Castelli in Puglia: dalle cortine medievali alle residenze nobiliari. Rilievi, storia e restauri. Valentina Castagnolo1, Gian Paolo Consoli1, Rossella de Cadilhac (responsabile scientifico) 1, Paolo Perfido1, Gabriele Rossi1 1 Politecnico di Bari – Dipartimento DICAR Gruppo di Ricerca Patrimonio Architettonico e Città Storica, linea di ricerca “Architettura fortificata” Abstract. Il presente lavoro espone i primi risultati di un progetto di ricerca che intende offrire un contributo alla conoscenza dei complessi fortificati in Puglia i quali costituiscono un’importante eredità ma che, pur rappresentando elementi di richiamo e punti di riferimento territoriale, in alcuni casi hanno interrotto il proprio ciclo vitale perdendo le ragioni della loro necessità. La ricerca focalizza l’attenzione su alcuni castelli, scelti come casi-campione. Lo studio, basato sull’autorità delle fonti, si avvale dell’indagine diretta condotta attraverso il rilievo, in modo da aderire alla costruzione, indagata dal punto di vista tipologico, spaziale, formale, costruttivo. In particolare s’indagano i restauri e le trasformazioni riconducibili a due momenti cruciali: l’avvento delle armi da fuoco che, come documentano i trattati, segnano una rottura nella tradizione costruttiva dei castelli, e il successivo adattamento a residenze nobiliari, che ne cambia il volto e il ruolo urbano. Keywords: Rilievo, storia, restauro, castello, palazzo Il quadro conoscitivo sull’architettura fortificata in Puglia abbraccia un arco cronologico e geografico molto ampio con una molteplicità di temi e di riflessioni che l’argomento pone all’attenzione dei ricercatori. La stessa definizione di architettura fortificata impone l’individuazione di più ambiti tipologici, ognuno dei quali merita di essere affrontato e approfondito in maniera autonoma, pur se inserito nel quadro storico e politico che lo ha generato. Sotto la definizione di architettura fortificata, infatti, si raccolgono diversi sistemi di difesa, ognuno dei quali fa riferimento ad una specificità ben precisa. Accanto ai castelli, con tutte le loro caratteristiche tipologiche e funzionali, altri edifici propongono elementi utili alla difesa, pur non avendo come obiettivo prioritario quello del controllo militare del territorio. Il caso delle cosiddette masserie fortificate, che si riscontrano in tutta la regione, ne è un esempio emblematico. Nascono come strutture produttive, ma si dotano di elementi atti alla difesa come caditoie, feritoie, camminamenti protetti, ponti levatoi ecc. poiché collocate in territori che, in particolari periodi storici, erano sottoposti al pericolo di incursioni esterne. Casi altrettanto significativi sono rappresentati dai recinti fortificati di dimensioni modeste denominati semplicemente “recinti” e da piccoli nuclei fortificati, i cosiddetti “ridotti”, collocabili fra il XII e il XV secolo. Lo testimoniano alcuni esempi nel basso Salento, sorti in luoghi non necessariamente strategici, dove prevalgono lo sfruttamento agricolo e la colonizzazione rurale. I primi sono costituiti esclusivamente da un circuito perimetrale dotato di torri ed un unico ingresso, all’interno del quale in caso di pericolo trovava rifugio la popolazione dei casali.1 I secondi, dotati al loro interno di una strutturazione urbana con un tessuto edilizio compatto innervato da un impianto regolare di strade, erano forse inizialmente pensati come luoghi di stabile dimora, poi abbandonati per insufficienza di spazio e diventati luogo di rifugio in caso di assedio.2 Altre strutture dedicate alla difesa e al controllo del territorio, dove non c’è stata continuità di frequentazione, sono i casali sorti in epoca altomedievale e giunti fino a noi allo stato di rudere. Un ulteriore esempio dalla forte connotazione tipologica è rappresentato dalla linea di difesa e di avvistamento lungo le coste costituita dal sistema delle torri. Queste, a partire dalla fine del XV sec., punteggiano tutto il litorale dal Molise alle Puglie e dalla Calabria alla Campania; vengono realizzate, pur a fasi alterne, in coincidenza con l’espansione della minaccia turca che trova il suo momento più drammatico nella presa della fortezza di Otranto nel 1480. Un altro tema rientra in quello più generale dell’architettura fortificata ed è quello delle cinte urbane. In gran parte vengono abbattute nel corso delle espansioni urbane avvenute a fine Ottocento con la nascita dei nuovi borghi extra moenia, ma numerosi esempi sono ancora visibili. Come si evince da queste brevi note il tema dell’architettura fortificata è ampio e ancora ricco di possibilità di indagine, alla luce degli svariati studi che in passato sono stati svolti, sia di carattere generale che su singoli monumenti. Dopo i fondamentali studi condotti dal tedesco Arthur Haseloff nei primi del Novecento incaricato di indagare il nucleo svevo delle architetture fortificate pugliesi [3,4] e alcuni altri circoscritti contributi [5,6], si perviene al primo lavoro di ampio respiro, a firma di Raffaele De Vita [7], che raccoglie in maniera esaustiva l’intera casistica degli edifici di difesa in Puglia, con schede corredate da foto e disegni, e al lavoro più prettamente di carattere storico realizzato da Raffaele Licinio [8]. Altri autori hanno lasciato contributi autorevoli sull’argomento affrontando di volta in volta il tema da diversi punti di vista [9,10,11,12,13,14,15,16] senza che questo però, come si è detto, abbia esaurito il campo di indagine possibile, soprattutto sotto il profilo dell’analisi storico-critica, tipologica, tecnico-costruttiva e funzionale. Numerose ricerche sono maturate in questi anni nei settori scientifici della Storia, del Disegno e del Restauro all’interno del Dipartimento ICAR. Accanto a lavori su singoli temi, come quelli delle torri [17], dei casali [18] e delle mura [19], si è sviluppato un filone di indagine pluridiscipinare che ha individuato come obiettivo prioritario lo studio dei castelli. A seguito di occasioni di approfondimento quali laboratori di laurea, convenzioni, tesi di dottorato e stage con studenti, si è potuto raccogliere materiale edito ed inedito su alcuni tra i più interessanti castelli di Puglia.3 Gli studi finora svolti hanno confermato, nel processo di comprensione dei singoli organismi architettonici, che è finalizzato alla conservazione e valorizzazione del patrimonio fortificato, la complementarità fra la storia, il disegno, inteso nell’accezione di rilievo e restituzione grafica, e il restauro. Insostituibile si è rivelata l’indagine preliminare basata sullo studio delle fonti e su una rigorosa analisi diretta, che si è configurata come strumento della conoscenza storica, ma anche come base certa per orientare future scelte operative. Irrinunciabile è stata la lettura di tutte le testimonianze storiche, dirette e indirette. Infatti, la profonda conoscenza della storia ha consentito di formulare ipotesi sulla successione delle fasi costruttive e delle trasformazioni, sul variare delle destinazioni d’uso nel tempo, ma anche verificare le circostanze che hanno condizionato la fase ideativa. Ma il processo di comprensione ha richiesto un riscontro dei dati di origine bibliografica ed archivistica sulla consistenza materiale del monumento effettuata attraverso il rilevamento, per confermare, smentire, riformulare ipotesi sulla successione delle fasi costruttive. Un puntuale rilievo, che è un documento spesso risolutivo nel processo di comprensione della fabbrica, ha permesso di ottenere un elevato grado di precisione in sede di restituzione grafica, offrendo la massima obiettività delle informazioni. Le misurazioni effettuate e trascritte con estrema accuratezza, per il loro elevato grado di oggettività, hanno consentito di apprezzare le opere nella loro consistenza fisica e nella relazione fra le parti, offrendo l’opportunità di evidenziare, grazie ad un’attenta analisi valutativa, rivelatori storici di grande importanza, quali le antiche unità di misura, gli apparecchi murari, le modalità costruttive, le tecniche, i caratteri stilistici, ma anche le irregolarità e le anomalie, i diversi allineamenti murari, il variare di spessori murari, ecc. La rilettura critica di quanto è stato edito sui singoli edifici, eseguita alla luce dei nuovi dati, è stato un passaggio fondamentale per verificare ipotesi già consolidate le quali si sono rivelate spesso prive delle necessarie basi scientifiche, soprattutto quando fondate su rilievi obsoleti e poco rigorosi. Nell’ambito della linea di ricerca finalizzata allo studio delle architetture fortificate sono in fase di approfondimento quei passaggi che hanno determinato radicali modifiche degli organismi architettonici: trasformazioni tipologiche, legate al mutamento del concetto di difesa con l’avvento della polvere da sparo, che ha comportato il passaggio dalla difesa piombante a quella radente; trasformazioni funzionali di molti castelli in residenze nobiliari, avvenute tra XVI e XVIII sec. ed oltre; trasfigurazioni determinate dai massicci lavori di ripristino stilistico di fine Ottocento e inizi Novecento su quelle strutture che, riconosciute nel loro valore di monumento nazionale, erano in abbandono e in gravi condizioni di dissesto. Operazioni, in quest’ultimo caso, condotte per mettere in luce gli aspetti più antichi, come è avvenuto nel castello di Gioia del Colle, che si è voluto ricondurre ad una presunta configurazione originaria, insidiando in tal modo l’autenticità stessa del monumento. Note Fra i luoghi protetti da un circuito murario e privi al loro interno di un tessuto edilizio si annoverano i castelli di Tutino, Fulcignano, Acquarica del Capo, Caprarica del Capo, Patù [1]. 1 Sono ascrivibili a questa tipologia gli abitati di Castrignano del Capo, Salve, Cutrofiano, Presicce, Alliste, Bagnolo, Casarano, Muro Leccese [2]. 1 Sono state rilevate e studiate finora le seguenti architetture fortificate: Castello di Massafra (TA); Castello di Tutino a Tricase (LE); Forte a Mare e Castello Alfonsini a Brindisi; Castello di Ugento (LE); Castello di Conversano (BA); Castello di Trani (BAT); Castello di Gioia del Colle (BA). Attualmente è in corso il rilievo del Castello di Sannicandro di Bari. 1 Bibliografia [1] Rossi, G: Le città di fondazione nel Salento meridionale. In Defilippis, F, Montemurro, M.(a cura di): Messapia. Forma del territorio e delle città del Salento meridionale, “Archinauti |quaderni della ricerca”, n. 50. (2012), pp. 79-109, ma pp. 103-105 [2] Rossi, G: Le città di fondazione..., cit., pp. 91-99 [3] Haseloff, A: Hohenstaufische Erinnerungen in Apulien, Braunschweig 1906, trad. it. Guarini, G. B, Ricordi degli Hohenstaufen in Puglia. Melfi (1906) [4] Haseloff, A: Architettura sveva nell’Italia meridionale, trad. it. Bibbò, L. Bari (1992) [5] Willemsen, C. A, Odenthal, D: Puglia. Terra dei normanni e degli svevi. Laterza, Bari (1959) [6]Vinaccia, A: I monumenti medioevali di Terra di Bari. Società tipografica editrice barese, Bari (1915) [7] De Vita, R: Castelli, torri e opere fortificate in Puglia. Adda, Bari (1974) [8] Licinio, R: Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai normanni a Federico II e Carlo I d’Angiò. Dedalo, Bari (1994) [9] Sabato, A. (a cura di): La Puglia dei Castelli. Edizioni del Grifo, Lecce (1994) [10] Cazzato, M: Guida ai castelli pugliesi. La provincia di Lecce. Congedo editore, Galatina (1997) [11] Gelao, C., Jacobitti G.M: Castelli e cattedrali di Puglia: a cent’anni dall’esposizione nazionale di Torino. Mario Adda editore, Bari (1999) [12] Fuzio, G: Castelli: tipologie e strutture, in Fonseca, C.D. (a cura di), Civiltà e culture in Puglia, volume 3, La Puglia tra medioevo ed età moderna / città e campagna. Electa editrice, Milano (1979) [13] Santoro, L: Castelli angioni e aragonesi nel regno di Napoli. Rusconi immagini, Milano (1982) [14] Cazzato, M: Guida ai palazzi aristocratici del Salento. Residenze giardini collezioni d’arte. Congedo, Galatina (2000) [15] Cavallera Hervé, A: Feudatari, castelli, torri e masserie fortificate nel capo di Leuca (secoli XII – XVI). 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Recinto del castello di Caprarica del Capo
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