Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2014 APRILE n. 4 La gioia trasforma il mondo Verifichiamo l’autenticità della nostra vita si legQ uando ge Evangelii gaudium, non si può non essere impressionati dalla semplicità immediata delle immagini usate dal papa. Non si dimenticherà facilmente l’espressione, “la chiesa non è una dogana” (47), per dire che la chiesa accoglie tutti senza domandare documenti né far pagare il dazio; oppure, il confessionale “non deve essere una sala di tortura” (44). Espressioni molto azzeccate, anche se inusuali. In occasione della Pasqua è spontaneo tornare all’invito alla gioia, un tema che si trova nel titolo stesso dell’esortazione e che l’attraversa tutta. Senza negare le croci che tutti dobbiamo portare, il papa lamenta che “ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di quaresima senza pasqua” (6). Lasciamoci incontrare… Il vangelo della pasqua invece è annuncio di gioia, quella vera che solo Gesù può dare, frutto della quaresima che sfocia nel cammino di Emmaus, dove il Signore ci accompagna, ci spiega il senso della sua morte e alla p. GABRIELE FERRARI, sx fine ci si rivela nel gesto eucaristico dello «spezzare il pane». Il papa invita tutti a rinnovare “oggi stesso” l’incontro personale con Gesù Cristo, o almeno la decisione “di lasciarci incontrare da lui e di cercarlo ogni giorno senza sosta”, perché tutti siamo chiamati “alla gioia portata dal Signore”. E continua: “Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada” (3). Dell’Eucaristia poi dice che essa “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (47). Pasqua ci parla di una vita nuova “insieme con Gesù”; di una presenza che sveglia nel nostro cuore la speranza cristiana che QUELLA MANO NELLA MANO Per chiedere il favore della conversione p. MARCELLO STORGATO, sx C ome negare un favore a chi lo chiede con umiltà, con cuore sincero e parole semplici? È difficile resistere, anche se il favore richiesto è quello della propria conversione. “Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi e finite di fare il male. Noi preghiamo per voi: convertitevi; lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene!”. Con queste accorate parole papa Francesco ha chiesto il favore “agli uomini e alle donne della mafia, i grandi protagonisti assenti” all’incontro con i famigliari delle vittime della criminalità organizzata, venerdì pomeriggio 21 marzo scorso. All’incontro nella chiesa di San Gregorio VII a Roma, di fianco al Vaticano, c’era anche il fondatore dell’associazione “Libera”, don Luigi Ciotti. Sono entrati nella chiesa affollata insieme, don Ciotti e papa Francesco, tenendosi mano nella mano. Come due fratelli che non si vergognano di dimostrare al pubblico la loro amicizia e solidarietà reciproca. Sono certo che i due “preti di strada” avrebbero voluto stringere la mano con ciascuno dei presenti, fino a formare quella catena di amicizia solidale che fa scorrere il calore del cuore e rafforza la convinzione di compiere lo stesso cammino, nella stessa direzione. Una catena di mani nelle mani, con tutti coloro che sono d’accordo e aspirano al benessere, fino a tirar dentro in quella catena umana e divina della fraternità tutti coloro al quale papa Francesco ha chiesto “il favore, in ginocchio”. Una catena che risparmi ai “protagonisti assenti - uomini e donne della mafia” - il rischio di finire all’inferno. “La vita che vivete adesso non vi darà piacere, gioia, felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi e crimini mafiosi, è potere e denaro insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. È quello che vi aspetta se continuate su questa strada… Piangete un po’ e convertitevi!”. “Finire all’inferno” non è un destino. Tenercene fuori è un impegno. Ma non si può obbligare nessuno: né ad andarci a finire né a starne fuori. C’è solo una supplica: “Per favore, convertitevi!”. Una supplica che, almeno un po’, vale anche per ciascuno di noi. E per consolidarci nel cammino di conversione, abbiamo proprio bisogno di tenerci mano nella mano, per incoraggiarci a proseguire senza ripensamenti, senza lasciarci affascinare dai richiami… delle si■ rene del male. Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Abbonamento annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue illumina la vita. La speranza vera, quella che non delude, viene dalla certezza che l’amore di Gesù non può venire mai meno. Cuore credente e generoso Anche in Africa (questo editoriale vi giunge dal Burundi, dove attualmente mi trovo), la parola del papa sveglia la fierezza e la gioia dell’essere cristiani. La gioia non viene dall’avere molte cose. Qui i cristiani spesso sono poveri e vittime di tutte le miserie, anche di quelle meteorologiche che si trasformano in catastrofi, com’è successo nei quartieri poveri della capitale Bujumbura, alcune settimane fa. Una pioggia durata varie ore nel cuore della notte ha fatto cadere migliaia di casette di fango della povera gente e ha ucciso nel sonno molte persone, soprattutto bambini. Lo strazio è stato enorme, ma ora la gente ha ritrovato la forza di riprendersi. Da dove viene a questa gente la forza con cui ostinatamente ricomincia a vivere? Ce lo dice il papa: non certo dalle promesse dei “grandi” della terra, non dalle offerte della società tecnologica, ma dal “cuore credente, generoso e semplice… che attinge alla fonte dell’amore sempre più grande di Dio, che si è manifestato in Gesù Cristo” (7). Risposta concreta d’amore L’invito alla gioia il papa lo fonda nella bellezza della carità, dell’amore di Dio per noi e dell’amore fraterno come espressione concreta della nostra risposta a Dio, cioè della “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6). Arturo Paoli ha dichiarato il suo stupore perché il papa “uomo dottissimo di pensiero, assume questo atteggiamento così chiaro e diretto, semplice ed eloquente” e perché Francesco conta di far uscire la chiesa dalla crisi attuale non riaffermando la dottrina, pur sempre necessaria, ma invitando tutti a portare il vangelo nelle periferie e a scegliere la carità e “il servizio umile e generoso alla giustizia, alla misericordia verso il povero” (194). Il bene e la felicità altrui Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore, dice il papa, “ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscere l’altro, viene maggiormente illuminata la fede per riconoscere Dio. Come conseguenza di ciò, se vogliamo crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare a essere missionari” (272). La missione consiste nel cercare il bene del prossimo e la felicità degli altri. Questa, secondo papa Francesco, è la verifica della verità di un’autentica celebrazione della Pasqua. Infatti, “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i nostri fratelli” (1Gv 3,14). ■ Felice Pasqua a tutti ! Nella foto di A. Costalonga, una statuetta in avorio dell’etnia lega nel Kindu, raffigurante “Nyasa” - la madre dei gemelli, conservata al museo etnografico dei saveriani a Parma. 2014 aprile n. ANNO 67° 4 2 Padre Melis dalla Sardegna all’Africa 3 La cultura a servizio del vangelo 4/5 Speranza di primavera 6 In quel volto, tutti i volti La devozione più grande: l’Eucaristia Convegno nazionale dei laici missionari Con le radici in terra e i rami al sole Storia speciale: biciclette di bambù in Ghana 2014 APRILE M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA In quel volto, tutti i volti Donne e uomini gettati fuori dalla porta antica, forse U naun storia racconto per spie- gare remote rivalità. Storia di un amore che sembrava amore. Un lungo viaggio aveva condotto la giovane dalla casa di suo padre a quella di quest’uomo; viaggio carico di sogni presto delusi. Meglio allora tornare, come la colomba di Noè, al luogo sicuro di partenza. Sicuro, si fa per dire. L’uomo torna, parla al suo cuore con gli accenti dell’amore di un tempo e la giovane riprende a sognare. Il padre non riesce più a trattenere l’uomo, che parte con la figlia, il servo e i due asini sul far della sera. Arriva alla città dei vampiri. Il vecchio che li accoglie supplica l’orda che circonda la casa: cederebbe in cambio sua figlia adolescente, ma essi vogliono l’uomo, l’ospite. E il sacrificio si compie. La donna amata è gettata fuori, in pasto all’orda. “Il padrone” la troverà al mattino, morta, con le mani verso la soglia, come un’ultima muta supplica. Quel luogo si chiamava Gabaa (collina), nome che riappare più volte nella Bibbia. Lo si ritrova, sotto la forma Gabbatà, an- che nel racconto della passione di Gesù: «Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato in ebraico Gabbatà (lastricato)… Pilato disse ai giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”… Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso» (Gv 19,12b-16). La donna, gettata fuori dal marito per salvare se stesso, porta su di sé il male destinato a lui. Gesù è gettato dal suo popolo su quel pavimento di pietra e nel suo silenzio porta su di sé le colpe di un’umanità sfigurata dal male. Egli raccoglie dai fondi della storia tutti i corpi e i cuo- FIORETTI DI P. UCCELLI LA DEVOZIONE PIÙ GRANDE: L’ EUCARISTIA p. GUGLIELMO CAMERA, sx I 2 l servo di Dio p. Pietro Uccelli aveva una devozione assolutamente fondamentale per l’Eucaristia. Quando era missionario in Cina, in una lettera scrive: “Grazie al Signore mi trovo bene di salute e un po’ meglio di spirito. Ho la bella sorte di dormire in sagrestia presso Gesù Sacramentato, e lei immagini come mi ci posso trovare. Desidero rimanere sempre qui, perché una stanza migliore, né io né altri me la saprebbe trovare, neppure nei palazzi reali”. Molte persone che hanno conosciuto p. Uccelli a Vicenza, e lo hanno visto celebrare la santa Messa, hanno testimoniato la sua devozione straordinaria. “Devo a p. Uccelli la scoperta del valore della Messa, come qualcosa di importante. Quando celebrava si vedeva in lui una particolare concentrazione. Sembrava quasi si estraniasse dal mondo che gli ruotava attorno. Ma non nel senso che lui si sentisse solo con Dio: un «io e Dio», e basta. No. Egli si sentiva a noi vicino. Ma era tale la devozione che aveva, l’unione che lui sentiva con il Signore nella celebrazione Eucaristica, che ce lo faceva percepire. Mi sentivo coinvolta. Vedendo la devozione che egli aveva, ho intuito che cosa grande è la Messa: la preghiera più bella, l’invito che il Signore ci fa a partecipare al suo Sacrificio! E dopo la Messa, egli si inginocchiava al lato dell’altare e pregava, pregava e pregava. Devo dire che da p. Uccelli ho avuto anche questo bel regalo: di saper apprezzare il Sacrificio Eucaristico” (Iole Tonello). Il confratello saveriano p. Ildo Chiari testimonia circa le lunghe ore di adorazione al Santissimo, anche durante la notte: “Più volte ho sentito tirare la tendina della finestrella. Infatti, nell’angolo della sua camera aveva una specie di sportello che lui apriva e così, dalla camera, poteva adorare direttamente l’Eucaristia”. Anche p. Giovanni Zaltron, che ha conosciuto p. Uccelli ancora da bambino ed è stato da lui formato, ricorda: “Lui dava molta importanza a san Giuseppe, ma per lui la festa principale dell’anno era la festa dell’Eucaristia. La organizzava sontuosamente, con luminarie e decorazioni, con lampadine in tutto il cortile, con palloncini, con addobbi e con la processione solenne. Noi ragazzi questa festa la sentivamo, perché era la giornata in cui… si mangiava meglio, anche meglio che a Natale! Alla sera c’era per noi ragazzi una cena eccezionale, con il vino addirittura!”. ■ sr. TERESINA CAFFI, mM ri calpestati dalla malvagità umana, abbracciando nel suo silenzio scelto tutti i silenzi imposti. Si lascia sfigurare, perché l’umanità ritrovi un volto umano e risplenda della luce di Dio. Da quel giorno, tutti i corpi trafitti hanno in Gesù più che un riscatto, più che un tardivo recupero. Sono la permanenza nella storia del mistero di un Dio che, identificandosi con la persona più abbandonata, porta con lei e in lei il peso schiacciante della malvagità e diventa principio di salvezza per il mondo intero. A tutti gli umiliati del mondo, ai poveri possiamo accostarci solo con riverenza. Chiedendoci come porre fine alla nostra complicità con il male, che continua a gettare donne e uomini fuori dalla porta. ■ LA PAROLA 1 In quel tempo, quando non c’era un re in Israele, un levita, che dimorava all’estremità delle montagne di Éfraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2 Ma questa sua concubina provò avversione verso di lui e lo abbandonò per tornare alla casa di suo padre… 3 Suo marito si mosse e andò da lei, per parlare al suo cuore e farla tornare. Aveva preso con sé il servo e due asini… Quando il padre della giovane lo vide, gli andò incontro con gioia e lo trattenne… Il quinto giorno, 9il padre della giovane gli disse: “Ecco, il giorno volge a sera: state qui questa notte…”. 10 Ma quell’uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò, partì con i suoi due asini sellati, la sua concubina e il servo… 14 Il sole tramontava quando si trovarono nei pressi di Gabaa. 15 Il levita entrò e si fermò sulla piazza della città, ma nessuno li accolse in casa per la notte. 21 Quand’ecco un vecchio li condusse a casa sua… 22 Mentre si stavano riconfortando, alcuni uomini della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando fortemente alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: “Fa’ uscire quell’uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui”. 23 Il padrone di casa uscì e disse loro: “No, fratelli miei, non comportatevi male…”. 25 Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e la violentarono tutta la notte e la lasciarono andare allo spuntar dell’alba. 26 Quella donna sul far del mattino venne a cadere all’ingresso della casa dell’uomo presso il quale stava il suo padrone, e là restò finché il giorno fu chiaro. 27 Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio, ed ecco che la donna, la sua concubina, giaceva distesa all’ingresso della casa, con le mani sulla soglia. 28 Le disse: “Alzati, dobbiamo partire!”. Ma non ebbe risposta… Giudici cap. 19 MISSIONE GIOVANI Il coraggio della felicità P DIEGO PIOVANI - [email protected] er la giornata mondiale della gioventù (che si celebra la domenica delle Palme, quest’anno il 13 aprile), papa Francesco ha scelto il tema delle beatitudini e in particolare, “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli! (Mt. 5,3). Come sempre, il messaggio di papa Bergoglio va dritto al cuore: interroga, interpella, spinge a dare il meglio di noi. Riprendo alcuni brani della sua riflessione e mi piace l’idea di potergli rispondere anche a nome di tanti giovani che leggono i suoi messaggi. soddisfatti, siamo spinti a cercare sempre di più. È molto triste vedere una gioventù sazia, ma debole”. Caro papa, ci colpisci nel nostro punto debole. Quante volte preferiamo rincorrere il successo a ogni costo; preferiamo la chat dello smartphone a un incontro; siamo persi dentro uno schermo, intossicati da facebook e twitter; siamo multitasking eppure così soli, incapaci di relazioni autentiche, nascosti dietro a un profilo che spesso non corrisponde a ciò che siamo! “Beati vuol dire felici. Voi aspirate davvero alla felicità? Oggi si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea in piccolo della vita. Aspirate a cose grandi, allargate i vostri cuori! In voi c’è un desiderio inestinguibile di felicità e questo vi permetterà di smascherare le tante offerte a basso prezzo che trovate intorno a voi…”. Caro papa, noi giovani non siamo sempre felici, perché attorno a noi le porte sono chiuse, il lavoro manca e pensare in grande diventa difficile, occupati come siamo da studio, affitto, mutuo da pagare… Qualcuno di noi si perde, e la prima offerta che arriva sembra porti davvero la felicità, anche se ha la “f” minuscola. “Sono forti i giovani che scelgono Cristo, si nutrono della sua Parola e non si abbuffano di altre cose! Abbiate il coraggio di andare contro corrente, abbiate il coraggio della vera felicità! Dite no alla cultura del provvisorio, della “Quando cerchiamo il successo, il piacere, l’avere egoistico e ne facciamo degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo La croce della GMG portata dai giovani, alla veglia di Rio 2013 INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Il Signore risorto colmi di speranza il cuore di coloro che sono provati dal dolore e dalla malattia. I governanti promuovano l’equa distribuzione dei beni e delle risorse naturali. Conforti: “Anche noi ripetiamo esultanti: ho visto il Signore!”. superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di affrontare le grandi sfide della vita”. Caro papa, se non raggiungiamo l’obiettivo, la società ci fa sentire inutili. A noi non sono concessi fallimenti. E poi se non abbiamo qualcosa, usiamo ogni mezzo per ottenerla; altre volte abbiamo tutto, e ci annoiamo perché nei nostri progetti manca qualcosa e Qualcuno. “Per vivere la povertà in spirito siate liberi nei confronti delle cose... Fidatevi di Dio, cari giovani! E abbiate il coraggio della sobrietà… Rimettete al centro della cultura umana la solidarietà; dobbiamo vincere la tentazione dell’indifferenza, dobbiamo imparare a stare con i poveri. Loro sono i primi che possono insegnarci tanto sull’umiltà e la fiducia in Dio”. Caro Francesco, il bene c’è, nelle giovani famiglie che formano piccole chiese domestiche, nei gruppi missionari, negli oratori e nelle parrocchie, nel mondo del volontariato, nelle scuole, nelle associazioni… Non è difficile per te chiedere ai giovani se si fidano di Dio; ma attento! Perché accettare di ascoltare le loro risposte può essere rischioso… ■ Buona Pasqua a te, caro papa Francesco! Buona Pasqua a tutti i giovani! (per il testo integrale del messaggio, www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/youth/index_it.htm) 2014 APRILE V ITA SAV ERIA N A Dalla Sardegna all’Africa Da trent’anni missionario in Ciad e in Camerun S ono arrivato in Ciad il 16 settembre 1985 con p. Gianni Abeni, espulso dal Burundi, e p. Piero Pierobon, compagno di ordinazione. Dovevamo prendere una missione che gli oblati di Maria Immacolata lasciavano per mancanza di personale. In realtà, le missioni erano due: quella di Bongor, abitata dai masa e affidata a me, e quella di Juman, a 60 chilometri, abitata dai marba e altre minoranze. A scuola del “maestro” Sono stato fortunato: mi hanno mandato a Kumi con p. Jean Goulard, oblato francese, per introdurmi alla lingua, cultura e pastorale tra la popolazione masa. Un uomo di grande intelligenza, che mi ha trasmesso non solo le sue conoscenze, ma la sua passione per la gente e per il vangelo. Fu lui, infatti, a inventare la “trasmissione orale della Parola” per adeguare l’annuncio del vangelo alla cultura del luogo, prevalentemente orale, come tutte le culture tradizionali afri- cane. Sei mesi con lui sono stati determinanti per il futuro della mia missione: mi hanno marcato per sempre, tanto da essere considerato suo discepolo e continuatore. “Se non imparo, non resto!” Ricordo che sull’aereo che da Parigi ci portava a N’Djamena, capitale del Ciad, pensavo tra me: se non imparo la lingua, non resto. Ero convinto, ancor prima di arrivare, che se si vuole ben lavorare bisogna farsi uno con la gente, cercare di entrare il più possibile nella cultura, conoscere la storia e le aspirazioni del popolo, comprenderne i problemi… E ho fatto di tutto per raggiungere questo scopo. Da esperto biologo, com’ero prima di diventare saveriano, mi sono trasformato in linguista! Padre Goulard aveva scritto poche pagine di grammatica e cominciato a redigere delle schede di dizionario. Ha dato a me tutto il suo materiale e mi ha spinto a continuare. Così, dopo aver copiato le sue 1.500 schede, una a LAICATO SAVERIANO Il saveriano sardo, p. Tonino Melis benedice i genitori di due gemelli in Camerun p. TONINO MELIS, sx una e a mano (non c’era ancora il computer), negli anni successivi ne ho aggiunte altre 3.000 circa. C’era il materiale per fare un vocabolario come si deve. Ho curato i rapporti umani Quegli anni sono stati per me molto belli. Ho passato tanto tempo a girare per la savana, ho dormito nei villaggi, ho dato tempo ai rapporti umani. All’inizio non è stato facile: non avevo esperienza, ma le condizioni mi avevano messo a dirigere, praticamente da solo, le due missioni di Bongor e Jarway, ciascuna con una dozzina di villaggi. Gli altri due confratelli erano a 60 chilometri, ma la domenica sera venivano a trovarmi e stavamo insieme fino a martedì mattina. Nella stagione delle piogge, da maggio a fine settembre, ci vedevamo più raramente, perché la strada si interrompeva e venivano con una barchetta a motore. Con le università italiane Collaborando con le università di Sassari, Pisa, Viterbo, Napoli e L’Aquila, e grazie ai fondi per le ricerche in comune, è stato possibile dare alle stam- pe il vocabolario masa-francese e una raccolta di testi orali masa. Intanto, per non annoiarmi, con un’equipe abbiamo tradotto i quattro vangeli in lingua masa e ho eseguito la traduzione dei nuovi catechismi. Nel 2003, sono stato inviato in Camerun, in una missione abitata dalla popolazione gizey, Ho dovuto rimettermi a studiare. I colleghi universitari italiani mi hanno seguito anche là, e così è nato il vocabolario gizey-francese. Ho curato anche la traduzione del messale, del lezionario domenicale e dei vangeli in lingua gizey. Il centro culturale del futuro Dal 2011 lavoro a tempo pieno alla realizzazione di un “museo e centro culturale” a Yagoua, un progetto in favore delle culture e della gioventù della nostra zona. In un mondo in profondo cambiamento, in cui le nuove generazioni sono disorientate, tra il passato tradizionale non più accettato e un futuro non chiaro, credo sia importante lavorare con loro perché il futuro sia migliore e della modernità non prendano solo le cose più negative. Il centro culturale comincia a essere frequentato dagli studenti: è l’unico posto a Yagoua dove trovano i libri di testo, che loro non possono permettersi di comprare, e dove l’internet rende accessibile il mondo esterno. Il lavoro non manca. Speriamo che la Provvidenza, che finora ha ben svolto il suo lavoro di “provvedere”, continui a farlo per farci andare avanti. ■ Convegno nazionale dei laici missionari Gli istituti missionari italiani sono formati generalmente da sacerdoti e fratelli “consacrati”, che si dedicano all’evangelizzazione dei popoli secondo il carisma e la spiritualità dei loro fondatori e fondatrici. Negli ultimi decenni, attorno alle congregazioni missionarie - maschili e femminili - si sono formati gruppi di laici e laiche simpatizzanti, che si ispirano allo stesso carisma e cercano di vivere la stessa spiritualità nella loro vita quotidiana familiare, professionale e sociale. A dicembre 2012 i laici aggregati ai vari istituti missionari hanno tenuto un primo convegno unitario per riflettere sul tema, “La voce dei laici missionari qui e ora”. Obiettivo del convegno è stato conoscersi e comunicare le proprie esperienze nel vasto orizzonte della missione ecclesiale. Dopo due anni, un secondo convegno è stato programmato dal 31 maggio al 2 giugno. Si terrà presso la casa dei missionari della Consolata a Bevera, Castello Brianza (LC), sul tema, “Cristiani impegnati sulla frontiera tra chiesa e società”. Con semplicità, ciascuno offrirà agli altri il proprio patrimonio di esperienze, intuizioni e storie. Un’occasione per discutere e approfondire il ruolo dei laici nell’attuazione dei vari carismi missionari, per pregare e meditare insieme sull’unica missione universale di annunciare a tutti il vangelo di Cristo. Al convegno partecipano attivamente i gruppi del laicato dei saveriani e delle saveriane. Possono partecipare le persone sinceramente interessate alla vita missionaria secondo le modalità tipiche della vita laicale. Si accettano adesioni e iscrizioni fino a metà maggio. Per informazioni e adesioni, si può fare riferimento all’indirizzo: [email protected] Il “patrono” dei laici saveriani in Brasile Il portavoce dei laici saveriani brasiliani di Piracicaba (regione di San Paolo) ci dà una bella notizia, accompagnandola con una bella fotografia di gruppo. “Nel nostro incontro di febbraio abbiamo scelto il patrono del nostro gruppo di laicato saveriano: è il saveriano “Vincenzo Tonetto, «o pai dos pobres – il padre dei poveri», deceduto il 1° settembre 2010. Con noi nella foto ci sono le nostre guide spirituali, p. Giovanni Murazzo e p. Carlos Marcelo Franz. Ogni mese celebriamo la santa Messa in onore di san Guido Conforti, invitando le famiglie a partecipare e chiedere la sua intercessione per i bisogni dell’umanità”. (Claudinei Pollesel) MANZOTTI P. TONINO: SEMPRE IN CAMMINO Nato a Brescello (RE) nel 1933, maggiore di sei figli, a 23 anni è ordinato sacerdote nella diocesi di Guastalla, dove lavora per sei anni. Ma per il desiderio di annunciare il vangelo ai non cristiani, chiede di essere P. Antonino Manzotti, Brescello (RE) 25.02.1933 – ammesso al noviParma 19.03.2014 ziato e diventa saveriano nel 1963. Parte subito per la missione in Zaire, dove si dedica all’evangelizzazione per 38 anni, in varie missioni della regione Kivu. In due periodi, per dieci anni, lavora anche nell’’animazione missionaria a Salerno, Taranto e Reggio Calabria. Padre Faustino Turco lo definisce “un vero atleta di Dio”: “camminava, camminava, camminava anche dieci ore per visitare le comunità cristiane e incontrare la gente. E non si stancava mai di confessare…”. Era convinto che “il più grande dolore del missionario è questo: vedere che Dio non è conosciuto e amato come egli merita”. Aveva già prenotato l’aereo per l’Africa in aprile; ma il Signore lo ha chiamato a sé il 19 marzo, improvvisamente dopo il pranzo, all’età di 81 anni. ■ MISSIONE IN... CALCETTO Il calcetto non è uno sport olimpionico, ma è apprezzato negli incontri tra religioni, almeno in Indonesia. Domenica 16 marzo a Jakarta la comunità musulmana degli Ahmadiyah (gruppo ritenuto “eretico” dall’islam ortodosso) ha sfidato a calcetto gli studenti saveriani di filosofia, sotto la guida del coach p. Francesco Marini, detto “Macinino”. I “nostri” hanno perso 9 a 11, e hanno offerto la cena a tutti, regalando anche le magliette con lo slogan, “Amore per tutti, odio per nessuno”. ■ DA PAPA FRANCESCO Mercoledì 5 marzo 2014, all’udienza generale in Piazza San Pietro c’era anche p. Natalio Paganelli, saveriano bergamasco, ora amministratore apostolico nella diocesi di Makeni in Sierra Leone. Ci racconta: “Alla fine dell’udienza Padre Natalio Paganelli a colloquio con papa Francesco generale, ho avuto l’opportunità di salutare personalmente papa Francesco. È stata per me una grande gioia e grazia. La conversazione è durata solo pochi minuti e ho presentato brevemente la situazione della docesi di Makeni. Mi ha impressionato la sua semplicità e serenità, il suo interesse per quanto gli stavo dicendo. Alla fine, l’ho ringraziato per aver accettato di essere papa. Lui mi ha risposto con un bel sorriso”. ■ I NOSTRI MARTIRI DI UVIRA Ricorre quest’anno il 50.mo anniversario della detenzione dei missionari a Uvira (da aprile a ottobre 1964) e del martirio di p. Luigi Carrara e fr. Vittorio Faccin (a Baraka) e di p. Giovanni Didonè e l’abbé Atanasio Joubert (a Fizi), avvenuto il 28 novembre 1964. I saveriani si stanno preparando spiritualmente a questa ricorrenza, riflettendo sulla lunga storia di evangelizzazione e di martirio in terra Congolese. L’anniversario sarà ricordato anche con una pubblicazione speciale e alcuni sussidi, che saranno messi a disposizione delle comunità cristiane per presentare la testimonianza dei martiri e ravvivare il coraggio della fede. Oltre a trasmissioni sulle radio e tv locali, p. Nicola Colasuonno sta preparando un recital sui martiri, coinvolgendo molti giovani della zona. ■ 3 2014 APRILE LA TERRA IMPEGNO CULTURALE A SERVIZIO DEL VANGELO E DEI POPOLI LA GRANDE FESTA DEL RACCOLTO Il granaio è come una grande clessidra p. TONINO MELIS, sx D a una ventina d’anni abbiamo aggiunto al nostro calendario liturgico “la festa del raccolto”, un esempio concreto e veramente riuscito di inculturazione del messaggio cristiano. Siamo in una zona rurale, in cui l’agricoltura e l’allevamento costituiscono l’attività principale del 99% degli abitanti. Anche i funzionari statali, i maestri, gli infermieri… durante la stagione delle piogge si trasformano in contadini e prendono in mano la zappa. Il ciclo annuale della vita In queste culture al nord del Camerun e del Ciad la festa del raccolto è l’evento più importante dell’anno, il momento in cui la società si ricrea e si rimette a posto. Sono infatti culture in cui il ciclo tradizionale di vita è annuale: il tempo di riempire e svuotare il granaio. Al di là, niente era sicuro. Il granaio al centro del cortile (vedi foto sotto) è come una grande clessidra che indica il passare del tempo: si riempie a fine settembre e man mano si svuota. Il clima bizzarro e imprevedibile fa spesso seguire, ad annate di abbondanza, anna- te di magra; e a volte di vera carestia. Perciò quando, alla fine della stagione delle piogge, il granaio è pieno, è un nuovo anno che comincia, come una nuova creazione: la festa del raccolto e la festa del nuovo anno spesso coincidono. Per esempio, la popolazione gizey, presso la quale lavoro attualmente, celebra la festa del raccolto “krofta” alla luna di novembre-dicembre. La festa, organizzata dal loro re sacro, il “mul mi dimaara”, è l’occasione per rendere grazie a “Lawna”, il dio del cielo, che facendo cadere la sua pioggia, equiparata al seme maschile, feconda la terra nutrice, dando prosperità agli abitanti. Il ricordo degli antenati Questa è pure l’occasione per ricordare gli antenati, che hanno trasformato la terra da savana inabitata e selvaggia (fulla), in terra coltivata e fertile (nigita). La festa del nuovo anno, invece, si svolge alla luna di febbraio e richiama una folla enorme che per due giorni danza nello spazio sacro davanti alla capanna del capo. Se la festa del raccolto è essenzialmente festa dei primi abitanti della terra, la seconda festa - quella del nuovo anno - è invece di “proprietà” dei discendenti di un gruppo arrivato successivamente. Infatti, narrano i miti della tribù, su questa terra un tempo vivevano soltanto due piccoli gruppi: i bongor e i volmey. I bongor vivevano in buche scavate nella terra, sulle cui entrate, la notte, posavano un coperchio di terracotta. I volmey erano responsabili della festa annuale di Nulda; mentre i bongor, come ancora oggi, erano responsabili della festa del raccolto di novembre. Il mito dell’uomo a cavallo Venne dal Ciad un giorno un cacciatore, Marsu, che inseguiva un’antilope a cavallo. La uccise proprio lì, vicino a Bongor, e andò verso di lui per chiedere acqua per sé e per il suo cavallo. Bongor, che non conosceva il cavallo, aveva paura e disse: “La tua bestia dal muso allungato mi morderà!”. Poi però indicò il lago lì vicino, pieno d’acqua. Marsu, dopo essersi dissetato, tagliò la testa dell’antilope per portarsela via e regalò il resto della carne ai bongor e ai volmey. Poi tornò nel suo paese e annunciò di aver trovato una terra buona da abitare, dove sarebbe andato a installarsi. Prese dunque con sé la sua famiglia e andò a installarsi in quella nuova terra. Qui i suoi discendenti si moltiplicarono e diedero origine ai numerosi villaggi di oggi, facendo quasi scomparire la savana, rimpiazzata da una serie ininterrotta di campi coltivati. Alla festa del raccolto, quindi, si celebra questa duplice memoria: delle divinità e degli antenati. La Provvidenza e la previdenza Noi cristiani, pur partecipando alle feste tradizionali, organizziamo un momento particolare di preghiera cristiana con una Messa solenne che, come importanza e partecipazione, viene solo dopo le grandi feste di Pasqua, Pentecoste e Natale. In questa occasione ogni cristiano o catecumeno porta all’offertorio le primizie dei suoi campi, soprattutto sorgo e miglio, ma anche arachidi, mais, zucche, patate dolci… Queste offerte sono poi vendute e con p. TONINO MELIS, sx il ricavato si fa vivere la parrocchia. Per me è sempre una cerimonia denLa savana africana è una zona intermedia tra il deserto (a nord) e la foresta equatosa di richiami e di emozioni. Anche noi riale (più a sud). La caratteristica principale della savana è la presenza di alberi e arbuci sentiamo parte di un universo in cui, sti sempre più rari mentre si sale da sud verso nord. È anche il mondo dell’erba, che in senza la pioggia e la terra, siamo imstagione delle piogge (da maggio a settembre) copre di uno splendido mantello la terpotenti a trovare cibo per la nostra vira fino ad allora riarsa. ta. Come dicono gli anziani: “Noi posLa savana è il regno dei grandi ruminanti selvatici, dagli elefanti ai bufali, antilopi e gazsiamo seminare e zappare, ma se Dio zelle… È un mondo pieno di vita nonostante l’apparente durezza del clima, che da febbraio non ci dà il sole e la pioggia non raccoa maggio comporta temperature sempre elevate, dai 40° ai 46° a mezzogiorno. Ma appena glieremo niente”. Anche noi ricordiapiove un po’, in pochi giorni l’erba spunta a una velocità incredibile e il creato si rinnova. Il Camerun è chiamato “Africa in miniatura”, perché si allunga dall’equatore fino al lamo gli antenati e recitiamo il mito, per go Ciad, porta del deserto. Tutta la regione meridionale è all’equatore, immerso in una non dimenticare che ciò che siamo lo foresta umida, ormai in rapida sparizione a causa del commercio di legni pregiati e coldobbiamo a chi ci ha preceduto. ture industriali per l’esportazione (banane, ananas e soprattutto olio di palma). Nella reQuest’anno poi la festa è stata partigione centrale, con l’altipiano dell’Adamawa, c’è il passaggio graduale dalla foresta alla colarmente festosa, perché i raccolti sosavana, che copre tutto il nord. no stati abbondanti, oltre ogni aspettaNel linguaggio dei masa, la terra abitata e coltiva- Nel cortile di una tiva, mentre lo scorso anno erano stati ta (umanizzata) si chiama “nagata”, e si oppone al- famiglia masa, in Ciad molto scarsi. È anche l’occasione per rila terra selvaggia o savana, chiamata “fulla”. La pricordarci che… da un anno all’altro non ma appartiene alla “cultura”, la seconda alla “natuc’è sicurezza: se quest’anno abbiamo ra”. La savana è il regno delle forze della natura, di tanto, non sprechiamo; pensiamo a conBagawna, spirito della savana e signore degli animaservare qualcosa, nel caso il prossimo li selvatici. anno ci sia poco. Saggezza della vita! È il luogo pericoloso, non solo per possibili incontri La Messa è stata lunga, più del solito, con animali feroci, ma soprattutto perché abitato da ma nessuno si è stancato. Abbiamo caninnumerevoli spiriti. Soprattutto di notte non si va in tato, danzato, pregato per quasi tre ore, savana, per il rischio di incontrare una strega o uno e alla fine, usciti di chiesa, ci aspettavastregone che ti “ruba l’anima”. Quando si vuole allonno le giare piene di fresca birra di sorgo, tanare qualcosa di cattivo dal mondo degli uomini (un dolce e poco alcolica, che ci ha fatto resortilegio o una impurità…) si va in savana a gettarla. cuperare il sudore perduto. ■ Così avviene nei riti di fine lutto e nei riti dei gemelli. IL MONDO RISCHIOSO DELLA SAVANA 4 CON LE RADICI IN TERRA E I RAMI AL SOLE a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx S averiano sardo originario di Tuili (Cagliari), classe 1953, p. Tonino Melis è missionario in Africa dal 1985. Ha lavorato 17 anni in Ciad con la popolazione di etnia masa, nei pressi di Bongor; dal 2003 è a Yagoua in Camerun, tra la popolazione di etnia gizey. Attualmente è anche direttore del museo e centro culturale “Valle del Logone”, un’istituzione per la conservazione e valorizzazione delle culture locali. Padre Tonino non si occupa solo di cultura né solo di antropologia. È un missionario a tempo pieno. Sa bene che il vangelo di Cristo, come seme irrorato dalla pioggia celeste, deve scendere con le sue radici nel suolo da cui trae forza, e deve salire con i rami al sole da cui trae vita, per portare i frutti gustosi dell’umanità rinnovata. La scoperta delle tradizioni culturali e degli stili di vita dei popoli mette sempre in questione il missionario, attento a non sprecare i “segni” della presenza dello Spirito di Dio, ma a portarli verso la piena espressione, secondo il disegno evangelico. In queste pagine, siamo felici di mettere a disposizione dei lettori alcuni racconti di saggezza culturale ed evangelica del nostro missionario. Chi desidera approfondire ed estendere la conoscenza, può richiederci l’opera dell’artista Mario Ghiretti, libro e dvd (15,00 euro), “L’uomo che cerca parole”. ■ Le foto pubblicate sono di padre Tonino Melis Il “re sacro” dei gizey - foto archivio MS / T. Melis LA VITA IL RITUALE PER LE VEDOVE “MASA” Matrimonio indissolubile anche dopo morte p. TONINO MELIS, sx E rano i primi tempi della mia vita missionaria in Ciad, verso la fine del 1990. Un mattino, mentre uscivo dalla cucina dopo aver preso il primo caffè mattuttino, vedo della gente che entra nella chiesetta di Siyeké, dove abitavo: un villaggio a 7 chilometri da Bongor, capitale del popolo masa. Incuriosito mi avvicino e vedo il catechista che parla a un piccolo gruppo di persone; poi vedo che mette un rosario al polso di una donna vestita ai fianchi con un pezzo di tessuto (“pagne”) bianco, colore della morte. Aspetto. Dopo un po’ se ne vanno e chiedo ad André, il catechista, cosa sia successo. Lo vedo un po’ imbarazzato, ma io l’incoraggio e pazientemente mi spiega. Un rituale complesso per restare in vita Per la popolazione masa il matrimonio con la prima moglie (secondo questa cultura il prestigio di un uomo dipende dal numero di mogli che ha) è indissolubile, anche dopo la morte di uno dei due congiunti. Quindi quando un uomo muore, egli cercherà di portare con sé la vedova per stare uniti per sempre. Per scongiurare questo, le vedove devono sottoporsi a un rito, chiamato dai masa “mu’ diira” (che possiamo tradurre con “cambiamento di stato ontologico”). Per i tre giorni che dura la celebrazione della morte, la vedova deve stare sveglia nella sua capanna, aiutata da donne che hanno già vissuto questa stessa esperienza. Deve stare seduta, le gambe strette, perché il marito cercherà di venire per avere un rapporto con lei e così portarsela con sé. Sulla soglia della capanna si mettono spine e si spalma il suolo con una materia scivolosa tratta da una pianta, in modo da impedire l’accesso all’anima del Danza di fine lutto (un periodo da sei a 12 mesi) per la famiglia del marito defunto, secondo la tradizione dei masa; la vedova veste il “pagne” bianco, colore funebre defunto. Una delle donne batte continuamente un oggetto di metallo sulla pietra della macina per tenere sveglia la neo vedova. Intanto fuori, per tre giorni e tre notti, gli abitanti del villaggio e altri che vengono da fuori cantano e danzano ininterrottamente. Poi tutta la famiglia del defunto entra nel periodo di lutto, periodo in cui l’anima del defunto si aggira ancora attorno alla casa, per cui di notte nessuno deve uscire per paura di incontrarlo. Alla fine di questo periodo di lutto (che va da sei mesi a un anno), vengono celebrati i riti di fine lutto che devono far decidere l’anima del defunto ad andarsene definitivamente dal mondo dei vivi per raggiungere il mondo degli antenati. Alla vedova resta un ultimo rito, cioè liberarsi dall’impurità della morte. Per questo un giorno si reca al mercato e tocca, senza farsi notare, una persona che non conosce, in modo che la sua impurità venga trasmessa a questa persona. Il senso cristiano della morte e del lutto Questi i riti tradizionali. Il catechista mi spiega che ormai tanti, anche pagani, non vogliono più sottostare a questi rituali, e alcuni vengono a chiedere ai cristiani di seguire il loro rito, molto più semplice. Per questo quella mattina una vedova era venuta con i suoi famigliari a chiedere al catechista di sottoporsi a questo rito, che finora era stato fatto quasi di nascosto, pensando che forse il missionario non sarebbe stato d’accordo. E invece io sono stato subito d’accordissimo. Solo ho chiesto ad André di trovarci e vedere insieme come far sì che questo rito sia compiuto meglio e con più profitto. È infatti un’occasione molto importante per fare una catechesi sul significato della morte per i cristiani, sulla salvezza e la risurrezione. Inoltre questo rito, insieme a quello della fine del lutto, celebrato dai cristiani con l’Eucarestia al fianco della tomba del defunto, è un chiaro esempio di come annuncio del vangelo e cultura possano incontrarsi e arricchirsi vicendevolmente. ■ 2014 APRILE vicina di casa di avergli “mangiato l’anima”. Ci vorrà tempo. IL CIELO LA PIETRA CALDA DEL FULMINE Portare il vangelo nelle tradizioni masa p. TONINO MELIS, sx scorso, mentre mi aggiravo nei meandri del M ercoledì mercato di Ardaf, alla ricerca di improbabili novità (qualche mango fuori stagione sarebbe andato benissimo, ma eravamo giustamente… fuori stagione!), mi avvicina il catechista di Dangabisi, uno dei villaggi masa della mia parrocchia missionaria a Yagoua, in Camerun. Mi chiede se gentilmente, nel pomeriggio, posso fermarmi nel suo villaggio per vedere una donna che abita lì, vicino alla chiesetta della comunità. Questa donna, ormai anziana, desidera venire alla missione, ma custodisce in casa sua il “feticcio” del fulmine di cui vorrebbe liberarsi. La pietra calda da freddare Tra la popolazione masa, infatti, quando cade un fulmine sulla casa o nel cortile, bisogna chiamare lo specialista che va a scavare alla ricerca della “pietra” che Dio manda giù con la folgore. Il signore in questione (ce ne sono in tutti i villaggi) è un “posseduto” da uno spirito particolare, che lo guida alla ricerca di questa pietra. Dopo aver consultato il geomante, il “cerca-pietre” comincia il suo lavoro: fa il giro della casa e indica il punto dove scavare. Dopo aver scavato una bella buca, dice: “Siamo vicini, che caldo! Datemi dell’acqua per raffreddare la pietra; non si può toccare tanto è calda!”…, o altre frasi simili. E mentre gli altri vanno a cercare l’acqua, l’uomo tira fuori la pietra che si era portata dietro… e il gioco è fatto. In genere, almeno nella nostra zona, si tratta di un macinello in granito, usato in tempi ormai lontani per macinare non si sa cosa: la gente ne ha perso il ricordo. Se ne trovano facilmente al bordo del fiume, nei luoghi anticamente abitati da popolazioni precedenti ai masa. Una volta tirata fuori, la pietra è messa in un pentolino di terracotta, ci si fa sopra un sacrificio (in genere si sgozza un pollo o una capra, dipende dal vaticinio del geomante) e si piazza il tutto in un angolo del cortile. Da questo momento il capo-famiglia diventa responsabile di un sacrificio annuale alla pietra della folgore. Si dice, infatti, che all’approssimarsi delle piogge la pietra diventi “calda”, quindi bisogna “freddarla” con il sangue di una vittima affinché la famiglia resti in pace. Questa è stata la mia prima volta… Tutto questo lo conoscevo già, ma è la prima volta che mi si chiedeva di liberare una famiglia da questa presenza imbarazzante. L’anziana donna, che aveva ereditato il sacrificio alla morte del marito, mentre suo figlio maggiore si era rifiutato, si è detta stanca di tutto questo: “Nonostante i sacrifici offerti regolarmente, sono sempre malata; perciò ho deciso che ora voglio «fare la missione»!”. Devo dire che mi sono prestato facilmente a dare una mano: da un lato perché questo fa parte della mia missione di prete; dall’altra per l’interesse come antropologo. Il pentolino e la pietra faranno parte del museo etnografico “Valle del Logone” che noi saveriani stiamo realizzando qui in Camerun. Certo, il missionario che mi accolse nel 1985 e mi introdusse alla lingua e alla cultura dei masa, non sarebbe stato d’accordo con me. Per lui bisognava che l’annuncio del vangelo fosse “puro”, senza mescolanze di cose o riti tradizionali. Nella mia esperienza ho maturato una visione un po’ diversa, forse non condivisibile da tutti; ma io ci credo e ci tengo. Fede cristiana e tradizioni etniche Come evitare che la fede dei nostri cristiani sia contaminata in certa misura da sincretismi legati alle loro pratiche tradizionali? Se pensiamo anche alla nostra fede di italiani - e di sardi, in particolare, come io sono - si ritrovano ancora oggi pratiche che vengono da un passato pre-cristiano. Solo per fare un esempio, nel mio paesello d’origine (Tuili, in provincia di Cagliari) è ancora attiva la signora che cura il “malocchio”: la gente porta ancora a lei i cosiddetti “bambini presi”. Leggendo il vangelo, vedo che Gesù non si è sottratto alle richieste della gente. Al suo tempo, molte malattie erano attribuite a spiriti, a demoni e cose del genere, in tutto simili alle credenze della gente di qui. E Gesù non ha avuto paura di intervenire; non protestava: “Ma cosa dite! Andate piuttosto dal medico a farvi curare, perché gli spiriti non esistono…!”. Gesù liberava la gente dalle paure e dalle superstizioni. Credo che anch’io debba fare lo stesso e avere pazienza: pian piano la gente crescerà. Già qualcuno, quando il figlio ha la malaria, lo porta all’ambulatorio, invece di accusare la La benedizione con l’acqua santa Pensando a tutte queste cose, mi sono fermato nel villaggio di Dangabisi, ho chiesto dove si trovava la donna e sono entrato nel cortile di casa. Chiamata dal figlio, la vecchia è uscita dalla capanna: stava a stento in piedi. Vicini curiosi sono arrivati. Ho chiesto dell’acqua in una zucca, ho fatto una benedizione e ho asperso pentolino e presenti. I masa capiscono il valore dell’aspersione con l’acqua: nella loro tradizione è un mezzo per trovare la “sle’ta” (armoniapace-tranquillità-benessere) quando si è persa. Spiego che Gesù è più forte del male e che Dio ora proteggerà la famiglia, meglio della pietra che era caduta dal cielo. Due cristiane del villaggio, presenti anche loro, cantano un inno religioso, mentre io prendo il pentolino con la pietra dentro e mi avvio verso la macchina per riprendere la via di casa. Domenica ho trovato l’anziana donna a Messa. Mi ha detto di star bene, è contenta che abbia portato fuori di casa il suo “feticcio”, si sente già meglio. E anche suo figlio con la famiglia stanno bene. Liberare le persone dalle loro paure non è forse la nostra missione? Credo proprio di sì. Gesù è venuto al mondo per questo. ■ Padre Tonino Melis con il vaso per la pietra del fulmine, riscattato dalla superstizione, che ora è un cimelio del museo etnografico “Valle del Logone” a Yagoua, in Camerun LO SFORTUNATO “RE SACRO” DEI GIZEY p. TONINO MELIS, sx Come missionario, io ho lavorato con i masa in Ciad, dal 1985 al 2002, mentre dal 2003 ho vissuto con i gizey in Camerun. La popolazione masa (forse 300.000 abitanti o più) occupa una striscia di terra che segue le due rive del fiume Logone. Siccome al tempo della colonizzazione il fiume è stato preso come confine tra il Ciad e il Camerun, i masa si ritrovano oggi separati nei due Stati, ma per loro il paese masa è uno solo, e i matrimoni, essendo obbligatoriamente esogami, avvengono per lo più prendendo moglie dall’altra parte del fiume, in cui i lignaggi sono differenti. La popolazione gizey è una piccola etnia (forse 18.000), stretta tra i masa e i musey, per lo più in Camerun (in Ciad ci sono solo tre villaggi gizey) che oggi si tende a incorporare con i masa per motivi politici. La lingua gizey è della stessa famiglia masa e i costumi sono abbastanza simili. Ma i gizey si distinguono per avere un “re sacro”, mentre i masa non conoscono alcuna forma di potere, se non quella del capo-famiglia. Il “re sacro” dei gizey è scelto, dopo alcuni anni di interregno (da due a quattro) all’interno di sei lignaggi. Il giorno della scelta il re viene pianto come un morto e dopo tre o quattro giorni viene accompagnato nella sua residenza, a fianco del tumulo mortuario del cavallo dell’antenato Marsu, dove deve vivere ormai solo in una misera capanna (vedi foto centrale). Non può più vedere sua moglie e non può più avere rapporti sessuali in quanto “sposo” dello spirito della terra che è Gizey. Non lavora, ma il suo compito è stare tutto il giorno di fronte al sole, spostando la sua stuoia come gira il sole. Per nutrirsi va a due mercati della zona, dove preleva quanto gli serve per mangiare, cucinato da una vecchia in menopausa. Quando diventa troppo vecchio o malato, il “re sacro” viene soffocato e sepolto in un cimitero segreto, in una tomba invisibile e che nessuno deve vedere. 5 2014 APRILE IL M ON D O IN CA SA SUD/NORD NOTIZIE Bisogno di cambiare ● Siria: tre anni di conflitto.“È inconcepibile che una tale catastrofe umanitaria avvenga sotto i nostri occhi senza alcun intervento”, l’ha detto il commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, Guterres. Il conflitto in Siria, cominciato tre anni fa, ha provocato la più grave crisi umanitaria del mondo, con 9 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case. Circa due milioni e mezzo sono fuggite nei paesi vicini (Egitto, Iraq, Giordania, Libia e Turchia), che spesso sono privi delle infrastrutture necessarie per riceverle. Solo una piccola parte dei rifugiati siriani è stata accolta in Europa. Siria / 2: rilanciare il dialogo. Domenica 9 marzo sono state liberate le 13 suore greco-ortodosse e i loro tre collaboratori, sequestrati il 3 dicembre dal monastero di Santa Tekla, a Maalula, da un gruppo di miliziani islamisti. Come contropartita c’è stato il rilascio di 153 donne incarcerate nelle prigioni siriane. Intanto, il nunzio apostolico, mons. Zenari, ha detto: “Abbiamo ancora la speranza che l’attesa primavera possa finalmente ● Speranza di primavera pagina a cura di DIEGO PIOVANI fiorire… Il dialogo va rilanciato e il mosaico umano, culturale e religioso della Siria dev’essere recuperato”. ● Libia: armi e conflitti. La Li- bia è diventata “una fonte importante” per il contrabbando di armi nel mondo. Lo sottolinea un rapporto che prende in considerazione una vasta gamma di armamenti. I trasferimenti illegali hanno coinvolto Tunisia, Ciad ed Egitto, paesi confinanti con la Libia, ma anche il Mali e il Libano. Sono stati inoltre rilevati tentativi di far giungere armi libiche anche in Siria. A oltre due anni dalla caduta del regime di Gheddafi, migliaia di missili terra-aria restano ancora negli arsenali. Mozambico: contadini non risarciti. Le multinazionali del carbone non stanno versando i risarcimenti dovuti per legge alle comunità di contadini costretti a lasciare i loro villaggi a causa delle attività estrattive. I programmi statali di sostegno alle famiglie e alle comunità sono finanziati tramite le imposte sulle ● superfici occupate e la produzione delle società minerarie. A causa dell’inadempienza delle multinazionali oggi lo Stato non ha a disposizione i fondi necessari. ■ Infanzia in primo piano Sierra Leone: ex scuola di quartiere. La Sierra Leone ha un tasso di alfabetizzazione del 38%. Per cercare di migliorare la qualità dell’educazione, nel 2000 la Fondazione Avsi ha iniziato a sostenere il lavoro dell’ong Family Home Movement (FHM), fondata dal saveriano p. Bepi Berton. Sono nati così centri di accoglienza per bambini e ragazzi, oltre a progetti di reinserimento degli ex bambini soldato. La scuola di Mayenkineh, quartiere periferico della capitale Freetown, è una di queste. Oggi accoglie 1.600 studenti, dall’asilo alle superiori, e il 19 marzo ha celebrato i suoi primi 10 anni di vita. ● Messico: madri-bambine. La gravidanza tra le adole- ● scenti è un problema molto grave in Messico ed è la seconda causa di abbandono scolastico tra le donne adolescenti. Dal 2000 il tasso di gravidanza tra le minorenni nella fascia di età 12-19 continua ad aumentare. La vergogna e i pregiudizi sociali sono alcuni dei motivi per i quali le adolescenti incinte abbandonano gli studi. Nella facoltà di Diritto dell’Università Juárez nello stato di Durango, gli studenti hanno creato un asilo nido (a pagamento) per i figli delle giovani studenti, operativo da mattina a sera. Messico /2: traffico d’organi. Padre Solalinde, direttore della casa-rifugio “Hermanos en el Camino”, lo denuncia dal 2007. I narcos gestiscono un orrendo traffico d’organi, che coinvolge bambini sani da uccidere per prelevarne gli organi da vendere nel merca- ● Egitto: novità in rosa. La copta ortodossa Hala Shukrallah, eletta presidente del Partito della Costituzione, è la prima donna giunta alla guida di un partito egiziano. Sociologa di 59 anni, Shukrallah ha detto di non apprezzare troppo l’insistenza con cui i media fanno riferimento al suo essere la “prima donna e la prima copta” giunta alla guida di un partito. “A volte questa scelta induce le persone a fermarsi alle etichette e impedisce loro di confrontarsi con i contenuti”. ● ● Brasile: traffico di esseri umani. “Il traffico di esseri umani è un problema sentito in Brasile e in occasione di grandi eventi, come i prossimi Mondiali di calcio, assume dimensioni molto gravi”. L’ha detto il saveriano p. Savio Corinaldesi, in apertura della Campagna di Fraternità 2014. “Fraternità e traffico umano” è il tema di questa edizione, che si articolerà per l’intero anno. “La Campagna vuole favorire la sensibilizzazione e la mobilitazione; è un modo per far riflettere la società. Non porta frutti subito, ma a lungo termine”. Birmania: stop a “Medici senza frontiere”. La sezione olandese di Medici Senza Frontiere (MSF) ha ricevuto l’ordine da parte del governo birmano di cessare tutte le attività nel ● 6 to nero, oltre a medici e cliniche compiacenti. Le autorità hanno sempre negato, fin quando hanno sgominato una banda criminale che li ha costretti ad ammettere l’esistenza di questo triste fenomeno. ■ MESSAGGIO DALLE CHIESE MISSIONI NOTIZIE Più della politica La foto di Raul Zecca è stata scelta per il 50° dell’associazione Rete Radié Resch: l’infanzia ancora oggi in tante parti del mondo ha bisogno di grandi attenzioni CULLA DI PACE E PROSPERITÀ paese. La decisione ha un impatto devastante sui 30mila pazienti affetti da hiv/aids e sugli oltre 3mila malati di tubercolosi. Infatti, non c’è un’altra organizzazione medica che operi con l’esperienza e le infrastrutture adeguate a fornire i necessari servizi ■ medici salvavita. Ricordiamo che... Verona 25 aprile 2014 dalle ore 14.00 alle 19.00 GIORNATA DI RESISTENZA E LIBERAZIONE Parteciperanno: Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Alice Mabota (Mozambico), Cecilia Strada, Gad Lerner e altri ancora....e poi molti artisti e musicisti... Arena di pace. Il 25 aprile all’Arena di Verona siete invitati a un grande raduno, per assumerci la responsabilità di essere parte del cambiamento nel mondo. All’iniziativa hanno aderito numerose associazioni, personalità e congregazioni missionarie. ● La manifestazione è organizzata da: Associazione “Arena di Pace e Disarmo” Felice, Rete Radiè Resch, Banca Etica, AISeC, Auser, Un ponte per ..., Centro Missionario Diocesano Promossa dalle organizzazioni nazionali: RETI: Rete Italiana Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Rete della Pace, Libera, Focsiv, Sbilanciamoci!, Forum del Terzo Settore, Conferenza istituti missionari italiani, Federazione stampa missionaria italiana, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Federazione Amici della Bicicletta, Rete corpi civili di pace, Rete cooperazione educativa FONDAZIONI: Fondazione Nigrizia, Fondazione Exodus, Fondazione Langer, Fondazione Balducci, Fondazione Di Liegro, Fondazione Fontana, Fondazione Nesi ORGANISMI: Missionari Comboniani, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Acli, Arci, Cgil, Fiom, Legambiente, Emergency, Greenpeace, Emmaus Italia, Movimento Laici America Latina, Agesci, Amesci, Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, Mir, Nessuno tocchi Caino, Beati costruttori di pace, Movimento Decrescita STAMPA: Emi, Nigrizia, Mosaico di pace, Azione nonviolenta, Combonifem, Vita, Messaggero Cappuccino, Popoli, Missione Oggi, Missionarie dell’Immacolata, Missioni Consolata, Nostra Signora degli Apostoli, Peacelink, Radio Articolo 1, Radio Popolare, La nuova ecologia, Unimondo, Pressenza, Altreconomia, Articolo 21 CENTRI STUDI: Archivio Disarmo, Osservatorio permanente armi leggere, Osservatorio Balcani e Caucaso, Centro Studi Sereno Regis, Centro Nuovo modello di sviluppo, Centro studi difesa civile Regia: Michelangelo Ricci Direzione artistica: Enrico De Angelis Hanno aderito centinaia di associazioni, gruppi e movimenti locali; molte altre adesioni sono in arrivo. Si possono comunicare e consultare sul sito: arenapacedisarmo.org Per informazioni: Arena di pace e disarmo tel. 045 8009803 - www.arenapacedisarmo.org Il 50° di Rete Radié Resch. Rete Radié Resch è un’associazione di solidarietà internazionale fondata nel 1964 dal giornalista Ettore Masina, su ispirazione del prete operaio Paul Gauthier. Radié Resch è il nome di una bambina palestinese, morta di polmonite mentre era in attesa di una casa. Il primo progetto è stato quello di finanziare la costruzione di case per alcune famiglie palestinesi; poi sono seguiti altri progetti nel mondo. ● Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.it per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com A Rimini, dal 25 al 27 aprile si celebra il 25° Convegno nazionale dell’associazione sul tema “Il presente della solidarietà tra memoria e futuro”. Per partecipare, rivolgersi a Brigida Salmaso (049 693903; [email protected]). Pellegrinaggio a Bukavu. Un pellegrinaggio a Bukavu è un desiderio che portiamo nel cuore da tempo, per essere in comunione con la chiesa del Kivu (Nord e Sud), in Congo RD, che da tanti anni vive il calvario della guerra, legato allo sfruttamento delle ricchezze minerarie. Vogliamo metterci in ascolto dei suoi profeti e testimoni, alla luce del martire Christophe Munzihirwa, vescovo di Bukavu (p. Silvio Turazzi). Il pellegrinaggio si terrà dal 26 giugno al 7 luglio. Prevede una sosta di 5 giorni a Bukavu Il martire congolese e due a mons. Munzihirwa Goma. Per informazioni, rivolgersi a don Tarcisio Nardelli (333 2769906; tnardel@libero. it) o p. Silvio Turazzi (335 7259454; fraternita.missio@ ■ gmail.com). ● Una storia speciale ● Ghana: biciclette di bambù. Le biciclette di Bernice Dapaah piacciono ai contadini africani e vanno forte negli Stati Uniti e in Germania, in Olanda e in Giap- I VESCOVI DELL’INDIA I vescovi dell’India hanno lanciato un appello, in vista delle imminenti elezioni. L’India ha bisogno di politici onesti, che si dedicano con zelo al servizio, che si adoperano per una nazione libera dal crimine, priva di discriminazioni, dove non si soffre di fame. Tutti i cristiani sono chiamati a dimostrare e attivare l’impegno sociale, per un’India giusta e pacifica. Quotidianamente la gente sperimenta sofferenza e disagi dovuti a malgoverno, cattiva amministrazione, truffe, scandali e corruzione. Quest’ultima priva i popoli di un bene comune fondamentale, la legalità, annullando il rispetto delle regole, il corretto funzionamento delle istituzioni economiche e politiche e la trasparenza. Inoltre, la corruzione ostacola la corretta erogazione delle risorse ai poveri, negando altri due principi della dottrina sociale cattolica: l’opzione preferenziale per i poveri e la destinazione universale dei beni. Tutti i cittadini siano consapevoli del diritto e anche del dovere di usare il loro voto per promuovere il bene comune, scegliendo politici che dimostrino integrità e saggezza, s’impegnino contro ogni forma di ingiustizia e tirannia, contro il potere arbitrario da parte di un individuo o di un partito politico, contro ogni intolleranza, dedicandosi al servizio di tutti con sincerità ed equità, anzi con la carità. La chiesa in India vuole costruire una società giusta e pacifica, ispirata al vangelo. Invitiamo i cittadini a eleggere rappresentanti che governino ispirandosi alla difesa della dignità umana, alla promozione dello sviluppo inclusivo, lavorando per il bene comune, la giustizia, la pace e la fraternità. Abbiamo bisogno di rappresentanti che siano interessati al benessere del popolo, che siano responsabili e trasparenti, che si impegnino a rendere l’India una culla di pace e prosperità. pone. Nella fabbrica alla periferia di Accra, aperta quattro anni fa insieme con due ex compagne di classe, il numero delle artigiane assunte dovrebbe aumentare. “Solo così, potremo soddisfare le richieste senza rinunciare alle caratteristiche del nostro lavoro, svolto a mano”. Il progetto si chiama Ghana Bamboo Bike Initiative e vuole essere eco-sostenibile e sociale. Le piante di bambù crescono in tutte le regioni del paese, mentre le bici sono un’opportunità di lavoro importante. Nel novembre scorso Bernice e le sue ex compagne hanno ricevuto un premio delle Nazioni Unite assegnato a donne che Il telaio in bambù di una moderna bici da corsa, made in Ghana contribuiscono in modo innovativo alla lotta contro i cambiamenti climatici. ■ 2014 APRILE D IA L OG O E SOLID A RIETÀ LETTERE AL DIRETTORE p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale SIAMO TESTIMONI DI UN MIRACOLO Cari amici, vi spero bene incamminati sulla via della Pasqua, dopo lo sforzo di rinnovamento quaresimale. Ho ricevuto una lettera da un caro confratello con il quale ho condiviso molti anni di missione in Bangladesh e che attualmente è responsabile delle comunità saveriane nelle Filippine: p. Giacomo Rigali. Ricorderete l’appello che il nostro superiore generale ha lanciato, anche su queste pagine (mese di dicembre, progetto 9 / 2013 – “Solidarietà per ricostruire”), per venire in soccorso delle vittime del tremendo tifone Yolanda, che si è abbattuto sulle Filippine lo scorso 8 novembre 2013, provocando oltre 7mila morti e 30mila feriti, oltre un milione di case distrutte. Padre Rigali ha inviato un resoconto della generosità ricevuta e trasmessa, che volentieri pubblichiamo per conoscenza di tutti. Saluti fraterni e auguri per la santa Pasqua, p. Marcello, sx Cari amici, grazie per la generosità con cui vi siete fatti solidali con le vittime del tifone Yolanda, che ha colpito le Filippine. Mi faccio vivo con questa lettera per dare a tutti una visione di ciò che è stato fatto e si continuerà a fare per le vittime. Noi saveriani siamo distanti dalle zone più colpite. Non possiamo perciò gestire direttamente le iniziative, ma ci affidiamo ad altre organizzazioni che operano sul posto, di cui abbiamo fiducia. Abbiamo ricevuto donazioni dalle comunità saveriane e da tanti altri benefattori da Italia, Gran Bretagna, Usa, Brasile, Colombia, Burundi, Sierra Leone, Indonesia, Taiwan, Giappone, Thailandia..., , per un totale di 136.719 euro. Abbiamo messo tutto nel “Fondo per aiuti alle vittime del tifone”. Ne abbiamo già destinati 69.990, nel modo seguente: abbiamo aiutato le famiglie fuggite dal tifone e arrivate nei nostri quartieri di Manila; abbiamo provveduto a viveri, medicine e generi di prima necessità per i disastrati; abbiamo adottato la ricostruzione di un orfanotrofio ad Antipolo e di una parrocchia a Cubao; abbiamo aiutato vari bambini rimasti orfani; abbiamo provveduto 30 barche a motore e reti per la pesca. Per la restante somma di 66.729 euro, ci appoggiamo alle suore per provvedere alla cura di bambini rimasti orfani, e alle Caritas diocesane per aiutare la ricostruzione di un centro parrocchiale e per l’acquisto e la distribuzione di bufali alle famiglie. Noi missionari siamo testimoni di un miracolo di generosità che si sta compiendo nel mondo e prova quanto Dio sappia ancora parlare al cuore degli uomini e delle donne ai nostri giorni. Ringraziamo tutti di cuore, anche a nome di tutte le persone raggiunte dalla vostra generosità e che ricominciano a vivere e sperare. p. Giacomo Rigali, sx - Manila, Filippine STRUMENTI D’ANIMAZIONE ALLE PERIFERIE DEL MONDO Per il tempo di Pasqua, proponiamo due interessanti letture, utili per riflettere e saperne di più. Raccontare Gesù, Emi (pagine 60, € 6,90), di Luis Antonio Gokim Tagle. Luis Antonio Tagle, cardinale di Manila dal 2011, racconta il suo Gesù, uomo tra gli uomini, attraverso un linguaggio che alterna narrazione biblica e aneddoti di pastore nelle periferie del mondo. La storia del Nazareno diventa un’appassionata vicenda di amore che apre alla speranza. Il progetto di Francesco - Dove vuole portare la Chiesa, Emi (pagine 136, € 10,90), di Víctor Manuel Fernández, in dialogo con Paolo Rodari. Intervista al teologo Fernández, collaboratore di papa Bergoglio, che affronta in dettaglio tutti i grandi snodi dell’attuale pontificato. Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia tel. 030 3772780 int. 2; fax 030 3772781; e-mail: [email protected] Attenzione: Chi ordina entrambi i libri avrà la spedizione inclusa nel prezzo. I MISSIONARI SCRIVONO Dall’Amazzonia, una proposta di Pasqua alternativa “Cosa fai sabato santo?”. Immagino la risposta: “Il tradizionale corri corri: devo comprare la colomba e il capretto, anzi l’agnello, l’uovo di pasqua, i fiori; poi vado dalla parrucchiera, lavo l’auto... tutti gli anni la stessa storia”. Ho una proposta alternativa: andiamo a fare una visita a un quartiere popolare, una delle tante zone paludose di Belém, capitale dell’Amazzonia, dove nessuno si azzarderebbe ad abitare; ma chi non ha soldi si adatta a tutto. Qui i più poveri hanno costruito le loro baracche di tavole. Un gruppetto di protestanti ha È Pasqua anche alla periferia di Belém, vicino alla grande discarica tirato su una cappella poco più grande di una stanza. C’è anche il progetto di una chiesa dei cattolici, ma per ora è solo una baracca. Qui celebro il venerdì santo; sabato mattina visito le case del quartiere con un gruppo di trenta giovani e adulti. Non c’è bisogno di dire molto; sento piuttosto il bisogno di ascoltare. Ascoltare le storie di vita dei poveri per cambiare la mia mentalità e rinnovare la fede nella risurrezione. Cambiare la vita per rinnovare la fede! Auguri anche a voi! p. Andrea Gamba, sx - Ananindeua, Amazzonia Aurora e tramonto, opere d’arte del Creatore Che (bella) sorpresa è stata trovare, nell’editoriale di “Missionari Saveriani” di febbraio scorso, il ricordo di Shinmeizan! Mi è venuto in mente p. Ettore Fasolini, che venne a trovarci e partecipò alla preghiera “al levar del sole”. Dell’editoriale mi è piaciuta soprattutto la conclusione mistica. Non sono molti, temo, coloro che hanno questa grazia, di saper vedere e godere le cose fatte da Dio come “opere d’arte”, da lui create per la nostra gioia. L’ammirazione delle cose belle che Dio ha creato è un momento di autentica esperienza religiosa, della quale molti salmi sono la testimonianza. Beh, quando vedete il sole sorgere a Brescia e in ogni parte dell’Italia... sappiate che qui in Giappone, pregando già al tramonto, mi ricordo di voi e mi unisco alla vostra preghiera di lode! p. Franco Sottocornola, sx - Shinmeizan, Giappone Ngene in festa, con la camicia del “giubileo” Non so come mai, ma da vari mesi “Missionari Saveriani” non arriva più regolarmente. Non sono ancora arrivati i calendari del 2014, inseriti nel numero di novembre 2013. Chissà dove sono fermi: in Italia o in Congo? Pazienza: aspettiamo, sperando che arrivino prima di… giugno! La diocesi di Kasongo è in festa per i 50 anni di vita della parrocchia “Santa Famiglia” di Ngene. È stata fondata nel 1963 dai missionari d’Africa e da 25 anni è gestita dai saveriani, quando nel 1988 la missione è stata affidata ai padri Dorio Mascia, Mario Sciamanna e Pino Rizzi. Nella foto (scattata con la macchina professionale di Benedetti) vedete p. Silvano Benedetti (friulano) e p. Giuseppe Vignato (vicentino); con il p. Tinajera José de Jesus (messicano) costituiscono l’équipe missionaria attuale di Ngene. Portano la camicia del “giubileo”, preparata appositamente dai cristiani della missione in festa. p. Faustino Turco, sx - Bukavu, RD Congo SOLIDARIETÀ RD CONGO: LA CHIESA DI NGENE Il vescovo e noi missionari abbiamo intenzione di rialzare e allungare la vecchia chiesa di Ngene, nella diocesi di Kasongo. Il progetto è stato finanziato in parte dalla famiglia del compianto p. Piergiorgio Lanaro, che ha lavorato con entusiasmo e dedizione in questa missione. Questo progetto vuole essere un gesto di ringraziamento per i 50 anni di esistenza della parrocchia e per i 25 anni di presenza dei saveriani, da quando p. Dorio Mascia, p. Pino Rizzi e p. Mario Sciamanna l’hanno presa in gestione dalle mani dei missionari d’Africa, che l’avevano fondata. Due ragioni spiegano la ristrutturazione della chiesa: la chiesa è bassa e l’aerazione è poca, ma il clima è caldo; la chiesa è piccola, tenendo conto dell’aumento degli abitanti e dei fedeli in questa parrocchia, che è considerata la zona con una presenza fra le più alte di musulmani in Congo. I cristiani del luogo raccolgono le donazioni, a seconda delle loro modeste possibilità, per contribuire ai lavori della chiesa. Ma il preventivo di investimento è elevato: mancano ancora 80.000 euro. Perciò chiediamo un contributo dai nostri amici benefattori, che ringraziamo cordialmente. p. Giuseppe Vignato e p. Silvano Benedetti, sx PICCOLI PROGETTI 3/2014 - RD CONGO La chiesa di Ngene, Kasongo Nella missione di Ngene, diocesi di Kasongo, la chiesa è piccola e bassa. Occorre ampliarla per la popolazione in forte crescita. Il preventivo è alto (€ 80.000), ma chiediamo un contributo per avanzare nei lavori. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Vignato, p. Benedetti e p. Mazzocchin. 2/2014 - AMAZZONIA Casse di amplificazione a Tucumã A Tucumã, nelle comunità sparse nella foresta, dove manca l’elettricità, servono casse di amplificazione a batteria con microfono per agevolare il lavoro dei missionari. € 500 per quattro impianti, per un totale di € 2.000. • Responsabili del progetto sono i saveria- ni p. Paolo Andreolli e p. Primo Battistini. Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso C/c.p., oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a: “Associazione Missionari Saveriani Onlus” Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 È bene inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 0521 960645 oppure via e-mail a [email protected] - indicando nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale). 2014 APRILE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.) Ricordiamo p. Giuseppe Zanchi Un missionario schivo e antiretorico P adre Giuseppe Zanchi, dopo una vita consacrata alla missione, ci ha lasciati a quasi 84 anni di età: con 57 anni di vita sacerdotale e 61 di vita religiosa nella famiglia missionaria fondata dal vescovo di Parma san Guido Conforti. Don Alessandro Maffioletti, parroco di Ranica, suo paese di origine, nell’omelia alla Messa di suffragio ha definito p. Giuseppe: “personaggio schivo e antiretorico”. La superbia non lo ha toccato, la carità l’ha conquistato. Per comprenderne il valore occorrerebbe scavare in profondità, come si fa per la ricerca dei diamanti. Cose grandi con semplicità All’età di tredici anni p. Zanchi è entrato nei saveriani e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 16 marzo 1957 a Piacenza. Poi, ha ricevuto l’incarico di andare in missione per il mondo a predicare il vangelo, a battezzare e a fare nuovi discepoli. Lui ha fatto tutto questo con la semplicità di chi fa cose grandi senza rendersene conto. I suoi compagni di scuola e di missione, la gente che lo ha conosciuto nelle parrocchie, i parroci che lo hanno avuto nel ministero, sono tutti concordi nel dire che egli si riteneva una persona normale e come tale desiderava essere considerato. Eppure nella sua vita di cose non normali ne aveva fatte parecchie. Ricominciava sempre da capo Dopo l’ordinazione sacerdotale, per quattro anni era stato educatore degli aspiranti missionari a Vicenza. Poi, per oltre vent’anni ha lavorato in Brasile: nell’immensa Amazzonia dove non si sa se sia più grande il verde delle p. GIUSEPPE RINALDI, sx foreste o la povertà delle popolazioni che vi abitano. Nella regione amazzonica i cattolici devono far fronte anche all’invasione incontrollata delle sette religiose. Padre Zanchi si è trovato a lavorare in queste situazioni dure e difficili per difendere le comunità insidiate. È stato forte senza essere cattivo, con nessuno. I superiori del Brasile, quando si trovavano di fronte a problemi di grave emergenza, ricorrevano a lui per rimediare a spaccature, per calmare litigi, per ritessere la tela di relazioni sociali serene e fraterne. Cambiava parrocchia e missione ogni anno, non senza fatica. Ma la missione è anche questo: disponibilità a ricominciare sempre di nuovo, essere “persone che sanno ripartire”. Preghiera e accoglienza Richiamato in Italia, p. Giuseppe ha ricoperto vari incari- Ricordiamo p. Giuseppe Zanchi / 2 In attesa, alla porta del paradiso Padre Giuseppe Zanchi, dopo vent’anni di missione in Brasile (1961-1981), in Italia ha svolto vari compiti nelle comunità saveriane di Alzano, Desio, Tavernerio e Piacenza. È tornato ad Alzano nel 2005, per l’animazione missionaria, il ministero e la cura della casa. In questi anni chiunque arrivava, trovava ad accoglierlo, alla porta di casa, il sorriso di p. Zanchi, umano, naturale, solare. Così lo ricordano anche il confratello p. Gigi Signori, missionario in Spagna, e la pronipote Ambra. C 8 chi. È stato rettore della comunità saveriana di Tavernerio (Como) per tre anni, ma l’impegno più continuo lo ha svolto nella casa di Piacenza dove si è fermato per tredici anni (1992-2005), come animatore missionario e “custode” del Crocifìsso, venerato nella chiesa di Santa Chiara, annessa all’istituto e molto frequentata. Qui egli si è rivelaPadre Giuseppe Zanchi ci ha lasciati il 15 febbraio 2014, dopo un’intensa vita missionaria in Brasile e in Italia to soprattutto come uomo di prela cordiale accoglienza che riserghiera e missionario del confesvava a tutti. Si mostrava in tutta sionale. la sua autenticità di uomo, sacerConclusa la presenza dei sadote e missionario. veriani a Piacenza, nel 2005 p. Ultimamente, sembrava avZanchi ha accettato volentieri di vertire i passi del Signore e più venire ad Alzano Lombardo dolunghe e frequenti si erano fatve, come amava spesso ripetete le sue soste oranti davanti al re, gli sembrava di respirare l’aSantissimo Sacramento. Ci piaria del suo vicino paese, Ranica, ce pensarlo ora in un’adorazioal quale si è sempre sentito prone perenne davanti al Signore, di fondamente radicato. Coloro che cui sulla terra è stato servo buofrequentano la casa di Alzano lo ■ no e fedele. ricordano per la sua semplicità e Appuntamenti di preghiera sempre con un sorriso (“il sorriso di Dio”), una battuta, con negli occhi le immagini della partita dell’Atalanta che stava seguendo. Mi piace pensare a “Bepino” come colui che apre la porta. Aprire la porta di casa vuol dire accogliere, fare spazio, far sentire che ci stanno aspettando. È una maniera semplice e bella di annunciare che Dio ci sta sempre vicino e gli piace far festa con i suoi figli. Grazie, “Bepino”. Ci mancherai. Ma sappiamo che ti troveremo ad attenderci sulla soglia di casa, vicino a quella porta che san Pietro ti ha aperto e che speriamo apra un giorno anche a noi. p. Luigi Signori, sx ari amici di Ranica, la nono. Era sempre lì, magari in quetizia della morte di p. Zansti ultimi tempi arrivava un po’ chi mi è giunta come un fulmine più lentamente, ma ci accoglieva a ciel sereno. Certo che il “Bepino” non era al meglio della sua salute, tanto che avevano dovuto spostarlo da Alzano a Parma per seguirlo più da vicino. Lì ci ha lasciati, lontano dalle sue montagne bergamasche e dalla sua Ranica. Senz’altro sarà stata la cosa che più gli è costata, quella di doversi allontanare dal suo paese. Anche se si era già regalato da tanto tempo al sogno di un mondo più fraterno, quello di una grande famiglia di Dio, che ha contribuito a costruire nella famiglia saveriana. E lo ha fatto in buon bergamasco, senza fare tanto rumore, ma con dedizione e fedeltà. La stessa dedizione che potevamo ancora vedere Padre Giuseppe Zanchi si faceva ancora più accogliente quando ci veniva ad apriquando venivano a trovarlo i suoi famigliari, in particolare i più piccoli… re la porta di casa ad Alza- Dai saveriani di Alzano, in via Ponchielli 4 Messa missionaria martedì 6 maggio e 3 giugno alle 15 Adorazione missionaria giovedì 24 aprile e 15 maggio alle 20,45 Siete “benvenuti”, e tutti invitati a unirvi, almeno spiritualmente. IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA Caro zio, eccoti, con tutto ciò di cui hai bisogno, pronto a partire per un nuovo e infinito viaggio: quello alla casa di Dio. Già ti immagino lassù mentre doni gioia con i tuoi abbracci e sorrisi. Sono tanti i ricordi che mi riempiono il cuore di gioia quando penso a te, ma ora riesco solo a pensarti così: tu che mi sorridi e, strofinandoti le mani in un modo che solo tu sapevi fare, ad alta voce mi dici: “Ciao, balores!”. Ambra ■ BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Altra mostra, altro successo Indonesia, torta verde con foglie di pandan si rivolgono G lial indonesiani pubblico con le parole “saudàra, saudàri” (fratello, sorella). Non usano il termine “signori” che allontana, o “amici” che è generico, ma “fratello e sorella”: parole che trasmettono affetto e disponibilità. Questo spirito di fratellanza, insieme a “bhinneka tunngalIka” (uniti nella diversità), è il grande messaggio che ci viene dall’Indonesia e che abbiamo cercato di comunicare attraverso il percorso della dodicesima mostra, che si è conclusa il 24 febbraio. Con nostalgia i volontari hanno liberato le vetrine, imballato gli oggetti, smantellato i pannelli e la capanna di bambù. Attestati di stima e fiducia Sembra trascorso un attimo dall’inaugurazione, con le conferenze di p. Stefano Coronese e dell’antropologa Maria Averoldi, seguite dallo spettacolo di 25 danzatori e danzatrici venuti appositamente da Jakarta, alla pre- senza dell’ambasciatore presso il Vaticano. La chiesa di San Cristo era stracolma e il successo è stato veramente straordinario. Anche i quotidiani locali si sono interessati all’evento e hanno pubblicato numerosi articoli. Nel salone della mostra sono passate scolaresche di ogni tipo. Abbiamo accolto gruppi, oratori, scout, anziani, disabili, amici e famiglie intere. Sono stati allestiti interessanti laboratori e tutti i ragazzi sono tornati a casa portando oggetti costruiti con le loro mani. Alcune insegnanti hanno impostato le “tesine” del 3° anno sui contenuti della mostra e questa ci è sembrata una prova di fiducia e stima per i saveriani e per il gruppo dei volontari. Ne siamo felici e grati. Tanti visitatori, anche dell’altro mondo Sono proseguite anche quest’anno le visite delle squadre sportive di Brescia (calcio, pallanuoto e basket), accolte oggetti finanzierà un progetto di aiuto per i missionari delle isole Mentawai. GRAZIA DE GIULI con entusiasmo e vivacità dai ragazzi delle scuole. È intervenuta anche una delegazione di professori universitari di Tula (Russia), che si trovavano a Brescia per lavoro. L’ospite arrivato più da lontano è stato un medico australiano che ha lasciato sul quaderno dei visitatori la propria firma accompagnata dal disegno di un piccolo canguro. “Canguri e varani, Australia e Indonesia si sono incontrati a… Brescia. Com’è piccolo il mondo!”. Ogni giornata di questi quattro mesi è stata fonte di entusiasmo, di arricchimento culturale e divertimento. Le mostre allestite ormai da 12 anni sono eventi importanti e unici a Brescia. La gente l’ha capito, tanto che sono stati diecimila i visitatori quest’anno. Un bel traguardo quindi, che ci sprona a proseguire su questa strada, con l’appoggio e l’esperienza dei saveriani. Come sempre, c’era anche il mercatino equo-solidale. Il ricavato degli La cena con tanti amici L’evento si è concluso sabato 1° marzo con la cena indonesiana che ha accolto 120 ospiti. È stato un trionfo di profumi e sapori esotici: involtini, riso saltato con verdure e gamberi, spiedini di pollo, manzo con cocco grattugiato e infine torta verde con foglie di pandan. Ringraziamo la signora Ina che, con 4 aiutanti indonesiane e alcune nostre volontarie, ha lavorato per molte ore, facendoci conoscere il sapore e il profumo della sua amata Indonesia. Per finire vorrei lasciare come regalo le parole appassionate di p. Stefano Coronese, per tanti anni missionario in Indonesia. “Visitare la mostra significa prendere il sorriso di questa gente e metterlo in tasca per riprenderlo nei momenti tristi della vita. Ti accompagnerà e ti ricorderà la leggerezza del passo, la visione delle cose al di là dei tuoi confini, la gioia di vivere e condividere”. ■ Il 1° marzo la cena tipica con oltre centoventi ospiti ha concluso la mostra “Indonesia, culture e popoli uniti nella diversità”, iniziata a novembre Vangelo nel tempo dell’incertezza Sabato 10 maggio, convegno di “Missione Oggi” I missionari saveriani di Brescia invitano tutti al convegno annuale, organizzato dal mensile Missione Oggi, che si terrà sabato 10 maggio presso la chiesa di San Cristo a Brescia, a partire dalle ore 9. Il tema dell’edizione 2014 è “Dire il vangelo oggi nel tempo dell’incertezza”. 8 Attori in un teatro vuoto Il dominio incontrastato del capitalismo finanziario ha portato sull’orlo della decomposizione le costruzioni sociali del passato: stato, nazione, democrazia, classe, famiglia. Gli individui sono rimasti soli nel vortice della globalizzazione. “Siamo tutti soli come attori in un teatro vuoto”, ha denunciato il sociologo francese Alain Touraine. Non resta che ripartire dai diritti universali e umani, con nuovi attori sociali. All’etica, diventata escludente e ingiusta, fa appello anche papa Francesco nell’esortazione Evangelii gaudium. I saveriani e Missione Oggi cercano nuovi attori sociali, capaci di rinascita e di nuovo inizio, nel sud e nel nord del mondo. Ci chiediamo perciò come continuare a dire il vangelo oggi, nell’incertezza. Tanti punti di vista Dopo i saluti del vescovo e del sindaco di Brescia, il filosofo Salvatore Natoli parlerà della sfida di dire il vangelo nelle contraddizioni del nostro mondo e della fiducia accesa nella chiesa e in tante persone dall’elezione del nuovo papa. Il teologo nordamericano John Sivalon parlerà della missione nell’era post-moderna. Nel pomeriggio, il convegno si aprirà a contesti culturali e geo- p. MARIO MENIN, sx grafici diversi. Marinella Perroni, biblista e teologa, ci presenterà la sfida di dire il vangelo in Europa dal punto di vista femminile, mentre il saveriano p. Tiziano Tosolini, missionario in Giappone, si soffermerà sull’esperienza del buddhismo post-moderno del Sol Levante. L’insegnante Maria Luisa Damini ci esporrà il punto di vista della scuola italiana, sempre più crocevia di tradizioni culturali e religiose diverse. Le conclusioni sono affidate al filosofo della teologia don Paolo Boschini di Bologna. Anteprima da non perdere La sera prima del convegno, venerdì 9 maggio alle 20.45, sempre a San Cristo, BRESCIA SAN CRISTO andrà in scena lo spettacolo SABATO NEL TEMPO teatrale “La mia lettera siete 10 MAGGIO DELL’INCERTEZZA voi: dire il vangelo oggi con Paolo”, un testo di p. Ermes Ronchi (che introdurrà la rappresentazione), interpretato dall’attore bresciano Luciano Bertoli. L’ingresso è libero. INTERVERRANNO Per maggiori informaERMES RONCHI LUCIANO MONARI zioni sul convegno e per EMILIO DEL BONO prenotare il pranzo in seSALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON de, rivolgersi a “Missione MARINELLA PERRONI Oggi”: Tel. 030 3772780; TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI e-mail: segreteria.mo@ PAOLO BOSCHINI saveriani.bs.it ■ INFO: tel. 030.3772780 [email protected] CONVEGNO 2014 Missionari Saveriani Volontari, dipendenti e amici hanno salutato p. Gianni Zampini con un bell’happy hour e una torta che... parla da sola Domenica 27 aprile: festa delle famiglie I famigliari dei saveriani bresciani sono invitati domenica 27 aprile al tradizionale incontro annuale a San Cristo. Dopo l’accoglienza, alle 10.30 p. Mario Mula, vicario generale dei saveriani, parlerà sul tema “Coinvolti nel sogno del Conforti”. Alle 11.30 p. Walter Taini presiederà la celebrazione Eucaristica con la partecipazione della corale “Santa Giulia” di Paitone. Seguirà il pranzo. Iscrizioni e informazioni entro il 19 aprile ai numeri 030 3753474, 030 3772780. Partecipate numerosi e portate con voi anche i giovani e i bambini! “GENTE DI PASQUA” E DI SPERANZA Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, nei giorni scorsi abbiamo assistito impotenti alla terribile scena di una madre che ha ucciso le sue tre figlie. Mi sono chiesto: possibile che non ci fosse nessuno vicino a questa donna, capace di farle sentire un po’ di affetto? Dove sono finiti i cristiani capaci di testimoniarle, pur in mezzo a sofferenze e delusioni, che Dio non ci abbandona? Siamo davvero arrivati al punto in cui alla celebre domanda di Isaia - “si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?” - occorre rispondere: “purtroppo sì; ci sono donne che non solo dimenticano il proprio bambino, ma che gli spalancano spazi oscuri di violenza e di morte!”. Ebbene, in questa Pasqua spalanchiamo a tutti i nostri vicini gli spazi misericordiosi del nostro cuore, come ha fatto Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme, dicendo parole di speranza e compiendo gesti di guarigione e di liberazione soprattutto nei confronti dei poveri, dei malati, dei peccatori. Solo così possiamo essere, come afferma il giovane cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, “gente di Pasqua”, gente di speranza. Ce lo ripete anche papa Francesco nell’esortazione apostolica La gioia del vangelo: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”. Ecco dunque i nostri auguri a ciascuno di voi e alle vostre famiglie: siate “gente di Pasqua”, che anche in mezzo alle peggiori angustie, è capace di mostrare “uno spiraglio di luce” per chi brancola nella tristezza e nella solitudine. Buona Pasqua! p. Mario Menin e saveriani di Brescia 2014 APRILE CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Padre Giuseppe Marzarotto a un distributore di benzina, in Indonesia E sono 50 anni di sacerdozio! Tutto è iniziato con una bella domanda S ono grato ai confratelli saveriani della mia comunità di Macomer, che mi hanno richiesto di scrivere una testimonianza sul mio 50° di vita sacerdotale. Avevo 13 anni e due mesi quando nel 1948 da Villaverla (VI) sono entrato tra i saveriani di Vicenza. Avevo dato la mia parola a p. Pino Rabito, missionario partente per la missione della Sierra Leone. Ci aveva infervorato tanto da “far sentire” a noi ragazzi la chiamata per portare Gesù a chi non lo conosce, per salvarli. La mamma era restia a lasciarmi partire, data la mia eccessiva vivacità; il papà però pensava alle tante bocche da sfamare a casa. Eravamo 12 fratelli, oggi sette viventi di cui un sacerdote della diocesi di Milano e una suora salesiana; gli altri quattro sono felicemente sposati, attorniati da figli, nipoti e pronipoti. difficoltà che la vita ha riservato un po’ a tutti. La mamma era a casa, con la nidiata di figli da accudire; il papà per tre anni tutti i giorni andava a lavorare dai missionari di Vicenza per pagarmi la retta mensile. Negli studi non ero una cima, ma sentivo il desiderio di continuare, con tanta fatica, fino al sacerdozio. Devo ringraziare, oltre a genitori e fratelli, un caro sacerdote che nelle difficoltà mi ha seguito con amore e con tanta preghiera. Ora sento ancora il suo aiuto dal paradiso e trovo sempre il modo di dirgli il mio “grazie”. L’inizio della mia vita missionaria si è svolta a Vicenza e a Macomer, come animatore Padre Marzarotto e il mare della Sardegna “Cosa vuoi fare nella vita?” I miei genitori avevano una grande fede vissuta e testimoniata, nonostante le numerose p. GIUSEPPE MARZAROTTO, sx missionario vocazionale: tante giornate missionarie e incontri nelle scuole, per rivolgere ai ragazzi la domanda fatidica: “Cosa vuoi fare nella vita?”. Del resto, anche a me era capitato così nel 1948, nel mio paese natio. Qualcuno ha “abboccato” e ora è missionario. Un sogno realizzato Dopo la Sardegna, sono andato in Indonesia. Era un sogno realizzato, gli anni più belli della mia vita: i primi anni difficili, pochi battesimi. Ma mi piaceva stare con la gente, quasi ogni giorno ero fuori casa, lungo le strade, nelle foreste, a incontrare la gente. Mi chiamavano “Pastor bersenyum - padre sorridente”. Dovrei sorridere di più anche adesso. Papa Francesco lo dice spesso: “Un cristiano non può essere triste o troppo serio”. Le difficoltà non mancavano. L’Indonesia è un paese multietnico: tante lingue diverse, e poi l’islam… Bisognava essere prudenti nel parlare o nel predicare! Mi sono ammalato, anche gravemente, ma non mi sono scoraggiato. Per otto mesi sono stato mantenuto soprat- Una settimana di vita comune L’iniziativa con giovani e giovanissimi quest’anno abbiamo A nche fatto esperienza di vita co- mune: in ottobre con i giovani e in febbraio con i giovanissimi. La “vita comune” nasce da un’idea dei responsabili dell’animazione missionaria e vocazionale nel 2010. Il nostro obiettivo è far sentire giovani e giovanissimi come parte integrante della vita comunitaria saveriana, almeno per una settimana. L’esperienza è perciò iniziata nel 2011. Ma cosa facciamo e come passiamo la giornata? Vi spiego. 8 Per respirare… aria saveriana Il lunedì, dopo la scuola, ci ritroviamo nella casa saveriana di Macomer e comincia la vita comune. Abbiamo preparato un luogo per lo studio e dalle 16 alle 18 si cerca di studiare tutti insieme. Naturalmente per ripetere ad alta voce si va nelle stanze vicine per non disturbare. L’orario tipo della giornata è come segue: alle 7 e 30 del mattino, preghiamo insieme i salmi; segue la colazione e poi a scuola. Alle 14 e 30 c’è il pranzo; alle Padre Virginio Simoncelli durante la settimana di vita comune con giovani e giovanissimi p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx 16 lo studio; alle 20 e 30 la cena; alle ore 22 e 30 la preghiera di compieta; infine, il camomilla time e poi tutti a letto. In ottobre i giovani con noi erano dieci: pochi, anche perché cominciava l’università, e questo ha impedito ad alcuni di partecipare. In febbraio i giovanissimi che hanno partecipato erano sedici. Nella revisione del sabato sera, tutti hanno espresso la gioia di essere stati “gomito a gomito” per l’intera settimana. Non sono mancati gli screzi per chi faceva le pulizie, lavava i piatti, apparecchiava la tavola o preparava da mangiare. Comunque, a parte qualche ritardo alla preghiera del mattino (per via del sonno!), nel complesso è stata una bella esperienza di vita comune. È un modo bello per respirare un po’ di spirito saveriano, partecipando alla vita della comunità durante la settimana. ■ tutto dai musulmani, sono stato difeso da un gruppo di giovani che mi facevano da “guardia del corpo”, perché minacciato da alcune persone malintenzionate. La vita del missionario non è mai facile, ma Dio ci guarda e non ci abbandona… Sono stato felice per i 17 anni in Indonesia. Il ritorno in Sardegna Dopo l’Indonesia, sono tornato ancora in Sardegna: quanti giri in macchina, tra cui un incidente grave; ma il legame con le delegate e con gli amici dei missionari mi “tenevano su”. Ho un bel ricordo anche di Genova, dove sono stato per nove anni: un’esperienza molto bella e significativa con i ragazzi e con i gruppi missionari in tanti luoghi della Liguria. I chilometri percorsi sono stati centinaia di migliaia; quante persone ho incontrato, a cui ho voluto bene! Sono un po’ stanchixeddu, ma felice di avervi conosciuto e di aver lavorato con voi. Aiutatemi ad amare di più il Signore e i fratelli. Per questi 50 anni ringrazio il Signore e tutte le persone incontrate; ma devo chiedere anche perdono, perché in tante cose ho mancato. E vedrete che scoperte faremo in paradiso! Almeno lì, saremo ■ sempre felici e al sicuro. SBARCO CON MAL DI... TERRA p. GIANNI ZAMPINI, sx Considerando il clima temperato di Cagliari sono uscito con una giacca a vento leggera e senza colbacco per andare a celebrare Messa in parrocchia, assieme al parroco don Luca. Morale: digestione bloccata, un brutto sabato notte e la mia prima domenica “sarda” a riposo. Padre Massimo era a Selargius per incontrare un gruppo missionario e io sono rimasto in casa come “guardiano”. Mi metto a scrivere nell’agenda gli impegni presi. Guardo anche la cartina stradale di Cagliari per imprimerla in testa; poi mi rilasso leggendo alcuni commenti della Parola di Dio. Il tempo passa veloce e quasi non me ne accorgo. Sono già le 13 e penso che devo preparare qualcosa da mangiare per p. Massimo, che non era ancora rientrato. Scelgo una spaghettata aglio, olio e peperoncino, ma suona il campanello della porta di casa. Scendo e trovo una mamma con la figlia che mi mettono in mano tre confezioni dicendo: “Ho sentito che avete riaperto la casa e ho pensato che forse non avete provviste; accettate questo”. Le chiedo nome e indirizzo di casa. Ma lei mi dice: “Padre, non si preoccupi; in questi giorni ci conosceremo... Siamo contente che non avete abbandonato Cagliari”. Nelle confezioni c’erano: una torta di mele, un’insalata russa, un pacco di maccheroni con il sugo già pronto, tre etti di formaggio grattugiato, un pezzo di formaggio sardo, una salamina, tre etti di costine di maiale, un pane alle noci... Mancava solo il vino! Mi sono commosso nel vedere l’attenzione della gente. Tornare ad abitare la casa è importante, così le persone non si sentono abbandonate. E da lunedì la settimana inizia con tanti impegni. Chi non lo ha visto? Questa è una delle foto più celebri e gettonate del mondo missionario italiano; fatta da p. A. Costalonga, riprende un giovane p. Gianni Zampini in Colombia, la domenica delle Palme, con la gente e i bambini; gli anni sono passati, ma il cuore è ancora più giovanile! 2013 APRILE CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 La bella storia di “Sassolino” Le difficoltà non si affrontano da soli una volta un SassoliC’ era no. Insieme agli altri, era al bordo della strada e prendeva il sole. Guardava le persone passare e aveva un sogno: viaggiare. Ma come? D’improvviso, un gruppo di bambini arrivò sulla strada. Il più piccolo lo vide e se lo mise in tasca, correndo dietro ai suoi amici. Sassolino cadde fino in fondo alla tasca. Era in compagnia di un fazzoletto e molte altre cose. Il bambino, dopo aver corso molto con i suoi amici, si fermò vicino a una sorgente per bere: era molto assetato e tirò fuori il fazzoletto per asciugarsi le mani. Sassolino si trovò, senza saperlo, fuori dalla tasca, tutto inzuppato d’acqua. In regalo e il portafortuna Non ebbe neanche il tempo di riposarsi che una ragazzina lo prese nelle sue mani, dicendo che lo avrebbe regalato alla sua migliore amica. Sassolino era di colore bianco latte, tutto liscio e un po’ piatto: era davvero un grazioso Sassolino. Vedendo la sua migliore amica davanti a casa sua, la bambina le diede il regalo. Ma lei lo gettò a terra, provocando il pianto di chi l’aveva donato. Sassolino rimase ancora solo, in mezzo a una strada. Due sportivi stavano facendo ginnastica. Chiacchieravano molto. Uno dei due vide Sassolino tutto solo per terra. Lo raccolse, dicendo: “Sarà il nostro portafortuna alla partita”. Finalmente arrivò la domenica e le due squadre si sfidarono nello stadio della città. La squadra dei due amici vinse, così pensarono di proteggerlo come un’opera d’arte. Ma un giorno lo p. OLIVIERO FERRO, sx dimenticarono a casa e la squadra non vinse più. Allora presero Sassolino e lo gettarono lontano. Cadde vicino a un fiume. Era triste e rifletteva che non si può essere sempre felici… “Non scoraggiarti mai!” I pesci che stavano facendo la loro passeggiata, videro Sassolino tutto solo. Il più piccolo gli domandò cosa fosse capitato. Sassolino raccontò la sua storia; tutti i pesci erano attenti e soltanto il più piccolo continuava a girare intorno, dicendo che il mondo era davvero strano. Quando Sassolino terminò il suo racconto, il più vecchio dei pesci gli diede qualche consiglio: “Non è facile realizzare i propri pro- Quando il destino è nel nome Papa Francesco e il programma spirituale È 8 già passato oltre un anno dalle dimissioni di papa Benedetto XVI, una decisione davvero storica e del tutto libera, che ci ha fatto ricordare quella di papa Celestino V, avvenuta cinque secoli prima. Ed è già passato oltre un anno dall’elezione del nuovo papa, che ha scelto di chiamarsi con il bel nome di Francesco, il poverello di Assisi, tanto amato dai cristiani del mondo intero. Questa decisione non è stata presa a caso: essa indica il suo “ideale di vita”, il suo programma spirituale, il suo destino. d’Assisi è ricordato nella liturgia il 4 ottobre e festeggiato come patrono d’Italia. Ma il santo è anche patrono dell’ecologia, dei commercianti e dei mercanti, dei cordai e dei tappezzieri, dei floricoltori… È soprattutto il patrono e il modello di tante migliaia di religiose e di religiosi francescani, che si sono ispirati ai suoi esempi e ai suoi insegnamenti in Italia e nel mondo intero. Davvero san Francesco d’Assisi è, tra i milioni di santi, “colui che a Cristo più somiglia”, come ha scritto di lui il nostro sommo poeta Dante Alighieri. “Colui che a Cristo più somiglia” Questo nome sembra derivare dal tedesco, dalla tribù dei franchi, che significa “liberi”. E nessuno amava la libertà come san Francesco! Il suo nome di battesimo era Giovanni, ma poi il padre commerciante, dopo uno dei suoi frequenti viaggi in Francia, gli cambiò il nome in Francesco. Francesco Grazie, Signore, che ce l’hai donato Dobbiamo confessare con p. SANDRO PARMIGGIANI, sx gioia che, durante questo primo anno, il papa “venuto da lontano” non cessa di stupirci con le sue parole, le sue azioni, i suoi atteggiamenti, le sue virtù, la sua umiltà e semplicità, la sua vicinanza alla gente, ai giovani e ai piccoli, ai malati e agli anziani, che affollano piazza San Pietro in tutte le stagioni, sia quando il sole brucia sia quando piove e fa freddo. Tanti vengono da lontano solo per vedere lui più che le bellezze di Roma, solo per ascoltare le sue parole e ricevere la sua benedizione. E molti di loro circa il 45% - hanno confessato di non avere il dono della fede e di essere attratti dalle sue parole e dai suoi esempi, dal suo sorriso accattivante, dal suo tendere la mano a tutti, dai suoi baci e abbracci ai bambini e ai disabili. È bastato un anno per conquistare il cuore di tante persone. E non ha ancora finito di stupirci! Rivolgiamo un “grazie sincero” al Signore, che ce lo ha donato! ■ I sassolini ordinati nel sekitei, nel giardino del centro Shinmeizan, in Giappone (foto di S. Berton) getti… Attento alle trappole, ma non scoraggiarti mai!”. E se ne andò con tutti gli altri pesci per continuare la passeggiata. Sassolino conservò nel suo cuore i consigli e si rimise in marcia per attraversare la foresta vicina al fiume. Aveva un po’ di paura, ma cercò di farsi coraggio. Osservava tutto quello che era vicino a lui e si meravigliava. Verso mezzogiorno, cadde su una grande pietra, circondata da molti fiori. Sassolino decise di riposarsi un po’ e di mangiare qualcosa. Si addormentò. Dopo un po’ cominciò a sentire alcune vocine vicino a lui. Si svegliò e vide molti animali che stavano parlando di lui. Erano contenti della sua visita. Sassolino era emozionato. All’improvviso una musica uscì da non si sa dove e tutti si misero a danzare. La fine della solitudine Terminata la danza, uno sco- iattolo gli propose di venire a casa sua per trascorrere la notte. Papà scoiattolo gli fece molte domande. E alla fine gli disse: “Io abito qui in alto e vedo molte cose. Non scoraggiarti. Continua la tua strada. Vedrai che tutto si metterà a posto”. Sassolino lo ringraziò. Il giorno dopo scese verso la fontana e si bagnò gli occhi. Mangiò qualche frutto e riprese la sua strada. Era quasi alla fine del viaggio, anche se non lo sapeva. Uscendo dalla foresta, vide una grande cassa. C’era un cartellone sul quale era scritto: “Benvenuto, Sassolino!”. All’improvviso, altri sassolini spuntarono dappertutto e lo circondarono cantando: “Sassolino è nostro amico, casa sua è a casa nostra”. Il viaggio era veramente terminato. Sassolino era tornato a casa sua, pronto ad affrontare tutte le difficoltà, perché non era più solo. ■ IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) La Pasqua sotto il mango Prima Messa nel villaggio sul fiume Acarà un’esperienza tocca Q uando in profondità non la si di- mentica mai. E allora raccontarla diventa una necessità perché ciò che è bello non deve restare nascosto. Negli anni in cui ho lavorato a Belém (1980-90) normalmente trascorrevo la fine della settimana visitando una delle “missioni” sparse sul fiume Acarà, uno dei tanti affluenti del Rio delle Amazzoni. Uscivo dal seminario con due o tre studenti di teologia verso le 7 del mattino per andare al porto. Quella volta era sabato santo. Dopo circa due ore di viaggio con una barca gremita di persone, animali e oggetti, siamo sbarcati. C’era solo un piccolo sentiero che si perdeva verso l’infinito. In barca, ma senza cavallo L’imbarcazione intanto era scomparsa dietro la curva del fiume sempre più stretto. Per la verità avremmo dovuto trovare ad accoglierci alcune persone con un cavallo. Ma dopo qua- si un’ora di attesa, non appare nessuno. Così, abbiamo iniziato il cammino a piedi verso il villaggio, sotto il sole equatoriale. A Dio piacendo e gambe permettendolo, arriviamo a Jaquerequara. L’accoglienza è festosa. Joaquim, responsabile del villaggio, a nome di tutti ci dà il benvenuto. “Ci dispiace di non essere venuti a prendervi, ma proprio oggi il cavallo non stava bene”. All’invito di lavarci, non abbiamo esitato, anche per smaltire la fatica di tre ore di cammino. Una famiglia ci ha offerto del cibo più che sufficiente per riempire il nostro stomaco. La notte sotto le stelle Prima del tramonto facciamo una riunione con i membri dell’equipe della comunità per concordare il programma della nostra permanenza. Consumiamo una cena frugale all’aperto sotto un grande mango che fa anche da cappella. Una luce a gas illumina a sufficienza il luo- p. DOMENICO MENEGUZZI, sx go; è il momento della preghiera e della penitenza. Non mancano i canti ben animati che danno alla celebrazione un tono festivo e solenne. Io mi sposto sotto un altro albero di mango per ascoltare le confessioni. Ricordo ancora quella notte sotto le stelle, mentre alcuni adulti si accostano alla penitenza con fervore. L’indomani la sveglia suona piuttosto presto e con spari di mortaretti. È la Pasqua di resurrezione. Il senso della festa si avverte anche perché la gente dei dintorni comincia ad arrivare, tutti ben vestiti. I più a piedi, tenendo per mano i piccoli o portandoli sulle spalle; altri con le canoe che parcheggiano poco prima di arrivare al villaggio per darsi l’ultima lavatina e magari mettere qualche goccia di profumo comprato al mercato di Belém. “Dio ci ama davvero!” Non posso dire “all’ora stabilita”, ma a un certo punto mi è parso che possiamo finalmente dare inizio alla celebrazione Acqua potabile per Panzi Desio solidale per i progetti di p. Dovigo T utto è nato alcuni anni fa, quando p. Giuseppe Dovigo faceva l’economo nella comunità saveriana a Desio. Era arrivato dopo una lunga esperienza di missione in Congo, che il suo cuore non è mai riuscito a dimenticare. In Brianza ha conosciuto un sacco di amici; tra questi, anche i coniugi Ernesto e Mariuccia Colombo. Tramite Ernesto e Mariuccia Quando p. Giuseppe è ripartito per la missione agli inizi degli anni duemila, i legami di amicizia sono proseguiti. A un certo punto, con altri amici di Desio ha preso vita un’iniziativa di solidarietà per collaborare alla realizzazione di alcuni progetti nella periferia di Bukavu. Così, dal 2006 Ernesto e Mariuccia hanno fatto alcuni viaggi per vedere di persona le varie iniziative sostenute dagli amici di Desio e, naturalmente, per recapitare il denaro raccolto attraverso varie modalità, tra le quali spicca quella del “mercatiErnesto Colombo con alcuni bambini di Panzi, felici di avere un amico che viene da lontano 8 p. D. MENEGUZZI, sx no” che si realizza dai saveriani di Desio ogni primo sabato del mese. Mariuccia, poi, nelle varie visite, ha potuto dare una mano in cucina per ricordare ai missionari il sapore di un buon piatto all’italiana. Lamentele senza senso Quest’anno, a fine gennaio, hanno potuto inaugurare due pozzi che forniscono 50mila litri di acqua potabile alla popolazione di Panzi. Si tratta di un quartiere alla periferia estrema della città di Bukavu, che si è sviluppato negli anni della guerra fra il 1997 e il 2005, con gli sfollati e i profughi che fuggivano dai gruppi armati nelle zone di campagna e nella foresta. Il confronto con gente di cultura diversa dalla nostra mette in discussione continuamente lo stile di vita che stiamo conducendo. “Ci stiamo rendendo conto che le nostre continue lamentele non hanno alcun senso, se teniamo davanti agli occhi il modo in cui vive tanta gente dell’Africa e del mondo intero”. Non occorre pensarci troppo per essere d’accordo con le parole di ■ Ernesto. della Messa di Pasqua. Naturalmente il mango, con i suoi rami carichi di anni, fa da ombrello per ripararci dal sole forte, che da alcune ore splende nel cielo. Tutto si svolge con solennità anche se in modo semplice. Piccoli e grandi, donne e uomini, partecipano con un indicibile entusiasmo a questo grande evento. Il tempo è volato. Verso la fine della Messa, Joaquim prende la parola: “Non abbiamo più dubbi che Dio ama la nostra comunità sperduta nella foresta. Oggi Dio si è ricordato anche di noi. Questo ci riempie di gioia. Grazie, padre Domenico! È la prima volta che nella nostra comunità si celebra la Messa nel giorno di Pasqua. Per noi è un segno grande che Dio non si è dimenticato di noi. Grazie per il bel regalo che ci hai fatto!”. Il pranzo pasquale tutti insieme è a base di manioca, riso e fagioli. Il viaggio di ritorno a Belém (il cavallo, guarito, ci ha accompagnato per la prima parte del tragitto) è veramente all’insegna della gratitudine e della gioia per l’incontro vissuto in questa Pasqua indimenticabile. ■ Preghiera all’aperto: spesso nelle piccole comunità sparse nella foresta Amazzonica, il cielo o il mango fanno da “chiesa”: accolgono la gente per la preghiera al nostro Creatore Auguri di Buona Pasqua ! “Il Signore è veramente risorto!”. È il grido che risuona da venti secoli nella chiesa di Cristo attraverso la liturgia e la voce dei missionari che in ogni angolo della terra l’annunciano per dare a tutta l’umanità un messaggio di luce e di speranza. La risurrezione di Cristo è il principio di vita nuova: unità con Dio e tra tutti gli uomini. Dio Padre ci ha creato a sua immagine e somiglianza, ha messo nella mente e nel cuore dell’uomo desideri e progetti secondo il suo cuore misericordioso. Auguro a voi tutti, cari famigliari e amici, di vivere nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità questa fraternità fonte di amore, gioia e pace, accompagnando gli auguri con il ricordo nella preghiera e nell’Eucaristia! p. Carmelo e saveriani di Desio IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI INFO: tel. 030.3772780 [email protected] INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani T M PA 2014 APRILE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine) Rumori di guerra nel “profondo Ciad” C ari amici, fino a gennaio ero in Ciad. Una delle nostre comunità aveva urgentemente bisogno di una mano per far fronte alle attività natalizie. La comunità è composta da un saveriano bangladeshi, uno spagnolo, un indonesiano e un giovane seminarista brasiliano. Conoscevo già un po’ l’ambiente, grazie alle mie visite periodiche; conosco anche un po’ la lingua locale. È stato un vero tuffo nella realtà quotidiana del “Ciad profondo”, cioè quello dei villaggi più sperduti nella savana. La speranza di papa Francesco Non lontano da noi c’è la frontiera con il Centrafrica, da diversi mesi sottosopra per un ennesimo colpo di stato. Milizie incontrollate seminano morte e distruzione, violenze e assalti a chiese e case religiose. Provengono dal p. ARMANDO COLETTO, sx Ciad e dal Sudan e sono musulmane. La tensione con i cristiani è davvero alta. Lo stesso Ciad è sempre nella tormenta. Per ora c’è una parvenza di pace, ma la guerra si combatte sul fronte politico e sociale. La stragrande maggioranza della popolazione sopravvive. Il contatto con i villaggi mi dà una dimostrazione viva e chiara di questa situazione. Cosa facciamo per far sparire questi mali dalla faccia della nostra terra, ubriaca per le sue conquiste tecnologiche, ma incapace di affrontare i veri problemi? L’attualità è occupata anche da papa Francesco, “uomo dell’anno”. Pare abbia suscitato molte speranze. Anche qui, nelle periferie del mondo, noi auspichiamo un cristianesimo sempre più vero e coerente e delle strutture ecclesiali più evangeliche. Cari amici, viviamo insie■ me il vangelo: è per tutti. Buona Pasqua! Padre Armando Coletto con alcuni studenti in Ciad Il centro giovani Kamenge Nessuno deve ostacolare la vita insieme I I centro giovani Kamenge si trova nei quartieri nord, la periferia più povera di Bujumbura, capitale del Burundi. Conta oggi oltre 40mila iscritti, svolge più di 800 attività all’anno, ha quattro progetti nei quartieri che lo circondano e ogni estate organizza i campi di lavoro e di formazione per fabbricare i mattoni e costruire le case per i più poveri. Le differenze sono bandite Ogni evento è un pretesto per far stare insieme i giovani del Burundi, indipendentemente dalle differenze etniche, economiche, sociali, religiose, di partito e di nazionalità, che non devono essere ostacoli al vivere insieme. II centro è stato fondato dai saveriani. Da subito si è contraddistinto come luogo aperto a tutte le religioni, proprio perché bisogna superare le divisioni. Bisogna stare insieme, crescere insieme, superando le differenze religiose (cattolici e protestanti, musulmani e animisti...), etniche (bianchi e neri, hutu e tutsi), economiche e sociali. Per questi motivi, anche noi bianchi lavoriamo con loro, siamo come loro, viviamo con loro. Dopo anni di guerra civile II centro è nato proprio per dimostrare che si può vivere insieme. I missionari hanno deciso di fondare questo centro nel 1991, dopo anni di conflitti e massacri tra le due etnie hutu e tutsi (iniziati già nel lontano 1962) e dopo anni di dittature militari. E hanno deciso di fondarlo nei quartieri nord, i più poveri e degradati e dove il conflitto è stato più violento. La contrapposizione tre le due etnie è sfociata nel 1994 in una guerra civile durata 13 anni, portando alla totale distruzione dei quartieri, all’uccisione di almeno 500mila persone in tutto il paese, all’impoverimento più assoluto, alla fuga di centinaia di migliaia di profughi. Ventuno anni di vita Ormai il centro, che ha compiuto 21 anni di vita, rappresenta per i quartieri sia la speranza che qualcosa possa cambiare prima o poi anche in Burundi, sia l’occasione di avere una vita normale, soprattutto per i più giovani che presso il centro possono trovare attrezzature e campi sportivi, una biblioteca, due sale informatiche, cinque sale di studio e formazione, la sala per cineforum, la sala polivalente... In una parola, i giovani possono trovare una vita normale, come quella di tanti altri giovani di altre nazioni del mondo. Possono trovare qualcuno che si interessa a loro, che lavora per loro, che viene in Burundi per loro, che vive con loro. Nota bene - Chi desidera partecipare ai campi di lavoro estivi organizzati dal centro Kamenge, può scrivere a p. Claudio Marano sulla e-mail cejeka. [email protected] ■ Il friulano p. Claudio Marano è il “motore” del centro giovani Kamenge di Bujumbura, in Burundi 8 p. CLAUDIO MARANO, sx p. FABIO D’AGOSTINA, sx L a signora Biancarosa della scuola d’infanzia di Strassoldo mi chiede dei bambini del Mozambico. Ecco dunque alcune informazioni: sono tanti, li vedi dappertutto ed è raro siano da soli; sono molto socievoli e volentieri sorridono quando li saluto. La popolazione mozambicana è molto giovane e, nonostante l’alta mortalità infantile, le malattie e la povertà diffusa, le famiglie hanno molti figli. Le corse sotto l’acqua L’analfabetismo, purtroppo, è ancora alto e andare a scuola non è sempre facile. Possono trovarsi in 40-50 in una classe. Nel tempo libero giocano insieme all’aria aperta: saltano la corda oppure saltellano sui quadri che disegnano per terra o fanno altri giochi di squadra. I bambini si divertono anche guidando camioncini fatti con fil di ferro e lattine di cocacola; sono giocattoli realizzati manualmente in casa e possono essere guidati. Altri li vedi condurre un vecchio pneumatico con due aste per spingerlo e dirigerlo. Quando arrivano le prime piogge (ottobre o novembre), i bambini si divertono a stare sotto l’acqua; con i pantaloncini corti (a volte anche senza) corrono o scivolano nelle pozzanghere. È una festa! Dopo qualche giorno, se la pioggia è stata abbondante e ha riempito i canali di scolo, si costruiscono le canne da pesca e cominciano a pescare. Camminiamo insieme… Attorno casa abbiamo qualche albero da frutta. Ai bambini piace la serola, un frutto simile alla ciliegia per dimensione e colore. Ogni tanto vengono alcune bambine, bussano alla porta e chiedono gentilmente se possono andare a prendere “la frutta”. Io do il permesso e quando hanno riempito le tasche, se ne vanno contente e sorridenti, ringraziando più volte. A volte quando sono per strada, spontaneamente mi danno la mano: camminano con me e io con loro. È vero quello che ha detto Gesù: “Il regno di Dio è vicino” e i bambini ci accompa■ gnano. Padre Fabio D’Agostina con alcuni bambini in Mozambico AUGURI DI BUONA PASQUA ! Murale di Mino Cerezo Barredo I missionari friulani ci scrivono I bambini del Mozambico sono felici Cari amici, a nome dei saveriani di Udine faccio gli auguri di buona Pasqua, ripescando una lettera scritta dalla Sierra Leone dieci anni fa, con un messaggio missionario ancora valido. “Anche quest’anno la Pasqua è alle porte con il suo importante messaggio di conversione e di rinnovamento della nostra vita cristiana, grazie alla morte e resurrezione di Cristo Salvatore. Ho cercato con i miei cristiani di vivere la quaresima nel miglior modo possibile, attraverso una più frequente preghiera, gesti di penitenza e opere di carità verso i più poveri. Ho visitato alcune comunità cristiane lontane, dove prima d’ora il missionario non era mai potuto arrivare. Lunghe marce a piedi su per le montagne, mi hanno permesso di passare una giornata in preghiera - e anche in condivisione di cibo e bevande locali -, con tanti fratelli e sorelle che aspettavano la mia visita da mesi. Le ore passate in questi villaggi sono state di grande gioia e di sincera fraternità; e hanno dimostrato a questa gente di essere amata, di essere importante per Dio che ha mandato loro qualcuno per portare il suo messaggio e per assicurarli del suo amore di Padre. Così la nostra opera di evangelizzazione va avanti, proponendo valori cristiani che diano senso a una vita ardua e spesso impossibile, di chi vive in questa terra ricca di diamanti ma con tanta povertà. Buona Pasqua a tutti voi! La vostra gioia possa contagiare tanti altri fratelli e sorelle attraverso la vostra preghiera e una generosa carità”. p. Antonio Guiotto e saveriani di Udine 2014 APRILE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Padre Giuseppe Marzarotto a un distributore di benzina, in Indonesia E sono 50 anni di sacerdozio! Tutto è iniziato con una bella domanda S ono grato ai confratelli saveriani della mia comunità di Macomer, che mi hanno richiesto di scrivere una testimonianza sul mio 50° di vita sacerdotale. Avevo 13 anni e due mesi quando nel 1948 da Villaverla (VI) sono entrato tra i saveriani di Vicenza. Avevo dato la mia parola a p. Pino Rabito, missionario partente per la missione della Sierra Leone. Ci aveva infervorato tanto da “far sentire” a noi ragazzi la chiamata per portare Gesù a chi non lo conosce, per salvarli. La mamma era restia a lasciarmi partire, data la mia eccessiva vivacità; il papà però pensava alle tante bocche da sfamare a casa. Eravamo 12 fratelli, oggi sette viventi di cui un sacerdote della diocesi di Milano e una suora salesiana; gli altri quattro sono felicemente sposati, attorniati da figli, nipoti e pronipoti. difficoltà che la vita ha riservato un po’ a tutti. La mamma era a casa, con la nidiata di figli da accudire; il papà per tre anni tutti i giorni andava a lavorare dai missionari di Vicenza per pagarmi la retta mensile. Negli studi non ero una cima, ma sentivo il desiderio di continuare, con tanta fatica, fino al sacerdozio. Devo ringraziare, oltre a genitori e fratelli, un caro sacerdote che nelle difficoltà mi ha seguito con amore e con tanta preghiera. Ora sento ancora il suo aiuto dal paradiso e trovo sempre il modo di dirgli il mio “grazie”. L’inizio della mia vita missionaria si è svolta a Vicenza e a Macomer, come animatore Padre Marzarotto e il mare della Sardegna “Cosa vuoi fare nella vita?” I miei genitori avevano una grande fede vissuta e testimoniata, nonostante le numerose p. GIUSEPPE MARZAROTTO, sx missionario vocazionale: tante giornate missionarie e incontri nelle scuole, per rivolgere ai ragazzi la domanda fatidica: “Cosa vuoi fare nella vita?”. Del resto, anche a me era capitato così nel 1948, nel mio paese natio. Qualcuno ha “abboccato” e ora è missionario. Un sogno realizzato Dopo la Sardegna, sono andato in Indonesia. Era un sogno realizzato, gli anni più belli della mia vita: i primi anni difficili, pochi battesimi. Ma mi piaceva stare con la gente, quasi ogni giorno ero fuori casa, lungo le strade, nelle foreste, a incontrare la gente. Mi chiamavano “Pastor bersenyum - padre sorridente”. Dovrei sorridere di più anche adesso. Papa Francesco lo dice spesso: “Un cristiano non può essere triste o troppo serio”. Le difficoltà non mancavano. L’Indonesia è un paese multietnico: tante lingue diverse, e poi l’islam… Bisognava essere prudenti nel parlare o nel predicare! Mi sono ammalato, anche gravemente, ma non mi sono scoraggiato. Per otto mesi sono stato mantenuto soprat- Una settimana di vita comune L’iniziativa con giovani e giovanissimi quest’anno abbiamo A nche fatto esperienza di vita co- mune: in ottobre con i giovani e in febbraio con i giovanissimi. La “vita comune” nasce da un’idea dei responsabili dell’animazione missionaria e vocazionale nel 2010. Il nostro obiettivo è far sentire giovani e giovanissimi come parte integrante della vita comunitaria saveriana, almeno per una settimana. L’esperienza è perciò iniziata nel 2011. Ma cosa facciamo e come passiamo la giornata? Vi spiego. 8 Per respirare… aria saveriana Il lunedì, dopo la scuola, ci ritroviamo nella casa saveriana di Macomer e comincia la vita comune. Abbiamo preparato un luogo per lo studio e dalle 16 alle 18 si cerca di studiare tutti insieme. Naturalmente per ripetere ad alta voce si va nelle stanze vicine per non disturbare. L’orario tipo della giornata è come segue: alle 7 e 30 del mattino, preghiamo insieme i salmi; segue la colazione e poi a scuola. Alle 14 e 30 c’è il pranzo; alle Padre Virginio Simoncelli durante la settimana di vita comune con giovani e giovanissimi p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx 16 lo studio; alle 20 e 30 la cena; alle ore 22 e 30 la preghiera di compieta; infine, il camomilla time e poi tutti a letto. In ottobre i giovani con noi erano dieci: pochi, anche perché cominciava l’università, e questo ha impedito ad alcuni di partecipare. In febbraio i giovanissimi che hanno partecipato erano sedici. Nella revisione del sabato sera, tutti hanno espresso la gioia di essere stati “gomito a gomito” per l’intera settimana. Non sono mancati gli screzi per chi faceva le pulizie, lavava i piatti, apparecchiava la tavola o preparava da mangiare. Comunque, a parte qualche ritardo alla preghiera del mattino (per via del sonno!), nel complesso è stata una bella esperienza di vita comune. È un modo bello per respirare un po’ di spirito saveriano, partecipando alla vita della comunità durante la settimana. ■ tutto dai musulmani, sono stato difeso da un gruppo di giovani che mi facevano da “guardia del corpo”, perché minacciato da alcune persone malintenzionate. La vita del missionario non è mai facile, ma Dio ci guarda e non ci abbandona… Sono stato felice per i 17 anni in Indonesia. Il ritorno in Sardegna Dopo l’Indonesia, sono tornato ancora in Sardegna: quanti giri in macchina, tra cui un incidente grave; ma il legame con le delegate e con gli amici dei missionari mi “tenevano su”. Ho un bel ricordo anche di Genova, dove sono stato per nove anni: un’esperienza molto bella e significativa con i ragazzi e con i gruppi missionari in tanti luoghi della Liguria. I chilometri percorsi sono stati centinaia di migliaia; quante persone ho incontrato, a cui ho voluto bene! Sono un po’ stanchixeddu, ma felice di avervi conosciuto e di aver lavorato con voi. Aiutatemi ad amare di più il Signore e i fratelli. Per questi 50 anni ringrazio il Signore e tutte le persone incontrate; ma devo chiedere anche perdono, perché in tante cose ho mancato. E vedrete che scoperte faremo in paradiso! Almeno lì, saremo ■ sempre felici e al sicuro. SBARCO CON MAL DI... TERRA p. GIANNI ZAMPINI, sx Considerando il clima temperato di Cagliari sono uscito con una giacca a vento leggera e senza colbacco per andare a celebrare Messa in parrocchia, assieme al parroco don Luca. Morale: digestione bloccata, un brutto sabato notte e la mia prima domenica “sarda” a riposo. Padre Massimo era a Selargius per incontrare un gruppo missionario e io sono rimasto in casa come “guardiano”. Mi metto a scrivere nell’agenda gli impegni presi. Guardo anche la cartina stradale di Cagliari per imprimerla in testa; poi mi rilasso leggendo alcuni commenti della Parola di Dio. Il tempo passa veloce e quasi non me ne accorgo. Sono già le 13 e penso che devo preparare qualcosa da mangiare per p. Massimo, che non era ancora rientrato. Scelgo una spaghettata aglio, olio e peperoncino, ma suona il campanello della porta di casa. Scendo e trovo una mamma con la figlia che mi mettono in mano tre confezioni dicendo: “Ho sentito che avete riaperto la casa e ho pensato che forse non avete provviste; accettate questo”. Le chiedo nome e indirizzo di casa. Ma lei mi dice: “Padre, non si preoccupi; in questi giorni ci conosceremo... Siamo contente che non avete abbandonato Cagliari”. Nelle confezioni c’erano: una torta di mele, un’insalata russa, un pacco di maccheroni con il sugo già pronto, tre etti di formaggio grattugiato, un pezzo di formaggio sardo, una salamina, tre etti di costine di maiale, un pane alle noci... Mancava solo il vino! Mi sono commosso nel vedere l’attenzione della gente. Tornare ad abitare la casa è importante, così le persone non si sentono abbandonate. E da lunedì la settimana inizia con tanti impegni. Chi non lo ha visto? Questa è una delle foto più celebri e gettonate del mondo missionario italiano; fatta da p. A. Costalonga, riprende un giovane p. Gianni Zampini in Colombia, la domenica delle Palme, con la gente e i bambini; gli anni sono passati, ma il cuore è ancora più giovanile! 2014 APRILE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo) DIARIO DELLA COMUNITÀ Sembra un sogno, ma è tutto vero! Solidarietà brasiliana per una famiglia marchigiana comunità di immigrati U naorganizza una festa di be- neficenza per aiutare una famiglia di italiani marchigiani. Sembra impossibile, una favola da libro “Cuore”, la storia improbabile di un film di fantasia… E invece è tutto vero! Un gruppo che cresce… Questo evento si è concretizzato sabato 1° marzo grazie all’impegno, la passione e la voglia di solidarietà di quella che ormai è stata ribattezzata “la comunità brasiliana saveriana”. È una comunità nata quasi per caso, un po’ in sordina, alcuni mesi fa grazie a p. Alberto Panichella che ha lanciato la proposta di celebrare ogni mese una Messa aperta a tutti, e in particolare ai tanti brasiliani presenti tra Ancona e Macerata. È una Messa in stile brasiliano… All’inizio eravamo una ventina di persone, ma con il passare dei mesi, Messa dopo Messa, il gruppo si è ingrandito finché abbiamo riempito il salone dei saveriani con circa 60 persone, non solo brasiliani ma anche italiani, giovani e adulti… Un gruppo eterogeneo per età, genere, provenienza, cammini di fede. Fraternità e amicizia per il piccolo Simone Non si fa nulla di speciale, se non celebrare la Messa, a cui segue la cena. Ognuno condivide qualcosa: riso, fagioli e caipirinha non mancano mai; poi anche farofa, a volte churrasco, pizza, dolci… Ovviamente c’è sempre il condimento della musica e qualche ballo. Ma la cosa bella è il clima di fraternità e di amicizia che si respira e che si è creato tra le persone, tutta gente che di fatto non si conosceva prima. Da questa amicizia e da que- A. ANDREOLI sti appuntamenti è nata l’idea di fare una festa per carnevale. Sono stati gli stessi brasiliani a proporla, non solo per stare insieme, ma per raccogliere un po’ di soldi da donare a una famiglia marchigiana nel bisogno. È una famiglia con mamma, papà e tre figli, che vivono a Macerata. Simone, l’ultimo di 5 anni, un anno fa è stato vittima di un incidente domestico che lo ha ustionato in diverse parti del corpo. Per curarsi Simone si è sottoposto a diversi interventi di ricostruzione in Germania, ma le spese sono tante e la famiglia non avrebbe potuto farcela senza l’aiuto e la solidarietà di tanti. Per raccogliere i fondi in vista del prossimo intervento è nata l’idea di una festa di beneficenza. Superando ogni barriera… “Ma adesso c’è la crisi, la gente non spende. Ognuno pen- SPAZIO GIOVANI I campi missionari dell’estate Giovani e giovanissimi, vi aspettiamo! quest’anno i missioA nche nari saveriani stanno pre- parando un’estate interessante per i giovani che nutrono il desiderio di fare qualcosa per gli altri, gratuitamente. In programma ci sono due campi nazionali: uno per giovanissimi (ad Ancona, dal 24 al 29 luglio) e un altro per i giovani (a Udine, dal 4 all’11 agosto). Il primo ha per titolo “Viaggio inaspettato con gli ultimi”; il secondo, “Una rotta nuova si apre”. 8 Esperienza da vivere e raccontare Già l’estate scorsa abbiamo visto come i partecipanti abbiano vissuto intensamente le giornate proposte per loro. Tanto che hanno chiesto di potersi incontrare di nuovo durante l’anno. In verità, sembra che il tempo donato per servire i fratelli crei comunione e unità. Ma sembra anche il contrario: che il tempo vissuto solo per se stessi, in un mondo egoista, provochi divisione e malessere... Di questo forse avete fatto esperienza anche voi. Durante il campo estivo i giovani si impegnano nella mattinata in un servizio di volontariato presso alcuni istituti che ospitano persone diversamente abili, o alla Caritas (nei vari servizi che questa offre), o in centri per recupero, o aiutando qualche immigrato nell’apprendimento della lingua o semplicemente nell’accoglienza. Dopo il pranzo si cerca di esprimere nei gruppi ciò che si è vissuto al mattino. In tal modo, l’emozione provata si trasforma in esperienza che può essere raccontata con significato e diventare bagaglio personale per il p. ENZO TONINI, sx viaggio della vita. Dopo la cena, per costruire ancora di più l’amicizia, facciamo giochi e attività che ci uniscano. Provare per credere! Ci confrontiamo anche con Cristo, che ha fatto della sua vita un dono, che non ha fatto nulla per sé e per il proprio interesse personale, che ci ha rivelato il vero volto di Dio Creatore e Padre. Così Gesù ha scacciato dalla nostra immaginazione l’eterno Giudice a cui nulla piace di ciò che facciamo… Evidentemente questo tipo di esperienze acquistano sapore quando sono realmente vissute. Solo provando e partecipando si può gustare il buon sapore della vita donata. Perciò voglio fare un appello ai giovani. Caro giovane, hai tempo per pensarci; ma non aspettare troppo. Piuttosto pensaci, decidi e fa’ il passo prima che puoi... Dopo, potrebbe essere troppo ■ tardi. Un momento della festa brasiliana di carnevale organizzata presso i saveriani di Ancona, per aiutare il piccolo Simone Alla festa hanno partecipato 300 persone e tanti generosi volontari che si sono occupati della cena. Grazie! sa a sé e per raccogliere una somma così dovremo raggiungere un sacco di gente. E poi ci sono le spese, e il tempo è poco…”. Queste e altre motivazioni avrebbero potuto frenare l’impresa. E invece, in occasione della Messa celebrata il 2 febbraio, è stata lanciata l’idea della festa di beneficenza per aiutare Simone. Nel giro di pochi giorni, molte persone si sono attivate, sia all’interno della comunità brasiliana che fuori. Chi ha pensato a un aspetto, chi a un altro… Sabato 1° marzo alla festa c’erano oltre 300 persone! Ciascuno ha dato il contributo che poteva: chi per servire, chi per allestire, chi per cucinare, chi per animare la serata. Ovviamente non poteva mancare lo spettacolo di samba, la capoeira e poi musica e tanta allegria. Un frammento del carnevale brasiliano è stato speso per una buona causa. È un esempio di come dalla fraternità possano nascere forme concrete di solidarietà capaci di superare ogni barriera. Basta la volontà e un pizzico di fantasia! ■ IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI Per informazioni e iscrizioni: p. Enzo Tonini [email protected] cell. 347 5889413 INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 “Cuor di leone” in... Sierra Leone Ricordiamo il reggiano p. Mario Guerra P adre Mario Guerra era nato a Campagnola Emilia (RE) il 22 ottobre 1934. Dopo il liceo e due anni di teologia nel seminario di Guastalla, è maturato in lui il desiderio di farsi missionario, perciò chiese di essere accolto dai saveriani. Entra nel noviziato saveriano a 23 anni ed è ordinato sacerdote il 16 ottobre 1960. Il rapimento nel 1998 Dopo due anni di studio della lingua e di servizio alla comunità saveriana della Gran Bretagna, nel 1963 p. Mario parte per la Sierra Leone. È assegnato alla missione di Magburaka come cappellano, a imparare il mestiere sotto la guida di un missionario già esperto. La prima parte della sua esperienza africana dura undici anni nella diocesi di Makeni. Tra il 1982 e il 1988, presta servizio di animazione missionaria in Gran Bretagna; poi torna in Africa per altri undici anni. Proprio tra il 1988 e il 1999, la Sierra Leone è travolta dalla guerra civile. Nel 1998 i guerriglieri si accaniscono anche contro la chiesa, perché credono che sostenga il debole governo nazionale. Cominciano gli assalti alle chiese, private di ogni cosa. Missionari e suore vengono rapiti. Anche p. Guerra è fatto prigioniero il 15 novembre 1998. Prima tappa: tredici chilometri a piedi, quasi di corsa. Padre Mario ha 64 anni, non ce la fa. Lo sostengono due giovani, ma la marcia continua giorno e notte verso la capitale. Là avviene lo scontro con i militari nigeriani. Nella confusione, p. Mario riesce a fuggire e a mettersi in salvo. Le rovine e la nuova fioritura Dopo un paio d’anni, sembra che tutto sia tornato in pace. Padre Mario riparte per la Sierra. Quello che vede è l’orrore: rovine dappertutto. La cosa che gli p. AUGUSTO LUCA, sx fa più impressione è la grande scuola secondaria “St. Francis”. Di tutto il complesso sono rimasti solo i muri; anche la chiesa della scuola era abbattuta. Poi c’era la sconcertante vista degli accattoni: la gente che muore di fame. Forse anche la sua resistenza interiore crolla. Padre Mario dal 2004 è in Italia per problemi di salute, lavora a Reggio Calabria e a Desio (MB); dal 2011 è nella casa madre dei saveriani a Parma. Nel 2006 scrive al suo vescovo, mons. Biguzzi, da Reggio Calabria: “Penso di chiudere i miei ultimi giorni in meditazione e preghiera. Ho lavorato in Sierra Leone per tanti anni e mi ritengo soddisfatto. Ora lascio ai più giovani l’onere di continuare. Sono felice di essere stato parte di un’avventura di grande successo per la chiesa e il regno di Dio. Quando sono arrivato in Sierra, nel 1963, c’erano poche e vaste parrocchie, la chiesa non aveva salde radici. Ora l’albero è cresciuto. È stato bello ed è bello rivederlo nella mia memoria. Quello che mi resta da fare ora è di pregare il Signore che il grande albero diventi una foresta di popolo santo”. Come una barca bucata Un ultimo pensiero p. Mario l’ha scritto a p. Angelo Ulian, suo compagno di classe. “Il Signore ci ha recentemente affidato il ruolo della sofferenza e della preghiera. Noi eravamo abituati a tanta attività che ci dava tanta soddisfazione; ora ci è affidato un altro ruolo sconosciuto e che, quindi, ci lascia perplessi e riluttanti. Sono qui all’infermeria del quarto piano e ho vissuto questo ruolo già da vari anni. L’ho accettato come una richiesta del Signore. Sto navigando su una barca bucata che sta affondando pian piano: metà polmoni, metà vista, metà udito, metà memoria, metà gambe… Eppure sono tanto sereno. Mi preparo a tornare a casa. Nel cimitero del mio paese, c’è una Il reggiano p. Mario Guerra, a 79 anni, ha raggiunto il cielo il 17 febbraio 2014; ora, nella luce di Dio, preghi per noi tomba di un bambino, morto appena nato, su cui è scritto: «Dal cielo in terra volai. Vidi più bello il cielo e vi ritornai». Meravi■ glioso!”. Padre Mario Guerra con la sorella Adalgisa, in occasione del 50° di sacerdozio nel 2010 a Campagnola Emilia (RE) Da Reggio Emilia alla missione... La morte improvvisa di p. Mario Giavarini I l 15 gennaio, ci ha raggiunti la notizia dell’inattesa morte di p. Mario Giavarini. In dicembre aveva avuto un incidente stradale che gli aveva lasciato un po’ di malessere e forse qualche “sconvolgimento interno”. Aveva 78 anni compiuti. 8 I confratelli, provenienti dalle missioni, ebbero più volte l’occasione di ringraziarlo per la cordiale accoglienza che essi ricevevano in casa madre, senza contare la fraterna cura con cui venivano assistiti i saveriani infermi nel reparto infermieristico del quarto piano. p. AUGUSTO LUCA, sx 50° della sua ordinazione sacerdotale nel 2009. Ringraziando il superiore generale per gli auguri, scrive: “Lo sappiamo che dobbiamo lavorare per il Signore, ma questi gesti di umana simpatia e incoraggiamento fanno sempre bene e ne abbiamo bisogno. Riguardo ai cinquant’anni “Papà buono” passati, sono pienamente d’ac“Il Signore mi ha tirato su” e rettore premuroso cordo con te, che la fedeltà è del Proveniva dal seminario di Trasferito a Vicenza, celebrò il Signore. Lui è stato fedele e mi Reggio Emilia, che lasciò dopo ha sostenuto e all’occasione mi il secondo anno di teologia, nel ha tirato su perché non cadessi 1955, per entrare nel noviziato del tutto. Quindi c’è da ringrasaveriano. Divenne sacerdote ziare il Signore perché tutto è nel 1959 e fu destinato subito grazia. alla missione del Congo, dove …Ormai sarebbe ora che mi rimase complessivamente più mettessero in un “angolino” di 17 anni. Lo chiamavano “il tranquillo tranquillo, non nel papà buono”. Altri 35 anni li ha senso di non avere più nulla dedicati al servizio delle comuda fare, ma nel senso di non nità saveriane, in Spagna e in avere più responsabilità, speItalia. cie riguardo ai confratelli. Di La notizia dell’improvvisa salute sto benino. Non posso morte è stata accolta con vivo dire bene, perché in questo dolore alla casa madre di Parperiodo sono soggetto a frema, dove p. Mario era stato quenti attacchi di tachicardia, rettore per nove anni fino al che a volte mi preoccupano 2005. Era amato dai confratelun po’. Non è una cosa nuoli e stimato dal clero di Parma va per me, per cui spero che che egli servì con cordiale prepasserà”. mura, coordinando il servizio L’angolino che gli fu riservadi ministero in tutta la diocesi. to è stata la comunità saveriaConservò anche un buon conna di Alzano Lombardo (BG), Padre Mario Giavarini, scomparso ad Alzano (BG) tatto con i sacerdoti di Reggio da dove il Signore l’ha chiail 15 gennaio 2014, era nato a Cavriago (RE) il Emilia, che lo ricordano sem- 24 novembre 1935; dal 1996 al 2005 era stato ret- mato. Lo ricordiamo con ricotore della casa madre dei saveriani a Parma pre con affetto. ■ noscenza e affetto. IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) La Pasqua sotto il mango un’esperienza tocca Q uando in profondità non la si di- mentica mai. E allora raccontarla diventa una necessità perché ciò che è bello non deve restare nascosto. Negli anni in cui ho lavorato a Belém (1980-90) normalmente trascorrevo la fine della settimana visitando una delle “missioni” sparse sul fiume Acarà, uno dei tanti affluenti del Rio delle Amazzoni. Uscivo dal seminario con due o tre studenti di teologia verso le 7 del mattino per andare al porto. Quella volta era sabato santo. Dopo circa due ore di viaggio con una barca gremita di persone, animali e oggetti, siamo sbarcati. C’era solo un piccolo sentiero che si perdeva verso l’infinito. In barca, ma senza cavallo L’imbarcazione intanto era scomparsa dietro la curva del fiume sempre più stretto. Per la verità avremmo dovuto trovare ad accoglierci alcune persone con un cavallo. Ma dopo quasi un’ora di attesa, non appare nessuno. Così, abbiamo iniziato il cammino a piedi verso il villaggio, sotto il sole equatoriale. A Dio piacendo e gambe permettendolo, arriviamo a Jaquerequara. L’accoglienza è festosa. Joaquim, responsabile del villaggio, a nome di tutti ci dà il benvenuto. “Ci dispiace di non essere venuti a prendervi, ma proprio oggi il cavallo non stava bene”. All’invito di lavarci, non abbiamo esitato, anche per smaltire la fatica di tre ore di cammino. Una famiglia ci ha offerto del cibo più che sufficiente per riempire il nostro stomaco. La notte sotto le stelle Prima del tramonto facciamo una riunione con i membri dell’equipe della comunità per concordare il programma della nostra permanenza. Consumiamo una cena frugale all’aperto sotto un grande mango che fa p. DOMENICO MENEGUZZI, sx anche da cappella. Una luce a gas illumina a sufficienza il luogo; è il momento della preghiera e della penitenza. Non mancano i canti ben animati che danno alla celebrazione un tono festivo e solenne. Io mi sposto sotto un altro albero di mango per ascoltare le confessioni. Ricordo ancora quella notte sotto le stelle, mentre alcuni adulti si accostano alla penitenza con fervore. L’indomani la sveglia suona piuttosto presto e con spari di mortaretti. È la Pasqua di resurrezione. Il senso della festa si avverte anche perché la gente dei dintorni comincia ad arrivare, tutti ben vestiti. I più a piedi, tenendo per mano i piccoli o portandoli sulle spalle; altri con le canoe che parcheggiano poco prima di arrivare al villaggio per darsi l’ultima lavatina e magari mettere qualche goccia di profumo comprato al mercato di Belém. “Dio ci ama davvero!” Non posso dire “all’ora stabi- Vangelo nel tempo dell’incertezza Sabato 10 maggio, convegno di “Missione Oggi” I missionari saveriani di Brescia invitano tutti al convegno annuale, organizzato dal mensile Missione Oggi, che si terrà sabato 10 maggio presso la chiesa di San Cristo a Brescia, a partire dalle ore 9. Il tema dell’edizione 2014 è “Dire il vangelo oggi nel tempo dell’incertezza”. 8 Attori in un teatro vuoto Il dominio incontrastato del capitalismo finanziario ha portato sull’orlo della decomposizione le costruzioni sociali del passato: stato, nazione, democrazia, classe, famiglia. Gli individui sono rimasti soli nel vortice della globalizzazione. “Siamo tutti soli come attori in un teatro vuoto”, ha denunciato il sociologo francese Alain Touraine. Non resta che ripartire dai diritti universali e umani, con nuovi attori sociali. All’etica, diventata escludente e ingiusta, fa appello anche papa Francesco nell’esortazione Evangelii gaudium. I saveriani e Missione Oggi cercano nuovi attori sociali, capaci di rinascita e di nuovo inizio, nel sud e nel nord del mondo. Ci chiediamo perciò come continuare a dire il vangelo oggi, nell’incertezza. Tanti punti di vista Dopo i saluti del vescovo e del sindaco di Brescia, il filosofo Salvatore Natoli parlerà della sfida di dire il vangelo nelle contraddizioni del nostro mondo e della fiducia accesa nella chiesa e in tante persone dall’elezione del nuovo papa. Il teologo nordamericano John Sivalon parlerà della missione nell’era post-moderna. Nel pomeriggio, il convegno si aprirà a contesti culturali e geo- p. MARIO MENIN, sx grafici diversi. Marinella Perroni, biblista e teologa, ci presenterà la sfida di dire il vangelo in Europa dal punto di vista femminile, mentre il saveriano p. Tiziano Tosolini, missionario in Giappone, si soffermerà sull’esperienza del buddhismo post-moderno del Sol Levante. L’insegnante Maria Luisa Damini ci esporrà il punto di vista della scuola italiana, sempre più crocevia di tradizioni culturali e religiose diverse. Le conclusioni sono affidate al filosofo della teologia don Paolo Boschini di Bologna. Anteprima da non perdere La sera prima del convegno, venerdì 9 maggio alle 20.45, sempre a San Cristo, BRESCIA SAN CRISTO andrà in scena lo spettacolo SABATO NEL TEMPO teatrale “La mia lettera siete 10 MAGGIO DELL’INCERTEZZA voi: dire il vangelo oggi con Paolo”, un testo di p. Ermes Ronchi (che introdurrà la rappresentazione), interpretato dall’attore bresciano Luciano Bertoli. L’ingresso è libero. INTERVERRANNO Per maggiori informaERMES RONCHI LUCIANO MONARI zioni sul convegno e per EMILIO DEL BONO prenotare il pranzo in seSALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON de, rivolgersi a “Missione MARINELLA PERRONI Oggi”: Tel. 030 3772780; TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI e-mail: segreteria.mo@ PAOLO BOSCHINI saveriani.bs.it ■ INFO: tel. 030.3772780 [email protected] CONVEGNO 2014 Preghiera all’aperto: spesso nelle piccole comunità sparse nella foresta Amazzonica, il cielo o il mango fanno da “chiesa”: accolgono la gente per la preghiera al nostro Creatore lita”, ma a un certo punto mi è parso che possiamo finalmente dare inizio alla celebrazione della Messa di Pasqua. Naturalmente il mango, con i suoi rami carichi di anni, fa da ombrello per ripararci dal sole forte, che da alcune ore splende nel cielo. Tutto si svolge con solennità anche se in modo semplice. Piccoli e grandi, donne e uomini, partecipano con un indicibile entusiasmo a questo grande evento. Il tempo è volato. Verso la fine della Messa, Joaquim prende la parola: “Non abbiamo più dubbi che Dio ama la nostra comunità sperduta nella foresta. Oggi Dio si è ri- cordato anche di noi. Questo ci riempie di gioia. Grazie, padre Domenico! È la prima volta che nella nostra comunità si celebra la Messa nel giorno di Pasqua. Per noi è un segno grande che Dio non si è dimenticato di noi. Grazie per il bel regalo che ci hai fatto!”. Il pranzo pasquale tutti insieme è a base di manioca, riso e fagioli. Il viaggio di ritorno a Belém (il cavallo, guarito, ci ha accompagnato per la prima parte del tragitto) è veramente all’insegna della gratitudine e della gioia per l’incontro vissuto in questa Pasqua indimenticabile. ■ “GENTE DI PASQUA” E DI SPERANZA Murale di Mino Cerezo Barredo Prima Messa nel villaggio sul fiume Acarà Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, nei giorni scorsi abbiamo assistito impotenti alla terribile scena di una madre che ha ucciso le sue tre figlie. Mi sono chiesto: possibile che non ci fosse nessuno vicino a questa donna, capace di farle sentire un po’ di affetto? Dove sono finiti i cristiani capaci di testimoniarle, pur in mezzo a sofferenze e delusioni, che Dio non ci abbandona? Siamo davvero arrivati al punto in cui alla celebre domanda di Isaia - “si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?” - occorre rispondere: “purtroppo sì; ci sono donne che non solo dimenticano il proprio bambino, ma che gli spalancano spazi oscuri di violenza e di morte!”. Ebbene, in questa Pasqua spalanchiamo a tutti i nostri vicini gli spazi misericordiosi del nostro cuore, come ha fatto Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme, dicendo parole di speranza e compiendo gesti di guarigione e di liberazione soprattutto nei confronti dei poveri, dei malati, dei peccatori. Solo così possiamo essere, come afferma il giovane cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, “gente di Pasqua”, gente di speranza. Ce lo ripete anche papa Francesco nell’esortazione apostolica La gioia del vangelo: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”. Ecco dunque i nostri auguri a ciascuno di voi e alle vostre famiglie: siate “gente di Pasqua”, che anche in mezzo alle peggiori angustie, è capace di mostrare “uno spiraglio di luce” per chi brancola nella tristezza e nella solitudine. Buona Pasqua! Missionari Saveriani p. Mario Menin e saveriani di Brescia 2014 APRILE PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) La Pasqua sotto il mango un’esperienza tocca Q uando in profondità non la si di- mentica mai. E allora raccontarla diventa una necessità perché ciò che è bello non deve restare nascosto. Negli anni in cui ho lavorato a Belém (1980-90) normalmente trascorrevo la fine della settimana visitando una delle “missioni” sparse sul fiume Acarà, uno dei tanti affluenti del Rio delle Amazzoni. Uscivo dal seminario con due o tre studenti di teologia verso le 7 del mattino per andare al porto. Quella volta era sabato santo. Dopo circa due ore di viaggio con una barca gremita di persone, animali e oggetti, siamo sbarcati. C’era solo un piccolo sentiero che si perdeva verso l’infinito. In barca, ma senza cavallo L’imbarcazione intanto era scomparsa dietro la curva del fiume sempre più stretto. Per la verità avremmo dovuto trovare ad accoglierci alcune persone con un cavallo. Ma dopo qua- si un’ora di attesa, non appare nessuno. Così, abbiamo iniziato il cammino a piedi verso il villaggio, sotto il sole equatoriale. A Dio piacendo e gambe permettendolo, arriviamo a Jaquerequara. L’accoglienza è festosa. Joaquim, responsabile del villaggio, a nome di tutti ci dà il benvenuto. “Ci dispiace di non essere venuti a prendervi, ma proprio oggi il cavallo non stava bene”. All’invito di lavarci, non abbiamo esitato, anche per smaltire la fatica di tre ore di cammino. Una famiglia ci ha offerto del cibo più che sufficiente per riempire il nostro stomaco. La notte sotto le stelle Prima del tramonto facciamo una riunione con i membri dell’equipe della comunità per concordare il programma della nostra permanenza. Consumiamo una cena frugale all’aperto sotto un grande mango che fa anche da cappella. Una luce a gas illumina a sufficienza il luo- p. DOMENICO MENEGUZZI, sx go; è il momento della preghiera e della penitenza. Non mancano i canti ben animati che danno alla celebrazione un tono festivo e solenne. Io mi sposto sotto un altro albero di mango per ascoltare le confessioni. Ricordo ancora quella notte sotto le stelle, mentre alcuni adulti si accostano alla penitenza con fervore. L’indomani la sveglia suona piuttosto presto e con spari di mortaretti. È la Pasqua di resurrezione. Il senso della festa si avverte anche perché la gente dei dintorni comincia ad arrivare, tutti ben vestiti. I più a piedi, tenendo per mano i piccoli o portandoli sulle spalle; altri con le canoe che parcheggiano poco prima di arrivare al villaggio per darsi l’ultima lavatina e magari mettere qualche goccia di profumo comprato al mercato di Belém. “Dio ci ama davvero!” Non posso dire “all’ora stabilita”, ma a un certo punto mi è parso che possiamo finalmente dare inizio alla celebrazione Acqua potabile per Panzi Desio solidale per i progetti di p. Dovigo T utto è nato alcuni anni fa, quando p. Giuseppe Dovigo faceva l’economo nella comunità saveriana a Desio. Era arrivato dopo una lunga esperienza di missione in Congo, che il suo cuore non è mai riuscito a dimenticare. In Brianza ha conosciuto un sacco di amici; tra questi, anche i coniugi Ernesto e Mariuccia Colombo. Tramite Ernesto e Mariuccia Quando p. Giuseppe è ripartito per la missione agli inizi degli anni duemila, i legami di amicizia sono proseguiti. A un certo punto, con altri amici di Desio ha preso vita un’iniziativa di solidarietà per collaborare alla realizzazione di alcuni progetti nella periferia di Bukavu. Così, dal 2006 Ernesto e Mariuccia hanno fatto alcuni viaggi per vedere di persona le varie iniziative sostenute dagli amici di Desio e, naturalmente, per recapitare il denaro raccolto attraverso varie modalità, tra le quali spicca quella del “mercatiErnesto Colombo con alcuni bambini di Panzi, felici di avere un amico che viene da lontano 8 Preghiera all’aperto: spesso nelle piccole comunità sparse nella foresta Amazzonica, il cielo o il mango fanno da “chiesa”: accolgono la gente per la preghiera al nostro Creatore della Messa di Pasqua. Naturalmente il mango, con i suoi rami carichi di anni, fa da ombrello per ripararci dal sole forte, che da alcune ore splende nel cielo. Tutto si svolge con solennità anche se in modo semplice. Piccoli e grandi, donne e uomini, partecipano con un indicibile entusiasmo a questo grande evento. Il tempo è volato. Verso la fine della Messa, Joaquim prende la parola: “Non abbiamo più dubbi che Dio ama la nostra comunità sperduta nella foresta. Oggi Dio si è ricordato anche di noi. Questo ci “GENTE DI PASQUA” E DI SPERANZA p. D. MENEGUZZI, sx no” che si realizza dai saveriani di Desio ogni primo sabato del mese. Mariuccia, poi, nelle varie visite, ha potuto dare una mano in cucina per ricordare ai missionari il sapore di un buon piatto all’italiana. Lamentele senza senso Quest’anno, a fine gennaio, hanno potuto inaugurare due pozzi che forniscono 50mila litri di acqua potabile alla popolazione di Panzi. Si tratta di un quartiere alla periferia estrema della città di Bukavu, che si è sviluppato negli anni della guerra fra il 1997 e il 2005, con gli sfollati e i profughi che fuggivano dai gruppi armati nelle zone di campagna e nella foresta. Il confronto con gente di cultura diversa dalla nostra mette in discussione continuamente lo stile di vita che stiamo conducendo. “Ci stiamo rendendo conto che le nostre continue lamentele non hanno alcun senso, se teniamo davanti agli occhi il modo in cui vive tanta gente dell’Africa e del mondo intero”. Non occorre pensarci troppo per essere d’accordo con le parole di ■ Ernesto. riempie di gioia. Grazie, padre Domenico! È la prima volta che nella nostra comunità si celebra la Messa nel giorno di Pasqua. Per noi è un segno grande che Dio non si è dimenticato di noi. Grazie per il bel regalo che ci hai fatto!”. Il pranzo pasquale tutti insieme è a base di manioca, riso e fagioli. Il viaggio di ritorno a Belém (il cavallo, guarito, ci ha accompagnato per la prima parte del tragitto) è veramente all’insegna della gratitudine e della gioia per l’incontro vissuto in questa Pasqua indimenticabile. ■ Murale di Mino Cerezo Barredo Prima Messa nel villaggio sul fiume Acarà Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, nei giorni scorsi abbiamo assistito impotenti alla terribile scena di una madre che ha ucciso le sue tre figlie. Mi sono chiesto: possibile che non ci fosse nessuno vicino a questa donna, capace di farle sentire un po’ di affetto? Dove sono finiti i cristiani capaci di testimoniarle, pur in mezzo a sofferenze e delusioni, che Dio non ci abbandona? Siamo davvero arrivati al punto in cui alla celebre domanda di Isaia - “si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?” - occorre rispondere: “purtroppo sì; ci sono donne che non solo dimenticano il proprio bambino, ma che gli spalancano spazi oscuri di violenza e di morte!”. Ebbene, in questa Pasqua spalanchiamo a tutti i nostri vicini gli spazi misericordiosi del nostro cuore, come ha fatto Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme, dicendo parole di speranza e compiendo gesti di guarigione e di liberazione soprattutto nei confronti dei poveri, dei malati, dei peccatori. Solo così possiamo essere, come afferma il giovane cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, “gente di Pasqua”, gente di speranza. Ce lo ripete anche papa Francesco nell’esortazione apostolica La gioia del vangelo: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”. Ecco dunque i nostri auguri a ciascuno di voi e alle vostre famiglie: siate “gente di Pasqua”, che anche in mezzo alle peggiori angustie, è capace di mostrare “uno spiraglio di luce” per chi brancola nella tristezza e nella solitudine. Buona Pasqua! p. Mario Menin e saveriani di Brescia 2014 APRILE PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 71 Z 01030 15807 000000040579 (Monte Paschi Siena, Taranto) Per un’accoglienza quotidiana Grande raduno degli scout a Martina Franca C hi passava in piazza d’Angiò a Martina Franca, domenica 23 febbraio, non riusciva a capire perché c’erano tanti scout e di tutte le età. Era una domenica con il cielo che minacciava pioggia. Ma si sa, gli scout non si preoccupano molto di questo; al massimo si coprono bene. Erano lì in tanti (ottocento e più, da tutta la zona di Taranto, composta da 21 gruppi) per fare festa insieme. Danze e ritmi africani Il tutto è iniziato con un simpatico signore inglese, Baden Powell, che nel 1907 diede avvio all’avventura scout. Quella domenica gli scout ricordavano le radici, gli inizi, e lo facevano insieme con gioia. Eravamo insieme ai fratelli e alle sorelle dei dintorni, ma con il cuore aperto al mondo intero. Insomma, continuavamo il cammino di accoglienza e di fraternità universale, dando anche il nostro piccolo contributo per aiutarli a vivere un po’ meglio. E allora, via al grande cerchio, l’alzabandiera e da lì, sparsi nei cinque continenti, iniziava l’avventura. In Africa il canto e la danza di “Jambo Bwana” ci scatenava in ritmi che venivano da lontano con strumenti improvvisati. Tutto si muoveva e ci sentivamo vicino a loro. I lontani diventavano vicini e non c’erano problemi, come dice l’espressione swahili “hakuna matata”. In America e Asia, fino all’Oceania L’America ci ricordava i tanti pugliesi che agli inizi del Novecento vi erano emigrati. Il viaggio in nave per due mesi, i sogni, le speranze si cullavano sulle onde. E poi, arrivati a destinazione, una nuova vita cominciava. Invece in Asia l’incontro con tante culture, lingue, popoli e religioni ci apriva a un mondo quasi “magico” in cui diventava più facile sentirsi vicini a Dio e p. OLIVIERO FERRO, sx ai fratelli. L’Oceania, che conosciamo solo dai libri di geografia (tanto è lontana!), ci aveva trasportato nelle migliaia di isole e popoli che là vivono, soffrono e sognano un mondo migliore. E non dimenticavamo la nostra terra d’origine: l’Europa, che sembra diventare qualcosa di poco accogliente. Allora il fare “una barca, con una vela” per arrivare in porto ci aiuta ad accogliere tutti quelli che vengono da noi. Ce lo ricorda con forza e simpatia papa Francesco. Tutti i giochi e le attività sono stati vissute con le tecniche scout. Perciò era facile viaggiare nel mondo intero. Pronti a fare il nostro meglio Un altro appuntamento è stato quello alla chiesa “Mater Domini”, dove il nostro amico Gesù ci ha chiesto di stare un po’ con lui. Abbiamo riscoperto la gioia di stare insieme per ascoltare anche mons. Filippo, il nostro arci- Perché la nostra gioia sia piena! Incontri di formazione missionaria incontri di formazione G limissionaria sono iniziati in ottobre (il secondo martedì del mese). Abbiamo voluto capire, come ci ricorda papa Francesco, che dobbiamo conoscere bene le ragioni del nostro impegno missionario, andando all’essenziale. Ci hanno aiutato in questo cammino le riflessioni di Luis Augusto Castro Quiroga, vescovo latino-americano. Il tema è anche il titolo di questo corso fondamentale sulla missione: “Perché la gioia sia piena”. Un percorso in cinque tappe Siamo partiti dicendo che “siamo inviati”, ricordando che dobbiamo superare le frontiere e incontrare gli altri, sapendo che la missione è compito dell’uomo 8 in quanto uomo e in quanto cristiano. Il secondo passo è stato quello di capire “dove siamo inviati”, cioè dobbiamo imparare a guardare per vedere la presenza di Dio in ogni uomo, popolo e cultura. Naturalmente ci dobbiamo chiedere “da chi siamo inviati”, cioè da dove nasce la missione (la sua fonte è la Santa Trinità). Gesù è mandato e manda noi. Importante è capire (questo è stato il nostro quarto incontro) “in mezzo a chi siamo inviati”. L’annuncio è per tutti, sull’esempio di san Francesco Saverio, senza dimenticare che dobbiamo dialogare. E ora ci dobbiamo chiedere “a chi siamo inviati”: la missione, le persone e le culture; dobbiamo conoscere per condividere con loro l’essenziale, cioè Gesù Cristo. p. OLIVIERO FERRO, sx Con la voce dei testimoni Gli incontri sono stati interessanti, arricchiti anche da diverse testimonianze. Si è cominciato con una visione saveriana, da parte di p. Rosario, superiore dei saveriani in Italia. Poi si è riflettuto sulla parrocchia missionaria, ricordando il compianto p. Valeriano Cobbe in Bangladesh. Abbiamo anche accolto esperienze concrete di missione nel territorio di Taranto con la responsabile di Migrantes, in particolare con la sua esperienza al porto (Stella Maris), dove ogni anno arrivano almeno 60mila marittimi. E per finire, abbiamo ascoltato la testimonianza di una famiglia che partecipa al centro missionario diocesano, e che è andata in Burundi per continuare il gemellaggio tra Taranto e la diocesi di Bururi. Non c’è stata soAlcuni partecipanti agli incontri mensili del lo formazione, ma angruppo missionario di Lama-Taranto che lavoro pratico, attraverso la preparazione alla missione, cominciando dal territorio dove noi abitiamo. Ogni volta, almeno una trentina di persone, tra cui anche giovani, hanno partecipato e ci siamo incoraggiati a vi■ cenda. C’era anche lo scout “stagionato”, p. Oliviero Ferro, al grande raduno di Martina Franca, domenica 23 febbraio vescovo, che ci ricordava le sue esperienza di accoglienza, quando era piccolo. I canti, la Parola del Signore e condividere il corpo di Gesù ci hanno dato forza e coraggio. Poi, finalmente, abbiamo frugato nei nostri zaini e i panini sono saltati fuori per essere accolti… dentro di noi. Ormai il tempo ci diceva che se non ci sbrigavamo, sarebbe scesa la pioggia. Abbiamo terminato insieme, ricordandoci che il seme, di cui ci avevano parlato i contadini all’inizio dell’attività, do- vevamo farlo crescere nei luoghi dove noi viviamo. Come? Semplicemente facendo una buona azione quotidiana, attività da vivere insieme con il gruppo e nei momenti di riflessione e di servizio. Insomma, non ci accontentiamo delle parole. Vogliamo essere concreti ed essenziali. L’accoglienza, che è nelle nostre radici, deve diventare realtà quotidiana. E noi, come sempre, “siamo pronti a fare del nostro meglio per lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”. ■ COSA NE PENSANO I SEMINARISTI La comunità del seminario minore “Giovanni Paolo II” di Castellaneta ha vissuto, a dicembre, un’esperienza speciale guidata da p. Oliviero Ferro. Padre Oliviero ha illustrato con passione il ruolo principale dei missionari. Dopo aver brevemente parlato della sua storia, ha affermato che i missionari occupano un ruolo importante nella chiesa per la diffusione del vangelo nei luoghi dove la parola di Dio non è ancora conosciuta. L’enciclica Redemptoris missio afferma che “l’impulso missionario appartiene all’intima natura della vita cristiana”; inoltre il vero cristiano deve anche essere luce per gli uomini, soprattutto quelli più lontani da Dio. Padre Oliviero, grazie ad alcuni filmati introduttivi, ha mostrato come anche le persone che vivono nei Paesi meno sviluppati hanno bisogno dell’amore e dell’aiuto del prossimo. Già lo stesso Sofocle diceva: “l’opera umana più bella è di essere utile al prossimo”. Concludendo, possiamo definire i missionari “testimoni viventi” del coraggio e della forza nell’aiutare il prossimo. Ti ringraziamo, caro p. Oliviero, per questa bella esperienza di vita cristiana che gratuitamente ci hai donato. Seminaristi del “Giovanni Paolo II” di Castellaneta 2014 APRILE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC) Una vita spesa per il Signore C ari saveriani, avendo appreso del doloroso distacco dal carissimo p. Mario Guerra, avvenuto il 17 febbraio, noi tutti del gruppo “Pace e Bene” desideriamo partecipare al dolore di chi gli è stato vicino. Gioioso e disponibile La memoria ci conduce a quando veniva a trovarci nel gruppo e si presentava a noi con il suo aspetto gioioso e disponibile. Nonostante la sofferenza fisica, che lui cercava di nascondere umilmente, la sua presenza è stata sempre un momento di letizia, basata nella vita cristiana. Egli, infatti, ci ha sempre incoraggiato a fondare la nostra vita su Cristo per essere una sola cosa con lui, per pensare come lui pensa, per volere ciò che lui vuole, per vivere come lui ha vissuto. Questo ci ha insegnato il nostro caro missionario che era andato sulle vie del mondo per “predicare il vangelo a ogni creatura”. Per questo, ha dedicato la sua vita a estendere il regno di Dio ed edificare la chiesa. A noi di “Pace e Bene” il caro p. Mario raccontava aneddoti istruttivi sul suo cammino di fede: un sacro Padre Mario Guerra, in versione Babbo Natale, con alcune animatrici del gruppo “Pace e Bene” di cui è stato direttore spirituale e... “motivatore” Anche lo staff del concorso canoro “Giovani Voci” ha voluto ricordare p. Mario Guerra. ROSALBA CRISERÀ sentiero assistito e guidato dalla Madre di Gesù. I frutti della spiritualità saveriana Padre Mario ora se n’è andato per entrare nella vita eterna, e tuttavia non ci ha lasciato a mani vuote. Ci ha donato frutti di spiritualità saveriana: la fede, l’umiltà, la comunione fraterna e la missionarietà. “Fine specifico dell’attività missionaria è l’evangelizzazione e la fondazione della chiesa in seno a quei popoli e gruppi umani in cui ancora non è radicata” (Ad gentes 6). Oggi più che mai c’è bisogno di parrocchie e santuari che siano case aperte a tutti, di prendersi cura dei poveri: è quanto ha fatto il caro padre Mario Guerra, che ha consumato la sua vita sul sentiero della croce, che conduce alla visione beatifica di Dio. Per il caro padre Mario la spiritualità saveriana è stata la modalità di vivere il vangelo, avvalendosi anche dell’icona di san Guido Conforti e dello Spirito Santo nella contemplazione di Cristo, missionario del Padre. ■ Educare ai beni comuni 23-24 maggio a Gallico, convegno di CEM C em Mondialità e Centro Servizi volontariato due Mari organizzano il convegno “Educare ai beni comuni. Quello che le cose del sud ci dicono”, presso i saveriani di Gallico il 23 e 24 maggio. Un bene comune è una risorsa dalla quale non può essere escluso nessuno. Così, nel mondo moderno, accanto a risorse che sono essenziali per la vita come l’acqua o l’aria, se ne sono aggiunte altre come energia elettrica, servizi sociali e sanitari, istruzione; e ancora l’informazione, la cultura, l’arte... 8 Come vanno le cose a Reggio Calabria? La categoria dei beni comuni a priori non esclude nessuna delle risorse materiali o spirituali a nostra disposizione, perché un bene comune è legato strettamente al modo in cui ne viene affermata la pratica di gestione comune e condivisa. Questa rivendicazione, oggi sempre più diffusa nei conflitti sociali nel nostro paese, sottrae i beni comuni sia all’iniziativa privata quanto a quella dello Stato. Ma, dal momento che le ricerche sul tema ci dicono che la partecipazione democratica a un bene comune è una pratica antica della comunità che varia nei modi e nelle regole, a seconda del contesto storico, culturale e sociale, ci chiediamo: al sud, e in particolare in Calabria, e ancora più nella zona di Reggio Calabria, come vanno le cose in questo senso? Cosa significa parlare di beni comuni in aree geografiche dove più gravi sembrano essere gli effetti del libero mercato, del pensiero unico, dell’illegalità diffusa sulle condizioni di vita della gente? Redazione CEM Mondialità Laboratori di ricerca Nel convegno verrà approfondito il tema dei beni comuni, alla maniera di CEM, in chiave educativa e interculturale. Con uno sguardo generale e locale, ci si interrogherà sul modo di educare e di educarci nei diversi contesti, di praticare una gestione partecipata, condivisa e interculturale dei beni comuni. Si valorizzeranno le narrazioni locali e gli esempi di buone pratiche che sono realizzate sul territorio. CEM Mondialità, presente a Gallico con un gruppo di formatori (Silvio Boselli, Gianni D’Elia, Alessandra Ferrario, Oriella Stamerra, Eugenio Scardaccione), capitanato dal direttore Brunetto Salvarani, realizzerà quattro laboratori attivi di ricerca in cui, attraverso diversi linguaggi espressivi, si affronterà uno specifico bene comune e le parole più significative per esprimerlo. ■ Per informazioni e iscrizioni: Mimma Iannò Tel. 0965 371190 Cell. 320 0970362 P roprio mentre ci apprestiamo a tagliare il traguardo della decima edizione di “Giovani voci”, ci coglie di sorpresa la notizia della morte di padre Mario Guerra. Missionario saveriano, per lunghi anni in giro per il mondo a “predicare il vangelo a ogni creatura”, p. Mario ha trascorso alcuni anni di vita a Gallico svolgendo il ruolo di direttore del parco della mondialità. Ci piace ricordare il suo sorriso, la sua fede ardente, i suoi buoni e saggi consigli, che destina- staff GIOVANI VOCI va senza risparmiarsi a chiunque incontrasse sulla sua strada. Ci piace ricordarlo sempre indaffarato nel curare con assoluta dedizione il parco, in una commovente continuità con l’opera del fondatore padre Aurelio Cannizzaro. Ci piace ricordare la sua instancabile disponibilità nei confronti dell’evento canoro annuale “Giovani Voci”, che appoggiava sotto ogni punto di vista. Risale al 2010 l’ultima sua apparizione sul “palco” del concorso, prima del trasferimento a Parma, occasione in cui ha festeggiato i cinquant’anni di sacerdozio con una targa ricordo. Ciao, padre Mario! ■ Padre Mario Guerra sul palco di “Giovani voci” mentre riceve una targa per il 50° di sacerdozio; accanto a lui il parroco di San Biagio, don Gaetano Galatti “GENTE DI PASQUA” E DI SPERANZA Murale di Mino Cerezo Barredo Ricordiamo con affetto p. Mario Guerra Tra sorrisi e fede ardente Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, nei giorni scorsi abbiamo assistito impotenti alla terribile scena di una madre che ha ucciso le sue tre figlie. Mi sono chiesto: possibile che non ci fosse nessuno vicino a questa donna, capace di farle sentire un po’ di affetto? Dove sono finiti i cristiani capaci di testimoniarle, pur in mezzo a sofferenze e delusioni, che Dio non ci abbandona? Siamo davvero arrivati al punto in cui alla celebre domanda di Isaia - “si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?” - occorre rispondere: “purtroppo sì; ci sono donne che non solo dimenticano il proprio bambino, ma che gli spalancano spazi oscuri di violenza e di morte!”. Ebbene, in questa Pasqua spalanchiamo a tutti i nostri vicini gli spazi misericordiosi del nostro cuore, come ha fatto Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme, dicendo parole di speranza e compiendo gesti di guarigione e di liberazione soprattutto nei confronti dei poveri, dei malati, dei peccatori. Solo così possiamo essere, come afferma il giovane cardinale di Manila Luis Antonio Tagle, “gente di Pasqua”, gente di speranza. Ce lo ripete anche papa Francesco nell’esortazione apostolica La gioia del vangelo: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”. Ecco dunque i nostri auguri a ciascuno di voi e alle vostre famiglie: siate “gente di Pasqua”, che anche in mezzo alle peggiori angustie, è capace di mostrare “uno spiraglio di luce” per chi brancola nella tristezza e nella solitudine. Buona Pasqua! p. Pierluigi e saveriani di Gallico 2014 APRILE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 IBAN - IT 30 P 02008 05008 000400097150 (UniCredit Banca Roma, Conciliazione B) Nella vasta diocesi di Padang Intervista a padre Germano Framarin fatto scalo alla casa geH aneralizia di Roma il save- riano vicentino p. Germano Framarin, missionario in Indonesia. Attualmente è parroco di Santa Maria di Fatima a Jakarta. Ne abbiamo approfittato per intervistarlo. Puoi presentarti? Sono nato nel 1943 a Gambellara, Vicenza. Siamo sei tra fratelli e sorelle. Ho conosciuto i saveriani perché quando ero piccolo, venivano spesso da Vicenza al mio paese per parlare ai ragazzi e fare animazione missionaria. Mi sono sempre piaciuti e sono entrato da loro dopo le elementari. Attualmente di Gambellara i saveriani siamo almeno una decina. Cos’è successo dopo? Dopo Vicenza, sono andato a Ravenna per il noviziato saveriano; poi ho continuato gli studi a Desio (MB) e a Tavernerio (CO). Ricordo che a Tavernerio siamo stati noi studenti a siste- mare la casa appena comprata, che era una clinica nosocomio. Abbiamo lavorato a turno, durante le vacanze. Sono stato ordinato sacerdote nel 1969 e in seguito sono stato destinato alla casa saveriana di Salerno, per formare i giovani missionari e svolgere animazione missionaria nella zona. Nel 1971 sono partito per l’Indonesia. In quel momento era facile entrare in Indonesia; infatti, nell’arco di due anni siamo riusciti ad arrivare in 15 missionari. Dove hai lavorato in Indonesia? Ho lavorato in varie missioni. Il primo periodo l’ho passato nella diocesi di Padang, con mons. Bergamin. In seguito, sono andato nella diocesi di Medan, anch’essa molto estesa dal punto di vista del territorio. Comprende circa metà dell’enorme isola di Sumatra. Sono stato fortunato, perché la diocesi era attiva e creativa. a cura di p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx Come era impostata la vostra missione? Le parrocchie avevano ciascuna un centro principale e, nel loro vasto territorio, almeno 30-40 comunità missionarie piuttosto consistenti. Ciascuna era formata da un buon numero di famiglie. Nella vasta diocesi di Padang c’erano 1.200 comunità missionarie, distribuite in 36 parrocchie. Quella più grossa aveva circa 33mila abitanti con al massimo tre sacerdoti a suo servizio. Quali erano le vostre priorità? In parrocchia ho cominciato a lavorare nella formazione dei laici, in modo da creare capi di comunità che lavorassero in modo volontario. Non c’era nessun catechista o responsabile stipendiato; facevano tutto gratis. Infatti, in pochi anni la commissione catechetica diocesana è cresciuta molto e organizzava corsi di formazione per laici. Gli amici scrivono dall’Amazzonia La catechista Ronilde, malata di tumore dottore Mario MaL’ amico riani lavora a Monteporzio Catone (RM). Aveva conosciuto p. Mario Celli e voleva fare qualcosa in sua memoria. Ha fondato una Onlus e ha già impiantato un ospedale in Africa; ora vuol fare qualcosa anche in Amazzonia, dove è andato per parlare con p. Arnaldo De Vidi e fare un progetto che spero possa realizzare. Tornato in Italia, il dottor Mariani è venuto a trovarmi e mi ha portato varie lettere di persone che conosco in Amazzonia, dove ho lavorato per molti anni. La salute mi impedisce di tornarvi, testa e cuore corrono sempre là. E la nostalgia aumenta, perché la mia gente di là mi scrive, manda messaggi e piccoli regali, a volte telefona: vuol sentire dal vivo la mia voce. Ho tradotto in italiano alcuni stralci delle lettere: penso sia bello pubblicarli e far conoscere queste brave persone anche ai nostri lettori e lettrici. 8 sione è la catechesi. Ha aiutato tanti giovani ragazzi e ragazze ad appassionarsi del vangelo e a diventare catechisti. Ma da un anno ha dovuto smettere per malattia: ha una forma grave di tumore ed è stata operata. Ecco cosa mi ha scritto. “Amato padre Nic, sto recuperando bene dall’intervento chirurgico. Ora comincia la seconda fase: la chemioterapia… Sono momenti difficili, ma pieni della grazia di Dio. Nonostante tutto, è un’esperienza buona di incontro e di confidenza in Dio. È bello sentire vicino l’amore di Dio e di nostro Signore Gesù. “Solo Dio è capace di dare senso…” Ronilde è una giovane di Abaetetuba. La sua pasPadre Nicola Masi con alcuni bambini in Amazzonia Padre Germano Framarin, primo a sinistra, durante l’offerta dell’incenso all’interno della celebrazione Eucaristica a Jakarta, in Indonesia Chi partecipava ai corsi? I contadini e i lavoratori della terra che avevano più tempo a disposizione. Infatti, mentre aspettavano il raccolto non dovevano occuparsi nei campi e quindi venivano volentieri. Rimanevano da noi per una settimana intera. Come si svolgeva la formazione? I corsi erano attivi. Non insegnavamo teologia. La formazione era fatta in modo inter-attivo e partecipativo. I partecipanti si sentivano veramente coinvolti come chiesa popolo di Dio. Questo li portava ad assumere una responsabilità personale nella comunità cristiana. È stato per noi un periodo d’oro e anche io mi sono sentito coinvolto personalmente nella commissione catechetica diocesana. Erano corsi diocesani? In un primo momento li abbiamo fatti a livello di diocesi e in poco tempo si sono velocemente sparsi anche nelle varie parrocchie. La commissione diocesana sentì poi la necessità di offrire dei corsi ancora più specializzati e mirati alla situazione particolare di ogni realtà, sempre con lo scopo di aiutare i laici nella loro missione. ■ (continua nel riquadro) Festa dei famigliari: 4 maggio Si svolgerà domenica 4 maggio l’annuale festa dei famigliari dei saveriani laziali, presso la casa “Conforti” di Via Aurelia 287. L’incontro avrà inizio alle 10: alla celebrazione della santa Messa, seguirà un’agape fraterna. Tutti i famigliari sono invitati, compresi i nipotini. È gradita una conferma al tel. 06 39366929 p. NICOLA MASI, sx Quasi non esco più di casa (rischio la contaminazione). Cerco di occupare il tempo camminando attorno casa, innaffiando le piante, guardando i pesciolini nella vasca, conversando con i miei, leggendo, pregando… Io mi sento come un’aquila che rinasce, in un tempo di rinnovamento… Dio mi dia la grazia, alla fine di tutto, di diventare nuova dentro e fuori. Avevo bisogno di questo tempo nel quale la Maria prevale sulla Marta, che sono dentro di me. Inoltre, vedo questo momento come il processo che porta la larva a trasformarsi in farfalla, che si libera dall’involucro e si libra in un bellissimo volo… Solo Dio è capace di dar senso a cose che a noi paiono senza senso… Ho una collega nell’ospedale con un tumore alla gola (e ha due figli!) e un’altra collega con tumore in testa… Ho pregato molto per tutte e due e per i tanti altri che ho incontrato all’ospedale… Avrei piacere che le ricordassi anche tu nelle tue preghiere. Con affetto gran■ de, Ronilde”. UNA SORPRESA INCREDIBILE Intervista a padre Germano Framarin Questa esperienza cosa ti ha dato? Mi ha aperto gli occhi. Pensate che il capo della commissione catechetica per più di vent’anni non è stato un presbitero, un religioso o una religiosa, ma un laico, molto attivo e capace. In quel momento c’era bisogno di un corso di formazione che aiutasse le famiglie e così ci venne l’idea di creare, sempre al centro diocesano, un “seminario” per le famiglie. Esso offriva corsi di formazione per le coppie. I membri della commissione diocesana creavano il materiale e poi lo distribuivano a tutte le parrocchie della diocesi. In tal modo, quasi ogni parrocchia aveva la sua equipe che organizzava i suoi corsi nelle varie comunità missionarie. Quanto ti occupava il corso per le famiglie? Nella mia parrocchia passavamo almeno quattro giorni della settimana fuori, nei villaggi. Dovevano esserci almeno dieci famiglie del luogo, disposte a partecipare per tre giorni, dalle 9 del mattino fino alle 5 del pomeriggio, nonostante avessero figli a scuola e animali da accudire a casa. Come si svolgeva l’incontro? L’incontro avveniva tra marito e moglie. Inizialmente gli uomini avevano una certa vergogna a partecipare insieme alle proprie mogli. Ma in poco tempo, abbiamo assistito a una vera trasformazione delle famiglie e dei mariti… Certi uomini trattavano male le proprie mogli e tante volte abbiamo assistito a un cambiamento di mentalità in chi partecipava al corso. È stata una sorpresa incredibile e bella! Padre Germano Framarin in Indonesia, ma con casacca alla… cinese 2014 APRILE ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 IBAN - IT 15 D 06270 13169 CC0690000634 (Cassa Risparmio Ravenna) Donne medico volontarie in Africa Una tradizione che continua da più di 50 anni p. DINO MARCONI, sx I l tema della cooperazione internazionale e della lotta contro le povertà nel mondo è sempre stato molto sentito. L’Emilia Romagna ha avuto e ha nella sua storia recente donne medici e infermiere che sono missionarie volontarie in Africa. Le loro vite si sono intrecciate con i problemi delle popolazioni con le quali lavorano. Adele Pignatelli: “Medico Missionaria” La dottoressa Adele Pignatelli aveva fondato nel 1954 l’associazione femminile “Medico Missionaria”. Non potendo partire per la missione a causa della guerra, fu medico a Imola e alla Verna. Per una rappresaglia contro i partigiani, i tedeschi fucilarono il padre, un fratello, ferirono la madre e bruciarono la casa. Adele offrì la sua vita per la pace e continuò la sua assistenza di medico anche per i soldati tedeschi. Ho conosciuto le storie di alcune missionarie di questa associazione: la dottoressa Luisa Guidotti Mastrali della diocesi di Modena, l’infermiera professionale Caterina Savini della diocesi di Forlì - Bertinoro e la dottoressa Marilena Pesaresi della diocesi di Rimini. Luisa Guidotti: martire in Zimbabwe Luisa Guidotti Mistrali ha fondato in Zimbabwe un ospedale e lì ha svolto la sua attività fino al 1979, quando è stata vittima di una mitragliata. Era partita per l’allora Rhodesia nel 1967. Due anni dopo era stata assegnata all’ospedale All Souls di Mutoko. Luisa aveva cercato di curare la popolazione con l’istruzione sanitaria. Nel 1976 era stata arrestata dalla polizia rhodesiana per aver curato un presunto guerrigliero ferito, rischiando la condanna a morte. Rilasciata in attesa del processo, era stata tenuta per due mesi in libertà provvisoria, lontano dall’ospedale rimasto senza medici, ma affidato alla consorella infermiera Caterina Savini. Assolta, Luisa Guidotti aveva subito minacce ma non aveva abbandonato l’ospedale. Il 6 luglio 1979 stava accompagnando con Il nome “San Pietro in Vincoli” Alla scoperta delle origini tra storia e curiosità l’album delle G uardando sorelle Vignuzzi, che han- no donato la casa ai saveriani, ho trovato alcune foto storiche e interessanti della vita degli inizi del novecento e della chiesa di San Pietro in Vincoli. Il nome latino significa “San Pietro in catene”. In realtà, si tratta del carcere Mamertino di Roma, diventato famoso quando papa Silvestro lo dedicò nel 314 a San Pietro, perché qui vi furono rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo, prima della loro crocefissione e decapitazione. Quindi, quest’anno è una storica ricorrenza per il paese che ne porta il nome, che ci richiama la triste realtà della prigione. Nel codice romano c’era solo il carcere preventivo in attesa della sentenza del processo che comportava la condanna a morte. 8 Ospizio dei pellegrini romei Il nome del paese di San Pietro in Vincoli deriva dall’ospizio dei pellegrini romei, inaugurato nel 1030, anche con il contributo del re Ste- fano I d’Ungheria. L’ospizio fu trasformato in abazia dai benedettini e poi in monastero dai camaldolesi. Gli edifici dell’abazia sono andati in rovina dopo l’unità d’Italia, in parte trasformati in villa Rasponi e poi nella caserma dei carabinieri. Oggi, a fianco alla caserma, si vede un piccolo portale che sembra il solo resto di una precedente chiesetta. La chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli è indicata così dopo il concilio di Trento. Anche l’originario campanile romanico quadrato del 1179 è stato ricostruito nel 1954. Ancora si può notare sull’angolo del campanile un blocco bianco angolare con la scritta latina della fondazione. in Vincoli ieri La chiesa di San Pietro e il biroccio… e oggi: i panni al sole p. D. MARCONI, sx La croce della chiesa La fotografia storica, scattata dall’angolo del campanile, riproduce i dintorni della chiesa dove si vedono stesi i panni ad asciugare al sole e, sulla strada, un biroccio trainato da un giumento. Fra il portale della chiesa e il campanile si nota la secolare croce ferrea di qualche missione parrocchiale della fine dell’ottocento, che ha in basso il famoso monogramma IHS - “Gesù Salvatore degli uomini” - di san Bernardino da Siena. Anche di questa croce si racconta sia stata piazzata lì la notte del capodanno santo del 1900, dopo che era stata abbattuta da facinorosi iconoclasti nel 1892 e tenuta in chiesa fino alla prima notte dell’anno santo, per riportarla poi di nuovo sulla strada. È bene richiamare che le pievi e abazie della Romagna sono state promotrici di evangelizzazione della popolazione del territo■ rio. l’ambulanza una donna all’ospedale di Nyadiri per un parto difficile. Fermata a un posto di blocco da soldati governativi a pochi chilometri dalla missione, era stata ferita da una mitragliata che le aveva reciso un’arteria femorale. Luisa Guidotti, è riportata in Italia e sepolta nel cimitero di Fabbrico, dove c’era la casa di famiglia della madre. Nel 1983 le è stato intitolato l’ospedale All Souls di Mutoko. Caterina Savini: 50 anni di “fiori di Dio” Caterina Savini di Rocca San Casciano (FC) da 50 anni è in Africa come missionaria laica e infermiera professionale. Caterina, 75 anni, ha dedicato la sua vita a lebbrosi, disabili e poveri dello Zimbabwe. Qui ha fondato nel 2012 il centro “Il fiore di Dio”, dedicato a santa Bakhita, la schiava sudanese proclamata santa dalla chiesa. Caterina si è specializzata nella cura della lebbra in Etiopia, dopo aver trascorso tre anni all’ospedale di Chirundu e altri undici nell’ospedale di All Souls. Nel villaggio di Mutewma, ha fondato e diretto per venti anni La copertina del libro scritto da Caterina Savini, dopo 50 anni di missione un lebbrosario. Qui ha studiato un progetto per reinserire nella famiglia e nella società le persone guarite dalla lebbra. La riabilitazione dei malati consiste nel partecipare ai corsi di artigianato, alla fine dei quali i partecipanti ricevono gli strumenti per iniziare il lavoro e diventare autonomi: agricoltori, piccoli negozianti, sarti, calzolai, falegnami… In occasione dei suoi cinquant’anni di missione è stato pubblicato il ■ libro “I fiori di Dio”. (continua nel riquadro) 29 giugno: festa di amici e benefattori Il pomeriggio di domenica 29 giugno si terrà dai saveriani di San Pietro in Vincoli la tradizionale festa di amici, benefattori e lettori dei “Missionari Saveriani”. Il programma prevede la Messa missionaria e l’incontro fraterno. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a p. Nardo: tel. 0544 551009 DONNE MEDICO VOLONTARIE IN AFRICA / 2 Marilena Pesaresi e un cuore grande p. D. MARCONI, sx La dottoressa Marilena Pesaresi è partita nel 1963 per la sua prima missione Chirundu (Rhodesia del Sud), costruita per volere dell’arcivescovo di Milano, il cardinal Montini. Ha lavorato due anni all’Harare Hospital, insegnando agli studenti zimbabwani medicina, ostetricia e chirurgia. Si è trasferita nell’ospedale di Mutoko e poi in un ospedale che assiste anche il lebbrosario di Mutemwa. La terza missione è stata quella di Sichili, nel sud dello Zambia, una zona nella boscaglia molto lontana dalla città. Qui ha vissuto per dieci anni, contribuendo ad attrezzare progressivamente l’ospedale e realizzando anche una sala operatoria. Dopo questa lunga esperienza, la dottoressa si è trasferita nel nord, a Ndola, nella zona delle miniere di rame (Copperbelt). Qui, la popolazione soffre la povertà, in contrasto con la ricchezza di pochi. Oggi la sua missione è ancora a Mutoko, in Zimbabwe. La dottoressa Pesaresi ha ristrutturato il complesso ospedaliero, dotandolo di maternità, casa per infermiere, reparto uomini, reparto malati di Aids. In pochi anni il volto dell’ospedale si è rinnovato e il personale ha acquistato nuove professionalità. Nel 1989 è iniziata anche la scuola per infermieri professionali. La dottoressa Pesaresi gode di grande stima. In Zambia è chiamata “la donna dal cuore grande”; in Zimbabwe le è stato dato il titolo “il leone che sa”. Ha mantenuto un vivo rapporto con la sua diocesi di Rimini, attraverso l’iniziativa “Operazione cuore”, in collaborazione con il fratello cardiologo. Da una decina di anni porta in Italia i malati di cuore, che vengono operati in ospedali specializzati di Milano, Ancona e Roma. L’esterno del bell’ospedale di Chirundu, dove ha lavorato la dott.ssa Marilena Pesaresi 2014 APRILE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 IBAN - IT 40 F 01010 15203 000027002319 (Banco Napoli, Salerno) Dialogo “sotto lo stesso cielo” Dai saveriani, mostra interculturale fino al 3 maggio I l mondo è sempre stato caratterizzato da fedi e religioni che sono diventate parte viva della cultura dei popoli. Da millenni, nonostante le loro differenze, tutte vivono sotto lo stesso cielo, seppur non sempre pacificamente. Come un prato di fiori variegati, ognuno con i propri colori e profumi, anche le religioni, ciascuna con i propri precetti, segni e linguaggi differenti, dividono e condividono lo stesso terreno con lo stesso fine, che è quello di tendere a Dio. Apertura e confronto La mostra “Sotto lo stesso cielo. Annuncio e dialogo con le altre fedi”, proposta dai religiosi e laici saveriani di Salerno, è rivolta a tutta la popolazione, e in particolare a bambini e ado- lescenti che potranno conoscere le principali religioni del mondo, apprezzarne le caratteristiche e i testimoni, e poter così riflettere su di esse con spirito pacifico e arricchente. Per avere una pacifica convivenza tra le fedi, infatti, è necessario il dialogo che è confronto, apertura e relazione con gli altri. Attraverso il dialogo, infatti, Dio presenta all’uomo il suo messaggio e l’uomo entra in relazione con il prossimo. Il dialogo, infatti, non è diplomazia religiosa né una semplice tattica, ma un atteggiamento di vita. Siamo infatti consapevoli che tutti gli uomini fanno parte di una stessa famiglia, hanno la stessa origine e lo stesso fine, cioè Dio. Nella varietà si manifesta la vera bellezza del mondo delle fedi. IDA SALVATI Come in una piazza… Il dialogo aiuta a correggere gli errori umani e arricchisce chi lo pratica. L’incontro con chi è diverso da noi porta a condividere la propria esperienza di Dio e rappresenta un momento di crescita e di arricchimento per tutti i credenti. Oggi è ancor più necessario, per superare la frammentazione sociale sempre più insistente. La mostra interculturale di quest’anno presenta la piazza come luogo di relazione, spazio di scambio e di conoscenza vicendevole, terreno d’incontro di tutte le realtà religiose e culturali del nostro tempo. Proprio come all’interno di una piazza, i cittadini possono vedere e toccare con mano le differenze di colori, prodotti e testimoni delle differenti religioni e apprezzarne le ricchezze di cui ognuna è portatrice. ■ La mostra “Sotto lo stesso cielo…”, allestita dai saveriani di Salerno in via Fra G. Acquaviva, è stata inaugurata con la conferenza di Angela Gomes, attivista bengalese per i diritti delle donne. Cosa succede a stare con Dio Il cammino dei giovani “Compro-missione” S i chiama “Compro-missione” la proposta che i saveriani fanno a quei giovani che hanno terminato il percorso triennale di “Missione giovani” e desiderano comprendere il progetto che Dio ha su di loro. Infatti, questo percorso si svolge in due anni. Nel primo, i giovani sono aiutati a conoscere meglio se stessi; nel secondo anno i giovani cercano di capire a quale tipo di vita Dio li chiama per la propria realizzazione. Ai giovani è chiesto di scegliere una guida spirituale che li aiuti a discernere la proposta di Dio per ciascuno di loro. Inizio titubante, poi… Quando i saveriani mi hanno chiesto se volevo intraprendere il cammino di “compro-missione” ero un po’ titubante. Perché avrei dovuto accettare? Nel gruppo “Missione giovani” mi trovavo bene, anzi benissimo! E poi “compro-missione” era un 8 nome che mi faceva quasi paura, avvolto da un alone di mistero. Conoscevo molti giovani che avevano fatto questo tipo di percorso, ma nessuno mi aveva mai detto cosa fosse realmente. Poi ho pensato che fosse giunto anche per me il momento di crescere e ho accettato di provare. Al primo incontro sono arrivata un po’ timorosa: le facce che vedevo erano quasi tutte conosciute, ma ce n’era anche qualcuna nuova. Dal primo incontro sono tornata a casa entusiasta, ma ho pensato anche che era troppo presto per giudicare; ero solo all’inizio, ma con il passare dei mesi sono sempre più convinta della scelta fatta. Un clima accogliente I lunghi momenti di silenzio che, a causa della mia eccessiva loquacità temevo tanto, adesso mi appaiono il tempo appena sufficiente per riflettere. E poi ci sono le condivisioni, la parte che ELISABETTA CONDORELLI più preferisco. Il clima è raccolto e accogliente: ci fa sentire a nostro agio nell’aprirci agli altri. Ricordo che al primo incontro eravamo tutti un po’ timorosi e ci sussurravamo a vicenda: “comincia tu a parlare”. Adesso, a pensarci, mi viene quasi da ridere perché dopo solo qualche mese, appena ci sediamo, prendiamo subito la parola senza perder tempo, perché sappiamo che ogni minuto è prezioso per aprirci e per arricchirci con le parole degli altri. Infatti, dopo ogni condivisione, un animatore ci risponde con un “grazie”, ma è un grazie che fa sciogliere il cuore, perché non è una formalità o un gesto di buona educazione. È una parola che fa sentire ognuno di noi apprezzato, capito, appagato. Insomma, sono ancora all’inizio, ma la mia esperienza è più che positiva e sono sicura che lo sia anche per i miei compagni di ■ cammino. Il gruppo “Compro-missione” durante un ritiro spirituale; Elisabetta ha iniziato da poco il cammino e ne è entusiasta! Sullo sfondo della moschea, simbolo dell’islam, gli organizzatori e le guide della mostra interculturale 2014 a Salerno RIPARTO E VI PORTO NEL CUORE p. GIOVANNI GARGANO, sx [email protected] Cari amici di “Missionari Saveriani”, è giunto il momento di rientrare in Bangladesh. Prima di tutto, desidero ringraziare i confratelli saveriani, le sorelle saveriane e voi amici, che mi avete fatto sentire non un estraneo o un ospite, ma parte di un cammino comune e missionario. Porto nel cuore la bella esperienza vissuta con i “senza fissa dimora”, con i loro volti e Padre Giovanni Gargano e la signora le loro stoAngela Gomez in visita a Salerno, per rie. Ricordela mostra “Sotto lo stesso cielo...” rò sempre con meraviglia anche il servizio di accoglienza che svolgono i volontari e le mamme che vengono nella casa dei saveriani di Salerno a fare le pulizie. Sono piccoli gesti che riempiono di gioia il cuore di tante persone. Interessante è anche l’esperienza della mostra “Sotto lo stesso cielo…”. Ringrazio tutti per la creatività e il coinvolgimento in questa attività che apre le menti ai valori della mondialità. Saluto il laicato saveriano con cui ho condiviso i racconti sul Bangladesh e il ritiro spirituale di febbraio. Saluto tutti i sacerdoti e le comunità parrocchiali, il centro missionario e la Caritas, che mi hanno dato la possibilità di condividere l’esperienza in Bangladesh. In questi incontri ho trovato un forte interesse alla missione e all’impegno missionario. Infine, un saluto di cuore a tutti voi, lettori e lettrici di “Missionari Saveriani”, che continuate a seguirci mensilmente e a diffondere la bellezza della missione. Un abbraccio a tutti. Vi aspetto in Bangladesh! 2014 APRILE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio) TAVERNERIO Una storia come tante? Pasqua in una periferia esistenziale di oggi sono preparato alla PaM isqua, passando giornate accanto a una famiglia che, in poche settimane, ha dovuto accompagnare il proprio genitore dalla perfetta forma fisica alla morte. Moglie e figli sono riusciti a ridestare nel padre, un affermato dirigente di Banca, la semplicità che si assapora solo baciando il Crocifisso… Gli stessi sentimenti di Gesù Il giorno di carnevale, mi avevano informato che Claudio (tutti i nomi sono di fantasia) stava male. I medici avevano diagnosticato un mese di vita. Lui e la moglie non vogliono farlo sapere a nessuno. La porta di casa è chiusa. D’istinto, ho rivolto la mente al Signore. “Cosa viene chiesto a me, prete missionario, in questa situazione?”. Ho provato a comporre il numero di telefono; la moglie ha risposto: “Per lei, padre, la porta è sempre aperta”. Il giorno dopo sedevo accanto a Claudio. Il suo viso era quello di sempre. Nulla faceva pensare all’impietoso verdetto medico. Giusi, la moglie, era presente al colloquio: annuiva, sottolineava i dettagli. Avessero pianto, mi avrebbero aiutato a consolarli. Invece, mi sono trovato con i ricordi che avevo raccolto in passato, quando ancora avevo frequentato la loro famiglia. In casa, si parlava solo di affari e della Juventus, argomenti che ora, di fronte alle condizioni di salute di Claudio, perdevano ogni spinta ed energia. In Africa avevo accompagnato tante persone che agonizzavano nelle capanne di fango e lamiere. Era gente semplice che non sapeva nulla su Dio e che magari non aveva mai visto una chiesa. A loro bastava raccontare storie vere e subito vivevano gli stessi sentimenti di Gesù. Famiglia, forza di salvezza Ascoltando Claudio e Giusi, mi rendevo conto che tutti in famiglia sapevano della condizione del padre: anche i figli, tre quarantenni per tanti aspetti simili ai loro coetanei. Però si muovevano guidati da uno spirito di famiglia che, con il passare dei giorni, si rivelava un’autentica forza di salvezza. Il primogenito Mauro, ad esempio, è titolare di un “centro benessere”. Ma ogni sera si metteva in autostrada per dare la “buona notte” a suo padre. La domenica tornava con moglie e figlie; pranzavano con i nonni e p. LINO MAGGIONI, sx insieme si ritrovavano a parlare di vita e di morte. Cinzia, la figlia, è separata e lavora come animatrice in una “radio commerciale”. Alla notizia, Cinzia si era presa un periodo di ferie. Arrivava a casa dei genitori con il suo compagno, tecnico informatico. Un giorno, Cinzia e sua mamma mi hanno indicato la crocetta d’oro che Claudio portava al collo: “È la croce di battesimo di sua mamma… Padre Lino, ci aiuti ad accompagnarlo!”. Infine Marco, il terzogenito, era riuscito a fermarsi solo pochi giorni, preso come era dalla separazione dalla moglie. Sempre spettinato, guardava il papà e i suoi occhi si riempivano di lacrime… Il desiderio di Brigitte Dopo due settimane, Claudio mutò improvvisamente umore. Cominciò a colpevolizzare tutti di avergli taciuto il suo male. “Papà, la tua non è una resa. Lasciati guidare dal cuore. Noi siamo felici se tu vai a vivere per sempre con il Signore, non solo nei nostri pensieri”. Il filo dei giorni si era sgomitolato quasi del tutto e il sonno dominava ogni resistenza di Claudio. Ma lui aveva prevenu- Pasqua è risurrezione! Due dipinti “mistici”, diversi da quelli tradizionali Gesù sale alla croce, nella chiesa di Sant’Antonio in Polesine, secolo XIV, a documentare la fede della comunità cristiana di Ferrara nel 1300. Qui Maria fa parte di una stella cometa ideale che comprende anche le figure di un patriarca e del soldato che trafigge Gesù. Gesù sale volontariamente sulla croce con tutta la sua giovinezza, e viene trafitto mentre sale. A sinistra, la madre lo accompagna con la mano; a destra, Giovanni scrive l’epitaffio della sua morte. Il murale intitolato “legno della croce” è stato realizzato da Mino Cerezo Barredo: una crocifissione di oggi, che illustra la fede delle comunità missionarie dell’America latina to i suoi angeli custodi: “Quando p. Lino arriva, svegliatemi; deve concludere la storia di Brigitte”. Brigitte era una ragazza africana. Prima di morire di un male incurabile, mi aveva espresso il desiderio di essere accompagnata un’ultima volta al mercato del villaggio. Si sedette sul vecchio fuoristrada e mentre passavamo tra i colori e gli odori del misero mercato, mi confidò: “Prima di andare in paradiso, potrò regalare la mia vita a Gesù per questi miei amici?”. La sera avevo concluso con Claudio il racconto della storia di Brigitte. Il giorno dopo celebravo una Messa a Grandate. Mentre recitavo il Padre Nostro, mi sentii investito da una gioia incontenibile. Era quello il momento in cui Claudio entrava ■ nella Pasqua di Cristo. Buona Pasqua! Cari amici e amiche, Pasqua è festa, è gioia. Pasqua è quanto di più giovane c’è, in questo tempo di stanchezza. Quante Pasque abbiamo condiviso con voi, cari amici e amiche! La Pasqua di Gesù continua a trarre la vita dalla morte. La Pasqua ispira a san Guido Conforti di incoraggiare i suoi figli, che vivono in Italia, a proseguire la missione per fare del mondo la famiglia di Dio, senza trascurare la missione nella realtà italiana nella quale le nostre comunità saveriane sono inserite. Sul territorio si moltiplicano i terreni di primo annuncio, verso i quali non è possibile assumere un atteggiamento di estraneità. Il nostro centro di spiritualità missionaria a Tavernerio è meta ogni settimana di gruppi parrocchiali, famiglie e bambini; i più piccoli sono accompagnati dai genitori, dagli insegnanti, dai catechisti. Vi aspettiamo sempre più numerosi! Pasqua Buona a voi, cari amici e amiche! Pasqua Buona ai vostri figli e nipoti! Saveriani di Tavernerio IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO 8 ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI Gesù sale alla croce, di Guido da Siena (1250 circa). Maria, con una mano si aggancia a Cristo, e con l’altra tiene indietro i persecutori. INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza) Il nostro pellegrinaggio a Parma Il Gams alla fonte del carisma saveriano È appena giorno: sono le 7 di domenica 2 marzo e la casa saveriana di Vicenza è già piena di saluti amichevoli e di pacche sulle spalle. Il pullman che accompagnerà 61 persone devote a san Guido Conforti è pronto a partire per Parma, città che ha l’aria di una piccola capitale europea. Dobbiamo preoccuparci? Padre Luciano Bicego, guida spirituale del gruppo, ha preparato adeguatamente, con appro- fondimenti mirati, tutti i partecipanti al pellegrinaggio. Già in pullman si è iniziato con una preghiera alla Madonna e dopo la lettura dal vangelo di Matteo (6,24) proprio della domenica, ognuno ha scritto le proprie riflessioni che poi sono state meditate insieme. È bello sentirsi uniti, una famiglia di credenti che dà più importanza alle realtà spirituali che a quelle materiali, poiché queste ultime non durano, sono temporanee. Infatti, molti hanno CATERINA e PIETRO DAL SANTO risposto che umanamente è difficile non preoccuparsi - particolarmente di questi tempi - del cibo o dell’abito, ma è più importante cercare il regno di Dio dentro di noi con la preghiera, tenendo presente che il Signore ci ama. È quindi giusto mettere Dio al primo posto e affidarci a lui con serenità. Nel santuario di san Guido Arrivati a Parma, nel santuario di san Guido Conforti è stata celebrata la Messa. La chiesa era Il Gams di Vicenza in pellegrinaggio a Parma nel santuario “San Guido Conforti” gremita di fedeli e di missionari saveriani che hanno concelebrato; anche i missionari infermi, spinti sulle loro carrozzelle dai confratelli e dai volontari, hanno riempito di tenerezza il cuore di ognuno di noi, donandoci un senso di pace e di altruismo. In seguito, p. Ermanno Ferro ha accompagnato il gruppo in visita al museo Confortiano. Ha coinvolto tutti con le sue informazioni precise e sentite, che venivano dal cuore. Mentre narrava la vita di san Guido Conforti, trapelava dalle sue parole una devozione totale verso il fondatore dei saveriani. È stato emozionante dire una preghiera davanti al Crocifisso del Conforti: “È questo che mi ha dato la vocazione; io guardavo lui e lui guardava me, e pareva mi dicesse tante cose”, diceva il santo. Il museo d’arte cinese ed etnografico Anche visitare il percorso museale chiamato “Memorie Confortiane Saveriane” ha suscitato notevole emozione. Vedere la sala rossa dove mons. Conforti lavorava, la sua camera da letto, la cappella dei martiri e i tanti oggetti a lui appartenuti, ha riempito il cuore di noi pellegrini con il desiderio di fare del bene, come san Guido ha sempre fatto con santo ardore cristiano. Padre Alfredo Turco ci ha invece accompagnato in visita al museo d’arte cinese ed etnografico, completamente rinnovato. Gli oggetti in esposizione sono pregevoli e allestiti con l’intento di dare una panoramica essenziale del mondo artistico cinese e di altre aree geografiche: Giappone, Indonesia, Brasile, Messico e Africa. Amicizia e meditazione Nel pomeriggio, abbiamo fatto una breve visita guidata ai monumenti simbolo di Parma: il duomo, una delle maggiori creazioni dell’architettura romanicopadana del sec. XII, e il battistero, agile costruzione romanicogotica a pianta ottagonale. Ormai si è fatta sera e intraprendiamo la via del ritorno verso Vicenza. È stata una bella esperienza, soprattutto per l’amicizia che lega il nostro gruppo e per le profonde meditazioni fatte insieme. ■ Pellegrinaggio a Monte Berico In compagnia di un pifferaio magico Festa della grande famiglia, adulti e bambini 16 febbraio si è D omenica tenuto l’incontro mensile delle “Famiglie per la missione”. Questa volta c’era la voglia di esplorare una nuova esperienza. Al mattino, come al solito, abbiamo vissuto il consueto incontro di formazione; per il pomeriggio abbiamo invitato Mirko Castello, che ha insegnato canti e balli dei vari continenti: dall’Asia all’Africa, dalla Cina alla Russia. Noi dovevamo impararli e poi eseguirli. Tutti a ballare senza ruoli Io fungevo da spettatore, guardando con curiosità questo simpatico gioco vissuto dai papà e dalle mamme, assieme ai loro figli piccoli e grandi, che insieme ballavano e giocavano. Ammiravo la gioia dei bimbi, 8 con al loro fianco i genitori che, superando la timidezza e titubanza iniziale, si erano messi a giocare e a ballare quasi con disinvoltura. Ammiravo divertito vedendo lo sforzo che gli adulti mettevano per stare al ritmo della musica diventando a loro volta bambini; e i figli si divertivano ancor di più confrontandosi con i più grandi. Mi è piaciuta la semplicità di quel pomeriggio perché c’era un’atmosfera di grande famiglia, formata da tante famiglie che insieme giocavano. Non ci siamo stancati… Mirko Castello, di origine Bassanese, ideatore e animatore di questa coreografia con 55 anni sulle spalle, sembrava il più “bambino” di tutti per la sua semplicità, mentre insegnava ed Grandi e piccoli hanno provato a seguire le coreografie di Mirko Castello durante la giornata d’incontro mensile delle “Famiglie per la missione” p. LUCIANO BICEGO, sx eseguiva le diverse danze. Tutto questo è durato quasi tre ore, senza che ce ne accorgessimo, non stancando nessuno. È proprio vero quello che dice il vangelo: “se non cambi la tua vita e non diventi come bambino, non puoi entrare nel regno dei cieli”. Un clima di famiglia si costruisce nella reciprocità: l’adulto che si fa bambino e il figlio che si fa grande. Vera armonia e fraternità All’inizio di questo spettacolo c’era molta diffidenza, ma poi pian piano tutti, figli e genitori, sono stati contagiati da questo gioco che creava famiglia tra tutti i presenti. Alla fine di quel pomeriggio ci è rimasta la nostalgia: “perché non vivere momenti così gioiosi anche in altre occasioni?”. Oggi, nella nostra società consumistica, la famiglia è tartassata, bistrattata. Bisogna dare speranza che insieme si può camminare e che questo non è un ideale solo per alcuni istanti, ma si deve realizzare qui in terra. Conosco tante famiglie che hanno vissuto periodi lunghi di volontariato in missione. Ma questi traguardi si tagliano solo quando si sperimenta nel proprio nucleo famigliare ■ vera armonia e fraternità. In occasione del 60° dalla morte di p. Pietro Uccelli, ricordiamo a tutti i nostri lettori che domenica 11 maggio è in programma un pellegrinaggio a piedi a Monte Berico. La partenza da viale Trento è alle ore 10.30; alle 12 celebrazione della Messa. La partecipazione è aperta a tutti gli amici di Vicenza. Domenica 4 maggio, è prevista la festa con i famigliari dei saveriani vicentini. Sarà con noi p. Emilio Baldin, tornato dalla Colombia. IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani 2014 APRILE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino) Festa all’aperto per le missioni Domenica 25 maggio vi aspettiamo tutti! appuntamenL’ importante to per la “festa all’aperto per le missioni” quest’anno è il 25 maggio, ultima domenica del mese, naturalmente a Zelarino in via Visinoni 16, dai missionari saveriani. Fin dalle 10 del mattino sarà possibile fare un giro in carrozza e ammirare le attrattive del mini-zoo. Dopo il pranzo, fissato per le 12 e 30, l’intrattenimento continuerà arricchito dal mercatino della Tergola con “cose dell’altro mondo”, addolcito dalle torte in vendita e con altri avvenimenti a sorpresa. Alcuni studenti della missione di Chemba, in Mozambico, dove lavorano i saveriani, che sarà sostenuta dal ricavato della “festa all’aperto per le missioni” di quest’anno È arrivata la Pasqua! Occasione per ringraziare il Signore C ari amici, la risurrezione di Gesù segna per i cristiani il momento culminante di tutto l’anno, perché è questo l’avvenimento di gloria che illumina la nostra vita. La riconoscenza per i 50 anni Ripercorrendo l’anno trascorso dall’ultima Pasqua, desidero ringraziare Dio per la vostra amicizia e il continuo sostegno, sia spirituale che materiale. Ringrazio Dio anche per avermi concesso la grazia di celebrare il 50° di sacerdozio. Sono stati cinquant’anni caratterizzati soprattutto da due avvenimenti importanti: i miei vent’anni di insegnamento a Zelarino e l’esperienza missionaria in Burundi. Il ruolo di insegnante-educatore esige un continuo 8 aggiornamento e una grande capacità di accoglienza. Questo mi ha insegnato ad avere uno sguardo benevolo verso le persone. Ho passato in Burundi forse i più begli anni della mia vita. Anche se le difficoltà e le privazioni non mancavano mai, mi sentivo felice e pienamente realizzato, sia sul piano umano che su quello cristiano. Purtroppo, per le vicende politiche che tutti conoscono, sono stato espulso assieme ad altri 500 missionari, sacerdoti, suore e laici. Ma anche l’espulsione è stata per me un’esperienza che ha rinnovato e rafforzato il mio rapporto con Gesù crocifisso e risorto. p. FRANCO LIZZIT, sx La Messa e la chiesa aperta La “festa all’aperto per le missioni” è un avvenimento che piace tanto ai bambini e ai ragazzi, ma p. SERGIO CAMBIGANU, sx Per non sprecare la vita In questo momento, in cui mi trovo a lavorare ancora a Zelarino, sento che posso vivere la mia vocazione cristiana e missionaria alla maniera di santa Teresa del Bambino Gesù. Pur essendo chiusa in un convento di clausura, lei è diventata patrona delle missioni, perché ha saputo cambiare tutte le azioni della sua vita in atti di amore, unendoli a quelli di Gesù Salvatore del mondo. Sento che anch’io devo fare come lei, altrimenti potrei correre il rischio di sprecare la mia vita per niente. Auguro a ciascuno di voi che il Signore risorto vi aiuti a cogliere con gioia tutti i doni che ha preparato per voi e a metterli a servizio della famiglia e della comunità in cui vivia■ mo. Murale intitolato “legno della croce”, realizzato da Mino Cerezo Barredo: crocifissione di oggi, che illustra la fede delle comunità missionarie dell’America latina altrettanto diverte i giovani e gli adulti. Quest’anno, ci sarà la possibilità di partecipare alla santa Messa, alle 11 e 30, nella chiesa del centro pastorale “Card. Urbani” adiacente all’istituto. Dopo la Messa, la cappella dei saveriani resterà aperta per dare la possibilità di un momento di raccoglimento a chi desidera rivolgere al Signore una preghiera per le missioni e per le proprie intenzioni. L’iniziativa, negli anni scorsi è stata accolta e apprezzata da varie persone; altre certamente se ne aggiungeranno quest’anno. Sosteniamo la missione di Chemba Il ricavato della festa sarà devoluto ai programmi educativi dei missionari saveriani in Mozambico. I saveriani sono in quella nazione da sedici anni. Sono dieci i confratelli che si prendono cura di quattro parrocchie, ognuna grande come una provincia italiana, e le distanze si misurano in centinaia di chilometri. L’attenzione alla gioventù ha spinto i saveriani ad aprire alcune scuole superiori nel centro della parrocchia. Ecco quanto scrive di una di esse p. Fabio D’Agostina, per molti anni responsabile dei saveriani in Mozambico: “La missione di Chemba è situata sulle rive del fiume Zambesi, a 500 chilometri da Beira, capitale della regione e sede del vescovo della diocesi. In questa missione abbiamo la scuola secondaria (dall’ottava alla dodicesima classe), che conta un migliaio di alunni. Di questi, un centinaio sono ospitati nell’internato, dove studiano, mangiano e dormono durante tutto l’anno scolastico”. Padre Fabio ha chiesto il sostegno dei benefattori, in passato, per una biblioteca per la scuola di Chemba, che ne era priva. Gli studenti non possono procurarsi libri di testi e suppliscono scrivendo gli appunti delle lezioni. I giovani pagano una piccola parte della retta e al resto deve pensarci la missione. Durante la giornata si susseguono ben tre scaglioni di studenti: mattino, pomeriggio e sera. Questo è un buon investimento per un futuro migliore della nazione e noi vogliamo collaborare generosamente. Invitati e… prenotati Siete invitati alla nostra festa per la gioia vostra e di tante persone del Mozambico. Prenota il pranzo per te e per i tuoi amici, chiedendo il biglietto agli organizzatori o telefonando allo 041 907261, prima del 18 maggio. Ringraziamo i tanti amici volontari che dedicano il loro prezioso tempo alla preparazione della festa e tutti voi bambini e ragazzi, che verrete con i vostri genitori e nonni. Non mancate. Scoprirete un mondo diverso e divertente! ■ IL CONVEGNO DI “MISSIONE OGGI” Sabato 10 maggio, a Brescia, dalle 9 alle 18 CONVEGNO 2014 NEL TEMPO DELL’INCERTEZZA BRESCIA SAN CRISTO SABATO 10 MAGGIO INTERVERRANNO ERMES RONCHI LUCIANO MONARI EMILIO DEL BONO SALVATORE NATOLI JOHN C. SIVALON MARINELLA PERRONI TIZIANO TOSOLINI MARIA LUISA DAMINI PAOLO BOSCHINI Buona Pasqua ! INFO: tel. 030.3772780 [email protected] Missionari Saveriani
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