Magazine Arpa Campania Ambiente n. 8 del 30 aprile 2014

PRIMO PIANO
Rischio Campi Flegrei:
estesa la zona rossa
Martelli a pag.3
NATURA & BIODIVERSITÀ
Il ruolo delle montagne nel
bilanciamento della CO2
La vita sulla terra si sarebbe
estinta nel giro di 5-10 milioni di anni se non ci fossero
state le montagne. È possibile fare questa previsione
dopo aver letto l’articolo
comparso il 20 marzo scorso
su Nature.
Buonfanti a pag.8
SCIENZA & TECNOLOGIA
Mediterraneo
sorvegliato speciale
Come sta il Mare Nostrum?
Ora la diagnosi la daranno i
satelliti. Il team di studiosi e
scienziati, coinvolti nel progetto Medina, ha dato il via
alle indagini dell’ecosistema
del Mar Mediterraneo lungo
le coste nordafricane grazie
all’ausilio dei satelliti.
Tra le novità, l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni
Riforma delle agenzie ambientali:
il testo approvato dalla Camera
La Camera dei deputati
ha approvato all’unanimità il disegno di legge che
istituisce il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente. Il
testo, che ora passa all’esame del Senato, punta
a rendere più omogeneo il
funzionamento delle agenzie ambientali su tutto il
territorio nazionale. L’intento è rafforzare il ruolo
di coordinamento dell’Ispra e introdurre i
Lepta, i livelli essenziali
delle prestazioni tecniche
ambientali. Il ddl risulta
dall’unificazione di tre diverse proposte, presentate
da varie forze parlamentari nel corso delle ultime
legislature.
Mosca a pag.6
Le città delle
reti intelligenti
San Leucio Capitale mondiale dell’arte serica
Si stanno affermando nuovi modelli di “città
diffusa”. Città che si espandono fisicamente
e funzionalmente sul territorio, integrandosi con altri sistemi urbani e di area vasta,
per dar vita ad organismi insediativi totalmente innovativi, diffusi e fortemente interconnessi, a tutto vantaggio della
sostenibilità.
Palumbo a pag.11
Paparo a pag.10
AMBIENTE & SALUTE
Intolleranze ambientali:
fonti e agenti inquinanti
"Rivolsi dunque altrove le mie mire e
pensai di ridurre
quella Popolazione,
che sempre più aumenta, utile allo
Stato, utile alle famiglie ed utile finalmente ad ogni
individuo di esse in
particolare
[...].
Utile allo Stato, introducendo una manifattura di sete grezze e
lavorate di diverse specie fin ora qui poco o
malamente conosciute, procurando di ridurle
alla migliore perfezione possibile, e tale da
poter servir di modello ad altre più grandi.
Teggiano,
la città museo
Iacuzio a pag.15
NATUR@MENTE
L’agricoltura familiare
può sfamare il mondo
I buoni propositi del premier si
stanno concretizzando. A maggio, è
previsto in busta paga, per i dipendenti con reddito tra otto e ventiseimila euro lordi, un bonus pari ad
ottanta Euro.
Nell’enciclica Evangelii gaudium, Papa Francesco usa il
termine diseguità per riassumere lo scandalo della diseguaglianza connesso alla
sperimentazione dell’ingiustizia. Non ho tutto l’acume dei
cattolici perfetti, ma secondo
me Francesco ha voluto evidenziare lo scandalo delle
mille forme di esclusione, di
dolorosa miseria, materiale,
morale e spirituale in cui è finito il nostro bel mondo. Certamente per affrontare la crisi
possiamo servirci di analisi
sociologiche ad alta precisione
statistica, tuttavia, finché non
ci schiereremo dalla parte
della dignità della persona,
faremo solo accademismo e
fastidioso paternalismo!
Ferrara a pag.18
Tafuro a pag.19
De Crescenzo-Lanza a pag.14
AMBIENTE & CULTURA
Mercadante a pag.13
Le sete delle meraviglie
LAVORO & PREVIDENZA
La riorganizzazione
della spesa
Linee guida per la valutazione della
componente macrobentonica fluviale
Angelo Morlando
La pubblicazione n. 107/2014 è
il frutto del lavoro degli autori
Buffagni A. ed Erba S. del
CNR-IRSA – Istituto di Ricerca Sulle Acque ed è a cura
di Archi F. , Bussettini M. e
Piva F. dell'ISPRA – Dipartimento Tutela delle Acque Interne e Marine ed è inerente al
processo di classificazione dello
stato ecologico dei corsi d’acqua
per la componente macrobentonica (a partire dal campionamento fino al calcolo della
classe di qualità). Le linee
guida rappresentano uno strumento di raccordo e integrazione dei diversi documenti che
esistono in materia e una parte
importante delle stessa è stata
dedicata al processo di validazione dei siti di riferimento fluviali.
L’approccio
alla
validazione, essendo basato
sull’analisi delle pressioni, potrebbe essere utilizzato a tutti
gli elementi di qualità, anche
se da modificare. Tale lavoro
nasce nel 2011, anno in cui
l'ISPRA ha stipulato con il
CNR IRSA un contratto di ricerca inerente “Studi specialistici relativi a metodologie di
classificazione, controllo, monitoraggio delle acque interne e
degli aspetti connessi alla ge-
stione delle risorse idriche”.
Nel corso del contratto sono
state sviluppate, con riferimento ai macroinvertebrati
bentonici nei corsi d’acqua, me-
todiche per un’omogenea interpretazione della normativa e
per la corretta applicazione
delle diverse fasi operative del
processo di classificazione. Nel
presente manuale sono contenute le indicazione di tutti i documenti di riferimento utili al
processo di classificazione, gli
elementi integrativi di alcune
fasi della classificazione, i criteri tecnici per operare delle
scelte metodologiche, i chiarimenti su alcuni aspetti applicativi del processo che
presentavano elementi di criticità, i problemi operativi riscontrati in campo per i quali
sono state individuate e prospettate soluzioni, le indicazione degli orientamenti futuri
in merito ad alcuni aspetti del
processo di classificazione ancora in via di sviluppo ed elaborazione. Nel "Capitolo 1 - Siti
di riferimento" sono contenuti
i riferimenti e lo schema della
procedura, la procedura per la
selezione dei Siti di Riferimento, l'esplicitazione dei criteri per definire le condizioni di
riferimento secondo quanto descritto nel Notiziario IRSA
2008 e i parametri per i grandi
fiumi. Nel "Capitolo 2 - Condizioni biologiche di riferimento"
sono inserite le definizione
delle condizioni biologiche di
riferimento e delle condizioni
biologiche benchmark.
Nel "Capitolo 3 - Campionamento" sono fornite le definizioni di fiumi guadabili e non
guadabili, la pianificazione del
campionamento e verifica del
mesohabitat atteso, la valutazione delle alterazioni di habitat e idrologiche, le indicazioni
relative allo smistamento del
campione e le specifiche per
fiumi temporanei. Nel "Capitolo 4 - Classificazione", il più
complesso e completo, sono riportate le specifiche generali,
le modalità per l'esecuzione
della classificazione e una serie
di casi particolari e specifici
come i fiumi con origine da
grandi laghi, i fiumi parzialmente asciutti (per ragioni non
naturali), campioni da mesohabitat diversi in stagioni di
campionamento diverse, corpi
idrici con campionamento in
più di una stazione. Alla fine
sono riportati gli allegati A, B,
C e D che contengono la tabella
di verifica dei criteri per la selezione di siti di riferimento
fluviali per la direttiva
2000/60/ec, la predisposizione
elenco siti di riferimento, la verifica dei siti di riferimento e la
taratura del sistema MacrOper (sistema che consente di
derivare una classe di qualità
per gli organismi macrobentonici, utile per la definizione
dello Stato Ecologico) che sarà
descritto con maggiori dettagli
nel prossimo numero.
Diminuiscono le emissioni di CO2
Per la sensibile riduzione dei consumi energetici
Paolo D’Auria
Buone notizie sul fronte emissioni. Incoraggianti, infatti, i
dati dell’ultimo inventario
emissioni diffuso da Ispra
nell’ambito dell’Unfccc, United
Nations framework convention on climate change. Stando
al rapporto, il nostro Paese ha
ridotto nel 2012 di oltre cinque
punti percentuali le emissioni
rispetto all’anno precedente. Il
risultato complessivo rispetto
al 1990 (base di confronto rispetto al protocollo di Kyoto) è
una diminuzione dell’11,4%.
Le interpretazioni circa questo
risultato sono diverse e, a dire
il vero, il merito è fortemente
dovuto anche a fattori collaterali e non solo alle buone pra-
tiche messe in essere dai cittadini e dalle imprese.
“La diminuzione - spiega
l’Ispra - riscontrata in particolare dal 2008 è conseguenza
sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della
crisi economica e della delocalizzazione di alcuni settori produttivi, sia della crescita della
produzione di energia da fonti
rinnovabili (idroelettrico ed
eolico) e di un incremento
dell’efficienza energetica”.
Inoltre, sempre secondo l’Istituto, dal 1990 in poi “le emissioni di tutti i gas serra
considerati dal protocollo di
Kyoto sono passate da 519 a
460 milioni di tonnellate di
CO2 equivalente; variazione
ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2, che contribuiscono per l’84% del totale e
risultano nel 2012 inferiori del
4,6% rispetto al 1990”. Il maggiore apporto di gas serra è
imputabile ai settori della produzione di energia e dei tra-
sporti. Essi, infatti, “contribuiscono alla metà delle emissioni nazionali di gas
climalteranti”. Rispetto al
1990, “le emissioni di gas serra
del settore trasporti sono aumentate del 2,9%; sempre rispetto al 1990 nel 2012 le
emissioni delle industrie ener-
getiche sono diminuite dell’8%
a fronte di un aumento della
produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora
(TWh) a 217,6 TWh, e dei consumi di energia elettrica da
218,7 TWh a 307,2 Twh”.
Nello stesso periodo le emissioni energetiche dal settore
residenziale sono aumentate
dell’8,2%. L’industria manifatturiera, invece, fa segnare un
-36,8%, cui fa eco il -26,5% dei
processi industriali. Le emissioni dei gas fluorurati, in particolare di quelli utilizzati per
la refrigerazione e per l’aria
condizionata, sono invece aumentate del 244,3% dal 1990.
In calo del 16% anche le emissioni dovute ad attività agricole.
Legambiente: una costruzione su dieci è abusiva
Ma gli ecomostri nel nostro paese non vengono più abbattuti
Alessia Esposito
così i propri affari. Mentre le casse
dello Stato (e dunque dei cittadini)
vengono penalizzate a causa di mancate entrate del fisco. Senza contare
che si tratta di immobili spesso impignorabili.
Spiega Laura Biffi, dell’Osservatorio
Nazionale Ambientale e legalità di
Legambiente, che “l’abusivismo edilizio rappresenta un’autentica piaga
nazionale, prospera indisturbato da
decenni e non conosce crisi, nutrendosi di alibi e giustificazioni. Ogni ipotesi di sanatoria alimenta nuovo
cemento, come è successo con i tre
condoni edilizi, quelli del 1985, del
1994 e del 2003. Se, per certi versi, la
condanna sociale dell’abusivismo edilizio ha raggiunto una certa maturità,
il ripristino della legalità attraverso la
rimozione del corpo del reato è un
principio che non ha ancora sfondato
culturalmente, tanto che quando si
muovono le ruspe il fronte in difesa
dei proprietari degli immobili è sempre ampio, compatto e, spesso, politicamente trasversale”.
Eppure dovrebbe essere interesse di
tutti, e prima di tutto degli imprenditori del settore turistico, preservare la
bellezza del nostro paesaggio, ricchezza inestimabile dell’Italia. E invece proprio questi sono spesso
protagonisti di costruzioni fuorilegge.
Questioni lunghe trent’anni come lo
scheletro di Ostuni, costruito come albergo e solo adesso demolito.
Abusiva una casa su dieci di quelle costruite nell’ultimo anno, il 13% delle
nuove costruzioni. Si parla di circa
26000 nuovi immobili illegali solo nel
2013. È questo l’impietoso dato
emerso dal dossier di Legambiente
sull’abusivismo edilizio.
La maglia nera va alla Sicilia con
circa 476 illeciti, 725 persone denunciate e 286 sequestri.
Al gran numero di immobili fuorilegge
non corrisponde però un altrettanto
gran numero di demolizioni degli “ecomostri” . Queste superano di poco il
10%. Nel primo decennio degli anni
2000, infatti, sono state 46.760 le ordinanze di demolizione, ma solo 4.956
sono state eseguite.
"E se il 2013 è stato un anno ricco di
demolizioni - anche molto importanti
come gli scheletri di Lido Rossello e di
Scala dei Turchi sulla costa agrigentina, rimossi dopo vent'anni di battaglie legali - lo scorso anno è stato
anche denso di tentativi per approvare in Parlamento un nuovo condono
mascherato sotto le forme più diverse", ha sottolineato Rossella Muroni,
direttore
generale
di
Legambiente.
Oltre al danno paesaggistico operato
a spese di coste e montagne, non bisogna dimenticare che giustificare o
condonare il cemento illegale vuol dire
fare sconti all’ecomafia che aumenta
Entro l’estate sarà presentato il nuovo piano di evacuazione
RISCHIO CAMPI FLEGREI:
ESTESA LA ZONA ROSSA
Giulia Martelli
Meglio tardi che mai. E così, dopo
anni di discussioni e ricerche, l’Assessore alla protezione civile della
Regione Campania Edoardo Cosenza ha annunciato che entro
l’estate prossima sarà presentato il
nuovo piano di evacuazione e rischio
vulcanico per l'area dei Campi Flegrei. «Il piano - ha detto Cosenza - è
nella fase finale di discussione della
commissione grandi rischi, protezione civile e Regione Campania.
Stiamo definendo gli ultimi dettagli.
Lo scenario dei Campi Flegrei è reso
complicato dal fatto che la bocca
eruttiva storicamente si è aperta in
posti molto diversi mentre sul Vesuvio è più nota. Dalla storia degli ultimi quattromila anni è possibile,
seppur non probabile, che si apra
una bocca eruttiva spostata più
verso Fuorigrotta, per questo sicuramente ci sarà un'estensione di
zona rossa ad altre parti di Napoli
che, oltre ad Agnano, Bagnoli e Fuorigrotta, comprenderà anche Posillipo e Chiaia (tutta o in parte).
L'allargamento delle aree di rischio
- ha ribadito Cosenza - è importante
per garantire un'evacuazione anche
nelle zone della città di Napoli che
potrebbero essere interessate dallo
scavalco dei flussi». Il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe
De Natale, ha spiegato: «Nel 2012
c'è stato un sollevamento di circa 34 centimetri che ha riguardato principalmente la zona del porto di
Pozzuoli. La situazione attuale è che
dal 1944 c'è un vulcano quiescente
che ha avuto periodi di notevole attività sismica alla fine degli anni ‘90
ma che nell'ultimo decennio è stata
molto blanda. In questo momento
non c'è alcun allarmismo per il Vesuvio, le dichiarazioni del vulcanologo giapponese Nakada Setsuya
sono ovvie: è un vulcano attivo e
quindi è lecito pensare che prima o
poi erutterà e che bisogna fare i
piani d'emergenza». Giuseppe Mastrolorenzo, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, ha infine
ribadito: «C’è da prestare massima
attenzione ai Campi Flegrei anche
perché abbiamo verificato l’esistenza di un’unica camera magmatica comune a quell’area e al
Vesuvio. In essa il magma è differenziato, il che potrebbe abbreviare
i tempi di manifestazione di un’eruzione a partire dai primi segnali».
L’auspicio è che il nascente piano sia
supportato da infrastrutture adeguate così da consentire un’evacuazione agevole della popolazione
verso le regioni gemellate.
Nuova Legge Regionale
sui rifiuti in Campania
(ultima parte)
Nella successiva ultima parte
della sintesi, ovunque compare
una scadenza di data del tipo
"entro 30, 60, 90 giorni..." è stata
omessa la dicitura "dalla data di
entrata in vigore della presente
legge".
Nel "Titolo III – Disposizioni
transitorie e finali" sono contenuti gli articolo dal numero 11
al 16.
"Art. 11 - (Regime transitorio)
1. La Giunta regionale... adotta
lo schema tipo delle convenzioni
entro trenta giorni ... e lo
schema tipo dei regolamenti di
funzionamento delle Conferenze
d’ambito entro i successivi
trenta giorni.
2. ... la Regione emana, entro
novanta giorni ... linee guida per
la redazione dei piani d’ambito
e fissa gli obiettivi ambientali di
settore e di servizio...
3. La Regione provvede agli adeguamenti del PRGR ...
4. Nella fase transitoria ... le sole
attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e
di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata
continuano ad essere gestite dai
Comuni...
5. ... è fatto divieto dalla data di
entrata in vigore della presente
legge di indire nuove procedure
di affidamento dei servizi ... È
ammessa la facoltà di rinnovo
dei contratti in essere a tale
data, alle medesime condizioni
e per un tempo predeterminato
e limitato, nel solo caso in cui
essa sia prevista ab origine negli
atti di gara e sia esercitata in
modo espresso e con adeguata
motivazione.
6. ... si può procedere alla proroga del servizio per una durata
non superiore al periodo intercorrente tra la scadenza della
gestione e la conclusione della
prima procedura di affidamento
per l’intero ATO o STO...
7. La frazione organica biostabilizzata prodotta negli Stabilimenti di Tritovagliatura ed
Imballaggio Rifiuti (STIR) e
classificabile con codice CER
19.05.03 è utilizzabile per la ricomposizione ambientale delle
cave abbandonate e dismesse
del territorio regionale...
Art. 12 - (Gestione post-operativa delle discariche e dei siti di
stoccaggio)
1. Dal trentunesimo giorno successivo alla data di insediamento
delle
Conferenze
d'ambito le funzioni di organiz-
4a edizione dell’evento dedicato alla green economy
PER UN CONSUMO CRITICO
E UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
zazione relative alla gestione
post-operativa delle discariche e
dei siti di stoccaggio provvisorio
di rifiuti sono trasferite nelle
competenze delle medesime.
2. Per l’esercizio delle attività
gestorie post-operative delle discariche e dei siti di stoccaggio
provvisorio dei rifiuti ... è utilizzato il personale dei consorzi di
bacino, delle società da essi partecipate ed il personale delle società provinciali. ... la Regione
predispone, entro il 30 settembre di ogni anno, il piano di riparto dei relativi costi in base al
numero degli abitanti di ogni
singolo ATO...
Art. 13 - (Personale dei consorzi
di bacino)
1. Fino al completo reimpiego
delle unità di personale dei consorzi di bacino della Regione
Campania ... è vietato procedere
a nuove assunzioni per lo svolgimento del servizio di gestione
dei rifiuti.
2. Le unità di personale dei consorzi di bacino della Regione
Campania ... e delle società da
essi partecipate, già dipendenti
alla data del 31 dicembre 2008...
sono assegnate e trasferite mediante passaggio di cantiere,
agli affidatari dei servizi comunali di gestione dei rifiuti, anche
se svolti in economia mediante
amministrazione diretta dando
priorità al personale assunto
alla data del 31 dicembre 2001.
3. Il personale di cui al comma 2
è utilmente impiegato per l’assolvimento dei compiti di vigilanza
ambientale,
di
prevenzione del fenomeno di abbandono incontrollato dei rifiuti,
di controllo della qualità del servizio e di gestione degli impianti
a supporto del ciclo, con particolare riferimento ai centri di raccolta,
agli
impianti
di
valorizzazione delle diverse frazioni merceologiche e di trattamento della frazione organica;
in particolare, il personale tecnico-amministrativo è utilizzato
in via prioritaria presso gli uffici
comuni delle Conferenze d’ambito...
5. Per i Comuni della Regione
Campania che non hanno raggiunto entro la data del 31 dicembre 2012 l’obiettivo di
raccolta differenziata ... e che
gestiscono le attività di raccolta,
di spazzamento e di trasporto
dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata... è condizione per la
concessione di contributi o finanziamenti regionali per il
ciclo di gestione dei rifiuti... Art.
14 - (Tracciabilità dei rifiuti)
1. ... la Regione Campania garantisce la tracciabilità dei rifiuti
utilizzando
come
interfaccia del sistema di controllo (SISTRI) l’ARPAC e l'Osservatorio regionale sulla
gestione dei rifiuti (ORR)...
Art. 15 - (Transizione al nuovo
modello organizzativo – gestionale)
1. Entro novanta giorni... le società provinciali concludono le
procedure per il definitivo accertamento della massa attiva e
della massa passiva riguardo
alle attività svolte e trasmettono
le risultanze alle Conferenze
d'ambito territorialmente competenti per l’esercizio delle competenze di organizzazione del
servizio ad esse attribuite dalla
legge.
2. Entro i medesimi termini ...
sono trasmessi alle Conferenze
d'ambito territorialmente competenti: a) gli archivi afferenti
alla Tassa per lo Smaltimento
dei Rifiuti Solidi Urbani
(TARSU), alla Tariffa di Igiene
Ambientale (TIA) e al Tributo
comunale sui rifiuti e sui servizi
(TARES), con specifica indicazione dei rispettivi flussi finanziari suddivisi per esercizio
finanziario; b) la documentazione relativa ai servizi e alle gestioni affidate o svolte in
economia; c) la documentazione
relativa agli impianti nella propria responsabilità di gestione.
A.M.
Fabiana Liguori
Dall’ 8 all’11 maggio si terrà in piazza del Plebiscito, a
Napoli, la quarta edizione di “EcoLogicaMente Green&Smart 2014”, l’evento dedicato alla green economy. Si tratta di un importante momento di incontro e
confronto tra: produttori, aziende, enti, associazioni e cittadini, che operano nel rispetto dell'ambiente e a supporto delle tematiche sociali. Diverse e convincenti le
proposte d’offerta presenti alla manifestazione per i consumatori che desiderano vivere in modo ecocompatibile:
dalle aziende che si occupano di energia rinnovabile,
bioedilizia, eco-design e mobilità sostenibile a quelle di
artigianato che utilizzano materiali riciclati; dai prodotti
a km 0 all'agricoltura biologica fino ai prodotti equo-solidali. Tanto spazio riservato ai ragazzi con delle attività
riguardanti la scuola: sezioni di orientamento alle nuove
professioni dalla green economy e seminari riguardanti
la chimica verde e i nuovi materiali.
E poi, per finire: "La Festa della Scuola", una giornata
di presentazione e premiazione dei migliori progetti portati avanti dalle scolaresche sulle tematiche dell'ambiente e dell'ecosostenibilità.
Diversi i meeting in programma: dal workshop sulle soluzioni innovative per l’efficientamento energetico a
quello sulla dieta mediterranea e la lotta all’obesità infantile, da quello sugli orti urbani e sociali al convegno
riguardante le bioraffinerie e così via.
Non mancheranno i momenti destinati al sociale insieme
ai rappresentanti del terzo settore, presenti in piazza in
un'apposita area. Quest’anno anche lo sport sarà grande
protagonista! In calendario, infatti, il 10 maggio una
corsa stracittadina solidale non competitiva di 3,5 km,
corredata da una serie di attività ludico-sportive in
piazza (tiro con l’arco, boxe, mini-tennis, calcetto etc.); e
per i più piccoli, l’11 maggio, una passeggiata "in compagnia", la Kids-Walking. Inoltre nel corso della manifestazione, grazie alla collaborazione con l'ASL, sarà
disponibile per i visitatori un “Villaggio della Prevenzione”, rivolto in particolare ai giovani.
La scuola che produce energia
L’impianto fotovoltaico fornisce energia elettrica e viene usato anche per il riscaldamento
Elvira Tortoriello
Un'edilizia scolastica vecchia e
con problemi di sicurezza.
Tante le emergenze irrisolte,
poche le eccellenze. La situazione dell’edilizia scolastica in
Italia è abbastanza disastrosa:
quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del
65% non ha il certificato di
prevenzione incendi e il 36%
degli edifici ha bisogno d'interventi di manutenzione urgenti. Senza contare che il
32,42% delle strutture si trova
in aree a rischio sismico e un
10,67% in aree ad alto rischio
idrogeologico. Notoriamente le
scuole italiane rappresentano
dei veri colabrodo di energia ,
sempre mal climatizzate consumano una quantità enorme
di energia specie nei mesi invernali.
Ma fortunatamente esistono le
eccezioni, ed ecco la scuola
Dante Alighieri di S. Agostino,
provincia di Ferrara, la prima
scuola media in Italia che produce piu’ energia di quella che
consuma!
L’edificio, distrutto dal terremoto in Emilia del 2012, è
stato velocemente ricostruito
( 2 mesi e mezzo!) rispettando
i criteri di sostenibilità.
Oggi occupa una superficie di
2.300 metri quadrati ed è un
prefabbricato in legno e ospita
nove aule, cinque laboratori,
una biblioteca, una sala proiezioni, una mensa, uffici amministrativi e una palestra: la
struttura intera necessita un
fabbisogno energetico di 29,6
kWh/m² all’anno.
Ogni ambiente ha pareti e soffitto isolati termicamente,
l’impianto fotovoltaico fornisce
energia elettrica e viene usato
anche per il riscaldamento a
pavimento e per l’impianto di
riciclo dell’aria che ne garantisce la salubrità, i colori dei
muri interni sono stati studiati per favorire la concentrazione degli studenti; ogni aula
e la palestra sono disposte in
modo da ottenere più luce na-
turale possibile. Infine il giardino della scuola ospita un
orto da utilizzare come laboratorio verde.
Rappresenta anche il primo
edificio pubblico e scolastico
Energy Più in Italia, cioè per
la prima volta nel nostro
Paese è stata assegnata la
classificazione ClimAbita per
l’altissima efficienza energe-
tica (superiore alla classe A).
I costi di gestione diventano
una voce di attivo della scuola
da utilizzare per il finanziamento di attività extrascolastiche o il sostegno di progetti
rivolti alle famiglie degli studenti.
È sicuramente una strada da
percorrere, senza aspettare
un terremoto!
Le Filippine si illuminano d’immenso…con un litro di luce
A liter of Light, questo è il
nome del nuovo progetto della
My Shelter Foundation, che
ha portato alla realizzazione
di una vera e propria rivoluzione luminosa. Partendo
dalla base creata dal Massachussetts Institute of technology, che aveva creato bulbi di
lampadine riutilizzando bottiglie di plastica, l’idea è stata
modificata e ampliata, illuminando la vita di oltre 10mila
persone delle baraccopoli nelle
Filippine. Nello specifico la My
Shelter Foundation ha ampliato la sua campagna Isang
Litrong Liwanag, con l’obiettivo di portare un milione di
questi “litri di luce”, ottenuti
grazie ad una buona pratica di
riciclo e creatività a buon mercato, nelle case e nelle baraccopoli di Manila. Il tutto
finalizzato a dimostrare come
una bottiglia di plastica piena
d’acqua ed un goccio di candeggina può trasformare migliaia di baracche buie e scure
in luoghi più sani e più sicuri.
A Liter of Light utilizza la
semplice tecnologia concepita
originariamente da Alfredo
Moser in Brasile e modificata
dagli studenti del MIT per
creare un cambiamento sociale nelle zone svantaggiate e
meno fortunate delle Filippine, regalando a tutte uno
spiraglio di luce. Con i finanziamenti di alcune multinazionali, l’organizzazione spera di
riuscire a trasformare le vite
di oltre un terzo dei Filippini
che attualmente vivono al
buio, illuminandoli d’immenso. Oltre tre milioni di
utenti di questo stato del sudest asiatico non dispongono di
un allacciamento alla rete nazionale, pertanto non sono forniti
di
un’illuminazione
adeguata. Inoltre l’ufficio della
Protezione dagli Incendi sostiene che molti roghi, dovuti
molto probabilmente alla presenza di collegamenti difettosi,
possono essere prevenuti
anche in presenza di un’adeguata azione del governo nel
controllo degli insediamenti
informali. Tutti questi pro-
blemi potrebbero trovare una
soluzione nell’utilizzo di lampadine ricavate con bottiglie
solari, facili da realizzare.
Basta poco, quindi: una bottiglia di plastica da un litro
riempita con acqua e candeggina installata su di un tetto
di metallo. Il gioco è fatto. E
luce fu! La plastica riflette la
luce e la spinge ad ogni angolo
delle piccole case negli slum,
analogamente a quanto farebbe una tipica lampada. E
con appena un litro si può ottenere l'equivalente di uno
standard da sessanta watt di
una lampadina, che può essere installato in meno di
un'ora e dura fino a cinque
anni. Chi l’avrebbe mai detto:
una luce artificiale senza
alcun costo aggiuntivo e a impatto ambientale zero.
A.P.
All’unanimità l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera al ddl sul Sistema di protezione ambientale. Adesso è al Senato
La riforma delle Arpa approvata dalla Camera
Luigi Mosca
È più vicino l’obiettivo di dare
all’Italia un nuovo sistema di
protezione dell’ambiente. Lo
scorso 17 aprile la Camera dei
deputati ha approvato all’unanimità la riforma della rete
Ispra-Arpa. Il disegno di
legge, che passa ora all’esame
del Senato, risulta dall’unificazione di tre proposte presentate nel corso delle ultime
legislature da diverse forze
parlamentari. Il testo licenziato pochi giorni prima dalla
Commissione Ambiente di
Montecitorio è stato leggermente modificato durante la
discussione in Aula. Tra gli creazione, tra l’altro, delemendamenti approvati, la l’Ispra, che ha raccolto strutpossibilità che il personale ture precedenti, tra cui l’Apat.
ispettivo delle agenzie venga In ultimo, un terzo testo è
allertato con segnalazioni dei stato presentato a inizio 2014
cittadini o di associazioni. Per dal deputato Massimo De
il resto, i punti salienti di que- Rosa (attuale vicepresidente
sto disegno di legge sono della Commissione Ambiente
quelli già noti da tempo, e da di Montecitorio) con altri colanni all’esame del Parla- leghi. I contenuti del ddl da
mento. Prima di tutto, l’uffi- poco approvato dalla Camera
cializzazione di quel sistema sono stati così sintetizzati
nazionale “a rete” per la pro- dallo stesso Realacci, attuale
tezione dell’ambiente, che per presidente della Commissione
molti aspetti è già una realtà, Ambiente di Montecitorio:
ma che non ha ancora avuto «nel corso dell’esame del testo
una piena consacrazione nel in Commissione, le funzioni
nostro ordinamento. L’obiet- del Sistema nazionale sono
tivo, come dichiara lo stesso state rafforzate con l’inseritesto del ddl, è garantire un si- mento di capacità autorizzative e sanziostema di controlli
natorie autonome,
ambientali «effinonché con atticiente» e «omogevità di supporto
neo» da regione a
all'individuazione
regione, in modo
e quantificazione
che tutti i cittadel danno amdini, da Nord a
bientale. Oltre a
Sud, abbiano lo
compiti di indirizzo
stesso livello di
e coordinamento,
tutela, e allo
-ha aggiunto il parstesso tempo le
imprese possano Il ddl “unificato” è il lamentare-amcontare su un si- frutto di tre diverse bientalista- l’Ispra
stema di regole proposte depositate è competete anche
certo e più sem- nel corso delle ul- per la realizzaplice in tutto il time legislature da zione e la gestione
del sistema inforterritorio nazio- vari parlamentari.
mativo nazionale
nale. Il primo
dell’ambiente. Il
tentativo per riformare il sistema nazionale nuovo sistema verrà finandelle agenzie ambientali, che ziato con un contributo staquest’anno compie venti anni, tale, attraverso una quota del
risale al 2006, con una propo- Fondo sanitario nazionale e
sta di legge avente come anche attraverso i contributi
primo firmatario Ermete Rea- legati al rilascio dei pareri
lacci. Una nuova proposta, sulle domande di autorizzapromossa, dagli altri, dal par- zione e allo svolgimento dei
lamentare ed ex dg di Arpa successivi controlli».
Emilia Romagna, Alessandro Silvia Velo, sottosegretario
Bratti, è stata depositata alla all’Ambiente, ha sottolineato
Camera nel 2013: nel frat- che il disegno di legge contempo, infatti, è cambiato il sente di «rendere più omogequadro istituzionale, con la neo e più efficace il sistema di
controllo, potenziando, tra le
altre cose, le attività di ricerca e di diffusione delle informazioni». Il testo approvato dalla Camera, ha osservato l’esponente del governo,
«permetterà di rendere mag-
giormente trasparente e credibile il rapporto tra Stato e cittadino attraverso la regolamentazione di strumenti di
partecipazione pubblica. Infine -ha aggiunto il sottosegretario- con l’introduzione dei
Lepta, i Livelli essenziali delle
prestazioni tecniche ambientali, avremo un sistema veramente innovativo che porterà
all’individuazione di livelli
omogenei per la qualità ambientale nel nostro Paese».
I contenuti. Il disegno di legge mira a dare più omogeneità alla Rete
I Lepta come “obiettivi minimi”
Tra gli obiettivi della riforma tutto il territorio nazionale.
delle agenzie ambientali, ap- Le attività necessarie al ragprovata in prima lettura alla giungimento dei Lepta verCamera, c’è quello di rendere ranno qualificate come
più «omogeneo» il funziona- «attività istituzionali obblimento
delle
gatorie».
Arpa da regione
Ogni agenzia rea regione. Lo
gionale potrà poi
strumento per
impegnarsi in atottenere questo
tività ulteriori: di
risultato, nelle
tipo istituzionale,
intenzioni dei
o anche, come
promotori del
prevede l’articolo
testo, è fornito
7, comma 5, «in
dai Lepta, i lifavore di soggetti
velli essenziali
pubblici o pridelle prestazioni I Lepta, livelli essen- vati, sulla base
tecniche
am- ziali delle prestazioni di specifiche ditecniche ambientali, sposizioni norbientali.
Il ddl prevede dovrebbero fissare mative ovvero di
che l’intero si- gli standard minimi accordi o convenstema nazionale validi su tutto il terri- zioni, applicando
delle
agenzie torio nazionale.
tariffe definite
ambientali sia
con decreto del
sottoposto alla programma- Ministero dell’ambiente». Ciò
zione dell’Ispra, le cui fun- a patto che queste attività
zioni di coordinamento «non interferiscano con il
verrebbero così rafforzate.
pieno raggiungimento dei
I Lepta, se la riforma andrà Lepta» e non configurino un
in porto nella versione at- conflitto di interessi con le
tuale, saranno determinati funzioni di controllo attricon un provvedimento del go- buite alle agenzie.
verno. Si tratta di parametri Il testo propone anche alcune
«quantitativi e qualitativi» novità in materia di finanziache stabiliscono quelle pre- mento delle attività delle
stazioni minime che il si- agenzie. Ad esempio c’è la
stema
delle
agenzie possibilità che i pareri per le
ambientali deve garantire su autorizzazioni e i successivi
controlli, o anche alcuni interventi in materia di bonifica dei siti inquinati, siano
pagati dai gestori.
Così come, secondo questo
testo, le attività di supporto
alle indagini dell’autorità
giudiziaria sarebbero spesate
dal Ministero della giustizia.
Tuttavia il disegno di legge è
articolato ed è necessario
consultarlo nel suo insieme,
ad esempio sul sito del Senato, che ora dovrà esaminarlo.
Tra i contenuti più rilevanti,
ci sono sicuramente l’istituzione di una Rete nazionale
dei laboratori accreditati (articolo 12) e le disposizioni sul
personale ispettivo delle
agenzie (articolo 14).
A proposito di personale
ispettivo, il ddl prevede che i
cittadini possano segnalare
presunti illeciti ambientali
alle agenzie: nel concreto, si
rimanda a un regolamento
adottato dal governo il compito di definire come può essere
esercitata
questa
possibilità. Il testo lascia poi
aperta la possibilità che, all’interno del personale delle
Agenzie, siano individuati dipendenti che operano con la
qualifica di ufficiale di polizia
giudiziaria.
Italia esposta alle perturbazioni atlantiche
Tempo instabile previsto nel fine settimana
Gennaro Loffredo
Siamo alla vigilia del terzo ponte festivo primaverile dopo quello pasquale
e della liberazione. Stilando un bilancio possiamo certificare una certa prevalenza dell’instabilità sia nel periodo
pasquale, sia in questi ultimi giorni.
La causa è imputabile alla concomitante lontananza dell’anticiclone delle
Azzorre e alla vigoria delle perturbazioni atlantiche. Nel corso dei prossimi
giorni, tuttavia, non si scorgono importanti cambiamenti della circolazione
atmosferica. L’Italia rimarrà esposta
alle perturbazioni provenienti da
nord-ovest e gli apporti di aria instabile non consentiranno un convincente
miglioramento. Sarà bene tenere a
portata di mano l’ombrello, anche nel
ponte del primo maggio. Il ponte festivo vedrà succedersi acquazzoni,
temporali e schiarite, in quel quadro
di variabilità tipicamente primaverile.
Questa situazione, molto probabilmente, scoraggerà le prime affluenze
di stagione verso le località balneari,
le quali saranno costrette a rinviare
l’apertura stagionale a data da destinarsi. Le piogge e i temporali, ancora
una volta, saranno più intensi e insistenti soprattutto sulle zone montuose, con la stagione oramai avanzata
che amplifica, con il contributo della
radiazione solare, la genesi di focolai
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 30 aprile 2014 - Anno X, N.8
Edizione chiusa dalla redazione il 30 aprile 2014
Raccontiamo il meteo. Il “ponte” del primo maggio sarà caratterizzato da temporali e schiarite.
temporaleschi durante il passaggio
delle perturbazioni. Le temperature
tenderanno gradualmente a diminuire, specie tra sabato e domenica,
quando la nostra penisola sarà raggiunta da una corrente più fredda proveniente da nord. Ulteriori sbalzi
termici, piogge, schiarite e giornate assolate e miti saranno, quindi, gli ingredienti principali dell’evoluzione meteo
dei prossimi giorni e questa situazione
favorirà una recrudescenza dei malanni tipici della stagione invernale.
L’instabilità primaverile, la sostenuta
ventilazione e l’arrivo delle piogge, tuttavia, favoriranno il rimescolamento e
il ricambio d’aria, consentendo una diminuzione sia delle sostanze inquinanti in atmosfera sia del livello di
concentrazione dei pollini. Insomma
per l’estate c è tempo.
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi
Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
S. Allinoro, I. Buonfanti, F. Clemente, P. D’Auria,
G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R.Funaro, L. Iacuzio, G. Loffredo, B. Mercadante, A.
Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, L. Terzi, E. Tortoriello
SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo
EDITORE
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Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali.
Ultimo mese della “primavera meteo”
Maggio è l’ultimo mese della primavera meteorologica e spesso mostra i
primi caratteri dell’estate, con i giovani che iniziano a fare i primi bagni
al mare. In effetti non è sempre così e
a volte il caldo estivo stenta a farsi
sentire. Comunque le temperature
sono molto miti, le giornate si allungano ulteriormente e, grazie anche
all’ora legale, possiamo goderci delle
belle ore di sole fino al tardo pomeriggio. E’ il momento opportuno per riporre cappotti ed indumenti pesanti
anche perché l’aria è tiepida sulla nostra penisola e pure sull’Europa centrale, per cui non si corre il pericolo di
sgradevoli invasioni di aria fredda da
nord. Le precipitazioni possono essere
frequenti nella prima parte del mese,
specie sulle regioni settentrionali, che
si trovano ancora all’interno della fascia dove scorrono le perturbazioni
atlantiche. Al centro e al sud Italia, invece, la pressione comincia ad aumen-
tare, grazie all’avvicinarsi dell’anticiclone delle Azzorre e di conseguenza le
piogge tendono gradualmente a diminuire, in particolare nella seconda
parte del mese. Statisticamente dopo
la metà del mese, sulle zone pianeggianti del nord, le massa d’aria a contatto con il suolo raggiungono
facilmente i 25°C, che è una tempera-
tura veramente gradevole, permettendo di stare all’aperto anche in camicia a maniche corte. Le invasioni di
aria fredda sono molto rare.
Al sud l’aria è abbastanza calda e piacevole, in genere si sta all’aperto a maniche corte. A volte possono verificarsi
delle invasioni di aria calda ma, in
ogni caso, non si rischiano le condizioni di afa, in quanto è sempre presente una certa ventilazione. Nelle
giornate più calde i più intraprendenti
possono già fare i primi bagni al mare,
seppure la temperatura superficiale
dell’acqua mostra valori ancora abbastanza bassi. E’il periodo stagionale
dove risulta significativa l’instabilità
pomeridiana sui rilievi. Durante le ore
pomeridiane, infatti, il forte riscaldamento diurno favorisce la formazione
di nubi convettive che sfociano spesso
nei classici temporali di calore o estivi
e che interessano principalmente le
nostre montagne della penisola.
Un inverno troppo lungo in seguito a un consumo eccessivo di CO2
L’importanza delle montagne
nel bilanciamento della CO2
Ilaria Buonfanti
La vita sulla terra si sarebbe
estinta nel giro di 5-10 milioni
di anni se non ci fossero state
le montagne. È possibile fare
questa previsione dopo aver
letto l’articolo comparso il 20
marzo scorso su Nature. La
ricerca condotta da geochimici
della Southern California
University in collaborazione
all’atmosfera una grande
quantità di calcio, di cui le
rocce neo-formate sono ricche.
Il calcio si combina con la CO2
atmosferica, si trasforma in
calcare per poi essere dilavato
nei mari quando arrivano le
piogge. Se questo meccanismo
non fosse stato bilanciato in
qualche modo durante la formazione di catene quali le
Ande, l’Himalaya o le Monta-
rere al bilanciamento del diossido di carbonio in atmosfera.
C’è pirite a sufficienza nelle
catene montuose di più recente formazione per giustificare
questo
fenomeno?
Secondo la stima dei geochimici della Southern California University, la risposta è
affermativa.
Un viaggio sulle Ande e il confronto dei campioni raccolti
Riscaldamento globale
“Fate presto!”
Salvatore Allinoro
con l’università di Nanjing in
Cina, ha rivelato che è tutto
merito delle montagne se i livelli di diossido di carbonio
(CO2) uno dei gas serra più
pericolosi, sono rimasti costanti per decine milioni di
anni.
Se è preoccupante l’eccessivo
aumento della CO2 in atmosfera perché provoca l’innalzamento della temperatura
terrestre, altrettanto pericoloso è l’eccessivo consumo di
CO2 responsabile del raffreddamento climatico. Solo il perfetto equilibrio tra le due
condizioni è compatibile con
la vita sul nostro pianeta.
Che le montagne avessero un
ruolo nel consumo di CO2 era
un meccanismo noto dal
punto di vista chimico:
quando le catene montuose si
innalzano, portano in superficie rocce che prima erano
negli strati più profondi della
terra. È così che viene esposta
gne Rocciose, la Terra sarebbe
caduta in un inverno troppo
lungo in seguito a un consumo
eccessivo di CO2.
E il fatto che ciò non sia accaduto non è nemmeno giustificabile con l’attività vulcanica,
una delle principali fonti di
diossido di carbonio. Quando
si innalzano le montagne, un
altro minerale sale in superficie: la pirite, conosciuta anche
come “oro matto” per il suo colore giallo ottone e per la lucentezza metallica. La pirite è
costituita da solfato di ferro e,
se esposta all’aria, si combina
con l’ossigeno generando un
composto capace di alterare
gli altri minerali di cui è costituita una roccia, liberando in
atmosfera CO2. Il fenomeno,
noto come meteorizzazione, è
un’alterazione delle rocce affiorate sulla superficie terrestre a causa del contatto con
l’atmosfera, e non si pensava
fosse così massiccio da concor-
con i dati provenienti dalle
acque dei fiumi di altre 4 zone
ricche di pirite, sono stati i
punti di partenza per i ricercatori americani. A questo ha
fatto seguito un salto nel passato: gli elementi chimici delle
rocce di 65 milioni di anni fa
hanno raccontato ai ricercatori lo scenario di quell’epoca,
tanto che gli studiosi sono arrivati a stimare i livelli globali
di solfuro.
La comparazione dei dati ha
permesso di stimare che il
40% del solfuro (e quindi indirettamente di CO2) derivato
dai minerali sarebbe stato originato dall’attività di formazione e meteorizzazione delle
zone montuose analizzate,
sebbene queste costituiscano
solo il 2% della superficie terrestre. Certo altre fonti concorrono al mantenimento
dell’equilibrio della CO2, ma
le montagne risultano molto
importanti in questo.
Il battito dell’ala di una farfalla fa sentire il suo effetto dall’altra parte del pianeta, così diceva James
Lovelok. Oggi il padre della teoria di Gaia sugli equilibri della terra aggiunge la sua voce agli allarmi del
riscaldamento climatico e dice: “non c’è più tempo
per salvare la terra”. Londra, museo di scienze naturali, in questi giorni si rende omaggio ad un genio
che è stato capace di vedere il pianeta con occhi
nuovi. James Lovelok, chimico inglese classe 1919,
protagonista della ricerca in America, si autodefinisce scienziato indipendente. Il suo primo laboratorio
era in un granaio. Poverissimo fece fatica a laurearsi. Questo, dice, mi permise di non diventare subito iperspecializzato e di avere una visione più
ampia che tutto il mondo conosce come la teoria di
Gaia. Lovelok capì per primo, erano gli anni sessanta, che il pianeta è un gigantesco sistema interdipendente che si mantiene in equilibrio
autoregolandosi. Ogni evento, in ogni parte della
terra, ha un effetto sul tutto. Ma ora quell’equilibrio
è saltato per sempre. Lo afferma lui, pioniere assoluto, da Londra a novantacinque anni, nello stesso
momento in cui da Berlino la IPCC, il gruppo di
scienziati dell’ONU che studiano il cambiamento climatico, lanciano l’ennesimo disperato allarme: le
emissioni di gas serra sono alle stelle, cinquanta miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. A questo punto
tagliarle per evitare gli eventi più catastrofici significa che non possiamo più continuare con il mondo
che conosciamo, si impongono sacrifici immediati.
Tra il 2000 e il 2010 le economie mondiali hanno migliorato l’efficienza nell’uso dell’energia, questo ha
tagliato le emissioni di tre miliardi di tonnellate ma
nel frattempo la popolazione è aumentata e anche
l’uso di energia.
C’è spazio per agire, però afferma il rapporto della
IPCC, anche se è sempre più difficile. James Lovelok, il padre di Gaia, intanto nella sua mostra osserva gli strumenti che inventò per la NASA per
studiare i CFC e l’atmosfera di Marte e commenta:
“Impossibile dire cosa succederà tra un secolo”. E
alla domanda: pensa che sarà possibile trovare una
soluzione politica al riscaldamento climatico? Risponde: “Secondo me assolutamente no”.
Un punto di vista sicuramente autorevole e credibile
che spinge tutti a riflettere sulle responsabilità individuali nei confronti dei cambiamenti climatici.
Diminuire gli impatti dei singoli individui è una necessità che va di pari passo con la ricerca di leggi
ambientali efficaci che diminuiscano l’inquinamento
con effetto immediato.
Dossier europeo: 53 sostanze chimiche minacciano il polline
La denuncia di Greenpeace:
api sterminate dai pesticidi killer
Pubblicato il più grande rapporto sulle api e l’apicoltura a
livello europeo. Lo studio è di
Greenpeace International e
reca il significativo nome di
“Api, il bottino avvelenato”. I
risultati sono infatti allarmanti: i due terzi del polline
raccolto nei campi europei e
portato agli alveari contiene
pesticidi tossici. “Il rapporto
conferma un recente studio
dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare che evidenzia
vaste
lacune
conoscitive sulla salute delle
api e degli impollinatori” recita il comunicato. Si tratta di
circa 53 sostanze chimiche tra
insetticidi, acaricidi, fungicidi
ed erbicidi. Sono cento i campioni analizzati provenienti da
ben dodici Paesi. In Italia si riscontra in particolare un’elevata
concentrazione
di
fungicidi del polline raccolto
vicino i vigneti, in Polonia di
insetticidi, in Spagna il pericolo maggiore è il Dde (un prodotto di degradazione del Ddt,
tossico e bioaccumulabile, in
Germania la sostanza tossica
più presente è invece il neonicotinoide thiacloprid. "Il rapporto conferma l’elevata
esposizione di api e altri impollinatori a un pesante cocktail di pesticidi tossici.
C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell’attuale
modello agricolo, basato sull'uso intensivo di pesticidi tossici, monocolture su larga
scala e un preoccupante controllo dell'agricoltura da parte
di poche aziende agrochimiche
come Bayer, Syngenta & Co"
dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Greenpeace. Il dato ha spinto Greenpeace a chiedere alla Commissione Europea l’abolizione dei
pesticidi che si rivelano killer
per le api e gli altri impollinatori. Inoltre chiede di promuovere azioni per la loro
salvaguardia e di stimolare la
ricerca per la diffusione di tecniche biocompatibili per la riduzione dei parassiti.
Greenpeace punta il dito sulle
industrie agrochimiche, prime
responsabili del cocktail di pesticidi tossici. Significativo a
questo proposito è lo striscione
innalzato da alcuni attivisti
sul tetto della Bayer e simbolicamente retto da due api:
“Smettila di ucciderci”.
A.E.
Andare in bicicletta
vigilando sul territorio
Rosa Funaro
Nel Vallo di Lauro, in provincia di Avellino, nasce
ed opera il gruppo “Mo BasTA”, Movimento di Base
per la Tutela dell'Ambiente. L’obiettivo è vigilare
sul territorio e denunciare ogni tipo di crimine contro l'ambiente. Il Movimento, infatti, vuole essere
un valido strumento di lotta, a supporto delle Autorità Competenti, contro chi trasforma campi, terreni isolati e boschi in discariche abusive a cielo
aperto, ma anche un punto di riferimento per ogni
libero cittadino che voglia contribuire alla causa inviando segnalazioni, dati o reclami.
Caratteristica del team è quella di andare in giro
per le montagne, a caccia di azioni ed omissioni illecite, relative allo smaltimento di rifiuti, in bicicletta! I ciclisti-ambientalisti, infatti, hanno unito
la passione per le due ruote, all’amore per il proprio
territorio, e quello che ne è scaturito è davvero lodevole. Condottiero del gruppo è Isidoro Siniscalchi,
un semplice appassionato di passeggiate in mountain bike!
Le nuove ronde ecologiche volontarie, hanno già colpito! Diverse le località segnalate, dove il selvaggio
abbandono di immondizia sta deturpando, da
tempo, l’area e il meraviglioso paesaggio naturalistico. L’intento immediato è quello di organizzare
delle ispezioni sistematiche, programmate con cura,
in modo tale da non solo tenere sotto controllo le
aree più “a rischio”, ma scoraggiare queste avvilenti
azioni. Associare poi, a tali attività anche iniziative
di educazione ambientale nelle scuole, insegnare a
proteggere la propria terra, è un altro importante
proposito del gruppo.
La prima comunità per turismo eco sostenibile
Fabio Schiattarella
TribewantBioECoGeo,la
prima comunità per turismo
eco sostenibile in Italia nata
da un network internazionale
dopo le analoghe esperienze
in Sierra Leone e Fiji, apre a
Monestevole, vicino ad Umbertide, il primo “Laboratorio
della sostenibilità” grazie alla
collaborazione con la Roosevelt International Academy.
Monestevole è arrivata al suo
secondo anno di attività in
Italia e con questa iniziativa
amplia la sua gamma di attività dedicate al turismo eco
sostenibile sulla scia del
grande successo riportato
nella prima stagione. A giugno sono previsti due seminari di due settimane ognuno,
in cui si imparerà con lezioni
teoriche e con esercitazioni
pratiche in loco sul tema del
“sustainable design”, ovvero
come costruire e gestire tutte
le attività di una comunità
ecosostenibile, dall’agricoltura all’allevamento, alla gestione dell’energia, dell’acqua,
dei rifiuti, eccetera.Il corso è
aperto a 30 studenti per seminario e si terrà in inglese: per
gli studenti italiani è previsto
uno sconto del 50% sulla tariffa che, oltre alle lezioni,
comprende anche vitto a alloggio a Monestevole per due
settimane. Inoltre, Tribewanted offre anche 10 schoolarships a ragazzi locali, per
dare a loro la possibilità di
partecipare in un’esperienza
internazionale nella propria
comunità.I professori vengono dalla Yale University,
BrownUniversity e Harvard
University e i corsi si rivolgono in particolare ai giovani
dai 18 a 24 anni, che sono proprio le persone che più di altre
hanno la responsabilità di costruire un futuro a impatto
zero per l’ambiente.
In particolare, gli studenti
avranno la possibilità di
creare, imparare e costruire
insieme a quattro prestigiosi
esperti di ingegneria eco-sostenibile.Gli studenti parteciperanno a una full-immersion
su temi di design sostenibile,
inclusi temi quali appropriate
technology, , design e architettura innovativa, energie
rinnovabili, permacultura, e
uno stile di vita comunitario
ed eco-sostenibile, con un
focus creativo sulle varie discipline.
Mediterraneo sorvegliato speciale
Scovare i problemi ambientali grazie al telerilevamento
Anna Paparo
Come sta il Mare Nostrum?
Ora la diagnosi la daranno i
satelliti. Il team di studiosi e
scienziati, coinvolti nel progetto Medina, ha dato il via
alle indagini dell’ecosistema
del Mar Mediterraneo lungo
le coste nordafricane grazie
all’ausilio dei satelliti. E attraverso il telerilevamento di
alcuni parametri, tra i quali
la temperatura della superficie del mare, la trasparenza
dell’acqua, la presenza di sostanze organiche e la concentrazione della clorofilla,
intendono sostenere l’attività
di biologi marini e delle istituzioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto per
migliorate la gestione dei problemi ambientali e la tutela
della biodiversità. Ma di cosa
si tratta? Medina (Marine
Ecosystem Dynamics and Indicators for North Africa) è un
progetto finanziato con 3,5
milioni di euro dalla Commissione europea e coinvolge 12
partner del vecchio continente e nordafricani, tra i
quali l’Agenzia spaziale europea e il Consiglio nazionale
delle ricerche. Come ben
spiega Roberto Pastres, coor-
dinatore del progetto e professore di chimica ambientale all’Università Ca’ Foscari di
Venezia, i satelliti Meris,
Modis, Landsat danno la possibilità di accedere a tutta
una serie di informazioni che,
opportunamente integrate
con dati di campo e risultati
di simulazioni al computer,
consentono di valutare lo
stato dell’ambiente marino e
pianificare opportuni interventi per la salvaguardia
della biodiversità lungo le
coste meridionali del Mediterraneo. Cinque sono i casi studiati e presi in esame dai
ricercatori coinvolti. Il Golfo
di Gabès, in Tunisia, i cui fondali, un tempo, erano ricoperti di Posidonia oceanica, la
più diffusa pianta marina mediterranea, che oggi invece è
in forte declino a causa della
pressione esercitata da industria chimica, turismo e pesca
a strascico. Questa pianta è
molto importante per il funzionamento dell’ecosistema:
ha un ruolo simile a quello
delle foreste sulla terraferma,
ossia mitigano i fenomeni erosivi. In Tunisia è emerso appunto che le distese di
praterie marine di Posidonia
sono state nel tempo distrutte
da diverse azioni antropiche.
Ma non tutto è perduto. Infatti dalla ricerca è emerso
anche che è possibile favorirne la ricolonizzazione del
golfo. E ancora la lente di ingrandimento
di
questo
gruppo di studiosi si è posata
anche sull’ecosistema del lago
costiero Burullus, sulla laguna di Nador in Marocco, sul
golfo di Sirte in Libia e sulla
baia di Bèjaia in Algeria.
Ognuno con una patologia diversa: ad esempio, la laguna
di Burullus è messa fortemente sotto pressione dalle
intense attività di pesca e acquacoltura che stanno degradando l’ambiente, e così via.
Grazie all’elaborazione dei
dati raccolti, il gruppo di ri-
cerca sta mettendo su una
serie di mappe che evidenziano le principali pressioni
antropiche che rischiano di
compromettere l’ambiente
marino. Un monitoraggio continuo e scrupoloso, che potrà
portare benefici alla natura e
a noi stessi, regalandoci paesaggi meravigliosi e preservando tesori inestimabili.
Imballaggi sostenibili: premiato il cartone ondulato
Questo tipo di conservazione diminuisce gli sprechi e preserva la freschezza del prodotto più a lungo
Sostenibilità a 360°, lungo tutta
la filiera produttiva. Quando si
dice “dal produttore al consumatore” si intende ridurre al
minimo (possibilmente azzerare!) l’impatto ambientale rendendo “sostenibile” ogni tappa
del processo. Ruolo fondamentale nella filiera produttiva
svolgono gli imballaggi, i contenitori all’interno dei quali viene
posizionata la merce pronta alla
vendita.
Così, il consorzio Bestack, un
ente no profit promosso all’interno di GIFCO (associazione di
categoria dei produttori di imballaggi in cartone ondulato),
negli ultimi anni ha infatti finanziato la ricerca in collaborazione con il Politecnico di
Milano e con l’Università di Bologna per contribuire a ridurre
l’impatto ambientale e per mi-
gliorare le condizioni igienico
sanitarie dei prodotti alimentari ed in particolare ortofrutticoli.
L’analisi si è concentrata sulle
diverse tipologie di imballaggio
presenti sul mercato e sulle loro
modalità di impiego, analizzando gli specifici flussi logistici
per valutare i rischi di contaminazione e l’impatto ambientale
dei vari tipi di imballaggi. In
particolare è emerso che le cassette in cartone ondulato con
certificazione Bestack hanno i
risultati migliori sia in termini
di impatto ambientale, che di
igiene.
Secondo i ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie
alimentari dell’Università di
Bologna, utilizzare contenitori
di cartone ondulato come packaging per il trasporto della
frutta e della verdura fornisce
un grado di conservabilità del
prodotto fino al 20% superiore
nel caso di prodotti fortemente
deperibili come le fragole.
Inoltre la produzione di cartone
ondulato sembra essere la filiera più sostenibile, prima di
tutto perché utilizza un mate-
riale naturale perennemente
rinnovabile come la fibra vergine di derivazione legnosa, poi
perché le materie prime impiegate hanno sempre più la certificazione di sostenibilità forestale che garantisce i piani di
impianto degli alberi sono superiori ai tagli. In particolare que-
ste certificazioni prevedono che
per ogni albero tagliato se ne
piantino da 3 a 5.
“Quello che a noi interessa attraverso la diffusione di questi
risultati, spiega Claudio Dall’Agata, Managing Director
presso il Consorzio Bestack è
fare cultura. Far sì che le logiche competitive del settore ortofrutticolo si allarghino in
termini di sistema paese e che
considerino sempre più temi
quale la sottolineatura della
provenienza del singolo produttore, della qualità del prodotto
in termini organolettici e di
gusto, della garanzia di igiene,
fino alla massima attenzione
alla sostenibilità. Tutto questo
perché l’Italia continui a difendere la propria offerta di ortofrutta nel mondo”.
I.B.
Adottare soluzioni, tecnologie e progetti che consentano di migliorare la qualità di vita dei cittadini
LE CITTÀ DELLE RETI INTELLIGENTI
Antonio Palumbo
Si stanno affermando nuovi
modelli di “città diffusa”.
Città che si espandono fisicamente e funzionalmente sul
territorio, integrandosi con
altri sistemi urbani e di area
vasta, per dar vita ad organismi insediativi totalmente innovativi, diffusi e fortemente
interconnessi, a tutto vantaggio della sostenibilità.
Obiettivo principale di questo
tipo di città è quello di adottare soluzioni, tecnologie e
progetti che consentano di migliorare la qualità di vita dei
cittadini, favorendo, nel contempo, lo sviluppo dei territori in chiave ecosostenibile.
Le parole d’ordine sono: crescita, coesione e creatività.
Ma che cosa si intende, in
particolare, con l’espressione
“città intelligente”?
Ci si riferisce segnatamente
al concetto secondo cui i nuovi
organismi urbani devono essere capaci di erogare, in misura sempre maggiore, servizi
basati su tecnologie cosiddette “intelligenti”, finalizzati
ad immettere appunto ‘intelligenza’ nella struttura funzionale della città, in modo da
estendere l’efficacia degli
stessi servizi ad un costo inferiore.
Tali capacità possono ora essere applicate ad una molteplicità di funzioni, dal
monitoraggio della produzione di energia elettrica e ottimizzazione del consumo di
acqua ed elettricità alla creazione di un sistema di pedaggio senza barriere o aperto
sulle strade urbane. In aggiunta a questo tipo di capacità,
supportate
dalla
telematica e dalle etichette
RFID, esistono altre importanti tecnologie, quali le centrali elettriche intelligenti, o
Smart Grid, che incoraggiano
una produzione e un’erogazione migliore dell’energia,
software e servizi intelligenti
e reti di comunicazione ad
alta velocità, che collegano
tutte le funzioni alla città, ai
cittadini e alle imprese correlati: sono tutte componenti
del contesto tecnologico generale di una città, quello che
Accenture chiama “infrastruttura intelligente”.
Come sottolineavamo all’inizio, inoltre, uno dei requisiti
che rendono una città davvero
“intelligente” attiene al fatto
che tutte le tecnologie adottate possono divenire efficaci
solo se sviluppate o implementate in modo coordinato
all’interno di sistemi di area
vasta (regioni, nazioni).
Questo fatto è adeguatamente sottolineato dalla responsabile per le fonti
energetiche nuove e rinnovabili, l’efficienza energetica e
l’innovazione della Comunità
Europea, Marie Donnelly:
l’organizzazione della Donnelly pianifica ed esegue programmi come quelli per le
Smart Cities and Smart Communities e per l’Intelligent
Energy Europe, che mira a
realizzare gli obiettivi “20-2020”. Al tempo stesso, tuttavia,
le città devono affrontare
sfide impegnative per poter
integrare e sfruttare queste
tecnologie, lottando contro sistemi obsoleti, generalmente
basati su infrastrutture e tecnologie proprietarie chiuse: in
tal senso, la sfida dell’integrazione riguarda tutto l’insieme
dei servizi e delle attività.
In ultima analisi, la necessità
di integrazione si estende a
tutto ciò che rende la città sostenibile del futuro un luogo
ideale dove vivere.
LA PROGETTAZIONE GREEN DELL’INTERIOR DESIGN
Si tratta di un nuovo modo per ideare e realizzare gli ambienti collettivi
La questione ecologica relativa al riciclaggio e al riutilizzo di componenti e
materiali nella progettazione architettonica non riguarda più soltanto la realizzazione di edifici e strutture, ma, ad
ogni livello, si estende in modo ormai
significativo all’allestimento di ambienti interni, segnatamente per
quanto riguarda la creazione di singolari e sorprendenti showroom.
Tale filosofia green - anche attraverso
un network di aziende innovative e
specializzate, che si sta particolarmente consolidando nel settore del riciclo/recupero - sta riscuotendo grande
successo in tutto il mondo, scelta da
committenti, investitori e progettisti
per realizzazioni che spaziano dalla categoria Luxury fino al migliore Low
Cost Design. Si tratta di un nuovo
modo per ideare e realizzare gli ambienti
collettivi, combinando
le nuove tendenze
dell’architettura e del
design con la ricerca
di soluzioni e materiali
ecosostenibili.
Sono moltissimi i prestigiosi studi di architettura che, in tutto il
mondo, disegnano ambientazioni 100% ecofriendly di nuovi
showroom: l’obiettivo
generale è quello di
staccarsi dai modi tradizionali di creare al-
lestimenti per proporre soluzioni alternative attraverso l’utilizzo di svariati
materiali esistenti abbinati al riutilizzo di materiali basici quali cartone e
polistirolo, gomma, plastica, legno e
metalli ricercati nei contesti industriali locali.
Le varie creazioni, originali ed ecosostenibili, di interior design, studiate in
ogni dettaglio, si propongono di sponsorizzare in modo alternativo i propri
brand, attirando la clientela grazie alla
composizione di spazi sorprendenti ed
emozionanti e, nel contempo, funzionali. In questi ultimi anni, infatti, assistiamo ad una sempre più marcata e
seria presa di coscienza da parte delle
persone nei confronti dei problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e al riciclo: in ragione di ciò, si sta facendo
strada la consapevolezza che l’utilizzare
nei propri ambienti
espositivi elementi di
arredo realizzati con
impatto ambientale
minimo può attirare
le simpatie e ricevere
i consensi di quella
larghissima fetta di
popolazione che ha
già sviluppato una
notevole sensibilità
sull’argomento.
Solo a titolo di esempio, segnaliamo due
progetti
estremamente significativi in
questo settore. Uno è quello per lo
showroom di abiti e accessori Eclaireur di Martine & Armand Hadida:
uno spazio espositivo di 450 mq realizzato a Parigi, nel quartiere di Marais, in Rue de Sévigné. Gli interni
stile green di questo negozio sono stati
allestiti grazie all’utilizzo di ben 2 tonnellate di assi di legno riciclati e di lastre di stampa, con il cui sapiente
accoppiamento è stato creato un effetto
estremamente suggestivo.
L’altro progetto è quello per il Manila
Grace Store, realizzato dallo studio Giraldi Associati in un edificio storico di
Bologna, mediante il ricorso ad una filosofia compositiva esclusivamente incentrata sul recupero del legno,
accoppiato a materiali ugualmente riciclati, quali il ferro, il corten e il
bronzo.
A.P.
L’ospedale pediatrico ad alto comfort
IN SUDAN TRIONFA
IL MADE IN ITALY
Sudan: una zona periferica
della città di Port Sudan,
un’area estremamente povera
con una forte concentrazione di
profughi in fuga dal deserto e
dai conflitti.
Proprio in questo luogo sorge
un presidio ospedaliero pediatrico che rappresenta per
tutta l’area sub-sahariana una
sfida ed un rinnovamento. Il
centro offre assistenza sanitaria gratuita ed accanto a questa funzione fondamentale si è
aggiunto il valore architettonico e progettuale della struttura, realizzata da un team
italiano Tamassociati vincitore
del premio Aga Khan award
for Architecture 2013. Tra le
motivazioni leggiamo “L’ospedale prova a risolvere con ottimi risultati ed una buona
architettura, i temi principali
della contemporaneità: cioè
come realizzare edifici ad alto
comfort con tecnologie semplici
e non costose, in luoghi dalle
condizioni climatiche e sociali
estreme e dove l’energia e l’acqua sono beni preziosi”.
Inorgoglisce certamente questo premio che rappresenta un
importante riconoscimento
all’eccellenza progettuale italiana coniugata ad un contesto
dal forte senso etico.
Il progetto ha utilizzato materiali locali per mantenere i
costi e rispettare la sostenibilità, morfologicamente ha ripreso l’architettura domestica
tipica della zona, arricchendola di un grande giardino irrigato dalle acque reflue: il
verde ha qui anche un significato simbolico enorme : la premessa di una vita migliore per
l’infanzia oltre ad
essere diventato un
luogo centrale per
giocare, incontrarsi,
organizzare il mercato, vivere.
Tecnologie avanzatissime si affiancano al recupero di
tecniche costruttive
tradizionali, mentre
impianti a bassissimo consumo si intrecciano a
sistemi di raffrescamento naturali, creando macchine termiche per ombreggiamento e
ventilazione perfette, semplici
ed efficaci.
“La convivenza tra la migliore
sanità possibile e il miglior approccio ecologico – affermano i
Tamassociati – rappresenta
una delle grandi sfide del futuro, non solo per il continente
africano. L’esperienza africana
ci insegna a immaginare la
semplicità come una sintesi
tra tecnologie moderne e tradizionali, capace di privilegiare
buon senso, durevolezza e misura, in una strategia generale
di riduzione del progetto,
senza perdere di vista l’idea di
benessere. La semplicità come
strategia è stata ed è un modo
per affrontare ogni decisione di
natura tecnologica e impiantistica, che si ripercuote sensibilmente
sui
costi
finali
dell’intervento e sugli oneri di
manutenzione.
Comportamenti volti al risparmio, sommati a una
buona efficienza dell’edificio e
a scelte energetiche appropriate, hanno permesso di
raggiungere performance di
eccellenza”.
E.T.
Intolleranze ambientali: fonti e agenti inquinanti
Brunella Mercadante
Negli ultimi cinquant'anni,
nei paesi industrializzati, si
sta assistendo ad un notevole
aumento di casi di sensibilizzazione verso sostanze chimiche presenti nei prodotti di
uso comune, anche se non
sempre si può parlare di sindrome da intolleranze ambientali e siano diagnosticate
come tali.
La sindrome da intolleranza
ambientale in effetti sembra
svilupparsi da una serie di
fattori; fonti e agenti inquinanti
possono
essere
- Particelle PM10 i cui agenti
inquinanti sono fumo da tabacco, forni a legna e camini,
aria esterna, carte autocopianti, materiali da rivestimento,
fotocopiatrici
,
stampanti.
- Monossido di carbonio (CO)
con agenti inquinanti fumo di
tabacco, fornelli a gas, riscaldamento a gas e a kerosene,
forni a legna e camini.
- Biossido di azoto (NO2) con
agenti inquinanti fornelli a
gas, riscaldamento a gas e a
kerosene, scarichi di autoveicoli, idrocarburi policiclici
aromatici.
- Radon i cui agenti inquinanti sono scarichi di autoveicoli,
fotocopiatrici
e
stampanti.
- Composti organici volatili
(VOCs) con agenti inquinanti
il fumo di tabacco, prodotti
«
Si sta assistendo ad un notevole aumento
di casi di sensibilizzazione verso sostanze
chimiche presenti nei prodotti di uso comune
chimici per la pulizia degli
ambienti e disinfettanti, mobili e prodotti per la casa, materiali
da
costruzione,
materiali isolanti, acqua sanitaria,
fotocopiatrici,stampanti.
- Folmaldeide con agenti inquinanti materiali da costruzione, acqua sanitaria, infissi
ermetici, condiziontori, lampade fluorescenti.
- Fenolo (pentaclorofenolo) cui
agenti inquinanti sono rive-
»
stimenti in legno, prodotti
chimici per la pulizia degli
ambienti e disinfettanti.
- Cloro e piombo con agente
inquinante il riscaldamento a
kerosene.
- Agenti biologici (muffe, fun-
ghi, poliini ecc) con agenti inquinanti
condizionatori,
uomo, animali piante.
- Alcool, fluorocarburi,toluene
i cui agenti inquinanti sono
prodotti chimici per la pulizia
degli ambienti, disinfettanti.
- Antiparassitari con agenti
inquinanti rivestimenti in
legno, piante, aria esterna.
- Absesto con agenti inquinanti materiali isolanti, materiali da costruzione, acqua
sanitaria
- Gas nocivi i cui agenti inquinanti sono colle, resine,
vernici per rivestimento.
- Trielina- benzene con agenti
inquinanti smacchiatori , solventi usati da tintorie
Naturalmente l'azione degli
inquinanti per lo sviluppo di
intolleranze ambientali è determinato e commisurato ad
una serie di altri fattori quali
la scarsa ventilazione degli
ambienti, l'eccessiva secchezza e umidità dell'aria, la
presenza di polvere eccessiva
e l'utilizzo di prodotti per la
pulizia di scarsa qualità, la
scarsa manutenzione di impianti di climatizzazione e
condizionamento , la presenza di miceti negli ambienti e in atmosfera, la
concentrazione di sostanze
chimiche e ovviamente il più
generale inquinamento dell'aria, divenuto negli ultimi
anni uno dei maggiori problemi degli abitanti delle
città.
Dieta dei carboidrati: benessere e gusto a tavola
Le diete iperproteiche sono continuamente oggetto di critiche
Prima di iniziare una dieta è
opportuno sapere cosa può
giovare le funzionalità del nostro organismo e cosa, invece,
può provocare danni e fastidi.
Impegnarsi a trattare con
cura i nostri organi è il primo
step per ottenere da una dieta
dimagrante buoni risultati.
Le diete iperproteiche sono
continuamente oggetto di critiche per i rischi legati alla salute.
Riduzione della funzionalità
tiroidea, affaticamento dei
reni e aumento del colesterolo
cattivo sono solo alcune delle
controindicazioni. E i carboidrati che ruolo giocano in una
sana e corretta alimentazione? La formula chimica del
carboidrato – CH2O – ci fa capire che si tratta di una molecola ricca di acqua. Ergo, è un
alimento che idrata. Idrata
tessuti e muscoli, favorisce la
circolazione sanguigna ed ha
importanti benefici sulla tonicità del derma. Tuttavia una
dieta incentrata su un consumo quotidiano di pasta e
pane non ci aiuterà a raggiungere i risultati desiderati.
Occorre una delucidazione sui
carboidrati giusti da portare a
tavola. Frutta e verdura, cereali integrali e legumi sono
gli alimenti da prediligere.
Occasionalmente la pasta.
Essendo un alimento ottenuto
da farina, è sottoposto ad un
processo di raffinazione che
provoca una perdita significativa di fibre. L’obiettivo prioritario da raggiungere, per
ritrovare la forma fisica di
una teenager, è conquistare
un benessere intestinale. Meglio lavora l’intestino, più facilmente rientreremo nei
nostri jeans preferiti. Quotidianamente è opportuno integrare
la
nostra
dieta
alimentare con circa 110
grammi di carboidrati, suddivisi tra verdure, legumi, pane
e pasta. Privilegiare verdure
e ortaggi, definiti carboidrati
non glicemici – in quanto le
fibre presenti non comportano
un aumento glicemico – rallentano l’assorbimento del
glucosio. Inoltre aiutano a ritrovare la funzionalità dell’intestino. Insomma ripristinano
il motore del metabolismo.
Piccoli accorgimenti possono
fare la differenza. Sostituire il
pane bianco con quello di segalo. Tostare le fette di pane
per contrastare la colite.
Mandorle e noci oltre ad essere buone sono anche un’ottima e più salubre fonte
proteica. Basta a rinunciare
ai nostri piatti preferiti. I carboidrati: energia per l’organismo e nutrimento per la
psiche.
F.C.
Le sete delle meraviglie
San Leucio Capitale mondiale dell’arte serica
Gennaro De Crescenzo
Salvatore Lanza
"Rivolsi dunque altrove le mie
mire e pensai di ridurre
quella Popolazione, che sempre più aumenta, utile allo
Stato, utile alle famiglie ed
utile finalmente ad ogni individuo di esse in particolare
[...]. Utile allo Stato, introducendo una manifattura di
sete grezze e lavorate di diverse specie fin ora qui poco
o malamente conosciute, procurando di ridurle alla migliore perfezione possibile, e
tale da poter servir di modello ad altre più grandi.
Utile alle famiglie, alleviandole de' pesi che ora soffrono
e portandole ad uno stato da
potersi mantener con agio
[...] togliendosi loro ogni motivo di lusso con l'uguaglianza
e semplicità di vestire; e dandosi a’ loro figli fin dalla fanciullezza mezzo da lucrar col
San Leucio
Pillole di storia
travaglio per essi e per tutta
la famiglia, del pane da potersi mantenere con comodo e
polizia". Sono le parole usate
nel 1789 da Ferdinando IV di
Borbone per introdurre le
regole per la manifattura e la
colonia di San Leucio, presso
Caserta, luogo "ameno e separato dal rumore della
Corte". Il progetto era già
stato avviato circa quindici
anni prima, dopo il completamento di quello vanvitelliano della reggia e delle sue
adiacenze voluto da Carlo di
Borbone. A San Leucio, allora,
si prevedono case ("con tutto
ciò che è necessario pe' comodi della vita"), scuole,
parrocchia, organi di governo
e elezioni, diritti e doveri, modalità di assunzione per gli
"artisti esteri", orari di lavoro,
fino alle modalità per i matrimoni e le promesse di matrimonio. Successivamente,
verso il 1860, la Real Fabbrica
di tessuti di seta possedeva
114 bacinelle a vapore , 9 filatoi, diversi incannatoi di
seta grezza, una tintoria con
tre grandi caldaie, diversi orditoi con la capacità di corrispondere ai bisogni di oltre
150 telai in opera, 130 telai
per le sete, 80 per i cotoni.
600 i lavoranti nella comunità: il ciclo produttivo era
completo e andava dall'allevamento del baco da seta ad un
prodotto finito che per la qualità delle trame e dei disegni
fu apprezzato in tutto il
mondo e presso le più grandi
corti europee, dove lo si può
ammirare ancora oggi. Alcuni
antichi setifici sono stati restaurati e altri ancora sono
da restaurare e con essi telai,
strumenti e oggetti vari delle
storiche produzioni seriche
leuciane. Una maggiore valorizzazione di tutto il sito potrebbe essere fondamentale
anche per le seterie ancora
attive, non numerose ma in
grado di esportare prodotti
ancora apprezzati soprattutto
all'estero per la loro tradizionale qualità.
La tradizione delle seterie di
San Leucio, nonostante tutte
le conseguenze che il meridione d’Italia ha subito con
l’unificazione, è sopravvissuta grazie alla presenza sul
territorio leuciano di aziende
seriche che hanno prodotto
fino a pochi anni fa.
All'interno della fabbrica originaria voluta dal grande del
re Ferdinando IV (poi I), c’è
la sede del "Museo della
seta" che conserva ancora alcuni dei macchinari originali
di fine Settecento ancora
perfettamente funzionanti.
È particolare la famosa
“Casa del tessitore”, esempio
di
abitazione
coloniale
d'epoca. L’esperimento “sociale” di San Leucio fu un
qualcosa di avveniristico, un
decennio prima della Rivoluzione Francese esisteva un
comunità che viveva con il
principio dell’uguaglianza e
con i “servizi sociali” o meglio
gli asili nido sul posto di lavoro. Oggi paradossalmente
mancano gli asili nido e
anche i posti di lavoro.
Teggiano, la città museo
Nel castello normanno fu
ordita la Congiura dei Baroni
FUNDRAISING ALLA CHIESA
DI SANT’ANTONIO ABATE
Linda Iacuzio
Nel Vallo di Diano, altopiano
posto a 450 metri sul livello
del mare, a sud della Campania e al confine con la Basilicata, tra i comuni di notevole
importanza storica, religiosa,
artistica e monumentale vi è
Teggiano.
La cittadina, che nel IV secolo d.C. assunse la denominazione di Dianum, poi
Diano, da cui deriva il nome
del Vallo, è di antichissime e
incerte origini. Essa conserva
testimonianze storiche e archeologiche di epoca arcaica,
romana e medievale, tra le
quali resti di mura megalitiche e di fortificazioni angioine e aragonesi.
Teggiano, importante centro
durante il periodo romano, fu
teatro, in epoca medievale, di
un famoso avvenimento storico.
Nel castello normanno dei
Principi Sanseverino, oggi
Castello Macchiaroli, fu ordita nel 1485-1486 la Congiura dei Baroni, capeggiata
soprattutto da Antonello Sanseverino, contro Ferdinando I
d’Aragona.
Il maniero, che aveva fama di
essere inespugnabile, non fu
difatti preso nemmeno durante l’assedio del 1497 da
parte dell’esercito dell’allora
re Federico I d’Aragona, che
offrì e ottenne la resa dal
principe di Sanseverino.
Oltre al castello, dal quale si
gode la vista di tutta la valle,
è da menzionare la Chiesa di
S. Maria Maggiore, Cattedrale della Diocesi TeggianoPolicastro.
Inaugurata e aperta al culto
nel 1274, si ipotizza che esistesse fin dai primi tempi cristiani. Ricostruita in seguito
ai danni del terremoto del
1857, conserva, dell’impianto
precedente, il portale, realizzato dall’architetto Melchiorre di Montalbano, datato
tra la fine del 1200 e l’inizio
del 1300, così come il pulpito,
opera dello stesso Melchiorre,
autografato e datato al 1271.
Tra le pregevoli sculture e tra
le quattro tombe presenti all’interno della chiesa, si conserva il monumento funebre
di Enrico Sanseverino, Gran
Connestabile del Regno di
Napoli, opera della bottega
Una messa per l’arte
Domenico Matania
scultorea di Tino da Camaino.
Nell’ex chiesa di S. Pietro, di
epoca angioina, sorta sui ruderi di un antico tempio dedicato al dio Esculapio, è
ospitato il Museo Diocesano.
Teggiano è sede di altri tre
musei: il Museo delle Erbe
dove si conservano semi, erbe
e piante, utilizzate dalla sa-
pienza popolare e tramandate da generazioni; il Museo
degli usi e delle tradizioni,
dove sono esposti strumenti e
oggetti utilizzati dagli antichi
artigiani della zona, ricostruzioni di ambienti di vita familiare e fotografie d’epoca;
infine il Museo di San Cono,
monaco benedettino e santo
patrono della città.
Mentre il Comune di Napoli porta avanti iniziative “dal
basso” come l’ormai celebre “Adotta un’aiuola”, don Alessio
Mallardo, sacerdote presso la parrocchia di Sant’Antonio
Abate, si è fatto promotore di un progetto altrettanto lodevole
ed interessante. Complice il pessimo stato delle opere d’arte
presenti all’interno della parrocchia sita in via Foria, don
Alessio ha dato vita ad un’iniziativa di fund-raising con lo
scopo di accumulare fondi per restaurare le opere e salvarle
dall’incuria. Finora, in particolare, è stato messo a punto il
restauro di un’opera pittorica del Trecento raffigurante la
crocifissione con Sant’Antonio ai piedi del Cristo. Per far
fronte alla continua mancanza di fondi utili alla conservazione dell’arte, don Alessio e la comunità di Sant’Antonio
Abate hanno pensato di riservare le offerte di ogni ultima domenica del mese alla raccolta fondi per l’arte. L’iniziativa dal
nome “Una messa per l’Arte” è riuscita a coinvolgere la IV
Municipalità del Comune di Napoli e la stessa Soprintendenza, grazie alla quale è stato possibile chiamare in causa
validi restauratori di opere d’arte. La Chiesa di Sant’Antonio
Abate affonda le sue origini in epoca medievale; negli ultimi
secoli la struttura ha avuto una storia molto travagliata, fino
a diventare addirittura sede di un’officina per fabbro. Molte
delle opere di assoluto valore artistico presenti all’interno
sono andate perdute sia perché abbandonate all’incuria del
tempo, sia perché trafugate dalla parrocchia. Pertanto l’iniziativa del giovane sacerdote assume un valore tanto più emblematico e simbolico. Anche il Presidente della IV
Municipalità Giovanni Parisi ha espresso la soddisfazione
estrema per il risultato ottenuto. L’obiettivo è quello di proseguire con l’iniziativa per restaurare anche un altro affresco
di Sant’Antonio Abate che necessita di un intervento urgente
ed in seguito due statue del Cinquecento. E perché non prendere spunto da “Una messa per l’Arte” per portare avanti iniziative simili anche in altre realtà ...
Giuseppe Ungaretti a Napoli
Lorenzo Terzi
Nel 1995 l’editore napoletano
Alfredo Guida pubblicò un
estratto de Il Deserto e dopo
(1961) di Giuseppe Ungaretti,
opera in cui il grande poeta nato nel 1888 ad Alessandria
d’Egitto da genitori lucchesi aveva rielaborato, “a lume di
fantasia”, le prose d’arte e di
viaggio. Gli scritti estrapolati
nell’edizione Guida e curati da
Francesco Napoli presero il titolo di Viaggio nel Mezzogiorno,
anche se la raccolta non comprende le pagine dedicate alla
Puglia.
Lo sguardo di Ungaretti su Napoli rivela una straordinaria
potenza evocativa. La parola,
come accade solo ai grandi ta-
lenti poetici, si fa luce e colore.
Sotto la data del 3 luglio 1932,
per esempio, l’autore descrive
così l’ambiente del porto: “braccia muscolose, calzoni rimboccati, gambe pelose, piedi scalzi,
sudore, mescolanza di urla
meccaniche e umane che portano via l’anima, e la violenza
impassibile delle pietre geometriche che afferrano il mare
come una testolina geometrica
da spaccare (uocchie che accarezzano nelle loro ombre d’antenne e di carene le mani di
Otello)”. Le due piazze contigue
del Carmine e del Mercato appaiono, poi, a Ungaretti “luoghi
sinistri ed epici”, a causa delle
tragedie che nel corso della storia vi hanno avuto luogo come
in un enorme scenario. “Epici e
sinistri” sì, ma anche “pazzi di
gioia”; entrando in piazza Mercato, il poeta si avvicina ai banchi dei pescivendoli che,
“novelli Persei”, “tuffano le
braccia nude nei catini, pieni di
polipi grossi una bracciata” e,
“con un grido tenorile accorato”, li offrono agli avventori.
Tra questi lo scrittore nota una
giovane e procace popolana intenta a contrattare sul prezzo,
la quale a un certo punto prorompe in uno scoppio di voce
“così ridente e voluttuoso che la
piazza, illuminata a strappi da
un gran sole”, sembra cadere
più a fondo in sé e assumere un
aspetto ancor più malinconico.
Un altro particolare stupisce
Ungaretti, tanto da fargli invocare la presenza dei pittori di
nature morte: “Con due filze
verticali di quei crostacei che
chiamano cozziche […], qualche fronda di limone, uno o due
limoni e, nel centro, l’interna
spirale carnicina d’una conchiglia da cammei, un pescivendolo sa disporre la sua merce in
modo incantevole”.
Sale: un condimento
nemico della salute
Il sale da cucina è il principale responsabile dell’aumento della pressione arteriosa
Fabiana Clemente
Secondo
l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, la
quantità di sale che potremmo
assumere quotidianamente è
di circa 5 grammi. Tuttavia
questo limite è statisticamente
oltrepassato da tutti. La maggioranza dei cibi preconfezionati contiene già una certe
dose di sale, che addizionata a
quella che aggiungiamo per
condire i cibi, raggiunge livelli
davvero elevati. Il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della
Salute ha stabilito che un individuo adulto maschio consuma
in media 11 grammi di sale al
giorno. Per contro, la donna ne
consuma circa 8.5 grammi. Ma
in che modo può incidere sulla
salute? Quali gli alimenti portatori sani di sale? Il sale da
cucina – cloruro di sodio – è il
principale responsabile dell’aumento della pressione arteriosa, a sua volta imputata
dell’insorgere di patologie renali e cardiovascolari. Ergo, si
consiglia a coloro che soffrono
dei problemi citati o che, sono
geneticamente predisposti, di
limitare in modo significativo
l’apporto di sale e dei cibi in cui
l’ingrediente è presente in eccessive quantità. L’American
Heart Association ha effettuato una ricerca ad hoc, rilevando e rivelando quali
alimenti tenere a debita distanza. Brutte notizie per gli
amanti del pane. Ebbene ri-
sulta essere il primo alimento
sotto accusa. Anche la pizza
non è, per così dire - un’alleata.
Dopo aver mangiato due fette
di pizza abbiamo raggiunto la
quantità massima consigliata.
A seguire i salumi, la cui lavorazione richiede l’impiego di ingenti quantità di sale. Ecco
spiegata l’irrefrenabile sensazione di dover bere dopo
rende, grissini, creakers. Insomma il sale si insinua un po’
ovunque, anche in quei prodotti famosi per il ridotto quantitativo
di
sodio.
Raccomandare di ridurlo non
può che apportare anche dei
benefits estetici. Il sale è responsabile, infatti, di trattenere i liquidi dando forma così
a depositi adiposi. In altre pa-
averne consumata una porzione. Carne, minestre pronte,
dadi vegetali e non, salse preparate, cibi in scatola quali
tonno, mais, condimenti per
riso e pasta, ma anche me-
role, la cosiddetta buccia
d’arancia. Salute e bellezza
possono trarne giovamenti dall’eliminazione del sale a tavola.
Uno stile sano inizia dal condimento.
Le custodie per smartphone
“fai da te”
Calzini vecchi, borse, libri tubi di bici e nastro adesivo sono
preziosi se stai cercando qualcosa per racchiudere e proteggere il tuo amato iPhone. Possiamo utilizzare materiali di
recupero per costruire una particolare custodia fai da te per
il nostro smartphone! Come? Vediamo. Borse e vestiti:
prima di abbandonare per sempre la tua borsa o i tuoi vecchi vestiti, considera l'idea di come poterli trasformare.
Anche le calze vanno benissimo, sono molto versatili, si potrebbe sperimentare il loro utilizzo ricavandone oggetti
come delle collane! Tra l'altro per far sì che diventino una
custodia per smartphone non avrete nemmeno bisogno di
una cucitura laterale. Basta usare la parte "tubo", cucire il
fondo, e aggiungere un bottone o una chiusura lampo nella
parte superiore. Tessuti vari ed eventuali: tappezzeria, vecchi cuscini, coperte, ecc, sono i tessuti più rigidi e sono perfetti! Una volta che hai recuperato il tuo materiale, un po'
di taglio e cucito, e se ti va qualche applicazione, magari di
bottoni o perline, per decorarlo. Libri: è possibile utilizzare
un notebook di piccole dimensioni o altri piccoli libri per fare
qualcosa di simile a un libro con vano segreto, così il tuo
smartphone sarà al sicuro tra le pagine della cultura. Cartone:un ottimo modo per riciclare. Se prediligi la funzione
sulla forma, andrà benissimo e avrai molto di cui parlare
con i tuoi amici. Nastro adesivo:ci si può fare alcune cose
piuttosto interessanti con questo fissativo industriale. Al
giorno d'oggi, del nastro adesivo è disponibile in tantissimi
colori divertenti e fantasiosi. Cravatte:fare una custodia per
iPhone con una cravatta vecchia è una delle soluzioni più
belle ed originali per le caratteristiche di semplicità, funzionalità e versatilità, a seconda della parte che si usa.
F.S.
Let’s think, l’integrazione sociale attraverso l’arte
L’associazione culturale let’s
think ha presentato il progetto
un ponte oltre i muri durante
un aperitivo con tanto di dj set
nel parco del Poggio. Socializzazione ed integrazione sono
stati favoriti attraverso la musica, l’arte, l’allegria di chi ha
contribuito. Il progetto “un
ponte oltre i muri” nasce dalla
voglia di riqualificare i non luoghi della nostra città per riscattarli dal degrado e dalla
devianza facendoli rifiorire attraverso l’arte e la cultura per
restituirli ai cittadini sotto
forma di luoghi di aggregazione
per poterli condividere e socializzare con gli altri. Il progetto
prevede la partecipazione attiva dei minori a rischio segna-
lati dal tribunale dei minori di
Napoli e dei diversamente abili
del territorio. L’arte diventa lo
strumento di socializzazione e
di rivendicazione dei diritti
umani nel rispetto della diversità culturale, fisica e ambientale. L’estro dei minori e dei
diversamente abili diventa la
forma di comunicazione sociale
per comunicare tali valori. Un
ponte oltre i muri è un percorso
itinerante finalizzato alla colorazione del ponte della metropolitana di Chiaiano e
dell’ingresso esterno della stazione di via Emilio Scaglione.
Dopo Chiaiano si procederà con
i muri della fermata dei colli
Aminei lungo via Saverio
Gatto. Oltre i muri dell’indifferenza, dell’ipocrisia, del degrado, dell’abbandono, della
paura, dell’egoismo, della corruzione. Per la colorazione dei
muri delle metropolitane sono
in corso d’opera laboratori di
pittura con i minori diversamente abili di altre associazioni
locali. Hanno come obiettivo la
diffusione della psicologia e la
diffusione della cultura in
Campania. Questo progetto ha
come finalità il recupero di
spazi urbani attraverso una
crescita educativa e psicologica,
trasmette emozioni attraverso
l’arte. Oltre i muri del pregiudizio e della burocrazia il progetto unisce i giovani di tutti i
quartieri con un obiettivo comune. Oltre i muri della convenzionalità
ricorda
che
possono essere superati i pregiudizi nei confronti dei disabili
e del disagio.
S.A.
Per un futuro green…liscio come l’olio!
Riciclare l’olio da frittura per un bioasfalto sostenibile
Cristina Abbrunzo
L’olio da frittura e gli altri olii
esausti non vanno buttati nei lavandini perchè finiscono nelle
falde acquifere dove formano
una pellicola al di sotto della
quale niente può rimanere in
vita dato che impedisce gli
scambi di ossigeno fra aria e
acqua. L’olio “esausto” (arrivato
a una temperatura di oltre
200°C) si trasforma chimicamente, diventando un fluido
denso e appiccicoso difficile da
smaltire. Dunque, che farne? Le
soluzioni proposte iniziano ad
essere tante. Dopo l'idea di utilizzarlo come carburante per alimentare gli aerei, l'ultima
trovata viene da Haifang Wen,
professore di Ingegneria Civile
della Washington State University, che ha ideato una tecnologia per produrre l'asfalto
utilizzando proprio tali scarti
della cucina. Sostituire il petrolio greggio usato tradizionalmente per la copertura del
manto stradale con il rifiuto per
eccellenza delle cucine ha dato
come risultato un bioasfalto sostenibile che, secondo il suo
ideatore, non ha nulla da invidiare al suo lontano parente a
base di petrolio. Meno petrolio
da utilizzare e un nuovo modo
per smaltire un rifiuto “ingombrante” come l'olio della frittura:
vantaggi duplici dall'idea del
prof. Wen, che è più vicina alla
realtà di quanto si possa imma-
ginare. Nel prossimo futuro, gli
automobilisti di Washington potrebbero essere i primi a guidare
su strade e autostrade pavimentate con asfalto a base di olio da
cucina. Al vaglio l’ipotesi di fare
una prova su strada entro
l'estate del 2014, probabilmente
per almeno un quarto di miglio
(circa 400 metri). Di fronte ai
prezzi crescenti del petrolio, alle
nuove normative ambientali e ai
cambiamenti nel processo di raffinazione del greggio, l'asfalto
sta diventando sempre di più
una merce rara e costosa. Realizzato dal residuo lasciato dallla produzione di benzina,
plastica e altri materiali,
l'asfalto costa ancora 700-800
dollari per tonnellata (€ 509582), secondo le stime del Prof.
Wen:“Ogni anno negli Stati
Uniti , usiamo circa 30 milioni
di tonnellate di asfalto per le
strade”. Secondo l'esperto, nell'ultimo decennio l'industria dell'asfalto verde ha iniziato a dare
i suoi frutti. È accaduto in Iowa,
dove un team di scienziati ha
creato un bioasfalto a base di
mais e dal residuo rimasto dopo
la produzione di etanolo. In
North Carolina, ha avuto la
stessa sorte il letame di origine
suina.
Il legante bituminoso, ossia il
collante appiccicoso che tiene
pietrisco e sabbia per formare la
pavimentazione, rappresenta
solo circa il cinque per cento dell'asfalto finale, che viene distri-
buito dal rullo compressore creando nuove corsie e viali. Dopo
quattro anni di lavoro insieme
ad un chimico e “regolando la ricetta,” Wen è finalmente riuscito a creare il suo asfalto
verde, pari a quello prodotto col
petrolio.
E la sua attività è stata seguita
con interesse dalle agenzie stradali federali e statali.
Buoni propositi, dunque, per un
futuro green…liscio come l’olio!
umano sono fondamentali.
Una green city riscaldata con gusci di pistacchio
Dalla Turchia un’idea originale per vivere verde
Non solo sono utili contro l’ ipertensione
e lo stress, i pistacchi, o meglio le loro
"bucce", possono essere riutilizzati anche
come "combustibile" per riscaldare interi
edifici. Sì, proprio così… Gusci di pistacchi per riscaldare una intera città e costruire in questo modo case ecologiche
Accade nella Turchia del Sud, in un'area
di 3.200 ettari tra la città di Gaziantep e
Kilis, al confine con la Siria, dove si sta
creando una vera e propria Green City.
Qui il pistacchio la fa da padrone: Gaziantep, infatti, è la terza città produttrice al
mondo di pistacchi della varietà Antep,
ad oggi una delle principali fonti di guadagno economico della regione. L'idea l'ha
avuta la società d'ingegneria francese
Burgeap, che del piccolo prezioso frutto
ha deciso di non buttare via niente e ha
pensato di sfruttare i gusci dei pistacchi,
per bruciarli e produrre energia pulita in
loco. Gli ingegneri francesi hanno in pratica capito che i gusci del pistacchio di
Antep con il loro potere calorifico di 19,26
Megajoule per chilogrammo rappresentano la fonte di energia che meglio si può
utilizzare nella zona. Secondo Burgeap,
infatti, questo valore calorifico della biomassa prodotta dai pistacchi basterebbe
a riscaldare ben 55 ettari di edifici pub-
blici. Ebbene, entro il mese prossimo la
municipalità di Gaziantep dovrebbe ricevere lo studio di fattibilità del progetto,
per poi passare alla fase operativa che potrebbe concludersi in soli 5 anni.
Il responsabile dell'energia di Gaziantep,
Aysegul Tekerekoglu, ha spiegato che la
città sarà un modello anche per altre pratiche green, come l'uso dei pannelli solari,
il corretto smaltimento dei rifiuti e la raccolta e il recupero delle acque piovane. In
attesa che l'ambizioso progetto prenda
corpo, a Gaziantep la rivoluzione ecologica è già cominciata da tempo, con la costruzione di una serie di bioarchitetture
ad alta efficienza che hanno già ricevuto
premi e riscosso interesse a livello internazionale. Via alla svolta green della
Turchia, dunque. E largo al signor PistacC.A.
chio.
L AVORO E PREVIDENZA
La riorganizzazione della spesa
Eleonora Ferrara
I buoni propositi del premier si
stanno concretizzando. A maggio, è previsto in busta paga, per
i dipendenti con reddito tra otto
e ventiseimila euro lordi, un
bonus pari adottanta Euro.
Renzi, grazie alla riorganizzazione della spesa, sembra essere
veramente soddisfatto, diriuscire a smentire tutti coloro che
hanno sempre remato contro.
Infatti, il Presidente del Consiglio, finita la lunga riunione, ha
esclamato “Sono felice, abbiamo
smentito i gufi. Diamo gli 80
euro in busta paga fin dal mese
di maggio. Il taglio all'Irpef è
strutturale e riduciamo l'Irap
del 10%. ". Pare che non ci siano
stati tagli alla Sanità, e questo
è veramente consolante.
A questo punto, la frase "Stiamo
dando agli italiani qualcosa che
è degli italiani. E lo facciamo
stringendo la cinghia alla politica e allo Stato che in questi
anni hanno speso troppo", può
perfino riempire il cuore di
tanta soddisfazione. Inoltre,
Renzi ha soggiunto"C'erano due
ipotesi, la prima dare 10 miliardi a 10 milioni di persone
come annunciato a marzo; la seconda prevedeva l'allargamento
agli incapienti con una riduzione del bonus. Ma abbiamo
scelto di mantenere la prima opzione per coerenza.".
Il fatto che l’aumento arrivi
sotto forma di bonus, implica
che non sianomodificate le aliquote IRPEFed al contempo,
che non sussista nessun intervento sui contributi. Le coperture necessarie a finanziare
l'operazione ammontano a 6,9
miliardi per il 2014, che diventano 14 miliardi alla fine dell'anno prossimo. La garanzia
delle coperture deriverà da una
stretta alla spesa pubblica,
anche mediante il taglio agli stipendi dei dirigenti dello Stato,
dei militari e dei magistrati.
In effetti, il premier auspicando
un Paese più equo, asserisce che
si vive benissimo anche con ventimila euro al mese, con l’abbassamento del tetto massimo, da
trecentoundicimila a duecentoquarantamila EURO, e precisa
che " Per le società non quotate
sarà così da subito, per le quotate proporremo il tetto alla remunerazione dei presidente
nelle assemblee degli azionisti.
Sarebbe bello se anche le Camere si adeguassero.".
Renzi sottolinea la serietà del
provvedimento: "Siamo stati
prudenti sulle stime delle coper-
ture. Qui non ci sono tagli di
nessun tipo, ma soldi che entrano nelle tasche degli italiani.
Con gli 80 euro inizia una rivoluzione strutturale per il
Paese.". Il Presidente del Consiglio ha confermato, infine, che le
misure per il prossimo anno saranno inserite nella legge di
Stabilità. A tal proposito, ha
spiegato il ministro dell’Economia Padoan, che “ per le coperture non c'è problema. Anzi,
avremo un margine di spesa, 4
miliardi per nuovi interventi: il
sogno di chiunque faccia politica
economica". Non resta, quindi,
che augurarsi con il premier che
nelle altre capitali della Unione
Europea si dica “Finalmente
l’Italia è tornata in Europa da
protagonista”.
Naturalmente, ciò è possibile,
anche in considerazione della
tabella di marcia dell’esecutivo
per i prossimi sei mesi con un
nuovo intervento sulle tasse con
il "quoziente familiare" da inserire nella delega fiscale alla riforma della giustizia, civile e
penale e con l’abolizione di qualsiasi legge ad personam, intervenendo anchesui Tar dato che
"il loro sistema non funziona.
Viaggio nelle leggi ambientali
RIFORMA DELLE AGENZIE
AMBIENTALI
Sono passati ormai quasi dieci anni e
tre legislature dalla presentazione delle
prime proposte di riforma del
sistema delle agenzie ambientali, istituite venti anni fa,
Legge n.61 del 1994, in seguito
all’esito del referendum popolare. Il 23 aprile scorso, trasmesso dalla Camera, è
approdato al Senato, il disegno
di legge “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la
protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore
per la protezione e la ricerca
ambientale. Il testo introduce i
Lepta, ovvero i livelli essenziali
di prestazioni tecniche ambientali, che rappresentano gli
standard qualitativi e quantitativi che devono essere garantiti in modo omogeneo in tutto
il territorio nazionale per
quanto riguarda le attività che
il Sistema nazionale è tenuto ad assicurare, anche ai fini del perseguimento
degli obiettivi di prevenzione collettiva
previsti dai livelli essenziali di tutela
sanitaria. Obiettivi del provvedimento
è un riordino delle agenzie per la protezione dell’ambiente: rafforzare il sistema dei controlli ambientali in Italia,
dare certezza ai cittadini e alle imprese,
difendere l’ambiente e la salute, produrre un’economia più avanzata e pulita. Il Sistema nazionale delle agenzie
ambientali contribuisce, inoltre, al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo
sostenibile e alla piena realizzazione del
principio del chi inquina paga.
La proposta legislativa all’esame dell’Assemblea rappresenta uno strumento concreto
per rafforzare la capacità delle
istituzioni ambientali di lavorare insieme, di mettere in comune esperienze e buone
pratiche, di creare una rete moderna di laboratori altamente
specializzati, di condividere sistemi informativi a beneficio
della conoscenza dei cittadini e
a supporto delle decisioni pubbliche. Il Parlamento ha dunque l’opportunità di mettere a
disposizione del Paese una
legge che dà maggiore credibilità ed autonomia alle istituzioni ambientali e che, per
questa via, contribuisce concretamente a riattivare quel circuito di fiducia tra i cittadini e
le istituzioni pubbliche, che è alla base
della forza, dell’autorevolezza e della vitalità stessa della democrazia.
A.T.
L’AGRICOLTURA FAMILIARE PUÒ SFAMARE IL MONDO
LO SCANDALO DELLA DISEGUAGLIANZA È PORTATORE DI INGIUSTIZIA
Andrea Tafuro
Nell’enciclica Evangelii gaudium, Papa Francesco usa il termine diseguità per riassumere
lo scandalo della diseguaglianza
connesso alla sperimentazione
dell’ingiustizia. Non ho tutto
l’acume dei cattolici perfetti, ma
secondo me Francesco ha voluto
evidenziare lo scandalo delle
mille forme di esclusione, di dolorosa miseria, materiale, morale e spirituale in cui è finito il
nostro bel mondo. Certamente
per affrontare la crisi possiamo
servirci di analisi sociologiche
ad alta precisione statistica, tuttavia, finché non ci schiereremo
dalla parte della dignità della
persona, faremo solo accademismo e fastidioso paternalismo!
Nel frattempo che partorivo
questi profondi pensieri, mi è
capitato di leggere l’ultimo rapporto di Oxfam, Working for The
Few (Lavorare per pochi) e scopro che su questo delizioso e
confortevole pianetino ci sono
85, dico ottantacinque, esserini
umani che posseggono il 50, dico
il cinquanta per cento della ricchezza posseduta dall’altra
metà del mondo. Cioè lo zerovirgola-moltissimi-zeri-virgolauno è fornito di una ricchezza
pari a quella di tre miliardi e
mezzo di persone. Proviamo a
fare un grafico e scopriamo che
in qualunque paese del mondo
della povertà dei moltissimi più
poveri. Negli ultimi trent’anni la
parte di ricchezza detenuta da
pochi è aumentata ovunque e la
quota di povertà distribuita tra
tutti gli altri,è aumentata a dismisura. Evviva come sono felice! La lotta di classe esiste
ancora, non si è fermata un attimo… ma i nababbi miliardari
hanno vinto dieci a zero, supercoppa, giro di campo e champagne negli spogliatoi, questa è la
loro risposta al mito di cartone
che ci propinano da decenni: ”Se
aumenta la ricchezza diminuisce la povertà, il ricco darà da
lavorare e migliorerà le condizioni dei poveri”.
Boutade (battuta di spirito), poiché come ci dicono le cifre i ricchi sono più ricchi e i poveri più
poveri e più numerosi. Poveri di
tutto il mondo unitevi il tempo
della Sovranità Alimentare è arrivato!
Il 2014 è l’Anno internazionale
dell’agricoltura
familiare,
un’iniziativa proposta da più di
360 organizzazioni della società civile. La sua celebrazione mondiale, sostenuta
dalla FAO e dichiarata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, punta a innalzare
il profilo dell’agricoltura familiare richiamando la debole attenzione dell’opinione pubblica
internazionale sul suo contributo alla lotta contro la fame e
AGRICOLTURA FAMILIARE le parole‐chiave
Diritti
alla terra, al cibo, a una vita dignitosa
SicurezzaeSovranitàAlimentare
adozione di obiettivi politici specifici a difesa della produzione di cibo
Sviluppo economico
accesso al credito, a mezzi di produzione, al mercato
Biodiversità e filiere locali
varietà tradizionali, naturalmente migliorate
Ambiente
tecniche per contrastare l’erosione delle terre e la desertificazione,
coltivazioni sostenibili
Resilenza
la capacità della comunità di anticipare, rispondere e riprendersi dai
cambiamenti climatici e dalle cause dell’insicurezza alimentare per
uscire gradualmente dalla fame e dalla povertà
Legamisocialievaloreaggiunto
spesso generato dal lavoro delle donne
Nutrizione sana
i bambini malnutriti non saranno mai adulti autonomi, il loro sviluppo
fisico e cognitivo è compromesso con effetti itrreversibili
c’è una rappresentazione con
due linee ben distinte: una
schizza verso l’alto, ed è la quota
di ricchezza dei pochissimi
super-ricchi, l’altra precipita
verso il basso, ed è l’aumento
la povertà, alla sicurezza alimentare, al miglioramento delle
condizioni di vita e alla protezione dell’ambiente e della biodiversità. La questione è
significativa non solo nei paesi
del sud del mondo, ma anche
per l’Europa, che ha attivato
consultazioni e tavoli di approfondimento sul tema.
Sono lontani i tempi in cui pensando all’incubo atavico della
fame era comodo rifugiarsi col
pensiero in paesi lontani, magari in Africa, sebbene anche in
Italia il problema non sia mai
stato del tutto cancellato. Come
dimostrano i dati diffusi dal
Banco alimentare, la fame abita
sempre più tra noi, anche nelle
regioni dove la qualità della
vita, nonostante la crisi, si è
mantenuta più alta che altrove.
Come afferma la FAO, oltre
840milioni di persone nel
mondo soffrono la malnutrizione, la preoccupazione maggiore di una persona su otto è
riuscire a fare almeno un pasto
al giorno. Il dogma secondo cui
basta aumentare la produzione
per arrivare alla sicurezza alimentare è in parte sbagliato, o
meglio insufficiente, a spiegare
il tutto. Il nodo vero è come debellare la povertà e quindi come
garantire un più equo accesso al
cibo. Dei progressi ci sono, l’impegno di tutti noi sta portando
dei risultati concreti. Nel 1990
le persone malnutrite nel
mondo erano oltre 1 miliardo,
un miglioramento di questa situazione c’è stato, grazie ad una
serie di misure adottate a livello
internazionale e locale, compresi i progetti di sviluppo delle
Ong. Restano, però, irrisolte alcune questioni fondamentali,
prima fra tutte quella che ruota
attorno al problema degli agro
combustibili, cioè combustibili
prodotti a partire da piante, prodotti agricoli e forestali, essi si
presentano come una risposta
alla scarsezza di combustibile
fossile e al riscaldamento globale. Senza dubbio, molti scien-
ziati e istituzioni oggi riconoscono che questa fonte di energia avrà effetti limitati se non
addirittura dannosi per l'ambiente. Senza dubbio, il mondo
economico sta spingendo verso
questo nuovo mercato che entra
direttamente in competizione
con i bisogni alimentari delle popolazioni. Gli agro combustibili
industriali sono una assurdità
economica, sociale e ambientale,
il loro sviluppo deve essere arrestato e la produzione agricola
deve direzionarsi verso l'alimentazione. La seconda questione
riguarda i costi dei prodotti agricoli. I prezzi record registrati in
tutto il mondo colpiranno i consumatori, ma contrariamente a
quello che si può pensare, di tale
cosa non ne beneficeranno i produttori, i contadini vendono i
loro prodotti a prezzi molto
bassi rispetto a ciò che pagano i
consumatori. Veramente pensate che i prezzi degli alimenti
si abbassano se i prezzi dei prodotti agricoli diminuiscono?
Forse non sapete che le grandi
compagnie sono in grado di immagazzinare grandi quantità di
alimenti e di immetterli sul
mercato quando i prezzi sono
alti. Di fronte alle prospettive
dell'aumento della popolazione
mondiale fino al 2050 e alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici, nei prossimi
anni il mondo dovrà produrre
molti più alimenti e i contadini
sono in grado di assumersi questa responsabilità come hanno
già fatto nel passato, nei fatti la
popolazione mondiale si è raddoppiata nel corso degli ultimi
50 anni e i contadini hanno aumentato ancora più rapidamente la produzione di cereali.
Per evitare una maggiore crisi
alimentare, i governi e le istituzioni pubbliche devono adottare
obiettivi politici specifici che
proteggano la più importante
produzione di energia del
mondo: il cibo! L'Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare deve favorire discussioni di
ampio raggio ed una cooperazione a livello nazionale, regionale e globale per aumentare la
consapevolezza e la comprensione delle sfide affrontate dai
piccoli produttori e per aiutare a
identificare modi efficaci per sostenerli.
Il modo più efficace per sconfiggere la carestia e la malnutrizione è la produzione di cibo
vicino al consumatore, opera
esclusiva dell’agricoltura a livello familiare, non dei grandi
investitori itineranti. Per valorizzare il lavoro di milioni di famiglie di agricoltori in tutto il
mondo è quindi necessario che i
paesi assicurino l’accesso alla
terra, all’acqua, al mare e ad
altre risorse naturali, riconoscendo il diritto dei popoli a produrre il proprio cibo. Sia nel
mondo sviluppato che nei paesi
in via di sviluppo, oltre 500 milioni di aziende agricole a conduzione familiare (definite come
aziende che si basano principalmente sui membri familiari per
lavoro e gestione) producono
cibo per sfamare miliardi di esseri umani.
In molti paesi in via di sviluppo,
quelle a conduzione familiare
rappresentano in media l’80 per
cento del totale delle aziende
agricole, eppure i membri di
quelle stesse famiglie divengono
vittime dell’ insicurezza alimentare a causa di un accesso limitato a risorse naturali, politiche
e tecnologiche.
Partecipa al dibattito inviando
un commento all’indirizzo:
[email protected]
Foto di Fabiana Liguori
27 aprile 2014 - Pastorano (CE) - 10a edizione di “Fiera agricola”
Coltiviamo la ripresa!