AICQ_cover_settOtt11_IMPAGINATO_Cover AICQ 09/09/11 09:38 Pagina 2 Numero 5/2011 Settembre/Ottobre INFORMATICA E QUALITÀ Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 – DCB Milano - Contiene I.P. IL PROCESSO RU INTEGRATO UNO STANDARD PER LE PMI LA MANUTENZIONE DEI PROGETTI ICT TURISMO METODI INNOVATIVI PER I BENI CULTURALI LA QUALITÀ, OSPITALITÀ, COMPETITIVITÀ VARIE METROLOGIA: IL NUOVO VIM IN ITALIANO AUDIT SUGLI APPALTATORI (2) CONTROLLO DI GESTIONE, QUALITÀ E MIGLIORAMENTO AICQ_cover_settOtt11_IMPAGINATO_Cover AICQ 09/09/11 09:38 Pagina 3 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 1 Associazione Italiana Cultura Qualità FEDERAZIONE NAZIONALE SETTORI TECNOLOGICI 20124 Milano - via Cornalia, 19 tel. 02 66712484 - fax 02 66712510 [email protected] - http://www.aicq.it Presidente: Vincenzo Mazzaro Vicepresidenti: Marco Gentilini, Giovanni Mattana Assemblea: Giovanni Romano; Federica Galleano; Santo Paternò; Antonio Lanzotti; Ettore La Volpe; Franco Drusiani; Marco Gentilini; Alberto Bobbo; Giovanni Mattana Giunta esecutiva: Giovanni Romano; Alessandro Manzoni; Giovanni Mattana; Marco Gentilini; Walter Piacentini; Santo Paternò; Ettore La Volpe; Alberto Bobbo Segretario Generale: Giacomo Casarino Segreteria Nazionale: Annalisa Rossi Settore Alimentare c/o Associazione Italia Centronord Presidente: Claudio Mariani Settore Autoveicoli c/o Associazione Piemontese Presidente: Federico Rivolo Settore Costruzioni Civili c/o Associazione Centro Insulare Presidente: Antonino Santonocito Settore Elettronico ed Elettrotecnico c/o Associazione Italia Centronord Presidente: Giovanni Mattana Settore Servizi per i Trasporti c/o Associazione Centro Insulare Presidente: Sergio Bini Settore Turismo c/o Associazione Piemontese Presidente: Caterina Fioritti Settore Trasporto su Rotaia c/o AICQ Nazionale Presidente: Gianfranco Saccione Settore Scuola c/o Associazione Italia Centronord Presidente: Paolo Senni Guidotti Magnani ASSOCIAZIONI TERRITORIALI DELLA FEDERAZIONE AICQ - Associazione Italia Centronord 20124 Milano - via M. Macchi, 42 - tel. 02 67382158 fax 02 67382177 - [email protected] Presidente: Giovanni Romano AICQ - Associazione Piemontese 10128 Torino - via Genovesi, 19 - tel.011 5183220 fax 011 537964 - [email protected] Presidente: Federica Galleano AICQ - Associazione Tosco Ligure c/o CIPAT Via dei Pilastri n°1/3 50121 Firenze Tel. e fax 055 481524 Presidente: Ettore La Volpe AICQ - Associazione Triveneta 30174 Mestre (VE) - Galleria Giacomuzzi, 6 tel. 041 951795 fax 041 940648 - [email protected] Presidente: Alberto Bobbo AICQ - Associazione Emilia Romagna 40129 Bologna - via Bassanelli, 9/11 tel. 3355745309 - fax 051 0544854 - [email protected] Presidente: Franco Drusiani AICQ - Associazione Centro Insulare 00185 Roma - via di San Vito, 17 - tel. 06 4464132 fax 06 4464145 - [email protected] Presidente: Marco Gentilini AICQ - Associazione Meridionale 80125 Napoli - via Giulio Cesare, 101 - tel. 081 2396503 fax 081 6174615 - [email protected] Presidente: Antonio Lanzotti AICQ - Associazione Sicilia 90139 Palermo - via F. Crispi 120, c/o Ordine degli Ingegneri della Provincia di Palermo cell. 334. 95 49 274 - fax 091 9889355 [email protected] Presidente: Santo Paternò COMITATI TECNICI Comitato Ambiente c/o Associazione Italia Centronord Presidente: Antonio Scipioni Comitato Salute e Sicurezza c/o Associazione Nazionale Coordinatore: Diego Cerra Comitato Metodi Statistici c/o Associazione Nazionale Presidente: Egidio Cascini Comitato Metodologie di Assicurazione della Qualità c/o Associazione Centro Insulare Presidente: Francesco Carrozzini Comitato Normativa e Certificazione dei Sistemi Gestione Qualità c/o Associazione Nazionale Presidente: Cecilia de Palma Comitato Qualità del Software e dei servizi IT c/o Associazione Italia Centronord Presidente: Mario Cislaghi Comitato Risorse Umane e Qualità del Lavoro c/o Associazione Triveneta Presidente: Piero Dettin Comitato Aziende Benchmarking/TQM AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 2 2 sommario tema 2 Turismo Beni culturali - metodi e modelli innovativi editoriale La società digitale e l’innovazione sociale 3 Giovanni Mattana tema 1 29 Salvatore La Rosa, Graziella Maria Adriana Sanfilippo La qualità, la competitività e l’ospitalità 33 V. Mazzaro, R. Toppan Informatica e Qualità Il processo di Gestione e Sviluppo Risorse Umane integrato nel SGQ 4 Mario Cislaghi tema 3 Varie CEI UNI 70099: un’attesa premiata per la metrologia 35 Giorgio Miglio Una norma per le PMI-Iso/iec tr 29110 per il sw engineering 8 Audit sui sistemi gestionali degli appaltatori: l’esperienza di Italferr (2a parte) 38 Ercole Colonese Massimo Guidarelli Aspetti organizzativi della sicurezza informatica Azioni di miglioramento 14 Giulio Cantù La manutenzione dei progetti ICT 20 Luigi Buglione La valutazione delle Risorse Umane nel settore ICT 24 Roberto D’Orsi 42 Roberto Giorgetti Qualità ha 40 anni 47 Rubriche: IMQ, Mystery Client, Anfia, Rina 50 corsi 55 Redazione Si ringraziano tutti quelli che hanno contribuito, in particolare il Comitato Qualità del software e servizi IT ed il suo presidente M. Cislaghi e il Settore Turismo ed il suo presidente C. Fioritti n. 5 settembre/ottobre 2011 Edizione Nazionale AICQ Autorizzazione del Trib. di Torino n. 783 del Registro del 28/11/52 ISSN 2037-4186 Direttore responsabile Giovanni Mattana Redazione Annalisa Rossi Comitato editoriale e di supporto Composto da: Giovanni Mattana (coordinatore), Presidente AICQ, Sergio Bini, Claudio Rosso, Pietro Fedele, Egidio Cascini, Mario Cislaghi, Cecilia de Palma, Piero Dettin, Italo Benedini. Editore Mediavalue srl Via Domenichino, 19 - 20149 Milano tel. +39 0289459724 - fax +39 0289459753 www.mediavalue.it - [email protected] Redazione, grafica, impaginazione [email protected] Abbonamenti [email protected] Segreteria di redazione AICQ - via Cornalia, 19 20124 Milano Tel. 02 66712484 Fax 02 66712510 [email protected] Pubblicità [email protected] Stampa Arti Grafiche Frattini - Bernate Ticino (MI) Gli articoli di questo numero, pur ritenuti validi dagli editori per il loro contenuto, vengono pubblicati sotto la responsabilità degli Autori. In conformità a quanto previsto dal D.lgs. n. 196 del 30 giugno 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e fatti salvi i diritti dell’interessato ex art. 7 del suddetto decreto, l’invio di Qualità autorizza AICQ stessa al trattamento dei dati personali ai fini della spedizione di questa pubblicazione. Diritti riservati - Pubblicità inferiore 50% Distribuzione: La rivista - bimestrale - è stampata in 8.000 copie a numero e ha distribuzione nazionale. Viene inviata a tutti i Soci AICQ in abbonamento postale, e ai responsabili qualità delle aziende. Spedizione in abbonamento postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB Milano. Prezzi di vendita per l’Italia: una copia € 5,00, copia arretrata € 10,00, abbonamento annuo (6 numeri) € 50,00; (12 numeri) € 95,00. Per l’estero: una copia € 15,00. Il pagamento può essere effettuato tramite bonifico sul c/c bancario: IBAN IT33N0569634070000002372X67 intestato a Mediavalue srl AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 3 3 Giovanni Mattana Siamo tutti nodi di una stessa rete Il tema principale di questo numero è la Qualità del Software e dei servizi IT, presente con un ricco paniere di articoli tecnici e organizzativi. Si sa che l'estensione dell'adozione delle innumerevoli opportunità offerte dalla IT condiziona lo sviluppo e la competitività delle nazioni sia nella loro componente privata, sia, e più ancora, nella loro Pubblica Amministrazione. Si sa anche che il passo di implementazione è componente essenziale della produttività e della crescita complessiva e che per l'Italia questa è una sfida essenziale e urgente. Una componente di questo grande tema è la dimensione sociale dell'informatica, che sta emergendo con un’ampia numerosità di iniziative e di applicazioni. La interattività dei cittadini con le Pubbliche Amministrazioni, per esempio, sta crescendo a ritmo accelerato, in una logica di Web 2, di cittadino 2! Quest'aspetto dell’innovazione sociale è stato presentato, nella sessione conclusiva dell'ultimo Forum della PA, come uno dei fattori più in crescita e più promettenti, con applicazioni molto diversificate: ad es. lo Urban Creativity Camp di Modena, che ha chiesto ai partecipanti di proporre idee progettuali coinvolgenti, sostenibili e realizzabili per rafforzare l’offerta di servizi e l’attrattività dei centri storici italiani o l’esperimento di Udine di coinvolgimento dei cittadini nei problemi del territorio e della circolazione (i cittadini come sensori in rete), o strumenti di circolazione delle opportunità,… In queste sperimentazioni la partecipazione attiva dei cittadini ai problemi della propria comunità è aumentata di oltre un ordine di grandezza. Può essere interessante evidenziare alcune idee guida, che sono alla base della grande varietà di applicazioni: • non si tratta di iniziative pregevoli ma singole: la posta in gioco è un progetto sistemico capace di generare, in ogni specifico contesto, nuove energie, nuovi attori, basato su un nuovo impegno su valori e obiettivi comuni, con forte incremento di coerenze complessive e riduzione dello spreco; • siamo tutti nodi della stessa rete, e il nostro assets più forte sarà sempre la ricchezza dei beni relazionali e del capitale sociale; • queste sperimentazioni fanno largo uso di strumenti offerti dalla evoluzione tecnologica, quali il cloud computing, l’interoperabilità dei sistemi, il web 2.0, … Tutto sta cambiando, anche le Città,... anche le Associazioni! ma Istituzioni forti si hanno solo dove esistono comunità partecipanti e forti. Nel Marzo del 2010 la Commissione Europea ha pubblicato “Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. La strategia europea punta a perseguire obiettivi economici e sociali attraverso tre grandi assi: la crescita intelligente (innovazione, istruzione e società digitale), la crescita sostenibile (clima, energia e mobilità, competitività), la crescita inclusiva (occupazione e competenze, lotta alla povertà). Occorre allora un forte investimento nella Innovazione sociale. Cosa significa? Secondo A. Bassi, Università di Bologna, ‘l’innovazione sociale è l’utilizzo sociale di una qualunque innovazione tecnologica, economica, produttiva che cambia il modo di interagire e di comportarsi. Ogni innovazione (in campo tecnologico, economico come nei sistemi produttivi) può produrre degli effetti sociali, cioè dei cambiamenti duraturi nelle relazioni sociali e nel comportamento delle persone. Quando una serie di soggetti inizia ad adottare una soluzione nuova, entriamo nella fase critica in cui si determina se l’innovazione rimarrà appannaggio di una élite o diventerà lo "standard”, cioè il modo normale di agire e di usare determinati strumenti. Nel sociale sembra più difficile individuare le diverse fasi dell'innovazione (dal prototipo alla sperimentazione, all’adozione da parte di qualcuno), perché tutto è più fluido’. L’innovazione sociale potenzia i risultati della tecnologia ed è componente essenziale della qualità della vita, di oggi e di domani. www.aicq.it settembre/ottobre 2011 ed i to r i a l e La società digitale e l’innovazione sociale AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 4 te m a 4 ❙ Informatica e Qualità ❙ >> Mario Cislaghi Presidente Comitato per la Qualità del software e dei servizi IT di Aicq, Vice Presidente Aicq-CI Il proce sso di Gestione e Sviluppo Risorse Umane Premessa Molte organizzazioni hanno, da tempo, compreso che è necessario evolvere continuamente i processi di gestione per renderli sempre più integrati ed ottimizzati. Lo scopo di questo documento è quello di fornire alcuni spunti pratici, per ridisegnare e ottimizzare il processo di Gestione delle RU e per gestire correttamente alcuni aspetti specifici, di tipo comportamentale, che potrebbero manifestarsi Il processo di Gestione R.U. e la “Zona Franca” di confine con il Sistema di Gestione Qualità Fin dai primi anni di applicazione delle norme ISO sui sistemi qualità, il processo di gestione delle risorse umane è sempre stato, per molti, un processo relativo ad una “zona di confine” o meglio ” ancora una “Zona Franca” in gran parte non definita e non controllata in ambito Sistema di Gestione Qualità. Questa situazione determinava una scarsa attenzione, nella impostazione del Sistema e dei collegamenti ed interfacce tra i processi del SGQ e i processi relativi alla gestione delle competenze. Le norme in vigore all’epoca erano la prima edizione delle ISO 9000 emessa nel 1987. Per quanto riguarda la gestione del personale, al cap. 4.18 si richiedeva principalmente di predisporre e gestire piani di settembre/ottobre 2011 addestramento. Gli indicatori utilizzati erano orientati a misurare i giorni di addestramento pianificati ed effettuati trascurando molti altri aspetti fondamentali per la gestione delle Risorse Umane. Le norme della serie “Vision 2000” (attualmente in vigore) evidenziano molti aspetti importanti nella gestione delle RU. Vedi, ad esempio, tutti gli aspetti trattati nel Capitolo 5 della ISO 9001 che riguardano le responsabilità della Direzione e interessano la gestione risorse umane (ad es.: leadership, pianificazione, organizzazione, politica, obiettivi, responsabilità e ruolo, comunicazioni, dialogo e confronto interni, pianificazione e monitoraggio, ecc,.) Particolarmente significativi sono gli scopi del sistema di comunicazioni da mettere in atto. La Direzione deve comunicare (“a due vie”) con il personale per quanto riguarda Politica, obiettivi, impegni, rapporto con il cliente, risultati, ecc. per renderlo consapevole dell’importanza dei compiti assegnati. Motivi per cambiare e migliorare il processo Nonostante questa importante evoluzione delle norme, alcune organizzazioni hanno continuato a considerare l’area gestione RU come una “zona franca” non assoggettata alle regole applicate alle altre aree e processi, in quanto i requisiti delle ISO 9000 riguardano principal- mente la gestione competenze e non includono alti aspetti come la gestione e valutazione delle prestazioni, la gestione del merito e dei riconoscimenti, ecc. La copertura parziale è un argomento che viene utilizzato per giustificare la non applicazione del modello, ma è anche un motivo per analizzare a fondo i processi dell’area e sviluppare un modello integrato adeguato. Nel frattempo sono successi alcuni fatti: ✎ la pubblicazione della nuova UNI EN ISO 9004:2008 La nuova norma evidenzia la “centralità” delle RU nel sistema-azienda e di cui costituiscono, con la loro cultura, competenza, motivazione, comportamenti, capacità, un “asset” fondamentale. ✎ la “crisi” economica La crisi economica ha indotto le aziende ad abbattere i costi e gli investimenti con significativi tagli (PURTROPPO) sulle quantità di RU, e sulle spese di formazione. Anche in quelle aziende dove esisteva una “zona franca“ tale situazione è stata rimessa in discussione (FINALMENTE) con l’obiettivo di definire con chiarezza i processi di gestione RU rendendoli visibili e controllati; ottimizzati e integrati nel sistema di gestione (e per permettere la conoscenza della situazione di copertura degli skill necessari per mantenere un’adeguata operatività anche in caso di riduzioni del personale ). www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 5 ❙ Il processo di Gestione e Sviluppo Risorse Umane ❙ Il processo integrato di gestione RU e delle competenze Il processo è rappresentato in figura 1 ed è caratterizzato dal fatto che permette di ottenere due tipi di integrazione: 1° TIPO DI INTEGRAZIONE: ll processo proposto in Fig. 1 permette di integrare e gestire in un unico processo la fasatura tra pianificazione aziendale e pianificazione RU: 2° TIPO DI INTEGRAZIONE il processo proposto: ✎ gestisce in unico flusso dati tutte le attività di sviluppo e gestione RU come ad esempio: la pianificazione risorse, la pianificazione delle competenze, lo sviluppo ed erogazione degli interventi formativi, la valutazione dei risultati della formazione, la valutazione delle prestazioni del personale: ✎ permette di avere un collegamento diretto tra piani e risultati e di valutare l’efficienza1 e l’efficacia2 del processo di gestione e sviluppo RU Elementi imprescindibili Esistono alcuni aspetti che devono essere garantiti per essere certi del risultato dell’iniziativa, in particolare il ciclo di pianificazione integrato aziendale è uno di questi. Applicazione di un processo di pianifi- www.aicq.it cazione a più livelli sincronizzato ed integrato E’ importante che la pianificazione aziendale sia stratificata a più livelli integrazione sincronizzati. L’integrazione dovrebbe interessare il processo di pianificazione strategica aziendale, il processo di pianificazione operativa e il processo di pianificazione delle RU , e delle competenze richieste. I cicli di pianificazione di questi tre livelli dovrebbero essere gestiti in modo da garantire assoluta coerenza e fasatura e applicazione. Definizione di un sistema di obiettivi a cascata E’ importante che il sistema di obiettivi, indicatori, misure di avanzamento sia tale da poter dare indicazioni a più livelli. Necessità di un processo di misurazione, valutazione e di monitoraggio dei risultati a più livelli sincronizzato ed integrato E’ abbastanza ovvio che al processo di pianificazione del punto precedente, occorre affiancare un processo di monitoraggio e controllo dello stesso livello. Il processo di rilevamento deve raccogliere i risultati allocandoli a fronte della struttura a più livelli e dovrebbe essere fatto con rilevamenti continui per valutare gli andamenti degli indicatori. Momenti decisionali E’ importante che vi siano opportuni momenti istituzionali per valutare i risultati, rivedere gli obiettivi e prendere azioni conseguenti: Questo dovrebbe essere garantito attraverso i Riesami della Direzione. Strumenti e metodi di gestione skill e profili di competenza Per poter attuare il processo riportato in figura 1 è necessario utilizzare una metodologia di definizione dei profili di competenza per le varie mansioni e di valutazione delle competenze e delle prestazioni, Struttura organizzativa Potrebbe essere necessario rivedere la struttura organizzativa. La nuova struttura organizzativa dovrebbe essere articolata e disporre delle risorse necessarie per sviluppare in modo organico temi fondamentali quali: A. Lo sviluppo e messa a regime del pro- cesso per gestire in maniera integrata la pianificazione delle risorse, delle competenze, e degli interventi formativi e di valutazione dei risultati delle prestazioni (vedi fig. 1). B. lo sviluppo delle risorse, la gestione delle competenze, la formazione, l’individuazione e lo sviluppo mirato e privilegiato degli “high potential”, la gestione della banca dati dei profili di competenza (skill inventory); C. Lo sviluppo delle risorse inserite (o da inserire) in un ruolo manageriale; D. il sistema di gestione per obiettivi e la valutazione delle prestazioni; E. il sistema premiante; sistema di gestione e di riconoscimento del merito; F. la definizione delle mansioni tipiche, del peso e dei livelli corrispondenti, dei cammini professionali, dei meccanismi di passaggio; G. la definizione di fasce e griglie retributive in relazione al peso delle mansioni ed al livello di prestazioni e più in generale il sistema retributivo (fasce retributive, criteri di passaggio, premi ed incentivi, modalità di applicazione, ecc.); H. la pianificazione ed attuazione di interventi formativi mirati (su parte delle risorse) di sviluppo personale (es. di temi formativi: comunicazioni interpersonali, dinamica di gruppo, leadership, negoziazione, ecc,) I. lo sviluppo di alcuni ruoli specifici (ad esempio “ruolo del responsabile di commessa”) con erogazione di formazione specifica (es. corsi di Project Management) e con un sistema di “certificazione della professione” basato sulle esperienze fatte e sul superamento di esami/test specifici. J. La gestione di personale esterno con contratti a termine, alcuni aspetti relativi a questo tema sono: a. Quando ricorrere a risorse esterne e con quali criteri, b. Qualificazione iniziale c. I criteri di selezione e di inserimento e di gestione della persona, d. Controlli in corso d’opera e. Chiusura dell’attività: regole, criteri da applicare, controlli. settembre/ottobre 2011 te m a La revisione dell’area di gestione RU è una opportunità da non perdere. Infatti , in molti casi, l’area è costituita da tante isole operative disomogenee, poco integrate e coperte con applicazioni informatiche frammentate. Alcuni interventi di ottimizzazione possono riguardare le tematiche specifiche della gestione RU e rimetterle in discussione (ad es. politiche di gestione delle persone,, modelli di gestione e di sviluppo della loro motivazione, politiche retributive, ecc.) oppure altri aspetti di tipo organizzativo e di “sistema” (processi, strumenti, ecc.) Lasciamo agli specialisti di settore la gestione delle politiche e della motivazione e vediamo invece quali possono essere le caratteristiche e la tipologia di interventi sui processi e sul sistema. 5 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 6 te m a 6 ❙ Informatica e Qualità ❙ Fase: FASE 0 FASE 1 FASE 2 –attuazione Piani FASE 3 Completamento FASE 4 - Messa in campo RIESAME DIREZIONE Analisi GAP e attuazione Piani FASE 5 – Valutazione competenze e consolidamento prestazioni Piani Obiettivo Avviare la pianificazione Sviluppare il piano acquisire le risorse esterne necessarie e pianificate, Rendere operative le risorse della generale sviluppare il di gestione e addestrate fase: piano RU e delle loro sviluppo RU e delle effettuare su esterni ed interni la formazione effettuare la formazione di base agli esterni., Chiudere I GAP competenze in completa loro competenze in secondo il piano Valutare le competenze e le fasatura con Piani completa fasatura prestazioni Strategici ed Operativi con Piani Strategici Assegnare eventuali riconoscimenti ed Operativi Aggiornale il DB skill inventory Valutare risultati in termini di efficienza ed efficacia Attività Analisi elementi in input. Analisi GAP Selezione persone – acquisizione Avviare attività persone confermando da Costruzione Piano consolidamento Erogare formazione di base incarichi, mansioni, obiettivi e svolgere: strategico preliminare e proposte e fasatura Erogare formazione tecnica di settore a interni e piano operativo piani e con le Stima preliminare gap iterazioni del ciclo Definizione piani specifici individuali competenze, analisi, di pianificazione Identificazione ed assegnazione di Tutor studio soluzioni possibili, Consolidamento Erogazione formazione individuale consolidamento proposta Piano di gestione e Assegnazione nuovi incarichi ed obiettivi specifici preliminare sviluppo RU, di Verifiche, controlli, e 1° formazione e riesame direzione addestramento, di preliminare acquisizione Prosegue per iterazioni personale esterno successive fino al riesame temporaneo ed in misure, assegnare tutor esterni finale ed alla approvazione via definitiva definitiva dei piani. Risultati Competenze richieste e Analisi GAP Piano Aggiornamento continuo piani, stati di Valutazioni individuali ( da parte dei di gestione e avanzamento periodici e versioni successive ed manager responsabili e Tutor) su colmare) sviluppo RU, di aggiornate dei seguenti Piani:// documenti: risultati v/s obiettivi. Budget , vincoli, formazione e • Piano approvato di gestione e sviluppo RU, di Valutazione finale efficacia ed obiettivi, addestramento, di formazione e addestramento, di acquisizione efficienza Piani e processo gestione raccomandazioni , acquisizione personale esterno temporaneo ed invia definitiva RU strategie e vincoli per la personale esterno con Budget approvato, Analisi competenze e (che dovrebbero essere parte del ricerca di RU e per lo consolidato ed decisioni prese, Piano acquisizione risorse esterne piano indicatori annoxxxxxxxxxx) sviluppo esistenti approvato e output: caratteristiche (GAP da Piano dei controlli e delle scadenze (modalità, tipo di acquisizione, criteri, durata, ecc.) • Programma di formazione standard all’ingesso per gli esterni • Programmi di formazione per gruppi interni • Identificazione skill critici e definizione di programmi specifici • Programmazione cambi attività e assegnazione nuovi incarichi Completamento formazione standard, specifica e individuale Predisposizione incarichi e obiettivi, mappa rotazioni e incarichi., gestione risorse critiche Assegnazione a tutor Persone pronte ad essere operative nei nuovi incarichi settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 7 ❙ Il processo di Gestione e Sviluppo Risorse Umane ❙ 7 te m a f. Contrattualistica, aspetti/vincoli legislativi, sindacali, e monitoraggio dei periodi e delle scadenze contrattuali, ecc. g. Gestione “skill inventory” delle risorse esterne Descrizione del processo e dei contenuti di fase Il processo di gestione e sviluppo RU è rappresentato in fig.1 e nelle tabelle da 1 a 4 allegate Le tabelle forniscono un maggior dettaglio e rappresentano la schematizzazione delle 4 fasi del processo Le tabelle sono parzialmente compilate in quanto alcuni punti dipendono dall’organizzazione specifica. La rappresentazione del processo in questo modo schematico è un suggerimento ed invito ad evitare di scrivere le procedure in modo descrittivo – tradizionale che risulta troppo verboso e non inco- www.aicq.it raggia gli utilizzatori ad una lettura attenta. Conclusioni Lo studio proposto è una utile base di partenza per le aziende medio-piccole che intendono mettere sotto governo ed ottimizzare l’area della gestione delle risorse umane ben sapendo che le RU sono uno degli “asset” fondamentali su cui basare i successi (o gli insuccessi) della propria azienda. Impostare, inizialmente, il processo di gestione con registrazioni manuali o semi-automatiche è un ottimo sistema per consolidare la struttura del processo che verrà successivamente informatizzato. Questo permette di “avere idee chiare ” sui requisiti che l’eventuale strumento informatico dovrà soddisfare evitando l’acquisto di strumenti inadatti o poco personalizzabili alle esigenze specifiche. Il processo proposto (fig.1) è articolato in varie fasi e si basa su alcuni “punti di forza”: a) l’integrazione e sincronizzazione tra la Pianificazione Strategica, i Piani Operativi e i Piani di gestione e sviluppo RU. b) La creazione di “Repository” contenente i dati “storici” e tutte le informazioni necessarie c) L’integrazione tra le varie attività di Gestione RU (selezione, gestione profili , valutazione prestazioni, riconoscimenti, ecc,. ■ NOTE 1 per efficienza intendiamo il rispetto dei piani di acquisizione risorse, erogazione formazione in termini temporali e quantitativi. 2 per efficacia intendiamo la effettiva copertura dei GAP di competenze identificati nell’analisi iniziale. settembre/ottobre 2011 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 8 te m a 8 ❙ Informatica e Qualità ❙ >> Ercole Colonese Consulente di Direzione e IT, membro del comitato per la qualità del software e dei servizi IT di Aicq Sviluppo e Manutenzione del Software - Lifecycle Profiles for Vse Una norma per le PM I: Iso/iec tr 29110 per il sw engineering A tutti gli addetti ai lavori è fin troppo nota l’importanza che le piccole organizzazioni software rivestono nell’ambito dell’economia nazionale. Che si tratti di una piccola azienda che opera in subappalto a una di grandi dimensioni o si tratti di una funzione specifica all’interno di una grande organizzazione, l’adozione di metodi, tecniche e processi maturi dello sviluppo software rimane di difficile applicazione. Adottare standard per lo sviluppo software (ISO/IEC 12207, ISO/IEC 15289) o modelli di maturità (CMMI) risulta un’operazione complessa e costosa per le piccole realtà. L’indagine svolta dall’OECD nel 2005 conferma quanto detto sopra. A seguito di tale analisi, un’iniziativa importante ha visto il gruppo di lavoro 24 (WG24) del sottocomitato 7 (SC7) del comitato tecnico congiunto (JTC1) impegnato nella realizzazione di uno standard dedicato proprio alle piccole realtà software. Lo standard ISO/IEC TR 29110 Software engineering - Lifecycle profiles for Very Small Entities (VSE), emesso all’inizio di quest’anno, costituisce un primo risultato di enorme valore per tutte quelle organizzazioni nelle difficoltà di cui si è detto. Il modello proposto consta di processi, metodi e tecniche, metriche e documenti, linee guida, esempi e proposte formative che coprono l’intera esigenza di tali organizzazioni. Anche se emesse con notevole ritardo, salutiamo l’arrivo di tali norme con grande soddisfazione. Ora si presenta, forse, la difficoltà maggiore: convincere e aiutare le piccole realtà ad adottare tali norme. Il sottocomitato AICQ-CI per il Software e i Servizi IT è direttamente coinvolta il tale sfida; nel suo DNA è impressa l’attitudine (mi piacerebbe dire “la missione”) a tale compito. Non ci sono più alibi per nessuno: per le piccole aziende, per i consulenti, per gli enti e le organizzazioni. La competizione sui mercati globali richiede alti standard qualitativi insieme a capacità di gestire i progetti in maniera profittevole. Chi scrive ha già condotto con successo molti anni fa (2000-2003) un progetto che ha visto 30 piccole aziende IT siciliane adottare una metodologia comune fatta di processi gestionali e produttivi, metodi e tecniche, metriche e tool, supportata da consulenti e attività formative. Forse era troppo presto per un tale approccio o forse il contesto sociale poco maturo per beneficiarne in maniera produttiva e completa. Ora è tempo di agire! Introduzione L’industria del settore IT riconosce bene l’importanza del ruolo economico svolto dalle piccole aziende software italiane: subappalto di attività di sviluppo e manutenzione software incluse in grandi progetti. Le piccole aziende (o piccoli gruppi di lavoro all’interno di grandi organizzazioni) fungono da ammortizzatori produttivi cui è richiesta produttività alta, costi bassi e qualità del softwa- settembre/ottobre 2011 re. Un’equazione non sostenibile come qualunque esperto di sviluppo software può dimostrare facilmente. Chiunque, ho detto, tranne (purtroppo) i maggiori player di un mercato così difficile come il nostro. Dall’analisi condotta nel 2005 dall’OECD1 scopriamo che tale situazione difficile è presente in quasi tutto il mondo. Il mandato assegnato all’ISO/IEC JTC1/SC7 WG242 di standardizzare i processi, i metodi e le tecnologie a supporto dell’ingegneria del software lungo l’intero ciclo di vita era la risposta a questo disagio. Già nel 2004, in Canada, si era raggiunto un ampio consenso sulla necessità di: ✎ produrre standard più accessibili alle piccole organizzazioni; ✎ fornire documentazione che richiedesse un minimo impegno per la personalizzazione; www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 9 ❙ Una norma per le pmi - iso/iec tr 29110 per il sw engineering ❙ ✎ fornire una documentazione integra- Necessità delle piccole aziende La possibilità, per le piccole organizzazioni, di competere in un mercato difficile come quello attuale richiede la capacità di produrre software di qualità a costi competitivi. Tale obiettivo può essere raggiunto solo tramite l’adozione di standard (processi, metodi e tecniche, metriche e strumenti, competenze tecniche e della gestione) maturi e facilmente adattabili alle esigenze specifiche di tali organizzazioni. I risultati di diverse analisi condotte negli anni in Italia, Europa, USA e resto del mondo indicano una grande difficoltà nell’adottare gli standard e i modelli esistenti (ISO/IEC 12207, ISO/IEC 15289, CMMI). L’esigenza di produrre software di qualità a bassi costi è importante per garantire profitto e assicurare la sopravvivenza di una parte così importante del settore IT. Raggiungere obiettivi così sfidanti è sempre più difficile e non è raro vedere aziende in difficoltà permanente. Caratteristiche delle piccole organizzazioni L’unicità di una piccola azienda di software sono rappresentate dalle sue www.aicq.it Caratteristica Pianificazione Flessibilità Propensione al rischio Processi gestionali Capacità di assorbimento della conoscenza Impatto di effetti negativi del marketing Vantaggio competitivo Approccio VSE tipica Non struttura-to/Operativo Alta Alta Informale Limitata Rilevante Centrato sul capitale umano > Tabella 1. Caratteristiche di una piccola azienda software ISO/IEC 29110 Parte 1 Parte 2 Parte 3 Parte 4 Parte 5 Titolo Overview Framework and taxonomy Assessment guide Profile specification Management and engineering guide > Tabella 2. Struttura della norma ISO/IEC 29110 caratteristiche che differiscono in maniera sostanziale da quelle di una grande organizzazione. La tabella 1 riassume tali caratteristiche uniche di una VSE. Nel documento di Claude Y. Laporte [8] si classificano le caratteristiche di una VSE in quatto categorie: Finance, Customer, Internal Business Processes e Learning and Growth. Si afferma (e noi siamo pienamente d’accordo) che le piccole aziende sono economicamente più vulnerabili essendo condizionate dal flusso di denaro in entrata e dal profitto realizzato dai progetti. Esse hanno quindi bisogno di completare i progetti entro i budget stabiliti. Tendono ad avere piccoli budget che implicano grandi impatti come, ad esempio, scarso budget per affrontare il costo della manutenzione correttiva in garanzia dopo il rilascio, poche risorse allocate per la formazione, budget limitato o assente per eseguire le attività di assicurazione qualità, nessun budget per realizzare software riusabile, budget limitato per rispondere ai rischi, budget ancora limitato per il miglioramento continuo e le certificazioni/assessment specifici del settore. Tutto ciò richiede un approccio metodologico specifico per indirizzare tali problematiche. Il contributo degli standard In assenza di standard adeguati alle esigenze specifiche delle piccole organizzazioni a soffrirne, in primis, è il profitto e, a seguire, la qualità del software sviluppato. Ciò rende fortemente instabile il mercato, precario lo stato economico delle aziende software, basso il livello qualitativo del software prodotto, inadeguato, di conseguenza, il livello dei servizi offerti ai clienti e ai cittadini. In estrema sintesi, la mancanza di standard adeguati alle necessità delle piccole organizzazioni si ripercuote negativamente sulla competitività delle aziende e, in ultima analisi, sull’intero sistema paese. Il contributo di standard adeguati permette alle piccole aziende di dotarsi di processi maturi e facilmente adattabili al loro contesto, di gestire efficacemente i progetti software, di effettuare stime accurate e pianificazioni realistiche, di produrre software di qualità e di assicurare un profitto da reinvestire in nuove tecnologie e miglioramento dei processi. Un sogno? No; un’equazione che tutti gli esperti del settore conoscono bene e che Deming teorizzava nel suo modello PDCA già molti decenni fa. Organizzazioni che sono riuscite nell’impresa testimoniano un successo settembre/ottobre 2011 te m a ta e armonizzata di processi standard, di work product e deliverable, di modelli di valutazione e di criteri di qualità, di strumenti a supporto; ✎ allineare profili specifici alle nozioni dei livelli di maturità presenti nello standard ISO/IEC 15504 e nel modello CMMI. Il termine Very Small Entities (VSE) è stato coniato dal WG24 per indicare le organizzazioni software con un numero uguale o inferiore a 25 unità. In Europa, per esempio, 85% delle aziende del settore IT ha un numero di impiegati tra 1 e 10. Allargando lo studio agli altri settori d’industria la percentuale di aziende con meno di 10 impiegati sale al 93%. Stiamo parlando, quindi, di una fetta importantissima sistema produttivo mondiale. 9 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 10 te m a 10 ❙ Informatica e Qualità ❙ anche al di fuori dei confini nazionali (India, Bielorussia, Romania, Brasile e altre realtà di paesi emergenti). L’esperienza dimostra l’importanza dei modelli di maturità e degli standard specifici. Ma come adattare il CMMI a organizzazioni di piccole dimensioni? Come adottare gli standard ISO/IEC 12207 e 15289? Questa è l’esigenza e la sfida allo stesso tempo. Il beneficio più alto che ci si può aspettare dagli standard e dai modelli di maturità sta nella capacità di prevedere i risultati e agire di conseguenza nel caso di deviazione da quanto atteso. Non più risultati legati al caso, all’impegno spesso eroico di pochi, ma la capacità di ripetere i successi da parte di tutti. La difficoltà nell’utilizzo degli standard La ricerca condotta in moltissime realtà nazionali, europee e internazionali ha individuato enormi difficoltà nell’adottare modelli di maturità e standard specifici nelle piccole organizzazioni; analo-ghe difficoltà sono incontrate nel giustificare economicamente tali investimenti; gli elementi indicati come maggiori barriere all’innovazione in tal senso sono: ✎ difficoltà oggettiva (costi, tempi, supporto consulenziale) nel personalizzare i modelli di maturità e gli standard negli ambienti specifici delle piccole realtà produttive; ✎ assenza di linee guida per la personalizzazione di tali modelli e degli standard nelle piccole organizzazioni; ✎ mancanza di processi, modelli, documentazione, valutazione e qualità, metriche e tool, formazione specifica adattabili alle esigenze di piccole organizzazioni. Esiste attualmente un solco profondo tra la visione a breve termine che le piccole organizzazioni hanno traguardando il business dei prossimi sei mesi e la visione a lungo temine relativa ai benefici graduali derivanti dall’adozione di modelli di maturità e standard specifici. L’impressione diffusa nelle piccole settembre/ottobre 2011 aziende è che tali modelli e standard siano stati concepiti solo per le grandi organizzazioni. Lo standard ISO/IEC 29110 La norma ISO/IEC TR 29110 di recente pubblicazione è dedicata alle piccole organizzazioni con meno di 25 unità (Very Small Entities, VSE) e descrive i processi di Project Management e di Software Development. Essa consta di più parti come mostrato nella tabella 2. Alle piccole aziende sono dedicate tutte e cinque le parti della norma; la quinta parte, in particolare, è totalmente dedicata alle VSE. A chi esegue la valutazione del livello di maturità dell’organizzazione, sono dedicate la prima e la terza parte della norma; ai produttori di standard, di tool e di metodologie sono o infine dedicate la prima, la seconda e la terza parte della norma. Profili La serie ISO/IEC 29110 è stata preparata con dei profili base predefiniti per migliorare la qualità dei prodotti/servizi e le performance del processo. Se occorre definire nuovi profili, bisogna sviluppare altre ISO/IEC 29110-4 e ISO/IEC 29110-5 lasciando inalterata tutta la documentazione del modello esistente. Si avranno così rispettivamente nuove ISO/IEC 29110-4-m e ISO/IEC 29110-5-m-n all’interno del processo definito da ISO/IEC. La caratteristica principale delle organizzazioni cui è rivolta la norma è senza dubbio la dimensione (minore di 25 addetti). Altri aspetti e caratteristiche possono comunque influenzare l’adozione del modello: modello di business (software commerciale, outsourcing, sviluppo in casa ecc.), fattori situazionali (criticità del business, situazioni incerte) e livello di rischio. Creare nuovi profili per ciascuna delle situazioni menzionate prima porterebbe alla loro proliferazione rendendo difficile la loro gestione. A tal fine i profili realizzati sono stati raggruppati in modo tale da poter essere applicati a più di una categoria di aziende. Ogni gruppo di profili colleziona un insieme di profili selezionati in base ai processi (attività, task, work product ecc.), ai livelli di maturità o a entrambi. Generic Profile Group Il gruppo “generico” di profili è stato disegnato per indirizzare le caratteristi- 29110 Overview (TR 29110-1) 29110 Profiles (IS) Framework and Taxonomy (IS 29110-2) Specifications of VSE Profiles (IS 29110-4) Specifications of VSE Specifications of VSE Specifications of VSE Profile Group m (IS 29110-4) Profile Group m 29110-4) (IS 29110-4) Profile Group m (IS 29110 Guides (TR) Assesssment Guide (TR 29110-3) Management and Engineering Guide (TR 29110-5) Management and Engineering Guide VSE Profile m-n (TR 29110-5 m-n) > Figura 1. ISO/IEC 29110 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 11 ❙ Una norma per le pmi - iso/iec tr 29110 per il sw engineering ❙ 1. > Tabella 3. Contenuti di un Deployment Package (ISO/IEC 29110-5-1-2) che della maggior parte delle VSE: organizzazioni che sviluppano software applicativo commerciale (non critico) e operano in situazioni normali (rischi non alti, condizioni prevedibili ecc.). Il gruppo “base” contiene quattro profili distinti: iniziale, base, intermedio, avanzato. Documentazione disponibile La documentazione pubblicata può essere schematizzata come mostrato nella figura 1. ISO/IEC TR 29110-1 descrive il modello nelle sue linee generali e definisce i termini del business comuni all’insieme di profili e alla documentazione disponibile. Introduce i processi, il ciclo di vita e i concetti della standardizzazione. Introduce anche le caratteristiche e i requisiti di una tipica organizzazione di piccole dimensioni. Fornisce infine chiarimenti sui razionali che stanno die- tro ai profili specifici, alla documentazione, agli standard e alle linee guida. ISO/IEC TR 29110-2 introduce i concetti riguardanti i profili standardizzati per l’ingegneria del software nelle VSE e definisce i termini utilizzati nella documentazione prodotta. Descrive la logica che sta dietro la definizione e l’applicazione dei profili. Specifica gli elementi comuni ai profili standardizzati (struttura, conformità, valutazione) e introduce la tassonomia dei profili ISO/IEC 29110. ISO/IEC TR 29110-3 definisce le linee guida per il processo di assessment e i requisiti necessari per applicare correttamente e completamente i profili. Contiene anche informazioni utili agli sviluppatori dei metodi e degli strumenti (tool) di assessment. Il documento è quindi rivolto principalmente ai valutatori e agli sponsor delle valutazioni che richiedono una guida per l’attività e requisiti chiari circa il livello di aderenza al modello di sviluppo. ISO/IEC 29110-4-1 fornisce le specifiche di tutti i profili inclusi nel Generic Profile Group. Come detto in precedenza, il gruppo “generico” di profili è rivolto a tutte le VSE che sviluppano software non critico in condizioni normali. I profili sono basati su di un insieme di elementi standard appropriati (processi, task, attività, work product ecc.). ISO/IEC 29110-5-m-n fornisce una guida alla gestione dell’implementazione e dell’ingegnerizzazione del software così come descritto nella ISO/IEC 29110-4-m. Deployment Package > Figura 2. Deployment Package del profilo “base” www.aicq.it Un Deployment Package (DP) è un insieme di artefatti sviluppati per facilitare l’implementazione delle pratiche, all’interno del framework selezionato, disegnati per una VSE. Di seguito è descritto un tipico PD sviluppato per implementare i processi di un Generic Profile Group. Come già detto in precedenza, i profili previsti sono quattro: Entry, Basic, Intermediate, Advanced. La tabella 3 mostra i contenuti di un tipico Deployment Package. settembre/ottobre 2011 te m a Technical Description Purpose of this document Why this topic is important? 2. Definition 3. Relationships with ISO/IEC 29110 4. Overview of Processes, Activities, Tasks, Steps, Roles and Products 5. Description of Processes, Activities, Tasks, Steps, Roles and Products Role Description Product Description Artifact Description 6. Template 7. Example 8. Checklist 9. Tool 10. Reference to other Standards and Models (i.e. ISO 9001, ISO/IEC 12207, CMMI) 11. References 12. Evaluation Form 11 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 12 te m a 12 ❙ Informatica e Qualità ❙ Software Implementation Customer Initiation Customer Analysis Planning Control Execution Closure Design Construction Tests Organizational Management Delivery > Figura 3. Processi del profilo base ISO/IEC 29110-4-1 Gli elementi del profilo includono dunque i processi, gli obiettivi dei processi, i work product, le attività e i task. I work product costituiscono l’input o l’output delle attività. Gli elementi del profilo “base” e le relazioni tra questi elementi sono mostrati nella figura che segue. Gli elementi riportati in figura 4 sono obbligatori e oggetto di valutazione in fase di assessment. Work product aggiuntivi possono essere aggiunti a quelli definiti. I processi, gli obiettivi e i work product fanno esplicito riferimento ad altri standard. Nella ISO/IEC 29110-4-1 sono forniti i link con gli standard di riferimento dell’ingegneria del software: ISO/IEC 12207:2008 e ISO/IEC 15289:2006. La figura 5 mostra tali relazioni. Questi elementi costituiscono la base per creare un modello di valutazione dello stato attuale di un’organizzazione e per impostare obiettivi di miglioramento. Nel documento n. 15 riportato nella successiva sezione “Riferimenti” viene descritto un possibile modello di valutazione (PAM, Process Assessment Model) basato sugli standard ISO/IEC 12207 e ISO/IEC 15289. Conclusioni > Figura 4. Elementi del profilo “base” e relazioni Il Deployment Package è disegnato in modo che una VSE possa implementare i suoi contenuti senza dover implementare l’intero framework di riferimento. Il profilo “base” descrive dunque lo sviluppo di una singola applicazione software da parte di un singolo gruppo di lavoro in un progetto senza particolari rischi o situazioni speciali. Il set di Deployment Package del profilo “base” è mostrato in forma grafica nella figura 2. I Deployment Package e altro materiale di supporto sono disponibili su Internet. settembre/ottobre 2011 Process Model Il primo profilo sviluppato - Profilo Base - è descritto nel documento ISO/IEC 29110-4-1 e contiene i processi Project Management e Software Development. La figura 3 mostra tali processi e le relative attività previste dal modello. Il processo di Project Management prevede quattro fasi: Planning, Execution, Control e Closure. Il processo di Software Implementation prevede un ciclo di vita completo con sei fasi: Initiation, Analysis, Design, Construction, Test e Delivery. La norma ISO/IEC 2911 è in fase di consolidamento e sarà aggiornata man mano che nuove esperienza saranno maturate sul campo e nuovi requisiti saranno identificati. Quanto disponibile ora è sicuramente sufficiente per iniziare una fase di “divulgazione” spinta sull’intero comparto nazionale. Le competenze presenti in AICQ-CI, sottocomitato per la Qualità del Software e dei Servizi IT, coprono ampiamente le necessità del mercato e indirizzano la “mission” dell’organizzazione. In particolare, chi scrive ha già condotto con successo, dal 200 al 2003, un progetto di consulenza finanziato dalla Comunità Europea con l’obiettivo di far crescere la competitività di un bacino di piccole e medie aziende di software siciliane (circa 30 aziende). Il progetto (PIQ, Progetto Innovazione Qualità) realizzato con il Parco Tecnologico e www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 13 13 ❙ Una norma per le pmi - iso/iec tr 29110 per il sw engineering ❙ Organization for Stan-dardization (ISO), [6] OECD, Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD), Small and Medium Enterprise (SME) Outlook Report, 2005. [7] 11th International Conference on Product Focused Software Development and Process Improvement (Profes2010), Hosted by LERO, Ireland, June 21-23, 2010. [8] Laporte, C.Y., Alexandre, S., O’Connor, R., A Software Engineering Lifecycle Standard for Very Small Enterprise, in R.V. O’Connor et al. (Eds.): EuroSPI 2008, CCIS 16, pp. 129–141. [9] Laporte C.Y. Laporte’s Home page. Welcome to the Public Site of the ISO/IEC JTC1/SC1 WG 24. [10] Laporte C.Y. and O’Connor, R. Deploying > Figura 5. Relazioni della ISO/IEC 29110-4-1 Lifecycle Profiles for Very Small Entities: Scientifico (PSTS) della Sicilia ha introdotto un linguaggio comune fatto di processi standard, metodi e tecniche, work product, linee guida per l’adozione della metodologia in altri contesti simili, attività formative e un modello di assessment basato su ISO 9001 e CMMI. I risultati sono stati incoraggianti e la valutazione delle aziende molto positiva. Come già detto, il modello non ha avuto seguito. Forse i tempi non erano ancora maturi o il contesto culturaleeconomico-sociale non adatto a tale sperimentazione. In America Latina sono stati condotti quattro progetti simili adottando gli standard ISO/IEC 29110. I risultati presentati sono positivi e riportano un miglioramento medio di 1,08 calcolato secondo una scala apposita. AICQ-CI potrebbe organizzare, nell’ambito delle attività che svolge, seminari specifici per divulgare il modello presso le piccole aziende di software e costituire con quelle più intraprendenti un gruppo di lavoro per la sperimentazione. L’analisi dei risultati potrebbero essere presentati ad un convegno nazionale da organizzare nel prossimo futuro. Si propone a tal fine la costituzione di un gruppo di lavoro di cui chi scrive si candida come organizzatore anche alla luce dell’esperienza maturata. www.aicq.it Riferimenti An Early Stage Industry View. La documentazione disponibile alla data cui [11] Laporte C.Y. and O’Connor. Using fa riferimento il presente articolo è elencata ISO/IEC 29110 to Harness Process qui di seguito. [1] ISO/IEC Improvement in Very Small Entities. TR 29110-1, “Software [12] Oktaba H., Garcia F., Piattini M., Ruiz Engineering - Lifecycle Profiles for Very F., Pino F.J., Alquicira C. Software Small Entities (VSEs) - Part 1: Overview”. Process Improvement: The Competissoft Geneva: International Organization for Project. October 2010. Standardization (ISO), 2011. [2] ISO/IEC 29110-2:2011 [13] Habra, N., Alexandre, S., Desharnais, JSoftware M, Laporte, C.Y., Renault, A., Initiating Engineering - Lifecycle Profiles for Very Software Process Improvement in Very Small Entities (VSEs) - Part 2: Framework Small Enterprises Experience with a and taxonomy, Geneva: International Light Assessment Tool, Information and Organization for Standardization (ISO), Software Technology, Volume 50, June 2011. 2008, Pages 763-771. (Draft Version). [3] ISO/IEC TR 29110-3, “Software Engineering [14] Varkoi, T., Makinen, T., A Process Model - Lifecycle Profiles for Very Small Entities for Very Small Software Entities, SPICE (VSEs) - Part 3: Assessment Guide”. Geneva: conference, 18-20 May 2010 - Pisa, International Organization for Standardization (ISO), 2011. Italy. [15] Varkoi T, & Makinen T. A Process [4] ISO/IEC 29110-4-1:2011, “Software Assessment Model for Very Small Engineering - Lifecycle Profiles for Very Software Entities. Small Entities (VSEs) - Part 4-1: Profile specifications: Generic profile group”. ■ NOTE Geneva: International Organization for 1 [5] ISO/IEC “Software TR terprise (SME) Outlook report, 2005. 29110-5-1-2:2011, Engineering - Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) Small and Medium En- Standardization (ISO), 2011. Lifecycle 2 ISO/IEC JTC1/SC7 WG24: International Or- Profiles for Very Small Entities (VSEs) - ganization for Standardization/International Part 5-1-2: Management and enginee- Electrotechnical Commission Joint Technical ring guide: Generic Profile Group: Basic Com-mission 1/Sub-Committee 7 Working Profile”. Group 24. Geneva: International settembre/ottobre 2011 te m a 2011. AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 14 te m a 14 ❙ Informatica e Qualità ❙ >> Giulio Cantù Vice Presidente del Comitato Qualità del Software dei Servizi IT di Aicq Aspetti organizzativi della sicurezza informatica C ome sempre il fattore umano è fondamentale nella progettazione e realizzazione dei processi aziendali. Anche quando si parla di Sistema di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni (che abbrevieremo in SGSI), gli aspetti organizzativi costituiscono un fattore critico per il raggiungimento degli obiettivi del Sistema. Ricordiamo che gli obiettivi di un SGSI sono la integrità, disponibilità e riservatezza delle informazioni trattate, oltre all’ottemperanza al Quadro normativo. Gli aspetti organizzativi, insiti nelle soluzioni di Sistemi gestionali sulla Sicurezza ICT, sono chiaramente indicati nella norma ISO 27001, Appendice A (area di controllo A6).Questi controlli sono trattati in dettaglio nella Norma ISO 27002 (Code of Practices). Nel seguito faremo sempre riferimento alle Norme 27001/27002 perché riteniamo rappresentino un modello molto completo e ben articolato di SGSI. L’area A6 dell’Appendice A richiede infatti che l’azienda debba predisporre una serie di misure preventive per la sicurezza di tipo organizzativo (controlli): 1. A 6.1.1 Management commitment to information security 2. A 6.1.2 Information security coordination 3. A 6.1.3 Allocation of information security responsibilities 4. A 6.1.4 Authorization process for settembre/ottobre 2011 information processing facilities 5. A 6.1.5 Confidentiality agreements 6. A 6.1.6 Contact with authorities 7. A 6.1.7 Contacts with special interests groups 8. A 6.1.8 Independent review of information security Nel seguito faremo riferimento a concrete esperienze progettuali sperimentate nella predisposizione di meccanismi aziendali per rispondere ai Requisiti dei Controlli A 6.1.1, A 6.1.2, A 6.1.3 sopra indicati. Inoltre approfondiremo gli impatti organizzativi, in termini di ruoli, strutture, comunicazione e relazioni interne, insiti nei processi di analisi del rischio (risk analysis, requisito del paragrafo 4.2.1) e nella attuazione di soluzioni che rispondano ai Requisiti del Controllo A-10.1.3 ‘Segregation of duties’. Chiaramente in funzione delle complessità e delle dimensioni aziendali alcune soluzioni possono essere semplificate ed i ruoli riuniti in un singolo responsabile: la ‘granularità’ più fine permette di identificare concettualmente la suddivisione logica dei compiti da cui si può partire per adeguarli alle varie realtà. Il Controllo A 6.1.1Management Committment I controlli della categoria A6 A A A A A A 6.1.1 6.1.2 6.1.3 6.1.4 6.1.5 6.1.6 Una efficace messa in opera di questo Controllo richiede che il Top Management dimostri il suo coinvolgimento nei seguenti passi della progettazione del SGSI: ✎ Formulazione ed emissione dei principi (Policy generale) del SGSI La coerenza ed adeguatezza di questi principi sono una indicazione precisa per tutta l’azienda. Una formulazione generica dà subito la sensazione ai destinatari della politica della poca attenzione dedicata all’argomento. Inoltre la disponibilità di un Documento Formale (possibilmente semplice, chiaro e sintetico) consente di apprezzare le logiche di approccio alla sicurezza da parte dei massimi rappresentanti dell’azienda ed è un riferimento concreto dell’interesse del Top Management (meglio ancora se è coinvolto il CDA) a difesa degli interessi degli stakeholder aziendali (azionisti, dipendenti, fornitori, clienti, etc), che sono i primi ad essere potenzialmente danneggiati nel caso di gravi violazioni delle sicurezza ICT (in termini di perdite di fatturato, danni di immagine, inefficienze operative, ecc). ✎ Aggiornamento periodico della citata Policy in base alle esperienze maturate, a nuovi scenari di business ed <in generale ai cambiamenti che si sono verificati in azienda o nel contesto in cui opera. La Policy deve essere adeguata al Perimetro definito per la applicazione del SGSI. www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 15 ❙ Aspetti organizzativi della sicurezza informatica ❙ www.aicq.it manuali operativi) ed ad un eventuale regolamento aziendale per l’utilizzo dei sistemi informatici (oggi sempre più diffuso, talora chiamato ‘Disciplinare Informatico Aziendale) ✎ Emissione ed aggiornamento sistematico di un secondo documento, che definisce le linee guida aziendali in modo più tecnico ed indirizza le tematiche indirizzate dalle 11 aree di requisiti (clauses secondo le norme ISO) che sono: 1. Policy di sicurezza (ripresa dei concetti della Policy generale ed estensione a livello applicativo) 2. Sicurezza Organizzativa 3. Gestione degli asset 4. Sicurezza delle risorse umane 5. Sicurezza fisica ed ambientale 6. Gestione di comunicazioni e operatività 7. Controllo di accesso (inteso come accesso ai sistemi informatici) 8. Acquisizione, sviluppo e mantenimento dei sistemi informativi 9. Gestione degli incidenti di sicurezza delle informazioni 10. Gestione della continuità operativa 11. Rispetto normativo In questo documento è consigliabile di approfondire particolarmente i seguenti argomenti: ✎ Processi da adottare in caso di outsourcing della gestione operativa (rif. controllo A 10.2.2- Monitoraggio e revisione dei servizi di terze parti), dello sviluppo (rif. controllo A 12.5.5-Sviluppo di SW in outsourcing) e servizi TLC (rif. controllo A 10.6.2-Sicurezza dei servizi di rete) ✎ Processi e criteri nel caso si eroghino servizi di commercio elettronico (rif. controlli A 10.9, ma è utile fornire linee guida su come includere nei requisiti di sicurezza i controlli specifici per questo tipo di applicazioni ). Il Controllo A 6.1.2-Information security coordination I controlli della categoria A6 A A A A A A 6.1.1 6.1.2 6.1.3 6.1.4 6.1.5 6.1.6 La realizzazione di questo coordinamento è consigliabile sia affidata ad un apposito comitato (Comitato Sicurezza Informazioni). Il Comitato deve essere sotto la responsabilità diretta dell’Amministratore Delegato o del Direttore generale, ed è, di norma, composto dai Direttori di funzione di primo livello (compresi i rappresentanti delle aziende consociate qualora si preveda di applicare i criteri del SGSI anche a queste ultime) delle funzioni aziendali di servizio più collegate alle tematiche di sicurezza informatica. I partecipanti al Comitato sono, tipicamente: Direzione Internal Audit, Direzione Personale e Organizzazione, Responsabile (che ne fa anche da segretario), Servizi Generali e Facilities Security (edifici, controllo accessi ), Direzione Sistemi Informativi, Direzione del Personale, Responsabili delle funzioni business più coinvolte con le applicazioni informatiche , Responsabili Risk management a livello aziendale e Responsabili delle aziende partecipate/controllate. Le competenze del comitato includono: ✎ Organizzazione sicurezza: approvare la proposta del ISO (Information Security Officer) in materia di responsabilità per la sicurezza (es.: formalizzare focal point di settore/azienda consociata) ✎ Risk management: Approvare le metodologie per il risk assessment ✎ Policy: approvare le policy settoriali proposte dal ISO e proporle al Direttore Generale o Amministratore delegato per l’emissione ✎ Nuovi impianti: visionare e dare il benestare a nuovi impianti, nuovi centri e/o affidamento di impianti a terzi di particolare rilevanza per la sicurezza informatica aziendale ✎ Stato del rischio: esaminare ed approvare il risk assessment iniziale, le revisioni annuali dello stesso ed i piani di contenimento ✎ Progetti di sicurezza: approvazione dei progetti di sicurezza informatica e verifica periodica dello stato di attua- settembre/ottobre 2011 te m a Un esempio della correlazione fra Policy e Perimetro può essere rappresentato dal caso seguente. Un’azienda gestisce il proprio sistema informativo (a supporto dei processi interni) e fornisce anche servizi informatici ad altre aziende (outsourcing) .Questa azienda decide di limitare il SGSI in una prima fase al perimetro costituito dai sistemi informatici interni. La Policy indicherà le linee guida in conformità alle best practices che ritiene adottare per i sistemi interni e fornirà anche indicazioni sui criteri da utilizzare per le analisi di rischio. Se poi in una seconda fase l’azienda deciderà di allargare l’SGSI ai servizi erogati come outsourser, la Policy dovrà essere aggiornata e dovrà esplicitare quali rischi considerare per i servizi erogati ai clienti: rischi che possono essere ristretti alle pure responsabilità contrattual,i oppure estesi ai danni che un disservizio potrebbe arrecare ai clienti . Tipicamente i contenuti del documento di Policy generale tratta in modo sintetico i seguenti argomenti: ✎ i principi aziendali in materia di sicurezza informatica che si intendono perseguire con riferimento al valore delle informazioni nel contesto aziendale ✎ un quadro generale delle contromisure di sicurezza ed il principio della loro applicazione basato sulla valutazione del rischio ✎ una indicazione delle principali linee guida di riferimento in materia di rispetto delle norme cogenti, di rispetto degli impegni contrattuali con terze parti (in particolare i clienti), delle azioni di formazione e sensibilizzazione che verranno adottate, i criteri per assicurare la continuità dei processi del sistema informativo, gli impatti che le violazioni della sicurezza possano avere per l’azienda e per i singoli dipendenti ✎ le responsabilità assegnate ai vari ruoli aziendali nel realizzare e gestire i processi relativi alla sicurezza (spesso è l’occasione per far conoscere il contenuto di nuovi ruoli comunicati con ordini di servizio più o meno sibillini) ✎ un richiamo alla documentazione aziendale in materia di sicurezza informatica (procedure, linee guida, 15 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 16 16 ❙ Informatica e Qualità ❙ te m a zione ✎ Approvazione dei Piani e del budget annuale per la sicurezza informatica ✎ Promuovere la Formazione sulla sicu- rezza informatica ✎ Analisi degli incidenti informatici più gravi avvenuti nell’ultimo periodo ✎ Andamento dei key indicators del SGSI Il Controllo A 6.1.3 Allocation of information security responsibilities I controlli della categoria A6 A A A A A A 6.1.1 6.1.2 6.1.3 6.1.4 6.1.5 6.1.6 E’ importante che vengano individuati ed allocati i seguenti ruoli oltre a quelli che sono già richiamati sopra (v. A 6.1.1) Proprietari degli asset informatici: responsabili della proprietà convenzionale o custodia dei beni informatici. Va sottolineata in particolare la figura di proprietario di ogni applicazione. A questo ruolo è affidata la responsabilità di definire i requisiti funzionali delle applicazioni di competenza ed i requisiti di sicurezza (soprattutto per quanto riguarda i profili di accesso, il livello di classificazione dei dati secondo il grado di riservatezza, i requisiti di disponibilità e continuità ecc ). Key user (o Gestore dell’applicazione): responsabile (lato utente) del presidio di una determinata applicazione aziendale, all’esterno della Direzione Sistemi (Compiti principali: definizione SLA, rappresentante della comunità degli utenti nel processi di change management, autorizzatore dell’assegnazione dei profili di accesso ai singoli dipendenti, contributo alle valutazioni di rischio, etc). Per aziende medio-grandi questo ruolo potrà essere delegato dal management a specifici collaboratori. L’importante è che il manager ne assicuri la supervisione e ne definisca le linee guida. Responsabile Sicurezza Informazioni (talvolta denominato come ISO- Information Security Officer) settembre/ottobre 2011 E’ responsabile della definizione del budget della sicurezza, del coordinamento dei progetti di miglioramento SGSI (spesso vengono inclusi in questa categoria anche quelli di business continuity del sistema informativo), degli indicatori sull’andamento della sicurezza delle informazioni, del processo periodico di analisi dei rischi SGSI, dell’emissione dei principali documenti di carattere generale del SGSI (policy sintetica e di dettaglio, procedure con descrizione generale dei processi di sicurezza..),definizione delle regole di classificazione dei dati per assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza (livello di riservatezza, profili di accesso, requisiti di disponibilità, etc), la formazione e lo svolgimento periodico delle verifiche relative al SGSI. Questo ruolo è opportuno sia assegnato ad un responsabile di adeguato livello perché deve poter decidere su problematiche che interessano tutte le funzioni aziendali, trovando soluzioni che garantiscano la sicurezza pur mediando tra le proposte dei tecnici e le esigenze operative degli utenti. In grandi aziende può essere il Direttore Sicurezza (che include anche gli altri aspetti non SGSI come sicurezza sedi, sicurezza del lavoro ecc.) che riporta direttamente al Direttore Generale. NB. Il Responsabile Sicurezza Informazioni è opportuno sia coinvolto nel processo di sviluppo applicazioni per dare la sua approvazione alle varie fasi previste dal ciclo di sviluppo allo scopo di verificare la presenza dei requisiti di sicurezza e la correttezza/completezza delle attività di accettazione e rilascio in esercizio. Responsabile/Gestore del SGSI: Il ruolo è quello di supportare il Responsabile Sicurezza Informazioni nella progettazione dei processi del SGSI, nell’individuazione e l’applicazione delle metodologie di risk analysis/risk management, nella preparazione delle linee guida e/o manuale della sicurezza, nella gestione dei progetti di sicurezza (monitoring ed interventi in caso di criticità). Può anche avere la responsabilità del processo di incident management, del coordinamento della formazione in materia di sicurezza,della progettazione e raccolta dei dati del cruscotto “stato della sicurezza”, pianifica e coordina gli audit di sicurezza. Quando l’SGSI è strutturato secondo la norma ISO 27001 in questa funzione rientra anche la predisposizione delle procedure di sistema (gestione: documentazione, registrazioni di sicurezza, azioni correttive, preventive,audit) ed il coordinamento della loro applicazione. Responsabile tecnologie e gestione operativa sicurezza Specifica e gestisce gli strumenti tecnici per l’user access, coordina e definisce le regole per gli strumenti di filtro accessi (firewall HW/SW, proxy, ecc), partecipa alla definizione dei requisiti di sicurezza nello sviluppo di nuove soluzioni, coordina le l’attività delle unità addette all’abilitazione delle credenziali e degli accessi (v. responsabili sicurezza di settore), coordina l’utilizzo degli strumenti di sicurezza dei sottosistemi tecnici (es: DBMS, ecc), raccoglie i log per il monitoraggio sull’uso dei sistemi, è coinvolto nel caso di incidenti gravi e di tipo forensic, può avere a riporto il centro SOC inteso come l'infrastruttura con cui vengono monitorati in tempo reale tentativi di intrusione, di attacco o di misuse dei sistemi. Responsabile sicurezza di settore ✎ Assicura la divulgazione ed applicazione nel settore delle linee guida di gruppo ✎ Predispone/emette le linee guida e procedure di sicurezza di settore ✎ Supporta il management di settore nella identificazione dei rischi, dei progetti di copertura di settore ✎ Definisce i profili di accesso per le singole applicazioni ✎ In alternativa ai Gestori di applicazione (v sopra A 6.1.1) può essere il gestore / approvatore delle autorizzazioni di accesso (richiesta di utenza, assegnazione del profilo al singolo dipendente). Auditor del SGSI Effettua verifiche ed effettua monitoring www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:25 Pagina 17 ❙ Aspetti organizzativi della sicurezza informatica ❙ ✎ Legge, aggiorna, crea, cancella gli ar- chivi di competenza ✎ Segnala scoperture di sicurezza/non conformità ✎ Segnala incidenti Ampliamento degli skill e dei ruoli dei Responsabili della Direzione Sistemi, per la Governance, l’Esercizio e lo Sviluppo: anche la Direzione Sistemi Informativi deve prevedere interventi organizzativi al suo interno. Non si tratterà di creare nuove unità organizzative, quanto di ampliare skill, ruoli e responsabilità degli specialisti ICT che dovranno, nel processo di pianificazione, acquisizione ed erogazione dei servizi ICT, assicurare il rispetto della Policy generale sulla sicurezza e delle procedure operative aziendali (in particolare Change management e Gestione incidenti) Il processo di Risk Analysis – Aspetti organizzativi (punto 4.2 della norma ISO 27001-Establish the ISMS) Il processo di valutazione dei rischi è ► Tipo di responsabilità Attività Autorizzativa uno degli aspetti più complessi da affrontare in un SGSI perché richiede: 1. un’individuazione di tutte le risorse informatiche 2. un’analisi delle minacce che su incombono sulle risorse e la probabilità che si manifestino 3. la quantificazione della vulnerabilità cioè di un fattore che indica la capacità del SGSI di contrastare le minacce ( mitigazione del danno ) 4. Valore del danno, cioè dell’impatto che un incidente di sicurezza può provocare all’azienda. Perché un’analisi di questo tipo dia risultati significativi occorre che le varie funzioni aziendali coinvolte svolgano efficacemente il loro ruolo. La Direzione aziendale deve aver definito nella Policy generale, già citata, le linee guida sulla valutazione dei rischi, inoltre deve aver approvato la metodologia scelta ed assegnato le responsabilità di valutazione del rischio ai vari settori aziendali. Nella pratica ciò significa che deve esistere un Comitato Sicurezza Informazioni che abbia individuato chi partecipa alla risk analysis e con quale ruolo. In generale si può affermare che la direzione Sistemi Informativi è la più competente per le attività 1)-2)-3) Unica eccezione possono essere le minacce di tipo fisico (es. terrorismo, sabotaggio, allagamenti, continuità delle forniture dell’alimentazione elettrica ecc.) Proprietà convenzionale/ Aggiornamento Custodia dei beni aziendali dati (archivi) ove un contributo alle valutazioni può essere fornito dal settore Facilities Security e/o Servizi Generali (o unità organizzativa equivalente). Per il punto 4), il valore del danno, la direzione Sistemi Informativi è grado di valutare i danni cosiddetti diretti, cioè quelli connessi ai costi di ripristino dei sistemi informatici. Ma in generale il danno di gran lunga maggiore lo si ha negli impatti sui processi aziendali (talora indicati come danni indiretti) a cui il sistema informatico fornisce supporto: la valutazione di questi danni (derivanti da mancata disponibilità dei servizi informatici, informazioni errate o violazioni della riservatezza) è in generale molto difficile e la consapevolezza della loro entità richiede un impegno della direzione dei settori competenti (il settore commerciale, il settore che eroga i servizi alla clientela , il servizio legale). Poiché la determinazione quantitativa dei danni è un esercizio complesso, in generale si ritiene sufficiente un approccio semplificato che ne fornisce una valutazione semi-quantitativa (tipicamente la definizione di una classe di valori del tipo alto- medio- basso e l’assegnazione ad uno di questi valori dell’impatto conseguente al verificarsi di una determinata minaccia ). Ciò dà luogo ad una certa soggettività di valutazioni per cui è opportuno prevedere, se possibile, più di una valutazione per lo stesso tipo di incidente. Per garantire una omogeneità di Controllo ▼ Emissione specifiche Proprietario dei processi Produzione SW Responsabile del processo di Proprietario dei processi IT:Gruppi di sviluppo sviluppo Esecuzione Test Proprietario dei processi+ Responsabile del processo Resp progetto SW gestione ambiente di Responsabile del processo gestione qualificazione ambiente di qualificazione Accettazione SW Proprietario dei processi Trasferimento Proprietario dei processi Resp. progetto SW Proprietario dei processi+ SIO (Sec Inf Officer)+ funzione Audit (per gli aspetti di controllo) in produzione Responsabile erogazione Responsabile erogazione servizi IT servizi IT Responsabile erogazione servizi IT > Processo: Sviluppo applicazioni e trasferimento in produzione (esempio) www.aicq.it settembre/ottobre 2011 te m a rilevando non conformità/ osservazioni. Custode delle risorse informatiche E’ il responsabile di garantire la corretta protezione e conservazione di un bene del SGSI Tecnologie: sala macchine, librerie Sw di produzione, supporti rimovibili Dipendenti: dotazioni del posto di lavoro Utente finale 17 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 18 te m a 18 ❙ Informatica e Qualità ❙ valutazioni è quindi opportuno che sia assicurato un forte coordinamento di questa attività da parte del Responsabile del SGSI . La segregation of duties (Controllo A 10.1.3) Il controllo è definito come: ‘Duties and areas of responsibilitiy shall be segregated to reduce opportunities for unauthorised or unintentional modification or misuse of the organization’s assets’. In pratica si tratta di applicare il principio che chi controlla debba essere indipendente dal controllato. Per quanto concerne specificamente il i sistemi informatici il punto chiave è la separazione dei compiti fra proprietari dei processi di business, sviluppo ed esercizio dei sistemi informatici (ed altre suddivisioni al loro interno), come proposto a titolo di esempio qui di seguito. Analoghe tabelle debbono essere predisposte da parte dei proprietari delle applicazioni (o key user) per individuare come debbano essere concesse le autorizzazioni degli accessi ai sistemi applicativi. Esempio: nell’applicazione acquisti occorre dare autorizzazioni a ruoli diversi in funzione dei vari passi del processo: chi emette l’ordine non può essere chi l’approva, chi certifica la correttezza della fornitura non può essere chi ha emesso l’ordine ecc Anche queste tabelle debbono essere validate da funzioni di alto livello (es proprietari dei processi, direzione organizzazione, comitato sicurezza). Per quanto riguarda l’IT le principali separazioni generalmente richieste sono: ✎ responsabili delle operazioni di sala macchine separati da sviluppatori delle applicazioni ✎ data base administration separata da sistemisti e sviluppatori ✎ attività di aggiornamento dati di produzione riservata agli utenti e quindi impedita a chi opera nell’IT. Nel caso assolutamente eccezionale di un intervento diretto dei tecnici IT in produzione, il cosiddetto ‘martellamento’, occorre un’autorizzazione speciale del proprietario dell’applicazione.. Di questa attività, che deve avvenire sotto la supervisione di adeguati livelli manageriali, deve esistere un log che riporti i dati prima e dopo la modifica con certificazione della correttezza dell’operato (da parte dello stesso proprietario dell’applicazione o suo delegato). Una riflessione finale Realizzare un SGSI può rappresentare un valore per l’azienda, il Top management e gli Stakeholders. Ma può anche determinare dannosi appesantimenti burocratici. Il segreto, come sempre, è di trovare il giusto equilibrio fra efficacia dei controlli ed efficienza operativa. In sintesi: usare il buon senso, adottare valide metodologie, ma soprattutto curare con attenzione la scelte organizzative, valorizzando competenze e professionalità di chi opera, a tutti i livelli, nelle aziende. Unione d’Italia, unione di donne - Tour delle Amazzoni all’insegna della QUALITA’ In occasione dell’anniversario per i 150 anni dall’Unità d’Italia, la Consigliera comunale Manuela Savini, ha promosso la presentazione del progetto ‘Tour delle Amazzoni”, organizzato dall’associazione Club delle Amazzoni. “Un’unione di donne per festeggiare l’Unita’ d’Italia. L’iniziativa promossa dal Club delle Amazzoni, un’associazione che ormai raccoglie migliaia di donne impegnate in ogni settore della società civile, è un progetto unico nel suo genere e l’Associazione ha mostrato una straordinaria forza nell’organizzare un tour itinerante per le maggiori città italiane. Torino, Milano, Genova, Bologna, Pisa, Firenze, Roma e Palermo avranno così modo di conoscere e di apprezzare l’operato quotidiano di migliaia di donne dibattendo ogni volta di diversi argomenti, ma sempre con la stessa professionalità’ e qualità. Il Club le Amazzoni opera sul territorio italiano dal 1999 e può contare su un data base di circa 3000 donne di categorie diverse. Si tratta di una struttura trasversale che realizza eventi, convegni, corsi di formazione, attività conviviale, sportiva, viaggi e molto altro. A sostegno della rete di donne a Torino è stata presentata la prima tappa del Tour delle Amazzoni che partirà il 10 settembre 2011. Questo tour lungo l’Italia sarà una vetrina itinerante che darà risalto alle capacità imprenditoriali delle donne, all’eccellenza femminile, all’etica, al buon fare e a tutte le tematiche rivolte alla difesa dei diritti e delle pari opportunità. “Le donne sono portatrici di risorse straordinarie: talenti e competenze di altissima qualità, in grado di portare innovazione nel mercato del lavoro, nel mondo della ricerca, nel sistema economico e sociale. Le donne sono un fattore di sviluppo determinante per la crescita del nostro Paese. L’intento quindi è di ascoltare le esigenze del mercato e dei consumatori per dare risposte concrete e oltre, le aspettative fornendo prodotti e sevizi di alta qualità”, dichiara la Presidente del Club delle Amazzoni, Antonella Ratti. Alla presentazione del progetto presente anche Caterina Fioritti, Presidente dell’associazione Donne nel turismo e del settore turismo di AICQ. L’impegno che il presidente Fioritti ha dimostrato nel 2011 è stato riconosciuto dalle varie Associazioni d’Italia e quindi a Milano durante la 10° edizione del prestigioso premio nazionale “Amazzoni donne nel lavoro” le è stata assegnata una targa alle sue capacità manageriali. Grazie a Lei il tema che abbiamo assegnato a Torino sarà proprio il Turismo. In collaborazione con: Associazione Donne nel Turismo - www.donnenelturismo.it - [email protected] settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 19 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 20 te m a 20 ❙ Informatica e Qualità ❙ >> Luigi Buglione process improvement & measurement specialist – engineering.it spa, coordinatore gdl “cmmi e altri modelli di maturità” – aicqci Tipologie, patologie ed impatti tecnico-economici La ma nuten zi one dei proge tti I CT Negli anni ’80 alcuni studi calcolavano che l’80% e più dei costi totali di un progetto lungo la sua intera vita utile sarebbero imputabili alla manutenzione e solo il 20% o meno allo sviluppo iniziale. Ma l’attenzione in termini di studi, modelli e standard sembra essere fortemente sbilanciata verso i primi, sebbene rappresentino due facce della stessa medaglia. L’articolo discute diverse facce della manutenzione, dagli aspetti gestionali a quelli operativi, osservando il fenomeno dal punto di vista di diversi stakeholder (cliente, fornitore, utente). 1. Introduzione Spendendo un pò di tempo ad osservare le cosiddette ‘best practice’, nel mondo dell’ICT più che non in altri settori, quello che emerge in modo inquietante è, con buona frequenza e indipendentemente dalla dimensione delle aziende osservate, l’assenza o forte carenza di dati storici. Ma ancor di più, lo scollamento tra le ‘buone pratiche’ osservate nella vita quotidiana e la visione quasi monolitica del processo di produzione, senza tener conto delle risorse, tempi e costi delle singole fasi e che quindi richiederebbero una storicizzazione di tali dati con un buon livello di granularità. Pianificando ad esempio l’acquisto di un’automobile, è normale immaginare settembre/ottobre 2011 la possibile durata utile dell’auto, i costi di manutenzione e gestione, quelli di assicurazione, in funzione di una serie di parametri (anni dall’acquisto, città di residenza, tipico chilometraggio effettuato, ecc...). Cambiando dominio applicativo, un dottore non può effettuare una diagnosi se non ha prima davanti un quadro clinico completo, ovverosia decine di parametri (metriche) da leggere in modo sinottico per poter emettere una prognosi. E ancora osservando il proprio conto corrente, è possibile conoscere in ogni momento anche la classificazione delle spese rispetto a categorie predeterminate. E via dicendo, basti pensare alle proprie esperienze personali; in ogni caso la parola-chiave è ‘dati storici’, anche se in forma destrutturata e frammentata. Ma quando si tratta di un progetto ICT, che dovrebbe essere supportato da una conoscenza strutturata (la c.d. ‘Ingegneria del Software’), tutto questo livello di dettaglio e di storicizzazione di dati da trasformare in informazioni da usare per il ‘decision-making’ sfuma notevolmente, sebbene dovrebbe essere il contrario. E anche osservando con attenzione le singole fasi di un ciclo di vita di un sistema software le cose spesso non cambiano. Come nel caso della manutenzione. Ciò che sappiamo o abbiamo studiato durante gli anni e che ricorre - sempre come la c.d. legge di Pareto dell’80-20 - è che, fatto 100 il costo totale di un progetto durante la sua vita utile, il costo complessivo della manutenzione di un sistema varia tra il 60 e l’80% [24] [13]. Ma per poter ottimizzare queste percentuali ed abbassare il più possibile il TCO (Total Cost of Ownership), potrebbe essere utile applicare alcune lezioni dagli standard tecnici di settore e misurare alcuni fenomeni relativi al processo di manutenzione, senza perdere di vista però l’ottica dell’intero progetto a cui si riferisce. È vero che “non puoi controllare ciò che non puoi misurare” come diceva Tom Demarco, ma è vero anche che non puoi misurare ciò che non puoi/sai definire. E spesso l’assenza di diversi criteri che rispondono a diversi punti di vista di diversi stakeholder si fa sentire, semplificando eccessivamente la rappresentazione di una realtà molto più articolata e composita. Anche nel caso della manutenzione. L’obiettivo di questo breve articolo è quello di stimolare una discussione sul come ottenere risultati positivi secondo una logica win-win per i diversi attori in gioco, partendo dalla semplice osservazione di quello che tipicamente accade nella gestione dei progetti ICT. 2. Manutenzione: Tipologie e Tassonomie Come detto, non è possibile misurare www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 21 21 ❙ La manutenzione dei progetti ICT ❙ MAC Correttiva Preventiva MEV Adattativa Perfettiva > Fig. 2: Tipologie di Manutenzione: ISO/IEC 14764 e LG CNIPA ( con il bordo tratteggiato) ciò che non sai definire. Partendo dal glossario degli standard ISO/IEEE/PMI, SEVOCAB (www.computer.org/sevocab) ed inserendo il termine ‘maintenance’, si ottengono ben 48 corrispondenze. Dalla definizione iniziale è possibile osservare una serie di sotto-classificazioni e di tipizzazioni che osservano il processo da diverse angolazioni. Ritornando indietro di qualche anno, la IEEE suddivideva la manutenzione in tre tipologie (adeguativa, correttiva, migliorativa) [12], mentre l’ISO in modo più puntuale ha esteso a quattro le tipologie (correttiva, preventiva, adeguativa, perfettiva) [20], tassonomia a cui la IEEE si è ora adeguata1. Per le definizioni si rimanda per l’appunto a SEVOCAB. Ma nella logica dei contratti ICT italiani, non solo pubblici (ad es. nelle Linee Guida del CNIPA2, ora DigitPA), ormai è d’uso parlare solo di MAC (Manutenzione Correttiva) e MEV (Manutenzione Evolutiva). E ciò comporta una serie di conseguenze sia sul piano tecnico che economico, partendo dai clienti (o stazioni appaltanti) e riverbandosi sui fornitori, con un rischio di riduzione della qualità complessiva delle forniture nel medio-lungo tempo, anche in funzione della situazione economica degli ultimi anni. 4. Possibili Impatti e Conseguenze Semplificare di per sé non è una prati- www.aicq.it ca scorretta, a condizione che non implichi una deviazione dai risultati finali di un ragionamento e che quindi conducano a conclusioni diverse da quanto previsto. Come premesso, misurare serve per poter meglio controllare i fenomeni di proprio interesse. Ma usare solo una o due variabili (tempi e costi?) per gestire qualcosa che si ritiene dovrebbe essere ‘scientifico’ rischia di non apprezzare pienamente la complessità di un progetto ICT. Allo stesso modo, se è vero che l’80% dei costi totali di un sistema software nel tempo sono relativi alla sua manutenzione, serve allora un giusto livello di attenzione e quindi di monitoraggio & controllo su tale fase. Partiamo dagli aspetti tecnici, in particolare dalle risorse da impiegare. Se esistono diverse sotto-tipologie di manutenzione, al di là dello schema applicato, con buona probabilità le persone di un team di progetto da dedicarvi saranno differenti in termini di expertise richiesto e con tempi, produttività e costi/giornata differenti. Una stretta manutenzione correttiva (bug fixing) avrà risorse, produttività ‘reali’, tempi e quindi costi/giornata e differenti da quella di tipo preventivo. Lo stesso dicasi per un’attività di stampo adeguativo o perfettivo, che ricadono secondo lo schema ISO/IEEE negli interventi di ‘enhancement’, quindi a maggior valore aggiunto. In Fig.2 si presenta la classificazione ISO/IEEE, marcata con i colori e – nel rettangolo tratteggiato – le (Functional Size Measurement) che dimensiona i soli requisiti funzionali utente (FUR – Functional User Requirement) del prodotto software4 è che un progetto relativo a MAC sarebbe quotato 0 function point (FP), semplicemente perchè non si modificano i FUR. Diversamente, una manutenzione adattativa può essere quotata in FP almeno parzialmente, laddove l’oggetto della modifica richiesta riguardi dati gestiti o comunque funzionalità percepite dall’utente. Chiaramente la manutenzione pefettiva, ultima delle quattro categorie individuate, è in gran parte quotabile con tale famiglia di misure. Pertanto se per la parte MAC tutto l’effort è riconoscibile esclusivamente come effort di tipo non-funzionale (non c’è alcuna modifica di FUR), per la MEV la risposta è variabile, in funzione dei singoli requi- settembre/ottobre 2011 te m a Manutenzione tipologie incluse nella MAC dal CNIPA, come indicato in [11]. Tra le possibili domande che sorgono c’è sicuramente quella relativa al come monitorare e catturare con le giuste misure nei propri database storici di progetto il volume di attività alquanto differenziate nell’ambito. Anche applicando ex-novo un’analisi GQM (GoalQuestion-Metric) [2] [26], rimane il fatto che il tempo di lavoro per correggere difetti (correttiva) oppure ottimizzare il codice (preventiva) sono attività alquanto diverse e con diversi tempi di lavoro, anche se svolte da uno stesso profilo tecnico. Ancora, ricomprendere la manutenzione adattativa nell’ambito della MAC e non della MEV, come indicato da ISO/IEEE, implica da un punto di vista tecnico massificare anche qui un tempo di lavoro differente (ad es. la valutazione degli impatti funzionali delle nuove richieste sull’esistente) da quello tipico delle attività di MAC, legato all’oggetto ‘codice sorgente’ e che quindi non ha impatto sulle funzionalità. Una riprova da un diverso punto di vista, parlando di tipiche misure usate anche per la corresponsione dei progetti ICT quali i Function Point (IFPUG, COSMIC, ...) 3 , è che un metodo FSM AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 22 te m a 22 ❙ Informatica e Qualità ❙ Sviluppo (Sw) Manutenzione (Sw) Manutenzione MAC Correttiva MEV Preventiva Adattativa Perfettiva > Fig. 3: Progetti ICT: sviluppo e manutenzione siti espressi caso per caso e del loro bilanciamento all’interno dei singoli progetti5. Dal punto di vista tecnico il rischio risiede pertanto nel non poter ottimizzare l’attività di stima del progetto di manutenzione, qualora non si disponga di misure, tempi e produttività per ciascuna delle tipologie sopra evidenziate. La conseguenza dal punto di vista economico - massificando diverse effettive tipologie di manutenzione dentro una sola macro-categoria, associandola ad un unico costo/prezzo (secondo i punti di vista) – è quella di ridurre di fatto la qualità complessiva della fornitura, sebbene entrambi i punti di vista (cliente o fornitore) intendano conseguire un ‘valore’ apprezzabile (tangibile e non) quale risultato della gestione di tale attività. Se esistono quantomeno due tipologie di effort (funzionale vs non-funzionale), come sopra introdotto, è necessario utilizzare quantomeno due misuratori tecnici a supporto della valutazione economica, uno relativo alla parte funzionale ed uno per quella non-funzionale. Al momento, per una errata interpretazione ereditata da tempi lontani 6, la maggior parte dei contratti usa il solo numero di Function Point (IFPUG, COSMIC, ...) quale espressione della dimensione dell’intero progetto, mentre – come detto – gli FP misurano “solo” la dimensione dei FUR di una soluzione software. L’effetto economico di fatto è quello di ‘scontare’ a monte l’effort e le attività derivate da NFR nel costo/prezzo unico di un FP, non importa se sufficientemente alto. Tale ‘semplificazione’ difatti, anche se compensasse eco- settembre/ottobre 2011 nomicamente un fornitore, ha come effetto pratico quello di ridurre il livello di attenzione sul monitoraggio degli aspetti non-funzionali, realizzando purtroppo il contrario dell’adagio statunitense che recita che ‘one size doesn’t fit all’, con una riduzione della quantità e qualità dei dati per il database storico di un’organizzazione, necessario per poter affinare le stime dei successivi progetti/attività. Tra l’altro, la stessa IFPUG ha appena rilasciato la prima versione del metodo SNAP (Software Non-functional Assessment Process), ovverosia un metodo parallelo ai Function Point per dimensionare i requisiti non-funzionali di prodotto (NFR) [14]. 3. Possibili soluzioni: dalla RCA verso un Continual Improvement Per ridurre il costo complessivo della manutenzione dei sistemi software, il primo passo è cercare di catturare la loro fotografia ad oggi, laddove un progetto sovrappone lo sviluppo agli aspetti di servizio (Fig.3), ma spesso si rischia di slegare le fasi ed il continuum in funzione degli aspetti organizzativi (diversi team), economici (es: gare per la manutenzione di un sistema laddove la fase di transizione tra il fornitore uscente e quello subentrante non siano state pianificate e/o effettuate in modo soddisfacente) e/o certificativi (sistemi di gestione non integrati, es: ISO 9001 [17] e ISO 20000-1). Il punto di partenza è quello di conoscere il posizionamento dell’organizzazione, effettuando una root-cause analysis (RCA) [15] con almeno quat- tro macro-gruppi di possibili cause su cui lavorare per il miglioramento e l’efficientamento dei processi aziendali: Processi, Persone, Strumenti e Fattori Esterni7. Particolare attenzione va dedicata agli aspetti di processo, laddove l’effettuazione di una gap analysis rispetto al/i modello/i di riferimento sullo stato dei processi dell’organizzazione può fornire utili indicazioni anche sulle altre tre macro-famiglie di cause. Non serve effettuare appraisal e/o audit a largo spettro, è sufficiente partire ad esempio dai processi relativi alle principali osservazioni e/o non-conformità degli ultimi periodi, sia interne che esterne, per le organizzazioni che hanno un SGQ certificato o comunque monitorato periodicamente8 o comunque da un set ridotto di ‘core process’ (ad es: l’approccio RAPID [25], con riferimento ai processi di SPICE) o con approcci ‘light’, come ad esempio suggerito nella ISO 9004:2009 [18]9. Nel caso in cui invece interessi ‘verticalizzare’ l’analisi sui processi specifici della fase di manutenzione, esistono maturity model ‘verticali’ quali S 3M [1]10 , da integrare con quelli ‘orizzontali’, quali CMMI o lo stesso SPICE [4]. In ogni caso, l’approccio suggerito anche dal mondo degli standard è quello di integrare i processi in modo quasi componentistico: si vedano le process areas (PA) in comune tra le diverse constellation del CMMI [9] [10], l’estensione (non un nuovo modello) in ambito SPICE per i processi di Service Management (la nuova ISO/IEC 155048, in corso di approvazione), e la ISO/IEC TR 20000-4:2010, che riassu- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 23 23 ❙ La manutenzione dei progetti ICT ❙ ✎ Sempre in ambito ITSM, un testo di Brooks [3] che propone decine di misure per i vari processi, organizzate in schede metriche E tale suggerimento è confermato anche da un recente studio [8] che evidenzia una serie di trend tecnici emergenti nel campo della manutenzione, tra cui evoluzione delle architetture orientate ai servizi (SOA), e il cloud computing nell’ottica di architetture per product lines, fermo restando che un più attento monitoraggio & controllo a diversi livelli (progetto, processo, prodotto) durante l’intera vita del progetto può portare a riduzioni sensibili dei costi della non-qualità (CONQ), so- stenuto da un PHD (Project Historical Database) opportunamente organizzato e costantemente alimentato, come indicato nel settimo principio di gestione della qualità [16] (Decisioni basate su dati di fatto), ma non sempre posto in essere. "Is it hard?' - Not if you have the right attitudes. Its having the right attitudes that’s hard." (Robert Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, 1981) Bibliografia presente alla pagina internet: http://aicqna.com/redazione/qualita/ Note presenti alla pagina internet: http://aicqna.com/redazione/qualita/ QUALITA’ nel Turismo per un Turismo di Qualità Come è facile immaginare ed anche constatare dai dati consuntivi, la non favorevole situazione dell’economia mondiale ha avuto ripercussioni negative anche sul settore turistico tanto da spingere la domanda potenziale a “risparmiare” sulla vacanza. Anche l’azienda turistica “Italia” deve, quindi, fare i conti con un rallentamento delle prenotazioni: gli operatori del settore, segnalano flessioni dall’8 al 12% sulle prenotazioni. L’Italia risulta al quinto posto come destinazione turistica mondiale per numero di arrivi dietro a Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina (dati UNWTO, giugno 2010). Nonostante l’enorme patrimonio storico-culturale, paesaggistico ed enogastronomico, del Bel Paese, i 45 siti patrimonio dell’Unesco sui 890 totali (l’Italia è prima davanti a Spagna, con 42 siti e Cina con 40) rischiamo di perdere ancora posizioni a vantaggio di Regno Unito, Turchia e Germania. Perché? Le politiche sul turismo, in Italia, sono spesso lasciate alle autonomie delle singole Regioni che spesso delegano alle Provincie, alle Comunità Montane, ai Comuni fino ai singoli quartieri, moltiplicando gli sforzi per ottenere risultati spesso insufficienti e vanificando azioni che potrebbero dare migliori risultati con minor dispendio di energie. Si sente la necessità, a tutti i livelli, di una pianificazione coordinata, mirata e con standard riconosciuti e certificati. Soltanto da due anni è risorto il Ministero del Turismo, ma purtroppo senza portafoglio. Le nostre infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie, all’avanguardia negli anni ’60, sono ormai un ricordo. I pochi aiuti dello Stato centrale, l’iva più alta rispetto ad altri Paesi, il livello elevato di pressione fiscale, la reintroduzione della tassa di soggiorno e la poca professionalità (in alcuni casi) unita allo scarso livello dello standard di alcuni operatori, completano scenario del settore turistico italiano. Questi ed altri sono stati i temi affrontati durante il Convegno di tenutosi lo scorso 20 maggio all’hotel Melia di Roma. Tra gli intervenuti si segnalano, oltre ai saluti della Presidente del settore Turismo Caterina Fioritti, l’intervento del Vice Presidente Ugo de’Sperati dal titolo ““Monitoraggio in incognito della qualità dei servizi alberghieri:l’esperienza Yes!” e l’intervento del consigliere e Direttore di Federalberghi, Maurizio Baldini, dal titolo “Alberghi e Turismo: qualità oggettiva e qualità percepita.” Molto interessante è stato inoltre l’intervento del socio Aicq, Responsabile del SQ della GTT di Torino, Luigi Baradello dal titolo “Il ruolo chiave dei trasporti per le destinazione Turistiche” dove, ha illustrato l’attività innovativa svolta sul territorio torinese.” L’evento è stato organizzato in collaborazione con www.aicq.it settembre/ottobre 2011 te m a me le diverse clausole della ISO/IEC 20000-1 in processi. In questo schema, è sempre più importante determinare le giuste misure di controllo riferite a tali processi. Come detto, l’approccio GQM permette di poterle derivare dai propri obiettivi informativi ex-novo. In ogni caso, esistono varie ‘librerie’ di suggerimenti disponibili, tra cui le misure rinvenibili in: ✎ ISO/IEC 9126 parti 2-3 per gli aspetti di manutenzione, che contengono già un riferimento al relativo processo ISO/IEC 12207; ✎ Le misure/metriche proposta da IT Process Maps11 per i processi ITIL v3; AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 24 te m a 24 ❙ Informatica e Qualità ❙ >> Roberto D’Orsi Consulente di Direzione, Docente a Contratto Università Ca’ Foscari Venezia - Dipartimento di Informatica, membro del Consiglio Direttivo del Comitato Qualità del Software dei Servizi IT Aicq La valut azione delle Risorse Umane nel settore ICT L’importanza del processo di valutazione La valutazione delle competenze e delle prestazioni dei collaboratori costituisce una leva gestionale estremamente importante in qualsiasi Organizzazione e va utilizzata nel modo migliore possibile, come potente strumento di gestione delle Risorse Umane. I vantaggi di una valutazione periodica delle performance delle Risorse Umane sono noti a tutti, a partire dall’importanza dell’incontro capocollaboratore nel quale viene presentata e discussa la scheda di valutazione, che spesso è anche uno dei rari momenti in cui il valutato riceve dal suo Responsabile un feedback, di solito molto atteso, sulla sua attività lavorativa, dal quale dovrebbero emergere le possibili aree di miglioramento e, se tutto va bene, anche una serie di stroke positivi che costituiscono un’occasione di motivazione estremamente efficace. Una valutazione attenta delle competenze di ruolo, delle capacità e delle Qualità personali di un collaboratore consente inoltre al suo capo di prendere tutta una serie di iniziative: necessità di formazione/addestramento, possibili nuovi incarichi, nuove opportunità professionali, eventuali passaggi di categoria, oltre a fornire dati oggettivi, ove presente, al sistema pre- settembre/ottobre 2011 miante dell’Organizzazione. Le considerazioni esposte in questo articolo si propongono di fornire alcuni spunti di riflessione sia a chi sta pensando di impostare ex novo un sistema di valutazione del personale, sia a chi intende allargare l’attuale ambito di misura delle performance, e sono applicabili a qualunque Organizzazione e a tutti i ruoli aziendali, anche se qui ci si focalizza sul settore dell’Information Communication Technology al quale sono dedicati anche i vari esempi. Alcune considerazioni generali per impostare il sistema Il processo di valutazione delle Risorse Umane in ambito lavorativo comprende sia una misura del livello delle competenze professionali che, ovviamente, sono strettamente legate al ruolo ricoperto dal valutato, che un assessment delle sue competenze organizzative, che invece sono indipendenti dal ruolo e rappresentano degli indicatori molto significativi di quanto un collaboratore sia in grado di rispondere alle esigenze aziendali e raggiungere gli obiettivi assegnati. In questa sede non si parlerà della valutazione delle competenze professionali che, tutto sommato, sono anche le più semplici da valutare e che di- pendono molto sia dalle caratteristiche dell’Organizzazione che dal tipo ed ampiezza del ruolo ricoperto, ma ci si concentrerà su quali sono alcune capacità e Qualità importanti per svolgere in modo efficace le attività assegnate, con alcune riflessioni su 20 capacità tra le quali si possono scegliere le più significative, in base al tipo di Organizzazione, ai profili professionali esistenti, ma anche alla capacità nel riuscire poi a misurarle. Quale dovrebbe essere il peso delle competenze organizzative rispetto a quelle di ruolo nella valutazione complessiva di una Risorsa? C’è un famoso luogo comune che recita “chi fa carriera raggiunge il suo massimo livello di incompetenza” e ricorda, giustamente, che al crescere delle responsabilità sono, di solito, sempre meno importanti le competenze specialistiche e sempre di più quelle organizzative/aziendali. Quindi, per fare un esempio, uno sviluppatore software potrebbe venire valutato con un peso 70/30 professionali vs. organizzative, un analista con un 50/50, un Responsabile di Unità con un 30/70. Altro punto importante: quanti livelli utilizzare nella scala di valutazione? Chi ha già impostato un sistema in Azienda è già passato per questo tormentone, perché è una delle prime cose da decidere. Innanzitutto, si sa, www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 25 ❙ La valutazione delle Risorse Umane nel settore ICT ❙ Quali capacità e Qualità personali valutare in rapporto al ruolo ricoperto ✎ Comunicazione verbale e scritta: di quanto sia importante un’efficace comunicazione all’interno di qualsiasi Organizzazione, ne parla, come è noto, la stessa ISO 9001 riferendosi alle responsabilità della Direzione che, non solo deve far pervenire, a tutti i livelli della struttura www.aicq.it aziendale, il suo commitment in tema di Politica ed Obiettivi per la Qualità, ma deve anche accertarsi che i processi di comunicazione all’interno dell’Organizzazione siano adeguati rispetto ai processi da gestire. In realtà la comunicazione è, ovviamente, una responsabilità di tutti, a partire dai capi, che hanno il preciso compito di garantire che le informazioni arrivino tempestivamente a tutti i collaboratori che le devono utilizzare, in una logica di massima trasparenza. Nel settore ICT uno dei problemi che ci si trova da sempre a dover combattere è quello della difficoltà nel richiedere un minimo di documentazione scritta da parte dei tecnici (progettisti software, sviluppatori, sistemisti, ecc.), spesso focalizzati esclusivamente sulle problematiche software o sui parametri di configurazione del sistema e poco predisposti a documentare quello che fanno, mentre un altro problema tipico è quello di poter ottenere dagli analisti documenti di progettazione concettuale e tecnica ben strutturati, chiari, completi e sintatticamente corretti. Questa quindi è una capacità rispetto alla quale tutti vanno valutati con attenzione. ✎ Capacità relazionali: normalmente, ma non sempre, le capacità relazionali sono correlate con quelle di comunicazione verbale e richiedono quindi una valutazione separata, perché una Risorsa potrebbe avere buone capacità comunicative, ma avere una scarsa propensione ai rapporti interpersonali. Prendiamo, ad esempio, il caso di un bravo analista, apprezzato per l’esperienza e per la Qualità dei suoi documenti di analisi, ma caratterialmente poco portato a relazionarsi in modo spontaneo con le persone: nonostante le sue competenze e la sua esperienza, personalmente sarei molto cauto nell’affidargli la conduzione di un progetto, magari business critical, che richiede rapporti frequenti e diretti con vari stakeholder e il coordinamento di un gruppo di lavoro non particolarmente piccolo. Quindi anche questa capacità va attentamente valutata, in particolare per quelle Risorse sulle quali l’Azienda sta pensando di investire in un piano di crescita. ✎ Capacità di lavorare in gruppo: se dovessimo fare una graduatoria di quali sono le capacità/Qualità più importanti in ambito lavorativo, in una qualsiasi Organizzazione e per qualunque ruolo ricoperto, la capacità di lavorare in gruppo verrebbe senz’altro collocata ai primissimi posti. La vita delle Aziende è costituita sia da processi continuativi, le operation, che da progetti finalizzati a portare innovazione di processo e di prodotto, in un’ottica di miglioramento continuo. Entrambi richiedono persone in grado di lavorare in team in modo spontaneo, disposte a mettere a fattor comune competenze e capacità personali per raggiungere obiettivi comuni e condivisi. Il settore ICT non fa eccezione: una Risorsa che non è portata per il lavoro in gruppo ma è adatta solo ad attività individuali può costituire un serio problema per i suoi capi, a meno che in Azienda esistano attività talmente di “nicchia” (ma anche con flessibilità pari a zero) da riuscire a collocare anche Risorse di questo tipo. Se poi stiamo parlando di un collaboratore che ha anche un ruolo di coordinamento, di tutoring e/o di coaching di altre persone (un Team Leader, un Project Manager, un Responsabile di Unità Organizzativa), la capacità di lavorare in gruppo deve essere ovviamente sviluppata ai massimi livelli. ✎ Collaborazione Interfunzionale: questa capacità costituisce, di fatto, un’estensione della capacità di lavorare in gruppo, in quanto è una misura indiretta dell’attitudine delle persone a saper lavorare in modo spontaneo e sinergico con colleghi che fanno parte di altre Unità Orga- settembre/ottobre 2011 te m a tutti sconsigliano un numero dispari di livelli, ad evitare che il valutatore, con mossa salomonica e per non sbilanciarsi troppo, si concentri troppo spesso sulla metà della scala. Quindi: 4, 6 o 8 livelli: naturalmente più aumentano i livelli, più aumenta la granularità della valutazione, ma più diventa difficile dichiarare qual è la differenza tra un livello e il successivo. Dichiarare: questo è l’altro componente importante, il più difficile, lungo e delicato da predisporre: per ogni competenza, capacità e Qualità personale è necessario preparare una tabella che, per ciascun livello, espliciti a quali condizioni si può ritenere che quel livello sia coperto in modo completo, solo così si può cercare di rendere il più possibile oggettiva una valutazione che, per sua natura, rischia sempre di essere fortemente soggettiva. Ultima riflessione: per ogni Risorsa Umana valutata, si ottiene una curva che indica, nella scala di valori adottata, il posizionamento complessivo rispetto ai valori misurati, ma come fare a decidere quali tra questi sono inadeguati, sufficienti, buoni, ottimi? Tutto dipende evidentemente dal ruolo ricoperto: per fare un esempio, una valutazione 3 su 6 delle capacità di comunicazione di un sistemista, può essere assolutamente adeguata, mentre la stessa valutazione per un Project Manager può risultare del tutto inadeguata. Quindi per ogni ruolo professionale è necessario tracciare la curva del posizionamento medio che l’Azienda si attende per poter considerare adeguata la copertura di quel ruolo. 25 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 26 te m a 26 ❙ Informatica e Qualità ❙ nizzative o Operative. Normalmente, a meno di specifici problemi inter-personali o di particolari condizionamenti da parte dei rispettivi capi, le persone non hanno particolari problemi a lavorare in un gruppo interfunzionale che, al contrario, può costituire un’occasione per arricchire le proprie competenze e la visibilità aziendale. Il problema può nascere invece nei rapporti tra Responsabili di Unità Organizzative/Operative che, anziché collaborare in modo aperto con i colleghi, sono chiusi a riccio nella difesa del territorio e del loro “posticino al sole”. Anche in questo caso, quindi, questa capacità deve essere misurata e monitorata soprattutto in chi ha responsabilità manageriali, che, su questo come su altri temi, deve essere un esempio per i collaboratori. ✎ Capacità di lavorare per processi: cerchiamo di essere obiettivi, in quante organizzazioni che hanno implementato un Sistema di Gestione per la Qualità si può affermare senza timore di smentite che la governance aziendale può contare su un consolidato approccio per processi? Al di là dei diagrammi di flusso o delle declaratorie riportate nel Manuale della Qualità, che descrivono legami tra processi, momenti di verifica e validazione, autorità e responsabilità, manca poi, di fatto, la mentalità nelle persone su come si lavora per processi. Questa capacità richiede, tra l’altro, che ognuno abbia ben sviluppata la consapevolezza dell’importanza della Qualità del proprio lavoro rispetto ai processi a valle. Un esempio per tutti: un’attività di testing di un’applicazione fatta in modo frettoloso ed approssimativo crea sicuramente problemi a chi, nei processi a valle si occupa del test di accettazione, della messa in produzione, della gestione della configurazione, dell’assistenza utente, ecc. Quindi non solo chi ricopre ruoli di responsabilità, ma anche chi svolge settembre/ottobre 2011 ruoli operativi deve essere misurato in questa capacità. ✎ Autostima, sicurezza di sé, ambizione: si tratta di tre Qualità personali molto legate tra loro, che hanno un peso importante nella valutazione del potenziale di una Risorsa alla quale si pensa di poter affidare futuri incarichi di responsabilità. Una persona perennemente insicura, condizionata dai propri limiti e dalle proprie inibizioni, che non sa osare, o che semplicemente si accontenta staticamente e passivamente della posizione in cui si trova, rimarrà probabilmente relegata a vita ad attività prevalentemente esecutive. E’ sottinteso che, in questo tipo di valutazione, l’ambizione va intesa in senso positivo, è quella Qualità personale che spinge la persona al miglioramento continuo delle proprie competenze, della propria posizione sociale ed aziendale, lo stesso benessere economico, superando in modo proattivo vincoli e difficoltà, da non confondere con la schiera degli “arrampicatori”, con chi “sgomita” per farsi largo utilizzando qualsiasi mezzo e scorrettezza per raggiungere i propri obiettivi. ✎ Carattere positivo: avere un carattere positivo significa affrontare i problemi con fiducia, con ottimismo, con l’energia necessaria ad analizzare e risolvere le situazioni difficili, vedere il classico bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Ciò non significa che una persona non debba valutare con attenzione tutte le cose che, come direbbe Murphy, potrebbero andare male e predisporre altrettante azioni preventive: l’importante è, come ci insegna Edward De Bono, non rimanere costantemente con il cappello nero in testa, ma tenerlo solo il tempo che serve. Anche questa Qualità personale dovrebbe essere particolarmente sviluppata in chi ha compiti di coordinamento, di relazioni interpersonali, in chi è spesso chia- mato a prendere decisioni difficili. ✎ Leadership: è sempre molto difficile definire la leadership perché, di fatto, è la risultante di molte componenti: l’autorevolezza, la determinazione, la capacità decisionale, la rettitudine, l’imparzialità, l’autocontrollo, la forza interiore, la trasparenza, la capacità di comunicare una visione, di creare senso di appartenenza, di creare un clima favorevole, di essere un modello da imitare. Stiamo parlando di una capacità personale che, ovviamente, diventa un fattore di valutazione determinante per quelle Risorse sulle quali l’Organizzazione pensa di investire. Si potrebbe discutere all’infinito sul fatto che una Risorsa che di leadership ne dimostra ben poca possa, con un adeguato intervento formativo, far crescere questa sua capacità: è infatti opinione diffusa che la leadership sia una dote naturale, che si può solo migliorare esercitandola, ma che non si possa crearla dal nulla.. ✎ Programmazione e Controllo: per quanto riguarda questa capacità, l’esigenza minima, valida per qualsiasi ruolo aziendale, è che una persona sappia almeno programmare e controllare le proprie attività, rispettando tempi e scadenze concordati; se poi la Risorsa svolge una funzione di coordinamento (un Team Leader, un Project Manager, un Responsabile di Unità Organizzativa), allora deve ovviamente essere ben sviluppata anche la capacità di pianificare le attività di un gruppo di lavoro, di assegnare i compiti in base a competenze ed esperienze di ognuno, di gestire giorno per giorno le Risorse, di controllare l’avanzamento delle attività rispetto al piano. Insieme alla leadership, è una di quelle capacità che vanno misurate e monitorate con attenzione, anche per valutare il potenziale di crescita delle persone. Diversamente dalla leadership, in questo caso un intervento forma- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 27 ❙ La valutazione delle Risorse Umane nel settore ICT ❙ tivo può essere molto efficace. Qualità personale che tutti siamo portati ad apprezzare nei rapporti con gli altri e le Aziende non fanno certo eccezione. Non c’è dubbio che ogni Organizzazione, in funzione della sua attività e della sua mission, può interpretare in modo diverso il concetto di disponibilità, che può riguardare il tipo e gli orari di lavoro, la propensione alle trasferte, la reperibilità anche fuori dall’orario di lavoro, ecc., tutti aspetti che, in realtà, dovrebbero essere oggetto di preciso accordo preventivo e non costituire una spiacevole sorpresa per il dipendente. E’ evidente che tutto poi dipende dal ruolo specifico: ad esempio, da un progettista software o da un sistemista ci si dovrebbe attendere che, in presenza di un grave problema non ancora risolto, con un Cliente fermo, non fuggano come lepri alle 17.00 perché devono andare in palestra; oppure è auspicabile che un analista, non sollevi mille difficoltà a fronte di un incarico che prevede di dover lavorare presso un Cliente logisticamente un po’ scomodo, per un periodo di un paio di settimane. ✎ Flessibilità, ascolto, apertura mentale: si tratta di tre capacità molto legate tra loro, che caratterizzano la predisposizione di una persona a saper ascoltare con attenzione e senza pregiudizi le opinioni degli altri, a valutarne in modo obiettivo i contenuti, confrontandoli con le proprie posizioni e dimostrando anche la massima disponibilità a rivedere le proprie idee. Le organizzazioni hanno bisogno sempre di più di persone flessibili, pronte al cambiamento: una Risorsa mentalmente rigida può creare seri problemi sia nei rapporti interpersonali che in occasione di cambiamenti organizzativi. Questa capacità deve essere particolarmente sviluppata in chi ha incarichi gestionali che prevedono il coordinamen- www.aicq.it to di Risorse o in chi deve interagire con Clienti interni/esterni: funzionari commerciali, analisti, personale di assistenza, ecc. ✎ Problem setting - Problem solving: è il classico binomio relativo alle due capacità, importanti in qualsiasi Organizzazione e contesto lavorativo, di saper identificare e risolvere i problemi, possibilmente in modo autonomo. Sono due capacità complementari che normalmente, ma non necessariamente, sono sviluppate in egual misura: c’è anche chi ha molto “fiuto” nell’intuire, scovare, anticipare problemi nascosti, ma poi non è particolarmente efficace nel predisporre una soluzione e chi, viceversa, ha molto senso pratico nel trovare una buona soluzione ad ogni problema, ma non ha molto intuito nella fase di identificazione delle cause. Per questo motivo le due capacità possono essere valutate anche separatamente. In ogni caso, valutate separatamente o congiuntamente, queste due capacità si applicano a tutti i ruoli aziendali, da quelli manageriali a quelli più strettamente operativi. ✎ Orientamento al risultato: qualsiasi Organizzazione si attende che le sue Risorse siano orientate al risultato, in particolare quelle che sono in grado di condizionarlo in modo determinante. Il risultato da raggiungere può essere di qualsiasi tipo: economico, commerciale, di rispetto di tempi e scadenze, di miglioramento: quindi questa capacità, pur con ottiche diverse, si adatta sia ai ruoli manageriali che a quelli operativi o di supporto ed è fortemente correlata, se attivo in Azienda, con il sistema di valutazione degli obiettivi. ✎ Aggiornamento continuo, sviluppo di se stessi: il punto 6.2.2 della ISO 9001 dice chiaramente che ogni Organizzazione deve fornire formazione-addestramento al proprio personale e valutare l’efficacia delle azioni intraprese, ma non basta: l’attitudine all’aggiornamento continuo e spontaneo, l’attenzione allo sviluppo di se stessi, costituiscono una Qualità personale molto importante, in particolare in settori in continua evoluzione e caratterizzati da un elevato contenuto tecnologico come quello informatico. Quindi l’Azienda deve valutare positivamente tale attitudine e favorire, ove possibile, anche le condizioni affinché ciò possa avvenire, a complemento di quanto già previsto nei piani di formazione aziendali. Il livello di copertura atteso dovrebbe essere medio-alto già a partire da tutti i ruoli di tipo tecnico. ✎ Innovazione: è evidente che, in settori in continua evoluzione come quello dell’Information Technology, la capacità di essere innovativi è estremamente importante, anzi può costituire proprio il Fattore Critico di Successo dell’Organizzazione. Normalmente molto legata alla predisposizione all’aggiornamento continuo, è una capacità che va attentamente misurata anche nei ruoli più operativi: ad esempio, un giovane progettista software che fa il suo lavoro con passione, che si mantiene continuamente e spontaneamente aggiornato, può proporre idee che portano ad importanti innovazioni nel prodotto/servizio o nelle modalità di gestione della progettazione, sviluppo ed erogazione del servizio. ✎ Proattività: è in definitiva la capacità di anticipare tendenze, cambiamenti o eventuali problemi, prima che avvengano o, in certi casi, che diventino una necessità ed è una Qualità che si nota immediatamente nei comportamenti di una persona. La proattività porta grandi vantaggi alle attività lavorative e andrebbe quindi valutata in tutti i ruoli professionali, da quelli con taglio più manageriale, a quelli tecnici, a quelli più legati ai rapporti con Clienti interni/esterni. settembre/ottobre 2011 te m a ✎ Disponibilità personale: è una 27 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 28 28 ❙ Informatica e Qualità ❙ te m a ✎ Iniziativa, autonomia decisionale: l’iniziativa è una capacità che va incoraggiata e premiata per gli impatti positivi che può avere nelle attività. Probabilmente siamo tutti d’accordo nell’affermare che, doversi rapportare con un collaboratore al quale devi dire, ogni volta, tutto quello che deve fare, per filo e per segno, senza che lui ci metta mai nulla di suo, sia piuttosto deprimente, per non parlare del fatto che, su una Risorsa così, nessuno sarebbe disposto ad investire. E’ vero anche il contrario: collaboratori che si prendono “libertà artistiche” assolutamente fuori tema e che si comportano come schegge impazzite vanno attentamente controllati prima che possano fare dei danni. Al di là di questi casi estremi, gli aspetti positivi di questa capacità vanno valutati e misurati in tutte le professioni del settore ICT. ✎ Capacità imprenditoriale: il nome altisonante di questa capacità non deve trarre in inganno, non c’è ovviamente la pretesa di trasformare tutte le Risorse dell’Azienda in altrettanti imprenditori, ma semplicemente l’idea di poter misurare lo spirito imprenditoriale delle persone nelle attività che svolgono. Prendiamo ad esempio il caso di un Project Manager al quale è stato affidato un progetto che ha valenza strategica per l’Azienda, nel quale ogni giorno di ritardo può significare qualche opportunità persa, nel quale i valori economici in gioco sono di tutto ri- spetto: questo collaboratore non deve forse comportarsi in tutto e per tutto come un piccolo imprenditore che ha scommesso i suoi soldi nel successo di quel progetto? Quindi questa è una capacità nella quale vanno valutati tutti i collaboratori che, a vario titolo, hanno incarichi di responsabilità. ✎ Delega: la valutazione di questa capacità si applica soprattutto ai capi, che devono avere l’attitudine ad utilizzare in modo efficace lo strumento della delega nei confronti dei loro collaboratori. E’ noto a tutti che in fatto di delega si può andare da un estremo all’altro: vi sono capi fortemente accentratori, gelosi delle proprie competenze e del loro lavoro in genere, che non si fidano di nessuno, che preferiscono fare tutto da soli, che quindi non delegano quasi nulla con il risultato di non far mai crescere i loro collaboratori; all’estremo opposto vi sono i capi che, per comodità, delegano quasi tutto anche quando non esisterebbero i presupposti per poterlo fare in tutta sicurezza. Quindi, misurare questa capacità, può diventare uno strumento di gestione del middle management molto efficace. ✎ Gestione dello Stress: i ritmi frenetici di lavoro richiedono sempre di più alle persone la capacità di saper gestire lo stress, e anche il settore informatico non si salva da questa esigenza. Per chi occupa posizioni di responsabilità, il requisito di saper dominare le emozioni, di non farsi prendere dal panico e reagire con lucidità anche nei momenti di difficoltà o addirittura di “allarme rosso” è quasi scontato, ma nel settore ICT devono essere ben corazzate nei confronti dello stress anche molte figure professionali che ricoprono ruoli operativi: assistenza Clienti, personale dei call center, sistemisti, progettisti software, in genere tutti coloro che, a fronte di un fermo o di un grave malfunzionamento del sistema devono saper gestire l’emergenza nel tempo più breve possibile e arginare la valanga di sollecitazioni e di lamentele da parte degli utenti. Conclusioni Il processo di valutazione delle competenze e delle capacità dei collaboratori fa parte del macroprocesso di gestione delle Risorse Umane ed è importante in qualsiasi Organizzazione, ma a maggior ragione in quei settori, come quello ICT, nei quali il livello di professionalità delle Risorse Umane impiegate e l’esigenza di un loro continuo aggiornamento di competenze, richiedono un’attenzione particolare. Limitarsi a valutare, per ogni ruolo professionale, il livello di competenza tecnico/professionale raggiunto, oltre a fornire una visione del tutto miope delle caratteristiche della Risorsa valutata, non risponde all’esigenza di poterne verificare i comportamenti organizzativi, il cui peso è via via più importante, al crescere delle responsabilità affidate. continua da pagina 34 co tempo fa erano un plus o un vantaggio competitivo. Un tempo erano, ad esempio,la televisione in camera, il bagno individuale, la climatizzazione, ecc. Questi elementi sono del tutto scontati e non aggiungono più alcun vantaggio competitivo rispetto alle attese della clientela. La struttura deve essere moderna, efficiente, pulita, sicura, oltre ogni dubbio, solo per settembre/ottobre 2011 risultare appena sufficiente per stare sul mercato. La qualità ha spostato l’asse portante sulla natura e qualità del “rapporto” personalizzato tra personale e cliente, per realizzare l’obiettivo primario della sua fidelizzazione, con un trattamento sempre più puntuale, mirato, fatto su misura (customized).Monitorare la qualità e la soddisfazione del cliente è, per la gestione del turismo, come per ogni altra produzione di beni e di servizi, un principio di vitale e insostituibile importanza. Edwards Deming, il padre dei Sistemi di Qualità, diceva, con ironia, a proposito dell’impegno a monitorare continuamente la soddisfazione del cliente :You are not obliged to do it. Surviving is not a duty. Non sei obbligato a farlo. Sopravvivere non è un dovere. www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 29 29 ❙ Turismo ❙ Prof. Ordinario di Statistica Aziendale e Controllo della Qualità – Università Palermo Graziella Maria Adriana Sanfilippo Dottore di ricerca in Analisi Congiunturale, Territoriale e della Qualità Totale - Università Palermo La gestione della qualità nel turismo B eni culturali - metodi e modelli inn ov ativi N egli ultimi anni, il settore del turismo culturale è stato investito da intensi processi competitivi tra i territori, legati in parte alla natura complessa di un mercato molto dinamico ed in parte ai profondi mutamenti della domanda turistica. Oggi, si palesa una duplice esigenza per i beni culturali: da un lato, la loro protezione e conservazione per le future generazioni, dall’altro la loro fruizione in funzione anche di un ritorno economico. Con riferimento alla domanda turistica, il bisogno turistico della società contemporanea sembra essere diventato quasi primario; si osserva, infatti, un numero sempre maggiore di turisti-vacanzieri e la domanda turistica appare sempre meno standardizzata e orientata alla differenziazione e alla qualità delle relazioni, richiedendo nuove e specifiche competenze da parte degli operatori. Si passa, così, dal “turista indistinto”, quel turista, cioè, indifferente ai luoghi e alle popolazioni locali, che spesso subiscono la cultura del visitatore e vi si adattano, ai diversi turisti, che cercano le distinzioni e le differenze, soprattutto le esperienze, le emozioni, le relazioni e che esprimono delle “libertà di scelta”, in cui è il visitatore che si adatta alla cultura locale (Dallari, 2007). www.aicq.it Se fino a qualche anno fa il turismo culturale tradizionale dettava agli operatori turistici le regole di un gioco poco creativo – condurre l’utente finale alla “conquista” del nuovo territorio attraverso la visita a siti e monumenti di rilievo – oggi, invece, la partita si gioca su un piano del tutto differente: quello esperienziale/emozionale/relazionale. Inoltre, ogni elemento che definisce il prodotto turistico culturale, dalle opere d’arte alle risorse gastronomiche, alle attività di gestione del sito e ad ogni attività che direttamente o indirettamente si lega al fenomeno, deve essere pensato in termini qualitativi, allo scopo di soddisfare i bisogni espliciti, impliciti e latenti del turista. Riassumendo, le nuove forme di turismo sinora sinteticamente definite, turismo esperienziale, emozionale e relazionale correlate a quello culturale, non si escludono a vicenda, ma affinché il turismo culturale venga vissuto come un'esperienza generatrice di emozioni e relazioni e possa divenire, pertanto, un ambito altamente competitivo in grado di rispondere alle nuove esigenze dei nuovi visitatori e, soprattutto, rappresentare una risorsa strategica per lo sviluppo economico locale è necessario che esso si focalizzi su una offerta complessiva basata: ✎ sull’integrazione e sull’aggregazio- ne di più risorse; ✎ sulle esperienze e sul coinvolgimento dei visitatori; ✎ sullo sviluppo di emozioni e sensazioni; ✎ sulle relazioni interpersonali. ✎ sui concetti, sulla cultura e sugli strumenti della qualità. L’Organizzazione Mondiale del Turismo considera la Qualità tra le leve più strategiche per la scelta delle destinazioni turistiche e per la crescita professionale del turismo (Bastia, 2001). Individuare gli strumenti più idonei per effettuare una corretta valutazione della gestione di un sito culturale, con l’obiettivo di conoscere il livello di qualità offerto e di individuare i punti critici da migliorare al fine di incrementare la sua attrattività e la domanda turistica, non è semplice, ma è essenziale. Tuttavia, solo nell’ultimo ventennio, in Italia, gli studi sulla soddisfazione del turista hanno ricevuto impulso ed il turismo ha rappresentato un fertile campo di applicazione di parametri di soddisfazione concepiti inizialmente per essere applicati in altri settori, in specie per i prodotti di consumo. Per di più, tali studi hanno prevalentemente interessato le grandi catene alberghiere o i tour operator, de- settembre/ottobre 2011 te m a >> Salvatore La Rosa AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 30 30 te m a ❙ Turismo ❙ > Fig. 1 - I nuovi turismi nunciando, invece, una carenza di applicazioni alla gestione ed ai servizi strettamente legati ad un sito culturale. È, quindi, necessario che i concetti e i metodi del Quality Management vengano diffusi anche alla gestione del nostro patrimonio storico-artisticoculturale. Fra i modelli che possono essere utilizzati per valutare e per migliorare la qualità connessa alla gestione dei beni culturali si possono annoverare, oltre ad i modelli tradizionali, quali gli Standard ISO 9000 ed il modello EFQM, dei modelli più moderni, come il sistema HGES (Herity Global Evaluation System) e la tecnica Kansei Engineering. La scelta dell'applicazione del modello di valutazione della gestione della qualità HERITY, è legata in primis al > Fig. 2 - Azioni necessarie per una adeguata gestione dei beni culturali settembre/ottobre 2011 fatto che, pur incorporando tutti i concetti dei modelli TQM, rappresenta nella forma e nel linguaggio la specificità e la realtà unica dei beni culturali. Si ricorda che il modello HERITY è un approccio: ✎ multidimensionale, in quanto, descrive il livello raggiunto da un luogo di visita nei quattro specifici settori considerati fondamentali nella gestione dei beni culturali: il valore o la rilevanza del bene, il suo stato di conservazione, la comunicazione trasmessa ed i servizi offerti; ✎ multiscopo, poiché orientato alle necessità del pubblico come dei responsabili del sito e degli altri stakeholder; ✎ multiprospettivo, in quanto consente di raggiunge i risultati grazie al contributo di fonti diverse quali l’autovalutazione dei responsabili, le opinione raccolte presso il pubblico ed una expertise internazionale. Le performance raggiunte nei quattro specifici settori previsti dal modello vengono resi visibili in una scala da 1 a 5 mediante il bersaglio HERITY facilmente visibile. La misurazione della performance raggiunta nella gestione dei beni culturali, grazie all’utilizzo del bersaglio HERITY, focalizza in maniera più efficace l’attenzione dal punto di vista della percezione del fruitore, che nel settore dei beni culturali assume un ruolo di primaria importanza. Ed ancora, tale metodologia focalizza l’attenzione sull’aspetto della “conservazione”, elemento che qualifica in maniera determinante il ruolo e lo scopo della gestione di un bene culturale1. Il sistema HGES (Herity Global Evaluation System) rappresenta una proposta metodologica che può agevolare l’amministrazione del patrimonio culturale misurandone la capacità di gestione. HERITY fornisce una informazione globale sullo stato di un bene culturale e incoraggia i gestori dei beni a valorizzare e conservare ade- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 31 ❙ Beni culturali - metodi e modelli innovativi ❙ www.aicq.it zio(Shutte e Eklund, 2005). Questa breve disamina dei principali metodi e delle tecniche che possono aiutare decisori e operatori a valorizzare i nostri beni culturali, a renderli maggiormente fruibili, a conservarli integri per le future generazioni, porta a concludere come, rispetto al passato, sia fortemente avvertita la necessità di un organico piano di interventi di carattere infrastrutturale - servizi e reti di trasporto che, supportati da una più efficace azione promozionale, vadano incontro alle molteplici esigenze del turista. Così come indispensabile appare una più elevata formazione manageriale degli operatori, a tutti i livelli, per porli in grado di gestire in maniera efficace ed efficiente un patrimonio che il mondo intero ci invidia. Bibliografia Barone S., Lombardo A. e Tarantino P. (2007), A Weighted Logistic Regression for Conjoint Analysis and Kansei Engineering. Quality and Reliability Engineering International, 23: 689706. Bastia G. (2001), La Qualità del turismo, in Conti T. (a cura) (2001) Manuale della Qualità, Il Sole 24 Ore. Conti T. (2006), Qualità e Beni Cultu- rali, Collana “I Quaderni”, Novembre 2006, ISIDA. Dallari F., (2007) Il turismo per lo sviluppo locale e la competitività internazionale, in Bencardino F. e Prezioso M (a cura di), Geografia del turismo, McGraw-Hill, Milano. La Rosa S. e Sanfilippo G.M.A. (2009), Searching for a model of quality of the world heritage properties of Sicily, in Atti della 3rd I.R.T. International Scientific Conference Integrated Relational Tourism: Territories and Development in the Mediterranean Area, Il Cairo. La Rosa S. e Sanfilippo G.M.A. (2010), “Tourism, Cultural Heritage and Transports: levers of competitiveness for achieving an effective exploitation of the territory” in atti della 13a Conferenza internazionale Toulon-Verona”, Coimbra, dal 2 al 4 settembre 2010. La Rosa S. e Sanfilippo G.M.A. (2011), "Beni culturali e nuovi turismi", in Le Nuove Frontiere della Scuola, "Il Rispetto", n. 27 luglio 2011. Nagamachi M. (2006), Kansei engineering and Rough Sets Model, in Lecture Notes in Computer Science, 2006, Volume 4259/2006, 27-37. Pine B. J. e Gilmore J. H. (2000), L’economia dell’esperienza, Milano, Etas. > Fig. 3 - Principali modelli per misurare e migliorare la qualità settembre/ottobre 2011 te m a guatamente il patrimonio di cui sono responsabili.2 In accordo con i presupposti del modello e gli obiettivi della valutazione HERITY (HGES), le finalità sono: 1. aiutare i responsabili dei siti nella gestione, incoraggiandoli all’uso di appropriati strumenti di Quality Management, attraverso l’autovalutazione e il feedback degli esperti; 2. fornire ai potenziali visitatori informazioni esaurienti e affidabili; 3. fornire alle parti interessate le informazioni di cui necessitano, in relazione alle loro responsabilità e ai loro interessi; 4. consegnare il “bersaglio HERITY” come certificato dei livelli di qualità e consentire eventuali riconoscimenti quando tali livelli superano soglie definite. La Tecnica Kansei Engineering, consiste, invece, in una tecnica di progettazione del prodotto/servizio, al fine di concepire un'offerta in grado di soddisfare efficacemente le principali aspettative, esigenze e bisogni dei clienti/visitatori. In altre parole, tale metodologia, originariamente introdotta per il disegno di prodotti, fornisce gli strumenti per comprendere come il cliente percepisce i prodotti/servizi dal punto di vista cognitivo ed emozionale e mira a sintetizzarli in un'unica visione di progettazione (Nagamachi, 2006). Il principio è simile a quello del Total Quality Management: la soddisfazione dei consumatori è assicurata solo se quest’ultimi partecipano attivamente al processo di progettazione. La procedura standard della tecnica Kansei Engineering coinvolge differenti stadi relativi ad un progetto globale di collegamento tra le parole Kansei, espresse dall’utente, e le proprietà fisiche del prodotto/servizio e possono essere sintetizzati in quelle fasi necessarie per analizzare i bisogni inespressi ed inconsci della clientela, definite come descrizione semantica, e in quelle previste per descrivere le proprietà di prodotto/servi- 31 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 32 te m a 32 ❙ Turismo ❙ Quagliuolo M. (a cura di), (2002) Atti del VII Colloquio Internazionale: Accessibilità ai Beni Culturali e Ambientali, Roma, DRI Ente Interregionale. Schütte S. e Eklund J.( 2005), Design of Rocker Switches for Work Vehicles: an application of Kansei Engineering, Applied Ergonomics, 5, 557-567. Urbani L. ed altri (2004), Dall'analisi di contesto alle immagini di sviluppo dei distretti relazionali, in Gullotta D., Naselli F. e Trapani F. ( a cura di) MOTRIS, Mappatura dell'offerta di turismo relazionale integrato in Sicilia, Gullotta, Palermo. Urry J. (2000), Lo sguardo del turista. Il tempo libero e il viaggio della società contemporanea, SEAM, Roma. ■ NOTE 1 HERITY attribuisce per la durata di tre anni il riconoscimento ad ogni luogo aperto al pubblico e, ad ogni scadenza, un sistema di controllo e di rivalutazione verifica i livelli raggiunti aggiornando il giudizio. 2 Da una nostra ricerca, ad oggetto l’analisi della gestione della qualità di tre siti culturali siciliani riconosciuti dall’Unesco Patrimonio mondiale, è emerso un giudizio positivo da parte dei visitatori e dei responsabili per la loro importanza, unicità e bellezza. Infatti, la rilevanza è il settore che ha conseguito, in tutti e tre i siti culturali, il maggior punteggio, sia da parte dei visitatori che dei responsabili. Nonostante ciò, in Sicilia non sembrano perfettamente adeguate le capacità delle Autorità Locali di trasmettere i messaggi storici, artistici e culturali che questi Siti Culturali possiedono. Ad eccezione della Valle dei Templi che ha ottenuto un punteggio pari a 3 su 5 per la comunicazione, la Zona Archeologica della Neapolis e la Villa Romana del Casale hanno conseguito solo 2 punti su 5. Altro aspetto di fondamentale importanza per la gestione dei beni culturali è la capacità di conservazione per la creazione, il mantenimento o l’accrescimento nel tempo del valore percepito e per garantire il godimento del bene alla generazioni future. Nei siti culturali oggetto di indagine, la conservazione si presenta come un altro aspetto suscettibile di miglioramenti, ottenendo un punteggio di 2 su 5 dai visitatori e di 3 su 5 dai responsabili nella Villa Romana del Casale, contro una valutazione di 3 su 5 assegnata sia dai visitatori che dai responsabili alla Valle dei Templi e alla Zona Archeologica della Neapolis e Orecchio di Dionisio. Infine, altro settore critico per la Villa Romana del Casale e per il quale vi è l’urgenza e la necessità di attivare dei miglioramenti è quello dei servizi, che abbia conseguito la valutazione peggiore da parte dei visitatori, 1 su 5. Nella Valle dei templi e nella Zona archeologica della Neapolis e Orecchio di Dionisio, nonostante il settore dei Servizi ha conseguito un punteggio di 3 su 5, risulta oggetto delle maggiori critiche da parte dei visitatori. settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 33 33 ❙ Turismo ❙ La vision del Piano Strategico per il turismo della Provincia di Venezia Presidente Nazionale AICQ Romano Toppan Docente Università Verona, Resp. Piano turistico prov. Venezia La qu al ità, la c ompetiti vi tà e l’osp it alità Intervista all’Assessore al Turismo della Provincia di Venezia, Arch. Giorgia Andreuzza I l 26 gennaio 1996, su IL SOLE 24 ORE, un articolo a firma di Mariano Maugeri diffuse la notizia che “per la prima volta in Italia” la Provincia di Venezia aveva avviato un programma mirato per introdurre la certificazione della qualità e i principi della gestione totale della qualità nel settore alberghiero. Questo primato non è l’unico di questa Provincia: è stata la prima, nel febbraio 1993, appena sei mesi dopo la pubblicazione della Dichiarazione di Rio de Janeiro sulla sviluppo sostenibile e sulla Agenda 21, a realizzare un Seminario Internazionale sul tema del turismo sostenibile1, con la partecipazione di Beate Weber, Presidente della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo e Sindaco di Heidelberg, dove aveva introdotto misure molto pionieristiche di ecologia urbana : dalla raccolta differenziata alle isole pedonali per la salvaguardia del Centro storico. In quella occasione, altri tre relatori la accompagnavano : Jurgen Stellpflug, caporedattore della rivista tedesca dei Grünen “ kotestmagasine”, e Philip Jung, uno dei più grandi esperti di Bioarchitettura d’Europa. Da lì partirono in seguito tutte le buone prassi di turismo e ambiente che fanno www.aicq.it della Provincia di Venezia uno dei territori riconosciuti dall’Unione Europea come “esemplari” per il turismo sostenibile, ossia un turismo pienamente rispettoso dell’ambiente2. Questi due cenni storici ci introducono alla apertura di orizzonti innovativi che caratterizzano il Piano Strategico per il turismo 2011-2013 approvato dalla Provincia di Venezia il 30 novembre 2010. Il sottotitolo del Piano è eloquente : “La vision, le priorità e i cantieri di innovazione per un turismo motore di uno sviluppo alternativo”. Tra le priorità e i cantieri di innovazione che il Piano si propone di realizzare nel prossimo triennio, c’è proprio l’avvio di un programma di educazione e sensibilizzazione sul tema della qualità del servizio nella ospitalità, sia alberghiera che extra alberghiera : tema che aveva visto la Provincia all’avanguardia in Italia, ma che nella gestione precedente era stato lasciato nell’oblio. Il nuovo Assessore, l’Arch. Giorgia Andreuzza, lo ha ripreso e lo rilancia con il Piano 2011-2013 : la Provincia, uno dei territori più interessati all’economia del turismo, con 33 milioni di presenze all’anno, sente che la competizione si è fatta più dura, che occorre un miglioramento continuo, che sedersi sugli allori del passato è non solo futile, ma pericoloso. Una chiave essenziale per questa azione di miglioramento è proprio la gestione totale della qualità e la ricerca dell’eccellenza. Ne parliamo in questa intervista con l’Assessore stesso, per comprendere in quali termini questa linea di azione potrà concretizzarsi nel prossimo futuro. Che cosa ha motivato il forte accento che si fa nel Piano Strategico per il Turismo da Lei proposto, sulla “qualità del servizio nella industria del turismo e dell’ospitalità”? La specificità del prodotto turistico appare da una analisi delle differenze di comportamento nel consumo di altri settori produttivi, in particolare di quello industriale. Nel turismo,infatti, è il consumatore/cliente che accede direttamente al “luogo” di produzione, mentre normalmente nelle aziende industriali, la produzione avviene “lontano” dal contatto diretto con il cliente. E il luogo di produzione, la sua qualità, la sua atmosfera, il suo personale, appartengono essi stessi alla natura e specificità del prodotto turistico, mentre nelle aziende industriali vi è una netta separazione fisica e temporale tra produzione e consumo. In poche parole,l’investimento più importante nel nostro settore è la qualità dell’accoglienza e della ospitalità, ed è quindi inerente in maniera inscindibile con la qualità delle risorse umane coinvolte nella erogazione, settembre/ottobre 2011 te m a >> Vincenzo Mazzaro AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 34 te m a 34 ❙ Turismo ❙ perché nella ospitalità i servizi erogati hanno una grande componente “intangibile”, sulla base della quale la qualità è una qualità “percepita” dal cliente su basi soggettive, ed è quindi più difficile sottrarsi ad una valutazione immediata del consumatore : i beni e i prodotti di altri settori produttivi soddisfano aspettative o bisogni “parziali” e investimenti emozionali raramente totalizzanti: una auto nuova, un HIFI, un concerto degli U2, un vestito firmato, attraggono e polarizzano anche importanti componenti affettive, immaginarie, simboliche della persona. Ma raramente in esse tale investimento è così “globale“ come nel turismo, tra le cui offerte vi sono implicitamente bisogni totalizzanti, probabilmente persino esagerati, e tuttavia ineludibili, come una nuova nascita, un modo di “rigenerarsi“, di ritrovare una identità diversa, di muoversi apparentemente nello spazio, ma in realtà per muoversi nel “tempo” (perduto e ritrovato). E’ sufficiente dedicarsi anche per poco alla letteratura del viaggio e del turismo per percepire, in tutta la sua prepotente dimensione, questa attesa. Queste caratteristiche ed altre ancora del prodotto turistico rendono le destinazioni continuamente esposte ad un giudizio negativo o di insoddisfazione : che cosa proponete alle destinazioni turistiche veneziane per prevenire questo rischio ? Noi possiamo “prevenire” i rischi di “insoddisfazione” dei clienti, adottando metodi gestionali orientati nello stesso tempo alla qualità della destinazione, con tutto quello che essa offre, e al cliente: in una parola, applicare la gestione integrata della Qualità a tutto il prodotto turistico e a tutti gli elementi che ne costituiscono la catena del valore. Una prima conseguenza è la rivoluzione copernicana rispetto al ruolo e al peso specifico che hanno le “imprese” turistiche in questo nuovo approccio. Esse mantengono, certamente, un ruolo significativo e decisivo e la qualità dei loro servizi è un atout di primo piano. Ma non sono più al centro del sistema allo stesso modo in cui l’introduzione dei sistemi di qualità ha posto in evidenza che le imprese turistiche, così come tutte le imprese moderne, per essere competitive e settembre/ottobre 2011 adeguate alle nuove sfide del mercato, devono cambiare la loro natura di imprese “orientate al prodotto e al processo” e diventare piuttosto “orientate al mercato e al cliente”, così al centro del sistema, come motore fondamentale della appetibilità di un prodotto turistico, non sta l’impresa (sia essa alberghiera o agrituristica, il vettore o l’agente di viaggi, le macchine gioiose degli spettacoli e degli eventi o i musei) ma la qualità della destinazione. Essa è l’interfaccia speculare della qualità globale e integrata percepita dal cliente. Per questo tutte le nostre destinazioni turistiche hanno adottato modelli di avanguardia nella gestione della destinazione e del territorio : a Bibione il Regolamento EMAS, a Caorle l’Agenda 21, a Jesolo le norme ISO 14000 e altre misure analoghe, e al Cavallino un Manifesto per la qualità ambientale che ha fatto scuola in tutta Europa nel settore dei Campings e dei Villaggi turistici. Tutto questo per la “gestione della qualità totale” delle destinazioni turistiche. E per quanto riguarda la qualità all’interno delle imprese turistiche e dell’ospitalità? Abbiamo una quinta opzione strategica : portare alla qualità le strutture turistiche e le competenze. Le imprese e le istituzioni turistiche (pubbliche e private) ,insieme alla qualità delle loro risorse umane, costituiscono l’anello più importante, in quanto sono i terminali diretti del contatto con i clienti e i visitatori. Il Piano si propone il ripristino del cammino avviato a metà degli anni novanta sulla introduzione della qualità nelle strutture ricettive, con una verifica o audit costante delle Provincia e/o di un organismo qualificato e indipendente, e nelle strutture turistiche pubbliche e private che erogano servizi ai clienti. In tutte queste imprese o organismi noi proponiamo un modello di gestione che sia innovativa nei suoi processi, assertiva nelle sue relazioni interpersonali, veritiera o onesta nelle sue promesse, disposta al miglioramento continuo con una accurata applicazione della customer satisfaction. Per raggiungere questo scopo, il management dell’impresa di qualità deve coinvolgere e motivare tutto il personale ed avere una gestione delle risorse umane estremamente attenta alla soddisfazione del personale, stabilendo un feed-back con tutti i reparti, per elaborare in modo sistematico e rigoroso ogni miglioramento dei servizi, fin nella cura dei dettagli apparentemente più banali, attraverso briefing quotidiani e settimanali, interventi formativi periodici, e un training on the job che consenta a tutto il sistema aziendale di mantenere adeguato e vivo il livello di prestazione atteso dal cliente. E quali sono a Suo avviso le motivazioni di questo grande Piano per la qualità? Le motivazioni per la introduzione della qualità sono legate a segnali specifici provenienti dal mercato, dalle Istituzioni Comunitarie, dai Movimenti dei Consumatori e dalle categorie turistiche stesse, che sostengono l’importanza e l’urgenza di questo nuovo orizzonte in primo luogo per la globalizzazione dei mercati e la competizione internazionale: essa si sta facendo sempre più accesa e le masse di turisti e ospiti che accedono ai beni e ai servizi dell’industria turistica sono diventate molto più esigenti di un tempo. La crescita del benessere ha fatto evolvere queste esigenze, in base alle quali non sono più considerati indici di qualità di un albergo la presenza di molti servizi che fino a pocontinua a pagina 28 ■ NOTE 1 Convegno su “ Turismo, ecologia e bioarchitettura” ( Caorle :13 febbraio 1993), al quale seguì, l’anno seguente il Convegno su “Turismo e Conservazione dei Beni ambientali” ( Cavallino- Giugno 1994). Organizzatore dei due Convegni è stato il nostro socio AICQ Prof. Romano Toppan. Egli è stato anche coordinatore del Progetto Qualità che la Provincia di Venezia ha promosso nel 1995-1996 e relatore del PIANO STRATEGICO PER IL TURISMO 2011-2013 CHE LA Provincia di Venezia ha approvato il 30 novembre 2010. 2 La Provincia ha ottenuto dall’UE la attuazione di un Programma di benchmarking sulle buone pratiche del turismo sostenibile nell’ambito del Progetto CIUDAD (Cooperation in Urban Development and Dialogue), con due partners dell’Europa Orientale :la Moldavia e la Georgia. www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 35 35 ❙ Varie ❙ te m a >> Giorgio Miglio Consulente di metrologia e docente AICQ Il VIM 3aedizione in lingua italiana CEI UNI 70099: un’attesa premiata per la metrologia Premessa Il VIM, acronimo con cui è familiarmente noto l’“International Vocabulary of Metrology”, ha atteso la sua 3a edizione per guadagnarsi la versione in lingua italiana, pubblicata integralmente nel 2010 con il titolo “Vocabolario Internazionale di Metrologia - Concetti fondamentali e generali e termini correlati”. Un evento significativo se si tiene conto che a tale traguardo non era giunta né la 1a edizione del VIM (1984) né la sua 2a edizione (1993): in questo lungo lasso di tempo ha retto come riferimento normativo nel nostro Paese la UNI 4546 “Misure e misurazioni – Termini e definizioni fondamentali” pubblicata nel 1984. Per un documento internazionale di tale rilevanza l’iter per la pubblicazione è già di per sé complesso: risale infatti al 2004 la prima bozza della 3a edizione, distribuita alle 8 organizzazioni rappresentate nel JCGM, cioè il Joint Committee for Guides in Metrology. Un tempo lungo di gestazione, ma probabilmente adeguato se si tiene conto del fatto che questo “vocabolario” contiene concetti e termini presenti nel più ampio spettro internazionale di competenze tecnico - scientifiche: il JCGM è infatti formato dal Bureau International des Poids et Mesures (BIPM), dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC), dalla Federazione Internazionale di Chimica Clinica e Medicina di Laboratorio (IFCC), dall’Organizza- www.aicq.it zione Internazionale di Normalizzazione (ISO), dall’Unione Internazionale di Chimica Pura ed Applicata (IUPAC), dall’Unione Internazionale di Fisica Pura ed Applicata (IUPAP), dall’Organizzazione Internazionale di Metrologia Legale (OIML) e dalla Cooperazione Internazionale per l’Accreditamento dei Laboratori (ILAC), quest’ultima aggiuntasi alle altre 7 organizzazioni solo nel 2005. Ognuna di queste importantissime organizzazioni internazionali ha quindi condiviso i contenuti e approvato singolarmente questa 3a edizione del vocabolario. Il lavoro preparatorio e la rielaborazione delle varie bozze, per tenere conto dei commenti del JCGM, sono state di competenza del Gruppo di Lavoro 2 (JCGM/WG 2). L’altro gruppo di lavoro su cui si articola il JCGM è il Gruppo di Lavoro 1 (JCGM/WG 1) che ha per oggetto la “Guide to the expression of uncertainty in measurement”, citata dagli addetti ai lavori con l’acronimo GUM (pubblicata nel 1995, quindi recepita in Italia come UNI CEI ENV ISO/IEC 13005). La traduzione nella lingua italiana è stata curata da un Gruppo di Lavoro specifico della Commissione Mista UNI-CEI di Metrologia Generale. Contenuti I domini specifici della CEI UNI 70099 – per usare il lessico della definizione riportata dalla UNI ISO 1087-2 secondo cui voca- bolario è un “dizionario terminologico contenente designazioni e definizioni tratte da uno o più domini specifici” - sono la metrologia, la scienza delle misurazioni e le sue applicazioni. Con alla base l’assunzione che a livello di principi non sussista o non debba sussistere alcuna differenza di fondo tra le misurazioni effettuate in ambito fisico, chimico, di medicina di laboratorio, biologico o ingegneristico, questa 3a edizione del VIM diventa un riferimento unico e comune per l’ampio e radicato mondo della misura: dalla ricerca alla docenza, dalle applicazioni industriali a quelle di laboratorio in ambito ingegneristico, fisico, chimico e medico, oltre che per gli organismi governativi, intergovernativi e di accreditamento, le associazioni del commercio, le autorità di regolamentazione, le associazioni professionali, i costruttori di apparecchiature per misurazione, e così via. Lo scenario applicativo delle due edizioni precedenti era più ristretto e con importanti concetti non trattati, tra i quali la riferibilità metrologica e l’incertezza di misura. Questa apertura ai concetti è sottolineata anche dal titolo, che nell’edizione precedente si limitava ai termini e recitava: “Vocabolario Internazionale dei termini fondamentali e generali in metrologia (VIM)”. Struttura La norma CEI UNI 70099 è in versione tri- settembre/ottobre 2011 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 36 te m a 36 ❙ Varie ❙ lingue e ciò ne consente un uso agevole anche nel caso di traduzioni di documenti da e verso la lingua inglese e francese. La sua struttura è complessa, ma funzionale: ✎ i concetti metrologici sono suddivisi in 5 capitoli (da pag. 24 a pag. 119) e ciascuno di questi capitoli presenta i lemmi in ordine logico con codici numerici: 1. Grandezze e Unità (da 1.1 a 1.30) 2. Misurazione (da 2.1 a 2.53) 3. Dispositivi di misura (da 3.1 a 3.12) 4. Proprietà dei dispositivi di misura (da 4.1 a 4. 31) 5. Campioni (da 5.1 a 5.18). I lemmi principali sono evidenziati dal carattere grassetto nelle tre lingue e per ciascuno è riportato un codice numerico: vi trova sia la definizione sia il sinonimo nelle altre due lingue. I lemmi secondari in italiano rinviano al codice numerico della definizione (senza traduzione diretta nelle altre lingue). Quelli presenti nelle note, e per i quali non vi è una specifica definizione, sono in carattere corsivo e vengono rinviati al paragrafo in cui sono citati. ✎ i numerosi e utilissimi diagrammi, riportati da pag. 120 a pag. 135, forniscono una rappresentazione visiva delle relazioni concettuali tra i lemmi definiti nei 5 capitoli. I diagrammi sono tutti intercorrelati dai riferimenti tra parentesi, come indicato in ciascuno di essi. Una simbologia grafica appropriata distingue inoltre tra relazioni gerarchiche (concetti sovraordinati e subordinati) e relazioni non gerarchiche tra i concetti stessi. ✎ gli acronimi utilizzati all’interno dell’intero vocabolario sono elencati nelle pagine 136 e 137, con il relativo significato per esteso nelle tre lingue. ✎ la bibliografia va da pag. 138 a pag. 141, ma è solo bilingue (inglese e francese). Qui si trovano elencati anche i documenti ai quali viene rimandato il lettore per gli argomenti, i concetti e i termini non trattati o trattati solo parzialmente nel vocabolario, ad esempio quelli relativi alla gestione della qualità, alla metrologia legale, agli accordi settembre/ottobre 2011 di mutuo riconoscimento. Non rari sono i rinvii ad altri vocabolari, quali il VIML (Vocabulaire International des terms de Metrologie Legale – OIML), il VEI (Vocabolario Elettrotecnico Internazionale - IEC 60050), il Quality management systems - Fundamentals and vocabulary - ISO 9000:2005). ✎ l’indice alfabetico complessivo si estende da pag. 143 a pag. 171, di cui quello alfabetico relativo alla nostra lingua va da pag. 143 a pag. 151. L’indice dei lemmi, suddivisi nei rispettivi 5 capitoli, va da pag.166 a pag. 171 ed è unico per le tre lingue: non è in progressione alfabetica, bensì di codice numerico dei singoli capitoli. Nella stesura del testo italiano è stato adottato il principio di sostituzione: “in ogni definizione è possibile sostituire qualsiasi lemma in essa contenuto (e altrove definito nel VIM) con la definizione corrispondente, senza introdurre contraddizioni o circolarità”. Per favorire la sua applicabilità, tutti i lemmi presenti nelle definizioni, nelle note e negli esempi risultano evidenziati in grassetto la prima volta che compaiono e in corsivo le volte successive. Analogamente per i lemmi derivati, per i quali è stato scelto di salvaguardare il più possibile la riconoscibilità di quelli di base o principali: l’esempio riportato è quello di “Intervallo di indicazioni nominale” anziché “Intervallo nominale di indicazioni”, essendo “Intervallo di indicazioni” il lemma di base: in questo caso l’allineamento è quindi all’inglese “nominal interval indication” anzichè al francese “intervalle nominal des indications”. guita l’indicazione fornita dalla UNI ISO 704 “Lavori terminologici” che invita a rispettare l’uso consueto dei termini, rinunciando alla correttezza concettuale della distinzione. E’ decaduto così il distinguo tra i due termini misurazione e misura, affrancandosi l’uso del secondo: ad esempio l’inglese “measuring system” diventa ufficialmente “sistema di misura”, allineandosi al francese “système de mesure”. Altra rinuncia, nella versione italiana, alla posizione pragmatica assunta dalla GUM e dalle espressioni inglese “essentially unique” e francese “par essence unique” è quella per definire il misurando che rimane sì unico, ma “unico ai fini pratici” e non “essenzialmente” unico. Problema diverso da risolvere era quello che riguardava l’assenza nella lingua metrologica italiana di un termine che stesse a rappresentare il concetto di assenza di errori sistematici (a prescindere da quelli casuali) e che si armonizzasse con il francese “justesse de mesure” e con l’inglese “measurement trueness”: ora il nuovo termine è stato impiantato nel vocabolario come “giustezza di misura”, cioè il grado di concordanza tra la media di un numero infinito di valori misurati ripetuti e un valore di riferimento. Termine da non confondere concettualmente con quello di accuratezza, già presente nella normativa italiana come grado di concordanza tra un valore misurato e un valor vero di un misurando: vi è da notare che nell’accuratezza non vi è la ripetibilità, né quindi una media, anche se per entrambe i termini trattasi di scostamenti da un riferimento. Difficoltà di traduzione e di armonizzazione Punti di vista Le difficoltà nel tradurre il testo del VIM non sono mancate sia in relazione ad aspetti concettuali sia propriamente linguistici. Uno dei tanti casi citati è la nota distinzione tra l’operazione del misurare (misurazione) e il risultato di tale operazione (misura), distinzione formalmente corretta e suffragata anche dalla norma italiana UNI 4546 ma che si è affievolita nell’uso fino a rendere indistinguibili e quindi scambiabili i due termini: nella 70099 è stata se- Il processo di misura mantiene, in contesti applicativi diversi, punti di vista e formulazioni non consistenti su taluni temi centrali, quali quello del valor vero e dell’incertezza di misura. Il vocabolario ha mantenuto, nei limiti del possibile, posizioni interpretative equidistanti tra le diverse esistenti. Ad esempio, nella GUM il concetto di “valore vero o valor vero” di un misurando è impiegato per descrivere lo scopo della misurazione, che è quello di soddisfare appieno la definizione del misurando: que- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 37 ❙ CEI UNI 70099: un’attesa premiata per la nostra metrologia ❙ Legenda I puntini significano che uno o più concetti specifici non sono rappresentati. Tra parentesi sono i concetti non presenti nel vocabolario ma ritenuti primitivi. In questo esempio grafico non sono state rappresentate le relazioni partitive. sta aspettativa non è però mai raggiungibile realisticamente, pur correggendo ogni errore sistematico (effetto) noto. Il risultato effettivo rimane quindi una stima, certamente la migliore possibile della grandezza da misurare: così l’aggettivo “vero” è considerato ridondante (GUM D.3.5). In questo vocabolario, al contrario, il concetto di valore o valor vero è mantenuto a causa del suo impiego molto diffuso in alcuni dei vari contesti ch’esso prende in considerazione. La nota 1 alla sua definizione (lemma 2.11) precisa comunque che è unico e inconoscibile. Anche a proposito dell’incertezza di misura vi è un cambio di posizione tra la 2a e la 3a edizione del VIM, prima definita come il “parametro, associato al risultato di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei valori ragionevolmente attribuibili al misurando”, diventa poi “parametro non negativo che caratterizza la dispersione dei valori che sono attribuiti a un misurando, sulla base delle informazioni utilizzate”. La variazione di definizione è determinata da un cambio di approccio: da processo che tende a fornire la miglior determinazione possibile di un valor vero, a processo il cui obiettivo è quello di individuare www.aicq.it un intervallo di valori attribuibili al misurando, dove tale intervallo può essere rappresentato da uno dei suoi elementi (il “valore misurato della grandezza”) e che informazioni aggiuntive possono poi consentire di ridurne eventualmente l’ampiezza, ma in nessun caso pervenendo a un valore unico. Conclusioni Il VIM 3a edizione e la CEI UNI 70099, che ne costituisce il recepimento a livello nazionale, offrono ad un’utenza molto ampia e distribuita in ogni settore tecnico e commerciale, la possibilità di disporre di un riferimento univoco, sgombro da interpretazioni non corrette di termini e di concetti riferentesi alle misurazioni e ai loro risultati. Questo importantissimo e, per certi aspetti già menzionati, storico risultato va però sostenuto per evitare che incontri il destino di altri documenti, pure significativi, riguardanti la metrologia: l’indifferenza, la sottovalutazione, il non utilizzo. Da qui la necessità di una sua diffusione capillare e l’impegno da parte di tutti gli “addetti ai lavori” affinché essa sia la più ampia possibile. Una prima efficace risposta a questa necessità è la versione informatizzata della 70099 preparata dal CEI, e disponibile sul relativo sito web, che permette di consultare direttamente e agevolmente ciascun lemma metrologico di proprio interesse: oltre alla definizione completa in lingua italiana, per ogni lemma vi è la corrispondente traduzione in inglese e francese. Inoltre, cliccando sui lemmi contenuti nelle definizioni, si aprono automaticamente quelli correlati, con le corrispondenti definizioni. L’accesso a questa versione è a titolo gratuito, solo soggetto al vincolo della registrazione al sito web del CEI: rimangono invece a pagamento le tradizionali versioni ufficiali su carta e su file. Un’ultima considerazione riferita al titolo e precisamente al concetto di “premio ad un’attesa”. Se l’attesa era per un vocabolario di consultazione a livello base, cioè per una qualsiasi utenza interessata a trovare una spiegazione semplificata e autoconsistente a termini misuristici d’uso comune, il concetto di premio è probabilmente inadeguato: il linguaggio di questo vocabolario non è divulgativo, né avrebbe potuto esserlo senza mettere a repentaglio e impoverire ulteriormente la cultura metrologica dell’utenza di base. I diagrammi di interrelazione tra i lemmi riportati nella 70099 ben evidenziano la rete degli innumerevoli concetti che si intrecciano e sostengono questa cultura. Questa considerazione non toglie nulla alla notevole importanza, già sottolineata, di questo documento, che si colloca a metà tra un vocabolario nell’accezione basica del termine e una teoria della misura. Esso è l’indiscusso e insindacabile documento cui deve progressivamente riferirsi la normativa internazionale dei vari settori coinvolti, e la speranza rimane quella che il futuro ci riservi un’ulteriore edizione la cui la bibliografia non abbia più la necessità di così tanti rinvii ad altri “vocabolari” di termini metrologici e che la cultura di base sia cresciuta al punto di vederlo liberamente consultato nella scuola, nelle aziende, in ogni ambiente che necessiti un riferimento alle misure. "Porgiamo le più vive condoglianze alla famiglia per la morte prematura di Giorgio Miglio, mancato il 15 agosto. Proporremo una sua biografia sul prossimo numero". settembre/ottobre 2011 te m a ESEMPIO DI DIAGRAMMA DI INTERRELAZIONE TRA CONCETTI METROLOGICI LIBERAMENTE TRATTO DALLA CEI UNI 7099 37 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 38 te m a 38 ❙ Varie ❙ >> Arch. Massimo Guidarelli Resp. Settore Commesse Italia (UO Sistemi Qualità, Ambiente e Sicurezza di ITALFERR SpA) L’audit e i sistemi gestionali: un binomio di garanzia e di soddisfazione del cliente Seconda parte Audit sui sistemi gestionali degli a ppalt a tor i Valutazione dei sistemi gestionali degli appaltatori L’audit di seconda parte effettuato da Italferr ha l’obiettivo primario di valutare lo stato di attuazione e l’efficacia dei sistemi gestionali dell’appaltatore in conformità alle prescrizioni contrattuali che ne prevedono l’implementazione nelle attività di cantiere. Per conseguire una visione integrata dello stato di applicazione dei sistemi di gestione, dallo specifico appalto a quella generale territoriale, nonché quella evolutiva nel tempo degli appalti nei nostri cantieri, è necessario che i risultati positivi e negativi degli audit sugli appaltatori siano qualificati e quantificati e riferiti ai risultati contrattualmente attesi. Attraverso la standardizzazione degli audit si ottiene una raccolta di dati oggettivi ed omogenei (evidenze dell’audit) da utilizzare per il processo di valutazione. Questo processo è svolto sulla base di criteri tali per cui i risultati siano misurabili e comunicabili in forma di scala di criticità, di analisi statistiche e di tendenza sull’insieme degli appalti. Il metodo di valutazione utilizza uno strumento di attribuzione di punteggi con aggregazione delle valutazioni delle 4 fasi di implementazione dei requisiti (ciclo di Deming PDCA), per giungere alla valutazione dei requisiti stessi e loro aggregazione, nonché quella finale dei si- settembre/ottobre 2011 REQUISITI SPECIFICI SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE 1 2 3 4 5 6 7 8 4.2 politica ambientale 4.3.1 aspetti ambientali 4.3.2 prescrizioni legali ed altre prescrizioni 4.3.3 obiettivi traguardi e programma/i 4.4.1 risorse ruoli responsabilità e autorità 4.4.2 competenza formazione e consapevolezza 4.4.3 comunicazione 4.4.4 documentazione 9 4.4.5 controllo dei documenti 10 4.4.6 controllo operativo 12 4.4.7 preparazione e risposta alle emergenze 13 4.5.1 sorveglianza e misurazione 14 4.5.2 valutazione del rispetto delle prescrizioni 15 4.5.3 non conformità azioni correttive e azioni preventive 16 4.5.4 controllo delle registrazioni 17 4.5.5 audit interno 18 4.6 riesame della direzione REQUISITI SPECIFICI SISTEMA DI GESTIONE SALUTE E SICUREZZA 1 2 3 4 5 6 7 8 4.2 politica salute e sicurezza lavoratori 4.3.1 identificazione del pericolo, valutazione del rischio e definizione dei sistemi di controllo 4.3.2 prescrizioni legali ed altre prescrizioni 4.3.3 obiettivi e programma/i 4.4.1 risorse ruoli responsabilità e autorità 4.4.2 competenza formazione e consapevolezza 4.4.3.1 comunicazione 4.4.3.2 partecipazione e consultazione 9 10 11 13 4.4.4 4.4.5 4.4.6 4.4.7 14 4.5.1 15 4.5.2 164.5.3.1 174.5.3.2 18 4.5.4 19 4.5.5 20 4.6 documentazione controllo dei documenti controllo operativo preparazione e risposta alle emergenze misura e monitoraggio delle prestazioni valutazione del rispetto delle prescrizioni analisi degli incidenti non conformità azioni correttive e azioni preventive controllo delle registrazioni audit interno riesame della direzione www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 39 ❙ Audit sui sistemi gestionali degli appaltatori ❙ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 4.2.1 requisiti relativi alla documentazione - generalità 4.2.2 manuale della qualità 4.2.3 tenuta sotto controllo dei documenti 4.2.4 tenuta sotto controllo delle registrazioni 5.3 politica per la qualità 5.4.1 obiettivi per la qualità 5.4.2 pianificazione del sistema di gestione per la qualità 5.5.1 responsabilità ed autorità 5.5.2 rappresentante della direzione 5.5.3 comunicazione interna 5.6.1 riesame di direzione - generalità 5.6.2 elementi in ingresso per il riesame 5.6.3 elementi in uscita dal riesame 6.1 messa a disposizione delle risorse 6.2.1 risorse umane - generalità 6.2.2 competenza, consapevolezza e formazione-addestramento 6.3 infrastrutture 6.4 ambiente di lavoro 7.1 pianificazione della realizzazione del prodotto 7.2.1 processi relativi al cliente determinazione dei requisiti relativi al prodotto 7.2.2 processi relativi al cliente riesame dei requisiti relativi al prodotto 7.2.3 comunicazione con il cliente 7.3.1 pianificazione della progettazione e dello sviluppo 7.3.2 elementi in ingresso alla progettazione e allo sviluppo stemi. Il punto di partenza per la valutazione è la messa a punto di una lista di riscontro (LR) sulla base della quale può essere impostato l’audit e in cui devono essere annotati: ✎ i riferimenti e le descrizioni delle evidenze raccolte, in modo tale che www.aicq.it 25 7.3.3 elementi in uscita alla progettazione e allo sviluppo 26 7.3.4 riesame della progettazione e dello sviluppo 27 7.3.5 verifica della progettazione e dello sviluppo 28 7.3.6 validazione della progettazione e dello sviluppo 29 7.3.7 tenuta sotto contr. delle modifiche della progett. e dello sviluppo 30 7.4.1 processo di approvvigion. 31 7.4.2 informazioni per l’approvvigionamento 32 7.4.3 verifica dei prodotti approvvigionati 33 7.5.1 tenuta sotto controllo della produzione e dell’erogazione dei servizi 34 7.5.2 validazione dei processi di produzione ed erogazione dei servizi 35 7.5.3 identificazione e rintracciabilità 36 7.5.4 proprietà del cliente 37 7.5.5 conservazione del prodotto 38 7.6 tenuta sotto controllo delle apparecchiature di monitoraggio e misurazione 39 8.2.2 audit interno 40 8.2.3 monitoraggio e misurazione dei processi 41 8.2.4 monitoraggio e misurazione dei prodotti 42 8.3 tenuta sotto controllo dei prodotti non conformi 43 8.5.2 azioni correttive 44 8.5.3 azioni preventive 45 8.4 analisi dei dati vengano correlate direttamente alle NC, ✎ i punteggi delle fasi indagate. Le descrizioni contenute nella LR sono riferite ai contenuti dei requisiti significativi al nostro caso delle norme di riferimento UNI EN ISO 9001-2008, UNI EN ISO 14001-2004, OHSAS 1800-2007. Si è stabilito di controllare lo stato di implementazione dei requisiti da parte dell’appaltatore rispetto al ciclo di Deming (PDCA), per riscontrarne l’effettiva applicazione e, sulla base degli esiti, promuovere azioni di “autocontrollo” e di “miglioramento continuo”. Nella LR sono stati inoltre correlati i requisiti dei tre sistemi gestionali QAS operando anche una aggregazione in macrorequisiti in relazione ai processi tipici di una commessa. Ogni macro-requisito include e mantiene distinti i requisiti base delle tre norme ad esso riferibili. La LR è quindi convenientemente utilizzabile anche se si indaga uno solo o due sistemi gestionali. La scelta di produrre una LR integrata “inclusiva” ma con informazioni aggregate è stata condotta per poter ottenere risultati apprezzabili sia in termini di operatività della LR che di utilizzabilità dei risultati. I contenuti di ogni requisito considerato, aggregato nel macro-requisito, facendo riferimento al ciclo di Deming, sono suddivisi nelle quattro fasi di implementazione del requisito stesso: PIANIFICAZIONE (P), ATTUAZIONE (A), VERIFICA (V), MIGLIORAMENTO (M) per l’assegnazione a ciascuna di esse di uno specifico punteggio. Per ogni fase di implementazione del requisito viene valutata l’adeguatezza del sistema gestionale alle norme di riferimento ed esplicitate le evidenze dell’audit. Le evidenze di valutazione che consentono l’attribuzione del punteggio sono strettamente quelle acquisite in fase di preparazione ed esecuzione dell’audit e di monitoraggio dell’attuazione delle azioni correttive e dei miglioramenti previsti. Il metodo di valutazione prevede che venga assegnato un punteggio per ognuna delle 4 fasi di ciascun requisito e si possa ottenere un punteggio complessivo di ogni requisito di ciascun sistema gestionale dato dalla media aritmetica dei punteggi delle singole fasi fino ad aggregare un punteggio o indice di confor- settembre/ottobre 2011 Q ua l i t à REQUISITI SPECIFICI SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ 39 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 40 te m a 40 ❙ Varie ❙ MACRO-REQUISITI INTEGRATI QAS 1 pianificazione delle attività della commessa e valutazione degli aspetti ambientali e rischi 2 prescrizioni legali ed altre prescrizioni sottoscritte 3 risorse, ruoli, responsabilità e autorità 4 politica obiettivi e traguardi 5 competenza, formazione e consapevolezza 6 comunicazione, partecipazione e consultazione 7 documentazione 8 controllo dei documenti e delle registrazioni 9 conduzione operativa delle attività, degli aspetti ambientali e dei rischi 10 progettazione 11 approvvigionamento 12 produzione ed erogazione dei servizi 13 sorveglianza, misurazione e valutazione del rispetto delle prescrizioni sottoscritte 14 gestione non conformita' ed emergenze 15 audit interno 16 riesame della direzione mità relativo a ciascun sistema gestionale, come media aritmetica di tutti i requisiti di quel sistema. Il punteggio di ogni singola fase di implementazione del requisito è semplificato in quattro classi intuitive con escursione da 1 a 10: 1 = Fase Non Svolta 4 = Fase svolta in modo non Adeguato 7 = Fase svolta in modo adeguato ma con carenze SGA SGA SGS SGS SGQ SGQ 4.4.5 4.5.4 4.4.5 4.5.4 4.2.3 4.2.4 7 P A V M 10 = Fase svolta in modo adeguato. La tipologia di punteggio introdotta permette di individuare nel tempo ulteriori suddivisioni della scala 1=>10, sviluppando metodologie e criteri appropriati, che possono mantenere la continuità di utilizzo dei dati storici. La media dei punteggi assegnati alle fasi consente di avere il punteggio del livello di implementazione degli specifici requisiti sempre da 0 a 10 con due cifre decimali, che costituiscono la base per la valutazione dei macro-requisiti e quella complessiva del singolo sistema gestionale sempre con il criterio delle medie aritmetiche. I punteggi dei requisiti, macro-requisiti e sistemi vengono rappresentati nei quadri riepilogativi. E’ predisposto un foglio elettronico con i contenuti della LR e dei Quadri riepilogativi che prevede, formule attive per il calcolo automatico dei punteggi dei requisiti, dei macro-requisiti e dei sistemi, una volta riportati dal RGA sulla LR i punteggi base delle fasi dei singoli requisiti. Il RGA procederà durante l’audit alla annotazione (manuale o direttamente sul foglio elettronico su PC portatile) sulla LR dei dati rilevati, ed esprimerà una valutazione sullo stato di PDCA del singolo requisito di sistema in funzione delle evidenze raccolte durante la verifica a campione, esprimendo un giudizio complessivo: Conforme(C), Non Conforme (NC), Non Applicabile (NA),sulla base dell’elenco qualificato delle evidenze e, possibilmente, il punteggio assegnato (1, 4, 7 oppure 10) per ogni fase del requisito. Riportando questi punteggi sul file informatico le formule impostate sulle celle dei punteggi calcoleranno automatica- Controllo dei documenti Controllo delle registrazioni Controllo dei documenti Controllo delle registrazioni Tenuta sotto controllo dei documenti Punteggi Tenuta sotto controllo delle registrazioni SGA SGA SGS SGS SGQ SGQ CONTROLLO DEI DOCUMENTI 4.4.5 4.5.4 4.4.5 4.5.4 4.2.3 4.2.4 E DELLE REGISTRAZIONI Sono definite le modalità per tenere sotto controllo i ........... La procedura per il controllo dei documenti e delle registrazioni è applicata….. Sono previste ed effettuate verifiche …. (AUDIT, NC, REGISTRAZIONI DEL CONTROLLO)? Sono previste ed effettuate e risultate efficaci le azioni di miglioramento ...i (AZIONI CORRETTIVE E PREVENTIVE, RIESAME) ? Punteggio 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 settembre/ottobre 2011 Descrizione C, NC, della C/NC/NV NV e delle evidenze www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 41 ❙ Audit sui sistemi gestionali degli appaltatori ❙ www.aicq.it ✎ andamento nel tempo della confor- ✎ Il rapporto di audit e dei successivi mità dei sistemi gestionali di uno specifico appalto o in un insieme di appalti di un’area territoriale o su scala nazionale; ✎ fotografia della conformità di uno specifico requisito di uno specifico sistema negli appalti di un’area territoriale o su scala nazionale; ✎ fotografia della conformità dei sistemi qualità, ambiente e sicurezza negli appalti di un’area territoriale o su scala nazionale; ✎ analisi dei macro-requisiti sul singolo appalto o di singoli macro-requisiti su più appalti; ✎ confronto della conformità di requisiti, macro-requisiti o sistemi di uno stesso appaltatore su più appalti; Possono essere utilizzate anche le informazioni sulle singole fasi di implementazione dei requisiti per monitorare la relazione e gli andamenti delle attività di pianificazione, attuazione, verifica, miglioramento. I punteggi di sistema vengono relazionati anche alla percentuale di avanzamento dell’attuazione del sistema in base all’avanzamento delle attività di cantiere. Tali indici, rappresentati in grafici e tabelle commentati, sono inseriti nel report semestrale dei QE sulle attività svolte sulle commesse. Essi consentono di mantenere un adeguato livello di consapevolezza globale del comportamento degli appaltatori in materia di conformità dei sistemi gestionali alle prescrizioni contrattuali e di conseguenza del grado di assicurazione dei requisiti di qualità delle opere e di conformità alle prescrizioni legali in materia ambientale e di sicurezza e salute de lavoro. Il RGA effettua la registrazione dei rilievi degli audit e del loro stato attraverso il SW aziendale dedicato, implementato per la gestione degli audit integrati. Il sistema ha come elementi di input i dati del piano e del rapporto di audit, il PAC ed i commenti e fornisce come elementi di output i documenti del processo della cui emissione è responsabile il RGA: follow up ✎ Il documento di commento al PAC I dati dovranno essere inseriti nel SW entro 10 giorni dall’effettuazione dell’audit e dal ricevimento del PAC da parte del RGA. Per l’utilizzo del SW verrà predisposto uno specifico manuale utente. La documentazione relativa ai ciclo di audit sarà conservata dal RGA su supporto informatico nella cartella di backup nello spazio disco D della propria PDL ed in apposita cartella dedicata in PDM. Nel caso l’RGA non corrisponda al QE di riferimento della commessa, quest’ultimo, nel periodo di espletamento delle proprie responsabilità, coinvolgerà il QE di commessa comunicando le informazioni e trasmettendo o inserendo in PDM copia della documentazione relativa al ciclo di audit di propria competenza, affinché possa essere creato un Dossier del ciclo di audit i cui contenuti minimi sono di seguito elencati: ✎ Documentazione per la preparazione dell’audit (documenti di SGQSGA dell’appaltatore, contratto, report, programmi, ODS, istruttorie documenti etc., rapporti di sopralluogo, foto, audit precedenti, PAC precedenti); ✎ LR o check list di verifica o promemoria; ✎ Piani dell’audit e dei follow up; ✎ Rapporti di audit e di follow up; ✎ Evidenze oggettive riferite alle NC (foto, fotocopie e stralci di documenti presi in visione durante le VI); ✎ Comunicazioni: transmittal, C.I., email con PM/DL/SL/UO A&A insieme ai documenti referenziati (piano, rapporto di audit e f.. up, commenti al PAC, altro) comprese le condivisioni dei rapporti da parte degli esperti tecnici; ✎ PAC inviato dall’appaltatore e Moduli di NC o RAC; ✎ Rapporti di sopralluogo della UO A&A e/o DL inerenti alla verifica della risoluzione delle NC; ✎ LR Valutazione dell’appaltatore. settembre/ottobre 2011 te m a mente i punteggi di requisito, macro-requisito e di sistema (Allegato 5) Il punteggio dei requisiti e del sistema intende rappresentare la valutazione dell’operato dell’appaltatore nel mettere in atto i requisiti del sistema di gestione e quindi se il sistema è incompleto perché le attività di appalto sono in fase iniziale il punteggio non ne sarà condizionato. E’ previsto quindi il proporzionamento della valutazione alle effettive fasi di avanzamento attese, in base al programma dei lavori ed alle prescrizioni di appalto. Tale principio è conseguito con la annotazione sulla LR delle evidenze della motivazione per la quale il requisito non è stato valutato in sede di audit e l’opportuna predisposizione delle formule di calcolo del foglio elettronico che tiene conto delle sezioni non valutate. Il punteggio dei singoli sistemi è rappresentato dalla media aritmetica dei punteggi dei singoli requisiti valutati specifici di ogni sistema. Per semplificare la valutazione, i punteggi possono essere raccolti in più fasi. La verifica della documentazione di sistema, propedeutica all’audit, può già fornire indicazioni per attribuire punteggi alle fasi di pianificazione di molti requisiti delle norme dei sistemi. Inoltre l’attività di monitoraggio, successiva ad un audit completo, potrebbe confermare i punteggi dati nel precedente audit ed aggiornare solo quelli relativi allo stato della gestione delle non conformità e dei miglioramenti messi in atto. Anche documenti di registrazione o immagini fotografiche inviati per corrispondenza possono essere considerati dal RGA. I risultati della valutazione, come valori su base 10 attribuiti ai requisiti specifici, alle sezioni e a tutto il sistema valutato possono essere utilizzati per analisi statistiche Gli indici significativi rappresentabili possono essere i seguenti: ✎ andamento nel tempo della conformità di uno specifico requisito di un sistema di uno specifico appalto; 41 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 42 te m a 42 ❙ Varie ❙ >> Roberto Giorgetti La misurazione dell’aumento di valore creato Azioni di m igli ora mento N elle imprese la misurazione degli aspetti economici correnti (costi, investimenti, ricavi, margini, perdite, ecc.) ha raggiunto elevati livelli di perfezionamento e possiamo ritenere che questo tipo di valutazioni possa essere condotto senza particolari difficoltà in una normale azienda. Lo stesso non si può dire se si vogliono misurare gli aspetti economici e qualitativi connessi con il valore prodotto dalle attività, che è poi il fattore più importante per un’impresa perché è questo che genera tutti gli altri e consente di valutare di fatto se l’azienda è sana, competitiva e capace di progredire con continuità. Infatti i costi, i ricavi, i ritorni degli investimenti, le perdite, i margini sono tutti frutto del valore che l’impresa è in grado di generare, e sono pertanto l’effetto della capacità aziendale di produrre valore e non la causa. Le valutazioni economiche previsionali dell’impresa dovrebbero essere condotte attraverso una serie di analisi, basate sulla capacità aziendale di generare valore attraverso le attività svolte; e gli eventuali progressi dovrebbero essere valutati numericamente come effetto complessivo di vari miglioramenti più o meno elementari. Ma questi punti di miglioramento (che sono alla base dell’aumento di valore creato) non vengono di solito calcolati al necessario dettaglio operativo per le settembre/ottobre 2011 intrinseche difficoltà, “accontentandosi” di stimare un’entità complessiva di effetto, che risulta però essere in genere incompleta e sostanzialmente imprecisa. Questa limitazione di calcolo impedisce spesso di andare alla radice del problema e di capire quali e di che entità siano i fattori che producono o possono produrre proficuamente l’aumento di valore aziendale, di tenerlo efficacemente sotto controllo e di considerare gli ulteriori progressi possibili nei periodi successivi. Anche nelle ristrutturazioni aziendali il modo di procedere consueto è spesso insufficiente, perché non consente la reale conoscenza del valore che le funzioni aziendali producono, riducendo sovente i costi in maniera indiscriminata, penalizzando funzioni dell’impresa che producono valore più delle altre, e potenziando in maniera squilibrata funzioni che necessitano preventivamente di specifici riassetti mirati. La conoscenza del valore generato da ogni funzione aziendale è pertanto alla base delle decisioni da prendere, senza questa conoscenza è rischioso “fidarsi” delle previsioni economiche e operative, così come attuare degli interventi ristrutturativi. Solo i dati e le deduzioni risultanti dall’integrazione tra il sistema di controllo economico e il sistema qualità consentono delle valutazioni e conoscenze com- plete e precise dello stato sia economico che qualitativo dell’impresa e delle sue attività. Questa integrazione è pertanto alla base della pianificazione aziendale e delle attività budgetarie. L’integrazione tra il controllo economico e il sistema qualità In genere nelle aziende il controllo economico e la gestione qualitativa delle attività percorrono strade parallele, con vari punti di connessione, ma in pochi casi fanno riscontrare un’appropriata integrazione. Il motivo sta nella difficoltà di integrarli efficacemente. Eppure questo obiettivo è fondamentale e irrinunciabile per condurre delle valutazioni complete e precise sullo stato operativo aziendale, e prendere delle idonee decisioni sui miglioramenti da attuare. Le modalità di integrazione possono essere diverse, ma dovrebbero essere sempre tese ad una piena interattività dei due sistemi, e tali da portarli a costituire un sistema unico ed omogeneo. Peraltro, la qualità del lavoro è un aspetto prettamente economico e in questo senso deve essere intesa e misurata, così come il controllo economico di gestione è basato sulla qualità esecutiva delle attività; per cui è facile vederne le strettissime connessioni e le costanti in- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 43 43 ❙ Azioni di miglioramento ❙ Caratteristiche del metodo applicato Indichiamo in modo molto sintetico le caratteristiche metodologiche di base, lasciando al lettore che volesse approfondirle la consultazione del libro sopracitato (per gli specifici criteri di misurazione v. il Cap. 6). Questa nuova metodologia ha molteplici applicazioni, che coprono tutte le attività svolte dall’impresa (in qualsiasi campo essa operi), sia nell’ambito del lavoro corrente svolto che in relazione ad una ristrutturazione o riassetto dell’azienda. Procedendo in estrema sintesi, l’applicazione di questo metodo comporta il calcolo dei seguenti parametri e indici caratteristici di base : VOG, VAG base, VAG indotto, VTG. VOG Il VOG è il Valore Operativo Generato da una funzione. E’ ricavato interamente dal budget aziendale periodico ed esprime il valore operativo che una funzione ha in rapporto alle entità economiche aziendali che essa gestisce, sia in relazione ai costi esecutivi che a quanto viene approvvigionato. La somma dei VOG di tutte le funzioni settoriali è uguale al totale dei costi sostenuti dall’impresa per operare. VAG base Il VAG base è il Valore Aggiunto Generato in modo diretto dalla qualità del lavoro di una funzione. Viene ottenuto attraverso un algoritmo che tiene conto delle caratteristiche operative della funzione : intervento nelle procedure aziendali (scritte e verbali), attivazione nelle aree scoperte da procedure, autonomia operativa, contributo www.aicq.it operativo nei punti critici delle attività (capacità competitiva, professionalità del personale, sicurezza economica, immagine impresa, sicurezza prodotto, sicurezza ambiente). VAG indotto Il VAG indotto è il valore aggiunto generato da una funzione nell’interattività con le altre funzioni. Viene ricavato da un algoritmo che tiene conto dell’influenza operativa che ha una funzione settoriale sulle altre, nonché del VOG delle funzioni su cui essa influisce e con le quali interagisce. VTG Il VTG è il Valore Totale Generato. Si ottiene dalla combinazione del VAG base con il VAG indotto, attraverso un semplice algoritmo. Il VTG esprime il valore effettivo generato per l’azienda da una specifica funzione a qualsiasi livello essa operi (settoriale, strutturale od operativo). E’ l’entità che viene utilizzata per calcolare e misurare il valore creato da ogni atto aziendale positivo, o perduto se negativo. La somma dei VTG di tutte le funzioni dello stesso livello corrisponde al ricavo totale di vendita dell’azienda (valore riconosciuto dal mercato). Dopo avere misurato il valore generato da ogni funzione aziendale, è facile calcolare il rapporto “valore generato//costo operativo” di ciascuna funzione e procedere quindi alla relativa classificazione. Il valore generato dalle funzioni/attività L’analisi funzionale dell’impresa è alla base della identificazione e definizione delle sue caratteristiche operative, nonché della misurazione del valore prodotto dal suo lavoro. Si attua individuando la strutturazione funzionale dell’azienda, cioè le funzioni che svolgono tutte le attività. Al primo livello sono quelle direttamente coordinate dalla Direzione (funzioni settoriali). Da queste si individuano le funzioni strutturali che le compongono; quindi si individuano le funzioni operative che, com- ponendo le strutturali, costituiscono la base operativa dell’impresa. In questo paragrafo vedremo come si arrivi a determinare il valore prodotto da una funzione. Il valore di un’impresa è interamente generato dal lavoro delle sue funzioni secondo azioni dirette e azioni indotte. La produzione diretta di valore di una funzione si determina attraverso il suo “VOG” calcolato dal budget (valenza gestionale di budget della funzione) e il suo “VAG base” calcolato dal tipo di attività che la funzione svolge. La produzione indotta di valore si determina attraverso il suo “VAG indotto” che combina la capacità di influenza, che una funzione ha su di un’altra, con il “VOG” di quest’ultima. Vediamo in stretta sintesi come si procede al calcolo del VAG base. Esso si fonda sul tipo di attività che la funzione svolge, in relazione ai fattori più significativi che caratterizzano la sua attività: partecipazione alle prassi aziendali, importanza di queste prassi, interattività interna ed esterna con le altre funzioni (intensità e grado di incidenza operativa), incidenza sui principali fattori di competitività dell’impresa (immagine, sicurezza prodotto, sicurezza ambientale, sviluppo competitività, sviluppo professionalità, sicurezza economica). L’algoritmo impiegato determina un’entità che rappresenta, in “unità operative di base”, i risultati della specifica attività della funzione. La valutazione viene condotta sulle funzioni settoriali. Nota: per motivi di spazio non è possibile descrivere con maggiore dettaglio i parametri e gli algoritmi impiegati, né le relative descrizioni e calcoli, per cui il lettore ad essi interessato potrà trovare una completa spiegazione nel volume sopracitato, relativamente al quale si daranno gli opportuni riferimenti (per il VAG base vedere il § 6.3.2.). Il calcolo del VAG indotto impiega un algoritmo che tiene conto dell’influenza che ogni funzione settoriale esercita su un’altra settoriale. Il calcolo del grado di influenza implica un’analisi a livello di funzione struttura- settembre/ottobre 2011 te m a terazioni. I criteri che utilizzeremo per questa integrazione e per la misurazione del valore aziendale prodotto si basano sulla metodologia CGQ (Controllo Gestione Qualità) o Economic Quality Value, e prenderemo come riferimento il volume edito da Franco Angeli nel 2009, curato dallo scrivente, dal titolo “Il controllo di gestione della qualità”. AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 44 te m a 44 ❙ Varie ❙ le (e se necessario operativa). Più si scende ad un livello di maggiore dettaglio funzionale più è semplice e precisa la determinazione di tale grado di influenza. Dato che ogni funzione strutturale od operativa ha una propria incidenza esecutiva sulla funzione di rango superiore cui appartiene, è necessario calcolare delle medie ponderali per determinare il grado di influenza, cui è sottoposta la propria funzione di appartenenza, nell’interazione con le diverse funzioni settoriali (v. il § 6.3.3. del libro citato). Determinati il VOG, il VAG base e il VAG indotto, si perviene attraverso un semplice algoritmo alla misurazione del VTG di ogni funzione settoriale, e da questa di ogni funzione strutturale e operativa (procedimento che si può approfondire ai §§ 6.4., 6.5., 6.6., 6.7. del volume citato). Il miglioramento del lavoro e il relativo calcolo Quando gli interventi aziendali portano dei miglioramenti operativi, il VTG delle funzioni interessate aumenta. Il calcolo del miglioramento ottenibile comporta un esame dei relativi effetti operativi, e tenuto conto dell’incidenza che ogni funzione operativa esercita sul lavoro della propria funzione strutturale madre, si può pervenire attraverso medie ponderali al calcolo del miglioramento oltre che a livello strutturale anche a quello superiore settoriale. Occorre considerare che il miglioramento avviene sia per azione diretta che per azione indotta, la somma di queste due azioni dà il miglioramento totale (§ 9.6.3.2. e § 9.6.3.3. del libro citato). I parametri, soggetti a specifica misurazione di miglioramento, vengono stabiliti dal personale aziendale a seconda delle caratteristiche operative dell’impresa. Diamo, di seguito, un esempio di parametri funzionali-operativi consigliabili da utilizzare per queste valutazioni (figura 1): Tra parentesi è indicata la frazione di incidenza operativa del parametro sull’attività della funzione: questa frazione può, settembre/ottobre 2011 P1. P2. P3. P4. P5. P6. P7. P8. P9. P10. P11. P12. P13. P14. capacità esecutiva del lavoro affidato capacità di ordinamento del lavoro (interno e nei collegamenti funzionali) capacità di dialogo operativo con le altre funzioni capacità di recepimento/analisi dei problemi sorti rapidità di valutazione dei problemi capacità di sintesi risolutiva dei problemi capacità di razionalizzazione del lavoro interattività/collegamento con funzioni interne (alla propria di appartenenza) interattività/collegamento con altre funzioni aziendali flessibilità operativa capacità di coesione operativa con le altre funzioni efficienza ed efficacia nei collegamenti esterni dell’azienda capacità organizzativa di sviluppo operativo ambiente fisico e psicologico del personale (0,08) (0,08) (0,06) (0,07) (0,08) (0,07) (0,08) (0,06) (0,08) (0,08) (0,06) (0,08) (0,06) (0,06) > Figura 1 per scelta del valutatore o per situazione aziendale, variare a seconda della funzione strutturale o settoriale in esame, oppure per semplificazione rimanere costante per tutte le funzioni o per parte di esse; il totale delle frazioni deve essere comunque = 1, cioè: 0,06x5+0,07x2+0,08x7 = 1. Lo stato esecutivo di questi parametri ha un’entità che varia da 1 a 100. Quando si attua un miglioramento, una parte di questi parametri aumenta l’entità del proprio stato esecutivo, in relazione all’analisi condotta dal personale aziendale incaricato; ad esempio il P5 “Rapidità di valutazione dei problemi” dall’entità iniziale di 48 può passare alla finale di 53 (miglioramento del 10,4 %). Attribuendo l’entità iniziale e finale ad ogni parametro interessato, e considerando il relativo “delta” (che è = 0 per i parametri non migliorati), è facile calcolare con medie ponderali, in rapporto alla specifica capacità parametrale di incidenza, il miglioramento percentuale della funzione interessata. Estendendo queste misurazioni a tutte le funzioni coinvolte si arriva al calcolo del miglioramento diretto ottenuto con il piano di azioni. Dalla misurazione dell’aumento diretto di valore di ogni funzione migliorata si per- viene alla misurazione del miglioramento indotto (per i dettagli di calcolo vedere il § 9.6.3.3. del volume citato), da cui si determina il miglioramento totale delle funzioni e, quindi, dell’azienda. Normalmente i benefici di miglioramento del lavoro toccano solo una parte delle funzioni aziendali (a meno che non si tratti di una ristrutturazione globale). Esempio di misurazione del valore prodotto nell’attività corrente e nel miglioramento del lavoro Come traccia di esempio applicativo di misurazione prendiamo l’intervento condotto in una media azienda industriale (circa 140 dipendenti, ricavi di circa 33 milioni di euro). Questo esempio è estendibile a qualsiasi altro tipo di azienda (commerciale, servizi, agricola, ecc.). La Direzione di questa impresa ha deciso di migliorare l’attività operativa di alcune funzioni importanti per la propria competitività, conducendo per prima cosa un’azione volta a individuare quali fossero le proprie attività aventi un rapporto tra “valore prodotto” e “costo operativo” eccessivamente basso. Vengono calcolati sia Costi Operativi (CO) sia il Valore Totale Generato (VTG), non- www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 45 45 ❙ Azioni di miglioramento ❙ (CO) € 1.340.000 (VTG) 3.449.000 € 2.710.000 € 390.000 € 880.000 € 330.000 € 450.000 € 440.000 € 840.000 € 430.000 € 280.000 € 530.000 € 5.148.000 € 3.399.000 € 3.630.000 € 2.228.000 € 2.904.000 € 2.789.000 € 3.152.000 € 1.914.000 € 2.657.000 € 1.766.000 € 8.620.000 € 33.000.000 € R = 2,6 R = 1,9 R = 8,7 R = 4,1 R = 6,8 R = 6,5 R = 6,3 R = 3,8 R = 4,5 R = 9,5 R = 3,3 R = 3,8 Totale Ba) Bb) Bc) Bd) Be) Bf) Bg) Bh) Bi) Bl) Pianificazione commerciale Vendita Prodotto (prezzi, qualità, tipologia prodotti) Economia commerciale Ricerca di mercato Gestione della distribuzione Assistenza tecnica Formazione del personale commerciale Relazioni commerciali Lavoro di ufficio del settore Commerciale [290.000 €] (83.000 €) [704.000 €] (413.000 €) [403.000 €] (119.000 €) [216.000 €] (61.000 €) [262.000 €] (50.000 €) [273.000 €] (143.000 €) [341.000 €] (135.000 €) [315.000 €] (42.000 €) [329.000 €] (133.000 €) [316.000 €] (161.000 €) R = 3,49 R = 1,70 R = 3,39 R = 3,54 R = 5,24 R = 1,91 R = 2,53 R = 7,50 R = 2,47 R = 1,96 > Figura 3 . Bb] Vendita [704.000 €] .. Bb1] Strutturazione attività di vendita [148.000 €] .. Bb2] Pianificazione attività di vendita [142.000 €] .. Bb3] Esecuzione attività di vendita [414.000 €] . Bc] Prodotto (prezzi, qualità, tipologia prodotti) [403.000 €] .. Bc1 Definizione gamma prodotti [137.000 €] .. Bc2 Configurazione caratteristiche prodotto [125.000 €] .. Bc3 Prezzo di vendita prodotti [141.000 €] (413.000 €) (81.000 €) (96.000 €) (236.000 €) (119.000 €) (65.000) (22.000) (32.000) R = 1,70 R = 1,83 R = 1,48 R = 1,75 R = 3,39 R = 2,11 R = 5,68 R = 4,41 > Figura 2 ché il rapporto R, di ogni funzione settoriale con i seguenti risultati (figura 2): Le funzioni settoriali più deboli sotto l’aspetto economico-qualitativo e ritenute insufficienti per le necessità competitive dell’impresa risultano essere: Commerciale, Fabbricazione, Gestione Materiali/Acquisti. Da questa analisi a livello di funzione settoriale si scende all’analisi a livello strutturale delle funzioni più deboli, sopra identificate. Ad esempio per la funzione Commer- www.aicq.it ciale i risultati delle relative funzioni strutturali sono i seguenti (dove, come sopra indicato, per questa funzione risulta VTG = 3.449.000 €, CO = 1.340.000 €, R = 2,57): La funzione Commerciale richiede un riassetto del settore iniziando dalle sue sottofunzioni più carenti. Vi sono infatti alcune funzioni strutturali che necessitano più delle altre di interventi migliorativi radicali e urgenti avendo un rapporto R particolarmente basso, queste sono : Bb), Bf), Bl). Altre funzioni hanno un R basso (inferiore all’R del settore) : Bg), Bi) che richiedono un tempestivo intervento migliorativo. Delle rimanenti funzioni, sono comunque da ristrutturare (anche se con minore urgenza) : Ba), Bc), Bd); mentre le funzioni Be), Bh) presentano dei rapporti “valore//costo” decisamente migliori che non richiedono immediati interventi, ma che possono essere ulteriormente consolidate nella loro efficacia attraverso il miglioramento complessivo del contesto commerciale. Le azioni correttive devono essere stabilite continuando l’analisi ad un maggior dettaglio operativo (funzioni operative) per individuare i punti maggiormente deboli e critici. Per dare un’idea del livello di dettaglio delle funzioni operative, riportiamo un esempio per due sue funzioni strutturali (figura 3): Analoghe considerazioni vengono fatte per le altre due funzioni settoriali da migliorare: Fabbricazione e Gestione Materiali/Acquisti. Interventi di miglioramento Per valutare i benefici economici ottenibili dalle azioni di miglioramento, si esaminano tali azioni per i progressi che possono dare sui parametri che caratterizzano l’attività delle funzioni operative. Per questa analisi occorre prestabilire i parametri di valutazione da applicare. settembre/ottobre 2011 te m a . Commerciale . Fabbricazione . Progettazione e Sviluppo Prodotto . Gestione Materiali e Acquisti . Personale . Industrializzazione . Assicurazione Qualità . Amministrazione e Controllo Gestione . Sistemi Informativi . Programmazione . Manutenzione e Attrezzamento AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 46 te m a 46 ❙ Varie ❙ Noi utilizzeremo gli stessi indicati nel paragrafo precedente (ma possono eventualmente essere in parte differenti). Ad ognuno di questi parametri viene attribuita un’entità da 1 a 100, ove 100 esprime l’eccellenza operativa mentre 1 rappresenta la peggiore operatività. In un’eventuale incertezza di attribuzione è opportuno scindere il parametro interessato in sottoparametri operativi e/o suddividere la funzione da valutare in sottofunzioni. I range di seguito riportati sono i più comuni da impiegare per ogni parametro : capacità operativa molto carente 1 ÷ 19 | debole 20 ÷ 34 | insufficiente 35 ÷ 49 | sufficiente 50 ÷ 64 | buona 65 ÷ 74 | ottima 75 ÷ 89 | eccellente 90 ÷ 100. L’effetto delle azioni migliorative previste dal piano d’intervento aumenta la capacità esecutiva definita dai parametri. Ogni incremento dei parametri aumenta il valore prodotto dalle funzioni, e contestualmente porta anche una riduzione dei costi operativi. Come esempio di valutazione consideriamo la funzione operativa El2 (Programmazione e organizzazione consegne e trasporti) {[173.000 €] (94.000 €) R = 1,84} della funzione Gestione Materiali/Acquisti. Le azioni migliorative determinano l’incremento di vari parametri, che caratterizzano l’operatività, indicato in percentuale tra parentesi quadre (tra parentesi tonde è l’incidenza operativa, in parte diversa dalla precedente taP1 - El2: P2 - El2: P3 - El2: P4 - El2: P5 - El2: P6 - El2: P7 - El2: P8 - El2: P9 - El2: P10 - El2: P11 - El2: P12 - El2: P13 - El2: P14 - El2: da 38 a 45 da 46 a 55 da 52 a 60 da 50 a 55 da 58 a 58 da 53 a 53 da 40 a 48 da 55 a 55 da 46 a 52 da 42 a 45 da 40 a 45 da 52 a 55 da 50 a 50 da 48 a 52 (0,08) (0,09) (0,06) (0,08) (0,06) (0,06) (0,06) (0,08) (0,06) (0,08) (0,06) (0,09) (0,08) (0,06) > Figura 4 settembre/ottobre 2011 bella) (figura 4): L’incidenza operativa sull’attività della funzione è la stessa per tre raggruppamenti di parametri, per cui moltiplicandola per la relativa frazione di incremento otteniamo il seguente miglioramento funzionale percentuale : 0,09x(0,24+0,06) + 0,08x(0,18+0,10+0+0,07+0) + 0,06x(0,15+0+0+0,20+0,13+0,13+0,08) = 0,09x0,30 + 0,08x0,35 + 0,06x0,69 = 0,027 + 0,028 + 0,041 = 0,096 = 9,6%. Moltiplicando il VTG espresso dalla funzione operativa per questo miglioramento funzionale si ha il miglioramento economico di valore prodotto: 173.000 x 0,096 = 16.608 €. L’aumento di valore così calcolato è generato in modo diretto per l’azienda dalla funzione, ma oltre a questo vi è, come già detto, un aumento di valore per azione indotta, dato dall’interazione tra le funzioni. Il beneficio ottenibile dal miglioramento della funzione El2 risulta: Miglioramento diretto (MD) = 9,6 % => 0,096 x 173.000 = 16.608 € Miglioramento indotto (MI) = 3,0 % => 0,030 x 173.000 = 5.190 € Miglioramento totale di valore (MT) = 12,6 % => 0,126 x 173,000 = 21.798 € Contestualmente si consegue una riduzione costi di circa 9.500 €. L’intervento pianificato di parziale ristrutturazione genera pertanto dei benefici economici per l’azienda dovuti complessivamente al miglioramento di[18%] retto e a quello in[24%] dotto. Il migliora[15%] mento indotto è [10%] sempre successi[ 0%] vo a quello diret[ 0%] to. [20%] Accanto all’au[0%] mento di valore [13%] totale prodotto, [7%] che aumenta i ri[13%] cavi aziendali, si [6%] ottiene anche una [0%] riduzione dei co[8%] sti operativi creata dalla migliorata capacità operativa. I criteri di misurazione economica del miglioramento vanno applicati a ogni funzione interessata dalle azioni correttive. La somma di tutti i miglioramenti di valore conseguibili dall’applicazione del piano di intervento dà quindi l’incremento di valore complessivo espresso dalla maggiore competitività dell’impresa. Considerazioni conclusive Nel corso di questo articolo si è potuto evidenziare come la misurazione economica dell’aumento di valore prodotto in azienda, connesso al miglioramento delle prestazioni di lavoro, sia attuabile in maniera semplice e precisa quando si applica un’appropriata metodologia economico-qualitativa, che integrando il sistema di controllo economico con il sistema qualità sia in grado di considerare tutti i fattori che sono alla base di queste misurazioni. Senza questa integrazione non è di fatto possibile tenere debitamente conto di ogni variabile e ogni aspetto che caratterizzano il valore generato dalle attività correnti dell’impresa e dalle azioni di miglioramento che sono alla base del progresso aziendale. I normali strumenti gestionali di una buona organizzazione d’impresa sono sufficienti per applicare efficacemente il procedimento di misurazione qui trattato, purché siano fra loro integrabili. Senza l’integrazione dei due sistemi considerati il calcolo economico-qualitativo risulta incompleto e, pertanto, non in grado di fornire dati adeguati per le previsioni budgetarie, per i piani di miglioramento e per le ristrutturazioni / riassetti operativi. La necessità di avere una visione completa e precisa delle componenti economico-qualitative del proprio lavoro è oggi un obbligo, al quale un’impresa che voglia essere realmente competitiva non può sottrarsi, in un ambito operativo e di mercato internazionale sempre più complesso, che richiede un’ottima capacità di controllo del proprio operato e dei possibili futuri sviluppi delle proprie attività. www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 47 47 ❙ Quarant’anni di Qualità ❙ >> Dalla Redazione Q ua l i t à Sfogliando Qualità aprile 2001 www.aicq.it settembre/ottobre 2011 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 48 48 te m a ❙ Quarant’anni di Qualità ❙ settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:26 Pagina 49 49 ❙ Quarant’anni di Qualità ❙ te m a www.aicq.it settembre/ottobre 2011 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 50 50 Ru b ri c a IMQ ❙ Rubrica IMQ ❙ settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 51 ❙ Rubrica Mystery Client ❙ 51 R ub r i c a M ys te r y C l i en t AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 52 52 R u br ic a A nf i a ❙ Rubrica Anfia ❙ settembre/ottobre 2011 www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 53 53 ❙ Rubrica Rina ❙ R ub r i c a R in a www.aicq.it settembre/ottobre 2011 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 54 da l m on d o d e l l e i m pr es e 54 MDM – Metrologia Depurazione Manutenzione www.mdmsoluzioni.net: la collaborazione al tuo servizio MDM è una rete di professionisti e aziende che operano nel campo della Metrologia, della Depurazione e della Manutenzione. I Partners condividono un codice etico e un modus operandi improntato a correttezza e trasparenza. Lo scopo è quello di affiancare la PMI nel trovare e proporre soluzioni adeguate alle esigenze a cui devono fare fronte ogni giorno nell’intricato settore ingegneristico-legale. L’obiettivo è di garantire assistenza globale con il miglior rapporto qualità/prezzo. Questo è reso possibile dalla riunione sotto un unico marchio di figure interdisciplinari e dalla costante collaborazione tra di esse al servizio del cliente. Il mantenimento delle proprie strutture consente di mantenere l'agilità di intervento tipico della piccola realtà mentre la condivisione di procedure e standard di qualità comuni di garantire l'affidabilità della grande struttura. DIVISIONE METROLOGIA Secondo il VIM (Vocabolario Internazionale di Metrologia) la metrologia è la scienza che si occupa della misurazione e delle sue applicazioni. Questa divisione MDM offre soluzioni attraverso consulenza metrologica, vendita, riparazioni, noleggio, assistenza tecnica e taratura strumenti in laboratorio e presso le sedi dei clienti. STRUMENTI: assistenza e taratura grazie a collaborazioni con centri LAT (ex SIT) e laboratori metrologici. MDM, attraverso il partner più adeguato consiglia e fornisce, dopo l’analisi delle esigenze del cliente, la soluzione strumentale adeguata. CONSULENZA AZIENDALE: MDM fornisce servizi di consulenza per la gestione/ottimizzazione del parco strumenti esistente, consulenza per la creazione del parco strumenti in funzione delle esigenze produttive e assistenza tecnico/legale in caso di contestazioni da parte degli or- settembre/ottobre 2011 gani di controllo, di quelli vigilanza e dei clienti. INFO:[email protected] DIVISIONE DEPURAZIONE La divisione depurazione di MDM opera con due approcci fortemente pragmatici in funzione delle esigenze del cliente. Nel caso in cui l’impianto di depurazione sia esistente, attraverso una perizia chimica e una impiantistica MDM è in grado di suggerire l’ottimizzazione della resa di depurazione con una miscela ad hoc risultante dall’analisi. Per la parte impiantistica, suggerimenti operativi per il risparmio energetico durante il funzionamento dell’impianto. Qualora l’esigenza sia quella di un nuovo impianto, mediante consulenti tecnici e legali, si affianca al cliente fin dalla fase dello studio di fattibilità. INFO:[email protected] DIVISIONE MANUTENZIONE Il rispetto delle leggi vigenti in materia di sicurezza impone sempre maggiori oneri per le aziende. Le attività svolte da MDM sono in grado di adempiere a tutti gli obblighi di legge. In particolare: Verifiche obbligatorie: verifiche periodiche e straordinarie previste dal DPR 462/01, verifiche di impianti elettrici in ambienti adibiti ad uso medico secondo CEI 64-8 par.710. Sicurezza: redazione e revisione del Documento Valutazioni Rischi e DUVRI (D.lgs. 81/08), adeguamento antinfortunistico delle macchine(D.lgs. 81/08). Formazione: corsi in azienda e collettivi in materia di sicurezza e di aggiornamento tecnico. Consulenza aziendale: redazione modello organizzativo (D.lgs.231/01), verifica e assistenza direzionale e legale per l’ottimizzazione dell’assetto aziendale. INFO:[email protected] IL METODO Il Consulente Tecnico Commerciale (CTC) affianca l’azienda per tutta la durata del rapporto fornendo così un unico interlocutore con cui instaurare un rapporto di fiducia per giungere alla soluzione richiesta. Assieme al CTC, l'Azienda affronta le seguenti tappe: ANALIZZARE I BISOGNI : attraverso colloqui e incontri per accertare i reali bisogni e definire proposte e soluzioni. PROPORRE SOLUZIONI: cogliere le esigenze degli interlocutori, entrare in sintonia per giungere alla proposta ad hoc. FORMARE: trasferire conoscenza, fornire modalità operative. Capire per saper fare, per applicare le nuove soluzioni. MISURARE E DIFFONDERE I RISULTATI: seguire l’evoluzione, valutare il risultato sulla base degli iniziali obiettivi. LE LINEE All’interno di ogni divisione MDM esistono tre linee in modo da rendere più semplice al cliente l’individuazione del riferimento adatto alle proprie esigenze. LINEA BLU (prevenzione e mantenimento): assistenza e consulenza di routine e preventiva. Fa fronte a tutte le esigenze che il cliente può incontrare nel normale svolgimento della propria attività. LINEA ROSSA (emergenza): assistenza e consulenza in caso di controlli da parte di organi di controllo, di intervento dell'autorità giudiziaria, di contestazioni con clienti interni ed esterni all’azienda. LINEA VERDE (ecologia): nata per fornire assistenza nello sviluppo di una particolare sensibilità alle tematiche ambientali e di risparmio energetico all'interno delle aziende. Si fa tramite di proporre quanto di meglio il mercato possa proporre per questo argomento. MDM fornisce inoltre aggiornamenti costanti sulle variazioni tecniche e normative mediante MDM NEWS e dal Gennaio 2012 attraverso un portale dedicato in fase di realizzazione. GRUPPO MDM Sede centrale: CREMONA UTC: Vercelli, Novara, Milano, Brescia, Verona, Padova. N° VERDE 800 - 97 33 27 www.mdmsoluzioni.net [email protected] www.aicq.it AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 55 Per l’attività formativa, ove non indicata, fare riferimento al sito internet delle Federate AICQ 24-28 ottobre stire una riunione proficuamente Corso 40 ore Auditor dei Sistemi di Gestione 8 novembre http://www.aicqcn.it per la Sicurezza L’approccio basato sui processi secondo l’ISO 17-21 ottobre 25 ottobre 9000 Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione per la Vantaggi dell'approccio 6 Sigma Sicurezza 02-03 novembre 24-25 ottobre Guida alle applicazioni del SEI SIGMA 9 novembre - Misure e indicatori secondo l'ISO 9000 - La stima dell'incertezza di misura nei labora- La valutazione della conformità legislativa am- 07-08 novembre bientale: una analisi sintetica dei principali com- Auditors per la gestione dei Fornitori 14-16 novembre piti per le organizzazioni: le scadenze e gli 08-09 novembre Corso 40 ore Valutatori interni di Sistemi di Ge- adempimenti derivanti dal nuovo SISTRI (Siste- Le tecniche FMEA di I e II generazione stione Ambientale ma di Controllo per la Rintracciabilità dei Ri- 10-11 novembre 17 novembre fiuti) Il Capo qualità nel ruolo di responsabile azien- Il trattamento dei reclami secondo la Linea gui- 26-28 ottobre dale dei costi della qualità da UNI ISO 10002 Corso 40 ore Auditor Interni del Sistema di Ge- 14-18 novembre 17-18 novembre stione per la Qualità Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione Am- Le norme ISO 9000 e il Sistema di Gestione per 2-4 novembre bientale la Qualità Corso 40 ore Auditor interni del Sistema di ge- 15-16 novembre 21-23 e 28-30 novembre stione per la Salute e Sicurezza L'Affidabilità del prodotto e la gestione del rischio Valutatore di Sistemi di Gestione per la Sicu- 7-9 novembre 28-30 novembre -2 dicembre rezza Le ISO 9001:2008. Principi, contenuti ed eser- Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione Qua- 21-23 novembre citazioni. lità Valutatore Interno di Sistema integrato di Ge- 10 novembre 29-30 novembre stione Gestione consapevole di un'impresa: il Risk Ma- Design of experiments, statistica avanzata ap- 24-25 e 28-30 novembre nagement come elemento portante plicata. Valutatori di Sistemi di Gestione Qualità 11 novembre tori microbiologici 25 novembre ||ASSOCIAZIONE TRIVENETA – Mestre (VE) Come gestire e migliorare un Sistema di Ge- ridurre i tempi e i costi migliorando qualità e produttività http://www.aicqtv.it cato ISO 9001: informatizzazione e standar- 14 novembre 17-18 ottobre dizzazione dei processi L'analisi dei modi e degli effetti di guasto e del- Valutatore interno di sistemi di gestione nei la loro criticità (FMEA/FMECA) laboratori accreditati UNI CEI EN ISO /IEC 14- 18 novembre 17025: 2005 EMILIA ||ASSOCIAZIONE ROMAGNA – Bologna Corso 40 ore Auditor dei Sistemi di Gestione 28 ottobre http://www.aicqer.it per la Qualità L’applicazione del D.Lgs. N° 150/2009 "Otti- 21-23 novembre mizzazione della produttività del lavoro pub- Corso 40 ore Auditor Interni del Sistema di Ge- blico e di efficienza e trasparenza delle PA" Pia- TOSCO ||ASSOCIAZIONE LIGURE – Firenze stione Ambientale no delle performance, OIV e sistemi di valuta- http://www.aicq-tl.it 24-25 novembre zione negli Enti locali 20-21 ottobre Il lato economico della qualità: perseguire il mi- 3-5 e 10-12 novembre Problem solving glioramento attraverso la gestione dei costi Corso 40 ore Auditor di sistema di Gestione Am- 24-26 ottobre 28-30 novembre bientale Corso 40 ore Sistemi di gestione Sicurezza Corso di formazione per Auditor Interni del Si- 3-10 e 17-24 novembre stema di Gestione per la Qualità Project Management Lean Manifacturing e produzione snella: come stione per la Qualità in un Ente locale certifi- 4 novembre CENTRO ||ASSOCIAZIONE INSULARE – Roma La norma ISO 9001: 2008 Novità e conferme http://www.aicqci.it 4-11-18 novembre 17-19 ottobre http://www.aicqpiemonte.it Strategie di comunicazione Il SGQ nello sviluppo e manutenzione del 17-19 ottobre 7-8 e 14-16 novembre software e la certificazione ISO 9000 Corso 40 ore Auditor interni dei Sistemi di ge- Corso 40 ore Auditor di sistemi di Gestione qua- stione Ambientale lità - Settore alimentare 20-22 ottobre 7 novembre 17 ottobre - Analisi Ambientale Iniziale - Applicazioni pratiche: analisi e mappatura dei Corso base di qualificazione per Mystery Auditor Comportamenti microorganizzativi: come ge- || ASSOCIAZIONE PIEMONTESE – Torino www.aicq.it processi (requisito 4.1 UNI EN ISO 9001:2008) settembre/ottobre 2011 co r s i ITALIA ||ASSOCIAZIONE CENTRONORD – Milano 55 AICQ_5.qxd:AICQ_ 9-09-2011 9:27 Pagina 56 Per l’attività formativa, ove non indicata, fare riferimento al sito internet delle Federate AICQ c o rs i 56 18-19 ottobre Gli audit per processi nelle aziende software: I Sistemi di Gestione Ambientale: le norme UNI Il processo di Audit del SGQ nei Laboratori approfondimenti e specificità EN ISO 14000 19 ottobre 14-16 novembre 24-28 ottobre Il modello EFQM per l'Eccellenza (workshop) Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione Am- Corso 40 ore per Valutatori dei Sistemi di Ge- 20-21 ottobre bientale stione Ambientale Business Planning: dalla Business Idea al Busi- 17 novembre - Il Sistema intelligente per le esigenze delle im- 9-11 novembre ness Plan Corso Base per la conduzione delle Verifiche 20-26 ottobre prese alimentari: un sistema per ridurre i co- Ispettive Interne Ambientali secondo le norme Valutatori di Sistemi di Gestione per la Qualità sti aumentando qualità e sicurezza della pro- ISO 19011 e ISO 14001 40h (riconosciuto Aicq Sicev) duzione alimentare 7-9 novembre 24 ottobre Corso pratico sull’Interpretazione e l’applica- Sistemi di Gestione della Sicurezza delle Infor- - La gestione dei rifiuti 18 novembre mazioni: il quadro normativo e i requisiti della I processi del ciclo di vita del software secon- mation Technology-Service Management) con norma ISO/IEC 27001:2005 do la ISO/IEC 12207 esame finale 25-26 ottobre 17-18 novembre 8 novembre Sistemi di Gestione Sicurezza Informazioni: la Risk Management Sviluppo e Gestione Agile. Nuove proposte per progettazione di un sistema di gestione per la 21 novembre il Software sicurezza delle informazioni Applicazioni pratiche: tenuta sotto controllo 25-27 ottobre delle apparecchiature di monitoraggio e misu- 14-15 novembre - La Qualità in funzione della Sicurezza ICT: L. Salute e sicurezza dei lavoratori: aggiornamen- razione to normativo 21-25 novembre 20-21 giugno Corso 40 ore Lead Auditor di Sistemi di Ge- Il Sistema di Gestione per la Qualità ed il Con- stione per la Sicurezza delle Informazioni se- trollo di Gestione condo ISO IEC 27001 21-23 novembre 14-16 novembre 27-28 ottobre - L’approccio per processi e la documentazio- Corso di Qualificazione per Mystery Auditor: la Corso pratico: pacchetto igiene, rintracciabilità norma UNI/TS 11312:2008 di filiera e metodo HACCP 21-23 novembre 22 novembre Corso di Qualificazione per Mystery Auditor: la Corso di formazione per dirigenti e preposti in norma UNI/TS 11312:2008 materia di salute e sicurezza nei luoghi di la- 02-03 novembre 22-23 novembre voro Audit interni Sistemi di Gestione Ambientale Responsabilità sociale delle organizzazioni: la 28-29 novembre 03 novembre nuova ISO 26000 Come implementare un Sistema di Gestione Si- Integrare la Gestione dei Sistemi Qualità, Am- 24-25 novembre curezza conforme all’art. 30 D.Lgs 81/2008( biente e Sicurezza Change Management: dal SGQ al cambiamento D.Lgs 231/2001), alla norma OHSAS 18001: 04 novembre organizzativo 2007 e alla Linea Guida UNI-INAIL Introduzione al Project Management 28 novembre 07 novembre Il Bilancio di Sostenibilità 28 novembre- 2 dicembre - Corso 40 ore Valutatori dei Sistemi di Gestio- Applicazioni pratiche: Progettazione e Svilup- 29 novembre po (requisito 7.3 UNI EN ISO 9001:2008) La gestione della configurazione del software e 07-08 novembre - L’Autovalutazione secondo il modello di ec- le norme di riferimento (ISO/IEC 12207 – ISO - Excellence Assessor 30 novembre- 2 dicembre 1007 e ISO/IEC TR 15846 ritirata nel 2007) Come implementare un Sistema di Gestione 28-30 novembre della Sicurezza Informatica conforme alla Nor- EFQM Excellence Assessor (EAT) ma ISO/IEC 27001 ne per il Sistema di Gestione per la Qualità - La gestione dei laboratori di prova e taratura secondo la norma ISO/IEC 17025 cellenza EFQM, (SAT) - Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione Am- zione della norma ISO/IEC 20000:2005 (infor- 196/03 in materia di Privacy e standard per la sicurezza - Progettisti di Sistemi per la Responsabilità Sociale ne per la Sicurezza 30 novembre bientale 09-11 novembre EPD: Dichiarazione Ambientale di prodotto Capability Maturity Model Integration for DE- 30 novembre- 02 dicembre SICILIA – ||ASSOCIAZIONE PALERMO VELOPMENT (CMMI-DEV) v1.3 La norma UNI EN ISO 9001:2008 e i Sistemi http://www.aicqsicilia.it 07-11 novembre di Gestione per la Qualità 24- 28 ottobre Corso 40 ore Auditor Sistemi di Gestione per la Corso 40 ore Audit dei Sistemi di Gestione per 14-15 novembre || Project Management http://www.aicq-meridionale.it Corso 40 ore Audit dei Sistemi di Gestione per 16 novembre 24-26 ottobre l’Ambiente Sicurezza settembre/ottobre 2011 ASSOCIAZIONE MERIDIONALE – NAPOLI la Qualità 21- 25 novembre www.aicq.it AICQ_cover_settOtt11_IMPAGINATO_Cover AICQ 09/09/11 09:38 Pagina 4 AICQ_cover_settOtt11_IMPAGINATO_Cover AICQ 09/09/11 09:38 Pagina 1
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