Anno diciannovesimo giugno 2014 Focus on... NUOVI PROCESSI PER LA GESTIONE DELL'IPEROSMOLARITÀ E DELL'INSTABILITÀ DEL FILM LACRIMALE NELL'OCCHIO SECCO focus 102 Il gruppo OCEAN* ha evidenziato come l'elevata osmolarità del film lacrimale, o iperosmolarità, sia un meccanismo alla base dell'occhio secco e rappresenti un importante obiettivo per il trattamento. Un gruppo di esperti oculisti proveninti da tutta Europa conviene nel voler riesaminare e si è riunito per considerare l'evidenza di come l'osmoprotezione svolga un ruolo centrale nell’occhio secco e come questo possa rappresentare una nuova soluzione per la gestione di questa malattia1. In un documento** pubblicato recentemente da questo gruppo di esperti viene spiegato come una migliore comprensione del ruolo dell'ipersmolarità causata dall'instabilità lacrimale, possa migliorare l'approccio nel trattamento e nei risultati delle terapie per l'occhio secco, inoltre viene sottolineato come il trattamento con lacrime artificiali contenenti osmoprotettori potrebbe aiutare a tenere sotto controllo la patologia. Iperosmolarità nella malattia occhio secco innesca un circolo vizioso L'occhio secco è una malattia delle lacrime e della superficie oculare che colpisce fino a una persona su tre in tutto il mondo2. Può causare dolore, irritazione cronica, ridurre la vista e limitare le solite attività quotidiane3,4. L'instabilità del film lacrimale è accompagnata da iperosmolarità, apoptosi cellulare, infiammazione e alterazione dello strato epiteliale della superfice oculare2. La ridotta produzione di lacrime (occhio secco da disfunzione acquosa) e/o un’eccessiva evaporazione delle stessa (occhio secco da disfunzione lipidica o evaporativa) porta a iperosmolarità lacrimale, dando origine ad un circolo vizioso che si manifesta attraverso i segni e i sintomi dell'occhio secco (Fig. 1)1,5,6,7. Il trattamento dell’iperosmolarità è un obiettivo importante nella gestione dell’occhio secco L'iperosmolarità lacrimale è definita come uno stato in cui l'osmolarità della lacrima è superiore a quella delle cellule epiteliali. Porta a cambiamenti morfologici come l’apoptosi delle cellule della congiuntiva e della cornea ed innesca una cascata di eventi pro-infiammatori, inclusa la perdita delle cellule goblet che producono la mucinica. Questo circolo vizioso porta ad una maggiore instabilità del film lacrimale8. Gli osmoprotettori - piccole molecole organiche naturali conosciute come soluti compatibili o osmoliti organici contrastano l'iperosmolarità. Le cellule della superficie oculare assorbono i soluti compatibili che contribuiscono a ripristinare il volume cellulare, a stabilizzare la funzione delle proteine e ristabiliscono il funzionamento dei processi cellulari. Aggiungendo i citoprotettori, si ottiene infatti: - una riduzione dello stress ossidativo - una riduzione dei fenomeni tossici legati al metabolismo dei solfuri - la modulazione del Ca2+(8). Colture di cellule epiteliali corneali umane, in situazione di stress, hanno la capacità fig. 1 Il circolo vizioso dell’occhio secco spiega come i meccanismi fisiopatologici coinvolti siano correlati. OtticaFisiopatologica ® I colliri osmoprotettivi possono contrastare l'iperosmolarità L'obiettivo del trattamento dell'occhio seccho è quello di ristabilire l'omeostasi e l'integrità del sistema superficie oculare, migliorando così i sintomi del paziente, la funzione visiva e la qualità di vita. Gli effetti dell'iperosmolarità nell'occhio secco possono essere gestiti direttamente attraverso l'uso di lacrime artificiali contenenti soluti compatibili con azione osmoprotettiva che aiutano a proteggere le cellule della superficie oculare. L'effetto osmoprotettivo e quindi l’azione rigenerante dei soluti compatibili verso la cellula epiteliale è correlata al tempo in cui queste sostanze osmoprotettive riescono a rimanere in contatto con le cellule1. Le lacrime artificiali tradizionali, usate per la gestione della secchezza oculare, sono talvolta sostituti lacrimali ipotonici, che spesso però hanno limitata persistenza negli occhi ed hanno solo un effetto transitorio sull'iperosmolarità13. Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove lacrime artificiali che contengono soluti compatibili come: eritrolo, L-carnitina, taurina e trealosio, in grado di agire in modo specifico con lo stress osmotico e ridurre l'iperosmolarità1. La combinazione di diversi soluti compatibili in un unico collirio, che agiscono sull’occhio secco con cinetiche diverse, può offrire una protezione più completa dell’occhio dagli eventi nocivi provenienti dall’ambiente esterno. Un sostituto lacrimale contenente carbossimetilcellulosa (CMC) e soluti compatibili (glicerolo, eritritolo e L-carnitina) (Optive®) riduce significativamente la colorazione congiuntivale rispetto ad un prodotto a base di ialuronato che non contiene soluti compatibili14. È stato dimostrato, in uno studio su 198 pazienti con occhio secco, che il trattamento con una lacrima artificiale contenente CMC, soluti compatili e una componente lipidica (Optive® Plus) riduce l'osmolarità da 326 mOsm / L a 302 mOsm / L in 2 settimane16. Nella gestione dell’occhio secco è importante sia prevenire che proteggere L’alterazione e infiammazione della superficie oculare sono causate dalla iperosmolarità lacrimale. Quanto più possibile, gli oftalmologi dovrebbero individuare i fattori indipendenti che possono causare danni strutturali alla superficie oculare, ad esempio, le malattie sistemiche, l'uso di lenti a contatto, i fattori ambientali, la chirurgia oculare e le infezioni. Successivamente dovrebbero agire direttamente sui meccanismi fondamentali dell'instabilità del film lacrimale, iperosmolarità lacrimale e l'infiammazione per interrompere il circolo vizioso che genera l'occhio secco. I dati clinici dimostrano che il trattamento osmoprotettivo topico può fornire benefici aggiuntivi nei pazienti con occhio secco, riducendo in modo significativo l'iperosmolarità. Un abbassamento efficace dell'elevata osmolarità aiuta a contrastare le interazioni fisiopatologiche dannose che prolungano e amplificano la gravità dell'instabilità del film lacrimale. L'utilizzo delle lacrime artificiali che contengono osmoprotettori possono proteggere direttamente la superficie oculare e permettere l'uscita dal ciclo dannoso di eventi che scaturiscono dall'occhio secco. Call out box: cosa ci dimostra la revisione OCEAN? • Una componente chiave del circolo vizioso dell’occhio secco è l'iperosmolarità, ossia una aumento elevato degli elettroliti contenuti nel 103 focus di ripristinare parzialmente il volume cellulare mediante assorbimento di L-carnitina, un soluto compatibile, inoltre negli animali questa sostanza ha dimostrato di ritardare lo sviluppo della cataratta9,10. Nella pratica quotidiana, la misurazione oggettiva dell'osmolarità del film lacrimale, si può fare utilizzando un dispositivo disponibile in commercio che fornisce un metodo sensibile di diagnosi e classificazione della gravità dell'occhio secco11,12. Anno diciannovesimo giugno 2014 focus 104 film lacrimale, che quindi rappresenta un importante obiettivo del trattamento. • I medici dovrebbero agire sui meccanismi fondamentali dell'instabilità del film lacrimale, iperosmolarità lacrimale e l'infiammazione, per rompere il circolo vizioso che guida la malattia dell'occhio secco. • Gli osmoprotettori sono soluti compatibili che si trovano naturalmente nel corpo umano, che contrastano gli effetti nocivi di iperosmolarità. • Le lacrime artificiali che contengono osmoprotettori come la famiglia Optive® possono proteggere direttamente la superficie oculare e favorire l'interruzione del circolo vizioso che perpetua la malattia dell'occhio secco. BIBLIOGRAFIA 1. Baudouin C, Aragona P, Messmer EM, et al. Role of hyperosmolarity in the pathogenesis and management of dry eye disease: proceedings of the OCEAN group meeting. Ocul Surf 11(4): 246258, 2013 2. International Dry Eye Workshop (DEWS). The epidemiology of dry eye disease: report of the Epidemiology Subcommittee of the International Dry Eye Workshop (2007). Ocul Surf 5: 93-107, 2007 3. International Dry Eye Workshop (DEWS). The definition and classification of dry eye disease: report of the Definition and Classification Subcommittee of the International Dry Eye WorkShop (2007). Ocul Surf 5(2): 75-92, 2007 4. Miljanovic B, Dana R, Sullivan DA, et al. Impact of dry eye syndrome on vision related quality of life. Am J Ophthalmol 143: 409-415, 2007 5. Bron AJ, Yokoi N, Gafney E, Tiffany JM. Predicted phenotypes of dry eye: proposed consequences of its natural history. Ocul Surf 7(2): 78-92, 2009 6. Baudouin C. A new approach for better comprehension of diseases of the ocular surface. J Fr Ophtalmol 30: 239-246, 2007 7. Clouzeau C, Godefroy D, Riancho L, et al. Hyperosmolarity potentiates toxic effects of benzalkonium chloride on conjunctival epithelial cells in vitro. Mol Vis 18: 851-863, 2012 8. Yancey PH. Organic osmolytes as compatible, metabolic and counteracting cytoprotectants in high osmolarity and other stresses. J Exp Biol 208: 28192830, 2005 9. Khandekar N, Willcox MD, Shih S, et al. Decrease in hyperosmotic stress-induced corneal epithelial cell apoptosis by L-carnitine. Mol Vis 19: 1945-1956, 2013 10.Geraldine P, Sneha BB, Elanchezhian R, et al. Prevention of selenite-induced cataractogenesis by acetyl-Lcarnitine: an experimental study. Exp Eye Res 83: 1340-1349, 2006 11. Versura P, Profazio V, Campos EC. Performance of tear osmolarity compared to previous diagnostic tests for dry eye diseases. Curr Eye Res 35: 553-564, 2010 12. Lemp MA, Bron AJ, Baudouin C, et al. Tear osmolarity in the diagnosis and management of dry eye disease. Am J Ophthalmol 151: 792-798, 2011 13. Holly FJ, Lamberts DW. Effect of nonisotonic solutions on tear film osmolality. Invest Ophthalmol Vis Sci 20(2): 236-245, 1981 14. Guillon M, Maissa C, Ho S. 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Messmer, MD, PhD, FEBO, Department of Ophthalmology, Ludwig Maximilian University, Munich, Germany; Alan Tomlinson, PhD, DSc, FCOptom, Vision Sciences, Glasgow Caledonian University, Glasgow, UK; Margarita Calonge, MD, PhD, IOBA (Institute of Applied Ophthalmo-Biology), University of Valladolid, Valladolid, Spain; Kostas G. Boboridis, MD, PhD, FEBO, First Ophthalmology Department, Aristotle University of Thessaloniki, Thessaloniki, Greece; Yonca A. Akova, MD, Department of Ophthalmology, Bayındır Hospital, Ankara, Turkey; Gerd Geerling, MD, PhD, FEBO, Department of Ophthalmology, Heinrich-Heine University, Duesseldorf, Germany; Marc Labetoulle, MD, PhD, Department of Ophthalmology, Hôpital Bicêtre, APHP, Université Paris-Sud, Le Kremlin-Bicêtre, Paris, France; and Maurizio Rolando, MD University of Genoa, Department of Neuroscience and Ophthalmology, Genoa, Italy. ** This article was developed from a roundtable meeting, held on 14-15 December 2012 by the OCEAN group. The meeting was supported by an unrestricted grant from Allergan, whohad no input into the meeting or content of this article. All the authors contributed equally to the drafting of this manuscript, and it represents a consensus of their opinions gathered at the roundtable meeting. Darwin Healthcare Communications provided writing and editing support, funded by Allergan
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