Documento tecnico preliminare VAS

REGIONE PIEMONTE
PROVINCIA DI TORINO
COMUNE DI ALMESE
VARIANTE GENERALE AL PRGC
Proposta tecnica del progetto preliminare
Ai sensi dell’Art. 15 della L.R. 56/77
Documento Tecnico preliminare VAS
Fase di Specificazione
IL SINDACO
Bruno Gonella
IL SEGRETARIO COMUNALE
Dott. Giovanni Barbera
ASSESSORE ALL’URBANISTICA
Dott. Michele Montrano
UFFICIO TECNICO COMUNALE
Resp. Geom. Jean Pierre Capelli
Progettista del Piano
Architetto Bruno Bianco
Rapporto Ambientale VAS
PAICON Srl
Architetto Andrea Cavaliere
Via Corino 8
10099 – San Mauro T.se (TO)
Dicembre 2013
Premessa
La presente relazione costituisce il documento preliminare di analisi ambientale del
territorio di Almese finalizzato alla procedura di SCOPING e illustra le potenziali
interazioni tra gli obiettivi previsti dal PRGC in corso di formazione ed il sistema
ambientale. Il documento mette in luce potenzialità e criticità ambientali del territorio e
fornisce un primo quadro di riferimento per la definizione della struttura di Piano.
Coerentemente con quanto previsto dal D.Lgs 152/2006, e soprattutto dalla Direttiva
2001/42/CE, l’analisi ambientale che ha portato alla stesura del presente Rapporto, è
stata svolta contemporaneamente alla redazione del Piano. Ciò ha consentito di offrire
un significativo contributo di conoscenza per la progettazione delle singole azioni che
comporranno gli obiettivi e di mettere in luce sia le potenziali criticità che potrebbero
manifestarsi, sia le nuove traiettorie di valorizzazione territoriale e ambientale che
potrebbero generarsi.
Il documento è così strutturato:




Parte prima. I riferimenti programmatici e le caratteristiche del Piano, in cui si
mette in luce il complesso delle interazioni che sussistono sul territorio per effetto
dei numerosi strumenti di programmazione e pianificazione (generali e settoriali)
che vi insistono.
In questa parte è inoltre descritto il percorso di ‘ascolto’ della cittadinanza
partecipativo che è stato avviato di concerto alla fase di predisposizione del PRGC.
Parte seconda. La qualità ambientale del territorio, in cui è analizzato dal punto di
vista qualitativo il sistema ambientale di Almese attraverso un primo sintetico
approfondimento delle principali componenti e fattori ambientali.
L’analisi è stata condotta utilizzando prevalentemente fonti di proprietà pubblica in
disponibilità dell’ente o fornite dagli enti sovraordinati o strumentali.
Parte terza. Definizione delle scelte di Piano e analisi di coerenza, in cui sulla base
dell’analisi condotta al punto precedente si sintetizzano le questioni ambientali
rilevanti (attraverso una serie di matrici SWOT) e le si relaziona con gli obiettivi e le
strategie di Piano.
Si delineano inoltre le strategie e la struttura del Piano introducendo una prima
analisi di compatibilità ambientale.
Parte quarta, in cui si forniscono i primi elementi relativi al sistema di monitoraggio
ambientale che si intende implementare per il PRGC di Almese.
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
PARTE PRIMA.
I riferimenti programmatici e le caratteristiche del Piano
1. Quadro di riferimento normativo in materia di VAS
Il quadro normativo in materia di Valutazione Ambientale Strategica è definito
dall’insieme delle leggi e regolamenti ai tre livelli di governo del territorio: Comunitario,
Nazionale e Regionale.
A livello generale scopi e finalità della VAS sono stabiliti dalla normativa, che definisce
anche i contenuti minimi del Rapporto Ambientale. Indipendentemente dall’approccio
metodologico affrontato e le strategie valutative attuate, il Rapporto ambientale dovrà
quindi, in primo luogo, rispettare le disposizioni comunitarie e nazionali, definite
dall’Allegato II della Direttiva Europea e dal D.Lgs 152/2006, come modificato dal
D.Lgs 4/2008.
1.1. La Direttiva 2001/42/CE
La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, concernente la
valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente si prefigge come
obiettivo quello di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di
contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e
dell'adozione di piani e programmi, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile,
assicurando che, ai sensi della direttiva stessa, venga effettuata la valutazione
ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi
sull'ambiente” (art. 1).
Non è questa la sede per una disamina dei problemi posti dalla direttiva 2001/42/CE
con riferimento al complesso dei piani e programmi che essa chiama in causa,
pertanto, in questa sede ci si può limitare ad evidenziare alcuni aspetti salienti che
l’applicazione della direttiva pone per il tipo di piano che qui interessa, cioè il PRGC, e
che possono essere brevemente elencati come di seguito:
1. la valutazione ambientale deve essere effettuata durante la fase preparatoria del
piano e anteriormente alla sua adozione (art. 4);
2. essa comporta la redazione di un “rapporto ambientale” e di una “sintesi non
tecnica” del medesimo, dove siano individuati, descritti e valutati gli effetti
significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull’ambiente (art. 5);
3. la valutazione deve porre a confronto le possibili ragionevoli alternative di piano (art. 5);
4. la procedura di valutazione deve basarsi su una consultazione pubblica per la
quale va predisposta un’adeguata diffusione dell’informazione (art. 6);
5. deve essere apprestato un sistema di monitoraggio e valutazione ambientale del
processo di attuazione e revisione del piano (art. 10).
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Come si vede la valutazione ambientale comincia con la fase di preparazione e
approvazione del piano e prosegue con la valutazione della fase di attuazione: la prima
viene solitamente indicata come VAS ex ante, la seconda come VAS in itinere.
In altri termini, si afferma che il piano è un processo decisionale che comincia con la
preparazione del piano stesso, ma che prosegue con la sua gestione e attuazione: il
piano nella sua effettività è la serie di azioni che lo attuano e che spesso richiedono
revisioni e cambiamenti rispetto allo scenario inizialmente previsto.
All’interno del processo di decisione ed attuazione del piano non dovrebbero esservi
azioni, aventi effetti significativi sull’ambiente, che non siano sottoposte a valutazione
ambientale: la valutazione ambientale accompagna, tramite un adeguato sistema di
monitoraggio, ogni passo che implichi scelte aventi effetti ambientali significativi e ne
dà conto pubblicamente.
1.2. Il riferimento normativo nazionale (D.Lgs 152/2006 e s.m.i.)
La Direttiva 2001/42/CE è stata recepita nell’ordinamento legislativo nazionale
attraverso la Parte seconda del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia
ambientale" così come modificata e integrata dal D.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 e dal
D.lgs. 29 giugno 2010, n. 128 laddove si segnala, tra le modifiche apportate dal
legislatore, il nuovo comma 3 che stabilisce che “la fase di valutazione è effettuata
anteriormente all’approvazione del piano o del programma, ovvero all’avvio della
relativa procedura legislativa, e comunque durante la fase di predisposizione dello
stesso. Essa è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull’ambiente derivanti
dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro
elaborazione e prima della loro approvazione”.
Il D.Lgs. 4/2008 chiarisce quindi che nel caso di piani soggetti a percorso di adozione e
approvazione, la VAS debba accompagnare l’intero percorso, sia di adozione sia di
approvazione.
Secondo il comma 1 dell’art 7, i piani e programmi la cui approvazione compete alle
regioni o agli enti locali sono sottoposti al percorso di valutazione ambientale secondo
le disposizioni delle leggi regionali.
Alle norme regionali è demandata l’indicazione dei criteri con i quali individuare
l’Autorità competente, che ha compiti di tutela, protezione e valorizzazione ambientale.
Alle stesse norme regionali è altresì demandata la disciplina per l’individuazione degli
enti locali territorialmente interessati e per l’individuazione dei soggetti competenti in
materia ambientale, oltre che le modalità di partecipazione delle regioni confinanti.
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1.3. I soggetti coinvolti e la procedura di VAS
Secondo il D.Lgs. 152 del 2006 (e le sue successive modifiche e integrazioni) i
principali soggetti coinvolti nella procedura di VAS sono:






l’autorità procedente: la pubblica amministrazione che elabora il piano/programma.
Nel caso in cui il soggetto che predispone il piano, programma (il proponente) sia
un diverso soggetto pubblico o privato, l’autorità procedente è la pubblica
amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano, programma;
il soggetto proponente: Il soggetto pubblico o privato che elabora il
Piano/programma
l’autorità competente: la pubblica amministrazione cui compete l’adozione del
provvedimento di verifica di assoggettabilità e l’elaborazione del parere motivato; in
sede statale autorità competente è il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare che esprime il parere motivato di concerto con il Ministro per i
beni e le attività culturali;
i soggetti competenti in materia ambientale: le pubbliche amministrazioni e gli enti
pubblici che, per le loro specifiche competenze o responsabilità in campo
ambientale, possono essere interessati agli impatti sull’ambiente dovuti
all’attuazione dei piani e programmi;
il pubblico: una o più persone fisiche o giuridiche nonché, ai sensi della
legislazione o della prassi nazionale, le associazioni, le organizzazioni o i gruppi di
tali persone;
il pubblico interessato: Il pubblico che subisce o può subire gli effetti delle
procedure decisionali in materia ambientale o che ha interesse in tali procedure.
Con riferimento alla normativa nazionale la VAS è avviata dall’autorità procedente (nel
nostro caso, il Comune di Almese) contestualmente al processo di formazione del
Piano/Programma (il PRGC) e il suo percorso è articolato nelle seguenti fasi (art. 11):







lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità (art. 12);
l’elaborazione del Rapporto ambientale (art. 13);
lo svolgimento di consultazioni (art. 14);
la valutazione del Rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni (art. 15);
la decisione (art. 16);
l’informazione sulla decisione (art. 17);
il monitoraggio (art. 18).
L’architettura procedurale sopra illustrata si dipana in una sequenza di fasi operative
tra loro fortemente collegate:
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Fase preliminare: l’assoggettabilità
Fase che precede l’avvio della procedura valutativa principale tesa a verificare se un
determinato piano o programma debba essere o meno assoggettato a procedura VAS
attraverso l’analisi di Rapporto preliminare da inviare all’Autorità Competente in materia
ambientale. L’Autorità Competente, sentito il parere dei soggetti competenti in materia
ambientale, emette il provvedimento che assoggetta o esclude il Piano dalla
valutazione.
Nel caso specifico, il PRGC di Almese è uno strumento di pianificazione dell’uso dei
suoli e, ai sensi del comma 2 dell’art. 6 del D. Lgs 4/2008, deve essere
obbligatoriamente sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica.
Fase di Scoping: il Rapporto ambientale preliminare
Fase tesa a coinvolgere i soggetti competenti in materia ambientale potenzialmente
interessati all’attuazione del piano allo scopo di concordare preventivamente, insieme
anche all’Autorità competente, le informazioni da includere nel Rapporto ambientale, il
loro livello di dettaglio e gli indicatori da utilizzare per l’analisi di contesto.
Il confronto e il coinvolgimento avviene attorno all’analisi di un Rapporto ambientale
preliminare (o Rapporto di Scoping) predisposto dall’Autorità procedente1.
Fase analitica: la redazione del Rapporto Ambientale
Fase legata alla redazione del documento, a contenuto tecnico-descrittivo, che dovrà
essere valutato dall’Autorità competente per la VAS (con l’ausilio degli altri soggetti
individuati).
I contenuti minimi del Rapporto ambientale che individua, descrive e valuta gli effetti
significativi che l’attuazione del Piano potrebbe avere sull’ambiente, sono indicati in
dettaglio nell’Allegato VI del DLgs 152/2006 e s.m.i.
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del
rapporto con altri pertinenti piani o programmi;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza
l'attuazione del piano o del programma;
c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero
essere significativamente interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi
compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale,
culturale e paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale
per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di
importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e dalla flora e della
1
Il presente Rapporto ambientale preliminare del PRGC di Almese, da intendersi quale Rapporto di
Scoping è redatto ai sensi dell’art. 12 del 152/2006 e s.m.i. e del relativo Allegato I
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fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e
tipicità, di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228;
e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli
Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua
preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione
ambientale;
f) possibili impatti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori
climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e
archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere
considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi,
sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e
negativi;
g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo
possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del
piano o del programma;
h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di
come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad
esempio carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle
tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste;
i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti
ambientali significativi derivanti dall'attuazione dei piani o del programma proposto
definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli
indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di
un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive
da adottare;
j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.
Il Rapporto Ambientale, nel rispetto dell’accessibilità dei documenti garantito dalla
Direttiva 2003/4/CE3 dovrà essere pubblicato. A decorrere dall’avviso di pubblicazione
chiunque vi abbia interesse ha 60 giorni di tempo per prendere visione della proposta
di piano e del relativo Rapporto ambientale e presentare le proprie osservazioni.
Fase istruttoria
Fase nella quale l’Autorità competente, con l’ausilio di appositi organi tecnici, valuta la
documentazione tecnica presentata, unitamente alle osservazioni pervenute dal
pubblico interessato.
Al termine dell’istruttoria l’Autorità elabora il proprio parere motivato (art. 15). Questo,
insieme alla proposta di Piano, al Rapporto ambientale e a tutta la documentazione
acquisita in ambito di consultazione, sarà trasmessa all’organo competente
all’adozione e approvazione del Piano Urbanistico Comunale.
Il parere motivato è l’atto che esprime il giudizio di compatibilità ambientale e contiene
considerazioni qualitative e/o quantitative in merito alla: qualità e congruenza delle
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scelte del Piano alla luce delle alternative possibili individuate rispetto alle informazioni
ed agli obiettivi del Rapporto Ambientale.
Decisione e informazione sulla decisione
Al fine di consentire un controllo effettivo del pubblico sulla legittimità dell’intero iter
decisionale intrapreso, ai sensi dell’art. 17 sono inoltre resi pubblici, anche attraverso la
pubblicazione sui siti web della autorità interessate:
a) il parere motivato espresso dall'autorità competente;
b) una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni
ambientali sono state integrate nel piano o programma e come si è tenuto conto del
Rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni, nonché le ragioni per le quali
è stato scelto il piano o il programma adottato, alla luce delle alternative possibili
che erano state individuate;
c) le misure adottate in merito al monitoraggio.
Il monitoraggio
Fase nella quale viene avviato un controllo sugli impatti significativi sull’ambiente
derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi approvati. Il monitoraggio prevede,
inoltre, misure correttive e di ridefinizione dei contenuti del piano e degli obiettivi fissati.
Il monitoraggio è effettuato avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali.
1.4. Il quadro normativo regionale
Il quadro normativo regionale a cui ci si riferisce è quello, recentemente rinnovato della
Legge Urbanistica 56/77 e s.m.i.
Per quanto riguarda le Varianti generali a PRGC si fa riferimento all’art. 15 che lega
indissolubilmente la fase istruttoria urbanistica del PRGC con quella di VAS attraverso
le Conferenze di pianificazione e valutazione.
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2. Quadro degli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale definiti
dalla normativa e dai piani e programmi che interessano l’ambito del
PRGC.
Nel presente capitolo si sintetizza il complesso ed eterogeneo sistema della
programmazione e della pianificazione che, ai diversi livelli di competenza e regia,
afferisce e influenza il quadro pianificatorio del nuovo PRGC di Almese.
Tale sistema sarà qui descritto con riferimento ad una suddivisione in due categorie:
Piani e programmi di gestione del territorio:



Il Piano Territoriale Regionale (PTR);
Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR);
il Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Torino (PTC2).
Piani e programmi di gestione e tutela delle risorse ambientali:






il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI);
il Piano di Tutela delle Acque (PTA);
il Piano Regionale per la qualità dell’aria;
il Piano Regionale di Gestione dei rifiuti;
il Programma Provinciale della Gestione dei Rifiuti;
il Piano comunale di Classificazione Acustica.
Per ognuno di questi, oltre ad una presentazione dei riferimenti di vigenza e di ambito
di intervento, si metteranno in luce gli obiettivi e le eventuali linee d’azione su cui il
PRGC dovrà convergere. Gli obiettivi e i target fissati da tali strumenti saranno ripresi
nel successivo capitolo dedicato all’analisi delle matrici ambientali del territorio di
Almese al fine di verificarne qualitativamente e quantitativamente lo stato.
Nel capitolo conclusivo, infine, si verificherà la rispondenza degli obiettivi di Piano con
quelli della programmazione e pianificazione qui descritta attraverso il sistema delle
matrici di coerenza.
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2.1. Il Piano Territoriale Regionale (PTR)
Il Piano Territoriale Regionale costituisce atto di indirizzo per la pianificazione
territoriale e settoriale di livello regionale, sub-regionale, provinciale e locale per un
governo efficiente e sostenibile delle attività sul territorio della Regione. E’, a tutti gli
effetti, uno strumento di supporto per l’attività di “governance” territoriale della Regione
in quanto consente, in armonia con il PPR, di rendere coerente la “visione strategica”
della programmazione generale e di quella settoriale con il contesto fisico, ambientale,
culturale ed economico, attraverso un’interpretazione del territorio che ne pone in
risalto i punti di forza e di debolezza e ne evidenzia potenzialità e opportunità.
Il Consiglio Regionale del Piemonte, con DCR n. 122-29783 del 21 luglio 2011, ha
approvato il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR che sostituisce il PTR approvato
nel 1997, ad eccezione delle norme di attuazione relative ai caratteri territoriali e
paesistici (articoli 7, 8, 9, 10, 11, 18bis e 18ter) che continuano ad applicarsi fino
all’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale.
2.1.1. Il Quadro di riferimento strutturale.
Il Quadro di Riferimento Strutturale (QRS) del PTR contiene la descrizione
interpretativa del territorio regionale con riferimento all’insieme degli elementi
strutturanti il territorio stesso, alle loro potenzialità e criticità.
Si tratta di un documento, al tempo stesso descrittivo e operativo e definisce inoltre un
quadro di riferimento comune agli altri strumenti della programmazione regionale –
generali, strategici e settoriali – al fine di assicurare la sostenibilità territoriale e
l’incremento del valore aggiunto territoriale degli interventi. L’esigenza di ottenere una
visione integrata a scala locale di ciò che al PTR compete di governare, ha consigliato
di organizzare e connettere tra loro le informazioni a partire da una trama di base,
formata da unità territoriali di dimensione intermedia tra quella comunale e quella
provinciale e di identificare con essa il livello locale del QRS. Questi “mattoni” della
costruzione del Piano sono stati chiamati, con riferimento alla loro funzione principale,
Ambiti di Integrazione Territoriale (AIT).Il territorio viene quindi analizzato, descritto e
interpretato secondo una logica scalare. Si parte dal livello locale rappresentato dagli
AIT per passare ai quadranti e alle Province (aggregati di Ait) fino ad arrivare alle reti
che, a livello regionale e sovraregionale, connettono gli Ait tra loro e con i sistemi
territoriali esterni.
2.1.2. Le Strategie e gli Obiettivi del PTR.
Dall’insieme delle politiche derivanti dall’analisi dei vari livelli (europeo, nazionale,
regionale e provinciale) emergono alcuni elementi comuni che caratterizzano i grandi
temi rispetto ai quali far confluire la sintesi delle azioni e degli obiettivi posti alla base
delle attività delle varie istituzioni.
Per il PTR si è strutturato un quadro strategico di riferimento costituito da:
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
Relazione
Strategia 1 - Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio.
Finalizzata a promuovere l’integrazione tra valorizzazione del patrimonio
ambientale–storico–culturale e le attività imprenditoriali ad essa connesse; la
riqualificazione delle aree urbane in un’ottica di qualità della vita e inclusione
sociale, la rivitalizzazione delle “periferie” montane e collinari, lo sviluppo
economico e la rigenerazione delle aree degradate.
Strategia 2 - Sostenibilità ambientale, efficienza energetica. Finalizzata a
promuovere l’eco-sostenibilità di lungo termine della crescita economica
perseguendo una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse.
Strategia 3 - Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione,
logistica. Finalizzata a rafforzare la coesione territoriale e lo sviluppo locale del
nord-ovest nell’ambito di un contesto economico e territoriale a dimensione
Europea.
Strategia 4 - Ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva. Individua le
localizzazioni e le condizioni di contesto territoriale più adatte a rafforzare la
competitività del sistema regionale attraverso l’incremento della sua capacità di
produrre ricerca ed innovazione, ad assorbire e trasferire nuove tecnologie, anche
in riferimento a tematiche di frontiera, alle innovazioni in campo ambientale ed allo
sviluppo della società dell’informazione.
Strategia 5 - Valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali. Coglie
le potenzialità insite nella capacità di fare sistema tra i diversi soggetti interessati
alla programmazione/pianificazione attraverso il processo di governance territoriale.
2.1.3. Il sistema degli obiettivi.
Ciascuna strategia è stata articolata in obiettivi generali e specifici. Il livello di
connessione e coordinamento tra PTR e PPR si è esplicato mantenendo identici le
strategie e gli obiettivi generali e differenziando solo successivamente gli obiettivi
specifici propri delle oggettività relative a ciascuno dei due piani.
Con riferimento al sistema policentrico individuato dal PTR attraverso l’individuazione
degli AIT, in funzione degli indirizzi per le politiche di sviluppo di ciascun ambito, in
aggiunta al sistema delle cinque strategie e obiettivi generali e specifici, sono state
definite cinque tematiche settoriali di rilevanza territoriale.
In particolare queste cinque tematiche sono riconducibili prioritariamente alle prime
quattro strategie, in quanto la quinta è rappresentata dalla stessa articolazione
territoriale degli AIT:
1.
2.
3.
4.
5.
valorizzazione del territorio;
risorse e produzioni primarie;
ricerca, tecnologia, produzioni industriali;
trasporti e logistica;
turismo.
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2.1.4. Il PTR e il Comune di Almese.
Come precedentemente detto, il PTR offre un quadro interpretativo della Regione
Piemonte sulla base di quadranti. Il comune di Almese si colloca all'interno del
Quadrante metropolitano.
Il Quadrante metropolitano
Articolazione territoriale
Il Quadrante comprende vaste zone pianeggianti, ma anche le numerosi valli alpine
che si affacciano sulla pianura. Sia la pianura sia le zone montane non costituiscono
insiemi omogenei, ma appaiono fortemente differenziati. Nel complesso, l’insediamento
del quadrante metropolitano risulta articolato su una struttura urbana policentrica, ma
funzionalmente dipendente dal capoluogo, che vede disporsi attorno ad esso una rete
di centri urbani con un’identità distinta da quella metropolitana.
Dotazioni strutturali
L’eccellenza delle dotazioni strutturali del Quadrante deriva in primo luogo dalla
presenza del capoluogo regionale, in cui si concentrano un insieme ampio e
diversificato di dotazioni di diversa origine e natura. Seppure con le ovvie differenze e
gli innegabili squilibri (fra Torino e il resto del territorio; fra pianura e montagna; ecc), il
Quadrante metropolitano, risulta a noi interessante in quanto caratterizzato da una
dotazione strutturale particolarmente significativa soprattutto per quanto riguarda:
l’avanzata transizione industriale verso l’economia della conoscenza, l’ampia e diffusa
dotazione di risorse primarie, la notevole dotazione di parchi e aree protette,
l’importanza dell’agricoltura e dell’allevamento bovino.
Scenari, strategie, progetti
Il cambiamento attuale si basa su risorse di carattere infrastrutturale, tecnologico,
finanziario, imprenditoriale, sociale, identitario e istituzionale accumulate in precedenza,
che vengono reimmesse in processi di sviluppo innovativi.
2.1.5 Gli AIT- Ambiti di Integrazione Territoriale.
Gli AIT sono perciò un dispositivo di supporto alla fasi diagnostiche, valutative e
strategiche del Piano, per quanto riguarda le implicazioni delle scelte a livello locale.
Come tali svolgono anche un ruolo importante nelle analisi e nelle azioni di rete
sovralocali in quanto sotto diversi aspetti possono essere trattati come nodi complessi
di queste reti.
Il Comune di Almese si trova all'interno del numero 12 SUSA.
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AIT 12 SUSA
L’AIT corrisponde alla bassa valle della Dora Riparia, dal suo sbocco in corrispondenza
della collina morenica di Rivoli fin al valico del Moncenisio, a cui s’aggiunge un tratto di media
valle in sovrapposizione con l’ambito delle Montagne Olimpiche. Al fondovalle intensamente
urbanizzato si oppongono i versanti quasi ovunque spopolati, che l’energia del rilievo e il
modellamento glaciale hanno reso particolarmente elevati ed estesi, ricchi di un patrimonio
naturalistico in buona parte protetto. La vicinanza e la facile accessibilità a Torino hanno
favorito l’incremento del capitale fisso infrastrutturale, industriale e residenziale. Ciò ha creato
e crea tuttora, specie nel fondovalle, gravi problemi di carico e di impatto ambientale e
paesaggistico. Pur non essendosi formato un sistema manifatturiero locale, l’industria presente
(siderurgia, meccanica, indotto auto, elettromeccanica, beni strumentali e robotica) è solo in
parte esogena e relativamente instabile, mentre esiste un tessuto manifatturiero originale con
imprese di punta. Gli insediamenti e le infrastrutture si concentrano negli spazi pianeggianti del
fondovalle principale. Il sistema insediativo è dunque caratterizzato dalla presenza di centri e
nuclei urbani nel fondovalle lungo le principali vie di comunicazione con sviluppo di tipo
arteriale e con una notevole presenza di aree per attività produttive e centri commerciali. Le
aree di ampliamento residenziale più rilevanti (quasi sempre poco compatte) si localizzano
soprattutto nei pressi di Avigliana e dei comuni sia in modo lineare lungo le infrastrutture viarie
che disperso sui rilievi. Per quasi tutte le aree industriali sono previsti ampliamenti piuttosto
consistenti e si tratta, generalmente, di aree localizzate lungo le principali infrastrutture viarie
con un’espansione di tipo lineare. La progettazione integrata dell’ambito è mediamente attiva e
presenta medie potenzialità di sviluppo, così come medio è il ruolo che può svolgere nelle
politiche territoriale di livello regionale. Essa è caratterizzata da un debole ancoraggio
territoriale e da una media organizzazione degli attori locali. Le prospettive sulle quali si
intende puntare sono fondamentalmente rivolte allo sviluppo dell’industria e del turismo.
Nella prospettiva di una crescente integrazione metropolitana, l’eccellenza e l’abbondanza
del patrimonio naturale e storico-culturale dovrebbe essere vista in relazione alla qualità e alla
fruibilità ambientale, in quanto condizione di contesto da legare ad altre, come le infrastrutture
e i servizi, per creare un ambiente favorevole all’insediamento residenziale e produttivo e alla
fruizione temporanea da parte della popolazione locale e metropolitana (sport, escursionismo,
turismo culturale ecc). Ciò potrebbe contribuire ad alleggerire la pressione sul fondovalle e a
rivitalizzare ed estendere la trama insediativa dei versanti. Questo disegno di più estesa
fruizione del territorio e dell’ambiente montano comporta tuttavia notevoli rischi in termini di
alterazione di equilibri ambientali e di degrado del paesaggio. Andrebbe quindi programmato e
gestito con un forte controllo sulla salvaguardia di questi beni pubblici.
In quanto progetto innovativo di compenetrazione del sistema insediativo metropolitano e
dell’ambiente alpino, esso andrebbe attentamente seguito dalla Regione
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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2.2. Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR).
La Regione Piemonte ha avviato nel 2005 una nuova fase di pianificazione dell’intero
territorio regionale, che ha comportato in particolare la formazione del Piano
paesaggistico regionale (PPR), ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
(D. Lgs. 42/2004) e della Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d’Europa,
2000).
Il PPR è stato adottato dalla Giunta Regionale con D.G.R. n 53-11975 del 04 agosto
2009.
Nel quadro del processo di pianificazione territoriale avviato dalla Regione, il PPR
rappresenta lo strumento principale per fondare sulla qualità del paesaggio e
dell’ambiente lo sviluppo sostenibile dell’intero territorio regionale.
L’obiettivo centrale è perciò la tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico,
naturale e culturale, in vista non solo del miglioramento del quadro di vita delle
popolazioni e della loro identità culturale, ma anche del rafforzamento dell’attrattività
della regione e della sua competitività
nelle reti di relazioni che si allargano a scala globale.
Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) costituisce riferimento per tutti gli strumenti di
governo del territorio regionale dettando regole e obiettivi per la conservazione e la
valorizzazione dei paesaggi e dell’identità ambientale, storica, culturale e insediativa
del territorio piemontese. Le previsioni del PPR sono cogenti per tutti gli strumenti
generali e settoriali di governo del territorio alle diverse scale e prevalgono sulle
disposizioni eventualmente incompatibili.
Il PPR, ai sensi del Codice dei Beni Culturali, art 135, articola il territorio regionale in 76
ambiti di paesaggio. Gli ambiti di paesaggio sono ulteriormente articolati in 535 unità di
paesaggio (UP), distintamente caratterizzate, la cui delimitazione dovrà essere
precisata dalle Province e dai Comuni nei propri strumenti di pianificazione. Il PPR per
ogni ambito individua azioni finalizzate:




alla conservazione degli elementi costitutivi e delle morfologie anche in ragione
delle tipologie architettoniche, delle tecniche e dei materiali costruttivi, nonché delle
esigenze di recupero dei valori paesaggistici;
alla riqualificazione delle aree compromesse o degradate;
alla individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio in funzione della
loro compatibilità con gli obbiettivi stessi;
alla conservazione delle caratteristiche paesaggistiche.
Le UP sono raccolte in 9 tipi, specificate all’articolo 11 delle NTA, diversamente
connotate per la dominanza di una componente paesaggistica o la compresenza di più
componenti, per la resistenza e l’integrità delle risorse.
Nell’immagine successiva si può osservare come sono state definite le UP.
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Relazione
Immagine n 6: Tipologie normative di UP, fonte: PPR (adottato) 2009.
Nelle suddette tipologie sono previsti indirizzi volti a rafforzare:



la coesione: interventi e forme di gestione devono tendere a potenziare la coesione
e la connettività interna delle UP, sia in termini di funzionalità ecosistemica che di
unitarietà;
l’identità: cercando di rafforzare i caratteri identitari dell’UP, particolarmente quando
tali caratteri abbiano specifica rilevanza in termini di diversità biologica e
paesaggistica;
la qualità: interventi e forme di gestione devono tendere prioritariamente alla
mitigazione dei fattori di degrado, rischio o criticità che caratterizzano
negativamente le UP.
Il Comune di Almese è inserito all’interno dall’Ambito di Paesaggio n. 37
denominato “Ambito di Paesaggio dell’anfiteatro morenico di Rivoli e Avigliana”. Le
relative unità di paesaggio sono le seguenti:

unità di paesaggio 3704, “Almese Rubiana col de Lys”.qualificata con Tipologia
Normativa 4 naturale/rurale alterato episodicamente da insediamenti, avente
carattere tipizzante dato dalla compresenza e consolidata interazione di sistemi
naturali, prevalentemente montani e collinari, con sistemi insediativi rurali
tradizionali, in contesti ad alta caratterizzazione, alterati dalla realizzazione
puntuale di infrastrutture, seconde case, impianti ed attrezzature per lo più
connesse al turismo.
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Stralcio Tavola di Piano “P3 Ambiti e unità di paesaggio”; PPR (adottato 2009).
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2.3. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino (PTC2)
La Variante al primo Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTC2) è stata
approvata dalla Regione Piemonte con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 12129759 del 21 luglio 2011. Il Documento di Piano era già stato adottato dal Consiglio
Provinciale nel 2010.
Il PTC2 persegue i seguenti obiettivi, che costituiscono le direttrici fondamentali
dell’azione della Provincia nell’attuazione del Piano:






contenimento del consumo di suolo e dell’utilizzo delle risorse naturali;
sviluppo socio-economico e policentrismo;
riduzione delle pressioni ambientali e miglioramento della qualità della vita;
tutela, valorizzazione ed incremento della rete ecologica, del patrimonio
naturalistico e della
biodiversità;
completamento ed innovazione del sistema delle connessioni materiali ed
immateriali.
Esso si struttura come uno strumento:
 condiviso e co-pianificato con il contributo di tutta la Provincia (esecutivo, struttura
tecnica), integrando tutti i diversi punti di vista “settoriali” (coerenza);
 condiviso e co-pianificato con gli enti locali (concorso), in quanto attori dello
sviluppo locale (programmazione negoziata) e della pianificazione urbanistica
locale (PRG, PSSE-CM);
 sostenibile, assumendo la qualità ambientale e il paesaggio nella sua accezione
estensiva (naturale, edificato, reti della mobilità, spazi di relazione), come fattori di
sviluppo e innovazione.
Uno degli obiettivi innovativi del PTC2 e allo stesso momento principio cardine sul
quale si fonda, è senza dubbio, il contenimento del consumo di suolo. Nel
perseguire tale obiettivo il Piano individua specifiche norme di utilizzo del suolo ai fini
dell’edificazione, definendo tre diverse “tipologie” di aree: “aree dense”, “aree di
transizione”, “aree libere”.
La delimitazione delle aree è lasciata ai Comuni che, attraverso varianti strutturali o
varianti generali ai propri PRGC, provvedono alla perimetrazione sulla base dei criteri
indicati nelle Linee guida (Allegato 5 Consumo di suolo – PTC2) che, peraltro,
propongono una prima ipotesi di perimetrazione delle aree. Il PTC2 tutela le aree
“libere” da qualsiasi forma di edificazione, mentre detta norme specifiche per le aree
dense e di transizione.
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Per aree libere si intendono: porzioni di territorio esterne ai centro abitati, caratterizzate
dalla prevalente funzione agricola e forestale anche in presenza di insediamenti minori
o sparsi, quali elementi identitari e distintivi del paesaggio che si intende preservare;
Le aree di transizione sono invece definite come: porzioni di territorio ai margini degli
ambiti urbanizzati, caratterizzate dalla limitata estensione e alla possibile presenza
delle infrastrutture primarie;
Infine, con il termine aree dense il PTC2 indica le porzioni di territorio urbanizzato,
anche in prossimità del centro storico (o dei nuclei storici), aventi un impianto
urbanistico significativo, caratterizzate dalla presenza di un tessuto edilizio consolidato
e dalle funzioni di servizio qualificato per la collettività.
Il PTC2 ammette la nuova edificazione esclusivamente nelle aree dense e nelle aree di
transizione.
In particolare, con riferimento alle norme di Attuazione del PTC2, l’art. 17 “Azioni di
tutela delle aree” specifica che:
nelle aree dense sono “congruenti i processi di trasformazione, riuso e aumento della
capacità insediativa, nel rispetto degli standard per servizi pubblici previsti dalla
legislazione vigente. L’incremento insediativo si concretizza attraverso interventi di
densificazione del tessuto esistente, sostituzione edilizia, completamento su reliquati,
ristrutturazione urbanistica”.
nelle aree di transizione, “sono congruenti nuovi processi insediativi, nel rispetto della
pianificazione territoriale sovraordinata e nei limiti qualitativi e quantitativi definiti dal
PTC2 stesso (Capo II e III). l limitato incremento insediativo è possibile con la
progettazione e ristrutturazione urbanistica da sviluppare per settori, scongiurando il
processo di sprawl edilizio mediante interventi di densificazione, sostituzione edilizia,
completamento su aree libere intercluse”.
nelle aree libere “non sono consentiti nuovi insediamenti né la nuova edificazione nelle
aree non urbanizzate; è peraltro ammessa la realizzazione di opere ed interventi
pubblici e di interesse pubblico purché adeguatamente motivate e in assenza di
possibili localizzazioni alternative”.
Lo stesso articolo 17 comma 8, quale prescrizione che esige attuazione, stabilisce che
“dovranno essere preservati i terreni ricadenti in I e II Classe di Capacità d’Uso dei
Suoli; sarà contrastata l’edificazione in terreni di eccellente e buona fertilità e ad alta
vocazione agricola, ad eccezione di dimostrate esigenze di tipo ambientale, viabilistico,
economico, sociale che perseguano l’interesse collettivo quando manchino possibilità
localizzative alternative”.
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2.4. il Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del Bacino del Po.
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del Po (PAI) è stato redatto e
approvato con il DPCM del 24 maggio 2001 ai sensi della L. 18 maggio 1989, n. 183.
Il Piano, attraverso le sue disposizioni persegue l’obiettivo di garantire al territorio del
bacino del fiume Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto
idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali,
il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la programmazione degli usi
del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il
recupero delle aree fluviali, con particolare attenzione a quelle degradate, anche
attraverso usi ricreativi
Le finalità richiamate sono perseguite mediante:












l’adeguamento della strumentazione urbanistico-territoriale;
la definizione del quadro del rischio idraulico e idrogeologico in relazione ai
fenomeni di dissesto considerati;
la costituzione di vincoli, di prescrizioni, di incentivi e di destinazioni d’uso del suolo
in relazione al diverso grado di rischio;
l’individuazione di interventi finalizzati al recupero naturalistico ed ambientale,
nonché alla tutela e al recupero dei valori monumentali, paesaggistici ed ambientali
presenti e/o la riqualificazione delle aree degradate;
l’individuazione di interventi su infrastrutture e manufatti di ogni tipo, anche edilizi,
che determinino rischi idrogeologici, anche con finalità di rilocalizzazione;
la sistemazione dei versanti e delle aree instabili a protezione degli abitati e delle
infrastrutture adottando modalità di intervento che privilegiano la conservazione e il
recupero delle caratteristiche naturali del terreno;
la moderazione delle piene, la difesa e la regolazione dei corsi d’acqua, con
specifica attenzione alla valorizzazione della naturalità delle regioni fluviali;
la definizione delle esigenze di manutenzione, completamento ed integrazione dei
sistemi di difesa esistenti in funzione del grado di sicurezza compatibile e del loro
livello di efficienza ed efficacia;
la definizione di nuovi sistemi di difesa, ad integrazione di quelli esistenti, con
funzioni di controllo dell’evoluzione dei fenomeni di dissesto, in relazione al grado di
sicurezza da conseguire;
l monitoraggio dei caratteri di naturalità e dello stato dei dissesti;
l'individuazione di progetti di gestione agro-ambientale e forestale;
lo svolgimento funzionale dei servizi di navigazione interna, nonché della gestione
dei relativi impianti.
Il sottobacino che comprende il Comune di Almese è quello della Dora Riparia per il
quale il Piano Stralcio per l’assetto idrogeologico non individua alcun tipo di fascia di
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protezione relativa al torrente Messa ma, come riportato nella tabella che segue, indica
delle linee di intervento sulla rete idrografica minore.
Sottobacino
DORA RIPARIA
Linee di intervento sulla rete idrografica minore
Aumento della capacità di deflusso tramite ricalibratura e opere di
sistemazione dell’alveo sul torrente Messa Vecchia (da Almese a
confl. in Dora) e sul rio Merdarello (all'altezza di Susa)
Interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene sulla
Dora di Bardonecchia (in prossimità del concentrico di Beaulard),
sui torrenti Ripa (in Valle Argentera), Thuras, Cenischia (tra
Novalesa e Susa), Messa Vecchia (da Almese fino alla confl. in
Dora)
Opere di sistemazione spondale sulla Dora di Bardonecchia (in loc
Beaulard), Piccola Dora (a Claviere), valli della Rho,
Frejus,Stretta, sui rii minori Guiau, Coche e Comba della Gorgia,
sui torrenti Ripa, Valle Argentera, Thuras, Cenischia
(tra S. Giuseppe e Trinità, tra Novalesa e Susa), Frangerello
(apice conoide a difesa di Villarfocchiardo), Messa Vecchia (da
Almese alla confl. in Dora), Prebech e Pissaglio (loc. Chianocco)
Si precisa che il vigente PRGC di Almese è stato recentemente adeguato al PAI.
2.5. il Piano di Tutela delle Acque (PTA).
In data 13 marzo 2007 è stato approvato dal Consiglio Regionale, con D.C.R. n. 11710731, il Piano di tutela delle acque (PTA).
Il Piano di Tutela delle acque promuove, seguendo le direttive europee, l’uso
sostenibile delle risorse idriche; si fonda sulla sostenibilità ecologica (preservazione del
capitale naturale per le generazioni future), sulla sostenibilità economica (allocazione
efficiente di una risorsa scarsa) e sulla sostenibilità sociale (garanzia dell’equa
condivisione e dell’accessibilità per tutti di una risorsa fondamentale per la vita e la
qualità dello sviluppo economico).
Relativamente al PTA, il Comune si Almese all’Area Idrografica 11 – Dora Riparia.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Inquadramento Territoriale dell’AI 11 Dora Riparia, PTA Regione Piemonte.
2.5.1. Obiettivi per corpi idrici a specifica destinazione.
Per le Acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla
vita dei pesci, per le Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile
e per le Acque di balneazione deve essere perseguito annualmente l'obiettivo Obiettivi
per corpi idrici a specifica destinazione di qualità per specifica destinazione stabilito
rispettivamente nell'Allegato 2 al D.Lgs.152/99 e nel D.P.R. 470/82 e s.m.i.
In caso di mancato raggiungimento dei limiti previsti, gli obiettivi devono essere
raggiunti entro il 31 dicembre 2016.
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Stralcio Tavola 1 “Unità sistemiche di riferimento delle acque superficiali e corpi idrici
superficiali soggetti a obiettivi di qualità ambientale”, PTA Regione Piemonte.
2.5.2.- Sintesi delle criticità/problematiche quali/quantitative rilevate in relazione
allo stato dei corpi idrici dell’Area Idrografica 11.
Il PTA stima il livello di compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale
come ‘alto’, in relazione agli altri bacini regionali. Nel settore di pianura si riscontrano
moderate condizioni locali di disequilibrio del bilancio idrogeologico, riferibili ad un
elevato tasso di prelievo dall'acquifero. Nella porzione di bacino montano, si segnalano
temporanee e localizzate situazioni di crisi di approvvigionamento idropotabile riferibili
alla fase di esaurimento dei deflussi sorgivi.
Lo stato di qualità ambientale delle acque superficiali è da considerarsi sufficiente
lungo tutto il corso della Dora Riparia, per la presenza di immissioni di origine civile.
Tuttavia, la qualità dello stato dell'ecosistema è piuttosto bassa, le pressioni sono nel
complesso abbastanza elevate e la fascia fluviale della Dora Riparia presenta
situazioni di alto e diffuso degrado.
Nel settore di pianura le criticità qualitative riscontrate nella falda superficiale
riguardano la compromissione da solventi organoalogenati (diffusa) e prodotti
fitosanitari (localizzata); nella falda profonda si riscontra compromissione da solventi
organoalogenati (diffusa) e prodotti fitosanitari (localizzata). Localizzato superamento
delle concentrazioni di Arsenico nelle acque destinate al consumo umano presso
Avigliana e di prodotti fitosanitari presso Rosta (richiesta di deroga ai sensi dell'art.13
del D.L. n°31/2001, fine lavori di rimozione della criticità: 2004). Nella porzione di
bacino montano, l e situazioni di criticità potenziale sono riferibili alla insufficiente
protezione sanitaria delle fonti di approvvigionamento idropotabile da acque sorgive, o
alla vulnerabilità degli acquiferi di fondovalle alluvionale.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
2.5.3. L’obiettivo del riequilibrio del bilancio idrico.
Acque superficiali
L'obiettivo di riequilibrio del bilancio idrico sui corpi idrici superficiali, che concorre alla
tutela quali-quantitativa delle acque, è perseguito attraverso:


l'adozione del vincolo al rilascio del DMV, che per sua natura tende a riequilibrare
il bilancio sull'asta sia per garantire la tutela delle biocenosi acquatiche sia per il
raggiungimento degli obiettivi di qualità;
l'adozione di azioni volte a consentire un consumo idrico sostenibile, e pertanto a
minimizzare i deficit prodotti sul comparto delle utenze dal vincolo del rilascio del
DMV.
L'obiettivo temporale del riequilibrio del bilancio segue quindi prioritariamente i tempi
stabiliti per l'adozione del vincolo dell'applicazione del Deflusso Minimo Vitale di base
e degli ulteriori fattori correttivi, entro il 2016:
Le azioni di mitigazione dei deficit sul comparto delle utenze riguardano
fondamentalmente la riorganizzazione del settore irriguo (L.R.21/99). La realizzazione
di interventi gestionali e strutturali per aumentare l'efficienza delle reti e l'analisi degli
effettivi fabbisogni irrigui dei comprensori agricoli, in considerazione delle colture
praticate e delle condizioni pedo-climatiche, con la conseguente azione di revisione
dei titoli di concessione dei prelievi a scopo irriguo, permette il recupero totale o
parziale dei deficit indotti dal vincolo del rilascio del DMV.
Sull'area in esame, il vincolo del rilascio del DMV sul corpo idrico permette di
recuperare l'equilibrio del bilancio idrico sulle situazioni di criticità locale dei tratti
fluviali sottesi dagli impianti idroelettrici, considerando anche sinergicamente
interventi strutturali per razionalizzazione i prelievi a scopo idroelettrico in rapporto
alle esigenze ambientali e per il mantenimento della continuità idraulica. Sull'asta di
pianura l'obiettivo si accompagna invece alla necessità di ridurre il deficit del
comparto irriguo mediante azioni di razionalizzazione degli usi.
Acque sotterranee.
L'obiettivo di riequilibrio del bilancio idrico per i corpi idrici sotterranei, che concorre
alla tutela quali-quantitativa della risorsa, è perseguito attraverso:


azioni finalizzate alla razionalizzazione del sistema dei prelievi (in senso
incrementale o riduttivo, rapportato alla potenzialità produttiva degli acquiferi,
favorendo altresì il ricondizionamento dei pozzi a completamento misto in rapporto
agli usi);
azioni finalizzate alla sostituzione parziale di prelievi da acque sotterranee con
altre fonti di approvvigionamento;
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione

Relazione
la conservazione dello stato quantitativo attuale.
L'obiettivo temporale di riequilibrio del bilancio idrogeologico si colloca entro il 31
dicembre 2016. Gli obiettivi di riequilibrio del bilancio idrogeologico nel settore di
pianura sono orientati alla conservazione delle attuali condizioni di stato
quantitativo. Nel bacino montano, è compatibile con tale assetto conservativo
l'utilizzo temporaneo di sistemi acquiferi integrati "fiume-falda" in tratti di fondovalle
sovralluvionato, con funzione di soccorso/integrazione dei deflussi sorgivi (nei
periodi di esaurimento prolungato.
2.6. Piano Regionale di Risanamento e Tutela della qualità dell’Aria.
Il Piano per il risanamento e la tutela della qualità dell’aria (la cui redazione spetta alle
regioni, così come stabilito dal D.P.R. 24 maggio 1988 n. 203) è stato approvato
contestualmente alla legge regionale n. 43/2000; esso provvede a:







effettuare la valutazione preliminare della qualità dell’aria;
identificare le zone del territorio regionale nelle quali si stima che:
si superino o esista il rischio di superare per uno o più inquinanti i valori limite e le
soglie di allarme;
si superino o esista il rischio di superare i valori limite;
i livelli degli inquinanti siano inferiori ai valori limite;
definire le strategie per il controllo della qualità dell’aria ambiente in ciascuna delle
zone identificate;
individuare le priorità di intervento per garantire il miglioramento progressivo della
qualità dell’aria.
Ai fini della gestione della qualità dell’aria e per la pianificazione degli interventi
necessari, il territorio regionale venne articolato su Zone, alle quali corrispondevano
anche livelli di controllo diversificati.
La Zona 1 comprendente:
 gli agglomerati ovvero le zone di territorio con più di 250.000 abitanti, nonché
quelle con densità di popolazione tale da rendere necessario il controllo sistematico
e la gestione della qualità dell’aria;
 i territori regionali, per i quali la valutazione della qualità dell’aria abbia evidenziato
che i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite stabilito dalle normative,
aumentato del margine di tolleranza così come definito dal Decreto legislativo 4
agosto1999 n. 351.
La Zona 2 comprendente:
 le zone di territorio con un numero di abitanti e una densità di popolazione inferiore
a quelli della Zona 1, per i quali la valutazione della qualità dell’aria abbia
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evidenziato che i livelli di uno o più inquinanti sia tale da comportare il rischio di
superamento dei limiti vigenti, ovvero dei limiti che saranno stabiliti ai sensi dell’art.
4 del Decreto legislativo 4 agosto 1999 n. 351, ma entro il margine di tolleranza
così come definito dal medesimo Decreto legislativo.
La Zona A (Specificazione della Zona 1 e 2) comprendente:

parti delle aree metropolitane, o delle conurbazioni, dove risiede una elevata
percentuale della popolazione piemontese, in cui sono presenti sorgenti con
rilevante potenzialità emissiva e infrastrutture, imprese, attività commerciali e
ricreative, arterie di grande comunicazione, tali da indurre elevati livelli di traffico, e
nelle quali, in caso di manifestarsi di condizioni meteorologiche sfavorevoli
persistenti, il Sistema regionale di rilevamento della qualità dell’aria abbia
evidenziato il rischio di superamento dei limiti e delle soglie di allarme così come
definiti dal D.M. 15 aprile 1994 e dal Decreto legislativo4 agosto 1999 n. 351.
Infine, La ZONA 3 comprendente:
 tutti i territori comunali, non assegnati alle ZONE 1, 2 e A, nei quali si stima che i
livelli degli inquinanti siano inferiori ai limiti attualmente in vigore.
Ai fini dell’aggiornamento dell’assegnazione dei Comuni alle Zone 1, 2 e 3 è stata data
particolare importanza alla situazione di rischio di superamento dei limiti evidenziata
dalla Valutazione 2001.
A tal fine sono stati considerati anche tutti i Comuni in cui il valore medio di
concentrazione per due inquinanti si colloca tra la “soglia di valutazione superiore” ed il
“valore limite”. Inoltre è stato richiesto alle Province di individuare eventuali Comuni
assegnati alla Zona 3 con caratteristiche e collocazione tali da rendere più razionali ed
omogenei gli interventi di riduzione delle emissioni.
Questi due criteri hanno portato ad enucleare i Comuni denominati di Zona 3p in
quanto, pur essendo assegnati alla Zona 3, vengono inseriti in Zona di Piano.
Sulla base di questi elementi, la D.G.R. n. 14-7623 dell’11 novembre 2002 ha pertanto
aggiornato la zonizzazione. In ogni Provincia, l’insieme dei Comuni assegnati alle Zone
1, 2 e 3p formano la Zona di Piano, che rappresenta l’area complessiva per la quale,
sulla base degli indirizzi regionali, le Province di concerto con i Comuni interessati,
predispongono i Piani di azione (articolo 7 del D.Lgs. n. 351/1999) al fine di ridurre il
rischio di superamento dei limiti e delle soglie di allarme stabiliti dal D.M. 2 aprile 2002
n. 60, nell’ambito dei Piani per il miglioramento progressivo dell’aria ambiente, che
devono essere predisposti affinché sia garantito il rispetto dei limiti stabiliti allo stesso
D.M. 2 aprile 2002 n. 60 (articolo 8 del D.Lgs. n. 351/1999).
Conseguentemente, nelle Zone di Piano così definite, oltre ai Piani di azione, devono
essere predisposti anche i Piani per il miglioramento progressivo della qualità dell’aria
di cui all’art. 8 del D.Lgs. n. 351/1999.
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Variante generale del PRGC di Almese
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. I Comuni per i quali la Valutazione 2001 ha confermato la regolarità della situazione
sono rimasti assegnati alla Zona 3. Per questi devono essere elaborati i Piani di
mantenimento, ai sensi dell’articolo 9 del D.Lgs. n. 351/1999 al fine di conservare i
livelli di inquinamento al di sotto dei limiti stabiliti, nonché preservare la migliore qualità
dell’aria ambiente compatibile con lo sviluppo sostenibile. Pertanto la Zona 3 può
essere definita come Zona di Mantenimento.
Il Comune di Almese e’ classificato dalla DGR n. 14-7623 del 2002 in Zona 3p
“Comune in zona di piano”, come illustrato dalla seguente carta:
Stralcio Piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria.
Con la D.G.R. n. 19–12878 del 28 giugno 2004 la Regione Piemonte ha quindi avviato
il processo di revisione ed aggiornamento del Piano regionale per il risanamento e la
tutela della qualità dell'aria approvato con la legge 43/2000, al fine di individuare di
nuovi e più incisivi provvedimenti ed azioni per le Zone di Piano e per le Zone di
Mantenimento, in grado di ridurre sensibilmente le emissioni primarie di PM10 e di
Ossidi di Azoto, così come quelle dei precursori del PM10 e dell'Ozono, ai sensi degli
articoli 7, 8 e 9 del D.Lgs. n. 351/1999. In tale ambito, tenendo conto del quadro
generale della situazione emissiva e della qualità dell'aria del Piemonte sono stati
individuati come settori prioritari di intervento quelli della mobilità, del riscaldamento
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ambientale e delle attività produttive, per i quali è stabilito siano sviluppati appositi
Stralci di Piano.
Facendo seguito a tali indicazioni sono stati successivamente emanati:
- la D.G.R. n. 66-3859 del 18 settembre 2006, con la quale è stato approvato lo
Stralcio di Piano per la mobilità, che integra i provvedimenti per la mobilità
sostenibile già stabiliti nello Stralcio di Piano 5 allegato alla legge regionale 7 aprile
2000, n. 43;
- la D.C.R. n. 98–1247 dell'11 gennaio 2007, con la quale è stato approvato lo
Stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale e il condizionamento.
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2.7. Il Piano regionale di gestione dei rifiuti.
La legge Regionale di riferimento per la materia dei rifiuti è la n°24 del 24 ottobre 2002
(B.U. n. 44 del 31 ottobre 2002) che ha la finalità di:


disciplinare la gestione e la riduzione dei rifiuti, nei limiti delle competenze attribuite
alle Regioni dal titolo V della Costituzione in materia di governo del territorio e di
gestione dei servizi pubblici locali, in conformità ai principi del diritto comunitario e
in attuazione dell'articolo 1 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Attuazione
delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE
sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio) e successive modificazioni, secondo
criteri e modalità ispirati a un corretto rapporto tra costi, considerati anche quelli
ambientali, e benefici e alla massima tutela dell'ambiente;
fornire gli strumenti normativi di redazione e di attuazione del piano regionale di cui
all'articolo 5 e dei programmi provinciali di cui all'articolo 6.
Proprio secondo quanto stabilito dall’art. 5 della L.R. 24 del 24/10/02 la Regione
Piemonte con DGR. n° 41-14475 del 29/12/04 ha approvato il Piano Regionale di
Gestione dei Rifiuti, che costituisce modifica e integrazione alla Sezione II del Piano di
Gestione dei Rifiuti approvato con DGR n° 436-11546 del 30 Luglio del 1997. Il Piano
si pone l’obiettivo di promuovere la riduzione dei rifiuti ed il completamento del sistema
integrato di gestione dei rifiuti urbani oltre che di definire i criteri e le modalità per
l'esercizio delle attività' di programmazione relative alla gestione dei rifiuti sul territorio
regionale.
Attualmente la Regione Piemonte, secondo quanto stabilito dalla L.R.. 24/02, ha
avviato l'aggiornamento del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani. La Giunta
Regionale, con deliberazione n. 44-12235 del 28 settembre 2009, ha adottato la
Proposta di Progetto di Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani e dei Fanghi di
depurazione, che individua i seguenti obiettivi generali e le azioni correlate:










la riduzione della produzione dei rifiuti;
il recupero di materia dai rifiuti;
il recupero energetico dai rifiuti;
la riduzione delle emissioni di gas serra;
la riduzione del fenomeno della desertificazione;
il miglioramento della qualità della risorsa idrica;
la riduzione della pressione antropica sul suolo a destinazione agricola;
la sicurezza ambientale delle discariche e riduzione dei quantitativi dei rifiuti
smaltiti;
l’uso sostenibile delle risorse ambientali;
la riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della
vita.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Inoltre al fine di ottimizzare la realizzazione e gestione del sistema integrato, la
Regione (L.R. 24/02) ha ritenuto opportuno articolare su due livelli, Bacini e Ambiti
Territoriali Ottimali (ATO), il governo del sistema integrato di gestione dei rifiuti delle
Province, demandando ai Programmi Provinciali l'individuazione puntuale
dell'articolazione del territorio provinciale in bacini idonei alla gestione dei rifiuti, ferma
restando la delimitazione dell'Ambito Territoriale Ottimale.
Tali Ambiti Territoriali Ottimali corrispondono al territorio di ciascuna provincia
piemontese, come stabilito dall'art. 9 della L.R. 24/02, all’interno dei quali vengono
organizzate le attività di realizzazione e gestione degli impianti tecnologici di recupero
e smaltimento dei rifiuti, comprese le discariche (c.d. servizi di ambito previsti dall'art.
10 comma 2 della L.R. 24/02).
2.8. Il Programma provinciale gestione dei rifiuti.
La Provincia di Torino, come previsto dalla L.R. 24 del 24/10/02 art. 6, si è dotata,
approvandolo con
seduta del 28 novembre 2006, deliberazione 367482, del
Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti. Attualmente però, la Giunta Provinciale,
dopo aver più volte aggiornato il Programma di Gestione, con DGP n. 176-33971 del
15 settembre 2009 ha deciso di approvare gli indirizzi per la revisione del medesimo
Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti, dando l’avvio alle attività operative per
la redazione del nuovo PPGR10.
Nelle tre figure che seguono, appartenenti agli elaborati cartografici del Programma
Provinciale Gestione Rifiuti denominato PPGR2006, si può osservare come il territorio
Comunale di Almese ricada sempre in area potenzialmente idonea ma caratterizzata
da fattori penalizzanti sia per la tavola della localizzazione di discariche; sia per quella
della localizzazione di impianti di trattamento termico, trattamento di rifiuti industriali e a
tecnologia complessa e sia per quella della localizzazione di impianti di compostaggio.
Detto ciò va precisato il concetto di “fattore penalizzante” in quanto nella fase di
macrolocalizzazione si applicano criteri che hanno valenza di vincolo assoluto (fattori
escludenti) e si individuano quei criteri che possono eventualmente condizionare la
scelta o costituire un’opportunità di localizzazione degli impianti, cioè i fattori
penalizzanti e i fattori preferenziali.
I fattori escludenti sono determinati dall’applicazione della normativa vigente e dalla
considerazione delle esperienze in atto. Nel caso la normativa si limiti ad indicare
genericamente la considerazione di un vincolo, la Provincia di Torino identifica specifici
criteri dimensionali.
I fattori penalizzanti e preferenziali derivano da considerazioni di protezione ambientale
e territoriale, di conformità ad altri strumenti di pianificazione locale o da indirizzi politici
dell’Amministrazione. Si determinano quindi due classi di aree: le “aree non idonee”,
escluse comunque dal processo di localizzazione; le “aree potenzialmente idonee”
residue, su cui si concentrerà il processo di microlocalizzazione (Fase 2).
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Per quel che riguarda l’articolazione provinciale per la gestione di rifiuti il PPGR2006
articola in territorio in 7 bacini e 8 consorzi obbligatori per la gestione dei rifuti. Come è
possibile osservare dalla figura riportata di seguito, Almese ricade nel bacino n°15
denominato CADOS (Consorzio Ambiente Dora Sangone) avente complessivamente
53 comuni e 2 aziende di gestione del servizio di raccolta e trasporto rifiuti (fig. 16):
Acsel spa e Cidiu spa. Il bacino dell'ACSEL comprende i comuni dell’alta e media valle
di Susa, il bacino CIDIU comprende i comuni della prima cintura Ovest di Torino e
quelli della Val Sangone.
Carta dei Bacini di gestione dei rifiuti e Consorzi dell’ATO Provincia di Torino.
Carta del Bacino di gestione dei rifiuti CADOS.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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2.9. Gestione del rumore ambientale: riferimenti normativi nazionali e regionali.
Il rumore viene individuato come una delle cause del peggioramento della qualità
dell’ambiente di vita ed è ormai riconosciuto come uno dei principali problemi
ambientali 2 ; pur essendo talora ritenuto meno rilevante rispetto ad altre forme di
inquinamento come l’inquinamento atmosferico o delle acque, il rumore suscita sempre
più reazioni negative nella popolazione esposta.
Tuttavia, se si vuole avere un quadro complessivo circa l’esposizione al rumore della
popolazione, si osserva che i dati disponibili in merito risultano generalmente non
sistematici, addirittura in misura maggiore di quanto accade per altri fattori di
inquinamento.
Il quadro normativo in materia di acustica ambientale fa riferimento alla Direttiva
2002/49/CE emanata con l’obiettivo di definire un approccio comune per evitare,
prevenire o ridurre di effetti nocivi delle’esposizione al rumore ambientale, fornendo
una base per lo sviluppo di misure di contenimento del rumore generato dalle principali
sorgenti, in particolare veicoli stradali e su rotaia e le relative infrastrutture.
Al momento dell’emanazione della Direttiva in Italia era già vigente la Legge 447 del
26/10/95 “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, tutt’ora unico riferimento
normativo in materia di acustica ambientale. Essa stabiliva le competenze degli enti
pubblici affidando agli stessi la classificazione acustica del territorio comunale (in
accordo con gli strumenti urbanistici) e la definizione dei piani di risanamento acustico.
Ai sensi della L. 447/95 l'inquinamento acustico come "l'introduzione di rumore
nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al
riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli
ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente
esterno o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi".
La Direttive europea è stata successivamente recepita con il D.Lgs 194 del 2005
“Attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del
rumore ambientale”.
Nel corso degli anni la giurisprudenza ha inquadrato il Piano di zonizzazione acustica
del territorio comunale quale regolamento che disciplina i diversi indici di tollerabilità
dei rumori per ciascuna zona. Le Regioni hanno provveduto ad emanare proprie norma
in materia di prevenzione dell’inquinamento acustico per regolamentare quanto
previsto dalla Legge 447/1995.
Nella Regione Piemonte il riferimento normativo generale è rappresentato dalla
L.R. 20 ottobre 2000, n. 52 “Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di
inquinamento acustico”. Ai sensi dell’ art. 3, comma 3, lettera a) della citata legge
regionale, è stata quindi emanata Deliberazione della Giunta Regionale 6 agosto 2001,
2. Si veda in proposito il rapporto ANPA “Rassegna degli effetti derivanti dall’esposizione del rumore” (RTI CTN_AGF
3/2000) dal quale sono riprese le considerazioni riportate.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
n. 85 – 3802 con la quale sono fissate le linee guida secondo le quali procedere alla
classificazione dei territori comunali. Nello specifico il Comune di Almese ha
provveduto alla predisposizione della classificazione acustica del proprio territorio,
approvata con delibera del Consiglio Comunale n. 7 del 23.02.2005 (a cui si rimanda
del capitolo dedicato all’analisi della qualità ambientale del territorio comunale).
Nella tabella seguente sono sinteticamente richiamati i valori limite validi per le diverse
classi secondo le quali è suddiviso il territorio comunale.
Valori limite validi per classi di destinazione d'uso del territorio
Limiti di emissione
(Tabella B allegata al
d.p.c.m. 14 nov. 1997)
Limiti assoluti di
immissione
(Tabella C allegata al
d.p.c.m. 14 nov. 1997)
Diurno
dalle 6:00
alle 22:00
[dB(A)]
Notturno
dalle 22:00
alle 06:00
[dB(A)]
Diurno
dalle 6:00
alle 22:00
[dB(A)]
Notturno
dalle 22:00
alle 06:00
[dB(A)]
I
Aree particolarmente protette
Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta
un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere,
scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali
rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.
45
35
50
40
II
Aree prevalentemente residenziali
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate
prevalentemente al traffico veicolare locale, con bassa densità di
popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza
di attività industriali ed artigianali.
50
40
55
45
III
Aree di tipo misto
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico
veicolare locale o di attraversamento, con media densità di
popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata
presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali;
aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
55
45
60
50
IV
Aree di intensa attività umana
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso
traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata
presenza di attività commerciali ed uffici, con presenza di attività
artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e
di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di
piccole industrie.
60
50
65
55
V
Aree prevalentemente industriali
Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti
industriali e con scarsità di abitazioni.
65
55
70
60
VI
Aree esclusivamente industriali
Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da
attività industriali e prive d’insediamenti abitativi.
65
65
70
70
Classificazione del territorio comunale
classi di destinazione d'uso del territorio
(Tabella A allegata al d.p.c.m. 14 nov. 1997)
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3. Il quadro di riferimento progettuale del PRGC. Motivazioni e criteri
guida della variante generale del PRGC.
Il vigente P.R.G.C. elaborato alla fine degli anni ’80 ed approvato con D.G.R. 3/8/1992,
è stato sottoposto negli anni a diverse varianti di tipo parziale e strutturale, di cui una
approvata con D.G.R. 8/4/1998 ed una approvata con D.G.R. 5/2567 del 13/09/2011,
relativa all’adeguamento al P.A.I.
Il Piano poneva tra i propri obbiettivi la promozione del recupero del patrimonio
edilizio esistente e l’incremento della base produttiva locale, anche per mitigare
l’elevato pendolarismo, privilegiando, per il fabbisogno residenziale, il completamento
delle aree compromesse, insieme al completamento della dotazione infrastrutturale.
Oggi il PRGC vigente è prossimo all’esaurimento, essendosi registrata nel corso
degli ultimi 15 anni una vivace attività edilizia residenziale (v.tab.1), anche in relazione
ai processi di decentramento residenziale dall’area metropolitana indotti dal
miglioramento dell’accessibilità sull’asse della Valsusa (realizzazione dell’autostrada
Torino-Bardonecchia). Almese, peraltro, già investito dal decentramento industriale a
partire dagli anni 70, ha anche registrato un incremento significativo del numero di
addetti grazie all’attuazione delle previsioni di Piano, invertendo significativamente la
pendolarità.
La decisione di procedere all’elaborazione di un nuovo Piano, anziché di una Variante
Strutturale, deriva da un insieme di considerazioni. Posto infatti che il Piano vigente è
prossimo all’esaurimento della sua capacità insediativa, poteva essere presa in
considerazione l’ipotesi di approntare una nuova Variante.
Un primo motivo per cui si è scelto di abbandonare tale ipotesi concerne la particolare
“vetustà” dell’attuale PRGC che, nonostante le varianti parziali approntate, è ancora
fondato su di un’impostazione progettuale largamente superata, soprattutto dal punto
di vista normativo e dal punto di vista del computo della capacità insediativa teorica, e
quindi della previsione delle aree a servizi pubblici.
Il testo normativo, infatti, non appare aggiornato al modificarsi del quadro normativo
regionale (soprattutto la L.R.19/99 sul Regolamento Edilizio) e nazionale e non
contempla la possibilità di trasferire al Regolamento Edilizio contenuti che
impropriamente si trovano nel testo delle Norme di Attuazione.
Particolarmente datata appare la normativa relativa all’intervento sul patrimonio edilizio
esistente, che non tiene conto delle novità introdotte, da ultimo, con il Testo Unico
dell’Edilizia.
Inattendibili, poi, appaiono alcune previsioni di aree a servizi inattuate ed inattuabili,
ormai, per l’intervenuta decadenza dei relativi vincoli: la previsione urbanistica è in
molti casi disancorata dalla previsione di una concreta attuazione attraverso il
programma pluriennale delle opere pubbliche.
Ma la motivazione più forte è che con l’entrata in vigore del nuovo Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale è imprescindibile non solo un adeguamento formale alle
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
previsioni del PRGC, ma soprattutto una sua riprogettazione sulla base dei nuovi criteri
progettuali indicati dal PTCP2 stesso.
Il nuovo PRGC diventa quindi lo strumento per il governo di uno sviluppo
territoriale sostenibile; intendendo con “governo” la capacità di indirizzare e di
coinvolgere nel processo decisionale e attuativo tutti i soggetti, istituzionali e non, che
concorrono alla definizione dell’assetto infrastrutturale e insediativo del territorio, e con
“sviluppo sostenibile” gli obbiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio storico e
paesistico e le condizioni di compatibilità delle trasformazioni territoriali con la difesa
dell’ambiente e delle sue risorse e la prevenzione del rischio idrogeologico.
3.1. Gli obiettivi del nuovo PRGC.
Poiché tra i motivi che stanno alla base della decisione di progettare un nuovo PRGC
vi è quello dell’inderogabile adeguamento al nuovo Piano Territoriale Provinciale è
doveroso indicare tra gli obbiettivi del nuovo PRGC quelli dedotti dal Piano stesso e
incentrati sul concetto di Sviluppo Sostenibile, con particolare attenzione al tema del
consumo di suolo, della salvaguardia dei suoli agricoli ad alta fertilità (e non
riproducibili) e alla tutela dai rischi idrogeologici.
Il territorio è una risorsa finita e non riproducibile e le trasformazioni progettate con il
piano devono essere valutate anche alla luce della compatibilità ambientale, così come
imposto dalla L.R.40/98.
L’obiettivo è dunque di progettare le trasformazioni prevalentemente sul territorio
già urbanizzato o comunque prossimo alle urbanizzazioni, secondo un criterio di
“completamento” e di riqualificazione dell’esistente, orientando nel contempo ad
interventi di riqualificazione e ricomposizione del territorio non urbanizzato, sia per usi
produttivi agricoli sia per usi “protettivi” e di valorizzazione ambientale.
Si tratta cioè di far sì che i motivi che stanno alla base del successo del ruolo di
Almese come centro residenziale e produttivo all’interno dell’area metropolitana
torinese e della sub-zona di Avigliana in particolare non vengano indeboliti da una
scarsa considerazione dell’impatto delle trasformazioni sul paesaggio e sull’ambiente.
Sulla base dell’impostazione generale del Piano assunta, gli obiettivi del nuovo PRGC
possono essere così sintetizzati:
Obiettivi per la tutela dell’Ambiente
 Tutela e rafforzamento della rete ecologica.
 Riduzione del consumo di suolo.
 Tutela dei suoli agricoli produttivi.
 Contenimento e densificazione delle frange periurbane più remote.
 Promozione di fonti energetiche rinnovabili.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Obiettivi per la tutela del Paesaggio
 Tutela dei caratteri naturali del paesaggio alto collinare e montuoso.
 Tutela delle aree ad alta sensibilità paesaggistica.
 Recupero e valorizzazione dei beni storici.
Obiettivi per il miglioramento della qualità urbana
 Decongestionare il centro urbano.
 Riorganizzare la dotazione dei servizi scolastici migliorandone l'accessibilità.
 Eliminare i principali elementi di degrado e di incompatibilità nel tessuto
residenziale.
 Consolidare il ruolo residenziale evitando la localizzazione di attività industriali e del
grande commercio.
 Completare l'area produttiva e migliorarne l'accessibilità.
3.2. Il dimensionamento del Piano: fabbisogno abitativo e di servizi.
Il territorio di Almese è in grado di offrire un ambiente di alta qualità ambientale per la
residenza. Ciò ne fa un luogo di elevata appetibilità abitativa, testimoniata dalla forte
pressione della domanda.
Avendo esaurito le aree di espansione residenziale, si ritiene di ripristinare un’aliquota,
comunque contenuta, di offerta di nuove aree residenziali, da utilizzare per una
razionalizzazione urbanistica dell’insediamento esistente.
Per una lettura più completa della determinazione di tale stima sui rimanda alla
specifica relazione di Piano, preferendo in questa sede concentrarsi sulle proposte
localizzative di tale fabbisogno e sulle loro caratteristiche territoriali. Si riportano
comunque di seguito i contenuti sintetici dei fabbisogni abitativi e di servizi che guidano
la progettazione di questo nuovo PRGC di Almese.
3.2.1. I fabbisogni abitativi.
La stima del fabbisogno abitativo complessivo è stata condotta con riferimento al
metodo analitico indicato dalla l.n.167/1962 o, meglio, con la relativa Circolare del
Ministero dei Lavori Pubblici per l’applicazione della Legge stessa n.4555/XXIII del
23/9/1963. Quello che infatti l’art.3 della l.n.167/1962 (nella dizione così modificata
dalla l.n.10/1977) definisce “...fabbisogno complessivo di edilizia abitativa nel periodo
considerato” viene precisato dalla Circolare come somma di entità diverse, così
articolate:
1. fabbisogno attuale (o pregresso), disaggregabile in:
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
fabbisogno di sostituzione, derivante dalla sostituzione di abitazioni inadeguate
sotto il profilo statico, igienico-funzionale, tecnologico (genericamente definite
“malsane” o “improprie”);
 fabbisogno addizionale derivante dalla eliminazione delle condizioni di
sovraffollamento o di coabitazione;
2. fabbisogno insorgente (o futuro) derivante dall’incremento di popolazione prevedibile
entro il periodo considerato (per la l.n.167/1962 il decennio).

Il fabbisogno complessivo è cosi stimato3:
Fabbisogno per la sostituzione degli alloggi occupati in cattive condizioni
igieniche-sanitarie
Fabbisogno per eliminazione delle coabitazioni forzose
Fabbisogno per l’eliminazione del sovraffollamento
Fabbisogno per l’incremento del numero di famiglie conseguente alla
variazione della struttura famigliare e per incremento demografico
Fabbisogno complessivo
49 alloggi
29 alloggi
150 alloggi
450 alloggi
678 alloggi
Il fabbisogno complessivo è stato raffrontato con la disponibilità di alloggi che
teoricamente si renderanno liberi a seguito dei processi di rialloggiamento ipotizzati per
l’eliminazione degli alloggi in cattive condizioni o sovraffollati.
Il raffronto tra fabbisogno abitativo complessivo e disponibilità per il decennio 2001
2011 porta quindi a considerare la seguente sommatoria:
Fabbisogno abitativo complessivo
Disponibilità di alloggi recuperati
Disponibilità di alloggi liberati da sovraffollamento
Disponibilità di alloggi per vuoto frizionale
Fabbisogno totale di nuovi alloggi
678 alloggi
30 alloggi
80 alloggi
44 alloggi
524 alloggi
Concludendo, sulla base dei dati a disposizione il fabbisogno abitativo viene
dimensionato in 524 alloggi.
Il Piano vigente si è in gran parte attuato per quel che riguarda gli interventi di
completamento, mentre per quel che riguarda i Piani Esecutivi Convenzionati è ancora
inattuata una parte degli interventi di maggiore estensione: si tratta degli ambiti C*4,5,8,
9 e C1*1 e C1*2.
Complessivamente tali aree tuttora libere ammontano a circa 69.000 mq., per una
insediabilità stimabile in circa 150 alloggi, cui si aggiungono ulteriori 100 alloggi in lotti
di completamento.
3
Per una dettagliata descrizione della determinazione di tale fabbisogno si rimanda alla Relazione
Illustrativa di Piano.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Tale capacità insediativa, tuttora da realizzare, va correttamente dedotta dalla stima
della risposta al fabbisogno abitativo.
Se ne deduce che la capacità insediativa da programmare nel nuovo P.R.G.C. è
stimabile in circa 250 alloggi.
Va osservato che la capacità residenziale teorica del P.R.G.C. vigente è dichiarata in
6,500 abitanti, soglia già raggiunta attualmente. Ciò è spiegabile solo con una esatta
valutazione della edificabilità nelle aree di completamento. La capacità residenziale
reale del vigente P.R.G.C. va quindi corretta in circa 7,300 abitanti.
3.3. Il fabbisogno di servizi.
I calcolo del fabbisogno e il dimensionamento dei servizi pubblici costituisce l’altro
contenuto sostanziale della programmazione urbanistica. Date le dimensioni
demografiche e territoriali del Comune di Almese non è parso necessario disaggregare
il territorio comunale in ambiti di riferimento funzionale, e si è quindi fatto un bilancio tra
offerta attuale di servizi pubblici e domanda potenziale su base comunale, operando un
bilancio dell’attuazione del vigente PRGC.
Il tema principale è relativo ai servizi scolastici. L’attuale domanda si esprime su livelli
sostanzialmente costanti, dato il debole tasso di crescita della popolazione ed il tasso
di natalità, tornato su livelli attorno all’1%. Tuttavia, dal punto di vista qualitativo c’è
però da osservare che il plesso scolastico del capoluogo (Scuola Elementare e Scuola
Media) è al limite della capienza, sia in termini di mq./alunno, sia in termini di area
complessiva a disposizione, particolarmente angusta ed infelice.
La soluzione ottimale del problema consisterebbe nella realizzazione di un nuovo
plesso scolastico in un’area di dimensioni adeguate e facilmente accessibile,
ovvero sul trasferimento della sola Scuola Media, riconvertendo a Scuola Elementare
l’attuale Scuola Media. L’area necessaria, nelle due diverse ipotesi sarebbe di circa
14.000 mq. o di circa 8.000 mq., da reperirsi all’interno delle aree di trasformazione
urbanistica. E’ anche ipotizzabile trasferire la sola Scuola Elementare, riconfermando la
Scuola Media nell’attuale sede, e in questo caso sarebbero necessari circa 6.000 mq.,
da reperirsi sempre all’interno di un’area di trasformazione urbanistica.
3.4. La progettualità privata.
La progettualità privata si è espressa attraverso una serie di istanze che sono state nel
corso degli anni presentate all’Ufficio Tecnico, in un primo momento senza una
particolare forma di sistematizzazione e di recepimento, e successivamente, in
occasione della stesura delle diverse Varianti parziali succedutesi nel corso degli anni
a partire dall’approvazione del vigente PRGC (1992), già tenute in considerazione al
fine di un possibile recepimento.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Il complesso di tali istanze, pertanto, è particolarmente numeroso, svolgendosi in un
arco di tempo che parte dall’adozione del Progetto Definitivo della Variante al PRGC
(1997) ad oggi: si tratta di circa 300 istanze a volte ripetute nel tempo.
Si è deciso tuttavia di prendere in esame l’intero complesso delle istanze. Con ciò ci si
è potuta fare un’idea di quelle che sono alcune difficoltà di applicazione delle norme del
vigente P.R.G.C. e di richieste di cambiamento di alcuni contenuti e previsioni di Piano,
ma soprattutto dell’attesa di previsioni edificatorie su aree attualmente agricole.
Gran parte delle istanze, infatti, si riferiscono a suoli agricoli più o meno esterni al
perimetro urbano, per cui si richiede una edificabilità residenziale, sottolineandone
l’idoneità morfologica e la parziale urbanizzazione e, spesso, l’edificabilità già
assegnata da precedenti PRGC in fase istruttoria. Al fine di una corretta ed equa
valutazione urbanistica delle istanze si è proceduto al loro esame sulla base di criteri di
ordine qualitativo, giudicando prioritariamente accoglibili quelle istanze che
configurassero interventi di trasformazione su aree già edificate e già
urbanizzate, in cui non fossero evidenti valori storici o naturalistici o risorse
territoriali non riproducibili, ed in linea con gli obbiettivi programmatici individuati.
Questa valutazione di tipo urbanistico è stata integrata con una valutazione ambientale
ex-ante basata sul quadro delle sensibilità ambientali presenti sul territorio (ed
esplicitate in questo Rapporto) offrendo così uno strumento atto a selezionare quelle
richieste di intervento che meglio si configurassero come interventi di completamento
del tessuto edilizio esistente e come interventi di minore impatto ambientale.
Per l’analisi delle risultanze di questa selezione si rimanda ai capitoli conclusivi di
questa relazione.
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Mosaicatura delle istanze pervenute. In rosso, le aree oggetto di proposta di intervento privato.
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PARTE SECONDA.
La qualità ambientale del territorio.
Il presente capitolo è finalizzato a mettere in luce le caratteristiche qualitative, e talvolta
anche quantitative, che definiscono e descrivono le componenti ambientali del territorio
di Almese.
Esso contiene il vero e proprio cuore del Rapporto ambientale preliminare del PRGC
ed ha permesso, già nel corso la sua elaborazione, di mettere in luce criticità o
elementi di particolare attenzione che hanno orientato le preliminari scelte urbanistiche
di piano nella definizione degli obiettivi.
L’analisi è stata svolta con riferimento alle componenti e ai fattori ambientali indicati dal
D.Lgs 152/2006 e s.m.i., e generalmente affrontati nei rapporti ambientali delle varianti
generali degli strumenti urbanistici.
Le componenti e i fattori considerati sono i seguenti:
-
atmosfera;
risorse idriche (acque superficiali, sotterranee e servizi idrici comunali);
suolo, sottosuolo e caratteri idrogeologici;
attività estrattive e industrie a rischio;
biodiversità fauna e pregi naturalistici;
paesaggio;
patrimonio storico-culturale;
caratteri socio-economici;
rumore e campi elettromagnetici;
salute umana.
Allo scopo di mettere in luce le problematiche ambientali rilevanti emerse e il modo in
cui il piano intende affrontarle in una linea di compatibilità ambientale, l’analisi si
conclude con una valutazione sintetica espressa in forma di Matrice SWOT e con una
serie di verifiche con gli obiettivi effettuate mediante il metodo delle ‘matrici di
coerenza’.
I dati utilizzati e le fonti.
I dati acquisiti, utilizzati per la descrizione qualitativa ex-ante del sistema ambientale di
Almese sono stati desunti prevalentemente da fonti ufficiali di origine pubblica, come i
database di ARPA o i dati presenti negli archivi del Comune o delle principali aziende
di servizi pubblici. Per alcuni dati si è proceduto invece ad eseguire delle misurazioni o
delle estrapolazioni dal complesso delle informazioni territoriali emerse dalle operazioni
di formazione del piano urbanistico.
Ogni componente è introdotta da una elencazione delle Fonti da cui si è attinto per il
reperimento dei dati di analisi. Le tabelle, i grafici e i diagrammi presenti, laddove non
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specificatamente citato, sono invece elaborazioni eseguite per la redazione del
presente Rapporto.
Gli indicatori descrittivi.
Così come per il reperimento dei dati, anche la selezione degli indicatori descrittivi
utilizzati per la predisposizione del quadro ambientale territoriale sono stati desunti
prevalentemente dalle normative o dagli strumenti di gestione settoriali (ad esempio il
Piano di Risanamento della qualità dell’aria o il Piano di Tutela delle acque) o dalla
letteratura specifica.
Una selezione di questi indicatori saranno andrà a comporre il set di strumenti di
valutazione sul quale si organizzerà il monitoraggio ambientale del PRGC e di cui si
offre un preliminare sintetico schema nell’ultimo capitolo del presente Rapporto.
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4. ATMOSFERA.
La rete di monitoraggio della qualità dell’aria, operante sul territorio della provincia di
Torino, è composta da postazioni fisse di proprietà pubblica, da alcune postazioni fisse
di proprietà di aziende private e da un mezzo mobile per la realizzazione di campagne
di rilevamento dei parametri chimici di qualità dell’aria.
L’elenco delle stazioni di misura, la loro ubicazione, i parametri misurati e la
zonizzazione del territorio provinciale, viene effettuata in base alle disposizioni vigenti
della L.R. 7 aprile 2000 n.43 e della D.G.R. 11 novembre 2002 n. 14-7632.
Le disposizioni della legge sono finalizzate al controllo della qualità dell’aria, per il
miglioramento della qualità della vita, per la salvaguardia dell’ambiente e delle forma di
vita in esso contenute e per garantire gli usi legittimi del territorio. La legge inoltre
disciplina gli obiettivi e le procedure per l’approvazione del piano per il risanamento e la
tutela della qualità dell’aria, per la realizzazione del sistema regionale di rilevamento
della qualità dell’aria, per la tenuta dell’inventario delle emissioni e per l’esercizio
coordinato delle funzioni da parte degli enti preposti.
Per quanto riguardo la sopra citata rete di monitoraggio un fattore importante e
fondamentale è quello della collocazione sul territorio delle postazioni di misura per
poter essere in grado di effettuare un efficace monitoraggio della qualità dell’aria.
Indicazioni sulla configurazione delle reti di monitoraggio sono state fornite dal D.M. del
20/05/91 che riporta indicazioni precise sulla struttura dei sistemi di monitoraggio.
Tali strutture vengono di seguito descritte in rapporto alle differenti tipologie di stazioni
fisse.




Tipo A: stazioni di riferimento posizionate in luoghi lontani dalle fonti di
inquinamento di natura antropogenica, per la misura delle concentrazioni degli
inquinanti naturalmente presenti sul territorio in esame.
Tipo B: stazioni collocate in zone ad elevata densità abitativa o in prossimità di
grossi insediamenti produttivi per la misura di inquinanti primari e secondari: SOx,
Nox.
Tipo C: stazioni posizionate in vicinanza di strade con elevato traffico veicolare,
direttamente interessate dall’emissione di inquinanti provenienti da autoveicoli: CO.
Tipo D: stazioni collocate in luoghi di periferia o in aree suburbane: O3, NOx.
Nel caso specifico, il comune di Almese non dispone di una propria stazione di
rilevamento dei dati della qualità dell’aria quindi si è scelto di prendere in
considerazione i dati provenienti dalle stazioni di Susa e Alpigiano che risultano essere
quelle più vicine al comune oggetto di studio.
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La stazione di rilevamento di Susa
La stazione di Susa è collocata in un area urbana esterna in una zona soggetta a fonti
primarie di emissione.
La stazione di rilevamento di Alpignano
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Riferimenti normativi.
In materia di qualità dell’aria ambiente4, il riferimento normativo di preminente rilevanza
è costituito dal D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 351, con il quale viene recepita la direttiva
96/62/CE e definiti i principi per:
- stabilire gli obiettivi per la qualità dell'aria ambiente al fine di evitare, prevenire o
ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso;
- valutare la qualità dell'aria ambiente sul territorio nazionale in base a criteri e metodi
comuni;
- disporre di informazioni adeguate sulla qualità dell'aria ambiente e far sì che siano
rese pubbliche, con particolare riferimento al superamento delle soglie d'allarme;
- mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri
casi.
Lo stato di qualità dell’aria ambiente è definito in relazione ai livelli di concentrazione
degli inquinanti, ovvero delle sostanze immesse direttamente o indirettamente
dall’uomo e che possono avere effetti dannosi sulla salute umana o sull'ambiente nel
suo complesso.
L’elenco degli inquinanti di cui all’Allegato I del D.lgs 4 agosto 1999, n. 351, è suddiviso
in due parti. La prima riporta gli inquinanti che devono essere esaminati allo stadio
iniziale e comprende:
-
biossido di zolfo;
biossido di azoto/ossidi di azoto;
materiale particolato fine (PM 10);
particelle sospese totali;
piombo;
ozono.
Nella seconda parte sono indicati gli altri inquinanti di interesse, rappresentati da:
-
Benzene;
Monossido di carbonio;
Idrocarburi policiclici aromatici;
Cadmio;
Arsenico;
Nichel;
Mercurio.
4. Definita dallo stesso d.lg. 4 agosto 1999, n. 351, (art. 2, co. 1°) come l’aria esterna presente nella
troposfera, ad esclusione di quella presente nei luoghi di lavoro. Essa rappresenta, in sostanza, l’aria che
respiriamo normalmente nella vita extralavorativa.
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Relativamente a biossido di zolfo, biossido di azoto, ossidi di azoto, materiale
particolato, piombo, benzene e monossido di carbonio, il D.M. 2 aprile 2002, n. 60,
stabilisce (o aggiorna), fra l’altro, sia i valori di concentrazione limite di tali inquinanti
validi per l’aria ambiente, sia gli orizzonti temporali entro i quali i valori limite devono
essere conseguiti. Esso rappresenta pertanto il riferimento normativo operativo con il
quale, ad esempio vengono valutati gli effetti derivanti dalla realizzazione di nuove
opere nell’ambito delle procedure di valutazione di impatto ambientale. Nelle Tabelle 1
e 2 sono indicati in particolare i limiti fissati dalla normativa con riferimento agli ossidi di
azoto ed alle polveri, due degli inquinanti che nell’area piemontese (e non solo) sono
più frequentemente rilevati con concentrazioni superiori ai limiti normativi.
Tabella 1. Monossido di Azoto e biossido di azoto - Valori limite e soglia di allarme
Periodo di
mediazione
1. Valore limite
orario per la
protezione della
salute umana
1 ora
Valore limite
5
Data alla quale il
valore limite deve
essere raggiunto
Margine di tolleranza
50% del valore limite, pari a 100 µg/m3,
200 µg/m3 NO2
all’entrata in vigore della direttiva 99/30/CE
da non superare
(19/7/99). Tale valore è ridotto il 1° gennaio
più di 18 volte
2001 e successivamente ogni 12 mesi, per
per anno civile
raggiungere lo 0% al 1° gennaio 2010
1° gennaio 2010
1° gennaio 2010
2. Valore limite
annuale per la
protezione della
salute umana
Anno civile
40 µg/m3 NO2
50% del valore limite, pari a 20 µg/m3
all’entrata in vigore della direttiva 99/30/CE
(19/7/99). Tale valore è ridotto il 1° gennaio
2001 e successivamente ogni 12 mesi, per
raggiungere lo 0% al 1° gennaio 2010
3. Valore limite
annuale per la
protezione della
vegetazione
Anno civile
30 µg/m3 NOx
Nessuno
19 luglio 2001
400 µg/m3 misurati su tre ore consecutive in un sito rappresentativo della qualità
dell’aria di un’area di almeno 100 km2 oppure in una intera zona o un intero
agglomerato, nel caso siano meno estesi.
Soglia di allarme per il
biossido dì azoto
Tabella 2. Materiale particolato (PM10) - Valori limite
Periodo di
mediazione
Valore limite
6
Margine di tolleranza
Data alla quale il
valore limite deve
essere raggiunto
FASE 1
I. Valore limite di 24
ore per la
protezione della
salute umana
2. Valore limite
annuo per la
protezione della
salute umana
24 ore
Anno civile
50% del valore limite, pari a 25
µg/m3, all’entrata in vigore della
50 µg/m3 PM10 da direttiva 99/30/CE (19/7/99). Tale
non superare più di valore è ridotto il 1° gennaio 2001 e
35 volte per anno successivamente ogni 12 mesi,
civile
secondo una percentuale annua
costante, per raggiungere lo 0% il 1°
gennaio 2005
1° gennaio 2005
20% del valore limite, pari a 8
µg/m3 , all’entrata in vigore della
direttiva 99/30/CE (19/7/99). Tale
valore è ridotto il 1° gennaio 2001 e
successivamente ogni 12 mesi,
1° gennaio 2005
40 µg/m3 PM10
5. Allegato II, d.m. 2 aprile 2002, n. 60.
6. Allegato III, d.m. 2 aprile 2002, n.60.
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secondo una percentuale annua
costante, per raggiungere lo 0% il 1°
gennaio 2005
FASE 2 (Valori limite indicativi da rivedere con successivo decreto sulla base della futura normativa
comunitaria)
1. Valore limite di24
ore per la
protezione della
salute umana
2. Valore limite
annuale per la
protezione della
salute umana
24 ore
Anno civile
Da stabilire in base ai dati. in modo
50 µg/m3 PM10 da
che sia equivalente al valore limite
non superare più di
della fase I
7 volte l’anno
1° gennaio 2010
10 µg/m al 1° gennaio 2005 con
riduzione ogni 12 mesi successivi,
secondo una percentuale annua
costante, per raggiungere lo 0% il 1°
gennaio 2010
1° gennaio 2010
20 µg/m3 PM10
Nella Tabella 3 sono indicati i valori bersaglio (ossia i livelli fissati al fine di evitare a
lungo termine effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente nel suo complesso) e gli
obiettivi a lungo termine (definiti come concentrazioni di ozono nell’aria al di sotto delle
quali si ritengono improbabili, sulla base delle conoscenze scientifiche attuali, che tali
effetti nocivi si verifichino).
Tabella 3. Valori bersaglio e obiettivi a lungo termine per l’Ozono
Parametro
Valore bersaglio per il 2010
Obiettivo a
lungo termine
Protezione della
salute umana
120 μg/m3, da non superare per più di 25
Media su 8 ore massima giornaliera
giorni per anno civile come media su 3 anni
(a)
(b)
Protezione della
salute umana
Media su 8 ore massima giornaliera
nell’arco di un anno civile
120 μg/m3
Protezione della
vegetazione
AOT40, calcolato sulla base dei
18.000 μg/m3*h come media su 5 anni (b)
valori di 1 ora da maggio a luglio
6.000 μg/m3*h
(a) Tale parametro è determinato esaminando le medie consecutive su 8 ore, calcolate in base a dati orari e aggiornate
ogni ora; ogni media su 8 ore è assegnata al giorno in cui essa termina.
(b) Se non è possibile calcolare la media di 3 o 5 anni in quanto non è disponibile un insieme completo di dati relativi a
più anni consecutivi, i dati annuali minimi necessari sono i seguenti:
- per il valore bersaglio per la protezione della salute umana, i dati validi relativi ad 1 anno;
- per il valore bersaglio per la protezione della vegetazione, i adati relativi a 3 anni.
La normativa stabilisce inoltre, la soglia di informazione (livello oltre il quale vi è un
rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi
particolarmente sensibili della popolazione) e la soglia di allarme (livello oltre il quale vi
è un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata, raggiunti i quali
sono esposte le misure da intraprendere.
4.1. Indicazioni circa lo stato attuale di qualità dell’aria.
I dati presi in esame per l’analisi della qualità dell’aria sono stati ricavati dall’ultima
Relazione annuale (Uno sguardo all’Aria) sui dati rilevati da ARPA sulla rete provinciale
di monitoraggio della qualità dell’aria riferita, come ultimo anno di rilevamento, al 2011.
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Rispettivamente, per l’acquisizione dei dati, sono state considerate le stazioni di
Alpignano e Susa, in quanto come già recentemente si è affermato, risultano essere le
più vicine al Comune Almese e quindi le più rappresentative.
Nello specifico gli indicatori rilevati nelle stazioni di cui sopra sono i seguenti:




CO (monossido di carbonio);
NO2 (biossido d'azoto);
Particolato sottile PM10;
O3 (ozono).
NO2 - Media annuale (Soglia 40 µg/m³)
50
40
30
20
10
0
2007
2008
Alpignano
2009
Susa
2010
2011
Soglia
PM10 - Valore medio annuo (Soglia 40 µg/m³)
50
40
30
20
10
0
2007
2008
Alpignano
2009
Susa
2010
2011
Soglia
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PM10 - N° Sup valore limite 24 ore
(Soglia 50 µg/m³)
60
50
40
30
20
10
0
2007
2008
2009
Alpignano
2010
Susa
2011
Soglia
O3 - Superamenti della soglia oraria
(180 mg/m³)
60
50
40
30
20
10
0
2007
2008
2009
Alpignano
2010
2011
Susa
Relativamente al PM10 ed al NO2 si può notare come i entrambi i casi le centraline
registrino concentrazioni al di sotto del Valore limite, pari a 40 μg/m3 per entrambi.
Per quel che concerne nello specifico il Biossido d’azoto, la concentrazione di
Alpignano si attesta a ridosso del limite di 40 μg/m3 nel 2006 (valore effettivo 39 μg/m3)
seguendo in maniera analoga il trend rilevato a Susa
In questo caso, infatti, il valore massimo rilevato di NO2, pari μg/m3, raggiunge il suo
picco nel 2006 per poi attestarsi nel 2009 a 22 μg/m3, seguendo di fatto lo stesso trend
di decrescita.
Per quel che riguarda gli indicatori di Monossido di carbonio (CO) e Ozono (O3), le
misurazioni effettuate sulla sola stazione di Susa (Alpignano non è rilevata) illustrano
che per i cinque anni presi in considerazione, dal 2005 al 2009, il valore di 0.5 mg/m 3
costantemente registrato sia uno dei più bassi rispetto alle altre stazioni di rilevamento
della rete di monitoraggio della Provincia di Torino
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Relativamente infine all’Ozono(O3) i dati riportano un trend costantemente al di sotto
della Soglia di informazione (180 μg/m3 come media oraria), seppur con una differenza
quantitativa che vede in Alpignano delle concentrazioni maggiori.
In conclusione, avendo analizzato i dati relativi misurati dalle stazioni di Alpignano e
Susa, possiamo ritenere buono e pienamente soddisfacente lo stato della qualità
dell’aria per il Comune di Almese.
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5. RISORSE IDRICHE.
5.1. Inquadramento nel contesto territoriale dell’area vasta.
Prima di affrontare nello specifico l’analisi delle risorse idriche nel Comune di Almese,
è opportuno fornire un quadro informativo più ampio relativo al bacino idrografico di
appartenenza della Dora Riparia. A tale scopo risulta utile il monitoraggio in-itinere
condotto nell’ambito del già citato PTA.
I corsi d’acqua monitorati sono quelli individuati nel D.G.R. n. 46-2495 del 19 marzo
2001, distinti in significativi e potenzialmente influenti su quelli significativi o di
particolare interesse ambientale, come cita il suddetto decreto.
La normativa nazionale di riferimento in tema di risorse idriche è il D.lgs 152/06 “Testo
unico in materia ambientale”, che modifica profondamente il contenuto del
monitoraggio delle acque interne superficiali stabilito dalle leggi precedenti, in
recepimento della Direttiva Europea 2000/60 sulle acque; tuttavia la maggior parte di
informazioni reperibili sullo stato ambientale dei corsi d'acqua fa riferimento alla
precedente normativa, il D.lgs 152/99. Tale decreto ha tra i propri obiettivi quello di
fornire un quadro ambientale esaustivo sui corpi idrici in esame attraverso
l'applicazione di indicatori ed indici sintetici. Alcuni fra gli indicatori di stato applicati
sono riportati di seguito:




Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM): descrive lo stato di qualità
globale delle acque, principalmente dal punto di vista chimico; l'indice si ottiene
sommando i punteggi derivanti dal calcolo del 75° percentile di sette parametri,
cosiddetti macrodescrittori: ossigeno disciolto, azoto ammoniacale, BOD5 e COD entrambi indicatori di inquinamento di origine organica-, nitrati e fosforo totale indicatori dello stato trofico-, Escherichia coli -indicatore di contaminazione
batterica;
Indice Biotico Esteso (IBE): rappresenta lo stato di qualità biologica; si basa
sull'analisi delle comunità di macroinvertebrati presenti;
Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua (SECA): è espressione della complessità di un
ecosistema acquatico; si ottiene incrociando i valori di IBE e di LIM, basandosi sul
peggiore dei due.
Stato Ambientale dei Corsi d'acqua (SACA): deriva dall'incrocio dei valori del SECA
con i dati relativi alla presenza dei principali microinquinanti chimici (parametri
addizionali) ossia alcuni metalli pesanti, composti organoalogenati e fitofarmaci.
Lo schema a blocchi che segue sintetizza il percorso per la determinazione degli indici
descritti.
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Per ciascuno degli indicatori sopra descritti si applicano cinque classi di qualità, come
descritto nella tabella che segue.
CLASSI DI QUALITA'
Classe
Classe
Classe
Classe
Classe
1
2
3
4
5
STATO QUALITATIVO
ELEVATO
BUONO
SUFFICIENTE
SCADENTE
PESSIMO
I valori di SACA ottenuti vengono interpretati secondo le descrizioni riportate nella
seguente tabella.
Classi di Stato Ambientale
per le acque superficiali
Giudizio
1
ELEVATO
Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico-fisici ed
idromorfologici per quel tipo di corpo idrico in dipendenza degli impatti antropici,
o sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in
condizioni indisturbate. I valori degli elementi della qualità biologica del corpo
idrico riflettono quelli normalmente associati per lo stesso tipo di ecotipo in
condizioni indisturbate e non mostrano o è in minima l’evidenza di alterazione.
Esistono condizioni e comunità specifiche dell’ecotipo. La presenza di
microinquinanti, in sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di
fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna pressione antropica.
2
BUONO
I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico
mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall’attività umana e si discostano
solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in
condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti di sintesi e non di
sintesi, è in concentrazioni al di sotto degli standard di qualità definiti per lo stato
ambientale buono.
3
SUFFICIENTE
Stato ecologico in cui i valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo
di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo
stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano modesti segni di
alterazione derivanti dall’attività umana e sono sensibilmente più disturbati che
nella condizione di buono stato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non
di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve e lingo termine
sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
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4
SCADENTE
Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica
del tipo di corpo idrico superficiale, e le comunità biologiche interessate si
discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico
superficiale inalterato. La presenza di micronquinanti, di sintesi e non di sintesi,
è in concentrazioni da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità
biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
5
PESSIMO
I valori degli elementi di qualità biologica del tipo idrico superficiale presentano
alterazioni gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di norma
associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di
microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da comportare
gravi effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo
idrico di riferimento.
5.2. Lo stato di qualità della Dora Riparia.
L’andamento degli Indici di Stato Ambientale della Dora Riparia relativo al punto di
monitoraggio, collocato sul territorio del Comune di Avigliana in corrispondenza di
Almese, è riportato nella seguente tabella .
ANNO
2001
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
LIM
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
Livello 2
IBE
6
6
6
6
6
5
5
5
5
SECA
Classe 3
Classe 3
Classe 3
Classe 3
Classe 3
Classe 4
Classe 4
Classe 4
Classe 4
SACA
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Scadente
Scadente
Scadente
Scadente
Come si vede da questa tabella, la Dora Riparia mantiene uno Stato di Qualità
“sufficiente” fino al 2004 (adempiendo alle imposizioni del D.Lgs 152/99) per poi
peggiorare al livello ‘scadente’ nei successivi anni di rilevamento.
5.3. Risorse nel territorio di Almese: analisi del reticolo idrografico 7
Data l’importanza delle acque superficiali, è opportuno fornire un preliminare quadro
delle caratteristiche salienti del reticolo idrografico principale e dei vari canali artificiali
(bealere), che solcano il territorio comunale.
Dal punto di vista dell'idrologia superficiale nel territorio di Almese si distinguono tre
bacini principali che, da ovest verso est, sono:
- bacino del torrente Messa (28 km2);
7. Il presente capitolo con la relativa cartografia è tratto dalla relazione redatta dal geologo Aldo Perotto a
commento degli elaborati cartografici geologico-tecnici prodotti per lo studio relativo alla variante generale
di adeguamento al PAI del P.R.G.C. del Comune di Almese.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
- bacino del Rio della Morsino (5,6 km2);
- bacino del rio Garavello (0,8 km2);
I bacini idrografici dei suddetti corsi d'acqua si sviluppano interamente sul territorio di
Almese ad eccezione del bacino del Messa che si estende anche nel territorio
comunale di Rubiana.
Fanno parte della rete idrografica anche i rii Grange, Crivella, Castelletto ed il torrente
Vangeirone, che si sviluppa in parte all’interno di un paleoalveo della Dora Riparia.
Torrente Messa
Il corso del torrente Messa a monte del concentrico di Almese percorre una profonda e
stretta incisione intagliando i depositi glaciali e raggiungendo in più punti il substrato
roccioso.
In corrispondenza della località Fucinassa confluiscono in esso due rii minori il cui
bacino si sviluppa sulle pendici sudoccidentali del Monte Curt; anch’essi intagliano
profondamente i depositi glaciali raggiungendo una fascia rocciosa posizionata alla
quota media di circa 450 m s.l.m.
Nel settore di fondovalle risulta regimato a partire dalla zona a monte dell'apice della
sua conoide fino alla confluenza nella Dora Riparia con opere trasversali (soglie) e
longitudinali (argini). Queste ultime sono costituite principalmente da argini a scogliera
di massi.
Torrente Morsino
Il corso del torrente Morsino a monte del concentrico di Rivera si estende nell’ampio
bacino compreso fra il M. Musinè e il M. Curt intagliando profondamente i depositi
glaciali e raggiungendo alcuni punti il substrato roccioso. Tali incisioni si presentano
particolarmente marcate in località Miosa; i fenomeni erosivi risultano attualmente
assai limitati in seguito agli interventi di sistemazione idrogeologica e di
rimboschimento degli anni 1930-40.
Nel settore di fondovalle risulta regimato a partire dalla zona a monte dell'apice della
sua conoide fino alla confluenza nel torrente Messa con opere trasversali (soglie) e
longitudinali (argini). Le opere di regimazione longitudinali sono costituite
principalmente da argini a scogliera di massi.
A valle del concentrico di Rivera il T. Morsino riceve le acque del torrente Messa
Nuova, corso in buona parte artificiale con la funzione di drenaggio delle acque
superficiali dall’area compresa fra le conoidi dei torrenti Morsino e Messa.
Rio Garavello
Il corso del rio a monte del concentrico di Rivera si estende sul versante
nordoccidentale del M. Musinè intagliando profondamente i depositi glaciali ma non
raggiungendo in alcun punto il substrato roccioso. Nel settore di fondovalle risulta
regimato a partire dalla zona a monte dell'apice della sua conoide fino alla confluenza
nel torrente Vangeirone con opere trasversali (soglie) e longitudinali (argini).
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53
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Rio Grange
Il corso del rio a monte del concentrico dell’omonima borgata si estende con un piccolo
bacino sul versante meridionale del M. Musinè intagliando i depositi glaciali ma non
raggiungendo in alcun punto il substrato roccioso. E’ alimentato da una serie di
sorgenti a cui si sommano le acque meteoriche. Nel settore di fondovalle risulta
regimato a partire dalla zona a monte dell'apice della sua conoide fino alla confluenza
nel torrente Vangeirone con opere trasversali (briglie e soglie) e longitudinali (argini) e
con un bacino di accumulo in zona di apice. Lungo la conoide il rio è intubato e a valle
della stessa, dopo aver sottopassato la bealera di Caselette, confluisce, dopo un tratto
a cielo libero nel torrente Vangeirone.
Rio Crivella
Il corso del rio a monte del concentrico dell’omonima borgata si estende con un piccolo
bacino sul versante meridionale del M. Musinè intagliando i depositi glaciali ma non
raggiungendo in alcun punto il substrato roccioso. E’ alimentato da una serie di
sorgenti a cui si sommano le acque meteoriche. Nel settore di fondovalle risulta
regimato nella zona a monte dell'apice della sua conoide con opere trasversali (briglie
e soglie) e longitudinali (argini) e con un bacino di accumulo in zona di apice. In
corrispondenza della conoide è intubato fino alla confluenza con il torrente Vangeirone
a valle della località Case Nuove.
Rio Castelletto
Il corso del rio a monte del concentrico dell’omonima borgata si estende sul versante
meridionale del M. Musinè intagliando, nella parte bassa, i depositi glaciali. E’
alimentato da una serie di sorgenti posizionate a monte della borgata a cui si sommano
le acque meteoriche. Nel tratto in cui attraversa il nucleo abitato risulta intubato mentre
non sono presenti opere di arginatura o protezione.
Torrente Vangeirone
Si tratta di un corso d’acqua parzialmente artificiale che si sviluppa all’interno di un
paleoalveo della Dora Riparia e che ha la funzione di drenaggio e smaltimento delle
acque superficiali e meteoriche alla base del versante meridionale del M. Musinè.
Canali artificiali
I canali artificiali che solcano il conoide del Messa e del Morsino e il fondovalle sono tre:
- il canale irriguo in sponda destra del Messa presso il concentrico di Almese;
- il canale irriguo in sponda sinistra del torrente Morsino presso il concentrico di
Rivera;
- la bealera di Caselette con derivazione di acqua dalla Dora Riparia in Comune di
Villardora.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Gli stessi si diramano in ulteriori canali secondari a scopo irriguo o con funzione di
scaricatore:
- canali con sponde a carattere naturale con brevi tratti in muratura in pietrame a
secco;
- canali con sponde rivestite mediante muratura in pietrame a secco o cementato;
- canali con sponde rivestite mediante scogliere in massi;
- canali con sponde e fondo in cemento;
- canali intubati.
5.4. Un quadro sintetico dello stato di qualità della risorsa idrica nel territorio di
Almese e delle previsioni conseguenti al PRGC.
I dati del PTA, sebbene non raggiungano un grado di dettaglio tale da offrire un quadro
analitico dello stato di qualità delle acque superficiali e sotterranee del territorio
comunale, sono comunque tali da consentire di formulare un giudizio positivo sullo
stato di qualità del patrimonio idrico di questo territorio.
Il Torrente Messa viene identificato dal PTA tra le acque superficiali attualmente
destinate all’uso potabile. L’ubicazione della presa è in località Serafino, alla quota di
1030 m in Comune di Rubiana, per un volume derivato di 100.000 mc/anno.
Alle quote più basse il corso d’acqua risulta esente dalla contaminazione di scarichi
urbani e trascurabile è la pressione derivante dall’attività agricola, pertanto la sua
qualità si mantiene alta.
Altrettanto si può dire per quanto concerne la qualità dei corpi idrici sotterranei, per i
quali il PTA indica che lo stato attuale delle falde superficiali che interessano il Comune
di Almese è in classe “2-Buono”, che rappresenta l’obiettivo di qualità che il piano si
propone di mantenere.
Il territorio è ricco di sorgenti, alcune delle quali sono captate per uso idropotabile
(tabella successiva).
Sorgenti captate per uso idropotabile.
N.
Sorgente
1
2
3
4
5
6
7
Listelli 1
Listelli 2
Listelli 3
Borg. Vighetto
Morsino
Morsino
Fucinassa
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
La buona qualità della risorsa idrica derivabile da tali sorgenti è assicurata dall’assenza
di pressioni antropiche a monte, in particolare nel sottobacino del Morsino, la cui
copertura è pressoché totalmente di natura forestale.
Analizzando la distribuzione delle sorgenti si individuano due tipi: il primo è legato alla
conformazione geologica del substrato roccioso (si individuano infatti concentrazioni in
corrispondenza dei limiti geologici principali come quello fra il Massiccio ultrabasico di
Lanzo e il “complesso dei calcescisti con pietre verdi” in corrispondenza del vallone del
torrente Messa) mentre il secondo è legato ad acquiferi locali costituiti essenzialmente
dai depositi glaciali e fluvioglaciali (ad es. risorgive della Miosa, dei Listelli e presso le
borgate Vighetto, Braida, Montecapretto e Castelletto).
Nei tratti di pianura, a partire dall’attacco delle conoidi, i due principali corsi d’acqua del
Messa e del Morsino sono stati completamente canalizzati per motivi di sicurezza
idraulica. Ma, come si è sopra visto descrivendo il reticolo idrografico, anche i corsi
d’acqua minori hanno subito la stessa sorte.
Ciò ha determinato una conseguente perdita del valore naturalistico dell’ambiente
acquatico nei tratti di pianura, anche per la presenza delle numerose briglie trasversali,
che ne hanno interrotto la continuità ecologica. Tuttavia è evidente la necessità di tali
interventi soprattutto a seguito dei gravi e venti alluvionali che hanno caratterizzato
l’area.
Per quanto concerne l’impatto sulla qualità delle acque da parte dell’insediamento
urbano, va preso atto della pressoché totale copertura del servizio di raccolta e
depurazione delle acque reflue, attraverso il depuratore consortile collocato nel
territorio del Comune di Rosta.
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6. SUOLO E SOTTOSUOLO
6.1. I suoli e la loro capacità d’uso agricolo e forestale.
Con riferimento al territorio del comune di Almese, così come per tutto il territorio
regionale, si dispone della Carta dei Suoli redatta dall’IPLA alla scala 1:250.000 e,
soprattutto, alla scala 1:50.000, a cui ci si riferirà in questo capitolo. Da questa,
attraverso le Carte derivate è stato possibile trarre una caratterizzazione sintetica ma
efficace dei suoli presenti sul territorio, con particolare attenzione al tema della
Capacità d’uso.
Carta dei suoli (scala 1:50.000)
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
La carta, al momento completa solo per i territori pianeggianti, è utile perché consente
di avere una informazione che può essere utilizzata, con approssimazione accettabile,
alle scale tipiche delle pianificazione urbanistica.
Stralcio della Carta della capacità d’uso dei suoli nel Comune di Almese.
Come si vede dallo stralcio sopra riportato, mette in luce la diffusa presenza di suoli di
Seconda classe nel settore della pianura di Almese con una fascia, minore, di suoli di
Prima Classe nelle aree digradanti verso la Dora.
I suoli di Terza Classe sono individuati nei settori prossimi al tessuto abitato ed hanno
un’estensione decisamente minore.
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Relazione
Ciò conferma quindi che i suoli della piana della Bassa Val di Susa sono, in generale,
suoli di ottima qualità e, così anche i suoli della pianura di Almese. Un aspetto, questo,
centrale per verificare e coordinare le previsioni di piano con le misure di tutela dei
suoli produttivi messe in atto dal PTC2 della Provincia di Torino e di cui si tratterà nei
capitoli conclusivi della presente relazione.
Ciò premesso, una analisi di dettaglio della Carta dei Suoli è possibile caratterizzare
meglio i suoli di pianura individuando specifiche differenziazioni pedologiche,
soprattutto nei termini della capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee e
del drenaggio.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Carta del drenaggio (scala 1:50.000).
I due tematismi, fortemente correlati, mettono in evidenza la netta differenziazione che
intercorre in alcuni settori della pianura nella capacità dei suoli di rimuovere le acque
meteoriche superficiali: decisamente migliore nell’ampio ‘cuneo’ agricolo posto sulla
sinistra idrografica del Messa, rispetto agli ambiti pianeggianti verso Avigliana e a sud
della Borgata Milanere.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
7. GEOLOGIA, GEOMORFOLOGIA E DISSESTI
Le informazioni riportate nel presente capitolo e nel successivo, dedicato alla carta
geoidrologica, della dinamica fluviale e delle opere di difesa idraulica, sono tratte dalla
relazione geologico-tecnica elaborata per la variante di adeguamento al PAI del
PRGC.8
In questa sede ci si limita a documentare il contenuto che può servire di base alla
valutazione ambientale, tralasciando le descrizioni di carattere generale relative
all’inquadramento geologico, per le quali si rinvia alla suddetta relazione. Pertanto, si
analizzano in questa sede i dissesti, pervenendo alla presentazione della carta di
sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione urbanistica, che
fornisce l’informazione sulla sensibilità del territorio al rischio geologico.
7.1. Sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione
urbanistica.
Sulla base del quadro informativo sopra delineato, lo studio geologico è pervenuto alla
“Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione
urbanistica”, in ottemperanza a quanto suggerito dalla Circolare della Giunta regionale
n. 7/LAP.
La carta riporta anche la perimetrazione delle aree soggette a vincolo idrogeologico in
base al R.D. 03.12.1923, n.3267 ed altri vincoli presenti sul territorio (Aree di
salvaguardia ai sensi del D.P.R. 236/88 per opere di captazione pubbliche).
In essa il territorio comunale viene suddiviso in aree omogenee sulla base dei seguenti
criteri:
Classe II.
Porzioni di territorio a pericolosità geomorfologica moderata in cui l'utilizzazione
urbanistica è subordinata all’adozione di modesti accorgimenti tecnici realizzabili
nell’ambito del singolo lotto edificatorio.
All'interno della classe II sono state distinte le seguenti sottoclassi:



Sottoclasse IIa1: aree di fondovalle subpianeggianti e sopraelevate rispetto al
reticolo idrografico principale.
Sottoclasse IIa2: porzioni di territorio con caratteristiche simili a quelle della classe
IIa1 nelle quali, tuttavia, si rileva la presenza di terreni con scadenti caratteristiche
geotecniche e di una falda acquifera superficiale.
Sottoclasse IIa3: aree di fondovalle potenzialmente inondabili con acque a bassa
energia e tiranti idrici modesti (h<40 cm).
8. La relazione è stata redatta dal geologo Aldo Perotto a commento degli elaborati cartografici geologicotecnici prodotti per lo studio relativo alla variante di adeguamento al PAI del Comune di Almese.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione

Relazione
Sottoclasse IIb: porzioni del territorio ubicate su versanti a moderata acclività dove
sono possibili modesti e puntuali fenomeni di instabilità legati alle normali
dinamiche di versante.
Classe III indifferenziata.
Porzioni di territorio a pericolosità geomorfologica da media a molto elevata costituiti da
estesi versanti montani non edificati o con presenza di rare edificazioni e borgate
isolate a stabilità incerta.
In Classe III indifferenziata valgono tutte le limitazioni previste per la Classe IIIa. Per le
aree edificate vale quanto prescritto nella Classe IIlb3.
Classe IIIa.
Porzioni di territorio a pericolosità geomorfologica da media a molto elevata (aree
dissestate, in frana, potenzialmente dissestabili, aree alluvionabili da acque di
esondazione ad energia medio-elevata) inedificate che presentano caratteri
geomorfologici o idrogeologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti.
Classe IIIb.
Porzioni di territorio edificate a pericolosità geomorfologica da media a elevata.
All'interno della classe IIIb sono state distinte le seguenti sottoclassi:


Sottoclasse IIIb2: porzioni di territorio a pericolosità geomorfologica media ricadenti
in aree di conoidi protette da opere longitudinali e trasversali e aree di fondovalle
limitrofe. Si tratta di lotti di completamento e aree di frangia inedificati gravati da
condizionamenti non determinanti. I caratteri geomorfologici e geotecnici che
caratterizzano in generale tali aree subordinano l'edificazione, per l'attuazione delle
previsioni di Piano, ai risultati di un’accurata valutazione da parte di professionista
abilitato.
Sottoclasse IIIb3: porzioni di territorio a pericolosità geomorfologica elevata ubicate
sul fondovalle in corrispondenza di aree di pertinenza torrentizia o della rete
idrografica minore in corrispondenza di tratti intubati o sulle porzioni medio- apicale
delle conoidi. Si tratta di porzioni di territorio edificate o ai margini di zone
urbanizzate nelle quali gli elementi di pericolosità geologica legati a fenomeni
alluvionali sono tali da imporre condizione di particolare attenzione che si potranno
concretizzare con un adeguato sistema di manutenzione ordinaria e straordinaria
delle opere di protezione esistenti.
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Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell'idoneità all'utilizzazione urbanistica (Fonte:
Relazione geologica a cura di Aldo Perotto).
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Variante generale del PRGC di Almese
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Relazione
Lo studio geologico citato ha integrato la documentazione con una carta dell’acclività la
cui conoscenza risulta utile in quanto essa agisce come fattore limitante per gli
insediamenti urbani. Infatti, i terreni con pendenze superiori al 25% possono essere
ritenuti inidonei all’edificazione.9
Carta dell’acclività del territorio di Almese. (Fonte: Relazione geologica a cura di Aldo Perotto).
9. Si può osservare che la relazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino
indica la pendenza del 20% come soglia che si approssima al limite dell’ammissibilità per l’edificazione
residenziale.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Le problematiche di ordine geologico-tecnico inerenti il territorio comunale di Almese
emerse dallo studio condotto per la Variante di adeguamento al PAI, possono essere
riassunte nei seguenti due punti:


presenza di situazioni di instabilità per franosità (soprattutto smottamenti o frane
di modeste dimensioni) e per erosione accelerata localizzati in settori di versante
ben individuati;
presenza di situazioni potenzialmente critiche nei settori di fondovalle in
corrispondenza dello sbocco dei corsi d'acqua laterali in mancanza di continua
ed adeguata manutenzione delle opere di protezione esistenti.
La Variante al PAI offre inoltre alcune prescrizioni che vanno a completare il quadro
conoscitivo ambientale su questa tematica orientando, di fatto, le scelte di Piano.




nelle zone alla base di ripidi versanti dovrà essere mantenuta un'adeguata
fascia di rispetto dal piede degli stessi, subordinando gli interventi edilizi ad una
specifica verifica delle possibili problematiche legate alla caduta massi;
nel caso in cui siano presenti scarpate limitrofe a nuovi insediamenti in progetto,
dovranno essere garantite adeguate fasce di rispetto (in linea di massima non
inferiori all'altezza delle scarpate) dall'orlo delle stesse;
le eventuali nuove opere di attraversamento stradale dei corsi d'acqua dovranno
essere realizzate mediante ponti in maniera tale che la larghezza della sezione
di deflusso non vada in modo alcuno a ridurre la larghezza dell'alveo a "rive
piene" misurata a monte dell'opera: questo indipendentemente dalle verifiche di
portata;
tutte le aree soggette a dissesti di varia natura inserite nelle sottoclassi IIIb
dovranno essere considerate inedificabili sino alla realizzazione degli interventi
di riassetto necessari all'eliminazione dei pericoli di natura geologica presenti,
oppure, nel caso di interventi già realizzati, sino alla verifica della loro
efficienza/efficacia.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
8. BIODIVERSITA’, FAUNA E PREGI NATURALISTICI.
8.1. Il modellamento morfologico.
Il territorio di Almese è in gran parte montano, con un versante che presenta una forma
inconfondibile, segnata:
- dal cono del Musiné, con la sua brulla parete;
- dall’ampio ‘anfiteatro’ del bacino idrografico del Torrente Morsino, delimitato dalle
vette del Musiné e del M.te Curt e dai costoni che terminano sul Truc Rondolera,
discendente dal Musiné, e dal Pilone Mollar, discendente dal Curt;
- dalla conca del sottobacino del Rio Fontana Fredda;
- dalla profonda incisione del Torrente Messa;
- e, infine, dal dolce versante delle borgate Malatrait, che termina ai piedi del M.te
Bruiero in territorio di Rubiana.
Ai piedi di questo ampio versante si aprono i due ventagli delle conoidi del Messa, in
corrispondenza del nucleo storico di Almese, e del Morsino, in corrispondenza
dell’antico borgo di Rivera. Infine, si distende l’area di pianura del deposito alluvionale
della Dora Riparia, dove predominano le aree agricole.
L’esposizione a sud dei versanti, fa del territorio di Almese un luogo caratterizzato da
ideali condizioni climatiche.
8.2. La copertura vegetale.
La copertura vegetale, in particolare quella forestale, costituisce una componente
ambientale di grande rilievo nel connotare il territorio di Almese. Grosso modo, la
vegetazione si distribuisce omogeneamente secondo tre distinte fasce altimetriche:
- la fascia alta di coronamento dell’anfiteatro è segnata da querceti di rovere;
- al disotto della quale si stende un’ampia fascia di rimboschimenti dove prevale il
pino nero;
- nella fascia inferiore dominano i robinieti;
- nella parte pianeggiante dominano i seminativi alternati a pioppeti, con un inserto
del tutto singolare, tra il Messa e il Morsino, costituito da un bosco di latifoglie miste
(aceri, tigli, frassini e robinie) frammisto a pioppeti. Per la sua caratteristica di rarità
nella parte di pianura della Valle di Susa, questo relitto di bosco di latifoglie
costituisce un ecosistema nodale della rete ecologica del territorio in esame.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Confine comunale
Praterie rupicole
Seminativi
Greti
Castagneti
Impianti per arboricoltura da
legno
Rimboschimenti
Cespuglietti
Querco-carpineti
Cespuglietti pascolabili
Querceti di rovere
Frutteti e vigneti
Coltivi abbandonati
Querceti di roverella
Prato-pascoli/Praterie
Boscaglie pioniere d’invasione
Robinieti
Praterie non utilizzate
Formazioni legnose riparie
Faggete
Prati stabili di pianura
Acero-tiglio-frassineti
Pinete
Copertura vegetale dei suoli nel territorio di Almese (Fonte: Regione Piemonte – IPLA).
Nella tabella successiva vengono riportate le superfici per ciascuna delle formazioni
sopra indicate.
Come si vede, in Almese si registra una particolare diffusione dei rimboschimenti, dei
robinieti e dei querceti di rovere.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Superfici secondo usi dei suoli.
Descrizione
Area (mq)
Percentuali
Acero-tiglio-frassineti
611.101,82
3,42
Impianti per arboricoltura da legno
668.456,42
3,74
Acque
7.143,62
0,04
Boscaglie pioniere d'invasione
897.521,82
5,02
Castagneti
96.475,10
0,54
Cespuglieti pascolabili
27.808,44
0,16
Coltivi abbandonati
5.147,96
0,03
Faggete
1.878,24
0,01
Frutteti, vigneti, orti e giardini
102.423,16
0,57
Praterie non utilizzate
662.040,53
3,70
Prato-pascoli
9.530,54
0,05
Prati stabili di pianura
350.669,74
1,96
Querco-carpineti
11.233,89
0,06
Querceti di rovere
1.998.271,55
11,17
Robinieti
3.027.042,26
16,93
Rimboschimenti
3.892.754,12
21,77
Rocce, macereti, ghiacciai
303.839,51
1,70
Seminativi
1.495.578,06
8,36
Aree urbanizzate
3.715.514,94
20,78
Superficie comunale
17.884.431,72
8.3. Indicatori di qualità della vegetazione10
L’Arpa Piemonte, nello studio condotto sulla vegetazione della Bassa Val di Susa, ha
proposto di descrivere lo stato di qualità della vegetazione tramite tre diversi indicatori:
la naturalità, la stabilità e l’eterogeneità della vegetazione.
10. Il presente capitolo e il successivo sono tratti in larga misura da: Arpa Piemonte (2004) Stato di qualità
delle risorse ambientali della Bassa Valle di Susa: biodiversità - vegetazione.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Naturalità della vegetazione
Per naturalità della vegetazione si intende lo stato di prossimità ad una condizione
indisturbata della stessa, per mezzo della quale si possono instaurare nel lungo
periodo comunità vegetali stabili in equilibrio con il clima e con il suolo (climax).
Sulla base del clima e del suolo di un territorio, tendono ad insediarsi, in successione
temporale, specifici popolamenti vegetali che, in assenza di fattori di disturbo esterni,
evolvono spontaneamente verso uno stadio "maturo", cioè caratterizzato da un
complesso di specie in equilibrio tra loro e stabile nel tempo. Tale stadio di maturità è
denominato climax e rappresenta la vegetazione che potenzialmente esisterebbe in
una zona se questa fosse condizionata solo dai fattori naturali, senza l’influsso di azioni
esterne.
Le modificazioni ambientali apportate dalle attività umane possono influenzare le
condizioni naturali provocando la diminuzione o la sostituzione delle specie. Attraverso
l’indicatore di naturalità si cerca quindi di misurare quanto una comunità vegetale sia
prossima alla condizione di climax o quanto invece se ne discosti.
All’uso del suolo e alle tipologie forestali lo studio dell’Arpa ha attribuito valori di
naturalità con una classificazione simile a quella proposta da esperti (Socco et al.,
2002) per la valutazione della naturalità delle associazioni vegetali, ed adattata da Arpa
alla realtà territoriale oggetto di studio. La classificazione adottata considera il grado di
presenza di vegetazione autoctona, la sua collocazione nella serie evolutiva ed il
disturbo antropico. Le classi sono pesate da parametri variabili da 1 a 10, secondo il
grado crescente di naturalità. Di seguito viene riportata la Tabella 1 di ponderazione
ottenuta.
Un ulteriore affinamento nell’attribuzione dei valori di naturalità, con riferimento alle
coperture boschive, è stato introdotto utilizzando le informazioni relative alle diverse
forme di governo alle quali sono stati assegnati punteggi (in una scala tra 1 e 10),
come riportato nella Tabella 1.
Tabella 1. Valori di naturalità delle categorie vegetazionali (Fonte: Arpa Piemonte).
DESCRIZIONE DELLA CATEGORIA
VALORE DI
NATURALITA'
AREE URBANIZZATE, INFRASTRUTTURE
0
AREE SENZA DEFINIZIONE
0
AREE VERDI DI PERTINENZA DI INFRASTRUTTURE
1
FRUTTETI VIGNETI ORTI GIARDINI
2
IMPIANTI PER L' ARBORICOLTURA DA LEGNO
2
SEMINATIVI
2
PRATI STABILI DI PIANURA
3
CASTAGNETI (castagneto da frutto)
4
RIMBOSCHIMENTI
4
COLTIVI ABBANDONATI
5
PRATERIE NON UTILIZZATE
6
ARBUSTETI PLANIZIALI COLLINARI E MONTANI
7
CASTAGNETI (variante con robinia)
7
CESPUGLIETI PASCOLABILI
7
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CESPUGLIETI
7
ARBUSTETI ALPINI (Alneto di ontano verde, var con larice)
7
PRATERIE RUPICOLE
7
ROBINIETI
7
BOSCAGLIE PIONIERE D' INVASIONE
8
CASTAGNETI (variante con faggio)
8
CASTAGNETI (variante con rovere)
8
ARBUSTETI ALPINI (Alneto di ontano verde)
8
QUERCETI DI ROVERE (a Teucrium scorodonia var. con
castagno)
8
UNITA' MOSAICO (cenosi arboree ed arbustive d'invasione)
8
CESPUGLIETI MONTANI e SUBALPINI (Rodoro-vaccinieto
sottotipo primario alta quota)
9
FAGGETE
9
LARICETI E CEMBRETE
9
QUERCO-CARPINETI
9
QUERCETI DI ROVERE (a Teucrium scorodonia var. con
pino silvestre)
9
UNITA' MOSAICO (popolamenti legnosi ripari)
9
ABETINE
10
ACERO-TIGLIO-FRASSINETI
10
ALNETI PLANIZIALI E MONTANI
10
CERRETE
10
CESPUGLIETI MONTANI e SUBALPINI (Rodoro-vaccinieto
sottotipo primario bassa quota)
10
FAGGETE
10
LARICETI E CEMBRETE
10
PECCETE
10
PRATERIE
10
PINETE DI PINO MONTANO
10
PINETE DI PINO SILVESTRE
10
PRATO PASCOLI
10
QUERCETI DI ROVERELLA
10
QUERCETI DI ROVERE (a Teucrium scorodonia var.
con faggio)
10
SALICETI E PIOPPETI RIPARI
10
Tabella 2. Forme di governo del bosco e relativa attribuzione del valore di qualità
(Fonte: Arpa Piemonte).
FORMA DI GOVERNO
VALORE DI QUALITÀ
Ceduo semplice con o senza matricine
1
Ceduo a sterzo (ceduo disetaneo)
3
Rimboschimento/fustaia artificiale
3
Bosco di neoformazione (invasione)
4
Ceduo composto (Fustaia sopra ceduo/ceduo sotto fustaia)
5
Ceduo in conversione
7
Fustaia
9
Bosco senza gestione per condizionamenti stazionali
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10
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
L’attribuzione di questi valori è avvenuta tenendo conto dell’impatto della forma di
governo sulla struttura naturale dei boschi, intesi come fustaie, passando quindi dalle
condizioni più critiche, presenti nel bosco antropizzato, al ceduo semplice in cui si attua
una selvicoltura di sfruttamento intenso dovuta alla brevità del ciclo colturale, fino a
giungere alle fustaie con cicli colturali più simili allo sviluppo naturale di un bosco. Il
massimo della naturalità è stato attribuito ai boschi che per condizionamenti stazionali
non sono stati o non vengono più governati e quindi sono soggetti alla sola evoluzione
naturale.
Le due scale di punteggio, la prima riferita alle formazioni fitosociologiche (nf) e la
seconda alla forma di governo del bosco (ng), sono infine state mediate per ottenere
una scala di valori definitiva (n):
n = (nf + ng) / 2
I valori definitivi della naturalità delle diverse categorie vegetazionali sono riassunti
nella Tabella 3.
Tabella 3. Valori definitivi di naturalità (Fonte: Arpa Piemonte).
DESCRIZIONE DELLA CATEGORIA
VALORE MEDIO
DI NATURALITA'
AREE VERDI DI PERTINENZA DI INFRASTRUTTURE
1
FRUTTETI VIGNETI ORTI GIARDINI
2
IMPIANTI PER L' ARBORICOLTURA DA LEGNO
2
SEMINATIVI
2
COLTIVI ABBANDONATI
5
PRATI STABILI DI PIANURA
3
PRATERIE
10
PRATO PASCOLI
10
PRATERIE NON UTILIZZATE
6
PRATERIE RUPICOLE
7
CESPUGLIETI PASCOLABILI
7
CESPUGLIETI
7
CESPUGLIETI MONTANI e SUBALPINI (Rodoro-vaccinieto sottotipo
primario bassa quota)
RIMBOSCHIMENTI
10
3.5
4.5
6.5
ARBUSTETI PLANIZIALI COLLINARI E MONTANI
ARBUSTETI ALPINI (Alneto di ontano verde, var con larice)
ARBUSTETI ALPINI (Alneto di ontano verde)
7
6.5
7.5
9
4.5
BOSCAGLIE PIONIERE D' INVASIONE
5.5
6
7.5
UNITA' MOSAICO (cenosi arboree ed arbustive d'invasione)
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6
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
7
9
6.5
UNITA' MOSAICO (popolamenti legnosi ripari)
7
8.5
5.5
7
ACERO-TIGLIO-FRASSINETI
7.5
9.5
10
ALNETI PLANIZIALI E MONTANI
7
9.5
CASTAGNETI (castagneto da frutto)
4
CASTAGNETI (variante con robinia)
4
4.5
6
CASTAGNETI (variante con faggio; variante con rovere)
6.5
7.5
8.5
CERRETE
7.5
5
FAGGETE (oligotrofiche)
7
9
9.5
5.5
10
FAGGETE
7.5
8.5
9.5
4.5
6
QUERCETI DI ROVERE (a Teucrium scorodonia var. con castagno)
6.5
8.5
9
5
QUERCETI DI ROVERE
(a Teucrium scorodonia var. con pino silvestre)
6.5
7
9
9.5
5.5
7
QUERCETI DI ROVERE (a Teucrium scorodonia var. con faggio)
7.5
9.5
10
QUERCO-CARPINETI
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7
8
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
9
3
4.5
5
QUERCETI DI ROVERELLA
6
9.5
10
4
5
6
ROBINIETI
7
5.5
8.5
10
SALICETI E PIOPPETI RIPARI
9.5
ABETINE
9
LARICETI E CEMBRETE
9.5
7
7.5
LARICETI E CEMBRETE
9.5
10
9.5
PECCETE
9.5
PINETE DI PINO MONTANO
10
7
7.5
PINETE DI PINO SILVESTRE
9.5
10
8.4. Eterogeneità della vegetazione.
L’analisi della vegetazione risponde allo scopo di caratterizzare lo stato e le variazioni
degli ecosistemi forestali sulla base della loro composizione strutturale e di monitorare
eventuali variazioni dovute a fenomeni naturali o a fattori antropici. In tale contesto la
diversità delle formazioni vegetali è un parametro rilevante in quanto strettamente
connesso alla dinamica dell’ecosistema ed alla qualità ambientale.
L’elaborazione dell’indicatore comporta il calcolo della diversità della vegetazione che
viene valutata mediante l’Indice di Shannon (H):
H = - Σ(Pk) * log (Pk)
2
dove Pk rappresenta l’estensione relativa occupata dal tipo vegetazionale k nell’area in
esame. L’Indice assume valori tanto più elevati quanto più è diversificata la
vegetazione dell’area in esame, sia rispetto al numero di tipi presenti che alla entità
delle loro estensioni relative. L’Indice H si avvicina allo zero, quando nella superficie
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d’indagine sono presenti pochissime tipologie di copertura e dove una soltanto risulta
dominante in termini di area relativa. Nella pratica il valore massimo assunto dall’Indice
H non sembra eccedere il valore 5.
L’indice di eterogeneità (o di equiripartizione vegetazionale), viene calcolato
confrontando la situazione di diversità reale con quella potenziale di massima
equiripartizione:
J=H/H
max
dove H è l’Indice di Shannon e Hmax è il log2m e dove m corrisponde al numero di
tipologie vegetazionali. L’Indice di eterogeneità J esprime il massimo valore assunto da
H in un’area con m tipi diversi di vegetazione e assume valori compresi in una scala tra
0 e 1. L’indice tende a zero quando tra i tipi presenti, ne esiste uno fortemente
dominante sugli altri, cioè in grado di ricoprire quasi esclusivamente l’area; al contrario,
l’indice è uguale a 1 quando le estensioni relative dei diversi tipi presenti sono simili.
8.5. Stabilità della vegetazione.
L’informazione ambientale fornita dai valori dell’indice di naturalità (IN), può essere
utilmente integrata con i valori della eterogeneità (J) della vegetazione, a formare la
matrice riportata nella tabella seguente.
Matrice di valutazione della stabilità della vegetazione. (Fonte: Arpa Piemonte)
Tale relazione è in grado di fornire un’indicazione in merito alla stabilità della copertura
vegetale. Una stabilità elevata si avrà quindi in presenza di pochi o al limite di un solo
tipo di vegetazione con elevata naturalità; al contrario, una stabilità vegetazionale nulla
corrisponderà ad una copertura vegetale eterogenea od omogenea per tipi quasi
esclusivamente antropogeni.
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8.6. I valori degli indicatori per il comune di Almese.
Nel citato studio condotto da Arpa Piemonte, i valori relativi ai quattro sopra descritti
indicatori sono stati calcolati per ciascun comune. Nella Tabella 5, sono riportati i valori
di Naturalità, Diversità (Shannon), Eterogeneità e Stabilità calcolati per il comune di
Almese.
Se si comparano i valori degli indicatori con quelli degli altri comuni della Bassa Val di
Susa, Almese si viene a collocare, per tutti gli indicatori, ad un livello medio-alto,
nonostante l’assenza di paesaggi di alta quota, ritenuti portatori di più elevate valenze
ecologiche.
Questa situazione è tanto più apprezzabile se si pensa che il comune di Almese si
trova all’inizio della Valle di Susa, dunque in prossimità dell’area metropolitana torinese.
La sua alta qualità naturalistica e, conseguentemente paesaggistica, può concorrere a
spiegare l’alta appetibilità di questo territorio a scopo residenziale, ma, al contempo, ne
denuncia la grande vulnerabilità a fronte delle pressioni edilizie che su di esso si
esercitano.
Tabella 5. Valori di naturalità, diversità, eterogeneità e stabilità per il comune di Almese
Almese
NATURALITA’
DIVERSITA’
ETEROGENEITA'
STABILITA'
4.5
3.16
0.73
5
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9. FAUNA
9.1. Inquadramento nel contesto dell’area vasta11
È molto complesso valutare l’impatto che determinate scelte urbanistiche provocano
sulla fauna, specie se queste scelte sono decisamente orientate al completamento
urbanistico di lotti di frangia periurbana e non vanno ad intaccare aree naturali integre.
Data la forte correlazione tra copertura vegetale e ricchezza faunistica, l’indicatore
della vegetazione è sicuramente l’indicatore guida per la valutazione dell’impatto
urbanistico sugli ecosistemi. Tuttavia, non ci si può esimere dal tracciare un quadro
conoscitivo sullo stato di qualità della componente faunistica, sia per delineare un più
completo quadro dello stato degli ecosistemi naturali sul territorio interessato, sia per
individuare eventuali siti particolarmente sensibili meritevoli di appropriati interventi di
tutela che il PRGC è tenuto ad adottare.
In questa sede non si è potuto procedere ad indagini dirette sul patrimonio faunistica,
per cui il quadro conoscitivo e valutativo che è stato tracciato deriva da fonti indirette, in
particolare dallo studio svolto da Arpa Piemonte sullo stato delle risorse naturali della
Comunità montana della Bassa Valle di Susa.
Lo studio, sebbene condotto ad un dettaglio spaziale che non scende al di sotto delle
aree amministrative comunali, è comunque utile per valutare l’importanza che il
territorio del comune di Almese riveste dal punto di vista faunistico.
Innanzitutto va osservato che le caratteristiche geomorfologiche del territorio di Almese
consentono alle molte specie di animali presenti, di disporre di una molteplicità e
varietà di habitat idonei alle loro diverse esigenze; infatti, l’escursione altimetrica, la
varietà della copertura vegetale, l’influenza antropica localizzata prevalentemente nel
fondovalle e in parte sulle prime pendici dei versanti montani, determinano una buona
eterogeneità di ambienti, tali da permettere alle varie specie di ricavarsi uno spazio in
luoghi idonei alle proprie esigenze.
Un’importanza fondamentale riveste inoltre il contesto di area vasta costituito dalla Val
di Susa e dalle valli contermini, oltre che dalle presenza di un sistema integrato di aree
protette che ha sicuramente favorito l’espansione di diverse specie e l’insediamento di
nuove.
In tempi recenti nel territorio dell’area montana vasta, il capriolo e il cervo risultavano
praticamente scomparsi da prima dell'inizio del XX secolo a causa di una eccessiva
pressione venatoria. L'attuale abbondante popolazione di Capriolo (Capreolus
capreolus) è assai probabilmente dovuta ai ripopolamenti effettuati nella metà dei primi
anni '60 con esemplari provenienti dal Trentino e della Jugoslavia e liberati in Alta Valle
nella zona compresa attualmente nel territorio del Gran Bosco di Salbertrand (figura
20). Una identica politica gestionale è stata adottata anche per il Cervo (Cervus
elaphus), che attualmente è di facile reperimento lungo i versanti valsusini.
11. Il presente capitolo e quello successivo sono tratti in larga misura da: Arpa Piemonte (2004) Stato di
qualità delle risorse ambientali della Bassa Valle di Susa: biodiversità - fauna.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Oltre agli ungulati il territorio di area vasta è popolato da altri piccoli mammiferi. Volpe,
faina e donnola, sono i principali carnivori che più o meno frequentemente, si possono
osservare sul territorio; meno osservabili ma sicuramente presenti e con regimi
alimentari differenti, sono il tasso e la lepre comune.
Tra i roditori, sono presenti lo scoiattolo, il ghiro, il topo quercino, il topo dal collo giallo,
il toporagno comune e il toporagno nano.
Nonostante per i parchi regionali ed i SIC si disponga di dati faunistici di discreta
affidabilità e relativamente aggiornati, la maggior parte del territorio non dispone
tuttavia di sufficiente copertura, fatta eccezione per i dati relativi all’avifauna.
Tenendo conto di questa situazione l’Arpa Piemonte, nello studio condotto sulla Bassa
Valle di Susa, ha individuato, per la valutazione della ricchezza faunistica, indicatori
relativi al valore ornitico e alle specie ornitiche in Lista Rossa. Infatti, gli uccelli sono da
tempo riconosciuti quali validi indicatori ecologici, in particolare durante il loro periodo
riproduttivo.
Peraltro, il citato studio dell’Arpa ha confermato lo scarso interesse del territorio di
Almese per quanto concerne la diffusione dei mammiferi e degli ungulati, mentre
presentano un certo interesse gli anfibi e i rettili. Di seguito si presenta in sintesi il
quadro risultante da tali analisi.
9.2. La ricchezza faunistica.
9.2.1. Il valore ornitico.
Per la valutazione del valore ornitico delle specie nidificanti presenti sul territorio in
esame, il metodo proposto dall’Arpa attribuisce alle specie di uccelli nidificanti un
“valore” ottenuto combinando tre parametri che definiscono, per ciascuna specie:
- il valore intrinseco;
- il livello di vulnerabilità;
- il valore antropico.
Con questo metodo i singoli parametri sono stati costruiti attraverso uno specifico
punteggio e poi “pesati” tra loro tramite la tecnica del confronto a coppie, adattando
quanto proposto dall’Habitat Evaluation Procedure (1980).
Nella definizione dei punteggi, si sono attribuiti valori sensibilmente più elevati a quelli
eco-biologici e al livello di vulnerabilità rispetto a quelli antropici. Il punteggio finale,
corrispondente al valore della singola specie (indicato come Valore Totale Standard) è
stato ottenuto attraverso la normalizzazione dei valori, dividendo la loro somma (valore
intrinseco + livello di vulnerabilità + valore antropico) per il valore massimo teorico
ottenibile (Vmax = 3,39) e moltiplicando il risultato per 100; questo al fine di ottenere una
scala di valori centesimale, più facilmente utilizzabile nelle applicazioni pratiche.
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I risultati ottenuti selezionando le specie nidificanti presenti, e attribuendone il relativo
coefficiente ornitico, hanno consentito di avere un quadro di area vasta nel quale risulta
una situazione pressoché omogenea per la maggior parte del territorio della Bassa Val
di Susa. Come si vede dalla Tabella 6 sotto riportata il territorio di Almese si colloca in
una posizione mediana rispetto agli altri comuni della Bassa Valle di Susa.
Tabella 6. Valore delle specie ornitiche calcolato per comune (Fonte: Arpa Piemonte).
9.2.2. Specie ornitiche nidificanti in Lista Rossa.
L’indicatore considera esclusivamente le specie ornitiche nidificanti presenti nella Lista
Rossa nazionale, non essendo sempre possibile individuare tutte le specie animali
presenti nell’area di indagine. L’indicatore fornisce un inquadramento generale relativo
allo stato di conservazione del patrimonio avifaunistico sottoposto ad un maggior
rischio di perdita di biodiversità secondo le categorie di minaccia.
L’analisi svolta da Arpa Piemonte è stata effettuata individuando gli uccelli nidificanti
nell’area di studio, previa utilizzazione dell’Atlante Regionale degli Uccelli Nidificanti o
di informazioni provenienti da reti di censimento regionali, enti di gestione, parchi,
istituti di ricerca ecc. Di tali elenchi vengono considerati solo gli uccelli nidificanti
presenti nella Lista Rossa dei Vertebrati, dei quali è stato conteggiato il numero.
La valutazione del grado di minaccia utilizzata è quella adottata dall’IUCN che individua
le seguenti categorie:
-
specie estinta;
specie estinta in natura;
specie in pericolo in modo critico;
specie in pericolo;
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-
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specie vulnerabile;
specie a più basso rischio;
specie con carenza di informazioni;
specie non valutata.
La classificazione è avvenuta sulla base dell’importanza conservazionistica delle
specie ornitiche nidificanti e l’attribuzione dei relativi valori di incidenza sono state
effettuate da esperti di settore in accordo con i criteri esposti nella parte relativa alle
generalità del metodo.
Nella Tabella 7 sono riportati il numero delle specie inserite in Lista Rossa presenti nei
vari comuni. Anche con riferimento a questo indicatore, si conferma la posizione
mediana che il comune di Almese ricopre nella graduatoria dei comuni della Bassa
Valle di Susa.
Tabella 7. Numero di specie in lista rossa presenti sui territori comunali
(Fonte: Arpa Piemonte).
9.2.3. Anfibi e rettili.
Fra i Vertebrati, gli Anfibi sono considerabili la classe più minacciata dalle
trasformazioni indotte dall'uomo sul territorio; la compromissione e la scomparsa sia
degli habitat acquatici utilizzati per la riproduzione sia degli ambienti terrestri dove gli
Anfibi vivono durante la maggior parte dell'anno sono le cause della rarefazione o della
scomparsa di numerose popolazioni.
Le strade in particolare costituiscono gravissimi ostacoli pressoché insormontabili agli
spostamenti degli Anfibi. Di fronte a tale situazione, in molte nazioni europee, e da
alcuni anni anche in alcune regioni italiane, si opera attivamente per la salvaguardia
delle popolazioni più minacciate. Anche i rettili soffrono della distruzione dei loro habitat
e delle conseguenze ambientali dell’inquinamento e della competizione con le specie
introdotte.
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Nella Tabella 8 vengono riportate le ricchezze specifiche di anfibi e rettili, espresse in
termini di numero di specie presenti; sono inoltre state evidenziate le specie citate nella
Direttiva Habitat e quindi degne di conservazione e tutela.
Tabella 8. Ricchezze specifiche di anfibi e rettili e n° specie presenti in direttiva Habitat
(Fonte: Arpa Piemonte).
COMUNI
ALMESE
RICCHEZZE
SPECIFICHE
N° SPECIE IN
DIRETTIVA
9
3
AVIGLIANA
15
6
BORGONE
4
1
10
3
1
0
16
7
9
1
BUSSOLENO
CAPRIE
CASELETTE
CONDOVE
CHIANOCCO
10
3
CHIUSA
3
3
MATTIE
6
0
MEANA
5
2
MONCENISIO
6
2
MOMPANTERO
5
3
NOVALESA
4
2
RUBIANA
6
3
SAN GIORIO
11
1
SANT’ANTONINO DI SUSA
12
4
SUSA
10
3
VILLAR FOCCHIARDO
6
3
VAIE
2
1
VENAUS
6
3
VILLARDORA
6
4
Le figure successive rappresentano graficamente le ricchezze specifiche
rispettivamente per anfibi e rettili e le relative presenze considerate nella Direttiva
Habitat. Come si vede. In ambedue i casi il comune di Almese si colloca in una
posizione mediana rispetto alla graduatoria dei comuni della Bassa Valle di Susa.
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Ricchezze specifiche di anfibi e presenza in Direttiva Habitat nei diversi comuni della Comunità
Montana della Bassa Val di Susa (Fonte: Arpa Piemonte).
Ricchezze specifiche di rettili e presenza in Direttiva Habitat nei diversi comuni della Comunità
Montana della Bassa Val di Susa (Fonte: Arpa Piemonte).
I cartogrammi sotto riportati, rappresentano le ricchezze specifiche in specie di anfibi e
rettili, suddivise in classi per i singoli comuni della Comunità Montana nonché il numero
delle specie presenti in Direttiva Habitat censite sui vari territori comunali considerati.
Anche in questo caso, il territorio di Almese si colloca in una posizione media, medioalta rispetto alla graduatoria dei comuni delle Bassa Valle di Susa.
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Ricchezza specifica e numero di specie in Direttiva Habitat (Fonte: Arpa Piemonte).
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10. ECOSISTEMI
10.1. La biodiversità degli ecosistemi12
Nella valutazione ecosistemica del territorio riveste una importanza centrale il concetto
di biodiversità.
La biodiversità può essere considerata a tre diversi livelli: i geni, le specie e le
comunità/ecosistemi. Infine dovrebbe essere tenuto in considerazione anche un quarto
e ulteriore livello relativo al paesaggio, inteso come il complesso delle funzioni
interdipendenti nell’ambito dei diversi spazi vitali. Tutti i livelli della biodiversità sopra
indicati, sono necessari per la persistenza delle specie e delle comunità.
Lo studio della biodiversità richiede quindi l’acquisizione di numerosi dati provenienti da
campagne di monitoraggio e censimento, raccolti possibilmente con tecniche
riconosciute e comparabili e supportati da carte tematiche (es. uso del suolo,
vegetazione, ecc.) che mettano in evidenza le tipologie di ambienti caratterizzanti l’area
in studio.
La difficoltà di ottenere un quadro attendibile e sufficientemente esaustivo della
biodiversità (in particolare quella faunistica) risiede proprio nella carenza di un insieme
omogeneo di dati relativi alla composizione specifica dell’ambiente biotico di gran parte
del territorio nazionale.
Come è già stato evidenziato nei capitoli dedicati alla vegetazione, alla flora e alla
fauna, esiste una grave carenza di dati relativi a censimenti omogenei, confrontabili ed
esaustivi che permetta di stimare il livello di biodiversità.
Si può in parte cercare di supplire a questa carenza di dati fornendo un quadro
informativo derivabile da indicatori correlati positivamente con il grado di biodiversità.
Uno di questi è l’indicatore di abbondanza relativa di habitat naturali e seminaturali, il
quale si propone di valutare l’estensione degli habitat naturali e semi-naturali rispetto
all’area comunale, al fine di poter distinguere le situazioni soggette ad un intenso
sfruttamento antropico rispetto a quelle che conservano ancora buoni margini di
naturalità. La valutazione della percentuale di habitat naturali, semi-naturali e
antropizzati, consente infatti di individuare l’entità dell’influsso antropico, in modo da
definire soglie minimali di naturalità, al di sotto delle quali possono innescarsi fenomeni
di degrado difficilmente reversibili. Infatti nei territori antropizzati si può spesso
riconoscere un alto grado di frammentazione degli ecosistemi, che rappresenta il primo
stadio della scomparsa degli habitat naturali, provocando fenomeni di isolamento e di
estinzione in molte comunità viventi animali e vegetali.
Dopo aver rilevato cartograficamente i poligoni del tessuto dell’ecomosaico di ogni
comune, derivanti dall’aggregazione delle diverse tipologie vegetazionali, è stata
attribuita a ciascuna di esse l’appartenenza ad una delle tre categorie di naturalità
12. Il presente capitolo è tratto in larga misura da: Arpa Piemonte (2004) Stato di qualità delle risorse
ambientali della Bassa Valle di Susa: biodiversità -ecosistemi.
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(naturali, semi-naturali, antropiche). Per ogni categoria è stata calcolata la percentuale
di area presente nel comune in studio; il punteggio relativo è stato ricavato mediante
l’applicazione della tabella sottostante, nella quale vengono definiti i punteggi compresi
entro una scala da 1 (situazione con più alta % di area antropizzata) a 10 (area
naturale che ricopre la quasi totalità del territorio oggetto di studio). Il punteggio di
naturalità si basa sulla combinazione delle estensioni che le tre categorie possono
occupare (Tabella 9). I punteggi così ricavati, vengono distribuiti in cinque classi,
facendo in modo che alla classe I (punteggio più alto) sia attribuita una situazione a
naturalità più estesa, mentre alla classe V (punteggio più basso) corrisponda una
situazione più artificializzata. Le classi di qualità ed i relativi valori di incidenza sono
stati definiti da esperti del settore, e si rifanno ai valori di naturalità individuati nel
progetto VAS Biotopi avviato da Arpa Piemonte (2002-2003) e di Bilancio Ambientale
Territoriale delle Valli Olimpiche (2003-2004).
Tabella 9. Punteggi attribuiti alle categorie di habitat (Fonte: Arpa Piemonte).
Naturale* Seminaturale* Antropico* punteggio
0-9,9
0-9,9
80-100
1
0-9,9
10-19,9
70-89,9
2
0-9,9
20-39,9
50-79,9
3
0-9,9
40-59,9
40-59,9
4
0-9,9
60-74,9
15-39,9
5
0-9,9
75-89,9
0-14,9
6
0-9,9
90-100
0-9,9
6
10-19,9
0-9,9
60-79,9
2
10-19,9
10-19,9
60-79,9
3
10-19,9
20-39,9
40-69,9
4
10-19,9
40-59,9
30-49,9
5
10-19,9
60-89,9
0-29,9
6
20-39,9
0-19,9
40-79,9
4
20-39,9
20-39,9
20-59,9
5
20-39,9
40-59,9
0-39,9
6
20-39,9
60-74,9
0-19,9
7
20-39,9
75-89,9
0-4,9
7
40-59,9
0-19,9
20-59,9
5
40-59,9
20-39,9
0-39,9
7
40-59,9
40-59,9
0-19,9
9
60-74,9
0-19,9
5-39,9
8
60-74,9
20-39,9
0-19,9
8
75-89,9
0-19,9
0-24,9
9
90-100
0-9,9
0-9,9
10
* I valori si intendono espressi in percentuale rispetto all’area totale.
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10.2. La naturalità degli habitat del comune di Almese.
Il calcolo dell’indicatore è stato effettuato mediante il calcolo dell’estensione
percentuale delle aree appartenenti alle tre categorie Naturale (N), Seminaturale (S) e
Antropico (A). L’attribuzione delle categorie è stata effettuata utilizzando come base
cartografica i Piani Forestali Territoriali, ed è sintetizzata nella tabella sottostante.
I risultati dell’estensione delle superfici N, S, A, espresse sia in ettari che come
percentuale riferita al territorio comunale sono riassunti nelle tabelle 10 e 11.
Tabella 10. Attribuzione delle categorie di habitat ai tipi dei Piani Forestali Territoriali
(Fonte: Arpa Piemonte).
Tipologie vegetazionali
Habitat
Saliceti e pioppeti ripari
N
Robinieti
S
Querco-carpineti
N
Querceti di roverella
N
Orno-ostrieti
N
Querceti di rovere
N
Cerrete
N
Castagneti
S
Pinete di Pino silvestre
N
Boscaglie pioniere di invasione
S
Alneti planiziali montani
N
Acero-tiglio-frassineti
N
Faggete
N
Abetine
N
Peccete
N
Pinete di Pino montano
N
Lariceti e cembrete
N
Arbusteti alpini
N
Arbusteti planiziali collinari e montani
N
Rimboschimenti
S
Unità mosaico: cenosi arboree e arbustive di invasione
S
Unità mosaico:popolamenti legnosi ripari
N
Prato pascoli
S
Praterie
S
Praterie non utilizzate
N
Praterie rupicole
N
Cespuglieti
S
Cespuglieti pascolabili
S
Seminativi
A
Prati stabili di pianura
S
Frutteti vigneti orti e giardini
A
Coltivi abbandonati
S
Impianti per l'arboricoltura da legno
A
Aree urbanizzate e infrastrutture
A
Aree verdi di pertinenza di infrastrutture
A
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Tabella 11. Estensione dei tipi di habitat in Almese (Fonte: Arpa Piemonte).
Tipi di habitat
Area totale (ha) % rispetto all’area comunale
Seminaturale
827,74
Naturale
299,74
46,53
16,85
Antropizzata
643,85
36,193
Per ottenere il punteggio finale dell’indicatore, si sono utilizzati i punteggi attribuiti alle
categorie di habitat. Per il comune di Almese, il valore di naturalità ecosistemica,
variabile in una scala da 1 a 10, è risultato pari a 5. Confermando il buon livello di
naturalità complessiva del territorio comunale.
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Nella figura seguente è riportata una rappresentazione schematica della rete ecologica
con i principali fattori di frammentazione dell’agroecotessuto.
Confine comunale
Ambiti centrali (Core areas)
Cunei di penetrazione
Ambiti di connessione agroecosistemica
Varchi di connessione
Aree di protezione dell’ecosistema montano
(Buffer zones)
Aree di protezione per la connessione tra
ecosistema montano ed ecosistema di
pianura
Corridoi ecologici
Aree urbanizzate
Strade
Corsi d’acqua canalizzati
Rete ecologica del territorio di Almese
Di significativa importanza ai fini della qualità eco sistemica del territorio è la presenza,
all’interno del Comune di Almese, del Sito Natura 2000 del Monte Musiné e Laghi di
Caselette (SIC IT1110081).
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Il Biotopo, individuato ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, è considerato la
più importante oasi xerotermica del Piemonte, con fauna e invertebrati di ricchissima e
la presenza di 21 specie inserite negli allegati della Direttiva Habitat.
Schedato per la prima volta nel 1995, è stato formalmente istituito nel 2002 con
accorpamento dei SIC “Monte Musinè” IT1110028 e “Laghi di Caselette” IT1110065 già SIC “Monte Musinè e laghi di Caselette” IT1110081 assumendo l’attuale
denominazione e codice.
Habitat presenti nel SIC ai sensi della Direttiva 94/43/CEE:
“Lande secche europee”; 6210 – “Formazioni erbose secche seminaturali e facies
coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di
orchidacee); 6410 – “Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi
(Molinion ceruleae)”; 6430 – “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie
igrofile”; 6510 – “Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis,
Sanguisorba of icinalis); 7210 – “*Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del
Caricion davallianae”; 7230 – “Torbiere basse alcaline”; 9160 – “Querceti di farnia o
rovere subaltantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli”; 91E0 – “*Foreste
alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion glutinosae,
Alnion incanae, Salicion albae) (*Habitat prioritario).
Rettili: tra le specie segnalate nell’area Lacerta (viridis) bilineata, Hierophis (= Coluber)
viridiflavus, Elaphe longissima (All. IV).
Anfibi: tra le specie segnalate nell’area Rana dalmatina, Rana lessonae, Hyla (arborea)
intermedia (All. IV), Triturus carnifex (All. II e IV).
Invertebrati: 7 specie di lepidotteri: Euplagia (=Callimorpha) quadripunctaria (All. II),
Euphydrias aurinia (All. II) Eriogaster catax (All. II e IV) Maculinea arion (All. II e IV)
Maculinea teleius (All. II e IV), Zerynthia polyxena (All. II e IV) Coenonympha oedippus
(All. II e IV). Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) (All. II).
Uccelli nidificanti: tra le specie segnalate come nidificanti o svernanti nell’area Anthus
campestris, Caprimulgus europaeus, Circaetus gallicus, Emberiza hortulana, Lanius
collurio, Lullula arborea”. Tra le specie di passo segnalate si aggiungono Falco
peregrinus e Pernis apivorus (All. I).
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Areale del Biotopo all’interno del territorio comunale
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11. PAESAGGIO
11.1. Un inquadramento di ecologia del paesaggio di area vasta.
La delimitazione amministrativa del territorio comunale è del tutto impropria per una
descrizione del paesaggio di cui questo territorio fa parte. Ciò richiede un preliminare
inquadramento dei paesaggi comunali nel contesto di un’area sufficientemente vasta.
A tale scopo risulta utile lo studio dell’IPLA approdato alla Carta dei paesaggi agrari e
forestali del Piemonte. Come indica il termine “paesaggi agrari e forestali”, lo studio si
colloca nell’ambito dell’ampio filone della ricerca ecologica: i paesaggi identificati
dall’IPLA sono paesaggi determinati dalla copertura vegetale.
Pur in questa parzialità di approccio la carta dell’IPLA è utile per un inquadramento del
paesaggio di Almese nel contesto più ampio. In questa carta i paesaggi vengono
suddivisi in “sistemi”, che costituiscono i macropaesaggi regionali entro i quali si
possono individuare dei “sottosistemi”, a loro volta suddivisibili in “sovraunità”. Secondo
l’impostazione dell’IPLA, l’analisi a livello locale dovrebbe individuare le “unità” e le
“microunità”.
Nella carta dell’IPLA, il comune di Almese si colloca a cavallo di due dei tre sistemi di
paesaggio che concorrono a caratterizzare tutta la Val di Susa:
- il Sistema dei rilievi montuosi e valli alpine (latifoglie), che riguarda la porzione
territoriale relativa ai versanti e al territorio montuoso di alta quota;
- il Sistema dei fondivalle principali riguardante la pianura fluviale della Dora Riparia.
Sulla sponda destra della Dora sono invece riconoscibili:
- il Sistema degli Anfiteatri morenici e bacini lacustri, che riguarda i territori di Rosta,
Buttigliera Alta ed Avigliana;
- il Sistema dei rilievi montuosi e valli alpine (latifoglie) che interessa i comuni più a
monte: questi sistemi costituiscono il contesto paesaggistico osservabile dall’abitato
di Almese in direzione sud.
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Confine comunale
M – Fondivalle principali
I – Valle di Susa
E – Terrazzi alluvionali antichi
III – Vaude
O – Rilievi montuosi e valli alpine (latifoglie)
II – Rilievi interni delle valli occidentali
IV – Rilievi submontani compresi tra Lanzo e Musinè
R – Alta montagna alpina
II – Formazioni rocciose silicatiche
F – Anfiteatri morenici e bacini lacustri
I – Rivoli-Avigliana
Stralcio della Carta dei paesaggi agrari e forestali del Piemonte (Fonte: IPLA Regione Piemonte).
Relativamente al Sistema dei rilievi montuosi e valli alpine, la carta individua nel
territorio di Almese, e più in generale nell’ambito territoriale dei rilievi montuosi posti
alle spalle del centro abitato, due Sottosistemi di paesaggio e tre Sovraunità:
- il Sottosistema dei rilievi interni delle valli occidentali (OII), che interessa tutti i settori
di versante compresa una porzione di fondovalle del Musinè prospiciente la borgata
di Milanere, rappresentato dalla Sovraunità OII4 (Box 7);
- il Sottosistema dei rilievi sub-montani compresi tra Lanzo e il Musinè (OIV), che
interessa le quote più elevate con le vette del Curt, del Musinè e l’intero invaso
dell’anfiteatro del Morsino, rappresentato dalle Sovraunità OIV16 (anfiteatro del
Morsino) e OIV20 (Musinè) (Box 8).
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Relativamente al Sistema dei fondivalle principali, la carta individua unicamente il
Sottosistema della Valle di Susa e Valle d'Aosta, che interessa tutta la pianura fluviale
della Dora Riparia da Alpignano fino a Susa, ed è a sua volta caratterizzato dalla
Sovraunità MI2 (Box 9).
BOX 7. Sovraunità OII4 – (Versanti di Almese)
Sistema O: Sistema dei rilievi montuosi e valli alpine (latifoglie).
Sottosistema II: Rilievi interni delle valli occidentali.
Sovraunità 4.
Sistema di paesaggio dei rilievi montuosi e valli alpine. Inquadramento territoriale
Pendici montuose, su esposizioni ed acclività varie, coperte da boschi puri o misti, spogli
d'inverno; aspetto cangiante dei fogliami in autunno. Occupano estesamente l'orizzonte
montano, quasi sempre sottoposti territorialmente alla fascia submontana prospiciente la
pianura. Sui versanti si alternano pascoli, prati e coltivi, in parte abbandonati, che derivano
dal dissodamento del bosco. Presenza marginale di conifere sui pendii più erti e rupestri
ancora nella fascia climatica tipica delle latifoglie.
Sottosistema dei rilievi interni delle valli occidentali
Interpretazione del sottosistema di paesaggio
Solchi vallivi ad orientamento Est-Ovest con forte asimmetria vegetazionale dei versanti: fitta
estensione boschiva e cedui di latifoglie a mezzanotte, predominanti estensioni coltivate ed
insediamenti a mezzogiorno. Fondivalle generalmente poco estesi, a prato stabile che ha
quasi ovunque soppiantato il coltivo.
Caratteri costitutivi del paesaggio
Forme, profili e percorsi: pendii: versanti a profilo ondulato, crinali arrotondati, valli a V
aperta.
Fascia altimetrica: 600-1800 m s.l.m.
Dislivelli: fino a 1200 m.
Pendenze: 30%-80%.
Orientamento colturale agrario: foraggero prativo.
Variazioni cromatiche stagionali: marcate.
Grado di antropizzazione storica: elevato.
Grado di antropizzazione in atto: basso.
Periodi di forte antropizzazione: dal X al XVIII secolo.
Densità insediativa: 40-89.
Distribuzione insediativa: centri minori.
Dinamica del paesaggio: parziale cambiamento degli ordinamenti colturali.
Effetti della dinamica del paesaggio: ampliamento dei corridoi ecologici.
Sovraunità 4
Ambienti forestali. Mosaico di boschi cedui per versanti interni delle valli su pendii per lo più
già erti, talora aspri e dirupati; localmente prevale il castagno o il faggio, talvolta anche la
rovere; secondariamente fustaie più o meno rade di betulla, specialmente in alto, d'invasione
di aree prative in parte ancora presenti come tali; localmente superstiti prati o relitti di antichi
boschi a conifere. Sono compresi fondivalle minori, un tempo anche coltivi, quasi ovunque
convertiti al prato stabile.
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BOX 8. Sovraunità OIV16 e OIV20 (Rilevi del Curt e del Musinè e anfiteatro del Morsino)
Sistema O: Sistema dei rilievi montuosi e valli alpine (latifoglie).
Sottosistema IV: Rilievi sub-montani compresi tra Lanzo e il Musinè
Sovraunità 16 e 20.
Sistema di paesaggio dei rilievi montuosi e valli alpine. Inquadramento territoriale
Pendici montuose, su esposizioni ed acclività varie, coperte da boschi puri o misti, spogli
d'inverno; aspetto cangiante dei fogliami in autunno. Occupano estesamente l'orizzonte
montano, quasi sempre sottoposti territorialmente alla fascia submontana prospiciente la
pianura. Sui versanti si alternano pascoli, prati e coltivi, in parte abbandonati, che derivano
dal dissodamento del bosco. Presenza marginale di conifere sui pendii più erti e rupestri
ancora nella fascia climatica tipica delle latifoglie.
Sottosistema dei rilievi sub-montani compresi tra Lanzo e il Musinè
Interpretazione del sottosistema di paesaggio
Montuosità accentuata, quasi aspra per rocce assai dure, inadatte ad un manto boschivo
esigente, inospitale anche per l'uomo che ne abita solo marginalmente i contorni, dopo
averne sfruttato per secoli i magri pascoli ormai abbandonati. Se in genere il rilievo
contribuisce a dare una marcata impronta al paesaggio circostante, l'attuale povertà di
caratteri ( forme e coperture) di questo Sottosistema, non sembra trasferire alcun genere di
emozioni sia percorrendone i sentieri che ad una osservazione esterna.
Caratteri costitutivi del paesaggio
Forme, profili e percorsi: pendii: versanti a profilo ondulato, crinali arrotondati, valli a V
aperta.
Fascia altimetrica: 400-1300 m s.l.m.
Dislivelli: fino a 1200 m.
Pendenze: 30%-80%.
Aspetti climatici particolari: ventosità stagionale.
Variazioni cromatiche stagionali: marcate.
Grado di antropizzazione storica: moderato.
Grado di antropizzazione in atto: molto basso.
Densità insediativa: <=39.
Distribuzione insediativa: centri minori.
Dinamica del paesaggio: mantenimento degli ordinamenti colturali.
Effetti della dinamica del paesaggio: ampliamento dei corridoi ecologici.
Sovraunità 16
Ambienti forestali. Prevalenza di rimboschimenti artificiali di conifere in ambienti di latifoglie.
Sovraunità 20
Ambienti forestali. Querceti cedui di rovere, rimboschimenti diradati dal fuoco e magre aree
prative si alternano su pendici variamente acclivi. Una difforme densità boschiva lascia
spazio più in altitudine ad aride cotiche, abbandonate dal pascolo, interrotte da affioramenti
rocciosi e sovente da nude, estese pietraie.
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Variante generale del PRGC di Almese
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BOX 9. Sovraunità MI2 (pianura di Almese)
Sistema M: Sistema dei fondivalle principali.
Sottosistema II: Valle di Susa e Valle d'Aosta.
Sovraunità 2.
Sistema di paesaggio dei rilievi montuosi e valli alpine. Inquadramento territoriale
Profondi e ampi corridoi naturali anche di origine glaciale, che prolungano addentro ai rilievi
morfologie in parte proprie della pianura ed in prevalenza identiche colture. L'insieme
ambientale è definito da prati stabili o avvicendati, da campi a seminativo, talora vigneti, nei
settori di raccordo con il basso dei versanti (conoidi), in una diffusa frammentazione legata ad
una predominante economia agricola di sussistenza. La relativa ricchezza delle produzioni,
un tempo alimento agli intensi scambi locali, ha perduto gran parte significato, sopraffatta da
forze organizzative proprie della pianura industrializzata specie nelle valli alpine percorse da
grandi arterie con accesso ai valichi. Insediamenti generalmente allineati lungo l'asse viario
principale, centri di gravitazione degli insediamenti minori (nuclei e dimore sparse). Diffusa
presenza di esempi di archeologia industriale. Questa realtà paesaggistica è presente, talora
anche con più forti suggestioni, nelle vallate minori dell'arco alpino, benché limiti di scala di
questo lavoro, non ne consentano la loro identificazione cartografica.
Sottosistema dei rilievi sub-montani compresi tra Lanzo e il Musinè
Interpretazione del sottosistema di paesaggio
Fondivalle siti nell'arco alpino occidentale, limitati verso la pianura da più o meno ampi edifici
morenici, il cui orientamento determina, specie per la Val di Susa, la contrapposizione di
versanti solatii un tempo coltivati, a versanti boscati settentrionali. La superstite, assai
frammentata , agricoltura posta sulle piane o sui lievi pendii (conoidi) del fondovalle, ha
convertito quasi tutti i seminativi al prato stabile irriguo, ormai dominatore tra superstiti
vigneti, posti sui conoidi meglio esposti e riparati dalle correnti fredde dell'alta valle. Le grandi
vie di comunicazione, in un processo urbanistico dispersivo, hanno profondamente alterato
valori secolari sovrapponendosi e modificando le funzioni dell'antico tessuto urbanistico e
viario. Valori nascosti per atmosfere che sembrano ferme nel tempo sono ancor più presenti
nelle valli secondarie. (Cfr. I.P.L.A.- Regione Piemonte , 1982, La capacità d'uso dei suoli del
Piemonte, aerofotogramma pag. 79).
Caratteri costitutivi del paesaggio
Forme, profili e percorsi: pendii: piane lievemente ondulate.
Fascia altimetrica: 200-500 m s.l.m.
Dislivelli: fino a 100 m.
Pendenze: 1%-5%.
Aspetti climatici particolari: ventosità stagionale.
Orientamento colturale agrario: cerealicolo foraggero.
Variazioni cromatiche stagionali: poco marcate.
Grado di antropizzazione storica: elevato.
Grado di antropizzazione in atto: elevato.
Periodi di forte antropizzazione: dagli anni cinquanta.
Densità insediativa: 150-299.
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Variante generale del PRGC di Almese
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Relazione
Distribuzione insediativa: centri minori.
Dinamica del paesaggio: parziale cambiamento degli ordinamenti colturali.
Effetti della dinamica del paesaggio: impoverimento ambientale.
Sovraunità 2
Ambienti agrari. Coltivazioni intensive a mais prevalente, anche a fruttiferi o a prato stabile.
11.2. La caratterizzazione del paesaggio
l’identificazione degli ambiti paesaggistici.
agro-naturale
di
Almese:
Come si è detto nell’introduzione di carattere metodologico, la caratterizzazione del
paesaggio avviene tramite l’intersezione di tre carte tematiche, sulla base delle quali si
perviene alla identificazione di ambiti che possono essere considerati omogenei dal
punto di vista del loro carattere paesaggistico:
- la carta della morfologia;
- la carta della copertura vegetale;
- la carta dell’insediamento urbano e infrastrutturale.
Dal punto di vista morfologico il territorio di Almese si divide nettamente tra i versanti
montani e la piana alluvionale della Dora Riparia.
Nel versante montano si distinguono i seguenti ambiti, che terminano contro l’abitato e
le frange periurbane di Almese:
A. il versante sud del Musiné;
B. il bacino del Morsino, individuato dalle vette del Musinè e del Monte Curt e dalle loro
dorsali discendenti del Truc Randolera e del Pilone Mollar;
C. il bacino del Fontana Fredda;
D. la gola del Messa;
E. il versante che da Villar Dora ascende verso il Monte Bruiero.
La piana alluvionale è separata dai versanti montani dall’abitato di Almese ed è
suddivisa dalla rete delle infrastrutture stradali e dei corsi d’acqua che sono stati
canalizzati.
Se alla considerazione della morfologia aggiungiamo quella della copertura vegetale, si
possono individuare i seguenti sub-ambiti:
A. Versante sud del Musiné:
A.1. Alto versante (sub-ambito delle praterie xerofile e dei rimboschimenti);
A.2. Basso versante (sub-ambito delle latifoglie e dei prati stabili).
B. Anfiteatro del Morsino:
B.1. Fascia di coronamento (sub-ambito dei querceti);
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
B.2. Fascia mediana (sub-ambito dei rimboschimenti);
B.3. Fascia bassa (sub-ambito dei robinieti).
C. Bacino del Fontana Fredda:
C.1. Alto versante (sub-ambito dei rimboschimenti);
C.2. Basso versante (sub-ambito dei robinieti).
D. Gola del Messa.
E. Versante del Monte Bruiero (sub-ambito dei relitti di boschi di latifoglie).
F. Piana alluvionale della Dora Riparia:
F.1. Piana di Almese e Villar Dora (sub-ambito dei seminativi e dei pioppeti);
F.2. Piana di Almese e Avigliana (sub-ambito dei seminativi, dei pioppeti e dei prati
stabili);
F.3. Piana tra il Messa e il Morsino (sub-ambito del relitto planiziale di latifoglie
miste);
F.4. Piana di S. Mauro (sub-ambito dei frutteti e dei vigneti).
Prima però di passare alla descrizione dei diversi ambiti paesaggistici del comune di
Almese, è opportuno fare anche solo un breve cenno al quadro generale del paesaggio
in cui Almese si viene a trovare solo per far rilevare alcuni fondamentali tratti emergenti
che lo connotano in modo inconfondibile. Innanzitutto, l’ampiezza dell’imbocco della
Valle di Susa consente sia di cogliere l’apertura della piana torinese (figura 1) sia il
fondale del coronamento montano di chiusura della Valle stessa (figura 2). La
presenza della Sacra di S. Michele costituisce il punto di riferimento monumentale del
paesaggio di Almese anche dagli scorci offerti dalle vie interne al centro abitato (figura
3).
In opposizione alla vetta della Sacra, emerge l’inconfondibile cono del Monte Musiné
(figura 4).
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Carta degli ambiti e dei sub-ambiti paesaggistici del territorio di Almese.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Figura 1. La vista del Musiné con il fondale della piana torinese.
Figura 2. Sfondo della Valle di Susa con, sulla sinistra, l’inconfondibile
profilo della Sacra di S. Michele.
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98
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Figura 3. La Sacra di S. Michele fa da sfondo a molte strade interne all’abitato di Almese.
Figura 4. Il versante del Musiné dalla Sacra di S. Michele, a sinistra, e dalla S.P. 198, a destra.
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99
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
A.
Relazione
Versante sud del Musiné
L’ambito del versante meridionale del Musinè è uno degli ambiti paesaggistici di
maggiore spicco del territorio almesino con le sue superfici brulle e discontinue solcate
da ripidi valloni con ampie porzioni di copertura detritica, alternati a macchie irregolari
di boscaglie d’invasione. Il versante, inoltre, è il principale elemento di sfondo delle
borgate storiche di Grange e Milanere (figura 5).
Figura 34. L’ampio anfiteatro del Morsino con gli abitati di Almese e Villar Dora. Sulla desta, ai piedi
del Musiné, si intravede la zona industriale di Almese.
La copertura vegetale associata all’acclività consente di distinguere due sub-ambiti:
A.1. Alto versante. Caratterizzato da pendenze elevate, da locali affioramenti del
basamento roccioso nella porzione sommitale e da una copertura forestale di
boscaglie d’invasione distribuita in maniera irregolare e interrotta da numerosi punti
di accumulo detritico, con praterie xerofile e fasce di rimboschimenti a prevalenza di
pino nero. Il sub-ambito è parte del Biotopo del Musiné;
A.2. Basso versante. Caratterizzato da minore acclività e da una copertura di
robinieti, querceti di rovere e prati stabili nella parte più bassa.
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100
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Nella parte inferiore l’ambito è delimitato dalla S.P. 198 e dall’insediamento della
frangia periurbana di Grange e Milanera.
B.
‘Anfiteatro’ del Morsino
L’ampio circo glaciale individuato dalla dorsale montuosa che collega il Monte Musinè
(1148 m) con il Monte Curt (1323 m) costituisce la scenografia paesaggistica più
significativa ed inconfondibile del territorio di Almese (figura 6).
Esso è facilmente riconoscibile anche a grande distanza e caratterizza l’imbocco della
Val di Susa lungo la sponda sinistra della Dora Riparia. Dal punto di vista geografico, il
circo glaciale delimita spazialmente e amministrativamente la città di Almese in
direzione nord, nord-est, tracciando un ampio anfiteatro naturale di forma ellittica il cui
coronamento sommitale digrada in direzione sud-ovest con le propaggini meridionali
del Musinè fino all’emergenza del Truc Randolera (554 m) e del Monte Curt fino al
Pilone Mollar (783 m).
L’invaso dell’anfiteatro è profondamente solcato da un fitto reticolo idrografico afferente
al bacino del Morsino. Leggermente a sud, lungo il versante nord-occidentale del
Musinè, si distingue l’incisione del Torrente Garavello, che confluisce nel Torrente
Vangeirone all’altezza dell’area industriale.
Al suo interno è nettamente riconoscibile una copertura forestale che ne differenzia
altimetricamente i sub-ambiti:
B.1. Fascia di coronamento. Fa parte di un ampio bosco di querceti di rovere che
si estende sul versante nord del Musiné e in Val della Torre. Esso è una parte
costitutiva fondamentale del Biotopo del Musiné e ne costituisce l’elemento
connettivo principale con il sistema forestale alpino;
B.2. Fascia mediana. Ề contraddistinto dalla presenza del vasto intervento di
rimboschimento operato negli anni ’30; si tratta di uno dei più consistenti interventi
dove sia stato scelto il pino nero. Si tratta di un bosco in progressiva trasformazione,
di mano in mano che i tagli del pino nero, creano le condizioni favorevoli allo
sviluppo del bosco di latifoglie miste. Si segnalano infatti vaste porzioni di boscaglie
pioniere di invasione, soprattutto lungo le pendici del Musiné. Tuttavia, fintanto che
le resinose saranno dominanti, questa fascia intermedia segnerà una netta
distinzione vegetazionale e cromatica che connota inconfondibilmente il paesaggio
dei diversi sub-ambiti;
B.3. Fascia bassa. La caratterizzazione dominante di questa fascia è data dalla
presenza di una vasta copertura di robinieti con inframmezzate latifoglie miste
(querceti) e cespuglieti. Alle quote inferiori, il bosco si inframmezza alle frange
periurbane di Rivera, Morsino, Brunino, Montecapretto e Sonetto, giungendo fino a
lambire la S.P. 198. Su un ripiano tra il Morsino e il Rio Saladinera, si collocano le
antiche borgate di Miosa e di Vighetto.
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101
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
C.
Bacino del Fontana Fredda.
Il sottobacino del Rio Fontana Fredda è racchiuso in una conca valliva posta lungo il
versante nord-occidentale del Monte Curt. Il Rio, che confluisce nel Messa a monte
della località Fucinassa dopo aver ricevuto l’apporto di un ramo secondario parallelo,
incide profondamente la conca tracciando una valle stretta e molto ripida.
Il versante del Torrente Fontana Fredda. Nella parte bassa si scorgono le profonde incisioni della
confluenza con il Messa. Appare evidente lo stacco tra il piantamento artificiale sul versante più
acclive e il bosco di robinie nella parte sottostante meno acclive. Nella piana si distingue, sulla
destra, il centro di Almese, in basso, Villar Dora e, sulla sinistra, la frangia delle borgate Malatrait
che si distende sul declivio ai piedi del Monte Bruiero.
La differente copertura forestale e l’ampiezza della conca che si restringe alla
confluenza con il Messa, concorrono a identificare due sub-ambiti dalle caratteristiche
paesaggistiche differenti:
C.1. Alto versante. Costituisce una porzione a monte, molto ampia e segnata dalla
presenza del pino nero della fascia di rimboschimento;
C.2. Basso versante. Porzione a valle, che si estende fino alla confluenza con il
Messa, molto chiusa e dai versanti estremamente ripidi ricoperti di robinieti.
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102
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Con la sola eccezione di alcuni isolati nuclei di cascine posti intorno ai 550 m di quota,
non vi è traccia di urbanizzazione alle quote più alte. Più a valle, in corrispondenza
della confluenza con il Messa, si trova invece l’antico nucleo di Sonetto.
D.
Gola del Messa.
Il Messa è il principale corso d’acqua di Almese, lungo il quale è sorto il primo
insediamento della città, che proprio dalle sue acque ne ha tratto il nome. Sorge dal
Monte Civrari (2302 m) e raggiunge Almese, scorrendo lungo il margine orientale del
versante del Monte Bruiero, in una stretta e profonda incisione, che in molti tratti mette
in luce il substrato roccioso (figura 6).
Figura 6. Il Messa nel tratto a monte di Almese e nel tratto all’inizio dell’abitato.
In questo tratto il Messa svolge una funzione importante di vero e proprio corridoio
ecologico di connessione tra ecosistemi di differente fascia altitudinale. Infatti, esso è
interamente ricoperto da una fitta formazione di robinieti che, appena oltre il confine
comunale, in territorio di Rubiana, sono sostituiti da castagneti e latifoglie miste (acerotiglio-frassineti).
A monte del centro storico, in località Fucinassa, dove in passato aveva trovato luogo
una attività legata alla fusione del ferro proveniente da Rubiana, il Messa riceve
l’apporto del Rio Fontana Fredda, tracciando una serie di anse strette e rocciose
incastonate tra le alte pareti verticali del versante, la cui erosione, in molti tratti, mette a
nudo lo strato roccioso e i depositi che lo caratterizzano, creando luoghi suggestivi,
immersi in una fitta vegetazione che solo a tratti lascia scorgere il paesaggio
circostante. Un altro luogo di grande suggestione, che si è sedimentato nella memoria
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103
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
collettiva degli almesini, è la Gioia del Pis: un profondo invaso sormontato da una
cascata di circa quattordici metri.
Più a valle, verso il centro storico, lungo la sponda idrografica destra, sopravvive
ancora oggi l’edificio che nel primo dopoguerra ospitò la centrale idroelettrica di
Almese e che è tutt’ora in funzione. Tutta l’area è sormontata dalle pareti ripide, quasi
a strapiombo, del fianco eroso del versante del Monte Bruiero, sopra il quale si scorge
l’espansione residenziale delle borgate Malatrait, che si è spinta fino al ciglio del
versante stesso.
E.
Versante del Monte Bruiero.
Il versante della dorsale morenica ad ovest del Messa, che culmina con il Monte
Bruiero (700 m), costituisce il territorio dove si è sviluppato l’insediamento Almese e di
Villar Dora, i quali si sono saldati, tramite frange periurbane all’abitato di Rubiana. La
dolce acclività di questo versante e la sua esposizione a sud ne hanno appunto favorito
lo sviluppo residenziale.
La parte del comune di Almese è ormai quasi completamente urbanizzata tramite una
formazione di frangia che ha dato continuità al tessuto insediativo delle tre borgate
Malatrait. Tuttavia esso conserva, all’apice nord-ovest una formazione di boschi di
latifoglie miste di acero, tiglio e frassino, la quale si estende in comune di Villar Dora,
connettendosi a formazioni di castagno. È appunto questa residua formazione di
latifoglie miste che costituisce l’unico sub-ambito di interesse paesaggistico per questa
porzione di versante, anche perché esso forma un importante elemento di continuità
ecologica e, di fatto, segna un limite alla ulteriore espansione edilizia.
F.
Piana alluvionale della Dora Riparia.
L’ambito comprende tutte le aree della piana alluvionale della Dora Riparia. Data la sua
eterogeneità, esso è suddivisibile in diversi sub-ambiti, i quali sconfinano sia nel
territorio di Villar Dora che in quello di Avigliana.
F.1. Piana di Almese e Villar Dora. Si tratta del sub-ambito a sud-ovest, il quale
giunge fino alla periferia di Villar Dora ed è delimitato a sud dall’autostrada. Il
confine ad est è costituito dal Messa. In Almese esso è caratterizzato dalla
presenza di seminativi e di pioppeti; ma soprattutto dalle recisioni prodotte dalle
strade che collegano Almese ad Avigliana e all’autostrada.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
La piana tra Almese e Villar Dora.
F.2. Piana di Almese e Avigliana. Si tratta del sub-ambito che prosegue il
precedente, una volta superato il Messa, che nel tratto in esame è stato
decisamente canalizzato dalle opere di difesa idraulica, così come è successo per il
Morsino (figura 7).
Il sub-ambito si caratterizza per una maggiore diffusione dei pioppeti e dei prati
stabili. A nord esso è delimitato dalla zona industriale e dalla frangia periurbana
della S.P. 198, ma esso presenta ancora scorci di un paesaggio agronaturale di
assoluta integrità (figura 8).
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Figura 7. Nella foto di sinistra, il Messa, in quella di destra il Morsino nei tratti di pianura.
Figura 8. Tratti ancora integri della piana di Almese. Nella foto di sinistra si intravede la Sacra di S.
Michele.
F.3. Piana tra il Messa e il Morsino. Il sub-ambito in esame è completamente
costituito da una formazione di latifoglie miste di aceri, tigli, frassini e robinie,
inframmezzate da pioppeti. Esso è interessato da un colatore che segue il tracciato
del Messa Vecchio ed alimenta un piccolo lago di cava, divenuto luogo di
nidificazione dell’avifauna. Il sub-ambito costituisce un raro relitto di bosco planiziale
nella piana della Valle di Susa e può a tutti gli effetti essere considerato un’area
nodale della rete ecologica del territorio comunale;
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Il bosco planiziale tra il Messa e il Morsino, intaccato in parte da pioppeti. Nel cuore del bosco si
vede il lago di cava, sulla destra si intravede la zona industriale.
F.4. Piana di S. Mauro. Il sub-ambito costituisce l’ultimo lembo di piana agricola
incuneato profondamente nell’abitato di Almese. Si presenta fortemente
caratterizzato dalla presenza di filari di frutteti e di residui vigneti su un mosaico
agricolo caratteristico.
Il resto del territorio è costituito dagli ambiti urbanizzati, i quali concorrono a
caratterizzare il paesaggio agro-naturale in quanto costituiscono spesso l’ineliminabile
contesto in cui questo si trova inserito. Infatti, il territorio costruito - urbano e
infrastrutturale - si presenta spesso come contesto percepibile (visivamente e
acusticamente) dal territorio agro-naturale e la sua percezione è, il più delle volte,
causa di impatti negativi, specialmente nelle fasce di confine tra i due. Senza contare il
fatto che la loro presenza rappresenta il confine che segna fisicamente il termine del
paesaggio agro-naturale.
Possiamo dire che la componente costruita accresce la propria pressione ambientale
sul paesaggio agro-naturale quanto più aumenta il perimetro del suo confine con il
paesaggio stesso. Ciò pone in evidenza gli effetti negativi che sono connessi con il
fenomeno della dispersione insediativa che dà luogo alla formazione delle frange
periurbane: la loro disgregazione, a parità di area costruita, accresce il perimetro e gli
impatti.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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La piana agricola alla periferia del centro storico di Almese in località Tetti S. Mauro. A sud si
intravede il centro sportivo, a nord la frangia periurbana lungo la S.P. 198.
11.3. La valutazione della sensibilità del paesaggio di Almese.
Al fine di caratterizzare il paesaggio di Almese e valutare così la compatibilità delle
trasformazioni indotte dalla previsione di Piano, si è optato di utilizzare il concetto di
‘sensibilità del paesaggio’ associandovi uno specifico valore per ogni sub-ambito
individuato sul territorio. La Sensibilità è stata definita sulla base dei seguenti criteri:
- integrità del paesaggio agronaturale. Essa è massima nelle situazioni di assenza
di segni estranei al paesaggio agronaturale, cioè di tipo urbano e infrastrutturale, e
si riduce di mano in mano che questi segni aumentano di densità e di rilevanza;
- valenza scenica. Essa dipende dalla visibilità e dal carattere di inconfondibilità della
forma dell’ambito paesaggistico;
- rappresentatività. Essa identifica la capacità di un determinato ambito
paesaggistico di rappresentare le caratteristiche tipiche e inconfondibili del
paesaggio di una località;
- rarità. Essa dipende dalla presenza di formazioni geomorfologiche singolari o di
biotopi rari;
- valenza storica del paesaggio agrario. Essa è in funzione della densità e della
rilevanza dei segni della storia incorporati nel paesaggio agrario e costituiti da:
cascine e ville, rogge (rii, bealere, canali irrigui), strade rurali, terrazzamenti.
Il metodo adottato prevede che ciascun criterio venga graduato secondo quattro livelli
e quantificato secondo la seguente scala di valori:
- Alto pari a 3 punti;
- Medio pari a 2 punti;
- Basso pari ad 1 punto;
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- Nullo pari a 0 punti.
Il metodo di ponderazione può essere ulteriormente raffinato adottando, ad esempio, la
tecnica del confronto a coppie, sia per graduare i vari livelli sia per pesare tra loro i vari
criteri. Tuttavia si ritiene che, ai fini che qui ci si propone, sia sufficiente il ricorso ai
semplici criteri di quantificazione sopra espressi, i quali consentono di farsi un’idea
sufficientemente precisa in ordine ai gradi di sensibilità complessiva dei vari ambiti
paesaggistici.
La valutazione quantitativa è stata sintetizzata nella tabella seguente.
Tabella 35. Valutazione quantitativa della sensibilità degli ambiti paesaggistici.
Ambiti e
sub-ambiti
Integrità
agronaturale
valenza
scenica
Rappresentatività
rarità
valenza
storica
Giudizio
sintetico
A.1.
3
3
3
A.2.
2
2
2
3
-
12
2
1
9
B.1.
3
3
3
3
-
12
B.2.
2
B.3.
2
3
3
2
-
10
3
2
1
1
9
C.1.
C.2.
2
3
3
2
-
10
2
3
2
2
1
10
D.
3
3
3
3
1
13
E.
2
2
2
2
-
8
F.1
1
1
2
1
1
6
F.2.
2
1
2
1
1
7
F.3.
2
1
3
2
1
9
F.4.
2
1
3
2
1
9
Come si vede, per gli ambiti montani i valori di sensibilità sono massimi per i sub-ambiti
di alta quota e tendono a digradare alle quote più basse, per il ridursi del valore di
naturalità e della rarità.
Assume uno spicco particolare la Gola del Messa, che emerge come paesaggio di
particolare pregio.
Negli ambiti di pianura, si segnala il bosco di latifoglie miste tra il Messa e il Morsino,
ma anche il resto del mosaico agricolo della piana di S. Mauro, pur nella sua residualità,
si segnala per la rappresentatività e l’integrità.
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Variante generale del PRGC di Almese
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12. PATRIMONIO STORICO E CULTURALE.
Oltre al valore intrinseco di bene culturale, l’insediamento storico è rilevante perché
costituisce la matrice da cui si è sviluppato l’insediamento urbanistico recente.
Come tutti gli insediamenti storici, anche quello di Almese ha una rigorosa razionalità di
tipo ambientale. Esso si è sviluppato lungo la strada per Caselette, risalendo lungo la
strada per Rubiana e il Colle del Lys. Vi emergevano i centri di Almese e di Rivera
(antica municipalità), che come si è visto si collocavano in posizione di sicurezza
all’apice delle due conoidi del Messa e del Morsino. Nessun abitato si è sviluppato
sulle conoidi proprio in quanto ad alto rischio idraulico. Mentre, lo sviluppo, di piccole
borgate montane, è avvenuto sulle parti più basse e meno acclivi dei versanti del
catino dell’anfiteatro del Morsino e sul declivio verso Rubiana, con le tre borgate del
Malatrait.
Vanno menzionati i resti di una importante villa romana, in località Grange, che faceva
parte del sistema dei presidi dell’impero romano lungo la via di comunicazione
strategica della Valle di Susa.
AI fini del presente Rapporto preliminare si porrà maggiormente attenzione ai periodi
storici significativi per la caratterizzazione del principale patrimonio storico oggi
riconoscibile sul territorio:
- I – II sec. d.C. (Età Romana Imperiale);
- XIII – XIV sec. (Organizzazione ecclesiastica basso-medievale).
12.1. La Villa Romana – L’eredità dell’Età Imperiale.
La Villa rappresenta un elemento di rilevanza territoriale del sistema dei siti
archeologici di età romana imperiale (I - II sec. d.C., figura 43) in area piemontese, in
particolare per potenzialità di valorizzazione storica e paesistica, al pari di luoghi come
Industria a Monteu da Po e la Villa a Caselette.
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La Villa Romana di Almese.
Collocata in prossimità del confine del distretto amministrativo Alpes Cottiae con la
regione XI Transpadana, la Villa è allora come oggi poco distante da un importante
asse stradale: il tracciato dell’odierna Statale 24 del Monginevro, infatti, verosimilmente
rappresenta l’antico collegamento con le Gallie, strutturante il sistema degli itinerari
transalpini di area piemontese.
Incardinati su tale asse, a sistema con la Villa, si collocano altri insediamenti imperiali
come i limitrofi Drubiaglio (oggi nel territorio comunale di Avigliana) stazione di confine
della regione (ad fines) e Torre del Colle (oggi nel territorio comunale di Villar Dora).
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111
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Ricostruzione degli elementi territoriali presenti in Età Romana Imperiale (I – II sec. d.C.).
12.2. L’Organizzazione ecclesiastica basso-medievale (XIII – XIV sec.).
In epoca basso-medievale (sul territorio di Almese sussistevano due chiese dipendenti
dalla Diocesi di Torino: dal punto di vista storico, infatti, l’organizzazione religiosa è la
principale chiave di lettura delle dinamiche trasformative del territorio, della gerarchia
dei luoghi e delle emergenze architettoniche. I due edifici sorgevano là dove ora
ritroviamo la chiesa di Santa Maria e la Torre di San Mauro. La prima era una
cappella che lascia il posto nel XVIII secolo ad una chiesa barocca, mentre della
seconda rimangono tracce architettoniche all’interno della struttura fortificata della
facciata principale e, ben riconoscibili, nella struttura dell’antico campanile dell’abbazia
fortificata divenuta torre.
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112
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
La struttura diocesana fissava nelle pievi i capisaldi dell’organizzazione territoriale,
essendo esse strumenti per l’esercizio giurisdizionale, tipicamente sedi battesimali e di
conseguenza riferimento per le chiese limitrofe dipendenti dalla stessa diocesi. La
cartografia evidenzia le pievi di Avigliana e di Caprie quali possibili referenti per Almese:
per i migliori collegamenti viari dell’epoca13 è possibile ipotizzare che l’area di influenza
fosse quella di Caprie.
13
. Ricostruzione dei tracciati stradali da fonti documentarie.
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113
Variante generale del PRGC di Almese
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Relazione
Organizzazione ecclesiastica basso-medievale (XIII – XIV sec.).
Ad oggi la torre di San Mauro è da considerarsi una emergenza storico-artistica di
rilevanza paesistica per il valore di testimonianza stratificata, evoluta in epoca
medievale in luogo fortificato ad uso civile, non essendo mai riuscita a ricoprire un
ruolo di primo piano nella vita religiosa (comandata sempre da Santa Maria).
Torre del Castello di San Mauro.
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114
Variante generale del PRGC di Almese
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13. AMBIENTE URBANO.
13.1. Dalla diffusione storica alla dispersione recente.
Per comprendere la struttura dell’ambiente urbano è opportuno partire dall’impianto
storico. Come si è visto nel capitolo precedente, l’impianto originario era costituito da
borghi arroccati lungo l’antica strada per Caselette, e da una fitta diramazione di piccoli
nuclei sui versanti meno acclivi e che proseguivano, superata l’incisione del Messa,
lungo la strada che unisce Almese a Rubiana, tramite le tre borgate del Malatrait
(figura 60).
Dunque dalla storia si è ereditato un insediamento diffuso di piccoli nuclei ramificato
sulla prima fascia del versante montano.
Su questa struttura storicamente diffusa si è sviluppato, a partire dagli anni ‘60, un
insediamento residenziale di tipo disperso, soprattutto sui versanti; il quale ha finito per
produrre lungo l’arteria tra Almese e Caselette una frangia urbana pressoché continua.
Verso nord e verso ovest, Almese ha finito per saldarsi con Rubiana e con Villar Dora.
L’espansione ha dilagato anche sulle aree di pianura, invadendo porzioni di conoide
attiva e costringendo a drastici interventi di regimazione idraulica, che hanno finito per
artificializzare la quasi totalità del reticolo idrografico a valle degli apici di conoide.
La casa unifamiliare costituisce la tipologia edilizia dominante.
La struttura urbana che ne è derivata presenta sia punti di forza sia punti di debolezza.
Un indubbio punto di forza è costituito dall’alta qualità ambientale del contesto in
cui il tessuto abitativo si è inserito: l’esposizione, il clima, la naturalità, il paesaggio
costituiscono tutti fattori di grande attrattiva per l’abitare.
Dall’altra, l’elevato grado di dispersione insediativa, l’essersi arroccati lungo strade di
traffico, l’aver trascurato l’accessibilità ai servizi sociali di base, come le scuole,
costituiscono fattori negativi sia dal punto di vista della funzionalità urbanistica,
sia dal punto di vista degli impatti derivanti dal traffico stradale, almeno per le
abitazioni collocate nel corridoio di incompatibilità ambientale delle principali arterie
stradali. Senza contare il maggior onere rappresentato dalla ridondanza di tutte le reti
infrastrutturali. Peraltro, un tessuto abitativo disperso lega in modo rigido la domanda di
mobilità all’uso del mezzo di trasporto individuale.
13.2. L’assetto urbanistico.
Sull’insediamento diffuso di origine storica si è sviluppato l’insediamento recente di
questo secondo dopo guerra, connotato da un elevato grado di dispersione, che ha
dato luogo alle caratteristiche frange periurbane:
- la più rilevante di queste è costituita dall’insediamento arteriale lungo la S.P. 198 per
Caselette, lungo la quale è stata collocata la zona industriale;
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- a partire da questa frangia lineare, si diramano altre frange secondarie che si
protendono sui versanti, verso le borgate Morsino, Rivera, Miosa, Brunino,
Montecapretto, Sonetto, dando luogo ad un insediamento residenziale nebulare,
inserito nel corpo delle aree a bosco di robinia;
- ad ovest del centro storico si sono avute le espansioni più consistenti, con
l’unificazione con il centro di Villar Dora e, l’espansione verso nord, che ha inglobato
le tre borgate di Malatrait fino alla saldatura con Rubiana, e verso sud, invadendo la
conoide del Messa con un addensamento insediativo compreso tra il Messa stesso
e la nuova strada di circonvallazione per Villar Dora e Rubiana e di connessione
diretta con lo svincolo dell’autostrada.
L’assetto urbanistico di Almese è dunque fortemente caratterizzato come insediamento
di frangia periurbana, diramatasi lungo le arterie principali e secondarie, con un effetto
di marcata intrusività nel paesaggio e nell’ambiente naturale, interessando in alcuni
casi aree oggi considerabili di rischio idrogeologico.
L’insediamento a dominanza residenziale è caratterizzato dalla diffusione della
tipologia unifamiliare e, comunque, da una edilizia di dimensioni contenute.
13.3. La qualità dello spazio residenziale.
Lo spazio residenziale è di qualità quando lo sono le sue parti costitutive, e cioè: le
abitazioni, i servizi di base, i loro contesti ambientali e i percorsi che connettono la casa
ai servizi.
Alla luce di questi criteri si può ritenere che in Almese i punti di debolezza dello spazio
residenziale siano costituiti soprattutto da:
- situazioni di sviluppi residenziali in contesti ambientali soggetti a fattori di pressione
dovuti al traffico motorizzato (situazioni che sono state evidenziate in particolare
analizzando i fattori di pressione dell’inquinamento acustico ed atmosferico);
- inadeguato livello di accessibilità tra abitazioni e servizi (situazione che si verifica
per gran parte dell’insediamento abitativo delle frange periurbane).
Pertanto, i completamenti residenziali previsti dal PRGC non dovranno accentuare
questi fattori che incidono negativamente sulla qualità ambientale dello spazio
residenziale. Al tempo stesso, un intervento di Piano sull’offerta complessiva del
servizio scolastico di base dovrà porsi il duplice obiettivo di soddisfare il fabbisogno e
di garantirne un’accessibilità migliorata rispetto alle condizioni attuali, soprattutto
intermini di pressioni sulle abitazioni derivanti dall’accessibilità motorizzata.
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13.4. Insediamenti industriali.
Almese presenta una zona industriale con rilevanti problemi di assetto interno e di
accessibilità. Sia la disposizione dei lotti e degli edifici, sia la trama della viabilità
interna sono il risultato di una mancanza di disegno urbanistico particolareggiato, con
conseguenze anche negative per la funzionalità dell’area e per la qualità ambientale
complessiva.
Attualmente non risultano insediate attività a rischio: data la collocazione dell’area in
prossimità di insediamenti residenziali il PRGC dovrà esplicitamente escludere la
possibilità per tali attività di localizzarsi nell’area.
I principali problemi legati a quest’ambito sono essenzialmente riconducibili al tema
dell’accessibilità dei mezzi motorizzati.
L’accessibilità dell’area dall’esterno grava infatti in gran misura sulla S.P. 198 e sulla
S.P. 197, con effetti negativi sugli insediamenti residenziali che si sono addensati
proprio lungo queste arteria.
Seguendo le indicazioni del PRGC in vigore, l’Amministrazione comunale ha appaltato
i lavori per la realizzazione della strada di contorno della zona industriale necessaria
per garantire l’accessibilità ai lotti che ancora devono essere insediati. La strada, non
ancora completata, farà parte delle previsioni del nuovo PRGC.
Un altro elemento di criticità risulta essere l’accessibilità all’area industriale per i mezzi
provenienti dall’Autostrada Torino-Bardonecchia. Questi, a causa del perdurare della
parziale chiusura dell’uscita di Avigliana Est, transitano per l’abitato di Almese lungo la
S.P. 197 attraversando i quartieri residenziali a sud della per collegarsi al ponte sul
Messa e raggiungere l’area industriale. Un percorso ad ‘anello’ che congestiona le vie
residenziali inadeguate a sostenere un traffico di quella portata. Le stesse vie, peraltro,
sono interessate e congestionate durante le ore apertura/chiusura delle scuole in
quanto assi privilegiati per l’accessibilità ai plessi di Almese.
Una situazione di criticità ambientale e riduzione della qualità residenziale a cui il
nuovo PRGC intende porre rimedio riproponendo la bretella stradale (non ancora
attuata) innestata sulla rotatoria della S.P. 197 in grado di by-passare i quartieri
residenziali a sud della città collegando direttamente la Strada Provinciale con il ponte
sul Messa.
13.5. La rete stradale.
Per Almese le strade di scorrimento sono quelle che assolvono alla funzione di
connessione intercomunale, cioè le due strade provinciali: la SP197, con la variante
della Circonvallazione, e la SP198 per Caselette. In particolare la prima assolve ad una
funzione strategica, in quanto connette l’abitato allo svincolo dell’autostrada.
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Reticolo delle strade principali in Almese.
Come si è già avuto odo di argomentare nel paragrafo precedente, queste due strade
di scorrimento sono state interessate da accessi diretti ai lotti edificati. In particolare, la
prima rappresenta il principale accesso al centro cittadino e ai suoi servizi; la seconda
è il principale asse di collegamento della città con l’area industriale.
Queste due condizioni hanno registrato negli ultimi anni un significativo aggravamento
dei fenomeni di congestionamento e, di conseguenza, dei potenziale impatti sui tessuti
residenziali circostanti. Anche per questa ragione il vigente PRGC aveva previsto la
realizzazione di una bretella stradale in grado di collegare la SP 197 a Via delle
Granaglie (ponte sul Messa) al fine di alleggerire i transiti all’interno della zona
residenziale posta lungo Via della Michela. Tale previsione, non ancora attuata, viene
riproposta in questa Variante generale trovando ulteriore interesse e legittimazione
dalla localizzazione del polo scolastico all’ingresso della città e con l’obiettivo di creare
un’alternativa al raggiungimento dell’area industriale.
Come già si è detto, per Almese è di importanza strategica la connessione con
l’autostrada: essa rappresenta la vera grande strada di scorrimento che collega
Almese con le altre città. Questo collegamento è assicurato dalla S.P. 197 per tutta la
parte dell’abitato di Almese ad ovest del Messa, e non solo, poiché su di essa
confluisce anche il traffico proveniente da Rubiana e da Villar Dora. Per tutta la
complessa frangia periurbana ad est del Messa, ivi compresa la zona industriale,
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l’accesso all’autostrada è più complesso. Esso avviene lungo tre allacciamenti in senso
nord-sud tra la S.P. 198 e la S.R. 24 e, da questa allo svincolo autostradale:
- una prima diramazione ad est di Milanere in corrispondenza di Case Nuove;
- una seconda, immediatamente ad est della zona industriale, punta su Drubiaglio;
- una terza, in corrispondenza di Tetti S. Mauro, passa ad est del centro sportivo e si
collega con il ponte sul Messa e di qui, per vie interne, si collega alla strada per
Avigliana e allo svincolo autostradale.
Soprattutto quest’ultimo percorso è il più frequentato e anche il meno efficiente. Per
questo tratto il PRGC propone la soluzione di minimo impatto della bretella stradale
che colleghi la S.P.197 con la S.P.198 attraverso l’esistente ponte sul Messa (figura
62).
Figura 62. Rete delle strade nel progetto del PRGC in vigore.
La S.P. 198 merita uno studio specifico di messa in sicurezza con misure di
moderazione del traffico, ma anche di rifunzionalizzazione, mirato a verificare la
possibilità di completare, così come già avviato, l’intervento di realizzazione di una
pista ciclabile.
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13.6. Le infrastrutture sotterranee.
Come si può vedere dalla mappa allegata seguente, l’abitato di Almese è pressoché
totalmente servito da rete fognaria (rimangono escluse solo le poche case sparse
degli antichi nuclei collocati in posizione più elevata).
Il servizio di collettamento e di trattamento delle acque reflue di Almese è svolto dal
depuratore consortile di Rosta (in cui confluiscono complessivamente le acque di 24
comuni della Val di Susa) gestito dalla ACSEL Servizi s.p.a. (Azienda Consortile
Servizi Enti Locali Valsusa), società ad intero capitale pubblico di proprietà dei comuni
dell'Alta e della Bassa Val Susa e Val Cenischia.
Sulla base dei dati dichiarati sul sito internet dell’Azienda, il depuratore è dimensionato
per circa 65.000 Abitanti equivalenti per un volume annuo di reflui trattati di oltre
15.000.000 di m3, funzionando in continuo (24 ore su 24).
Attualmente è in fase di ampliamento fino alla capacità di 100.000 abitanti equivalenti.
Stante questi dati e queste prospettive di ampliamento si ritiene che il modesto
incremento antropico determinato dall’attuazione delle previsione del PRGC di Almese
non costituirà elemento di criticità per la gestione dei reflui urbani.
Mappa della rete fognaria di Almese (il collettore principale connette la rete con il depuratore
consortile in Comune di Rosta).
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Come si evince dal’immagine successiva, il Comune di Almese è inoltre dotato di rete di
approvvigionamento del metano (figura seguente).
Mappa della rete di approvvigionamento del metano.
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14. CARATTERI SOCIOECONOMICI.
14.1. Analisi dell’andamento demografico.
Il primo elemento di analisi del contesto socio-economico ci è offerto dall'andamento
della popolazione secondo i censimenti generali della popolazione effettuati dall'Istat
con scadenza decennale (1991 e 2001) integrati dal 2001 al 2011 dall’aggiornamento
annuale condotto sui dati pubblicati sullo stesso sito Istat.
Le dinamiche demografiche, a partire dal primo censimento del 1981, sono
caratterizzate da un continuo incremento della popolazione e da una valutazione
sull’intero arco temporale considerato possiamo affermare che si tratta di una crescita
“moderata e continua” che si attesta al 2011 a 6378 abitanti
Figura 1: Grafico rappresentante l’andamento della popolazione residente nel comune di Almese
indagato attraverso le successioni annuali dei censimenti Istat.
Inoltre per avere una visione più ampia e dettagliata della situazione attuale della
popolazione italiana residente nel Comune di Almese, nel grafico e tabella che
seguono (figura 2), si è scelto di riportare l’andamento del numero dei residenti nel
comune diviso per classi di sesso dal 2005 ad oggi.
Da una prima lettura del grafico risulta che entrambe le linee di tendenza, sia quella
relativa al genere femminile che quella relativa al genere maschile, mostrano una
crescita costante durante il periodo degli ultimi sei anni. Detto ciò risulta evidente che
c’è una differenza relativa al numero degli individui appartenenti ai due diversi sessi; in
quanto gli individui di sesso femminile si attestato sempre ad una quota superiore,
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rispetto a quello maschile, pari a circa duecento unità (2%) e questa differenza rimane
sostanzialmente costante dall’anno 2005 ad oggi.
Figura 2: Grafico e relativa tabella di valori rappresentante l’andamento, diviso per classi di sesso,
della popolazione residente nel comune di Almese.
14.2. Popolazione straniera.
Analogo discorso va fatto per quel che riguarda la popolazione straniera residente nel
territorio comunale nel medesimo periodo 2005-2011. A tal proposito il grafico di
seguito (fig.3) riporta il trend di crescita relativo alla popolazione straniera residente di
sesso maschile femminile e il rispettivo totale. Analizzando i valori riportati si nota
come per i primi tre anni di rilevamento 2005, 2006 e 2007 i numeri degli stranieri
residenti di sesso maschile e femminile presentino valori molti simile tra loro e allo
stesso tempo il totale dei residenti stranieri mantiene un andamento costante di
debolissima crescita.
Diversamente, è significativo il trend di crescita che si registra nel triennio 2007-2009
dove il numero degli stranieri aumenta di circa 100 unità; in questo periodo si rileva
anche l’aumento degli stranieri residenti di sesso femminile che si discosta dal numero
di quella maschile con un trend di crescita che, seppur più debole che in passato, si
rileva ancora ai giorni nostri.
Negli ultimi due anni, 2010 e 2011, il numero complessivo dei residenti stranieri si
attesta quasi sugli stessi valori pari a 312-316, pari a circa il 5% della popolazione
totale residente di Almese.
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Figura 3: Grafico e relativa tabella di valori rappresentante l’andamento della popolazione straniera
residente nel comune di Almese.
Sul totale dei 316 abitanti stranieri residenti al gennaio 2011, la nazionalità più presenti
sul territorio sono quelle dell’est Europa, con i cittadini romeni che rappresentano il
58% della popolazione totale straniera di Almese.
Nazionalità
Romania
Albania
Marocco
Francia
Moldova
Pop. Totale
185
39
28
10
8
14.3. La struttura delle famiglie.
Come è noto nel periodo del secondo dopo guerra si è assistito, a livello dell'intero
territorio nazionale, ad un progressivo decremento della dimensione media delle
famiglie. Inoltre, a partire dagli anni settanta, sono iniziati i fenomeni di aumento di
nuclei familiari di piccole dimensioni che hanno determinato un tasso di incremento del
numero delle famiglie molto al di sopra di quello della popolazione.
Ciò risulta in buona parte conseguente alla mutata natura della società, che è passata
da una matrice contadina ad una terziaria-industriale. La successiva fase di
terziarizzazione economica, la maggior mobilità spaziale della popolazione e il
mutamento del concetto di famiglia, hanno rappresentato un incentivo al processo di
frantumazione dimensionale del nucleo familiare.
La tendenza in atto è quella della scissione dei nuclei originari, per formare delle nuove
unità contraddistinte da un minore numero di figli.
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Questo trend comporta naturalmente una modificazione delle esigenze abitative, sia
relativamente al numero di alloggi necessari, che può crescere anche in presenza di un
calo della popolazione, sia per quanto riguarda la dimensione delle abitazioni, che
tende a diminuire o almeno a non crescere.
Queste osservazioni valgono in linea teorica visto che l’aumento degli standard
residenziali ha creato un prodotto edilizio di qualità superiore che spesso si traduce
nell’esigenza di una maggior superficie unitaria.
Questi fenomeni sono leggibili anche nel territorio di Almese, ben rappresentato dal
costante aumento del numero delle famiglie, di cui si riporta nel grafico seguente, il
trend registrato dal 204 al 2010.
Grafico rappresentante il numero di famiglie residenti nel comune di Almese.
14.4. Saldi naturali e migratori.
Di particolare interesse risulta il movimento della popolazione residente valutato a
cadenza annuale, sempre secondo fonte Istat, riportante le indicazioni relative al saldo
naturale e migratorio: il primo espresso come differenza tra i nati e i morti, il secondo
ottenuto come differenza tra le effettive iscrizioni e cancellazioni anagrafiche per
trasferimento di residenza.
Osservando il movimento della popolazione residente a maggior dettaglio mediante
l’impiego delle indicazioni relative al saldo naturale e migratorio, si rileva che questi
fanno registrare entrambi almeno una volta valori di saldo negativo.
Per quel che riguarda il saldo naturale (fig.4) gli anni 2006, 2009 e 2010 sono gli anni
in cui si registra un saldo negativo dato, come già precedentemente accennato, dalla
differenza tra i valori dei nati e quella dei morti registrata nello stesso anno. Gli altri
anni oggetto d’indagine, escluso il 2007 che ha un saldo nullo (differenza tra nati e
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morti pari a zero), fanno registrare valori positivi dove le nascite sono leggermente
superiori alle morti.
Figura 4: Grafico e relativa tabella di valori rappresentante il saldo naturale del comune di Almese.
Per quel che riguarda il saldo migratorio, differenza tra il numero di immigrati e quello
di emigrati, osservando il grafico che segue (fig.5) possiamo notare che il saldo è
sempre positivo, certificando la buona capacità attrattiva di Almese, anche
agevolata dai recenti sviluppi dell’area industriale, che ha attratto lavoratori e residenti.
Figura 5: Grafico e relativa tabella di valori rappresentante il saldo migratorio del comune di
Almese.
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Considerando che il saldo naturale non risulta sempre costantemente positivo (non si
individua quindi una dinamica di generalizzata tendenza all’incremento delle nascite),
l’effetto positivo dei movimenti migratori contrasta e compensa questo saldo negativo
garantendo una costante crescita dei residenti in Almese.
14.5. Indici di struttura della popolazione.
L’indice di Vecchiaia.
Per quanto riguarda i caratteri strutturali della popolazione, l’indice di vecchiaia (Iv), è
un indicatore del ricambio generazionale che esprime la percentuale di popolazione
anziana (di età superiore ai 65 anni) rispetto alla nuova generazione (di età compresa
tra 0 e 14 anni).
Un indice caratterizzato da valori bassi del rapporto indica una prevalenza della nuova
generazione su quella anziana e quindi una tendenza al ringiovanimento della
popolazione; viceversa, valori alti indicano una tendenza all’invecchiamento della
popolazione.
A partire 2005 si registra nel Comune di Almese una tendenza all’invecchiamento della
popolazione, scesa nel biennio 2008-2009, ma con una ripresa significativa e costante
nel biennio 2010-2011. Tale tendenza dell’aumento del valore di Iv si spiega con i
valori di saldo naturale (fig. 4), dove per gli ultimi due anni si registra un saldo in
passivo (nascite minori dei decessi) che fa di conseguenza aumentare l’indice di
vecchiaia.
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0-14 anni
65 anni o più
indice di vecchiaia %
Relazione
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
844
1136
134,60
865
1186
137,11
878
1224
139,41
897
1224
136,45
928
1256
135,34
900
1279
142,11
904
1306
144,47
Figura 7: Grafico e relativa tabella dei valori rappresentante l’evoluzione dell’indice di vecchiaia.
L’indice di carico sociale
Calcolato rapportato la popolazione in età non lavorativa (convenzionalmente ‘a carico’
perché giovane o anziana) a quella in età lavorativa.
Figura 8: Grafico del Carico sociale nel comune di Almese.
Come si nota dal grafico, la quota delle persone a carico è circa la metà di quelle in età
lavorativa. Scomponendo l’indicatore nelle sue due componenti (i giovani e gli anziani)
risulta che la quota più rilevante del ‘peso’ è imputabile alla componente anziana e che
il progressivo aumento dell’indice è legato all’altrettanto progressivo invecchiamento
della popolazione. Il dato di Almese (51,71%) è del tutto analogo a quello calcolato
dall’Istat su base nazionale nel 2012, pari a 53,5%.
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15. INQUINANTI FISICI: RUMORE E CAMPI ELETTROMAGNETICI.
15.1. Rumore ambientale.
Come già introdotto nei capitoli iniziali della presente relazione, il riferimento normativo
generale della Regione Piemonte è rappresentato dalla L.R. 20 ottobre 2000, n. 52
“Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento acustico”. Ai
sensi dell’ art. 3, comma 3, lettera a) della citata legge regionale, è stata quindi
emanata Deliberazione della Giunta Regionale 6 agosto 2001, n. 85 – 3802 con la
quale sono fissate le linee guida secondo le quali procedere alla classificazione dei
territori comunali.
Nello specifico il Comune di Almese ha provveduto alla predisposizione della
classificazione acustica del proprio territorio, approvata con delibera del Consiglio
Comunale n. 7 del 23.02.2005 (figura seguente).
Mappa della classificazione acustica del territorio comunale di Almese.
Il DPCM 14/11/97 ha stabilito i valori limite di emissione e di immissione, i valori di
attenzione ed i valori di qualità, in riferimento alle classi di destinazione d'uso del
territorio adottate dai Comuni secondo i criteri riportati nella tabella seguente.
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aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro
Aree particolarmente utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed
CLASSE I
allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse
protette
urbanistico, parchi pubblici, ecc
Aree destinate ad uso aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale,
CLASSE
prevalentemente
con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività
II
residenziale
commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali
aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di
attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di
CLASSE
Aree di tipo misto attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e
III
con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che
impiegano macchine operatrici
aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di
popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con
CLASSE Aree di intensa attività
presenza di attività artigianali; aree in prossimità di strade di grande
IV
umana
comunicazione e di linee ferroviarie; aree portuali, le aree con limitata
presenza di piccole industrie
CLASSE Aree prevalentemente
aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni
V
industriali
CLASSE Aree esclusivamente aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di
VI
industriali
insediamenti abitativi
Classi di destinazione d'uso del territorio comunale (DPCM 14 novembre 1997).
Ai fini di una caratterizzazione del territorio di Almese riguardante il rumore si
individuano due strade di connessione interurbana che, per livelli di traffico, potrebbero
porre problemi di compatibilità ambientale per gli eventuali completamenti residenziali:
- la S.P. 197 che prosegue nel tratto della Circonvallazione e che raggiunge Rubiana
e il Colle del Lys;
- la S.P. 198 per Caselette.
Le previsioni di nuova viabilità, di cui al piano in vigore e che vengono confermate dal
nuovo piano, sono costituite da:
- completamento dell’anulare sud della zona industriale;
- completamento della connessione tra la S.P. 198 e la S.P. 197.
Con riferimento alle indicazioni della normativa prima illustrata, ed alla classificazione
acustica del territorio comunale si è proceduto alla definizione delle seguenti classi di
compatibilità ambientale del territorio comunale con riferimento alla realizzazione di
nuovi insediamenti residenziali. In particolare si sono assunti i seguenti livelli:
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Compatibilità bassa:
- le aree comprese entro una fascia di 100 m dal ciglio delle infrastrutture viarie
extraurbane principali esistenti ed in progetto (le eventuali localizzazioni residenziali
dovrebbero essere correlate da un attento studio dei requisiti acustici passivi);
- le aree assegnate alla classe VI e V ai sensi della classificazione acustica comunale.
Compatibilità media:
- le aree comprese entro la fascia da 100 m a 250 m dal ciglio delle infrastrutture
viarie extraurbane principali esistenti ed in progetto;
- le aree assegnate alla classe IV ai sensi della classificazione acustica comunale.
Compatibilità alta:
- la restante parte del territorio comunale.
Di questi criteri si è tenuto conto nella formazione della relativa carta di compatibilità
ambientale, di cui al capitolo finale del presente quadro di riferimento ambientale.
15.2. Inquinamento elettromagnetico: Radiazioni ionizzati e non ionizzanti.
Gli effetti dell'esposizione della popolazione a campi elettromagnetici non sono ancora
del tutto chiari. Le norme finalizzate a minimizzare l’intensità e gli effetti dei campi
magnetici, elettrici ed elettromagnetici sulle persone e sull’ambiente, infatti, hanno
avuto una evoluzione legata alla contestuale evoluzione della relativa tecnologia ed
alle acquisizioni conoscitive in materia.
Il campo magnetico viene generato soltanto quando vi è passaggio di corrente
elettrica. La sua intensità dipende proporzionalmente dall’intensità della corrente
elettrica. E’ più intenso in prossimità della sorgente e diminuisce rapidamente
all’aumentare della distanza.
Le radiazioni non ionizzanti sono distinte in relazione alla foro frequenza. Per le
valutazioni circa i potenziali effetti sulla salute pubblica nell’ambiente esterno sono in
particolare considerati:


campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF), con frequenza tra
0 e 3000 Hz, anche detti semplicemente campi elettromagnetici a bassa frequenza.
sono rappresentate dagli impianti di produzione elettrica e dalle stazioni e cabine di
trasformazione elettrica.
campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde (RF e MO), che
convenzionalmente vanno da frequenze di 100 KHz a frequenze di 300 GHz,
anche comunemente detti campi elettromagnetici ad alta frequenza. Sono
rappresentate dagli impianti per radio telecomunicazione, fra i quali quali:gli
impianti per la telefonia mobile o cellulare, stazioni radio base (SRB), gli impianti di
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diffusione radiotelevisiva (RTV: radio e televisioni), i ponti radio (impianti di
collegamento per telefonia fissa e mobile e radiotelevisivi) e i radar.
A livello nazionale la Legge 36/01 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” regolamenta e definisce i concetti di
limite di esposizione, valore di attenzione e obiettivo di qualità. La principale finalità
della legge è “assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della
popolazione, dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici,
magnetici e elettromagnetici” e “assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio e
promuovere l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare
l'intensità e gli effetti dei campi”.
Al fine di mantenere le dovute distanze di sicurezza fra le linee dell'alta tensione e le
abitazioni, la normativa vigente (DPCM 8 luglio 2003) fissa i i limiti di esposizione, i
valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni ai campi elettrici e magnetici:



limite di esposizione: 100 µT (induzione magnetica) e 5 kV/m (campo elettrico);
valore di attenzione (nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in
ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenza non inferiore alle 4 ore
giornaliere): 10 µT;
obiettivo di qualità (nella costruzione di nuovi elettrodotti in corrispondenza delle
zone adibite a permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere e/o nella
progettazione di nuove aree "residenziali" in vicinanza di elettrodotti già
esistenti): 3 µT.
Il Ministero dell’Ambiente, con due contestuali decreti in data 29 maggio 2008 ha
approvato le “Procedure di misura e valutazione dell’indizione magnetica” e la
“Metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto”; quest’ultima, che
definisce la fascia di rispetto come “lo spazio circostante un elettrodotto che
comprende tutti i punti, al di sopra e al di sotto del livello del suolo, caratterizzati da
un’induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all’obiettivo di qualità”, fornisce
anche le indicazioni necessarie per il calcolo della ‘distanza di prima approssimazione
(DPA) delle fasce di rispetto.
15.3. La normativa regionale.
A livello regionale si segnala la L.R. 3-8-2004 n. 19 “Nuova disciplina regionale sulla
protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”
(Pubblicata nel B.U. Piemonte 5 agosto 2004, n. 31) che disciplina la localizzazione,
l'installazione, la modifica ed il controllo degli impianti fissi per telecomunicazioni e
radiodiffusione e degli elettrodotti, di seguito tutti denominati impianti, in attuazione
della Legge 36/2001. La legge regionale si propone di:
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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a. perseguire obiettivi di tutela della salute e di salvaguardia della popolazione esposta
ad emissioni elettromagnetiche conformemente all'articolo 32 della Costituzione;
b. assicurare l'ordinato sviluppo e la corretta localizzazione degli impianti, in raccordo
con la pianificazione territoriale, ambientale e urbanistica locale;
c. prevenire e ridurre l'inquinamento ambientale, dovuto alle emissioni
elettromagnetiche degli impianti e assicurare la tutela generale dell'ambiente e del
paesaggio, anche tramite l'individuazione degli strumenti e delle azioni per il
perseguimento di obiettivi di qualità, in coerenza con gli indirizzi statali;
d. garantire il rispetto delle prescrizioni tecniche attinenti l'esercizio degli impianti;
e. concorrere all'approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti
sulla salute derivanti dall'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici e alla promozione delle migliori tecnologie disponibili;
f. assicurare ai cittadini informazioni complete e tempestive.
15.4. Inquinamento elettromagnetico. Localizzazione sorgenti emissive nel
territorio comunale.
Sono di seguito individuate le sorgenti di campi elettromagnetici di interesse presenti
nel territorio comunale di Almese, distinguendo fra sorgenti a bassa ed alta frequenza.
Campi elettromagnetici a bassa frequenza (frequenza di rete)
Come detto, le principali sorgenti emissive in bassa frequenza sono rappresentate
dagli elettrodotti. In proposito, il territorio comunale di Almese è interessato da un
elettrodotto in Alta tensione il cui tracciato, con andamento est-ovest (figura sotto).
Campi elettromagnetici ad alta frequenza (radiofrequenza)
Si segnalano quali sorgenti emissive nel territorio comunale due stazioni radio base a
servizio della rete di telefonia cellulare localizzati in prossimità del campo sportivo.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
15.5. Definizione dei livelli di compatibilità ambientale.
Ai fini della definizione dei livelli di compatibilità ambientale del territorio agli eventuali
completamenti residenziali con riferimento all’esposizione ai campi elettromagnetici si è
fatto riferimento alle indicazioni derivanti dalla DGR 5 settembre 2005, n. 16-757 e alla
Metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto e delle DPA
emanata dal Ministero dell’Ambiente.
Sulla base dei suddetti indirizzi si è operata la definizione dei livelli di compatibilità
ambientale definiti nella relativa carta di compatibilità ambientale, di cui al capitolo
finale del presente quadro di riferimento, e di seguito richiamati:
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Compatibilità bassa:
- le aree comprese entro una fascia di 50 m per lato dalla mezzeria degli elettrodotti
in alta tensione.
Compatibilità media:
- le aree comprese entro la fascia da 50 m a 100 m per lato dalla mezzeria degli
elettrodotti in alta tensione;
- le aree a distanza minore di 30 m dalla stazioni radio base.
Compatibilità alta:
- la restante parte del territorio comunale.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
16. SALUTE UMANA.
Non è facile stabilire una correlazione diretta tra le scelte del PRGC e lo stato di salute
della popolazione, se non nei casi conclamati della collocazione di abitazioni e di
attività in condizioni di rischio geologico o di presenza di livelli di impatto fuori norma.
Per cui la componente relativa alla salute umana dovrebbe di fatto limitarsi a
riassumere quanto visto in relazione alle componenti suolo e sottosuolo, atmosfera,
rumore e radiazioni non ionizzanti.
Tuttavia, può essere utile fornire un quadro generale dello stato di salute della
popolazione allo scopo di rilevare eventuali situazioni di scostamento dalla norma che
possano far ritenere che esista una qualche correlazione tra stato di salute e ambiente
locale.
In materia si dispone dello studio svolto da Arpa Piemonte a livello della Comunità
Montana della Bassa Valle di Susa.
Si può sin d’ora affermare che, alla luce di tale studio non esistono elementi per
ritenere che vi siano anomalie sanitarie connesse a fattori ambientali nella popolazione
del Comune di Almese.
Ciò premesso si può fornire un quadro sintetico dello stato di fatto, così come emerge
dal citato studio.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
PARTE TERZA.
Definizione delle scelte di Piano e analisi di coerenza.
Alla luce dello Stato delle componenti ambientali delineato nel capitolo precedente, si
presenta di seguito una sintesi delle principali informazioni emerse organizzata
secondo la metodologia SWOT.
Questa analisi è finalizzata a mettere in luce i punti di forza e di debolezza del fattore o
della componete ambientale analizzata (fattori endogeni) che si riscontrano sul
territorio e, al tempo stesso, evidenziare elementi di e propri
17. La sintesi critica delle conoscenze acquisite: l’analisi SWOT.
I risultati dell'analisi ambientale sono stati sintetizzati utilizzando lo strumento
dell'analisi SWOT, utile a razionalizzare il processo decisionale ed offrire indicazioni
oggettive di supporto alle scelte di governo del territorio.
Nel caso specifico, attraverso l’analisi SWOT si è definito un quadro sintetico, ma
chiaro ed esaustivo, dello stato attuale del contesto ambientale in cui si colloca il
progetto del PRGC che ha permesso di evidenziare per ciascuna componente/fattore
ambientale le variabili che potranno agevolare oppure ostacolare il raggiungimento
degli obiettivi del piano.
Coerentemente con la metodologia SWOT, sono stati sottolineati:
-
-
i punti di forza e debolezza, che costituiscono i fattori interni e le condizioni proprie
del contesto su cui si può intervenire per rafforzarli (punti di forza) o eliminarli (punti
di debolezza) attraverso azioni di piano generalmente definite ‘di valorizzazione’;
le opportunità e le minacce, costituite invece dalle variabili esterne al sistema e
che possono condizionarlo. Su queste non è possibile intervenire direttamente e
devono dunque essere fruttate (opportunità) o prevenute (minacce) attraverso
azioni di piano opportunamente calibrate.
Al fine di analizzare più a fondo gli aspetti messi il luce dal Quadro ambientale, si è
optato per sottoporre ad analisi SWOT ogni componente/fattore ambientale in maniera
tale da verificare successivamente la coerenza tra gli obiettivi di piano e le indicazioni
settoriali emerse.
Si presentano quindi di seguito le matrici SWOT articolate in base alle componenti
trattate della seconda parte.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Atmosfera.
Il Piano di risanamento e tutela della qualità dell'aria colloca Almese in “Zona di Piano”.
Non sono tuttavia presenti centraline di monitoraggio della qualità dell’aria. Ai fini di
questa preliminare valutazione si è fatto riferimento ai dati relativi alle centraline di
Alpignano e Susa.
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Le emissioni dei gas inquinanti monitorati (CO,
NO2, O3, PM10), non presentano fenomeni di
superamento delle soglie di ammissibilità.
I valori di Ozono, sono in diminuzione.
Non è presente una stazione di monitoraggio
nel comune. Le centraline di Susa e Alpignano
non possono essere considerate totalmente
significative delle condizioni dell’inquinamento
atmosferico di Almese.
Collocazione dell’abitato di Almese all’esterno
delle principali direttrici di scorrimento
longitudinale della Val di Susa.
OPPORTUNITA’
MINACCE
Realizzazione della bretella stradale di
collegamento tra la SP197 e la SP198 che
alleggerirà il transito veicolare nei quartieri a sud.
Potenziale aumento del tasso di motorizzazione
e dei transiti diretti all’area industriale.
Valutare
l’opportunità
di
adeguare
il
collegamento stradale della S:198 con
l’Autostrada A32 attraverso Drubiaglio.
Normativa e incentivi per la riqualificazione
energetica degli edifici.
Risorse idriche / Acque superficiali
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Il Torrente Messa, alle quote più basse risulta
esente dalla contaminazione di scarichi urbani
e trascurabile è la pressione derivante dall’attività
agricola, pertanto la sua qualità si mantiene alta.
Mancano informazioni puntuali sullo stato
qualitativo di tutti i corsi d'acqua, escluso il
Torrente Armea.
Il PTA indica che lo stato attuale delle falde
superficiali che interessano il Comune di
Almese è in classe “2-Buono”, che rappresenta
l’obiettivo di qualità che il piano si propone di
mantenere.
OPPORTUNITA’
MINACCE
Il prossimo ampliamento del depuratore
consortile di Rosta ottimizzerà il già positivo
risultato della capacità di colletta mento e
smaltimento degli scarichi reflui.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Suolo e sottosuolo
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Nel comune di Almese permangono buone
estensioni di suoli produttivi di Ia e IIa Classe di
Capacità d’uso.
Presenza di situazioni potenzialmente critiche
nei settori di fondovalle in corrispondenza dello
sbocco dei corsi d'acqua laterali in mancanza di
continua ed adeguata manutenzione delle opere di
protezione esistenti.
Negli anni scorsi sono stati messi in sicurezza i
principali corsi d’acqua.
Il PRGC vigente è stato recentemente adeguato
al PAI.
Presenza di situazioni di instabilità per franosità in
alcuni localizzato settori di versante.
OPPORTUNITA’
MINACCE
I progressivi interventi di miglioramento della
stabilità dei versanti e di consolidamento delle
strutture attivabili dalle prescrizioni del PAI.
La presenza di previsioni insediative (non acora
attuate) nel vigente PRGC che interessano suoli
di IIa Classe di capacità d’uso.
Biodiversità e pregi naturalistici
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Nel Comune di Almese ricade una porzione
importanti del Sito di Interesse Comunitario del
Musinè.
Nonostante buone condizioni ambientali del SIC in
alcune zone di margine sono evidenti segni di
degrado di origine antropica legati alle
urbanizzazioni di versante (in particolare Borgata
Milanere).
Nel SIC comunale sono presenti diversi habitat
inclusi nell’Allegato I della Direttiva 92/43 CE e
numerose specie di flora e fauna protette o di
particolare pregio naturalistico.
Anche al di fuori dei perimetri dei SIC sono
individuabili ecosistemi e specie di pregio
naturalistico.
In virtù dei versanti boschivi e di una discreta
presenza di vegetazione in pianura, il comune può
vantare un buon valore complessivo di
naturalità.
OPPORTUNITA’
MINACCE
La presenza di alcuni varchi ecotonali residui di
collegamento tra la pianura agricola e i versanti
boschivi, posti lungo la periurbanizzazione
arteriale della SP.198.
La perdita delle aree prossime ad ambiti di buona
naturalità per effetto di alcune previsioni (non
attuate) del vigente PRGC.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Paesaggio
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Presenza di una caratterizzazione paesaggistica
articolata e diversificata che si alterna tra la
pianura agricola, i versanti a media pendenza e le
alture del Musinè.
I versanti del Musinè offrono, nel settore più basso
e meno acclive, una percezione disordinata e di
difficile leggibilità a causa dei recenti insediamenti
abitativi che ne hanno interessato le superfici
(Borgata Milanere).
Le grandi viste sceniche sulla Sacra di San
Michele.
Il paesaggio urbano residenziale presenta una
sostanziale omogeneità dal punto di vista delle
tipologie edilizie senza evidenti segni di
alterazione percettiva.
OPPORTUNITA’
L’area produttiva necessita di una migliore
attenzione alla progettazione degli spazi di
relazione con il contesto e di una più attenta
compatibilizzazione paesaggistica.
MINACCE
La completa ristrutturazione urbanistica del
comparto artigianale posto all’ingresso di
Almese da sud (SP 197) consentirà un ridisegno
più ordinato e attrattivo della porta della città.
Patrimonio storico-culturale
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Il centro storico riqualificato che presenta un
buon stato di conservazione.
Una rallentata valorizzazione turistica e fruitiva
del patrimonio storico comunale, in particolare
della Villa Romana.
Lo straordinario patrimonio della villa romana e la
presenza del borgo/castello medioevale di San
Mauro.
OPPORTUNITA’
MINACCE
La Villa Romana, con il suo grande potenziale di
attrattiva turistica, anche nell’ottica di una sinergia
strategica con la vicina Sacra di San Michele.
Il deterioramento del patrimonio storico in
assenza
di
azioni
di
valorizzazione
e
riqualificazione.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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Caratteri socio-economici
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Posizione geografica collocata all’interno di un
sistema vallivo dalla spiccata vocazione turistica,
estiva e invernale.
Buona presenza di imprese collocate all’interno
dell’area produttiva, con tendenza all’aumento.
Assenza di una vocazione economica legata al
turismo e alla ricettività.
Limitato ricambio generazionale.
Impoverimento nella struttura e nella qualità del
settore del commercio e dei pubblici esercizi.
Buona dotazione dei servizi di base alla
popolazione
OPPORTUNITA’
MINACCE
Saldo migratorio complessivo positivo.
Basso livello di natalità.
Sviluppo turistico crescente della Val di Susa e
in particolare della Sacra di San Michele.
Aumento progressivo dei nuclei famigliari e
diminuzione del numero dei relativi componenti.
Presenza all’interno del territorio comunale di una
Villa Romana di grande interesse.
Aumento della popolazione nella fascia della terza
età.
Aumento progressivo dell’emigrazione cittadina.
Inquinanti fisici / Rumore
PUNTI DI FORZA
Il Comune si è dotato del
Classificazione acustica nel 2005.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Piano
di
Non è stato redatto il Regolamento acustico.
Non risultano aree potenzialmente incongrue dal
punto di vista delle localizzazioni.
OPPORTUNITA’
MINACCE
Realizzazione della bretella stradale di
collegamento tra la SP197 e la SP198 che
alleggerirà il transito veicolare nei quartieri a sud
L’attuale difficile accessibilità ai servizi scolastici
che genera congestione e rumore nelle aree
residenziali interessate dagli spostamenti
veicolari.
L'evoluzione della normativa in materia acustica
legata agli edifici.
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Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Inquinanti fisici / Radiazioni
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Il Comune si è dotato di uno specifico Piano di
Regolamentazione delle antenne sul territorio.
Non è condotto un monitoraggio costante dei
rilasci autorizzativi di installazione delle
antenne sul territorio.
Non risultano aree potenzialmente incongrue dal
punto di vista delle localizzazioni.
OPPORTUNITA’
MINACCE
Il progressivo aumento delle antenne
trasmissione per la telefonia mobile.
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di
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
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18. La valutazione di coerenza degli obiettivi del PRGC. Relazioni con il
sistema ambientale e capacità combinata di conseguire i target.
La valutazione ambientale di un Piano urbanistico avviene essenzialmente attraverso
la valutazione delle sue azioni; dunque l’identificazione delle azioni di piano costituisce
il passo obbligato e preliminare della valutazione. Le azioni dovrebbero quindi
configurarsi come interventi e politiche atte a conseguire gli obiettivi posti a monte dal
Piano
secondo
uno
schema
ormai
invalso
nella
pianificazione
strategica :obiettivi/azioni/misure.
Poiché un Piano di governo del territorio ha il compito primario e specifico, che non
compete ad altri strumenti di piano, quale la disciplina delle modificazioni fondiarie
connesse al processo di formazione e trasformazione della città, è fondamentale che
esso metta in atto politiche e azioni che perseguano crescenti livelli di sostenibilità, sia
per quanto concerne la sua organizzazione urbana interna, sia per quanto concerne il
rapporto con il territorio agronaturale circostante.
In questa fase preliminare di formazione del PRGC di Almese è stata messa a punto
un’articolata griglia di obiettivi specifici sui quali si andranno a definire
successivamente le opportune azioni urbanistiche.
Le analisi di coerenza con i macro-obiettivi di sostenibilità ambientale esplicitati nelle
Direttive europee e con il sistema della pianificazione sovraordinata e settoriale che ai
vari livelli e sulle varie tematiche interessa il territorio di Almese è stata quindi condotta
con riferimento a questo sistema di obiettivi.
18.1. Analisi di coerenza esterna: la matrice di sostenibilità
L’analisi di coerenza esterna è servita a comprendere in quale misura gli obiettivi
considerati dal PRGC fossero coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale
prestabiliti in altri strumenti (normativi, di indirizzo o di pianificazione) prevalentemente
alla scala verticale.
La verifica è stata quindi condotta con riferimento agli obiettivi di sostenibilità posti dalle
politiche, dalle norme, dai piani e dai programmi internazionali, comunitari e nazionali e
dai piani e programmi di livello regionale e provinciale; in senso orizzontale l’analisi è
stata condotta con riferimento sistema agli obiettivi degli analoghi strumenti di governo
del territorio elaborati al medesimo livello (piani settoriali comunali).
Per far questo è stata predisposta una matrice di sostenibilità con il sistema degli
obiettivi del Piano sulle righe e gli obiettivi di sostenibilità ambientale (suddivisi per
componenti) sulle colonne (si veda la tabella seguente).
La conoscenza preventiva di eventuali incoerenze tra gli obiettivi del PRGC e gli
obiettivi di sostenibilità ambientale ha consentito di identificare le potenziali aree
problematiche di sviluppo del Piano manifestando la necessità di approfondire lo studio
delle azioni relative agli obiettivi ‘a rischio’ di incompatibilità ambientale.
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144
Tutela e rafforzamento della rete ecologica.
Riduzione del consumo di suolo.
Tutela dei suoli agricoli produttivi.
Contenimento e densificazione delle frange
periurbane più remote.
Promozione di fonti energetiche rinnovabili.
Tutela dei caratteri naturali del paesaggio alto
collinare e montuoso.
Tutela delle aree ad alta sensibilità paesaggistica.
Recupero e valorizzazione dei beni storici.
Decongestionare il centro urbano.
Riorganizzare la dotazione dei servizi scolastici
migliorandone l'accessibilità.
Eliminare i principali elementi di degrado e di
incompatibilità nel tessuto residenziale.
Consolidare il ruolo residenziale evitando la
localizzazione di attività industriali e del grande
commercio.
Completare l'area produttiva e migliorarne
l'accessibilità.
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Contenere la dispersione
insediativa
Tutelare i beni ed il patrimonio
culturale ed incentivarne la
fruizione sostenibile
Recuperare e valorizzare il
paesaggio
Ridurre i consumi energetici
Promuovere un uso razionale
dell'energia
Promuovere il ricorso a fonti
energetiche rinnovabili
Salvaguardare e potenziare la rete
ecologica
Tutelare la biodiversità
valorizzando le specie e gli habitat
Ridurre l'inquinamento acustico
Contenere il consumo di suolo
aumentando le superfici permeabili
Recuperare gli equilibri
idrogeologici
Bonificare le aree inquinate e
proteggere il suolo
dall'inquinamento
Promuovere un uso sostenibile del
suolo
Ridurre le emissioni di gas
climalteranti
Relazione
Migliorare la qualità dell'aria
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
La matrice di sostenibilità approntata sugli obiettivi del Piano urbanistico di Almese
offre alcune interessanti letture:



gli ‘Obiettivi per la tutela dell'ambiente’ risultano, come prevedibile, quelli che
dimostrano maggior coerenza con i principi di sostenibilità, ed alcuni fra questi
interessano in modo trasversale un notevole numero di voci appartenenti alle
differenti componenti ambientali (aria, suolo, biodiversità ecc.); non si riscontrano
tra gli obiettivi potenziali elementi di criticità rispetto alle matrici ambientali
considerate.
gli ‘Obiettivi per la tutela del paesaggio’ assecondano quasi sempre i temi di
sostenibilità indicati, in quanto vengono proposti principalmente la tutela delle
componenti paesaggistico-ambientali e il recupero e la valorizzazione dei beni
storici più significativi: Villa Romana e San Mauro in primo luogo.
gli ‘Obiettivi per il miglioramento della qualità urbana’, presentano una diffusa
coerenza con quelli di sostenibilità, facendo emergere solo due limitate potenziali
conflittualità, ampiamente prevedibili e superabili. Infatti, la finalità sociale di
potenziare il polo scolastico migliorando al contempo la sua accessibilità (anche
con modalità non motorizzata) implicherà la realizzazione dei nuovi edifici in
un’area esterna all’abitato, oggi interessata da un mix di edifici produttivi in parte
dismessi e aree agricole intercluse. Poiché si ritiene che l’obiettivo prioritario sarà
conseguito comunque senza particolari interferenze con un quadro generale di
sostenibilità (il polo scolastico si collocherà sui sedimi degli attuali spazi produttivi
attraverso un’operazione di ristrutturazione urbanistica eliminando gli attuali
elementi di degrado e di potenziale rischio della salute), lo sviluppo di questa
porzione di città dovrà realizzarsi in modo compatibile con le componenti
paesaggistiche ed ambientali presenti, garantendo una adeguata dotazione di
superfici permeabili.
L’espansione del polo produttivo, invece, comporterà il consumo di suoli che già
oggi sono parte dell’ambito produttivo, non ancora trasformati. Suoli in parte incolti
e parzialmente utilizzati da impianti di arboricoltura da legno. Un completamento
urbanistico quindi che, seppur portatore di una quota di consumo di suolo, non
priverà il sistema ambientale complessivo di suoli di alta qualità e fertilità.
18.2. Analisi di coerenza esterna: le relazioni con il sistema di pianificazione.
Questo tipo di analisi ha inteso valutare il grado di coerenza ‘normativo’ tra gli obiettivi
del PRGC ed il sistema della pianificazione allo scopo di evidenziare eventuali criticità
con le disposizioni legislative, di programmazione e regolamentative degli strumenti
sovraordinati o settoriali.
La relazione è stata valutata con riferimento a:

le disposizioni per la tutela dei siti Natura 2000;
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146
Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione






Relazione
Il Piano Territoriale Regionale;
Il Piano Paesaggistico Regionale;
il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino;
il Piano di Risanamento dell’aria;
il Piano di Tutela delle acque;
la Classificazione acustica comunale.
Laddove vi è piena coerenza con l’obiettivo del PRGC e quanto disposto dai Piani
esaminati la matrice riporta una casella verde. Se, al contrario, laddove non vi sono
significative e precipue connessioni tra il sistema degli obiettivi, la casella rimane
bianca.
Natura
2000
PTR
PPR
PTC2
Piano
Aria
PTA
Classif.
Acustica
Tutela e rafforzamento della rete ecologica
Riduzione del consumo di suolo
Tutela dei suoli agricoli produttivi
Contenimento e densificazione delle frange
periurbane più remote
Promozione di fonti energetiche rinnovabili
Tutela dei caratteri naturali del paesaggio
alto collinare e montuoso
Tutela delle aree ad alta sensibilità
paesaggistica
Recupero e valorizzazione dei beni storici
Decongestionare il centro urbano
Riorganizzare la dotazione dei servizi
scolastici migliorandone l'accessibilità
Eliminare i principali elementi di degrado e di
incompatibilità nel tessuto residenziale
Consolidare il ruolo residenziale evitando la
localizzazione di attività industriali e del
grande commercio
Completare l'area produttiva e migliorarne
l'accessibilità
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
19. Il metodo di valutazione sintetica tramite le carte di compatibilità
ambientale.
Dall’analisi sopra svolta con riferimento a componenti e fattori ambientali sono state
tratte le informazioni per mettere a punto un metodo di valutazione preliminare delle
possibili alternative di piano e che ha condotto alla definizione della bozza preliminare
urbanistica, con particolare attenzione alla selezione delle aree di
completamenti/nuovo insediamento residenziale.
Il concetto di compatibilità ambientale assomma in sé la considerazione sia dell’impatto
potenziale che l’azione in oggetto (cioè il completamento residenziale) può produrre
sulle componenti ambientali sensibili del territorio, sia dell’impatto potenziale che i
fattori di pressione presenti sul territorio possono produrre sull’azione stessa (cioè sulle
nuove residenze).
La verifica è stata condotta su una limitata serie di carte di compatibilità ambientale,
precisamente:
A. Carta di compatibilità degli ecosistemi, che riassume le informazioni relative alle
componenti vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi;
B. Carta di compatibilità del paesaggio e dei beni storico-ambientali;
C. Carta di compatibilità dovuta ai fattori d’impatto sulla salute umana, che riassume le
informazioni relative ai fattori d’impatto: inquinamento atmosferico, acustico e
radiazioni non ionizzanti.
Un particolare rilievo, dal punto di vista urbanistico, assumono quelle aree la cui
compatibilità ambientale è nulla, cioè tale da determinare un vincolo di inedificabilità.
Il metodo qui proposto persegue il duplice scopo di rendere espliciti i criteri di
valutazione della compatibilità ambientale e di fare in modo che essi siano facilmente
comunicabili anche a non esperti tramite l’evidenziazione cartografica dei gradi di
compatibilità.
Ma esso ha anche il pregio di agevolare le operazioni di monitoraggio e valutazione in
itinere dell’attuazione del piano e delle eventuali proposte di variante che dovessero
porsi in futuro. Infatti, le carte di compatibilità ambientale possono essere di uso
agevole per gli stessi uffici comunali ogni qual volta si tratti di valutare eventuali
proposte di variante parziale che, nel corso dell’attuazione del piano si dovesse
prospettare.
L’informazione relativamente alle carte di compatibilità ambientale non va considerata
statica nel tempo; essa infatti è soggetta a modificazioni in relazione alle modificazioni
del territorio e dell’ambiente, ma anche in relazione all’evolversi della conoscenza che
gli ulteriori studi e ricerche possono contribuire ad accrescere.
Il metodo si presta ad essere facilmente automatizzato tramite la formazione di un
database georiferito e informatizzato, che può trovare collocazione sul sito web del
Comune, in modo da consentire un ampio accesso da parte dei cittadini
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
all’informazione relativa alla qualità e alle potenzialità ambientali del loro territorio e
della loro città.
Di seguito si forniscono le sopra elencate carte.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Confine comunale
Compatibilità nulla
Compatibilità bassa
Compatibilità media
Compatibilità alta
Varchi da non edificare
Carta di compatibilità ambientale degli ecosistemi.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Confine comunale
Beni culturali, architettonici, urbanistici e archeologici
Compatibilità nulla
Compatibilità bassa
Compatibilità bassa – area di tutela di beni e nuclei storici
Compatibilità media
Compatibilità alta
Carta di compatibilità ambientale del paesaggio e dei beni storico-ambientali.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Rumore
Radiazioni non ionizzanti
Traffico stradale
Compatibilità bassa
Elettrodotti
Compatibilità nulla
Compatibilità media
Compatibilità media
Classificazione acustica
Classi V e VI – compatibilità bassa
Stazioni radio base
Compatibilità media
Classe IV – compatibilità media
Carta di compatibilità ambientale dovuta ai fattori d’impatto sulla salute umana.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
20. Valutazione delle alternative di Piano: criteri e scelte localizzative
20.1. Completamenti e densificazioni.
Come detto in premessa, la razionalizzazione urbanistica vuole essere uno degli assi
portanti del nuovo PRGC. L’attuale sistema insediativo, infatti, è caratterizzato da un
elevato grado di dispersione, che ha generato un certo numero di ‘relitti di aree
agricole’ compresi all’interno di frange periurbane, la cui edificazione residenziale può
avvenire senza costi di soglia per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria,
accrescendo così l’efficienza di tali opere pubbliche, senza causare impatti apprezzabili
sugli agroecosistemi e sul loro paesaggio.
La linea scelta è dunque quella di procedere ad un compattamento del perimetro
abitato del nucleo principale e delle relative frange periurbane, tramite interventi
urbanistici di completamento residenziale, limitando al massimo l’individuazione di
nuove aree di espansione all’esterno dei bordi già definiti, se non per
imprescindibili esigenze di reperimento di nuovi servizi cittadini (ad esempio le scuole).
Questa azione di razionalizzazione urbanistica rientra nella scelta di fondo di evitare il
prodursi dei processi dispersivi, che hanno caratterizzato lo sviluppo urbanistico del
passato e che costituiscono il più consistente fattore di pressione ambientale che lo
sviluppo urbano può generare.
La presenza di tessuto insediativo disgregato di frangia periurbana è molto diffusa;
pertanto le aree di potenziale completamento residenziale in grado di produrre
addensamento del tessuto di frangia sono numerose. Nella linea della
razionalizzazione urbanistica si è scelto di limitare le aree di completamento a quelle
della immediata corona periurbana del centro principale, mantenendo lo statu quo per
le restanti frange che si sono formate in posizioni più remote dal centro stesso. Ciò
vale soprattutto per la lunga frangia periurbana che si è formata lungo la S.P. 198 in
direzione Caselette.
In coerenza con il carattere di fondo del territorio di Almese improntato alla residenza,
si ritiene di non espandere gli insediamenti industriali, mantenendo le indicazioni
del piano attualmente in vigore che consentono modesti completamenti della zona
industriale già programmata. Operando al contrario interventi di delocalizzazione di
attività dalla collocazione incongrua con la residenza.
Un’altra opzione di fondo è quella relativa al settore commerciale, per il quale si ritiene
opportuno non prevedere apposite aree di insediamento per il commercio di mediograndi dimensioni.
Infine, il tema delle infrastrutture stradali. Dall’analisi svolta sulla distribuzione del
traffico e sull’assetto della viabilità, non si motivano nuove arterie stradali di
scorrimento se non brevi tratti necessari per risolvere situazioni locali di congestione.
Questa scelta si distacca dalla proposta del primo Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (all’interno della cui cornice normativa sono stati avviati gli studi di questo
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
PRGC), in ordine ad una nuova bretella stradale in variante del tratto più urbanizzato
della S.P.198. Infatti, tale proposta, come già indicato in un Rapporto ambientale
preliminare (2007) risulta non solo priva di una motivazione funzionale, ma anche irta
di motivi di criticità dal punto di vista ambientale.
Di seguito si esaminano più in dettaglio le varie alternative prese in considerazione e i
criteri di scelta adottati.
21. Le alternative considerate in fase di elaborazione del piano.
Una prima possibile alternativa concerne gli usi del suolo di tipo urbano. Infatti il PRGC
può scegliere di ampliare molto il ventaglio dei possibili usi del suolo, o, al contrario, lo
può restringere.
Come si è accennato nei capitoli iniziali, qui si sceglie l’alternativa di limitare i nuovi
incrementi edilizi alla sola funzione residenziale. Con questa scelta si vuole confermare
la connotazione di fondo che il territorio del comune di Almese è venuto assumendo
come area residenziale ad alta qualità ambientale.
Si ritiene infatti che, per la conformazione fisico geografica del territorio comunale, non
esistano le condizioni per poter localizzare ulteriori attività industriali o attività
commerciali di grande dimensione, sia per l’impatto sul paesaggio che esse
generalmente causano, sia per gli effetti sui flussi di traffico, che verrebbero ad
interferire negativamente con la qualificazione residenziale che ormai ha assunto la
quasi totalità della viabilità, anche di quella relativa alle principali arterie di connessione
intercomunale.
21.1. Le alternative tra espansione e completamento.
Un altro nodo dove si aprono possibili alternative di PRGC è quello delle opzioni tra
aree di nuova espansione ed aree di completamento. Come si è premesso nella
presentazione dei criteri ispiratori generali del presente PRGC, in una situazione come
quella di Almese dove il tessuto edilizio fa riconoscere un alto grado di dispersione
tipico delle frange periurbane, il criterio che si intende far prevalere, sia dal punto di
vista urbanistico sia da quello ambientale, è quello di operare innanzitutto con
interventi di completamento mirati a densificare il perimetro edificato, occupando i lotti
liberi insularizzati nel tessuto urbano. Ciò consente l’ottimizzazione nell’uso delle reti
infrastrutturali e la minimizzazione degli impatti ambientali della crescita edilizia.
21.2. Le alternative nelle scelte localizzative.
Le alternative per la localizzazione dei completamenti residenziali si pongono
innanzitutto in relazione alla distanza dal centro abitato. Infatti, si possono configurare
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
completamenti che si collocano su una corona di prima cintura, o su una di seconda
cintura. Si ritiene di dover privilegiare i completamenti di prima cintura, perché sono
quelli che garantiscono la massima accessibilità ai servizi, una maggiore efficienza
nella fornitura delle urbanizzazioni primarie, un minore impatto sugli ecosistemi e sul
paesaggio.
Sulla base di questi criteri, si sono individuati gli ambiti di frangia periurbana che
presentano aree libere potenzialmente dedicabili ai completamenti residenziali.
Come si vedrà più ampiamente nel capitolo finale del quadro di riferimento ambientale,
si sono individuate tre categorie di ambiti:
- la prima costituita da aree libere di prima cintura e di pianura, le quali vengono
escluse per motivi di assetto urbanistico o per motivi di incompatibilità ambientale o
perché contraddicono i criteri sopra elencati;
- la seconda costituita da aree di frangia periurbana della prima cintura, che, per la
loro prossimità al centro abitato, sono le più adatte al completamento secondo i
criteri sopra fissati;
- la terza costituita da aree di frangia periurbana di seconda cintura, cioè più remote
rispetto al centro abitato e, quindi, meno adatte al completamento secondo i criteri
fissati. Queste aree riguardano sostanzialmente la parte più remota della frangia
lungo la S.P. 198, poco adatta anche per gli impatti conseguenti al traffico veicolare.
Gli ambiti così individuati sono stati valutati alla luce dei criteri di compatibilità
ambientale, pervenendo ad un ordinamento di preferenza di tali ambiti per i
completamenti residenziali.
21.3. Le alternative negli indici di densità e nei parametri edilizi.
Nel quadro della scelta di confermare il carattere residenziale del territorio di Almese, si
possono aprire alternative in merito alle tipologie edilizie e ai relativi indici di
edificabilità. In Almese si è ormai manifestata una forte propensione all’edilizia di tipo
unifamiliare. Le indagini svolte sulla propensione della domanda confermano questa
tendenza. Pare dunque opportuno assecondare, per quanto possibile, la propensione
della domanda la quale peraltro consente, a determinate condizioni, di minimizzare
l’impatto ambientale sia dal punto di vista ecologico che da quello paesaggistico. Infatti,
il tessuto edilizio di tipo unifamiliare presenta una buona ricchezza vegetazionale
attraverso in contributo del verde privato e, al contempo, riduce fortemente l’impatto
visivo proprio grazie all’immersione nel verde e alla modesta altezza degli edifici. Esso
cioè è un tessuto edilizio poroso dal punto di vista delle connessioni ecologiche della
vegetazione la quale agisce anche come fattore di mitigazione dell’impatto visivo.
Si potrebbe obiettare che la tipologia edilizia unifamiliare comporta un maggiore
consumo di suolo rispetto a quella plurifamiliare, in realtà si possono conseguire,
anche con un tessuto edilizio di tipo unifamiliare, densità fondiarie relativamente
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
elevate, innalzando i limiti dei rapporti di copertura, pur mantenendo aree libere
sufficienti per una congrua presenza del verde privato. In ogni caso, la tipologia
condominiale multifamiliare di medio-grandi dimensioni, presenterebbe forti
controindicazioni per quanto concerne l’impatto paesaggistico e il rapporto con il
preesistente tessuto insediativo. Il contenimento dell’altezza degli edifici (2, massimo 3,
piani fuori terra) è un requisito importante per la mitigazione dell’impatto visivo.
21.4. Le alternative di intervento sul tessuto edilizio esistente.
Un altro tema su cui si possono aprire alternative di piano è quello relativo alla
disciplina urbanistica che regolamenta gli interventi sul tessuto edilizio esistente. Le
alternative riguardano il grado di trasformazione consentito in termini di densità edilizia,
di indice di copertura e di altezza degli edifici, oltre che di cambiamento di destinazione
d’uso.
Va precisato che, fatti salvi i nuclei storici, tutti di modesta dimensione, la gran parte
del tessuto edilizio esistente è di recente edificazione. Per l’edilizia storica dovrà
prevedersi la possibilità di interventi che siano nella direzione di una sostanziale
conservazione del bene. Per quanto concerne l’edilizia recente, l’unica alternativa è
quella tra una posizione di conferma dell’esistente, e una posizione che si apre alla
possibilità di modesti incrementi di cubatura, limitati ovviamente alle sole situazioni
dove l’indice di densità sia al di sotto di quello medio consentito e comunque a
condizione che ciò non provochi effetti negativi sulle proprietà contermini o il
superamento dei limiti di altezza fissati.
Sia che si scelga l’una o l’altra delle due alternative si può valutare che non si
verifichino apprezzabili effetti ambientali.
Un discorso a parte meritano gli insediamenti industriali, per i quali si è soliti concedere
interventi di ristrutturazione edilizia in ragione delle necessità produttive, pur
mantenendo i vincoli dei fissati rapporti di copertura.
21.5. Le alternative nell’assetto delle infrastrutture stradali.
Le nuove infrastrutture stradali costituiscono un tema di importanza cruciale per
l’assetto urbanistico e per gli impatti ambientali ad esse connessi.
Allo stato attuale non si rende necessario prevedere alcun nuovo intervento di viabilità
al di fuori della rete di accessibilità ai completamenti residenziali individuati e di quanto
già programmato dal PRGC in vigore.
Come si è premesso nel quadro di riferimento programmatico, il vecchio PTC della
Provincia di Torino prevedeva una nuova bretella stradale, la cui unica funzione era
quella di consentire il declassamento a strada urbana di un tratto della S.P. 198.
Questa proposta, come è stato già indicato, presentava non poche controindicazioni
sia dal punto di vista meramente funzionale, sia da quello ambientale.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Esistono invece alcune situazioni locali critiche, dove nelle ore di punta si manifestano
fenomeni di congestione, ai quali il piano cerca di dare soluzione adottando interventi
di minimo impatto. Questi aspetti verranno affrontati nel Quadro di riferimento
ambientale nel capitolo dedicato all’ambiente urbano.
22. Criteri e selezione dell’alternativa.
I criteri che hanno orientato la scelta tra le possibili alternative di piano, possono così
essere riassunti:
-
-
i nuovi incrementi edilizi sono limitati ai soli usi residenziali;
gli incrementi edilizi si configurano sostanzialmente come completamenti urbanistici
finalizzati all’addensamento dei tessuti porosi delle frange periurbane;
le tipologie edilizie ammesse riconfermano quelle ormai prevalenti, riconducibili alla
casa unifamiliare o plurifamiliare di piccola dimensione e di altezza contenuta;
il tessuto edilizio storico è tutelato conservato, anche nei nuclei delle borgate minori;
non sono ammessi interventi di trasformazione del tessuto edilizio consolidato se
non quelli ancora possibili nei margini dei limiti di densità e di altezza fissati per la
nuova edilizia;
non si prevedono nuovi interventi infrastrutturali relativi alla viabilità primaria, se
non quelli necessari per risolvere situazioni di criticità locale.
Sulla base di questi criteri, si sono individuati gli ambiti dove prevedere i possibili
completamenti residenziali valutandone la potenzialità in relazione ai vincoli di
compatibilità ambientale.
In conclusione, l’alternativa scelta è stata quella di procedere ad una accurata
individuazione dei lotti destinabili al completamento, limitandone fortemente la
dimensione allo scopo di non interferire con le aree ad alta sensibilità ambientale
Gli stessi criteri, inoltre, hanno guidato la selezione delle istanze pervenute durante la
fase di predisposizione del Piano, come mostrato nell’immagine seguente.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Selezione delle istanze pervenute. In verde le aree accolte e inserite nel PRGC. In rosso le aree respinte.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
22.1. Il dimensionamento della proposta di Piano.
E’ interessante verificare come a fronte dei circa 300 alloggi costruiti nel decennio
1991-2001 la popolazione sia aumentata solo di circa 400 abitanti, e quindi al di sotto
di quanto si potrebbe ipotizzare applicando il rapporto medio di 2,4 ab./famiglia. Ciò è
legato evidentemente al processo di nuclearizzazione delle famiglie e all’incremento
delle dimensioni medie degli alloggi.
Tenuto conto dei limiti posti dal P.T.C.P.2 (75% del patrimonio edilizio residenziale
esistente) si è ritenuto di confermare in 250 alloggi la capacità insediativa di nuova
costruzione, pari al 7.5% della capacità del vigente P.R.G.C. ed anche al 7.5% del
patrimonio edilizio attuale (circa 3,300 alloggi).
La capacità insediativa di piano, ricomprendente le aree inattuate, ma confermate del
vigente P.R.G.C., è stata così articolata:




interventi di completamento nella parte collinare: 28 alloggi;
interventi di espansione a P.E.C.: 18 alloggi;
interventi di ristrutturazione urbanistica a P.P.: 114 alloggi ;
per un totale di 160 alloggi cui si aggiungono i 40 del P.R.G.C. vigente (tutti a
P.E.C.).
Dal punto di vista localizzativo gli interventi sono allocati per il 75% sulla parte piana e
per il 25% sulla parte collinare.
Nei prossimi anni si esaurirà molto probabilmente la capacità residua del vigente
P.R.G.C. (pari a circa 250 alloggi) e si realizzeranno gli ulteriori 350 alloggi
programmati per questo nuovo P.R.G.C., ovviamente con un arco temporale di
riferimento più che decennale.
Parallelamente si può stimare che una crescita della popolazione, ma con un
incremento rallentato rispetto alla crescita del patrimonio edilizio, attestandosi al
massimo su circa 7.000 abitanti alla fine dell’attuazione del nuovo PRGC.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
23. La definizione delle aree di trasformazione e la verifica di compatibilità
con il PTC2 : tutela dei suoli produttivi e aree dense/di transizione.
Ai sensi dell’art. 17 delle Norme di Attuazione del PTC2, è stata preventivamente
verificata la compatibilità delle previsioni del nuovo PRGC di Almese rispetto al tema
delle aree dense e di transizione e quello della tutela dei suoli fertili (Classi I e II di
Capacità d’uso).
La verifica di compatibilità è stata condotta a partire dalla proposta delle aree di
trasformazione del Piano già vagliata alla luce delle verifiche preliminari condotte
durante l’elaborazione del presente Rapporto ambientale preliminare.
23.1. Compatibilità delle previsioni del PRGC di Almese con le norme di tutela dei
suoli agricoli produttivi.
Come si può notare dallo stralcio cartografico di seguito riportato la previsione delle
nuove aree di trasformazione contenuta nella proposta di Piano (in verde) non
interferisce con i suoli di Ia e IIa Classe di capacità d’uso individuati dall’IPLA.
Si precisa tuttavia che, stante la vetustà della base cartografica su cui sono stati censiti
tali suoli (probabilmente la CTR del 1990), risulterebbero essere interessati dei suoli
liberi di IIa Classe collocati all’interno dell’area industriale: si tratta in gran parte di suoli
già urbanizzati e nella maggior parte dei casi occupati da stabilimenti realizzati
nell’ultimo decennio.
Al fine di garantire la tutela dei suoli maggiormente produttivi, e perseguire al contempo
gli obiettivi fissati dal Piano, si è deciso di stralciare nell’attuale proposta le aree
edificabili non attuate con il precedente PRGC (tutt’ora in vigore) che interessano
parzialmente i suoli di IIa Classe collocati in un’area agricola collocata tra i tessuti
residenziali di Via dei Caduti e la sponda sinistra del Messa.
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Variante generale del PRGC di Almese
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Indicazione dei suoli di Ia e IIa categoria (giallo e verde chiaro), aree di espanzione (verde brillante) e aree stralciate (perimetrazioni blu).
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
23.2. Compatibilità delle previsioni del PRGC di Almese con le norme di tutela
delle aree libere.
Con riferimento alla verifica di compatibilità con le prescrizioni poste dal PTC2 e
finalizzate alla tutela delle aree libere (già richiamate nel primo capitolo della presente
relazione) si presentano si seguito gli stralci cartografici, centrati sui quadranti
territoriali di Almese, che rappresentano la distribuzione delle aree edificabili proposte
dal PRGC e la perimetrazione delle aree dense e di transizione.
Tali aree, differenti rispetto a quelle tracciate in forma standard dal software della
Provincia di Torino, sono il risultato di una fase di concertazione con gli organi tecnici
provinciali sviluppata nell’arco di 3 incontri tenutisi tra dicembre 2012 e marzo 2013.
Come si può notare la quasi totalità delle previsioni proposte riguarda il completamento
di alcune porosità residuali interne al tessuto residenziale, finalizzate ad una
densificazione del sistema edificato e ad un contenimento delle frange periurbane.
La principale azione di trasformazione proposta nel Piano consiste nella
ristrutturazione urbanistica del piccolo comparto artigianale produttivo collocato
all’ingresso di Almese lungo la SP 197 con l’obiettivo di collocarvi il nuovo plesso
scolastico e un completamento residenziale. Gli interventi, oltre che finalizzati a
soddisfare un fabbisogno crescente, sono anche tesi alla riqualificazione dell’ingresso
della città e all’eliminazione degli elementi di degrado presenti negli stabilimenti (in
particolare coperture in fibrocemento).
La ristrutturazione urbanistica, attraverso l’articolata azione di completamento
residenziale e incremento dei servizi comunali, sarà legata anche alla realizzazione
della bretella di raccordo tra la SP197 e il ponte sul Messa.
Negli stralci sono indicati:
Con perimetri rossi: i perimetri delle aree dense e di transizione concordati con la
Provincia di Torino
Con una campitura verde: le nuove aree edificabili proposte dal PRGC di Almese
Con una campitura azzurra e un contorno blu scuro: le aree edificabili non attuate dal
precedente PRGC che si ripropongono nella proposta del nuovo PRGC.
Con un contorno blu scuro e trasparente interno: le aree edificabili non attuate dal
precedente PRGC che non ripropongono nella proposta del nuovo PRGC.
Con una campitura arancione: le previsioni residenziali del precedente PRGC
completamente attuate
Con una campitura viola: le aree industriali previste dal precedente PRGC e
completamente attuate.
Con un contorno viola e trasparente interno: le aree industriali previste dal precedente
PRGC e non attuate.
Con delle frecce verdi: i varchi di connessione tra la pianura e il versante collinare
tutelati dal Piano.
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Distribuzione delle aree edificabili rispetto ai suoli tutelati (in giallo e in verde chiaro).
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Variante generale del PRGC di Almese
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Relazione
Previsione insediativa stralciata (riquadro blu) perché sovrapposta a suolo di IIa Classe (areale verde). In
arancio le aree precedentemente attuate.
Area del centro storico e dei quartieri residenziali a sud. In verde l’area di ristrutturazione
urbanistica interessata dalla localizzazione del nuovo plesso scolastico.
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Area a nord del centro storico – Borgate Malatrait.
Borgate di versante. Sonetto, Montecapretto e Bunino.
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Borgata Rivera e l’area industriale.
Borgata Milanere.
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PARTE QUARTA
Proposta di un programma di monitoraggio
Il programma di monitoraggio che si intende proporre per il PRGC di Almese è
finalizzato a fornire dati utili per l’integrazione delle politiche urbanistiche con le
politiche ambientali, o settoriali aventi rilevanza ambientale, perseguite
dall’Amministrazione, tra le quali il Piano urbanistico è per sua natura l’elemento
cardine.
Per redigere un PRGC che sia davvero conforme ai requisiti di una VAS ai sensi della
Direttiva Europea e della legislazione corrente si ritiene necessario configurare lo
strumento di Piano affinché sia leggibile e interpretabile anche in chiave di ‘dati’,
identificando un opportuno set di indici e indicatori in grado di misurare dati esistenti e
rilevabili. L’uso degli indicatori, infatti, consente di tradurre moltissimi dati grezzi in
poche informazioni, molto più comprensibili, e semplifica il numero di informazioni
riguardanti i fenomeni più complessi.
Con riferimento alla letteratura scientifica di settore, gli indicatori dovranno essere
selezionati con riferimento a tre requisiti:
1. essere scientificamente fondati;
2. essere efficientemente gestibili dalle strutture tecniche
amministrazione;
3. essere facilmente comprensibili da parte dei non specialisti.
della
pubblica
Dal punto di vista concettuale, il riferimento che si intende seguire per
l’approfondimento del Rapporto Ambientale e per l’implementazione del sistema di
monitoraggio del Piano è rappresentato dalla sequenza DPSIR (DeterminantiPressioni-Stato-Impatto-Risposte) (OECD, 1995; EEA, 1996), dove:





i Fattori Determinanti (D) descrivono le attività socio-economiche che causano le
pressioni ambientali (es. in numero di abitanti di una città);
i Fattori di Pressione (P) descrivono le azioni dell’uomo che causano modifiche
sullo stato delle componenti ambientali (cioè direttamente impattanti per l’ambiente)
Sono ad es. i prelievi idrici, l’emissione di inquinanti o di rumore;
i Fattori di Stato (S) descrivono le condizioni di qualità delle varie componenti
ambientali sensibili ai fattori d’impatto esaminati (aria, acqua, suolo, ecc…);
i Fattori d’Impatto (I) descrivono le modifiche di stato per effetto delle pressioni
antropiche esercitate dai determinanti (ad es. l’incremento di un inquinante nell’aria,
nel suolo o nell’acqua, la riduzione di risorse naturali non rinnovabili, ecc…);
le Risposte (R) rappresentano la controazioni del Piano volta a contrastare le
pressioni ambientali, in modo da riportare l’impatto entro le soglie di ammissibilità o,
più in generale, in modo da conseguire le condizioni di sostenibilità.
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Variante generale del PRGC di Almese
Documento tecnico preliminare VAS – fase di specificazione
Relazione
Per valutare l’efficacia ambientale del Piano occorrerà quindi definire operativamente il
set delle azioni di piano ed i relativi indicatori di monitoraggio (selezionati in base ai dati
già presenti o in funzione della semplicità del loro reperimento) relazionandoli
nell’ambito della sequenza logica DPSIR. Occorrerà cioè:



identificare le forze determinanti e le conseguenti pressioni ambientali, che il piano
mette in campo, o che non sono generate da esso ma sulle quali il piano è
chiamato ad agire per mantenerle nei margini della sostenibilità ambientale;
definire la qualità dello stato delle componenti ambientali soggette alle pressioni e il
tipo di impatto che queste possono esercitare sulle componenti stesse (il cui stato
iniziale è dedotto dal RA);
indicare le risposte che il piano potrà mettere in campo per assicurare la
sostenibilità ambientale delle forze determinanti e delle relative pressioni.
24. La costruzione del Core-set di indicatori per la VAS del PRGC di
Almese.
In questa fase preliminare del Rapporto ambientale, per la selezione degli indicatori da
utilizzare per l’analisi del sistema ambientale della città ci si è basati sulla reale
disponibilità e monitorabilità dei dati al fine fornire un quadro chiaro delle condizioni
qualitative su cui impostare la costruzione delle azioni di Piano.
E’ stato pertanto individuato un primo nucleo di indicatori descrittivi atti a caratterizzare
lo stato del sistema ambientale di Almese desunti principalmente dalle banche dati di
ARPA; tali indicatori, definiti indicatori di sistema, determinano le condizioni
caratteristiche di un elemento, di una componente o di un fenomeno al momento della
formulazione del Piano. Essi rappresentano quindi la condizione iniziale.
Per la costruzione del set completo degli indicatori di monitoraggio che si intende
mettere a punto nell’ambito dello sviluppo del piano si farà riferimento, oltre ai criteri
enunciati sopra, alla necessità imprescindibile di limitare il numero complessivo di tali
indicatori a favore di un nucleo sintetico con forti caratterizzazioni descrittive.
Lo sviluppo successivo del lavoro non potrà che arricchire il quadro conoscitivo del
sistema ambientale sanremese. Ne potranno emergere dati non ancora rilevati o
considerati, da cui potranno derivare altre caratteristiche e, di conseguenza, altri
indicatori. Il numero e la varietà degli indicatori, infatti, dovrà rispondere all’esigenza di
offrire un quadro conoscitivo quanto più ampio e preciso dei principali aspetti che
connotano il sistema ambientale-territoriale in cui opera il Piano e, al tempo stesso, alla
necessità di essere sufficientemente ‘sensibili’ da registrare gli effetti delle azioni
preventive del Piano e fissare, eventualmente, dei target. Si tratterà cioè di delineare
successivamente un nucleo di indicatori di tipo descrittivo e prestazionale. Al termine
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dell’operazione di screening dei dati utilizzabili, all’atto della redazione del Rapporto
preliminare, emergerà il set di indicatori più opportuno per questi scopi.
Si presenta, al termine di questo capitolo, una prima elencazione di indicatori utilizzabili
in base alla reperibilità dei dati dalle fonti sopra elencate. Per semplificarne la lettura e
mettere in luce le relazioni tra i diversi aspetti interessati, gli indicatori sono stati distinti
in base alle componenti ed ai fattori individuati nel paragrafo precedente con
indicazione della fonte dalla quale è reperibile il dato di base per la loro definizione.
Laddove l’indicatore sia di tipo ‘relativo’, ovvero derivato da altri, nella tabella si
specifica che la sua definizione avverrà per mezzo di operazioni di calcolo.
25. Il monitoraggio ambientale in-itinere del PRGC.
Il Comune di Almese si è recentemente dotato di un rinnovato Sistema Informativo
Territoriale ad uso interno, interamente gestito dagli uffici tecnici, che offre la possibilità
di consultare la cartografia comunale, di scaricare documenti e di aggiornarsi sulle
trasformazioni in atto sul territorio.
Stante la disponibilità di questa piattaforma, ci si propone di correlarvi il sistema di
monitoraggio ambientale del Piano predisponendo una sezione dedicata in cui
presentare periodicamente i report di attuazione del Piano e degli indicatori ambientali.
Ciò consentirà agli uffici tecnici, opportunamente formati, di procedere autonomamente
al caricamento dei dati e, ai cittadini, di essere costantemente informati sull’evoluzione
del Piano.
Il monitoraggio in-itinere, inoltre, offrirà all’amministrazione e ai suoi tecnici la
possibilità di valutare costantemente l’evoluzione del sistema territoriale e individuare
eventuali scostamenti rispetto alle previsioni iniziali, dando così la possibilità di mettere
in atto le misure correttive ritenute necessarie.
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ATMOSFERA
Aspetto
Indicatore
Fonte
Inquinamento atmosferico
Concentrazione/Emissione
di
sostanze inquinanti monitorate dalle
centraline fisse (o mobili) più
significative.
ARPA
Aspetto
Indicatore
Fonte
Acque superficiali
Indice Biotico Esteso (IBE)
ARPA/PTA
Acque superficiali
Livello
di
Inquinamento
Macrodescrittori (LIM)
da
ARPA/PTA
Acque superficiali
Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua
(SECA)
ARPA/PTA
Acque superficiali
Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua
(SACA)
ARPA/PTA
RISORSE IDRICHE
SUOLO E SOTTOSUOLO
Aspetto
Consumo di suolo
Indicatore
Superficie
(impermeabilizzata)
comunale totale (%)
Rischio idrogeologico
Superfici interessate da situazioni
di rischio idrogeologico / Territorio
comunale (%)
Calcolo – SIT Comunale
Rischio
umana
Popolazione residente in aree
soggette a rischio idrogeologico /
Popolazione totale (%)
Calcolo (previa disponibilità
dei dati geroriferiti della
popolazione)
idrogeologico/Salute
urbanizzata
/ Superficie
Fonte
Calcolo – SIT Comunale
BIODIVERSITA’ E PREGI NATURALISTICI
Aspetto
Biodiversità
Indicatore
Biopotenzialità territoriale (BTC)
Fonte
Calcolo – SIT Comunale
Tutela del SIC terrestre
Aree
urbanizzate
all’interno del SIC
presenti
Calcolo – SIT Comunale
Superficie
aree
boscate
e
seminaturali / Territorio comunale
totale (%)
Calcolo – SIT Comunale
Segnalazioni di Specie All. II dir.
Habitat
(DIR.
92/43/CEE)
sul
territorio comunale
ARPA/RSA
Patrimonio
complessivo
Tutela delle specie
vegetale
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PAESAGGIO
Aspetto
Tutela del paesaggio
Indicatore
Superficie delle aree sottoposte a
vincolo paesaggistico dal DLgs
42/2004 / Territorio comunale (%)
Fonte
Regione Piemonte
Pianificazione sovraordinata
Tutela del paesaggio
Superficie di aree sottoposte a
vincolo paesistico ai sensi del PPR
Regione Piemonte
Pianificazione sovraordinata
Calcolo – SIT Comunale
PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO-CULTURALE-ARCHEOLOGICO
Aspetto
Beni storico-architettonici
Indicatore
Edifici
sottoposti
a
vincolo
monumentale DLgs 42/2004 (n)
Fonte
Normativa
Pianificazione sovraordinata
Beni culturali
Beni culturali individuati dal DLgs
42/2004 (n)
Normativa
Pianificazione sovraordinata
Beni archeologici
Edifici e aree sottoposte a vincolo
archeologico dal DLgs 42/2004 (n)
Normativa
Pianificazione sovraordinata
Aspetto
Inquinamento acustico
Indicatore
Numero
di
abitanti
presenti
all’interno
delle
classi
di
zonizzazione acustica non idonee
alla localizzazione di residenze
RUMORE E VIBRAZIONI
Fonte
Calcolo – SIT Comunale
(previa disponibilità dei dati
geroriferiti della popolazione)
RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI
Aspetto
Elettrosmog
Elettrosmog
spaziale
Elettrosmog –
salute umana
–
Impronta
Tutela
della
Indicatore
Presenza di sorgenti di radiazioni
ionizzanti e non ionizzanti nel
Comune (n.)
Fonte
Comune di Almese
(previa disponibilità dei dati
relativi al catasto degli
impianti)
Superficie interessata dai buffers
delle sorgenti / Territorio comunale
(%)
Calcolo – SIT Comunale
(previa disponibilità dei dati
relativi al catasto degli
impianti)
Popolazione residente all’interno
della DPA (PRDPA)
Calcolo – SIT Comunale
(previa disponibilità dei dati
relativi al catasto degli
impianti e della popolazione
geroriferiti)
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QUALITA’ DELLO SPAZIO RESIDENZIALE URBANO
Aspetto
Qualità dell’abitare
Indicatore
Indicatore Europeo A4
Fonte
Calcolo – SIT Comunale
(previa disponibilità dei dati
geroriferiti della popolazione)
Qualità dell’abitare
Rapporto tra area destinata a
verde urbano (parchi e giardini
urbani) e superficie comunale
totale (%)
Calcolo – SIT Comunale
Aspetto
Raccolta differenziata
Indicatore
Tasso di raccolta differenziata nel
comune (%)
RIFIUTI
Fonte
ARPA
Comune di Almese
Estensione
delle
aree
per
stoccaggio e lavorazione inerti sul
territorio comunale
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