MS 2014.06 GIUGNOLUGLIO 2014

Notizie
testimonianze
proposte
per gli amici
dei missionari
BURUNDI
CAMERUN
CIAD
CONGO R. D. MOZAMBICO
SIERRA LEONE
BANGLADESH
FILIPPINE
GIAPPONE
INDONESIA
TAIWAN
THAILANDIA
AMAZZONIA
BRASILE
COLOMBIA
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2014 GIUGNO/LUGLIO n. 6
Per non correre invano
È fedele al vangelo chi è attento ai poveri
P
iù si legge Evangelii gaudium più
ci si rende conto che è
uno scritto di grande freschezza evangelica e
umana, propositivo e stimolante. È un inno alla gioia del vangelo e
conferma che la parola di Gesù, detta duemila anni fa, porta
con sé una ricchezza che è ancor oggi
attuale, in grado di
“muovere” lo spirito
delle donne e degli
uomini.
Di questo documento straordinario, scritto con grande semplicità e leggibile per tutti, pren-
diamo qui in considerazione la
parte che s’intitola: “Fedeltà al
vangelo per non correre invano”
(numeri 193-216).
Un doppio sogno
Papa Francesco insegue un
duplice sogno, che tuttavia ha
una sola matrice: egli desidera una “chiesa povera per i poveri” (198) e sogna una comunità cristiana che sappia “ascoltare il grido dei poveri” (193).
Questo per il papa significa vivere e compiere la grande beatitudine evangelica: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
E commenta: “È un messaggio
così chiaro, così diretto, così semplice, che nessuna interpretazio-
p. GABRIELE FERRARI, sx
ne ecclesiale ha il diritto di relativizzarlo” (193). Mai può mancare “l’attenzione per gli ultimi,
per quelli che la società scarta e
getta via” (195).
Il discorso del papa si articola in quattro passaggi fondamentali.
1. Non solo “buon cuore”
“Per la chiesa l’opzione per i
poveri è una categoria teologica
prima che culturale, sociologica,
politica o filosofica” (198). Cioè,
l’impegno per i poveri riguarda la
stessa fede del credente, non solo
il suo buon cuore o il suo senso
di giustizia per una società ben
ordinata. È la stessa fede in Dio
che esige la scelta a favore dei
poveri, con buona pace di coloro
COSÌ SI FA !
Un esempio davvero convincente
p. MARCELLO STORGATO, sx
S
cene bellissime, scene
incredibili di ordinaria
umanità e fortemente umanizzanti. Non strette di mani
fredde e calcolate, ma abbracci
caldi di fraternità, volto a volto, occhi con occhi, guancia a
guancia, braccia che avvolgono, capi chinati uno sull’altro,
quasi a cercare consigli di strategia per azioni comuni, come
fanno i giocatori delle squadre
di rugby… Cosa non abbiamo
visto - e grandemente goduto - nei tre giorni del viaggio
di papa Francesco in Medio
Oriente, ai popoli di Giordania,
Palestina e Israele, dal 24 al 26
maggio! Una visita breve, ma
quanti abbracci!
Tanti abbracci in questa visita breve e intensa. Dopo 50
anni dalla visita compiuta da
papa Paolo VI e quel
suo storico abbraccio
con il patriarca Atenagora, l’abbraccio
affettuoso con Bartolomeo. Non per ripetere cose già viste, ma
per risuscitare propositi intimi di riconciliazione e comunione,
quasi impolverati nei
cassettoni delle curie.
Il monarca giordano Abdallah che,
con coraggio e senza
lagne, da tanti anni ospita e
protegge milioni di profughi
dalle guerre e violenze dei paesi vicini, e fa da chauffeur sulla Clubcar e porta il suo ospite,
quasi fosse uno di famiglia,
fino a Betania, sulle rive del
Giordano, dove Gesù è stato
battezzato.
Ad Abu Mazen e Shimon Peres, rispettivamente presidenti
di Palestina e di Israele, papa
Francesco ha offerto la sua casa di Santa Marta per pregare
insieme - “nel segreto”, come
dice il vangelo - perché la pace
“non si può comprare né vendere”, ma va prima di tutto invocata come dono di Dio, insieme alla conversione del cuore,
e poi “va costruita artigianalmente con gesti quotidiani di
umiltà e fratellanza, perdono e
riconciliazione”.
E quel suo appoggiarsi ai
due grandi muri - il muro della
vergogna e il muro del pianto
- quasi bastasse il lieve tocco
della mano e della fronte del
pontefice, costruttore di ponti,
a farli crollare e aprire le frontiere al passaggio dei popoli
della Terrasanta e del mondo
intero.
E finalmente l’abbraccio trinitario con il rabbino Abraham
Skorka e l’imam Omar Abboud, quasi una nuova icona
della Trinità di Rüblev: un abbraccio insistente, con le braccia al collo, guancia a guancia,
come tra fratelli e amici da
sempre: le tre religioni credenti nell’Unico Dio strette nello
stesso amplesso, per dimenticare rancori passati e voler
ricostruire rapporti
fraterni e amichevoli
per il maggior bene
dell’umanità.
Quando le persone hanno il coraggio
di guardarsi negli occhi, riconoscere i volti, salutarsi e abbracciarsi, nel rispetto
della propria identità, comunicano fiducia, simpatia, fraternità. È proprio il caso
di dirlo: così si fa! ■
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che in passato (e non solo in passato) la dichiaravano una scelta
ideologica di sinistra.
2. Non affogare
nelle parole
Infatti, “senza l’opzione preferenziale per i poveri, l’annuncio
del vangelo, che pure è la prima
carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare
di parole a cui l’odierna società
della comunicazione quotidianamente ci espone” (199). Per il
papa nessuno dovrebbe dire che
sta lontano dai poveri perché le
sue scelte di vita comportano di
prestare più attenzione ad altre
incombenze importanti.
È così facile, infatti, trovare
scuse per non occuparsi dei poveri! Chi dice che la povertà va
affrontata a livello politico, a livello delle grandi compagnie
multinazionali, chi si accontenta
di studiare le dinamiche che producono la povertà senza sporcarsi
le mani con i poveri, chi ha paura
del comunismo… Il papa ricorda a tutti che nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia
sociale (201).
3. Agire in fretta
Si deve agire con urgenza perché, secondo papa Francesco, “la
necessità di risolvere le cause
strutturali della povertà non può
attendere” (202). Non possono
bastare i piani assistenziali, che
fanno fronte ad alcune urgenze.
Essi sono delle risposte provvisorie. Finché non si risolveranno
radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia
assoluta del mercato e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali dell’inequità, non si risolveranno i problemi del mondo, e in definitiva
nessun problema.
Scrive papa Francesco: “Dà
fastidio che si parli di etica, dà
fastidio che si parli di solidarietà
mondiale, dà fastidio che si parli
di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i
posti di lavoro, dà fastidio che si
parli della dignità dei deboli, dà
fastidio che si parli di un Dio che
esige un impegno per la giustizia… La comoda indifferenza di
fronte a queste questioni svuota
la nostra vita e le nostre parole di
ogni significato” (203).
4. Curare la fragilità
Infine occorre “avere cura della fragilità” (209). Cioè, prendersi cura dei più fragili della terra:
i senza-tetto, i tossico dipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni,
gli anziani sempre più soli e abbandonati, i migranti, le donne
che soffrono situazioni di esclusione... “Tutti noi cristiani - conclude il papa - siamo chiamati a
prenderci cura della fragilità del
popolo e del mondo in cui viviamo” (209).
Viene spontaneo chiedere a
noi stessi: A che punto siamo?
Da che parte stiamo? Quanto
siamo noi veramente “fedeli”
al vangelo di Cristo? Stiamo…
“correndo invano”?
■
Nella foto di R. Benzoni, l’espressione curiosa di Ajò, una
bimba di Kindu, la nuova missione dei saveriani, in Congo
RD, dove i giovani sono i protagonisti di un bel progetto.
6
2014 giugno/luglio n.
ANNO 67°
2
P. Rabito, missionario da 70 anni
3
Pionieri a Kindu, nuova missione
4/5
Se la vita perde dignità
6
Sempre insieme per Cristo
Un mondiale di... periferia
Laicato: Per vivere lo spirito saveriano
Per costruire la “Città dei giovani”
Messaggio dalle chiese: Migranti, trafficanti ed Europa
2014 GIUGNO/LUGLIO
M IS SION E E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
Sempre insieme per Cristo
Il fascino degli sposi Priscilla e Aquila
sr. TERESINA CAFFI, mM
F
orse fu a Roma,
tra i primi cristiani
della città, che Priscilla
e Aquila incontrarono e
accolsero Gesù. Originari dal nord dell’attuale
Turchia, non sappiamo
le ragioni che li avevano
portati alla grande capitale. Fatto sta che quando
nel 49 scoppiarono dispute fra giudei e cristiani, la coppia fu tra coloro
che l’imperatore Claudio
scacciò dalla città.
Ripresero dunque
il mare per un mezzo
viaggio di ritorno, fermandosi a Corinto. Là, i
due sposi furono il seme
cristiano nascosto della comunità, che Paolo
fonderà quando l’anno
dopo, reduce dal mezzo fiasco
di Atene e all’estrema tappa di
un lungo viaggio, arriverà nella
città. Priscilla e Aquila furono
per Paolo una di quelle sorprese
di tenerezza che Dio non manca
mai di dare a quanti lo servono.
Furono per lui casa, amicizia,
possibilità di lavoro, inattesa
occasione di un discorso di fede
condiviso.
Certo Aquila e Priscilla ebbero un supplemento di catechesi
straordinario. Nessuno sa quan-
to fu il dare e l’avere in quegli
scambi serali, dopo una giornata
di lavoro. La vita li aveva già
sballottati, ma non ci pensarono
due volte, un anno e mezzo dopo, a chiudere casa e laboratorio
e a seguire Paolo nel suo viaggio
in mare fino a Efeso.
Discepoli e apostoli. A Efeso
Paolo non passa molto tempo,
ma lascia loro, ormai non solo
discepoli ma apostoli. Apostoli
degli apostoli, perché quando
FIORETTI DI P. UCCELLI
IL SUO AMORE PER I POVERI
p. GUGLIELMO CAMERA, sx
Angelo Cocconcelli, sacerdote Reggiano, dà una preziosa
D on
testimonianza, assicurando che il servo di Dio p. Pietro Uccelli
2
ha vissuto la virtù della carità fin dall’inizio del suo sacerdozio e che
i poveri erano i suoi prediletti.
“A Cavriago, dove sono nato, ho sempre sentito parlare di p. Pietro Uccelli come di un santo. Si era distinto per la sua carità, fino a
portare il suo piatto di minestra a un povero che aveva bussato alla
porta all’ora del pranzo. Allora, generalmente, si dava un pezzo di
pane e basta. Invece lui ha preso il piatto della minestra e lo
ha offerto al povero. Tutto il paese è rimasto colpito
dal gesto”.
Nei tanti anni vissuti a Vicenza, p. Uccelli ha praticato tutte le opere di misericordia. Si recava regolarmente anche in un istituto di rieducazione per
ragazze emarginate o condannate dai tribunali.
Non solo visitava i poveri e consolava gli afflitti,
ma era capace di piangere con chi piangeva. Ecco
una bella testimonianza.
“Appena entrai nella stanza, vidi un fraticello
piccolino che mi disse: «Si sieda qui, mi racconti la
sua storia». Io cominciai a raccontare, e raccontando piangevo. Il bambino, vedendo me piangere, si
mise a piangere. E padre Uccelli, commosso, si mise a
piangere anche lui. Così tutti e tre abbiamo tirato fuori
il fazzoletto per asciugare le lacrime!” (Tapparo Maria).
Anche i ragazzi di strada avevano un posto nel cuore di p. Uccelli, e
loro si accorgevano della sua attenzione missionaria. “Quando p. Uccelli passava per la strada in bicicletta, anche i ragazzi lo chiamavano,
in senso benevolo. Erano ragazzi di strada. Tutti gli volevano bene
e lo salutavano: «Padre Uccelli, padre Uccelli!». E lui alzava la mano
destra in segno di saluto, sempre!” (Palmira De Nardo).
Padre Uccelli aveva anche un’altra caratteristica: non faceva distinzioni tra le persone. Per lui anche i poveri e gli operai erano
“signori” e come tali li trattava. “Penso all’umiltà di quel sacerdote: pur avendo una grande personalità, era educatissimo. Chiamava sempre mio padre, «il signor Bruno». E il papà, commentando il
fatto con noi, diceva: «Io mi sento tanto un signore! Pensa, padre
Uccelli mi dice, signor Bruno!». Questo è molto bello. Con una semplice parola p. Uccelli gli aveva fatto sentire di essere una persona.
In fondo il papà era un semplice pittore, con la quinta elementare fatta in qualche modo dopo la guerra” (la figlia Fanin Mira). ■
arriva Apollo tanto ardito quanto inesperto,
lo prendono con delicatezza in disparte e
gli trasmettono quanto
anch’essi hanno ricevuto. Apollo ascolta, reimposta il suo messaggio
e la comunità scrive per
lui una lettera di raccomandazione quando egli
parte per Corinto.
Quanto a Priscilla e
Aquila, la loro casa è la
chiesa dei primi cristiani di Efeso (1Cor 16,19;
Rom 16,5). Su di loro c’è
tanto di non detto; lo possiamo solo intuire quando
Paolo scrivendo ai Romani li definisce “miei collaboratori in Cristo Gesù”,
e racconta che hanno
rischiato la pelle per salvargli la vita; e a Timoteo, che
ben li conosceva dai tempi di Co-
LA PAROLA
A Corinto, 2 Paolo trovò un giudeo di nome Aquila, nativo del
Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in
seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i
giudei. Paolo si recò da loro 3 e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende (…).
18
Paolo s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e
Aquila (…) 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi (…). 24
Arrivò a Efeso un giudeo di nome Apollo, nativo di Alessandria,
uomo colto, esperto nelle Scritture. 25 Questi era stato istruito
nella via del Signore e con animo ispirato parlava e insegnava
con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse
soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò a parlare con
franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi
lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via
di Dio.
Atti 18, 2-26
rinto, dice di salutarli (2Tim 4,9).
Quello che affascina in questi
due sposi è la sintonia che li vede sempre citati insieme, prima
l’una e poi l’altro, prima l’uno
e poi l’altra. Una vita cui la fede
ha impresso direzioni impensate. Una dedizione a far crescere
più che a essere protagonisti. Un
rischio messo tranquillamente in
conto. E tutto questo, insieme.
Possiamo solo desiderare storie così, sintonie matrimoniali
orientate da una comune passione per Cristo. Priscilla e Aquila
lo raccontavano come danzando
insieme per lui. In un Amore che
non toglieva niente al loro amore, anzi lo cementava e lo apriva su spazi immensi. Nella loro
casa, come in un grembo, la comunità si alimentava della Parola, del Pane spezzato e della Comunione, e capiva meglio che il
sogno di Dio è fare di un’umanità dispersa una sola famiglia, la
sua famiglia.
■
MISSIONE GIOVANI
Un mondiale di... periferia
DIEGO PIOVANI - [email protected]
S
re, presidente e garante… Iscriarrivati i cioccolatini! Dove teiamo nel pieno dei monve la squadra al campionato CSI
nete le banane?”, sono solo aldiali di calcio… L’avven(Centro sportivo italiano) e l’avcuni degli apprezzamenti ricevutura è iniziata e il Brasile per un
ventura inizia.
ti. I ragazzi di Mario finiscono
mese è sotto i riflettori del monLe prime difficoltà sono logiper rispondere alle offese e per
do. Telecamere, microfoni e sastiche, perché alcuni componenperdere la giusta concentrazione.
telliti descrivono nel dettaglio
ti, conclusa la giornata di lavoMario chiama il figlio Alesle gesta di calciatori più o meno
ro, per allenarsi devono prendesandro, gli chiede una mano.
noti. Non mancano servizi e pare il pullman e percorrere diversi
Insieme, cercano di far capigine dedicati all’altro mondiale,
chilometri. Dopo gli allenamenre ai ragazzi che loro devono
quello delle favelas, dei bambiti, Mario spesso invita a casa alsolo giocare, di essere “cattini in infradito, della bellezza dei
cuni dei giocatori più “affamavi” dal punto di vista agonistipaesaggi naturali, delle proteti” da affidare alla cucina della
co, di non ascoltare le provoste per i costi organizzativi, demoglie Silvana. Gli etti di pasta
cazioni, anche perché, a causa
gli operai vittime sul lavoro per
e il pane inzuppato nel sugo non
di un italiano zoppicante, le loconsegnare in tempo uno stadio
si contano!
ro rimostranze non sono capiall’altezza.
Questa strana squadra afrite. Ci avrebbero pensato Mario
L’altro mondiale si gioca tutte
cana, un po’ arruffata e indiscie Alessandro, che in qualche
le settimane anche da noi, in Itaplinata, lentamente apprende
partita è perfino sceso in camlia, e non ha le copertine patinate
i consigli e le direttive di Mapo per aiutare i ragazzi africani.
di questi giorni. Sono storie che
rio. Le sconfitte si trasformano
La classifica migliora, la prima
non fanno audience, perché nesin vittorie e la classifica a metà
posizione è vicina.
suno le racconta, perché si svolanno ha un aspetto soddisfacenIl parroco però pretende
gono nei campionati minori. E
te. Meno l’accoglienza dei tifoche giochi solo chi partecipa alproprio da una delle periferie del
si delle squadre ospitanti: “Sono
la Messa. Mario allora ricorre a
nostro paese arriva un’avventura
tutte le sue doti
che desidero farvi
sindacali per far
conoscere.
capire al parroco
Mario, ex opeche solo giocanraio e sindacalido sarebbe stato
sta in pensione,
più facile avvisensibile ai tecinare i giovani
mi dell’immigraafricani alla vita
zione, è un granparrocchiale.
de appassionato
L’ultima partidi calcio. Lo seta, decisiva per il
gue fin da giovaprimo posto, va
ne, vedendo anmale. L’annata,
che il figlio Alesperò, nonostansandro raggiunDani Alves, difensore brasiliano del Barcellona, raccoglie, sbuccia e mangia
te le difficoltà,
gere buoni livella banana che i “tifosi” avversari gli hanno tirato, come gesto di razzismo
si conclude con
li. Nella sua parINTENZIONE MISSIONARIA
tante soddisfazioni. I giovani
rocchia gravitano tanti cittadini
E PREGHIERA DEL MESE
africani sono migliorati dal punextracomunitari che la domenica
to di vista tecnico, ma soprattutsi ritrovano per “fare comunità”,
I disoccupati ottengano
to hanno imparato a ignorare…
arrivando anche dai paesi vicini.
il sostegno e il lavoro di cui
gli ignoranti, a rispettare le conMario ha un’idea geniale:
hanno bisogno per vivere
segne, gli orari e l’impegno. E in
creare una squadra di calcio a 7
con dignità.
cambio hanno ricevuto l’umanigiocatori, composta da giovani
Lo Spirito Santo sostenga
tà e la generosità di Mario e delstranieri. Basta un passaparola e
l’opera dei laici che annunciala sua famiglia.
il gioco è fatto. Mario è allenato■
no il vangelo nei Paesi poveri.
Conforti: “Perfezioniamo il
nostro cuore e combattiamo l’egoismo”.
2014 GIUGNO/LUGLIO
V ITA SAV ERIA N A
Padre Rabito: “Posso ancora fare qualcosa”
Prete missionario da 70 anni, per 57 anni in Sierra Leone
un proverbio africano:
D ice
“Un anziano seduto vede
dato vita a numerose
comunità cristiane
che lui ha seguito con
tenace regolarità.
Anche avvicinandosi alla bella età di
90 anni, tre volte alla settimana partiva
da Makeni alle 2 del
pomeriggio per incontrare i catecumeni
all’uscita dalla scuola.
Ogni domenica celebrava la santa Messa
in due o tre cappelle
diverse e, finché l’età
glielo ha permesso, ha
girato sulla sua moto,
suscitando con la sua
barbetta bianca, la
gioia e la curiosità dei
bambini.
più lontano di un giovane in
piedi”. Padre Giuseppe Rabito,
classe 1919, scruta ancora l’orizzonte in lontananza e sogna
di poter tornare ancora in Sierra
Leone. “Posso ancora fare qualcosa!”, ripete spesso. È tornato
definitivamente in Italia nel
2011 per una rottura al femore,
ma non ha abbandonato l’interesse per la missione e per i tanti
cristiani che lui ha aiutato a conoscere Gesù Cristo.
Ordinato sacerdote il 28 maggio 1944, è pronto a celebrare
il settantesimo anniversario di
ordinazione sacerdotale il 29
giugno 2014 nella chiesa parrocchiale di Villaverla (VI), dove 70 anni fa aveva celebrato la
sua prima Messa.
Sempre sulla sua moto
“Padre Pino” - così è conosciuto al suo paese - ha speso
ben 57 anni della sua vita missionaria in Sierra Leone, la nazione dell’Africa occidentale
sull’oceano Atlantico, definita
“la tomba dei bianchi”. È uno
dei primi dieci saveriani in quella missione e uno dei fondatori
della diocesi di Makeni, dove
Zelo missionario
e preghiera
Il suo impegno
maggiore è stato nella formazione della gente. Sono migliaia i
ragazzi e le ragazze che egli ha
Padre Giuseppe Rabito felice sulla sua motocicletta, in
visita alle comunità di villaggio, in Sierra Leone
erano arrivati i primi saveriani
nel luglio del 1950.
Padre Pino ha avuto l’intuito
di aprire la missione saveriana tra l’etnia limba, il secondo
gruppo etnico nel nord della
Sierra Leone. Già negli anni
cinquanta, attraverso una rete di
scuole e di cappelle, p. Pino ha
LAICATO SAVERIANO
FERRARO P. PASQUALE E...
“IL MIRACOLO”
Per vivere lo spirito saveriano
Celebrano la Messa con gli
“amici saveriani” dell’Amazzonia
p. Marcello Zurlo, p. Renato Trevisan e p. Matteo Antonello
aiutato ad andare a scuola, dalle
elementari all’università. Si è
interessato soprattutto dei catechisti, che a livello locale sono
i veri animatori delle comunità,
e ha seguito i catecumeni personalmente.
Padre Rabito ha formato i
cristiani all’auto sostentamento
e allo zelo missionario. Ha aiutato generosamente tutti, ma per
quanto possibile, chiedeva che si
impegnassero a fare qualcosa e
a dare almeno un piccolo contributo per la comunità.
È rimasta proverbiale la generosità della parrocchia di
Binkolo, fondata da p. Rabito,
in occasione della giornata missionaria mondiale. Generosità
che ancora continua. Le offerte
della comunità di Binkolo, infatti, superano quanto si raccoglie
nel resto della diocesi di Makeni! Inoltre, i cristiani di Binkolo
hanno dato vita ad altre piccole
comunità nei villaggi più lontani
dal centro.
P. Rabito è uno dei missionari
Cristo; ho portato la carità disinteressata dove mai se ne era
parlato…”. Porterà entusiasmo
anche in paradiso!
■
CHIARI P. ILDO E LA
PREGHIERA INESISTENTE
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
Da oltre dieci anni anche in Amazzonia si è diffuso il “Gruppo di amici dei missionari saveriani” (Gams), ideato e voluto
da mons. Cnforti a sostegno dei suoi missionari e come una
parte importante della “famiglia saveriana”, allargata ai laici. Per commemorare l’anniversario della fondazione (il primo
incontro preliminare era avvenuto ad Ananindeua nella quaresima del 2003), l’attuale guida spirituale p. Marcello Zurlo
ha proposto una giornata di spiritualità, che ha avuto molto
successo di partecipazione e di entusiasmo.
L’obiettivo principale del gruppo è di coinvolgere molti laici in un progetto comune di vita con i saveriani, per realizzare insieme un’attività di animazione missionaria: laici e consacrati insieme nell’evangelizzazione e nella testimonianza
missionaria del vangelo di Cristo.
“Dopo undici anni di cammino - afferma p. Zurlo - si sono
aperti nuovi orizzonti che favoriscono legami e rapporti di
amicizia ancora più profondi e duraturi con tutti i saveriani,
dovunque essi vivano la loro missione nel mondo. Vogliamo
conoscere meglio la vita di san Guido Conforti e dei suoi missionari, per vivere con lo stesso zelo missionario di san Francesco Saverio nel mondo di oggi. Il desiderio del Buon Pastore è «fare di tutti i popoli un solo popolo». Questo desiderio diventa per Conforti e i suoi missionari l’audace progetto espresso con queste parole: «Andate, fate del mondo una
sola famiglia» ”.
Ad animare la giornata di spiritualità è stato chiamato il
confratello p. Renato Trevisan, l’apostolo dei kayapó, che ha
parlato della sua lunga esperienza (35 anni) con questo popolo indio che vive nello Xingu e dell’importanza che i laici conoscano e difendano i diritti delle molteplici minoranze in Brasile.
Oltre agli “amici” di Belém, hanno partecipato alla giornata anche un bel gruppo di giovani di Abaetetuba, accompagnati dall’animatrice signora Geci.
mons. GIORGIO BIGUZZI, sx
Padre Pasquale Ferraro, Massaquano
(NA) 20.12.1937 - Parma 3.5.2014
È rimasta famosa la domanda che lui fece a un confratello
che gli chiedeva di raccontare
il miracolo: “Quale?”, come se
ne avesse compiuti tanti! Napoletano di Vico Equense, p.
Pasquale Ferraro aveva nel sangue quell’umorismo spontaneo
che portava allegria in ogni situazione. Dal seminario di Salerno aveva scelto di diventare
saveriano all’età di 23 anni.
Dopo l’ordinazione sacerdotale (1965), p. Pasquale ha praticamente vissuto e lavorato in
varie missioni dell’Indonesia,
fino al 2009, quando dovette
tornare in Italia per problemi
di salute, curato nell’infermeria saveriana di Parma. Qui è
avvenuto il suo passaggio alla
vita eterna, per infezione polmonare, la notte del 3 maggio
2014, all’età di 76 anni. “Ho
posto sempre un grande entusiasmo nel mio lavoro. Ho insegnato a pregare a coloro che
mai avevano sentito parlare di
Al mattino presto era sempre in cappella a pregare i
salmi e meditare, prima di celebrare la santa Messa. Sabato
24 maggio non era lì: è stato
trovato nel suo letto, disteso e
sereno, come stesse dormendo
in santa pace. Reggiano di Sorbolo a Mane di Brescello, aveva
92 anni compiuti.
A 12 anni era entrato nel nostro seminario di Vicenza, diventando saveriano a 18 anni.
Dopo l’ordinazione (1947), lavorò per 14 anni come formatore e animatore missionario in
Sardegna, a Bergamo e nell’Astigiano. Lavorò nella missione
dell’Indonesia solo 4 anni, perché fu richiamato dai superiori
in Italia per lavorare ancora
nella formazione dei giovani
aspiranti alla vita missionaria
ad Ancona, e poi dal 1968 a
San Pietro in Vincoli (RA) con
vari incarichi, sempre svolti con
saggezza e fedeltà.
Ha pregato tanto perché la
casa saveriana, vicino a Ravenna, rimanesse in funzione come
centro di spiritualità saveriana,
Padre Ildo Chiari,
Sorbolo a Mane (RE) 5.8.1921 –
S. Pietro in V. (RA) 24.5.2014
più conosciuti in Sierra Leone.
Negli ultimi anni risiedeva nella
casa dei saveriani a Makeni. Lo
si vedeva seduto sotto il portico,
con un libro o la corona in mano. Riceveva molte persone, inclusi sacerdoti e religiosi che andavano da lui per la confessione.
Invitava tutti a essere fedeli alla
preghiera e alla santa Messa, e
se qualcuno non era abbastanza
“devoto”, lo pungolava dicendo:
“Non fare come quel tale che
pensava alla chiesa come a un
qualcosa in più!”.
Auguri vivissimi!
Dal 2011 p. Rabito vive nella
comunità saveriana di Vicenza,
e continua a guardare lontano.
Qualche settimana fa, mi ha
telefonato chiedendo preghiere
per il suo udito. “Sto diventando
sordo, mi diceva, e non posso
più ascoltare la confessione degli adulti”.
“Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è
giusto il Signore”, ci assicura il
salmo (91,15-16).
Tanti sinceri auguri, padre Pino, e grazie per l’esempio di zelo e di preghiera che ci hai sempre donato.
■
là dove san Guido Conforti era
stato arcivescovo. E ci è riuscito! Ora prega per tutti noi. ■
NUOVO SUPERIORE IN UK
Durante l’assemblea capitolare di fine aprile, alla presenza del vicario generale p. Mario Mula, i saveriani delle quattro comunità del Regno Unito hanno eletto il nuovo superiore nella persona di p. James
Clarke (nella
foto), scozzese di 53 anni.
Entrato nella casa di Coatbridge a 13
anni, ha fatto il noviziato ad Ancona
ed è sacerdote
dal 1989. Dei
quattro consiglieri, p. John,
p. Thomas e p.
Ian sono scozzesi, p. Kevin è
inglese.
■
NUOVI CRISTIANI
Anche quest’anno, nella celebrazione della Pasqua, da
tutte le nazioni dove lavorano
i saveriani, nuovi cristiani sono
stati aggregati alla chiesa con
il battesimo, la cresima e l’Eucarestia, dopo il lungo cammino del catecumenato. Secondo
le informazioni pervenute, almeno 3.640 sono stati i battesimi in varie nazioni dell’Asia,
dell’Africa e dell’America latina. Il numero maggiore proviene dall’Africa, con il primato
del Congo RD (1.184), seguito
da Burundi (1.041) e Mozambico (460). Siamo riconoscenti allo Spirito Santo che apre i cuori al vangelo di Cristo.
■
3
2014 GIUGNO/LUGLIO
PIONIERI DI UNA NUOVA MISSIONE A KINDU
GLI INIZI
TUTTO ALLA BELL’E MEGLIO...
“Cerchiamo di sistemarci un po’...”
p. RINO BENZONI, sx
N
ella cittadina di Kindu e dintorni ci sono otto parrocchie.
Ma noi saveriani non abbiamo una parrocchia. Il vescovo ha chiesto a noi di completare la costruzione di un centro
giovanile, la cosiddetta “cité des jeunes”: un luogo dove i giovani potranno formarsi dal punto di vista morale e spirituale,
umano e professionale. Le possibilità sono tante, ma per ora
dobbiamo preoccuparci di terminare la costruzione. Vari anni
fa, infatti, era stata iniziata la costruzione di tre strutture, ma
poi per vari motivi nessuna è stata terminata.
Il pozzo, la doccia, il “cesso”…
Per prima cosa stiamo cercando di sistemarci, perché non
sono state previste le stanze per i missionari che devono vivere qui. I primi due confratelli che sono arrivati a fine novembre - padre Mario Sciamanna e fratel Lucio Gregato - si
sono accampati alla bell’e meglio. Quando sono arrivato io,
all’inizio di gennaio 2014, mi avevano già preparato almeno
il letto. Ora abbiamo anche alcune sedie e tavoli.
Abbiamo anche scavato un pozzo per non dover andare a
prendere l’acqua fuori casa. L’abbiamo trovata a cinque metri di profondità. Speriamo che ci sia acqua anche durante la
stagione secca.
Per i bisogni naturali, abbiamo scavato un buco fuori casa
e costruito uno sgabuzzino con fango e mattoni, in attesa di
poter fare dei lavori in casa. Insomma, pian piano ci sistemiamo: abbiamo un pannello solare; per la doccia abbiamo due
grandi secchi messi su un’impalcatura; per il resto, altri secchi
in casa. Abbiamo anche recintato con pali e bambù un pezzo
di terreno per fare un orticello e stiamo preparando qualche
scaffale per mettere le nostre cose.
Primi incontri con i giovani
Per quanto riguarda le attività con i giovani, per ora abbiamo completato il muro grezzo e sistemato il pavimento di una
sala con terra e sabbia. Il vero pavimento e l’intonaco li faremo più avanti, quando Dio vorrà. Questo ci ha permesso di
iniziare a fare qualche incontro con i giovani. In pochi giorni
si sono presentati più di settecento giovani e tutti i giorni ne
arrivano altri che vogliono iscriversi.
Con loro abbiamo già fatto alcuni incontri sulla salute, sui
loro diritti (con un bravo avvocato che avevo conosciuto ancora ragazzo quando ero a Kampene). Hanno partecipato molti giovani. Per coinvolgerli in questa impresa, abbiamo chiesto
loro di darci una mano gratuitamente nei lavori più semplici,
come quello di tagliare le erbacce e spianare il terreno.
Le attese dei nostri giovani sono tante. Ognuno pensa che il
centro potrà dargli quello che cerca.
Cosa potremo fare per loro?
Una delle prime cose che pensiamo di fare per questi
giovani è preparare alcune sale dove possano venire a studiare, soprattutto alla sera. Infatti, in molte case manca la
luce e molti non hanno la possibilità di un ambiente tranquillo per studiare. Ci vorranno tavoli e sedie, oltre a un
impianto luce. Vicino a noi passa la linea elettrica, ma non
siamo sicuri che funzioni con regolarità. Stiamo facendo
le pratiche per la connessione.
Quando ci sarà la corrente, in una sala potremmo mettere a disposizione alcuni computer e organizzare corsi di
informatica, oltre ai corsi per diventare
LE MAMME
muratori, falegnami o saldatori… Una
cosa molto utile sarebbe disporre di
un po’ di libri e riviste, in modo che
i giovani possano leggere qualcosa di
p. RINO BENZONI, sx
interessante. Ma non sappiamo come
In Congo c’è un’associazione molto diffusa. Si chiama “Wamama catoliques - Mamme
farli arrivare, dato che qui a Kindu non
cattoliche”. Si tratta di una specie di “donne di azione cattolica”, impegnate nell’apoc’è la posta.
stolato e nelle attività parrocchiali.
Vorremmo sistemare anche un camUna delegazione di queste donne ci ha fatto visita (vedi foto). Fa caldo e arrivano piutpetto di pallavolo e pallacanestro, in
tosto sudate. Molte hanno percorso un lungo tratto di strada per arrivare fino da noi,
modo che i giovani possano ritrovarsi a
alla periferia della città. Noi possiamo offrire solo un po’ d’acqua, nemmeno tanto fregiocare. Insomma, le idee sono tante: la
sca, che dimostrano di gradire. Non avendo ancora un posto definitivo per accoglierle,
realizzazione avverrà poco a poco, con
ci arrangiamo con alcune panche che abbiamo appena portato a casa.
il tempo e con le possibilità, ma sempre
Sono venute a farci visita perché siamo arrivati da poco, e in quanto mamme - ci dicocon il coinvolgimento dei giovani stessi.
no - sentono che anche noi rientriamo nel gruppo dei loro figli. Ci hanno portato alcuni
LA VISITA DELLE “WAMAMA” CATTOLICHE
regali molto graditi: tre polli, cipolle e scatole di conserva, due uova e un sacco di riso.
Dopo la preghiera, iniziano un canto ritmato e si presentano: “Wamama catoliques,
mikono mikononi, bega kwa bega…”; che vuol dire: “Le mamme cattoliche, mano nella mano, spalla contro spalla…”. Poi presentano le loro attività di sostegno alle parrocchie, di azione apostolica, di sostegno reciproco. Mi colpisce il fatto che sentono anche
il dovere di intervenire con buoni consigli, se vedono che il prete sbaglia…, come tutte
le mamme di famiglia per le persone care.
Mostriamo loro il nostro centro non ancora terminato e offriamo la disponibilità per
qualche incontro quando il centro funzionerà. La visita ci è parsa una benedizione di Dio
su questo nostro centro che inizia. Sono donne che lavorano sodo e soffrono per le proprie famiglie, in cui certamente non mancano i problemi, ma non per questo si sentono
escluse dal lavoro apostolico e da una vita intensa di preghiera. Il Signore le benedica!
Cosa ho fatto in questo tempo
Prima di tutto devo riprendere la
pratica della lingua swahili, anche se
con l’età la testa diventa… più dura.
Faccio anche il manovale, organizzando un piccolo gruppo di giovani per
sistemare il terreno e altri lavori più
urgenti. Devo dire che sto bene e il
clima, anche se caldo, è sopportabile.
Qualche bella sudata, quando si lavora, non fa male.
Un altro problema è il collegamento
internet: devo andare in città, in qualche internetpoint; ma non sempre funzionano. Se qualcuno vuole scriverci,
può spedire la lettera all’indirizzo del
Rwanda (p. Rino Benzoni - Missionnaires Xavériens - B.P. 185 Cyangugu,
Rwanda). Ma sappia che la riceveremo
solo quando qualcuno capiterà da queste parti…
■
IL PROGETTO
PER COSTRUIRE LA “CITTÀ DEI GIOVANI”
p. RINO BENZONI, sx
L
a “Cité des jeunes - Città dei giovani” è stata pensata
dal vescovo di Kindu, mons. Willy Ngumbi Nkengele,
al tempo della guerra civile, quando migliaia di giovani
si trovavano a Kindu e dintorni, attirati dall’unica possibilità di farsi una posizione nella vita, e cioè quella delle
armi. Il vescovo ha pensato, allora, che formare i giovani
a un lavoro sarebbe stata un’opportunità per strapparne
almeno alcuni alla violenza, e si è dato da fare per trovare
i finanziamenti.
La costruzione è stata iniziata cinque anni fa, ma è poi
rimasta incompiuta e soprattutto vuota. Con l’arrivo dei
saveriani, il progetto può riprendere, anche se nel frattempo la situazione è cambiata. Ora siamo circondati soprattutto da giovani studenti alla costante ricerca dei mezzi
per pagarsi la scuola e, soprattutto, bisognosi di una for-
Tanti giovani e tante difficoltà
Una cosa che impressiona è il numero dei giovani: circa il
60% della popolazione. Moltissimi vanno a scuola, nonostante
la scarsità di mezzi per studiare e il basso livello delle scuole. Ho chiesto ad alcuni giovani della scuola superiore dove
Padre Rino Benzoni fa il manovale con
si trovasse l’India; mi hanno detto che si trova in America.
un gruppo di giovani; nella foto, il taDel resto, gli unici strumenti per imparare sembrano esseglio di un albero per sistemare il cortile
re gli appunti che si tramandano da professore a studente,
imparando a memoria alcune definizioni (magari errate!).
Molte famiglie si sono trasferite nella città di Kindu dai
villaggi all’interno della foresta solo per poter far studiare
i figli, compiendo sacrifici enormi per il loro futuro. E tutto
è a pagamento, per cui vari interrompono la scuola o frequentano a spezzoni, perché non sono in grado di pagare.
4
2014 GIUGNO/LUGLIO
mazione più completa. I primi passi che stiamo muovendo
si volgono verso questa nuova realtà.
Di fronte alla massa dei giovani che ci circondano (nei
primi due mesi si sono già iscritti al centro oltre 700 giovani), quello che possiamo fare è una goccia nell’oceano.
Eppure, incontriamo giovani e adulti che sono stati formati dai saveriani nelle missioni vicine (a causa della guerra
tanta gente ha lasciato il proprio villaggio per rifugiarsi
in città, e anche dalle missioni di Kampene, Kalima e Kasongo…) e, grazie alla formazione ricevuta, hanno potuto
formarsi una famiglia e trovare un lavoro dignitoso.
Tutto questo ci dà coraggio ad andare avanti con serenità, facendo quello che possiamo e lasciando al Signore
di far fruttificare la nostra fatica e l’aiuto di tanti che ci
sostengono.
■
La strada che attraversa il centro dei giovani, a Kindu - foto archivio MS / R. Benzoni
I PIONIERI
L’EQUIPE DEL CENTRO GIOVANI
“È questa oggi, la missione più bella”
a cura di p. RINO BENZONI, sx
È
ora di presentare brevemente i tre “pionieri” che compongono l’équipe saverana per la nuova missione affidata loro: far funzionare la “Città dei giovani”.
in Africa. San Leopoldo Mandic, dal quale egli si confessava
regolarmente, gli aveva detto: “La tua vocazione è quella di
metter su famiglia: sarà un tuo figlio ad andare missionario”.
Il papà glielo ha rivelato alla vigilia della prima partenza per
l’Africa.
Dopo 14 anni in Burundi, espulso dal paese, è arrivato in
Congo. Tra Burundi e Congo, ha costruito centinaia di scuole
e di chiese, formando al lavoro decine di muratori che hanno
potuto continuare a guadagnarsi la vita. Ora è a Kindu, per
costruire la “Città dei giovani”. Per portare un po’ di materiale necessario a iniziare, ha fatto un viaggio di 11 giorni
sulle strade disastrate di questa regione, insieme a quattro fidi
muratori.
Nonostante le operazioni, la gamba sinistra gli fa ancora
male, ma lui dice: “Oggi il Signore mi chiama qui e finché mi
darà la forza, non c’è ragione per tirarsi indietro. Mi sono trovato bene in tutte le missioni, ma la missione più bella è quella
che devo compiere oggi!”. Senza l’esperienza di fr. Lucio e
dei suoi muratori, sarebbe difficile portare avanti i tanti lavori
per rendere operativo il centro dei giovani.
Sciamanna p. Mario: approdo in “periferia”
Ascolano di Polverina, 75 anni, padre Mario è il superiore e
coordinatore della “Cité des jeunes”. Riassume le tappe della
sua lunga vita missionaria.
“Sono in Congo da quarant’anni (meno otto). Ho cominciato a Mwenga, poi al centro catechistico di Kavimvira, nella
diocesi di Uvira. Dopo una pausa di otto anni in Spagna, ho
lavorato a Ngene e poi come direttore spirituale al seminario
della diocesi di Kasongo.
Dopo un periodo nella diocesi di Bukavu, nella casa di formazione per aspiranti saveriani a Panzi, sono tornato a Kasongo, nella grande missione di Kampene nella foresta del ManieBenzoni p. Rino: da generale a… soldato
ma. Poi ancora a Bukavu, nella missione di Cahi e, per concluPadre Rino, bergamasco di S. Lorenzo di Rovetta, è il più
dere, sette anni a Kinshasa come maestro dei novizi saveriani.
giovane dei tre saveriani a Kindu: appena 62 anni. Entrato
Ora sono approdato a Kindu, una bella finestra all’orizzonragazzo tra i saveriani ad Alzano (BG), ha compiuto tutti gli
te saveriano del primo annuncio: alstudi fino all’ordinazione sacerdola periferia del Congo, alla periferia P. Rino Benzoni, p. Mario Sciamanna e fratel Lucio Gregato... i tre
tale (nel 1977). Dopo aver lavorato
pionieri della nuova missione dei saveriani a Kindu, in Congo RD
della città di Kindu, sulla riva sini9 anni in Italia nella formazione di
stra del grande fiume Congo, che qui
altri giovani alla missione, a 36 anni
si chiama ancora Lualaba”.
è partito per il Congo, dove ha lavorato sette anni, in diocesi di Kasongo
e alla periferia di Kinshasa.
Gregato fratel Lucio:
Inviato al capitolo generale, è stala missione “muratore”
to eletto consigliere e sei anni dopo,
Fratel Lucio Gregato, 74 anni, è di
per due mandati, superiore generale
Cavasagra, paese della bassa Trevidell’istituto saveriano. Questa lunga
giana. All’età di 22 anni, lui e due
parentesi lo ha tenuto a Roma per
amici hanno sentito da un vescovo
ben 18 anni, durante i quali ha visidel Camerun che era al concilio, che
tato più volte tutte le missioni savela missione aveva bisogno anche di
riane sparse nel mondo.
muratori, infermieri, falegnami. EraLibero da questi impegni, gli è stato
no proprio i loro mestieri. L’anno
chiesto di unirsi ai due confratelli per
seguente, il muratore è entrato tra i
aprire la nuova missione saveriana a
saveriani; il falegname è entrato alla
Kindu. Dopo tanti anni di responsabiConsolata; l’infermiere si è consalità a servizio della congregazione, è
crato alla famiglia.
contento di essere ora alla periferia e
Fr. Lucio realizzava così il sogno
di tornare… “soldato semplice”. ■
di papà Zeffirino: andare missionario
TANTI SOGNI, TANTE IDEE
Pian piano faremo qualcosa di bello
p. RINO BENZONI, sx
T
ento di fare il punto della situazione, tenendo presenti le
esigenze e i bisogni per rendere operativo il centro per i
giovani che ci è stato affidato.
Il fatto grave è che i giovani di Kindu non hanno assolutamente niente. Il loro problema è come fare a mangiare qualcosa e soprattutto come fare a pagarsi la scuola. La scuola, infatti, è un grande affare e deve essere pagata. Per esempio, per
andare a un istituto universitario, tra una cosa e l’altra ci vogliono circa 900 dollari l’anno, che qui è una somma enorme,
oltre ai bisogni della vita ordinaria. Si calcola che a Kindu gli
studenti dopo le superiori siano circa cinquemila.
Cosa riusciremo a fare? Dio solo lo sa. È mio desiderio andare alcuni giorni alla settimana nella grande università, che si
trova 7 chilometri fuori città, con una strada piuttosto brutta, e
mettermi a disposizione per colloqui spirituali, ma sto aspettando che il vescovo mi procuri una moto per diminuire costi
e tempi di trasporto.
Le tante difficoltà della vita quotidiana
Mi sono accorto che la fedeltà agli impegni e alle attività è
una sfida molto grande per loro che hanno fame e non sono
abituati - come noi - ad avere tutto a disposizione all’ora giusta. In più c’è da tenere presente che la guerra di questi ultimi anni, con tutte le fughe da un posto all’altro e tutti i morti
che ha provocato, ha accentuato ancora di più la difficoltà a
programmare e a organizzarsi la giornata, accrescendo l’idea
che è già tanto vivere alla giornata, perché domani non sappiamo dove saremo.
Tutto ciò rende difficile organizzare le nostre attività. Ci vuole molta pazienza: si programma per un giorno a una certa ora,
e magari nessuno arriva o arriva in ritardo. Credo che per vedere il centro funzionare benino, ci vorranno molti mesi se non alcuni anni, molti tentativi e sforzi, tenendo in conto i fallimenti.
Per esempio, sto cercando di avere alcuni libri da mettere a
disposizione, anche se i giovani di qui non sono abituati a leggere, perché non hanno né libri né giornali. Non so quanti verranno a leggere, ma anche se fossero solo alcuni, sarebbe già
un successo. Stiamo anche lanciando un corso di inglese con un
giovane volontario e un corso per conoscere meglio la bibbia.
Abbiamo solo un paio di palloni!
Tentiamo di organizzare i giovani che vogliono giocare al
pallone. Molte squadre si sono organizzate per conto loro, ma
non hanno il pallone. Sapendo che noi abbiamo un paio di palloni, si sono fatti vivi, ma a questo ritmo quanto resisteranno
i nostri palloni? Qui a Kindu palloni di cuoio non se ne trovano. Comunque è un modo per attirarli e tenerli vicini. Abbiamo un terreno a cento metri dal centro, ma è scosceso e pieno
di montagnole di terra fatte dalle termiti. Se i giovani saranno interessati, vedremo di spianarlo, così avranno un campo
per giocare a calcio.
Abbiamo chiesto a un’organizzazione di finanziarci un
campo di pallavolo e basket e una batteria di spogliatoi e gabinetti. Non abbiamo ancora ricevuto risposta. Spero che sia
positiva, anche perché così daremmo lavoro a un certo numero di giovani che in questo modo potrebbero pagarsi gli studi.
La corale, l’oratorio, il grest…
Stiamo mettendo in piedi una corale, perché qui a Kindu
ogni piccola comunità cristiana ha una corale che permette ai
giovani di incontrarsi. La corale è una delle attività più comuni per i giovani, che stanno ore e ore a ripetere i canti per essere pronti e fare bella figura quando sono chiamati ad animare
la celebrazione della Messa. Qui le Messe durano più di due
ore, di cui più della metà con canti. Quindi possono sbizzarrirsi con canti conosciuti o inventati da loro. In questi giorni una
ventina di giovani della nostra corale sono venuti a lavorare,
avendo loro promesso il necessario per comperare i tamburi.
Dopo Pasqua, con l’aiuto di alcuni giovani, la domenica pomeriggio abbiamo iniziato una specie di oratorio per i ragazzi
delle elementari, che saranno i futuri giovani. Speriamo che
funzioni, perché da qui potrebbe venire anche una specie di
Grest per i mesi di vacanza… Vedremo.
Insomma, se da una parte le attività fanno fatica a decollare, dall’altra i progetti non mancano e con un po’ di pazienza
troveremo le strade per rendere questo centro luogo di accoglienza e formazione per i tanti giovani di Kindu.
Canta che ti passa… la fame resta
La domenica delle Palme, ho partecipato alla giornata mon-
Spostarsi sulle strade per
Kindu è davvero difficile;
serve pazienza e tanta fatica
diale della gioventù, celebrata a Kindu per tutte le parrocchie
della diocesi. Un’ora a piedi per andare al raduno; un’ora di
attesa; un’ora e mezza di processione; il vangelo della Passione cantato; quaranta minuti di predica del vescovo; un’ora e
mezza per le offerte (qui diventa un’occasione per tutti di un
grande ballo a gruppi!); più altri canti e balli vari.
In sintesi, sono uscito di casa alle 6 del mattino; alle 15 sono scappato perché avevo un altro incontro. Loro sono andati
avanti non so fino a che ora. Un evento faticoso, ma di festa.
Qui quando danzano, dimenticano tutto, anche la fame. Mi
auguro che per questi nostri giovani la festa li aiuti a crescere
anche nella loro fede, senza la quale è difficile illuminare la
vita di senso e ricevere la forza necessaria per camminare sereni in ogni occasione, gioiosa o triste.
Grazie a tutti coloro che ci aiutano. Il necessario per andare avanti non ci manca ed è bene andare avanti con calma, per
non dare alla gente l’impressione che noi missionari possiamo
fare tutto ed esimerli dal fare la loro parte. Accompagnateci in
questa nostra nuova missione con la vostra preghiera.
■
LA GIORNATA
COME PASSO IL TEMPO...
p. RINO BENZONI, sx
Stiamo terminando la sistemazione delle nostre stanze. Mancano corrente e acqua, e per un po’ andremo
avanti ancora con i secchi. La salute è buona, anche
perché fratel Lucio, che segue la cucina, non ci fa mancare un cibo vario e sufficiente. Lavoro senza troppa
fatica, nonostante faccia caldo (anche fino a 38 gradi).
La mattina, dopo le preghiere e la colazione, lavo la
mia biancheria. Facendolo tutti i giorni, diventa una
cosa veloce! Poi lavoro insieme ad alcuni giovani per
sistemare il terreno attorno al centro o in altri lavori
per rendere utilizzabili le strutture lasciate a metà. Lavoro con loro per fare più in fretta e bene.
Il pomeriggio, dopo un riposino, leggo un po’, studio la lingua
kiswahili e poi
riprendo a lavorare. A proposito della lingua, dopo 23
anni che non la
parlo, vedo che
pian piano torna fuori, ma mi
accorgo che 30
anni o 60 non
Docce improvvisate,
sono la stessa
eppure efficaci e necessarie
cosa…
La sera celebriamo la Messa e poi mi fermo a raccontare storie della bibbia ai bambini o a chiacchierare
con la gente. La giornata qui finisce presto, con l’arrivo del buio (verso le 6 e 45). Dopo la preghiera del vespro, facciamo cena e un po’ di chiacchiere tra noi missionari. Poi c’è tutto il tempo per leggere e pregare.
Andiamo a letto abbastanza in fretta: non abbiamo la
televisione e non ne sentiamo la mancanza. Tra l’altro
non abbiamo notizie della politica italiana né di quello che succede nel mondo. La radio che si capta qui riporta solo notizie locali.
Abbiamo recintato un pezzo di terreno dietro casa
per farne un orto, perché qui a Kindu tutto costa molto caro. Seguendo l’esempio, alcuni giovani stanno facendo il loro orto e alcune donne hanno chiesto di fare altrettanto.
PS - A proposito, sono stato molto contento della telefonata ricevuta durante “la cena del povero” nella
mia parrocchia San Lorenzo di Rovetta (BG), anche se
la connessione è saltata subito. Spero sia andata bene.
5
2014 GIUGNO/LUGLIO
IL M ON D O IN CA SA
SUD/NORD NOTIZIE
Vite in bilico...
Siria: “basta impunità”. Più
di 100 organizzazioni nel mondo hanno presentato un appello
all’Onu perché chieda alla Corte
penale internazionale di indagare sui crimini commessi nel corso del conflitto, che dopo tre anni ha mietuto oltre 100mila vite, con atrocità di ogni genere e
in totale impunità. L’incapacità
di individuare i responsabili di
queste violazioni ha alimentato
solo ulteriori atrocità da tutte le
parti”. Intanto, il 3 giugno sono
previste le elezioni presidenziali, con risultati scontati.
●
Siria / 2: esodo e liberazione. “C’è stato un nuovo esodo
di cristiani da Aleppo; le famiglie hanno aspettato la fine delle scuole e sono fuggite verso la
costa e il Libano”. Lo riferisce
l’arcivescovo armeno cattolico
di Aleppo, Boutros Marayati. In
città manca in alternanza l’acqua
o l’energia elettrica.
Intanto, Medici Senza Frontiere ha annunciato che i cinque
operatori rapiti il 2 gennaio in
Siria sono stati liberati. Questo
episodio aveva costretto MSF
a chiudere un ospedale e due
centri sanitari, privando d’assi-
●
Se la vita perde dignità
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
stenza la popolazione bisognosa
di cure.
● La Sierra Leone abolirà la
pena di morte. Franklyn Bai
Kargbo, ministro della Giustizia della Sierra Leone, di fronte al comitato delle Nazioni unite contro la tortura, ha annunciato che il governo sierraleonese
abolirà la pena di morte quanto
prima. Ha inoltre affermato che,
nonostante la recente guerra, in
Sierra Leone c’è un netto miglioramento nel rispetto dei diritti umani (Giorgio Biguzzi, sx).
● Centrafrica: crisi irreversibile. “La legge è nelle mani dei
gruppi armati illegali; la vita e
la dignità umana non hanno più
valore”. I vescovi della repubblica Centrafricana rivolgono un
drammatico appello alle potenze mondiali. I centrafricani fuggiti oltreconfine sono già più di
245mila, mentre diamanti e altre
risorse minerarie raggiungono i
mercati internazionali, alimentando il conflitto.
Il 9 maggio, a ovest di Bangui,
è stata assassinata la fotogiornalista francese Camille Lepage,
26 anni, da sempre interessata
alle “persone lasciate ai margini, dimenticate dai governi”. ■
Sud Sudan: accordo a metà. Ci sono già contrasti sull’applicazione dell’accordo di pace
firmato ad Addis Abeba. I “ribelli” puntano a ottenere il ritiro dei militari ugandesi dispiegati in Sud Sudan dopo l’inizio
del conflitto a dicembre, ma il
governo ritiene questa richiesta
“non necessaria”.
L’intesa prevede il cessate-ilfuoco, la nascita di un governo
di unità nazionale, la stesura
di una nuova Costituzione e lo
svolgimento di elezioni.
●
È infanzia?
● India:bambini nelle stazioni.
Oltre cinquanta bambini poveri dell’Uttar Pradesh, vittime di
droga e abusi, sono stati salvati
da un sacerdote indiano che raccoglie i minori in cerca di cibo
e riparo nei treni e nelle stazioni ferroviarie. Si tratta di padre
Abhi che, insieme a suor Manju, ha fondato l’organizzazione
“Dare” (Drug abuse resistance
● Europa: intolleranza verso i
cristiani. Nel 2013 l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha registrato 241 casi. I dati a disposizione, pur limitati, indicano che gli incidenti collegati
all’odio contro i cristiani in Europa sono in aumento. L’intolleranza si verifica per quanto riguarda le limitazioni all’obiezione di coscienza, alla libertà di parola, alle politiche discriminatorie, alla limitazione dei diritti dei
genitori in materia di educazione
sessuale, alla libertà di riunione.
● India: fermare gli estremisti.
Il leader del partito nazionalista
“Bharatiya Janata Party”, Narendra Modi, vincitore delle elezioni, ha esortato all’unità tutta
la popolazione indiana. I cristiani del “Global Council of Indian
Chrsitians” (GCIC), organizzazione che include fedeli di diverse confessioni, osservano che
questo sarà possibile se l’esecutivo limiterà l’azione violenta dei
gruppi estremisti hindu. I vescovi indiani, nonostante i frequenti attacchi contro i cristiani in varie regioni, continueranno a contribuire al bene comune della nazione, sostenendo il rispetto del
pluralismo e i diritti.
● Il documento del Cimi al pa-
pa. Il presidente del Consiglio
indigenista missionario (CIMI),
mons. Erwin Kräutler, ha consegnato nelle mani di papa Francesco un documento sulle violazioni dei diritti degli indigeni in Bra-
6
education). Centinaia di bambini vivono nelle stazioni ferroviarie della città di Varanasi, dove
circolano 200 treni al giorno con
migliaia di passeggeri. Raccolgono plastica per venderla a 40
rupie al chilo (50 cent. di euro).
● Nepal: bambini schiavi nei
circhi. Un tipo di schiavitù minorile, poco considerata, è quella presente in Paesi come India
e Nepal, dove centinaia di bam-
sile. “Gruppi politici ed economici legati all’industria agroalimentare, mineraria e delle costruzioni, con il sostegno e la partecipazione del governo brasiliano, tentano di revocare i diritti territoriali dei popoli indigeni, costringendoli a vivere in un’area ristretta,
inadeguata alle loro esigenze”.
Mons. Kräutler è stato chiamato da papa Francesco a collaborare per la sua prossima enciclica su
■
poveri e creato.
Sempre da ricordare
● Mons. Romero beato? Il vescovo ausiliare di San Salvador,
mons. Chavez, ha affermato:
“Nel 2017 ricorrono 100 anni dalla nascita di mons. Romero, siamo fiduciosi che prima di tale data lo avremo sugli altari”. Intanto, quattro vescovi salvadoregni
hanno incontrato papa Francesco, a cui hanno consegnato una
lettera firmata da tutti i vescovi di
El Salvador riguardante la beatificazione di mons. Romero.
Il processo di beatificazione, aperto in
Vaticano nel 1994, è stato riavviato nel 2013 da papa Francesco.
● Mons. Balduino: vescovo dei
“semterra”. È morto a 91 anni
Dom Tomas Balduino (nella foto), fondatore della Commissione pastorale della terra, vescovo degli indio e dei senza terra
brasiliani. Il poeta Pedro Tierra
di lui ha detto: “Ha innalzato la
sua voce nel vasto coro degli oppressi, per stimolare la luce, per
insegnare l’alba. Tomás è parola. La parola che bagna come
balsamo, che fustiga, incendia,
Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.it per leggere tutte le notizie,
le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali
e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
bini sono sfruttati nelle attività circensi, in spettacoli di varietà, acrobazie e contorsionismi.
Spesso si tratta di minori nepalesi, rapiti dai villaggi ai
piedi dell’Himalaya, dove le famiglie hanno molte difficoltà a
mantenere i propri figli. I piccoli trascorrono tutto il tempo nel
circo senza poter uscire, subendo abusi di ogni genere. La piaga del lavoro minorile nei Paesi
asiatici è sempre grave.
■
MESSAGGIO DALLE CHIESE
MIGRANTI, TRAFFICANTI ED EUROPA
MISSIONI NOTIZIE
Timori e speranze
Liberate le studentesse in Nigeria, liberate p. Dall’Oglio in Siria,
liberate i sacerdoti fidei donum di Vicenza rapiti in Camerun!
Anche i saveriani si uniscono agli appelli del mondo.
don MUSSIE ZERAI YOSIEF
Pubblichiamo l’analisi di don Mussie Zerai Yosief, presidente dell’agenzia Habeshia per la cooperazione e lo sviluppo in Libia.
che perdona ma indica sempre il
cammino della giustizia”.
Messico: seminarista ucciso. Samuel Gustavo Gómez Veleta, alunno del seminario arcivescovile di Chihuahua, è stato
trovato morto dopo essere stato
rapito il giorno prima. Si trovava
ad Aldama, nella comunità in cui
prestava il servizio missionario
per la Pasqua. Ai funerali del seminarista, l’arcivescovo ha lanciato un appello: “A tutti i cattolici di Chihuahua chiedo di collaborare per mettere fine a questo cancro della violenza e al disprezzo per la vita”.
●
Canada: ucciso sacerdote.
Padre Gilbert Dasna, viceparroco della cattedrale di St.Paul in
Alberta, è rimasto vittima innocente di uno scontro a fuoco tra
un malvivente e la polizia. Padre
Gilbert, 32 anni, è ricordato come un sacerdote buono e generoso, che irradiava gioia e pace.
Era arrivato in Canada dal Camerun nel 2011.
■
●
Ci sono almeno due fattori che spiegano l’aumento del numero di
persone che cercano di attraversare il Mediterraneo con i barconi dei
trafficanti. In primo luogo, in Sudan le autorità stanno facendo retate
di stranieri in posizione irregolare. Si tratta di cittadini etiopi ed eritrei,
che vengono rinviati nei loro Paesi, dove sono soggetti a persecuzioni.
L’insicurezza nella quale vivono queste persone diventa quindi una spinta per raggiungere l’Europa.
Ogni giorno vengono rapite delle persone al confine tra Sudan, Libia ed Egitto, un vero triangolo maledetto. I sequestratori in un primo
momento si mettono in contatto con i familiari dei rapiti per chiedere
un riscatto. Se la famiglia non può pagare, gli ostaggi vengono venduti
ad altri trafficanti che li trasportano in Egitto, dove sono usati come
schiavi nell’agricoltura e nelle costruzioni. Altri sono coinvolti a forza
nei traffici di armi e di droga, altri ancora diventano vittime del traffico
di organi.
Lo stesso accade in Libia….
Il controllo alle frontiere libiche esiste ma si è trasformato in un business, e questo fin dai tempi di Gheddafi, che da un lato chiedeva aiuto
all’Europa per potenziare i controlli frontalieri, e dall’altro faceva affari
con i trafficanti. Lo stesso accade oggi...
La responsabilità di questa tragedia è in parte anche europea, perché
le ambasciate di tante nazioni tra cui l’Italia hanno bloccato il rilascio
dei visti di migliaia di donne e bambini, in attesa di ricongiungersi con i
loro parenti. La disperazione di queste persone le sta spingendo a tentare la via libica per raggiungere clandestinamente l’Italia. Chiudendo
gli accessi legali, si spingono queste persone nelle mani dei trafficanti.
cina chilometri, con l’obiettivo
di partecipare alle Olimpiadi del
2020 in Giappone. Un piccolo
esercito a due ruote, che sfida i
pregiudizi locali. “Queste donne
sono salite su una bici perché è
divertente, non per scatenare una
rivolta”, spiega Shannon Galpin,
che si è aggiudicata il titolo di
National Geographic Adventurer
2013 per il suo lavoro umanitario. “La bici è servita a rompere il ghiaccio e incontrare persone alle quali non avrei mai potu-
to rivolgere parola, e tutto è nato
così”, racconta Shannon.
Mariam, Nazifa, Massouma,
Sadaf, Farzana e le altre compagne di squadra non scendono in
strada per manifestare. Vogliono provare un senso di libertà,
migliorare la propria salute, diventare forti, e magari un giorno mostrare al mondo un volto
diverso del proprio Paese, con la
bandiera afgana a sventolare durante una competizione internazionale (Paola Richard).
■
Una storia speciale
● Afghanistan: rivoluzione a
pedali. Uno degli sport più diffusi al mondo ha dato il via a
una vera e propria rivoluzione a
pedali. Oggi la prima squadra di
ciclismo femminile afgana maLe atlete della squadra afghana di ciclismo,
simbolo di libertà e con un sogno olimpico
2014 GIUGNO/LUGLIO
D IA L OG O E SOLID A RIETÀ
I MISSIONARI SCRIVONO
LETTERE AL DIRETTORE
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
LA VOSTRA DICHIARAZIONE 5 X 1000
Cari lettori amici,
siamo in forte ritardo, e ce ne scusiamo. Tanti di voi hanno certamente già presentato la dichiarazione dei redditi, perciò siamo… fuori
tempo massimo.
Coloro che, come noi, sono in ritardo, possono ancora scegliere per
la destinazione del loro 5 x 1000 alla nostra
“Associazione Missionari Saveriani Onlus”
con il codice fiscale n. 92166010345.
La nostra Onlus contribuisce a realizzare alcuni “piccoli progetti” a
beneficio della gente tra cui lavorano i missionari: c’è quindi la massima garanzia che i fondi arrivino a destinazione e siano bene impiegati.
Nella vostra dichiarazione dei redditi firmate il 5 x 1000 a sostegno
dei missionari saveriani e dei loro progetti; la scelta può essere espressa anche sul CUD, consegnandolo gratuitamente a un CAF o Ufficio
postale. Basta inserire il codice fiscale n. 92166010345 nel riquadro
riservato al sostegno del volontariato.
E… passate parola a parenti e amici che possono essere
interessati. Grazie da parte dei vostri missionari.
p. Marcello, sx
IL BILANCIO
C.S.A.M R.e.a. 33471 Albo cooperativa A
100377 Bilancio d’esercizio al 31.12.2013
in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C.
Stato Patrimoniale
ATTIVO
B) IMMOBILIZZAZIONI:
I. immobilizzazioni immateriali
meno fondi di ammortamento
II. immobilizzazioni materiali
meno fondi di ammortamento
immobilizzaz. materiali nette
III. immobilizzazioni finanziarie
TOTALE B)
31.12.2013
31.12.2012
33.167
33.167
705.583
667.741
37.843
5.165
33.167
33.167
677.418
659.713
17.704
5.165
43.007
22.869
C) ATTIVO CIRCOLANTE:
I. rimanenze
II. crediti
IV. disponibilità liquide
225.639
366.771
84.387
203.042
439.477
128.200
TOTALE C)
676.797
770.720
D) RATEI E RISCONTI ATTIVI
TOTALE
PATRIMONIALE ATTIVO
0
719.805
450
794.039
31.12.2013
31.12.2012
408.972
166.327
-261.416
216.325
160.000
-191.421
TOTALE A)
313.883
184.904
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI
C) TFR LAVORO SUBORDINATO
D) DEBITI
di cui esigibili oltre l'esercizio successivo
E) RATEI E RISCONTI PASSIVI
27.000
167.542
200.999
0
10.382
31.585
161.529
405.891
224.018
10.130
PASSIVO
A) PATRIMONIO NETTO:
I. capitale sociale
VII. altre riserve
IX: utile (perdita) dell'esercizio
TOTALE
PATRIMONIALE PASSIVO
Conto Economico
719.805
794.039
31.12.2013
31.12.2012
A) VALORE DELLA PRODUZIONE:
1. RICAVI VENDITE PRESTAZIONI
5. ALTRI RICAVI E PROVENTI
807.788
87.405
977.177
125.822
TOTALE A)
895.193
1.102.999
B) COSTI DELLA PRODUZIONE:
6. MATERIE PRIME, CONSUMO, MERCI
216.626
7. PER SERVIZI
588.303
8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI
15.903
9. PER IL PERSONALE
341.962
9a) stipendi
258.545
9b) oneri sociali
65.753
9c) trattamento di fine rapporto
17.663
9e) altri costi
0
10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI
8.028
10b) ammortam. immobilizz. materiali
8.028
10d) svalutaz. crediti e disp. liquide
2.275
11. VAR.. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI -22.597
14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE
4.094
98.432
577.056
17.541
334.734
251.030
51.892
18.880
12.934
8.658
8.658
0
221.190
34.363
TOTALE B)
DIFFER TRA VALORE E COSTI PRODUZ (A-B)
C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI:
16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI
16d) proventi finanz. diversi dai precedenti
17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZ.
TOTALE C) (15+16-17)
RISULTATO PRIMA IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E)
22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL'ESERCIZIO
23. UTILE (PERDITA) DELL'ESERCIZIO
1.154.594
1.291.975
-259.401
-188.976
231
231
2.246
295
295
2.031
-2.015
-1.736
-261.416
0
-261.416
-190.712
709
-191.421
Arriva il “notiziario” dei popoli indio del Brasile
Ho iniziato a far circolare i primi numeri di “O
mundo”, un bollettino di informazioni sulla situazione dei popoli indio del Brasile, per conto del Cimi, il Consiglio indigenista missionario del Brasile.
Secondo la nostra intenzione, i bollettini dovrebbero
uscire ogni settimana, ma molto dipende da quello
che succede e dalle informazioni che riteniamo importanti comunicare al nostro pubblico, per sensibilizzarlo su “il mondo che ci circonda”.
Le informazioni che cerchiamo di diffondere - sia
in negativo (come denuncia) sia in positivo (come
segni dei tempi) - pensiamo debbano interessare anche il resto del mondo, perché solidarietà e giustizia
sono valori universali che solo “insieme” possono essere salvaguardati.
Per ora le notizie sono in maggior parte di “denuncia”, ma speriamo di avere
anche notizie buone da dare. Da alcune Padre Pelizzari benedice donne e bambine a Boa Vista, in Brasile
settimane mi trovo nel parco nazionale
dell’Iguaçu (quello delle famose cascate). Due famiglie di indio sono entrate lì nel settembre
scorso e adesso il giudice ha deciso la loro ritirata. Abbiamo paura che la polizia vada lì e li
tiri fuori a manganellate. Perciò faccio il possibile per stare con loro. Ricordateci nella
preghiera. Grazie. p. Diego Pelizzari, sx - Laranjeiras, Brasile
Chi desidera ricevere “O mundo” (solo per posta elettronica) può rivolgersi a p. Diego ([email protected]) o può chiederlo a noi ([email protected]).
Una bellissima esperienza con i giovani di Goma
Ho vissuto una bellissima esperienza: cinque giorni con i giovani della diocesi di Goma. Giornate intense e piene di incontri e scambi sul tema proposto da papa Francesco: “Beati i poveri in spirito, il regno
dei cieli loro appartiene”. Siamo stati a Rutchuru, a circa 60 chilometri da Goma, nelle zone dove l’anno
scorso c’è stata la guerra. È stata una scoperta per me: andare all’interno della regione del Nord-Kivu,
vedere questo splendido paesaggio che costeggia il parco nazionale Virunga, dove ci sono pure i “gorilla”, e la
splendida vegetazione, con un’estesa infinita di campi
coltivati e i prodotti che “fanno vivere” l’intera città di
Goma e non solo!
Dalla missione S. Francesco Saverio con 65 giovani
siamo tutti saliti su un Fuso-camion. Roba da matti!. In
Italia ci avrebbero arrestati, ma qui è vita normale! Cantando e pregando, ci siamo incontrati con i 2.500 giovani
di tutta la diocesi, accolti nelle famiglie come veri fratelli
e sorelle. Commovente vedere la gioia e la fraternità di
questa gente che ha vissuto nei mesi scorsi le atrocità
della guerra! Abbiamo portato la nostra “compassione e
solidarietà” alla gente di Rutchuru.
Alla Messa delle Palme (vedi foto), eravamo - dicono - circa 8.000 giovani: una fiumana di gente gioiosa,
che pregava, cantava e si impegnava per un futuro migliore. Davvero, un’esperienza molto forte!
Al ritorno, sempre sul “Fuso”, ci siamo presi una bella lavata ma, come si dice da queste parti, “anche la
pioggia è benedizione”. Fortunati noi, perché la sera prima un pulmino era stato “svaligiato” da
gente armata. Meglio incontrare la pioggia… Un ricordo affettuoso nella preghiera!
p. Roby Salvadori, sx - Goma, RD Congo
SOLIDARIETÀ
KINDU: TAVOLI E PANCHE PER I GIOVANI
Con p. Sciamanna e fr. Gregato siamo nella “Città dei
giovani”, la nostra nuova missione nella repubblica democratica del Congo, tutta da sistemare (si vedano le pagine 4 e 5 per i dettagli). Abbiamo bisogno di tante cose,
tutte urgenti, ma vogliamo chiedere un aiuto per attrezzare due sale per lo studio e la lettura per gli studenti,
che spesso non sanno dove andare a studiare e a casa loro non hanno le condizioni minime per poterlo fare. Ci
sono già le sale che possono essere rese operative e stiamo facendo le pratiche per avere la corrente elettrica.
Si tratta perciò di procurare tavoli e panche da fabbricare sul posto. Il problema è che qui a Kindu tutto costa molto caro: 30 euro per un tavolo e 15 euro per una
panca, per un totale di almeno 20 tavoli e 20 panche per
sala. Da aggiungere anche le porte in ferro, alcuni scaffali, le luci e un impianto di proiezione per trasmettere
notizie e idee.
Il preventivo si aggira attorno a 15.000 euro, e ringraziamo subito gli amici e le amiche per la loro generosa
solidarietà, a beneficio dei nostri giovani di Kindu.
p. Rino Benzoni, sx
PICCOLI PROGETTI
5/2014 - KINDU
Tavoli e panche per i giovani
La nuova missione affidata ai saveriani nella città di Kindu (RD Congo) si chiama “Città dei giovani”. Ci sono i muri delle sale, ma
mancano tavoli e sedie, porte e finestre, scaffali e luci per dare la possibilità ai giovani di
studiare, per un totale di almeno 15mila euro.
• Responsabili del progetto sono i saveriani p. Benzoni, p. Sciamanna, fr. Gregato.
4/2014 - BURUNDI
Una casa per i cerebrolesi
A Bujumbura i saveriani desiderano costruire una casa e un centro che ospiti i bambini
cerebrolesi del Burundi, di cui si prendono cura le donne consacrate “Eredi della Croce”. Si
chiede un aiuto fino al massimo di 20.000 euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano
p. Modesto Todeschi.
Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso
C/c.p., oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a:
“Associazione Missionari Saveriani Onlus”
Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA
C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345)
IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281
È bene inviare copia dell’avvenuto bonifico
via fax al n. 0521 960645 oppure a [email protected] - indicando nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale).
2014 GIUGNO/LUGLIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.)
Vent’anni di missione in Colombia
“Quanti ricordi, per ringraziare Dio e la gente”
S
ono già passati quattro anni dal mio ritorno in Colombia (era il 1° maggio 2010)
che, sommati ai sedici del primo
periodo (1987-2003), fanno in
totale vent’anni. Come passa in
fretta il tempo! Pensando al passato, mi vengono in mente tanti
ricordi, come i viaggi in Land
Rover per visitare i villaggi a
Buenaventura nella foresta colombiana, condividendo il cammino di fede in mezzo a tanta
povertà e abbandono.
La serenità della gente
Di quella prima tappa della mia esperienza missionaria,
rimarrà incancellabile l’accoglienza della gente, fatta di gesti
semplici ma sinceri. Tutto questo mi faceva riflettere: “Come
possono essere felici in mezzo a
tanta miseria?”.
Ma con il passare del tempo,
ho capito che loro erano la personificazione della beatitudine
evangelica “beati i poveri di
spirito”. Non possedevano quasi
niente, ma erano contenti del poco che potevano avere. Così mi
facevano riflettere sulla nostra
vita: noi abbiamo tante cose, o
aspiriamo ad averle, ma spesso
siamo insoddisfatti!
Ricordo anche i “venerdì santi”, con le vie crucis in mezzo
alla foresta e con l’immancabile
acquazzone, che però non fermava né il cammino né la preghiera della gente.
Difficoltà e consolazioni
Altri ricordi sono quelli degli
anni trascorsi nella periferia povera di Cali, in mezzo al fango marrone e appiccicaticcio dei giorni
di pioggia o ai polveroni dei mesi
estivi. Anche a Cali il Buon Dio
mi ha regalato tanti momenti di
grazia. Non sono mancate difficoltà, momenti duri e di sconforto di fronte a tanta miseria e violenza. Però la gente mi è stata di
consolazione e incoraggiamento.
Ricordo le visite ai malati e
agli anziani, spesso abbandonati
da tutti in catapecchie fatiscenti, che si illuminavano in volto
quando ci vedevano. Questo ci
faceva sopportare con gioia il
calore asfissiante e “il cattivo
odore” di quelle abitazioni piene
di sporcizia.
Ricordo gli incontri di studio della bibbia, le catechesi ai
bambini e ai ragazzi, gli sforzi
per ottenere aiuti per costruire
una scuola parrocchiale. Ci sono
stati anche momenti traumatici,
causati dal clima di violenza di
quel periodo, come il dover celebrare i funerali di giovani uccisi
in scontri tra bande rivali o consolare madri affrante dal dolore
per la morte dei loro figli. Spesso non sapevo cosa dire, ma solo
il fatto di stare con loro faceva
nascere nei nostri confronti una
profonda e inattesa riconoscenza.
Una comunità vivace
Mentre ero immerso nei ricordi, una signora della Caritas
parrocchiale mi ha chiesto se
potevo confessarla. Dopo averlo
fatto, guardando le persone che
stavano in silenzio, riflettendo
sui punti della meditazione che
prima avevo loro dettato, mi sono detto: “Come sono fortunato
ad avere nella mia parrocchia
tanta gente così generosa e di-
Grazie, caro monsignore!
Sacerdote da 50 anni, parroco da 25
L
a parrocchia di Alzano
Maggiore si stringe attorno al suo parroco, mons. Alberto Facchinetti, per la celebrazione di due date importanti: il suo
giubileo sacerdotale e 25 anni
come “pastore”. Due motivi per
ringraziare il Signore.
I missionari saveriani si sentono particolarmente coinvolti in queste celebrazioni perché,
da quando è arrivato don Alberto
- era il 1989 - è nata una particolare sintonia e collaborazione tra
saveriani e parrocchiani.
8
Come in una raggiera
La parrocchia di Alzano Maggiore si presenta come una raggiera: al centro la Basilica, attorno le varie chiese: San Pietro,
quella del quartiere Agri, quella
dell’ospedale e quella dell’oratorio. In questa raggiera rientrano anche tre comunità religiose:
le suore di clausura della Visitazione, le suore di San Giuseppe
con la loro apprezzata scuola, e
i missionari saveriani con il loro istituto.
I saveriani attualmente presenti si sentono rappresentanti di
tutti coloro che sono passati per
la comunità in questi ultimi 25
anni. Quasi tutti sono nelle va-
rie missioni del mondo; qualcuno il Signore lo ha già chiamato
a sé per consegnargli il premio
del servo fedele. Gli ultimi sono
stati p. Antonio Benetti, p. Mario
Giavarini e p. Giuseppe Zanchi,
originario di Ranica.
Una proficua collaborazione
Tutti i saveriani, durante la
loro permanenza ad Alzano, si
sono prestati per una quotidiana collaborazione nelle celebrazioni dell’Eucarestia nelle varie
chiese, per le confessioni, per
l’animazione del gruppo mis-
Mons. Alberto Facchinetti, sacerdote da 50
anni, è parroco di Alzano Maggiore dal 1989;
in 25 anni la collaborazione con i saveriani è
diventata davvero costante
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
Padre Leonardo Raffaini alla processione
con il Cristo risorto il giorno di Pasqua,
nella parrocchia di Bogotá
sponibile nell’offrire i propri talenti per costruire il suo regno!”.
Qui a Bogotá non ci sono le
situazioni critiche che ho vissuto a Buenaventura e Cali. Però,
avendo una parrocchia di 20mila
abitanti, senza di loro potrei fare
poco. È solo con l’aiuto dei vari
gruppi parrocchiali che si può
costruire una comunità viva e
dinamica.
Non nascondo che coordinare
tutto questo lavoro non è facile:
spesso bisogna prendere decisioni non condivise da tutti e le
critiche non mancano… L’importante è continuare il nostro
cammino di crescita nella fede,
aiutandoci, perdonandoci e soprattutto chiedendo ogni giorno
al Signore il suo aiuto.
35 anni di sacerdozio
Mi sono ricordato anche che
35 anni fa, nel 1979, sono stato ordinato sacerdote. Per il
mio paese - Cologno al Serio fu un anno speciale. Proprio in
quell’anno la comunità parrocchiale accolse ben cinque sacerdoti novelli; insieme a me c’erano p. Gianni Carlessi (dehoniano), mons. Tino Scotti, mons.
Davide Pelucchi (diocesani) e
don Gian Piero Belometti.
Ringrazio il Signore anche per
questi 35 anni di vita sacerdotale. Continuiamo a pregare con
fervore per le vocazioni sacer■
dotali e missionarie.
SAVERIANI DI ALZANO
sionario parrocchiale e per varie iniziative, compresa la scuola Paolo VI, fiorite e maturate in
questi 25 anni.
La nostra riconoscenza e la nostra stima per mons. Alberto saranno costanti, per i buoni rapporti che ha sempre mantenuto
con noi. Anche quando la comunità saveriana ha cambiato sede
ed è passata da via Adobati a via
Ponchielli, non sono cambiate
l’intensità della collaborazione,
la trasparenza dell’intesa e la fraternità che l’hanno caratterizzata.
Le tre “sacrestie” restaurate
Tra le varie opere realizzate in
questi 25 anni da mons. Alberto,
ha un particolare valore la riesumazione delle tre “sacrestie” della scuola Fantoni. Avevano gran
bisogno di restauro e mons. Alberto ha reperito i fondi necessari. Quando sono venuti a vederle i vescovi della regione Toscana, accompagnati dal cardinale
Piovanelli, al termine della visita hanno detto: “Noi in Toscana
non abbiamo nulla di simile!”.
Anche la cura delle opere d’arte, che raccontano la fede di chi ci ha preceduto, fa parte dell’impegno pastorale di una
comunità. Il bene fatto in questi
anni sia fonte di benedizione per
■
il pastore e per il gregge.
CAMERUN, MISSIONE GIOVANI
p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx
Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i
giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento
di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi.
Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro
figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche.
Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole,
tra cui tre a livello superiore.
Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di
aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane.
Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma
procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le
scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe.
Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi
missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni
concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire
anche altre proposte per
una crescita più profonda e spirituale.
P. Benigno Franceschetti di Gorle
si sta adoperando per migliorare
le infrastrutture destinate ai
giovani studenti camerunesi
2014 GIUGNO/LUGLIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2)
L’ultimo atto colorato della mostra
Studenti premiati per i lavori... indonesiani
T
recento ragazzi e adulti
presenti nella chiesa di
San Cristo, undici attestati e premi attribuiti alle classi, 18 teglie
grandi di pizza. Queste tre cifre
riassumono in modo sintetico la
movimentata e gioiosa cerimonia di premiazione degli elaborati, inviati dalle scolaresche che
hanno visitato la mostra “Indonesia”, allestita presso i saveriani di Brescia, da novembre 2013
a febbraio 2014.
Tecniche sempre migliori
È sempre molto entusiasmante concludere con questa festa
il lungo periodo di servizio dei
missionari e dei volontari prestato alle mostre annuali. È un momento pieno di allegria, di voci,
di applausi e… profumo di pizze
calde distribuite a tutti alla fine
della cerimonia.
Gli studenti hanno creato lavo-
ri spontanei, con tecniche artistiche sempre più rifinite e specializzate. Sono state esposte attraenti composizioni eseguite con
la tecnica del “quilling”, plastici
su piattaforme rettangolari, libri
profumati di spezie e accattivanti
pagine in pop-up.
Un’idea originale e poetica
I premi consistevano in buoni-libro offerti dalla “Libreria
dei Popoli” e in una somma di
denaro che l’ambasciatore indonesiano presso la Santa Sede ha
inviato personalmente.
Fra tutti, si è distinto un lavoro dei bambini della scuola
dell’infanzia “San Filippo Neri”
del Villaggio Sereno: consiste in
un nido in cui trovano rifugio gli
uccelli del paradiso, realizzati
con gli involucri dei semi della
“proboscidea louisianica”, raccolti nell’orto del nonno di un
GRAZIA DE GIULI
piccolo allievo. Un’idea davvero
originale e poetica!
Volontariato con anziani
Un’altra novità inaugurata
quest’anno, e che speriamo abbia
un seguito, è stata la presenza insieme ai ragazzi di alcuni anziani
dell’istituto “Lucini - Cantù” di
Rovato. Questi ultimi sono stati
protagonisti di un importante lavoro di coinvolgimento da parte
degli studenti della 3ª F dell’istituto comprensivo “Don Milani”
di Rovato, guidati dalla prof.ssa
Maria Giuseppina Vermi.
Hanno attivato un’opera di volontariato all’interno della casa
di riposo, portando il loro entusiasmo giovanile e trasmettendo
agli ospiti le competenze acquisite nei laboratori e nella mostra.
Così sono diventati a loro volta
insegnanti e interpreti. I risultati
sono stati quadretti eseguiti dagli
anziani e una rappresentazione
interpretata dagli studenti. Il tutto è stato poi da loro documentato in un libro con belle fotografie
e argute didascalie.
Alle 11 e 30 la festa è terminata: gli ospiti si sono incamminati verso l’uscita e il silenzio è
tornato nel chiostro inondato di
sole.
■
Il nido degli uccelli
del paradiso,
uno dei lavori più
originali presentati alla premiazione, che ha chiuso
la mostra
sull’Indonesia
(foto Mattei).
Una carrellata dei lavori realizzati con diverse tecniche
dalle scuole e premiati dai saveriani
e dai volontari della mostra sull’Indonesia.
Caro missionario... sei il massimo
Lettere che fanno sempre bene al cuore
I
l titolo non me l’ha ispirato un momento di follia
narcisistica. L’ho semplicemente
letto in una letterina che faceva
seguito a un questionario distribuito ai ragazzi delle elementari,
dopo l’incontro che avevo con
loro nelle scuole e nelle parrocchie friulane. Eravamo all’inizio
degli anni ottanta. Si trattava di
poche domande e di uno spazio
per una letterina che mi avrebbero restituito.
Stavo riordinando la mia vecchia corrispondenza, con la curiosità di vedere se le ragioni che
mi avevano spinto a conservare
quelle carte avevano ancora senso. Tra la corrispondenza varia,
ha fatto capolino questa letterina la cui forma mi era familiare.
La conoscevo bene, avendone
ricevute a centinaia. Ero curioso
di leggerla per capire se ciò che
8
mi aveva colpito allora avrebbe
avuto senso anche oggi. Quella
bimba di quinta elementare nel
2014 dovrebbe essere ora una
donna di circa quarant’anni.
Chissà se scriverebbe le stesse
cose. Incuriositi? Lo spero. Veniamo, ora, a quella… letterina.
“Credo negli uomini
pieni d’amore”
“Caro missionario, dedico
questa mia letterina proprio a te,
perché tu sei il massimo. Credo
negli uomini grandi, pieni d’amore verso il prossimo, bisognoso di tanto aiuto. Il mondo ha bisogno di uomini che non si possano né vendere né comprare, e
sono certa che questi si possano
trovare nella vostra missione,
dove possono dare agli altri,
senza niente in cambio.
Frequento la quinta elementa-
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
re; non sono ancora grande, ma
neanche tanto piccola per non
capire quello che tu fai: ti ammiro, quando penso a te, ti vedo
in mezzo a tante malattie e tanta povertà, vedo gli occhi di un
bimbo infelice che si rischiarano
e sorridono guardandoti.
Ti saluto affettuosamente e ti
auguro buon lavoro e tanta forza. Baciami in particolare un
bambino piccolo e negro (quando andrai in Africa, naturalmente)”. Lisa
Il bene seminato
non ha tempo
Sorpresi? Penso proprio che
lo siate, come lo sono stato io
rileggendo queste poche righe.
Pensieri? Tanti! Gli stessi, forse,
che girano per la vostra mente.
Ciò che mi ha stupito è stato rendermi conto, con gioia, che ieri
come oggi esistono donne e uomini capaci di mettere nel cuore di persone giovanissime una
sensibilità e un’attenzione all’altro, tali da permettere di cogliere
il bene e le difficoltà della vita
degli altri e di farsene carico.
Penso ai genitori di Lisa, alla maestra che ci invitava nella classe a parlare della nostra
esperienza missionaria, al parroco e al cappellano, ai catechisti e
a tutti coloro che avevano seminato bene in quel cuore. Dimenticavo: anche allora si diceva che
i ragazzi non erano più quelli di
■
una volta!
L’istituto “Don Milani” di Rovato ha coinvolto nella realizzazione degli elaborati gli ospiti della casa di riposo “Lucini-Cantù”.
UN’ ESTATE CON PAPA FRANCESCO
a cura di DIEGO PIOVANI
I saveriani di Brescia hanno ospitato martedì 6 maggio la presentazione del libro “Il progetto di Francesco. Dove vuole portare la chiesa” (Emi, € 10,90). Era presente l’autore Paolo Rodari, vaticanista de
“La Repubblica”, che ha dialogato con p. Rosino Gibellini, direttore
letterario dell’editrice Queriniana, e p. Mario Menin, direttore della
rivista “Missione Oggi”.
Il volume è un’intervista - dialogo che Rodari ha intrapreso con l’arcivescovo Viktor Fernandez, rettore dell’università Cattolica di Buenos Aires e stretto collaboratore del cardinale Bergoglio. “Volevo conoscere quel papa che al lustro della veste pontificia preferisce il saio
di Francesco”, ha detto Rodari. “Il risultato è un insieme di proposte
e progetti che per essere realizzati hanno bisogno di aderire a una
chiesa che abbraccia e non esclude”.
Padre Gibellini ha sottolineato la meraviglia della gioia che anima il pontificato di Francesco in ogni sua azione, discorso, omelia
e che deve animare l’annuncio del vangelo. “In
Francesco c’è la novità di una chiesa autenticamente universale, disposta ad ascoltare tutti, i
cui temi non negoziabili sono l’amore per il
prossimo, la giustizia per gli oppressi, l’onestà
negli affari…”.
Rodari ha precisato che papa Francesco segue la strada del concilio, e ha messo l’esortazione “Evangelii gaudium” in relazione con
“Evangelii nuntiandi” di Paolo VI: “Le sfide contenute nel documento di papa Montini sono presentate sotto
una luce nuova e aggiornata per il
mondo di oggi”.
Paolo Rodari, vaticanista
La bella serata e un libro così indi “La Repubblica”, ha presentato
teressante avrebbero meritato una
il suo ultimo libro dai saveriani
cornice di pubblico migliore, ma il
di Brescia: “Il progetto
detto “pochi ma buoni” anche in
di Francesco”
questo caso si addice perfettamente.
2014 GIUGNO/LUGLIO
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 290891
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Il dono di suor Ottavina
Assemini, il paese delle vocazioni
P
er parlare della vocazione
alla vita consacrata mi viene in mente il canto: “Lascia che
il mondo vada per la sua strada...
Ma tu, tu vieni e seguimi”.
È così che mi piace pensare
alla mia chiamata alla vita religiosa tra le ancelle della Sacra
Famiglia, a quella di mio fratello Gigi, missionario saveriano in
Colombia, e a tutte le vocazioni
alla vita religiosa, sacerdotale,
missionaria e contemplativa che
il mio paese di origine - Assemini - ha donato alla chiesa e al
mondo intero.
Una famiglia generosa
Lasciamo il nostro paese, “per
andare verso la strada che lui ci
indica”, attraverso l’ascolto attento e fedele, come risposta alla
sua chiamata, e “al nostro paese
di origine ritorniamo” dopo aver
lavorato nella sua vigna come
discepoli e annunciatori della
buona novella.
Da Assemini arrivano quindici ancelle della Sacra Famiglia.
Qualcuna ci ha già preceduta
nella casa del Padre, come suor
Ottavina, di cui ora desidero parlare...
La famiglia di suor Ottavina
è una tra le tante che ha offerto al Signore ben quattro figli:
due sacerdoti missionari e due
ancelle. Ora tutti e quattro sono
sr. ASSUNTA PINNA
in paradiso! Suor Ottavina se n’è
andata così in fretta il mercoledì santo, che tutte noi ci siamo
trovate impreparate. Ben consapevole della sua malattia, lei ha
continuato a donarsi e ad amare,
vivendo il suo mistero pasquale
“sepolta e risorta in Cristo”.
Tutto è iniziato nel 2003
Mi sembra ancora di sentire
la sua voce squillante e allegra
quando il giorno del mio compleanno mi chiamò per farmi
gli auguri. Pur essendo malata,
era proprio lei che mi anticipava
chiedendomi come stavo, facendomi capire che l’interesse fraterno per me era più importante
C’è chi continua e chi... parte
Teresina, simpatica “delegata”
C
on p. Alfio Coni siamo
stati a Villasimius (CA) a
trovare Teresina, una delle delegate missionarie più anziane del
gruppo. Ha compiuto quest’anno
novant’anni e da più di quaranta
anche lei dedica anima e corpo
alla missione e ai missionari saveriani in particolare.
È una donna di una fede incredibile. Da quando l’ho conosciuta, quasi cinque anni fa, mi
ha sempre fatto invidia. Prega
dalla mattina alla sera per tutti, e
in particolare per noi missionari,
e offre le sue sofferenze perché
il Nome di Gesù con il suo vangelo sia sempre proclamato nel
mondo.
Il sorriso dolce che le vedete
sulle labbra è quello con cui ci
accoglie sempre, grata perché
p. SALVATORE MARONGIU, sx
per un’oretta possiamo parlare
di Gesù e dello Spirito Santo,
che l’ha accompagnata sempre
nella sua vita.
Le abbiamo detto che sarebbe
finita sul nostro mensile “Missionari Saveriani”. Lei non vo-
leva, ma poi si è convinta che in
ogni modo si possono aiutare le
missioni, soprattutto con la testimonianza e il dono delle nostre sofferenze. Grazie, cara Teresina, a nome di tutti i saveriani
della Sardegna e del mondo. ■
La signorina Teresina di Villasimius (CA) e p. Alfio Coni,
saveriano di Ales,
da oltre quarant’anni
missionario in Bangladesh
Me ne vado in... continente!
È
8
giunto il momento di
nunciare il regno di Dio; andare
re tutti per il cammino fatto incambiare… I miei supea realizzare il sogno di Dio: “fasieme, per aver condiviso ciò
riori mi hanno chiesto di andare del mondo una sola famiglia”.
che siamo e ciò che abbiamo,
re a Brescia, allo Csam (Centro
Voglio approfittare di questo
per aver condiviso la nostra fesaveriano di animazione missiospazio per salutare e ringraziade. L’esperienza di questi anni
naria) per svolgere al
in Sardegna fa parte di
meglio il lavoro sui sime e mi accompagnerà
ti web dei saveriani e in
per tutta la vita. Queltutto quello che ci sarà
lo che condividerò con
da fare. Eccomi quinle persone che incontredi pronto a partire per
rò a Brescia sarà anche
continuare il mio lavoquesta un’esperienza di
ro e iniziare allo stesso
Dio fatta insieme.
tempo una nuova attiviGrazie a tutti e a
tà missionaria in contiognuno. La strada è annente.
cora lunga, speriamo.
Francamente mi diAndiamo avanti semspiace lasciare la Sardepre insieme nello stesso
gna, ma la nostra vita è Padre Salvatore Marongiu, dopo alcuni anni di animazione mis- ideale missionario. Graquesta: andare dove c’è sionaria sull’isola, da metà maggio si è trasferito nella comunità zie e sempre forza paribisogno; andare ad an- saveriana, in via Piamarta n. 9 - 25121 Brescia (Tel. 030 3772780) si!
■
della sua malattia. Nell’ultimo periodo di malattia dietro
al suo cordiale “ciao bella”, si
poteva intuire la sua richiesta
di preghiera per prepararsi
bene a incontrare lo Sposo.
Ho conosciuto suor Ottavina “per vie misteriose”, il
28 febbraio 2003, quando mi
chiese la disponibilità di lavorare presso la loro scuola materna di Pirri, in sostituzione
di una maestra in maternità.
In quell’occasione ho scoperto che eravamo dello stesso
paese, pur vivendo in parrocchie diverse.
I genitori
e suor Ottavina
Ho accettato volentieri l’offerta di lavoro, anche perché
avevo da poco lasciato l’impegno di educatrice dei diversamente abili. È stato davvero
bello conoscerla, volerle bene,
camminare accanto a lei, anche
se per pochi anni. È stata per
me un dono e così l’ho accolta
in occasione del mio ingresso
nella comunità di Pirri il 30 ottobre 2004. Quel giorno accanto
a me c’erano mamma e papà,
due saveriani, madre Rosalba
(superiora generale) e le sorelle
consigliere.
Nella vita di ciascuno c’è
sempre qualche persona che ha
tracciato il nostro cammino, che
ha segnato la nostra esistenza,
che ha dato origine alla nostra
storia: i miei genitori per la vita
ricevuta; nella famiglia religiosa
in cui sono stata accolta suor Ottavina che mi ha guidato.
Suor Assunta Pinna (a sinistra), il giorno
della sua professione temporanea
il 6 aprile 2008, insieme a suor Ottavina
Un cuore missionario
Sono tanti e belli i ricordi che
custodisco nel cuore... Suor Ottavina, silenziosamente e umilmente, mi ha fatto strada e ora
continuerà ad accompagnarmi
dall’alto. La sua presenza mi
guiderà e mi custodirà “sempre”,
come è infinita la mia gratitudine e il mio ricordo per quanto lei
ha fatto per me!
Suor Ottavina aveva un cuore autenticamente missionario.
In tutti i bambini che avvicinava mi ha insegnato a vedere Gesù, al di là della loro estrazione sociale, cultura, colore della
pelle, nazionalità. Grazie a lei,
ho potuto capire qualcosa di più
delle parole di sant’Agostino:
“Quando si ama non si soffre, e
se si soffre, la stessa sofferenza
è amata”.
■
SONO VENUTI A TROVARCI...
In occasione della festa degli amici e delle delegate missionarie di
Cagliari, sono venuti a trovarci due amici storici della nostra comunità… Ne abbiamo approfittato per immortalarli!
Ugo Bellu, a sinistra, è sposato con Maria da 45 anni e ha due figli.
Fin dal loro matrimonio, benedetto da padre Antonio, hanno sempre
seguito la formazione spirituale missionaria con i saveriani che si sono susseguiti in Sardegna. Lui e Maria ricordano con particolare affetto p. Michelangelo Pennino, loro direttore spirituale per tanti anni. Ugo è animatore del gruppo Gams presso la comunità saveriana di
Cagliari, mentre il fratello Sergio fa opera di volontariato in Burundi.
Mario Zucca è un agricoltore e allevatore di Uta, paese a circa 25
chilometri da Cagliari. Non è sposato e da quando ha conosciuto i saveriani li ha adottati come la sua famiglia. Ha frutta e verdura nel suo
orto e alleva una moltitudine di animali. Anche i maiali che fanno i
favolosi… porceddu, quelli buoni.
Ugo Bellu e Mario Zucca, amici dei saveriani di Cagliari
2014 GIUGNO/LUGLIO
CREMONA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Quattordici nozze insieme!
“Il Signore, a volte, è più buono del solito...”
volta sembra che il
Q ualche
Signore sia più generoso
del solito, o meglio, siamo noi
che ci accorgiamo di più che lui
è sempre buono! Domenica 4
maggio 2014, ho avuto la gioia sacerdotale e missionaria di
benedire 14 coppie, che hanno
(finalmente!) celebrato il loro
matrimonio davanti al Signore. Un giorno radicato in più di
trent’anni di preghiera e amicizia
reciproca con il piccolo villaggio
di Marampa, a circa 15 chilometri da Makeni, centro della nostra
diocesi in Sierra Leone.
La comunità di Marampa
La piccola comunità cristiana di Marampa era stata
iniziata alla fine degli anni
’70 da p. Giuseppe Rabito.
Poi, dato che mi trovavo a
Makeni, l’aveva volentieri
consegnata a me, mentre lui
andava a fondare altre comunità attorno alla parrocchia di
Binkolo.
Mi era simpatica quella
comunità e ci andavo abba-
stanza spesso per il catechismo,
la Messa, e anche per celebrare
le nascite, le morti, le tradizioni
della società limba. Tutti mi facevano sentire come uno di casa. Dopo qualche anno li aiutai
a sostituire la piccola cappella di
fango e paglia con una chiesa di
mattoni, dedicata a San Giuseppe. Su “Missionari Saveriani”
avevo fatto appello ai benefattori d’Italia di nome “Giuseppe”
e “Giuseppina”, per raccogliere
i dieci milioni di lire necessari
per la costruzione, ma in breve
p. LUIGI BRIONI, sx
tempo si arrivò a ben 25 milioni.
Costruita in tre mesi
Tuttavia in quel momento nessuno in diocesi poteva darmi una
mano per la costruzione. Perciò
mi rivolsi a una piccola compagnia di cinesi che abitavano
a Binkolo. E loro costruirono la
chiesa, in forma rotonda, in tre
mesi. Per la nostra povera missione in Sierra Leone è un piccolo
gioiello! Continuai a seguire la
comunità di Marampa fino alla
fine degli ani ’80 e ci tornai anche dopo la guerra, nel 2002,
come parroco della missione
di Binkolo.
L’anno scorso, a marzo,
all’omelia della Messa, puntai
il dito ai molti mariti presenti
perché non avevano ancora
“pagato” la dote tradizionale
del matrimonio, dopo anni di
convivenza e numerosi figli.
Con mia totale sorpresa, ben
22 di loro promisero di pagare
la dote (circa 100 euro) e conUna delle 14 coppie di sposi che hanno celebrato
cludere il matrimonio tribale
le nozze tutte insieme domenica 4 maggio, a Marampa,
entro l’anno.
con la benedizione di p. Luigi Brioni
In noviziato come in paradiso
Confronto tra quei tempi e i nostri tempi
Pasqua sono tornato
D opo
ancora una volta a San Pie-
tro in Vincoli (RA), nella “casa
di campagna” regalata ai saveriani in memoria del nostro santo fondatore Guido Conforti, che
fu eletto a 37 anni arcivescovo di
questa insigne diocesi e a cui dovette rinunciare dopo appena due
anni per gravi motivi di salute.
La casa, circondata da una
verde campagna e da alberi secolari, è diventata per noi missionari e per le diocesi vicine un
prezioso centro di spiritualità.
Con i miei confratelli ho partecipato alla settimana di esercizi
spirituali, predicati dalla monaca
teologa Laura Gusella.
cizi spirituali in preparazione alla grande festa della professione
religiosa.
Ci colpì subito l’accoglienza
fraterna dei superiori e dei novizi, e soprattutto lo spirito festoso.
L’abbondanza di cibi e bevande,
poi, fece esclamare a un mio nipotino di 5 anni: “Qui si mangia
meglio che in seminario!”.
Era un vero “spirito di famiglia”, come ci fu insegnato in seguito. Nelle regole scritte dal nostro santo fondatore, si diceva di
“considerare i genitori come i primi benefattori dell’istituto”, perché essi donavano ciò che avevano di più prezioso alle missioni: i
loro stessi figli per sempre!
Un vero spirito di famiglia
Nel 1957, quando vi andai la
prima volta con altri due amici
seminaristi, accompagnati dai
nostri famigliari, quella casa
era il nostro “noviziato”. In casa
c’era un bel silenzio, perché la
comunità, composta da circa 50
persone, stava facendo gli eser-
Allora le vocazioni
erano numerose!
In quegli anni i seminari delle
diocesi e dei missionari erano
stracolmi di giovani studenti.
Ora non più; e sento un grande
rimpianto per un passato ricco di
vocazioni. Ricordo in particolare il mio seminario di Cremona,
8
Un vero miracolo!
Avevamo un incontro settimanale, e venivano quasi tutti - mariti e mogli - per pregare, imparare e pianificare. Erano ben 14
le coppie pronte a sposarsi, con
nozze tradizionali e cristiane.
Non mi aspettavo questo miracolo! E così fu che, una dopo
l’altra, le coppie si sposarono
nei villaggi delle spose, mentre
io dalla mia nuova missione di
Fadugu, le seguivo con la catechesi e l’organizzazione.
Infine, abbiamo scelto la data
del 4 maggio, terza domenica di
Pasqua, per le nozze insieme.
Nel frattempo vari amici in Italia si sono preoccupati per provvedere alla veste nuziale delle
spose, per ridipingere la facciata
della chiesa e acquistare le 28
sedie per le nozze: bianche per
le donne e blu per gli uomini.
Festa unica, gioia immensa
Alle 11 siamo partiti in processione dalla scuola fino al sagrato
della chiesa, dove tutto era stato
preparato per la cerimonia. Le
spose erano in bianco fiorito e gli
uomini in camicia bianca e pantaloni neri… tutti uguali e contenti.
Abbiamo preparato un grande
tetto di frasche, perché la chiesa
non conteneva tutta quella gente.
Quando ho cominciato la Messa, m’è venuto un groppo di commozione. Vederli tutti e 28 lì, quegli sposi che avevo visto da piccoli e che ora erano pronti a iniziare
il nuovo cammino di maturità
cristiana: che grazia! Una festa
così, anche per me, al termine dei
miei anni e delle attività apostoliche, rimarrà nei cuori della nostra
comunità cristiana di Marampa,
una gioia vera ed eccezionale, che
solo il Signore sa dare.
Dopo i sacramenti, ci siamo
trovati attorno alla torta nuziale
tagliata un po’ alla volta da tutte
le 14 coppie. Poi cibo per tutti (ed
erano più numerosi che non alla
Messa!), vino di palma e musica
fino a notte inoltrata.
■
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
che aveva più di duecento ragazzi e giovani; anche la comunità
saveriana di Parma contava oltre
cento giovani teologi... Penso a
tante comunità saveriane in Italia, che ora sono formate principalmente da missionari anziani
o malati.
Grazie a Dio, nelle quattro comunità continentali abbiamo ancora una sessantina di studenti di
teologia provenienti dalle varie
nazioni dove per decenni hanno
vissuto e lavorato i saveriani, in
maggioranza italiani, che desiderano rimanere in missione fino
alla fine. Li capisco e li approvo,
perché anch’io desideravo ardentemente restare per sempre nella
missione in cui ero stato inviato
ad annunciare il vangelo.
Ma ho capito che tutta la vita,
anche se ricca di anni e di malanni, può e deve essere missionaria sino all’ultimo respiro, anche qui, anche adesso, quando
e dove Dio vuole. Senza alcun
rammarico, senza nostalgie né
■
rimpianti. Tutto è grazia!
Saveriani in preghiera durante gli “esercizi spirituali” nella chiesa di San Pietro in Vincoli (RA),
una volta sede del noviziato saveriano, a cui ha partecipato anche p. Sandro
Mariti e mogli seduti su sedie blu e bianche, sotto la tettoia in frasche allestita per
l’occasione all’esterno della chiesa San Giuseppe di Marampa, in Sierra Leone
I FAMIGLIARI DEI SAVERIANI A PARMA
PAOLA MARINONI
L’11 maggio, domenica del Buon Pastore, ha visto riuniti alla casa
madre di Parma i famigliari dei saveriani emiliani, romagnoli e cremonesi, invitati dal rettore p. Renzo Larcher.
Per i saveriani cremonesi erano presenti la sorella di p. Emilio Paloschi,
i genitori di p. Andrea Facchetti, il papà di p. Emanuele Borelli, la mamma di p. Matteo Rebecchi (con me nella foto), io e mio marito, sorella
e cognato di p. Claudio Marinoni. Al nostro arrivo siamo stati accolti da
p. Giuseppe Pettenuzzo, per alcuni anni rettore della casa di Cremona.
Il primo appuntamento è stata la solenne celebrazione Eucaristica
nel santuario San Guido Conforti, presieduta dal vicario generale p.
Mario Mula, coadiuvato da p. Renzo e da p. Rosario. L’animazione
musicale è stata affidata ai giovani studenti di teologia. I canti sono
stati eseguiti in più lingue, così come la preghiera dei fedeli. A far
corona al presidente dell’assemblea c’erano i numerosi saveriani della
casa madre, tra i quali il cremonese p. Franco Fiori.
Padre Mula ha dedicato l’omelia alla figura del Buon Pastore e ha
ringraziato tutti i famigliari presenti per il loro ruolo fondamentale
nell’assecondare e consolidare la scelta dei propri congiunti. Al termine della celebrazione, p. Mula ha illustrato la situazione attuale della
congregazione saveriana nei quattro continenti.
Il pranzo con specialità emiliane è stato
accompagnato dall’allegria degli studenti in
collaborazione con p.
Viotti (maestro di noviziato di mio fratello
e prossimo ai 90 anni)
che non ha fatto mancare il suo contributo
canoro e spiritoso. Sentiamoci sempre uniti
come una sola famiglia
e San Guido, dal cielo,
continuerà a benedirci
e a proteggerci.
2014 GIUGNO/LUGLIO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio)
Vangelo e conversione in Colombia
Dalla Brianza all’America latina
Padre Ballabio è brianzolo, nato e cresciuto a Lissone. Ha conosciuto i saveriani a Desio ed è
stato ordinato sacerdote nel 1978.
Dopo un periodo in Spagna, è
partito per la Colombia, dove ha
lavorato per oltre vent’anni. Ora
è a Parma, a servizio della procura delle missioni saveriane.
missionaria in
L’ esperienza
Colombia ha segnato pro-
fondamente la mia vita di missionario. Ricordo ancora il mio
“battesimo”. Un pomeriggio,
con un padre di famiglia, sono
andato ad amministrare l’unzione degli infermi a una malata.
Improvvisamente, venimmo as-
p. MARCO BALLABIO, sx
saliti da due giovani che, con il
coltello alla gola, ci chiedevano
soldi. Mi ferirono con le unghie
e il sangue aveva macchiato la
camicia. Trovandomi solo l’orologio in tasca, mi dissero che ero
stato fortunato ad avere qualcosa, altrimenti avrebbero conficcato il coltello nella gola.
La notizia si sparse per tutta la
parrocchia e la sera, prima della
Messa, alcune famiglie vennero
da me, mi chiesero la camicia
per lavarla e mi regalarono un
orologio di poco valore: “Un
colombiano ti ha rubato e ti ha
ferito, ma altri colombiani ti
chiedono scusa e ti regalano l’orologio”. Da qual momento mi
sono davvero sentito amato.
Dalla vendetta al perdono
Ho trascorso anni intensi di lavoro con i giovani. Mi sentivo a
mio agio lavorare con loro. Sono
stato responsabile della pastorale
del vicariato di Buonaventura e
promotore vocazionale. Ho potuto accompagnare 17 giovani
all’altare, tra i quali anche missionari e religiose. Il Signore
ha voluto anche che un giovane
diventasse saveriano, p. Gerardo
Pretel, ora missionario in Congo.
Un altro momento importante
è stato quando mi sono trasferito
nella città di Cali. Qui, mi sono
impegnato anche nei gruppi di
Il nostro piccolo “sì” alla missione
Donare a Dio la figlia, che si è donata...
Elena Conforto è una giovane
saveriana che lavora da una decina d’anni nel sud del Brasile.
Ha frequentato per vari anni la
nostra comunità di Desio, prima
di consacrarsi per la missione.
S
crivere sulla vocazione di
nostra figlia Elena e su
cosa significhi per noi essere
genitori di una missionaria, non
è cosa semplice, perché significa ricordare fatti ed eventi di ben
vent’anni di vita.
Quel pranzo del 1° maggio…
A mezzogiorno del 1° maggio
1994, mentre eravamo seduti a
tavola, Elena ci aveva manifestato la sua intenzione di entrare
nella comunità delle saveriane, a
Parma. Ricordiamo molto bene
quel pranzo, che a fatica siamo
riusciti a terminare. Guardandoci negli occhi, abbiamo pronunciato il nostro piccolo “sì”
dicendo: “sia fatta la volontà del
Signore!”.
Certo, non è stata proprio una
sorpresa. Elena frequentava già
da quattro anni i saveriani, par-
8
vanni ogni
Mamma Tina e papà Gio
o della figlia
giorno rinnovano il don
in Brasile
al Signore, missionaria
TINA e GIOVANNI CONFORTO
tecipava ad attività, incontri e
ritiri che si tenevano nella loro
casa di Desio. Una volta al mese
andava anche, a nostra insaputa,
dalle saveriane a Parma per un
cammino vocazionale.
sembra che ci venga tolta una
parte di noi. Ed è lì che si mette
in gioco anche il nostro rapporto
con il Signore; è lì che ci viene
chiesto di donare nostra figlia,
che si è donata ai fratelli.
L’andata e… il ritorno
Ricordiamo molto bene anche
la domenica 25 settembre 1994
quando, caricati in macchina
baule e valigia, abbiamo percorso il tratto di autostrada da
Milano a Parma. Il clima fuori
era tipico di una giornata settembrina, ma l’atmosfera interna all’abitacolo era mesta. Elena
cercava argomenti per rallegrare
un po’ l’ambiente, ma noi guardavamo le immense distese di
campi, con gli occhi velati e il
cuore che batteva forte…, da
spaccare il petto.
Poi, il viaggio di ritorno: Elena ci mancava tanto e ci manca
tuttora. Tutti i giorni ci viene
chiesto di rinnovare il “sì”,
che abbiamo pronunciato quel
giorno. Davanti a queste scelte personali che coinvolgono e
sconvolgono un po’ la famiglia,
“Il Signore ci ha benedetto”
Così, la lontananza e la fatica
del non poter condividere la vita quotidiana, diviene occasione
di gioia e di ringraziamento al
Signore nel sapere che Elena è
serena e felice. E noi genitori
chiediamo a Dio di darci sempre
forza e coraggio per poterla accompagnare e sostenere nel suo
cammino missionario.
Io, mamma Tina, cinque anni
fa ho avuto la grazia di andare
a trovarla. Ho constatato che il
popolo brasiliano è molto ricco
di valori e con un grande cuore. Vediamo in papa Francesco,
con i suoi gesti e la sua attenzione verso gli ultimi, i volti e
gli sguardi di tante persone che
ho incontrato in quel viaggio in
Brasile. Ringraziamo il Signore
perché ha benedetto con la sua
■
grazia la nostra casa.
Elena Conforto in visi
ta a un insediamento
dei “sem-terra” nei din
torni di Londrina
evangelizzazione. Ho vissuto
l’esperienza della Parola di Dio,
capace di provocare straordinarie conversioni. Una mi ha particolarmente colpito.
Un sabato è venuto da me un
papà, che mi ha consegnato un
pacchetto. Dentro c’era una pistola appena comprata. Era destinata a uccidere il ragazzo che
due anni prima gli aveva barbaramente assassinato il figlio con un
cacciavite, per rubargli un paio di
scarpe. Racconta: “In questi due
lunghi anni ho covato la vendetta.
Ho scoperto dove si trova il giovane e ho messo da parte i soldi
per acquistare la pistola e pagare
un sicario. Ma ieri sera, durante
la riunione del gruppo di vangelo
in casa mia, il Signore mi ha illuminato. Padre, avrei bisogno che
lei venga con me dal ragazzo…”.
Un silenzio d’amore
Ci siamo messi in cammino.
Arrivati in uno spiazzo, vi troviamo un gruppo di giovani. Ci
fermiamo e il papà chiama ad alta voce per nome il giovane che
aveva ucciso suo figlio. Il capobanda si avvicina con sicurezza
e arroganza. Erano uno di fronte
all’altro come due contendenti.
Il giovane inizia a insultare, non
preoccupato della mia presenza.
Calò un pesante silenzio e nella
mia mente non facevo altro che
mormorare preghiere. Poi, il
papà con un gesto sorprendente
s’inginocchia davanti al giovane
e ad alta voce dice: “Non mi alzerò da qui fino a quando tu non
mi avrai perdonato perché ho
Il brianzolo p. Marco Ballabio ha
raccontato in questo articolo la sua
esperienza missionaria in Colombia
pensato di toglierti la vita”.
C’era attorno un silenzio che
parlava di amore. Gli amici del
giovane se ne andarono e abbandonarono il loro capo. La gente
attorno aveva gli occhi pieni di
lacrime di gioia e di ammirazione.
Io mi sentivo piccolo e impotente
davanti a un gesto così grande da
parte di quel papà inginocchiato.
Il giovane abbassa le ginocchia, allunga le braccia e gli dice:
“Io ti ho tolto un figlio, se vuoi
hai trovato un figlio!’’. Scoppiarono in pianto e con gioia si
strinsero forte. Da quel momento il giovane trovò una famiglia e
la famiglia ritrovò il figlio mag■
giore che le era stato tolto.
CAMERUN, MISSIONE GIOVANI
p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx
Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i
giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento
di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi.
Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La
gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e
per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta
moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore.
Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi,
teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale
stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano,
secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe.
Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno
di promozione culturale, ma
noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo
atteggiamento non potrà che
favorire anche altre proposte
per una crescita più profonda
e spirituale.
P. Benigno Franceschetti
si sta adoperando per migliorare
le infrastrutture destinate ai
giovani studenti camerunesi
2014 GIUGNO/LUGLIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine)
In memoria di p. Silvano Zulian
Omelia della Messa funebre a Marano Lagunare
I
n questa chiesa, il 1° maggio del 1938 (76 anni fa),
il piccolo Silvano ricevette il
battesimo, portato dalla mamma
Maria e dal papà Giuseppe Zulian. Ora siamo qui raccolti per
pregare per lui, salito al cielo
sabato 3 aprile, a Padang, centro
della diocesi e sede della casa
religiosa dei missionari saveriani
in Indonesia.
35 anni nelle isole Mentawai
Gli ultimi quattro anni di vita,
p. Silvano li ha trascorsi in questa casa saveriana, per meglio
curare la propria salute, ormai
fortemente minata. Gli altri 35
anni li ha vissuti alle Mentawai,
un arcipelago di quattro piccole
isole, disposte da nord a sud, a
100 chilometri circa dalla costa
centro-occidentale della grande
isola di Sumatra. Si arriva da
Padang dopo una notte di viaggio in nave.
I saveriani sono stati i primi
ad approdare su queste isole nel
lontano 1951. Ora, là sorgono
quattro comunità parrocchiali,
una per isola. Padre Silvano, nei
suoi 35 anni di attività missionaria, ha contribuito molto alla
fondazione e allo sviluppo di
queste comunità cristiane: a turno, ha lavorato prima a Siberut,
poi a Sikakàp e a Sipora.
Un duplice ideale
Data la scarsità di personale missionario e la difficoltà di
comunicazioni tra queste isole
dell’arcipelago, p. Silvano ha
dovuto trascorrere parecchi anni da solo, specialmente quando
si trovava a Sikakàp e a Sipora.
Per i missionari che lavoravano
nelle Mentawai era più facile incontrarsi a Padang, centro della
missione, che non nelle stesse
isole dell’arcipelago, a causa
della scarsità di mezzi di comunicazione e per la pericolosità
delle correnti marine.
Personalmente, non ebbi mai
l’occasione di lavorare con lui,
p. CARLO TREPPO, sx
ma lo incontrai varie volte per
qualche giorno, al centro di Padang, quando ci riunivamo tutti
per partecipare agli esercizi spirituali o a qualche aggiornamento pastorale.
I saveriani nelle loro varie
attività sono guidati da un duplice motto del loro fondatore
san Guido Conforti: “fare del
mondo una sola famiglia” e “far
conoscere e amare Gesù Cristo,
in modo che diventi il cuore del
mondo”. Questo duplice ideale,
certamente, ha spinto e animato
anche p. Silvano durante gli anni
vissuti tra il popolo delle Mentawai.
Le orchidee selvatiche
Padre Silvano era persona di
compagnia, ma discreta e lontana dai protagonismi. Piaceva alla
gente per la sua semplicità, accompagnata da grande praticità
di vita e dal buon possesso della
lingua locale, nelle sue diverse
sfumature da un’isola all’altra.
Un’altra caratteristica che lo
rendeva attraente per loro era il
suo amore per la natura, caratteristica anche della popolazione
locale. Il suo hobby era coltivare
le orchidee, specialmente quelle selvatiche, dai fiori piccoli
e profumati, che trovava nella
foresta e che lui pazientemente
e con gusto curava poi a casa.
Con queste piante egli abbelliva
anche il giardino della casa religiosa a Padang.
Mi piace immaginare p. Silvano che si presenta davanti a
Cristo risorto e glorioso con in
mano un cesto colmo di buone
opere e nell’altra un bel mazzo
di orchidee e la testa ornata di
fiori, come usano i mentawaiani, nell’atto sorridente di offrirle a lui, come coronamento della vocazione missionaria ricevuta. Il Signore voglia
premiarlo come il servo fedele
e vigilante.
■
Padre Silvano Zulian nelle Mentawai, dove è stato missionario per 35 anni;
foto del 1980, di A. Costalonga
Un giorno dissi addio
p. SILVANO ZULIAN, sx
Un giorno dissi addio, mentre il mio cuore piangeva lacrime
amare, sospiri profondi, che mi straziavano il cuor! La voce del
tuo nome dentro di me sussurrava: No! Non puoi partire, tu
devi restare; è qui ch’è nato il tuo cuor!
“Come in... una sinfonia”
Sacerdote da 50 anni, amico dei saveriani
P
erché questo riferimento
“musicale” per descrivere
la mia esperienza di 50 anni di
sacerdozio? Non mi riferisco per
ora al contenuto, ma innanzitutto
a un’immagine suggeritami dal
mio interesse-passione per la
musica: la “sinfonia” è una delle
più belle realizzazioni musicali.
Le prime note con papà
Interesse-passione si sono
concretizzate fin dal mio ingresso in seminario nell’apprendere
la musica, sia sui banchi di scuola sia di fronte a un pianoforte o
harmonium, giungendo a poter
suonare per il servizio liturgico.
È questo amore per la musica
che mi ha suggerito un’espressione musicale, come la “sinfonia”, per raccontare brevemente
i miei 50 anni di sacerdozio.
Penso ora, a quel lontano momento (circa 64 anni fa) vissuto
a casa mia, con il caro papà Ferruccio. È stato come aver preso
in mano il primo foglio con il
“pentagramma” e aver scritto le
prime note, dalle quali è dipeso
il resto della mia vita.
8
“Prete sì, saveriano no”
Difatti, alla mia richiesta di
entrare nell’istituto missionario
dei saveriani in Udine, il caro
defunto papà mi ha risposto (non
so ancora il perché) che se volevo, potevo entrare nel seminario
diocesano di Udine, ma non dai
saveriani.
Papà mi ha accompagnato il
primo giorno a Castellerio; mi
ha guidato al sacerdozio ed è
stato presente al mio apostolato
dal 1964 al 1981, fin quando è
morto. Mamma Giovanna invece è stata con me alcuni anni
a Carlino, ad Artegna e per un
certo periodo anche a Racchiuso. Questi riferimenti famigliari
Don Vittorino Ghenda, saveriano mancato ma con il cuore missionario, da 50 anni
è sacerdote nella diocesi di Udine
don VITTORINO GHEDA
sono stati senz’altro pagine…
musicali della mia “sinfonia”,
belle e gioiose, come lo è per
ogni figlio.
Uno spartito abbondante
Ora penso alle tante pagine
scritte nelle varie esperienze pastorali: a San Giuseppe in Udine,
a Talmassons e a Pradamano come cappellano. Quindi Ziracco,
in Udine e Carlino, come parroco e amministratore di S. AnnaPapparotti. Poi parroco ad Artegna e finalmente ora come parroco di Racchiuso e di Taipana e
amministratore di Monteaperta e
Cornappo. Al termine dell’elenco di questi... “fogli musicali”,
scritti in diversi luoghi, si capisce che lo “spartito musicale”
finora scritto, è piuttosto copioso: difatti si tratta di ben 50 anni
di... scrittura!
Concludo però con una doverosa domanda: le tante “note”
da me scritte-suonate in questi
50 anni di vita sacerdotale, sono state sempre e tutte... intonate? Certamente alcune, o tante,
sono state “stonate” e di questo
chiedo perdono a Dio e scusa ai
parrocchiani... Lascio al Signore, alla sua bontà e misericordia,
la giusta valutazione; e al prossimo chiedo una benevola e frater■
na compassione.
(Ritornello)
lo devo partire, la mia vita è degli altri; di chi non ha luce, di
chi pace non ha. A te lascio il mio cuore, Marano mia cara, nulla
mai, nulla al mondo separarci potrà.
Un giorno dissi addio, ed ero ancora un bambino; ma una
dolce voce sentii che mi disse: Devi venir con me. Ed io l’ho
ubbidita senza esitar un momento, anche se nel cuor sentivo la
gioia di restar.
APPELLO ALLA GENEROSITÀ
Ricostruiamo una scuola in Sierra Leone
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
Il superiore dei saveriani in Sierra Leone, p. Carlo di Sopra, ci ha fatto sapere che una delle sue scuole, precisamente la scuola media di
Mongobendugu, qualche tempo fa ha preso fuoco e sei aule sono andate distrutte. Ora sta cercando aiuti per una rapida ricostruzione.
Fa presente che Mongobendugu è la nostra missione più lontana
e di difficile accesso a causa di strade molto precarie, soprattutto durante la stagione delle piogge (da maggio a novembre). Per questo i
ragazzi della zona hanno estremo bisogno di una scuola media vicina, per non dover spostarsi in altre scuole medie molto lontane con
il problema di difficili viaggi e di vitto e alloggio, che difficilmente i
genitori potrebbero affrontare per le scarse risorse economiche delle
famiglie di quella zona remota.
Ogni piccolo o grande aiuto sarà molto apprezzato dalla popolazione adulta e giovane di Mongobendugu e dei villaggi vicini. Aiutiamoli con generosità! Grazie.
La scuola di Mongobendugu, in Sierra Leone, ha sei
aule fuori uso a causa di un incendio; p. Di Sopra
chiede aiuto per una rapida ricostruzione
2014 GIUGNO/LUGLIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer)
Il dono di suor Ottavina
Assemini, il paese delle vocazioni
P
er parlare della vocazione
alla vita consacrata mi viene in mente il canto: “Lascia che
il mondo vada per la sua strada...
Ma tu, tu vieni e seguimi”.
È così che mi piace pensare
alla mia chiamata alla vita religiosa tra le ancelle della Sacra
Famiglia, a quella di mio fratello Gigi, missionario saveriano in
Colombia, e a tutte le vocazioni
alla vita religiosa, sacerdotale,
missionaria e contemplativa che
il mio paese di origine - Assemini - ha donato alla chiesa e al
mondo intero.
Una famiglia generosa
Lasciamo il nostro paese, “per
andare verso la strada che lui ci
indica”, attraverso l’ascolto attento e fedele, come risposta alla
sua chiamata, e “al nostro paese
di origine ritorniamo” dopo aver
lavorato nella sua vigna come
discepoli e annunciatori della
buona novella.
Da Assemini arrivano quindici ancelle della Sacra Famiglia.
Qualcuna ci ha già preceduta
nella casa del Padre, come suor
Ottavina, di cui ora desidero parlare...
La famiglia di suor Ottavina
è una tra le tante che ha offerto al Signore ben quattro figli:
due sacerdoti missionari e due
ancelle. Ora tutti e quattro sono
sr. ASSUNTA PINNA
in paradiso! Suor Ottavina se n’è
andata così in fretta il mercoledì santo, che tutte noi ci siamo
trovate impreparate. Ben consapevole della sua malattia, lei ha
continuato a donarsi e ad amare,
vivendo il suo mistero pasquale
“sepolta e risorta in Cristo”.
Tutto è iniziato nel 2003
Mi sembra ancora di sentire
la sua voce squillante e allegra
quando il giorno del mio compleanno mi chiamò per farmi
gli auguri. Pur essendo malata,
era proprio lei che mi anticipava
chiedendomi come stavo, facendomi capire che l’interesse fraterno per me era più importante
C’è chi continua e chi... parte
Teresina, simpatica “delegata”
C
on p. Alfio Coni siamo
stati a Villasimius (CA) a
trovare Teresina, una delle delegate missionarie più anziane del
gruppo. Ha compiuto quest’anno
novant’anni e da più di quaranta
anche lei dedica anima e corpo
alla missione e ai missionari saveriani in particolare.
È una donna di una fede incredibile. Da quando l’ho conosciuta, quasi cinque anni fa, mi
ha sempre fatto invidia. Prega
dalla mattina alla sera per tutti, e
in particolare per noi missionari,
e offre le sue sofferenze perché
il Nome di Gesù con il suo vangelo sia sempre proclamato nel
mondo.
Il sorriso dolce che le vedete
sulle labbra è quello con cui ci
accoglie sempre, grata perché
p. SALVATORE MARONGIU, sx
per un’oretta possiamo parlare
di Gesù e dello Spirito Santo,
che l’ha accompagnata sempre
nella sua vita.
Le abbiamo detto che sarebbe
finita sul nostro mensile “Missionari Saveriani”. Lei non vo-
leva, ma poi si è convinta che in
ogni modo si possono aiutare le
missioni, soprattutto con la testimonianza e il dono delle nostre sofferenze. Grazie, cara Teresina, a nome di tutti i saveriani
della Sardegna e del mondo. ■
La signorina Teresina di Villasimius (CA) e p. Alfio Coni,
saveriano di Ales,
da oltre quarant’anni
missionario in Bangladesh
Me ne vado in... continente!
È
8
giunto il momento di
nunciare il regno di Dio; andare
re tutti per il cammino fatto incambiare… I miei supea realizzare il sogno di Dio: “fasieme, per aver condiviso ciò
riori mi hanno chiesto di andare del mondo una sola famiglia”.
che siamo e ciò che abbiamo,
re a Brescia, allo Csam (Centro
Voglio approfittare di questo
per aver condiviso la nostra fesaveriano di animazione missiospazio per salutare e ringraziade. L’esperienza di questi anni
naria) per svolgere al
in Sardegna fa parte di
meglio il lavoro sui sime e mi accompagnerà
ti web dei saveriani e in
per tutta la vita. Queltutto quello che ci sarà
lo che condividerò con
da fare. Eccomi quinle persone che incontredi pronto a partire per
rò a Brescia sarà anche
continuare il mio lavoquesta un’esperienza di
ro e iniziare allo stesso
Dio fatta insieme.
tempo una nuova attiviGrazie a tutti e a
tà missionaria in contiognuno. La strada è annente.
cora lunga, speriamo.
Francamente mi diAndiamo avanti semspiace lasciare la Sardepre insieme nello stesso
gna, ma la nostra vita è Padre Salvatore Marongiu, dopo alcuni anni di animazione mis- ideale missionario. Graquesta: andare dove c’è sionaria sull’isola, da metà maggio si è trasferito nella comunità zie e sempre forza paribisogno; andare ad an- saveriana, in via Piamarta n. 9 - 25121 Brescia (Tel. 030 3772780) si!
■
della sua malattia. Nell’ultimo periodo di malattia dietro
al suo cordiale “ciao bella”, si
poteva intuire la sua richiesta
di preghiera per prepararsi
bene a incontrare lo Sposo.
Ho conosciuto suor Ottavina “per vie misteriose”, il
28 febbraio 2003, quando mi
chiese la disponibilità di lavorare presso la loro scuola materna di Pirri, in sostituzione
di una maestra in maternità.
In quell’occasione ho scoperto che eravamo dello stesso
paese, pur vivendo in parrocchie diverse.
I genitori
e suor Ottavina
Ho accettato volentieri l’offerta di lavoro, anche perché
avevo da poco lasciato l’impegno di educatrice dei diversamente abili. È stato davvero
bello conoscerla, volerle bene,
camminare accanto a lei, anche
se per pochi anni. È stata per
me un dono e così l’ho accolta
in occasione del mio ingresso
nella comunità di Pirri il 30 ottobre 2004. Quel giorno accanto
a me c’erano mamma e papà,
due saveriani, madre Rosalba
(superiora generale) e le sorelle
consigliere.
Nella vita di ciascuno c’è
sempre qualche persona che ha
tracciato il nostro cammino, che
ha segnato la nostra esistenza,
che ha dato origine alla nostra
storia: i miei genitori per la vita
ricevuta; nella famiglia religiosa
in cui sono stata accolta suor Ottavina che mi ha guidato.
Suor Assunta Pinna (a sinistra), il giorno
della sua professione temporanea
il 6 aprile 2008, insieme a suor Ottavina
Un cuore missionario
Sono tanti e belli i ricordi che
custodisco nel cuore... Suor Ottavina, silenziosamente e umilmente, mi ha fatto strada e ora
continuerà ad accompagnarmi
dall’alto. La sua presenza mi
guiderà e mi custodirà “sempre”,
come è infinita la mia gratitudine e il mio ricordo per quanto lei
ha fatto per me!
Suor Ottavina aveva un cuore autenticamente missionario.
In tutti i bambini che avvicinava mi ha insegnato a vedere Gesù, al di là della loro estrazione sociale, cultura, colore della
pelle, nazionalità. Grazie a lei,
ho potuto capire qualcosa di più
delle parole di sant’Agostino:
“Quando si ama non si soffre, e
se si soffre, la stessa sofferenza
è amata”.
■
SONO VENUTI A TROVARCI...
In occasione della festa degli amici e delle delegate missionarie di
Cagliari, sono venuti a trovarci due amici storici della nostra comunità… Ne abbiamo approfittato per immortalarli!
Ugo Bellu, a sinistra, è sposato con Maria da 45 anni e ha due figli.
Fin dal loro matrimonio, benedetto da padre Antonio, hanno sempre
seguito la formazione spirituale missionaria con i saveriani che si sono susseguiti in Sardegna. Lui e Maria ricordano con particolare affetto p. Michelangelo Pennino, loro direttore spirituale per tanti anni. Ugo è animatore del gruppo Gams presso la comunità saveriana di
Cagliari, mentre il fratello Sergio fa opera di volontariato in Burundi.
Mario Zucca è un agricoltore e allevatore di Uta, paese a circa 25
chilometri da Cagliari. Non è sposato e da quando ha conosciuto i saveriani li ha adottati come la sua famiglia. Ha frutta e verdura nel suo
orto e alleva una moltitudine di animali. Anche i maiali che fanno i
favolosi… porceddu, quelli buoni.
Ugo Bellu e Mario Zucca, amici dei saveriani di Cagliari
2014 GIUGNO/LUGLIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo)
DIARIO DELLA COMUNITÀ
Sessanta volte “grazie”!
La bella giornata con amici e benefattori
eravamo preocQ uest’anno
cupati, perché fino a due
settimane prima della festa dei
benefattori, avevano la conferma soltanto di quattro persone… Tuttavia, dopo questo primo momento di esitazione, sono arrivate telefonate a raffica
fino all’ultimo giorno. E domenica 11 maggio abbiamo vissuto una bellissima giornata insieme ai nostri cari amici e benefattori, che ogni anno ci aiutano e
sostengono il nostro lavoro nella casa di Ancona: eravamo più
di una sessantina!
La ricompensa del Signore
La giornata è iniziata con una
breve presentazione delle nostre missioni da parte di p. Alberto Panichella, che ha riporta-
to le ultime notizie riguardanti i
saveriani impegnati nelle diverse realtà nel mondo.
La celebrazione della Messa è
stata presieduta da p. Giancarlo
Lazzarini, rettore della comunità, che nell’omelia, commentando il vangelo del Buon Pastore,
ha fatto il richiamo alla ricompensa di coloro che “danno anche solo un bicchier d’acqua”
a coloro che il Signore ha chiamato a seguirlo. Essi avranno la
stessa ricompensa dei discepoli
che donano la vita, lasciando tutto, per andare nel mondo ad annunciare la sua Parola.
I canti lirici e le carte
Durante il pranzo si è vissuto
un bellissimo clima di fraternità e
di famiglia, animato anche da una
PIETRO ROSSINI
cantante lirica locale, nostra amica, che ci ha allietato con qualche
frammezzo del suo repertorio.
La bellezza e il clima di festa di questa giornata, l’abbiamo verificato ancora di più dopo il pranzo, quando un gruppo
di signore, che aveva partecipato
alla festa, ci ha chiesto un mazzo di carte per fermarsi in casa
a giocare! Sono rimaste lì tutto
il pomeriggio e questo ci ha fatto molto piacere, perché vuol dire che davvero si sono trovate a
loro agio e si sono sentite davvero a casa.
Approfittiamo per ringraziare
tutti coloro che hanno partecipato e che ci hanno permesso la
gioia di questa giornata insieme:
grazie a voi, facciamo del mon■
do una sola famiglia!
SAVERIANI MARCHE
È morto il babbo Agostino
Ha vissuto fede e preghiera con costanza
I
l 16 aprile è serenamente
passato al banchetto del
cielo Agostino Panichella, mio
padre. Eravamo amici: nei numerosi dialoghi di questi ultimi
tre anni, dopo il mio ritorno dal
Brasile, ce la intendevamo benissimo! Gli piaceva la storia,
l’attualità, la giustizia, le notizie,
le mie attività e la comunità dei
missionari saveriani.
8
Un santo
del quotidiano
Babbo era nato nel 1921
a Montefano e poi era stato
trasferito dal proprietario
terriero a Villa Potenza (nel
1947). Si era sposato con Assunta, mamma carissima, allegra, lavoratrice, furba, che
è venuta a mancare nel 2005.
Hanno vissuto santamente
insieme, nelle opere di bene
e nella spiritualità, giusti nei
loro diritti.
Papà ha svolto diversi lavori, sempre come dipendente, umilmente e gioiosamente. È stato un santo del
quotidiano. Dopo la morte di
mamma, rimasto solo e autosufficiente fino a 25 giorni
prima del passaggio, si è coltivato tra preghiera, lavoretti,
cruciverba, giocando a carte
con me, chiacchierando allegramente con chi veniva a
trovarlo.
Dopo 25 giorni dal suo 93°
compleanno, l’ultima domenica
di marzo gli mancava il respiro
per scompenso cardiaco. Ricoverato, ne è uscito dopo 15
giorni. A casa si sarebbe dovuto
riprendere, ma un virus intestinale l’ha disidratato irrimediabilmente e se l’è portato via,
nell’eternità, alla quale peraltro
era preparato. Tre giorni prima
Agostino Panichella, papà di p. Alberto,
è salito al cielo il 16 aprile, all’età di 93 anni
La Messa, presieduta da p. Giancarlo Lazzarini, e il pranzo
con gli amici e i benefattori marchigiani per la festa a loro
dedicata, che si è svolta l’11 maggio scorso.
E...STATE CON I SAVERIANI !
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
mi aveva detto: “Vado incontro
al Signore!”.
Le parole dei figli
nel ricordino
Ecco le parole che suor Giuseppina (mia sorella che vive a
Macerata) ed io, suoi unici figli,
abbiamo messo nel ricordino.
“Babbo esemplare, hai vissuto
la fede e la preghiera con
tutte le tue forze, portando
nel cuore l’umanità, i poveri, gli immigrati, il Brasile
e papa Francesco, che tanto
hai ammirato. Ti ha sostenuto un’incrollabile speranza,
aperto ai problemi dell’oggi,
uomo del dialogo, mite, cordiale e amico, giovane nello
spirito, al passo con i tempi.
Per tutti ti sei fatto fratello e
amico con una carità senza
limiti, mostravi compassione verso i poveri e impegno
per la giustizia sociale. Dal
cielo prega per tutti noi, che
ti amiamo tanto”.
Concludo dicendo che
babbo Agostino conosceva molti saveriani, amava
la nostra congregazione e le
famiglie dei nostri missionari! Quando ero in Brasile,
era lui l’incaricato di diffondere ad amici e benefattori
le lettere circolari che scrivevo Caro babbo, continui
a essere presente accanto a
■
noi tutti!
Chiediamo ai
ragazzi e ai giovani di prenotarsi subito a queste
due fantastiche
opportunità per
un’estate da vivere in allegria!
Chiediamo ai
genitori di incoraggiare i figli
a partecipare:
ne vale la pena!
2014 GIUGNO/LUGLIO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Pellegrini da Parma a Roma
Nel secondo anno del concilio dei giovani
S
iamo nel secondo anno del
“concilio dei giovani”, voluto dal vescovo Enrico Solmi.
In questi tre anni siamo invitati
a riflettere sul tema: “Credere ci
unisce, credere ci impegna, credere ci manda”. Il concilio dei
giovani è stato voluto dal vescovo per mettere la chiesa di Parma in ascolto dei giovani.
A conclusione di questo secondo anno, è stato organizzato
il pellegrinaggio a Roma, alla
tomba di san Pietro. Nel messaggio di invito il vescovo di Parma
ha scritto così: “Noi andiamo a
Roma sulla tomba di san Pietro a
professare la nostra fede in Dio,
Uno e Trino, che ha mandato suo
Figlio per la nostra salvezza”.
I martiri e i testimoni di fede
Sono partiti venerdì 2 maggio
i 150 giovani parmigiani che
hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano a Roma, guidato
dal vescovo. Il pellegrinaggio
non era solo per i giovani, ma
aperto a tutti. Così, il giorno
seguente, 3 maggio, hanno raggiunto la capitale altri sette pullman carichi di 350 pellegrini,
provenienti da tutta la diocesi.
Durante il pellegrinaggio è
stato ripercorso il cammino dei
martiri e dei testimoni della
fede. Siamo partiti dalle catacombe di san Sebastiano e abbiamo visitato la basilica di san
Bartolomeo, dove sono raccolti
i ricordi e le testimonianze dei
martiri dei nostri giorni, come
don Pino Puglisi e don Andrea
Santoro. Abbiamo anche incontrato persone che vivono la fede
concretamente, come le suore di
madre Teresa e la comunità di
Sant’Egidio.
Un’esperienza
senza uguale
Il culmine di questo pellegrinaggio, e direi il momento più
atteso da tutti, è stato il raduno
SEVERIN K. NGUELIASSI, sx
di ascolto e di preghiera in piazza San Pietro la domenica. Papa
Francesco, parlando del concilio
dei giovani e salutando ciascuno
di noi, ci ha detto: “Voi giovani
siete protagonisti del futuro, la
speranza della chiesa”.
È stata un’esperienza senza
uguale. È difficile descrivere l’emozione che abbiamo provato e
che rimane ancora nel cuore di
ciascuno di noi. Il pellegrinaggio
è stato per noi giovani un momento di gioia, di fede e di emozione, abbiamo conosciuto gente
nuova e abbiamo approfondito
le relazioni che avevamo con le
persone già conosciute.
oltre a crescere nella fede, ho conosciuto gente fantastica”. Beatrice aggiunge: “Un’esperienza
ricca di riflessioni, di incontri e
di allegria, che cambia la vita”.
Maria Chiara, giovane della parrocchia delle Stimmate,
racconta: “L’esperienza vissuta
questi tre giorni è stata unica!
Abbiamo vissuto momenti meravigliosi e ricchi di gioia, fede,
emozioni che non si possono
descrivere con poche parole...
Ho conosciuto gente nuova e ho
approfondito la relazione con
gente che conoscevo già, e che
ho potuto conoscere meglio. Poi
a San Pietro, il nostro papa Francesco, salutandoci e nominando
il concilio dei giovani, è come se
avesse nominato ognuno di noi,
uno alla volta! Ognuno di noi
sicuramente ha tanti momenti
speciali impressi nel cuore…”.
La spinta giusta
per il terzo anno
Grazie al nostro vescovo Enrico Solmi, a don Paolo, incaricato della pastorale giovanile nella
diocesi, e ai suoi collaboratori,
che tanto si impegnano per permettere ai giovani di maturare
sempre più la loro fede. Abbiamo ricevuto la giusta spinta per
vivere al meglio il prossimo anno, incentrato sul tema, “Credere ci manda”.
Come diceva il vescovo alla
partenza: “Il pellegrinaggio è un
momento di fede che si trasforma in carità; carità che si esprime nella solidarietà e nell’impegno politico”. Auguri a tutti
i pellegrini e a tutti i giovani di
■
Parma.
Commenti entusiasti
dei partecipanti
La pellegrina Veronica ha detto: “Grazie a tutti per questa meravigliosa esperienza; le emozioni che ho vissuto sono davvero
tante!”. Jessica ha confidato: “È
stata un’esperienza bellissima;
A piedi fino a Fontanellato
La Madonna è vicina a tutti i ragazzi del mondo
di maggio, dediN elcatomese
alla Vergine Maria,
la parrocchia parmense San
Biagio di Torrile (che include le
comunità di San Polo, San Siro,
Gainago e Sant’Andrea) ha organizzato un pellegrinaggio per
ragazzi e genitori, guidato dal
parroco don Daniele e dal vicario polacco don Jarec.
Un pellegrinaggio vero
Fontanellato è un santuario
caro al nostro fondatore san
Guido Conforti e a noi saveriani, come anche a tutta la diocesi
di Parma. Ci siamo andati con i
giovani della parrocchia per imitare Maria nel seguire Gesù, diventando anche noi suoi seguaci.
Abbiamo partecipato anche io e
Alexander, studenti saveriani
che prestiamo servizio nella parrocchia di Torrile.
La partenza era fissata alle ore
8,30 da Rivarolo. Nello zaino
avevamo un sussidio per la preghiera del rosario e un libretto di
canti. Tre catechiste - Roberta,
Cristina e Maria - hanno guidato
il gruppo. Alcune mamme e un
papà erano pronti a quest’avventura con i ragazzi: un vero pellegrinaggio, a piedi. I ragazzi erano
contenti. Alcuni volevano correre,
altri giocare durante il cammino.
Il clima era sereno, la giornata
bella, e ne ringraziamo Dio.
Il rosario lungo il cammino
Roberta ha dato a tutti un rosario. Lungo il cammino ci siamo fermati per pregare, con i
ragazzi che leggevano le varie
intenzioni missionarie. Infatti,
anche se la corona era tutta bianca, senza i colori del rosario missionario, abbiamo pregato per i
cinque continenti per sentirci
vicini a tutti i popoli del mondo.
Il saveriano Emmanuel Adili ha accompagnato
i giovani della parrocchia San Biagio di Torrile
nel pellegrinaggio a piedi fino
al santuario di Fontanellato
8
EMMANUEL ADILI, sx
Mons. Enrico Solmi con i giovani di Parma, pellegrini a Roma,
nel secondo anno del “concilio” a loro dedicato
Abbiamo pregato anche per i nostri parenti e amici.
A mezzogiorno, siamo arrivati
a San Secondo e ci siamo fermati per il pranzo al sacco. I ragazzi
erano stanchi. La catechista Maria ha offerto la possibilità di un
passaggio in macchina, ma tanti
ragazzi hanno risposto: “Sono
stanco, ma ce la devo fare; voglio arrivare a piedi!”.
Con le fontanelle bloccate!
Siamo arrivati a Fontanellato
alle tre del pomeriggio. Alcuni
sono entrati subito in chiesa per
una preghiera; altri hanno cercato una fontana. Sorpresa! Tutte
le fontane erano bloccate: niente
acqua! Abbiamo dovuto comprarci qualche bottiglia.
Alle quattro e mezza è iniziata la santa Messa. La chiesa era
strapiena. Non c’erano posti sufficienti per tutti. I pellegrini di Torrile si sono seduti intorno all’altare, davanti alla statua della Madonna. Tutti erano molto attenti.
Osservando i volti, posso dire che
tante preghiere sono state rivolte
a Dio per intercessione di Maria.
Abbiamo scattato qualche foto di gruppo e poi siamo tornati a casa in macchina, soddisfatti
della giornata vissuta in compagnia. La Madonna interceda per
tutti i ragazzi del mondo, perché
possano scoprire la bellezza di
■
sentirsi amati da Dio.
Gli studenti saveriani erano tra i pellegrini di Parma che hanno raggiunto
Roma con gli altri giovani della diocesi
SULLA TOMBA DI P. UCCELLI A VICENZA
Si stanno moltiplicando le iniziative per il 60° dalla morte del “servo
di Dio” padre Pietro Uccelli, missionario saveriano originario di Barco,
diocesi di Reggio Emilia. Padre Renzo Larcher, rettore della comunità
saveriana di Parma, ha guidato una trentina di sacerdoti della diocesi
di Parma, nel pellegrinaggio a Vicenza.
Dopo essere stati al santuario Mariano di Monte Berico, sono andati a far visita alla tomba di padre Pietro Uccelli, nella chiesetta dedicata a san Pietro d’Alcantara, e custodita con venerazione dai missionari Saveriani in viale Trento, a Vicenza.
Il vice postulatore dalla causa di beatificazione, p. Gianni Viola, ha
presentato la figura e la spiritualità di p. Uccelli, missionario in Cina
e formatore a Vicenza di moltissimi ragazzi aspiranti alla vita missionaria.
2014 GIUGNO/LUGLIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
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Quattordici nozze insieme!
“Il Signore, a volte, è più buono del solito...”
volta sembra che il
Q ualche
Signore sia più generoso
del solito, o meglio, siamo noi
che ci accorgiamo di più che lui
è sempre buono! Domenica 4
maggio 2014, ho avuto la gioia sacerdotale e missionaria di
benedire 14 coppie, che hanno
(finalmente!) celebrato il loro
matrimonio davanti al Signore. Un giorno radicato in più di
trent’anni di preghiera e amicizia
reciproca con il piccolo villaggio
di Marampa, a circa 15 chilometri da Makeni, centro della nostra
diocesi in Sierra Leone.
La comunità di Marampa
La piccola comunità cristiana di Marampa era stata
iniziata alla fine degli anni
’70 da p. Giuseppe Rabito.
Poi, dato che mi trovavo a
Makeni, l’aveva volentieri
consegnata a me, mentre lui
andava a fondare altre comunità attorno alla parrocchia di
Binkolo.
Mi era simpatica quella
comunità e ci andavo abba-
stanza spesso per il catechismo,
la Messa, e anche per celebrare
le nascite, le morti, le tradizioni
della società limba. Tutti mi facevano sentire come uno di casa. Dopo qualche anno li aiutai
a sostituire la piccola cappella di
fango e paglia con una chiesa di
mattoni, dedicata a San Giuseppe. Su “Missionari Saveriani”
avevo fatto appello ai benefattori d’Italia di nome “Giuseppe”
e “Giuseppina”, per raccogliere
i dieci milioni di lire necessari
per la costruzione, ma in breve
p. LUIGI BRIONI, sx
tempo si arrivò a ben 25 milioni.
Costruita in tre mesi
Tuttavia in quel momento nessuno in diocesi poteva darmi una
mano per la costruzione. Perciò
mi rivolsi a una piccola compagnia di cinesi che abitavano
a Binkolo. E loro costruirono la
chiesa, in forma rotonda, in tre
mesi. Per la nostra povera missione in Sierra Leone è un piccolo
gioiello! Continuai a seguire la
comunità di Marampa fino alla
fine degli ani ’80 e ci tornai anche dopo la guerra, nel 2002,
come parroco della missione
di Binkolo.
L’anno scorso, a marzo,
all’omelia della Messa, puntai
il dito ai molti mariti presenti
perché non avevano ancora
“pagato” la dote tradizionale
del matrimonio, dopo anni di
convivenza e numerosi figli.
Con mia totale sorpresa, ben
22 di loro promisero di pagare
la dote (circa 100 euro) e conUna delle 14 coppie di sposi che hanno celebrato le
cludere il matrimonio tribale
nozze tutte insieme domenica 4 maggio, a Maramentro l’anno.
pa, con la benedizione di p. Luigi Brioni
In noviziato come in paradiso
Confronto tra quei tempi e i nostri tempi
Pasqua sono tornato
D opo
ancora una volta a San Pie-
tro in Vincoli (RA), nella “casa
di campagna” regalata ai saveriani in memoria del nostro santo fondatore Guido Conforti, che
fu eletto a 37 anni arcivescovo di
questa insigne diocesi e a cui dovette rinunciare dopo appena due
anni per gravi motivi di salute.
La casa, circondata da una
verde campagna e da alberi secolari, è diventata per noi missionari e per le diocesi vicine un
prezioso centro di spiritualità.
Con i miei confratelli ho partecipato alla settimana di esercizi
spirituali, predicati dalla monaca
teologa Laura Gusella.
cizi spirituali in preparazione alla grande festa della professione
religiosa.
Ci colpì subito l’accoglienza
fraterna dei superiori e dei novizi, e soprattutto lo spirito festoso.
L’abbondanza di cibi e bevande,
poi, fece esclamare a un mio nipotino di 5 anni: “Qui si mangia
meglio che in seminario!”.
Era un vero “spirito di famiglia”, come ci fu insegnato in seguito. Nelle regole scritte dal nostro santo fondatore, si diceva di
“considerare i genitori come i primi benefattori dell’istituto”, perché essi donavano ciò che avevano di più prezioso alle missioni: i
loro stessi figli per sempre!
Un vero spirito di famiglia
Nel 1957, quando vi andai la
prima volta con altri due amici
seminaristi, accompagnati dai
nostri famigliari, quella casa
era il nostro “noviziato”. In casa
c’era un bel silenzio, perché la
comunità, composta da circa 50
persone, stava facendo gli eser-
Allora le vocazioni
erano numerose!
In quegli anni i seminari delle
diocesi e dei missionari erano
stracolmi di giovani studenti.
Ora non più; e sento un grande
rimpianto per un passato ricco di
vocazioni. Ricordo in particolare il mio seminario di Cremona,
8
Un vero miracolo!
Avevamo un incontro settimanale, e venivano quasi tutti - mariti e mogli - per pregare, imparare e pianificare. Erano ben 14
le coppie pronte a sposarsi, con
nozze tradizionali e cristiane.
Non mi aspettavo questo miracolo! E così fu che, una dopo
l’altra, le coppie si sposarono
nei villaggi delle spose, mentre
io dalla mia nuova missione di
Fadugu, le seguivo con la catechesi e l’organizzazione.
Infine, abbiamo scelto la data
del 4 maggio, terza domenica di
Pasqua, per le nozze insieme.
Nel frattempo vari amici in Italia si sono preoccupati per provvedere alla veste nuziale delle
spose, per ridipingere la facciata
della chiesa e acquistare le 28
sedie per le nozze: bianche per
le donne e blu per gli uomini.
Festa unica, gioia immensa
Alle 11 siamo partiti in processione dalla scuola fino al sagrato
della chiesa, dove tutto era stato
preparato per la cerimonia. Le
spose erano in bianco fiorito e gli
uomini in camicia bianca e pantaloni neri… tutti uguali e contenti.
Abbiamo preparato un grande
tetto di frasche, perché la chiesa
non conteneva tutta quella gente.
Quando ho cominciato la Messa, m’è venuto un groppo di commozione. Vederli tutti e 28 lì, quegli sposi che avevo visto da piccoli e che ora erano pronti a iniziare
il nuovo cammino di maturità
cristiana: che grazia! Una festa
così, anche per me, al termine dei
miei anni e delle attività apostoliche, rimarrà nei cuori della nostra
comunità cristiana di Marampa,
una gioia vera ed eccezionale, che
solo il Signore sa dare.
Dopo i sacramenti, ci siamo
trovati attorno alla torta nuziale
tagliata un po’ alla volta da tutte
le 14 coppie. Poi cibo per tutti (ed
erano più numerosi che non alla
Messa!), vino di palma e musica
fino a notte inoltrata.
■
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
che aveva più di duecento ragazzi e giovani; anche la comunità
saveriana di Parma contava oltre
cento giovani teologi... Penso a
tante comunità saveriane in Italia, che ora sono formate principalmente da missionari anziani
o malati.
Grazie a Dio, nelle quattro comunità continentali abbiamo ancora una sessantina di studenti di
teologia provenienti dalle varie
nazioni dove per decenni hanno
vissuto e lavorato i saveriani, in
maggioranza italiani, che desiderano rimanere in missione fino
alla fine. Li capisco e li approvo,
perché anch’io desideravo ardentemente restare per sempre nella
missione in cui ero stato inviato
ad annunciare il vangelo.
Ma ho capito che tutta la vita,
anche se ricca di anni e di malanni, può e deve essere missionaria sino all’ultimo respiro, anche qui, anche adesso, quando
e dove Dio vuole. Senza alcun
rammarico, senza nostalgie né
■
rimpianti. Tutto è grazia!
Saveriani in preghiera durante gli “esercizi spirituali” nella chiesa di San Pietro in Vincoli (RA),
una volta sede del noviziato saveriano, a cui ha partecipato anche p. Sandro
Mariti e mogli seduti su sedie blu e bianche, sotto la tettoia in frasche allestita per
l’occasione all’esterno della chiesa San Giuseppe di Marampa, in Sierra Leone
CAMERUN, MISSIONE GIOVANI
p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx
Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i
giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento
di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi.
Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La
gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e
per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta
moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore.
Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi,
teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale
stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano,
secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe.
Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro
impegno di promozione
culturale, ma noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e
primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà
che favorire anche altre
proposte per una crescita
più profonda e spirituale.
P. Benigno Franceschetti
si sta adoperando per migliorare
le infrastrutture destinate ai
giovani studenti camerunesi
2014 GIUGNO/LUGLIO
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
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Vangelo e conversione in Colombia
Dalla Brianza all’America latina
Padre Ballabio è brianzolo, nato e cresciuto a Lissone. Ha conosciuto i saveriani a Desio ed è
stato ordinato sacerdote nel 1978.
Dopo un periodo in Spagna, è
partito per la Colombia, dove ha
lavorato per oltre vent’anni. Ora
è a Parma, a servizio della procura delle missioni saveriane.
missionaria in
L’ esperienza
Colombia ha segnato pro-
fondamente la mia vita di missionario. Ricordo ancora il mio
“battesimo”. Un pomeriggio,
con un padre di famiglia, sono
andato ad amministrare l’unzione degli infermi a una malata.
Improvvisamente, venimmo as-
p. MARCO BALLABIO, sx
saliti da due giovani che, con il
coltello alla gola, ci chiedevano
soldi. Mi ferirono con le unghie
e il sangue aveva macchiato la
camicia. Trovandomi solo l’orologio in tasca, mi dissero che ero
stato fortunato ad avere qualcosa, altrimenti avrebbero conficcato il coltello nella gola.
La notizia si sparse per tutta la
parrocchia e la sera, prima della
Messa, alcune famiglie vennero
da me, mi chiesero la camicia
per lavarla e mi regalarono un
orologio di poco valore: “Un
colombiano ti ha rubato e ti ha
ferito, ma altri colombiani ti
chiedono scusa e ti regalano l’orologio”. Da qual momento mi
sono davvero sentito amato.
Dalla vendetta al perdono
Ho trascorso anni intensi di lavoro con i giovani. Mi sentivo a
mio agio lavorare con loro. Sono
stato responsabile della pastorale
del vicariato di Buonaventura e
promotore vocazionale. Ho potuto accompagnare 17 giovani
all’altare, tra i quali anche missionari e religiose. Il Signore
ha voluto anche che un giovane
diventasse saveriano, p. Gerardo
Pretel, ora missionario in Congo.
Un altro momento importante
è stato quando mi sono trasferito
nella città di Cali. Qui, mi sono
impegnato anche nei gruppi di
Il nostro piccolo “sì” alla missione
Donare a Dio la figlia, che si è donata...
Elena Conforto è una giovane
saveriana che lavora da una decina d’anni nel sud del Brasile.
Ha frequentato per vari anni la
nostra comunità di Desio, prima
di consacrarsi per la missione.
S
crivere sulla vocazione di
nostra figlia Elena e su
cosa significhi per noi essere
genitori di una missionaria, non
è cosa semplice, perché significa ricordare fatti ed eventi di ben
vent’anni di vita.
Quel pranzo del 1° maggio…
A mezzogiorno del 1° maggio
1994, mentre eravamo seduti a
tavola, Elena ci aveva manifestato la sua intenzione di entrare
nella comunità delle saveriane, a
Parma. Ricordiamo molto bene
quel pranzo, che a fatica siamo
riusciti a terminare. Guardandoci negli occhi, abbiamo pronunciato il nostro piccolo “sì”
dicendo: “sia fatta la volontà del
Signore!”.
Certo, non è stata proprio una
sorpresa. Elena frequentava già
da quattro anni i saveriani, par-
8
vanni ogni
Mamma Tina e papà Gio
o della figlia
giorno rinnovano il don
in Brasile
al Signore, missionaria
TINA e GIOVANNI CONFORTO
tecipava ad attività, incontri e
ritiri che si tenevano nella loro
casa di Desio. Una volta al mese
andava anche, a nostra insaputa,
dalle saveriane a Parma per un
cammino vocazionale.
sembra che ci venga tolta una
parte di noi. Ed è lì che si mette
in gioco anche il nostro rapporto
con il Signore; è lì che ci viene
chiesto di donare nostra figlia,
che si è donata ai fratelli.
L’andata e… il ritorno
Ricordiamo molto bene anche
la domenica 25 settembre 1994
quando, caricati in macchina
baule e valigia, abbiamo percorso il tratto di autostrada da
Milano a Parma. Il clima fuori
era tipico di una giornata settembrina, ma l’atmosfera interna all’abitacolo era mesta. Elena
cercava argomenti per rallegrare
un po’ l’ambiente, ma noi guardavamo le immense distese di
campi, con gli occhi velati e il
cuore che batteva forte…, da
spaccare il petto.
Poi, il viaggio di ritorno: Elena ci mancava tanto e ci manca
tuttora. Tutti i giorni ci viene
chiesto di rinnovare il “sì”,
che abbiamo pronunciato quel
giorno. Davanti a queste scelte personali che coinvolgono e
sconvolgono un po’ la famiglia,
“Il Signore ci ha benedetto”
Così, la lontananza e la fatica
del non poter condividere la vita quotidiana, diviene occasione
di gioia e di ringraziamento al
Signore nel sapere che Elena è
serena e felice. E noi genitori
chiediamo a Dio di darci sempre
forza e coraggio per poterla accompagnare e sostenere nel suo
cammino missionario.
Io, mamma Tina, cinque anni
fa ho avuto la grazia di andare
a trovarla. Ho constatato che il
popolo brasiliano è molto ricco
di valori e con un grande cuore. Vediamo in papa Francesco,
con i suoi gesti e la sua attenzione verso gli ultimi, i volti e
gli sguardi di tante persone che
ho incontrato in quel viaggio in
Brasile. Ringraziamo il Signore
perché ha benedetto con la sua
■
grazia la nostra casa.
Elena Conforto in visi
ta a un insediamento
dei “sem-terra” nei din
torni di Londrina
evangelizzazione. Ho vissuto
l’esperienza della Parola di Dio,
capace di provocare straordinarie conversioni. Una mi ha particolarmente colpito.
Un sabato è venuto da me un
papà, che mi ha consegnato un
pacchetto. Dentro c’era una pistola appena comprata. Era destinata a uccidere il ragazzo che
due anni prima gli aveva barbaramente assassinato il figlio con un
cacciavite, per rubargli un paio di
scarpe. Racconta: “In questi due
lunghi anni ho covato la vendetta.
Ho scoperto dove si trova il giovane e ho messo da parte i soldi
per acquistare la pistola e pagare
un sicario. Ma ieri sera, durante
la riunione del gruppo di vangelo
in casa mia, il Signore mi ha illuminato. Padre, avrei bisogno che
lei venga con me dal ragazzo…”.
Un silenzio d’amore
Ci siamo messi in cammino.
Arrivati in uno spiazzo, vi troviamo un gruppo di giovani. Ci
fermiamo e il papà chiama ad alta voce per nome il giovane che
aveva ucciso suo figlio. Il capobanda si avvicina con sicurezza
e arroganza. Erano uno di fronte
all’altro come due contendenti.
Il giovane inizia a insultare, non
preoccupato della mia presenza.
Calò un pesante silenzio e nella
mia mente non facevo altro che
mormorare preghiere. Poi, il
papà con un gesto sorprendente
s’inginocchia davanti al giovane
e ad alta voce dice: “Non mi alzerò da qui fino a quando tu non
mi avrai perdonato perché ho
Il brianzolo p. Marco Ballabio ha
raccontato in questo articolo la sua
esperienza missionaria in Colombia
pensato di toglierti la vita”.
C’era attorno un silenzio che
parlava di amore. Gli amici del
giovane se ne andarono e abbandonarono il loro capo. La gente
attorno aveva gli occhi pieni di
lacrime di gioia e di ammirazione.
Io mi sentivo piccolo e impotente
davanti a un gesto così grande da
parte di quel papà inginocchiato.
Il giovane abbassa le ginocchia, allunga le braccia e gli dice:
“Io ti ho tolto un figlio, se vuoi
hai trovato un figlio!’’. Scoppiarono in pianto e con gioia si
strinsero forte. Da quel momento il giovane trovò una famiglia e
la famiglia ritrovò il figlio mag■
giore che le era stato tolto.
CAMERUN, MISSIONE GIOVANI
p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx
Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i
giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento
di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi.
Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La
gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro figli e
per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta
moltiplicando le strutture scolastiche. Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole, tra cui tre a livello superiore.
Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi,
teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane. Nel centro parrocchiale
stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma procederemo pian piano,
secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe.
Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno
di promozione culturale, ma
noi missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni concreti e primari. Inoltre, questo
atteggiamento non potrà che
favorire anche altre proposte
per una crescita più profonda
e spirituale.
P. Benigno Franceschetti
si sta adoperando per migliorare
le infrastrutture destinate ai
giovani studenti camerunesi
2014 GIUGNO/LUGLIO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
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I giovani hanno messo le ali
Giornata diocesana della gioventù a Taranto
quest’anno, come da
A nche
tradizione, papa France-
frequentano il sito, aprono i loro
occhi e miagolano di gioia.
La festa qui siamo noi
Sabato 12 aprile, nel piazzale
di fronte al castello aragonese di
Taranto, tanti giovani della diocesi erano presenti all’appuntamento. Hanno fatto una grande
caccia al tesoro per i vicoli della
città vecchia e hanno scoperto i
segni di coloro che vi hanno vissuto, sofferto e gioito. I bambini
e i ragazzi, insieme ai fratelli
scout, hanno riempito di gioia i
vicoli e le postierle. Alla fine, le
mani colorate dei bambini dell’isola antica sono rimaste impresse sulla foto di papa Francesco.
Finalmente, dalle 18, sono arrivati i protagonisti della giornata: i giovani. Le colonne doriche
fanno fatica a restare immobili
di fronte all’assalto che viene da
tutta la diocesi. Anche i gatti che
Arriva l’arcivescovo
Ma quando arriva l’arcivescovo? Le vedette del castello non lo
vedono ancora, ma ci dicono che
è in viaggio. Un po’ di pazienza
e anche lui si immerge, giovane
con i giovani, tra i “beati i poveri in spirito”. Al suo arrivo, tutti
possono “scatenare la gioia” con
i foulard colorati e le bandiere,
perché “qui la festa siamo noi”.
Don Francesco, responsabile
della pastorale giovanile, invita
mons. Filippo a parlare ai giovani presenti, avvolti dalla brezza
che viene dal mare. Ci dice l’arcivescovo: “La parola di Gesù
«beati i poveri in spirito» deve
essere portata da ciascuno di
noi in coscienza, camminando,
correndo insieme tutta la vita
per incontrare Colui che ci ha
incontrati: Gesù, sconosciuto
ancora da tante persone”.
Poi, viene accolto il libro della Parola di Dio, dietro a cui in
sco ha invitato i giovani di tutto
il mondo a capire che si è “beati” solo se si incontra Gesù e si
realizza il suo progetto d’amore.
p. OLIVIERO FERRO, sx
processione ci siamo avviati
verso la cattedrale. Cantando e
camminando in mezzo a bar e
negozi, lungo le antiche mura,
sentivamo ancora il respiro della
Taranto antica. San Cataldo ci ha
accolti nella sua cattedrale.
Non restiamo oziosi
Abbiamo ascoltato le testimonianze dei volontari “Amici di
Marcellino”, che lavorano con
i ragazzi per aiutarli a diventare
adulti, per farli sperare e sognare
in un futuro migliore. Le testimonianze erano accompagnate
dalle parole di papa Francesco
che invitano alla nonviolenza, a
denunciare i casi di abbandono e
all’aiuto fraterno.
Ma il nostro amico Gesù ci ha
invitato alla preghiera e all’adorazione silenziosa: momento privilegiato per riflettere e dialogare
cuore a cuore con lui. Le parole di mons. Filippo hanno reso
viva e più concreta la presa di
coscienza che noi non possiamo
restare… con le mani in mano.
La bella giornata con i famigliari
Tante gocce di gioiosa amicizia, stando insieme
4 maggio abbiaD omenica
mo vissuto il tradizionale
incontro tra i saveriani pugliesi e
i loro famigliari. Finalmente c’era un po’ di sole, anche se ogni
tanto piovevano le benedizioni
dal cielo. In più, c’era l’occasione del 25° anniversario della casa saveriana di Lama.
Insomma, erano tanti i motivi
per ringraziare il Signore, per coloro che hanno lavorato e per coloro che continuano a collaborare con i saveriani. E come diceva
bene san Guido Conforti, “i genitori e i famigliari dei missionari sono i primi amici e benefattori dell’istituto saveriano”. Insomma, anche loro fanno parte della
nostra famiglia missionaria.
La missione è sempre attuale
C’era con noi p. Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani
in Italia, che ha offerto una panoramica della situazione saveriana in Italia, tra luci e ombre.
8
Ma soprattutto ci ha incoraggiato a lavorare con entusiasmo.
Tra i suoi suggerimenti c’è stato
quello di fare pubblicità e di far
conoscere “Missionari Saveriani”, il nostro bel mensile di collegamento, e anche di invitare i
giovani a diventare missionari.
Anche se i tempi sono cambiati, la missione è sempre attuale.
Nell’Eucaristia, che è stata la
naturale continuazione dell’incontro, commentando il brano
dei discepoli di Emmaus, abbiamo notato che noi spesso ci
complichiamo la vita e ci scoraggiamo a vicenda. Però Gesù
cammina con noi e con i missionari, che continuano a fare quello che lui ha fatto: spiegano ciò
che Dio fa con la gente.
Sempre pronti a ospitarvi!
Non dimentichiamo che anche qui a Taranto, nella casa dei
saveriani, c’è sempre spazio per
chi si sente pronto “a dare ra-
p. O. FERRO, sx
gione della speranza che è in loro”. Come Gesù ha ascoltato, incoraggiato e riscaldato il cuore
dei discepoli, anche noi dobbiamo fare lo stesso con chiunque
incontriamo. Dobbiamo saper
sempre ripartire, essere cercatori di Dio e camminatori accanto
agli uomini.
La condivisione è continuata
anche a tavola. Il pranzo, preparato da persone amiche, è stato
gustato da tutti. Cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che, in silenzio ma con gioia, hanno reso possibile questa
giornata.
Ogni tanto qualche goccia
d’acqua veniva a rinfrescarci,
ma le gocce di gioia dello stare insieme erano più importanti. Poi, pian piano, ognuno ha ripreso la strada del ritorno a casa,
dandosi l’appuntamento al prossimo anno. Ma si possono sempre trovare occasioni per continuare la nostra amicizia… ■
Erano tanti i giovani di Taranto e dintorni che hanno partecipato alla giornata diocesana della gioventù, sabato 12 aprile; c’era anche il vescovo mons. Filippo Santoro
In strada, tra la gente…
Dobbiamo “giocare nella
squadra di Gesù”, ben allenati e
pronti a far vincere chi si sente
solo, abbandonato e sfiduciato.
Noi abbiamo un buon allenatore,
anzi il migliore: Gesù. Il vangelo
delle beatitudini, che ci accompagnerà in questi tre anni per
portarci alla giornata mondiale
della gioventù a Cracovia nel
2016, ci ricorda per otto volte la
parola “beati”. È un invito rivolto a tutti ad avvicinarsi a Gesù
che guarda nel cuore di ciascuno di noi. E noi ricambiamo il
suo sguardo, guardandolo dritto
negli occhi senza paura. Lui ha
dato tutto per noi, senza misura.
“La povertà vera - ricorda papa
Francesco - è quando non siamo
attaccati al possesso delle cose e
delle persone; la vera ricchezza
è Gesù”. Di conseguenza, viviamo la sobrietà, pronti a essere
solidali con tutti, come lo è stato
lui. Ciascuno di noi deve fare il
primo passo per andare incontro
a chi è solo. Insomma, non restiamo al balcone, scendiamo in
strada, in mezzo alla gente.
Ormai le luci del Borgo antico sono accese e creano un’atmosfera speciale. Gesù ci benedice e ci chiede di continuare a
dire “beati” a tutti, perché noi lo
siamo già, se stiamo sempre con
Lui.
■
Ricordiamo don Davide Boccuni
I missionari saveriani di Taranto partecipano al dolore della comunità di San Donato a Talsano per la morte del parroco, don
Davide Boccuni, vittima di un incidente stradale. Era un sacerdote un po’ timido, ma generoso e sempre vicino a chi soffre. Insegnava all’istituto commerciale “Giannone” di Pulsano. Il vescovo
nella Messa funebre ha detto: “Ti ringraziamo, don Davide; ringraziamo la tua famiglia per il dono che ha fatto di te alla chiesa, della tua vita donata per la gloria di Cristo: un dono che vale per tutta l’eternità”.
25 ANNI
UN LIBRO RACCONTA
UN QUARTO DI SECOLO... SAVERIANO
Era il 1980, quando i saveriani sono arrivati a Taranto. Fin dal 1966
c’erano stati dei tentativi (con l’aiuto di p. Stefano Coronese). A Lama, alla periferia della città, siamo arrivati nell’estate 1989. E così nel
2014 è stato tagliato il traguardo dei 25 anni. È una buona occasione
per dire grazie al Signore, alla chiesa di Taranto che ci ha accolti e a
tante persone che ci hanno voluto bene e non ci fanno mai mancare
il loro aiuto e la loro amicizia.
Nelle pagine del libretto, curato per l’occasione, sono pubblicate fotografie, testimonianze e tanti ricordi. Si parte conoscendo meglio il
Fondatore san Guido Maria Conforti, per poi passare ai saveriani, alle saveriane e ai laici saveriani. Poi, si passa alla storia, con lo scambio
epistolare tra l’arcivescovo Motolese e i superiori saveriani, gli inizi in
via Mazzini e in via Pisa, l’arrivo a Lama. Sono indicati i saveriani che
vi hanno lavorato e quello che hanno fatto ci riporta alla memoria
volti conosciuti e con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada.
Un capitolo è dedicato anche alle saveriane che hanno lavorato sia a Taranto (Stella maris) che a Ostuni. E per
finire, l’elenco dei saveriani pugliesi e
lucani (vivi e defunti) ci ricorda che la
vita continua e che noi siamo il frutto
del lavoro di tante persone. Le immagini, sia in bianco e nero che a colori,
ci riportano indietro nel tempo. Niente deve essere dimenticato, ma è un’occasione per dire grazie, grazie, grazie a
chi ha sudato, gioito e sofferto per annunciare il regno di Dio in questa zona
dei due mari.
Si può richiedere il libretto, telefonando allo 099 7773186.
2014 GIUGNO/LUGLIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC)
Bepi De Cillia: una vita in Burundi
“La missione si è trasformata nelle mie mani” a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
A
lungo andare, la missione
gli ha presentato il conto.
Da un lato, le strade sconnesse
del Burundi, che hanno minato
le vertebre della sua schiena;
dall’altro, gli strapazzi e le tensioni di chi passa la vita a fare
del bene ai poveri nelle periferie
nel mondo africano.
Il passaggio del testimone
Appena tornato in Burundi, p.
Bepi De Cillia, saveriano friulano, ha trovato grosse sorprese:
il fiume gonfiato da piogge selvagge si era portato via un’intera
collina e, insieme, i tubi dell’acquedotto del popoloso villaggio
di Tonga. Così, ancora prima di
aprire la valigia, ha dovuto correre a ricostruire l’acquedotto.
Quando i bambini di Tonga
torneranno a lavarsi il viso con
l’acqua pulita, p. Bepi consegnerà la missione nelle mani di
giovani missionari messicani,
africani e indonesiani. È il gesto
di chi vuole dare continuità alla
missione, quando le forze vengono meno.
Padre Bepi aveva già visto altri
missionari fare la stessa cosa; ma
le circostanze erano diverse. Per
il Burundi era maturato il tempo
dell’indipendenza politica. Nel
1964 i missionari belgi, olandesi e tedeschi consegnavano la
missione ai missionari italiani.
A quel tempo il Burundi assomigliava a un angolo di paradiso: i
missionari iniziavano con il catechismo, insegnavano a leggere
e scrivere, si mettevano a curare
le piaghe. E quando la comunità
raggiungeva un certo numero di
battezzati, si celebrava la Messa,
cantando con i tamburi.
Missione fuori dalle chiese
Per otto anni, i missionari italiani continuarono a fare missione nelle chiese. Inaspettatamente, senza alcuna giustificazione,
saltò fuori l’odio tribale. Bastarono quindici giorni per far perdere la testa a tutti. I missionari
riuscirono a rifugiare nelle chiese folle di mamme e bambini,
per salvarli dall’eccidio.
In tutto quel finimondo, p. Bepi decise di recarsi dal vescovo
per fargli presente che il Burundi
era, ormai, un paese tagliato in
due: da una parte i volti ovali dei
watussi, dall’altra i volti tondi
degli hutu. E poi, la guerra, che
non era solo uno scontro armato.
La guerra creava fame, moltipli-
cava gli orfani. Il vescovo lo autorizzò a far uscire la missione di
chiesa e a viverla anche nell’impegno sociale.
Recentemente, p. Bepi ha
scritto anche a noi di Tavernerio per assicurarci che quando
effettuerà il passaggio della
missione, incoraggerà i nuovi a
seguire l’autorizzazione di quel
vescovo. Nella sua lettera padre
Bepi ha raccontato le quattro
sollecitazioni che, negli anni,
hanno contribuito a maturare la
sua coscienza missionaria.
Il vangelo
è aiutare gli ultimi
“L’ambasciatore del Belgio mi
disse che il suo paese aveva un
progetto di due anni per distribuire tremila tonnellate di fagioli
ai rifugiati tra le montagne. Mi
chiese di portarli personalmente. Quell’esperienza valse più di
una tesi laurea sulla giustizia.
La seconda testimonianza me
la offrì un giovane musulmano
quando i militari vennero ad arrestarmi, perché portavo aiuti ai
disperati. Rimasi sotto interrogatorio tutto il giorno. La sera mi
sussurrò: «Padre, nella moschea
abbiamo pregato per te tutto il
Sbagliando s’impara... sempre
Storia di esperienze missionarie estive
A
giugno, in Italia, termina
l’anno scolastico. A luglio
partono i primi gruppi di volontari per esperienze di lavoro e di
condivisione con i loro coetanei
nelle periferie del mondo. Le
partenze sono preparate in tutti
i dettagli, con largo anticipo di
tempo. Di fatto, bisogna essere là per rendersi conto quanto
un’esperienza di missione sia
diversa dall’altra. Ma, alla fine,
nel cuore di tutti i protagonisti
e le protagoniste sedimenta una
graziosa pietra bianca, importante per la costruzione della propria personalità.
8
L’infradito della bambina
Ricordo la testimonianza di
Alessandra, arrivata in Camerun
a fare esperienza missionaria di
gruppo, ma con la segreta speranza di arricchire anche la documentazione per la sua tesi di
sociologia: “Io la pietra bianca
l’ho incontrata subito, la prima
sera. Eravamo giunti alla missione prima del tramonto, affaticati
ed emozionati. Io mi sentivo portar via da una curiosità che non
mi dava tregua. E quando il missionario ci indicò, come primo
punto di riferimento, il sentiero
di terra rossa bordeggiato da
In missione non sempre è così semplice salvare chi è più povero di noi;
il motivo lo spiega Alessandra...
p. L. MAGGIONI, sx
piante di cacao e bananeti, che
congiunge la missione al villaggio, mi lanciai nell’avventura.
Avanzai per un centinaio di
metri, e mi trovai bloccata la
strada da una lunga fila di grosse
formiche nere, che tagliavano in
due il sentiero: «E, adesso, cosa
faccio?… E se, qui, le formiche
fossero velenose?». Intanto sul
sentiero, di fronte a me, vidi
avanzare una mamma che teneva per mano la figlioletta. La
madre scavalcò con semplicità
la fila delle grosse formiche nere, mentre la figlia pose l’infradito proprio sul loro passaggio e
queste salirono sul suo piedino.
D’istinto, mi chinai per salvarla. Le sfilai l’infradito e cominciai a sbatterla decisamente per
terra. Purtroppo era troppo consunta per resistere… e si ruppe in tre pezzi. La bimba si chinò, raccolse i pezzi e se li portò al cuore. La madre mi sorrise
e, tutte due, proseguirono il loro cammino, in silenzio… Un silenzio che a me parlerà per tutta
la vita. E nella mia tesi dimostrerò che non è così semplice salvare chi è più povero di noi”. ■
Padre Bepi De Cillia, cappello da cow-boy con alcuni bambini in Burundi
giorno. Allah non permetterà ai
militari di chiuderti in prigione».
E così avvenne.
La terza testimonianza è quella del cardinal Tonini, il quale
giunse a Kamenge nei giorni in
cui le strade erano disseminate
di cadaveri. «Eminenza - gli dissi - ora non restano che le nonne
a prendersi cura dei nipoti, orfani dei genitori». Immaginate
la mia commozione quando il
cardinale mi fece pervenire due
miliardi e mezzo di vecchie lire, accompagnati da una dedica:
“Gesù lo vuole!”.
L’ultima testimonianza di solidarietà è quella di centinaia di
laici italiani e di associazioni che
mi hanno aiutato a far arrivare
l’acqua potabile in una regione
grande come mezzo Friuli e a
costruire chiese”.
Padre Bepi conclude così:
“Credo sia giusto ora passare
la mano. Ma, soprattutto, credo
che Gesù e lo Spirito Santo apriranno ancora nuove strade della missione”.
■
CAMERUN, MISSIONE GIOVANI
p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx
Una delle priorità della pastorale missionaria in Camerun è la formazione dei giovani. Vogliamo lavorare con uno “sguardo lungo” e i
giovani sono naturalmente più aperti a quel profondo cambiamento
di mentalità che li preparerà a inserirsi meglio, tecnicamente e culturalmente, nel mondo di oggi.
Il Camerun ha il 60-70% della popolazione ancora molto giovane. La gente ha capito l’importanza della scuola per il futuro dei loro
figli e per il paese, e fa dei seri sacrifici per mandarceli, mentre il governo sta moltiplicando le strutture scolastiche.
Anche la chiesa ha un buon numero di scuole. Nella nostra parrocchia missionaria abbiamo due scuole primarie e diverse altre scuole,
tra cui tre a livello superiore.
Volendo incoraggiare queste masse di giovani, abbiamo creato biblioteche che diano loro strumenti di lavoro e siano anche luoghi di
aggregazione, di formazione (con conferenze, proiezione di film educativi, teatro eccetera), e di iniziative ricreative sane.
Nel centro parrocchiale stiamo attrezzando una sala con armadi, tavoli, sedie e materiale scolastico; così anche a Djinga, che ha una notevole presenza giovanile. Stiamo sensibilizzando le comunità cristiane, ma
procederemo pian piano, secondo il ritmo e i mezzi… di bordo. Per le
scuole elementari, invece, forniamo i testi ai maestri, che li distribuiscono e li ritirano in classe.
Qualcuno forse si meraviglierà per questo nostro impegno di promozione culturale, ma noi
missionari siamo chiamati a rispondere ai bisogni
concreti e primari. Inoltre, questo atteggiamento non potrà che favorire
anche altre proposte per
una crescita più profonda e spirituale.
P. Benigno Franceschetti di Gorle
si sta adoperando per migliorare
le infrastrutture destinate ai
giovani studenti camerunesi
2014 GIUGNO/LUGLIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
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Festa con i famigliari dei saveriani
In via Aurelia, incontro atteso e ben riuscito
4 di maggio nella
D omenica
casa saveriana di via Au-
relia, chiamata “Collegio Conforti”, che ospita i saveriani che
insegnano e altri che studiano
nelle università Cattoliche di
Roma, si è svolta la festa dei famigliari dei saveriani di Roma
e del Lazio, che sono sparsi per
il mondo. Tante persone sono
venute, anche da lontano, per
partecipare a questo evento così
atteso, insieme ai saveriani e alle
saveriane che vivono nelle due
case di Roma (in via Aurelia e in
viale Vaticano).
I doni più grandi
per la congregazione
Dopo l’arrivo e l’accoglienza,
abbiamo celebrato l’Eucaristia,
presieduta dal superiore generale
p. Luigi Menegazzo. Erano presenti anche i quattro consiglieri
generali dell’istituto saveriano.
Nell’omelia p. Luigi ha ringraziato i famigliari dei missionari
per la loro presenza e per tutto
ciò che essi fanno. Come dice
san Guido Conforti, “i nostri famigliari sono i più grandi doni
che la congregazione possiede”.
Il vangelo della domenica
era quello dei due discepoli di
Emmaus (Luca, cap. 24) che,
dopo la morte di Gesù, lasciano
Gerusalemme sconsolati e pieni
di dubbi: “noi speravamo…!”.
Durante il viaggio si incontrano
con il Viandante misterioso che
sta con loro tutto il giorno. Finché, arrivati a una locanda, egli
spezza il pane. Allora i due discepoli, in quel segno del dono
totale della vita, riconoscono il
Viandante Gesù…
Missionari ogni giorno
Anche noi missionari dobbiamo, come ha fatto Gesù, camminare lungo le strade della vita
accanto alle persone e togliere il
dubbio e la tristezza che dimora
nei cuori. Anche i famigliari partecipano alla missione dei saveriani, desiderosi di donarsi al Signore, ma anche di donare il Signore:
portare, cioè, la sua presenza nelle
p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
svariate situazioni della vita quotidiana, là dove c’è sofferenza e
insuccesso, gioia e speranza.
Preghiamo affinché i missionari
siano numerosi: il mondo ne ha
estremo bisogno. Come vorremmo, infatti, poter riempire di annunciatori del vangelo le tante strade che vanno da Gerusalemme a
Emmaus! Preghiamo anche affinché tutti i missionari e le missionarie siano viandanti sereni, accanto
alle persone con le quali camminano, in ogni parte del mondo.
Un desiderio e un impegno
Dopo l’Eucaristia, abbiamo
proseguito la festa con il pranzo
insieme. Ci siamo lasciati con
il desiderio di rivederci di nuovo numerosi e con l’impegno
di realizzare, nella nostra vita,
il progetto tanto caro a san Guido Conforti: fare di tutti i popoli
della terra una sola grande famiglia riunita intorno all’amore del
Padre, che vuole raccogliere intorno a sé tutti i suoi figli, soprat■
tutto quelli più lontani.
Immagini e volti di una festa
Il fratello Bruno e la
sorella suor Agnese di
p. Mario Chiofi, senza
la mamma Carolina,
deceduta all’età di
99 anni lo scorso 26
settembre 2013, di cui
abbiamo pubblicato la
commovente “lettera
testamento” (n. novembre 2013).
In alto, gli amici di p. Nicola Masi,
venuti da Priverno (LT) assieme
al “loro” missionario.
8
A sinistra, p. Pierluigi Lupi,
da poco tornato dal Bangladesh
per lavorare nella Misna (agenzia
missionaria di informazioni),
conversa con Giovanna, amica
di una nipote di p. Calarco.
Padre Luigi
Menegazzo ha
presieduto la
celebrazione
Eucaristica con
i famigliari dei
saveriani laziali.
I parenti dei saveriani hanno partecipato numerosi a una festa
sempre attesa, che li fa sentire uniti in una grande famiglia.
Caterina e Maria Storgato con gli sposi Ilario e Vincenzo,
insieme ad altri sei nipoti, hanno rappresentato la famiglia
di p. Marcello, sceso a Roma per l’occasione.
A FRASCATI, PER RICORDARE P. CELLI
p. GERARDO CAGLIONI, sx
Sono ormai trascorsi due anni dalla scomparsa di p. Mario Celli (4
maggio 2012) e i tanti suoi amici del Tuscolo hanno voluto ricordare questo loro missionario saveriano in modo simpatico e particolarmente incisivo.
Il gruppo “IncontrarSì” ha invitato un teologo a parlare loro di come essere “concretamente” missionari nel mondo in cui viviamo. Don
Carlo Molari, ha illustrato - in vari modi - come si possa vivere il cristianesimo con una visione missionaria.
Alla numerosa assemblea, radunata nell’auditorium delle Scuderie
Aldobrandini, don Molari ha ricordato le modalità del dialogo, che
dovrebbero sempre portare all’ascolto e alla comprensione degli altri. Traendo diversi spunti dall’esortazione di papa Francesco (ma anche dai testi del Concilio, ancora in attesa di piena realizzazione), l’animatore della serata ci ha suggerito una nuova lettura della teologia
biblica della liberazione, per attuare la missione oggi.
Un’attenzione speciale è stata data alle altre religioni in generale,
da considerare come complementari della storia della salvezza. Del
resto, già prima del concilio Vaticano II, papa Giovanni aveva invitato
tutti a saper cogliere i segni dei tempi nelle cose che sono attorno o
dentro di noi.
Questo momento di Tanti amici hanno partecipato
alla serata di convegno in
celebrazione e di me- ricordo di p. Mario Celli, a due
moria ci ha fatto sen- anni dalla sua scomparsa
tire vivo e presente il
messaggio e la persona di p. Mario Celli.
Padre Mario ha chiuso
la sua esistenza terrena due anni fa in Brasile, sua ultima terra di
missione, dopo aver lavorato anche nelle tormentate terre d’Africa
(Burundi e Congo), dove aveva iniziato il suo
servizio missionario.
2014 GIUGNO/LUGLIO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
IBAN - IT 15 D 06270 13169 CC0690000634 (Cassa Risparmio Ravenna)
Con i giardini e parchi aperti
Imparare a salvaguardare il creato è facile
nel mese di
Q uest’anno,
maggio, si sono svolte due
belle iniziative nel parco dei saveriani, adiacente alla casa di
spiritualità missionaria: “Luoghi
di favola” e “Meraviglie segrete“.
Ocarina in
“luoghi da favola”
Giovedì 8 maggio è stato realizzato il programma “Parco della
gioia”. Si tratta di un ritorno nel
giardino dei saveriani di San Pietro in Vincoli del Festival itinerante di lettura per bambini, chiamato “Luoghi da favola”, condotto e interpretato per noi dalle
lettrici Juke Box. Per l’occasione,
a rallegrare l’incontro con le sue
suonate, si è associato l’estro
del maestro di ocarina, Michele
Carnevali, emerito professore di
musica di San Pietro in Vincoli.
È l’iniziativa di volontari e
volontarie ravennati per l’educazione ecologica delle nuove generazioni, perché imparino a non inquinare gli ambienti naturali che
visitano, ma a lasciarli sempre
“luoghi da favola”, come li tro-
vano (è un bel programma, anche
e soprattutto per i “vandali” del
luogo, che ogni tanto fanno irruzione e creano disordine e danni).
Tante “meraviglie segrete”
Alcuni comuni della provincia
di Ravenna e la stessa provincia
hanno organizzato il 10 e l’11
maggio l’iniziativa “Meraviglie
segrete”, manifestazione con i
giardini aperti nel territorio ravennate e visite a 55 giardinivivaio della zona. Tra questi,
era prevista la visita alla “città
del silenzio”, cioè al cimitero
di guerra inglese (Commonwelt
War Grave) di Piangipane.
Si passava così dall’incantesimo del mistero della vita con i
vivai delle piante alla realtà della
morte violenta. È un altro orizzonte educativo alla pace, per
una serena convivenza sociale,
invece del tragico silenzio dei
cimiteri di guerra.
Esiste anche
un inquinamento morale
L’educazione ambientale, con
p. DINO MARCONI, sx
i parchi e giardini aperti, deve
renderci consapevoli di far parte
della natura, rispettando la bellezza della terra e di tutte le creature. “Quando avrete abbattuto
l’ultimo albero, quando avrete
pescato l’ultimo pesce, quando
avrete inquinato l’ultimo fiume,
allora vi accorgerete che non si
può mangiare il denaro”. La profezia del grande capo indio può
diventare una triste realtà.
Dobbiamo imparare la salvaguardia del creato e della natura,
custodendo e coltivando la terra
come un giardino, senza sporcarla
con i nostri rifiuti inquinanti, perché dobbiamo lasciarla in eredità
a quelli che verranno dopo di noi.
L’ecologia ci invita alla responsabilità personale per evitare l’inquinamento morale, oltre a
quello ambientale. Per conservare i “luoghi di favola”, i bambini
devono crescere in un ambiente
sereno, piacevole, integrato con
la natura, aperto verso tutti, in
cui nessuno è senza volto e le
persone si vedono come ami■
che.
Da due mesi in Camerun
Chi è appena arrivato non vede la luna
D
al 2 aprile mi trovo in Camerun, la missione cui sono stato mandato dal superiore
generale dei saveriani, dopo il
servizio prestato a Roma. Più
precisamente sono a Douala, la
capitale economica del Camerun.
Ascolto e guardo…
Con gli altri confratelli vivo
nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro
modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro
per l’animazione e formazione
missionaria. Tre sono le finalità
della comunità: far entrare, dove
non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali dell’arcidiocesi; incoraggiare
quelle comunità che ce l’hanno
già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia missionaria
affidata ai saveriani un anno fa.
Un proverbio kiswahili dice:
8
I grandi tronchi di legno
pregiato, numerati e schedati per l’esportazione: così
il deserto si sostituisce alla
grande foresta del Camerun
(foto archivio MS / Katindi)
“Chi è appena arrivato non vede
la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle
del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo
un nuovo arrivato non ho molto
da dirvi. Apro orecchie e occhi
sulla realtà circostante.
Vedo le foreste in fumo
Tra le cose che vedo e che
colpiscono la mia attenzione, ci
sono le grandi segherie. Su due
o tre chilometri, lungo la strada
che collega Douala a Yaoundé,
ce ne sono almeno tre. Solo una
“piccola” quantità di legno si
ferma in queste segherie; il resto
dei tronchi di alberi centenari,
che i camion trasportano giorno
e notte, vanno direttamente al
porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia.
Sono quindi le foreste del se-
p. RAMAZANI KATINDI, sx
condo polmone del pianeta che
vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle
generazioni future. Fa male al
cuore sapere che sono poche “le
briciole che cadono dal tavolo
dei grandi per i cagnolini”.
Il nido della speranza
Quanto è lunga la traversata del
deserto quando si viene dall’Europa a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di
sabbia. Mi consolano un po’ due
uccellini che fanno il loro nido
proprio alla finestra della doccia
della mia stanza. Mi ricordano
che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa
si dà da fare per vivere, e anche
sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a
collaborare con lui perché questa
sua creazione, così bella e vicina
all’umanità, in queste contrade
venga rispettata e protetta.
La domenica delle Palme, la
chiesa era colma di bambini e
adulti, giovani e vecchi (come
si dice qui senza sentirsi offesi),
pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci
accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel
■
nome di Gesù.
Grazie a manifestazioni di questo tipo, i bambini imparano
cosa significa rispettare il creato e l’ambiente.
Michele Carnevali
e l’ocarina durante la manifestazione “Luoghi da
favola” nel parco
dei saveriani di
San Pietro in
Vincoli.
29 giugno: festa degli amici
Domenica 29 giugno pomeriggio, nella casa saveriana di San
Pietro in Vincoli, si tiene la tradizionale festa degli amici, benefattori e lettori di “Missionari Saveriani”, con la santa Messa
missionaria e l’incontro fraterno. Per informazioni rivolgersi a p.
Giuseppe Nardo (0544 551009).
VIA DELLA CROCE E VIA DELLA LUCE
p. DINO MARCONI, sx
Lunedì 14 aprile abbiamo ospitato il ritiro spirituale dell’unione ex
allievi “Don Bosco” di Forlì e dell’associazione “Don Bosco”. I legami
con i salesiani risalgano al saveriano p. Gino Foschi, formato dai salesiani, che è stato missionario in Congo, nazione da cui proviene un
giovane salesiano africano della comunità di Forlì. Era presente tra
gli ex allievi il pittore Angelo Ranzi, membro dell’accademia Filopatridi di Savignano sul Rubicone, noto per i suoi quadri che illustrano
il Paradiso di Dante.
Abbiamo riflettuto sul tema “il mistero dell’ora di Gesù”, confrontando la croce di un anonimo defunto in un cimitero di campagna con
l’icona del Crocefisso di san Damiano. La croce del cimitero raffigura
la passione dell’uomo; la croce di Damiano ci fa contemplare la passione di Cristo: la nostra morte e la speranza della vita nuova in Gesù.
Nell’occidente cristiano si è diffusa la pratica della via Crucis, mentre in oriente si è diffusa la devozione delle icone, sostenuta dalla teologia di Teodoro Studita, arrivata anche a noi con i mosaici che vediamo a Ravenna, Venezia, Roma, Monreale...
Ora in alcune chiese si sta diffondendo la via Lucis, la via della Luce
di Gesù risorto. Con la sua morte, ha inizio l’era di Gesù risorto e salvatore, perché sul peccato e sul male dell’uomo risplende la luce dell’amore di Dio. Sono le nuove 14 stazioni della Luce, che dobbiamo percorrere, raffigurare e vivere nella nostra vita cristiana.
Don Emanuele Cucchi, direttore dei salesiani di Forlì, con alcuni partecipanti
al ritiro spirituale degli ex allievi
2014 GIUGNO/LUGLIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
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L’amore di Dio tocca tutti
Roccamonfina e il santuario Madonna dei Làttani
caratterizzato da
U nunluogo
prezioso silenzio: quel-
lo spirituale che dà serenità, che
si lascia ascoltare e sa dare risposte, che parla con la voce della
natura e permette di sentire Dio
sempre più vicino. Questa è l’esperienza vissuta presso Roccamonfina con i saveriani, durante
una gita fuoriporta, il 1° maggio.
Un giorno davvero speciale
Nella giornata dei lavoratori si
svolge, infatti, la consueta gita
che i saveriani di Salerno propongono ogni anno insieme al
gruppo dei laici saveriani e a chi
frequenta e conosce i missionari.
C’era una rappresentanza variegata di età e storie che comprendeva bambini, giovani e adulti:
tutti hanno contribuito a rendere
questa occasione d’incontro un
giorno davvero speciale, nonostante il cielo minaccioso.
La destinazione era Roccamonfina, un piccolo paese del
Casertano, collocato su una conca vulcanica: un antico cratere
spento che conferisce al terreno
una ricca vegetazione, castagneti secolari, piante da frutto
e sorgenti d’acqua, una terra in
cui la natura riflette tutto il suo
splendore.
Secondo alcune fonti, il nome Roccamonfina deriverebbe
dal luogo chiamato anticamente
Monte Fino; secondo altre fonti,
il nome si dovrebbe all’imperatore romano Decio che fece
innalzare una rocca in onore
dell’amata Fina.
Tra storia e leggenda
Il luogo è molto conosciuto
IDA SALVATI
per il santuario di Maria Santissima dei Làttani che si erge sulla
sommità del paese. Fondato nel
1430 da san Bernardino da Siena
e san Giacomo della Marca, che
vi erano giunti in seguito alla
notizia del ritrovamento di una
statua della Vergine, il santuario
è tuttora affidato ai francescani.
Con la guida di fra’ Graziano,
abbiamo avuto la possibilità di
conoscere meglio la storia e la
bellezza del santuario.
La leggenda dice che fu un
pastore a scoprire per la prima
volta il luogo, seguendo una
capretta del suo gregge, l’unica
che si spingeva fin su questi castagneti e tornava carica di latte.
In una piccola cavità rocciosa
il pastore vide due serpenti che
avvolgevano una chiave: allontanatisi i due rettili, egli la prese
I campi missionari 2014
A Salerno e dintorni, l’estate con i saveriani
T
itolo dei prossimi campi missionari di lavoro,
che si terranno nelle diocesi di
Salerno e Cava de’ Tirreni, è il
seguente: “Missione, è tempo di
scegliere”. Sono organizzati dai
saveriani, dalle saveriane e dai
laici saveriani di Salerno e Cava de’ Tirreni, in collaborazione
con le parrocchie appartenenti a
cinque foranie.
Cinque settimane
d’impegno e divertimento
I campi avranno inizio il 10
giugno e per cinque settimane
vedranno protagonisti i giovanissimi tra i 13 e 18 anni.
La giornata tipo inizia con la
preghiera insieme, a cui segue
un’ora di formazione sul tema
proposto. Poi, i ragazzi e le ragazze si sposteranno per le vie
della parrocchia a raccogliere indumenti usati, che la gente lascia
fuori dalla porta di casa.
Nel pomeriggio, con l’aiuto di
volontari, attraverso vari laboratori, facciamo emergere i talenti
dei ragazzi (traforo, riciclo, decoupage, tegole decorate e fotografia). In serata, prima della
cena offerta dalla parrocchia
ospitante, c’è ancora un tempo
per pregare. Il programma delle
serate è collaudato: i giovani si
sfidano in gare canore, balli di
gruppo, karaoke e qualche spettacolo teatrale. Ogni campo si
conclude con la Messa, che cerca
di riassumere il cammino fatto.
Durante i campi, oltre all’attenzione verso chi è più bisognoso, cerchiamo di rendere le
nostre parrocchie aperte e accoglienti per tutti, capaci di allargare lo sguardo sul mondo.
Il calendario
degli appuntamenti
Proponiamo qui luoghi e date
dei campi estivi per il 2014:
• Olevano sul Tusciano e Battipaglia 10 - 14 giugno
• Forania di Calvanico-Baronissi- Pellezzano 17 - 21 giugno
• Parrocchie diverse di Salerno
24 - 28 giugno
p. S. PICCOLO, sx
• Campigliano, Filetta, San Cipriano, Castiglione 1 - 5 luglio
• Tre giorni con i giovanissimi
11 - 13 luglio
• Parrocchie diverse di Cava de’
Tirreni 15 - 19 luglio
Ricordiamo inoltre due appuntamenti a livello nazionale:
• Campo estivo ad Ancona per
giovanissimi (13-18 anni), sul
tema, “Viaggio inatteso: al centro del mio cuore con gli ultimi”,
dal 24 al 29 luglio (iscrizioni fino al 13 luglio).
• Campo estivo a Udine per
giovani (18-30 anni), sul tema,
“Come pane spezzato”, dal 4
all’11 agosto (iscrizioni fino al
15 luglio).
Per iscrizioni e informazioni
fare riferimento a:
p. Simone (349 1314499)
[email protected];
p. Francois (347 8596272)
[email protected];
sr. Olivia Lomeli (333 9292729)
[email protected]
■
Gli amici dei saveriani durante la gita - pellegrinaggio a Roccamonfina (Caserta),
il 1° maggio scorso
per aprire una sorta di forziere,
rinvenendo in tal modo la statua
della Madonna.
Da quel momento (1429), il
luogo divenne meta di pellegrinaggio. Tra i pellegrini arrivò
anche san Bernardino, che chiese un segno a Dio affinché potesse conoscere la sua volontà.
Così piantò a terra il suo bastone
in legno di castagno. L’indomani, al posto del bastone, era
germogliato d’improvviso un
bellissimo castagno.
Simboli e riferimenti biblici
Ancora oggi il santuario è
meta di devoti che accorrono
per chiedere alla Vergine una
grazia, un aiuto, un sostegno, soprattutto per gravidanze difficili
o semplicemente con il desiderio di creare una famiglia e farla
crescere.
Il luogo è impregnato di simboli e di riferimenti biblici, gli
stessi che hanno fatto riflettere
i giovani e gli adulti del nostro
gruppo: la radice della parola
“amen”, che non significa solo
“amare” ma anche “allattare”; la
figura della capra e del latte, che
richiama la purezza dell’amore,
l’unico capace di nutrire non solo il corpo ma anche la fede.
Dunque, il silenzio e la gioia di vivere e condividere insieme questa breve esperienza,
hanno lasciato un dono prezioso
in ogni persona, testimoniando
quanto Dio sappia manifestarsi
■
dovunque.
STORIA DI UN CAMMINO INSIEME
La gita a Capri con il gruppo Suam
p. SIMONE PICCOLO, sx
Martedì 6 maggio il gruppo Suam della Campania ha trascorso una
giornata in gita a Capri. “Suam” sta per Segretariato unitario di animazione missionaria, e raggruppa i rappresentanti degli istituti missionari presenti nella regione Campana.
Da molti anni, i membri del Segretariato si incontrano ogni mese,
da settembre a giugno, con lo scopo di condividere il nostro apostolato e programmare iniziative per i giovani che frequentano le nostre
comunità missionarie. Quest’ultimo anno il Suam Campania si è impegnato specialmente su due progetti:
1. La visita dei giovani a Scampia, in primavera: è piaciuta molto ai
circa 70 giovani che vi hanno preso parte, perché ha consentito di
toccare da vicino una realtà molto difficile, in cui però sono tanti i
segni di speranza.
2. La proposta agli studenti dell’università di Salerno di un’esperienza
in missione. Questo progetto è realizzato in collaborazione con la
cappellania dell’università, che dal 1997 è affidata ai saveriani. Far
vivere agli studenti dell’ateneo un’esperienza in missione, dà l’opportunità di arricchirsi e di sperimentare l’incontro con culture, tradizioni e religioni diverse.
Ci auguriamo che il Suam Campania possa continuare anche in futuro con convinzione e assiduità. Il cammino compiuto insieme è stato entusiasmante, e sicuramente porterà frutti copiosi.
Il gruppo di animatori Suam della Campania
ha trascorso una giornata di ritiro
e svago nella bella isola di Capri
8
2014 GIUGNO/LUGLIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
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TAVERNERIO
Bepi De Cillia: una vita in Burundi
“La missione si è trasformata nelle mie mani” a cura di p. LINO MAGGIONI, sx
A
lungo andare, la missione
gli ha presentato il conto.
Da un lato, le strade sconnesse
del Burundi, che hanno minato
le vertebre della sua schiena;
dall’altro, gli strapazzi e le tensioni di chi passa la vita a fare
del bene ai poveri nelle periferie
nel mondo africano.
Il passaggio del testimone
Appena tornato in Burundi, p.
Bepi De Cillia, saveriano friulano, ha trovato grosse sorprese:
il fiume gonfiato da piogge selvagge si era portato via un’intera
collina e, insieme, i tubi dell’acquedotto del popoloso villaggio
di Tonga. Così, ancora prima di
aprire la valigia, ha dovuto correre a ricostruire l’acquedotto.
Quando i bambini di Tonga
torneranno a lavarsi il viso con
l’acqua pulita, p. Bepi consegnerà la missione nelle mani di
giovani missionari messicani,
africani e indonesiani. È il gesto
di chi vuole dare continuità alla
missione, quando le forze vengono meno.
Padre Bepi aveva già visto altri
missionari fare la stessa cosa; ma
le circostanze erano diverse. Per
il Burundi era maturato il tempo
dell’indipendenza politica. Nel
1964 i missionari belgi, olandesi e tedeschi consegnavano la
missione ai missionari italiani.
A quel tempo il Burundi assomigliava a un angolo di paradiso: i
missionari iniziavano con il catechismo, insegnavano a leggere
e scrivere, si mettevano a curare
le piaghe. E quando la comunità
raggiungeva un certo numero di
battezzati, si celebrava la Messa,
cantando con i tamburi.
Missione fuori dalle chiese
Per otto anni, i missionari italiani continuarono a fare missione nelle chiese. Inaspettatamente, senza alcuna giustificazione,
saltò fuori l’odio tribale. Bastarono quindici giorni per far perdere la testa a tutti. I missionari
riuscirono a rifugiare nelle chiese folle di mamme e bambini,
per salvarli dall’eccidio.
In tutto quel finimondo, p. Bepi decise di recarsi dal vescovo
per fargli presente che il Burundi
era, ormai, un paese tagliato in
due: da una parte i volti ovali dei
watussi, dall’altra i volti tondi
degli hutu. E poi, la guerra, che
non era solo uno scontro armato.
La guerra creava fame, moltipli-
cava gli orfani. Il vescovo lo autorizzò a far uscire la missione di
chiesa e a viverla anche nell’impegno sociale.
Recentemente, p. Bepi ha
scritto anche a noi di Tavernerio per assicurarci che quando
effettuerà il passaggio della
missione, incoraggerà i nuovi a
seguire l’autorizzazione di quel
vescovo. Nella sua lettera padre
Bepi ha raccontato le quattro
sollecitazioni che, negli anni,
hanno contribuito a maturare la
sua coscienza missionaria.
Il vangelo
è aiutare gli ultimi
“L’ambasciatore del Belgio mi
disse che il suo paese aveva un
progetto di due anni per distribuire tremila tonnellate di fagioli
ai rifugiati tra le montagne. Mi
chiese di portarli personalmente. Quell’esperienza valse più di
una tesi laurea sulla giustizia.
La seconda testimonianza me
la offrì un giovane musulmano
quando i militari vennero ad arrestarmi, perché portavo aiuti ai
disperati. Rimasi sotto interrogatorio tutto il giorno. La sera mi
sussurrò: «Padre, nella moschea
abbiamo pregato per te tutto il
Padre Bepi De Cillia, cappello da cow-boy con alcuni bambini in Burundi
giorno. Allah non permetterà ai
militari di chiuderti in prigione».
E così avvenne.
La terza testimonianza è quella del cardinal Tonini, il quale
giunse a Kamenge nei giorni in
cui le strade erano disseminate
di cadaveri. «Eminenza - gli dissi - ora non restano che le nonne
a prendersi cura dei nipoti, orfani dei genitori». Immaginate
la mia commozione quando il
cardinale mi fece pervenire due
miliardi e mezzo di vecchie lire, accompagnati da una dedica:
“Gesù lo vuole!”.
L’ultima testimonianza di solidarietà è quella di centinaia di
laici italiani e di associazioni che
mi hanno aiutato a far arrivare
l’acqua potabile in una regione
grande come mezzo Friuli e a
costruire chiese”.
Padre Bepi conclude così:
“Credo sia giusto ora passare
la mano. Ma, soprattutto, credo
che Gesù e lo Spirito Santo apriranno ancora nuove strade della missione”.
■
AMICI SEMPRE PREZIOSI
Sbagliando s’impara... sempre
Storia di esperienze missionarie estive
A
giugno, in Italia, termina
l’anno scolastico. A luglio
partono i primi gruppi di volontari per esperienze di lavoro e di
condivisione con i loro coetanei
nelle periferie del mondo. Le
partenze sono preparate in tutti
i dettagli, con largo anticipo di
tempo. Di fatto, bisogna essere là per rendersi conto quanto
un’esperienza di missione sia
diversa dall’altra. Ma, alla fine,
nel cuore di tutti i protagonisti
e le protagoniste sedimenta una
graziosa pietra bianca, importante per la costruzione della propria personalità.
8
L’infradito della bambina
Ricordo la testimonianza di
Alessandra, arrivata in Camerun
a fare esperienza missionaria di
gruppo, ma con la segreta speranza di arricchire anche la documentazione per la sua tesi di
sociologia: “Io la pietra bianca
l’ho incontrata subito, la prima
sera. Eravamo giunti alla missione prima del tramonto, affaticati
ed emozionati. Io mi sentivo portar via da una curiosità che non
mi dava tregua. E quando il missionario ci indicò, come primo
punto di riferimento, il sentiero
di terra rossa bordeggiato da
In missione non sempre è così semplice salvare chi è più povero di noi;
il motivo lo spiega Alessandra...
p. L. MAGGIONI, sx
piante di cacao e bananeti, che
congiunge la missione al villaggio, mi lanciai nell’avventura.
Avanzai per un centinaio di
metri, e mi trovai bloccata la
strada da una lunga fila di grosse
formiche nere, che tagliavano in
due il sentiero: «E, adesso, cosa
faccio?… E se, qui, le formiche
fossero velenose?». Intanto sul
sentiero, di fronte a me, vidi
avanzare una mamma che teneva per mano la figlioletta. La
madre scavalcò con semplicità
la fila delle grosse formiche nere, mentre la figlia pose l’infradito proprio sul loro passaggio e
queste salirono sul suo piedino.
D’istinto, mi chinai per salvarla. Le sfilai l’infradito e cominciai a sbatterla decisamente per
terra. Purtroppo era troppo consunta per resistere… e si ruppe in tre pezzi. La bimba si chinò, raccolse i pezzi e se li portò al cuore. La madre mi sorrise
e, tutte due, proseguirono il loro cammino, in silenzio… Un silenzio che a me parlerà per tutta
la vita. E nella mia tesi dimostrerò che non è così semplice salvare chi è più povero di noi”. ■
I “carismatici” del Portichetto riempiono la nostra cappella
con la loro preghiera allo Spirito Santo.
Alcuni giovani filippini per due giorni hanno trapiantato
in casa nostra i colori della loro cultura e la loro fede;
nella foto, al termine della Messa celebrata con p. Lino Maggioni.
2014 GIUGNO/LUGLIO
VICENZA
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10-20-30... ma quanti giovani!
“Insieme per la missione” torna a settembre
quest’anno si è conA nche
cluso il corso “Insieme
per la missione”, organizzato
per preparare i giovani di Vicenza a un’esperienza in missione. Quest’anno, le missioni più
gettonate sono in Africa (Costa
d’Avorio, Kenya, Burundi, Madagascar, Etiopia) e poi in America Latina (Colombia, Perù,
Brasile), e infine l’Albania.
Giovani no, giovani sì…
I giovani saranno ospiti di missionari e missionarie, religiosi e
laici, che li aiuteranno a capire la
vita missionaria e a intravedere i
valori delle varie culture presenti
nelle diverse nazioni del mondo.
Sabato 14 giugno, nella chiesa di San Francesco in Vicenza,
i nostri giovani assieme ad altri
ricevono il mandato da parte del
nostro vescovo. In tutto, i partenti sono ottanta.
A volte, parlando dei giovani
di oggi, sento pronunciare giudizi poco lusinghieri sulla loro
tenuta, sulla loro superficialità.
Invece, per quanto riguarda la
nostra esperienza, sono convinto
che i giovani di oggi siano pieni
di desideri, di voglia di fare, di
mettersi in gioco. Nello stesso
tempo, hanno anche un grande
bisogno di aiuto, di qualcuno
che li incoraggi e li guidi.
Energie da valorizzare
La nostra società ha bisogno
dei sogni e degli ideali che i nostri giovani portano nel cuore. Per
questo, essi vanno favoriti con alcune esperienze, brevi ma forti,
perché devono essere proprio loro
a darci una mano nella trasforma-
p. LUCIANO BICEGO, sx
zione del mondo di oggi.
Ecco perché nella nostra diocesi di Vicenza si è deciso di
dare ampia risonanza a queste
energie ed esperienze, riunendo
tutti questi giovani attorno al vescovo nel contesto di una liturgia
significativa. Sono proprio loro
a dover innervare la società di
nuovi valori, come la solidarietà
e la fraternità. Grazie giovani!
Chi desidera iscriversi al corso
per partire il prossimo anno per
la missione, può rivolgersi a p.
Luciano Bicego (329 4750415;
e-mail: [email protected]). Le
iscrizioni sono già aperte.
Tre proposte da non perdere
I saveriani propongono altri
tre appuntamenti importanti, da
non perdere.
1. Il campo nazionale giovanissimi (13-18 anni) ad Ancona, dal 24 al 29 luglio. Tema
di riflessione è il seguente:
“Viaggio inatteso: al centro del
mio cuore con gli ultimi”. Le
iscrizioni vanno fatte entro il
13 luglio.
2. Il campo nazionale giovani (18-30 anni) a Udine, dal 4
all’11 agosto. Il tema di riflessione è: “Come pane spezzato”.
Le iscrizioni vanno fatte entro
il 15 luglio.
Per iscrizioni e informazioni,
fare riferimento a:
p. Simone (349 1314499)
[email protected];
p. Francois (347 8596272)
[email protected];
sr. Olivia Lomeli (333 9292729)
[email protected].
3. Per le famiglie giovani proponiamo un’esperienza comunitaria
tra famiglie che condividono la
missione, dal 10 al 17 agosto, presso la casa alpina “Padre Uccelli”.
Il tema è: “Apertura al diverso”.
Per informazioni e iscrizioni,
fare riferimento a:
p. Luciano (329 4750415)
[email protected]. ■
La visita dei sacerdoti di Parma
Si stanno moltiplicando le iniziative per il 60° dalla morte di
padre Pietro Uccelli. Ci hanno fatto visita una trentina di sacerdoti della diocesi di Parma (nella foto). Dopo essere stati al santuario Mariano di Monte Berico, sono venuti a far visita alla
tomba del servo di Dio p. Uccelli, originario della diocesi di Reggio Emilia. Padre Gianni Viola, vice postulatore dalla causa di beatificazione, ha presentato la figura e la spiritualità di p. Uccelli,
missionario in Cina e formatore di missionari a Vicenza.
AL TG2 PER PARLARE DEI MARTIRI
Il gruppo dei giovani in partenza per le diverse esperienze missionarie estive, al termine del corso “Insieme per la missione” 2014
Festa dei famigliari saveriani
Hanno accolto il Signore e la missione
L
a festa dei famigliari, i
più grandi benefattori dei
saveriani, ogni anno raccoglie
genitori, fratelli, sorelle e nipoti, per ringraziare il Signore dei
frutti che egli fa maturare, anche
attraverso l’opera di evangelizzazione e di carità cristiana, generosamente compiuta dai missionari in varie nazioni del mondo.
8
Il Compagno di viaggio
Sono persone semplici che
arrivano con il sorriso, qualcuno
con un vaso di fiori che deposita davanti all’altare. Il suono
melodioso del violino di Stefano invita a parlare sottovoce in
attesa della Messa, poi entrano
in processione i missionari, ben
quindici. Ci sono anche i nuovi
Federico, Carmen e Geraldina, parenti di p. Tommaso Frigo alla festa dei famigliari
dei saveriani; hanno in mano il libro su p. Uccelli, dono del Gams di Vicenza
SIMONETTA CAVALIERE
ospiti della casa di Vicenza e
alcuni che sono giunti appositamente per la ricorrenza.
Durante l’omelia, commentando l’episodio evangelico dei
discepoli di Emmaus, p. Emilio
Baldin ricorda come sia importante superare le delusioni,
accettando come Compagno
di viaggio Gesù, che ci aiuta a
capire la nostra vita nella lettura
della Parola e a guardare oltre,
per rinnovarci ogni giorno, condividendo gratuitamente il poco
o il tanto che abbiamo con chi
cammina con noi.
Tanti frutti buoni,
nel mondo e a Vicenza
Sicuramente i genitori dei missionari hanno accolto il Signore
nella loro famiglia. I loro figli
hanno portato buoni frutti, non
solo in terre lontane di missione,
ma anche qui a Vicenza, dove
gruppi di persone di età diverse
trovano nella casa delle “Missioni estere” un luogo accogliente,
che aiuta a fare comunità nell’esperienza di Gesù risorto.
■
L’intervista in onda la sera del 22 aprile
p. LUCIANO BICEGO, sx
L’ufficio diocesano delle comunicazioni, in occasione del sequestro
dei due missionari vicentini in Camerun, aveva invitato la RAI per un
servizio su di loro e sulla vita missionaria, sottolineando anche il lavoro di animazione missionaria che la chiesa di Vicenza sta svolgendo.
Per questo siamo stati interpellati anche noi saveriani.
Le riprese, tutte girate in casa saveriana, sono durate ben quattro
ore, anche se poi il servizio mandato in onda il giorno successivo (22
aprile) è durato solo sei minuti, con la breve comparsa anche di p. Marino Rigon, il famoso saveriano di Villaverla, missionario in Bangladesh e ora in convalescenza nella nostra comunità.
Sono stati invitati don Lorenzo Zaupa, iniziatore della missione a
Marua, in Camerun, dove è avvenuto il sequestro, il direttore del centro missionario diocesano e p. Luciano Bicego, che ha illustrato la vasta attività di animazione missionaria, compiuta in collaborazione con
altri istituti missionari presenti in diocesi.
Alla fine dell’intervista p. Luciano ha sottolineato l’apporto che la
famiglia saveriana ha dato a Vicenza per la causa missionaria, con ben
170 missionari, per un totale di oltre 800 persone - tra religiosi, religiose e laici - attualmente impegnate in missione. Si è parlato anche
dei nostri sei martiri saveriani vicentini.
Ringraziando la RAI per il bel servizio trasmesso durante il telegiornale della sera, approfitto per rinnovare un forte appello a pregare
intensamente per la liberazione incondizionata dei due missionari vicentini e di tutte le persone sequestrate nei vari focolai di guerra e di
intolleranza religiosa.
2014 GIUGNO/LUGLIO
ZELARINO
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È stata vera risurrezione
Cambiano i tempi anche in Brasile
hanno chiesto come ho
M ivissuto
la Pasqua. Direi in
minore, se penso alla mia infanzia, nel Trevigiano. Pasqua era
un giorno diverso, anzi una stagione diversa: prima l’attesa, poi
le campane a distesa con l’odore
di primavera e d’incenso...
Il problema è il rito. Ricordate Saint’Exupery? Il piccolo
principe domandò: “Che cos’è
un rito?”. E la volpe rispose: “È
quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni... Bisogna
essere molto pazienti”. Oggi il
rito è in metastasi: ogni giorno
è diverso e rapido. Quotidianamente, in Brasile, la pubblicità
offre bingo eccezionali con motociclette per premio; ogni ventiquattro ore c’è qualche evento; non si aspetta la fine della
settimana per giocare a carte o
a pallone. E Pasqua passa senza
accorgersene, purtroppo.
Celebrazioni
come veri happening
La quaresima ci ha proposto
il tema del traffico umano e abbiamo affrontato qualche caso
con coraggio. I giovani hanno
preso seriamente la parola del
papa visitando famiglie e scuole, evangelizzando e mettendo
in guardia dalla droga e dalla
prostituzione. Anche la Pasqua
ha avuto un evento che spero
porti alla risurrezione. C’è stata
un’erosione marina che ha inghiottito trenta case: la solidarietà è stata unanime e continua;
ora rivendichiamo dal governo il
risanamento di tutta la regione.
La via Crucis ad Abaetetuba, con la regia
di p. Arnaldo De Vidi: la speranza per il
cambiamento in Brasile è riposta nei giovani
p. ARNALDO DE VIDI, sx
Le mie celebrazioni diventano sempre più happening. Nella
vigilia pasquale la luce del cero
è stata accompagnata da una colonna di fuoco; nella Messa della
catechesi i bambini partecipano
con danze, bandiere, ventilatori,
burattini, craker... Non mi sento
in diritto di negare nessuna gioia
e speranza ai piccoli e ai poveri.
Il cambiamento dei giovani
La mia parrocchia nella diocesi di Abaetetuba, in Amazzonia,
coincide con un bairro (quartiere) periferico di 20mila abitanti,
dove materialismo e consumismo
convivono con una fervida religiosità a base di novene e sagre.
I giovani, senza opportunità
di lavoro, fanno tutti i concorsi
pubblici possibili. Ci sono più
“Non sono più al buio”
Il battesimo di una giovane camerunese
R
uth Nkongho Tong, giovane
originaria del Camerun, ha
detto: “Quella notte a San Marco
è stata bella; lì è iniziata la mia
vita nuova: non sono più al buio
come prima!”. La notte di Pasqua,
infatti, ha ricevuto il battesimo
per mano del patriarca Francesco,
nella basilica di San Marco.
Ruth, che con il battesimo ha
assunto anche il nome Maria, vive a Mira, frequenta ogni domenica la chiesa di San Nicolò ed è
protagonista di una bella storia
di avvicinamento alla chiesa,
culminata nel battesimo.
La bibbia sottolineata
L’ho incontrata cinque anni
e mezzo fa nella chiesa Santa
Maria Ausiliatrice della Gazzera (VE). Mi disse che proveniva
dal Camerun di lingua inglese. Mi rivolsi a lei in “pidgin
english”, un inglese colorito e
popolare parlato dalle varie tri-
8
p. FRANCO LIZZIT, sx
bù dell’Africa OcciRuth Maria ha diverse edizioni della Bibbia, tra cui
dentale. Ne fu sorquella tascabile suggerita da papa Francesco; il libro
presa e compiaciuta,
chiuso sono i vangeli, un regalo di sua mamma
e subito mi confidò
che frequentava volentieri la chiesa,
ma non era ancora
battezzata.
L’ho incontrata di
nuovo alcuni mesi
più tardi in un’occasione speciale per
quella parrocchia: l’ordinaziole scuole cattoliche sentiva l’atne sacerdotale del saveriano p.
trattiva del cattolicesimo.
Simone Piccolo. Fu lei stessa a
cercarmi: desiderava cominciaLa vita è bella adesso!
re la preparazione al battesimo.
Dopo vari spostamenti di abiIniziammo il corso in una saletta
tazione, Ruth si stabilì a Mira
della parrocchia.
(VE) e domandò a don Gino,
Ruth portava sempre la sua
parroco di San Nicolò, di aiubibbia con tante frasi sottolineate
tarla nel suo cammino per il bato evidenziate, che ne indicavano
tesimo. Io spiegai a don Gino il
un uso frequente e attento. Ruth
percorso fatto; il parroco affidò
mi confidò che la sua famiglia in
la giovane africana a Luciana,
Camerun era cristiana presbiteuna catechista della comunità
riana, ma lei avendo frequentato
mirese.
Guarda caso, la catechista
è stata per quindici anni insegnante degli allievi saveriani di
Zelarino… Si potrebbe dire: da
un saveriano a una saveriana!
Con grande affetto e dedizione
Luciana ha accompagnato Ruth
verso il grande passo e ne è stata
naturalmente la madrina di battesimo, durante la veglia pasquale in basilica a Venezia.
“La vita è bella, adesso!”, aggiunge Ruth Maria. “Mi sento
nella luce, perché sto camminando sulla strada indicata da Gesù,
sempre con lui, perché ora lo posso ricevere nella comunione”. ■
La giovane camerunese Ruth Maria riceve il battesimo dalle mani del patriarca Francesco Moraglia; la madrina è Luciana Martano, già insegnante degli allievi saveriani
di cento botteghini di droga e...
lo sterminio dei giovani drogati,
che non possono pagare. Ma se
ci sarà cambiamento, sarà grazie ai giovani: nel giugno dello
scorso anno, sono scesi in piazza contemporaneamente in mille
città.
Sappiamo che le riforme vere richiedono formazione. Per
questo io ho rispolverato il mio
diploma in World Drama (ottenuto nel 1968 alla Santa Clara
University - Usa) e ho montato
la passione del giovane Cristo
(con linguaggio scenico pasoliniano).
Non si scherza col diavolo
Nella prima scena un diavolo
post-moderno (un ventunenne moreno) si presenta a Gesù:
“Gesù di Nazaret, mi fai tenerezza, tanto sei giovane. Voglio darti tre consigli per la tua missione
di salvare il mondo: da’ pane,
circo religioso e imponi l’ordine”. Cioè, demagogia economica, religione alienante e abuso di
potere.
Gesù non cede, cosciente
che il cammino della salvezza
consiste nella fedeltà a Dio e ai
fratelli, fino alla croce. Gesù va
incontro a tutte le sfide con una
proposta considerata sovversiva
dal punto di vista sociale e religioso. Viene eliminato, ma risorge misteriosamente.
Nella discussione, dopo il teatro, ho visto che i giovani hanno
colto i molti messaggi: Gesù fa
l’opzione per i poveri; smaschera l’ipocrisia delle autorità;
pratica la disobbedienza civile
riguardo a leggi disumane; insegna la condivisione; stigmatizza
la ricchezza; rifiuta la droga antidolore... e alla fine è vincitore.
Io mi sono riservato il ruolo di
Lazzaro, che si libera con fatica
da un tessuto tubolare. Sì, a volte mi sento intubato, ma poi vince la risurrezione. Nel frattempo, mia sorella Anna è andata a
celebrare la Pasqua in cielo e io,
qui dall’Amazzonia, l’ho sentita
■
vicina.
IN MEMORIA DEL CARDINALE CÈ
p. FRANCO LIZZIT, sx
ll cardinale Marco Cè, patriarca emerito di Venezia, ci ha lasciato lunedì 12 maggio. Fu alla guida della chiesa di Venezia per 23 anni, con
senso di umiltà e profonda spiritualità. Visitò varie volte la comunità
dei saveriani di Zelarino; nel 1997 celebrò con noi il 50° di presenza
dei saveriani in diocesi.
Quando ci furono le trattative per la vendita della grande struttura
dell’istituto alla diocesi, fu lui ad insistere perché la comunità dei saveriani rimanesse come stimolo e segno di collaborazione tra la diocesi e le missioni.
Sono tanti i saveriani passati per Zelarino che ricordano con affetto il “caro patriarca” Marco e gli sono riconoscenti per le sue parole
di fede e di incoraggiamento. Tutti preghiamo Dio perché conceda il
premio al suo servo buono e fedele.
Il cardinale Marco Cè in affettuosa visita alla
comunità saveriana di Zelarino, negli anni ‘80; a
sinistra, il fedele segretario, don Valerio Comin