sommario - Pambianco Magazine

SOMMARIO
RISIKO DI
ETICHETTE
25
DOSSIER
ILLUSIONI MADE IN ITALY
Per i consumatori internazionali l'etichetta d'origine diventa un sinonimo di fatto a mano.
L'Italia si conferma un marchio con grandi potenzialità. Ma è assai poco valorizzato
ed è superato da altri Paesi. Mentre dall'Europa arriva un ok a sorpresa sulla tracciabiità.
ARREDO DI PAESE
Per le strade del Fuorisalone spicca
la voglia di esprimere al massimo
l'artigianalità del proprio territorio.
SPECIALE SALONE
"NIENTE SCONTI"
Il settore dell'arredo dice "no"
al taglio listini. Anzi, cerca nuove
strade per investire sui prodotti.
4 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
48
45
REPORTAGE
STUDI
MULTIBRAND IN GARA
Una ricerca Pambianco-Webmobili rivela
che il fatturato 2012 dei 300 principali
negozi è calato del 3,9 per cento.
SOMMARIO
ABBIAMO PARLATO DI...
Patrizio Bertelli
Jean-Frédéric Dufour
P. 8
P. 20
Brunello Cucinelli
Karl Lagerfeld
P. 12
P. 22
Mario Boselli
Brian Atwood
8
NEWS DALL’ITALIA E DAL MONDO
25
DOSSIER
Risiko di etichette
26 Illusioni made in Italy
30 Artigiani per il Drago
33 Ue, svolta tracciabilità
35
DESIGN
P. 16
37 Allo specchio - Eusebio Gualino
38 Entry price, il Salone dice "no"
45 Fuorisalone, dentro l'artigianato
48 Multibrand in classifica
52 A spasso col buyer
55 Appuntamento in showroom
P. 22
In copertina:
Un'opera della serie 'Aggregation'
di Kwang Young Chun, artista
sudcoreano specializzato nell'uso di
carta di gelso. Courtesy of Bernard
Jacobson Gallery, London.
70
REPORTAGE
Baselworld, lancette d'altri tempi
74
Vinitaly, export superconcentrato
78
STUDI
Sfrecciano le supercar nel 2013
QUESTIONE DI NUMERI
CORRERE CON LA BORSA
Prada, Ferragamo e Cucinelli. I conti
sono decollati dopo la quotazione.
A pagina 67
Copertina stampata su carta
Inuit Tactile Brilliant White 200g by
...ogni giorno sul web
SHOPPING SULLA VIA EMILIA
Il fondo Ergon Capital Partners ha rilevato
la maggioranza della bolognese
Visionnaire, società di arredamento di lusso.
OBIETTIVO LANCETTE SVIZZERE
Da Baselworld, approfondimenti sui trend
dell'orologeria e interviste coi protagonisti.
Alla riscoperta dei modelli storici.
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28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 5
EDITORIALE
IL MADE IN PRADA
SDOGANA IL MADE IN ITALY
di David Pambianco
E
rano i primi anni del millennio quando Patrizio Bertelli, il numero uno di Prada,
di fatto sdoganava la delocalizzazione in Cina, fino ad allora considerata un tabù,
perché, spiegava l’imprenditore toscano, ciò che contava era il ‘made in Prada’.
È passato un decennio e il mondo sembra essersi nuovamente capovolto. Secondo
il gruppo di ricerca UniClub delle università di Catania, L’Aquila, Udine, Bologna,
Modena e Reggio Emilia, dal 2009 si è avviato, lento ma progressivo, il fenomeno della
rilocalizzazione dell’industria manifatturiera. Ossia del ritorno a casa di produzioni
prima spostate altrove. In questa gara al rientro, l’Italia, con 79 impianti, è addirittura seconda solo agli Stati Uniti (175 rimpatri), e doppia Germania, Gran Bretagna e
Francia. Del gruppo di aziende che ci hanno ripensato, una buona metà appartiene alla
moda. Non è solo una questione di costi (l’Oriente è oggi assai meno a buon mercato).
A giocare un ruolo chiave, dicono gli esperti, è che il ‘made in Italy’ è oggi qualcosa
di più di un’etichetta e/o marchio di immagine: si è compreso quanto sia un fattore
garante della qualità. Senza contare che per poter rifornire più volte a stagione i negozi,
secondo la logica vincente del pronto moda, occorre produrre vicino e avere una logistica d’avanguardia, che è possibile solo in Occidente.
E non è un caso che, in questi giorni, Le Monde abbia pubblicato una lunga inchiesta
sulle griffe francesi, titolandola in modo critico: “I grandi del lusso derogano al ‘made in
Francia’”. E avanzando il dubbio che tale strategia non sia sostenibile in un mondo che
va alla ricerca della qualità “artigianale”.
Ebbene, in questo mondo ri-rovesciato, in occasione della presentazione dei risultati
2013, Bertelli si è guadagnato l’attenzione dei media nazionali e internazionali per
aver annunciato un piano che prevede nei prossimi due anni la costruzione di quattro
nuovi impianti di produzione in Italia (scarpe, pelletteria, abbigliamento e logistica) per
80mila metri quadri complessivi, e con l’assunzione di 700 persone, oltre al raddoppio
della fabbrica di Church’s nel Regno Unito.
Anche in questo caso, Bertelli sdogana un tabù: quello che investire in Italia sia una
penalizzazione per la redditività e che i vantaggi si manifestino sul lungo periodo. Alla
velocità con cui cambiano le cose, la simbiosi tra “made in Prada” e “made in Italy”
potrebbe rivelarsi una carta vincente assai prima del previsto. E per l’intero sistema.
6 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
ITALIA
Il gruppo nel 2013 arriva a
3,58 mld di ricavi, ma frena
la corsa dei profitti. Bertelli
annuncia quattro nuovi
stabilimenti in Italia.
P
rada stacca il piede
dall’acceleratore dei
profitti. Ma prepara un
rafforzamento della struttura
industriale in Italia e Uk (con
Church’s), non esclude un rafforzamento verticale lungo la
filiera, e mette sul tavolo una
spinta nel comparto uomo.
Il gruppo guidato da Patrizio
Bertelli ha chiuso il 2013 con
ricavi netti consolidati pari a
3,58 miliardi di euro, in crescita dell’8,8% (a cambi costanti
+ 13,3%), in linea con i dati
annunciati a metà febbraio. Gli
indicatori di redditività riservano un dato positivo (+8,6%
a 1,14 miliardi di euro, con un
margine del 31,9% sui ricavi)
in termini di ebitda, ma, di
fatto, una stasi dell’utile netto a
627,8 milioni “penalizzato – si
PRADA, UTILI STABILI
E SVOLTA INDUSTRIALE
legge in una nota – dalle perdite su cambi e da un maggiore
carico fiscale”. Nel 2012 l’utile
era stato di 625,7 milioni con
una crescita monstre del 44,9
per cento.
Prada vede per l’esercizio 2014
una crescita del fatturato “high
single digit” e margini ebit in
linea con il 2013. Per il 2015 e
il 2016 la crescita del fatturato
è attesa “low teens” (traducendo: nella parte bassa dell’intervallo 13-19) e il margine ebit è
visto in miglioramento.
Nel corso della presentazione
dei risultati sono emerse alcune linee guida dei prossimi
anni. Tra queste, l’intenzione
di spingere sull’uomo, con
un’accelerazione delle boutique maschili: oggi sono 30, e in
tre anni è prevista l’apertura di
BERTELLI: “IL ‘NO’ AL PARALLELO CI COSTA 200 MLN”
Patrizio Bertelli
Qualche anno fa sarebbe stato difficile sentire Patrizio Bertelli,
patron di Prada, attaccare forme di vendita di prodotti in eccesso rimasti nei magazzini del wholesale. Invece, l’imprenditore
toscano ha potuto permettersi un attacco senza precedenti,
forte del fatto che la propria distribuzione oggi è per l’84% retail
diretto. Ebbene, ha detto, lo spostamento di Prada da multimarca
a negozi diretti “è stata implementata per ridurre il parallelo. Ci
sono troppi negozi europei che fanno il parallelo. Anche società
Internet lo fanno”. La denuncia è stata corredata da una quantificazione dello svantaggio che smarcarsi da simili strategie può
costare a Prada. “Abbiamo rinunciato a sviluppi di business per
evitare che alcuni clienti facessero parallelo – ha concluso Bertelli
– con un costo che io stimo in circa 200 milioni di euro”.
8 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
altri 50 punti vendita (sui totali 120 opening previsti).
Ci sarà poi una maggiore integrazione di distretto: Prada
potrebbe considerare un’integrazione verticale per quanto riguarda tessuti e materie
prime. Inoltre, è prevista
un’espansione della capacità
produttiva con investimenti
in quattro nuovi impianti per
80mila mq a regime.
La nuova Prada Academy partirà all’inizio del 2015 all’interno degli headquarter in
Toscana. Ospiterà 60 studenti
ogni anno per 1.200 ore di formazione in 12 mesi.
Infine, il marchio Car Shoe è
stato incorporato nel gruppo.
VERSACE, RICAVI E UTILI CRESCONO A DOPPIA CIFRA
Gianni Versace ha chiuso il 2013
con ricavi pari a 479,2 milioni
di euro in crescita del 17,2%,
mentre l’ebitda, rettificato per i
movimenti in valuta, ha subìto
un incremento del 59,7%
attestandosi a 71 milioni di
euro,toccando il 14,8% del totale
dei ricavi. L’utile netto è cresciuto
del 27,6%, a 10,9 milioni, rispetto
agli 8,5 milioni realizzati nel 2012.
Le vendite retail negli Usa hanno
confermato il trend positivo del
2012, con un’ulteriore crescita
del 32,2% nel 2013. A questo
dato segue quello dell’Asia dove
le vendite retail sono aumentate
del 18,5% (+ 13% nella Grande
Cina), in Europa l’incremento delle
vendite retail è stato dell’8,1%. Il
motore principale della crescita
della società continua ad
essere Versace Prima Linea che
rappresenta il 60% delle vendite
(retail e wholesale congiunte).
ITALIA
ITALIA INDEPENDENT,
RICAVI A +59%
Italia Independent archivia il 2013
con una crescita del fatturato netto
consolidato del 59,1% rispetto
al 2012, raggiungendo quota
24,9 milioni grazie soprattutto alla
crescita del settore eyewear che nel
2013 ha prodotto il 78,3% dei ricavi
consolidati complessivi (rispetto al
70,8% del 2012). Il comparto degli
occhiali ha visto crescere il proprio
fatturato in Italia (+32,3% rispetto al
2012) e all’estero, con un’importante
crescita sia in Francia e Spagna, che
nel resto del mondo.
L’ebitda del periodo è cresciuto
in termini assoluti (+57,4% pari
a 4,7 milioni di euro rispetto ai 3
milioni del 2012) e si mantiene sui
livelli percentuali di chiusura dello
scorso anno con il 18,8% del
fatturato consolidato. Il risultato
netto di gruppo è pari a 0,5 milioni
di euro rispetto a 0,9 milioni di
euro dell’esercizio 2012 mentre la
posizione finanziaria netta è pari a
-3,9 milioni di euro rispetto ai – 3,7
milioni di euro al 31 dicembre 2012.
BRIC’S, 2013 A 40 MILIONI
Bric’s ha chiuso il 2013 in pareggio
rispetto all’esercizio precedente, con
40 milioni di euro di giro d’affari grazie
alla crescita dei mercati stranieri. Le
performance sono state favorevoli
in Germania, negli Usa e nel Far
East. L’azienda comasca di valigeria,
accessori e piccola pelletteria punta
allo sviluppo dell’export che oggi
pesa per il 65% sul turnover, e dei
monomarca Bric’s Store. “Il nostro
punto di forza è la produzione made
in Italy”, ha detto il direttore generale
Roberto Briccola. “Il business è diviso
tra la produzione, la distribuzione
(entrambe anche in conto terzi) e il
marchio Bric’s”. L’azienda per molti
anni ha distribuito marchi come
Kipling e Tumi e tutt’oggi espone
nei propri store altri brand, come
Araldi e Cromia. “Anche grazie a
questa strategia, mettiamo i nostri
store in condizione di raggiungere
il breakeven anche nelle location
minori”, ha concluso Briccola.
10 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
BENETTON, IL RESTYLING COSTA UN 2013 IN ROSSO
AIROLDI SARÀ IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO
Il piano di riassetto costringe
Benetton a chiudere il 2013 in
calo di fatturato e con i conti in
rosso. E, alla scadenza del mandato dell’attuale cda, gli United
Colors cambieranno guida, con
l’arrivo di Marco Airoldi in qualità di amministratore delegato.
Il gruppo di Ponzano Veneto ha
approvato i risultati, ma non ha
diffuso comunicati in merito.
Secondo alcuni giornali locali, la
frenata dei ricavi sarebbe stata
del 10% sul 2012 (quando il giro
d’affari era stato di 1,8 miliardi),
mentre le perdite, a livello di ebit,
ammonterebbero a 64 milioni.
Il risultato negativo (il primo dal
2002), tuttavia, sarebbe mitigato
da operazioni di cessione immobiliare (tra cui la sede di Tokyo).
Si parla di 300 milioni. Una tale
perdita si lega alle pesanti svalutazioni (“poste straordinarie non
ricorrenti molto alte”, avrebbero
fatto sapere dall’azienda), probabilmente riferite ai marchi mino-
ri. Nonché ai costi del riassetto.
Benetton è nel pieno della riorganizzazione varata in novembre,
che prevede la rifocalizzazione
sui brand principali, e una tripartizione delle attività, con la
separazione degli asset manifatturieri e di quelli immobiliari dalla
Benetton Group (tutte controllate al 100% da Edizione Holding).
PIQUADRO
CORRE A DUE
CIFRE
Piquadro ha
archiviato il fiscal year,
2013/2014, terminato
il 31 marzo, con un
fatturato consolidato
di 63 milioni di euro, in
aumento del 12,1%
rispetto al 2012/2013.
L’incremento è stato
determinato dalla
crescita di entrambi i
canali, Dos (+15,2%,
pari al 36% del
turnover totale del
gruppo) e wholesale
(+10,4%, pari al 64%
del fatturato).
L’incremento
maggiore si è
registrato in Europa,
(+25,3%), mentre
le vendite sono
cresciute del 9,1%
in Italia, che assorbe
ancora il 72,2%, del
giro d’affari.
MONCLER, +19% I RICAVI 2013. BOOM IN AMERICA
Moncler ha diramato i dati di chiusura dell’esercizio 2013. I ricavi hanno toccato una crescita del 19% a 580,6 milioni di euro rispetto
ai 489,2 milioni registrati nell’esercizio 2012.
Nel corso del 2013, l’azienda di piumini ha
registrato performance di crescita a doppia
cifra in tutti i mercati internazionali in cui
opera. In particolare, nelle Americhe la società ha registrato una crescita del 44% a tassi di
cambio costanti, trainata dal forte aumento
del canale retail, ma anche dalla buona performance del canale wholesale sia negli Usa
sia in Canada. In Asia il fatturato Moncler è
cresciuto del 34% a tassi di cambio costanti,
grazie alle crescite importanti registrate nel
mercato giapponese e in quello cinese. A tassi
di cambio correnti, la performance di questa
regione ha risentito dell’andamento negativo
dello Yen nei confronti dell’euro. L’Italia ha
registrato una performance positiva (+2%),
in linea con le attese, nonostante la riduzione
programmata dei punti vendita wholesale
multimarca. Al 31 dicembre 2013, la rete di
negozi monomarca di Moncler contava 135
punti vendita, di cui 107 diretti (Dos), e 28
shop in shop. L’ebitda adjusted è passato da
161,5 milioni a 191,7 milioni al 31 dicembre
2013 (+19%), con un’incidenza percentuale
sui ricavi pari al 33%, stabile rispetto all’esercizio 2012. L’utile netto adjusted è stato pari
a 96,3 milioni di euro con una crescita del 17
per cento.
Il Cda ha deliberato di proporre all’assemblea
degli azionisti il pagamento di dividendi relativi all’esercizio 2013 per 25 milioni di euro
pari a 0,10 euro per azione ordinaria, con un
payout ratio di circa il 26% dell’utile netto
consolidato adjusted.
ITALIA
LUSSO E CIBO SPINGONO
L’EXPORT LOMBARDO
I prodotti lombardi riaccendono
i motori all’estero, specie quelli
del fashion e del cibo. A dirlo è il
monitor dei distretti della Lombardia,
elaborato dal Servizio Studi e
Ricerche di Intesa Sanpaolo, con i
dati di export del quarto trimestre
2013. A fare meglio di tutti sono
stati le macchine per la concia della
pelle di Vigevano (+17,6% sul 2012),
i vini di Franciacorta (+17,7%),
l’abbigliamento e calzature della
bassa bresciana (+11,6%), le
calzature di Vigevano (+7,4%).
A valori correnti le esportazioni
hanno segnato un +3,2%
nel periodo. Nel complesso,
l’incremento dell’export nel 2013 è
stato del 2,5 per cento.
CNMI RICONFERMA BOSELLI, ENTRA CUCINELLI
La Camera Nazionale della Moda Italiana
snellisce il suo Consiglio Direttivo da 19 a
15 membri, e accoglie Brunello Cucinelli.
Queste le due novità ufficializzate in occasione dell’assemblea straordinaria e ordinaria
dei soci. L’imprenditore ‘illuminato’ è l’unico
nome nuovo che entra a far parte del board,
mentre escono dal Consiglio Diego Della
Valle, che “rimarrà socio, esattamente come
Versace e Armani, – precisa Boselli – ma non
farà più parte del Consiglio perché troppo
impegnato nelle sue attività per assicurare la
sua presenza”, oltre a Jacopo Etro, Massimo
Ferretti (Aeffe), Silvia Venturini Fendi e
Sergio Loro Piana (venuto a mancare a fine
2013). Riconfermati, invece, per il biennio
2014-2015 Mario Boselli alla presidenza, per
il sesto mandato consecutivo “nell’ottica di
garantire continuità in una fase di grande rinnovamento”, si legge in una nota, oltre agli
NORDEST, SI ALLUNGA LA CRISI
È sempre meno rosea la condizione del settore moda nel distretto del Nordest. L’ultimo
colpo è arrivato su Abital, l’azienda di proprietà di Corneliani che, secondo quanto riportato
da L’Arena, a causa dei prezzi di produzione
troppo alti dello stabilimento di Parona (Vr)
starebbe mettendo a rischio la collaborazione
con Polo Ralph Lauren, con il conseguente
blocco della produzione e il taglio di 200
posti di lavoro. Secondo la Tribuna di Treviso,
la crisi ha toccato anche Tecnica Group, dove
sarebbe tempo di mobilità per 44 lavoratori,
cui si aggiungono oltre 60 operai di Stefanel,
in questo caso come conseguenza dell’intervenuta scadenza della cassa integrazione definita, ormai un anno fa, nell’ambito di un piano
di esuberi. Questi fatti sono sintomo di un
contagio che tocca tutto il Nordest, come
dimostrano i dati di Intesa San Paolo, che nel
suo Monitor dei distretti (ottobre 2013) registra l’andamento delle esportazioni distrettuali
del Nordest al +2,2%, il risultato più basso
rispetto alle altre zone: Nord-Ovest (+3,8%),
Centro (+5,2%), Sud (+11,5%).
12 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
Brunello Cucinelli
altri membri del Consiglio, tra cui Patrizio
Bertelli (Prada), Patrizio Di Marco (Gucci) e
Renzo Rosso (Otb).
Intanto la nuova AD Jane Reeve ha presentato le linee strategiche per il 2014, con l’obiettivo di “promuovere il sistema moda italiano e
valorizzarne il ruolo strategico”, anche in vista
di Expo 2015.
REPUTAZIONE: FOOD BATTE FASHION
La brand reputation è una leva di business.
E, nell’ambito del made in Italy, questa leva
la giocano meglio ancora le aziende del
food rispetto a quelle della moda. Secondo
la classifica riportata dalla rivista americana
Forbes, sulla base della ricerca del Reputation
Institute sui cento brand più visibili al mondo,
per quanto riguarda le aziende italiane ci sono
tre aziende riferibili all’alimentare e due soltanto del fashion. In particolare, al 21esimo
posto (primo delle italiane) troviamo Ferrero
(al 29° nel 2013), seguito da Giorgio Armani
al 24° posto (23° nel 2013), Barilla (55°),
Lavazza (68°) e Benetton (86°). Da sottolineare che Armani è il primo gruppo del settore
moda internazionale nella classifica, seguito. a
una certa distanza, da Lvmh (37°). Nel gruppetto tricolore c’è anche un’azienda industriale, Pirelli (pneumatici), al 37esimo posto.
A livello mondiale, la classifica è guidata da
Walt Disney, seguita da Google, con Bmw e
Rolex a pari merito con la medaglia di bronzo.
Giorgio Armani
EBAY, LA SVOLTA NELLA
MODA PARTE DALL’ITALIA
Dopo anni di ‘test’ nel campo della
moda, eBay gioca la carta fashion, e
“la nuova era parte dall’Italia”. A dirlo
a Pambianco Magazine è Claudio
Raimondi, Head of Trading di eBay
Italia, Francia e Spagna: “Nell’ultimo
trimestre del 2013, il comparto
moda di eBay ha registrato un
fatturato – vale a dire il valore
complessivo degli oggetti venduti –
di 4,4 miliardi di dollari (3,1 miliardi di
euro), pari a circa il 25% del turnover
complessivo di tutte le categorie”:
L’ultimo esercizio si è chiuso con un
giro d’affari complessivo di 16,05
miliardi di dollari e con un utile netto
di 2,86 miliardi.
Dopo alcuni anni di ‘test’ tramite
collaborazioni con stilisti e designer,
eBay (che non vende direttamente,
ma costituisce il punto d’incontro
tra domanda e offerta) ha creato
eBay Moda, “un servizio in più,
che si lega al concetto di Inspired
Shopping: la possibilità non solo
di acquistare le cose di cui si ha
bisogno o che si amano, ma
l’opportunità di trovare una guida
per lo shopping accattivante,
dotata di gallerie di immagini e box
tematici costantemente aggiornati”,
conclude Raimondi.
ITALIA
IL GRUPPO BRESSAN FA
TREKKING CON GARMONT
Garmont cambia proprietà. Lo
storico marchio di calzature da
montagna e outdoor di Volpago di
Montello (Tv) è stato acquisito dal
Gruppo Bressan, dell’imprenditore
veneto Pierangelo Bressan, e
sarà gestito dalla nuova società
Garmont International. Il valore della
transazione non è stato reso noto,
ma si sa che rimarrà operativa la
sede della provincia di Treviso con
le professionalità già presenti nella
gestione precedente. Bressan,
oltre ad essere co-fondatore di
VeNetWork (rete che unisce 50
imprenditori veneti) è a capo della
Prisma (che opera nel campo della
moda outdoor) ed è presidente
dell’azienda di ingegneria Pedarco.
INTERCOS CI RIPROVA CON LA BORSA
Intercos ripensa alla quotazione. Secondo
quanto riportato da Mff, la realtà italiana della
cosmesi collocherà entro fine anno, presumibilmente nel quarto trimestre, circa un terzo
del capitale attraverso un’Opvs (offerta pubblica di vendita e sottoscrizione).
L’azienda di cosmetica fondata da Dario
Ferrari, che già nel 2006 aveva manifestato
l’intenzione di andare in Borsa, ha archiviato
il 2012 con un fatturato pari a 305 milioni di
euro, con la previsione di 350 milioni per il
2013 e oltre 400 milioni per il 2014, sempre
con un ebitda margin a doppia cifra percentuale.
Saranno messi in vendita, sempre secondo Mffashion, sia titoli degli attuali azionisti
sia titoli di nuova emissione che andranno
a finanziare i programmi di sviluppo della
società.
La ripartizione precisa dell’offerta fra le due
IL CAFFÈ SEGAFREDO VERSO L’IPO
Il caffè Segafredo potrebbe sbarcare in Borsa
a novembre. La notizia è arrivata dalle parole di Massimo Zanetti, presidente della holding Massimo Zanetti Beverage Group, che
controlla tra gli altri marchi il noto caffè
Segafredo Zanetti, in un’intervista a Il Sole 24
Ore. Il gruppo trevigiano da circa un miliardo di euro di fatturato realizzato per il 90%
all’estero e un ebitda di oltre 63 milioni, è il
secondo in Italia nel suo settore dopo Lavazza
e il quinto nel mondo. Mira all’Ipo, probabilmente sul listino di Milano, e a tal scopo la
famiglia azionista ha intavolato delle discussioni con Banca Imi e Bnp Paribas.
“L’obiettivo è quotare il 30-35% dell’azienda e utilizzare questi capitali per valutare
acquisizioni all’estero”, ha detto Zanetti al
quotidiano economico. La valorizzazione del
gruppo, secondo una stima degli analisti di
Deal Reporter potrebbe sfiorare il miliardo
di euro sulla base di un multiplo di circa 15
volte l’ebitda.
14 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
tipologie di azioni vecchie e nuove deve ancora essere definita, ma sono già stati affidati
incarichi a Rothschild (advisor per il collocamento) e a Ubs, Goldman Sachs e Bnp
Paribas, i quali avranno il compito di occuparsi
dell’operazione dal punto di vista finanziario.
CALZEDONIA SPOSA IL 40% DI AIMÉE
Calzedonia si mette l’abito da sposa di Aimée
ed entra al 40% nell’azienda mantovana. Il
matrimonio societario aumenta il capitale
sociale da 850mila euro a 1,275 milioni con
l’emissione di obbligazioni convertibili. A
dirlo è la Gazzetta di Mantova, che mette in
luce le difficoltà finanziarie del marchio di
Castiglione delle Stiviere negli ultimi anni: il
valore della produzione è sceso da oltre 12
milioni del 2010 agli otto del 2012, con un
bilancio in calo nello stesso periodo da un attivo di 114mila euro a una perdita di 2 milioni e 842mila euro. Il patron di Calzedonia
Sandro Veronesi a seguito dell’operazione
affianca la famiglia Kissing, che resta proprietaria al 60% del marchio, nato nel 1961 da
una coppia di industriali tedeschi e rilevato
nel 1983 dalla famiglia italiana. L’ingresso del
gruppo dell’intimo permette di iniettare capitale fresco per superare un momento di crisi
che aveva portato anche all’applicazione dei
contratti di solidarietà per i dipendenti.
Sandro Veronesi
LA CONCERIA DEL CHIENTI
PASSA AI CINESI DI JIHUA
La storica Conceria del Chienti,
azienda attiva da novant’anni con
sede a Tolentino (Macerata), è stata
acquisita dal gruppo cinese Jihua
Overseas Investment Company, lo
stesso che un anno fa era entrato
nella comasca Tessitura Majocchi
e che, insieme all’italiana Arcoretail,
è dietro ai Jihua Park Destination
Center, un piano di apertura di 35
‘destination center’ nei pressi di
altrettante città cinesi pensati come
mete turistiche con negozi, hotel e
attività sportive. L’accordo, siglato
a Pechino, è stato annunciato
dalla stessa conceria che era in
liquidazione dal 23 maggio 2013. Il
gruppo Jihua, colosso che rientra
nell’orbita dello Stato cinese, di
cui è fornitore di uniformi e altre
attrezzature militari, e quotato sul
listino di Shangai, ha rilevato l’85%
del capitale azionario dell’azienda
maceratese, mentre il restante
15% sarà in mano alla Conceria
del Chienti Project Cooperativa,
una cooperativa costituita dagli
ex dipendenti dello stabilimento
di Tolentino. La nuova società di
gestione della fabbrica, che riattiverà
la produzione, si chiamerà JH
Conceria del Chienti Spa.
ITALIA
IPPOLITO ETRO LASCIA. LA
FAMIGLIA: “NON VENDIAMO”
Ippolito Etro dal primo aprile non
è più il direttore generale della
maison Etro. Lo ha comunicato
ufficialmente l’azienda con una nota,
sottolineando che “Etro lascerà
per perseguire nuovi orizzonti
imprenditoriali”.
Le funzioni ad oggi in capo al
manager passeranno ad interim
a Gerolamo Etro, attualmente già
presidente della società comasca.
Nella nota l’azienda, divenuta
famosa nella moda internazionale
per il motivo paisley, ci ha tenuto a
rimarcare (come già fatto lo scorso
6 marzo) che l’intenzione della
famiglia resta quella di non cedere la
proprietà del marchio.
UOMO, DA GENNAIO 2015 SLITTANO LONDRA, FIRENZE, MILANO E PARIGI
La moda uomo posticipa in blocco. Il primo
a partire è stato Parigi che, sul sito della
Federazione francese di Couture e Prêt-àporter (Fédération Française de la Couture du
Prêt-à-Porter des Couturiers et des Créateurs
de Mode), ha segnalato che le sfilate maschili
di gennaio 2015 andranno in scena dal 21 al
25 del mese, una settimana in avanti rispetto a
quanto previsto. La stessa modifica interesserà
i defilè del gennaio 2016 (20/24 gennaio).
Dopo la decisione dei francesi, la Camera
Nazionale della Moda Italiana ha detto a
Pambianco Magazine di aver ridiscusso le date,
dando luogo a una schedule così risistemata:
Pitti Uomo dal 13 al 16 gennaio e le sfilate
maschili di Milano dal 17 al 20 gennaio.
“Questo è esattamente ciò che abbiamo chiesto noi - ha detto il presidente di Cnmi Mario
Boselli commentando la decisione di Parigi- in
intesa con Pitti. L’alleanza con i francesi è
LA MODA ABBASSA 3MILA SERRANDE
Nei primi due mesi del 2014, un vento gelido
ha soffiato sulla moda. A lanciare l’allarme è
l’Osservatorio Confesercenti, segnalando che
una chiusura su quattro ha interessato un
negozio di abbigliamento. Hanno abbassato
le serrande 3.065 esercizi di abbigliamento, a
fronte di sole 723 nuove aperture. Il saldo è
negativo di 2.342 unità.
In totale, il comparto ha registrato una flessione delle imprese attive dell’1,4% su dicembre
e del 2,3% sul primo bimestre del 2013. I
saldi non sono bastati, dunque, a risollevare
la crisi della distribuzione fashion, perché la
diminuzione del reddito delle famiglie ha
portato al calo costante della spesa in abbigliamento che, tra il 2007 e il 2013, si è tradotta
in una flessione del 15,2%, per un totale di
quasi 10 miliardi in meno di consumi. Se il
trend del primo bimestre dovesse proseguire,
stima Confesercenti, a fine anno le chiusure
saranno quasi 18mila, mentre il saldo negativo
arriverà a sfiorare quota 14mila imprese.
16 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
Mario Boselli
una cosa seria”. Infine, si è allineato anche il
British Fashion Council, che ha annunciato
le nuove date delle presentazioni di London
Collections (dal 10 al 12 gennaio 2015 e dal 9
all’11 gennaio 2016) confermando la successione Londra-Firenze-Milano-Parigi.
A. PELLETTIERI VERSO LA LIQUIDAZIONE
Antichi Pellettieri vicina alla liquidazione. In
occasione della pubblicazione del bilancio
2013 che evidenzia una perdita di 8,8 milioni di euro e un debito di di 78,3 milioni
di euro a fronte di un fatturato dimezzato a 57,7 milioni di euro in un solo anno,
gli amministratori del gruppo ex Burani,
hanno “ritenuto di esser venuto meno il presupposto della continuità aziendale”. Nella
nota diffusa dal gruppo di Cavriago (Reggio
Emilia) si legge che il cda ha deliberato la
convocazione di assemblea ordinaria e straordinaria per il 28 giugno (seconda convocazione il 24 lugliop). La parte straordinaria
avrà come ordine del giorno lo “scioglimento
e messa in liquidazione della società”.
Nel frattempo è prevista per il prossimo 15
maggio l’udienza in camera di consiglio per
il giudizio di omologazione del concordato
preventivo ex art. 180 della legge fallimentare. Tornando ai dati relativi al 2013, il
gruppo ha realizzato un risultato ante imposte negativo per 11,1 milioni, rispetto alla
perdita di 1,2 milioni del 2012, mentre la
perdita netta è salita a 8,8 milioni dal rosso
di 6,7 milioni dell’anno prima. L’ebitda è
sceso a 5,1 milioni da 9,8 milioni, un calo
che, come specifica il gruppo nella nota,
“riflette gli effetti del deconsolidamento di
Baldinini Srl e sue controllate a partire dal
30 giugno 2013, la cui dismissione è prevista
per il 2015.
ITTIERRE SALVATA DAL
PATRON DI LORENZO RIVA
Ittierre riparte con Antonio Rosati.
Il giudice fallimentare di Isernia
ha dato l’ok alla procedura di
concordato in continuità per
l’azienda tessile di Pettoranello
del Molise (Isernia) accettando
l’offerta messa sul piatto dal
vicepresidente del Genoa Calcio
attraverso la società Hdc Holding
che già controlla la maison Lorenzo
Riva. Ovvero, è stata scelta la
proposta più corposa in termini
economici. In lista per Ittierre
c’erano l’investment company Ikf,
la Compagna Mercantile di Mirano
(un grossista di abbigliamento) e
la molisana Colella Holding con
un’offerta di 10 milioni in due anni,
poi ritirata. L’investimento di Rosati
per Ittierre ammonta a 21 milioni di
euro. Sette milioni saranno investiti
subito: 3,5 per l’acquisizione del
ramo d’azienda e altrettanti per
l’acquisto del magazzino, mentre
14 saranno destinati a investimenti
futuri. In base alla stampa locale,
lo stabilimento dovrebbe rimettersi
in moto con una cinquantina di
dipendenti, un numero destinato a
raddoppiarsi in poco tempo. Nella
fabbrica molisana verrà avviata la
produzione di Lorenzo Riva.
ITALIA
TUUM, OBIETTIVO
6 MILIONI DI RICAVI
Cresce a doppia cifra Tuum, il
marchio di gioielleria ‘spirituale’
fondato nel 2009 da Michele Alberti
e Simone Finocchi. Dopo aver
archiviato il 2013 con un fatturato
di 4,5 milioni di euro,+15% sul
2012, il brand umbro ha messo a
segno un +21% nel primo trimestre
2014. “Nel 2013 – rivela Alberti – ci
aspettavamo un giro d’affari di
5,5 milioni, ma tra settembre e
dicembre sono mancati 500mila
euro dal mercato italiano e altrettanti
dall’estero. L’inizio del 2014 è stato
invece positivo, e l’obiettivo per
l’anno è di 6 milioni di ricavi, di cui
1 milione di fatturato estero. Oggi la
quota export è ancora sotto il 10%,
ma le prospettive sono buone”.
LORENA ANTONIAZZI PUNTA A 18 MILIONI NEL 2014
Investire sul made in Italy per essere più forti
all’estero. È la strategia di Lorena Antoniazzi,
il marchio del cachemire guidato da Gianluca
Mirabassi insieme alla moglie, la stilista
Lorena Antoniazzi, che è riuscito a chiudere il
2013 con un fatturato superiore a 16 milioni
di euro, con una quota export di circa l’85%,
e la previsione di un ulteriore aumento dei
ricavi a 18 milioni nel 2014. La società produce il 100% made in Italy, di questo il 90% dei
capi è fatto in Umbria e nell’ultimo anno la
produzione ha subito un incremento di oltre
il 40% a cui ha corrisposto un aumento delle
assunzioni. “Abbiamo circa 60 laboratori che
lavorano per noi nel distretto e poi abbiamo
appena ampliato la nostra fabbrica produttiva, sempre alle porte di Perugia, che ora si
estende su 3mila metri quadrati e racchiude
al suo interno tutte le diverse fasi di creazione del capo”, ha sottolineato Mirabassi che
PERFUME HOLDING LANCIA LIU JO
Perfume Holding ha presentato la prima fragranza Liu Jo. “Le nostre strategie sono quelle
di rafforzare il portafoglio dei brand con particolare attenzione a prodotti di nicchia e selettivi – ha dichiarato Dino Pace CEO Perfume
Holding – e infatti abbiamo presentato l’acquisizione più importante, ovvero la fragranza
Liu Jo, per rafforzarci in questo segmento.
Faremo anche particolare attenzione ai mercati internazionali che rappresentano più del
70% del nostro fatturato. Punteremo quindi
su brand con una forte valenza made in Italy,
ma con prospettive di crescita che vanno oltre
i confini del mercato italiano”. Pace, ex AD
Diesel, è entrato in Perfume Holding lo scorso
gennaio. “Abbiamo chiuso il 2013 in linea con
le nostre aspettative, con ricavi che hanno
superato i 100 milioni di euro – continua il
manager – mentre per il primo trimestre del
2014 siamo ampiamente sopra il budget grazie all’ottima performance del marchio Ferrari
e dei mercati come America Latina e Middle
East”.
Luca Mirabassi
attento alla qualità e sicurezza dei capi ha
introdotto la ‘Certificazione Tessile e Salute’,
che garantisce l’assenza di sostanze chimiche
nocive alla salute nella produzione dei capi
e il brevetto di tracciabilità con tecnologia
‘Rfid’, che permette la tracciabilità dei capi
grazie a un microchip inserito nell’etichetta.
MIROGLIO SI PRESENTA ALLA SCALA
Nel cuore di Milano, prende il via un modo
diverso di fare shopping. Il gruppo Miroglio
ha alzato il velo sul suo nuovo concept ‘Piazza
della Scala’. L’occasione è stata la partenza del
Salone del Mobile. Nei 600 metri quadrati
che si sviluppano lungo le tredici vetrine in
via Verdi (angolo via Manzoni), per la prima
volta i più importanti brand di Miroglio sono
presentati insieme, da Caractère ed Elena
Mirò, che rappresentano il 60%, agli altri marchi. Questa nuova formula rappresenta la
vera novità, nata dalla volontà dell’azienda di
“affrontare una nuova fase e un momento di
trasformazione - racconta il deputy executive
chairman Elena Miroglio - offrendo uno shopping più trasversale”. Il risultato è che le clienti, entrando in questo spazio, potranno trovare
“dal vestito da centinaia di euro – aggiunge
Miroglio – al pantalone da poche decine di
euro, trovando sempre un fitting che risponde
al motto‘Ti veste bene’”.
ARENA MIRA A +10%
CON CAPVIS
Sfiora la crescita a doppia cifra nel
2013 Arena, lo storico marchio di
swimwear rilevato pochi mesi fa dal
fondo svizzero Capvis. Nel 2013
l’azienda ha registrato un fatturato
globale di circa 400 milioni di euro,
di cui il 40% realizzato in 11 Paesi
dell’Asia (dove il marchio fa capo
ed è gestito dal distributore locale,
il gruppo Descente) e per il restante
60% dall’headquarter nelle Marche,
che opera in più di 100 Paesi con
filiali dirette in Francia, Germania
e negli Usa. “Da sottolineare –
racconta Enrico Maria Tricarico,
direttore generale di Arena Italia – il
ritorno alla crescita in Italia (+4%),
nostro primo mercato, come singolo
Paese, con 50 milioni di euro di
ricavi. Una crescita controcorrente
rispetto al mercato swimwear, in
calo dell’11%. Abbiamo anche
accelerato negli Usa, dove il leader è
Speedo, cui siamo riusciti a ‘soffiare’
la sponsorizzazione del team
americano di nuoto”. L’obiettivo di
Arena, in cinque anni, è proprio di
superare Speedo toccando quota
500 milioni di euro di ricavi, mentre
per il 2014 si attende una crescita
globale superiore al 10% e un
consolidamento in Italia.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 17
MONDO
Il colosso francese svilupperà
entro il 2020 una struttura
commerciale di tredici piani
a Tokyo. I partner investiranno
83 miliardi di yen.
L
vmh investe sugli
immobili. Come riporta
Bloomberg, il colosso del
lusso francese svilupperà un
complesso di negozi e uffici di
147.600 mq su tredici piani a
Tokyo, nel quartiere di Ginza.
Il progetto nasce in tandem con il più grande gruppo di vendite del Giappone
Mori Building Co, a fronte di
un investimento di circa 83
miliardi di yen (pari a circa
580,5 milioni di euro). Ad
annunciarlo è stato il presidente della società Shingo Tsuji in
una conferenza stampa nella
capitale giapponese. I lavori
per la costruzione della struttura commerciale dovrebbero
concludersi entro la fine del
2016. L’obiettivo è quello di
finire prima dell’inizio dei
LVMH SI COMPRA
I PALAZZI DI GINZA
giochi olimpici del 2020, per
intercettare i consumatori che
arriveranno in occasione della
manifestazione sportiva, puntando sull’aumento dei costi
nella zona.
Come si legge su Bloomberg,
infatti, nel 2013 i prezzi nel
quartiere commerciale di
Ginza, la zona più costosa per
gli immobili, è aumentato del
9,6%, raggiungendo quota
29,6 milioni di yen per metro
quadrato. L’aumento dei prezzi
degli spazi, dunque, ha convinto anche Lvmh a investire
nel progetto, come ha spiegato
un membro del comitato esecutivo del polo del lusso Yves
Carcelle, durante la conferenza stampa: “Ginza è uno dei
luoghi chiave del mondo – ha
detto -. Il gruppo ha acquisito
parte dell’edificio, che significa
non solo impegno commerciale nel progetto, ma anche
finanziario”.
Il colosso francese Lvmh ha
chiuso il primo trimestre del
2014 con ricavi in incremento del 4% a 7,2 miliardi di
euro. Il gruppo ha registrato
una buona crescita negli Stati
Uniti, Asia e Giappone. Anche
l’Europa ha mostrato resistenza al contesto economico. In
particolare ha trainare la performance di Lvmh è stato il
settore ‘Fashion and Leather
Goods’, cresciuto del 9% a
livello organico con la maison
Louis Vuitton spinta “da un
forte momento creativo”.
DIOR COUTURE SUPERA IL MILIARDO NEI NOVE MESI
HERMÈS, UTILE IN CRESCITA DEL 6,8%
Christian Dior Couture ha registrato ricavi per 1,15 miliardi di
euro nei primi nove mesi dell’esercizio (dal 1 luglio 2013 al 31
marzo 2014), in aumento del 14% rispetto ai 981 milioni dei
nove mesi dell’anno precedente. In particolare questa performance positiva è stata generata dalle vendite retail del marchio (+19%
a cambi costanti), sia per la collezione donna disegnata da Raf
Simons, sia per l’uomo di Kris Van Assche. “Mentre alcuni marchi
del lusso hanno registrato un rallentamento negli ultimi due anni
– ha dichiarato Sidney Toledano, CEO di Dior – Dior non è stato
colpito e ha archiviato il 2013 con una crescita a doppia cifra. E
lo stesso è previsto per quest’anno”. Christian Dior Group (che
controlla anche Lvmh) ha registrato ricavi pari a 23,8 miliardi, a
+3% rispetto ai 23 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Il gruppo del lusso Hermès ha
chiuso il 2013 registrando un
nuovo record di utili e margini.
L’utile netto ha raggiunto 790
milioni di euro in crescita del
6,8% mentre il risultato operativo
è stato pari a 1,22 miliardi in
aumento dell’8,9 per cento. Il
cash flow è stato pari a 1 miliardo
di euro (+14,8%).
Il gruppo, inoltre, ha annunciato
che il suo margine operativo è
stato del 32,4% “superiore” al
massimo raggiunto nel 2012,
quando era del 32,1 per cento. La
maison francese aveva già reso
noto lo scorso febbraio il dato sul
fatturato 2013 che si è attestato
a 3,75 miliardi di euro (+7,8% sul
2012).
Hermès inoltre, ha proposto agli
azionisti per il 2013 un dividendo
di 2,70 euro per azione a fronte
dei 2,50 per azione offerti per il
2012.
18 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
MONDO
TIFFANY, NEL Q4 PESA IL
RISARCIMENTO A SWATCH
Tiffany archivia il quarto trimestre
in rosso a causa del risarcimento
da 328 milioni di euro pagato a
Swatch Group su decisione della
corte di arbitraggio olandese
lo scorso dicembre. Nei tre
mesi chiusi il 31 gennaio 2014,
il gioielliere newyorchese ha
registrato una perdita netta di
103,6 milioni di dollari, contro l’utile
netto di 179,6 milioni di dollari
nello stesso periodo dell’esercizio
precedente. Escludendo il
risarcimento, i profitti netti del
quarter si sarebbero attestati a 190
milioni di dollari.
Le vendite nette sono invece
cresciute del 5%, a quota 1,3
miliardi di dollari.
Nell’intero fiscal year, Tiffany ha
riportato ricavi per 4 miliardi di
dollari, in aumento del 6% sul
2012. L’utile è calato del 56%
a 181 milioni di dollari. Tuttavia,
escludendo il risarcimento a
Swatch sarebbe incrementato del
15% a quota 481 milioni di dollari.
SAMSONITE METTE
IN VALIGIA LIPAULT
Samsonite non si ferma e, per 20
milioni di euro, aggiunge un quarto
brand al suo portafogli.
Si tratta di Lipault, marchio
francese di valigie fondato nel
2005 e il cui turnover stimato è di
6,5 milioni di euro .
Il gigante statunitense della
valigeria, che ha chiuso il 2013
con utili netti in crescita a 176,09
milioni di dollari rispetto ai 148,44
dell’esercizio precedente, ha
messo a segno il colpo dopo
una serie di acquisizioni di altri
brand tra cui American Tourister, il
marchio di lusso Hartmann e High
Sierra.
Tramite l’acquisizione di Lipault,
il brand intende accrescere la
propria presenza in Europa, dove
la crescita registrata nel 2013
(+9,3%) è stata inferiore rispetto
alle performance negli Stati Uniti
(+24,6%) e in Asia (+15,6%).
20 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
PVH, QUOTA DI MINORANZA IN KARL LAGERFELD
NEL 2013 RICAVI A +36%
GUESS, CALA
L’UTILE A -14%
Pvh Corporation entra nel capitale di Karl Lagerfeld. Il gruppo statunitense che possiede i
marchi Calvin Klein e Tommy
Hilfiger ha annunciato di essere
diventato azionista di minoranza del marchio di abbigliamento
Karl Lagerfeld. I termini finanziari dell’accordo non sono però
stati divulgati. Questa apertura
del capitale mira a sostenere lo
sviluppo della griffe dello stilista
tedesco oltre l’Asia e l’Europa.
Karl Lagerfeld ha fatto parte del
Gruppo Tommy Hilfiger fino a
quando Pvh lo ha acquisito nel
2010, quando il marchio è stato
scorporato agli ex azionisti del
gruppo. Tra gli altri soci del brand
ci sono la società francese di investimenti Apax, Tommy Hilfiger a
titolo personale e Fred Gehring, il
patron della Tommy Hilfiger.
“Abbiamo piani ambiziosi di crescita per il futuro, nel corso degli
ultimi sei mesi abbiamo aperto
un negozio ogni tre settimane”,
Guess archivia il
fiscal year, terminato
il 1° febbraio 2014,
con ricavi in calo del
3%, a 2,6 miliardi
di dollari a cambi
correnti, e profitti
netti in flessione del
14% a 153,4 milioni
di dollari. Nel quarto
trimestre il gruppo
ha registrato un utile
netto di 69,6 milioni di
dollari, in calo del 4%
rispetto allo stesso
periodo del 2013, e
un turnover di 768,4
milioni (-5,7%).
A pesare sui risultati è
stata la performance
del segmento
wholesale in Nord
America, con ricavi in
calo di quasi il 20%
nel quarto trimestre
e del 7,6% nell’intero
esercizio.
ha commentato Pier Paolo Righi,
presidente della Lagerfeld.
Pvh ha chiuso il 2013 con un fatturato pari a 8,18 miliardi di dollari (pari a circa 5,92 miliardi di
euro) in crescita del 36% rispetto ai 6,04 miliardi dell’esercizio
precedente. La società ha confermato la guidance 2014 con una
crescita dei ricavi del 3% a circa
8,5 miliardi di dollari.
ROLEX, DUFOUR (ZENITH) CEO AL POSTO DI MARINI
Jean-Frédéric Dufour
Gian Riccardo Marini lascerà il ruolo di
CEO di Rolex a Jean-Frédéric Dufour,
attuale amministratore delegato del marchio orologiero di Lvmh Zenith. La casa
ginevrina della corona non ha rivelato
quando avverrà il cambio e, interpellata da
Pambianco Magazine, non ha dato informazioni sul futuro di Marini dopo la nomina di
Dufour.
Si tratta del terzo avvicendamento al vertice
dal 2008, quando a seguito delle dimissioni
di Patrick Heiniger era stato nominato il
CFO Bruno Meier, poi sostituito nel 2011
da Marini, in precedenza AD della filiale Rolex Italia. Dufour, 46 anni, prima di
approdare nel 2009 in Zenith, che ha contribuito a rilanciare dopo anni di crisi, ha lavorato per Chopard, Swatch Group e Ulysse
Nardin.
La transizione alla guida di Rolex avviene in
un momento delicato per il mercato dell’alta orologeria, che vive il primo rallentamento dopo la crisi finanziaria.
L’export di segnatempo svizzeri nel 2013
è cresciuto dell’1,9%, il tasso d’incremento
più basso dal 2009. Rolex, che non rende
noti i dati di fatturato, ma si stima abbia
registrato ricavi per 4,6 miliardi di franchi
svizzeri lo scorso anno, si trova a competere
con gli altri due colossi delle lancette elvetiche, Swatch Group e il Gruppo Richemont.
Tra le sfide di Dufour, probabilmente, c’è
quella di un maggior focus sulla Cina, dove
Rolex non ha ancora una presenza forte
quanto i suoi competitor.
MONDO
DETSKY MIR INSEGUE
L’IPO A LONDRA
Il ‘bambino’ russo pronto a quotarsi a
Londra. Si tratta della Detsky Mir, il più
grande rivenditore di childrenswear
dell’area, rilevata nel 1996 dalla
conglomerata russa Sistema, gruppo
controllato dall’oligarca Vladimir
Evtushenko, quotato a sua volta a
Londra. Proprio nella capitale UK era
previsto lo sbarco sul London Stock
Exchange azionario del retailer da
oltre 27 miliardi di rubli di turnover
con un’Ipo che, secondo le stime di
Reuters, avrebbe potuto rastrellare
sul mercato tra i 300 e i 400 milioni
di dollari ma la situazione politica e il
rischio di sanzioni nei confronti della
Russia e il crollo del rublo hanno
messo per ora in stand by l’approdo
sul listino.
ANCHE ALIBABA VA IN VETRINA: COMPRA IL 35% DI CATENA CINESE
Alibaba batte tutti nella corsa al retail fisico.
Il colosso del web cinese, infatti, ha investito 692 milioni di dollari nella catena cinese di department store Intime Retail, un
colpo messo a segno per creare opportunità
“dall’online all’offline”. Un passo che accelera
la tendenza di una vera e propria corsa alla
vetrina da parte dei giganti dell’e-commerce,
con potenziali enormi per i rispettivi canali
moda. A scendere in strada sono stati eBay
e Amazon, i quali stanno già sperimentando canali dedicati al fashion, mentre Google
starebbe per aprire un monomarca a New
York. Il deal firmato da Alibaba lo ha portato
ad acquisire il 9,9% del pacchetto azionario
di Intime Retail per un totale di 214 milioni di dollari, sottoscrivendo un’emissione di
obbligazioni per 478 milioni di dollari che, se
convertite, rappresenterebbero il 25% dell’intera compagnia (per un totale potenziale,
AD ASHLEY L’11% DI HOUSE OF FRASER
Mike Ashley, fondatore di Sports Direct, retailer britannico numero uno nell’activewar,
ha acquistato la quota restante dell’11% di
House of Fraser. La percentuale era rimasta ‘scoperta’ dopo che il gruppo cinese
Sanpower aveva annunciato di aver rilevato
l’89% del grande magazzino inglese per 450
milioni di sterline dal gruppo dei precedenti
proprietari. Secondo i media inglesi, l’operazione vale intorno ai 50 milioni di sterline.
Ciò che non è ancora chiaro è se Ashley abbia
acquisito la partecipazione personalmente o,
più probabilmente, attraverso Sports Direct.
House of Fraser conta 61 negozi in Gran
Bretagna e Irlanda e ha un fatturato annuo
di circa 1,2 miliardi di sterline, mentre Sports
Direct possiede oltre 600 negozi di sport in
Europa, di cui 400 nel Regno Unito. Entrambi
i gruppi si sono rifiutati di commentare l’operazione. Ashley inoltre ha fatto cassa vendendo azioni per un valore di oltre 200 milioni di
sterline della sua Sports Direct.
22 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
dunque, del 35%). Alibaba, inoltre, scommette sul crowdfunding lanciando Yulebao, una
piattaforma di micro-finanziamento dal basso
per sostenere le produzioni video. Yulebao
consente agli utenti di investire tra i cento
e i mille yuan, su due progetti al massimo,
ricevendo un tasso di interesse del 7 per cento.
L’operazione avviene attraverso l’app mobile
di Taobao, la piattaforma di shopping online
che fa parte del colosso d’oltre Muraglia.
MADDEN SI COMPRA BRIAN ATWOOD
Steve Madden ha acquisito il marchio di
calzature Brian Atwood, di proprietà di The
Jones Group. Stando a quanto riportato da
Wwd, e poi confermato dallo stesso Atwood,
l’imprenditore calzaturiero statunitense
Madden ha rilevato una quota di maggioranza della griffe. Nell’ultimo periodo, lo stesso Atwood aveva esercitato un’opzione di
buyback delle quote della società quando
il proprietario Jones Group aveva iniziato
la ricerca di un acquirente (ed era stato poi
acquisito da Sycamore partners). Il business,
legato alla main line e alla linea contemporary
B Brian Atwood, sarà controllato da una divisione autonoma all’interno del gruppo Steve
Madden, ma Atwood continuerà a mantenere
la direzione creativa della griffe, con l’obiettivo di triplicare un giro d’affari di 20 milioni
di dollari (circa 14,5 milioni di euro) entro un
anno.
Brian Atwood
EMAAR PROPERTIES LANCIA
L’IPO DEL DUBAI MALL
La Emaar Properties di Dubai,
partner di Giorgio Armani nella
realizzazione di due hotel e
resort di super lusso nell’emirato
e a Milano, ha annunciato il
proprio debutto sul listino del
Nasdaq Dubai, la Borsa aperta
nell’emirato nel 2005.
Si tratta della prima matricola
dal 2009, anno dell’inizio della
crisi immobiliare nell’emirato, e
di una delle offerte pubbliche
più imponenti nella zona dal
2008. A sbarcare in Borsa sarà
il Dubai mall, lo shopping center
controllato da Emaar properties,
che collocherà sul mercato il
25% della controllata Emaar
malls group, cui fa capo il grande
magazzino, con un’offerta
pubblica che potrebbe raccogliere
fino a 9 miliardi di dirham (circa
1,7 miliardi di euro).
L’annuncio arriva dopo che
la divisione malls e retail della
società ha chiuso il 2013 con
un fatturato pari a 2,8 miliardi di
dirham (circa 547 milioni di euro),
in crescita del 20% rispetto al
2012 su un turnover complessivo
di Eraam pari a 10,3 miliardi di
dirham (circa due miliardi di euro).
MONDO
LEVI’S TAGLIA
800 DIPENDENTI
Levi Strauss ha
annunciato il taglio
di 800 dipendenti,
ovvero “il 20%
della forza lavoro
– spiega la società
– impiegata al di
fuori del retail e del
manifatturiero”. Il
produttore dei mitici
‘501’, con questa
mossa, che fa parte
di una “iniziativa di
produttività globale”,
intende risparmiare
fino a 200 milioni di
dollari. Levi Strauss,
che contava circa
16mila dipendenti
al 24 novembre
scorso, non ha
specificato in quali
divisioni verranno
fatti i licenziamenti.
“Questi cambiamenti
sono necessari e
ci renderanno più
competitivi sia nella
struttura dei costi
sia sul mercato”, ha
dichiarato il CEO
Chip Bergh.
VICTORIA’S SECRET RIDUCE L’ABBIGLIAMENTO
Victoria’s Secret taglierà la sua offerta di abbigliamento tagliando la maggior parte della maglieria,
dell’outerwear, del denim e anche alcuni abiti. La
notizia, secondo quanto riporta Wwd, è stata svelata
nella sede di L Brands, il gruppo da 10,8 miliardi di
ricavi che controlla il noto marchio di lingerie e i
brand La Senza, Pink, Bath & Body Works e Henri
Bendel, in Ohio. L’idea per Victoria’s Secret’s è
di focalizzarsi sui prodotti ‘core’, ovvero intimo,
fragranze e cosmetici e la parte di abbigliamento
homewear e beachwear, che non sarà inclusa nel
taglio. Il cambiamento, sempre secondo Wwd, inizierà a essere effettivo dal prossimo autunno.
EL CORTE INGLÉS ALZA COMMISSIONI AI LAVORATORI
El Corte Inglés punta sui dipendenti per aumentare le vendite.
Come riportato da Europa Press,
la catena spagnola di department
store applicherà un nuovo sistema di incentivazione per i suoi
60mila lavoratori, che prevede
commissioni più alte sulle vendite. Il sistema sostituirà quello
utilizzato finora che risaliva agli
anni 60.
Sia i vertici sia i lavoratori, considerando le mutate circostanze
negli ultimi anni, hanno richiesto
un nuovo modello che incoraggiasse i venditori a raggiungere i
FAST FASHION, LA SFIDA ETICA ARRIVA DAL GIAPPONE
Il fast fashion potrebbe avere presto un
concorrente di riguardo. Si tratta di Cross
Company, uno dei retailer di abbigliamento più importanti in Giappone, che entro il
prossimo autunno, secondo quanto riporta
Business of Fashion, lancerà una nuova catena di negozi nel Paese, negli Stati Uniti e in
Europa. Non una catena qualsiasi, però, ma
una serie di negozi a forte impronta etica, le
cui istanze possano riscuotere un forte successo a fronte delle preoccupazioni per l’impatto
ambientale del modello di business del fast
fashion e le condizioni di lavori degli operai
delle aziende tessili. Entro il 2016, secondo
quanto riportato dalla società di consulenza
JapanConsuming, la nuova catena intende
lavorare affinché il 100% della propria produzione sia sostenibile ed etica.
Il nuovo retailer, che offrirà sia abbigliamento donna sia uomo, intende generare mille
miliardi di yen (all’incirca, 7 miliardi di
euro) di vendite all’anno, più o meno la stessa
quota di Uniqlo. L’obiettivo è mastodontico,
anche in considerazione del fatto che la stessa
Cross Company arriverà nel 2013 a fatturare ‘soltanto’ 100 miliardi di yen con i suoi
marchi, tra i quali Earth, Music & Ecology,
E Hyphen World Gallery, Green Parks e
Sevendays=Sunday.
propri obiettivi per migliorare la
redditività. Questo sistema, come
si legge sul contratto, ha anche
l’obiettivo “di migliorare la qualità del servizio offerto ai clienti”. Il gigante della distribuzione,
che nell’ottobre scorso ha ceduto
il 51% della sua finanziaria alla
banca iberica Santander, ha accettato, in accordo con i sindacati,
un sistema considerato ”più flessibile, solidale e moderno”, perché
promuove le vendite e incoraggia
il personale, conciliando dunque
gli interessi individuali e quelli
aziendali.
H&M, GAP E LEVI’S LE
PIÙ ETICHE DEL 2014
H&M, Gap e Levi Strauss sono le
più ‘green’. Sono state nominate
le aziende di abbigliamento più
etiche al mondo per il 2014, in
virtù del loro comportamento
modello in materia ambientale. Il
riconoscimento è stato assegnato
dall’Ethisphere Institut, un centro
indipendente di ricerca che
promuove le migliori pratiche
aziendali in materia di etica in tutti
i settori, dal fashion all’elettronica,
fino alla ristorazione.
I tre brand si sono già dimostrati
virtuosi in passato. Dal 2007 ad
oggi, Gap ha ricevuto il premio tutti
gli anni, otto volte in totale, H&M
quattro volte, mentre Levi’s entra
per la prima volta nella classifica.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 23
Dossier
Risiko di
ETICHETTE
Il mercato è senza frontiere. Ma il marchio
di origine assume un peso crescente, specie nelle
aree a sviluppo elevato come la Cina. Inoltre, cresce
anche la rapidità con cui cambia la percezione
relativa di un Paese. Nel risiko del ‘Made in’,
l’Italia mantiene elevate potenzialità. Ma si culla
anche in pericolose illusioni.
DOSSIER
L’ETICHETTA ITALIA PERDE TERRENO VERSO I COMPETITOR
ILLUSIONI made in Italy
Nel food e nel lusso c’è il potenziale per essere un benchmark. Ma le analisi su
Usa e Cina svelano posizioni secondarie. Di cui, peraltro, non c’è consapevolezza.
di Vanna Assumma
L
’
Italia si difende. Ma
non segna. Cioè, non
conquista nessun primato. Lo dicono due
recenti ricerche sul
‘Made in’, ovvero
sull’appeal esercitato
dal Paese di origine dei
prodotti, che bacchettano la velleità degli
imprenditori nostrani di considerare universalmente riconosciuto al made in Italy
l’aura della ‘grande bellezza’, il valore del
‘ben fatto’ e della cura artigianale. Invece, secondo “Rebranding Made in Italy”,
indagine di fine 2013 commissionata da
Saatchi & Saatchi Italia e condotta dall’istituto di ricerca canadese Hotspex, è vero
che in Usa la notorietà dei nostri prodotti
è elevata, ma vengono vissuti come privi di
personalità e fascino (elementi che invece
vengono attribuiti ai brand francesi). Se
vogliamo dirla con una battuta americana,
il made in Italy è considerato nel Paese a
stelle e strisce “the mum rather than the
mistress”, cioè è assente nei prodotti italiani proprio l’elemento della seduzione.
Peggiora la situazione in Cina dove, sempre secondo questo studio, la brand awareness delle etichette tricolori è decisamente
più bassa di quella francese, e nella mente
dei consumatori con gli occhi a mandorla
l’Europa è la Francia. Passando invece alla
seconda ricerca, quella di FutureBrand diffusa in febbraio, l’Italia è al quinto posto
nel mondo per l’immagine del suo ‘Made
in’, anche se conquista il secondo gradino del podio, dopo gli Usa, se si prende
in considerazione solo il fashion, mentre
26 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
DOSSIER
DOSSIER SCARPE E PELLETTERIA
analizzando la categoria-lusso raggiunge il
terzo livello dopo Svizzera e Francia. Ricapitolando: lo Stivale si difende bene nel
ranking internazionale, ma forse avrebbe
le potenzialità per superare la Francia nel
food e per attaccare il primato della Svizzera nel lusso. C’è quindi ancora molto da
lavorare sulla forza dell’origine come leva
di marketing dei nostri brand. Stupisce,
tuttavia, il fatto che gli italiani attribuiscano ai loro prodotti valori che non vengono
riconosciuti all’estero. Gli industriali nazionali sono cioè convinti che il buon gusto secolare, che deriverebbe secondo loro
dal vivere in un posto che è stato la culla
della storia e dell’arte, si possa trasmettere facilmente. Da queste ricerche emerge
allora la necessità di investire sul valore
strategico della comunicazione e anche sul
branding applicato ai Paesi, pur nella considerazione di fondo che il problema della
reputazione del made in Italy nella mente
dei consumatori di tutto il mondo è molto
più articolato, e coinvolge ragioni politiche,
strutturali e legate alla cultura manageriale
italiana.
Désirée Di Leo
Giuseppe
Caiazza
MEGLIO IN USA, MALE IN CINA
Entrando nello specifico, l’indagine di
Saatchi&Saatchi, che ha utilizzato un metodo innovativo legato alla mappatura tri-
dimensionale delle emozioni, ha analizzato
la percezione del made in Italy e del made
in France in Usa e in Cina, con interviste
focalizzate sulle categorie premium del
fashion, design, food. Partendo dagli Stati
Uniti, il primo elemento che emerge è che
i consumatori considerano il made in Italy
e il made in France uguali dal punto di vista della brand awareness. Cioè il livello di
notorietà è lo stesso. Però alle label italiane
vengono riconosciuti elementi quali la forte qualità, la buona fattura, la credibilità e la
genuinità, mentre le etichette francesi vengono soprattutto percepite come sfiziose,
originali, dotate di una decisa personalità.
Caratteristiche che in alcuni casi diventano estreme e deviano verso considerazioni
negative, motivo per cui i prodotti francesi
sono anche percepiti come troppo arroganti e in un certo senso eccessivi. “Da ciò
deriva - osserva Giuseppe Caiazza, CEO
di Saatchi&Saatchi Italia e head of automotive business Saatchi&Saatchi Emea che i prodotti italiani in Usa sono percepiti
come più equilibrati, anzi, nel mercato a
stelle e strisce la brand equity del made in
Italy è più alta di quella del made in France.
Ciononostante, a differenza di quello che
pensano molti imprenditori nostrani, nel
vissuto dei prodotti italiani non traspaiono
personalità e fascino”.
LA TOP TEN DEI DIVERSI ‘MADE IN’
Ranking globale e classifica settore per settore. Percezione del prodotto
Rank
Stato
Cibo e
bevande
Personal
Care&Beauty Automotive
Prodotti
tecnologici
1
USA
Francia
USA
Germania
2
Francia
Italia
Francia
Giappone
3
Germania
Spagna
Svizzera
USA
4
Giappone
USA
Regno Unito
Italia
5
Italia
Giappone
Germania
Regno Unito
Cina
Giappone
USA
6
Regno Unito
Germania
Giappone
Francia
Svezia
Svezia
Giappone
7
Svizzera
Regno Unito
Italia
Svezia
Finlandia
Spagna
Germania
8
Svezia
Svizzera
Australia
Corea del Sud
Canada
Germania
Belgio
9
Cina
Turchia
Svezia
Cina
Taiwan
Turchia
Svezia
10
Corea del Sud
Belgio
Tailandia
India
Italia
Cina
Spagna
Fashion
Luxury
Giappone
USA
Svizzera
USA
Italia
Francia
Germania
Francia
Corea del Sud Regno Unito
Italia
Regno Unito
Fonte: FutureBrand
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 27
DOSSIER
Il confronto tra i due Paesi transalpini è invece nettamente vinto dai francesi in Cina.
Innanzi tutto, sempre secondo l’indagine,
il made in Italy nell’ex Celeste Impero
sembrerebbe conosciuto meno del made
in France. Ma il fatto più preoccupante è
che i prodotti francesi, oltre a essere i più
ricordati, sono anche considerati migliori di quelli italiani. La ricerca evidenzia
che mentre le label dei vicini d’Oltralpe
sono percepite come creative e moderne,
le etichette del Belpaese sono etichettate
come eccessive, ridondanti, troppo legate
allo sfoggio. È sicuramente un fatto strano,
dato che si presuppone che i consumatori
cinesi siano ancora legati a forme di status
symbol e quindi dovrebbero apprezzare
gli elementi di esibizionismo, ma questo
risultato può essere interpretato come la
conferma del progressivo ‘shift’ della Cina
verso un processo di acquisto più consapevole e legato al valore intrinseco dei prodotti.
Gianvito Rossi
28 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
INDIETRO NEL RANKING MONDIALE
L’Italia risulta invece al quinto posto assoluto nello studio di FutureBrand sul ‘Made
in’, cioè sulla reputazione dei Paesi di origine nel vissuto dei consumatori di tutto
il mondo. Questo risultato è ottenuto in
base al punteggio sull’immagine del nostro
Paese, inteso appunto come driver per la
rilevanza di un brand, testata su sei categorie di prodotti (fashion, personal care
& beauty, food&beverage, automative,
electronic goods, luxury). Il primo gradino
del podio è conquistato dagli Usa, che godono di una solida reputazione, seguiti da
Francia, Germania, Giappone e, appunto,
Italia. Se gli Stati Uniti ottengono il massimo punteggio nelle categorie Fashion e
Personal Care&Beauty, la Francia vince in
Food& Beverage e si posiziona seconda in
Luxury dietro alla Svizzera. La Germania
primeggia per l’Automotive ed è terza negli Electronic Goods, il Giappone guida il
ranking per l’elettronica e va forte anche
nel settore automobilistico, mentre l’Italia
non ha nessun primato ma è seconda nelle
categorie Food & Beverage e Fashion, terza
nel Luxury, quarta per l’Automotive, settima in Personal Care & Beauty ed è decisamente in basso alla classifica in quanto
appeal dei suoi prodotti di elettronica. È
vero che, secondo la ricerca, gli Stati Uniti e la Francia sono globalmente i Paesi di
origine più forti, ma non è detto che presto
le Nazioni asiatiche si facciano sotto nella
classifica. Nello studio, queste aree hanno
dimostrato di possedere un elevato potenziale, e probabilmente i mercati asiatici sapranno accrescere la propria reputazione
di Paesi d’origine quando riusciranno a innalzare gli standard, per esempio riguardo
alle condizioni di lavoro e alla tutela ambientale.
LA RIVOLUZIONE DELLA PAROLA
Sulla base delle ricerche citate emergono
alcune considerazioni. Innanzi tutto il fatto che l’Italia non sa promuoversi come
un’entità unica. Gli imprenditori del Belpaese vanno all’estero da soli, a differenza
dei francesi che si sono mossi insieme per
tempo e bene, con le loro “corazzate” e con
supporti istituzionali. La capacità di fare sistema è propria anche di altri mercati. “Invece in Italia – commenta Désirée Di Leo,
responsabile ricerche sul consumatore di
Pambianco Strategie di Impresa – sono
tanti gli esempi di aziende che non stanno
alle regole del resto del mondo. Abbiamo
una cultura manageriale e di gestione del
business diversa”. Di Leo allarga lo sguardo alla vita imprenditoriale ed evidenzia
come in Francia, quando muore uno stilista, la sua maison rimane comunque una
potenza (Chanel e Christian Dior sono
due chiari esempi), mentre in Italia griffe
come Moschino e Ferré hanno dimostrato
chiaramente le difficoltà che subentrano
nel passaggio. “Da noi le aziende vanno in
Borsa quando hanno bisogno di soldi – aggiunge Di Leo – mentre negli altri Paesi le
imprese capitalizzano quando sono forti.
Continuando a sottolineare le differenze,
gli imprenditori italiani vanno all’estero individualmente e a volte con grandi risultati,
ma sono casi rari”. Un esempio di successo è Ferrari che si è aggiudicato il titolo di
marchio più influente al mondo secondo
l’annuale classifica di Brand-Finance. Però
si pensi a quanti brand di calzature tricolori e con elevato valore aggiunto, da Sergio
Rossi a René Caovilla a Gianvito Rossi per
fare solo alcuni esempi, non raggiungono la notorietà planetaria di brand come
Louboutin, Jimmy Choo, Manolo Blahnik.
DOSSIER
DOSSIER SCARPE E PELLETTERIA
Manolo Blahnik
“Questi ultimi – specifica Di Leo – sono
esplosi anche grazie all’esposizione televisiva di star che hanno indossato le scarpe,
addirittura all’interno di serie tv cult. Forse la diffusione mediatica in alcuni casi è
stata fin troppo esagerata, perché l’eccessiva visibilità rende il brand meno aspirazionale”. Di certo, la comunicazione è un
elemento cardine per il rafforzamento del
made in Italy. A questo proposito, Caiazza sottolinea che qualsiasi cambiamento
inizia con una rivoluzione del linguaggio,
e propone di passare dal termine “made
in” a “created in”, perché in quest’ultimo
concetto sono impliciti i valori di passione,
di amore, cura per le cose e seduzione che
appunto non vengono percepiti all’estero. “Inoltre il nome ‘France’ – aggiunge il
CEO di Saatchi&Saatchi – rimane uguale
sia nella lingua originale sia nella sua declinazione inglese. Allo stesso modo propongo di mantenere inalterata la parola ‘Italia’
che diventa così un elemento differenziante rispetto agli altri Paesi del mondo,
anch’essi declinati nella lingua inglese”. Il
progetto di rebranding ideato dall’agenzia
prevede quindi di sostituire il concetto di
‘made in Italy’ con ‘created in Italia’ che
interpreta tutti i valori del Paese e riporta
chiaramente l’autenticità di provenienza. Saatchi&Saatchi ha anche ideato una
piattaforma di comunicazione su questi
concetti, che è già stata presentata alle associazioni rappresentative delle eccellenze
italiane, e che verrà esposta al Governo per
avere un endorsement nazionale.
LA BRAND AWARENESS DEI PRODOTTI
Risposte positive (%) alla domanda: “Avete sentito parlare del marchio?”
US China
Chanel
Louis Vuitton
Gucci
Champagne
Versace
Christian Dior
Cartier
Prada
Hermés
Perrier
Bordeaux
Givenchy
Dolce&Gabbana
Parmigiano (Parmesan) Reggiano
San Pellegrino
Campari
Roquefort
Ferragamo
Amarone
Gorgonzola
Camembert
Prosecco
92
89
95
87
83
92
85
93
78
85
79
83
88
80
78
78
86
70
77
80
73
76
84
68
72
52
90
71
82
60
70
68
72
68
57
64
72
75
41
55
57
53
46
60
33
43
37
49
43
49
37
40
43
37
40
20
58
39
54
25
33
40
26
32
28
36
Roche Bobois
Poltrona Frau
Luxottica
23
15
31
10
27
18
16
19
17
Fashion
Wine
Food
Design
Base: Total n=2281; US n=1097; China n=1184
Fonte: Saatchi & Saatchi Italia, ricerca Hotspex
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 29
DOSSIER
LE OPPORTUNITÀ DEL FATTO A MANO ITALIANO
Artigiani per il DRAGO
La legge anticorruzione di Pechino ha accelerato il trend: non conta più solo
lo status dei top brand, ma si aprono spazi per marchi di nicchia e originali.
di Luca Testoni
U
na spinta è arrivata anche dalla stretta anticorruzione imposta dal
Governo di Pechino.
Ma il trend è strutturale, e comincia a essere
quantificato nei dati:
i consumatori cinesi
del lusso stanno cambiando a una rapidità
probabilmente mai registrata in Paesi in
evoluzione. E stanno alzando l’asticella del
‘gusto’ passando dalla ricerca dell’ostentazione, tipica di un mercato emergente,
alla ricerca della qualità, con una tendenza
concreta verso l’artigianato e verso prodotti originali. Uno spostamento che gioca
piuttosto a favore di brand meno universali e più di nicchia come quelli made
in Italy. Per giunta, secondo le ricerche di
mercato, il fenomeno sembra farsi progressivamente più tangibile all’elevarsi della
fascia di mercato.
La testimonianza in merito agli effetti
della ‘legge’ anticorruzione arriva da Mario Boselli, presidente della Camera della
moda italiana, reduce da una recente visita
oltre la Grande Muraglia. Lo stop agli acquisti destinati a regali a fini di corruzione,
in base a una ‘cultura’ della tangente assai
diffusa in Cina, ha generato un riequilibrio
di mercato. “Poiché tipicamente per omaggi o regali di un certo tipo - spiega Boselli il marchio è fondamentale, una certa parte
del segmento lusso era automaticamente
appannaggio solo dei top brand. Ma la
stretta alla corruzione ha favorito il cambio di equilibri. Oggi, i consumatori cinesi
30 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
DOSSIER
DOSSIER SCARPE E PELLETTERIA
sembrano orientarsi maggiormente sull’acquisto per se stessi, e questo sta aprendo
il mercato anche ai marchi più piccoli e,
soprattutto, capaci di soddisfare gusti specifici e personali”.
Buone notizie, dunque, per un sistema
come quello italiano, ricco di marchi di
qualità, con forte caratterizzazione, ma
con una diffusione di ‘nicchia’ se confrontata con i big. Notizie che vengono sostenute anche da una recente analisi della
società londinese Mintel, colosso della ricerca di mercato nato negli anni Settanta e
oggi presente in tutti i continenti, con 500
dipendenti full time e 17.500 professionisti associati. Mintel ha diffuso a fine marzo
uno studio in cui sostiene che “per i cinesi,
oggi il lusso è artigianale”. “Mentre fino a
oggi i consumatori del Paese – si legge nella
nota di presentazione della ricerca – erano
ritenuti attratti principalmente dallo status
legato a un prodotto di lusso, l’analisi invece rivela che c’è una nuova caratteristica
ricercata nello shopping: l’artigianato”. La
parola ‘craftsmanship’, dice Mintel, è quella che il 64% dei consumatori cinesi del
campione ritengono come maggiormente
indicative del concetto di lusso, davanti
alle parole ‘expensive’ al 58% e ‘status’ al
53 per cento. Per contro, un massiccio 94%
ha convenuto che ai marchi di lusso va riconosciuta artigianalità nella produzione e
progettazione.
La tendenza, peraltro, diventa più consistente al crescere della ricchezza. Infatti, il
71% di quelli con reddito familiare oltre
i 25.000 renminbi al mese (circa 3mila
euro) definisce il lusso come artigianalità, un pieno 10% in più rispetto a quelli
con reddito familiare tra 20.000 e 25.000
renminbi al mese (61%).
Assai interessante, poi, una sorta di controprova legata all’importanza dello status
associato al prodotto di lusso. Importanza
che decresce all’aumento della ricchezza. Dunque, con una relazione inversa
rispetto ai favori per l’artigianalità. I dati
della ricerca, infatti, rivelano che il 48%
dei consumatori con reddito familiare
oltre 25.000 renminbi al mese considera
l’effetto-status quando acquistano beni di
lusso. Questa cifra sale al 53% al reddito
tra 20.000 e 25.000 renminbi al mese.
“Che ci fosse in atto una ‘maturazione’ dei
consumatori cinesi – ha commentato Matthew Crabbe, Director of Research Asia
Pacific at Mintel – era ormai assoda. Ciò
che la nostra analisi evidenzia è il grado
di diffusione nel mercato di questa nuova
attitude”. “Questa ricerca – ha aggiunto mette in evidenza che più il consumatore
è ricco, più è probabile che apprezzi i beni
di lusso per la loro qualità e il valore innato,
ed è meno probabile definisca il lusso in
termini di fattori esterni come lo stato o
stravaganza di un prodotto di lusso”.
IL PERICOLO IN HOUSE
Ciondolo Qeelin
Esplode la voglia di lusso cinese. La ricerca di Mintel,
accanto alla crescente propensione verso l’artigianalità,
ha evidenziato anche la volontà di esplorare nuovi
marchi, e, in particolare, i brand domestici. È vero, infatti,
che alcuni segmenti sono ancora dominati dai marchi
stranieri: per il 79% dei consumatori cinesi urbani gli
orologi stranieri sono superiori alle marche nazionali;
il 69% ha detto lo stesso dei cosmetici. Tuttavia, il 43%
del campione già ritiene che l’abbigliamento made in
China offra la stessa qualità dei marchi di lusso esteri,
e il 15% ritiene addirittura i marchi cinesi migliori. Allo
stesso modo, il 40% crede che le marche di lusso cinesi e
straniere forniscano le stesse scarpe di qualità, e il 16%
ritiene i marchi cinesi migliori.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 31
DOSSIER
DOSSIER SCARPE E PELLETTERIA
APPROVATO A SORPRESA IL ‘MADE IN’
Ue, SVOLTA tracciabilità
Strasburgo ha detto ‘sì’ al pacchetto per la sicurezza dei prodotti che ora passa al
Consiglio. Si lavora a un compromesso con Berlino per il via libera entro il 2015.
di Milena Bello
S
e fosse una partita di
calcio si potrebbe riassumere così: nel girone
d’andata l’Italia batte la
Germania in zona Cesarini. Al ritorno il confronto rischia di essere
duro, ma la strada è già
spianata. Fuori di metafora, lo scorso 15
aprile, nell’ultima sessione disponibile prima delle elezioni europee di fine maggio, il
pacchetto legislativo Tajani-Borg per la tutela dei consumatori ha ottenuto dall’Europarlamento 485 voti a favore contro i
130 no e 27 astenuti. Con questo risultato,
il Made in, ovvero la norma di etichettatura obbligatoria presente nel documento,
ha più di una chance per ottenere il sì definitivo dall’Europa. Se così fosse, nel 2015
tutti i prodotti che circolano all’interno del
mercato comunitario, con l’eccezione di
quelli alimentari e dei medicinali, dovranno essere dotati di un’etichetta che indichi
il Paese di origine, ovvero quello in cui il
bene ha subito “l’ultima trasformazione o
lavorazione sostanziale, economicamente
giustificata”. Se la parte principale della
produzione è stata realizzata in Europa
si potrà scegliere se inserire l’indicazione
Made in Ue o quella di un determinato
Paese dell’Unione europea, per esempio
l’Italia. Dopo Strasburgo il prossimo passo sarà il Consiglio Ue per l’approvazione definitiva del testo, un passo difficile
perché qui si svolge da tempo il braccio
di ferro tra nord e sud Europa. “Dopo il
‘sì’ schiacciante da parte del Parlamento,
ci sono tutti i presupposti per sperare in
un compromesso con i Paesi nordici”, ha
sottolineato Claudio Marenzi, presidente
di Smi, la sigla confindustriale del tessileabbigliamento che, con altre associazioni
di categoria come Assocalzaturifici, ha seguito in prima persona l’iter del documento. “In primo luogo - ha aggiunto - perché
significa che, nonostante i presagi infausti
dei giorni precedenti al voto, il dossier ha
ottenuto il sì anche da parte di frange di
parlamentari di Paesi storicamente legati
alla Germania che da sempre pone il veto
alla questione della tracciabilità”. L’altro
importante asso nella manica sarà poi l’in-
dicazione di politica industriale lanciata
a fine 2012 dalla Commissione europea
che prevede di portare il peso del manifatturiero al 20% di incidenza sul Pil entro il 2020, in pratica ai livelli di fine anni
90. “A luglio - ha aggiunto Valeria Fedeli,
vice presidente del Senato - comincerà il
semestre di presidenza italiana dell’Ue ed
è fondamentale che il governo cominci fin
da subito il negoziato con la Germania per
trovare delle condizioni reciprocamente
soddisfacenti. E si partirà proprio dalle indicazioni comunitarie sul potenziamento
del manifatturiero”.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 33
design
design
NUME
RI, FATTI EE PROTAGONI
ST I DELLA
D EL LA CASA
CA SA E DDEL
EL DDESIGN
ESIGN
NUMERI,
PROTAGONISTI
37 Allo specchio
38 Entry price,
il Salone dice no
Rendering stand Elica - Salone del Mobile 2014
45 Fuorisalone,
dentro l'artigianato
48 Multibrand
in classifica
52 A spasso col buyer
55 Appuntamento in showroom
ALLO SPECCHIO
LA CHIAVE
SENSORIALE
di Eusebio Gualino,
amministratore delegato
di Gessi
l prodotto, la qualità e il design sono importanti, certo,
ma da soli non sono più sufficienti. Il consumatore è
alla ricerca di un’esperienza, per farne parte e condividerla con il proprio gruppo di relazione. A livello di
esperienza, il valore si crea principalmente sugli elementi intangibili, invisibili, sul contesto e sull’ “alone” che
sta intorno al prodotto o al servizio.
Il caffè è lo stesso, ma bevuto in piazza San Marco a
Venezia ha un valore percepito diverso da quello consumato in un bar qualsiasi. Ripeto, la miscela è la stessa,
il contesto cambia. È il contesto che lo trasforma in un’esperienza unica. Se lo è per una semplice tazza di caffè,
ancor di più lo sarà per un mondo che influisce notevolmente sul nostro stato d’animo: il luogo dove abitiamo.
La casa, in realtà, è un grande abito che indossiamo, è
come un bel vestito nuovo, ci fa sentire più sicuri, più armoniosi, più belli; uno spazio curato, ordinato, pensato,
influisce positivamente sullo stato d’animo di chi lo vive
e lo abita.
Per questo, per la realizzazione dei nostri prodotti e dei
nostri spazi, oltre ai designer, ci avvaliamo della collaborazione di professionisti che si occupano del “contesto”, come una psicologa infantile o un antropologo. La
conferma l’abbiamo quotidianamente da tutte le persone che visitano lo Spazio Gessi in via Manzoni 16/A, a
Milano, che non sono affascinate solo dai prodotti, ma
soprattutto dall’energia e dal benessere che un contesto
trasmette. L’esperienza sensoriale diventa predominante su quella materiale. In questa visione, la competenza,
la preparazione, la passione e l’amore per il lavoro che
svolge il consulente di sala riveste un ruolo sempre più
strategico. Insomma, l’esperienza sensoriale non si crea
dal mattino alla sera, ma è un processo lungo, uno stile
di vita, che diventa stile aziendale al quale si sceglie, o
meglio, si desidera appartenere.
design|28.04.2014
I
37
38
design|28.04.2014
SCENARI
ENTRY PRICE
IL SALONE
DICE NO
di Paola Cassola
Il settore dell'arredo non si arrende alla
crisi. Chiuse le porte della Design Week, è
pronto a mettere in atto nuove strategie
per tornare a crescere, senza rinunciare
alla coerenza e alla qualità dei propri brand
pinge verso l’alto il Salone di quest’anno, abiura
il compromesso, affronta da purista e con coerenza la recessione che ha investito il mercato
interno. In quest’ottica, un ‘no’ deciso arriva
dagli imprenditori del settore verso l’adozione
di una politica ‘entry price’, che prevede un
prodotto più basso a livello di materiali e di listino, nessuna
rinuncia a qualità e artigianalità è ammessa. Piuttosto, come
già accaduto per il lusso, ci si concede la possibilità di inserire ‘entry product’ che avvicinino il consumatore al brand
per poi attirarlo verso l’intera gamma. Così come il fashion
addicted acquista l’accessorio alto per valorizzare il proprio
look, magari di media qualità, allo stesso modo l’appassionato di design acquista un pezzo firmato, piccolo per dimensioni e prezzo, ma di buon livello, per impreziosire la propria
casa, laddove non può permettersi l’intero arredo griffato.
L’equilibrio è sottile e complesso. Ecco che, per mantenere
o migliorare il posizionamento, diventa necessario investire
in brand image e innovazione.
UN MERCATO DA SBLOCCARE
Depresso, vincolato, osteggiato, così si presenta il mercato
italiano agli occhi di chi lavora nel settore dell’arredamento,
e non solo. L’origine dei guai è la diffusa crisi economica,
che sta colpendo in modo differenziato (al Sud la disponibilità a spendere sembra maggiore, per una mentalità che
Stand Cassina al Salone del Mobile 2014 - Floating
Forest, un habitat sensoriale disegnato dall’architetto
giapponese Sou Fujimoto.
design|28.04.2014
S
39
SCENARI
spinge ancora a possedere lo status symbol) ma si punta il dito anche sull’incapacità, da parte del Governo, di
strutturare un progetto di rilancio che consideri la defiscalizzazione del lavoro e la valorizzazione dei patrimoni
culturali e produttivi del Paese. “Bisogna ridurre i vincoli
legati alle tasse eccessive che strangolano gli imprenditori – afferma Carlo Giorgetti, presidente dell’omonima azienda – ma allo stesso tempo le imprese devono
avere il coraggio di investire”. “Servono infrastrutture –
aggiunge Daniele Livi, AD di Fiam – come collegamenti
internet efficienti sempre e ovunque”. “Per non parlare
– rincara Mirko Del Prete, AD di Aster - della formazione:
in Italia i potenziali talenti creativi ci sono, basti pensare
a quanti ricercatori sono costretti a fuggire all’estero per
lavorare e crescere”.
Tra gli stand della fiera, comunque, c’è la voglia di risalire la corrente. Si parla di mosse strategiche che
potrebbero cambiare le cose. “Alla luce dei nostri dati
positivi di vendite e fatturati – spiega Dario Rinero, AD
del Gruppo Poltrona Frau – mi sento di dire che quando
fai dei prodotti che il consumatore percepisce, anche in
un momento di difficoltà, come un investimento più che
come una spesa, e quando realizzi dei punti di vendita
visibili, con un concept attrattivo, anche in un momento
come questo fare business è possibile. Gli investimenti
in comunicazione, in opening, in una gestione e in un
training efficaci delle persone, danno risultati”. “Il sistema dell’arredamento per funzionare bene dovrebbe essere variegato – prosegue Rinero - ossia composto da
aziende pubbliche e private, familiari e gestite dal management, grandi e piccole perché dalla ricchezza dell’articolazione nasce la sfida, lo stimolo. Invece, quando la
quasi totalità di queste aziende è di dimensioni mediopiccole e gestite dalla famiglia alla seconda o terza generazione, è probabile che sopraggiunga il momento
critico, poiché non è statisticamente possibile avere
sempre generazioni di eccellenza, ne basta una debole
per causare danni. Se a questo stato di debolezza abbiniamo una contrazione dei consumi l’azienda piccola
perde il mercato domestico e non ha la capacità di rifarsi all’estero. Unire aziende, creare dei gruppi, cercare
finanza, quotarsi e poi, nel nostro caso specifico trovare
un gruppo internazionale (Haworth, ndr) che investe su
di te mezzo miliardo di dollari, è una strada che funziona
per crescere”.
design|28.04.2014
IL FUTURO BUIO DELLA MEDIA GAMMA
40
Una situazione di difficoltà economica solitamente aumenta la polarizzazione, con benefici per i marchi premium e per i marchi ‘value for money’. Mettendo sotto
pressione quella parte di offerta legata alla fascia media
di prodotto, che normalmente vale il 60-70% del mer-
cato. Il consumatore viene così spinto ad acquistare
secondo la logica del ‘pick&mix’, scegliendo, in base
alla destinazione d’uso, tra un prodotto costoso e di alta
qualità che duri nel tempo e un prodotto value for money destinato a essere sostituito nel tempo. Aumenta
così il divario tra l’alto di gamma, che andrà verso l’estrema personalizzazione, e il low cost.
NO AGLI ENTRY PRICE
Pur in uno scenario in progressiva divaricazione, gli imprenditori fanno fronte comune contro la logica degli
‘entry price’, resistendo stoicamente alla crisi in nome
della coerenza e del proprio valore. “I marchi più longevi
superano le crisi – spiega ancora Rinero - e alla fine di
ognuna di esse, i marchi forti ne escono rafforzati soprattutto a livello di brand image. Chi ha mantenuto un
posizionamento netto, chi ha investito, chi è innovativo
pur dovendo affrontare una temporanea contrazione di
domanda, superato il momento critico ne beneficerà
più che proporzionalmente. Quindi fare un entry price
sarebbe un passo falso. Meglio spendere quei soldi per
delineare e investire di più sul posizionamento”.
Esiste una linea sottile che distingue le due strade intraprese da alcune aziende per improvvisare una strategia
di reazione alla crisi. Da un lato c’è chi si apre a pro-
Sopra da sinistra: Mirko Del Prete, Carola Bestetti, Dario Rinero
e Daniele Livi.
dotti più accessibili al pubblico abbassandone il livello
qualitativo (entry price), dall’altro c’è chi preferisce mantenere il proprio livello, ma va incontro al mercato con
proposte più semplici dal punto di vista progettuale e
realizzativo e, di conseguenza, con un listino più basso
(entry level). “Chi ha un mercato molto vasto in Italia è
stato costretto ad attuare delle politiche per ridurre i costi e offrire prodotti più basici – spiega Del Prete - Alcune
aziende note del panorama dell’arredo italiano stanno
temporeggiando cercando di tamponare i danni della
recessione, creando prodotti ad hoc, come tavolini o
poltroncine, pur di rendersi accessibili a più ampie fasce
di mercato. Ognuno mette in atto le strategie che ritiene migliori per salvarsi. Quando la crisi passerà ci sarà
sempre l’entry level ma il core business delle aziende
tornerà ad essere l’alto di gamma”.
Sopra, Giorgetti Atelier.
Nella pagina accanto, stand Poltrona Frau al Salone del
Mobile 2014 e showroom Aster Milano Duomo.
Il panico provocato dal calo delle vendite che porta alcuni
imprenditori e rivenditori a improvvisarsi in politiche di
ribasso dei prezzi senza abbassarne le specifiche, crea
confusione nei rivenditori e nei clienti, destabilizzando il
mercato che perde i suoi punti di riferimento.
Alla guerra dei prezzi si aggiunge l’interpretazione
‘scorretta’ della comunicazione. “Ciò avviene – spiega
Bestetti - quando le aziende che investono maggiormente
in pubblicità vengono identificate dal consumatore come
le migliori, mentre a volte sono solo le più visibili. I brand di
alta qualità, di nicchia, adottano spesso politiche diverse
come investire nel marketing diretto e sui rivenditori
facendo training in azienda per comunicare i processi
produttivi e la propria filosofia”.
design|28.04.2014
PERDITA DEI RIFERIMENTI
41
SCENARI
Se gli entry price, però, svalutano il valore di un’azienda,
gli entry level rappresentano un alibi per l’imprenditore
che sente di mantenere il contatto con i consumatori
senza però compromettere la propria brand image.
RIPENSARE LA FORMAZIONE
Tra le strategie di ‘galleggiamento’, peraltro, rischia di
emergere l’importazione della creatività. La forza del
design italiano risiede da sempre in un triplice asse:
l’imprenditore visionario, la creatività e un sistema di
produzione di altissimo livello. Due di queste carte continuano a essere evidenti: artigianalità e innovazione. Il
tassello debole, in Italia, è la formazione dei creativi. Ne
abbiamo avuta ampia riprova tra Salone e Fuorisalone
dove prodotti e installazioni vantavano nomi altisonanti,
da Patricia Urquiola a Ron Gilad, da Ross Lovegrove a
Karim Rashid. Nel design, dunque, l’Italia sembra attirare talenti ed esportare prodotti. La parola chiave che
permetterebbe una svolta è ‘formazione’. “Siamo i più
grandi ricercatori senza risorse, – approfondisce Mirko
Del Prete - mancano gli investimenti in formazione, la
realizzazione di scuole che indirizzino i giovani verso
professionalità utili a valorizzare il know-how legato al
made in Italy”.
“Le scuole – aggiunge Carola Bestetti direttore marketing e comunicazione nonché seconda generazione di
Living Divani - dovrebbero formare non solo a livello teorico ma anche sul piano pratico, sono troppi i designer
in grado di ideare un progetto ma incapaci di realizzarlo
davvero”.
Da questo quadro emerge, dunque, la necessità di partire dall’artigianalità insita nella produzione italiana per
reinterpretarla secondo canoni moderni, per meccanismi e materiali, con uno sguardo rivolto alla tecnologia.
“L’alta qualità è ancora riconosciuta nel mobile italiano
– riflette la Bestetti - bisogna però puntare a creare prodotti innovativi che coniughino la ricerca alle esigenze
contemporanee di lifestyle”.
ALL'ESTERO O AL SUD?
L’estero è il ‘nuovo’ Eldorado. L’arredamento italiano sta
sopravvivendo alla crisi perché esporta circa l’80% di ciò
che produce, chi è caduto sotto i colpi della recessione
sono quelle aziende che vendevano prioritariamente in
Italia e si sono dovute improvvisare esportatrici. È quanto emerge dalle dichiarazioni degli imprenditori incontrati in fiera che riconoscono però all’estero un valore
in più. “L’estero cresce perché studia le potenzialità del
design – afferma la Bestetti - acquisisce specializzazioni
che permettono di fare le giuste scelte”. “Ancora oggi
e per un bel periodo – afferma Del Prete - dovrà essere
l’export a trainare il rilancio del Paese”.
Se l’estero è ottimo per esportare non lo è altrettanto
per delocalizzare. L’arredamento è un settore che richiede la specializzazione data dalla presenza di un distretto che garantisca la filiera, le lavorazioni, i materiali,
il know-how. “Nell’arredamento – prosegue Del Prete
- la delocalizzazione è possibile nei prodotti standard
o quando lo stabilimento delocalizzato ha lo scopo di
servire un’area di mercato a esso vicina, con costi, controllo di qualità e indirizzo di design simili a quelli italiani”.
Spesso però le aziende che hanno tentato questa via
sono rientrate in Italia perché, secondo Bestetti, “se le
prime campionature possono dare un riscontro positivo
è più complicato avviare una vera e propria industrializzazione del prodotto. Il difficile è creare un hub produttivo completo, con personale formato dall’azienda e un
controllo diretto e costante che certifichi i processi”.
design|28.04.2014
SBLOCCARE L'EDILIZIA
42
“L’edilizia è l’attività ideale per far ripartire la ripresa
economica. Negli Usa la ripartenza si sta basando proprio
su questo settore ed è a due cifre”, chiarisce in una battuta
il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Le Banche
– aggiunge Mirko Del Prete - dovrebbero sbloccare gli
investimenti e reinserire il denaro sui mercati. Oggi, invece,
stanno ostacolando i rivenditori, alzando i fidi anche ai negozi
storici, drenando sul credito e provocando la chiusura di
attività valide. Un male anche per l’indotto”.
Stand Living Divani - Salone del Mobile 2014
REPORTAGE
FUORISALONE
’
DENTRO
L’ARTIGIANATO
di caterina zanzi
Tutto esaurito nei diversi design district
che hanno portato l'arredo a contatto
con la città. Filo conduttore è stato il
'Made in' come fattore valorizzante della
qualità territoriale
ifendere l’artigianato, proporre l’heritage come
valore di punta di un prodotto, fare del ‘Made
in’ un vettore commerciale: non solo il Salone,
ma anche il Fuorisalone, quest’anno è stato alfiere della necessità di preservare le differenze,
le culture e le peculiarità di ogni singolo Paese
nel nome di un’artigianalità talvolta sopita, ma mai andata in
soffitta.
La kermesse che da 25 anni accompagna la manifestazione
per addetti ai lavori ha registrato il tutto esaurito: 12 percorsi,
oltre 900 eventi, più di 800 marchi, oltre 200 milioni di euro di
indotto, 10mila persone impiegate e 400mila visitatori sfiorati
da 160 Paesi, in aumento del 20% rispetto allo scorso anno.
Un esito a dir poco positivo, dovuto anche ai design district
cittadini, che si sono specializzati (proprio come accade in
Fiera) e hanno offerto ai visitatori delle chiavi di lettura che
spesso hanno fatto riferimento alle diverse anime del design,
e alle relative coordinate geografiche di appartenenza. La
vera novità, però, è stata che ciò è accaduto non solo nei
distretti da sempre dedicati alle nuove proposte provenienti da oltre confine, ma anche in quelli più centrali, a partire
dal Brera Design District e dalla nuova area delle ‘5 Vie’.
In entrambi i casi, l’onda lunga della crisi, in parte causata
Dall’alto, l’installazione Blackbody all’interno di France
Design; una proposta nella cornice del Thailand’s Slow Hand
Design; una veduta dall’alto del Temporary Museum for New
Design; l’esibizione di Swedish Design Goes Milan.
design|28.04.2014
D
45
REPORTAGE
design|28.04.2014
dalla globalizzazione, ha attivato eventi in cui i creativi e
le aziende hanno riaffermato con forza, dinnanzi al vasto
pubblico, l’idea di provenienza come fattore caratterizzante del ‘Made in’.
Nel salotto cittadino dell’arredamento, a Brera, gli svedesi l’hanno fatta da padrone con l’evento “Swedish
design goes Milan”. A La Posteria sono stati esposti
prodotti di design e lifestyle, ma anche musica e food tipicamente scandinavi: non solo installazioni, quindi, ma
un’esposizione realmente interattiva e poliedrica, mirata
a trasportare i visitatori dove un prodotto è stato pensato e realizzato, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Sull’artigianato ha puntato anche il nuovo quartiere delle
‘5 Vie’, chiamato dagli organizzatori a partecipare attivamente all’edizione 2014 del circuito: tra le vie dietro
Piazza Affari e Sant’Ambrogio, che rappresentano una
delle parti più antiche di Milano dove si sono formate svariate generazioni di industriali, per il debutto si è
scelto di recuperare lo spirito della bottega artistica, in
memoria degli atelier che un tempo popolavano la zona
e degli 80 laboratori che ancora sopravvivono. “L’idea
- aveva detto alla vigilia della kermesse Emanuele Tessarolo, uno dei fondatori del progetto - è stata quella di
dare vita a un quartiere dove la qualità parta dal basso,
dal singolo negozio, dalla bottega artigiana, per organizzarsi in sistema valorizzando l’intero quartiere grazie
a sinergie virtuose”.
Un altro polo di artigianalità è stato messo in mostra in
via Tortona, che per questa edizione è tornata a essere
un centro espositivo di qualità. Qui, il Temporary Museum for New Design, il format museale reinterpretato
in chiave contemporanea, è stato l’esempio forse più
calzante di un’artigianalità da leggere come elemento
fortemente distintivo e caratterizzante.
46
Qui sopra, una piantina degli artigiani Slowd a Ventura
Lambrate. Sotto, la locandina di Tokyo Image in via Tortona.
Al Superstudio Più si è assistito al ritorno del ‘french
touch’ attraverso la seconda edizione di France Design, la manifestazione che riunisce i principali attori
della produzione creativa francese, ma anche alla scoperta del potenziale dei giovani artisti croati e del product design spagnolo. Ma largo spazio è stato dato anche alla Tailandia, che tramite il Thailand’s Slow Hand
Design ha presentato il cambio di passo che ha portato il design del Paese a evolversi negli ultimi anni: non
più soltanto produzione di articoli di arredamento progettati altrove, ma creazione attiva dei prototipi e delle
linee di prodotto. Dirimpettaio del Superstudio Più, al
Padiglione Visconti è andato in mostra il viaggio verso
il Sol Levante grazie alla Tokyo Imagine, l’evento organizzato dalla Tokyo Designer Week che ha portato in
scena i migliori prodotti della tecnologia, della moda e
del food giapponese: una panoramica imperdibile sugli
artisti d’avanguardia nipponici, oltre che un’esperienza
sensoriale grazie al cooking show di Hachiro Mizutani, il
tre stelle Michelin dell’omonimo ristorante a Ginza.
A rappresentare il trionfo del ‘Made In’ ci ha pensato ancora una volta il distretto di Ventura Lambrate, in passato estrema periferia e oggi in pieno fermento grazie alle
esposizioni dei ‘makers’, sospesi tra alto artigianato e autoproduzione, vere e proprie fucine di tendenze. Qui, su un
palcoscenico fatto di capannoni abbandonati e terrazze
selvagge, a ricordare più la Berlino degli anni 90 rispetto
alla Milano di oggi, i marchi giovani e sperimentali si sono
passati il testimone. A riscuotere il maggiore successo è
stato proprio Slowd, il primo network che realizza il design
a chilometro zero mettendo a sistema designer emergenti
e piccole-medie aziende produttrici. L’elogio dell’artigianato condiviso e a regola d’arte.
STUDI
MULTIBRAND
IN CLASSIFICA
Una ricerca Pambianco in collaborazione
con Webmobili rivela che, nel 2012,
il fatturato dei principali 300 negozi
è calato del 3,9% a 688 milioni.
L'ebitda margin resta fermo al 2,1%
di Chiara Dainese
o stallo dei consumi pesa sui multimarca.
Mentre il settore cerca una via d’uscita alla
crisi, i negozi multibrand hanno registrato nel
2012 un calo del fatturato del 3,9 per cento.
“Il modello del multimarca è quello più diffuso in Italia nel settore arredamento”, sottolinea David Pambianco, vicepresidente della Pambianco Strategie di Impresa che ha condotto per la prima
volta quest’anno, in collaborazione con Webmobili, uno
studio sui negozi multibrand italiani di arredamento e
design. “Appena lo 0,5% delle vendite di arredo in Italia
avviene attraverso negozi a gestione diretta – continua
Pambianco – contro il 5% del settore della moda”.
Nello studio sono state prese in considerazione 300
società di capitale operanti su tutto il territorio nazionale con negozi di piccole, medie e grandi dimensioni
localizzate sia nelle grandi città sia nei piccoli centri.
Dall’analisi è emerso che i negozi considerati (300) hanno registrato complessivamente nel 2012 un fatturato di
688,5 milioni di euro in calo, appunto, del 3,9% rispetto all’anno precedente. Non risulta brillante neanche la
redditività (ebitda) che rimane bassa e pari al 2,1% del
fatturato. Di questi 300, infine, sono stati selezionati i
primi 50, che da soli fatturato ben 320,6 milioni di euro,
quasi la metà del panel totale. Dal punto di vista dimensionale, emerge che solo un’azienda supera i 25 milioni
di euro di ricavi.
“Molti di questi negozi, hanno un buon ebitda e tassi
di crescita elevati – sottolinea Mino Politi direttore responsabile di Webmobili – e soprattutto quelli di fascia
alta hanno raggiunto queste performance grazie a una
strategia di vendita all’estero basata sul ‘chiavi in mano’
e su rapporti con architetti che si occupano dell’arredamento di intere abitazioni, palazzi o alberghi, creando
vere e proprie organizzazioni commerciali in particolare
in Russia, Asia e Medio Oriente, oppure come nel caso
di Galbiati che ha aperto con un socio cinese un multibrand ad Hong Kong”. Sempre restando sul fronte
estero, un fattore che gioca a favore è il posizionamento
‘di confine’. Per esempio, i negozi di Como, Udine o Aosta, lavorano molto con la clientela oltreconfine, attirata
facilmente dalla reputazione dell’Italia nel design.
design|28.04.2014
L
48
Showroom Arclinea Milano, interno Plebani Brescia,
punto vendita Spotti Milano e dettaglio cucina Maistri
da Lazzarini Bergamo.
I LEADER PER DIMENSIONE
TOP 10 PER FATTURATO
Risultati in mln
€
dei top 10 multimarca del design
Prov.
Marchio
Fatturato
2012
∆%
1
VE
Bergamin
25,4
-1,9
2
CO
Salvioni Arredamenti D’Interni
16,9
5,4
3
AR
Armonie & Design
16,3
47,8
4
SO
Pezzini
14,1
12,5
5
BG
Lazzarini
14,0
-3,3
6
MI
Centro Arclinea e Interni
12,6
-4,0
7
TO
Granato Mobili
11,7
-2,7
8
PC
Centro Negri
11,7
-8,9
9
BS
Ostilio
11,0
-7,3
10
TV
L’Ambiente
8,7
1,1
Rank
Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO
su dati Webmobili e Pambianco
ha registrato una frenata dei ricavi del 2,7% ed è scesa
a 11,7 milioni di euro. In ottava posizione si trova Centro
Negri, i cui ricavi nel 2012 sono calati dell’8,9% a quota
11,7 milioni.
Dietro Centro Negri, in nona posizione c’è Ostilio Mobili,
famosa azienda in provincia di Brescia, che ha registrato una flessione dei ricavi del 7,3% a quota 11 milioni
di euro.
Chiude la classifica L’Ambiente, realtà veneta attiva con
sette negozi, che ha chiuso il 2012 con un fatturato pari a
8,7 milioni di euro in linea con l’anno precedente (+1,1%).
L’azienda è nata nel 1990 e oggi possiede negozi in provincia di Treviso, Pordenone, Venezia e Belluno.
Divano Flou modello Doze e lampada da terra Artemide Grooms.
design|28.04.2014
Esaminando i risultati delle 10 principali aziende del
settore per fatturato, solo tre hanno concluso l’esercizio fiscale con un aumento delle vendite, due di queste a doppia cifra (Armonie & Design e Pezzini). Per
contro, sette hanno registrato un calo significativo del
fatturato. Da sottolineare, inoltre, che tra le top ten per
fatturato si trovano tutti negozi del nord o comunque
al di sopra di Roma. “In questa classifica - riprende Politi - troviamo tutte realtà di fascia media, che però in
ambito provinciale sono molto forti sia perché a livello
locale portano avanti una strategia di comunicazione
efficace, sia perché sono negozi storici con 30/40 anni
di vita”. Al vertice della classifica si posiziona il gruppo
Bergamin, operante in tutto il Veneto da molti anni con
9 punti vendita. Nel 2012 ha registrato un fatturato di
25,4 milioni di euro, in calo dell’1,9 per cento. “Il nostro
obiettivo - sottolinea l’azienda - è quello di creare un
modello funzionale, flessibile, che si adatti ai nuovi ritmi
e stili di vita. Per questo diventa fondamentale riflettere
su tutti i fattori che favoriscono la vendita: funzionalità,
comfort ed estetica”.
Al secondo posto della classifica c’è Salvioni Arredamenti d’Interni. Lo store propone le migliori marche di
design e ha fatto dell’estero il suo punto di forza, registrando un fatturato di 16,9 milioni in crescita del 5,4
per cento.
Proseguendo nella classifica, sul terzo gradino del podio si posiziona Armonie & Design, best performer del
2012. Lo store aretino ha registrato infatti una crescita
dei ricavi del 47,8% arrivando a 16,3 milioni di euro.
Al quarto e quinto posto i lombardi Pezzini e Lazzarini,
rispettivamente di Sondrio e Bergamo, con un fatturato
di 14,1 e 14 milioni di euro. Alle spalle di Lazzarini si
trova Centro Arclinea e Interni. Nel 2012, l’azienda specializzata da oltre 80 anni nella progettazione e vendita
di arredamento per casa e ufficio, ha registrato un calo
complessivo del 4% attestandosi a 12,6 milioni.
Segue, al settimo posto, Granato Mobili di Torino che
49
STUDI
TOP 5 PER CRESCITA
Pezzini Arredamenti di Morbegno (SO) e Lecco.
I LEADER PER CRESCITA
Risultati dei top 5 multimarca
47,8%
50
50%
21,9%
40%
17,8%
19,6%
30%
20%
G
DA
RE
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DE
SI
G
N
0%
-A
R
10%
Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO
su dati Webmobili e Pambianco
I LEADER PER REDDITIVITÀ
Risultati dei top 5 multimarca
10,3%
9,3%
8,0%
7,8%
6,6%
15%
10%
5%
N
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IA
S
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ED
A
-M
I
0%
AR
DI
Per quanto riguarda la classifica per redditività, al
vertice della top 5 c’è la bresciana Plebani di Brescia
con un ebitda del 10,3%, che da oltre 30 anni realizza
soluzioni di arredo su misura all’interno dello showroom di oltre 2.000 metri quadrati. Al secondo posto,
Cardini Home Design di Pisa con il 9,3% di ebitda.
La sede di Perignano ha una superficie espositiva di
oltre 2.000 metri quadrati ed è considerata un vero
e proprio laboratorio progettuale, nel quale la cultura
dell’abitare e la professionalità dello staff Cardini, unite alla capacità di ascolto, garantiscono i più elevati
livelli di qualità, accoglienza e soddisfazione dei clienti. Terzo e quarto posto per Armonie & Design e Mielemans con una redditività rispettivamente dell’8% e
del 7,8 per cento. La Miele Mas di Corigliano Calabro
è una società di recente costituzione, fondata dai figli
di Gaetano Miele - Antonio, Marco e Stefania - sulla
scia della tradizione familiare della F.lli Miele Srl, che
è stata presente sul mercato per oltre 30 anni. “In seguito all’esperienza acquisita nel tempo - racconta
Antonio Miele - si è sentita l’esigenza di realizzare un
nuovo punto vendita. Per la progettazione, ci siamo
rivolti allo Studio Grano Design & Partners di Modena,
con il quale collaboriamo da anni”. Chiude la classifica Galbiati Arreda (quinta anche per crescita) con un
ebitda del 6,6 per cento.
39,8%
C
design|28.04.2014
TOP 5 PER EBITDA
SP
Considerando i primi cinque per crescita percentuale
del fatturato, al primo posto si trova Armonie e Design,
già nella top ten per dimensione, con una accelerazione dei ricavi del 47,8 per cento. Al secondo posto c’è il
negozio milanese Spotti che ha fatto un balzo in avanti
del 39,8 per cento. Segue Frattali che cresce del 21,9
per cento. Quarta in classifica Novarredo (+19,6%).
Alle spalle, in quinta posizione, si posiziona Galbiati Arreda in crescita del 17,8% per cento. La famiglia Galbiati, artigiani ed arredatori da generazioni, ha aperto il
primo negozio nel 1950 a Milano diventando un punto di riferimento per clienti anche internazionali. Oltre
alla propria produzione, esportata in tutto il mondo, i
Galbiati hanno integrato la loro offerta proponendo le
migliori firme del design.
“La crescita di queste realtà, passa anche per il canale
ecommerce – aggiunge Politi – che funziona in particolare per i siti aziendali ricchi di contenuti editoriali accattivanti per le scelte dei clienti. Inoltre, questi negozi
si fanno trovare su google, siti specializzati e motori di
ricerca verticali”.
Fonte: Rielaborazione PAMBIANCO
su dati Webmobili e Pambianco
TESTIMONIANZE
TESTIMONIANZE
A SPASSO
COL BUYER
di patrizia coggiola
Una città in fermento che ha sorpreso per
le aree dedicate e gli stimoli creativi. In
oscillazione tra fiera e Fuorisalone, la Design
Week di Milano ha lasciato il segno nelle
agende di chi sceglie i prodotti da lanciare
rmai la ‘presenza’ degli eventi in città si è fatta
di tale rilevanza da scardinare il normale ritmo
di frequentazioni della settimana del Salone del
Mobile di Milano. Sono soprattutto i buyer che
lavorano a stretto giro con architetti e grandi progettisti a passare la maggior parte del
tempo tra gli stand della fiera, mentre per chi fa ricerca sul
campo sono le vie di Milano a rappresentare l’Eldorado del
design mondiale.
Lo confermano i dirigenti della catena di negozi parigini Silvera, per i quali “il Salone rimane una tappa prioritaria per incontrare i nostri partner”, così come per Simone Vago della
Vago Forniture, avamposto nel cuore della Brianza in stretto
rapporto con i migliori studi di architettura internazionali: “La
fiera è l’appuntamento dove andare più che altro per fare
network con i progettisti con cui poi lavorare in seguito”.
Per Thommy Bindefeld dello storico e centralissimo Svensk
Tenn di Stoccolma, gli equilibri si assestano sul 50% del
tempo dedicato al Fuorisalone. Tutt’altro assetto per i negozi come The Future Perfect in Usa e The Frozen Fountain di
Amsterdam, per i quali la media delle visite si orienta su un
giorno in fiera e poi il resto della settimana al Fuorisalone.
E per i direttori dello store olandese, la scoperta della città
avviene a cavallo delle loro due ruote Rossignoli.
design|28.04.2014
O
52
Luna, consolle di Patricia Urquiola per Coedition. L’istallazione di
Michael Anastassiades per Flos. Dall’istallazione ‘Maarten Baas is
in Town’, design Maarten Baas. Heewon Kim e Wonmin Park nello
spazio di Rossana Orlandi e Le luci di Poetic lab per Lobmeyr
Thommy Bindefeld, Marco Tabasso, Sophie De Vocht e David Alhadeff
Sophie de Vocht e Dick Dankers di The Frozen
Fountain ad Amsterdam, leggendaria vetrina della capitale olandese, dichiarano che “la Design Week è stata
stimolante ed energizzante come ogni anno, e forse un
poco di più grazie al tempo: ci ha veramente sorpreso
la città, insolitamente ricca di proposte”. Tra i prodotti
apprezzati ci sono le creazioni di Magis, Moooi, dei designer Paul Heijnen e Piet Hein Eek, del nuovo brand
da esterni Tog, così come le presentazioni di Maarten
Baas ‘Baas is in town’ al nuovo distretto delle 5 Vie in
centro, la mostra di Citizen alla Triennale, molto poetica e maestosa. Uno spazio da ricordare? “Certamente
Rosanna Orlandi è il posto per noi fondamentale per
trarre ispirazione”.
Anche per David Alhadeff, direttore dello store The Future Perfect in Brooklyn e San Francisco, è stata grande la sorpresa di trovare una città in grande fermento.
Tra i pezzi che David inserirà nelle sue show-room “le
nuove collezioni di consolle e armadi di Piet Hein Eek,
della designer Hagit Pincovici e dell’azienda Scp vista
in fiera. Mentre al Fuorisalone ho trovato eccezionale
il nuovo setting da Dimore Gallery così come Rosanna Orlandi è stato un highlight. Altre istallazioni speciali
sono state quelle di Studio Glithero, della Galleria Nilufar, incredibile come sempre”. “C’era una bellissima
energia” conclude Alhadeff. “E’ fantastico arrivare in
un posto così trasformato dal design, da cui torniamo
molto ispirati e anche stanchi”. Sicuramente un credito
che Milano ha tutto l’interesse di difendere.
design|28.04.2014
La settimana del design milanese è quindi un palcoscenico ideale per chi fa ricerca nel campo della creatività. Ne dà conferma Marco Tabasso, co-curatore dello
spazio Rossana Orlandi e dello splendido esperimento
espositivo nel Museo Bagatti Valsecchi, diventato ormai una nelle tappe più importanti della kermesse meneghina. “La casa - spiega Tabasso - non è una realtà
che nasce e rimane sempre coordinata. Negli anni,
oggetti cominciano ad accumularsi e per noi lo spazio domestico deve rispettare il vissuto, usare materiali
preesistenti… Non recycling ma upcycling. Esempio
ne sono i pezzi Sander Wassink, Heewon Kim, Nacho
Carbonell, Wonmin Park. C’è un grande interesse in
questo momento per i pezzi in movimento, cangianti, che hanno fluidità. Come per i grandi lumi di Lasvit,
interessanti anche per la ricerca di una tecnologia dal
volto umano. Ho molto apprezzato i cristalli di Poetic
lab per Lobmeyr e la componente di magica interazione, così come la presenza, di Maarten Baas e dell’Ecal,
giocosa e divertente dimostra quanta voglia ci sia nella
gente di operare un cambio di rotta”.
Certo anche un clima favorevole ha galvanizzato gli animi, tanto da parlare apertamente di “rinascita per quanto riguarda l’affluenza e l’atmosfera” come afferma
Vago. Per lui tuttavia, nonostante “vi sia un sentimento
di ripresa, perché siamo stati inondati di presenze dai
nuovi Paesi come India e Cina, il livello dei prodotti è
stato abbastanza triste e scarico. Al Fuorisalone ho
apprezzato molto l’istallazione di Baccarat, mentre
trovo che Ventura Lambrate rappresenti una grande
delusione, perché è già caro: se gli spazi si offrono a
3.500 euro, non riusciremo a dare spazio alla vera ricerca. Invece, dobbiamo attirare nuove teste e nuove
idee, come è avvenuto nel nuovo distretto di Via San
Gregorio”. Il prodotto più bello in assoluto? Per Vago,
senza dubbio, il tavolo di Mario Bellini, ormai 80enne,
per Meritalia.
Anche a nord è stata apprezzata l’area di via San Gregorio con la sua mostra di WallPaper, come dichiara
Thommy Bindefeld, marketing Director di Svenskt
Tenn, cui aggiunge per bellezza e interesse, la presentazione di Michael Anastassiades per Flos, Moooi e
Nendo per Cos. Per Paul e Fabienne Silvera, fratelli
dirigenti di Silvera, prodotti che meritano sono il sofa
Husky di Patricia Urquiola per B&B Italia (già presentato l’anno scorso), il sofa Bristol di Jean Marie Massaud per Poliform, la nuova linea di prodotti Hay, così
come il secrétaire Luna di Patricia Urquiola per il nuovo brand Coedition.
53
TENDENZE
APPUNTAMENTO
IN SHOWROOM
Le aziende, ma anche i rivenditori,
puntano sugli spazi espositivi.
L'obiettivo è ricreare ambienti quasi
casalinghi dove mostrare l'intera gamma
dei prodotti. E renderli 'su misura'
di Simona Peverelli
eglio ritrovarsi in showroom. Quando
si parla di arredamento di design, nella
maggior parte dei casi si deve fare i conti
con un certo tipo di clientela, di alta fascia, esigente, e abituato ad affidarsi
spesso alla consulenza di un architetto. Tracciare l’identikit dell’acquirente tipo di questo
settore aiuta a capire perché si inizia a registrare la
tendenza, da parte di alcune aziende, a puntare sugli
showroom, spazi più ampi e accoglienti che propongono l’intero assortimento delle collezioni, in un’atmosfera più raccolta, nella quale si riserva agli ospiti un
trattamento speciale. Non solo. Gli operatori del comparto stanno riscontrando, in alcuni casi, che sono gli
stessi rivenditori multimarca, presso i quali le aziende
sono presenti come brand, a portare i potenziali compratori nello spazio espositivo, per permettere loro di
visionare l’intera gamma di prodotti offerti. L’obiettivo
è, prima di tutto, ampliare le vendite, con un vantaggio sia per le ditte produttrici sia per i negozianti concessionari e, in seconda battuta, fare ordini più mirati,
come i pezzi personalizzati. Alcune imprese, infatti,
propongono per ogni componente di arredo forme,
materiali e colori diversi, che di fatto danno vita a prodotti customizzati. Per alcune società, quella di mostrare i prodotti in showroom è diventata una vera e
propria consuetudine negli ultimi due tre anni.
M
Lo showroom di Promemoria
in via Giardini a Milano
È il caso di Meridiani, che da due anni anni ha potenziato la presenza dei propri showroom nel mondo, sia
con vetrine su strada (aperti anche al pubblico), a Parigi, Singapore, Anversa e Roma, sia con spazi visitabili
solo su appuntamento, a Miami e a Milano, in corso
Venezia. “I nostri clienti - spiega il titolare e fondatore
di Meridiani, Renato Crosti - arrivano qui da tutta Europa. Si tratta sia di rivenditori, che veicolano i nostri
prodotti e che portano i potenziali compratori, sia di
architetti che accompagnano i propri clienti”. Secondo Crosti, questo spostamento si sta verificando con
design|28.04.2014
UNA SEMINA PER IL FUTURO
55
TENDENZE
Da sinistra, Ivo Giachi, Carlo Giorgetti, Romeo Sozzi
e Renato Crosti.
più evidenza da un paio di anni a questa parte perché
“ultimamente, la forbice tra i consumatori più abbienti e
quelli più in difficoltà si è allargata, per cui - spiega l’imprenditore - il target che era già alto è diventato sempre
più esigente e preferisce scegliere in tutta tranquillità i
mobili che acquisterà”. Nello spazio milanese di Meridiani la media si attesta sui due clienti alla settimana, ma
si prevede che in futuro questa formula prenderà piede,
fino a che non scoppierà una vera a propria “caccia allo
showroom”, come la chiama Crosti. Tuttavia, stabilire
quante vendite passino dallo showroom e quante dai
negozi è difficile, perché la prima formula “è come una
semina - svela il titolare - un po’ come il Salone del Mobile, durante il quale sai quanti contatti hai creato, ma
non puoi prevedere quanto venderai effettivamente. Nel
nostro caso, le vendite sono aumentate perché è cresciuta l’azienda, ma, in parte, anche grazie alla apertura
dello showroom di Milano”. Di fatto, si tratta anche di un
investimento di immagine, ed è per questo che molte
aziende stanno aprendo nuovi spazi (la stessa impresa
brianzola prevede di sbarcare a New York entro la fine
dell’anno).
Non è semplice neanche per Eusebio Gualino, amministratore delegato di Gessi, stabilire quanto è pesato
lo spazio espositivo aperto nel 2013 a Milano, in via
Manzoni (vedi box) “ma possiamo dire che abbiamo
registrato incrementi vertiginosi in tutti quei distributori che hanno usato lo showroom, che rispetto all’anno
precedente hanno avuto un notevole incremento, alcuni
superando addirittura il +100%”.
design|28.04.2014
UN FUTURO CUSTOMIZZATO
56
Secondo alcuni, una delle ragioni per le quali si sta verificando questa tendenza andrebbe rintracciata a monte, direttamente all’interno dei punti vendita. Questi ultimi sembrano aver perso qualche colpo nell’adeguarsi
alle richieste di maggior servizio da parte dei clienti. A
In questa pagina, dall’alto, lo showroom Meridiani
in Corso Venezia a Milano e quello Duravit.
Nella pagina a fianco lo spazio di Hermès per le
collezioni Maison.
LO SHOWROOM-CASA
Ebbene, questo tipo di cliente, preferisce fare le proprie
scelte in uno spazio intimo, dove non possa irrompere
da un momento all’altro un altro compratore. Un ambiente, cioè, più simile a una casa che a un negozio.
La forza dello showroom, infatti, sta proprio nel ricreare
un’abitazione di lusso arredata di tutto punto, dove poter visualizzare un vero e proprio alloggio, con l’ulteriore
vantaggio di ricevere, grazie alla formula dell’appuntamento, un trattamento di riguardo, come i padroni di
casa fanno con i propri ospiti. È il caso dello spazio di
Promemoria di via Giardini, l’appartamento campione
con cucina e sala da pranzo aperto nel 2007. Le stesse
caratteristiche si ritrovano da Giorgetti che, nel 2011,
ha lanciato a Milano un nuovo concetto di showroom,
il Giorgetti Atelier. Si tratta “del simbolo - spiega il presidente Carlo Giorgetti - di un nuovo approccio per
essere presenti sui mercati globalizzati. Uno spazio
concettuale (aperto al pubblico, ndr) in cui il classico
showroom è stato sostituito dalla riproduzione di un
elegante scenario domestico, arredato con i pezzi firmati dall’azienda”, una sorta di meeting point arredato
con tutto il calore che può avere una vera abitazione,
dove rivenditori e architetti “possono trovarsi con i propri clienti e sentirsi quasi padroni del posto”, aggiunge
il presidente. Si respira la stessa atmosfera nello spazio
milanese di Hermès, che nel 2011 ha aperto in via Pisoni il primo showroom in Italia interamente dedicato alla
collezione Maison. Inizialmente lo spazio era aperto solo
su appuntamento. Oggi è ‘open’, ma tuttora mantiene il
carattere intimo e riservato di tre anni fa.
design|28.04.2014
pensarla così è Romeo Sozzi, titolare di Promemoria, l’azienda che oggi conta due showroom a Milano,
quello storico di via Bagutta (aperto anche al pubblico)
e quello di via Giardini: “Il problema dei negozi è che
non c’è più grande professionalità - sostiene Sozzi - e
non ci sono più venditori con un certo tipo di gusto e di
passione”. D’altra parte, il cliente di fascia alta è molto esigente, così, “invece di andare dal commerciante,
del quale non sempre si fida ciecamente, a volte preferisce affidarsi a professionisti dell’arredo, gli architetti”,
perché “ha bisogno di un medico che gli dica qual è la
medicina giusta”, spiega Sozzi. Così, spesso l’azienda
lavora in tandem con gli interior designer, per proporre
un progetto al cliente. “Noi, per esempio, abbiamo circa
400 misure per altrettanti modelli - spiega Sozzi - oltre a
più di 50 tipi di legno e di pelle. Mettendo insieme tutte
queste opzioni, ecco che il mobile diventa su misura”.
La chiave per crescere, dunque, è essere sempre più
vicini al cliente e ascoltare le sue esigenze, offrendo appunto un servizio di customizzazione.
57
TENDENZE
UNA FORMULA DA MATURARE
design|28.04.2014
Non tutti, però, sono convinti che questo meccanismo
sia destinato a diventare la norma, specialmente quello
per cui sarebbero gli stessi rivenditori a rimandare allo
showroom. “Questi casi si contano sulle dita di una
mano”, sostiene l’AD di Duravit Italia Ivo Giachi, piuttosto, accade il contrario, per cui “sono gli spazi espositivi che rimandano ai negozianti”, aggiunge. Nel suo
showroom monomarca di via San Gregorio, la società
che produce sanitari e arredo bagno invita a entrare per
vedere la gamma completa e scegliere cosa acquistare,
“poi noi forniamo l’indirizzo dei nostri clienti/rivenditori della regione ai quali rivolgersi - spiega Giachi - i più
vicini”.
Se da una parte, dunque, l’appuntamento in showroom sembra che stia prendendo piede, dall’altra è inutile
negare che si tratta di una formula che deve ancora maturare, per esempio iniziando a definire con precisione
qual è la differenza tra negozio e showroom, e quindi tra
vetrina aperta a tutti e spazio destinato a pochi.
58
In alto, un’immagine del Giorgetti Atelier.
Nel box, lo showroom Gessi Milano.
GESSI MILANO
SPAZI SENSORIALI
A
perto nel 2013, lo Spazio Gessi in via
Manzoni 16/A di Milano è nato come
punto espositivo, dove trasferire l’immagine e
lo stile del marchio, spiega l’AD dell’azienda
Eusebio Gualino, oltre che “per sintonizzare
l’umore del pubblico sul nostro mood”. Si
tratta di 1.500 metri quadrati, aperti su invito,
all’interno dei quali il visitatore ha la possibilità di
visionare l’intera gamma dei prodotti della ditta,
con l’opportunità di scegliere i materiali, ordinare
prodotti personalizzati e realizzare progetti
ad hoc. Ma c’è di più, perché chi entra qui ha
anche la possibilità di vivere “una esperienza
sensoriale”, come la definisce Gualino. Non
a caso, lo showroom è stato realizzato con
la consulenza di una psicologa, Donatella
Caprioglio, e di un antropologo, il nepalese
D.R. Pant. “Nel corso della nostra storia racconta Gualino - siamo stati precursori delle
tendenze, poi, partendo dal settore del bagno,
abbiamo creato anche un vero e proprio stile
di vita, un modo di vivere la casa che parte dal
contesto più che dal prodotto”. A circa un anno
dall’apertura, Gessi sta già registrando i primi
risultati positivi, con le vendite dei negozianti
concessionari che sono cresciute proprio
grazie allo showroom, un dato che dimostra la
buona riuscita della formula. I Paesi che hanno
dimostrato più interesse negli ultimi tempi sono
stati quelli “emergenti - dice Gualino - come
l’area dell’ex-Urss, il Medio Oriente e l’Oriente,
con la Cina, l’India, e l’area intorno a Singapore”.
Non a caso, all’apertura meneghina ne
seguiranno altre “in tutti i continenti nei prossimi
tre/quattro anni”, conclude.
DUE PAROLE CON .....
GIORGETTI
IDEE NUOVE
O ALTRO MESTIERE”
“L
a Giorgetti ha sempre tentato di essere diversa dalle altre, mi piace produrre sempre
qualcosa di nuovo. E’ il mio bisogno innato
di ricercare qualcosa che mi porti fuori dalla normalità. Dobbiamo produrre idee, altrimenti è meglio se cambiamo mestiere”.
Così il presidente Carlo Giorgetti spiega entusiasta il mood delle
novità presentate quest’anno al Salone del Mobile con un pay off
coerente: ‘Il senso delle differenze’.
“Dopo diversi anni di impegno siamo finalmente riusciti a mostrare i mobili Giorgetti sotto un’altra veste, più gioiosa, più giovane, con un approccio che ci aprirà nuove porte”. ‘Complice’
di questo aggiornamento di immagine, coordinato dall’architetto Giancarlo Bosio, nostro art director, è stato, insieme agli altri
designer ‘fedeli’ all’azienda, Carlo Colombo, Rossella Pugliatti,
Umberto Asnago, il designer Roberto Lazzeroni, al suo debutto.
Lazzeroni ha introdotto nel mondo Giorgetti quello che lui ama
definire ‘design sentimentale’, ossia una tensione tra passato e
Carlo Giorgetti
futuro nei suoi progetti, un design senza ostentazione di geometrie industriali o frivolezze estetizzanti, ma con oggetti ricollocati
in una storia, in una tradizione, in una memoria autobiografica o
collettiva. Il futuro, oltre alle innovazioni di prodotto, sembra riservare un’ulteriore crescita per l’azienda brianzola di arredamento
di alta gamma, che ha chiuso il 2013 oltre i 36 milioni di euro a
+15% rispetto ai 31,6 milioni del 2012. “Anche il 2014 promette
bene – afferma il presidente - già nei primi tre mesi dell’anno abbiamo avuto un incremento degli ordini del 28% rispetto all’anno
scorso, soprattutto grazie all’estero che rappresenta l’85% del
nostro fatturato”. “Per i prossimi anni – anticipa Giorgetti - stiamo
tenendo d’occhio i mercati nuovi, pronti a esplodere in termini
di business, come l’Africa. Poi investiremo in nuove aperture di
Giorgetti Atelier, il nostro nuovo concept di showroom che vuole
essere anche un punto di incontro, che ricordi uno scenario domestico arredato con i pezzi firmati dall’azienda, dove si possa
fare cultura del design, progettando interni in linea con gli stili di
vita contemporanei”.
Da sinistra, poltrona a dondolo Move di Rossella Pugliatti, sedia Eva di Carlo Colombo, poltrona Aura di Umberto
Asnago e coiffeuse Venus di Roberto Lazzeroni.
design|28.04.2014
di paola cassola
59
È DI DEBORAH
di Chiara Dainese
design|28.04.2014
IL SEME DELLA BELLEZZA
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L’appuntamento del design
internazionale a Milano ha visto
la partecipazione di Deborah
Milano al Fuorisalone dall’8 al
13 aprile con un’installazione
di Paola Navone.
È il Beauty Seed creato per Deborah Milano, la nuova installazione curata da Paola Navone in occasione del Fuorisalone. “Il seme è qualcosa di magico che si trasforma
nel tempo – ha sottolineato Paola Navone - come la bellezza e il modo di pensare alla bellezza che è fatta di tante
cose. Compresa l’ironia. Come mi piace fare in tutto quello
che faccio, ho mischiato mondi diversi. Natura e artificio.
Grande e piccolo. Semplicità e meraviglia. Tutto condensato in oggetto gigante e coloratissimo”.
Un seme gigantesco tra i porticati rinascimentali dell’Università degli Studi di Milano, a ricordare il potere generatore e rigenerante della bellezza. “Un enorme seme
camouflage, multicolor, fuori scala, divertente e leggero
Sofia Bonetti, direttore artistico di Deborah Group .
Nella pagina accanto: Paola Navone.
Sotto l’installazione Beauty Seed.
design|28.04.2014
– continua l’artista – esagerato e trasformista. Un po’
surreale e un po’ pop. Con un pizzico di follia, Beauty
Seed racconta molto di quell’idea ibrida ed eclettica di
bellezza, che ritrovo anche in Deborah e che mi piace trasmettere attraverso gli oggetti che disegno. Così
come quando lavoro su un progetto, cose apparentemente lontanissime si associano, si sovrappongono,
attraggono si contaminano tra loro spontaneamente e
si trasformano dando vita cose uniche e inaspettate.
Cose che raccontano, nel mio modo un po’ anarchico
e non convenzionale, un po’ dei mondi che ho vissuto”, continua Paola Navone. Tra i suoi progetti la prima
collezione Armani Casa, l’interior design per gli showroom di Piazza Sempione, l’Illy Bar Concept di Milano, i
negozi Dodo per Pomellato, per citarne alcuni.
“Quest’anno abbiamo scelto Paola – ha sottolineato
Sofia Bonetti, direttore artistico di Deborah Group perché è un’eccellenza italiana nel mondo: materica,
vitale, tremendamente estetica… proprio come Deborah Milano. Ed è una donna… perfetta sinergia con
Deborah, che è un’azienda di donne per le donne”. Dal
2000 l’azienda di beauty ha perseguito una strategia di
design che ha portato il marchio all’odierna personalità
e, in particolare, alla riconoscibilità dei packaging dei
suoi prodotti.
“Deborah, nata nel 1962, ha in primo luogo democratizzato la bellezza – continua Bonetti - con prodotti di
qualità a prezzi accessibili, per poi allargare il proprio
perimetro al fashion (firmando negli anni ‘70 il make
up delle sfilate del neonato prêt-à-porter) fino al design, che dal 2000 è leva strategica nel posizionamento
di Deborah”. La collaborazione con designer di fama
internazionale per i propri pack, e dal 2008 la presenza rinnovata di anno in anno alla Design Week con
installazioni firmate da grandi architetti e ispirate al
make up, dimostrano chiaramente quanto il design sia
fondamentale per il positioning del brand. Il progetto
prosegue infatti l’operazione che il marchio di cosmetica ha iniziato con designer di fama internazionale:
dopo ‘Out of Scale’ (2008), ‘Anemoni’ (2009), ‘Alfabeti’ (2010), ‘Color Suspended’ (2011) e ‘Colour Design’
(2012) lo scorso anno Deborah Milano aveva presentato il portale cosmetico ‘Transition’ fatto di 36mila
rossetti colorati. “Il colore ci caratterizza da sempre
– prosegue il direttore artistico - l’instancabile ricerca
del ‘colore perfetto’ per tridimensionalità e personalità
è una delle ossessioni che perseguiamo con maggior
impegno. Tutti, dall’ufficio stile, al marketing, al team
di R&D, ai make up artist che lavorano per noi, sono
caratterizzati da una speciale sensibilità cromatica che
esprimono con fantasia e originalità”.
61
NEWS
POLTRONA FRAU PASSA A HAWORTH
MUCK, UN MANAGER ESTERNO PER THONET
L
SALONE DEL MOBILE A +13%
“I
l Salone del Mobile quest’anno ha superato le nostre aspettative”, così
commenta Claudio Luti, presidente di Cosmit, i dati di chiusura della
manifestazione che ha registrato un totale di 357.212 visitatori provenienti
da 160 Paesi, di cui 311.781 operatori del settore, con un incremento del
13% rispetto all’edizione 2013. “Con questa edizione del Salone abbiamo
confermato l’importanza dell’export per il settore – afferma Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo -. Nell’ultimo anno abbiamo venduto
all’estero quasi la metà della nostra produzione e la forte presenza di visitatori
stranieri lo ha pienamente dimostrato”. “Questa edizione – conclude Luti – ha
rappresentato una prova generale in vista di Expo 2015. Ci sono le migliori
premesse perché sia un grande evento che mostrerà al mondo quello che
Milano e l’Italia sono in grado di fare. Una sfida che ci vede impegnati a
preparare un grande Salone che aprirà le danze dell’esposizione universale”
DIESEL BY SCAVOLINI,
LA MIGLIOR CUCINA "GIOVANE"
L
a ‘Diesel Social Kitchen’ della collezione ‘Successful
Living from Diesel’, realizzata con Scavolini, è la vincitrice del Premio Edida (Elle Decoration International Design
Awards) nella Categoria ‘cucina’.
“Il nostro lifestyle, la nostra creatività, il nostro gusto vintage
- spiega con entusiasmo a Pambiancodesign il patron di Diesel, Renzo Rosso - questi sono i plus di valore che distinguono una cucina Diesel da tutte le altre”. Rosso poi aggiunge:
“Scavolini mette tutta la tecnologia e le competenze di settore. L’incontro tra queste due realtà e l’unione delle rispettive
competenze ha dato vita ad un prodotto unico”.
“Al di là dell’innovazione di prodotto – precisa il presidente
Valter Scavolini – il nostro obiettivo è di aprirci ad un target
più giovane e internazionale, ampliando la nostra fascia di
mercato”.
design|28.04.2014
Il gruppo simbolo dell’arredamento made in Italy è passato in mano
all’americana Haworth ma la brand image dei suoi marchi resterà
fedele a se stessa. “Abbiamo scelto il Gruppo Poltrona Frau – spiega
a Pambiancodesign il prresidente e CEO di Haworth Franco Bianchi –
dopo averne distribuito con successo per 3 anni i prodotti per ufficio
e averne così constatato la qualità del design, la popolarità dei marchi
e l’innovazione di prodotto. Lo stesso management si è dimostrato
davvero competente, ragione in più per non apportare modifiche a
livello gestionale. Il nostro obiettivo è dare ulteriore forza e opportunità
all’attuale management guidato dall’AD del Gruppo Dario Rinero, per
sviluppare l’azienda e i marchi con la giusta autonomia”.
“L’acquisizione da parte di una realtà Usa – specifica Rinero – porterà
naturalmente a una maggiore attenzione verso il mercato americano
che, già da due anni, si sta rivelando particolarmente interessante
e non solo per noi. Gli Stati Uniti sono ancora molto distanti dai loro
massimi storici per l’import dall’Italia registrati otto anni fa. Inoltre,
punteremo molto sull’Asia che rimane per noi il territorio elettivamente
più importante per lo sviluppo del business. Dal 2013 vediamo buoni
segnali di ripresa in Europa”.
Il Gruppo Poltrona Frau è composto da tre marchi, Poltrona Frau,
Cassina e Cappellini distinti tra loro anche a livello di brand image.
“Continueremo su questa strada di separazione delle identità dei
marchi”, conclude Rinero. Il 2013 ha visto il gruppo registrare 272 milioni
di euro di fatturato, il risultato migliore mai ottenuto, con ricavi in crescita
del 10,5% e un ebitda in crescita del 24 per cento.
a storica azienda tedesca Thonet si apre per la prima
volta a un manager esterno alla famiglia, Thorsten Muck,
il nuovo AD entrato in azienda nell’ottobre 2013.
“Un manager esterno – spiega Muck – permette di
confrontarsi con un nuovo modo di pensare. Deve però
trattarsi di una persona consapevole del valore del brand e
delle sue tradizioni. Strategicamente intendiamo valorizzare
il nostro background, il nostro DNA aggiornandolo per
proiettarlo nel futuro. La nostra brand image non cambierà,
anzi verrà ulteriormente focalizzata”.
Per quanto riguarda l’innovazione di prodotto l’azienda
segue un duplice approccio: “Guardiamo al passato
– prosegue l’AD – per riprenderne alcuni elementi, ad
esempio l’ispirazione al Bauhaus, ma reinterpretandoli per
proiettarli nel futuro, con l’aggiunta, ad esempio, di sistemi
per l’organizzazione dei cavi, non necessari decenni fa”.
“Il fatturato 2013 si è attestato a 20 milioni di euro. Per
quest’anno ci attendiamo una lieve crescita e puntiamo ai
22 milioni. I principali mercati per noi sono quelli europei, a
partire da Germania e Paesi Bassi”.
63
BOFFI, 2015 L'ANNO MIGLIORE
MEISSEN, OBIETTIVO +50% NEL 2014
D
a nobile casa tedesca della porcellana a marchio di luxury lifestyle globale. È questo il percorso di Meissen, storico marchio di proprietà dello Stato della Sassonia
che, oltre alla porcellana, primo business con le collezioni di fine art, art de la table e
oggettistica, offre oggi anche arredo, gioielli, accessori in pelle e haute couture made
in Italy. “In tutte le linee facciamo leva sul nostro Dna, l’utilizzo della porcellana”, ha
spiegato Paolo Novembri, presidente di Meissen Italia. Il gruppo ha chiuso il 2013
“con un fatturato superiore a 50 milioni di euro”, ha proseguito Novembri. Meissen
Italia è responsabile dello sviluppo di tutte le categorie di prodotto extra-porcellana
e dell’espansione internazionale. “Abbiamo elaborato un piano di sviluppo retail e
del business al 2020 ambizioso”, ha detto il manager. Per quest’anno l’obiettivo è un
+50% dei ricavi grazie a nuovi opening nei mercati di riferimento, ovvero, oltre alla
Germania, Europa dell’est, Russia, Asia centrale, Medio Oriente e Cina.
“Nel 2013 – ha concluso Novembri – abbiamo firmato dei contratti per l’apertura di
monomarca in franchising tra quest’anno e il prossimo. Contiamo di inaugurare a
Baku, poi a Beirut, in Russia e nel Middle East. Apriremo anche un monobrand a Pechino, che sarà il primo ad accogliere tutte le nostre categorie di prodotto nel Far East.
C
ompie 80 anni l’azienda di cucine alto di gamma
Boffi che, per festeggiare, celebra la sua creatività
con nuovi prodotti, tra cui una cucina firmata dalla designer spagnola Patricia Urquiola. “La proposta di Patricia – spiega l’AD Roberto Gavazzi – si distacca dall’uso
del legno e utilizza invece il metallo per la struttura. La
cucina è, inoltre, attraversata da un canale che nasconde la parte tecnologica (fili, collegamenti per cappa e
rubinetti). Il tutto proposto con grafiche e colori interessanti tipici dell’estrosità della designer”. “Abbiamo
chiuso il 2013 in calo a 62 milioni di euro rispetto ai 66
milioni del 2012 ma siamo positivi per il 2014 – conclude l’AD – in quanto abbiamo registrato ordini in crescita
a fine anno. L’anno migliore sarà però il 2015, grazie alla
ripartenza del settore contract e ad aperture nelle Filippine, in India, a Shanghai, ad Amburgo e a Filadelfia”.
IL BASTIMENTO DI ZUCCHI ATTRACCA A MILANO
design|28.04.2014
Ennesima novità per il gruppo Zucchi che, in concomitanza con la Milano
Design Week, si è regalato un negozio dal nuovo format ‘Bastimento’, uno
spazio di 390 metri quadri in via Felice Cavallotti, una traversa del centralissimo corso Europa. L’inaugurazione, alla quale ha partecipato anche il
primo azionista della società, il portiere della nazionale italiana Gianluigi
Buffon, è stata l’occasione per presentare il nuovo concept store e i piani
dell’azienda italiana del tessile.
“Abbiamo riportato alla luce un vecchio brand, Bastimento, marchio storico di Zucchi, che risale ai tempi in cui l’azienda forniva la marina mercantile per le vele delle navi”, spiega a Pambiancodesign Riccardo Carradori,
numero uno dell’azienda. Ma, come ogni bastimento che si rispetti, anche
quello di Zucchi è ‘carico’ di una vasta gamma di prodotti, grazie a un “concept
eclettico che accoglie merceologie anche molto diverse tra loro: è importante
che i visitatori viaggino con la mente in nuovi mondi nei quali il colore è fondamentale”. A questo proposito, al taglio del nastro sono state presentate
diverse novità, prima tra tutte la partnership con Pantone Universe. “Lanciamo oggi la licenza tessile casa per Pantone rappresentata non solo dai
tessuti a tinta unita per la zona notte e quella bagno, ma anche da accessori e prodotti per la casa. Questa apertura è fondamentale, e dà prova
degli investimenti che stiamo portando avanti”, conclude Carradori.
64
BULTHAUP ABBATTE I CONFINI
TRA CUCINA E LIVING
L
a massima personalizzazione e il venir meno dei confini
tra cucina e living sono al centro della proposta 2014 di
Bulthaup. La grande novità dell’azienda tedesca sono i ‘Solitari’, sistemi cucina tecnologici e funzionali, disponibili con
numerose finiture, posizionabili liberamente nell’ambiente e
abbinabili ad altre linee di prodotto. Ad esempio quello che,
chiuso, può sembrare un classico tavolo di legno, svela al
suo interno un piano cottura e un piano in cemento.
“La cucina del futuro per Bulthaup – ha spiegato a Pambiancodesign Marc O. Eckert, AD dell’azienda e nipote del fondatore Martin Bulthaup, nella showroom milanese del brand
in via Durini – mette al centro l’individuo e l’atmosfera che
vuole ricreare. L’idea è di una contaminazione tra ambiente
living e cucina, mettendo la tecnologia al servizio della convivialità”. Il marchio di cucine ‘premium’ ha chiuso il 2013 con
un fatturato di circa 150 milioni di euro, per l’80% fuori dalla
Germania. “Siamo cresciuti in tutti i mercati, dall’Europa, che
è la nostra area di riferimento, all’Asia, che oggi pesa di più
della Germania, ma anche negli Usa e in Sud America, dove
abbiamo appena aperto uno showroom con un partner in
Colombia. Anche per il 2014 siamo ottimisti”. In Italia Bulthaup guardiamo a nuove aperture a Torino e poi a Bologna”.
L'AVANGUARDIA DI ARTEMIDE
TRA LUCE E SUONO
SICIS SI FA IN TRE NELLA PRODUZIONE
È
DESIGN THINKING NEL NUOVO
ASTER MILANO DUOMO
N
uovo showroom in via Larga 4 per le cucine Aster. Due
livelli, 330 metri quadri, 6 vetrine piano strada e 9 modelli esposti. “Milano – racconta a Pambiancodesign l’amministratore delegato Mirko Del Prete - per noi è un passo
importante in quanto piazza internazionale dell’eccellenza
made in Italy. E’ la patria del design e della moda, quindi per
noi è un punto di partenza per una strategia di apertura di
flagship store che proseguirà nelle principali città internazionali da Londra a New York. Lo showroom sarà un punto di raccolta per la clientela internazionale per noi molto
importante in quanto l’export rappresenta l’85% del nostro
fatturato”. Aster Milano Duomo propone un tipo di offerta
che “attualmente – prosegue l’AD – manca sul mercato
milanese, per il nostro alto livello di personalizzazione. Da
qui è nato il concetto di ‘Design Thinking’, la filosofia della
nostra azienda ma anche un nuovo prodotto. Partiamo da
materiali, finiture, collezioni che, combinate, definiscono dei
mood. Stimoleremo la creatività dei designer che collaborano con noi: disegnando le loro idee ci aprono a mood che
non abbiamo ancora pensato”.
Entro fine anno Sicis si farà in tre aprendo, in aggiunta allo storico stabilimento di Ravenna, siti di produzione a New York e Shanghai. “In futuro
– ha raccontato Maurizio Leo Placuzzi, presidente dell’azienda di mosaici,
incontrato da Pambiancodesign a Milano in occasione dell’inaugurazione della boutique Sicis Jewels in via della Spiga – vedo Sicis con tre siti
produttivi: quello di 80mila metri quadrati a Ravenna, dove oggi avviene la
totalità della produzione, per l’Europa, uno a New York per le Americhe e
uno a Shanghai per l’Asia. In ognuno vorrei portare le maestranze italiane,
ma ciascuno avrà prodotti e collezioni differenti, adatte ai vari mercati. Purtroppo, Sicis è rimasta una delle pochissime aziende di mosaici in Europa.
Per questo ci teniamo stretti il nostro know-how sulla materia prima, che
resterà in Italia, mentre le tecniche di produzione e il design possono essere
‘esportate’”.
L’inaugurazione della sede di New York, in un edificio di 5mila mq su due
piani in Bruckner street, potrebbe avvenire già in maggio, mentre per quella di Shanghai Placuzzi auspica entro fine anno, compatibilmente con le
tempistiche della burocazia cinese. “Non si tratta di esternalizzare la manodopera, ma di internazionalizzare l’azienda, per renderla più vicina ai
consumatori globali”, ha proseguito l’imprenditore, che ha motivato questa
scelta strategica soprattutto con “i continui cambiamenti legislativi sui dazi
doganali e le fluttuazioni valutarie”.
Il gruppo ravennate, la cui quota export è dell’80-85%, ha chiuso il 2013
con un fatturato di 60 milioni di euro (+8%), mentre i primi tre mesi del 2014
sono in linea con lo scorso esercizio.
PISCITELLI È IL NUOVO GENERAL MANAGER
DI MOLTENI | DADA
H
a 45 anni ed è laureato in Giurisprudenza, Marco Piscitelli, il nuovo general
manager di Molteni | Dada che vanta precedenti esperienze nel settore
come commercial & marketing director in Flos per 6 anni e precedentemente,
dal 2000 al 2008, in qualità di commercial director in Bisazza.
“La mia nomina come general manager Molteni | Dada – spiega a Pambiancodesign il manager – si inserisce in un momento di grande fermento e crescita
per tutto il gruppo Molteni (Molteni, Dada, Unifor, Citterio), decisamente proiettato verso un ulteriore sviluppo dei mercati esteri oltre al consolidamento di
quelli europei, allargando quindi il panorama distributivo e incrementando allo
stesso tempo l’attività contract che peraltro vede già tutto il gruppo fortemente
coinvolto in importanti progetti internazionali”.
design|28.04.2014
stata la Artemide di Ernesto Gismondi ad aprire le danze
del Fuorisalone 2014 con una conferenza stampa che ha
visto alternarsi allo speech il presidente e i designer che hanno
collaborato con la storica azienda di illuminazione, per la quale
hanno presentato quest’anno nuove ‘lampade architettura’.
Da Lovegrove a Bellini, da De Lucchi a Carlotta Bevilacqua, a
Gérôme Brunet. Punto in comune dell’avanguardia proposta
da Artemide è il connubio tra luce e suono. Diverse lampade
proposte si impegnano a svolgere una duplice funzione: illuminare al meglio lo spazio e migliorarne l’acustica. Caratteristiche di ogni prodotto sono la funzionalità, la responsabilità nei
confronti dell’ambiente e l’estetica. “La nostra azienda continua. Le vendite totali nel 2013 si sono attestate a 127 milioni di
euro di cui 96 milioni ottenuti con l’export, soprattutto in europa, e i restanti 31 milioni in Italia”.
65
URQUIOLA (B&B):"GIOVANI DESIGNER,
NON SEGUITE CONSIGLI"
IL CONTRACT SPINGE GLASS IN CINA
H
a acquisito una commessa da oltre mezzo milione di
euro in Cina il gruppo italiano Glass, produttore di arredo bagno di alta gamma. “Sono soddisfatto per questo
risultato – ha commentato l’AD Stefano Boccalon- che è
ancor più importante perché consolida la nostra presenza
in un mercato difficile e competitivo, dove marchi tedeschi
e giapponesi la fanno da padrone. L’ingresso di un altro
prestigioso account nel nostro portafoglio clienti ci consente di guardare al mercato cinese con sempre maggior
ottimismo”. La commessa prevede la fornitura, da parte
dell’Azienda di Oderzo (TV), di vasche idromassaggio per
un complesso residenziale di alto livello.
Contestualmente a questa prima operazione, Glass ha siglato ulteriori accordi di fornitura del valore di oltre 3 milioni
di euro.
A
mplia la gamma della collezione Husk la designer spagnola Patricia
Urquiola che, dopo aver ricevuto il Premio Edida per il letto Husk,
presenta al Fuorisalone in collaborazione con B&B Italia il nuovo divano.
“Il gusto del pubblico verso il design sta inevitabilmente cambiando, ora
chiede prodotti credibili, sostenibili e di qualità. In questo contesto, il ruolo
del designer è quello di essere
un interlocutore valido, colto,
con cultura umanistica, ma anche con conoscenze tecniche
che permettono di spingere le
aziende oltre i propri limiti”.
Ai giovani designer esordienti consiglia di non seguire i
consigli: “Ognuno deve portare avanti la propria identità
e creatività, solo così potrà
differenziarsi e trasmettere la
propria passione nei prodotti
che creerà”.
FLOU CRESCE CON SHOROOW
E STRATEGIE PRODOTTO
“F
design|28.04.2014
lou cambis impostazione alle proposte di prodotto seguendo due linee guida – afferma Massimiliano Messina, presidente di Flou – una svilupperà i
prodotti attuali secondo varianti che saranno applicate
ai prodotti storici, l’altra si focalizzerà sulle novità, arricchendo la proposta con nuove finiture”. Tre gli stili
dei nuovi prodotti: ‘shabby chic’, ‘color’ e ‘high end’,
quest’ultima sperimentata anche con lavorazioni particolari definite ‘touch’. Tra i designer che hanno collaborato al progetto rientrano Carlo Colombo, Emanuela
Garbin-Mario Dell’Orto, Rodolfo Dordoni e Pinuccio
Borgonovo. Con l’introduzione del nuovo brand di illuminazione Natevo, gli showroom dell’azienda sono
stati progettati come spazi più ampi perché ospiteranno entrambe le proposte. Il brand, nato un anno fa,
ha partecipato al Fuorisalone all’interno della suite di
CityLife dell’architetto Toner. L’ultimo showroom inaugurato è quello milanese di viale Regina Margherita
10/12, sviluppato su due livelli (piano terra e piano inferiore) per 500 metri quadri con 9 vetrine. Il mercato
del futuro, sarà l’Iran “anche per la loro disponibilità
economica e per il gusto”.
66
HÄSTENS: "IL MONDO DORMIRÀ CON NOI"
C
rescere. Questa è la sfida che ha scelto Robert Carlén, il nuovo CEO
di Hästens, azienda svedese produttrice di letti. Con un’esperienza di
23 anni in multinazionali e di 10 anni nel retail, è arrivato in Hästens come
direttore finanziario (CFO) nel 2012 e da allora ha supportato l’azienda per
guidarla attraverso l’espansione globale. “Il nostro obiettivo – racconta a
Pambiancodesign – è portare la maggior parte di persone nel mondo a dormire nei nostri letti”. “Siamo presenti in 46 Paesi – prosegue il proprietario
Jan Rjde – e in ognuno stiamo crescendo. D’altronde la nostra azienda è
storica e ben consolidata a livello internazionale da decenni. Soddisfiamo un
bisogno, quello di dormire meglio. In questo, i nostri letti creano dipendenza
per l’estremo comfort che garantiscono e la qualità del prodotto”.
Nel 2013 Hästens ha registrato ricavi per 200 milioni di dollari a livello globale “e siamo in fase di crescita sia sul fronte fatturato sia sul fronte retail”,
conclude l’AD.
MALÌPARMI AL SALONE CON IL FAMILY DRESS
I
l Tessuto della Memoria di Malìparmi, creato nel 2010 con l’idea di riutilizzare
stampe e materiali delle collezioni passate, si è intrecciato durante la design
week milanese con il Family Dress, un progetto nato nel 2007 come ‘arte
relazionale’, ovvero con l’intento di creare un’opera che favorisse la relazione
tra individui attraverso il ‘knitting’ e il fashion design.
Affidati agli studenti della Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti Milano, i
patch del marchio hanno quindi preso forma in un enorme abito costituito da
più corpi uniti tra loro, indossabile in modo simultaneo da più persone, che
è stato esposto al pubblico dall’8 al 13 aprile in uno spazio in via Tortona 31
insieme alla collezione Tessuto della Memoria P/E 2014. Lo stesso spazio ha
ospitato un evento la sera del 10 aprile mentre nel negozio Malìparmi in via
Solferino è stato proiettato un video del making of dell’opera d’arte.
Questione
di
NUMERI
di Chiara Dainese
La Borsa aiuta a crescere. Prada in tre anni, cioè tra il 2010 e il 2013, ha visto aumentare
di più del 75% sia i ricavi sia l’ebitda, che oggi hanno raggiunto, rispettivamente, i 3,6
miliardi (ha superato Gucci) e i 939 milioni di euro. Nello stesso periodo, Ferragamo ha
realizzato un aumento del giro d’affari del 61% e dell’ebitda del 130 per cento. Il periodo
di confronto per Cucinelli è più breve - due anni, dal 2011 al 2013 - ma vede comunque
una crescita del fatturato di oltre il 50% e del margine operativo lordo del 75 per cento.
Fonte: Corriere della Sera, martedì 8 aprile 2014
Versace darà al comune di Milano 2mila euro al giorno per l’affitto negli spazi
dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele. Le cifre del canone ormai sono nero su
bianco anche in una scrittura privata che la griffe ha sottoscritto con l’amministrazione
municipale. La maison sborserà 732mila euro all’anno, ben 429mila euro in più ogni 12
mesi rispetto a Bernasconi (ex affittuario, ndr). L’argenteria grazie alla cessione del ramo
d’azienda a Versace, incasserà dalla griffe 15 milioni di buonuscita.
Fonte: Il Giorno Milano-Metropoli, martedì 8 aprile 2014
In Italia su 30,5 milioni di individui che compongono l’universo di Internet (sopra i 15
anni), 16,2 milioni hanno fatto un acquisto online negli ultimi 3 mesi. I dati emergono
dall’indagine di Human Highway per Netcomm. In un anno, tra aprile 2013 e aprile 2014,
oltre 3,3 milioni di utenti Internet sono diventati eShopper nella moda: 1,7% in più gli
‘sporadici’ con uno o due acquisti nell’ultimo trimestre (5,3 milioni in totale) e ben 22,8%
in più gli abituali con tre o più acquisti nell’ultimo quarter (sono 10,9 milioni in totale).
Fonte: DailyNet, venerdì 18 aprile 2014
Nel 2013 in Italia hanno chiuso in media 54 imprese ogni giorno, due ogni ora. Lo
scorso anno, su tutto il territorio nazionale, si sono registrati 14.269 fallimenti, in crescita
del 14% rispetto al 2012 e del 54% rispetto al 2009. Di fatto, secondo Cribis D&S,
la società del gruppo bolognese Crif specializzata nella business information, in 5 anni
sono sparite dalla mappa nazionale 59.570 imprese, con il picco nell’ultimo trimestre
2013: un nuovo record di 4.257 fallimenti, il dato più alto degli ultimi venti trimestri.
Fonte: Il Sole-24Ore, giovedì 23 gennaio 2014
Puig celebra i suoi primi 100 anni con l’inaugurazione della Torre Puig, il nuovo quartier
generale dell’azienda spagnola produttrice e distributrice di fragranze che ha chiuso
il 2013 con ricavi per 1,5 miliardi in crescita del 5% rispetto all’anno precedente e un
utile netto di176 milioni (+2%). La Torre, disegnata dall’architetto Rafael Moneo, è alta
100 metri per 23 piani su una superficie di 15mila metri quadrati e si trova in Plaza
Europa all’Hospitalet de Llobregat di Barcellona.
Fonte: Moda 24, lunedì 7 aprile 2014
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 67
NUOVI SPAZI
PORTE APERTE AL BRIAN & BARRY BUILDING
SHOPPING a Milano
ma con il naso all’insù
70 milioni di euro di investimento, 40 milioni di ricavi previsti nel 2014
per 5mila visitatori al giorno. Dodici piani dedicati a moda, food, design,
profumi e gioielli pronti a fare concorrenza ai department store del centro.
di Simona Peverelli
C
he lo shopping verticale
abbia inizio. The Brian &
Barry Building Sanbabila
ha aperto le porte del suo
nuovo concept di Milano,
in via Durini. Uno spazio di seimila metri
quadrati su un’altezza di dodici piani, tra
68 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
food, tempo libero, cosmetica, design, gioielleria e moda. C’è già chi sostiene che
il palazzo sarà destinato a fare concorrenza ai grandi magazzini del centro, da
Rinascente a Excelsior, oltre che ad animare anche di sera la zona attorno a piazza San Babila, che normalmente si svuota
oltre l’orario d’ufficio.
Lo store, infatti, sarà aperto dalle 10 alle
22, ma chi vorrà potrà tirare ancora più
tardi al nono piano, seduto al tavolo di
Asola, la proposta gourmet dell’executive chef Matteo Torretta. Per un pasto
più veloce, invece, ci penserà Eataly, la
catena del gusto di Oscar Farinetti che
ha appena aperto il suo negozio milanese
in piazza XXV Aprile e che ha scelto di
far parte del progetto Brian & Barry con
le sue proposte al terzo e quarto piano,
“perché - ha spiegato il patron durante
l’inaugurazione - c’è comunanza di idee:
gente che è partita da zero e ha combi-
NUOVI SPAZI
nato qualcosa con grandi sacrifici”. Ne ha
fatta di strada, infatti, Bbb spa, il gruppo
cui fa capo Brian & Barry insieme con il
marchio Boggi: “Siamo la terza generazione di commercianti - ha raccontato
Claudio Zaccardi presidente della società
-. Tutto è cominciato nel 1985 a Monza
con il primo negozio Brian & Barry, gestito da mia mamma. Nel 2003 abbiamo
acquisito Boggi e adesso è arrivata la possibilità di realizzare il nostro ’boutique
department store’”.
Il building sorge nel palazzo anni 50 disegnato dell’architetto Giovanni Muzio che
ha ospitato prima Boggi e poi la versione
‘ridotta’ di Brian & Barry. A fronte di un
investimento di circa 70 milioni di euro,
il negozio prevede di incassare circa 40
milioni nel 2014, con un flusso giornaliero di circa 5mila visitatori.
A metà strada tra il corso dello shopping
milanese mainstream e il quadrilatero
del lusso, Brian & Barry rappresenterà,
appunto, la via di mezzo tra le due esperienze di acquisto, un department store
con un’anima da boutique, che lascia il
cliente libero di esplorare gli spazi senza
sentirsi osservato. Così, ogni attività segue
questo fil rouge, dalla ‘cucina sartoriale’ di
Asola, fino alla piadina romagnola servita
al piano interrato, passando per gli abiti e
gli orologi.
Si parte dal piano terreno, con l’area dedicata alla tecnologia di IWaboo ed Eataly
café; salendo si scopre la proposta beauty, con il neonato concept di Sephora, il
primo in Europa e il secondo nel mondo
dopo New York: “una grande vetrina per
il marchio”, spiega l’AD di Sephora Italia
Antonio Ferreira de Almeida.
Raggiungendo il livello dedicato ai bijoux,
c’è un angolo che assomiglia più a un
vecchio orologiaio che allo spazio di un
department store. “Ci aspettiamo di rompere le barriere del lusso - afferma Marco
Valente, Floor Manager Jewels & Watches
- con questo format travolgiamo l’approccio del visitatore nei confronti del gioiello.
Qui è tutto molto più libero: puoi guardare, scegliere o scegliere di uscire”. Il
resto lo fanno gli stand dei 25 marchi, tra
lancette e preziosi.
Superati i due piani dedicati al gusto, si
trovano le proposte abbigliamento donna
e uomo selezionate da Brian & Barry
per un totale di quattro piani: al quinto
Woman Iconic Style, al sesto Wo-man
Contemporary, al settimo Man Traditional
e all’ottavo Man Street Style.
In cima, il ristorante gourmet e la vip
lounge in terrazza si prepara ad accogliere
“tutte le persone che arriveranno qui in
centro a Milano in vista di Expo”, commenta lo chef Torretta.
Il piano interrato è dedicato all’home
decor, con il negozio di Ecliss Milano, l’insegna che in città, in via Ripa di Porta
Ticinese, per quattro mesi si trasforma in
una sorta di Christmas Village concentrandosi sulle decorazioni natalizie.
Dando uno sguardo al futuro, Brian &
Barry Building immagina di volare anche
oltreconfine: “Se riusciamo a far funzionare questa formula - ha assicurato Zaccardi
- sicuramente la replicheremo da altre
parti. In almeno cinque o sei città in giro
per il mondo; penso a quelle asiatiche,
come Hong Kong e Singapore, ma sarebbe bello anche a New York o Londra. È
un concept che funziona se c’è tanto traffico”. D’altronde, con questo store nasce
“non solo una nuova meta di shopping
- ha spiegato il manager - ma anche un
motivo in più per venire a visitare la città.
Nel tempo vorremmo integrarlo, diversificando ancora di più l’offerta”.
In apertura, la
facciata del Brian &
Barry Building.
Sotto da sinistra,
ristorante Asola e
un piano dedicato
all’abbigliamento
donna.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 69
REPORTAGE
A BASILEA DOMINANO LE RIEDIZIONI
LANCETTE d’altri tempi
di Valeria Garavaglia
La principale fiera
dell’orologeria
mondiale conferma la
tendenza a puntare
su heritage e prodotti
storici. Crescono i
marchi del fashion.
Ma c’è posto anche
per gli entry-brand.
70 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
U
na edizione da ‘riedizioni’.
La sensazione di un’immersione in lancette e
movimenti d’antan, infatti,
ha accompagnato la settimana di Baselworld 2014, il cui sipario
è calato lo scorso 3 aprile. La fiera, con
150mila visitatori, è il più importante
appuntamento per il settore degli orologi e gioielli. 1.500 espositori per una
esposizione che si stima generi l’80%
del fatturato mondiale del comparto
e, direttamente e indirettamente, circa
2,4 miliardi di franchi svizzeri l’anno,
creando circa 13mila posti di lavoro.
Il leitmotiv tra gli stand è parso lo stesso
emerso a gennaio al Sihh (il salone di
Ginevra cui partecipa un numero ristretto
di marchi di alta orologeria, quasi tutti
del Gruppo Richemont), ovvero la forte
spinta verso la riconoscibilità dei brand e
la valorizzazione del loro heritage storico.
Moltissime, tra le novità in anteprima, le
riedizioni di segnatempo che hanno fatto
la storia delle case orologiere e altrettanti
i modelli celebrativi di anniversari e ricorrenze.
Zenith, ad esempio, ha svelato El Primero
Synopsis, una nuova edizione di El
Primero, cronografo lanciato nel 2009,
REPORTAGE
considerato tra i migliori del settore. Di
proprietà di Lvmh dal ‘99, Zenith sta
negli ultimi anni riconquistando le quote
di mercato perdute a fine anni 70 e nel
2013 ha messo a segno risultati migliori
del comparto: +8% dei ricavi (e +10%
atteso nel 2014), contro un +1,9% (e una
stima del +5%) del totale export di orologi svizzeri (dati Fh-Federazione dell’industria orologiera svizzera, che si utilizzano
come indicatore dell’andamento del settore visto che le esportazioni sono pari a
circa il 90% della produzione del Paese).
Breitling ha invece festeggiato i 130
anni e i 30 anni del Chronomat, uno
dei suoi best seller insieme al Navitimer,
con il modello celebrativo Chronomat
Airborne, mentre Eberhard si è spinta
più lontana nel tempo proponendo una
nuova versione del Contograf, storico
modello degli anni 60. Rolex ha presentato una riedizione del Gmt Master II con
lunetta bicolore blu e rossa come quella
originale, Tudor una dell’Heritage Ranger
e Patek Philippe per il suo 175° anniversario lancerà diversi modelli commemorativi, top secret però fino a ottobre.
La tendenza si ritrova anche nel gioiello.
“Ci concentriamo - ha spiegato Marco
Bicego, fondatore dell’omonimo marchio
vicentino - sulle collezioni più performanti e che rappresentano meglio lo stile
Bicego. Ad esempio, quest’anno presentiamo l’evoluzione di Murano, introdotta
nel 2013, in diamanti e oro”. E anche
Buccellati, storico gioielliere italiano di
proprietà da un anno del fondo Clessidra
per il 70%, punta a triplicare il fatturato (era di 27 milioni nel 2012) in cinque anni anche grazie alle nuove ‘Icona
Collections’, “cinque linee di gioielli e una
di orologi - ha raccontato l’AD Thierry
Andretta - sviluppate lavorando sui codici
estetici del marchio”.
Da sinistra: Rolex GMT Master II;
Contograf di Eberhard & Co.;
Breitling Chronomat Airborne.
In basso: custodia-gioiello
per iPad di Buccellati;
Zenith El Primero Synopsis
Codici applicati anche alla linea di custodie-gioiello per iPhone e iPad, grande
anteprima della maison a Basilea.
UN DOPPIO TARGET
La forte caratterizzazione, estetica e meccanica, d’altronde, ha il duplice vantaggio
di incontrare il favore sia degli esperti
e collezionisti di lancette, tipicamente
nei mercati maturi occidentali, sia dei
consumatori aspirazionali nei mercati ‘emergenti’. Beneficio utile, in uno
scenario sempre più volatile e incerto
dopo la frenata delle vendite di lancette in Cina. Il +1,9% dell’export, infatti,
per quanto positivo, ha segnato un forte
rallentamento della crescita rispetto al
+10,9% del 2012 e i tassi a doppia cifra
degli ultimi anni. Hanno pesato il -5,6%
di Hong Kong, primo mercato in valore,
e il -12,5% della Cina, al terzo posto, controbilanciati però dal +2,4% degli Stati
Uniti, sul secondo gradino del podio, e dei
mercati europei.
Più della metà dei 21,8 miliardi di franchi di export 2013 è riferito agli orologi sopra i 3mila euro, segmento che
ha sovraperformato con un +2,8 per
cento. Anche in fiera, dunque, i riflettori
erano puntati sui modelli più raffinati
e costosi. Ad esempio, Patek Philippe,
nelle ultime collezioni, ha introdotto “diverse grandi complicazioni
che sono state molto apprezzate
dal cliente finale”, ha sottolineato Laura Gervasoni, direttore generale della filiale italiana, “e
che hanno contribuito alla crescita dei ricavi del 4% registrata nel
2013 sul 2012”, chiuso con vendite
per 1,15 miliardi di franchi secondo
i dati Vontobel. Anche Jean Paul
Girardin, vice presidente di Breitling, ha
parlato di un “2013 in crescita per valore,
non per volumi” sul 2012, chiuso, secondo Vontobel, con 350 milioni di franchi
di ricavi.
FASHION TIME
A spingere l’asticella verso l’alto sono poi
le lancette fashion. Ferragamo ha presentato a Baselworld la collezione Buckle,
che riprende la classica fibbia della
maison. “Negli ultimi 12-24 mesi - ha
raccontato l’AD di Ferragamo Michele
Norsa - abbiamo fatto uno sforzo per
innalzare il livello dei prodotti in licenza, in cui vediamo un grande potenziale
sia d’immagine sia di vendite, soprattutto in mercati come il Medio Oriente, il
Far East e il sud est asiatico”. Lanciati
nel 2008 e prodotti dall’azienda elvetica
Vertime, che fa capo a Timex Group,
gli orologi Ferragamo hanno un prezzo
medio di 1.200 euro. “Il business di orologi e gioielli cresce di oltre il 20% annuo”,
ha aggiunto Norsa.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 71
REPORTAGE
Da sinistra: due modelli della Buckle
Collection di Salvatore Ferragamo;
Emporio Armani Swiss made; parure
Murano di Marco Bicego
Emporio Armani, i cui segnatempo
sono prodotti da Fossil Group, ha invece debuttato a Basilea con un suggestivo
‘stand-caveau’ che ospitava la sua prima
linea Swiss made.
OUTSIDER DI LUSSO
Complice forse l’incertezza economica,
si è mostrata dinamica anche la fascia
‘premium’, intesa come l’accesso all’alta
orologeria, che punta sul rapporto qualitàprezzo ed è anch’essa in cerca di affermazione dell’identità di marca. “Per la prima
volta nel 2013 – ha raccontato Philippe
Peverelli, CEO di Tudor, il brand ‘giovane’ di casa Rolex - abbiamo registrato un
sell-out importante a livello mondiale. I
clienti hanno iniziato a cercare nei negozi
i modelli Tudor, primo marchio al mondo
per ‘value for money’ e l’unico al 100%
Swiss made nella fascia 1.500-4.000
euro”. Eberhard, che propone orologi
meccanici tra i 1.500 e i 6.000 euro, ha
scelto di distribuire in Italia anche un altro
marchio di fascia inferiore “per fare massa
critica con i concessionari”, ha spiegato
l’AD di Eberhard Italia Mario Peserico.
“La scelta è ricaduta su Victorinox, brand
dal forte potenziale e simile a noi per il
prodotto innovativo e il corretto rapporto
qualità-prezzo”.
L’ITALIA S’È DESTA
Uno sguardo, da ultimo, al mercato italiano, dove negli ultimi tempi i turisti sono
stati l’unico traino delle vendite. In fiera,
tuttavia, sono giunti i primi segnali di
ripresa anche del consumo locale. “Qui a
Basilea - ha dichiarato Elena Rusinenti,
direttore marketing Rolex Italia , che ha
chiuso il 2013 in linea con il 2012 - i
primi riscontri dai nostri rivenditori sono
positivi, si intravede qualche segnale di
ripresa”. La filiale italiana di Eberhard, che
lo scorso anno ha subìto un calo di poco
superiore al 10% dei ricavi, nei primi due
mesi del 2014 ha invece messo a segno
una crescita del 18% e vede per l’esercizio un outlook positivo. Infine, anche il
Gruppo Festina, che con i suoi marchi di
orologi Calypso, Lotus, Festina, Jaguar e
Candino e quelli di gioielli Lotus Style e
Silver presidia la fascia più commerciale,
vede rosa per il 2014. “Nel 2013 abbiamo
avuto un lieve calo del fatturato - ha detto
Ignazio De Lucia, AD di Festina Italia
- ma per quest’anno ci aspettiamo una
crescita tra l’8 e il 10% e di consolidare
i risultati di redditività. Le vendite sono
balzate del 25% tra gennaio e febbraio”.
SEGNALE RADIO E GPS PER G-SHOCK
Tra nuove varianti delle collezioni esistenti e riedizioni di modelli storici, il gruppo nipponico Casio
ha portato a Baselworld un’innovazione vera e propria. Si tratta del G-Shock Gpw-1000, il primo
orologio con un sistema ibrido in grado di ricevere segnali Gps e segnali radio da sei stazioni del
mondo, garantendo così la massima precisione nella misurazione dell’ora. “Il Gpw-1000 – ha
spiegato il brand manager divisione orologi Casio Italia Alessandro Trucillo - riceve in automatico
onde radio per regolare l’orario. Dove non disponibili, riceve segnali Gps, e così è sempre
aggiornato e preciso in qualsiasi parte del mondo”. In uscita a settembre a un prezzo oltre gli
800 euro, ha anche il più basso consumo energetico al mondo ed è resistente agli urti come tutti
i G-Shock.
G-Shock Gpw-1000
72 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
3
1
REPORTAGE
2
4
Novità al femminile
1. SWAROVSKI. In collaborazione con la nota designer francese Shourouk, il modello con cassa 18,9 mm, lunetta amovibile con cristalli taglio
baguette dal sapore Art Déco e cinturino in vitello. Water resistant fino a 3 atm, monta un movimento al quarzo Swiss made. (€ 795; in vendita
in Italia da settembre) 2. GUCCI. Segnatempo della linea Horsebit con l’iconico morsetto in acciaio, cassa da 28 mm ornata da 92 diamanti,
quadrante in madreperla bianca e indici in diamanti. € 4.450 3. GIRARD-PERREGAUX. Cat’s Eye Anniversary celebra i 10 anni della collezione
con un quadrante in madreperla bianca sui cui ‘esplodono’ come raggi 73 zaffiri. La cassa in oro bianco, impreziosita da 62 diamanti sulla
lunetta, racchiude un movimento di manifattura a carica automatica. (€ 38.100) 4. TAG HEUER. Aquaracer Lady Steel & Rose Gold in versione
full diamond con lunetta con diamanti (€ 4.990) 5. TOY WATCH. ToyCruise Graffiti con cassa di 39 mm, un’ironica immagine sul quadrante e
cinturino maglia riso oro giallo. Resistente all’acqua fino a 5 atm. (€ 220) 6. BROSWAY. Il modello Strawberry Shake della nuova linea Gitana,
con cassa 34mm in acciaio e vetro minerale, cinturino in pelle e movimento solo tempo Miyota 2035. (€ 69) 7. LIU JO LUXURY. Della collezione Dancing Mini, il modello in gold rosè con cristalli mobili. (€ 159) 8. OPS!OBJECTS. Profuma di vaniglia il Nude Watch con cassa in policarbonato trasparente da 40 mm, fondello in acciaio, cinturino in poliuretano e movimento al quarzo Miyota 2035. (€ 39)
5
8
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6
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 73
REPORTAGE
VINITALY
Tre Paesi,METÀ EXPORT
Usa, Germania e Gran Bretagna generano più del 50% del fatturato estero. Ma non
si sfonda in Oriente. In compenso, l’Italia è una garanzia. E si attende l’effetto Expo.
di Andrea Guolo
C
rescere del 50% entro il
2020. Possibile? Per centrare l’obiettivo export lanciato dal premier Matteo
Renzi a Vinitaly, ai produttori servirà un apporto ben
più consistente dei nuovi mercati. Si parte
da una buona base, +37% registrato negli
ultimi cinque anni e +7% soltanto nel
2013. Eppure il comparto, che si conferma tra i più in salute dell’economia nazio74 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
nale, resta saldamente legato ad alcune
grandi destinazioni, quelle tradizionali. Il
41% del fatturato estero dipende da due
soli Paesi, Stati Uniti (1,08 miliardi di
euro) e Germania (1,02). Se ai due sommiamo la terza meta del vino italiano, il
Regno Unito (618 milioni, con un balzo
del 15,4% nell’ultimo anno), si supera il
50 per cento. Deludono alcune destinazioni emergenti. È il caso della Cina, che
incide meno della Norvegia e che nel
2013 ha addirittura perso terreno, -3%,
pare a seguito di un’errata valutazione
degli importatori che avevano sovrastimato i consumi previsti nel 2012 e di conse-
guenza hanno dovuto smaltire le giacenze
accumulate, riducendo i nuovi ordini. Ad
ogni modo, 74,8 milioni di euro incassati
da un gigante come Pechino sono ben
poca cosa. La stessa dinamica russa, per
quanto crescente (+14,4%), resta lontana dall’auspicata esplosione: Mosca sta
sotto i 120 milioni e vale un decimo di
Washington.
I produttori, più che disillusi, sembrano
intenzionati a giocare su due tavoli, consapevoli che all’investimento nei Paesi
emergenti va affiancato il consolidamento in quelli tradizionali, che continuano
a regalare soddisfazioni e crescita a due
REPORTAGE
cifre. Perfino il mercato domestico, che
in altri settori ormai viene visto come il
fumo negli occhi, nel vino conferma la
propria forza, nonostante le ovvie difficoltà.
BRINDISI MOLTO ITALIANI
Donnafugata, che all’interno raccoglie
circa il 70% del proprio fatturato, ha
osservato uno sprint nell’ultimo quarter
2013 che le ha quasi permesso di pareggiare il 2012 e che giustifica la crescita a
due cifre di inizio 2014. “Una rinnovata
capacità di comunicazione - afferma Josè
Rallo, della famiglia che controlla il marchio - ha sostenuto le vendite in Italia dei
nostri vini di fascia superiore, con performance fino al +30-40%”.
Quello italiano è un mercato esigente,
fatto di ristorazione qualificata ed enoteche gioiello, cui i produttori non hanno
intenzione di rinunciare. Se approcciato
in maniera efficace, con scelte innovative nel marketing e nel packaging, può
anche regalare soddisfazioni. Bellavista,
che debuttava a Vinitaly con la nuova,
coloratissima immagine studiata dal designer francese Thierry Consigny, ne è la
conferma. “Abbiamo dovuto tranquillizzare chi temeva fosse cambiato
anche il contenuto”, sottolinea con
ironia Francesca Moretti, figlia di
Vittorio Moretti fondatore del gruppo che comprende, oltre a Bellavista,
Contadi Castaldi in Franciacorta,
Petra e Tenuta La Badiola in Toscana.
In un mondo conservatore come
quello del vino, qualche critica
di fronte a una svolta così radicale era data per scontata, ma
a prevalere nettamente sono
i “mi piace”, per non parlare
dei risultati commerciali. “Nel
primo trimestre 2014 abbiamo raddoppiato le vendite di
Bellavista - racconta Moretti
- mentre il risultato di gruppo, dopo la crescita del +10%
nel 2013, viaggia sul +22%”.
Le bollicine metodo classico,
protagoniste di questa eccellente performance, sono prevalentemente destinate all’interno (80%), mentre l’export
sale al 70% per i grandi rossi
toscani. “Ci stiamo organizzando per posizionarci sem-
pre più verso l’estero, più vivo e solare
rispetto all’Italia, dove leggi penalizzanti
e mancati consumi hanno messo in ginocchio ristorazione e dettaglio specializzato.
Abbiamo un brand manager che si dedica
a Europa e Usa e uno esclusivamente per
l’Asia”.
A Vinitaly Falesco, il cui vino di punta
è il Montiano Lazio Igt, si è presentata forte dei risultati raccolti durante il
2013 nelle sue due piazze principali,
Milano e Roma, che le hanno permesso di incrementare le vendite interne
di circa il 20%, contro il +8% dell’export, per un fatturato complessivo di 10
milioni di euro. Tra le novità, l’upgrade
del Marcigliano, uno dei suoi prodotti
migliori, di cui ha ridotto il numero di
bottiglie e alzato il livello qualitativo. “Le
vendite nella capitale - afferma il direttore commerciale Paulo De Carvalho sono aumentate grazie alla tendenza, visibile nelle nostre città, di spingere il consumo di vini prodotti nel territorio”. La
moda a km (quasi) zero avrebbe dunque
spalancato un mercato fatto di cinque
milioni di residenti e soprattutto di turismo, politica e “grande bellezza”. L’export
Cristina Ziliani
Valentina Argiolas
Paulo De Carvalho
Riccardo Illy
Montiano, 100% uve Merlot, è il prodotto di punta di Falesco,
fondata a Montefiascone (Vt) dai fratelli Renzo e Riccardo Cotarella.
In alto, la barricaia aziendale
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 75
REPORTAGE
Josè Rallo
Marco Caprai
Francesca Moretti
rappresenta il 50% del fatturato, con
gli Usa principale destinazione. Tra gli
emergenti, De Carvalho crede nel
‘suo’ Brasile (“Quando i brasiliani
cominceranno a scegliere vini in
maniera un po’ più seria, noi
dobbiamo esserci”), attende il
decollo cinese ma nel frattempo, per andare sul sicuro, investe anche in Canada.
Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato estero di Mastrojanni, realtà di
Montalcino acquisita nel 2008
dal Gruppo Illy: in cinque anni
ha raddoppiato il giro d’affari,
che supera 1,5 milioni di euro,
e aumentato del 50% la produzione, poco più di 100mila
bottiglie. A Vinitaly ha presentato due cru di Brunello,
Vigna Schiena d’Asino e Vigna
Loreto. “Nel futuro - anticipa il
presidente Riccardo Illy - puntiamo a consolidare le dimensioni dell’azienda e delle altre
controllate dal gruppo (Domori nel
cioccolato e Dammann Freres nell’ambito dei tè pregiati, oltre alle partecipate
Agrimontana nelle confetture e Grom nei
gelati). Successivamente, con il cash flow
ricavato dalle società di coloniali, contiamo di effettuare ulteriori investimenti nel
settore vitivinicolo pur mantenendo
le dimensioni di azienda boutique,
sotto le 200mila bottiglie, e restando in zone dove si producono
quei vini ‘universali’, come
Barolo e Brunello, non esposti
al cambiamento delle mode e
caratterizzati da grande longevità. Per noi il vino costituisce
un investimento strategico e
di lungo termine”.
L’EXPO E LA SOSTENIBILITÀ
Alla mostra di Verona l’ottimismo si è percepito fin
dalle prime battute. Ai conti
positivi delle società e all’intensità delle visite agli stand,
con buyer giunti dai più lontani Paesi asiatici e africani, si
sommava l’attesa per il grande evento del prossimo anno,
Expo 2015, dove un padiglione intero sarà dedicato al
vino. Durante la fiera è giunto
l’annuncio del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che
sarà Vinitaly a gestirlo. “Expo 2015 - afferma Marco Caprai, amministratore dell’azienda Arnaldo Caprai di Montefalco
(Perugia) che ha fatto conoscere al
mondo il Sagrantino - per il vino italiano costituirà un’opportunità in grado di
CAMERA CON VISTA SUI VIGNETI
ph.Anna Pakula
L’enoturismo riscuote successo e le realtà del settore
colgono l’occasione per ristrutturare tenute e immobili,
trasformandoli in strutture ricettive: si organizzano
degustazioni, cene con abbinamento vini e brevi soggiorni
nel cuore di un paesaggio che fa innamorare soprattutto gli
stranieri. A Castelnuovo dell’Abate, tra i colli di Montalcino e
a due passi da Mastrojanni, Riccardo Illy studia il recupero
Donnafugata, tenuta Contessa Entellina
76 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
di un borgo medioevale, con tanto di torre saracena,
trasformandolo in cittadella del vino e ricavandone una
decina di appartamenti. “È un piccolo paradiso - racconta con vista sul castello di Velona, la val d’Orcia e l’Amiata sullo
sfondo. Più aumenterà l’offerta, più turisti saremo in grado di
attrarre”. Allo stesso modo la pensano in Donnafugata, dove
progettano il recupero della cantina ottocentesca di Marsala
per allestire spazi da degustazione: “Eventi come Cantine
Aperte o come Calici di Stelle, che la scorsa estate ha portato
più di 1.500 persone nei nostri possedimenti, dimostrano che
esiste un turismo del vino in forte espansione”, sottolinea
Josè Rallo. Nella propria sede di Serdiana (Cagliari), Argiolas
ha ricavato spazi per meeting ed eventi aziendali. “In questi
giorni - dice Valentina Argiolas - assumeremo una terza
persona dedicata all’incoming, che andrà a rafforzare uno
staff prettamente femminile”. I benefici economici non
si limitano naturalmente alla parte turistica, c’è anche il
business della vendita diretta. “È il migliore in assoluto,
superiore perfino all’e-commerce”, conclude Illy.
REPORTAGE
riportare il nostro Paese al centro dell’economia internazionale”. Caprai archivia
un 2013 positivo e prepara nuovi progetti
in ambito sostenibilità: “Il primo decalogo
in materia certificato da un ente terzo è il
nostro. Accerta la riduzione dei consumi e
dell’impatto ambientale nella produzione
vitivinicola, il rispetto del lavoro e della
giusta retribuzione, la tutela del territorio
e di una filiera ampia che comprende
turismo, artigianato e attività produttive
locali, favorendo la local economy”.
Guido Berlucchi, che ha portato in anteprima a Verona la riserva Palazzo Satèn
2006, inizia l’anno con il +13,5% di fatturato rispetto al primo trimestre 2013,
con prospettive di consolidamento della
crescita. Cristina Ziliani, responsabile
comunicazione dell’azienda di Borgonato
(Brescia), scommette sui tanti potenziali
nuovi clienti, “a cominciare dai giovani,
sempre più sensibili al fascino delle bollicine metodo classico e in grado di percepire la qualità superiore del Franciacorta.
Per noi si aprono ottime prospettive un
po’ ovunque, dall’Italia centro-meridionale all’export, che vale soltanto il 10% del
fatturato. Siamo soddisfatti perché stiamo ottenendo successo nei mercati più
difficili a cominciare da quello britannico, ipertradizionalista, che accanto
al nostro illustre cugino francese e
al proprio metodo classico inizia a
riservare spazio per le bollicine di
Franciacorta”.
Affluenza record nello stand
Donnafugata, che quest’anno a
Verona ha riproposto dopo dieci
anni di attesa un rosato, Lumera
2013, a base di uve Syrah, Nero
d’Avola, Pinot Nero e Tannat.
“Vinitaly - riprende la Rallo
- rappresenta per noi una
porta aperta verso l’Asia, dalla
Cina a Singapore, e in generale verso i mercati esteri. Il
Vinitaly del futuro, a mio avviso, dovrebbe essere il luogo
per far conoscere il vino italiano, i suoi trend e la sua dinamicità. Mi piace questo tocco
internazionale che si vuol dare
alla fiera e mi piacerebbe che
si mettessero a confronto per
fascia di prezzo i nostri vini
con quelli francesi, passiti compresi. Non avrei alcun
timore, in una logica di valutazione basata
sul rapporto qualità/prezzo, nel misurare il mio Ben Ryé con uno Chateau
d’Yquem”.
Esistono ottime ragioni per festeggiare da
Argiolas. Le novità quest’anno riguardano
esclusivamente i progetti legati alla capacità ricettiva (vedi box nella pagina precedente) e alla sostenibilità, che il prossimo
anno dovrebbe portare alla certificazione
di prodotto sostenibile per la tenuta di
Serdiana. Le vendite intanto aumentano:
“Strano a dirsi - nota Valentina Argiolas ma la parte determinante l’ha fatta Italia,
dove siamo forti soprattutto nel centronord. Molto bene anche Russia e Regno
Unito, oltre naturalmente agli Usa”. Negli
States si è registrato un autentico boom
nelle vendite del Cannonau, sostenute da
una circostanza che potremmo definire
“fortuita”: Mehmet Oz, il più famoso chirurgo televisivo americano, ha affermato
in prima serata durante la trasmissione di
Oprah Winfrey, seguita da milioni di telespettatori, che il segreto della longevità
dei sardi è legato a un consumo moderato
di questo vino. Risultato? “Ne abbiamo
venduto il 46% in più”.
La nuova immagine,
studiata dal creativo
Thierry Consigny,
spinge le vendite
di Bellavista.
A lato, Ben Ryè,
passito di Pantelleria
prodotto da Donnafugata
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 77
STUDI
ANALISI PAMBIANCO SUI FATTURATI 2013
Sfrecciano le SUPERCAR
Rombano i bilanci delle case automobilistiche deluxe. Il comparto cresce di oltre il 16
per cento. Gli Usa trainano i risultati record. E le elettriche di Tesla mettono la freccia.
di Valeria Garavaglia
D
opo un 2012 ad alta velocità, anche nel 2013 è
proseguita senza sosta la
corsa delle auto di lusso.
Un comparto in cui la crisi
non sembra arrivare, nonostante qualche
ombra sia giunta all’inizio di quest’anno
con il rallentamento del mercato cinese. Secondo l’analisi dei fatturati 2013
dei marchi di auto più esclusivi a livello
internazionale, condotta da Pambianco
Strategie di Impresa, il settore delle
topcar ha registrato nel complesso una
crescita dei ricavi intorno al 16%, gra78 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
zie anche alla ripresa degli Usa, mercato
fondamentale per i motori. L’andamento
di tutti i brand del campione ha avuto
segno positivo. Molti hanno registrato
risultati record e in alcuni casi, come Tesla
e Maserati, l’incremento della produzione
o il lancio di nuovi modelli ha portato a
crescite addirittura a tripla cifra.
Al vertice della classifica per fatturato
c’è Porsche, di proprietà del Gruppo
Volkswagen, che ha messo a segno risultati record di fatturato, salito del 3,1%
a quota 14,3 miliardi di euro, utile operativo (+6% a 2,58 miliardi) e vetture
immatricolate, che hanno superato le
162mila con un balzo del 15 per cento.
“Siamo cresciuti in tutti i mercati”, ha
dichiarato a Pambianco Magazine Pietro
Innocenti, direttore generale di Porsche
Italia. “Nell’area Asia-Pacifico le performance sono state molto positive, la Cina
è cresciuta del 20% e continua a rappresentare un mercato molto interessante
per il futuro, in cui amplieremo la nostra
presenza commerciale attraverso partner
locali. Negli Usa abbiamo registrato un
tasso di incremento a doppia cifra, mentre, in Europa, Paesi come la Germania,
il Regno Unito e la Russia hanno compensato mercati che risentono della crisi,
come l’Italia, portando a una lieve crescita in totale”. E anche per il 2014, sulla
base dei riscontri sui nuovi modelli lanciati in marzo al Salone di Ginevra, le
prospettive sono rosee. “In Svizzera - ha
proseguito Innocenti - abbiamo avuto
STUDI
La nuova Porsche 911 Targa
In apertura, Maserati Quattroporte
feedback molto positivi dalla nuova versione della 911 Targa, fedele all’originale e quindi particolarmente apprezzata
dagli appassionati, e dalla nuova Macan S
Diesel (il Suv compatto di Porsche, ndr),
che, nonostante non fosse stata ancora
presentata al grande pubblico, ha fatto
registrare una raccolta ordini davvero
significativa”.
Il 2013 è stato un altro anno record anche
per Ferrari, al secondo posto nella classifica dimensionale, che aveva già archiviato
il 2012 con i migliori risultati di sempre. Nello scorso esercizio i ricavi della
casa di Maranello hanno raggiunto i 2,3
miliardi di euro (+5%), l’utile netto i 246
milioni (+5,4%) e la posizione finanziaria
netta, attestatasi a 1,36 miliardi, è stata “la
migliore di sempre”, ha affermato il gruppo in una nota. Le vetture consegnate,
scese a 6.922 unità (-5,4%), hanno invece scontato la scelta strategica, presa nel
maggio 2012, di limitare le auto vendute
sotto la soglia di 7mila, per garantire l’esclusività del marchio. A livello geografico,
gli Usa hanno registrato 2.035 consegne
(+9%), il Regno Unito, primo mercato
europeo, 677, la Germania 652, mentre
l’Italia si è fermata a 205. Le vetture consegnate nella Greater China sono state
700, in Giappone 380 (+20%), in Africa e
Medio Oriente 599 (+8%).
La medaglia di bronzo per i ricavi va a
Tesla Motors, il produttore americano
di auto sportive di lusso a propulsione
esclusivamente elettrica, quotato a Wall
Street. La casa automobilistica della
Silicon Valley, che nel 2012 era ottava
nella classifica Pambianco, è passata da un
fatturato di 298 milioni di euro lo scorso
anno a 1,79 miliardi (+500%) di ricavi e
oltre 22mila vetture consegnate nel 2013.
L’azienda, che ha raggiunto una capitalizzazione di oltre 25 miliardi di dollari,
ha fatto sapere in una nota che la Model
S, il suo modello di punta, nel 2013 “è
stata l’auto più venduta in Nord America
tra le auto con un prezzo comparabile.
Nonostante ciò - prosegue il gruppo - c’è
spazio per migliorare nel 2014 quando
completeremo la rete di Supercharger
(stazioni di carica gratuite per i clienti
Tesla, ndr) di centri di servizio disponibili
in tutto il Nord America. Il potenziale
in Europa e Asia è ancor più significativo. Entro fine anno, ci aspettiamo che le
CLASSIFICA PER FATTURATO
CLASSIFICA PER VOLUMI
Ricavi annuali in milioni di euro
Azienda
Porsche (Volkswagen)
Numero di auto vendute nell’anno
2013
∆%
2012
Azienda
14.300
3,1
13.865
Ferrari (Fca)
2.335
4,9
2.225
Tesla Motors
1.790*
500
298
Bentley (Volkswagen)
1.680
15,5
1.453
Maserati (Fca)
1.659
120
754
Ferrari (Fca)
Aston Martin
600
3,4
580
Aston Martin
4.000
Lamborghini (Volkswagen)
508
8,3
469
Rolls Royce (Bmw)
3.630
Rolls Royce (Bmw)
n.d.
400
Lamborghini (Volkswagen)
Bugatti (Volkswagen)
n.d.
n.d.
Bugatti (Volkswagen)
TOTALE
22.872
16,4
19.644
Porsche (Volkswagen)
2013
∆%
2012
162.145
13,3
143.096
Tesla Motors
22.477
180,9
8.000
Maserati (Fca)
15.400
144,9
6.288
Bentley (Volkswagen)
10.120
10,1
9.186
6.922
-5,4
7.318
1,5
3.575
2.121
1,8
2.083
47
51,6
31
n.d.
Fonte: Elaborazione Pambianco Strategie di Impresa
Fonte: Elaborazione Pambianco Strategie di Impresa
Cambi applicati: £/€ 1,2
Cambi applicati: $/€ 0,7
* Ricavi su base Non-GAAP. I ricavi su base GAAP sono pari a 1.455 mln di euro
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 79
STUDI
La Ferrari California T al Salone di Ginevra
Pietro Innocenti
Stephan
Winkelmann
vendite in queste due aree combinate
siano quasi il doppio di quelle in Nord
America”. Quest’anno Tesla prevede di
consegnare oltre 35mila Model S (+55%
sul 2013), e che la produzione aumenti
dalle attuali 600 vetture alla settimana a
1.000 auto settimanali. Per supportare la
crescita europea, il marchio ha comunicato al Salone di Ginevra che aprirà più
di 30 centri di servizio e concessionari in
tutto il Vecchio Continente.
Scende dal podio Bentley, anch’essa parte
del conglomerato Volkswagen. La casa
della B alata ha comunque chiuso il 2013
con ricavi record a quota 1,68 miliardi
Tesla Model S in fase di ricarica
80 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
(+15,5%) e superato le 10mila vetture
consegnate (+19%). Il record di vendite
è stato trainato dalla performance nelle
Americhe (+28%), primo mercato per
il marchio britannico, mentre l’Europa è
cresciuta dell’11% e la Cina ha addirittura registrato il segno meno (-2,8%). In
una nota, il presidente e CEO Wolfgang
Schreiber ha affermato di attendere
una “crescita solida” anche per il 2014 e
annunciato il lancio del primo luxury Suv
Bentley nel 2016 e, un anno dopo, l’impiego della tecnologia plug-in ibrida.
Il 2013 è stato poi un anno chiave per
Maserati, in quinta posizione nella classifica ricavi, che come il cavallino rampante fa capo al gruppo Fiat (oggi Fca,
Fiat-Chrysler Automobiles). La casa del
Tridente ha archiviato l’esercizio con un
turnover più che raddoppiato a quota
1,659 miliardi di euro (+120%), oltre
15.400 automobili consegnate rispetto
alle 6.288 del 2012 (+148%), e un utile
operativo più che triplicato a quota 171
milioni di euro. Una performance ottenuta “grazie al successo della Quattroporte
e della Ghibli, lanciate nel corso dell’anno”, spiega il gruppo Fiat in una nota. “La
Quattroporte, commercializzata dal mese
di marzo, ha raggiunto le 7.800 unità,
mentre di Ghibli, sul mercato da ottobre,
ne sono state consegnate 2.900 unità. Al
31 dicembre, il portafoglio ordini è di
13.000 unità per ciascuno dei due modelli”. Il significativo incremento ha interessato tutti i mercati, dagli Usa (+138%),
primo mercato di Maserati, alla Cina,
secondo mercato di sbocco del marchio
e primo per tasso di crescita sul 2012
(+334%), e l’Europa (+133%). L’obiettivo
è di raggiungere le 50mila unità annue
nel 2015, mentre per l’anno in corso il
CEO Harald Wester ha detto di mirare
alle 40mila auto vendute e a ricavi “2,5
volte quelli del 2012”.
A seguire, al sesto posto, Aston Martin,
con un fatturato in crescita di circa il
3% a oltre 600 milioni di euro e oltre
4mila vetture consegnate. Il 37,5% delle
auto di James Bond, a fine 2012, è stato
acquisito dal gruppo di private equity
Investindustrial che fa capo ad Andrea
Bonomi. L’obiettivo, secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, è di raddoppiare le vendite entro il 2016 attraverso
il lancio di nuovi modelli e l’espansione
della rete di concessionari fuori dall’Europa, in particolare in Asia e nelle Americhe.
Tra le strategie per il futuro ci sarebbe
STUDI
Lamborghini Huracàn
anche l’introduzione del primo Suv, ad
oggi rumour non confermato.
Lamborghini, in settima posizione, ha
archiviato il 2013, anno del suo 50° anniversario, con un giro d’affari record di
508 milioni (+8,3%) e oltre 2.100 auto
vendute. “Il 34% delle vendite è approdato nell’Emea, il 36% in America e il
30% nell’Asia-Pacifico”, ha dichiarato
Stephan Winkelmann, presidente e AD
di Automobili Lamborghini. “Gli Stati
Uniti rappresentano il nostro primo mercato in assoluto, seguito dalla Cina, dove
però il mercato delle supersportive in
genere ha effettivamente subìto un rallentamento. La distribuzione delle vendite,
ben bilanciata, ci consente di rispondere
con maggiore flessibilità alle fluttuazioni
nei singoli mercati”. Al Salone di Ginevra,
la casa di Sant’Agata Bolognese ha presentato la nuova Huracán, ‘erede’ della
Gallardo, la Lamborghini più venduta di
sempre, uscita di produzione lo scorso
anno. “L’Huracán sta ricevendo una risposta travolgente dai mercati e dai clienti di
tutto il mondo”, ha continuato l’AD. “Più
di mille clienti in soli due mesi hanno
difatti deciso di ordinarla”. “Con una
gamma di modelli accattivante e rinnovata, investimenti in ricerca e sviluppo che
superano il 20% del fatturato, così come
continui investimenti nello stabilimento
e nel rilancio dei mercati – ha concluso
Winkelmann - siamo alla vigilia di una
fase di crescita importante, che porterà
il marchio in una nuova dimensione sia
nel breve sia nel lungo termine”. Secondo
indiscrezioni, il 2017 potrebbe vedere
il lancio di Urus, il nuovo concept Suv
Lamboghini. Una messa in produzione
‘ritardata’ da quella del Suv di Bentley,
che come il marchio italiano fa capo al
gruppo Volkswagen.
Rolls Royce, parte del gruppo Bmw, dopo
un 2012 in calo del 9,6%, lo scorso anno
ha registrato un incremento di auto vendute, salite a oltre 3.600 unità (+1,5%).
Il modello di punta del blasonato marchio della doppia R, la Phantom, è stata
consegnata a 854 clienti (+8,2%) mentre
le consegne della Ghost sono calate del
18% a 2.284 unità. “Nel 2013 – si legge
nel report del gruppo Bmw - Rolls-Royce
ha presentato la Wraith, la più potente
Rolls-Royce di tutti i tempi, in vendita
da settembre, che ha ricevuto la migliore
accoglienza sia dai media sia dai clienti”.
Chiude la classifica Bugatti, di proprietà
del gruppo Volkswagen, che non ne ha
reso noto il giro d’affari. Lo scorso anno il
marchio ha consegnato 47 vetture rispetto alle 31 del 2012.
Come nell’edizione 2012 dello studio,
anche quest’anno McLaren non è stata
inserita per mancanza dei dati di fatturato.
Secondo quanto riportato dal Financial
Times, la casa britannica nel 2013 dovrebbe raggiungere il break-even e raddoppiare le vendite grazie all’espansione in Asia
e in fasce inferiori del mercato. McLaren
Automotive, parte del gruppo che include anche la Formula1, nel 2012 avrebbe
quadruplicato le vendite a 266 milioni di
sterline (+400%) e un ebitda di circa 7
milioni, rispetto ai -53 milioni precedenti.
L’obiettivo sarebbe di passare da 1.500
auto vendute nel 2013 a 4.000 nei prossimi anni grazie a modelli meno costosi.
IL SEGMENTO PREMIUM IN FRENATA
Il segmento delle auto premium rallenta l’accelerazione nel 2013, archiviato
con un +1,5% dei ricavi rispetto al +11% del 2012. Il leader di mercato, il gruppo
Bmw, ha registrato lo scorso anno una flessione dell’1% del fatturato, attestatosi
a 76 miliardi di euro. In volumi, le vendite del colosso tedesco sono aumentate del
6,4% e quelle del marchio Bmw hanno toccato il record di 1,65 milioni di vetture
consegnate. Segue Mercedes-Benz, parte del gruppo Daimler, con 64,3 miliardi
di ricavi (+4%) e oltre 1,5 milioni di auto vendute, “grazie soprattutto ai mercati
cinese, statunitense ed europeo e ai nuovi modelli compatti”. Audi, controllata
da Volkswagen, ha riportato ricavi in rialzo del 2,3% a 49,9 miliardi di euro e ha
consegnato 1,6 milioni di vetture (+8,3%), superando quindi il target di un milione
e mezzo di consegne fissato per il 2015. Jaguar Land Rover, il gruppo inglese di
proprietà dell’indiana Tata Motors, ha chiuso il 31 marzo il fiscal year 2013/2014,
di cui non è ancora disponibile il bilancio. Nel terzo quarter i ricavi si sono attestati
a 6,47 miliardi di euro e le auto vendute sono state oltre 112mila (+27%).
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 81
Insights by
OSSERVATORIO SUGLI ACQUISTI DEI TURISTI STRANIERI IN ITALIA
FOCUS SUL COMPARTO HOME & GARDEN
Il Salone del Mobile si è confermato anche quest’anno un
evento di grande richiamo, che ha portato a Milano appassionati di design da tutto il mondo. I turisti extra europei
che visitano il Salone approfittano della loro permanenza nel
capoluogo lombardo anche per fare shopping, scegliendo il
meglio del ‘Made in Italy’ tra i brand della moda e del lusso,
ma anche dell’arredamento.
Secondo i dati raccolti ed elaborati da Global Blue, in Italia
le vendite tax free sono cresciute dell’8% nel 2013, con uno
scontrino medio del valore di circa 725 euro. In particolare, il
settore Home & Garden ha mantenuto costanti i propri livelli
di spesa rispetto all’anno precedente e vede uno scontrino
medio intorno ai 450 euro. Sono soprattutto mobili, complementi d’arredo per la casa e il giardino, l’oggettistica in vetro e
cristallo e le porcellane di arredamento per interni ed esterni,
ad attrarre i turisti stranieri, che apprezzano l’unicità delle
proposte delle aziende italiane.
A trainare le vendite tax free del segmento Home & Garden
sono i turisti Russi e Americani, entrambi con una quota del
19% del mercato. Se cresce la percentuale relativa agli acquisti
dei cittadini Russi (+2%), cala lievemente il dato relativo alla
nazionalità americana (-1%). Aumenta in misura più significativa lo shopping tax free dei turisti cinesi (+18%) e Svizzeri
(+16%). Se consideriamo il dato relativo all’ammontare dello
scontrino medio, tra i top spender ritroviamo ancora Russi
e Cinesi, rispettivamente con uno scontrino medio di 477 e
470 euro, seguiti a breve distanza dai cittadini canadesi, che
Frette Milano
spendono in media 438 euro, e dai Brasiliani, che raggiungono quota 410 euro. Tuttavia, il record di spesa lo hanno fatto
registrare i turisti provenienti dall’Arabia Saudita, che con 975
euro si aggiudicano saldamente il primo posto mentre, con un
certo distacco, seguono gli Ucraini con uno scontrino medio di
692 euro.
HOME & GARDEN: SPESA TAX FREE SHOPPING
PER NAZIONALITÀ *
19%
31%
19%
2%
7%
2%
3%
3%
4%
4%
4%
4%
6%
RUSSI
GIAPPONESI
ARABI SAUDITI
AMERICANI
BRASILIANI
CANADESI
SVIZZERI
UCRAINI
ALTRI
CINESI
AUSTRALIANI
* Global Blue Index
Bellora Bergamo
Contact Global Blue: [email protected] – 0331 1778 000
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 83
GIRO POLTRONE
TRAPANI ENTRA
IN CLESSIDRA
MUCCI NUOVO CEO
DI STEFANEL
Achille Mucci è stato nominato
nuovo CEO di Stefanel, in
sostituzione di Tito Berna dimessosi
lo scorso gennaio. Si tratta di un
nuovo avvicendamento in seno al
gruppo che ha chiuso il 2013 con
ricavi in calo del 9,7% a 168,5 milioni
di euro dopo le dimissioni di Luciano
Santel che nel settembre scorso è
passato al gruppo Moncler.
Il 50enne Mucci, in passato, ha
ricoperto diversi ruoli direttivi nel
settore corporate e bancario, e
da tempo collabora con il gruppo
Stefanel. Il board ha inoltre
assegnato al CFO Monica Cippollotti
l’incarico di investor relator e
dirigente preposto alla redazione
dei dirigenti contabili societari in
sostituzione del vice president
corporate Federico Girotto, che
lascia Stafanel per Masi Agricola.
Girotto, segnala il comunicato del
gruppo, “rimarrà comunque in
carica come consigliere e membro
del comitato esecutivo fino alla
scadenza del mandato”.
GUILLON SI DIMETTE
DA CEO DI MULBERRY
Mulberry ha annunciato che Bruno
Guillon si dimetterà dal ruolo di CEO
con effetto immediato. Godfrey
Davis, ex CEO prima di Guillon e
attuale presidente non esecutivo,
diventerà presidente esecutivo del
board finché non sarà trovato un
successore.
Guillon, ex Hermès, è entrato al
vertice del marchio britannico di
borse di lusso nel marzo 2012.
Secondo Bloomberg, negli ultimi
due anni Mulberry ha perso due
terzi del suo valore di mercato e la
strategia di Guillon di alzare i prezzi
ed espandere il brand globalmente
non ha avuto successo con i
consumatori.
Secondo indiscrezioni, il direttore
creativo Emma Hill ha lasciato
la griffe lo scorso anno dopo un
disaccordo con il manager.
Guillon è sceso del 67 per cento.
84 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
F
rancesco Trapani entra in
Clessidra in qualità di azionista, operating partner
e membro del Cda con la carica di vice presidente esecutivo.
Trapani trasferirà così a Clessidra
le sue competenze imprenditoriali e manageriali, in particolare in alcuni dei settori prioritari
per la strategia di investimento
del fondo quali le eccellenze del
made in Italy.
Il manager ha deciso recentemente di lasciare la sua posizione come presidente della
divisione orologi e gioielli del
gruppo Lvmh dopo avere guidato con successo l’integrazione
con Bulgari, l’azienda di famiglia
dove ha iniziato la sua carriera
nel 1981. L’integrazione è avvenuta nel 2011, quindi Trapani
per i tre anni successivi è stato
presidente della divisione orologi
e gioielli di Lvmh, e tuttora è
membro del Cda del colosso del
lusso d’Oltralpe e consigliere del
presidente per le attività di gioielleria del gruppo.
MASON RILANCIA
NICOLE FARHI
Prove di rilancio
per Nicole Farhi, la
maison di moda
finita la scorsa estate
in amministrazione
straordinaria e salvata
dall’imprenditrice
Maxine HargreavesAdams, proprietaria
della fashion house
Fenn Wright Manson.
Dal primo aprile il
marchio è guidato
da Martin Mason
in qualità di CEO.
Mason ricopriva lo
stesso ruolo in Lulu
Guinness, azienda
che ha lasciato a
fine 2013. L’arrivo
di Mason dovrebbe
coincidere con una
serie di progetti
di espansione
internazionale della
maison.
Francesco Trapani
SHIFFMAN GUIDA CALVIN KLEIN
Steve Shiffman e Tom Murry
Steve Shiffman, attualmente presidente e DC
della Ck International, diventerà CEO a partire dal prossimo 1° luglio, succedendo a Tom
Murry, a capo della casa di moda americana
da 17 anni. Murry, 63 anni, diventerà presidente esecutivo, con un ruolo di consulenza
fino al 31 gennaio quando andrà in pensione.
“Sotto la guida di Murry, Calvin Klein è cresciuta da 2,8 miliardi di dollari di ricavi al
dettaglio agli 8 miliardi di dollari del 2013”,
ha dichiarato il presidente e CEO di Pvh
Emanuel Chirico, affermando anche il suo
ruolo determinante nell’acquisizione di Ck da
parte di Pvh nel 2002.
CARRA NUOVO CEO DI AGNONA
Alessandra Carra sarà il nuovo AD di Agnona
a partire dal mese di maggio. Carra si unirà al
Gruppo Ermenegildo Zegna dopo tre anni di
lavoro presso Lvmh Group, dove ha ricoperto
il ruolo di presidente e CEO di Emilio Pucci,
e durante i quali ha intrapreso il percorso di
espansione del marchio a livello internazionale. Prima ancora ha lavorato per Trussardi e
Ralph Lauren.
Bruno LaGuardia, attuale CEO di Agnona,
entrerà a far parte del consiglio di amministrazione del brand e supporterà la Carra in
qualità di advisor.
Alessandra Carra
OPENINGS
KIKO SI TRUCCA A
STELLE E STRISCE
PER WUNDERKIND
ESORDIO A MILANO
Wunderkind si prepara a sbarcare
a Milano. Wolfgang Joop, uno
degli stilisti più conosciuti nei Paesi
germanici e fondatore del marchio
Joop!, che ha ceduto completamente
nel 2001 alla Wünsche AG, ha in
progetto di aprire una boutique
monomarca nella capitale italiana
della moda. “Sto cercando il posto
giusto – ha spiegato il designer – e
ci tengo a venire qui perché è un
punto importantissimo, dove ho la
possibilità di dialogare con tanti amici
del settore”. Il marchio sceglie l’Italia,
dunque, per la sua prima apertura di
un monomarca fuori dalla Germania
(dove oggi conta le sue uniche
quattro boutique a Berlino, Sylt,
Monaco e Potsdam).
D
opo aver inaugurato la
filiale americana a New
York a inizio 2014, Kiko
Make Up Milano è pronta ad
espandersi in tutto il territorio
americano. Punto di partenza,
l’apertura del primo store Kiko
all’interno del Westfield Garden
State Plaza a Paramus nel New
Jersey. Kiko Make Up Milano,
catena di cosmetici lanciata dalla
famiglia Percassi nel 1997 che
oggi conta circa 580 negozi in
Europa, da tre anni sta crescendo
a doppia cifra, mietendo traguardi di utili e fatturato. Nel 2012 il
STORE PIÙ GRANDE PER GALASSO
Lo stilista Angelo Galasso ha aperto la
sua nuova boutique nel centro di Milano,
in Corso Matteotti 8. La nuova House –
così si chiamano i monomarca di Galasso
– va a sostituire l’attuale boutique di via
Montenapoleone e, con i suoi 450 mq e
3 vetrine, rispecchia le esigenze di crescita del marchio. “La nostra collezione si è
sviluppata di pari passo al gusto sofisticato ed ecclettico del nostro cliente ed è
giunto il momento di presentarla in uno
spazio più ampio, con aree dedicate alle
diverse tipologie di prodotto. Inoltre, sin
dai tempi di Interno 8 e Billionaire ho
sempre amato location defilate e lontane
dai centri nevralgici della moda dove il
cliente si possa sentire a suo agio e diventare parte della nostra famiglia allargata”,
ha sottolineato lo stilista.
86 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
MAURO GRIFONI
SBARCA A BERLINO
fatturato è stato di 351 milioni in
crescita del 67% rispetto all’esercizio precedente.
TOLLEGNO E RAGNO A POMEZIA
Tollegno 1900 prosegue il suo piano di opening
a livello nazionale con il nuovo format Negozio
di Fabbrica, e apre a Pomezia (Roma). A pochi
mesi dall’apertura del punto vendita di Busnago
(Mb), l’azienda piemontese ha inaugurato un
nuovo store di circa 400 mq che ospiterà le
collezioni dei marchi storici Ragno, con la S/S
2014 di intimo, abbigliamento notte e da esterno
per uomo e donna, e Tollegno 1900. Il concept
rappresenta un format “declinabile a livello internazionale”, ha detto l’AD Lincoln Germanetti.
“In termini distributivi, i punti vendita Negozio
di Fabbrica si andranno ad aggiungere agli attuali
40 monomarca di entrambi i brand presenti sul
territorio nazionale e saranno il punto di partenza per iniziare a presidiare il mercato europeo”.
Primo monomarca
berlinese per Mauro
Grifoni che apre
all’interno della struttura
del Bikini Berlin.
La boutique si
sviluppa su 120 mq
ed è dedicata alle
collezioni uomo e
donna di Mauro Grifoni
e M.Grifoni.
Con l’opening di
Berlino, il marchio porta
a quota 3 il numero di
aperture flagshipstore
internazionali
programmate per il
2014, insieme a Dubai
e Mosca.
LORIBLU TAGLIA IL
NASTRO A RICCIONE
Loriblu ha inaugurato a Riccione
una nuova boutique, la 23esima nel
mondo per l’azienda di calzature
guidata da Annarita Pilotti e
Graziano Cuccù. Nel cuore della
movida della cittadina romagnola,
tra viale Ceccarini e viale Dante, il
negozio si sviluppa su due livelli e
ospita le calzature e gli accessori
per donna e uomo, le calzature da
sposa Loriblu Wedding Shoes e la
linea di preziosi costumi decorati
con Swarovski Elements, strass
e pietre. “Continuiamo a investire
nella distribuzione in tutto il mondo,
partendo dall’Italia”, afferma Pilotti.
“Oltre a Riccione, infatti, a breve
inaugureremo un nostro punto
vendita all’interno del mall Designer
Outlet di Castel Romano. Inoltre,
taglieremo il nastro della rinnovata
boutique Loriblu all’interno del Mall
of the Emirates a Dubai ed entro
maggio apriremo anche a Londra
in New Bond Street”. Lo scorso
anno Loriblu ha inaugurato sette
boutique, a Shenyang, e poi a
Venezia, Kuwait City, Kiev, Minsk,
Sochi e Blagoveschensk, oltre a due
shop-in-shop a Mosca.
OPENINGS
IDO FA BIS A ROMA
IDo, brand childrenswear
del gruppo Miniconf, ha
inaugurato una boutique
a Roma, la seconda dopo
quella in zona Testaccio,
in Piazza Filippo Carli
30, vicino al quartiere
Parioli. Dopo le aperture
di Legnago (Vr) e Vicenza,
il marchio aretino è
sbarcato nella città eterna
con un negozio di circa
50 mq che si affaccia su
tre vetrine in cui sono in
vendita l’abbigliamento e
gli accessori per bambini e
bambine, ragazzi e ragazze,
da 6 mesi a 16 anni, e le
proposte per i piccolissimi,
firmate Ido Mini.
HARMONT&BLAINE DEBUTTA A MOSCA
Il marchio del bassotto prosegue nella sua espansione verso est e inaugura a Mosca il suo primo
monomarca nella capitale russa. Un taglio del
nastro in grande stile con un evento che ha visto
come madrina Sofia Loren e ospite Pupo, nomi
ben conosciuti in Russia.
Lo store di 250 mq si trova in Kuznetsky Most,
nella via dello shopping a pochi passi dai magazzini Gum e dalla Piazza Rossa e rappresenta
l’avamposto di un doppio progetto che il marchio
del bassotto porterà avanti nel prossimo triennio. Da una parte c’è l’intenzione di presidiare il
mercato russo: infatti, dopo questo opening, l’etichetta partenopea sarà impegnata nell’apertura
di altre due boutique, presso il Crocus City Mall
entro l’estate e presso l’Atrium Mall nella seconda parte dell’anno. Altrettante boutique saranno
aperte invece nel 2015 per un investimento totale
annuo a regime di circa 12 milioni, cifra che si
riferisce alle retail operations, in partnership con
l’agenzia Staff Service che cura la distribuzione
del brand nel territorio. Entro i prossimi 3 anni,
Harmont & Blaine prevede di raggiungere una
presenza di 15 boutique in Russia, che diventerà
così uno dei principali mercati esteri del gruppo.
L’altra direttrice sarà quella dell’apertura di store
nelle principali città del mondo con il progetto
Global cities. Dopo Mosca, prossimi obiettivi
saranno Parigi e Londra e New York.
CARLO PAZOLINI, 47 NUOVI CORNER
COLMAR, A SETTEMBRE
FLAGSHIP IN GAE AULENTI
Carlo Pazolini, marchio di calzature italiane
particolarmente conosciuto in Russia e in
tutto l’Est europeo, è deciso a conquistare
l’Italia. Dopo le aperture dei flagship store
di Milano, Roma e Venezia, il marchio made
in Italy ha aperto 47 nuovi corner all’interno
dei department store Coin (tra cui i grandi
centri di Milano, Torino e Roma) dove è possibile trovare un’ampia scelta della collezione
del brand.
Il marchio fa capo all’omonima holding olandese guidata dall’imprenditore russo Ilya
Reznik, ma è stato registrato nel nostro Paese
nel 1990, e vanta una produzione quasi
100% made in Italy, realizzata tra Marche,
Toscana e Veneto.
È ancora un cantiere, ma il futuro
flagship store di Colmar in piazza Gae
Aulenti, in zona Porta Nuova a Milano,
inizia a prendere forma. “L’opening è
previsto a settembre”, ha detto Giulio
Colombo, AD di Manifatture Mario
Colombo & C., proprietaria del brand.
Lo spazio occuperà una superficie
intorno ai 200 mq e si affaccerà su
tre vetrine. “In passato abbiamo fatto
alcuni esperimenti retail su Milano – ha
continuato Colombo – ma questo
rappresenterà, anche in previsione
dell’Expo, un vero e proprio flagship
store che unirà tutti i nostri brand:
Colmar, che propone abbigliamento
per neve, mare e golf, e Colmar
Originals che si compone di capi
sportswear e accessori”.
CROMIA ARRIVA IN LAGUNA
È Venezia, la “città degli innamorati”, l’ultima
tappa del piano retail diCromia, brand
marchigiano di borse che fa capo a Laipe Spa.
Dopo Milano, Palermo e Napoli, il marchio di
accessori sbarca nella romantica città lagunare
nellapasseggiata delle Mercerie, tra Rialto e
San Marco, dove si affacciano tutte le vetrine
delle griffe di lusso. Una boutique-scrigno, dove
le borse dalle forme e colori più di tendenza
spiccano, grazie al concept sviluppato da
Francesca Degaspari e Patrizia Girondi dello
Studio ATD Architectural Tool and Design.
Cromia proseguirà nel suo piano di aperture
con l’inaugurazione di una boutique a Bari ed
entro l’estate arriverà a conquistare Roma.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 87
Il centro Fashion District di Molfetta
FASHION DISTRICT
crea il nuovo concetto
di outlet
di Milena Bello
Floriana Capitani
Le grandi innovazioni spesso nascono in contesti che solo a prima vista
sembrano inusuali. Così Fashion District ha scelto il suo outlet di Molfetta, nel cuore della Puglia, per il lancio, la scorsa estate, dell’evoluzione
del concetto di shopping center, frutto di uno studio sui cambiamenti
sulle nuove esigenze dei consumatori. È nato così il progetto Retail
Entertainment Park, uno spazio di nuova generazione all’interno della struttura pugliese che ospita il più grande skate park indoor d’Italia
con i suoi 1.400 metri quadrati di playground al quale si aggiunge l’area
4home dedicata all’accessories design, al wedding e all’high tech.
Nonostante il nuovo layout del centro sia stato svelato meno di un
anno fa, il nuovo modello retail ha già ottenuto un importante riconoscimento aggiudicandosi il premio della sezione Best Store di Innov@
Retail Award 2014, il riconoscimento di Accenture e Gruppo 24 Ore
dedicato alle aziende distinte per i loro progetti innovativi. E lo spazio di
Molfetta potrebbe essere solo l’inizio di un progetto destinato a coinvolgere anche altri centri, come ha raccontato Floriana Capitani Direttore Generale Fashion District Spa che oltre a Molfetta conta altri due
strutture a Mantova e Valmontone.
Perché siete partiti proprio da Molfetta?
È l’ultimo dei nostri centri in ordine cronologico. Aperto nel 2005, nasce
come città della moda ed è l’unico outlet della regione. A distanza di
alcuni anni ci siamo resi conto che fosse necessario ripensare lo stesso
modello di outlet. Così, dopo una serie di analisi sul territorio per capire
le esigenze inespresse dei clienti, abbiamo dato vita a un progetto che
si avvicina all’idea dell’entertainment shopping park di ispirazione cino
asiatica, ovvero un luogo non solo di acquisti ma destinato anche al
divertimento e al tempo libero. Secondo i nostri studi, nell’area pugliese c’è un forte interesse del pubblico nel segmento sportswear e streetwear e per questo abbiamo realizzato lo skate park indoor, gestito
dal Team Vans Italia con tanto di scuola dedicata.
88 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
Quali sono le altre novità?
Oltre al restyling architettonico con un layout totalmente bianco, in
completa sintonia con il mood del territorio, e le strutture in corteen
e cemento, abbiamo inaugurato anche il format 4home: 500 metri
quadrati dedicati al design e a tutto ciò che gravita attorno al mondo
del wedding, considerato che la Puglia è la culla di questo settore. Con
4home ci siamo messi in gioco diventando noi stessi retailer con uno
spazio, che raccoglie una selezione tra le migliori produzioni provenienti da tutto il mondo e che viene gestito da una società interamente
controllata da Fashion District.
Quello di Molfetta sarà un format replicabile?
Questa è la nostra intenzione. Siamo partiti da Molfetta perché era
in qualche modo più semplice ma la trasformazione dei centri shopping in virtù dell’evoluzione dei modelli di consumo è una necessità
imprescindibile. E lo confermano i dati. A livello di gruppo il 2014 si
è aperto con segnali decisamente positivi per tutte e tre le strutture,
Molfetta è in pieno booming. È quello che definirei un buon auspicio.
COMUNICAZIONE & EVENTI
IL GRUPPO CAPRI PUNTA
SU #MYALCOTT
Il Gruppo Capri, nell’ambito di un
progetto di restyling mirato allo
sviluppo di un sito web innovativo
e tecnologicamente avanzato, ha
lanciato il social network integrato
#MyAlcott. Il progetto oggi ha
un’interfaccia di pre-lancio, che
permette agli utenti di collegarsi
a #MyAlcott e caricare la propria
foto, connettendosi attraverso il
proprio profilo Facebook: sarà così
possibile creare un account al quale
si accederà, quando verrà lanciata
la versione completa del social
network, assieme al nuovo sito web.
#MyAlcott rappresenta il primo step
di lancio del nostro nuovo sito web
che sarà fortemente improntato
sullo sviluppo e l’interazione
attraverso il social network integrato
che, a sua volta, interagisce con
Facebook piattaforma che, assieme
ad Instagram, è la numero uno in
termini di utenti ed interazione”,
ha sottolineato Dalila Calabrese
marketing & communication
director.
CON H&M IL SELFIE
SI FA ‘GREEN’
Dalla Svezia arriva il primo selfie
ecosostenibile. L’iniziativa di
H&M chiama in causa il mondo
dei social per promuovere la
produzione di abiti con materiali
di qualità superiore e la riduzione
dell’impronta di carbonio suoi
prodotti, soprattutto una volta
che i pezzi lasciano i negozi.
Per l’occasione, è stato creato
l’hashtag #everconscioushm,
da utilizzare sui social network –
Instagram in primis – a corredo di
un autoscatto ‘consapevole’ che
ritrae l’utente mentre è impegnato
a fare un’azione utile per la terra.
L’iniziativa, inoltre, comprende la
collaborazione con due stiliste
‘green’, Alexia Niedzielski ed
Elizabeth von Guttman e la
distribuzione di un ‘Ever’ Manifesto
sui temi del rispetto dell’ambiente
all’interno degli store del gruppo in
tutto il mondo.
90 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
MARC JACOBS FA IL
CASTING SUI SOCIAL
A
desso il casting si fa da
casa, con un selfie sui
social network. L’idea è di
Marc Jacobs, lo stilista statunitense che, per trovare il volto della
prossima campagna autunno/
inverno 2014 della sua seconda
linea, Marc by Marc Jacobs, ha
utilizzato Twitter e Instagram.
Per pochi giorni, chiunque abbia
ritenuto di avere i requisiti per
diventare la nuova testimonial
del designer ha potuto inviare
una propria foto con l’hashtag
#CastMeMarc, appositamente creato dal team di lavoro di
Jacobs.
Così, il creativo, che ha da poco
lasciato Louis Vuitton per dedicarsi alla sua etichetta, potrebbe
passare da una star come Miley
Cyrus, l’attrice e cantautrice
americana diventata famosa nel
ruolo di Miley Stewart/Hannah
Montana nella serie di Disney
Hannah Montana, al volto di una
ragazza qualunque. Miley, infatti,
ha posato per la primavera/estate
2014 della prima linea. A quel
punto, un semplice selfie avrà
cambiato la vita alla prescelta.
KWANG YOUNG CHUN FESTEGGIA 70 ANNI
Per festeggiare il suo 70esimo compleanno,
Kwang Young Chun (l’autore della copertina
di questo numero di Pambianco Magazine) si
è fatto due regali. Il primo è una mostra alla
Bernard Jacobson Gallery di Londra, andata in
scena fino alla metà di aprile, con dieci nuove
opere dalla serie ‘Aggregation’, il secondo è
la monografia a lui dedicata, edita da Rizzoli
New York, ‘Mulberry Mindscapes’. L’artista
di Hongcheon County, tra i più quotati della
Corea del Sud, racconta la sua storia insieme
con il professor John C. Welchman e il critico
d’arte Carter Ratcliff, dai primi quadri astratti
fino alle ultime opere fatte di carta di gelso,
passando per le mostre in giro per il mondo.
BOURGOIN
VOLTO DI KENZO
Novità per i profumi
di Kenzo a partire dal
nuovo volto che sarà
Louise Bourgoin. La
sua personalità, il suo
french touch e la sua
disarmante autoironia
la rendono testimonial
ideale per il nuovo
profumo femminile.
Louise, già nominata
al César come miglior
attrice emergente, ha
recitato in “Adèle”, in
“L’enigma del farone”
a fianco di Luc
Besson e la vedremo
prossimamente
insieme a Emma
Thompson e Pierce
Brosnan in “The
Love Punch”. Inoltre
a settembre verrà
lanciata una nuova
fragranza sul mercato
italiano.
MICHELLE WILLIAMS BIS CON VUITTON
Louis Vuitton conferma Michelle Williams.
L’attrice sarà la protagonista della nuova
campagna della maison francese per la P/E
2014. La campagna - dedicata alle borse
Lockit, Capucines e Alma - è stata scattata
da Peter Lindbergh con lo styling è di Carine
Roitfeld. Tra l’attrice e il brand del gruppo
Lvmh c’è un lungo rapporto di collaborazione: già lo scorso anno l’attrice è stata
scelta come testimonial. Nelle immagini gli
accessori sono sempre in primo piano, sia
che siano proposti in tinte classiche che in
tonalità accese come il rosso e il viola.
L’AZIENDA CARTIERA MIRA ALL’ALTO DI GAMMA
GRAZIE ALL’OFFERTA DI PRODOTTI PREGIATI E
PERSONALIZZABILI. A SPIEGARLO È CHRISTOPHE
BALARESQUE, DIRETTORE DELLA LINEA LUXURY
DI ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS, LA DIVISIONE
CHE SI RIVOLGE AI CLIENTI INTERESSATI AI
PRODOTTI DI ECCELLENZA.
La carta di Arjowiggins Creative
Papers punta sul lusso
di Caterina Zanzi
Perché il segmento luxury è così importante per voi?
Il mercato dell’alto di gamma, oltre a essere in forte crescita, è estremamente competitivo. Le aziende sono alla ricerca di partner di riferimento che siano in grado di fornire loro esattamente la carta di cui hanno
bisogno: noi vogliamo essere il primo nome che viene in mente alla divisione creativa, ma anche ai manager, delle aziende del lusso.
Che tipo di prodotto siete in grado di offrire?
Tutto quello che si può fare con la carta: buste, inviti, gadget, ma anche carte intestate e carte da lettera. La nostra gamma di prodotti
è molto vasta e, inoltre, siamo in grado di customizzare qualsiasi richiesta. Il lusso chiama personalizzazione, e viceversa: ogni elemen92 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
to distintivo - dal colore, alle scritte fino al materiale (si spazia dalla
carta alle fibre vergini fino al bambù) - che un’azienda ci richiede, noi
riusciamo a darlo.
Anche le tempistiche devono giocare un ruolo fondamentale…
La parte più importante e lunga del lavoro sta nell’accordarsi con gli uffici stile circa il prodotto richiesto. Ogni dettaglio, in questo campo, è
importante e anche noi giochiamo la nostra parte, offrendo un servizio
di consulenza e affiancamento dei creativi interni ai nostri partner. Ma
dal momento dell’ordine, i tempi si accorciano parecchio: siamo in grado di far arrivare al cliente il prodotto che ha scelto anche nel giro di
pochi giorni.
in collaborazione con
Ci fa un esempio di prodotto diretto al mondo del luxury?
Recentemente abbiamo realizzato A+S61, un piccolo gioiello creativo
nato per stupire e conquistare i clienti del lusso: si tratta di due volumi
racchiusi in un cofanetto che custodiscono la storia dell’azienda (la A sta
per ‘About’) e una raccolta (la ‘S’ è quella di ‘Samples’) di 61 campioni
dei prodotti top di gamma disponibili all’interno del nostro portfolio. Il
cofanetto è stato realizzato in tiratura limitata, soltanto 1000 copie, e inviato ai decision maker delle più importanti aziende del lusso al mondo.
L’importante, per noi, è fare capire agli stilisti, ma anche ai manager e ai
creativi, chi siamo e su che cosa possono contare in fatto di carte.
La digitalizzazione della comunicazione non vi mette in difficoltà?
Sarò onesto, internet rappresenta una modalità di comunicazione eccezionale, ma il criterio della personalizzazione è fonte di grande selezione: una email customizzata sortisce un effetto decisamente minore
rispetto a un invito cartaceo ben fatto e personalizzato. E i marchi lo
sanno, capiscono che non solo è importante recapitare un messaggio
ai propri clienti, ma diventa fondamentale anche il modo in cui si decide di farlo. Chi riceve un invito, un regalo, una lettera, deve avere la
sensazione di essere speciale: noi serviamo esattamente a questo.
Qui a lato e sotto, alcuni
dei prodotti di Arjowiggins
Creative Papers.
Nella pagina a fianco,
Christophe Balaresque e
la limited edition A+S61.
Quali sono i mercati che vi danno maggiore soddisfazione?
Sicuramente l’Europa Occidentale è ancora la nostra destinazione più
importante, in particolare l’Italia, l’Inghilterra e la Francia, Paesi nei quali è polarizzato gran parte del lusso. Ma stiamo riservando una grande
attenzione anche ai cosiddetti mercati emergenti, e nello specifico a
tutta l’area dell’Asia-Pacifico, a partire dalla Cina, da Hong Kong e da
Singapore. Dall’Est riceviamo sempre più spesso richieste di prodotti di
alto livello: è una sfida che stiamo prendendo molto seriamente.
Anche in Europa, però, potete contare su clienti di fama mondiale...
Certamente. Negli anni abbiamo coltivato rapporti proficui con larga
parte dei produttori del lusso a livello europeo. Recentemente, per
esempio, abbiamo stretto una partnership molto importante con uno
dei più grandi gruppi francesi, a cui abbiamo fornito tutte le carte per il
nuovo progetto con focus sull’arte dello scrivere.
Scrivere per alcuni è un mestiere, ma per molti è solo uno svago...
Lo è, ma nel senso romantico del termine. Stiamo riscontrando una
sempre maggiore cura anche da parte della gente comune, che non ha
bisogno di carte da lettere o di quaderni per lavoro, nei confronti dei
diari, delle agende, dei biglietti per le occasioni speciali. Sono convinto
che anche i notes su cui ci appuntiamo i pensieri o gli appuntamenti
descrivano quello che siamo.
Che posizione avete nei confronti delle questioni ‘eco’ riguardo
all’utilizzo della carta?
Come azienda riteniamo di essere molto attenti alle istanze ambientali
e di sostenibilità. Da più di dieci anni, produciamo carta “100% riciclata” e certificata FSC (certificazione forestale del Forest Stewardship
Council) per essere certi di offrire in qualsiasi caso ai nostri clienti prodotti amici dell’ambiente, sia nella materia prima sia nel packaging. La
coscienza ambientale sta diventando un valore fondamentale anche
per i nostri partner, e siamo felici di essere stati degli antesignani sul
tema.
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 93
I LOVE IT
PLUMAGE
di Maria Broch
La superleggera
Icarus Light.
Design studio
Tord Boontje
per Artecnica.
SI CHIAMA
ANGEL OF WAR
L’OPERA NEWKITSCH
DELL’ARTISTA OLANDESE
RUDY VAN DER VELDE.
Lo splendore
delle piume di pavone
per l’orologio di
Braccialini Timepieces
(€ 179).
Dedicato alla femme fatale
lo straordinario occhiale Diva
di Bulgari.
Spilla in oro
e micro mosaico
disegnata da
Roger Thomas
per Sicis Jewels.
Festeggia gli 80 anni
di Renè Caovilla
lo spumeggiante Snake Sandal.
94 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
I LOVE IT
Piume di metallo
e di oca tinte
nell’esotica collana
di Reminiscence
(€ 490).
Piume
di fagiano
ornano il
quadrante
dell’orologio
Harry Winston.
Da antica guerriera,
il girocollo piumato
di Lolita Lorenzo.
Bracciale in tessuto
con piume naturali,
firmato Prada
(€ 180).
Gli orecchini con
piume e cristalli
sono di Claire’s
(€ 5,99)
Uno stampato a
motivi piumati
per la borsa in tela
di Longchamp
(€ 350).
Una piuma gioiello
è incastonata
sulla baguette di
Federica Berardelli.
(€ 280).
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 95
Copyright: ©Alexi Lubomirski for Lancôme
di Anna Gilde
MARC JACOBS
DIVENTA BEAUTY!
MARC JACOBS LANCIA LA SUA PRIMA LINEA DI COSMETICI,
CON UNA COLLEZIONE DI 123 PRODOTTI, INCONFONDIBILI
PER LE TONALITÀ AUDACI E LE TEXTURE INNOVATIVE. DA
APRILE, IN ESCLUSIVA DA SEPHORA E NEGLI STORE MARC
JACOBS, È DISPONIBILE LA GAMMA COMPLETA PER IL MAKEUP DI VISO, OCCHI, LABBRA E UNGHIE. IN LINEA CON LO STILE
DEL BRAND, LA COLLEZIONE, FRESCA E GIOIOSA, MA ANCHE
IRRIVERENTE E PROVOCANTE, ESORTA A SPERIMENTARE PER
CREARE UNO STILE UNICO E INCONFONDIBILE!
LUPITA NYONG’O
NUOVA TESTIMONIAL LANCÔME
Immortalata dai famosi fotografi Mert Alas e Marcus Piggott, Lupita
Nyong’o apparirà, a partire da quest’estate, in diverse campagne
pubblicitarie Lancôme. L’attrice keniota, nata in Messico, è stata
premiata quest’anno con l’Oscar, come migliore attrice non protagonista, grazie alla sua commovente interpretazione di Patsey nel
film di Steve McQueen “12 anni schiavo”. Lupita è stata scelta da
Lancôme per la sua bellezza e il suo grande talento.
LOTTA AGLI INESTETISMI
SISLEY. Per riconquistare una pelle più levigata e tonica, Cellulinov si affida all’estratto di
Semi di Longan, un potente attivo vegetale che frena lo sviluppo della cellulite e attenua i
cuscinetti, rimodellando la silhouette. (200ml, € 171)
IODASE INTENSIVE. Crema Anticellulite agisce selettivamente contro gli inestetismi della
cellulite più ribelle, rilasciando l’attivo esattamente dove è più efficace, aiutando il rimodellamento e l’eliminazione dei liquidi in eccesso. (200ml + 100 ml, € 44,90)
VICHY - Per gambe, braccia, ventre, glutei, Celludestock Serum Flash rende la pelle visibilmente più liscia, tonica e omogenea, grazie a Caffeina e Acido ialuronico, che agiscono su
inestetismi della cellulite e grana della pelle. (125ml, € 37,50)
RILASTIL. Per combattere gli inestetismi della cellulite, Lipofusion Gel Crema, da utilizzare
dopo l’esfoliazione, coniuga gli ultimi ritrovati della fito-aromaterapia con principi attivi cosmetologici di ultima generazione. (200ml, € 32)
PUPA. A base di Escina e Caffeina, il Concentrato Attivo Anticellulite, ad azione rapida,
contrasta la ritenzione idrica e combatte gli inestetismi esistenti da tempo, rallentandone la
ricomparsa. (250ml, € 31,50)
96 PAMBIANCO MAGAZINE 28 aprile 2014
ETERNITY CELEBRA
IL 25° ANNIVERSARIO
PER FESTEGGIARE IL 25° ANNIVERSARIO
DELL’ICONICO PROFUMO ETERNITY, DI
CALVIN KLEIN, VERRÀ RIPROPOSTA LA
CLASSICA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DEL
1995 CON CHRISTY TURLINGTON BURNS E
MARK VANDERLOO, FOTOGRAFATI DA PETER
LINDBERGH. LANCIATA NEL 1988, ETERNITY
ERA SIMBOLO DI AMORE ETERNO E IMPEGNO
DOPO GLI ECCESSI DI FINE ANNI’70 E INIZIO
ANNI’80 E PER 25 ANNI È RIMASTA UNA
DELLE FRAGRANZE PIÙ VENDUTE AL MONDO.
A MAGGIO L’IMMAGINE TORNERÀ SULLE
PRINCIPALI TESTATE DI STATI UNITI, CANADA
E REGNO UNITO, AGGIORNATA CON I NUOVI
FLACONI ETERNITY CALVIN KLEIN 25TH
ANNIVERSARY EDITION.
LAINE DE VERRE
OLIO DA COLLEZIONE
Due versioni esclusive del leggendario Huile Prodigieuse di Nuxe,
per viso, corpo e capelli, sono
disponibili da maggio in edizione
limitata. Sui flaconi è disegnata
Mademoiselle Prodigieuse, spontanea, positiva e innamorata della
vita. Texture secca e formulazione
naturale, è composto da 6 oli vegetali. (100ml, € 31,90 e in versione
Or, con microperle di origine minerale, € 36,90)
1
Look sfilata AI 2015 Dolce&Gabbana (backstage by Pat McGrath)
L’INCONTRO DI DUE
OPPOSTI, CHE SONO
TUTTAVIA COMPLEMENTARI:
È LAINE DE VERRE, LA
NUOVA EAU DI SERGE
LUTENS, CHE EVOCA
SCHEGGE DI VETRO
AVVOLTE IN UN PULLOVER
DI CASHMERE. METALLICA
MA PROTETTIVA, TAGLIENTE
MA AL TEMPO STESSO
AVVOLGENTE, È UNA
SFERZATA DI ENERGIA,
IN CUI NOTE SPEZIATE SI
UNISCONO AL MUSCHIO E
AD ACCORDI FLOREALI. (DA
50ML, € 75)
3
2
4
5
6
ENCHANTED BEAUTY
1. DOLCE & GABBANA. Cremoso, coprente e vellutato,
Classic Cream Lipstick in Honey regala un sofisticato effetto
nudo. (€ 31)
2 . DOLCE & GABBANA. Perfection Veil Pressed Powder è
una cipria compressa di nuova formulazione, che uniforma e
allunga la durata del make-up; perfetto come tocco finale! (con
pennello e specchio, € 49)
3. CHANEL. Fondotinta effetto “seconda pelle”, Perfection
Lumière Velvet, con la sua texture impercettibile, leviga e uniforma il colorito, con una tenuta a lunga durata. (€ 39,50)
10 CANDELINE PER QC TERME BORMIO
PER FESTEGGIARE IL SUO DECIMO ANNIVERSARIO, QC TERME BAGNI
DI BORMIO PRESENTA IL TRATTAMENTO TESORI DI BOSCO ALPINO, UN
RITUALE DI 75 MINUTI PER IL CORPO DALLE PROPRIETÀ PURIFICANTI,
RILASSANTI, LEVIGANTI, ANTIAGE. L’ESFOLIAZIONE PRECEDE
L’APPLICAZIONE DI AQUAROMA SPA, DELLA LINEA QC TERME COSMETICS,
A BASE DI ACQUA TERMALE, DALLE PROPRIETÀ REMINERALIZZANTI,
EMOLLIENTI E RIGENERANTI. A SEGUIRE UN MASSAGGIO COMPLETO
(VISO, CORPO E PLANTARE) PER IL RIEQUILIBRIO ENERGETICO. DULCIS IN
FUNDO, UNA PREZIOSA TISANA DI FIORI CHE VIVONO SOLO A 2000 METRI.
4. DEBORAH Milano. Morbido e leggero, il Balsamo Labbra
Sweet Pin Up regala colore, luce e idratazione grazie a Burro di
Karitè e olio di mandorle dolci. (€ 4,90)
5. TOM FORD. Il nuovo Compatto Occhi e Guance racchiude
3 ombretti e 2 blush, per illuminare in modo naturale e ravvivare con un tocco di colore. (A Milano presso la B.que TF, La
Rinascente e Mazzolari. € 90)
6. YVES SAINT LAURENT. Le unghie si vestono di un tocco
di allegria con La Laque Couture N.49 Rouge Pablo. (€ 26)
28 aprile 2014 PAMBIANCO MAGAZINE 97
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