive, costituite da imprese grandi e piccole capaci di adattarsi alle esigenze del mercato e alle continue variazioni della domanda. Le differenti realtà hanno saputo “fare sistema” e integrarsi, al punto da realizzare nell’area tutte le fasi di lavorazione, dalla trasformazione delle materie prime al prodotto finito, mantenendo costantemente un alto livello qualitativo. Oggi i capi di abbigliamento che proponiamo sono il ri44 sultato dell’impegno, delle conoscenze e dell’esperienza di un intero distretto e non solo della nostra azienda, che opera in qualità d’ispiratore e al tempo stesso di finalizzatore del gioco di una squadra affiatata e motivata Oggi come prosegue la ricerca in azienda riguardo i tessuti e la produzione? In cosa consiste invece il processo che chiamate Re-Tailor Made? La ricerca e la sperimentazione sono alla base di tutte le nostre collezioni: è la caratteristica essenziale che lega il vecchio col nuovo, l’antico col moderno, dando vita a delle creazioni che sanno coniugare fogge del passato a materiali innovativi. Il processo ReTailored Made vuole evidenziare che ogni modello è il risultato della tradizione artigianale italiana, ossia: ogni capo viene tagliato accuratamente da maestri artigiani per adattarsi alla forma del corpo, viene curato ogni singolo dettaglio che rende il prodotto sartoriale e unico. Ogni vostra collezione si compone di moltissime “varianti”, in cui a pochi modelli corrispondono molteplici varianti di tessuto e stampe. Come mai questa scelta? Vogliamo dare ai nostri clienti l’opportunità di poter avere una vasta scelta di prodotto. Le esigenze di vendita cambiano secondo le zone del territorio nazionale e internazionale. Offriamo oltre 250 articoli per collezione che decliniamo ciascuno in un novero di varianti colore, di vestibilità, di finissaggi differenti: tutto questo contribui- sce alla definizione di un assortimento senza pari. Oggi è ancora importante partecipare alle fiere? Le fiere sono un valido strumento per entrare in contatto con nuovi clienti stranieri e incontrare partner commerciali; sono un’utile vetrina che ci ha portato feedback positivi. Oltre a Pitti Uomo, che è l’evento commerciale più rilevante per noi, da un po’ di anni siamo presenti anche a White a Milano, a Premium a Berlino, a MRket a New York e ad alcuni eventi fieristici in Asia. Da qualche anno vi siete lanciati in maniera molto forte all’estero. Oggi quanto siete presenti fuori confine e in quali mercati trovate maggiore riscontro? La scelta di espandersi verso il mercato estero è tra le più importanti, e potenzialmente redditizie, che un’azienda possa decidere di fare e l’attuale situazione economica italiana impone un processo di internazionalizzazione. Assicurata una capillare presenza del nostro marchio Re-HasH in Italia, dove è profondamente radicato, abbiamo allargato i nostri orizzonti e ambizioni negli ultimi cinque anni, incrementando le esportazioni e penetrando alcuni tra i più rilevanti mercati emergenti: Cina, Corea, Giappone, Canada e naturalmente l’Europa. Attraverso la ricerca costante dell’eccellenza e della distintività, vogliamo garantire l’awareness e la superiorità del nostro marchio, totalmente made in Italy, anche all’estero. 45 style Old fashion Il cappello torna re degli accessori, completa il look e tiene al caldo la testa. blackfin Occhiali da vista in titanio dalla forma ampia con profili bicolore. c.p. company Blazer in lana con interno in piuma e tasche applicate. tru trussardi Zaino in pelle martellata con dettagli a contrasto. Federica Moretti Handmade Paul Smith Accessories Muehlbauer Cappello 100% lana modello Edgar Rk. Cappello azzurro in feltro degradé. Cappello in feltro con tesa profilata. www.federicamorettihandmade.com www.paulsmith.co.uk www.muehlbauer.at Doria 1905 Barbisio Panizza Cappello in feltro mélange e tessuto herringbone. Cappello100% pelo di coniglio con fascia. Cappello in feltro modello Massa 03. www.doria1905.com www.barbisio.it www.panizza1879.com Borsalino Super Duper Hats Stetson Cappello pocket, arrotolabile e sfoderato. Cappello Harmonium in feltro di pelliccia. Cappello in feltro con banda in cuoio e piuma. www.borsalino.com www.superduperhats.com www.stetson-europe.com back to the past marsèll Stringate in pelle di cavallo cerata. Umit Benan dedica la collezione autunno inverno 2014/15 a Jackie Robinson, il primo giocatore afro-americano di baseball a militare in Major League negli anni Quaranta, che si distingueva per l’eleganza anche fuori dal diamante. di Luigi Bruzzone 46 47 advertorial business a perfect mix, an important moment of matching among participating companies, invited studios and visitors dna sportivo per la nuova porsche Cayenne Grande attesa per l’ultima evoluzione del SUV della casa di Stoccarda che potrà essere scoperto a ottobre nei Centri Porsche di Milano competition the first international architectural awards event that brings together 42 studios from 15 different countries of the world education a platform for dialogue and promoting the international exchange of ideas, know-how and cooperation indirizzi Centro porsche Milano Nord via Stephenson 53 Centro porsche Milano est via Rubattino 94 www.archmarathon.com Potenza elevata, interni spaziosi e un ricco equipaggiamento di pregio. Queste le caratteristiche principali della nuova generazione Cayenne che, come sempre, incanta anche per le sue linee slanciate e aggressive. La parte frontale, i passaruota anteriori e il cofano motore sono infatti completamente nuovi, così come le alette delle prese d’aria laterali che convogliano efficacemente l’aria all’intercooler e allo stesso tempo costituiscono un prezioso dettaglio di design. Il SUV della casa di Stoccarda si presenta sul mercato in cinque versioni per soddisfare qualsiasi esigenza: Cayenne S, Cayenne Turbo, Cayenne Diesel, Cayenne S Diesel e la Cayenne S E-Hybrid, la prima trazione ibrida plug-in al mondo nel segmento dei SUV Premium che, insieme con la Panamera S E-Hybrid e alla 918 Spyder, rende Porsche l’unico costruttore al mondo a offrire in listino tre modelli di vetture con sistema ibrido plug-in. Il cuore pulsante della vettura è stato aumentato di potenza e della coppia, ma questo non ha influito sui consumi, anzi, i tecnici Porsche hanno lavorato per ridurli in modo sensibile, grazie alla funzione «veleggiare», alla funzione automatica Start-Stop Plus ulteriormente sviluppata e alla ottimizzazione della gestione termica. Tutte le diverse motorizzazioni dei modelli Cayenne fanno dunque registrare consumi di carburante inferiori rispetto alle rispettive versioni precedenti. Il nuovo motore biturbo V6 da 3,6 litri della Cayenne S è stato completamente sviluppato da Porsche e genera una potenza massima di 420 CV (309 kW) a 6.000 giri/min, garantendo alla vettura di fare da 0 a 100 km/h in soli 5,5 secondi. Tempo che scende a 4,5 nel caso della Cayenne Turbo, che sviluppa una potenza di 520 CV (382 kW) a 6.000 giri/min. Le versioni diesel della Cayenne riescono a combinare invece in modo eccellente sportività ed efficienza dei consumi. Il motore V6 da tre litri della Cayenne Diesel sviluppa, infatti, 262 CV (193 kW), 250 CV (184kW), per l’Italia, a 4.000 giri/min a fronte di consumi tra 6,6 e 6,8 l/100 km. La potenza del motore elettrico della Cayenne S EHybrid è più che raddoppiata passando da 47 CV (34 kW) a 95 CV (70 kW) con dei consumi nel ciclo combinato pari a 3,4 l/100 km (79 g/km CO2). Le prestazioni sono da vera sportiva: accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi e velocità massima di 243 km/h. Con l’alimentazione elettrica, la velocità massima è di 125 km/h. Ma le novità si trovano anche all’interno dell’abitacolo, spazioso ed estremamente raffinato. Di grande pregio il nuovo volante sportivo multifunzione con paddle, dal design e dalle funzioni ispirati a quello della 918 Spyder. I nuovi modelli Cayenne saranno presenti sul mercato a partire dall’11 ottobre 2014. L’evoluzione della specie ha raggiunto i massimi livelli. www.milano.porsche.it 49 wheels wheels Due ruote su legno Un tempo sogno impensabile per biker urbani super eco, ora le bici in legno sono più che realtà: pezzi di gran pregio frutto del lavoro di costruttori appassionati. Modelli unici che, grazie alle caratteristiche di leggerezza, resistenza e assorbimento urti del legno, rendono il viaggio ancora più piacevole. di Marilena Roncarà pedalare sì, ma come? Se al numero crescente di ciclisti su strada si aggiunge il successo di bike e car sharing, si capisce come Milano sia diventata il laboratorio ideale per pensare a una nuova definizione di mobilità cittadina. Su questo, e a partire dal libro Andare in bici. Le ragioni del pedalare di Ercole Giammarco, s’interroga l’incontro Mobilità Urbana, in programma il 29 settembre dalle 18:30 presso la libreria Open Milano. Moderatore della serata il giornalista e scrittore Piero Colaprico. 01 01. Dettagli di due modelli di bici WoodenCycle, rispettivamente Theo in primo piano e Sam più dietro. Entrambe sono realizzate in Indonesia con il miglior teak riciclato. 50 Dopo l’acciaio, l’alluminio e il carbonio, adesso sono il legno e il bamboo le nuove frontiere per gli appassionati di bicicletta, che amano pedalare su modelli realizzati a mano, senza rinunciare alla funzionalità e con un occhio rivolto all’estetica e al design. Ed è così, incredibilmente leggera, ma soprattutto bella da far girare la testa a tutti quelli a cui sfrecciamo vicino, la wooden bike di Gianni Speciale, molto più di una superbike di legno, che poi il fatto di essere “Speciale” se lo porta già scritto nel marchio. Una volta montati in sella niente vi sembrerà più lo stesso, perché avrete tra le mani un oggetto unico, costruito a mano in ogni dettaglio, curato nei particolari: dal telaio in frassino e mogano, al cavalletto centrale che si sdoppia all’apertura, dalla forcella inglese con il giglio fiorentino in evidenza, alle inimitabili selle in cuoio della Brooks e potremmo andare avanti così per ore, perché nelle bici Speciale niente è lasciato al caso. Ma quello che stupisce è anche l’inaspettata leggerezza di queste wooden bikes, che basta salir- ci sopra ed è un attimo che ci si ritrova in fondo al rettilineo, con il vento leggero a scompigliare i capelli e le gambe che roteano veloci di sotto, a macinare chilometri di asfalto diventato d’un tratto più morbido, per via di quella capacità del legno di assorbire urti e trazioni su strada. Ed eccoci subito a sfatare uno dei grandi pregiudizi sulle bici in legno che uno se le immagina pesanti a priori, quasi vittima di un retaggio del passato, quando nell’ormai lontano 1817 il barone tedesco Karl Drais von Sauerbronn brevettava la prima bici in legno, un velocipede del peso complessivo di 22 kg. Da allora tanto è cambiato. E per una volta in meglio. Le bici di Gianni Speciale (più di 5 modelli) pesano dai 12 ai 13 kg e mezzo, vale a dire anche meno di una normale city bike, sono capolavori di design, ma soprattutto sono biciclette resistenti e funzionali, acquistabili solo su ordinazione alla Gs Wooden Bikes. Ma il suo non è l’unico caso di bici in legno, tante sono le aziende che in giro per il mondo si sono cimentate con questo 02 03 prodotto, a partire dell’Axalko, una piccola società della regione basca, che propone leggerissime bici in frassino (dai 7 agli 8,5 Kg) fatte a mano e progettate per appassionati di ciclismo in cerca di un concetto estetico unico, ma senza compromettere le proprietà che qualsiasi telaio di bicicletta dovrebbe avere per praticare questo sport. Di fatto le bici Axalko, con le quali, a detta dei produttori, “si potrebbe vincere il Tour de France” sono state provate anche da Gorka e Jon Izagirre, due ciclisti professionisti spagnoli che ne hanno confermato le caratteristiche: “Per niente dissimili da quelle di una bici in carbonio, oltre che una grande stabilità in discesa”. Dalla prenotazione alla consegna passano circa tre mesi, ma il risultato è una bici unica, quasi cucita addosso, a partire dall’altezza e dal peso del committente. Dall’altra parte del mondo, ma su progetto della designer italiana Caterina Falleni (è sua la line Her), l’azienda indonesiana WoodenCycle costruisce bici che coniugano tecnologia moderna con un nuovo modo di intendere la sostenibilità. Realizzate utilizzando legno riciclato (il duttile e resistente teak indonesiano), le bici Woodencycle sono corredate di gadget super hi-tech, dal portacellulare che all’occorrenza trasforma lo smartphone in fanale, al casco tra- sparente, alla sciarpa che, la sorte ce ne scampi, si apre come un airbag per proteggere la testa da eventuali urti. Italianissime sono invece le bici di Alberto Fogliacco, che la passione per le due ruote a pedali c’è l’ha nel sangue: “È come un virus nella mia famiglia, iniziato nel 1918 con mio nonno. E il risultato è che siamo costruttori di telai da tre generazioni e io, che con le bici ho pure corso, ho sempre ricercato materiali innovativi, finché sono approdato al bamboo”. Novità delle novità, “tanto che non mi dispiacerebbe ci fosse qualche altro produttore a consolidare la forza di quest’idea”, le bici Fogliacco sono leggerissime e ultra funzionali (7 kg per una bici da corsa e 10 per una da passeggio), realizzate in bamboo, che però deve’essere di una varietà particolare, va raccolto solo in un certo periodo dell’anno e fatto stagionare a lungo. Con telai standard o fatti su misura, proprio in virtù della grande elasticità del materiale, assorbono la maggior parte delle vibrazioni prodotte dal contatto delle ruote con il terreno e assicurano un comfort di marcia del tutto particolare. Insomma è un peccato prima non provarle e poi non comprarle. Per tutti quelli che non riescono a stare troppo a lungo lontano da quel senso di libertà che regala la pedalata su due ruote, questa volta ancora di più fatta ad arte. 02. Bici in bamboo Alberto Fogliacco con telaio in tartaruga e finiture in canapa. 03. Wooden Bikes Speciale, modello Firenze. 51 design design Pezzi “autografati” Alcuni oggetti di design per i quali artisti e celebrità hanno dato il loro contributo creativo. Frank pollaro - PP-2 Bed Un letto quello nato dalla collaborazione tra Brad Pitt e Frank Pollaro, capostipite di una completa collezione di arredi di lusso, (s)kate moss Una curiosità per tutti gli appassionati di skateboard. Tavole “liberamente” ispirate alla celebre top model. www.skate-moss.com che ha fatto discutere non poco l’intero mondo del design. www.pitt-pollaro.com Moncler - Occhiali da sole Una serie di occhiali da sole completamente made Celebs Design in Italy, progettati dal rapper Pharrell Williams in collaborazione con il famoso brand Moncler. www.moncler.com Dal prodotto alla moda, dall’arredamento all’architettura, sono numerosi i vip di tutto il mondo che stanno provando a cimentarsi con progetti al di fuori dello show business. Ma saranno all’altezza? di Davide Rota Perspective Chair è la collezione di sedute in edizione limitata creata da Pharrell Williams – forse il più prolifico tra i vip-designer – per la francese Domeau Pérès. Una sedia dal forte impatto visivo, con una struttura in resina e una seduta in pelle. 52 Cambiano i tempi e cambiano anche le mode, si sa. I corsi e ricorsi della storia ci insegnano che niente resta immutato a lungo e anche i più piccoli avvenimenti possono portare a un cambiamento repentino e inaspettato. E questo vale per tutti i campi. Ma certo uno non si aspetterebbe che a evolversi possano essere i simboli pop di questo 21esimo secolo appena iniziato: le celebrities. Attori, cantanti o artististoidi di vario genere, sono le uniche figure che rendono colorito un mondo sempre più in affanno e affranto da un momento non proprio idilliaco. Beh, anche loro stanno subendo un cambiamento epocale: si è passati dalla figura mitica dell’attore made in USA a figure di proto-sballati figli degli anni Ottanta; dalla genialità di alcuni artisti – ora nell’olimpo delle star – a macchiette da scandalo prêt-à-porter. Eppure nel mezzo di questo marasma di stelle alla deriva, si è delineata anche una figura diversa, degna di un certo rispetto: il vip-designer. E dopo essersi fatto i muscoli tra la moda e l’arte, sta cercando di conquistare anche il mondo dell’architettura e del design tout-court. Sedie, poltrone e tavoli: sono tanti gli arredi disegnati e firmati da star del cinema e della musica, spesso in collaborazione con famosi designer e architetti. Il primo tentativo un po’ timido di “riscoprirsi designer” è stata la collaborazione tra il cantante statunitense Pharrell Williams e la Galerie Perrotin di New York City che ha dato vita alla collezione Tank Chairs, delle sedute che peccano forse di eccessiva stravaganza stilistica e che sono ancora troppo assimilabili al campo artistico vero e proprio. Un problema risolto due anni dopo, con quella che può essere considerata la vera apertura della stagione del “celebs design”, ovvero la collaborazione tra una delle aziende storiche del design italiano, Kartell, e l’atipico duo Starck-Kravitz che ha dato vita al progetto Goes Rock, una rivisitazione in chiave “fashion” della famosissima sedia Mademoiselle. A proposito di made in Italy, la tendenza ha colpito anche le celebrities nostrane: ne è un esempio la collaborazione tra l’eclettico – e spesso criticato – Lapo Elkann e l’azienda Meritalia, che hanno trasformato in un mobile il cofano della mitica Fiat 500, simbolo dell’Italia del dopoguerra. E la domanda sorge spontanea: vedreste Philippe Starck con capelli cotonati, cantare davanti a 10 mila persone? O forse è meglio che ognuno faccia il suo? Meritalia - Panorama Un cofano di una vecchia 500 o un divano? Panorama è entrambe le cose. Lapo Elkann ha progettato la collezione Fiat 500 Design, partendo dalla mitica 500. Nike - Yeezy II www.meritalia.it Scarpe nate nel 2012 dalla collaborazione con il rapper e produttore statunitense Kanye West. Sneakers da collezione dal design accattivante. A breve, una nuova collaborazione con il marchio Adidas. www.nike.com Kartell - Mademoiselle Kravitz La classica collezione delle sedie Mademoiselle ideate dal designer Philippe Starck, rivisitate e Formitalia - Shanghai Sofa “vestite” in modo glamour dal famoso cantante Il nuovo divano del brand Swingmiami, della toscana Formitalia, è Lenny Kravitz. un progetto dell’istrionico cantante Renzo Arbore. Liberamente www.kartell.com ispirato alla sua celebre collezione di oggetti kitsch. www.formitalia.it 53 hi tech Novità dall’IFA Dagli smartwatch alle stampanti 3D consumer: sono innumerevoli i prodotti presentati alla fiera internazionale dell’elettronica di Berlino. XYZprinting - Da Vinci 1.0 La stampa 3D è alla portata di tutti con questo modello compatto ed economico, che permette di produrre oggetti di media dimensione con la facilità di una normale stampa inkjet. eu.xyzprinting.com VIRTUAL & WIRELESS Dalla grande fiera dell’elettronica di Berlino: la stampa 3D finalmente consumer, gli hard disk portatili che fanno il backup senza fili, il visore per la realtà virtuale e i nuovi “smart watch”. Plantronics - BackBeat Pro Fino a 24 ore di ascolto immersivo di qualità a una distanza massima di 100 metri dalla fonte sonora. Con la tecnologia della cancellazione attiva di di Paolo Crespi rumore, utilizzabile anche da sola. www.plantronics.it La cancellazione del rumore di fondo, quello che ci impedisce a volte di concentrarci e di godere appieno della musica o della lettura di un buon libro, in treno come in aereo, è uno dei problemi della contemporaneità. Le cuffie Sony MDRZX550B sono un buon aiuto in questo senso. 54 Più che novità “rivoluzionarie”, tanti piccoli e significativi avanzamenti in vari settori dell’elettronica di consumo, utili a migliorare l’uso della tecnologia nella vita di tutti i giorni. È la lezione dell’ultima edizione dell’IFA, la più importante fiera europea, che si è svolta all’inizio di settembre nella capitale tedesca. Così, mentre lasciano un po’ indifferenti gli annunci di un futuro “ad aria” per la ricarica degli smartphone, trovano subito concreta applicazione (e utenti disposti a considerare l’investimento) le integrazioni fra tecnologie esistenti come quella wireless e i sistemi di archivazione e backup dei dati che tutti conosciamo. Può l’assenza di un cavetto cambiare in modo sostanziale l’esperienza d’uso di questi dispositivi? Sì, perché la trasmissione wireless dei dati (immagini, audio, documenti di vario tipo) non è solo “cool”, ma facilità le cose quando si lavora in mobilità e quando – succede sempre più spesso – si devono recuperare file da varie cartelle che risiedono su diversi device, magari non tutti dotati di Usb. Già, la famosa porta universale, oggi che è 3.0, è in genere veloce e affidabile. Capita però che si guasti, ed ecco che la nuova generazione di HD esterni senza fili può anche salvare la situazione. Un altro fronte caldo è quello degli smartwatch, gli orologi intelligenti che, pur non riuscendo ancora a rendersi indispensabili, hanno fatto passi notevoli in tandem con i sistemi operativi (soprattutto Android, ma anche Apple ha finalmente presentato la sua soluzione) dei telefonini: in pratica ci notificano con un colpo d’occhio e in tempo reale tutto ciò che sta avvenendo nella nostra social digital life. E per qualcuno è già fondamentale. Analogamente fanno riferimento allo smartphone (e non più, come un tempo, al PC) i nuovi visori per immergersi nella realtà virtuale dei videogame o nei set di realtà aumentata preparati per noi dagli sviluppatori di mappe e guide interattive. Quello che oggi ci sembra solo un super gadget costoso prefigura in effetti orizzonti e abitudini molto promettenti in un prossimo futuro. È invece già realtà in molte professioni e ora si affaccia con prepotenza anche nell’ambito domestico, per gli hobbisti e per tutti quelli che vogliono sperimentare l’innovazione, la stampa tridimensionale. Dopo questa edizione dell’IFA, chi vorrà mettersi in casa una 3D printer non dovrà più accendere un mutuo. Asus - ZenWatch Il primo device “indossabile” della casa, realizzato in collaborazione con Google, è un elegante orologio intelligente da polso che si interfaccia con qualunque smartphone Android 4.3. www.asus.it Toshiba - Canvio AeroMobile Un Hard Disk esterno solid state per smartphone, fotocamere, tablet e PC Samsung - Gear VR portatili. Alla porta USB (3.0) affianca Il nuovo visore funziona con il Galaxy Note 4 l’inedita, praticissima, modalità e permette di visitare mondi virtuali e apprezzare wireless. la “realtà aumentata” senza l’ausilio di un pc. www.toshiba.it www.samsung.it 55 WEEKEND WEEKEND Metti un weekend in Ogliastra per una vacanza da sogno A due passi dal parco marino di Capo Monte, tra verde rigoglioso e rocce a picco sul mare, fanno capolino le architetture in stile mediterranée dell’Arbatax Park Resort. C’è Sardegna e Sardegna. Affollata e silenziosa, piena di luce e ombrosa, quella che t’aspetti e quella inattesa, che conferma la regola di quanto l’isola, per quanto isola, sia un mondo infinito pieno di luoghi lontani dove la scoperta è un rito da officiare lentamente. Testo e foto di Carlos Solito 01 01. Gli scogli rossi di Arbatax si allungano in mare quasi a indicare le falesie del golfo di Orosei. 56 Tutte le volte che si racconta della Sardegna si parla sempre della sabbia immacolata della Costa Smeralda, delle rocce levigate dal vento della Gallura, di Porto Torres e Stintino, dell’Asinara e Capo Caccia e non solo, ma come ogni medaglia che si rispetti c’è un secondo lato, quello meno noto, difficile da raggiungere ma altrettanto affascinante. Qui l’isola si chiama Ichnusa, nome mantenuto dalle vecchie mappe marinare, fatta di pietre antiche con nuraghi e tombe dei giganti lontani ore dall’asfalto, un fiorire di lecci, ginepri e ulivi che sfidano da sempre venti furiosi e secoli: una favola di entroterra e mare dove ai nomi di Ogliastra e Supramonte fanno da cornice le danze attorno al fuoco coi velli di pecora sulle spalle, le maschere taurine dei Boes e i campanacci dei Mamuthones. Spalle alle classiche rotte turistiche, puntando a sud, oltre la grande muraglia dei Supramontes che precipitano nel Golfo di Orosei, c’è Arbatax. Suona antico, antichissimo, preistorico, il nome di questo luogo dove, sul mare c’è un monumento geologico meglio noto come gli Scogli Rossi. Una cresta di faraglioni basaltici che Un boutique hotel con paesaggi suggestivi, acque azzurre, sabbia candida, nel quale si mimetizzano ben cinque splendidi hotels: Borgo Cala Moresca, Monte Turri Luxury Retreat, Telis, I Cottage, Le Dune. www.arbataxpark.com 02 affiorano, come aculei e placche ossee di un sauropode in riposo da milioni di anni, in riva al mare proprio di fronte alla torre spagnola del XVII secolo. Arrivare qui vuol dire stupirsi al tramonto quando le rocce si accendono di un rosso carminio che dilaga e fa magia dal Capo di Bellavista a Cala Moresca, dal promontorio di San Gemiliano ai lidi di Orrì, dalle sabbie finissime di Musculedda e Cea-Is Scoglius Arrubius – cinte da pini marittimi – al lago di Tortolì, fino all’entroterra di morbide campagne con ulivi millenari e tacchi di granito che emergono da boschi di lecci, castagni e querce, belli da vedere in autunno. Spalle al mare, salendo per la valle del Pardu, si entra tra le contrade ogliastrine. Si inizia con il borgo fantasma di Gairo Vecchio, abbandonato dal 1963, e con Osini dove è d’obbligo la sosta alle Termopili d’Ogliastra: la Scala di San Giorgio, un intricato reticolo di gole e fratture tra pareti d’aspetto dolomitico. Guadagnando quota, si arriva sull’altipiano di Serbissi sorvegliato da lecci millenari dai rami contorti che sembrano indicare l’omonimo nuraghe. Per arrivarci occorre affron- tare un sentiero in salita, tra cisti e lentischi profumati, che arriva all’infopoint della cooperativa Archeo Taccu (www.archeotaccu.it). Il monumento è un singolare nuraghe a tholos con una grande torre centrale troncoconica, altre laterali e ciò che resta di un piccolo villaggio di capanne. È sulla cima di un piccolo monte, a 964 metri di quota, dall’età del Bronzo Antico. Sotto c’è una grotta carsica che fu frequentata dagli stessi abitanti del villaggio nuragico. Dal facile ingresso, visitarla è come fare una velocissima lezione di geologia: si possono osservare le sue pareti e attraversare una lunga galleria, fatta di rocce mesozoiche risalenti al Giurassico, scavata da un antico fiume sotterraneo 70 milioni di anni fa. Ma non è la sola sorpresa ipogea del luogo. Poco più a sud, a Ulassai – un piccolo paese noto per l’arte tessile con la produzione di coperte, tappeti e tende in lana sarda, lino e cotone – i tacchi celano una delle grotte più ampie dell’intera isola. Si chiama Su Marmuri questa caverna da ciclope lunga oltre 850 metri e profonda circa 35. Turistica dal 1956, esplorarla significa restare a bocca aperta tra ampie sale e lunghe gallerie scavate milioni di anni fa dalla forza devastante di un fiume ormai scomparso. Subito dopo il bosco di Selene e il monte Armidda, si entra a Lanusei. Suddiviso in rioni (Niu Jossu, Niu Susu, Barigau, Mesu ‘Idda) vanta numerose fontane monumentali e la cattedrale di Santa Maria Maddalena, dalla poderosa facciata e con l’interno a tre navate contenenti i preziosi dipinti di Mario Delitala. In vista del massiccio del Gennargentu una sosta naturalistica da non perdere è sulle rive del lago Alto del Flumendosa e ancora tra i nuraghe della Serra Perdu Isu. Usassai, coi tacchi calcarei e il fiume del parco di Niala, conserva il cuore boscoso dell’Ogliastra con la foresta di Montarbu e di Taccu Mannu ricca di sentieri per piacevoli escursioni. L’arrivo è Seui, in piena Barbagia di Seulo, con il museo della civiltà locale che “narra” dalla pastorizia all’attività mineraria. Nelle immediate vicinanze la chiesa della Madonna del Carmelo e il mitico tacco Perda Liana (1293 metri), tra le montagne più emblematiche dell’isola. Questa è la vera Sardegna che non ti aspetti. 02. lI borgo di Gairo Vecchia, forse il più famoso paese fantasma della Sardegna, sicuramente uno dei più belli e suggestivi angoli dell'Ogliastra. 57 overseas overseas ALLA RICERCA DEI BIG FIVE Se il vostro libro preferito è La mia Africa e non riuscite a non guardare, quando capita in TV, Il Re leone, è chiaro che avete un debole per il continente nero e i suoi animali. Il mercato offre tante possibilità di safari, bisogna capire quale scegliere. un visto per tre paesi Per gli amanti dell’Africa esiste ora l’East Africa Tourist Visa un visto di 90 giorni a ingresso multiplo che permette di spostarsi senza problemi tra Kenya, Rwanda e Uganda. Il documento è il risultato di un’iniziativa congiunta tra i tre paesi. I moduli per l’ottenimento del visto sono disponibili presso ogni rappresentanza diplomatica delle Repubbliche di Kenya, Rwanda e Uganda, presso gli uffici immigrazione dei rispettivi paesi e, dove possibile, online. www.visiteastafrica.org di Andrea Zappa sul web www.southafrica.net www.magicalkenya.com www.namibiatourism.com.na www.tanzania-gov.it www.botswanatourism.co.bw www.viaggilevi.com www.crosslandetnia.it www.chiariva.it www.ilviaggio.biz 01 01. Un tipico vicino di casa per chi decide di alloggiare in un lodge durante un safari in Botswana. Foto courtesy I Viaggi di Maurizio Levi. 58 Quando si entra in un grande bookstore, nella sezione viaggi, tra le varie guide e i libri di fotografia, c’è sempre il volume dedicato a “le dieci (o più) cose da fare almeno una volta nella vita”, così come tutto un filone de “i luoghi più belli del mondo”, “destinazioni imperdibili” e quant’altro. Sfogliandoli, immancabile la presenza del safari africano, da compiere in regioni quali Tanzania, Botswana, Kenia, ma anche Sud Africa (per chi vuole far rientrare questo tipo di esperienza magari in un progetto di viaggio più ampio) e non solo. Per un europeo, la cui linea dell’orizzonte non è mai infinita, ma viene spezzata dalle più svariate forme architettoniche, i colori del cielo sono quelli che sono e l’animale più pericoloso e selvaggio risulta essere la zanzara-tigre, spendere qualche giorno in punta di piedi nella casa di Madre Natura è senza dubbio una delle esperienze più incredibili. Solo qui ci si rende conto di cos’è la vera forza della natura, quali sono le sue regole più primordiali e soprattutto di quanto siamo piccoli di fronte a cotanta animalità, “selvaticità” e bellezza. Le regole per cavarsela in un safari sono semplici e abbastanza logiche: non dare da mangiare agli animali, non avventurarsi a piedi senza i ranger e non uscire dai percorsi tracciati se si guida il proprio 4x4. Per quanto riguarda l’outfit, meglio vestirsi a strati preferibilmente con colori neutri e poi binocolo, cappello e macchina fotografica a portata di mano. Dipende dalle zone, ma senza dubbio il non plus ultra durante un safari è avere la fortuna di incrociare i Big Five: elefante, bufalo, rinoceronte, leopardo e leone. Chiamati così dai cacciatori di un tempo perché considerati gli animali più pericolosi da cacciare. Nel loro caso ci sono delle regole da seguire per avere maggiore possibilità di avvistarli. Per esempio le possibilità di imbattersi negli elefanti aumentano durante le giornate più calde in prossimità di pozze d’acqua, mentre per un incontro ravvicinato con i rinoceronti è meglio uscire nel tardo pomeriggio, l’alba e il tramonto sono invece prerogativa dei leoni. Il leopardo, essendo un animale notturno, preferisce fare bella mostra di sé durante le ore 02 serali. Le proposte sono molteplici e più o meno avventurose, da vivere all’interno dei parchi nazionali o nelle riserve private. Si può decidere di dormire in campi tendati avendo per soffitto un cielo di stelle, in lodge lussuosi da mille e una notte, o addirittura all'interno di una tenda sopra il tetto della propria jeep venendo totalmente avvolti dal buio e dal rumore della savana. L’agenzia i Viaggi di Maurizio Levi suggerisce un tour nelle immense praterie del Serengeti in Tanzania, proponendo una giornata nell’incredibile cratere di Ngorongoro, dove si possono incontrare in un solo giorno tutti i famosi “Five”, per poi spingersi nella zona dell’altopiano dove vivono i clan Masai che pascolano le loro mandrie assieme a zebre e antilopi. Non da meno la parte nord del Botswana, nei pressi del famoso Delta dell’Okavango: qui si trova il Parco Chobe che detiene il primato in Africa della massima concentrazione di elefanti. Il viaggio in questione è organizzato con confortevoli campi tendati, preallestiti da una vettura di servizio che precede l’arrivo del gruppo. Particolare la proposta “La mia Africa in volo” per il Kenya di Il Viaggio un vero e proprio safari in volo, per ammirare le grandi pianure e abbracciare il paesaggio dall’alto durante la grande migrazione di zebre e gnu nelle terre sconfinate del Maasai Mara. I voli panoramici che si alternano agli spostamenti in 4x4 avvengono a bordo di piccoli ae- rei da turismo (massimo 8 persone). Chi all’aereo si sente più sicuro su un camion 4x4 può chiedere a Etnia Travel Concept. I costi sono inferiori, si viaggia in gruppo (16-18 persone) e si partecipa attivamente al viaggio dando una mano nelle attività durante le giornate: si aiuta a cucinare e a montare e smontare il campo. Proprio per le caratteristiche del mezzo si possono affrontare in assoluta sicurezza i percorsi più impervi, lontano dagli itinerari turistici. Di grande suggestione e avventura la proposta di Chiariva per la Namibia: 15 giorni in cui ci si muove in piccoli convogli. Ogni equipaggio è composto da due persone che guidano il proprio veicolo seguendo il mezzo del capocarovana. I 4x4 trasportano la propria attrezzatura e la notte si dorme in una tenda montata sul tetto della vettura. Chi invece non vuole fare una vacanza esclusivamente dedicata al safari, può scegliere come destinazione il Sud Africa, che ha da offrire immensi parchi come il famosissimo Kruger National Park, in cui è possibile fare anche il Walking Safari dormendo all’aperto nei Camp di Skukuza e Letaba. Non da meno l’Addo Elephant Park, aperto nel 1931, che si trova nella provincia dell’Eastern Cape e si affaccia sull’oceano, qui, chi è veramente fortunato, può avere la possibilità di ammirare i Big Seven: oltre ai Big Five, infatti, è possibile vedere lo squalo bianco e le balene. Altro che zanzara-tigre! 02. Incontro ravvicinato con uno dei Big Five all'interno dell'Addo Elephant Park, aperto in Sud Africa nel 1931. Foto courtesy South Africa Tourism. 59 food food La ricetta dello chef Matteo Torretta Uno dei piatti più ammirati di Matteo Torretta, l’uovo in crosta di polvere di pomodoro. Da marzo è al timone della cucina di Asola, ristorante situato all’ultimo piano del nuovo Brian & Barry Building di via Durini. Un posto che mancava in città, diverso dalle altre proposte gastronomiche perché, con la cucina aperta posta al centro del ristorante, abbatte le barriere tra chi prepara i piatti e chi li degusta. La cucina “sartoriale” non poteva che nascere in un posto come questo. di Enrico S. Benincasa Uova in crosta di polvere di pomodoro foto di Matteo Valle Quali sono le tue prime impressioni a pochi mesi dal debutto di Asola? Sono abbastanza contento di ciò che stiamo facendo. Non tanto per i numeri, che sono comunque buoni, ma soprattutto per la fidelizzazione del cliente. Secondo le nostre statistiche più di un cliente su due torna a mangiare da noi con regolarità dopo la prima esperienza, sia a mezzogiorno sia la sera. Quanto è diverso partire da zero rispetto a subentrare a un collega? Per me in un progetto è importante l’ambizione che c’è dietro, come in questo caso. Con Asola, inoltre, è stato fondamentale il rapporto che si è venuto a creare con la proprietà, la famiglia Zaccardi: i tre fratelli mi hanno trasmesso da subito un forte senso di appartenenza e hanno sostenuto le mie idee. È un progetto condiviso, quindi? L’idea è nata da me, ispirandomi all’Atelier di Joel Robuchon a Parigi, il nome invece è stato proposto da Claudio Zaccardi. La decisione di partire con Asola l’abbiamo presa insieme a Parigi proprio in quel ristorante e ricordo che, a metà pranzo, davanti a una bottiglia di champagne, proprio Claudio mi disse: “Ci hai convinto!”. L’idea della cucina “sartoriale” e di un ristorante così, che favorisce il contatto diretto e l’interazione tra cuochi e clienti, è una novità qui da noi… 60 Fare una cosa di questo tipo in Italia vuol dire rompere gli schemi, all’estero esistono già posti così. È un mettersi a nudo che favorisce l’esperienza dei clienti: lo capisco dalle domande che mi fanno, da come mi guardano. Vedere com’è fatto il tuo piatto, poi, ti fa vivere il pranzo o la cena in modo diverso. Chi sono i clienti di Asola? Riusciresti a descriverceli? Al momento, il 60% dei nostri clienti è italiano. Sono persone che vogliono star bene, che vivono il pranzo o la cena come una situazione di tranquillità e di divertimento. E in più, amano senz’altro godere della vista magnifica che c’è sulla città dal nostro ristorante. Sei balzato alla ribalta della ristorazione milanese quando, neanche trentenne, sei diventato chef del Savini. Quanto è cambiata la tua cucina da allora? Penso che oggi la mia cucina sia più seria, più solida e più riconoscibile, una naturale evoluzione parallela a quella della mia persona. Certo, rimangono nella mia carta i piatti più conosciuti, come il Tiramisù caldo o lo Spaghettone al pomodoro assoluto, piatti che i miei clienti più affezionati riconoscerebbero anche bendati. Ti capita mai di riguardare qualche tua vecchia carta? È successo poco tempo fa, me ne è capitata una vecchia tra le mani e l’ho ri- letta. Dei venti piatti che c’erano, oggi ne ripresenterei uno, al massimo due. Se ti chiedi il perché, le risposte possono essere due: da un lato i tempi sono diversi, dall’altro ogni ristorante è una storia a sé. Quanto è differente oggi la ristorazione milanese rispetto a quando hai iniziato? Più che dei colleghi blasonati e di quelli della vecchia scuola, penso che siano i giovani ad aver trovato soluzioni giuste, rapide e a prezzi più accessibili. Cito per esempio due colleghi che stimo molto: Mathias Perdomo con il Pont de Ferr e il Rebelot e Viviana Varese con Alice e il suo bistrot di pesce. Il futuro è questo: oggi non interessa il servizio prezioso e il piatto raccontato troppo, si esce a mangiare per vivere un’esperienza gastronomica e divertirsi, una cosa che deve rientrare nella normalità quotidiana. Asola si pone proprio in questo solco… Asola sarà sempre più un posto che muta nel tempo e nell’ora: la mattina per un lunch veloce o una colazione, pomeriggio per l’aperitivo, la sera per la cena. Sarà sempre aperto tutto l’anno, un luogo che mancava nel centro. E qui sta la visione della famiglia Zaccardi: girando molto, sanno come vanno le cose nelle altre città e hanno dato a Milano qualcosa di cui aveva bisogno. Ingredienti per quattro persone: 4 uova, 100 gr di pane secco a scaglie, 30 gr di pelle di pomodoro secca e tritata, 220 gr di fave fresche, 1 peperoncino fresco, 100 gr di coriandolo fresco, 1 lime, sale, pepe, olio extra vergine di oliva, olio di semi di arachidi per friggere Cuocere le uova in un forno a vapore a 64° per un’ora e raffreddare subito all’uscita del forno. Portare a ebollizione il coriandolo in 250 grammi di acqua. Frullare molto bene il coriandolo, con la sua acqua di cottura, e passare il composto in un colino cinese. Condire bene con olio extra vergine d'oliva, sale e pepe e conservare in frigorifero. Mischiare il pane alla polvere di pomo- asola Il progetto Brian & Barry Building della famiglia Zaccardi non poteva non comprendere una proposta culinaria d’eccezione e originale per Milano. La sala è dominata dalla presenza di una delle due cucine del ristorante (entrambe realizzate da Marrone), completamente a vista e aperta, che permette ai clienti di assistere dal vivo alla preparazione del proprio piatto, interagendo con il cuoco che lo sta preparando. La vista è spettacolare, sia dal ristorante sia dalla adiacente terrazza dalla quale si può ammirare ancor meglio lo skyline cittadino. Asola - via Durini, 28 Milano doro e disporlo su di una placca. Sbucciare delicatamente le uova e appoggiarle sul pane. Panare completamente le uova e friggerle in olio a 175° fino a doratura. Su un piatto disporre le fave condite con olio extra vergine d'oliva, sale, pepe, rondelle di peperoncino fresco e scorza di lime. Appoggiare l’uovo sulle fave e finire il piatto con una colata di salsa di coriandolo. 61 free time free time Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Enrico S. Benincasa Diario del tempo Torna in via Pier Lombardo Lucia Calamaro, l’autrice e regista romana già protagonista con il pluripremiato L’origine del mondo (vincitore di 3 premi UBU nel 2012). Il suo nuovo spettacolo, Diario del tempo. L’epopea quotidiana, affronta il tema della disoccupazione, in particolare la difficoltà di una situazione dove il lento scorrere del tempo si intreccia con la necessità di dare un senso alle giornate. Teatro Franco Parenti - Milano dal 23 ottobre al 2 novembre www.teatrofrancoparenti.it Marc Chagall IF! Italians Festival Giovanni Segantini La retrospettiva dedicata al celebre artista nato ad Arco di Trento è stata appena inaugurata e può contare su oltre 120 opere provenienti da importanti musei e collezioni private europee e statunitensi, molte delle quali mai esposti nel nostro paese. Divisa in otto sezioni, ciascuna delle quali focalizzata su un aspetto dell’arte di Segantini, la mostra è stata curata da AnniePaule Quinsac e c’è tempo per visitarla fino al prossimo gennaio. Palazzo Reale - Milano fino al 18 gennaio 2015 www.mostrasegantini.it Teatro Franco Parenti - Milano dal 2 al 4 ottobre www.italiansfestival.it John Scofield Il suo talento è universalmente riconosciuto non solo nell’ambiente jazz, dove da anni incanta con la sua chitarra in diversi contesti e formazioni. John Scofield torna a ottobre al Blue Note questa volta in versione trio, accompagnato da altri due “supercampioni” dei propri strumenti, ovvero Steve Swallow al basso e Bill Stewart alla batteria. Due giorni e quattro concerti poco dopo la metà del mese. Blue Note - Milano il 21 e 22 ottobre www.bluenotemilano.it 62 Prima edizione per il festival della creatività italiana, organizzato da ADCI – Art Director’s Club Italiano – e Assocom, l’associazione che riunisce le imprese operanti nel settore della comunicazione. Il luogo scelto è il Teatro Parenti che, in tutte le sue pertinenze, ospiterà speech, workshop, eventi e performance live nei tre giorni del festival. Partner d’eccezione di questa prima edizione sarà niente meno che Google, che ha sposato il progetto e che parteciperà attivamente assegnando anche dei premi speciali all’interno degli ADCI Awards, evento incluso nel programma. Tante le personalità che hanno accolto l’invito degli organizzatori: tra loro ci saranno Lee Clow, Gianrico Carofiglio, Francesco Morace, Walter Fontana, Rob Newlan (EMEA Director di Facebook Creative Shop) e A Palazzo Reale - Milano fino al 1 febbraio 2015 www.mostrachagall.it Bruno Zamborlin, l’inventore italiano creatore di Mooges, la tecnologia che fa letteralmente suonare ogni oggetto o superficie. Difficile mancare per chi opera nel settore della comunicazione e della pubblicità in quella che molti già chiamano la “Cannes italiana”, ma non è un evento rivolto solo ai professionisti: coloro che vogliono entrare in questo mondo, infatti, avranno la possibilità di far valutare i propri portfolio ai membri dell’ADCI durante “I venerdì di Enzo”, nome scelto per ricordare l’abitudine di Enzo Baldoni, giornalista e copy ucciso in Iraq nel 2004, di incontrare i giovani talenti poco prima del fine settimana. La sera IF! non chiude e passa virtualmente il testimone della creatività a elita che gestirà la parte musicale: in programma Lele Sacchi, Giorgia Angiuli, Larry Gus e i Plaid. è senza dubbio stato uno degli artisti più importanti del secolo appena passato, capace di mantenere una coerenza nella sua produzione nonostante la sua esistenza sia stata profondamente segnata da eventi come la guerra, l’esilio, la persecuzione e la conseguente emigrazione, il tutto sotto lo sfondo delle grandi scoperte scientifiche e tecnologiche del secolo scorso che hanno radicalmente cambiato il mondo. La mostra inaugurata il 17 settembre è la più importante dedicata a Marc Chagall in Italia negli ultimi 50 anni, con oltre 220 opere – in maggioranza dipinti – provenienti da musei da ogni parte del mondo e collezioni private. Tra quelle che saranno presenti le più antiche risalgono al 1908, fino ad arrivare alle sue ultime creazioni degli anni Ottanta (è morto nel 1985), tutte divise in 15 sale che ripercorrono le varie tappe della sua vita: dalla gioventù in Russia fino ai primi viaggi a Parigi, dall’esilio prima in Francia e poi negli Stati Uniti fino al rientro in Costa Azzurra. Non mancano neanche approfondimenti su alcuni temi che hanno interessato la sua produzione, come il mondo ebraico, il teatro e la musica. E c’è anche una sala dedicata a una figura fondamentale della sua vita, la sua prima moglie Bella, scomparsa prematuramente durante l’esilio oltreoceano e alla quale Chagall è sempre stato profondamente legato. La mostra, curata da Claudia Zevi, resterà a Milano fino al mese di gennaio per poi trasferirsi a Bruxelles. Yoga Festival Lo Yoga Festival, dopo gli eventi a Roma e Catania, torna a Milano, città nella quale è nato ed è diventato il più grande d’Italia della disciplina. Anche quest’anno, per quattro giorni, gli spazi di Superstudio Più in via Tortona 27 verranno pacificamente invasi da tutti gli appassionati che potranno frequentare corsi, lezioni, classi, conferenze, seminari. Non mancheranno neanche eventi dedicati ai bambini. A Superstudio Più - Milano dal 10 al 13 ottobre www.yogafestival.it/milano 63 secret milano network Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano La versione meneghina dei Lumière Alzate lo sguardo se vi capita di passare tra via Melzo e via Frisi: vi ritroverete catapultati in un’altra epoca. E nonostante il cinema Dumont (1910-1932) non esista più, c’è stato un tempo in cui Milano – dietro questa strepitosa facciata liberty – imparò ad amare le magie della Settima Arte. di Simone Sacco Foto di Cecilia Gatto Siamo nel 1908, periodo di visioni incredibili. Una fase di mezzo in cui l’ingegno umano non smette di creare e i venti bellici soffiano ancora a debita distanza. Nel 1891 Nikola Tesla dà il via ai suoi coraggiosi esperimenti “wireless” per le comunicazioni-radio; quattro anni dopo due fratelli francesi (August e Louis Lumière) inaugurano a Parigi il loro “cinematographe” inventando una strana arte in movimento a cui verrà dato il nome di cinema; nel 1899 scendono in strada le prime rudimentali automobili grazie all’ausilio del motore a scoppio. In pratica sono anni in cui succedono “cose” e si guarda a Parigi esattamente come si fa oggi con Cupertino. Due imprenditori milanesi, i fratelli Galli, respirano a pieno quest’ebbrezza e – motivati dall’esperimento del Lumière di Pisa (prima sala cinematografica italiana in assoluto) – decidono di provarci nella loro città: anche Milano 64 avrà la sua “lanterna magica” ospitata in un luogo a cavallo tra eleganza e fantasia. Il nome scelto sa di grandeur (Dumont) e il progetto affidato a due nomi di grido: gli architetti Tettamanzi e Mainetti. L’area scelta è quella all’angolo tra via Melzo e via Frisi (famosa in passato per il Lazzaretto) ed è lì che viene edificata una palazzina la cui facciata è un trionfo liberty. Dentro non manca nulla: una sala d’aspetto, il bar, una cabina di proiezione e il parterre arricchito da una pavimentazione lignea con 516 posti a sedere suddivisi in 20 file di comode poltroncine. È il 1910 e per un bel po’ saranno solo successi al botteghino. Poi qualcosa cambia: il locale comincia a ospitare seconde visioni e l’appeal viene imbruttito da un nuovo tipo di clientela, più rozza e turbolenta. Il lucido parquet viene ripetutamente calpestato da zotici che scambiano il luogo per una balera, i divieti di fumo vengono puntualmente disattesi e per terra è tutto un mix di noccioline, bucce d’arancia e “staccaganass” (dolci durissimi, il popcorn dell’epoca) per un triste carnevale di lerciume e maleducazione. Non può durare. Tant’è che nel 1932, alla morte dei Galli, scompare pure la loro “isola felice”. Scampato ai bombardamenti del '42-'44, per il Dumont le agonie non sono ancora finite: nel 1953 viene addirittura decisa la sua demolizione, ma il comitato di zona insorge respingendo lo scempio. Il vecchio cinematografo si ricicla prima come autosalone e poi come deposito di ambulanze. Nel 1993, infine, l’idea di tramutarlo nell’attuale Biblioteca Venezia riconvertendone l’atrio e mantenendo le tre colonnine originali di Tettamanzi e Mainetti. Per il resto – entrandoci – bisogna lavorare d’immaginazione, ma d’altronde il cinema non è stato inventato proprio per questo? night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Open viale Monte Nero 6 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 colophoN club milano viale Col di lana, 12 20136 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile sales manager Stefano Ampollini Filippo Mantero T +39 02 89072469 art director [email protected] luigi Bruzzone publisher caporedattore M.C.S. snc Andrea Zappa via Monte Stella, 2 10015 Ivrea TO redazione enrico S. Benincasa, distribuzione Carolina Saporiti [email protected] C M Y CM MY CY grafico editore Anna Tortora Contemporanea srl via emanuele Filiberto, 7/a collaboratori CMY K 20149 Milano nadia Afragola, Paolo Crespi, Simona lovati, roberto Perrone, stampa Marilena roncarà, davide rota, Arti Grafiche Fiorin Simone Sacco, Camilla Sernagiotto, via del Tecchione, 36 Carlos Solito, Virassamy, 20098 San Giuliano Milanese MI Simone Zeni. T +39 02 98280769 fotografi Marc Asnin, raffaella Braghini, Cecilia Gatto, krisanne Johnson, Meeri koutaniemi, Maria Marin, Gianluca Marino, Marco Pieri & Patrocinato dal Tennis Club Milano Federico Sangiorgi, laerke Posselt, Alberto Bonacossa Angelo redaelli, Majid Saeedi, Matteo Valle, daniele Volpe, Anne-Christine woehrl. questo progetto è reso possibile grazie a Contemporanea. è vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 66 A Milano dodicCl i ub daFavola
© Copyright 2024 Paperzz