Mensile Obbligazioni Quadro macroeconomico e titoli di stato Negli USA positivi i segnali dai dati macro con consumi e investimenti che, al netto di fattori straordinari e una certa variabilità, mostrano una crescita solida nei mesi estivi. Omogeneamente positivo e ampio è il miglioramento sul mercato del lavoro in agosto, mentre la Fed si preoccupa del rallentamento della crescita globale e degli effetti del dollaro su esportazioni e inflazione. In Europa il rallentamento più ampio e duraturo delle attese per l’economia tedesca condiziona le prospettive di ripresa del ciclo e induce governi e autorità internazionali a una nuova revisione al ribasso delle stime. L’inflazione su nuovi minimi e la disoccupazione ancora elevata riducono il potenziale di crescita per la zona euro, mentre la BCE rimane pronta a intervenire. Nonostante la volatilità sui mercati e i focolai di tensione riaffiorati nelle ultime sedute, riteniamo che – a maggior ragione dopo l’ultimo storno – ci siano ancora alcuni fattori che possano supportare un restringimento degli spread sui periferici dai livelli attuali. Pertanto, confermiamo la view Neutrale in chiave tattica e Moderatamente Negativa in chiave strategica sul debito core. La view sui periferici resta sia in chiave tattica che in chiave strategica Moderatamente Positiva. L’ultimo mese si chiude con un andamento divergente tra IG e HY. Gli IG, soprattutto quelli in dollari, segnano un ritorno totale positivo grazie alla discesa dei tassi core, mentre sugli HY la performance risulta negativa, con un allargamento del premio al rischio piuttosto ampio e veloce. A ridosso di metà ottobre le preoccupazioni sulla crescita, unite a fattori (negativi) contingenti, hanno indotto un repentino movimento di fly-to-quality, rendendo più incerte le prospettive per l’ultimo trimestre. In tale contesto manteniamo invariata la view Moderatamente Positiva sugli IG mentre modifichiamo a Neutrale quella sugli High Yield, anche considerando che nelle fasi di correzione e/o di accresciuta volatilità il mercato della carta a spread europeo paga lo scotto di una liquidità non ottimale che fa allargare molto gli spread tra denaro e lettera. E’ probabile che la fase attuale di mercato possa far emergere buone opportunità per riaccumulare carta, anche e soprattutto speculativa, ma per ora consigliamo un posizionamento Neutrale, in attesa di sviluppi più chiari. Obbligazioni Paesi Emergenti Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche R icerca per investitori privati e PMI Paolo Guida Responsabile Serena Marchesi Fulvia Risso Analista Finanziario Cecilia Barazzetta Research Assistant Indice Scenario Macro 2 Titoli di Stato 6 Obbligazioni Corporate 9 Obbligazioni Paesi Emergenti 14 L’ultimo mese è stato caratterizzato – considerando la performance convertita in euro – da ritorni totali moderatamente positivi. L’andamento della valuta di emissione nei confronti dell’euro resta un fattore cruciale per gli investitori basati in euro. L’incremento dell’avversione al rischio e l’aumento della volatilità sui mercati si sono riflessi in una performance migliore per i titoli a rating più elevato. Il FMI certifica un ulteriore ampliamento della divergenza di performance tra i paesi. Tassi e obbligazioni 17. 17.10.2014 10.2014 Var. 1M Tasso Refi BCE (%) 0,05 -0,10 Tasso Fed funds (%) 0,25 0,00 Rendimento BTP 2 anni (%) 0,63 0,29 Rendimento BTP 10 anni (%) 3,73 0,10 Spread Corp IG 76 +1 Crossover (pb) 400 +150 Spread Emergenti (pb) 152 +7 Performance totali (Total return, %) Performance titoli di Stato 0,26 Performance Corporate IG 0,15 Performance Corporate HY -1,95 Performance Emergenti 0,52 Nota: HY= High Yield; IG= Investment Grade, in euro. Fonte: Bloomberg N ota mensile Analista Finanziario Obbligazioni Corporate Performance obbligazioni da inizio anno 17 ottobre 2014 Nota: HY= High Yield; IG = Investment Grade, in euro. Fonte: JP Morgan Euro EMBI, Global BofA-ML Euro Corporate Index, Bloomberg, elaborazioni Intesa Sanpaolo I prezzi del presente documento sono aggiornati alla chiusura del mercato del 16.10.2014 (salvo diversa indicazione). Per la certificazione degli analisti e per importanti comunicazioni si rimanda all’Avvertenza Generale. Strategie, portafogli e idee di investimento 19 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Stati Uniti: ritmo di crescita solido, mentre la Fed guarda al dollaro Positivi i segnali dai dati macro con consumi e investimenti che, al netto di fattori straordinari e una certa variabilità, mostrano una crescita solida nei mesi estivi. Omogeneamente positivo e ampio è il miglioramento sul mercato del lavoro in agosto, mentre la Fed si preoccupa del rallentamento della crescita globale e degli effetti del dollaro su esportazioni e inflazione. I dati più recenti hanno mostrato una stabilizzazione su livelli più contenuti ma comunque solidi per fiducia, attività e consumi. Sul fronte della domanda interna, la spesa per consumi e il reddito delle famiglie continuano a mostrare tassi di crescita positivi ma piuttosto volatili. Con riferimento ai dati sulle vendite al dettaglio, rimane positivo il contributo della misura al netto della componente auto in settembre, mentre le indagini di fiducia per i consumatori in ottobre registrano modeste correzioni lasciando comunque gli indici sui massimi di periodo. Ritmi di crescita solidi ma in rallentamento per fiducia e consumi Anche dal lato dei settori produttivi, i mesi estivi hanno visto un aggiustamento del trend con flessioni ampie per la fiducia rilevata sia dalle indagini ISM che a livello regionale. Il mese di agosto ha segnato una contrazione per la produzione industriale ma le prospettive rimangono favorevoli in attesa di una più solida ripresa degli investimenti. L’importante correzione registrata dagli ordini di beni durevoli in agosto è infatti legata all’impatto di alcuni fattori straordinari, mentre rimane positiva la dinamica attesa per gli investimenti non residenziali nel 2° semestre. Positivo anche il contributo dei settori produttivi Appare omogeneamente positivo e in forte miglioramento il mercato del lavoro, che non solo registra un incremento superiore alle attese per gli occupati in settembre, ma beneficia anche di una revisione al rialzo dei precedenti. La media di payrolls nel 3° trimestre si attesta a quota 224 mila unità al mese, mentre il quadro delineato dall’indagine presso le famiglie vede una nuova e inattesa flessione del tasso di disoccupazione, al 5,9% in settembre sul minimo da luglio 2008. Gli unici elementi non positivi sono il calo della partecipazione e la stabilità dei salari, ma nel complesso il mercato del lavoro appare in forte miglioramento con progressi diffusi. È forte il miglioramento sul mercato del lavoro I progressi compiuti sul mercato del lavoro sono attentamente monitorati dalla Fed, che invita a considerare misure più ampie e l’effettivo grado di risorse inutilizzate che ancora rimangono. A queste considerazioni, i verbali della riunione del FOMC di settembre aggiungono due novità: il timore relativo ai possibili effetti delle deboli prospettive di crescita globale e il rafforzamento del dollaro, con possibili effetti negativi sul volume delle esportazioni e sull'inflazione. A fronte di tali elementi di incertezza, il FOMC ha deciso di non modificare la propria forward guidance e non cambiare l'indicazione che i tassi resteranno bassi per un “considerevole periodo di tempo” dopo il termine del programma di acquisto di titoli. La preoccupazione principale in questa fase rimane quella di chiarire che il futuro sentiero di rialzo dei tassi dipenderà dal tono dei dati macroeconomici e dall'evoluzione dello scenario. Per il momento il mercato proietta ancora nel 1° semestre 2015 la svolta sui tassi, anche se il rialzo potrebbe essere posticipato. La Fed riconosce i progressi ma guarda a crescita globale e livello del cambio Fiducia dei consumatori e vendite al dettaglio Fonte: Bloomberg Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Produzione industriale e indici di fiducia ISM Fonte: Bloomberg 2 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Zona euro: nuove revisioni al ribasso per la crescita dopo la frenata tedesca In Europa il rallentamento più ampio e duraturo delle attese per l’economia tedesca condiziona le prospettive di ripresa del ciclo e induce governi e autorità internazionali a una nuova revisione al ribasso delle stime. L’inflazione su nuovi minimi e la disoccupazione ancora elevata riducono il potenziale di crescita per la zona euro, mentre la BCE rimane pronta a intervenire. Le ultime settimane hanno visto una nuova svolta in negativo per i dati macro europei, a partire dalle statistiche tedesche. Alla debolezza delle indagini di fiducia, si sono aggiunti i rallentamenti di produzione industriale, ordini all’industria ed esportazioni, che hanno spinto il Governo tedesco a tagliare le stime di crescita per l’anno in corso e il successivo. Anche se i dati sono stati penalizzati dall’impatto di fattori stagionali ed effetti di calendario negativi, il rallentamento tedesco, unito alla debolezza di Francia e Italia, ha contribuito a deteriorare ulteriormente le aspettative di ripresa per il ciclo europeo, sia in termini di consumi che per l’attività produttiva. La frenata dell’economia tedesca condiziona le prospettive di ripresa Se sul fronte della domanda interna le indicazioni rimangono negative, anche dal lato della politica fiscale difficilmente giungerà nuovo stimolo alla crescita, considerati gli scarsi margini di manovra a disposizione di Francia e Italia e la poca disponibilità a intervenire per la Germania. A questi fattori si aggiungono forti elementi di freno strutturale legati alle condizioni di mercato del lavoro e inflazione. Il mese di settembre per l’indice dei prezzi al consumo ha visto un minimo dal 2008 per il CPI headline (sceso a +0,3% a/a) e soprattutto una nuova e inattesa frenata per l’indice core (calato a +0,7% a/a). Per il mercato del lavoro si confermano in settembre tassi di disoccupazione vicini ai massimi storici per i paesi periferici e un’inaspettata pausa nella crescita dell’occupazione per la Germania. Alla luce di questi dati si spiega il monito lanciato dal FMI, che si è detto particolarmente preoccupato delle prospettive di crescita della zona euro e ha rivisto nuovamente verso il basso i target di crescita strutturale. Inflazione e disoccupazione frenano la crescita potenziale A fronte di uno scenario macro che segna dunque un improvviso e netto deterioramento, la BCE continua a garantire un approccio espansivo ribadendo “l’impegno unanime del Consiglio a ricorrere a ulteriori misure non convenzionali, nel caso in cui la ripresa dovesse rivelarsi più debole” rispetto a quanto ipotizzato nello scenario 2014-16. Il meeting di ottobre ha visto la pubblicazione dei dettagli del piano di acquisto di ABS e covered bond, che ha però parzialmente deluso gli operatori. L’assenza di target quantitativi specifici e la mancanza di alcuni dettagli tecnici hanno messo in dubbio l’efficacia e la portata dell’intervento. Una precisazione è invece giunta nel corso della conferenza stampa di Draghi, che ha chiarito come il target di espansione del bilancio indicato dalla BCE non rappresenta un obiettivo di per sé ma piuttosto un mezzo. A fronte dunque di un quadro macro di riferimento ancora estremamente debole, la BCE vorrà osservare l’evoluzione dei dati macro e gli effetti delle misure finora annunciate prima di annunciare eventuali nuove mosse. Continuiamo ad assegnare una probabilità inferiore al 50% all’annuncio di un QE europeo, ma la probabilità sta crescendo. BCE ancora attendista, deludono le attese i dettagli del programma di acquisto titoli Indici di fiducia per consumatori e imprese Note: la linea rossa fa riferimento alla soglia di 50 per i PMI, distinzione tra fasi di espansione e contrazione del ciclo di produzione. Fonte: Bloomberg Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Inflazione e disoccupazione nella zona euro Fonte: Bloomberg 3 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 World Economic Outlook: l’aggiornamento di ottobre porta nuove revisioni al ribasso per la crescita L’aggiornamento di ottobre al World Economic Outlook a cura del Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha introdotto una serie di revisioni al ribasso per la crescita sia per l’anno in corso che per il successivo. In particolare, con riferimento al 2014, il 1° semestre ha visto una dinamica peggiore delle previsioni sia per il PIL statunitense che per quello della zona euro e del Giappone. Se però per l’economia statunitense il FMI stima un deciso recupero nella seconda metà dell’anno, con una revisione al rialzo del dato sul PIL pari a mezzo punto percentuale rispetto alle previsioni di aprile, sono invece piuttosto consistenti le limature verso il basso per le stime di crescita su area euro e Giappone. Al complessivo rallentamento delle economie avanzate, si aggiunge anche un deterioramento delle prospettive per molti Paesi emergenti. Secondo l’analisi condotta dagli economisti del Fondo, sono due le principali forze che hanno pesato sul ciclo mondiale: da un lato incidono elementi specifici, con le economie avanzate che ancora sperimentano elevati livelli di debito (privato e pubblico) ereditati dalla crisi e un alto tasso di disoccupazione; dall’altra parte vi è anche un fattore comune denominatore tra Paesi avanzati ed emergenti che è la revisione verso il basso della crescita potenziale. Tra le economie avanzate, l’eredità della crisi non solo ha portato a una sostanziale riduzione delle prospettive di crescita per la zona euro, ma anche per i paesi in ripresa (Stati Uniti e Regno Unito in primis) le previsioni sono quelle di un ritorno a ritmi di espansione decisamente inferiori a quelli pre-crisi, segno quindi di una drastica riduzione del potenziale di crescita. Analogamente anche la dinamica attesa per i Paesi emergenti vede come fattore dominante quello di un abbassamento del potenziale di espansione nel medio periodo. Se quindi, a livello puntuale, la debolezza della congiuntura europea viene almeno parzialmente compensata dalla revisione al rialzo per il PIL statunitense (si veda tabella), comunque il bilancio rimane negativo per il PIL globale nel suo complesso, con una revisione al ribasso della crescita nei numeri del FMI rispetto alle stime di aprile. È negativo anche il segno di correzione sulle previsioni per il PIL dei Paesi emergenti, con una crescita attesa al +4,4% a/a quest’anno e al 5% l’anno prossimo alla luce di un’evoluzione debole della domanda interna e del rallentamento indotto dalle crescenti tensioni geopolitiche a livello internazionale. L’analisi del Fondo approfondisce, inoltre, quelli che potrebbero rivelarsi i principali elementi d’incertezza sullo scenario futuro. I rischi appaiono per il momento ancora sbilanciati verso il basso per le prospettive di crescita e possono riassumersi in tre categorie: - il primo fattore di rischio è quello legato agli effetti delle politiche monetarie e delle condizioni finanziarie particolarmente accomodanti che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Se da un lato queste condizioni possono aver dato origine a eccessi di tipo finanziario, il Fondo invita ad assumere un approccio cauto nel processo di normalizzazione della politica monetaria con la preoccupazione di garantire l’opportuno grado di sostegno alla ripresa del ciclo economico. Il compito di contenere gli eccessi finanziari dovrebbe così essere demandato a un corretto utilizzo delle politiche macroprudenziali; - il secondo fattore di rischio è collegato alla possibilità che le tensioni geopolitiche in atto assumano una maggior rilevanza nello scenario internazionale, generando ulteriore incertezza e instabilità. Se per il momento gli effetti sull’economia delle tensioni in Russia e nel Medio Oriente appaiono piuttosto contenuti, non è possibile escludere nuove escalation con eventuali ricadute sulle prospettive di crescita globali; - il terzo fattore di rischio è legato alle prospettive di un progressivo abbassamento della crescita potenziale, tanto per le economie avanzate che per quelle emergenti. La condizione di persistente stagnazione e bassa crescita per l’Europa potrebbe contribuire a mantenere bassa l’inflazione ancora per lungo tempo o addirittura potrebbe determinare uno scenario di deflazione. La minor forza delle economie avanzate del resto potrebbe indurre una riduzione del livello di crescita potenziale anche per i Paesi emergenti. In questo senso, non è facile individuare il miglior mix di politiche per risolvere il problema in atto: aumentare il livello di crescita Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 4 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 potenziale o anche solo produzione potenziale prevede la definizione e attuazione di complesse e ambiziose riforme strutturali. È questo tipicamente un processo dai tempi lunghi, pertanto difficilmente l’impatto di tali interventi, per quanto necessario, produrrà i propri frutti nel breve periodo. Rimangono dunque ancora deboli le prospettive di crescita nell’immediato per la congiuntura globale, anche se l’annuncio di piani di riforme strutturali credibili potrebbe determinare un ritorno della fiducia e della domanda interna tanto per i Paesi avanzati quanto per gli emergenti. Nelle raccomandazioni del Fondo si legge anche una timida apertura verso la possibilità di nuovi interventi di stimolo fiscale: per quei paesi che hanno beneficiato negli ultimi anni di un restringimento degli spread sul debito, è possibile qualche intervento mirato di stimolo agli investimenti nelle infrastrutture. Aggiornamento delle stime di crescita pubblicato nel World Economic Outlook di ottobre 2014 2012 2013 2014 Revisione 2015 Revisione PIL globale 3,4 3,3 3,3 -0,1 3,8 -0,2 Economie avanzate 1,2 1,4 1,8 2,3 -0,1 USA 2,3 2,2 2,2 0,5 3,1 Giappone 1,5 1,5 0,9 -0,7 0,8 -0,2 Zona euro -0,7 -0,4 0,8 -0,3 1,3 -0,2 Germania 0,9 0,5 1,4 -0,5 1,5 -0,2 Francia 0,3 0,3 0,4 -0,4 1,0 -0,5 Italia -2,4 -1,9 -0,2 -0,5 0,8 -0,3 Regno Unito 0,3 1,7 3,2 2,7 Economie emergenti 5,1 4,7 4,4 -0,1 5,0 -0,2 Cina 7,7 7,7 7,4 7,1 India 4,7 5,0 5,6 0,2 6,4 Russia 3,4 1,3 0,2 0,5 -0,5 Brasile 1,0 2,5 0,3 -1,0 1,4 -0,6 Sud Africa 2,5 1,9 1,4 -0,3 2,3 -0,4 Fonte: Fondo Monetario Internazionale Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 5 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Titoli di stato: periferici, ancora valore grazie alla BCE Nonostante la volatilità sui mercati e i focolai di tensione riaffiorati nelle ultime sedute, riteniamo che – a maggior ragione dopo l’ultimo storno – ci siano ancora alcuni fattori che possano supportare un restringimento degli spread sui periferici dai livelli attuali. Pertanto, confermiamo la view Neutrale in chiave tattica e Moderatamente Negativa in chiave strategica sul debito core. La view sui periferici resta sia in chiave tattica che in chiave strategica Moderatamente Positiva. Le ultime settimane sul settore dei titoli di stato dell’area euro sono state caratterizzate da un aumento della volatilità e dei flussi in vendita sul comparto dei periferici, con una decisa accelerazione nel corso delle sedute più recenti. I paesi più colpiti risultano essere Italia, Portogallo, Spagna e soprattutto Grecia, con rialzi dei rendimenti di 50 e più punti base sul segmento breve della curva delle scadenze e di oltre 20pb su quello lungo. Vendite pesanti sui periferici nelle ultime sedute Il quadro di riferimento complessivo non appare significativamente cambiato ma da alcune settimane aleggiava sui mercati un clima meno disteso con movimenti in range per le principali asset class e un aumento della volatilità anche intragiornaliera. A cambiare il mood di fondo dei mercati è stato probabilmente l’esito della riunione della BCE di inizio ottobre. ottobre Gli operatori si aspettavano maggiore chiarezza sulla potenza di fuoco dei due strumenti che la BCE si appresta a utilizzare per sostenere le aspettative d’inflazione, ossia il programma di acquisti di covered bond, che dovrebbe iniziare a giorni, e quello di ABS, per la cui partenza la Banca Centrale si è data tempo fino alla fine dell’anno. L’assenza di un timing ben definito per questa seconda classe di titoli, e soprattutto di un target quantitativo, è stata interpretata come un riflesso del disaccordo che ancora probabilmente prevale all’interno del Consiglio Direttivo sull’acquisto di titoli sul mercato secondario come strumento di politica monetaria. Questa scarsa chiarezza sembra pertanto aver affievolito la probabilità assegnata dal mercato a un avvio di un QE diretto anche ai titoli di stato in tempi non troppo lunghi. Da qui probabilmente, considerando anche il periodo dell’anno in cui gli investitori istituzionali iniziano ad avere una gestione di portafoglio meno attiva in vista della fine dell’anno, sono arrivati i primi impulsi di vendita. Impulsi a loro volta supportati da una stringa di dati macroeconomici deludenti che – se unita a una BCE percepita come meno presente – potrebbe aver aumentato il timore di un nuovo avvitamento economico e finanziario dell’area euro. E da qui, in una sorta di circolo vizioso, hanno tratto maggior peso alcune notizie negative provenienti dalla Grecia, il cui debito sovrano risulta essere di gran lunga quello maggiormente sotto pressione, con i rendimenti sulla scadenza decennale che sono tornati a scambiare poco sotto il 9%, oltre 300pb sopra l’area del 5,5% prevalente negli scambi di settembre. La volatilità degli ultimi giorni testimonia che i focolai di rischio sono ancora accesi Monitor titoli di stato Note: indici total return EFFAS Bloomberg. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Bloomberg Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 6 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Proprio sulla penisola ellenica si sono riaccesi prepotentemente i riflettori. Già da giorni circolano sul Governo greco indiscrezioni relative alle prospettive che si aprono per il Paese a fine anno, quando scadrà il piano di aiuti internazionale ricevuto dalla Troika. Se infatti in un primo momento l’Esecutivo di Atene aveva manifestato l’intenzione di chiudere il piano di salvataggio e tornare a finanziarsi autonomamente sul mercato dei capitali, le ultime indicazioni riportano la possibilità che il Governo scelga una via più soft – e molto più benvista dai mercati – ossia la richiesta di aprire una nuova linea di credito che sostituisca i fondi che arrivano dal FMI. Questa incertezza si innesta in una situazione difficile per l’Esecutivo, che si regge su una maggioranza risicata: nonostante il primo ministro Samaras abbia cercato di rassicurare i mercati sulla solidità del Governo e il rispetto degli accordi con la Troika, cresce la prospettiva di possibili elezioni anticipate la prossima primavera, da cui i mercati temono che possa uscire un Governo meno impegnato dell’attuale a rispettare gli impegni presi con le istituzioni europee. Ad aggiungersi a questo quadro, che già ha pesato sugli asset del Paese da metà settembre, con i rendimenti sulle scadenze più lunghe dei titoli di Stato in netto rialzo, è arrivato a metà ottobre un rapporto dell’agenzia di rating Fitch in cui si segnala l’elevato livello di crediti deteriorati nei portafogli delle banche elleniche. Secondo Fitch, i crediti problematici ammonterebbero a una percentuale tra il 30% e il 45% di tutti i crediti del sistema bancario greco, reso particolarmente vulnerabile considerando le riserve ritenute troppo basse e un mercato immobiliare ancora in calo. Il rapporto dell’agenzia di rating ha un peso ancora più elevato sui mercati, considerando l’avvicinarsi dei risultati di Asset Quality Review e stress test da parte della BCE. Un tentativo di calmierare le tensioni emerse a metà ottobre sugli asset greci è arrivato dalla BCE che ha ridotto l'haircut applicato ai bond che le banche greche presentano come collaterale per prendere in prestito fondi per permettere un migliore accesso alla liquidità. I riflettori tornano sulla Grecia Riteniamo che la volatilità delle ultime sedute sia la combinazione di una serie di fattori negativi ma apparentemente temporanei. La BCE, nonostante i contrasti interni, si è comunque detta unanime nella decisione di adottare ulteriori misure non convenzionali se la situazione – soprattutto in termini di aspettative di inflazione – dovesse ulteriormente peggiorare. Questa è probabilmente la chiave di lettura per interpretare lo scenario di lungo periodo e che ci lascia pensare che probabilmente l’istituto centrale non permetterà un duraturo avvitamento dei mercati finanziari. La BCE “unanime “unanime nell’adottare nell’adottare ulteriori misure non convenzionali” convenzionali” dovrebbe essere una sorta di garanzia sullo scenario di lungo periodo Pertanto, nonostante il sell-off degli ultimi giorni riteniamo che il quadro di fondo resti poco variato e pertanto confermiamo la nostra view Neutrale in chiave tattica e Moderatamente Negativa in chiave strategica sul debito core. La view sui periferici resta sia in chiave tattica che in chiave strategica Moderatamente Positiva. View Rendimenti a due e dieci anni: variazioni nell’ultimo mese per i principali paesi dell’area euro Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Bloomberg Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 7 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Previsioni Intesa Sanpaolo Treasury 2 anni 5 anni 10 anni 30 anni Bund 16.10.14 0,30 1,27 2,03 2,82 dicdic-14 0,50 1,60 2,30 3,22 marmar-15 0,80 1,80 2,50 3,42 giugiu-15 1,30 2,20 2,80 3,72 setset-15 1,50 2,40 3,00 3,92 Fonte: Bloomberg, Intesa Sanpaolo 2 anni 5 anni 10 anni 30 anni dicdic-14 0,40 1,00 2,30 3,37 16.10.14 -0,07 0,12 0,75 1,62 dicdic-14 0,00 0,20 0,90 1,67 marmar-15 0,10 0,33 1,00 1,77 giugiu-15 0,20 0,60 1,30 2,07 setset-15 0,30 0,70 1,40 2,17 marmar-15 40 80 140 165 giugiu-15 30 60 120 140 setset-15 30 40 100 120 Fonte: Bloomberg, Intesa Sanpaolo BTP 16.10.14 0,80 1,39 2,64 3,91 2 anni 5 anni 10 anni 30 anni marmar-15 0,50 1,13 2,40 3,42 giugiu-15 0,50 1,20 2,50 3,47 Fonte: Bloomberg, Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche setset-15 0,60 1,10 2,40 3,37 Spread BTP-Bund 16.10.14 2 anni 87 5 anni 128 10 anni 189 30 anni 229 dicdic-14 40 80 140 170 Fonte: Bloomberg, Intesa Sanpaolo 8 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Obbligazioni Corporate: l’avversione al rischio penalizza gli HY L’ultimo mese si chiude con un andamento divergente tra IG e HY. Gli IG, soprattutto quelli in dollari, segnano un ritorno totale positivo grazie alla discesa dei tassi core, mentre sugli HY la performance risulta negativa, con un allargamento del premio al rischio piuttosto ampio e veloce. A ridosso di metà ottobre le preoccupazioni sulla crescita, unite a fattori (negativi) contingenti, hanno indotto un repentino movimento di fly-to-quality, rendendo più incerte le prospettive per l’ultimo trimestre. In tale contesto manteniamo invariata la view Moderatamente Positiva sugli IG mentre modifichiamo a Neutrale quella sugli High Yield. I dati macroeconomici dell’ultimo mese hanno restituito segnali molto deboli sull’andamento dell’economia dell’Eurozona, con alcuni numeri ampiamente sotto le attese anche per l’economia tedesca. La ripresa globale per ora prosegue, ma in un contesto caratterizzato da forte incertezza, plurimi focolai di crisi internazionale e crescenti rischi al ribasso. Il FMI ha recentemente limato le stime di crescita globale. La politica monetaria europea non potrà quindi che restare estremamente accomodante, ma gli ostacoli politici all’introduzione di un vero programma di acquisto di titoli restano forti, mentre non è scontata l’efficacia della politica monetaria nell’attivare una ripresa che per ora non si vede. Dal fronte USA i verbali dell’ultimo FOMC e molte dichiarazioni di vari esponenti della Fed hanno evidenziato una certa preoccupazione per i possibili effetti restrittivi (su crescita e inflazione) di un apprezzamento del dollaro e per gli impatti della minore crescita globale sul sistema economico domestico. In attesa del FOMC in calendario a fine ottobre, l’impressione è che per la Fed l’ago della bilancia si vada spostando in direzione della massima cautela. Quadro macro: dati molto deboli in area euro, Germania compresa A ridosso di metà ottobre, alle preoccupazioni sulla dinamica della crescita, si sono aggiunti fattori (negativi) contingenti legati all’evoluzione della situazione politica in Grecia: l’avversione al rischio è repentinamente aumentata, innescando un deciso movimento di fly-to-quality che ha premiato i beni rifugio (in primis Bund e Treasury), a sfavore di listini azionari e titoli periferici. Negli ultimi giorni lievita l’avversione al rischio e… In tale contesto il mese si chiude con un ritorno totale positivo sugli IG sia in euro che soprattutto in dollari, con questi ultimi che hanno beneficiato di un robusto movimento di discesa dei tassi su tutte le scadenze della curva americana. Si sono invece mossi in controtendenza i titoli speculativi, che archiviano il mese con una perdita dell’1,5-2%, a seconda della valuta. La dinamica dei bond HY è probabilmente il fattore più rilevante emerso nelle ultime settimane. Dopo una lunga fase in cui la ricerca di rendimento aveva indirizzato gli investitori versoi i titoli speculativi con scarsa differenziazione del credit risk, tale asset class ha …sulla carta a spread si assiste a un decoupling tra IG e HY, con il premio al rischio in forte crescita per i titoli speculativi Obbligazioni in euro e in dollari: la performance dell'ultimo mese e quella da inizio anno (ritorno totale, dati in %) La dinamica del premio al rischio sulle obbligazioni con rating IG e HY (dati espressi in pb) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Bloomberg, aggiornati alle chiusure del 15.10.2014 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Thomson Reuters, aggiornati alle chiusure del 15.10.2014 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 9 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 visto un riprezzamento consistente che ha portato il premio al rischio sui massimi da inizio anno. Considerazioni di natura valutativa, unite a timori sulla crescita globale e sulle prospettive degli utili aziendali, hanno creato le condizioni per questa correzione. Con riferimento al mercato primario, le ultime sedute hanno chiaramente portato a un marcato rallentamento delle nuove emissioni. E’ però interessante segnalare che nel corso dell’ultimo anno il mercato Corporate europeo ha visto una netta crescita dei titoli lunghi ed extra-lunghi. Storicamente il mercato europeo prediligeva i titoli con scadenza breve e media, ma nel corso del 2013-2014 la ricerca di rendimento da parte degli investitori e l’interesse degli emittenti a “bloccare” costi di funding molto interessanti hanno congiuntamente contribuito ad accrescere il peso percentuale dei titoli a maggiore duration (23% delle emissioni totali di titoli con vita residua pari o maggiore di 11 anni, secondo le stime di Dealogic, 18% nel 2013, solo il 4% nel 2010). Anche se in ambito europeo non esiste una domanda significativa di bond extra-lunghi da parte di investitori istituzionali, come i fondi pensione inglesi e americani, la direzione del mercato europeo appare incoraggiante. Sul mercato primario recente battuta d’arresto, ma il bilancio (provvisorio) dell’anno segnala che il mercato europeo sta “maturando” Le prospettive di breve termine del settore dipenderanno in larga misura dall’evoluzione generale dei mercati: in particolare la durata e l’intensità di questa fase di avversione al rischio potrebbero condizionare in modo significativo le valutazioni nei prossimi mesi. Crescono le incertezze sulle prospettive dei prossimi mesi Un altro appuntamento importante è rappresentato nel breve dall’esito della valutazione complessiva (Comprehensive Assesment) condotta dalla BCE e dalle Autorità nazionali, con la supervisione dell’EBA (European Banking Authority). Il campione analizzato comprende 123 banche dell’eurozona operanti in 22 giurisdizioni differenti. La diffusione pubblica dei risultati finali sarà domenica 26 ottobre. ottobre. Nella prima metà di ottobre vi sono stati gli incontri (supervisory dialogue) tra i vertici delle banche, le autorità nazionali e la BCE su alcuni aspetti dell'analisi. L’obiettivo è stato quello di mettere a punto le valutazioni finali e di fornire ai manager dei singoli istituti un’anticipazione informale e parziale delle valutazioni con lo scopo di aiutare le banche ad approntare eventuali piani di “emergenza”. L’impatto degli stress test sarà misurato in termini di Common Equity Tier 1 (CET1). I livelli minimi stabiliti sono di un CET1 all’8% in caso di scenario centrale (baseline scenario) e al 5,5% in caso di scenario avverso (adverse scenario). Le banche che, alla luce dei risultati della valutazione complessiva (comprehensive assessment), dovessero risultare non sufficientemente solide avranno 6-9 mesi di tempo per colmare i deficit di capitale (capital shortfall). Eventuali carenze di capitale emerse attraverso l’asset quality review o lo scenario di base degli stress test potranno essere colmate solo attraverso strumenti di capitale primario classe 1 (come utili non distribuiti, aumenti di capitale, cessione di attivi a prezzi di mercato), mentre nel caso le carenze emergessero dallo scenario avverso sono ammessi (in misura limitata) anche i bond convertibili. La diffusione dei risultati del Comprehensive Assesment a fine ottobre sarà un appuntamento da monitorare In conclusione, la ripresa dell’avversione al rischio, indotta da un mix di elementi negativi più che da un singolo fattore scatenante, ha reso molto più incerte le prospettive di breve termine. Ci attendevamo che l’ultimo trimestre non avrebbe rivoluzionato le carte in tavola ma la fase laterale di fine estate si è bruscamente interrotta. Manteniamo invariata la view Moderatamente Positiva sugli IG, mentre modifichiamo a Neutrale quella sugli High Yield anche considerando che nelle fasi di correzione e/o di accresciuta volatilità il mercato della carta a spread europeo paga lo scotto di una liquidità non ottimale che fa allargare molto gli spread tra denaro e lettera. E’ probabile che la fase attuale di mercato possa far emergere buone opportunità per riaccumulare carta ma per ora consigliamo un posizionamento Neutrale, in attesa di sviluppi più chiari. View Moderatamente Positiva su IG, sugli HY la recente volatilità ci induce a divenire Neutrali, ma potranno emergere nuove opportunità per riri-accumulare carta a spread Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 10 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Aggiornamento emittenti Barclays (S&P’s: A-/Negativo; A/Stabile); CDS 5 anni: 62,5pb Moody’s: A3/Negativo; Fitch: Barclays è uno tra i principali gruppi finanziari a livello mondiale. Oltre ad avere una posizione competitiva molto forte sul mercato britannico, sia retail che corporate, il Gruppo è presente in oltre 50 paesi. La performance dell’ultimo semestre ha risentito della flessione dei ricavi (-12%), su cui ha pesato il drastico ridimensionamento della divisione di Investment Banking. I risultati reddituali hanno però beneficiato del miglioramento della qualità del credito e della riduzione dei costi operativi prevista dal Transformation Plan, avviato nel 2013 in risposta allo scandalo sulle manipolazioni del tasso Libor. Sotto il profilo patrimoniale, il Gruppo ha registrato nell’ultimo anno un progressivo rafforzamento Con una capitalizzazione di mercato di circa 38 miliardi di sterline (dati aggiornati al 10 ottobre; fonte Bloomberg) e attivi pari a 1.315 miliardi di sterline al 30.06.2014, Barclays è uno tra i principali gruppi finanziari a livello mondiale. Oltre ad avere una posizione competitiva molto forte sul mercato britannico, sia retail che corporate, il Gruppo è presente in oltre 50 paesi e vanta quote di mercato rilevanti in diversi paesi europei (tra cui l’Italia) e in Sud Africa (ove Barclays ha una partecipazione del 62% nella seconda più importante banca sudafricana). Overview del Gruppo Barclays segue un modello di banca universale, con un’operatività a 360 gradi. Le attività di Investment Banking sono però in fase di ridimensionamento, con l’obiettivo di portare il peso degli attivi ponderati per il rischio al 30% degli attivi consolidati entro il 2016. Alla fine del 2013 tale rapporto era intorno al 50%. La ristrutturazione del Gruppo in direzione di una maggiore contribuzione delle attività diverse dalI’Investment Bank ha lo scopo di adeguare il modello di business alle mutate condizioni competitive e regolamentari, rendendo il Gruppo più stabile ed efficiente. Il Transformation Plan, avviato nel 2013 in risposta allo scandalo sulle manipolazioni del tasso Libor che aveva colpito la banca, è stato aggiornato nel 2014. I rischi di esecuzione (execution risk) delle misure annunciate non sono trascurabili e il management ha asserito che il 2014 è ancora da considerare come un esercizio di transizione. Ridimensionamento delle attività di Investment Banking Utile ante imposte per unità di business: 1° semestre 2014 rispetto 1° semestre 2013 (dati in milioni di sterline) Nota: PCB= acronimo per Personal and Corporate Banking. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati societari Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Indici patrimoniali e leva finanziaria: dati storici e target (dati in %) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati societari 11 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Barclays ha archiviato il 1° semestre 2014 con un utile rettificato (Adjusted Profit) in calo del 7% annuo, a 3,3 miliardi di sterline. I risultati consolidati hanno risentito della flessione dei ricavi (-12% rispetto al 1° semestre del 2013), su cui ha pesato il drastico ridimensionamento della divisione di Investment Banking. Le altre attività core della banca nel segmento retail e nel comparto delle carte di credito hanno registrato un buon incremento dei profitti (superiore al 20%); anche le attività in Africa, valutate a cambi costanti, hanno registrato una performance positiva. I risultati reddituali hanno beneficiato del miglioramento della qualità del credito e della riduzione dei costi operativi prevista dal Transformation Plan. Risultati semestrali influenzati dal piano di ristrutturazione ancora in corso Sotto il profilo patrimoniale, il Gruppo ha registrato nell’ultimo anno un progressivo rafforzamento (si confronti grafico). Ipotizzando la piena adozione della direttiva europea sui requisiti patrimoniali (cosiddetta CRD IV che recepisce le disposizioni del Comitato di Basilea), il Common Equity Tier 1 (CET1) risulta pari al 30 giugno 2014 al 9,9% (dal 9,1% di fine 2013), avvicinandosi ai target previsti per il 2015 e per il 2016. Barclays è attualmente in linea con la richiesta dall’Autorità di vigilanza inglese (PRA) di portare il leverage ratio sopra il 3%. Al 30 giugno tale indice era al 3,4%, vicino ai target fissati per il 2015 (3,5%) e per il 2016 (4%). Prosegue il rafforzamento patrimoniale Anche gli indici di liquidità appaiono robusti e in progressivo miglioramento, evidenziando che il Gruppo sta ponendo crescente attenzione al tema della solidità patrimoniale e della flessibilità finanziaria. Il rapporto prestiti su depositi è sceso al 100% al 30.06.2014 (dal 110% del 31.12.2012), gli indici di liquidità previsti da Basilea 3 sono in prossimità o al di sopra dei livelli che la normativa prevede vengano rispettati a partire dal 1° gennaio 2018. Il Gruppo può contare su una diversificazione delle fonti di finanziamento, grazie a un buon accesso al mercato dei capitali e a un debito differenziato per valuta e duration. Liquidità soddisfacente Danske (S&P’s: A/Negativo; A/Stabile); CDS 5 anni: 72pb Moody’s: Baa1/Positivo; Fitch: Danske Bank è un gruppo bancario danese di media dimensione, con una posizione dominante sul mercato domestico. Nel 1° semestre del 2014, i risultati della banca sono stati nel complesso positivi, con un utile netto in deciso aumento. I numeri semestrali hanno beneficiato del continuo processo di riduzione dei costi e dei minori accantonamenti per perdite su crediti. Nell’aprile del 2014 S&P ha aumentato di un gradino da A- ad A il rating a lungo termine di Danske, grazie a un miglioramento della posizione di rischio, collegata alla riduzione dell’esposizione nei confronti dell’Irlanda. Danske Bank è un gruppo bancario danese di media dimensione, con una posizione dominante sul mercato domestico (quote di mercato non inferiori al 30% nel segmento depositi, prestiti e mutui ipotecari). Inoltre, Danske ha market share non trascurabili (comprese nella forchetta 5-15%) in altri mercati del nord Europa (Finlandia, Svezia, Norvegia), dell’est Europa (Estonia, Lituania) e in Irlanda. Complessivamente il Gruppo ha quasi 3 milioni di clienti ed è presente in 15 paesi. Danske segue un modello di banca universale, con le attività organizzate in tre principali unità di business: Personal Banking, Business Banking e Corporates & Institutions (C&I). Dal 1° gennaio 2014 l’operatività in Irlanda rientra nell’area delle attività non-core. Al 30 giugno 2014, l’Irlanda ha un peso del 2,2% sul totale del portafoglio prestiti del Gruppo. Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Overview del Gruppo 12 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Nel 1° semestre del 2014, i risultati della banca danese sono stati nel complesso positivi, con un utile netto di 6,9 miliardi di corone danesi, in netta crescita rispetto al 1° semestre del 2013 grazie anche a una posta una tantum (1 miliardo di corone danesi legato alla cessione di Nest Holding nel luglio del 2014). Il ROE è significativamente migliorato, passando dal 5,2% a 9,2% annualizzato (7,8% escludendo la vendita di Nets): la redditività della banca resta ancora modesta rispetto alla media delle banche nordiche e inferiore al target di lungo periodo (ROE al 12%). I numeri semestrali hanno beneficiato del continuo processo di riduzione dei costi e dei minori accantonamenti per perdite su crediti. Tutte le aree di business hanno contribuito alla performance semestrale, in particolare l’area Personal Banking (+88% l’utile ante-tasse) La qualità del credito ha mostrato dei significativi miglioramenti (-44% su base semestrale). A livello di intero gruppo il costo del rischio di credito annualizzato è di 0,17% (0,14% escludendo le attività non-core che ancora oggi presentano maggiori criticità). Risultati semestrali soddisfacenti, ma la reddittività resta bassa Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 30 giugno 2014 il Common Equity Tier 1 ratio risulta pari al 14,4% (14,7% al 31 dicembre 2013), al di sopra del target stabilito internamente dalla banca del 13%, con un ampio cuscinetto rispetto ai valori minimi fissati da Basilea 3. A partire dal 1° gennaio 2014 il Gruppo ha implementato la direttiva europea sui requisiti patrimoniali (cosiddetta CRD IV). Il Gruppo presenta un liquidity coverage ratio del 133% evidenziando che non vi sono problemi di flessibilità finanziaria. Coefficienti patrimoniali soddisfacenti Nell’aprile del 2014 S&P ha aumentato di un gradino da A- ad A il rating a lungo termine di S&P migliora il rating grazie alla minore minore esposizione vs. l’Irlanda Danske, grazie a un miglioramento della posizione di rischio (da “moderata” ad “adeguata” nella scala di valutazione dell’agenzia), collegata alla riduzione dell’esposizione nei confronti dell’Irlanda. S&P ha però assegnato al rating un Outlook Negativo poiché ritiene che, in prospettiva (a partire da fine 2015), la rimozione del supporto governativo (attualmente 2 notch) potrebbe essere solo parzialmente controbilanciata dal miglioramento del profilo di credito autonomo della banca. I dati economici chiave Mln corone danesi Ricavi totali (Total Income) Spese Perdite su crediti Utile operativo ante tasse Utile netto Asset totali Core Tier 1 Capital Ratio (%) ROE (%) Cost/income ratio (%) La diversificazione delle fonti di finanziamento 1° sem. '14 1° sem. '13 21.712 19.907 11.021 11.747 1.267 2.251 8.630 4.893 6.859 3.656 3.273.485 3.317.104 14,4 15,6 9,2 5,2 50,8 59 Var. % 9,1 -6,2 -43,7 76,4 87,6 -1,3 -1,2 4,0 -8,2 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati societari Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati societari Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 13 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Titoli emergenti: cala la crescita potenziale, aumenta la divergenza tra paesi L’ultimo mese è stato caratterizzato – considerando la performance convertita in euro – da ritorni moderatamente positivi. L’andamento della valuta di emissione resta un fattore cruciale per gli investitori basati in euro. L’incremento dell’avversione al rischio e l’aumento della volatilità sui mercati si sono riflessi in una performance migliore per i titoli a rating più elevato. Il FMI certifica un ulteriore ampliamento della divergenza di performance tra i paesi. L’ultimo mese è stato caratterizzato da un ritorno totale moderatamente positivo per i principali titoli di stato emessi dai Paesi emergenti in euro, con l’indice EuroEmbi Global che registra una performance di circa lo 0,8% grazie soprattutto alla performance dei titoli di riferimento (Bund), mentre lo spread è rimasto sostanzialmente invariato. Più complessa l’analisi dei risultati per i titoli emessi in dollari, condizionati dall’andamento del cambio. L’EmbiGlobal in dollari registra una performance negativa dovuta a un ampio aumento del premio per il rischio, solo in parte compensato dal ritorno positivo dei sottostanti (Treasury). Grazie al contestuale apprezzamento del dollaro, la conversione in euro, non coprendo il rischio di cambio, porta a un ritorno totale positivo. In media invece è nullo l’impatto della valuta per i titoli emessi in valuta locale, con l’indice che sintetizza i principali titoli in circolazione, il GBI Global, che ha offerto un ritorno di circa l’1% mensile in local currency e più modesto se convertito in euro. Ritorni totali positivi, ma il driver principale principale resta l’andamento della valuta di emissione nei confronti dell’euro La novità principale delle ultime settimane è una netta divergenza di performance tra titoli Investment Grade e titoli High Yield. L’incremento dell’avversione al rischio e della volatilità registrata su sostanzialmente tutte le asset class a spread si è riflessa anche sui governativi emergenti: i titoli dei paesi con rating più elevato hanno messo a segno performance decisamente migliori di quelli valutati come più speculativi. L’aumento dell’avversione al rischio premia i paesi con rating elevato La divergenza, sia in termini di valuta di emissione sia in termini di rating, riflette non solo le divergenze in termini di politica monetaria delle due più importanti aree di riferimento per i Paesi emergenti – Stati Uniti e area euro – ma probabilmente anche una crescente differenziazione in termini di prospettive economiche tra i singoli paesi. Questo è il quadro che dipinge anche il Fondo Monetario Internazionale nel nuovo World Economic Outlook, pubblicato a inizio ottobre. Il mondo, secondo le valutazioni del FMI, si trova in una fase di ribilanciamento dovuta a due fattori – l’eredità della crisi finanziaria in termini di debito e disoccupazione elevati e il calo della crescita potenziale – la cui interazione continua a portare a revisioni verso il basso delle stime di crescita congiunturale. In particolare, per i Paesi emergenti il fattore dominante attualmente risulta essere proprio la revisione della crescita potenziale, ossia del tasso di crescita che queste economie possono raggiungere nel lungo periodo senza creare squilibri. FMI: il calo della crescita potenziale penalizza gli emergenti e implica divergenze più ampie in termini di prospettive economiche Performance dei principali indici emergenti, dei Bund e dei Treasury Note: per gli emergenti indici total return JPMorgan di titoli emessi in euro (EuroEmbiG), in dollari (EmbiG) e in valuta locale (GBI); il total return è convertito in euro senza la copertura dal rischio di cambio. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 14 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Per il complesso delle economie emergenti, la stima del FMI della crescita potenziale è attualmente scesa dell’1,5% rispetto a quella del 2011 e con una dispersione crescente rispetto alla media. Queste considerazioni relative alla sostenibilità della crescita di lungo periodo si sono riflesse in nette revisioni al ribasso delle prospettive congiunturali. In particolare, il FMI ha rivisto al ribasso, rispetto alla pubblicazione dello scorso aprile del World Economic Outlook, anche le previsioni sia per la seconda metà del 2014 che per il 2015. In Cina le proiezioni di crescita sono state leggermente riviste al ribasso; in particolare, per il 2015 il PIL dovrebbe avanzare del 7,1%, in linea con il processo di transizione verso un sentiero di crescita più sostenibile e un ulteriore rallentamento degli investimenti residenziali. Segno opposto per le revisioni sulla vicina India, India la cui ripresa dovrebbe essere più forte di quanto stimato sei mesi fa grazie a esportazioni e investimenti. L’America America Latina dovrebbe risultare in recessione nell’anno in corso per poi mettere a segno un buon recupero nel 2015; entrambe le previsioni subiscono una forte revisione al ribasso, dovuta all’indebolimento del contributo del canale estero e a una serie di fattori idiosincratici, soprattutto in Argentina e in Venezuela. Migliori delle passate previsioni invece le prospettive per l’Europa Europa Emergente, Emergente che dovrebbe mettere a segno una crescita vicina al 3% sia quest’anno che il successivo. Le revisioni al rialzo sono da imputare principalmente ai consumi più forti delle previsioni in Ungheria e alla robusta domanda interna in Polonia. Anche in questo caso di segno opposto la rivalutazione delle prospettive per i confinanti paesi del Commonwealth of Independent Independent States (CIS) a causa del deterioramento delle condizioni economiche nella prima parte dell’anno. In particolare, in Russia, principale paese dell’area, investimenti e clima di fiducia restano schiacciati dalle tensioni geopolitiche e dalla crisi con la vicina Ucraina. Crescita solida, e in linea con le indicazioni di aprile, per l’Africa Africa subsub-sahariana, sahariana in particolare il Sud Africa dovrebbe recuperare terreno nel 2015 dopo le tensioni che hanno appesantito la crescita nell’anno in corso. FMI: prospettive divergenti per le principali aree geografiche Nel complesso la view strategica sul settore resta Neutrale. Inoltre, le considerazioni del Fondo Monetario Internazionale in relazione alle prospettive economiche dei singoli paesi del settore supportano un’impostazione di portafoglio molto selettiva sui singoli paesi. Scenario Neutrale, cruciale la selettività tra paesi Stime e previsioni del Fondo Monetario Internazionale World Economic Outlook, Ottobre 2014 Crescita 2013 Mondo Economie Avanzate Economie Emergenti CIS Asia emergente Europa Emergente ASEAN-5 America Latina Medio Oriente e Nord Africa Africa sub-sahariana 3,3 1,4 4,7 2,2 6,6 2,8 5,2 2,7 2,5 5,1 Inflazione 2013 2014 2015 2016 3,3 1,8 3,8 2,3 4,0 2,4 4,4 0,8 6,5 2,7 4,7 1,3 2,7 5,1 5,0 1,6 6,6 2,9 5,4 2,2 3,9 5,8 5,2 2,5 6,5 3,3 5,5 2,8 4,5 6,0 2014 2015 2016 Mondo Economie Avanzate 3,9 1,4 3,8 1,6 3,9 1,8 3,8 2,0 Economie Emergenti CIS Asia emergente Europa Emergente ASEAN-5 America Latina Medio Oriente e Nord Africa Africa sub-sahariana 5,9 6,4 4,7 4,2 4,6 7,1 9,0 6,6 5,5 7,9 4,1 4,0 4,6 ND 7,6 6,7 5,6 7,9 4,2 3,8 5,0 ND 8,0 7,0 5,2 6,5 4,2 4,1 4,6 ND 7,3 6,5 Note: ND= non disponibile; CIS: Comunità degli Stati Indipendenti, confederazione attualmente composta da 10 delle 15 repubbliche dell'ex Unione Sovietica; ASEAN5: Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Tailandia. Fonte: FMI, World Economic Outlook, Ottobre 2014 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 15 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Argentina: continua la saga dei tango Bond La saga sui Tango bond continua a colpi di iniziative legali e legislative che nel complesso sembrerebbero avere l’obiettivo – da parte del governo di Buenos Aires – di posticipare il più possibile la soluzione definitiva. definitiva Nonostante l’Argentina sia in default tecnico da fine luglio, la reazione dei mercati a questa strategia non sembra essere drammatica drammatica. matica Le quotazioni dei titoli obbligazionari più liquidi derivanti dagli swap del 2005 e del 2010, dopo un forte storno a inizio anno, hanno messo a segno un buon recupero e non appaiono particolarmente influenzate dalle novità delle ultime settimane. Tuttavia, è necessario rilevare che nello stesso periodo la volatilità sugli asset argentini è certamente aumentata e la liquidità nettamente ridotta (fonte dati: Bloomberg). Con la nuova legge approvata dal Parlamento Argentino a inizio settembre (Ley 26.984. Pago Soberano. Reestructuración de Deuda. Sancionada: septiembre 10 de 2014. Promulgada: septiembre 11 de 2014) Buenos Aires, in questa disputa legale intricatissima, potrebbe in teoria riuscire a superare i due scogli più evidenti, tra l’altro strettamente interconnessi tra loro: l’impossibilità di pagare il flusso cedolare sui titoli in valuta estera (non solo in dollari) che prevedono come pagatore Bank of New York Mellon, e l’impossibilità di pagare titoli emessi sotto la legislazione dello Stato di New York (che sono un sottoinsieme dei titoli emessi in dollari). Si tratta in ogni caso di un equilibrio instabile, instabile, soggetto alle oscillazioni del sentiment di mercato. In casi estremi, gli investitori potrebbero decidere di avvalersi di un’altra clausola inserita nei prospetti dei titoli ristrutturati, la cosiddetta clausola di accelerazione. Tale clausola obbligherebbe Buenos Aires al pagamento immediato di interessi e capitale su tutti i titoli ristrutturati (non solo quelli le cui cedole non sono già state pagate per effetto della sentenza). Sulla base dei prezzi dei titoli obbligazionari (fonte Bloomberg) il mercato per ora non sembrerebbe comunque dare una probabilità elevata a questo scenario estremo. La gestione da parte di Buenos Aires del default si inserisce in un quadro economico e politico molto critico e già influenzato dalle prossime elezioni presidenziali, in agenda per ottobre 2015. La soluzione delle pendenze aventi a oggetto le obbligazioni non ristrutturate rappresenta probabilmente una condizione necessaria per il ritorno dell’Argentina sui mercati di finanziamento internazionali. Tale ritorno, che il Governo sembrava voler preparare grazie all’accordo raggiunto con il club di Parigi per ripianare il proprio debito verso altri stati sovrani, sembrerebbe così essere posticipato al prossimo anno, forse a dopo le elezioni presidenziali (si veda anche il commento flash “Argentina: continua la saga dei tango bond” del 10.10.2014). Andamento dei titoli in dollari: inclusi nell’Embi Global Note: indice total return e spread della componente Embi Global relativa al paese. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Spread tra bond sotto legislazione estera e bond sotto legislazione domestica e CDS Note: indice total return e spread della componente Embi Global relativa al paese. Fonte: Thomson Reuters-Datastream 16 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Monitor Emergenti Debito in valuta estera, performance e spread Performance (in %) un mese Euro Embi Global 0,81 Inv Grade 0,88 HY 0,23 Embi Global, in euro non coperto 0,32 Inv Grade 2,29 HY -4,86 Embi Global in dollari -0,50 Inv Grade 1,48 HY -5,67 Bund 1,41 Treasury, in euro non coperto 3,16 Treasury in dollari 2,35 Euro/dollaro (*) 0,81 Spread (in pb) livello un mese Euro Embi Global 147 1 Embi Global 372 61 Inv Grade 228 34 HY 828 171 tre mesi da inizio anno 2,21 7,84 2,34 8,02 1,09 6,63 4,00 14,63 7,27 16,79 -4,18 9,13 -1,73 7,55 1,55 9,71 -9,91 2,05 3,42 11,03 7,74 10,45 2,01 3,37 5,73 7,08 tre mesi da inizio anno -2 -8 91 45 39 18 274 156 un anno 9,71 9,78 9,15 12,44 14,30 7,69 7,09 8,95 2,34 12,30 7,67 2,32 5,35 un anno -29 41 18 146 Note: dati aggiornati alle chiusure del 15.10.2014; (*) una variazione positiva indica un rafforzamento del dollaro e viceversa. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Indice Euro Embi Global: performance dei principali paesi Note: dati aggiornati alle chiusure del 15.10.2014. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 17 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Indice Embi Global: performance dei principali paesi, convertita in euro, non coperta dal rischio cambio Note: dati aggiornati alle chiusure del 15.10.2014. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Indice GBI Global: performance dei principali paesi, convertita in euro, non coperta dal rischio cambio Note: dati aggiornati alle chiusure del 15.10.2014. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 18 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Strategie, portafogli e idee di investimento Le argomentazioni riguardanti i giudizi sotto riportati sono disponibili sulle pubblicazioni: Scenario 2014, Mensile Azioni, Mensile Obbligazioni, Mensile Valute e Mensile Materie Prime, disponibili sul sito internet di Intesa Sanpaolo. View e portafogli strategici Lo scenario sulle principali aree di investimento Scenario precedente Mercati Monetario euro Monetario Italia Obbligazionario euro Obbligazionario Germania Obbligazionario Italia Obbligazionario dollaro Obbligazionario Corporate Obbligazionario Emergenti Azionario Europa Azionario Italia Azionario Stati Uniti Azionario Giappone Azionario Emergenti Negativo Neutrale Neutrale Negativo Moderatamente Positivo Moderatamente Negativo Neutrale Neutrale Positivo Positivo Positivo Positivo Moderatamente Positivo Scenario attuale Rendimento netto % medio periodo (base annua) Negativo 0,70,7-1,0 Neutrale nd Neutrale 0,60,6-1,5 Negativo nd Moderatamente Positivo nd Moderatamente Negativo -0,20,2-0,7 (0,6(0,6-1,5 in euro) Neutrale 0,70,7-1,4 Neutrale 1,01,0-2,6 Positivo 3,13,1-6,9 Positivo 3,63,6-8,6 Positivo 3,23,2-6,7 (4,0(4,0-7,5 in euro) Positivo 1,91,9-6,2 (3,1(3,1-7,4 in euro) Moderatamente Positivo 1,71,7-4,9 (2,5(2,5-5,7 in euro) Nota: si veda il documento Scenario 2014 per approfondire la metodologia utilizzata. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo ed Eurizon Capital su dati Bloomberg. Giudizi aggiornati al 01.10.2014 Asset allocation strategica (%) Attività finanziaria Monetario euro Obbligazioni euro Obbligazioni dollaro Obbligazioni yen Obbligazioni paesi Emergenti Obbligazioni Corporate UEM Obbligazioni Alto Rendimento Totale Obbligazioni Azioni Italia Azioni Europa Azioni America Azioni Giappone Azioni Pacifico escl. Giappone Azioni Economie Emergenti Totale Azioni R Esposizione valutaria Dollaro Yen Sterlina Prudente 19 20 0 2 8 25 5 60 5 4 9 0 0 3 21 5 Moderato 8 13 0 2 12 7 6 40 13 11 20 0 2 6 52 10 Dinamico 5 2 0 0 7 0 3 12 17 26 29 2 2 7 83 15 Attivo 0 0 0 0 0 0 0 0 20 34 33 2 3 8 100 16 12 1,3 2 28 3,6 2 38 8,5 2 44 11,1 2 Nota: R è il rischio del portafoglio di investimento - VaR a 3 mesi. I profili di investimento si riferiscono a un VaR del portafoglio compreso tra 0% e 6,5% per il profilo Prudente, tra 6,51% e 12,5% per il profilo Moderato, tra 12,51% e 25% per il profilo Dinamico e tra il 25,01% e il 50% per il profilo Attivo. Il VaR (Valore a Rischio) è una misura di rischio applicata agli investimenti finanziari. Tale misura indica la perdita percentuale massima del capitale investito dopo un certo periodo di tempo (detto orizzonte temporale del VaR, nel nostro caso, 3 mesi), associata a una certa probabilità (99% nel nostro caso). Ad esempio un VaR trimestrale di 5% al 99% significa che, con una confidenza del 99%, la perdita potenziale massima del portafoglio su un orizzonte di 3 mesi è del 5%, in altri termini c’è una probabilità dell’1% che il portafoglio abbia una perdita superiore al 5%. Fonte: elaborazioni Eurizon Capital e Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 19 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 View e portafogli tattici Riepilogo delle strategie di mercato DJ Euro Stoxx Auto Banche Risorse di base Chimici Costruzioni e Materiali Servizi finanziari Alimentari Farmaceutici Beni e servizi Industriali Assicurazioni Media Energia Beni personali e per la casa Real Estate Retail Tecnologici Telecom Turismo e Tempo libero Utility Obbligazionario Governativi area euro Governativi area euro breve termine Governativi area euro medio termine Governativi area euro lungo termine Governativi area euro - core Governativi area euro - periferici Governativi Italia Governativi Italia breve termine Governativi Italia medio termine Governativi Italia lungo termine Valute EUR/USD EUR/JPY EUR/GBP EUR/ZAR EUR/AUD EUR/NZD 3m 12m M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE M. NEGATIVO NEUTRALE NEUTRALE M. NEGATIVO M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO M. NEGATIVO M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEGATIVO POSITIVO M. NEGATIVO M. NEGATIVO M. POSITIVO M. POSITIVO 3m 12m Stoxx 600 Eurostoxx 300 FTSE-MIB CAC 40 DAX FTSE 100 S&P 500 M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE M. POSITIVO M. POSITIVO Obbligazioni Corporate Obbligazioni Corporate Investment Grade Obbligazioni Corporate High Yield Obbligazioni Bancarie M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO M. POSITIVO NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE NEUTRALE Obbligazioni Paesi Emergenti USD M. POSITIVO NEUTRALE Obbligazioni Paesi Emergenti EUR M. NEGATIVO NEUTRALE Obbligazioni Paesi Emerg. EUR - Am. Latina M. NEGATIVO NEUTRALE Obbligazioni Paesi Emerg. EUR - Est Europa M. NEGATIVO NEUTRALE M. POSITIVO NEUTRALE Commodity WTI NEUTRALE NEUTRALE Brent NEUTRALE NEUTRALE Gas naturale NEUTRALE NEUTRALE Oro NEUTRALE NEUTRALE Argento NEGATIVO NEUTRALE Rame NEUTRALE NEUTRALE Alluminio M. POSITIVO NEUTRALE Zinco NEUTRALE NEUTRALE Nikel M. POSITIVO M. POSITIVO Mais NEUTRALE NEUTRALE Frumento NEUTRALE NEUTRALE Soia NEGATIVO NEUTRALE Cotone NEUTRALE NEUTRALE Nota: M. POSITIVO = moderatamente positivo, M. NEGATIVO = moderatamente negativo; I giudizi si basano sull’analisi del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, attraverso l’utilizzo di modelli econometrici e analisi economico-finanziarie sulle principali attività finanziarie. Ulteriori approfondimenti sulle motivazioni alla base dei giudizi sono disponibili nei documenti Scenario, Mensile Azioni, Mensile Obbligazioni, Mensile Valute e Mensile Materie Prime, disponibili sul sito di Intesa Sanpaolo. I giudizi a 3 mesi si riferiscono ad una performance attesa pari (Neutrale), superiore (Positivo) o inferiore (Negativo) all’investimento monetario espresso dal tasso Euribor a 3 mesi. I giudizi a 12 mesi si riferiscono ad una performance attesa pari (Neutrale), superiore (Positivo) o inferiore (Negativo) alla redditività di lungo periodo della classe di attività finanziaria. I settori si riferiscono alla composizione dell’Eurostoxx 300. Gli indici obbligazionari sono di fonte JPMorgan EMU, Iboxx e JPMorgan EMBI. Fonte: Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 20 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Portafogli tattici Attività finanziaria Prudente Dinamico Moderato Tattico Diff. Strategico Tattico Diff. Strategico Tattico Strategico Monetario 18 13 -5 7 2 -5 4 0 Monetario Euro 18 13 -5 7 2 -5 4 0 Totale Obbligazionario 57 62 5 37 42 5 12 16 Obbligazionario Euro BT 4 6 2 2 4 2 1 3 Obbligazionario Euro MT 3 4 1 2 3 1 0 0 Obbligazionario Euro LT 10 12 2 6 8 2 1 3 Obbligazionario Dollaro 0 0 0 0 0 0 0 0 Obbligazionario Internazionale 3 3 0 5 5 0 0 0 Obbligazionario Paesi Emergenti 8 8 0 11 11 0 7 7 Obbligazionario Corporate EMU 24 24 0 6 6 0 0 0 Obbligazionario High Yield 5 5 0 5 5 0 3 3 Totale Azionario 20 20 0 51 51 0 79 79 Azionario Italia 4 4 0 13 13 0 17 17 Azionario Europa 3 3 0 8 8 0 22 22 Azionario America 5 5 0 15 15 0 22 22 Azionario Giappone 0 0 0 0 0 0 0 0 Azionario Internazionale/Settoriale 5 5 0 8 8 0 10 10 Azionario Pacifico AC ex Giappone 0 0 0 4 4 0 4 4 Azionario Economie Emergenti 3 3 0 3 3 0 4 4 Absolute return 5 5 0 5 5 0 5 5 Totale 100 100 0 100 100 0 100 100 Attivo Diff. Strategico Tattico -4 0 0 -4 0 0 4 0 0 2 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 100 100 0 19 19 0 30 30 0 24 24 0 2 2 0 15 15 0 5 5 0 5 5 0 0 0 0 100 100 Diff. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Fonte: elaborazioni Eurizon Capital e Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. Per la definizione dei profili di investimento si veda nota della tabella precedente. Aggiornamento al 16.10.2014 Idee di investimento Titoli di Stato e Sovranazionali Sulla base dello scenario descritto nella sezione Titoli di Stato, forniamo una breve panoramica sui titoli – all’interno del settore dei governativi area euro e sovranazionali – che riteniamo possano avere nei prossimi mesi prospettive favorevoli, altri che potrebbero invece avere prospettive meno favorevoli. Titoli con prospettive favorevoli. favorevoli Confermiamo come preferibile il posizionamento su titoli di stato di Paesi dell’area euro non-core, come l’Italia e il Portogallo, ma anche la Grecia, nonostante le turbolenze degli ultimi giorni. Tra le diverse scadenze, riteniamo che lo spazio maggiore di riduzione dello spread sia presente su quelle medio-lunghe e che tale riduzione sia in grado di compensare l’atteso moderato rialzo dei tassi core. Selezione di titoli governativi e sovranazionali con prospettive favorevoli Cedola Scadenza ISIN Tipo Rating Titolo Scadenze 55-10 anni Grecia 2% 24.02.2024 GR0128011682 TF B Scadenze oltre 10 anni Portogallo 3,875% 15.02.2030 PTOTEROE0014 TF BB BTP 2,5% 01.12.2024 IT0005045270 TF BBB CDS Prezzo Rend. 725 66,50 8,17 220 98,26 3,53 137 100,17 2,18 Nota: i rendimenti sono espressi in percentuale, al netto della tassazione. Per i titoli a tasso variabile il rendimento a scadenza è un rendimento tendenziale calcolato unicamente sulla base della cedola in corso. TF=Tasso Fisso; TV=Tasso Variabile; TVI=Indicizzato inflazione; ZC=Zero Coupon. Il rating si riferisce all’agenzia Standard&Poor’s. Dati aggiornati alle ore 10:30 del 17.10.2014. Fonte: Bloomberg; elaborazioni Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Titoli con prospettive non favorevoli. Parallelamente, all’interno del nostro scenario centrale, sconsigliamo un investimento in Bund, nonostante il recente movimento favorevole giustificato dalla volatilità nei mercati. L’ampia liquidità offerta dalle Banche centrali potrebbe supportare ancora la valutazione dei titoli core ma con rendimenti molto compressi che, in termini di ritorno totale, non appaiono particolarmente attraenti. Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 21 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Selezione di titoli governativi e sovranazionali con prospettive non favorevoli Cedola Scadenza ISIN Tipo Rating CDS Titolo Scadenze 22-5 anni BEI 2,50 15.10.2018 XS0692728511 TF AAA ND Bund 4,00 04.01.2018 DE0001135341 TF AAA 22 Scadenze 55-10 anni Bund 3,25 04.01.2020 DE0001135390 TF AAA 22 OAT 3,75 25.10.2019 FR0010776161 TF AA 60 Scadenze oltre 10 anni Bund 2,50 04.07.2044 DE0001135481 TF AAA 22 OAT 3,50 25.04.2026 FR0010916924 TF AA 60 BEI 2,75 13.09.2030 XS0960306578 TF AAA ND Prezzo Rend. 109,28 112,90 -0,14 -0,50 115,90 116,71 -0,20 -0,06 117,62 120,99 115,22 1,45 1,11 1,34 Nota: i rendimenti sono espressi in percentuale, al netto della tassazione. Per i titoli a tasso variabile il rendimento a scadenza è un rendimento tendenziale calcolato unicamente sulla base della cedola in corso. TF=Tasso Fisso; TV=Tasso Variabile; TVI=Indicizzato inflazione; ZC=Zero Coupon. Il rating si riferisce all’agenzia Standard&Poor’s. Dati aggiornati alle ore 10:30 del 17.10.2014. Fonte: Bloomberg; elaborazioni Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Obbligazioni Corporate ed Emergenti La politica monetaria della BCE è divenuta ulteriormente accomodante e il rischio di un significativo rialzo dei tassi di mercato si è ancor più ridimensionato nel breve termine, anche alla luce delle recenti turbolenze di mercato. Tuttavia, per scadenze dal 2015 in poi e con spread più elevati, il tasso variabile può rappresentare una buona alternativa al tasso fisso, che ha raggiunto livelli di prezzo/rendimento in molti casi eccessivi. Con riferimento agli emittenti, resta preferibile, in una logica più conservativa, la scelta di un’elevata qualità del credito, come nel caso di General Electric e Morgan Stanley. In Italia, Mediobanca offre la consueta buona qualità creditizia, mentre MPS presenta un maggior grado di rischio ma compensato da una maggiore redditività. Sul fronte dei paesi Emergenti, l’Ungheria offre una buona protezione dalle turbolenze recenti, sebbene la redditività resti molto contenuta. Selezione di titoli Corporate ed Emergenti con prospettive favorevoli ISIN Prezzo Titolo Scadenze 00-2 anni MPS TV 19.11.2015 (Euribor 6M+3%) IT0004854615 101,52 Scadenze oltre 2 anni ISIN Prezzo Morgan Stanley TV 31.05.2017 (Euribor 3Mx2) XS0775206351 99,35 General Electric TV 15.06.2017 (Euribor 6M+0,84%) XS0626808223 101,73 Ungheria 3,875% 2020 XS0212993678 108,00 Mediobanca 3,2% 22.01.2022 XS0993892735 104,30 Rend. Rating CDS 0,95 BBB (Fitch) Rating Rend, 0,38 A0,12 AA+ 1,80 BB 1,73 BBB 305 CDS 93 63 181 125 Nota: i rendimenti sono espressi in percentuale, al netto della tassazione. Per i titoli a tasso variabile il rendimento a scadenza è un rendimento tendenziale calcolato unicamente sulla base della cedola in corso. TF=Tasso Fisso; TV=Tasso Variabile; TVI=Indicizzato inflazione; ZC=Zero Coupon. Il rating si riferisce all’agenzia Standard&Poor’s. Dati aggiornati alle ore 10:30 del 17.10.2014. Fonte: Bloomberg; elaborazioni Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo I livelli minimi di rendimento raggiunti da alcune banche americane o europee possono renderne opportuno un alleggerimento, approfittando di prezzi che scontano ampiamente la cedola elevata. Anche diversi paesi Emergenti come la Slovacchia, il Messico e il Sud Africa, indicati di seguito, presentano una redditività oramai scarsa. Selezione di titoli Corporate ed Emergenti con prospettive non favorevoli ISIN Prezzo Rend. Titolo Scadenze 00-2 anni Sud Africa 4,5% 05.04.2016 XS0250007498 104,78 0,61 Morgan Stanley 4,375% 12.10.2016 XS0270800815 107,47 -0,53 Barclays 4,4% 29.12.2015 IT0006707159 104,45 -0,47 Scadenze oltre 2 anni Messico 5,5% 10.02.2020 Slovacchia 4,625% 19.01.2017 XS0206170390 SK4120008301 120,45 109,84 0,86 -0,32 Rating CDS BBBAA 202 93 77 BBB+ 93 53 A Nota: i rendimenti sono espressi in percentuale, al netto della tassazione. Per i titoli a tasso variabile il rendimento a scadenza è un rendimento tendenziale calcolato unicamente sulla base della cedola in corso. TF=Tasso Fisso; TV=Tasso Variabile; TVI=Indicizzato inflazione; ZC=Zero Coupon. Il rating si riferisce all’agenzia Standard&Poor’s. Dati aggiornati alle ore 10:30 del 17.10.2014. Fonte: Bloomberg; elaborazioni Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 22 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Obbligazioni in Valuta estera Tra le valute destinate a rafforzarsi nei prossimi due anni, secondo le nostre previsioni, ci sono il dollaro canadese, la corona norvegese, la corona svedese, la sterlina inglese e il dollaro americano (si veda il Mensile Valute del 09.10.2014 e il Focus Trimestrale Emergenti del 02.10.2014). Trattandosi di investimenti che intendono trarre vantaggio dal movimento della valuta, l’emittente dovrebbe essere di buona qualità, come nel caso delle BEI e dell’Italia, mentre nel caso si fosse interessati a un maggior rendimento (e dunque maggior rischio) la Croazia, di seguito indicata, rappresenta una buona opportunità per l’investimento in dollari americani. Selezione di titoli in valuta estera con prospettive favorevoli ISIN Valuta Titolo BEI 1% 24.04.2018 XS0921767116 CAD BEI 2,5% 17.01.2018 XS0875329848 NOK BEI 2,75% 13.11.2023 XS0852107266 SEK BEI 1,5% 01.02.2019 XS0881488430 GBP Croazia 6,375% 24.03.2021 XS0607904264 USD Italy 5,375% 12.06.2017 US465410BS63 USD Prezzo Rend. 101,75 1,02 103,26 1,16 109,69 1,27 100,10 1,28 109,50 3,91 110,15 0,81 Rating AAA AAA AAA AAA BB BBB CDS ND ND ND ND 290 137 Nota: i rendimenti sono espressi in percentuale, al netto della tassazione. Per i titoli a tasso variabile il rendimento a scadenza è un rendimento tendenziale calcolato unicamente sulla base della cedola in corso. TF=Tasso Fisso; TV=Tasso Variabile; TVI=Indicizzato inflazione; ZC=Zero Coupon. Il rating si riferisce all’agenzia Standard&Poor’s. Dati aggiornati alle ore 10:30 del 17.10.2014. Fonte: Bloomberg; elaborazioni Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 23 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Avvertenza generale Il presente documento è una ricerca in materia di investimenti preparata e distribuita da Intesa Sanpaolo SpA, banca di diritto italiano autorizzata alla prestazione dei servizi di investimento dalla Banca d’Italia, appartenente al Gruppo Intesa Sanpaolo. Il presente documento è anche distribuito da Banca IMI, banca autorizzata in Italia e soggetta al controllo di Banca d’Italia e Consob per lo svolgimento dell’attività di investimento, appartenente al Gruppo Intesa Sanpaolo. Le informazioni fornite e le opinioni contenute nel presente documento si basano su fonti ritenute affidabili e in buona fede, tuttavia nessuna dichiarazione o garanzia, espressa o implicita, è fornita da Intesa Sanpaolo relativamente all’accuratezza, completezza e correttezza delle stesse. Le opinioni, previsioni o stime contenute nel presente documento sono formulate con esclusivo riferimento alla data di redazione del presente documento, e non vi è alcuna garanzia che i futuri risultati o qualsiasi altro evento futuro saranno coerenti con le opinioni, previsioni o stime qui contenute. Qualsiasi informazione contenuta nel presente documento potrà, successivamente alla data di redazione del medesimo, essere oggetto di qualsiasi modifica o aggiornamento da parte di Intesa Sanpaolo, senza alcun obbligo da parte di Intesa Sanpaolo di comunicare tali modifiche o aggiornamenti a coloro ai quali tale documento sia stato in precedenza distribuito. I dati citati nel presente documento sono pubblici e resi disponibili dalle principali agenzie di stampa (Bloomberg, Thomson Reuters). Le stime di consenso indicate nel presente documento si riferiscono alla media o la mediana di previsioni o valutazioni di analisti raccolte da fornitori di dati quali Bloomberg, Thomson Reuters, FactSet (JCF) o IBES. Nessuna garanzia, espressa o implicita, è fornita da Intesa Sanpaolo relativamente all’accuratezza, completezza e correttezza delle stesse. Lo scopo del presente documento è esclusivamente informativo. In particolare, il presente documento non è, né intende costituire, né potrà essere interpretato, come un documento d’offerta di vendita o sottoscrizione, ovvero come un documento per la sollecitazione di richieste d’acquisto o sottoscrizione, di alcun tipo di strumento finanziario. Nessuna società del Gruppo Intesa Sanpaolo, né alcuno dei suoi amministratori, rappresentanti o dipendenti assume alcun tipo di responsabilità (per colpa o diversamente) derivante da danni indiretti eventualmente determinati dall’utilizzo del presente documento o dal suo contenuto o comunque derivante in relazione con il presente documento e nessuna responsabilità in riferimento a quanto sopra potrà conseguentemente essere attribuita agli stessi. Le società del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo, i loro amministratori, rappresentanti o dipendenti (ad eccezione degli analisti finanziari e di coloro che collaborano alla predisposizione della ricerca) e/o le rispettive famiglie possono detenere posizioni lunghe o corte in qualsiasi strumento finanziario menzionato nel presente documento ed effettuare, in qualsiasi momento, vendite o acquisti sul mercato aperto o altrimenti. I suddetti possono inoltre effettuare, aver effettuato, o essere in procinto di effettuare vendite e/o acquisti, ovvero offerte di compravendita relative a qualsiasi strumento di volta in volta disponibile sul mercato aperto o altrimenti. Il presente documento è pubblicato con cadenza mensile. Il precedente report è stato distribuito in data 22.09.2014. Il presente documento è distribuito da Banca IMI e Intesa Sanpaolo, a partire dallo stesso giorno del suo deposito presso Consob, esclusivamente a soggetti residenti in Italia mediante la messa a disposizione dello stesso attraverso il sito internet di Intesa Sanpaolo (www.intesasanpaolo.com) e, per i clienti di Banca IMI, nella sezione Market Hub del sito internet di Banca IMI (https://markethub.bancaimi.com/home_public.html). Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 24 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 Note Metodologiche Il presente documento è stato preparato sulla base della seguente metodologia. Titoli di Stato I commenti sui titoli di stato si basano sulle notizie e i dati macroeconomici e di mercato disponibili tramite strumenti informativi quali Bloomberg e Thomson Reuters. Le previsioni macroeconomiche e sui tassi d’interesse sono realizzate dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, tramite modelli econometrici dedicati. I titoli di stato si riferiscono ai Paesi più industrializzati (G7) e la loro evoluzione è valutata sulla base delle prospettive prevedibili di finanza pubblica degli emittenti. La scelta della scadenza tiene conto della conformazione e delle prospettive di conformazione della curva dei rendimenti, nonché del rapporto rischio-rendimento delle obbligazioni. Obbligazioni Corporate I commenti sulle obbligazioni Corporate si basano sulle notizie e i dati di mercato disponibili tramite strumenti informativi quali Bloomberg e Thomson Reuters. Le previsioni sui tassi d’interesse sono realizzate dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, tramite modelli econometrici dedicati. L’evoluzione di prezzi e rendimenti delle obbligazioni Corporate è valutata sulla base delle prospettive prevedibili del merito di credito degli emittenti delle obbligazioni. La scelta della scadenza tiene conto della conformazione e delle prospettive di conformazione della curva dei rendimenti, nonché del rapporto rischio-rendimento delle obbligazioni. Obbligazioni di Paesi Paesi Emergenti Emergenti I commenti sulle obbligazioni dei Paesi Emergenti si basano sulle notizie e i dati di mercato disponibili tramite strumenti informativi quali Bloomberg e Thomson Reuters. Le previsioni sui tassi d’interesse sono realizzate dal Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, tramite modelli econometrici dedicati. L’evoluzione di prezzi e rendimenti delle obbligazioni dei Paesi Emergenti è valutata sulla base delle prospettive prevedibili di finanza pubblica degli emittenti, nonché sulla base di previsioni sull’economia e di valutazioni sulla stabilità politica dei singoli Paesi o sul merito di credito degli emittenti. La scelta della scadenza tiene conto della conformazione e delle prospettive di conformazione della curva dei rendimenti, nonché del rapporto rischio-rendimento delle obbligazioni. Comunicazione dei potenziali conflitti di interesse Gli interessi e i conflitti di interesse – come disciplinati dagli artt. 69-quater e 69-quinquies del Regolamento Consob n° 11971/99 e successive modificazioni ed integrazioni (di seguito “Regolamento Emittenti”), dall’art. 24 del “Regolamento in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che prestano servizi di investimento o di gestione collettiva del risparmio” emesso da Consob e Banca d’Italia, dalla NASD Rule 2711 e dalla NYSE Rule 472 di FINRA, nonché dalle FSA Conduct of Business Sourcebook rules COBS 12.4.9R (3) e COBS 12.4.10R (5) – presenti tra il Gruppo Intesa Sanpaolo e gli emittenti di strumenti finanziari e i relativi gruppi di appartenenza citati nel presente documento sono disponibili, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 69-septies del Regolamento Emittenti, dalle suddette Rules di FINRA e FSA, unitamente alla “Policy per studi e ricerche” e all’estratto del “Modello aziendale per la gestione delle informazioni privilegiate e dei conflitti di interesse”, sul sito internet di Intesa Sanpaolo http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/studi/ita_archivio_conflitti.jsp Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha posto in essere idonei meccanismi organizzativi e amministrativi (quali, tra gli altri, Information Barriers, Crossing Procedures, Watch e Restricted List) atti a gestire i conflitti di interesse derivanti dalle molteplici attività del Gruppo Intesa Sanpaolo in rapporto alle raccomandazioni prodotte. Certificazione degli analisti Gli analisti che hanno predisposto la presente ricerca in materia di investimenti, il cui nome e ruolo sono riportati nella prima pagina del documento, dichiarano che: (a) le opinioni espresse sulle Società citate nel documento riflettono accuratamente l’opinione personale, obiettiva, indipendente, equa ed equilibrata degli analisti; (b) non è stato e non verrà ricevuto alcun compenso diretto o indiretto in cambio delle opinioni espresse. Altre indicazioni 1. Né gli analisti né qualsiasi altra persona della loro famiglia hanno interessi finanziari nei titoli delle Società citate nel documento. 2. Né gli analisti né qualsiasi altra persona della loro famiglia operano come funzionari, direttori o membri del Consiglio d’Amministrazione nelle Società citate nel documento. 3. Tre degli analisti citati nel documento (Fulvia Risso, Serena Marchesi, Paolo Guida) sono soci AIAF. 4. Gli analisti citati nel documento non ricevono bonus, stipendi o qualsiasi altra forma di compensazione basati su specifiche operazioni di investment banking. Il presente documento è per esclusivo uso del soggetto cui esso è consegnato da Banca IMI e Intesa Sanpaolo e non potrà essere riprodotto, ridistribuito, direttamente o indirettamente, a terzi o pubblicato, in tutto o in parte, per qualsiasi motivo, senza il preventivo consenso espresso da parte di Banca IMI e/o Intesa Sanpaolo. Il copyright ed ogni diritto di proprietà intellettuale sui dati, informazioni, opinioni e valutazioni di cui alla presente scheda informativa è di esclusiva pertinenza del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo, salvo diversamente indicato. Tali dati, Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 25 Mensile Obbligazioni 17 ottobre 2014 informazioni, opinioni e valutazioni non possono essere oggetto di ulteriore distribuzione ovvero riproduzione, in qualsiasi forma e secondo qualsiasi tecnica ed anche parzialmente, se non con espresso consenso per iscritto da parte di Banca IMI e/o Intesa Sanpaolo. Chi riceve il presente documento è obbligato a uniformarsi alle indicazioni sopra riportate. Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche - Responsabile Gregorio De Felice Responsabile Retail Research Paolo Guida Analista Azionario Ester Brizzolara Laura Carozza Piero Toia Analista Obbligazionario Serena Marchesi Fulvia Risso Cecilia Barazzetta Analista Valute e Materie prime Mario Romani Editing: Editing Cristina Baiardi Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 26
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