mag63_it - Europa

63 gennaio 2014
N. Pesca e acquacoltura
in Europa
Pesce illegale? No, grazie
Il futuro della pesca sostenibile
La Croazia entra nell’UE
Ecosistemi marini antartici
Affari
marittimi
e pesca
C ale n d a r i o
Fiere e saloni
Primo simposio regionale sulla piccola pesca sostenibile nel
Mediterraneo e nel Mar Nero
San Giuliano (Malta), 27-30 novembre 2013
Sito web: http://www.ssfsymposium.org/
E-mail: [email protected]
Tel.: +39 06 57055730
2
C ale n d a r I O
3 E d i t o r ial E
Tempi duri per i predoni del mare
Fish international,
Brema (Germania), 9-11 febbraio 2014
Sito web: http://www.fishinternational.com/en/
E-mail: [email protected]
Tel.: +49 421 3505 260
A t t uali t à
4-7
Sottocomitato del commercio del pesce,
Bergen (Norvegia), 24-28 febbraio 2014
Sito web: http://www.fao.org/cofi/ft/en/
E-mail: [email protected]
8-9
A t t uali t à
Agenda istituzionale
10-11 A t t uali t à
Commissione Pesca del Parlamento europeo
Sito web: http://www.europarl.europa.eu/comparl/pech/
calendar_2014.pdf
E-mail: [email protected]
Tel.: + 32 2 284 49 09, Bruxelles (Belgio)
o + 33 3 88 17 67 69, Strasburgo (Francia)
• 22 gennaio, 15:00-18:30
• 23 gennaio, 9:00-18:30
• 10 febbraio, 15:00-18:30
• 11 febbraio, 9:00-18:30
• 17 marzo, 15:00-18:30
• 18 marzo, 9:00-18:30
Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Unione europea
Sito web: www.consilium.europa.eu
• 27 gennaio, Bruxelles (Belgio)
• 17-18 febbraio, Bruxelles (Belgio)
• 24-25 marzo, Bruxelles (Belgio)
Pesce illegale? No, grazie.
Dopo quattro anni, il nuovo sistema di
controllo sta dando risultati concreti
Un futuro sostenibile per la pesca sia
all’interno che all’esterno dell’UE
La CCAMLR e gli ecosistemi marini antartici
La Croazia entra nell’UE
12 I n
breve
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Commissione europea – Direzione generale degli affari marittimi e della pesca
– Unità Informazione, comunicazione, relazioni interistituzionali, valutazione
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• Il sito di Maria Damanaki, Commissario europeo per gli Affari marittimi e la Pesca
> http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/damanaki/index_en.htm
• L’applicazione: l’atlante marittimo europeo > http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/atlas/index_it.htm
• Il sito tematico della pesca > http://ec.europa.eu/fisheries/index_it.htm
• L’indirizzo del sito degli affari marittimi > http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/index_it.htm
• Una nuova newsletter elettronica > http://ec.europa.eu/dgs/maritimeaffairs_fisheries/index_it.htm
Pesca e acquacoltura in Europa è una rivista pubblicata dalla direzione generale degli affari marittimi e della pesca della Commissione europea. Viene distribuita
gratuitamente mediante semplice richiesta d’abbonamento (cfr. tagliando a pagina 12). Pesca e acquacoltura in Europa esce cinque volte l’anno. La si può anche
trovare alla pagina web della DG degli affari marittimi e della pesca: (http://ec.europa.eu/fisheries/documentation/magazine/index_it.htm).
Editore responsabile: Commissione europea, direzione generale degli affari marittimi e della pesca, il direttore generale.
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© Unione europea, 2013
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.
Foto in copertina: © Unione europea
Printed in Belgium – Stampato su carta sbiancata senza cloro
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Tempi duri per i predoni del mare
Nei primi mesi del 2013, l’Interpol ha emesso il suo primo «avviso viola» nei confronti della “Snake”, una nave con alle
spalle una lunga storia di inosservanza del diritto internazionale. La Snake, già figurante nella lista nera dall’Unione
europea e interdetta dal vendere le proprie catture illegali agli Stati membri, è una delle tante navi a dover fronteggiare
le attuali misure UE contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).
L’ONU, la FAO e varie ONG sono a loro volta impegnate nella medesima lotta, come pure gli Stati Uniti, il Giappone e
numerose organizzazioni regionali per la pesca. E man mano che la cooperazione internazionale cresce e si irrobustisce,
anche la nostra politica a «tolleranza zero» comincia a dare i suoi frutti.
L’UE è in prima linea nella repressione globale della pesca INN. In acque proprie è impegnata a migliorare l’attuazione
della normativa grazie a investimenti in infrastrutture e personale. I paesi membri si aiutano l’un l’altro nel pattugliamento
dei mari; e se un paese supera le quote di pesca assegnate, deve compensare l’eccedenza riducendo il volume di pesca
dell’anno successivo (come ad esempio è accaduto alla Spagna per lo sgombro). Oltre a multe salate, i recidivi rischiano
punti di penalità per le infrazioni gravi, fino alla sospensione della licenza. I paesi terzi sono invece vincolati da obblighi
internazionali contro la pesca INN. Se una nazione trascura tali doveri, ciò equivale per l’UE ad intralciare la lotta contro
la pesca illegale, il che può far scattare il blocco delle importazioni ittiche dal paese in questione.
Naturalmente la nostra battaglia contro la pesca INN si avvale oggi delle moderne tecnologie, che ci permettono di
tracciare tutto l’iter del pesce dalla rete alla tavola. L’etichetta indica con chiarezza e precisione luogo e modalità di cattura,
nonché nome scientifico della specie ed eventuale surgelamento. Tracciabilità ed etichettatura sono di grande aiuto
nell’orientare e informare i consumatori, che hanno già dimostrato in passato e per altri settori di preferire fonti alimentari
stabili, affidabili e legittime. È probabile quindi che, se messi in condizione di fare scelte informate, i consumatori agiranno
collettivamente ed efficacemente nel senso della sostenibilità. In fondo è stata l’opinione pubblica a denunciare il problema
dei rigetti, contribuendo ad ottenere un ampio sostegno politico per la loro eliminazione. Una maggior consapevolezza
sulle aberranti pratiche di pesca illegale non nuoce, anzi può essere un grosso passo avanti in termini di giustizia: nei
confronti dei pescatori e nei confronti dei pesci.
La redazione
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© Unione europea
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Pesce illegale? No, grazie.
Dopo quattro anni, il nuovo sistema di
controllo sta dando risultati concreti
Quattro anni fa l’Unione europea ha deciso di dichiarare guerra alla pesca illegale, sia all’interno che all’esterno delle proprie frontiere. Sul proprio territorio, ha armonizzato normative,
controlli e sanzioni vigenti nei paesi membri; e un sistema più
equo si traduce in una maggiore ottemperanza alle regole. Per
il resto del mondo, ha chiuso il proprio mercato al pesce di dubbia provenienza, mettendo in guardia contro possibili ritorsioni
economiche quelle nazioni che chiudono un occhio di fronte alle
pratiche illecite in mare.
La normativa dell’UE mira a salvaguardare una delle più importanti risorse comuni dell’Europa: gli stock ittici. Nuotando
liberamente, i pesci ovviamente ignorano confini nazionali o limiti delle zone economiche esclusive, quindi è essenziale che la
normativa sia applicata uniformemente da tutti gli Stati membri. Né possiamo ignorare ciò che accade nel resto del mondo:
anche il pesce che importiamo (circa il 65% del consumo totale)
deve essere stato catturato nel rispetto dei moderni principi di
conservazione.
«La pesca illegale ci danneggia sotto molti aspetti: esercita pressioni incontrollate sugli stock ittici, indebolisce i nostri sforzi di
conservazione, sconvolge i mercati con la concorrenza sleale, si
ritorce contro i pescatori che rispettano le norme e danneggia
tutte le comunità costiere, in particolare quelle dei paesi in via
di sviluppo. Rappresenta un crimine contro l’ambiente e contro
tutti noi.» Maria Damanaki, Commissario per gli Affari marittimi
e la Pesca
La lotta contro la pesca eccessiva: un approccio esaustivo e
integrato in tutta Europa
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«Se non siamo in grado di far rispettare le nostre norme, la credibilità dell’intera politica ne risulterà indebolita, indipendentemente dalla sua validità», ha affermato il Commissario Damanaki nel 2010. «Ora abbiamo un sistema di controllo e di attuazione su larga scala; un sistema più incisivo e “graffiante”, per
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così dire, che tra l’altro andrà a supporto della nuova politica
comune della pesca dopo la riforma».
La riforma del sistema di controllo(1) messa in atto dalla Commissione è giunta qualche anno prima della più ampia riforma
della pesca europea, ma si basa sullo stesso principio: il benessere degli stock ittici equivale alla prosperità delle comunità
costiere. Per applicare questo principio, era indispensabile trasformare il sistema vigente, fratturato ed eterogeneo, per renderlo uniforme, equilibrato e governato da un insieme di norme
efficaci e attuabili.
Oggi, la metodologia per le ispezioni, sia in porto che al largo, è
chiaramente definita ed uguale per tutti. Le moderne tecnologie di
raccolta dati, quali i giornali di bordo elettronici, le distinte di vendita o i sistemi di monitoraggio via satellite, hanno praticamente
eliminato errori o disparità nella stima del volume delle catture.
In caso di sovrapesca, si applicano a tutti delle misure correttive.
Per gli operatori, un sistema a punti non molto diverso da quello
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di pesca per l’anno successivo, come nel caso del contingente di
pesca spagnolo per lo sgombro, ridotto di 65 000 tonnellate a
marzo 2013 a causa dello sfruttamento eccessivo: questo è solo
un esempio dei quasi 300 casi verificatisi dall’entrata in vigore
della normativa.
Tali irregolarità sono state rilevate nel corso di oltre 230 missioni di controllo condotte dall’UE. Le missioni sono costose e complesse, e le risorse nazionali limitate. Un’agenzia specializzata(2)
riunisce i mezzi nazionali e ne coordina l’uso, massimizzandone
l’effetto e riducendo notevolmente i costi attraverso programmi di controllo e di ispezione stabiliti di comune accordo(3). In
questo modo, non solo si facilita una migliore valutazione e gestione del rischio, ma si aumenta anche la fiducia di autorità e
operatori, favorendo un atteggiamento diverso ed una cultura
del controllo propriamente europea.
Detto questo, a partire dal prossimo anno, circa 150 milioni di
EUR saranno a disposizione degli Stati membri per l’acquisto
di nuove navi o aerei pattuglia e per la formazione di ulteriore
Costi delle tecnologie di controllo
Investimenti dell’UE dedicati al controllo normativo negli
Stati membri dell’UE
• Sviluppare sistemi di registrazione e trasmissione
elettronica (ERS): 21,3 milioni di EUR
• Formazione e iniziative di sensibilizzazione alle norme
della PCP: 1,7 milioni di EUR
• Dotare i pescherecci di sistemi ERS: 33 milioni di EUR
• Navi e aerei pattuglia: 3,7 milioni di EUR
• Dotare i pescherecci di sistemi di controllo dei
pescherecci (SCP): 16 milioni di EUR
• Nuove tecnologie e reti informatiche (banche dati, validazione dei dati, tracciabilità, ricerca peschereccio):
108 milioni di EUR
• Investimenti totali in tecnologie di controllo: 185,2 milioni
di EUR
• 12 000 pescherecci dotati di SCP e/o ERS, un terzo dei
quali già rimborsati.
• Progetti pilota: 1,5 milioni di EUR
per gli automobilisti può portare alla sospensione temporanea
o addirittura alla revoca definitiva della licenza di pesca. Per i
paesi, un ampio arsenale consente alla Commissione di reagire,
a cominciare da controlli e indagini nel paese in questione. La
Commissione può anche richiedere un piano d’azione per porre
rimedio alla situazione, come è accaduto per Malta nel 2011, per
la Spagna nel 2012 e per la Lettonia nel 2013. In casi estremi
di recidiva, la Commissione può anche sospendere i contributi
finanziari. Prima di arrivare a tanto, però, può ridurre le quote
personale . Con altri 480 milioni di EUR, il nuovo Fondo europeo
per gli affari marittimi e la pesca continuerà a sostenere le operazioni in corso e inizierà anche a finanziare tecniche innovative
come l’analisi del DNA per determinare con esattezza il filamento e l’origine di una partita. Parallelamente , il 1° gennaio 2014
entreranno in vigore anche le nuove regole contro gli sprechi e
la pesca eccessiva (a seguito della riforma della politica comune
della pesca). E il cerchio per lo sfruttamento razionale e responsabile delle risorse ittiche da parte di tutti sarà chiuso.
(1) Regolamento del Consiglio (CE) n. 1224/2009 del 20 novembre 2009, che istituisce un regime di controllo comunitario per garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca, che
modifica i regolamenti (CE) n. 847/96, (CE) n. 2371/2002, (CE) n. 811/2004, (CE) n. 768/2005, (CE) n. 2115/2005, (CE) n. 2166/2005, (CE) n. 388/2006, (CE) n. 509/2007, (CE) n. 676/2007, (CE) n.
1098/2007, (CE) n. 1300/2008, (CE) n. 1342/2008 e abroga i regolamenti (CEE) n. 2847/93, (CE) n. 1627/94 e (CE) n. 1966/2006
(2) L’Agenzia europea di controllo della pesca, con sede a Vigo, in Spagna
(3) Noti anche come SCIP (dall’inglese: programmi speciali di controllo e di ispezione) e JDP (dall’inglese: piani di impiego congiunto)
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Una battaglia vinta in Sierra Leone
In una campagna contro la pesca illegale e pirata al largo
della costa africana occidentale – una delle zone del
mondo più colpite dal fenomeno della pesca INN – la
fondazione britannica «Environmental Justice Foundation»
ha dotato una comunità della zona del fiume Sherbro di
una piccola imbarcazione di pattugliamento. I pescatori
locali sono riusciti a filmare e a identificare i pescherecci
La lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non
regolamentata: estendere i principi di conservazione al
resto del mondo
Come accade ormai per molti altri prodotti, la gente è sensibile
alla qualità e all’affidabilità della catena alimentare. Per aiutare
da un lato i consumatori ad avere fiducia nel pesce che acquistano
e dall’altro i pescatori a rimanere in attività, un sistema globale
di certificazione delle catture garantisce la tracciabilità del pesce
«dalla rete alla tavola». È questo il risultato di massicci investimenti
in tecnologie moderne come i sistemi di controllo dei pescherecci, i
sistemi di registrazione e trasmissione elettronica, nonché le banche dati e le reti informatiche che li accompagnano.
La certificazione e le tecnologie moderne diventano particolarmente utili quando il pesce è stato pescato in acque lontane, ben
al di fuori della giurisdizione dell’UE. Le infrazioni possono essere
rilevate in qualsiasi punto della catena di approvvigionamento e
se il «passaporto marino» di una partita fa sorgere dubbi di qualsiasi natura, si può impedire l’accesso di tale partita al nostro
mercato.
Questa è una delle tante novità rivoluzionarie del regolamento del
2010 sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata(4), e
gli Stati membri ne hanno immediatamente approfittato, rifiutando
a tutt’oggi di importare nell’UE almeno 100 partite dubbie di pesce.
Al tempo stesso, tanto l’UE quanto i paesi terzi hanno prontamente
reagito alle richieste della Commissione di indagare e sanzionare
le navi sospette. In meno di quattro anni, si è indagato su oltre 200
casi di presunta pesca illegale da parte di navi provenienti da 27
paesi, e a circa 50 di queste sono state comminate multe per un
totale di oltre 7 milioni di EUR.
Un’altra conseguenza positiva del nuovo regime è che i paesi
dell’UE adottano approcci basati sul rischio, combinandoli con controlli più efficienti nei porti. Nelle Isole Canarie (Spagna), una stretta
collaborazione tra l’UE e le autorità locali ha rafforzato le procedure di controllo su tutti gli sbarchi effettuati da navi provenienti da
paesi terzi presso il porto di Las Palmas. Ne è risultato che alcune
navi asiatiche (già sospettate di svolgere attività illegali) hanno in-
da traino internazionali che sfruttavano illegalmente le
loro acque protette. L’informazione è stata poi trasmessa
alla Commissione e ai governi africani. La Commissione ha
avviato delle indagini su tali navi e ha sollecitato sanzioni
adeguate. Ne sono scaturite pesanti multe, il sequestro
delle catture e la scomparsa delle navi operanti nelle zone
costiere di inclusione del paese.
terrotto gli sbarchi di pesce a Las Palmas o le esportazioni dei loro
prodotti nell’UE.
Ma il regolamento INN va ben oltre i controlli più severi all’interno del territorio dell’UE, e mira a garantire che le altre nazioni del
mondo rispettino gli obblighi derivanti dal diritto internazionale(5),
unendosi all’offensiva contro la pesca INN.
Per incoraggiare gli Stati di bandiera ad agire contro le flotte prive
di scrupoli, l’UE ha redatto una lista nera delle navi a cui non è
consentito sbarcare o vendere i propri prodotti sul mercato unico a
causa delle loro comprovate violazioni(6).
Inoltre l’UE collabora strettamente con paesi terzi ed effettua controlli sui mezzi e sull’impegno da essi profuso nella lotta contro la
pesca INN. Finora sono state portate a termine oltre 30 missioni
di questo tipo, e molti paesi sono stati assistiti nell’adeguamento
della loro struttura giuridica e capacità amministrativa. Sostenuta
dal nostro know-how e dalle nostre competenze, l’Indonesia sta
attualmente riformando il proprio sistema di gestione della pesca.
Tra le altre storie di successo vi sono le Fiji, Togo, lo Sri Lanka, Vanuatu e Panama, che hanno fatto progressi lodevoli dopo essere
stati formalmente avvisati del rischio di ritrovarsi nella lista nera
a meno di non prendere provvedimenti immediati contro la pesca
INN(7). Altri paesi, come il Belize, la Cambogia e la Guinea, non hanno ancora reagito e saranno quindi ancora più a rischio di ritorsioni
economiche da parte dell’UE.
Vale la pena notare che in caso di sovrapesca da parte di un paese
terzo a danno di stock comunque condivisi con l’Unione europea,
la Commissione non esita a bloccare tutte le importazioni di pesce
provenienti anche da tale Stato, come dimostra la recente polemica con le Isole Faroe.
Nel frattempo, molti paesi terzi, ispirati dal regime dell’UE, stanno
apportando cambiamenti ai propri sistemi. L’Ucraina, il Marocco e
il Cile hanno ciascuno introdotto degli schemi di certificazione delle
catture di pesca. E nel corso degli ultimi tre anni, oltre 55 paesi in
via di sviluppo hanno ricevuto assistenza tecnica da parte dell’UE
per un totale di 32 milioni di EUR.
Una parte importante della guerra dell’UE si combatte sul fronte politico, per farsi alleati gli altri grandi attori della pesca a livello mon-
(4) Regolamento del Consiglio (CE) n. 1005/2008 del 29 settembre 2008, che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non
regolamentata, che modifica i regolamenti
(CEE) n. 2847/93, (CE) n. 1936/2001 e (CE) n. 601/2004 e abroga i regolamenti (CE) n. 1093/94 e (CE) n. 1447/1999
(5) Quali la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare o l’accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici
(6) Regolamento di attuazione della Commissione (UE) n. 672/2013 del 15 luglio 2013
(7) Decisione della Commissione del 15 novembre 2012
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diale: è questo il senso delle dichiarazioni congiunte contro la pesca
INN da noi sottoscritte con gli Stati Uniti e il Giappone. Per garantire
la trasparenza del pescato di qualsiasi provenienza, l’UE promuove
oggi attivamente un «certificato di cattura» che si applichi in tutto il
mondo. Si continua anche a lavorare all’interno delle organizzazioni
regionali di gestione per debellare la pesca illegale e le pratiche distruttive – e con organizzazioni internazionali quali la FAO , l’ONU e
l’Interpol – appoggiando al contempo tutte le azioni finalizzate alla
criminalizzazione delle attività di pesca INN a livello internazionale.
equipaggi impiegati dalle bande di pirati sono infatti spesso vittime
di abusi e violazioni dei diritti umani.
Se la riforma della politica comune della pesca preannuncia una
nuova era in termini di buona gestione marittima, eliminando gradualmente i rigetti, riducendo le attività di pesca a livelli sostenibili
e introducendo una gestione decentralizzata, la tolleranza zero nei
confronti della pesca eccessiva o delle pratiche distruttive e illegali
resta più cruciale che mai, poiché in sua assenza ciascuno di questi
progressi risulterebbe compromesso.
«Ora che la riforma della politica comune della pesca è avviata»,
ha affermato il Commissario Damanaki, «la mia priorità torna ad
essere il controllo della pesca e l’attuazione della normativa.»
© Unione europea
Dal momento che nell’UE importiamo il 65% del pesce che consumiamo, è naturale che le rigide norme da noi applicate vadano
promosse anche in tutte quelle aree in cui peschiamo o dalle quali
importiamo. Lo stesso vale per le condizioni di vita e di lavoro: gli
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Un futuro sostenibile per la pesca
sia all’interno che all’esterno dell’UE
Nel periodo 2013-2017 entra in vigore una nuova generazione di accordi di partenariato sostenibili nel settore della pesca (APP sostenibili),
e con una nuova politica arriva anche un nuovo nome. Il principio chiave
e la parola chiave di tali accordi, ovvero la sostenibilità, compare ora
nel titolo, allo scopo di riflettere meglio il loro obiettivo finale.
Non è un caso che la riforma della politica comune della pesca abbia
introdotto cambiamenti significativi nel modo in cui gli APP sostenibili
sono istituiti e attuati. Per l’UE, devono valere anche all’estero gli stessi
principi e le stesse norme che si applicano alle flotte nelle acque europee.
E quando si pesca nelle acque di paesi terzi, si deve fornire un adeguato
sostegno al settore della pesca locale per il suo sviluppo sostenibile.
I nuovi accordi sono pertanto:
• scientificamente fondati
• equi e sostenibili
• disciplinati da regolamenti applicabili
• rafforzati nel loro quadro di monitoraggio e di controllo
• completamente trasparenti.
Il miglioramento della gestione è un aspetto importante della riforma degli APP. L’UE si impegna per un’analisi più approfondita del
fondamento scientifico degli APP sostenibili, per una migliore valutazione dei loro progressi e per la trasparenza delle informazioni.
Gli accordi di partenariato sostenibili nel settore della
pesca (APP sostenibili) sono accordi bilaterali con i paesi
rivieraschi al di fuori dell’UE, in base ai quali i pescherecci
europei sono autorizzati a pescare stock eccedentari nella
zona economica esclusiva (ZEE) di un paese partner. In cambio di un compenso finanziario, sono concessi diritti di
accesso, disponendo allo stesso tempo il finanziamento
ne­cessario a promuovere lo sviluppo sostenibile della pesca
e il miglioramento generale della gestione della pesca.
Le strategie per una gestione più efficace rappresentano una priorità con i nuovi accordi. Un migliore monitoraggio delle attività delle
navi dell’UE è garantito grazie al sistema di registrazione e trasmissione elettronica (ERS), un efficace strumento di raccolta dati che
registra ciò che stanno pescando le flotte. L’ERS rafforza inoltre la
trasparenza delle operazioni di pesca dell’UE nelle acque non appartenenti all’UE e facilita la condivisione delle informazioni con i
paesi partner, a vantaggio di entrambe le parti.
I costi di accesso ai diritti di pesca nelle zone economiche esclusive
(ZEE) dei paesi partner sono in fase di adeguamento. In precedenza,
l’UE finanziava circa due terzi dei costi, ma in base ai nuovi APP
sostenibili gli armatori copriranno fino al 70% dei diritti di accesso
per gli accordi relativi alla pesca del tonno.
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Vengono aggiornate a loro volta anche le tasse sulle catture, allo
scopo di riflettere i valori attuali di mercato. Considerando l’aumento dei prezzi del tonno negli ultimi anni, si tratta di una mossa
cruciale. Le politiche in materia di diritti di accesso e le tasse sulle
catture sono coerenti con i principi di equità, come la rimozione
delle sovvenzioni nascoste a favore di aziende private e il pagamento di un prezzo equo ai paesi terzi per lo sfruttamento delle loro
risorse naturali. Inoltre, i prodotti ittici raccolti in base agli APP sono
tracciabili sull’intera filiera, garantendo così la responsabilità e la
trasparenza, e a vantaggio del consumatore.
I nuovi APP sostenibili separano inoltre il pagamento dell’UE per i diritti di accesso dai suoi contributi finanziari a favore della pesca nei
paesi partner. Il sostegno dell’UE ai settori di pesca locali contribuirà
allo sviluppo della capacità scientifica, amministrativa e tecnica dei
partner locali per lo sviluppo sostenibile della loro pesca. Si è registrato un rafforzamento nella gestione degli accordi, in particolare
in materia di diritti umani. La clausola sui diritti umani nei nuovi APP
sostenibili dimostra l’impegno dell’UE nel tutelare gli stessi principi
sia al suo interno che all’esterno.
Oltre a concentrarsi sulla sostenibilità, gli APP sostenibili offrono
grandi possibilità e vantaggi a entrambe le parti, che possono evolvere con il progredire dell’accordo.
Gli APP sostenibili completano gli accordi multilaterali, che
riguardano la pesca commerciale nelle acque internazionali.
Questi ultimi sono regolamentati dalle organizzazioni regio­
nali di gestione della pesca (ORGP), e si dividono in due categorie: gli accordi per la pesca del tonno, che consentono ai
pescherecci dell’UE di pescare specie altamente migratorie
nell’oceano Atlantico, Indiano e Pacifico, e gli accordi misti che
autorizzano l’accesso dell’UE a una vasta gamma di stock
ittici (demersali, gamberi, pelagici, ecc.) nei paesi partner.
Il 10 maggio 2013, l’UE ha firmato un nuovo protocollo di sei anni
relativo al proprio APP con le Seychelles, garantendo così la continuità a lungo termine dell’accordo più importante per l’UE riguardo
alla pesca del tonno nell’oceano Indiano, sia in termini di possibilità
di pesca offerte alla flotta dell’UE, sia per quanto riguarda i benefici finanziari ricavati dalle Seychelles a seguito delle attività svolte
dalla flotta dell’UE nella regione.
Il nuovo protocollo relativo all’APP UE-Seychelles, il più ampio accordo attualmente esistente in materia di pesca del tonno, permette
a quaranta pescherecci con reti a circuizione e con palangari dell’UE
di pescare tonni e altre specie altamente migratorie nella ZEE delle
Seychelles. In cambio, l’UE sta pagando oltre 5 milioni di EUR all’anno per due anni, metà dei quali è destinata al sostegno della politica
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di pesca delle Seychelles. L’UE pagherà poi 5 milioni di EUR all’anno
per i restanti quattro anni, metà dei quali sarà assegnata di nuovo al
settore della pesca locale.
Il sostegno settoriale prevede il finanziamento di apparecchiature di
controllo specializzate per garantire che i prodotti della pesca delle
Seychelles siano conformi alle norme di sicurezza alimentare dell’UE
e che siano idonei all’importazione. In base a questo accordo, le
Seychelles ricevono un reddito equo derivante dalle proprie risorse,
nonché l’assistenza dell’UE per una gestione sostenibile e di lungo
termine della propria pesca. Ad esempio, l’UE ha finanziato una nuova banchina a Victoria che permette ai grandi pescherecci con reti a
circuizione di approdare direttamente al porto. I finanziamenti dell’UE
hanno anche reso possibile lo sviluppo di piccole unità di lavorazione
del pesce ad uso della flotta semi-industriale dotata di palangari,
nonché lo sviluppo della capacità della flotta.
I contributi finanziari nel contesto degli APP sono mirati ai bisogni
specifici dei paesi partner. Ad esempio, nel quadro del rinnovato APP
UE-Costa d’Avorio, sono state finanziate varie iniziative, che vanno
dalla fornitura di nuove attrezzature per l’acquacoltura in due stazioni
operative alla raccolta dei dati relativi alle statistiche sulle catture
nella ZEE, alla formazione dei pescatori e alla ricostruzione del ministero della pesca dopo la guerra civile.
Grazie a questi APP sostenibili, l’UE continuerà a combattere contro
la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) e ha già
fornito un sostegno settoriale alla Costa d’Avorio per il miglioramento
delle sue infrastrutture di controllo. I finanziamenti dell’UE sono anche destinati alla ricerca scientifica in mare aperto, all’installazione
delle apparecchiature per il sistema di controllo dei pescherecci (SCP)
e alla formazione di nuovi ispettori.
Le prossime tappe prevedono il consolidamento della nuova generazione di APP e l’allargamento della rete di partenariati attivi.
Costruita su una solida base di equità, sostenibilità, trasparenza e
buon governo, e in evoluzione di pari passo con la riforma della pesca
europea, la nuova generazione di APP fa un uso migliore del denaro
pubblico e si concentra sui reali benefici per i cittadini in Europa e
nei paesi partner. L’attenzione sarà ora concentrata sull’aumento del
numero di partenariati attivi, in modo da promuovere a livello internazionale l’atteggiamento proattivo dell’UE nei confronti della conservazione delle risorse marine.
Situazione attuale – Accordi di partenariato
dell’UE nel settore della pesca
• 9 APP per la pesca del tonno
• 20 accordi di pesca
• 2 APP multispecie
• 7 accordi in sospeso (nessun protocollo esistente)
• Negoziati conclusi di recente con il Marocco (accordo
multispecie)
• 12 APP attivi (protocolli in corso)
• Nuovi APP in futuro
Lista completa degli accordi di partenariato nel settore della pesca
Accordi
multispecie
Accordi tonno
Africa occidentale
Accordi tonno
Oceano Indiano
Accordi in sospeso
Accordi tonno
Oceano Pacifico
Negoziati conclusi di
recente (accordo
multispecie)
Groenlandia
Costa d’Avorio
Comore
Gambia
Kiribati
Marocco
Mauritania
Capo Verde
Madagascar
Guinea
São Tomé e
Principe
Mauritius
Guinea-Bissau
Mozambico
Gabon
Seychelles
Guinea Equatoriale
Micronesia
Senegal
Isole Salomone
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A TT U A L I TÀ
La CCAMLR e gli ecosistemi marini
antartici
Le numerose correnti d’aria e oceaniche dell’Antartide, nonché i suoi
grandi banchi di ghiaccio e le sue acque, ospitano ecosistemi ricchi
di biodiversità, che conferiscono alla regione un’importanza globale.
L’importanza delle AMP è anche legata alla comprensione del quadro
ecologico più ampio, che comprende ad esempio gli impatti della pesca e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Se da un lato la scoperta europea e la successiva esplorazione fino
dall’Ottocento hanno aperto l’Antartide agli studi scientifici, dall’altro
hanno anche portato alla caccia non regolamentata di foche e balene,
alla pesca eccessiva del krill antartico, alle attività militari e a varie
rivendicazioni nazionali sul territorio.
L’Antartide orientale racchiude alcuni degli ecosistemi più eterogenei
della terra, con regioni di mare aperto e diversità dei fondali marini
che forniscono l’habitat per mammiferi marini, pinguini e uccelli marini, oltre ad essere zone di deposito delle uova e di riproduzione per
specie ittiche di cruciale importanza.
Il trattato Antartico ha gettato le fondamenta per una cooperazione
internazionale senza precedenti nel 1959, quando dodici nazioni decisero di comune accordo di designare la zona a sud del 60° parallelo come area destinata a scopi scientifici per la conservazione e lo
studio dei suoi ecosistemi marini pressoché incontaminati. Da allora
sono stati vietati le attività militari e lo sfruttamento, ad eccezione di
quello delle risorse marine.
In linea con i propri impegni internazionali, e riconoscendo l’importanza globale dell’Antartide, l’UE, insieme alla Francia e all’Australia, ha
presentato una proposta per un Sistema rappresentativo delle aree
marine protette dell’Antartide orientale (EARSMPA) in occasione di
una riunione straordinaria della CCAMLR tenutasi il 15 e 16 luglio
2013 a Bremerhaven, in Germania.
Nel 1982 fu istituita la Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide (CCAMLR), un’organizzazione intergovernativa di venticinque membri che comprende l’UE e otto dei
suoi Stati membri e che è responsabile per la conservazione e l’uso
razionale delle risorse marine vive dell’Antartide.
Guidata dalla ricerca d’avanguardia del suo comitato scientifico, la
CCAMLR attua misure globali di conservazione per la tutela dell’ecosistema marino e la gestione sostenibile della pesca. Tali misure fanno
parte di una convenzione evolutasi in risposta alle osservazioni degli
scienziati sulle conseguenze della pesca eccessiva negli anni sessanta e settanta, e al crescente interesse commerciale per il krill antartico, una specie ittica di cruciale importanza nell’ecosistema antartico.
In linea con l’approccio ecosistemico alla gestione della pesca, la pesca antartica è gestita prestando particolare attenzione alla sostenibilità, ed è sostenuta da un quadro normativo che contribuisce a
mantenere le relazioni ecologiche esistenti. Tale approccio tutela gli
stock grazie alla pesca mirata di alcune specie, come l’austromerluzzo e il nototenide della Patagonia, il krill e il pesce del ghiaccio, come
pure di specie associate nello stesso ecosistema.
Questo approccio è ulteriormente sostenuto dalle aree marine protette (AMP), che mirano a tutelare le aree caratterizzate da un’eccezionale biodiversità marina, definendo norme specifiche finalizzate alla
gestione delle attività umane.
Le AMP hanno un duplice scopo: la conservazione della natura e la
gestione della pesca. La CCAMLR, basandosi su una proposta dell’UE,
è riuscita a creare nel 2009 la prima AMP nella zona, sul banco di
ghiaccio meridionale delle isole Orcadi Meridionali.
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La proposta EARSMPA mirava a designare sette aree di conservazione in regioni oceaniche significative dell’Antartide orientale. I suoi sostenitori stanno cercando di stabilire un sistema rappresentativo per
tutte le aree biogeografiche della CCAMLR, lavorando sulla base delle
migliori conoscenze scientifiche disponibili. Tuttavia, i membri della
CCAMLR non sono riusciti a giungere a un pieno accordo al riguardo,
e la proposta EARSMPA è stata bloccata dalla Russia e dall’Ucraina.
Maria Damanaki, Commissario europeo per gli Affari marittimi e la
Pesca, ha affermato: «È deludente constatare che il sostegno di molti
per la tutela di queste aree sia stato bloccato da pochi.» Il Commissario Damanaki ha definito il risultato un’occasione persa, che spera
possa essere rettificata presto.
Tuttavia, c’è ancora molto da fare per raggiungere un consenso politico. È necessario l’accordo di tutti i membri per la ratifica delle proposte in materia di AMP antartiche, e la riunione di Bremerhaven non
ha fatto che evidenziare le difficoltà a questo riguardo.
La prossima occasione di dialogo sarà la riunione annuale della
CCAMLR a Hobart, in Australia. L’UE, che continuerà a ribadire il proprio impegno scientifico e politico nella regione antartica, ritiene che
si possa giungere alla creazione di AMP dell’Antartide orientale attraverso discussioni aperte e cooperative.
L’approccio consistente nel riconoscere ufficialmente e nel proteggere le aree vulnerabili di importanza globale inaugurerebbe una nuova
era in termini di conservazione e di gestione, e servirebbe da modello
per l’utilizzo delle migliori conoscenze scientifiche disponibili come
principio guida alla base della gestione marina e della cooperazione
internazionale in Antartide.
N. 6 3
I
g e n n a i o
2014
I
P e s c a
e a c q u a c o lt u r a
i n
E u r o pa
A TT U A L I TÀ
La Croazia entra nell’UE
Dal 1° luglio la Repubblica di Croazia è membro dell’Unione europea.
Giunta appena in tempo per l’attuazione della nuova politica comune della pesca, tale adesione rappresenta un’ottima opportunità per
il paese di rendere il proprio settore della pesca più sostenibile e la
propria industria più solida e competitiva a livello internazionale.
L’adesione faciliterà il commercio e la mobilità all’interno dell’UE e
sbloccherà i finanziamenti e l’assistenza tecnica.
La pesca non fa eccezione. Si tratta di un settore vario, costituito in
gran parte da attività di pesca su piccola scala, ed economicamente
importante: le attività di cattura, di allevamento e di lavorazione
danno lavoro a circa 14 000 persone, senza contare le altre 10 000
indirettamente coinvolte nell’indotto(1).
In termini economici, il settore della pesca contribuisce anche a una
bilancia commerciale positiva(2). La Croazia importa infatti specie
poco costose, come l’aringa, ed esporta specie pregiate, come il tonno rosso, spedito direttamente in Giappone.
La maggior parte della flotta di pesca commerciale della Croazia
è costituita da pescherecci tradizionali di lunghezza inferiore a 12
metri, che utilizzano attrezzi di piccola scala per pescare in prossimità della costa. Nel 2011, i pescherecci con reti a circuizione
rappresentavano circa il 90% della flotta, mentre i pescherecci con
reti a strascico contribuivano per il 6% alle catture totali, pari a
70 535 tonnellate(3).
La pesca eccessiva è un problema anche in Croazia: saranno necessari degli adattamenti per conformarsi alla riforma della politica
comune della pesca e per allinearsi all’impegno globale dell’UE a
favore della sostenibilità. Per farlo, la Croazia potrà beneficiare di
un regime transitorio. E la graduale eliminazione delle pratiche di
pesca non sostenibili sarà particolarmente incentivata dal nuovo
piano di finanziamento a partire da gennaio 2014.
Grazie all’adesione, tanto i fondi attuali quanto quelli futuri possono
essere indirizzati verso l’acquacoltura — una parte necessaria e
integrante dell’attuale fornitura sostenibile di pesce.
Il clima della Croazia e le sue acque costiere e interne eccezionalmente pulite costituiscono di fatto ottime condizioni per l’acquacoltura, sia d’acqua dolce che marina. In questo modo, entrambi i
settori hanno molto da guadagnare applicando le nuove tecnologie,
sviluppando nuovi prodotti e adottando strumenti di marketing qua-
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Situata nel braccio più settentrionale del mar Mediterraneo, la Croazia ha una delle coste più lunghe e variegate d’Europa, che si estende dalla penisola istriana a nord fino al golfo di Kotor a sud. Non
c’è da meravigliarsi che le tradizioni e le pratiche marittime siano
intrinsecamente presenti nella cultura della Croazia.
li l’etichettatura e il branding idonei a prodotti pregiati di nicchia. I
finanziamenti dell’UE contribuiranno a incrementare la produzione
in settori chiave, come il branzino europeo e l’orata, per i quali la
Croazia vanta una tradizione e un know-how di lunga data.
Con oltre mille isole e temperature marine estive che raggiungono
spesso i 25 gradi, la costa croata è una delle mete preferite dei turisti. Il settore è economicamente molto rilevante, pari al 26,5% del
PIL del paese (una cifra che secondo il Consiglio mondiale dei viaggi
e del turismo è destinata a crescere del 4,9% all’anno). Il turismo
costiero e di crociera sono i settori più importanti, con la maggior
parte dei visitatori che soggiornano in località balneari. Ma i servizi
di traghettamento passeggeri, il trasporto marittimo a corto raggio,
il diportismo e i porti turistici vanno di pari passo e sono altrettanto promettenti, con una corretta pianificazione e con investimenti
adeguati. Ed è proprio questo che la strategia di crescita blu — finanziata dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca — si
è proposta di realizzare.
In sintesi, il sostegno dell’UE non solo contribuirà a modernizzare il
settore della pesca, ma anche, e soprattutto, a rilanciare l’economia
marittima in generale. La tradizione e la competenza croata, unitamente ai benefici derivanti dall’adesione all’UE, consentiranno alla
nazione di concentrarsi sulla sostenibilità e di ottenere il miglior
vantaggio competitivo che un paese possa avere nel XXI secolo: una
crescita costante e duratura.
(1) Fonte: Bozza di piano strategico nazionale per lo sviluppo della pesca nella Repubblica di Croazia, 2013, http://www.mps.hr/ribarstvo/default.aspx?id=9
(2) Nel solo 2011, la Croazia ha esportato 38 493 tonnellate di pesce per un valore di circa 130 milioni di EUR, tra cui acciughe sotto sale e fresche, sardine e branzino fresco. Fonte: Bozza di
programma operativo per la pesca della Repubblica di Croazia per il periodo di programmazione 2007-2013, Zagabria 2013, http://www.mps.hr/ribarstvo/default.aspx?id=9
(3) Fonte: Bozza di programma operativo per la pesca della Repubblica di Croazia per il periodo di programmazione 2007-2013, Zagabria 2013 + registro della flotta croata in data 5 luglio 2013
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I N
KL-AG-13-063-IT-C
B R E V E
Sullo stato degli stock ittici
Se l’obiettivo prioritario della riforma della politica comune della pesca
è il raggiungimento di uno sfruttamento al rendimento massimo sostenibile (RMS) entro il 2015, la situazione nelle acque settentrionali è
già sulla buona strada e rappresenta una storia di successo in continua
evoluzione. Il Mediterraneo è un’altra storia, come discusso nel seminario di quest’anno sullo stato degli stock ittici nelle acque europee.
Tuttavia, anche tendendo conto dei complessi fattori politici e territoriali, i progressi nel Mediterraneo sono ancora troppo lenti. L’UE ritiene che
gli Stati membri e il Consiglio consultivo regionale per il Mediterraneo
debbano essere più proattivi e applicare un approccio più localizzato al
problema della pesca eccessiva. È necessaria un’azione efficace, e non
c’è tempo da perdere.
Dal 2002, la mortalità alieutica e lo sforzo di pesca nell’Atlantico nordorientale sono diminuiti, la biomassa riproduttiva (SSB) è in aumento,
e un gran numero di stock sono compatibili con l’RMS. Attualmente,
il 61% degli stock valutati sono pescati compatibilmente con l’RMS,
rispetto a solo il 2% nel 2005, al 12% nel 2008 e al 53% nel 2012.
L’approccio dell’Unione europea alla gestione della pesca, costruito su
una base scientifica e incentrato sui principi della trasparenza, della
cooperazione e del buon governo, ha chiaramente dato i suoi frutti.
Gli scienziati raccomandano l’adozione immediata di una serie di misure: il contenimento dello sforzo di pesca e delle catture per ridurre la
mortalità alieutica di tutte le specie demersali, l’attuazione di un sistema basato sul totale ammissibile di catture (TAC) per le piccole specie
pelagiche, e la modifica della selettività delle attrezzature.
La Commissione continuerà a fornire incentivi di leadership per portare
la pesca nel Mediterraneo sulla strada della sostenibilità, ma si rammarica profondamente per i ritardi nella gestione sostenibile di aree
come il golfo del Leone, il mar Ligure e il mare delle Baleari, nonché la
maggior parte dei bacini ionico e tirrenico.
Inoltre, l’analisi economica rivela un maggiore profitto nell’Atlantico
nordorientale, nonostante i costi più elevati del carburante e le catture
inferiori, a dimostrazione del fatto che un pesce di elevata qualità è
venduto a prezzi maggiori.
L’UE basa la gestione della pesca su solidi fondamenti scientifici.
I dati e i risultati raccolti attraverso la ricerca scientifica sono resi
pubblici in modo da garantire la completa trasparenza di processi
e decisioni. L’UE promuove anche la partecipazione del settore della
pesca e di altri portatori di interesse presentando e discutendo piani
di gestione e relativi dati in forum aperti, quali il seminario annuale
della Commissione sullo stato degli stock ittici nelle acque europee,
a cui tutte le parti e i cittadini interessati sono liberi di partecipare
contribuendo alle discussioni.
Maria Damanaki, Commissario europeo per gli Affari marittimi e la Pesca, ha osservato che «sono state fatte scelte difficili nei mari settentrionali, ma gli stock sono migliorati e di conseguenza il settore è diventato
più redditizio. È il riconoscimento del duro lavoro svolto dagli scienziati e
dal settore della pesca per la tutela e il recupero degli stock.»
Contrariamente ai progressi nell’Atlantico nordorientale, nel mare del
Nord e nel mar Baltico, la situazione nel mar Mediterraneo e nel mar
Nero sta peggiorando. Nel Mediterraneo, addirittura il 95% degli stock
ittici sono sfruttati in modo eccessivo.
Certo, il Mediterraneo è una storia più complessa, in quanto i pescherecci dei paesi nordafricani e del Mediterraneo orientale sfruttano a
loro volta gli stock, con la conseguenza che è necessario convenire misure di gestione per tutti.
Una nuova newsletter elettronica: La DG MARE ha introdotto una newsletter elettronica mensile che aggiornerà
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Cognome: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nome: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Organizzazione/Titolo: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Via: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .N.: . . . . . . . . .CP: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
o via fax al n. (+32) 2 297 95 64
CAP: . . . . . . . . . . . . . .Città: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Paese: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
E-mail: [email protected]
Tel.: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Fax: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Desidero essere tenuto(a) al corrente delle attività della Commissione europea
in materia di politica comune della pesca e di politica marittima integrata.
E-mail:. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prendo atto dell’impegno della Commissione europea di non divulgare i miei dati personali a terzi e di non
riutilizzarli per scopi diversi da quelli per i quali sono stati raccolti o a fini di marketing diretto o indiretto.
Potrò chiedere, in qualsiasi momento, di non essere più contattato(a).
ISSN 1830-6616
Il seminario di quest’anno si è tenuto a Bruxelles il 17 settembre, con la
partecipazione di rappresentanti del settore della pesca, organizzazioni
ambientaliste, cittadini e giornalisti . Gli scienziati del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare e del Comitato scientifico, tecnico
ed economico per la pesca hanno presentato le ultime informazioni
biologiche ed economiche sullo stato degli stock ittici nelle acque europee, nonché la situazione economica delle flotte pescherecce europee.