Revisione gen. 2015 Metodi di integrazione delle Equazioni Differenziali Ordinarie Lineari del 2.o ordine a coefficienti variabili Claudio Magno www.cm-physmath.net CM_Portable MATH Notebook Series™ Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – Jacopo Francesco Riccati (1676-1754) 1 Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 2 Riduzioni classiche di integrazione La forma normale dell’equazione differenziale ordinaria del 2.o ordine lineare, a coefficienti variabili, omogenea, ordinata vs. le derivate decrescenti della funzione incognita x ֏ y (x ) , è y ′′ + p (x ) y ′ + q (x ) y = 0 , (1) dove p e q rappresentano funzioni note, continue in uno stesso intervallo I ⊆ R . Si dimostra che, per la determinazione dell’integrale generale dell’Eq. (1), quando ne sia già noto un integrale particolare y 1 (x ) ≡/ 0 , un secondo integrale particolare linearmente indipendente da y 1 (x ) è propagato da qualsiasi x 0 ∈ I , con la formula à-la Lagrange-Picard [1, 2, 7, 8, 10, 12] t x ⌠ e − ∫ x 0 p (u )du y 2 (x ) = y 1 (x ) dt . (y 1 (t ))2 ⌡x 0 (2) Casi particolari: alternative all’Eq. (2) 1 2 3 Se p (x ) ≡ (ax + b )/ψ (x ) ∧ q (x ) ≡ − a /ψ (x ) , ψ ≡/ 0 in I (i.e., ≡/ funzione generalmente nulla in I ), allora, un integrale particolare dell’Eq. (1) è y 1 (x ) = ax + b ; se ∃ η ∈ R tale che η 2 + η p (x ) + q (x ) ≡ 0 in I , allora, un integrale particolare dell’Eq. (1) è y 1 (x ) = e η x ; se p (x ) ≡ λ /(ax + b ) ∧ q (x ) ≡ µ /(ax + b)2 , con {a , µ } ⊂ R \{ 0 } , l’Eq. (1) corrisponde alla cosiddetta Equazione di Euler (del 2.o ordine). In questo circostanza, la sostituzione e t := |ax + b| introduce la variabile intermedia t ≡ t (x ) = ln |ax + b | di composizione da x a y , dalla quale, si calcolano le trasformazioni valide, rispettivamente, per ax + b ≷ 0 , ● p (x ) ≡ ± λ e − t , q (x ) ≡ µ e − 2t , dt a = ≡ ± ae −t , dx ax + b dt dy = ± ae −ty ′(t ) ≡ y ′(x (t )) , dx dt dy ′ dt dy ′ d ● y ′′(x ) ≡ ≡ = ( ± ae −t ) ( ± ae −ty ′(t )) = a 2e − 2t (y ′′(t ) − y ′(t ) ) ≡ y ′′(x (t )) . dx dx dt dt ● y ′(x ) ≡ Pertanto, sostituendo a p (x ) , q (x ) , y ′(x ) e y ′′(x ) le espressioni trasformate corrispondenti, l’Eq. (1) muta nella t - rappresentazione lineare a coefficienti costanti y ′′(t ) − (1 − λ /a ) y ′(t ) + ( µ /a 2 ) y (t ) = 0 , (3) la cui equazione caratteristica, s 2 − (1 − λ /a )s + µ /a 2 = 0 , (3.1) ha le radici formali s = (a − λ )/(2a ) ± ∆ / 4 in C , essendo ∆ / 4 := ((a − λ )/(2a ))2 − µ /a 2 . La rappresentazione dell’integrale generale dell’Equazione di Euler del 2.o ordine dipende dal segno di ∆ . Ripristinando la variabile x , risulta, rispettivamente, 3 Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – c 1 |ax + b | (a − λ ) /(2a ) + ∆ / 4 + c 2 |ax + b | (a − λ ) /(2a ) − ∆ / 4 , |ax + b | (a − λ ) /(2a ) (c 1 + c 2 ln |ax + b | ), y (x ; c 1 , c 2 ) = (a − λ ) /( 2a ) (c 1 cos ( | ∆ / 4 |ln |ax + b | ) + |ax + b | ↲ + c 2 sin ( | ∆ / 4 | ln |ax + b | )), ↳ 4 per ∆ > 0 , per ∆ = 0 , . per ∆ < 0 . (4) Se p (x ) ≡ (a 1x + b1 )/(a 0x + b 0 ) ∧ q (x ) ≡ (a 2x + b 2 )/(a 0x + b 0 ) , dove {a j , b j } j = 0, 1, 2 ⊂ R , con a 0 ∈ R + (senza perdita di generalità), si determina l’Equazione differenziale ordinaria lineare di Laplace (del 2.o ordine). Di questa, quando sussistono certe condizioni tra i vari parametri, si può determinare un integrale particolare reale della forma à-la Laplace y 1 (x ) := β ∫α e η x t φ (t )dt . (5) Qui, per definitezza, si assume α < β , φ è una funzione opportuna mentre al parametro η sono assegnati, in modo prestabilito, i valori 1 o i . 4.1 Sia ∆ := a 12 − 4 a 0a 2 > 0 . Preso η ≡ 1 , se i numeri λ := (a 0b1 − a 1b 0 )/a 0 , con λ > 0 , e µ := (a 0b 2 − a 2b 0 )/a 0 verificano la disuguaglianza |2a 0 µ − a 1λ | < λ ∆ , allora, ∃ un integrale particolare della forma (5) dato da β (x + b 0 y 1 (x ) = ⌠ e ⌡α a 0 )t (β − t ) λβ + µ −1 ∆ (t − α ) − λα + µ −1 ∆ dt , (6) dove α e β sono le radici distinte del polinomio quadratico Α (t ) ≡ a 0t 2 + a 1t + a 2 ; 4.2 sia ∆ = 0 . ∃ alcun integrale particolare del tipo (5). Eccetto che in casi particolari, è presumibile che l’unico procedimento analitico applicabile sia quello locale dell’espansione in serie di potenze, tenendo presente che x = − b0 /a 0 è un punto di singolarità regolare per l’Eq. (1). A questa, è associata l’equazione indiciale (v. p. 11-12) λ 2 + (b1 /a 0 − a 1b 0 /a 02 − 1) λ = 0 , (7) le cui radici sono λ = 0 e λ = 1 − b1 /a 0 + a 1b 0 /a 02 (cfr/c Esempio, p. 15); 4.3 sia ∆ < 0 . Preso η ≡ i , si può trovare, in R , un integrale particolare della forma (5) se coesistono le condizioni ulteriori seguenti: a1 ≡ 0 ( ⇒ a 2 > 0) , . b1 > 0 , µ ≡ 0. In tale circostanza, un integrale particolare è dato da Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – y 1 (x ) = β ∫α e i (x + b 0 /a 0 ) t b /( 2a 0 ) − 1 (a 2 − a 0t 2 ) 1 4 dt , dove, gli estremi di integrazione α ≡ − (a 2 /a 0 )1 / 2 e β ≡ (a 2 /a 0 )1/ 2 ≡ − α , opposti, sono le radici del polinomio quadratico Α (t ) ≡ − a 0 t 2 + a 2 . Avendo assunto a 0 > 0 , risulta Α (t ) > 0 ∀ t ∈ (α , β ) (†); 5 se p (x ) ≡ (2 κ + 1)/x ∧ q (x ) ≡ (α 2x 2η + β 2 )/x 2 , ∀ { α , η } ∈ R 0+ × R + ∧ ∀ { β , κ } ⊂ R , allora, deve essere x ∈ R + . Qui, conviene porre l’Eq. (1) in forma canonica, x 2y ′′ + (2κ + 1)xy ′ + (α 2x 2η + β 2 )y = 0 (9) e considerarne i due casi risultanti. 5.1 Sia αη = 0 : l’Eq. (1) si riduce a un’Equazione di Euler, della quale, l’integrale generale può essere espresso variamente secondo le Eq. (4) precedenti, con ∆ / 4 ≡ κ 2 − α 2 − β 2 ; 5.2 sia {α , η } ⊂ R + : si esegue la trasformazione classica y (x ) := u (x ) /x κ , (10) dalla quale, si calcolano, nella nuova funzione incognita u , ● ● y ′ = u ′ /x κ − κ u /x κ + 1 , y ′′ = u ′′/x κ − 2 κ u ′/x κ + 1 + κ (κ + 1)u /x κ + 2 . (10.1) (10.2) Sostituendo le Eq. (10), (10.1) e (10.2) nell’Eq. (9), semplificando e moltiplicando entrambi i membri dell’espressione ottenuta per x κ ≠ 0 , si arriva all’equazione x 2u ′′ + xu ′ + ((α x η )2 − η 2ν 2 ) u = 0 , (11) nella quale, si è posto ν := (κ 2 − β 2 )1 / 2 /η . (11.1) Ora, dal cambiamento di variabile indipendente t := α x η /η , (12) si ricavano le uguaglianze di trasformazione x = (η t /α )1 /η , dt ● = α 1 /η (η t ) 1 − 1 /η , dx d dt d ● u ′(x ) ≡ u (x ) = u (x (t )) = α 1 /η (η t ) 1 − 1 /η u ′(t ) ≡ u ′(x (t )) dx dx dt ● (12.1) (12.2) (12.3) ____________________ ( †) Per i dettagli di calcolo delle soluzioni (6) e (8) relative all’Equazione Differenziale Ordinaria Lineare di Laplace del 2.o ordine, ci si colleghi, e.g., dal parent-directory dell’autore, all’Unità tematica specifica. Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – d dt d d u ′(x ) = u ′(x (t )) = (α 1 /η (η t ) 1 − 1 /η ) (α 1 /η (η t ) 1 − 1 /ηu ′(t )) dx dx dt dt 2 /η 1 − 2 /η = α (ηt ) (η tu′′(t ) + (η − 1)u ′(t ) ) ≡ u′′(x (t )) , 5 ● u ′′(x ) ≡ (12.4) che, sostituite nell’Eq. (11), ne forniscono la rappresentazione trasformata η 2t 2u ′′(t ) + η 2tu ′(t ) + η 2 (t 2 − ν 2 ) u (t ) = 0 . Questa, divisa completamente per η 2 , fornisce l’Equazione di Bessel in forma canonica, t 2u ′′(t ) + tu ′(t ) + (t 2 − ν 2 ) u (t ) = 0 . (13) L’integrale generale dell’Eq. (13) è esprimibile mediante le Funzioni di Bessel Ordinarie di 1.o e di 2.o tipo di ordine ν , indicate con i simboli rispettivi J ν e N ν . Si ha, quindi, u (t ) = c 1 J ν (t ) + c 2 Nν (t ) , (14) essendo c1 e c 2 costanti arbitrarie (il simbolo N ν è più recente del classico Yν ). Infine, con le sostituzioni (12) e (10), si scrive l’integrale generale dell’Eq. (9), y (x ) = x −κ (c 1 J ν (α x η /η ) + c 2 N ν (α x η /η ) ) . (15) Dall’Eq. (11.1), si osserva che, per |κ | < | β | , le Funzioni di Bessel presenti nell’Eq. (15) sono di ordine immaginario. Esempi particolarmente frequenti dell’Eq. (15), soprattutto nelle applicazioni della Fisica, sono quelli che corrispondono ● all’assegnazione parametrica {κ , η , β } ≡ { 0 , 1 , iν } , da cui si ottiene l’integrale generale y (x ) = c 1 J ν (α x ) + c 2 N ν (α x ) (15.1) dell’equazione differenziale y ′′ + (1 /x )y ′ + (α 2 − ν 2 /x 2 )y = 0 , ● (15.2) e all’assegnazione parametrica {κ , η , β } ≡ {1/2 , 1 , i (m (m + 1))1/ 2 } , con m ∈ Z . Tale caso riguarda, e.g., la soluzione, per separazione delle variabili sferiche, della parte radiale delle Equazioni (differenziali) dei tipi di Helmholtz o di diffusione o di Schrödinger (e.g., relativa a una particella libera confinata in un volume sferico finito). Poiché, qui, risulta che ν 2 ≡ (κ 2 − β 2 )/η 2 = (m + 1/2)2 ∉ Z , l’equazione specifica dedotta dall’Eq. generale (15) come combinazione lineare in termini di J m + 1/ 2 e di N m + 1/ 2 risulta equivalente alla combinazione lineare y (x ) = x −1 2 (c 1 J m + 1 / 2 (α x ) + c 2 J − (m + 1 / 2 ) (α x )) . (15.3) Infatti, in questa circostanza, si ha N m + 1/ 2 (α x ) ≡ (− 1)m + 1 J − (m + 1/ 2) (α x ) ). Quindi, l’Eq. (15.3) rappresenta l’integrale generale dell’equazione differenziale y ′′ + (2 /x )y ′ + (α 2 − n (n + 1)/x 2 ) y = 0 . (15.4) Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 6 L’associazione moltiplicativa di x −1 / 2 con le Funzioni di Bessel J m + 1/ 2 e J − (m + 1/ 2) fornisce la definizione delle cosiddette Funzioni di Bessel Sferiche Ordinarie di 1.o e di 2.o tipo che, a meno di fattori costanti provenienti dalla separazione delle variabili sferiche ( r x ), sono date dalle espressioni convenzionali rispettive π j m (α x ) := J m + 1 / 2 (α x ) , 2 α x (15.5) π nm (α x ) := ( − 1)m + 1 J − (m + 1/ 2) (α x ) . 2α x (15.6) 1/ 2 1/2 In tal modo, l’Eq. (15.3) può essere scritta nella forma alternativa equivalente y (x ) = c 1 j m (α x ) + c 2 nm (α x ) ; 6 (15.7) se p (x ) ≡ 2 κ + 1/x ∧ q (x ) ≡ η + κ /x − ν 2 /x 2 , ∀ {η , κ , ν } ⊂ R , allora, x ∈ R \{ 0 } . Con la posizione y (x ) := e − κ x u (x ) , (16) si determinano le espressioni trasformate ● y′ ≡ e −κ x ● y ′′ ≡ e −κ x (u ′ − κ u ) , (u ′′ − 2κ u ′ + κ 2 u ) . (16.1) (16.2) Queste, sostituite nell’Eq. (1), ne mutano la forma in u′′ + (1/x ) u′ + (η − κ 2 − ν 2 /x 2 ) u = 0 . (17) L’Eq. (17) è riconducibile all’Eq. (15.2) assumendo η − κ 2 ≡ α 2 . Pertanto, se si tiene presente la sostituzione (16), allora, le rappresentazioni possibili dell’integrale generale, y (x ) , dell’Eq. (1) si diversificano secondo le condizioni seguenti: 6.1 sia η − κ 2 > 0 . Risulta l’integrale generale di Bessel Ordinario y (x ) = e −κ x (c 1 J ν ((η − κ 2 )1/ 2x ) + c 2 N ν ((η − κ 2 )1/ 2x )) ; 6.2 (17.1) sia η − κ 2 = 0 . L’Eq. (17) si riduce all’Equazione di Euler x 2 u ′′ + x u ′ − ν 2 u = 0 , (17.2) di integrazione elementare (v. le Eq. (4) precedenti), ottenendo, per ν ≠ 0 , y (x ) = e −κx (c 1 x ν + c 2 x −ν ) , (17.2.1) y (x ) = e −κ x (c 1 ln |x | + c 2 ) ; (17.2.2) per ν = 0 , Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 6.3 7 sia η − κ 2 < 0 . Poiché qui risulta (η − κ 2 )1/ 2 ≡ i (κ 2 − η )1 2 , ricorrendo alle formule di connessione tra le Funzioni di Bessel Ordinarie di 1.o e di 2.o tipo e quelle Iperboliche (o Modificate) (i.e., di argomento immaginario) di 1.o e di 2.o tipo, Iν e K ν , rispettivamente, (†) J ν (iw ) := i ν I ν (w ) , (17.3.1) N ν (iw ) := i ν + 1 I ν (w ) − (2 /π ) i −ν K ν (w ) ≡ (i ν +1 −ν −ν + i cscν π ) I ν (w ) − i cscν π I −ν (w ) , se ν ∉ Z , (17.3.2) (17.3.2.1) allora, l’integrale generale dell’Eq. (1) si scrive, con w ≡ (κ 2 − η )1 / 2x ∧ ∀ ν , y (x ) = e −κ x (c 1 I ν ((κ 2 − η )1 / 2x ) + c 2 K ν ((κ 2 − η )1 / 2x ) ) . (17.3.3) ■ ____________________ (†) Una presentazione essenziale delle funzioni I ν e K ν è contenuta, e.g., in N. N. LEBEDEV, Special Functions and Their Applications, P. 108, DOVER PUBL. INC.. Inoltre, si veda l’ottimo L. GATTESCHI, Funzioni Speciali, CAP. V E VII, ED. U.T.E.T., e, per una discussione pragmatica, si apra l’Unità tematica: La rappresentazione in Serie di Potenze Reali delle FUNZIONI di BESSEL, nel parent-directory dell’autore. Analoghe, poi, alle Eq. (15.5) e (15.6) ma i fattori numerici espliciti iniziali presi reciproci, (π /2)1 / 2 vs. (2 /π )1 / 2 , si definiscono, con α ∈ R + , le Funzioni di Bessel Sferiche Modificate (cfr/c Eq. (17.3.3)), π x ֏ i m (α x ) := Ι m + 1 / 2 (α x ) , 2α x 1/ 2 (17.4) 1/2 2 x ֏ k m (α x ) := Κ m + 1/ 2 (α x ) , παx (17.5) integrali particolari, linearmente indipendenti tra loro, dell’equazione differenziale y ′′ + (2 /x ) y ′ − (α 2 + m (m + 1)/x 2 ) y = 0 . (17.6) Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 8 Analiticità vs. singolarità DEFINIZIONE Sia I ⊆ R un intervallo aperto. Una funzione f : x ֏ f (x ) , con x ∈ I , si dice analitica (in senso reale) in x 0 se è espandibile in T - serie (∴ Taylor) in un intorno U ⊆ I di x 0 , i.e., se f (x ) x ∈ U (x 0 ) = +∞ ∑ n =0 f (n ) (x 0 ) n! (x − x 0 )n . ▼ (18) Quando U ≡ I , si dice che f è analitica in I . L’ascissa x = x 0 costituisce un punto ordinario per l’Eq. (1) se le funzioni p : x ֏ p (x ) e q : x ֏ q (x ) sono entrambe analitiche in x 0 . Se solo una di esse non è analitica in x 0 , allora, x 0 è un punto singolare per l’Eq. (1). In tal caso, il controllo della natura della singolarità di x 0 porta alla classificazione seguente: s.1 se entrambe le funzioni x ֏ P (x ) := (x − x 0 ) p (x ) ∧ x ֏ Q(x ) := (x − x 0 )2 q (x ) sono analitiche nel punto singolare x 0 dell’Eq. (1), allora, x = x 0 è un punto singolare regolare (o fuchsiano) per l’Eq. (1); s.2 se la condizione s.1 non è verificata, allora x = x 0 è un punto singolare irregolare (o essenziale) per l’Eq. (1). ■ Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 9 Metodi di integrazione in Serie di Potenze La rappresentazione in termini finiti (i.e., mediante un numero finito di funzioni elementari) dell’integrale generale di un’equazione differenziale ordinaria lineare omogenea a coefficienti variabili è ottenibile solo in un numero molto limitato di casi, tutti riconducibili a un’equazione lineare a coefficienti costanti mediante cambiamenti ad-hoc (o fortunati) di variabile. Va osservato che tale problema ha cessato da tempo di porsi come prioritario, probabilmente, anche (o soprattutto) per la sua formidabile difficoltà, restando, a tutt’oggi, irrisolto e accantonato dall’interesse prevalente per la ricerca di soluzioni particolari specifiche, i.e., soggette a condizioni di frontiera o iniziali assegnate. La rappresentazione della soluzione generale in serie di potenze costituisce la via analitica ultima per ‘forzare’ quantitativamente proposizioni altrimenti puramente esistenziali e, dove sia possibile, favorire un uso più consapevole degli strumenti specifici dell’Analisi Numerica. I metodi di espansione in serie di potenze sono di interesse notevole sia teorico che applicativo ma una loro trattazione esauriente richiede un inquadramento contestuale alle funzioni di una variabile complessa. Qui, ci si limiterà a riportarne alcuni dei risultati principali ristretti a un dominio in R , incominciando dall’espansione intorno a un punto ordinario per l’Eq. differenziale (1). ____________________ TEOREMA Sia x 0 ∈ R un punto ordinario per l’Eq. differenziale (1). Allora, in U (x 0 ) , il suo integrale generale è sempre esprimibile come serie di potenze binomiali (non necessariamente una T - serie) y (x ) = ∑ +∞ n =0 a n (x − x 0 )n ≡ a 0y 1 (x ) + a 1y 2 (x ) , (19) nella quale, i primi due coefficienti, a 0 e a 1 , che rimangono indeterminati, generano tutti gli altri a n e costituiscono le costanti arbitrarie moltiplicative per le due soluzioni particolari y 1 (x ) e y 2 (x ) . Queste risultano linearmente indipendenti ed espresse in forma di serie di potenze. ▼ I coefficienti a n nell’integrale generale (19) sono calcolabili secondo la sequenza descritta sotto: I se x 0 ≠ 0 , si esegue la traslazione x − x 0 ֏ w , trasformando la serie di potenze binomiali (19) in una serie di potenze di w (questa, in generale, non è una M - serie (∴ Maclaurin)). Il più delle volte, la traslazione produce un alleggerimento sostanziale dei calcoli. Si incomincia scrivendo, da w ≡ w (x ) , y (x ) ֏ y (w ) ≡ ∑ +∞ n =0 a nw n (20) e, dall’Eq. (20), si calcolano ● y ′(x ) ≡ = ● y ′′(x ) ≡ = dy (x ) dy dw dy = ⋅ ≡ ⋅ 1 = y ′(w ) dx dw dx dw ∑ +∞ na nw n − 1 ≡ n =0 ∑ +∞ n =0 (n + 1)a n + 1w n , (20.1) dy ′(x ) dy ′ dw d 2y = ⋅ ≡ ⋅ 1 = y ′′(w ) dx dw dx dw 2 ∑ +∞ n =0 n (n − 1)a nw n − 2 ≡ ∑ +∞ n =0 (n + 1) (n + 2)a n + 2w n ; (20.2) Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – II 10 si sostituiscono le espansioni (20), (20.1), (20.2) e quelle delle espressioni trasformate p (w ) e q (w ) nell’Eq. differenziale (1), ricorrendo all’algoritmo P del prodotto à-la Cauchy di due serie di potenze se p (w ) e/o q (w ) non sono polinomi. Comunque, se p (w ) e/o q (w ) rappresentano funzioni razionali fratte, è preferibile moltiplicare l’Eq. (1) per il loro minimo comune denominatore prima di procedere; [L’algoritmo moltiplicativo P di Cauchy è descritto, e.g., nell’Unità tematica dell’autore: La generazione di Serie di Potenze Reali dalle Funzione Funzioni di Bernoulli e di Euler, Eq. (2).] III si eseguono i raccoglimenti vs. le potenze crescenti di w ; quindi, si uguaglia a 0 ciascun coefficiente raccolto; IV le equazioni risultanti nel passo III si risolvono vs. ogni a k , con k ≥ 2 , in termini di a 0 e di a 1 . In particolare, imponendo l’annullamento del coefficiente formale della potenza generale w n , si ricava un’espressione del coefficiente a n + 2 generico in termini di coefficienti a k precedenti, i.e., con k < n + 2 . Questa costituisce la cosiddetta formula iterativa generatrice dei coefficienti dell’espansione (18), formula valida ∀ n ≥ 2 ; V si ricavano le rappresentazioni in serie di y 1 (w ) e di y 2 (w ) raccogliendo tutti i termini moltiplicati per a 0 [ottenendo a 0 y 1 (w ) , per n → + ∞ ] e tutti i termini moltiplicati per a 1 [ottenendo a 1 y 2 (w ) , per n → + ∞ ]; VI si esegue la traslazione inversa w = x − x 0 negli integrali y 1 (w ) e y 2 (w ) , esplicitando l’Eq. (19) al grado di approssimazione desiderata. Il risultato importante è quello di disporre, ora, della la struttura e della formula iterativa dei termini di espansione necessari. ■ Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 11 I Teoremi di Fuchs e di Frobenius Il problema fondamentale della rappres rappresentabilità della soluzione generale dell’Eq. differenziale (1) come serie di potenze in un intorno di un punto singolare x 0 dipende, in maniera decisiva, dall’importante Teorema esistenziale di Fuchs Fuchs: TEOREMA (di Fuchs) Se x = x 0 è un punto singolare regolare per l’Eq. differenziale (1), allora, esiste almeno un integrale particolare dell’equazione il quale, in un intervallo aperto |x − x 0| < r , simmetrico vs. x 0 , è rappresentabile nella forma (fuchsiana fuchsiana, in R ) [2, 3, 4, 5] y (x , λ ) = |x − x 0| λ ∑ n = 0 a n (λ ) (x − x 0 )n , +∞ (21) Lazarus Immanuel Fuchs (1826-1902) dove, λ ∈ C è il parametro fuchsiano fuchsiano, dal quale, dipendono i coefficienti a n (λ ) . ▼ ■ ____________________ Se x = x 0 è un punto singolare irregolare per l’Eq. differenziale (1), allora, in U (x 0 ) , non esiste alcuna espansione in serie di potenze convergente all’integrale generale y (x ) . L’apprezzamento completo di tale situazione è possibile solo nell’ambito della teoria delle funzioni analitiche di una variabile complessa complessa. ____________________ Ritornando alla singolarità regolare in x 0 , restano da determinare λ , gli a n (λ ) e una seconda soluzione particolare dell’Eq. (1) che sia linearmente indipendente da quella costruibile come forma fuchsiana fuchsiana. Il problema trova (1873) sia una risposta completa che un metodo risolutivo esplicito nel famoso Teorema di Frobenius Frobenius, basato sulla natura delle radici dell’equazione quadratica λ 2 + (p 0 − 1) λ + q 0 = 0 , (22) la cosiddetta equazione indiciale associata all’Eq. differenziale (1), dove, λ è il parametro fuchsiano e, rispettivamente, p 0 := P (x 0 ) , (22.1) q 0 := Q(x 0 ) . (22.2) Ferdinand Georg Frobenius (1849-1917) È inteso che le funzioni x ֏ P(x ) ≡ (x − x 0 ) p (x ) e x ֏ Q (x ) ≡ (x − x 0 )2 q (x ) (cfr/c s.1, p. 3) sono entrambe analitiche in un certo intervallo aperto |x − x 0| < r , simmetrico vs. x 0 . Quindi, p 0 e q 0 sono i termini di ordine 0 delle T - espansioni di P (x ) e di Q (x ) in U (x 0 ) . Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 12 † TEOREMA (di Frobenius) ( ) Siano x = x 0 ∈ R un punto singolare regolare per l’Eq. differenziale (1) e λ1 , λ2 le radici della sua equazione indiciale associata (22). f.1 Se λ1 − λ 2 ∉ Z , allora, l’Eq. differenziale (1) possiede, nell’insieme 0 < |x − x 0| < r (simmetrico vs. x 0 e privato di x 0 ) due integrali particolari linearmente indipendenti, rappresentabili entrambi in forma fuchsiana: f.2 se y 1 (x ) = |x − x 0| λ1 y 2 (x ) = |x − x 0 | λ2 ∑ ∑ +∞ n =0 +∞ n =0 a n (λ1 ) (x − x 0 )n , (23.1) a n (λ 2 ) (x − x 0 )n ; (23.2) λ1 = λ 2 , allora, l’Eq. differenziale (1) possiede, nell’insieme 0 < |x − x 0 | < r (simmetrico vs. x 0 e privato di x 0 ) due integrali particolari linearmente indipendenti rappresentabili, uno in forma fuchsiana, y 1 (x ) = |x − x 0 | λ1 ∑ +∞ n =0 a n (λ1 ) (x − x 0 )n , (23.3) l’altro come la combinazione additiva logaritmico-fuchsiana (o log-fuchsiana) y 2 (x ) = η y 1 (x ) ln |x − x 0| + |x − x 0| λ1 ∑ +∞ n =0 bn (λ1 ) (x − x 0 )n , (23.4) con η ∈ C \{ 0 } , costante arbitraria; f.3 se λ1 − λ2 ∈ Z + (assumendo, per definitezza, λ1 > λ2 ), allora, l’Eq. differenziale (1) possiede, nell’insieme 0 < | x − x 0 | < r (simmetrico vs. x 0 e privato di x 0 ) due integrali particolari linearmente indipendenti rappresentabili uno, corrispondente al valore parametrico λ1 ( > λ 2 ), in forma fuchsiana, y 1 (x ) = |x − x 0 | λ1 ∑ +∞ n =0 a n (λ1 ) (x − x 0 )n , (23.5) l’altro come la combinazione additiva log-fuchsiana y 2 (x ) = η y 1 (x ) ln |x − x 0| + |x − x 0 | λ2 ∑ +∞ n =0 bn (λ 2 ) (x − x 0 )n , (23.6) con η ∈ C , costante arbitraria (anche nulla). ▼ ■ ____________________ ( †) Per dimostrazioni (in C ) dei Teoremi di Fuchs e di Frobenius, si vedano, e.g., [2], [3] e [4]. Le Eq. (23.1), …, (23.6) sono riformulazioni in R delle rappresentazioni più generali in C . Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 13 Come per il caso dell’espansione (19) relativa a un punto ordinario, risulta conveniente sviluppare una procedura sequenziale analoga a quella per il calcolo dei vari coefficienti delle espansioni intorno al punto singolare regolare (fuchsiano) x 0 . I se x 0 ≠ 0 , si esegue la traslazione x − x 0 ֏ w , trasformando le varie espansioni binomiali contenute nelle Eq. (23.1), …, (23.6) in espansioni in serie di potenze di w , generalmente più maneggevoli nei calcoli, osservando che, in tali equazioni – stabilite dal Teorema – i coefficienti a n , bn e c n , in quanto invarianti, sono validi per w ≷ 0 in U (0) . Quindi, per comodità, si può assumere w > 0 ed eseguire la determinazione generale dei coefficienti ponendo, con w ≡ w (x ) e limitandosi alla sola parte positiva della forma fuchsiana (21), ● y (x , λ ) ֏ y (w , λ ) := w λ ∑ n = 0 a n (λ )w n ≡ +∞ ∑ +∞ n =0 a n (λ )w λ + n . (24) Dall’Eq. (24), si calcolano, come per le derivazioni composte (20), (20.1) e (20.2), ● y ′(x , λ ) ≡ y ′(w , λ ) = ∑ +∞ (λ + n )a n (λ ) w λ + n − 1 n =0 ≡ w λ ∑ n = 0 (λ + n )a n (λ ) w n − 1 , +∞ ● y ′′(x , λ ) ≡ y ′′(w , λ ) = ∑ +∞ n =0 (λ + n ) (λ + n − 1) a n (λ ) w λ + n − 2 ≡ w λ ∑ n = 0 (λ + n ) (λ + n − 1) a n (λ ) w n − 2 ; +∞ II (24.1) (24.2) si determina l’equazione indiciale associata all’Eq. differenziale (1) e se ne calcolano le radici, λ1 , λ2 , distinte (reali o complesse coniugate) o coincidenti (solo reali). Si ricordi che, in ogni caso, è w λ ≡ e λ Ln w ≠ 0 (∴ Ln ≡ logaritmo naturale in C ); III scritta la rappresentazione w - trasformata dell’Eq. (1), y ′′(w , λ ) + p (w ) y ′(w , λ ) + q (w ) y (w , λ ) = 0 , (25) e divise le espressioni (24), (24.1) e (24.2) per w λ ≠ 0 , si sostituiscono, nell’Eq. (25), le espansioni che ne rimangono e le L - espansioni di p (w ) e di q (w ) [∴ Laurent, P. A., (18131854)] in Uδ (0) \{ 0 } . Poiché l’Eq. (1) è del 2.o ordine, è chiaro che le parti principali delle L - espansioni di p (w ) e di q (w ) (i.e., quelle formate dalle sole potenze negative di w ) non contengono più di uno e due termini, rispettivamente (poli di ordine 1 e 2). D’altra parte, l’assenza della parte principale riduce una L - espansione a una T - o M - espansione. Se p (w ) e/o q (w ) o le loro L - espansioni generano espressioni razionali fratte, conviene moltiplicare l’Eq. (25) ulteriormente per il minimo comune denominatore di queste prima di procedere. Infine, può essere necessario ricorrere all’algoritmo del prodotto P à-la Cauchy di due serie di potenze, per p (w ) y ′(w , λ ) e/o q (w ) y (w , λ ) ; IV si eseguono i raccoglimenti vs. le potenze crescenti di w e si uguaglia a 0 ciascun termine raccolto; V le equazioni ottenute nel passo IV si risolvono vs. ogni a k (λ ) , con k ≥ 1 , in termini di a 0 . In particolare, imponendo l’annullamento del coefficiente formale della potenza generale w n , si ricava l’espressione del coefficiente a n (λ ) generico in termini di tutti i coefficienti a k (λ ) precedenti, i.e., con k < n . Questa costituisce la cosiddetta formula iterativa generatrice dei Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 14 coefficienti a n (λ ) dell’espansione (24), valida ∀ n ≥ 1 . A questo punto, il procedimento prosegue con modalità distinte secondo le tipologie delle radici dell’equazione indiciale specificate nel Teorema di Frobenius: VI.1 se λ1 − λ2 ∉ Z , ∃ due integrali particolari dell’Eq. (1), y 1 (w ) e y 2 (w ) , di forma fuchsiana e linearmente indipendenti, costruibili sostituendo, rispettivamente, λ1 e λ2 nella stessa formula iterativa (a n (λ ) | λ = λ j ≡ a n (λ j ) , j = 1, 2) ). In entrambe le espansioni, il coefficiente indeterminato a 0 può essere raccolto da tutti i termini delle due serie rappresentative risultanti; VI.2 se λ1 = λ 2 , ∃ un integrale particolare di forma fuchsiana dell’Eq. (1), indicato genericamente y 1 (w ) , costruibile come descritto nel passaggio 5 e avente a n (λ1 ) come coefficienti di espansione. Ora, mantenendo λ indeterminato nella stessa formula iterativa generatrice, per λ = λ1 , della serie rappresentativa di y 1 (w ) , si determina la serie di potenze risultante, y (w , λ ) . Segue che un secondo integrale particolare, y 2 (w ) , linearmente indipendente da y 1 (w ) , si ottiene derivando y (w , λ ) vs. λ e sostituendo λ = λ1 nel risultato [durante i calcoli, si tenga presente che ∂ (x λ + k )/∂λ = x λ + k ln x ]. La λ - derivazione è sufficiente a garantire la richiesta di indipendenza lineare di y 2 (w ) da y 1 (w , λ ) . Pertanto, y 2 (w ) = VI.3 ∂ y (w , λ ) ∂λ ; (26) λ = λ1 se λ1 − λ 2 ∈ Z + , con λ1 > λ 2 , come nel passo VI.2 precedente, ∃ un integrale particolare di forma fuchsiana dell’Eq. (1), indicato genericamente y 1 (w ) , costruibile come descritto nel passo V e i cui coefficienti di espansione, a n (λ1 ) , si calcolano nel modo solito. Cercando di un secondo integrale particolare, y 2 (w ) , linearmente indipendente da y 1 (w ) , si tenta, prima, di ricavare la fuchsiana y 2 (w ) come nel passo VI.1, mediante la stessa formula iterativa generatrice di y 1 (w ) . Se ciò riesce, segue che η = 0 nell’Eq. (23.6). Invece, se tale procedimento si rivela inapplicabile (e.g., perché la formula iterativa diventa indeterminata in corrispondenza di λ = λ 2 ), allora, dalla serie di potenze y (w , λ ) , analoga a quella del passo VI.2, si ha che un secondo integrale particolare appropriato è dato da y 2 (w ) = ∂ ((λ − λ 2 ) y (w , λ )) ∂λ . λ = λ2 Ancora, la λ - derivazione basta a garantire l’indipendenza lineare tra y 1 (w ) e y 2 (w ) . (27) Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 15 VII Si esegue la traslazione inversa x − x 0 ≡ w negli integrali y 1 (w ) e y 2 (w ) , approssimati al grado desiderato, note le strutture e le formule iterative dei coefficienti di espansione. In ciascun caso, l’integrale generale dell’Eq. (1), si scrive nella combinazione lineare solita, y (x ) = κ 1 y 1 (x ) + κ 2 y 2 (x ) , dove, {κ 1 , κ 2} ⊂ C è una coppia di costanti arbitrarie. ■ Esempio 1 L’Equazione Differenziale Ipergeometrica Gaussiana L’Equazione Differenziale Ipergeometrica, studiata da J. C. F. Gauss, si scrive, in forma canonica, x (1 − x ) y ′′ + ( µ − (α + β + 1) x ) y ′ − α β y = 0 , (28) ∀ {α , β , µ } ∈ R × R × ( R \ Z ) . La forma (28) è simmetrica nello scambio dei parametri α e β . In forma normale corrispondente, y ′′ + µ − (α + β + 1)x y′ − x (1 − x ) αβ x (1 − x ) y = 0, (28.1) l’equazione evidenzia due singolarità regolari al finito, in x = 0 e in x = 1 , e due irregolari (reali), per x → ± ∞ (in C , il solo punto di singolarità irregolare è quello improprio, z = ∞ ). Se si vuole determinare una rappresentazione dell’integrale generale dell’Eq. (28) in Uδ + (0) ⊂ ⊂ (0 , 1) , si può applicare il Teorema di Frobenius. Per tale scopo, si riconoscono P (x ) ≡ µ − (α + β + 1) x 1−x Q (x ) ≡ − , α βx 1−x , così che, dalle Eq. (22.1) e (22.2), risultano p 0 ≡ P (0) ≡ µ , q 0 ≡ Q (0) = 0 . Pertanto, l’equazione indiciale, λ 2 + ( µ − 1) λ = 0 (29) ha radici distinte reali, λ1 = 0 e λ 2 = 1 − µ , e, poiché (1 − µ ) ∈ R \ Z , l’integrale generale dell’equazione ipergeometrica è ottenibile, in Uδ + (0) ⊂ (0 , 1) , dalla combinazione delle due forme fuchsiane linearmente indipendenti originate dalle Eq. (22.1) e (22.2), ∑ +∞ ● y 1 (x ) = ● y 2 (x ) = x 1 − µ n =0 a n (λ1 ) x n , ∑ +∞ n =0 (30.1) a n (λ 2 ) x n . (30.2) Si procede sostituendo le Eq. (24), (24.1) e (24.2), divise per w λ ≠ 0 , nell’Eq. (28), osservando che, in questo caso, x ≡ w . Pertanto, 0 = x (1 − x ) ∑ n = 0 (λ + n ) (λ + n − 1)a n (λ )x n − 2 + ↲ +∞ ↳+ ( µ − (α + β + 1) x ) ∑ n = 0 (λ + n ) a n (λ ) x n − 1 − α β ∑ n = 0 a n (λ )x n +∞ +∞ 16 Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – ∑ ≡ ∑ = +∞ n =0 (λ + n ) (λ + n − 1 + µ )a n (λ )x n − 1 − ∑ n = 0 ( (λ + n ) (λ + n + α + β ) + αβ ) a n (λ )x n +∞ n = −1 +∞ (λ + n + 1) (λ + n + µ )a n + 1 (λ )x n − ∑ n = 0 ( (λ + n ) (λ + n + α + β ) + αβ ) a n (λ )x n +∞ ≡ (λ − 1 + µ )λ a 0 (λ )x −1 + ∑ n = 0 (λ + n + 1) (λ + n + µ ) a n + 1 (λ )x n − +∞ ↲ − ∑ n = 0 ( (λ + n ) (λ + n + α + β ) + αβ )a n (λ )x n . +∞ ↳ (31) Per il Principio di Identità delle serie di potenze, deve risultare (λ − 1 + µ ) λ a 0 (λ ) ≡ 0 . Poiché λ e µ sono parametri liberi mentre, in generale, è a 0 (λ ) ≠ 0 , allora, se ne deduce che o λ ≡ 0 o λ ≡ 1 − µ , le radici dell’equazione indiciale (29). Quindi, nella ricerca dell’integrale generale dell’equazione ipergeometrica, espresso come combinazione lineare di due forme fuchsiane, al coefficiente a 0 (λ ) , altrimenti indeterminato, si assegna il valore convenzionale costante 1 . Poi, dall’Eq. (31), si ha necessariamente che ∑ +∞ n =0 ( (λ + n + 1) (λ + n + µ )a n +1 (λ )x n ) = ∑ +∞ n =0 ( (λ + n ) (λ + n + α + β ) + αβ )a n (λ )x n , così che, continuando nell’applicazione del Principio di Identità delle serie di potenze, si deduce la formula iterativa dei coefficienti, ∀ n ≥ 1 , a n + 1 (λ ) = (λ + n ) (λ + n + α + β ) + αβ a n (λ ) . (λ + n + 1) (λ + n + µ ) (32) Assegnando λ = 0 nell’Eq. (32), si ottiene a n + 1 (0 ) = n (n + α + β ) + αβ (n + α ) (n + β ) a n (0 ) ≡ a n (0 ) (n + 1) (n + µ ) (n + 1) (n + µ ) (33) e, quindi, ricordando che a 0 (λ ) := 1 , risultano i coefficienti αβ αβ , a 1 (0 ) ≡ µ 1!µ (α + 1) ( β + 1) α (α + 1) β ( β + 1) , a 2 (0) = a 1 (0 ) ≡ 2 ( µ + 1) 2! µ ( µ + 1) (α + 2) ( β + 2) α (α + 1) (α + 2) β ( β + 1) ( β + 2) , a 3 (0 ) = a 2 (0 ) ≡ 3 ( µ + 2) 3 ! µ ( µ + 1) ( µ + 2) a 1 (0 ) = ………………………. (α )n ( β )n , a n (0) = n !( µ )n ………………………. in termini di Simboli di Pochhammer, Riguardo all’Eq. (28.1), segue, allora, che y 1 (x ) = +∞ ∑ n =0 (α )n ( β )n n x := 2 F1 (α , β ; µ ; x ) , n !( µ )n (34) la celeberrima Serie Ipergeometrica Gaussiana. Il nome di tale serie è dovuto al fatto che, per +∞ +∞ α = 1 ∧ β ≡ µ , essa si riduce alla Serie Geometrica ben nota, ∑ n = 0 ((1) n /n !) x n ≡ ∑ n = 0 x n . ≡1∀n La legittimità che la serie (34) rappresenti una funzione, la Funzione Ipergeometrica Gaussiana, Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 17 x ֏ 2 F1 (α , β , µ; x ) , dipende, chiaramente, dall’esistenza di un suo dominio (cerchio) non-nullo di convergenza. Sfruttando l’Eq. (33), la determinazione del raggio ρ di convergenza dà ρ = lim n → +∞ a n (0) a n + 1 (0) (n + 1) (n + µ ) = 1. n → + ∞ (n + α ) (n + β ) = lim (35) Dunque, la Serie Ipergeometrica converge nel cerchio aperto |x | < 1 e diverge per |x | > 1 . In particolare, essa converge uniformemente alla funzione continua 2 F1 in ogni cerchio (∴ intervallo simmetrico) compatto |x | ≤ |x | < 1 . Il suo comportamento alla frontiera di convergenza, i.e., per x = ± 1 , va indagato separatamente. 1 Per x = 1 , la serie di potenze (34) si riduce alla serie numerica ipergeometrica +∞ ∑ n =0 (α )n ( β )n n !( µ )n (36) che, in ogni caso, è di segno uniforme definitivamente. Quindi, senza alcun pregiudizio riguardo alla generalità della discussione, si può assumere, per convenienza, che {α , β , µ } ∈ R 0+ × R 0+ × (R + \ Z + ) . Nel controllo della convergenza, si rivela risolutivo il criterio di Gauss, che, storicamente, fu scoperto e introdotto in occasione dello studio di tale serie. Si ha (n + 1) (n + µ ) n 2 + n (µ + 1) + µ = ≡ a n + 1 (0) (n + α ) (n + β ) n 2 + n (α + β ) + αβ a n (0) n 2 + n (α + β ) + αβ + n (µ + 1) + µ − n (α + β ) − αβ n 2 + n (α + β ) + αβ ( µ + 1 − α − β )n + µ − αβ µ + 1 − α − β µ − αβ . = 1+ + ~ 1+ 2 n + (α + β )n + αβ n n2 ≡ (37) Il primo addendo della somma asintotica (37) è la costante 1 mentre il terzo è limitato definitivamente. Ciò è sufficiente per concludere (criterio di Gauss) che la serie (36) converge se µ + 1 − α − β > 1 , i.e., se α + β < µ , diverge se µ + 1 − α − β ≤ 1 , i.e., se α + β ≥ µ ; 2 per x = − 1 , poiché (α )n ( β )n Γ (γ ) Γ (n + α ) Γ (n + β ) Γ (µ ) (− 1)n n (− 1) ~ , ≡ ( − 1) ⋅ n !( µ )n Γ (α ) Γ (β ) n Γ (n ) Γ (n + µ ) Γ (α ) Γ (β ) n n la serie (36) converge solo semplicemente (criterio di Leibniz), ∀ {α , β , µ } ammissibile. [Per una rappresentazione del Simbolo di Pochhammer in termini di Funzione Γ , si veda, dal parent-directory dell’autore, l’Unità tematica: Proprietà e Applicazioni della FUNZIONE GAMMA, cap. 1, Eq. (31)] Si osservi che il criterio di Gauss riesce completamente risolutivo. Non è così per il pur potente criterio di Raabe, il quale si rivela inefficace per α + β = µ . 18 Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – Un secondo integrale particolare, di forma fuchsiana, dell’Equazione Ipergeometrica (28) si trova assegnando λ = 1 − µ ≡ λ 2 nella formula iterativa (32). (n + 1 − µ ) (n + 1 + α + β − µ ) + αβ a n (λ 2 ) (n + 2 − µ ) (n + 1) (n + 1 + α − µ ) (n + 1 + β − µ ) ≡ a n (λ 2 ) . (n + 1) (n + 2 − µ ) a n + 1 (λ 2 ) = ≡ (n + α ) (n + β ) , (n + 1) (n + µ ) (38) (38.1) avendo definito sinteticamente i nuovi parametri α := α + 1 − µ , β := β + 1 − µ , µ := 2 − µ ( ≡ 1 + (1 − µ )) . (39) Dal confronto tra la seconda forma (33) e l’Eq. di struttura (30.1), è immediato dedurre che anche l’Eq. (30.2) è rappresentabile mediante una serie ipergeometrica di argomento appropriato, y 2 (x ) = x 1− µ +∞ ∑ n =0 (α )n ( β )n n x ≡ x 1 − µ 2 F1 (α , β ; µ ; x ) , n !( µ )n (40) per la quale, le condizioni di convergenza/divergenza determinate dalle relazioni tra i parametri, α + β ≷ µ ⇐⇒ α + (1 − µ ) + β + (1 − µ ) ≷ 2 − µ ⇐⇒ α + β ≷ µ , risultano formalmente congruenti a quelle ottenute per y 1 (x ) . Pertanto, l’integrale generale dell’Equazione Ipergeometrica Gaussiana si scrive y (x ) = κ 1 2 F1 (α , β ; µ ; x ) + κ 2 x 1 − µ 2 F1 (α , β ; µ ; x ) . (41) dove {κ 1 , κ 2 } ∈ C è una coppia di costanti arbitrarie. ■ Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – Esempio 2 19 L’Equazione Differenziale Ipergeometrica Confluente Oltre al gran numero di funzioni rappresentabili per mezzo della Serie Ipergeometrica Gaussiana, grazie ai suoi tre ‘gradi di libertà’ parametrici, un’importantissima classe di funzioni-limite emerge dalla stessa serie (34) quando l’uno o l’altro dei due parametri simmetrici reali, α o β , tende a ± ∞ con continuità, come una variabile indipendente; per definitezza, sia esso β . Si consideri la Funzione Ipergeometrica Gaussiana +∞ ∑ 2 F1 (α , β ; µ ; x /β ) ≡ n =0 (α )n x n ( β )n n !( µ )n β n (42) come funzione anche del parametro variabile continuo β . Qui, ∀ {α , µ , x } e ∀ β ∈ U ( ± ∞ ) , la funzione-limite 1 F1 (α , µ ; x ) := lim 2 F1 (α , β ; µ ; x /β ) . (43) β → ±∞ è limite uniforme vs. β in U ( ± ∞ ) . Infatti, poiché ● ● (α )n x n ( β )n η (α )n x n < := c n , definitivamente ∀ { β , η } ∈ U ( ± ∞ ) × ( 1, + ∞ ) , n !( µ )n β n n !( µ )n ∑ +∞ n =0 c n < + ∞ (e.g., per il criterio del rapporto), allora, la serie (42) converge uniformemente vs. β in U ( ± ∞ ) , secondo il criterio di Weierstrass. Ciò implica che vale la proprietà di scambio tra le operazioni di somma di una serie e di tendenza al limite, i.e., lim 2 F1 (α , β ; µ ; x /β ) ≡ β → ±∞ +∞ ∑ n =0 (α )n x n n !( µ )n +∞ ( lim (β ) /β ) = ∑ n n β → ±∞ n =0 (α )n x n ⋅1. n !( µ )n La serie-limite risultante costituisce una rappresentazione della Funzione (o Serie) Ipergeometrica Confluente cosiddetta. Esplicitamente, si scrive 1 F1 (α , µ ; x ) = +∞ (α )n ∑ n !( µ ) n =0 xn . (44) n È prevedibile che, dall’Eq. generale (28), si possa indurre l’equazione differenziale-limite, della quale, 1 F1 (α , µ ; x ) è un integrale particolare. Infatti, dall’omotetìa w := β x , seguono ● ● ● dw = β, dx dw dy y ′(x ) = = β y ′(w ) , dx dw d dw d 2 y ′′(x ) ≡ y ′(x ) = ( β y ′(w )) = β y ′′(w ) . dx dx dw Mediante tali relazioni di trasformazione delle derivate, l’Eq. (28) diventa (w /β ) (1 − w /β ) β 2y ′′(w ) + ( µ − (α + β + 1) (w /β )) β y ′(w ) − α β y (w ) = 0 , (45) esibendo due punti di singolarità fuchsiana al finito, w = 0 e w = β . Nel limite β → ± ∞ , con la divisione per β successiva e con la ridenominazione x w di variabile indipendente (muta), l’Eq. (46) si riduce alla forma Ipergeometrica Confluente cercata, Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – xy ′′ + ( µ − x ) y ′ − α y = 0 . 20 (46) Il termine ‘Confluente’ si riferisce al fatto che, nel processo di limite (43), la singolarità regolare in w = β dell’Eq. (45) ‘confluisce’ nell’una o nell’altra singolarità irregolare, per w → ± ∞ . Dall’Eq. (44), è evidente che la Serie Ipergeometrica Confluente converge in tutto R , poiché il suo raggio ρ di convergenza vale, appunto, ρ := lim n → +∞ an +1 an (n + 1) ( µ + n ) = +∞. n → +∞ (α + n ) ≡ lim (47) Come per la Funzione Ipergeometrica Gaussiana, esiste necessariamente una seconda soluzione dell’Eq. (46), linearmente indipendente dalla (44), anch’essa di forma ipergeometrica confluente, analoga a quella dell’Eq. (40). Pertanto, una rappresentazione dell’integrale generale dell’Eq. (46) è data da y (x ) = κ 1 1 F1 (α , µ ; x ) + κ 2 x 1 − µ 1 F1 (α , µ ; x ) , (48) per la quale, ovviamente, valgono le definizioni parametriche (cfr/c Eq. (39)) α := α + 1 − µ , µ := 2 − µ . (48.1) [Dell’Equazione Ipergeometrica Confluente, è nota anche una soluzione linearmente indipendente sia da 1 F1 (α , µ ; x ) sia da x 1 − µ 1 F1 (α , µ ; x ) . Essa vale, però, solo per 0 < α < µ ; è data, in termini della Funzione Β di Euler o delle sue Funzioni Γ componenti, da y (x ) = Β (α , µ + α ) 1 F1 (α , µ + 2α ; x ) ≡ (α ) n Γ (α ) Γ ( µ + α ) + ∞ xn , ∑ Γ ( µ + 2α ) n = 0 ( µ + 2α ) n n ! (48.2) (si veda, dell’autore: Soluzioni integro-esponenziali dell’Equazione Differenziale Ordinaria Lineare di Laplace del 2.o ordine, p. 8, Esempio 1.)] Osservazione Oltre a numerose funzioni – non ultime quelle di Legendre, di Bessel, di Whittaker, la Funzione Gamma Incompleta, i Polinomi ortogonali di Hermite, di Laguerre e di Tchebyshev, gli Integrali di Fresnel – che 1 F1 è in grado di rappresentare con assegnazioni specifiche di valori ai parametri α e µ e con trasformazioni opportune della variabile indipendente x (o z ), anche la Teoria delle Probabilità (Funzione degli Errori) e la Fisica Quantistica teorica si avvalgono della Funzione Ipergeometrica Confluente in svariate circostanze. In Fisica Quantistica Non-Relativistica, ad esempio, dove il simbolo più recente M (α , µ , x ) è spesso usato in luogo del classico 1 F1 (α , µ ; x ) , le cosiddette Funzioni d’onda Coulombiane, regolare e irregolare, soluzioni della parte radiale dell’Equazione di Schrödinger nel caso della diffusione in un campo centrale prodotto da distribuzioni di cariche elettriche (tipicamente, quelle nucleari), sono espresse attraverso Funzioni Ipergeometriche Confluenti. ■ ____________________ Per una raccolta estesa di problemi di integrazione di equazioni differenziali ordinarie del 2.o ordine lineari mediante espansioni in serie di potenze, si vedano, e.g., [14, 15]. Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 21 Il legame con l’equazione di Riccati A ogni equazione differenziale ordinaria lineare e omogenea del 2.o ordine, i.e., del tipo Eq. (1), si può sempre associare un’equazione differenziale del tipo di Riccati, del 1.o ordine, mediante la trasformazione y (x ) := ± e ∫ u (x )dx ≠ 0, (49) nella nuova variabile dipendente incognita u ≡ u (x ) . Infatti, sostituendo le espressioni derivate (a meno di costanti di integrazione superflue) ● y ′(x ) = ± u (x ) e ∫ ● y ′′(x ) = ± ( u′(x ) + (u (x ))2 ) e ∫ u (x )dx ≡ u (x ) y (x ) , u (x )dx ≡ (u′(x ) + (u (x ))2 ) y (x ) , (50.1) (50.2) nell’Eq. (1) e dividendo per y (x ) ≠ 0 , si ottiene l’equazione del tipo di Riccati, del 1.o ordine, u ′ + u 2 + p (x ) u + q (x ) = 0 . (51) Inversamente, considerata l’Equazione di Riccati nella sua forma normale più generale, u ′ + r (x ) u 2 + s (x ) u + t (x ) = 0 , (52) nella quale r , s e t sono funzioni note di x definite in uno stesso intervallo I e tali, almeno, da soddisfare le condizioni simultanee s ∧ t ∈ C 0 (I ) , r ∈ C 1 (I ) , r (x ) t (x ) ≠ 0 ∀ x ∈ I , (53) la trasformazione inversa della (49), u (x ) ≡ 1 d 1 y ′(x ) , ln |y (x ) | = r (x ) dx r (x ) y ( x ) (54) nella nuova variabile dipendente incognita y ≡ y (x ) , riconduce l’Eq. (52) alla forma (1) del 2.o ordine, normale, lineare e omogenea. Infatti, sostituite l’espressione (54) di u (x ) e quella della sua derivata 1.a, u ′(x ) ≡ y ′′(x ) r ′(x ) y ′(x ) (y ′(x ))2 − − , r (x )y (x ) ( r (x ))2 y (x ) r (x ) (y (x ))2 (54.1) nell’Eq. (52) e, poi, moltiplicando l’uguaglianza risultante per r (x ) y (x ) , si arriva all’Eq. (1), y ′′ + p (x ) y ′ + q (x ) y = 0 , (55) avendo definito sinteticamente p (x ) := s (x ) − r ′(x )/ r (x ) , q (x ) := r (x ) t (x ). (55.1) Pertanto, il problema, a tutt’oggi irrisolto, della determinazione analitica dell’integrale generale dell’Equazione di Riccati (52) per il caso in cui non se ne conosca alcun integrale particolare è sempre in co-implicazione (i.e., condizione necessaria e sufficiente) con il problema irrisolto della disponibilità di un metodo generale di soluzione dell’equazione differenziale del 2.o ordine Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 22 associata, lineare, omogenea, in forma normale, avente coefficienti p (x ) e q (x ) qualsiasi, benché, di questi, si sappia che sono esprimibili formalmente secondo le Eq. (55.1)! Invece, l’Equazione di Riccati è sempre risolvibile in termini finiti quando se ne conosca almeno un integrale particolare, u (x ) . In tal caso, la sostituzione u (x ) := u (x ) + 1 φ (x ) (56) muta l’Eq. (52) nell’equazione lineare non-omogenea φ ′ − ( 2 r (x ) u (x ) + s (x ) ) φ = r (x ) , (57) della quale si ottiene l’integrale generale immediatamente, ( − ( 2 r (x ) u (x ) + s (x ) )dx (2 r (x ) u (x ) + s (x ) )dx φ (x ) = e ∫ c + ∫ r (x ) e ∫ dx ) (57.1) e, quindi, dalla sostituzione (56), l’integrale generale dell’Equazione di Riccati (52), u (x ) := u (x ) + c+∫ − ( 2 r (x ) u (x ) + s (x ) )dx e ∫ . − ∫ ( 2 r (x ) u (x ) + s (x ) )dx r (x )e dx (58) La conoscenza-chiave di u (x ) equivale, rispetto all’Eq. (1) lineare omogenea del 2.o ordine, alla conoscenza di un suo integrale particolare, y 1 (x ) , dal quale poter generare il secondo integrale linearmente indipendente mediante l’Eq. (2). D’altra parte, se non si conosce alcun integrale particolare dell’Equazione di Riccati, questa può essere sempre trasformata nella sua associata lineare omogenea del 2.o ordine (55), che si tenta di risolvere con i metodi discussi in precedenza, o riconoscendola di una qualche forma particolare maneggevole o ‘forzandola’ mediante sviluppi in serie di potenze. (‡) ■ ____________________ (‡) La questione dell’integrazione dell’Equazione di Riccati, importante nella Teoria delle Superfici e delle Linee di torsione e curvatura assegnate, è affrontata, e.g., in: L. P. EISENHART, A Treatise on the Differential Geometry of Curves and Surfaces, GINN & CO. (1909), e in: G. N. WATSON, A Treatise on the Theory of Bessel Functions, 2ND ED., P. 85-94, 120-123, CAMBRIDGE UN. PRESS (1922, RIST. 1996). Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 23 Risultati relativi alle equazioni non-omogenee Il Teorema di Liouville-Jacobi fornisce un’espressione del determinante wronskiano di due soluzioni linearmente indipendenti dell’equazione omogenea (1), x − ∫ p (u )du y 1 (x ) y 2 (x ) x = W (x 0 ) e 0 W (x ) ≡ , y ′1 (x ) y ′2 (x ) (59) ∀ x 0 ∈ I ∧ W (x 0 ) ≠ 0 . Circa l’equazione differenziale ordinaria lineare non-omogenea del 2.o ordine, y ′′ + p (x ) y ′ + q (x ) y = g (x ) (60) ( g (x ) ≡/ 0 ), la ricerca di un suo integrale particolare, ψ (x ) , con il metodo di variazione delle costanti arbitrarie (Lagrange) si conclude con il calcolo x ⌠ S (t , x ) g (t )dt , ψ (x ) = ⌡x 0 W (t ) dove compare il determinante t - parametrico S (t , x ) := (61) y 1 (t ) y 2 (t ) . y 1 (x ) y 2 (x ) L’espansione di S (t , x ) e l’Eq. (61) danno esplicitamente x x ∫ x p (u )du ∫ x p (u )du 1 ψ (x ) = dt − y 1 (x )⌠ dt . y 2 (x )⌠ y 1 (t ) g (t ) e 0 y 2 (t ) g (t ) e 0 ⌡x 0 ⌡x 0 W (x 0 ) t t (62) Osservazione Se le funzioni p , q g sono analitiche in x 0 , si può determinare, in U (x 0 ) opportuno, l’integrale generale dell’Eq. (60) applicando le T - espansioni pertinenti in entrambi i membri di questa e uguagliando, termine-a-termine, i coefficienti delle potenze binomiali (x − x 0 )n che compaiono nei membri dell’equazione. Prevedibilmente, la traslazione w = x − x 0 ( M - espansioni) produce, in generale, un alleggerimento dei calcoli. Ottenuta la formula iterativa, i termini si raccolgono in tre serie, una delle quali non dipende da parametri indeterminati: questa è la rappresentazione dell’integrale particolare ψ (x ) . I dettagli del procedimento complessivo sono gli stessi descritti alle p. 9 e 10. Se solo g è analitica in x 0 , dove, invece, p e q presentano, rispettivamente, un polo di ordine 1 e di ordine 2, allora, ottenuti y 1 (x ) e y 2 (x ) con il Teorema di Frobenius, si calcola, previo ricorso al prodotto à-la Cauchy tra serie di potenze, W (x 0 ) ≡ lim (y 1 (x ) y ′2 (x ) − y ′1 (x ) y 2 (x ) ) . x →x0 Infine, si costruisce ψ (x ) dall’Eq. (62), integrando termine-a-termine vs. le serie rappresentative di y 1 (t ) e y 2 (t ) . Il lavoro è noioso e richiede attenzione! ■ 24 Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – La riduzione esponenziale di scala La riduzione esponenziale di scala della variabile incognita y è una trasformazione spesso utile (generalizzabile alle equazioni differenziali lineari non-omogenee di ordine n > 2 ) con la quale l’Eq. (60) muta in un’equazione ancora del 2.o ordine e non-omogenea ma perde il termine di derivata incognita di ordine immediatamente più basso, i.e., di ordine 1. Dopo aver introdotto la nuova funzione incognita u , y (x ) := u (x ) e − (1 / 2 ) ∫ p (x )dx , (63) si calcolano le due derivate successive ● y ′(x ) = (u ′(x ) − (1/ 2) u (x ) p (x )) e − (1 / 2 ) ∫ p (x )dx , (63.1) ● y ′′(x ) = (u ′′ (x ) − p (x ) u ′ (x ) − (1/2) ( p ′ (x ) − (1/2) ( p (x )) ) u (x )) e 2 − (1 / 2 ) ∫ p (x )dx . (63.2) Sostituendo le espressioni trasformate (63), (63.1) e (63.2) nell’Eq. (60) e dividendo per il fattore esponenziale presente nella definizione (63), risulta u ′′ + φ (x ) u = g (x ) e ∫ (1 / 2 ) p (x )dx ≡ G (x ) , (64) dove non compare alcun termine di derivata 1.a; inoltre, φ (x ) := q (x ) − (1/ 4 ) ( p (x ))2 − (1/2) p′ (x ) . (64.1) Ora, può accadere che sia più agevole integrare l’Eq. (64) che non la forma originaria (60), e.g., quando φ (x ) = κ o φ (x ) = κ /(ax + b )2 , con κ ∈ R . Infatti, nel caso φ (x ) = κ , si può sempre scrivere l’integrale generale dell’Eq. (64), distinto secondo il segno di κ : ● se κ > 0 , risulta 1 x u (x ) = ∫ G (t ) sin ( κ (x − t ))dt + c 1 cos ( κ x ) + c 2 sin ( κ x ) ; κ ● (65.1) se κ = 0 , risulta u (x ) = ● 0 ∫ x 0 G (t ) (x − t )dt + c 1x + c 2 ; se κ < 0 , risulta x 1 u (x ) = G (t ) sinh ( |κ | (x − t )) dt + c 1e ∫ |κ | 0 (65.2) |κ | x + c 2e − |κ | x . (65.3) Nel caso φ (x ) = κ /(ax + b)2 , l’Eq. (64) corrisponde all’Equazione di Euler non-omogenea (ax + b )2 u ′′ + κ u = (ax + b )2 G (x ) , (66) (con ∆ / 4 ≡ 1/ 4 − κ /a 2 , cfr/c Eq. (4)), la cui integrazione, da eseguirsi, alla peggio, con un metodo di espansione in serie di potenze (v. p. 23, Osservazione), non presenta difficoltà particolari. In ogni caso, l’integrale generale dell’Eq. (64) genera quello dell’Eq. (60) dalla definizione (63). ■■■ Metodi di integrazione delle Eq. Diff. Ord. Lin. del 2.o ordine a coefficienti variabili – 25 Bibliografia Riferimenti generali 1 PAGANI, C. D. - SALSA, S., Analisi Matematica, VOL. 2, CAP. 4, ZANICHELLI (RIST. 1998); 2 [] CODDINGTON, E. A., An Introduction to Ordinary Differential Equations, PRENTICE-HALL (1961); [ 3] YOSIDA, K., Lectures on Differential and Integral Equations, WILEY-INTERSCIENCE PUBL. INC., (1960); [] 4 HILLE, E., Analysis, VOL. II, BLAISDELL PUBL. CO. (1966); 5 [] APOSTOL, T. M., Calculus, 2ND ED., VOL. II, P. 180-188, JOHN WILEY & SONS, INC. (1969); [ 6] BENDER, C. M. - ORSZAG, S. A., Advanced Mathematical Methods for Scientists and Engineers, CH. 3, MCGRAWHILL PUBL. CO. (1978); [ 7] HILDEBRAND, F. B., Advanced Calculus for Applications, 2ND ED., CH. 4, PRENTICE-HALL, INC. (1976); [ 8] ARFKEN, G. B. - WEBER, H. J., Mathematical Methods for Physicists, 4TH ED., ACADEMIC PR. (1995), P. 483-510. [] Applicazioni [ 9] BONONCINI, V. E., Esercizi di Analisi Matematica, VOL. 2, 10A ED., C.E.D.A.M. (1974); [10] SALSA, S. - SQUELLATI, A., Esercizi di Analisi Matematica 2, VOL. 3, MASSON (1994); [11] PICONE, M. - MIRANDA, C., Esercizi di Analisi Matematica, 3A ED., TUMMINELLI (1957); [12] FINZI, B. - MORRA, F., Esercizi di Analisi Matematica, VOL. II, 2A ED., TAMBURINI (1970); [13] SPIEGEL, M. R. - WREDE, R. C., Advanced Calculus, SCHAUM OUTLINE SERIES, 2ND ED., MCGRAW-HILL (2002); [14] BRONSON, R., Differential Equations, SCHAUM’S OUTLINE SERIES , MCGRAW-HILL PUBL. CO. (2006), CH. 20. [15] BRONSON, R., 2500 Solved Problems in Differential Equations, SCHAUM’S SOLVED PROBLEMS SERIES, MCGRAW-HILL PUBL. CO. (1988), CH. 15.
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