Attualità periodico indipendente hotel • ristorante • meeting Anno XXXVI - n. 6 - GIUGNO 2014 - distribuzione gratuita www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - 37045 Legnago (Verona) LA NAVIGAZIONE DALL’ADIGE AL PO TRA TORRI E PALUDI Un volume sulla storia idrogeografica del Basso Veronese, opera di Remo Scola Gagliardi di Pierantonio Braggio VIENNA: GIORNATE SALIERIANE di Gianni Galetto Fortemente voluta dal Comitato Legnago per Salieri, è stata recentemente realizzata a Vienna una sentita manifestazione musicale in onore del grande compositore legnaghese. Il Comitato Legnago per Salieri, costituito da alcuni anni per valorizzare le opere di Salieri e per verificarne la possibilità di trasferire a Legnago i suoi resti mortali, grazie all’intraprendente Presidente Loretta Paola Giacomelli, ha promosso a Vienna un evento di portata europea in occasione dell’anniversario della morte del grande musicista. Alla presenza dell’Ambasciatore italiano a Vienna dott. Giorgio Marrapodi e di numerose autorità locali, si è assistito nell’affascinante Minoritenkirche ad un pregevole concerto con la partecipazione dell’Associazione Culturale Giovanile” Antonio Salieri” di Valladolid (Spagna) diretta dal Maestro Ernesto Monsalve, già presente lo scorso anno a Legnago in occasione delle “Giornate Salieriane”, unitamente al “Coro Antonio Salieri” di Vienna. (continua a pagina 3) PIANOLIBERO Legnago ha scelto il nuovo sindaco: clara scapin Foto Navarro Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere attentamente il Fascicolo Informativo disponibile sul sito www.cattolicaprevidenza.com Si legge, si studia, si ricerca, ma non si conosce mai a fondo la storia. Nemmeno quella della propria terra, che, in questo caso, riguarda direttamente il territorio dell’attuale provincia di Verona, ai tempi della Repubblica di Venezia. Nel caso particolare dell’opera La navigazione dall’Adige al Po - Tra torri e paludi – un dettagliato lavoro del ricercatore-studioso e storico, Remo Scola Gagliardi, 51 pagine, 19 riproduzioni di mappe rarissime e 6 fotografie ed edito dal Consorzio di Bonifica Veronese, Genovesa, Verona, 2014, per i tipi di Grafiche Stella srl, San Pietro di Legnago, Verona – permette di venire a conoscere dettagli inediti, particolarmente sulla politica secolare della Serenissima, in merito all’utilizzo dei corsi d’acqua per commercio e difesa, al punto di avere tentato ogni mezzo, per congiungere l’Adige al Po. (continua a pagina 4) GUZZO VENICIO LEGNAGO - Via Matteotti, 75 - Tel. e Fax 0442 600788 VENDITA • LEGNAGO VANGADIZZA - casa con terreno agricolo e rustici di pertinenza; •LEGNAGO - Lotti di terreno varie metrature; •LEGNAGO, VIA ROMA - Appartamento di 4 vani termoautonomo. 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In realtà non è proprio così, in quanto soprattutto nella prima versione dell’opera, quella pubblicata a puntate su un giornale locale e che si conclude con la morte del burattino impiccato ad un albero dal Gatto e la Volpe, appaiono chiari i riferimenti ad una certa letteratura dell’Ottocento, di ispirazione dickensiana, che prende spunto dalle condizioni di vita dei minori ai tempi della rivoluzione industriale, con punte di cattiveria e crudeltà anche molto forti. Interpretare le Avventure di Pinocchio come una sorta di allegoria della società dell’epoca non pare quindi una forzatura esegetica, ma piuttosto come il tentativo di portare alla luce il contrasto fra i buoni sentimenti ed una concezione estrema del libero arbitrio che sfocia nell’inganno, nella sopraffazione, nella sofferenza inflitta al prossimo. Prendendo le mosse da questa re-interpretazione del romanzo, di sicuro all’ipotetico Collodi contemporaneo il materiale non sarebbe mancato, ad iniziare dalla caratterizzante presenza dei personaggi di contorno. Quanti sono i Gatti e le Volpi che popolano le Istituzioni, il mondo degli affari, o più semplicemente la nostra vita quotidiana? La pletora di imbroglioni, truffatori, bugiardi, di alto medio e basso livello, è talmente affollata che spesso si ha la sgradevole sensazione che la contravvenzione di ogni regola attinente alla moralità economica non sia più l’eccezione in un corpo sociale sostanzialmente sano ma una prassi comportamentale da molti condivisa e che solo la impossibilità di partecipare alla “spartizione della torta” costituisca il vero argine ad una massificazione del fenomeno. Colpiscono a tale proposito alcune risposte che ho personalmente udito in alcuni TG regionali e nazionali, risposte rese da comuni cittadini chiamati a commentare i recenti scandali riguardanti le vicende dell’Expo e del Mose. In moltissimi intervistati il tono vocale del “così fan tutti” non sembrava tanto una decisa anche se un po’ rassegnata dichiarazione di accusa nei confronti di chi abusa di posizioni di potere. In quelle parole si faticava a percepire un qualsiasi fremito di indignazione per comportamenti che non solo minano la già scarsa credibilità del nostro Paese ma sottraggono risorse a tutta la popolazione onesta; traspariva invero una qual sorta di invidia mista a dileggio, quasi a far sottintendere che la colpa più grande non è stata tanto quella di rubare ma di averlo fatto con poca perizia facendosi alfine scoprire. Come dire, al posto loro avrei fatto probabilmente lo stesso ma avrei cercato di essere più furbo. Se in una parte non marginale della popolazione prevale la convinzione che la posizione di potere si coniuga quasi per inevitabile e naturale conseguenza con la ruberia significa che il deficit di senso civico è talmente profondo da minare dalle fondamenta il contratto sociale che regola l’esistenza di una collettività. E come avrebbe ridisegnato il Collodi i protagonisti del suo romanzo? Probabilmente Pinocchio non sarebbe stato un burattino discolo e ingenuo ma un iperattivo Presidente del Consiglio, molto comunicativo e tecnologico, un po’ guascone con qualche punta di “bauscismo” , ma in tutta evidenza una delle poche speranze visibili in questa nostra Italia piuttosto mal ridotta. E Geppetto? Il meritorio mestiere del falegname è quasi scomparso ed è difficile pensare che i pochi rimasti siano dediti anche solo per hobby alla fabbricazione di burattini. Possiamo immaginare che, come quello d’antan, anche il Geppetto contemporaneo sia, o si ritenga, una sorta di padre putativo di Pinocchio e magari abbia in comune con l’altro la capigliatura posticcia, magari non gialla ma più adattata ai tempi ed alla chirurgia estetica. Altro discorso è la medesima identificazione come uomo di pochi, semplici e sani principi e che in forza di essi si candida quale guida spirituale del figlio/figlioccio o considerato tale. Sarebbe necessario essere dotati di fantasia smisurata nonché di totale alienazione dalla realtà, ma anche con queste doti la trama appare difficilmente perseguibile. E la voce critica, la coscienza rappresentata da quel minuscolo animaletto che con vocina flebile mette in guardia il burattino dalle insidie della vita? Non mi sentirei affatto di escludere, anche per la coincidenza del vocabolo, la permanenza del personaggio, ma più che parlante nel vissuto attuale diverrebbe sbraitante, insultante, dedito non al consiglio pacato e saggio bensì all’invettiva permanente e tutto sommato la martellata alfine ricevuta dal nostro Pinocchio avrebbe un che di liberatorio e non parrebbe invero immeritata. Di Fate Turchine educatrici e maestre di vita ai giorni nostri nei consessi che contano e decidono se ne vedono poche, mentre paiono decisamente più numerose le soubrette o più in generale le figure provenienti dal mondo dello spettacolo, riciclate e lanciate nell’agone politico, senza peraltro che dal lavoro profuso nella nuova attività resti traccia imperitura. Al più si può immaginare che il Collodi potrebbe affidare questo ruolo di personaggio positivo, emblema di valori quali responsabilità e dirittura morale, a qualche canuto vecchietto, che suo malgrado rimane in servizio istituzionale permanente effettivo a motivo dell’incapacità altrui di trovargli una valida e credibile alternativa. Come si vede, le Avventure di Pinocchio scritte da un Collodi degli anni 2000 probabilmente risentirebbero in misura determinante di quello che si è soliti chiamare “il contesto”, il quale non appare propriamente edificante. Tutto questo gioco di esercizio letterario “a posteriori” soltanto per la stravaganza dell’ennesima narrazione di una deriva che sembra senza sbocchi? Ebbene no, sicuramente non verremo catapultati per incanto fuori dal ventre della crisi/pescecane verso un mondo di gioia e felicità, ma dopo quasi un quindicennio di continuo scivolamento verso il basso, non soltanto nelle cifre dell’economia, qualche timido segnale di inversione di tendenza sembra materializzarsi; non solo perché lo attestano i principali indicatori sulla fiducia rilevati presso tutti i players del nostro sistema economico, ma in quanto la maggioranza dei cittadini percepisce distintamente che altre chance non ce ne saranno e non ce ne daranno. La strada verso la risalita sarà long and winding, lunga e tortuosa, con rallentamenti imprevisti e qualche brusca frenata, ma se prevale la consapevolezza collettiva dovremmo farcela. Andrea Panziera VIENNA: GIORNATE SALIERIANE (segue da pagina 1) Oltre a celebri composizioni di Salieri sono stati eseguiti brani di J. Haydn, P. Casals e G.F. Handel per finire, insieme Coro e Orchestra, con l’emozionante sinfonia “Europa Hymne” di L. van Beethoven. Le giornate salieriane viennesi si sono concluse il 7 maggio, anniversario della morte di Antonio Salieri, con la posa di una corona di fiori sulla sua tomba nel Cimitero Monumentale di Vienna, offerto dal “Comitato Legnago per Salieri”, alla presenza del Prefetto della Congregazione dott.ssa Daniela Panella Jirout e da Loretta Paola Giacomelli. Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 4 periodico indipendente LA NAVIGAZIONE DALL’ADIGE AL PO TRA TORRI E PALUDI (segue da pagina 1) Quest’ultima via d’acqua permetteva a Venezia di commerciare parte delle merci, importate dal Levante, sino al Piemonte ed altre mete. L’opera di Gagliardi è molto indovinata e particolareggiata, trattando un tema in buona parte sconosciuto e meritevole di massima attenzione, perché è storia di Venezia e di Verona, che, sotto esame, riguarda anche eventi, che nell’arco di mille anni, provocarono il degrado dell’ordine idrografico del territorio e determinarono il formarsi delle Grandi Valli, che si estendono fra Legnago ed Ostiglia. Terre, in epoca romana, diffusamente coltivate, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici di aziende agricole romane. Il primo evento catastrofico, comunque, che toccò la zona in parola, risale al 589, quando l’Adige ruppe alla Cucca, tra Albaredo e Cologna e mutò il suo percorso, portandosi più a sud sino a lambire Legnago…, condizionando terreni e corsi d’acqua… e dando origine alle sopra già citate Grandi Valli Veronesi… L’Autore riporta dati precisi sino a giungere a tempi recentissimi, anni Settanta compresi… Molto, comunque, di quanto nel libro descritto non è oggi visibile, sia per le trasformazioni citate e create dalla natura – alluvioni sia del Po (a regime pluviometrico), che dell’Adige (a regime alpino), nonché per l’intervento dell’uomo, tanto in senso costruttivo che negativo. L’Austria, da parte sua, interrò parte delle Valli stesse, in quanto usate come nascondiglio, da chi voleva liberare il territorio dalla sua presenza. Per centrare il tema del congiungimento fra Adige e Po, va detto che la prima l’iniziativa risale a circa l’ultimo decennio del 1300, quando un primo tentativo fu ottenuto, anche se non con navigazione diretta, da Gian Galeazzo Visconti, quando fu costruito un canale fra Legnago, Naviglio Bussé-Tartaro-Po, canale, che fu successivamente interrato da Venezia, per meglio affrontare possibili attacchi da parte di Mantova, la quale, pure mirava a collegare il Po all’Adige. Le “torri”, giustamente menzionate anche nel titolo dell’opera, erano in vero fortezze in cotto e, al tempo, testimonianza della presenza di ramificazioni di vie d’acqua e di confluenze… Le stesse, erette soprattutto da Venezia, o erano punti per la riscossione di dazi, relativi alle merci in transito, o per il controllo e la difesa militare del territorio e del traffico commerciale veneziano, sui numerosi corsi d’acqua della zona. Di tali edifici, di solito a forma quadrangolare, nulla oggi resta – se non il rudere di Pontemolino, fra Ostiglia, un tempo veronese, e Verona – ma chiara conferma della loro presenza si trova in molte delle mappe o disegni, pure inediti, che il saggio Autore ha saputo rintracciare e proporre ai Lettori. Non tutto abbiamo detto sul contenuto del lavoro di Gagliardi… Bisogna leggerlo, centellinarne le innumeri indicazioni, perché attraverso le stesse, s’apre all’appassionato un amplissimo quadro storico-idrografico e geomorfologico che, ci inserisce in un mondo straordinario, tutto dettagli, che storicamente incuriosiscono e affascinano. L’opera è stata presentata, il 9 maggio scorso, presente l’Autore, dal presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, ing. Galeazzo Sciarretta, dal presidente del Consorzio di Bonifica Veronese, Antonio Tomezzoli e dal prof. Silvino Salgaro. PARAFARMACIA Dott.ssa Caterina Girardello Piazza Garibaldi - Angolo Via G. 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Giusto all’ultima riga, un nipotino irrompe trafelato ed esclama «Nonno! è spaventoso… hai sentito quello che è successo a Sarajevo?» In effetti, il romanzo iniziato con il Vormärz, ossia il periodo antecedente la grande rivoluzione del ’48, si conclude con l’inizio della fine dell’Impero, il 1914. Un caso un po’ bizzarro di un italiano diventato austriaco, ma tutt’altro che assurdo in un mondo, quello absburgico, dove la fedeltà dinastica contava molto più dell’origine etnica. L’argomento della conversazione di oggi riguarda dunque quegli italiani che, per una ragione o per l’altra, simpatizzarono per la causa austriaca o comunque servirono l’Austria in qualche modo o forma. Se tutti infatti conosciamo gli irredentisti, e in particolare quei trentini o giuliani che, arruolatisi nel Regio Esercito e poi catturati dal nemico, finirono impiccati come traditori, ci si può chiedere se ci furono casi di situazioni invertite. È un tema che sinceramente conosco solo a grandi linee, e che mio piacerebbe approfondire; anzi, probabilmente lo farò con qualche ricerca personale, ma già in questa sede potremmo tracciare almeno alcuni percorsi. In primo luogo, ricordiamoci di una cosa spesso dimenticata: l’Austria-Ungheria era nostra alleata, dal 1882, nella cosiddetta “Triplice Alleanza”, comprendente anche il Reich tedesco, un’alleanza rinnovata l’ultima volta appena nel 1912; quindi, per più di trent’anni, Stati Maggiori e diplomazie avevano elaborato assieme piani e delineato obiettivi comuni, concordato strategie militari offensive e difensive. Salvo che l’Italia, nel ’15, fece il suo abituale salto della quaglia accordandosi con gli avversari e facendo la guerra agli alleati. Tanto per intenderci, come se, dopo trent’anni di Nato, ci fossimo alleati col Patto di Varsavia e avessimo attaccato gli Stati Uniti. E in effetti, qualcuno aveva pensato, nei primi giorni di guerra, che avremmo marciato assieme ai nostri camerati austriaci e tedeschi contro la Francia; fra loro, evidentemente, quei veneti e tirolesi di Caxias, in Brasile, che regalarono a Francesco Giuseppe un aeroplano militare: sicuramente non avevano capito molto delle sottigliezze della politica. Se pensiamo poi che la Chiesa cattolica aveva molti più motivi di attrito con l’Italia massone e laicista, possibile alleata di una Francia se possibile ancora più anticlericale, che con il vecchio Impero cattolico di Franz Joseph, possiamo capire come qualche prete veneto, alla notizia di Caporetto, si fregasse le mani al pensiero che “finalmente tornava il nostro Imperatore”. Nelle zone di confine, non furono pochi i preti, soprattutto di lingua slovena ma non solo, deportati per sospetto spionaggio in favore dell’Austria. Si trattava ovviamente paranoie da militari o piccole vendette private di compaesani, mentre molto più reali furono gli attentati a navi da guerra italiane, centrali elettriche, fabbriche di munizioni, organizzati dai servizi segreti imperiali utilizzando personale italiano, sia di passaporto austriaco, sia arruolato in loco. Questi sabotatori agivano per lo più per motivi personali, e la rete fu smantellata grazie soprattutto a un autentico professionista dell’effrazione, un ex scassinatore che violò la cassaforte del consolato austriaco di Zurigo dove erano custodite – si fa per dire – le informazioni sulle spie. Tornando alla posizione dei cattolici, benché tanto Pio X quanto Benedetto XV fossero sospettati di essere filo-austriaci, la posizione del Vaticano, e di rimando quella della maggior parte del clero, fu di neutralità e pacifismo, fatta salva la vicinanza umana e l’assistenza ai combattenti. Quanto alla gente comune, generazioni di maestri elementari avevano esaltato le guerre del Risorgimento, ma si sa che i discorsi fatti dalla cattedra tendono a scivolare via, mentre facevano molto più effetto le pubbliche proteste degli emigranti che tornavano dalla Germania infuriati con la politica del nostro Governo al punto che qualche esaltato prometteva di infilare la prima pallottola datagli in dotazione nella schiena del suo ufficiale; a questi emigranti, soprattutto veneti, per motivi di vicinanza, l’Austria e la Germania avevano dato il lavoro che in Italia non si trovava; di qui gli ironici applausi e i “viva l’Austria, viva la Germania!” che si sentivano nelle manifestazioni. A Montagnana, nel 1914, si ricorda una dimostrazione contro la guerra che coinvolse oltre 3000 partecipanti e richiese l’intervento del presidio militare. Ma italiani, sia pure a modo loro, erano anche i trentini, i friulani orientali, i triestini, gli istriani e i dalmati costretti a combattere per la loro patria di allora, esattamente come i loro e - nostri - nonni avevano combattuto in divisa austriaca nel 1866. In particolare, si ricorda la sorte dei 60.000 trentini partiti per lo più per il fronte russo, dove l’esercito imperiale subì una serie di terribili disfatte, con episodi di cedimento morale, soprattutto da parte dei soldati di lingua slava e rumena. I trentini non ci andarono sicuramente cantando di gioia, anche perché erano guardati con sospetto, a volte umiliati perché considerati potenziali traditori, ma si batterono con il consueto coraggio dei bravi montanari. Moltissimi di loro, però, furono fatti prigionieri, come del resto avvenne in tutta l’armata dei Carpazi. Il governo italiano si mosse allora presso quello russo suo alleato per farli giungere in Italia via mare; poi però arrivò la rivoluzione del ‘17 e quindi l’Armistizio della nuova Russia sovietica con gli Imperi Centrali, e alcuni di questi “irredenti” dovettero essere evacuati attraverso la Transiberiana fino alla Concessione italiana in Cina di Tien-Tsin. Nel caos, alcuni si persero o combatterono nella guerra civile, in genere dalla parte dei “bianchi”. Un bellissimo racconto di Mario Rigoni Stern, In un villaggio sepolto nella balca, parla proprio di un alpino trentino che, durante la ritirata di Russia del ‘43, finisce in un’isba dove, per un incredibile caso, incontra suo padre, ex militare asburgico, che si era formato una nuova famiglia in Russia, mentre in Italia veniva dato per disperso. Quando le cose iniziarono ad andare male per l’Impero, e spesso anche prima, non fu difficile per le potenze dell’Intesa reclutare disertori delle etnie minoritarie con la prospettiva di far ottenere loro l’indipendenza. Gli stessi austriaci di lingua tedesca guardavano ormai più alla Grande Germania che all’Impero, così come da parte loro i magiari sognavano la Grande Ungheria. Non è quindi un paradosso se i migliori combattenti di parte austriaca furono i bosniaci, slavi musulmani circondati da un mare di cattolici e ortodossi, che si dimostrarono fedelissimi alla Monarchia oltre che soldati duri e temuti. E un altro popolo senza patria, gli ebrei, ebbe più di un motivo per guardare con tristezza la decadenza e la fine degli Absburgo. Curioso destino quello della Casa d’Austria: l’ultimo imperatore, il devotissimo Carlo I, è stato fatto di recente beato dalla Chiesa, eppure a piangere sulla sua fine furono ebrei e musulmani… Alberto Costantini www.grafichestella.it T. 0442 601730 periodico indipendente www.ilbassoadige.it e-mail: [email protected] FONDATO NEL 1979 Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE Direttore editoriale: GIANNI GALETTO Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona. Sede in Legnago (VR) - Corso della Vittoria, 36 Pubblicità tel. 349 3157148. Foto di Paolo Pravadelli. Grafica, impaginazione e stampa: Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR) “Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile 6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il cui Consiglio Direttivo è così composto: Presidente: Presidente Onorario: Vice Presidente: Segretario: Consiglieri: Gianni Galetto Alessandro Belluzzo Francesco Occhi Giuseppe Mutti Armandino Bocchi Renzo Peloso Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 6 periodico indipendente 10 ANNI DI GEMELLAGGIO PER UNIRE CASTAGNARO E Fischbachau Foto D. Montagnana Galetto con alcuni componenti del direttivo. Dalle 22 concerto della Banda Filarmonica e del Gruppo musicale di Fischbachau. Dalle 22 invece per i giovani, ritrovo in saletta per un party di musica tutto dedicato a loro. Domenica 1 giugno dalle 9.30 in poi, nella Sala polifunzionale di Menà, saggio musicale della Scuola di musica del professor Massimiliano Negri e, alle 11, messa solenne nella chiesa di Menà cantata dalle corali di Menà, di Castagnaro e di Fischbachau in un tripudio di musica ed emozioni. Alle 12 aperitivo in Sala polifunzionale a Menà offerto dall’AVIS e breve commemorazione per Franco Giuseppe l’ideatore del gemellaggio scomparso prematuramente e, al termine, pranzo di saluto in Sala polifunzionale di Castagnaro con il commiato agli amici gemellati tedeschi. “E’ stato un grande momento che ha messo in luce gli ottimi rapporti che esistono tra le due comunità- ha esordito il sindaco di Castagnaro Andrea Trivellato- ed aver avuto con noi alla festa anche i due sindaci che 10 anni fa hanno sancito il gemellaggio, è segno di continuità. Sono stati in 150 a venire a trovarci ed il nostro comune è orgoglioso di questa amicizia che ha permesso anche l’avviarsi di vari contatti a diversi livelli. Saremo noi ora a contraccambiare la visita e lo faremo molto motivati”. “Il mio grazie va a tutte le persone che hanno lavorato alla buona riuscita di questi tre giorni –ha concluso Biasio- abbiamo lasciato un bellissimo ricordo in tutti loro ed è stata una grande testimonianza di come essere gemellati voglia dire essere veramente uniti”. Francesco Occhi Foto V. Haensel to offerta dall’Amministrazione Comunale ed inaugurazione di una Mostra di pittura tra artisti italiani e pittori tedeschi per una collettiva artistica Castagnaro/Fischbachau; sabato 31 maggio già dalle 8.30, i 150 tedeschi si sono divisi in vari gruppi con visita degli studenti tedeschi alla Scuola media di Castagnaro, una mini podistica presso il Centro sportivo degli alunni delle Scuole Elementari, visita di Castagnaro e dei paesi limitrofi, gita in bicicletta di 25 km lungo le Grandi Valli Veronesi e visita turistico/culturale guidata a Montagnana e alla Cantina Sociale di Merlara. Alle 13 pranzo per tutti in Sala polifunzionale e, dalle 15 in poi, Giochi Insieme, giochi, divertimento ed esibizioni allestiti sia dagli amici tedeschi, sia dagli italiani. Alle 17, premiazione degli elaborati grafici, audiovisivi o temi dei ragazzi delle scuole, in base al concorso sul tema del gemellaggio con intrattenimento musicale del gruppo strumentale della Scuola Media di Castagnaro. Alle 18.30 Concerto della Banda Filarmonica di Castagnaro e, alle 20.30, Cena di Gala con le istituzioni e per tutta la gente del paese in Sala polifunzionale a cui era presente anche il Presidente de “Il Basso Adige” Gianni Foto F. Occhi è stata una tre giorni indimenticabile sia per i paesi di Castagnaro e Menà, sia per i 150 ospiti di Fischbachau (cittadina tedesca) che da venerdì 30 maggio e fino a domenica 1 giugno, hanno visitato il comune di Castagnaro per festeggiare e solennizzare i 10 anni del gemellaggio tra i due comuni. Ed in effetti la festa per questi 10 anni di unione tra la cittadina tedesca e quella veronese, sono stati non solo proficui ma quasi entusiasmanti. Così, per vivere assieme tre giorni da veri amici, il Comitato per il Gemellaggio cioè gli Amici di Fischbachau, hanno organizzato tutto nel migliore dei modi per dare una solenne accoglienza agli amici d’oltralpe. “è vero dice soddisfatto il presidente del Comitato Franco Biasio- un’amicizia così bella, sana e genuina doveva essere festeggiata nel migliore dei modi ed ecco che, grazie alla sinergia con il Comune, le associazioni Pro Loco, Gruppo Alpini, Avis di Castagnaro e Menà, Gruppo Podistico San Nicola, Istituto Comprensivo, le parrocchie di Menà e di Castagnaro e tanti altri volontari e associazioni, siamo riusciti ad organizzare tre giorni intensi e molto belli per far conoscere ed apprezzare a tutti la nostra terra”. Ed in effetti dal loro arrivo e per tre giorni di fila, il programma è stato intensissimo. Venerdì 30 maggio arrivo a Castagnaro e cena di benvenu- BIBLIO FILIA - ALLA SCOPERTA DEI LIBRI di Sergio Bissoli - Parte 37 I GRANDI SCRITTORI ITALIANI DIMENTICATI FRANCO CALABRESE (Ancona 1920) Tratto dal romanzo: UN AMORE PER LA LUNA D’INVERNO (Editore Rebellato, 1970). Talvolta, a freddo, mi mettevo a esaminare il personaggio me stesso e lo trovavo grottesco: io, alla mia età, più sfrenato d’un ragazzo, perso dietro quell’amore senza logica e senza speranza, frutto della disperazione, figlio della solitudine, che aveva generato nuovi dolori e nuove solitudini; quell’amore strano, incalzante, dolcissimo, dolente, fuggitivo, clandestino, solare, ardente, crepuscolare, che mi aveva rinnovato e distrutto, che mi aveva riconciliato alla vita e distaccato dal mondo, che mi aveva riempito l’anima di musica e di pianto. Certe volte, da solo a solo, chinandomi nello specchio del cuore, mi chiedevo: dove vado? dove andrò? dove mi porterà questa storia? E non trovavo risposta. Siamo soli, disperatamente soli, di fronte all’amore, come dinanzi alla morte. Nessuno può risponderci nel vento che ci mulina intorno, nessuno può aiutarci nell’incendio che crepita, nessuno può medicare la febbre che ci divampa dentro. E, cosí, mi aggiravo, inquieto e triste, per le strade della cit tà, senza pace, sempre solo, mai solo, maledicendo e benedicendo in cuor mio l’amore che mi faceva soffrire e gioire, e a nessuno avrei potuto affidare le pene del cuore cosí prossimo alla felicità e alla follia. ******** Che cosa stupenda e pericolosa, che giocattolo misterioso e su blime, che animalucolo tenero e crudele, sfrontato e romantico, pensavo, è la donna. Ella è stata creata per l’allegrezza, il tormento, la dannazione, la gioia, la festa, il dolore dell’uomo. E sempre l’uomo ha bisogno di lei, della donna, dalla culla alla bara, di lei, stranissima indecifrabile creatura della terra, piccola madonna di creta e di carne, strumento d’amore, di maledizione, di pena, di piacere, sempre di lei ha bisogno l’uomo. Da piccolo, la mamma, la santa infermiera dei primi passi, delle prime gioie, delle prime parole, delle prime lacrime sulle strade del mondo. E piú si va avanti nella vita, piú si ha bisogno di lei, della mamma, e sempre fino alla morte, e, quando lei è morta, non ci sarà mai nessuna donna che possa prenderne il posto, e il vuoto di lei sarà sempre un abisso, una voragine nel cuore dell’uomo. E, poi, appena si lascia la beata oasi dell’infanzia, la donna, con le sue moine, i suoi capricci, le sue gonnelline colorate, i suoi vezzucci, comincia a farti tremare il cuore in petto, a farti rigirare per la strada, a farti perdere la pace e il sonno, a farti desiderare soltanto e sempre una donna, una donna morbida e calda, come una febbre, una follia nuova, immensa, strana, dolcissima e terribile. E poi, fra le tante - sono tante le belle donne che fanno impazzire e tutte diverse e tutte possono offrire e accettare l’amore, bionde, brune, giovani, piú giovani, meno giovani, sono tutti fiori che camminano e vorresti prenderne da tutte il profumo, da ognuna un po’ di miele - e, poi, fra tante, ne scegli una, una per la vita, una che ti ami, che si lasci amare, che dorma con te, ogni notte, che divida con te pane e lacrime, che ti schiuda il grembo umido e caldo ogni volta che vuoi, per affogarvi la tristezza e la disperazione dei lunghi giorni uguali. periodico indipendente Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 7 ARTE GASTRONOMIA E BENEFICENZA Domenica 18 maggio 2014 alle 18.30 a Cerea, presso la gastronomia di Luca Faggioni, si è tenuto un evento singolare che ha visto protagoniste arte, gastronomia e beneficenza. Infatti l’artista ceretano Gabriele De Berti ha presentato 10 suoi lavori, ciascuno dei quali era abbinato ad un prodotto gastronomico tipico, ed ha gentilmente offerto uno dei suoi quadri per un’asta di beneficenza a sostegno di un’iniziativa promossa da Slow Food. Dapprima Matteo Merlin, fiduciario di Valli Grandi Veronesi, ha illustrato il progetto di Slow Food for Africa: 10.000 orti per coltivare il futuro. è un’iniziativa che ha come scopo quello di promuovere il diritto alla sovranità alimentare delle comunità locali dell’Africa. Gli strumenti del riscatto africano sono questi: la conoscenza del proprio patrimonio di varietà, di razze locali, di prodotti agroforestali, la valorizzazione della gastronomia africana che ha mille sfaccettature. I 10.000 orti rappresentano questo riscatto. Attualmente ne sono stati realizzati 1.000 ma, nei prossimi quattro anni, si vorrebbe appunto raggiungere l’ambizioso traguardo di 10.000 anche grazie ai contributi raccolti durante vari eventi. Successivamente l’artista Gabriele De Berti, visibilmente emozionato, si è presentato al pubbli- (segue dal numero precedente) co. Geometra, 49 anni ceretano doc, da sempre appassionato di fotografia (molti dei suoi quadri sono trasposizioni su tela di fotografie) nell’ultimo anno ha deciso di sperimentare la pittura. In questa sua prima mostra sono state esposte 10 opere: due sono dedicate all’Avana (in omaggio alla moglie) e le rimanenti riguardano Cerea. De Berti ha utilizzato una tecnica mista ( olio, acrilici, ecc.) ed è autodidatta. Ha voluto definire questa sua prima esposizione “Senza Tempo” proprio perchè le opere presentate non hanno una collocazione temporale ben definita. L’esperto d’arte Antonio Camardi ha sottolineato come De Berti abbia seguito un processo creativo al contrario: è partito dall’astrattismo (nessuna opera di questo tipo era però esposta) per arrivare al figurativo mentre, di solito, avviene l’opposto. Egli ha poi messo in evidenza che la cifra pittorica non è ancora ben definita, spicca spesso il concetto dell’incompleto, quasi come Gabriele stesse ancora cercando la sua “ strada artistica”. Charlie, noto pittore e critico d’arte, ha così commentato questa esposizione. “Significativo l’esordio artistico di Gabriele De Berti. In questo percorso egli ci propone, attraverso le sue sperimentazioni, quei concetti che aspirano ad elevare la quotidianità in ambiti più riflessivi. Dai suoi fermo immagine, dai suoi flash possiamo cogliere l’evidente provenienza tecnico-stilistica dell’autore che, attraverso la luce stagliata con impeto su fredde campiture nero-bluastre nobilita le strade e le imponenti architetture dei palazzi periferici di L’Avana, oppure allo stesso modo della città Caraibica, quelle dei cantieri e delle case in costruzione della nostra provincia”. Io, osservando i 10 lavori esposti, ho notato alcune cose: anche in queste opere, che Gabriele realizza per hobby e con passione, è presente una componente del suo lavoro. Molti quadri, infatti, rappresentano palazzi costruiti o in costruzione. In secondo luogo, in molti di essi, è presente un forte contrasto cromatico: cio che è ancora incompiuto, in fieri è rappresentato in bianco e nero; ciò che è definito è invece caratterizzato da un’esplosione di colori. In particolare il quadro messo all’asta per beneficenza raffigura un palazzo in costruzione, appunto grigio-nero, a cui fa seguito una miscellanea di colori vivacissimi che catturano lo sguardo. Terminata l’asta vi è stata la degustazione di prodotti gastronomici di alta qualità offerti, appunto, dalla gastronomia Faggioni. è stato un evento unico per Cerea e speriamo che non rimanga una caso sporadico ed isolato. Mariapia De Carli Se volete esprimere il vostro parere su questo o altri argomenti trattati in precedenza mandatemi una mail a: [email protected] STORIA DELLA LIRA di Pierantonio Braggio - Parte 6 • 1959: la lira è forte, diventa, purtroppo, solo provvisoriamente, moneta di riserva e si vede assegnato il premio internazionale “Oscar delle monete”. Diciamo “provvisoriamente”, perché, per errate politiche, nei decenni successivi, la lira perderà continuamente di valore…, rispetto al dollaro americano, al marco tedesco ed alle altre valute europee. Nel 1956, un marco tedesco, valeva 146 lire e, nel 1992, 2200 lire… Ripreso un po’ di fiato e facendo parte la lira del Serpente Monetario Europeo, un ECU corrispondeva, nel 1996, a 1950 lire… • Le monete e le banconote sono semplici mezzi di scambio o di pagamento, ma, quantunque non siano spesso bene osservate e trattate da chi le tiene in tasca, pensando egli, ovviamente, esclusivamente ad utilizzarle, esse hanno pur sempre molto di artistico da mostrare: le loro vignette. Esaminando la nostra monetazione e la nostra cartamoneta, non si può fare a meno di rilevare che esse presentano raffigurazioni di ottima qualità, sia dal punto di vista artistico che estetico: due elementi molto evidenti, sia nelle emissioni del Regno che della Repubblica, della quale il biglietto più straordinario è certamente il pezzo da 500.000 lire, il valore più alto, emesso nella storia della lira, con il suo bel “Raffaello”… Una vera opera d’arte, che meriterebbe d’essere incorniciata, quale biglietto da visita delle nostrane ed importanti capacità artistiche. Peccato, che tale pezzo, 1997, non abbia goduto di un periodo di circolazione consono alla sua eccezionale bellezza, dalla quale emergono vigorosamente, oltre allo straordinario artista “Raffaello”, “Galatea” trainata dai delfini, e “la Scuola d’Atene”… • Il 1° gennaio 2002, la lira cessa di esistere, dopo secoli di circolazione in forma di metallo e di carta e dopo avere attraversato situazioni economicofinanziarie di grande difficoltà, determinate da governi, guerre, congiunture economiche e svalutazioni. Ad essa subentra l’euro, ad un cambio fisso ed irrevocabile di 1936,27 lire per unità monetaria europea, che diventa nostra e quotidiana moneta. Con il che, facciamo parte del grande complesso di ben diciassette Paesi a moneta unica, mirante ad una stabilità, che dipende necessariamente da un’Europa “politica”, che non c’è e che va creata. Da essa ed in essa, devono essere fissate regole comuni ed obbligatorie, in fatto di amministrazione finanziaria in ogni Stato-membro. Il “Patto per l’euro” del marzo scorso è un buon passo avanti. Quanto al cambio fisso, applicato nel 2002 per il passaggio dalla lira all’euro – e questa è pure storia della lira – qualcuno ritiene che si sarebbe dovuto preferire un cambio di 1500 lire per euro. Tale rapporto, tuttavia, avrebbe frenato gli investimenti in Italia e le nostre esportazioni, sebbene, in verità, con esso, su ogni 100.000 lire cambiate, si sarebbero potuto ottenere 15,02 euro in più. Fatto, questo, che però non ci avrebbe assolutamente salvato da quella speculazione immediata e selvaggia, che ha fatto passare, d’un tratto, da 1000 lire ad 1 euro – quasi 2000 lire – il costo d’un determinato prodotto, diminuendo del 100%, quindi, il nostro già basso potere d’acquisto. • Uscendo dai limiti storici, strettamente relativi al percorso della “lira”, conviene segnalare che: – una moneta “lira” circola fra il 1812 ed il 1813, nel Regno delle Due Sicilie, essendo re Gioacchino Napoleone Murat (1808-1815); – l’Austria, nell’ambito del Regno Lombardo-Veneto (1815-1866) e, nel 1918, dopo Caporetto, nel Veneto occupato sino alla linea Piave-Grappa, usa la voce “lira”, per la sua locale e provvisoria moneta; – l’attuale unità monetaria di Turchia è, dal 1933, la “lira turca”; – la Gran Bretagna – la cui moneta denominiamo in italiano “lira sterlina”, perché derivante dalla “libra” del sistema carolingio, pone in circolazione, nel 1943, banconote in “lire”, in lingua inglese, nella Tripolitania, parte settentrionale della Libia, conquistata all’Italia; – lo stesso fanno gli Stati Uniti d’America con proprie banconote in “lire”, con scritta “Italy”, in occasione della loro occupazione dell’Italia, fra il 1943 ed il 1945; – biglietti in “lire”, parte dei quali, con scritte in slavo, e, parte, con scritte in tedesco, vengono emessi, nel 1944, in Slovenia e nella costa di Dalmazia, occupate da italiani e da nazisti; – anche Josip Broz Tito, presa la Jugoslavia, emette nel 1945 nei territori italiani d’Istria, di Fiume e del Litorale, banconote in “lire”; – usano la lira, sino al 2002, anche la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano. La “lira”, dunque, ha una sua lunga storia, durata come accennato sino a tutto il 2001. Storia che, oltre ad essere documentata da leggi, lo è anche dalle belle monete e dalle straordinarie banconote, attraverso le quali essa ha circolato. La “lira” ha contribuito alla crescita, sia pure difficile e lenta, del Paese ed è, quindi, parte integrante della nostra cultura. Un’azione politica, negli ultimi quattro decenni ante 2002, meno condizionata dalla demagogia, avrebbe conferito alla “lira” una vita migliore e maggiore dignità, annullate da un costantemente crescente debito pubblico, che, dal 35% dei primi anni Settanta, è oggi al 120% del PIL, superando i 2000 mld di euro. Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 8 periodico indipendente QUEST’ANNO LA BORSA DI STUDIO LUIGI CARMAGNANI NON SARÀ ASSEGNATA Luigi Carmagnani, il professore legnaghese caduto da eroe in Russia, alla cui memoria venne istituita una “borsa di studio perenne” per alunni bisognosi meritevoli, quest’anno non sarà ricordato nell’abituale cerimonia di inizio anno scolastico 2014-15. L’Istituto bancario, che nel 2008 aveva assunto l’impegno di portare avanti questa lodevole iniziativa sociale, ha deciso di sospendere l’erogazione di 1.500 € all’anno che da allora elargiva. La notizia, comunicata ai dirigenti scolastici telefonicamente da un funzionario della banca in questi ultimi giorni di scuola, deriva da valutazioni e scelte prioritarie del C.d.A. della stessa. Rispetto per la decisione, ma è da chiedersi se un investimento così contenuto per una finalità socialmente così rilevante, possa essere messo in discussione e cancellato. Questa la storia della borsa di studio Luigi Carmagnani. Istituita nei primi anni sessanta con una mobilitazione popolare senza precedenti, era stata erogata per più di trent’anni ma negli anni novanta veniva sospesa per esaurimento fondi. Nel gennaio 2008, a seguito della ricerca storica del L’APPELLO DI GIORGIO SOFFIANTINI legnaghese Giorgio Soffiantini, venne presentato il libro che consentì di far riemergere la figura del professore di Porto: “Luigi Carmagnani, Lettere dalla Guerra (1940-41), Campagne militari di Jugoslavia e Russia”. Al Teatro Salieri fu realizzata una memorabile presentazione, con più di cinquecento persone, autorità comunali, provinciali, Associazione dei Fanti, etc. e il responsabile dell’Istituto di Credito annunciò che la borsa di studio in memoria del professore era stata ripristinata, con un’erogazione annuale di 1.500 € a favore del miglior alunno della terza media di Legnago. E questo per sempre. Ora invece, dopo appena cinque anni, ci si ritrova punto e a capo. L’assegnazione della borsa di studio Luigi Carmagnani era divenuta l’appuntamento più significativo per i ragazzi e le famiglie delle medie di Legnago e frazioni, e dal 2009 alla presenza di circa 400 alunni veniva assegnata al più meritevole e bisognoso. Tutto ciò avveniva nel contesto di una significativa cerimonia, molto seguita dalla cittadinanza e con una visibilità notevolissima per l’ente erogatore. Giorgio Soffiantini è stato informato in questi giorni dai vertici scolastici della decisione dell’Istituto bancario e, sentito in proposito, riferisce che in qualche modo la palla gli sarebbe stata ripassata, ma ritiene che la cosa non può essere una questione sua personale. Soffiantini ha eseguito la ricerca storica, ha trovato lo sponsor per la pubblicazione del libro, stampato nelle duemila copie esaurite in poche settimane, si è occupato del progetto della lapide al Cotta che era stata danneggiata, ha organizzato tutte le presentazioni, inclusa quella annuale agli alunni delle medie, e riteneva che maggior garanzia di una banca non poteva esserci per il finanziamento di una borsa di studio. Ora invece la cosa si ripropone e quindi per proseguire con questo progetto, così nobile nelle sue finalità, serve un nuovo intervento. Giorgio Soffiantini lancia pertanto un appello a tutte le persone di Legnago che ricordano la figura del professore legnaghese eroe in terra di Russia, a tutti coloro che hanno vissuto l’emozionante serata al Teatro Salieri, alle istituzioni locali e provinciali che erano presenti, agli Istituti scolastici Liceo Cotta, Scuole Medie Frattini, Barbieri, Cavalcaselle, all’Associazione dei Fanti, affinché si possa risolvere definitivamente il problema del finanziamento della borsa di studio Luigi Carmagnani, identificando un nuovo sponsor o co-finanziando annualmente l’iniziativa con soggetti vari. In fondo se più enti (Comune, Scuole, Aziende, etc.) decidessero di aderire all’iniziativa la cifra annuale da elargire cadauno diverrebbe abbastanza relativa. Il Cinema si celebra in SetÚbal (Portogallo) per la 30a FESTROIA (6 – 15 Giugno 2014): 188 film, 40 paesi In 10 giorni, 188 film, provenienti da oltre 40 paesi, saranno proiettati in Setúbal , al Forum Luísa Todi, l’ Auditorio Municipale Charlot e l’ Auditorio José Afonso. Per questa 30a edizione il paese omaggiato è la Germania, e saranno presentati 35 film tedeschi - 21 lungometraggi e 14 corti. “Stations of the Cross” di Dietrich Brüggemann, presentato al Festival di Berlino e vincitore dell’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura e Premio FIPRESCI, avra l’onore di essere il film d’apertura al Forum Luisa Todi. Poiché si tratta di una doppia serata, “BANKLADY”, di Christian Alvart, inserito nella sezione “Based On”, sarà il secondo film ad essere proiettato. All’Auditorium Charlot, i film in programma sono “LIFE’S NO PIECE OF CAKE” di André Erkau, seguito da “OH BOY”di Jan Ole Gerstner. Sicuramente una notte del grande cinema tedesco. La vetrina tematica di questa edizione, dal titolo “Based On”, è la più poderosa mai programmata e comprende 20 lungometraggi europei. I film sono basati su storie vere o romanzi. Una forte vetrina a cui nessuno sarà indifferente. I due episodi della mini serie tv “O Segredo de Miguel Zuzarte”, scritti da Mário Ventura, faranno parte di questa sezione. Ci saranno 45 film in concorso, suddivisi tra la “Official Section”, the “First Works” and the “Man and His Environment”. Con una selezione molto forte, il Concorso Ufficiale propone il Portogallo con una co-produzione “BLACK DIAMONDS”, ma ci sono anche altri contendenti, come “IN ORDER OF DISAPEARANCE”, che porta ancora una volta insieme Hans Petter Moland e Stellan Skarsgård, premiati con 4 Dolphins nel 2010, tra cui Miglior Film. In quest’ultimo caso hanno collaborato con l’attore svizzero Bruno Ganz. Un altro vincitore di diversi premi a Festroia è Dome Karukoski, che dalla Finlandia porta il suo ultimo film “HEART OF A LION”, una commovente storia attuale. Il concorso sarà anche caratterizzato da un’insolito western europeo “THE DARK VALLEY”, una coproduzione tra Austria e Germania. Altre due commedie (oltre a “IN ORDER OF DISAPEARANCE”) cercheranno di alternare una sezione potente e talvolta drammatica: “CUPCAKES”, una parodia israeliana della Eurovision Song Contest, e Vinko Bresan con “THE PRIEST’S CHILDREN” dalla Croazia. Per i più piccoli, Festroia ha programmato un buon numero di film e il panorama giovanile si compone di 7 lungometraggi che saranno proiettati l’ultimo fine settimana del Festival. The ”Kids Panorama” dispone di 7 cortometraggi che delizieranno i più piccoli la mattina del 10 e del 12, all’Auditorio Charlot. Le Scuole materne interessate devono effettuare la prenotazione. Per festeggiare i suoi 30 anni il Festival ha invitato solo vincitori Dolphin per la giuria ufficiale: Jos Stelling (Paesi Bassi) - Career Achievement Dolphin; Shemi Zharin (Israele) – Delfino d’Oro per il Miglior Film e Delfino d’Argento per la Miglior Sceneggiatura; Ingvar Sigurdsson (Islanda) - Delfino d’Argento per il miglior attore; Monika Hilmerova (Repubblica Ceca) - Delfino d’Argento per la migliore attrice; Anca Damian (Romania) - Delfino d’Argento per il Premio Speciale della Giuria; Karel Fairaisl (Repubblica Ceca) - Delfino d’Argento per la Migliore Fotografia. Quest’anno, il festival rende omaggio anche al produttore portoghese Paulo Branco che ha al suo attivo più di 270 film a livello internazionale. Paulo Branco rappresenta un punto fermo per numerosi cineasti che sono riusciti con lui ad imporsi sulla ribalta dei più importanti festival. Festroia presenta una piccola vetrina di sua scelta. Roberto Tirapelle periodico indipendente Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 Gli appuntamenti dell’estate al Castello Bevilacqua 9 Al Castello Bevilacqua mistero e delitti non vanno in vacanza e ti aspettano venerdì 27 giugno alle ore 20.30 per la Cena con delitto “L’ispettore L. Volpe e il caso Gennari”, (prezzo a persona 49,00 euro, bevande incluse, su prenotazione). Il giallo va in scena e voi siete i protagonisti dell’intrigo. Potete indossare i panni di Sherlock Holmes, Monsieur Poirot o Miss Marple e divertirvi a scoprire indizi e smascherare l’assassino. Durante la serata il fasto dei saloni del Castello di Bevilacqua si tinge di giallo e fa da scenografia al mistero, dando vita ad un gioco deduttivo nel quale una compagnia di attori mette in scena per gli ospiti la trama di un vero enigma. A completare la serata il menù proposto dai nostri chef, che propongono i migliori prodotti del territorio e un’interpretazione sempre innovativa della cucina veneta. CENA CON DELITTO Venerdì 27 giugno 2014 – ore 20.30 Antipasto Burratina su insalatina di pomodori datterini, olive taggiasche Roi e basilico fresco Primo piatto Gnocchetti sardi con fagiolini e patate novelle con pesto alla genovese su coulis di pomodoro Secondo piatto Trancio di Flank Steak australiano con pesche gialle nettarine e spiedo di verdure profumate al timo Dessert Millefoglie con crema al mascarpone, cioccolato a scaglie e fragole di Bonavigo Caffè, acqua, vino in bottiglia Costo a persona € 49,00 compresi acqua e vino (su prenotazione) Al Castello Bevilacqua la passione e l’attenzione per la buona cucina e il buon vino non si perdono mai. Il Ristorante All’Antica Ala vuole farvi riscoprire la bellezza del primo giorno della settimana con un menù preparato in bella vista nel suggestivo chiostro del castello, illuminati e coccolati dal chiarore della Luna. I profumi e i sapori dei vostri piatti saranno esaltati da ottimi vini che il sommelier del castello vi saprà consigliare. A partire da lunedì 7 Luglio, e per tutti i lunedì d’estate, il ristorante All’Antica Ala vi aspetta con uno speciale menù: IL GIORNO DELLA LUNA NEL CHIOSTRO Ogni lunedì d’estate dalle ore 19.30 Entrée della casa Crudo di Montagnana con palline di melone bianco Antipasto Insalatina di rucola selvatica e ravanelli con gamberetti crudi e mayo leggera al lime Primo piatto Ravioli fatti in casa ripieni alle ortiche e bufala saltati ai semi di papavero e burro salato Secondo piatto Filetto di manzo al pepe verde Dessert Granatina artigianale accompagnata da frutta in bella vista Caffè, acqua, vino in bottiglia Costo a persona € 49,00 compresi acqua e vino (su prenotazione) Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra nuova destinazione nel cuore della storia. Regalatevi un soggiorno in una delle 7 splendide junior suite, e scoprite i nostri pacchetti Classic, Romance, Wellness e Gourmet. Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti i giorni dal lunedì sera alla domenica, per un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le tipicità della tradizione locale, in un’ottica di valorizzazione dei prodotti del territorio. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 - [email protected] - www.castellobevilacqua.com 10 Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 periodico indipendente di Montagana FilialeFiliale di Montagnana Tel. 0429 179300 [email protected] Filiale di Terrazzo Filiale di Albaredo Tel. 045 7000200 [email protected] Filiale di Urbana Filiale di Bevilacqua Tel. 0442 93622 Filiale di Cerea [email protected] Filiale di Bonavicina Tel. 045 7155199 Filiale di Casale Di Scodosia [email protected] Filiale di Bovolone Tel. 045 6902097 Filiale di Bovolone [email protected] Filiale di Merlara Filiale di Casale di Scodosia Tel. 0429 878000 [email protected] Filiale di Legnago Filiale di Cerea - Tel. 0422 320745 [email protected] Filiale di Megliadino San Filiale di ColognaFidenzio Veneta - Tel. 0442 411624 [email protected] Filiale di SanaiPietro Di045 Legnago Filiale di Cologna Colli - Tel. 6152033 [email protected] Filiale di Isola della Scala - Tel. 045 6631266 [email protected] Filialedidi Minerbe Filiale di Bevilacqua Filiale di Roveredo Guà - Tel. 0442 468511 Filiale di Legnago - Tel. 0442 631603 [email protected] [email protected] Filiale di Bonavicina Filiale di San Bonifacio Filiale di San Bonifacio - Tel. 045 7611900 Filiale di Lonigo - Tel. 0444 437031 [email protected] Filiale di Cologna Veneta Filiale di [email protected] San Giovanni Lupatoto Filiale di S. Giovanni Lupatoto - Tel. 045 8753684 Filiale di Mantova - Tel. 0376 244950 Filiale di Mantova Filiale di Verona [email protected] [email protected] FilialeFiliale di S. Pietro di Legnago - Tel. 0442 28900 Filiale di Minerbe - Tel. 0442 641777 di Santo Stefano di Filiale di Villafontana [email protected] [email protected] Zimella Filiale di S. Stefano di Zimella - Tel. 0442 490192 Filiale di Merlara - Tel. 0429Scala 85474 Filiale di Isola Della [email protected] [email protected] Filiale di Porto Mantovano Filiale di Roveredo Di Gua’ Filiale di Terrazzo - Tel. 0442 95777 Filiale di Megliadino S. Fidenzio Filiale di Lonigo [email protected] Tel. 0429 841184 - [email protected] Filiale di Villafranca Filiale di Urbana - Tel. 0429 878787 Filiale di Nogara - Tel. 0442 511437 Filiale di Padova [email protected] [email protected] Filiale di Pressana Filiale di di Verona - Tel. 045 8059611 Filiale di Padova - Tel. 049 656480 Filiale Colognola Ai Colli Filiale di Nogara [email protected] [email protected] di Albaredo Filiale diFiliale Villafranca - Tel. 045 6305847 Filiale di Porto Mantovano - Tel. 0376 1724100 [email protected] [email protected] Filiale di Pressana - Tel. 0442 85766 Filiale di Villafontana - Tel. 045 7146155 [email protected] [email protected] IC10553 Crediveneto risponde in maniera semplice, immediata ed economica alle esigenze di liquidità delle imprese agricole tramite una linea di credito rotativa a condizioni agevolate. 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L’opera del grande ‘cantastorie’ afroamericano: organizzata da Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Gordon Parks Foundation e Contrasto, l’esposizione presenta circa 160 immagini in bianco e nero e a colori, stampe moderne e molti vintage. Scomparso nel 2006 a 93 anni, Parks è stato fotografo, musicista, poeta, scrittore, regista (fu il primo afroamericano a dirigere un film per una major, nel 1969: Ragazzo la tua pelle scotta per la Warner Bros) e, a seguire, i film sul detective Shaft), attore: una personalità dallo straordinario eclettismo, che gli valse il soprannome di “Uomo del Rinascimento”. Considerato uno dei fotografi più importanti del ventesimo secolo, Parks è stato un narratore unico e instancabile degli Stati Uniti d’America. Attivo dagli anni ‘40 fino alla sua morte, attraverso le sue lenti è stato costantemente alla ricerca di immagini esemplari capaci di raccontare il suo Paese e la propria epoca, la difficoltà di esser nero in un mondo di bianchi, la segregazione, la povertà, i pregiudizi, le battaglie per i diritti civili. La sua opera sfugge dunque a semplici catalogazioni: la definizione che forse meglio rende merito alla sua varietà e complessità è quella di storyteller: Parks ha, come nella tradizione della storia orale, fatto della propria esperienza personale un tramite fondamentale di una narrazione autentica, legata al desiderio di affermare il proprio punto di vista sul mondo e di incidere sulla realtà. Amava affermare: “Le persone che vogliono usare una macchina fotografica devono avere qualcosa in mente, deve esserci qualcosa che vogliono mostrare, qualcosa che vogliono dire.” Nato nel 1912 in una famiglia povera di Fort Scott, in Kansas, acquista la sua prima macchina fotografica al banco dei pegni nel 1937, impara a usarla da autodidatta e dal ‘41 al ‘43 entra a far parte del celebre gruppo di fotografi, capitanato da Roy Striker, attivo per la Farm Security Administration , l’ente governativo istituito da Roosevelt per documentare fotograficamente l’economia agricola in trasformazione, negli anni della Grande Depressione. Conclusa questa esperienza, inizia a operare da freelance, alternando il lavoro per riviste di moda (soprattutto Vogue) a progetti di fotogiornalismo. Dopo che un suo reportage su una gang giovanile di Harlem, nel 1948, conosce un grande successo, Parks diventa il primo fotografo e scrittore afroamericano della celebre testata Life , per la quale racconta storie legate al razzismo, alla povertà, alla segregazione; e realizza intensi ritratti di scrittori, attori (nella gallery vediamo Ingrid Bergman e Sidney Poitier) e leader neri emergenti come Muhammed Alì, Malcolm X, Adam Clayton Powell Jr. e Stokely Carmichael. Federica Tirapelle Verona, Centro Internazionale di Fotografia agli Scavi Scaligeri. Fino al 28 Settembre 2014. La mostra, è promossa dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Verona, grazie a The Gordon Parks Foundation di New York, con l’organizzazione di Fondazione FORMA per la Fotografia e Contrasto. Linguaggi plastici del XX secolo “Scultura Lingua Morta” è il titolo che Arturo Martini volle dare a una breve raccolta di riflessioni, data alle stampe nel 1945: parlare della scultura del Novecento rende imprescindibile questa espressione che negli anni ha assunto il carattere di aforisma, ripresa nel 2003 da una fortunata mostra allestita al Mart e curata da Penelope Curtis per l’Henry Moore Institute di Leeds. In quell’evento, accanto ad alcuni maestri del ‘900 - Fausto Melotti, Arturo Martini e Lucio Fontana – si presentò un omaggio a Othmar Winkler. Undici anni dopo viene inaugurata presso la Galleria Civica a Trento una nuova significativa mostra: “Linguaggi plastici del XX secolo”, a cura dell’architetto Michelangelo Lupo, con cui il Mart approfondisce il tema della scultura scegliendo quali portavoce alcuni tra i più rilevanti interpreti trentini: Fausto Melotti, Alcide Ticò, Othmar Winkler, Eraldo Fozzer e Mauro De Carli, scomparso nel 2008 e mai adeguatamente valorizzato. Ad eccezione di quest’ultimo, si tratta di artisti nati nei primi anni del XX secolo che hanno privilegiato quale mezzo espressivo quello della scultura, in aperto contrasto con quanti negli stessi anni ritenevano la scultura un linguaggio antico, inadeguato alla narrazione artistica contemporanea. La Civica diventa per l’occasione un immaginario e inedito atelier collettivo, condiviso da importanti maestri del ‘900. Allestite come in un grande studio d’artista, infatti, le sculture dialogano con alcune fondamentali opere pittoriche, in un dialogo basato sulla tridimensionalità reale delle sculture con quella suggerita da tele a forte connotazione plastica. Si possono così ammirare alcuni capolavori provenienti dalle prestigiose collezioni del Mart di Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Mariano Fracalossi, Tullio Garbari, Alberto Magnelli, Piero Manzoni, Joan Miró, Enrico Prampolini, Alberto Savinio, Mario Schifano, Emilio Scanavino, Mario Sironi, Graham Sutherland ed Emilio Vedova. Come sottolinea in catalogo il curatore Michelangelo Lupo: “Questa mostra non ha la pretesa di ripercorrere tutta la carriera artistica di questi scultori, ma ricorda di loro i periodi più significativi, mettendoli a confronto (e qui ho accolto con piacere il suggerimento di Cristiana Collu) con alcune opere pittoriche dei maggiori interpreti del dibattito artistico nazionale presenti nelle collezioni del MART, che con le loro sculture hanno assonanze e rimandi”. La mostra sarà quindi l’occasione per approfondire la conoscenza di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei, per ripensare criticamente il secolo scorso e le sue correnti e, non ultimo, per scoprire alcuni angoli suggestivi e spesso poco noti di Trento e Rovereto dove molti di questi autori vennero chiamati a installare opere d’arte pubblica e monumenti. Ai visitatori viene infatti suggerito un vero e proprio percorso espositivo attraverso le due città trentine alla ricerca delle opere presenti in luoghi pubblici realizzate da Melotti, Ticò, Winkler, Fozzer e De Carli. Questo particolare viaggio parte idealmente dal Parco delle sculture del Mart, dove è esposta Scultura H (La grande clavicola) di Fausto Melotti, del 1971, e si conclude a Trento dove si trovano tre realizzazioni pubbliche di Mauro De Carli il cui anelito sociale si fa forte e drammaticamente espressionista. Completa la mostra un intervento site-specific di Davide Rivalta (Bologna, 1974) che invade la Galleria disegnando, direttamente su alcune pareti, grandi figure di animali. L’artista costruisce per masse e volumi, proprio come nella modellazione, aggiungendo e togliendo. Il disegno, come nelle più antiche rappresentazioni, si focalizza sul ritratto dell’animale, escludendo ogni riferimento al paesaggio. Fino al 14 settembre, data di chiusura della mostra, l’opera su entrambi i piani della Civica, si snoda creando sinergie e attriti con l’architettura della Galleria e con le opere esposte. Caterina Berardi Trento. Galleria Civica. Fino al 21 Settembre 2014. Info (Mart) 800 397760 Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 12 periodico indipendente CARMEN 2014: DA 100 ANNI IN ARENA Il 5 maggio del 1914 il Consiglio Comunale di Verona delibera di dare Carmen in Arena per il secondo “Festival dell’Opera Lirica”, concedendo l’utilizzo dell’Anfiteatro per tre anni (1914-1916), nei mesi di luglio e di agosto, al tenore Giovanni Zenatello ed all’impresario teatrale Federico Rovato. Purtroppo la prima guerra mondiale, oltre ad influire negativamente sull’andamento della stagione, interrompe anche la gestione ZenatelloRovato dopo il primo anno e l’opera in Arena riprenderà nel 1919 a guerra conclusa. Carmen è Maria Gay, già affermato mezzosoprano spagnolo, compagna di Zenatello, prima Amneris areniana in Aida. Difficoltà invece per trovare Don Josè, a causa “delle esagerate e paradossali pretese degli artisti italiani per cui si dovrà ricorrere a qualche grande tenore straniero” (dal giornale Arena 4-5 giugno 1914). L’occasione si presenta a giugno quando canta a Verona Amador Famadas, già famoso in Spagna, che viene subito scritturato da Rovato, concludendo così il cast con Sarah Fidelia Solari nel ruolo di Micaela, Domenico Viglione Borghese e Mattia Morro per Escamillo, Wanda Ferrario (Franquita), Ada Corbetta (Mercedes), Giordano Paltrinieri (Il Dancairo), Gaetano Morellato (Il Remendado), Luigi Mugnoz (Zuniga) e Angelo Algos (Morales). Direttore d’orchestra il M° Roberto Moranzoni, nato a Bari da una famiglia di origine veneziana. Maestro sostituto e direttore del coro Ferruccio Cusinati (Caldiero 1872 Verona 1954), molto conosciuto anche nella Bassa, per aver portato la famosa Banda di Castagnaro ai più alti traguardi nazionali ed internazionali. Le scene, costruite e dipinte da Bertini e Pressi, sono disegnate dagli architetti Ettore Fagiuoli veronese e Giovanni Greppi, milanese. Si può dire che la scelta di Carmen e di Maria Gay (nata Maria de Lourdes Lucia Antonia Pichot Girones) abbiano influenzato l’organizzazione, tanto che “molta Spagna autentica“ concorre all’allestimento dell’opera; dagli interpreti principali, allo splendido manifesto pubblicitario del pittore catalano Ramon Pichot Girones, fratello di Maria Gay, alle sei ballerine soliste del Liceo di Barcellona: Candida e Lionor Ortega, Angela e Lola Pros, Lola Tallador e Carmen Vozcerraiz, che, riferisce il Numero Unico Ufficiale, eseguono in costume “mavas” le “seguidillas” del secondo atto, il preludio e la farandola del quarto atto. Queste si affiancano alle 36 ballerine italiane, alle masse corali composte da 50 bambini, 180 coristi tra uomini e donne e 130 orchestrali (20 archi in più della scorsa stagione), e 300 comparse. Inoltre venti cavalli e dieci asinelli. Per iniziativa dell’Associazione veronese dei Commercianti e Industriali, che concorrono a finanziare l’Impresa Zenatello-Rovato con 30.000 lire (più 100.000 dal Comune di Verona) viene emessa una cartolina ufficiale, tratta dal manifesto di Pichot, venduta presso l’Impresa Federico Rovato al Teatro Ristori e all’Agenzia Scolari di via Mazzini, con la seguente presentazione: “ Sull’azzurro sfondo d’un cielo stellato, da una marea oscura ed imponente di pubblico s’aderge, sul candido sfavillar della luce elettrica, l’ala dell’Arena. Dinanzi audace e bella, le mani sui fianchi, elegante e perversa nella veste rossa come le rose sulle corvine chiome come il sangue che le freme nelle vene, è Carmen, voluttuosa e superba”. Ulteriore pubblicità viene diffusa da quattro cartoline ufficiali tratte dai quattro bozzetti di Fagiuoli e Greppi e stampate dalla Ditta Cavadini di Verona, nonché da due private, vendute dalla signora Paolina Gallone dell’Edicola di Piazza Vittorio Emanuele e da Ruggero Fabbro della Tipografia Marchiori. Otto le serate inizialmente programmate per Carmen, portate poi a dieci, il 15 e 16 agosto a prezzi dimezzati, pro-emigranti che rientravano dalla stazione di Porta Vescovo causa la guerra. La seconda edizione areniana di Carmen è programmata nel 1940, ma causa seconda guerra mondiale, viene annullata, come tutte le stagioni liriche in Arena e l’opera rientra in cartellone nel 1948, dopo 34 anni dalla prima del 1914, soprintendente Giovanni Zenatello. Interpreti principali Elena Nicolai, il cileno Ramon Vinay, che debutta in Arena con Otello e Don José, Benvenuto Franci e ancora Ferruccio Cusinati maestro del coro. Dirige Oliviero De Fabritiis, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Dopo gli anni cinquanta Carmen è sempre più presente nei cartelloni areniani. La troviamo nel 1955 col debutto veronese di Franco Corelli, che canterà anche nel 1957 e 1961 con Giulietta Simionato, Fedora Barbieri ed Ettore Bastianini. Con la regia di Sandro Bolchi ancora Simionato nel 1965, con Mirella Freni e Marcella Pobbe nel ruolo di Micaela. Nel 1970 con la regia di Luca Ronconi e scene di Pier Luigi Pizzi Carmen è Adriana Lazzarini, Corelli è Don Josè e Piero Cappuccilli Escamillo. Nel 1975 si alternano tre interpreti eccezionali Viorica Cortez, Carmen Gonzales e Grace Bumbry e, per l’ultima presenza in Arena, Franco Corelli, che viene festeggiato nell’intervallo da Giulietta Simionato, ritiratasi dalle scene già dal 1966. Nel 1980 la scenografia di Aligi Sassu presenta una Carmen dai colori brillanti, bianco vivo, azzurro ed arancione, con montagne che “sembrano falò ardenti”. Ancora Carmen nel 1984 con il debutto di Josè Carreras e la Micaela di Alida Ferrarini; nel 1990 con le scene di Berrocal ed il debutto del balletto spagnolo di El Camborio. Nel 1993 con le scene di Rinaldo Olivieri cantano Giovanna Casolla e Giorgio Zancanaro.. Ma è dal 1995 che Carmen è di casa in Arena. Da quando il Maestro Franco Zeffirelli ha ideato una spettacolare scenografia, grandiosa per l’Arena. E da quell’anno è ritornato il balletto spagnolo di El Camborio, ultimamente gestito dalla moglie Lucia Real, da quando Elvezio Brancaleoni Cavallaro di Giacciano con Baruchella, in arte El Camborio, non è più tra noi. E la spagnola Lucia Real è ancora prima ballerina, che rivedremo anche quest’anno, tra la scenografia del Maestro Zeffirelli, per i cento anni di Carmen in Arena, compleanno che scadrà il 1° Agosto, alle ore 20,45 come nel 1914. Recite di Carmen alle ore 21 del 21 e 26 giugno, 4, 10, 18, 25 luglio e alle ore 20,45 del 1, 7, 14, 29 agosto e 3 settembre 2014. Ivano Zanoli Presentato alla Feltrinelli Express di Verona la compilation “Capo Verde, terra d’amore - vol. 5 - In Jazz” Presentato alla Feltrinelli Express di Verona, il volume 5 della collana “Capo Verde terra d’amore” era allegato alla rivista specializzata “Musica Jazz” del mese scorso. Se è vero che il merito principale dell’iniziativa – che ha finalità benefiche (gli utili vanno a favore del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU) - si deve al produttore friulano Alberto Zeppieri (discografico, traduttore/autore, nonché «catalizzatore» del progetto avviato nel 2006), va sottolineato che proprio a Verona si è sviluppato un rapporto privilegiato tra Zeppieri e l’Accademia di Alta Formazione Musicale, diretta dalla cantante originaria capoverdiana Karin Mensah. E Roberto Cetoli, pianista/compositore di vaglia nonché marito di Karin, è anche il responsabile dell’Accademia Recording Studio, dove la maggior parte dei brani inclusi nella compilation sono stati registrati. Le canzoni sono tradotte in italiano da Zeppieri e tutto il disco scorre piacevolmente, con alcune perle. A cominciare dal brano d’apertura, Buona vita: un pezzo ottimamente interpretato da Ornella Vanoni, a suo agio accanto a Teofilo Chantre, Kaiti Garbi e Paolo Fresu. Di grande classe, come sempre, Gino Paoli con il piano di Remo Anzovino in Santo me, canzone che ben si adatta alle sue più classiche corde interpretative. Splendida So già (versione italiana della famosissima Sodade) con Stefano Bollani e il canto della polacca Dorota Miskiewicz. Molto brava la cantante sarda Franca Masu con il suo quintetto in Luna mia testimone, così come Petra Magoni e Ferruccio Spinetti con Omar Sosa in Capo Verde Corner A-mar-o-mar. Conclusione ideale con la bonus track La voce dell’amore, che la grande Cesaria Evora interpreta con Ron. Ultimo particolare, ma non meno importante: accanto ai nomi stellari del cast, nelle registrazioni figurano molti musicisti scaligeri, ormai affermati sulla scena jazz nazionale. Di questo ruolo importante rivestito dalla nostra città per Capo Verde terra d’amore vol. 5 c’è di che essere orgogliosi, perché il lavoro è veramente riuscito, senz’altro il più ricco, variegato e di maggior impatto tra quelli realizzati a tutt’oggi per questa serie dedicata alla musica dell’arcipelago al largo della costa occidentale africana, già colonia portoghese e terra di Cesaria Evora, che ne ha diffuso a fama mondiale la morna. G.G. periodico indipendente Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 13 Acqu@tube: Tra i banchi di scuola di tutta la provincia un concorso sull’ “Oro Blu” del terzo millennio Per il secondo anno consecutivo Acque Veronesi premia progetti ed idee su un uso consapevole e responsabile delle risorse idriche. Dopo il grande successo dell’anno scorso, si è conclusa la seconda edizione di Acqu@tube. Un progetto di Acque Veronesi che si è articolato in laboratori didattici, visite guidate, attività di gruppo con personale specializzato, esperimenti, e la realizzazione di video, cartelloni, brochure e diapositive per educare le famiglie ad un uso responsabile ed intelligente dell’acqua. Il percorso didattico ha coinvolto sette istituti superiori di Verona e provincia, per un totale di quindici classi. Complessivamente l’iniziativa ha interessato oltre cinquecento studenti. Una giuria, presieduta da esperti e tecnici di Acque Veronesi, del museo di Scienze Naturali di Verona e dell’Ecosportello del Comune scaligero, ha voluto premiare i lavori di tre classi che si sono contraddistinti per originalità, efficacia del messaggio e fruibilità. Gli alunni, grazie al supporto degli insegnanti, hanno elaborato analisi, ricerche e opere artistiche interamente dedicate all’“oro blu”, con particolare attenzione al consumo dell’acqua del rubinetto (quella di Verona, secondo numerosi studi, è una delle migliori d’Italia). Ad aggiudicarsi il primo premio del concorso e un assegno di 1.500 euro - contributo che Acque Veronesi ha voluto mettere a disposizione in un periodo in cui le scuole sono costrette a far i conti con una significativa carenza di fondi - è stata la classe 3°F del Liceo Messedaglia di Verona. Secondo e terzo gradino del podio, e rispettivamente 1.000 e 500 euro di premio ciascuno, per la classe 1°E dell’istituto tecnico commerciale Pasoli di Verona e per la 1°A dell’istituto tecnico commerciale Bolisani di Isola della Scala. Le scuole Galileo Ferraris e Copernico hanno inoltre vinto la fornitura per un anno di acqua mediante un erogatore di acqua fresca e gasata. Inoltre a tutti i finalisti e ai loro insegnanti sono stati consegnati attestati e alcune pubblicazioni sulla storia dell’acqua di Verona. Durante l’anno scolastico, l’approccio degli esperti di Acque Veronesi nei confronti degli alunni è stato chiaro e diretto. Gli studenti hanno potuto conoscere così sia l’aspetto gestionale, che quello della composizione chimica dell’acqua, approfondendo temi fondamentali come la gestione integrata ed i suoi relativi costi, la struttura del sistema fognario e i principali trattamenti delle acque di scarico urbane. Oltre alle scuole premiate, hanno preso parte all’iniziativa anche gli istituti Silvaricci di Legnago e Dal Cero di San Bonifacio. «E’ bello vedere come i temi legati all’ambiente ed in particolare all’acqua interessino sempre di più alle nuove generazioni», ha detto il Presidente di Acque Veronesi, Massimo Mariotti, che ha personalmente premiato gli studenti. «I primi progetti di educazione ambientale devono iniziare proprio sui banchi di scuola. L’iniziativa, giunta alla seconda edizione, sarà sicuramente ripetuta anche nei prossimi anni». A cura dell’ufficio Stampa di Acque Veronesi PREMIATE LE CLASSI VINCITRICI DEL CONCORSO “L’ACQUA NON E’ INFINITA… RISPARMIALA PER LA VITA” Si è svolta a Palazzo Barbieri la premiazione delle classi vincitrici del concorso “L’Acqua non è infinita… Risparmiala per la vita” – “L’Acqua a fumetti” promosso dal Comune di Verona e da Acque Veronesi. Le classi vincitrici sono state premiate dall’assessore all’Istruzione Alberto Benetti e dal presidente di Acque Veronesi Massimo Mariotti. All’iniziativa hanno aderito complessivamente 5 scuole, per un totale di 13 classi partecipanti al concorso. Questi i vincitori: prima classificata, la classe 2aD della scuola “Mazza”; seconda classificata, la classe 2aD della scuola “Fedeli”; terza classificata, classe 2aG della scuola “Fedeli”. “Il progetto, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo grado – spiega l’assessore Benetti – punta a sensibilizzare i ragazzi sul tema dell’acqua e sul suo uso consapevole, attraverso un approccio didattico creativo e divertente, che ha portato gli studenti alla realizzazione di splendide storie a fumetti sul tema dell’acqua”. “L’iniziativa – afferma il presidente Mariotti – si inserisce all’interno di un più ampio programma di sensibilizzazione ad un corretto utilizzo delle risorse naturali che, in questo caso, vuole accrescere l’attenzione, in particolare nei giovani, sul tema dell’acqua e sui buoni comportamenti per utilizzare al meglio questo bene, che diventa sempre più prezioso”. Durante il progetto, con la collaborazione dei curatori del giornalino “Il Piccolo Missionario”, i ragazzi hanno ottenuto la preparazione di base per elaborare un fumetto ed hanno potuto approfondire l’aspetto scientifico del tema acqua con interventi in classe da parte di Acque Veronesi. A cura dell’ufficio Stampa di Acque Veronesi La scuola “Olga Visentini” più bella “con Arte” grazie al Comitato Genitori La scuola primaria Olga Visentini abbellita da un gruppo di genitori: è questa la lodevole iniziativa del nuovo Comitato Genitori, nato dalla volontà di alcuni rappresentanti di classe di mettersi a disposizione in modo organizzato per aiutare a rendere migliore la scuola. “Dopo averne parlato con la direzione didattica e l’Amministrazione comunale” racconta il loro coordinatore, Luca Borini “a dicembre abbiamo costituito il “Comitato Genitori” composto inizialmente dai rappresentanti di classe della scuola primaria Olga Visentini, come è previsto dalla legge. La partecipazione è stata poi estesa a tutti genitori”. Come prima azione tangibile il Comitato ha voluto realizzare un progetto che potesse rendere più bella la scuola, ossia “Facciamo bella la scuola con Arte”, coinvolgendo bambini, insegnanti, genitori, direzione didattica e Amministrazione comunale, che ha contribuito economicamente con l’acquisto del materiale necessario per i lavori. Ai bambini è stato assegnato il compito di realizzare i propri autoritratti, in tutto 232, posizionati poi sui pannelli dell’atrio con la frase di Picasso “Ogni bambino è un artista”. La scala esterna è stata abbellita da figure in stile pop-art che richiamano Keith Haring e da una frase del medesimo. Al lavoro artistico è stato abbinato quello manuale con la pulizia dei muretti esterni e il riordino del giardino. “In tutto una quindicina di genitori si è alternata per la buona riuscita di questa prima iniziativa che trova il completo appoggio e sostegno da parte dell’Amministrazione comunale” ha dichiarato l’assessore all’Istruzione Gianluca Possenti. “L’auspicio è che questo ambizioso progetto possa essere imitato da altre realtà del territorio”. A cura Ufficio Stampa Cerea LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749 Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 14 periodico indipendente A Milano, 600 agricoltori veronesi con Coldiretti, guidati dal presidente, Claudio Valente Presentato con successo da Fiorella Dal Negro un prodotto per la depurazione del fegato, derivato dal Cardo mariano o Silybum marianum. Offre verdura, frutta, cereali, nonché piante e fiori spontanei, atti a creare rimedi genuini per la salute. La campagna, grazie al saggio impegno dell’agricoltore, è, in una parola, vita, garantita dalla genuinità dei suoi prodotti. A Milano, migliaia di agricoltori, dei quali 3000 veneti e, di questi, 600 da Verona, accompagnati dal presidente Claudio Valente, si sono incontrati, il 21 maggio 2014, sotto la bandiera di Coldiretti, nel quadro del congresso Anticipando l’Expo 2015 – “Idee innovative”, un angolo, cioè, dedicato alle aziende, che migliorano le performances, nonostante i divieti ed i trucchi, trascurati da un’Europa, che chiude gli occhi, davanti alle irregolarità del sistema degli scambi commerciali. In poche parole: un congresso, riservato alle aziende che producono genuinità. Aziende, che non mancano e che, quando scoperte – visto che lavorano in silenzio e non nutrono tendenze di grandeur – vanno riconosciute e giustamente lodate. Questa volta è toccato a Fiorella Dal Negro dell’Agriturismo alle Torricelle, Verona, che, nel capoluogo lombardo ha proposto i suoi infusi, le sue tisane e i suoi preparati, a base di erbe spontanee, che la stessa raccoglie nei prati collinari, che circondano la sua azienda. Ma, fra tanto bene di Dio, Fiorella ha presentato un prodotto – derivante dal Cardio mariano o Silybum marianum – quale potente rimedio per purificare il fegato. La pozione ha attirato immediatamente l’attenzione degli addetti ai lavori e non, onde, Franca Castellani, presidente delle Donne di Coldiretti Veneto e Verona, ha sottolineato: Quanto riesce a fare Fiorella non ha limiti. Con poco e con ingredienti semplici, ella valorizza la natura, ponendola a portata di mano dei consumatori, che possono, così, apprezzare i prodotti spontanei della campagna e beneficiare degli stessi. Fiorella, infatti, segue da vicino, studia, coltiva la natura, crea cultura, per sé e per gli altri, avendo sempre massima attenzione al settore della botanica, nonché attenendosi al naturale e all’originale, così come madre terra li propone. Un esempio da seguire, perché la correttezza nel procedere può sempre tenere la porta aperta, per passare dal piccolo al grande, dall’aziendina all’impresa, che è quanto di cui il Paese ha estremo bisogno, ma che lo stesso deve assolutamente appoggiare, per creare occupazione e ricchezza, tenendo presente che quanto sopra significa pure valorizzazione del territorio e costante monitorizzazione dello stesso. Pierantonio Braggio Nella foto: da sinistra a destra: Franca Castellani, presidente di Donna Impresa di Coldiretti, Fiorella Dal Negro, Stefania Barana, coordinatrice di Donna Impresa; Claudio Valente, presidente di Coldiretti, Verona, e Chiara Recchia, a Milano. DE CASTRO: CON FINE DELLE QUOTE LATTE AUMENTERÀ LA VOLATILITÀ DEI PREZZI CINA CHIAMA ITALIA: OPPORTUNITÀ PER EXPORT, MERCATO DA ESPLORARE Che cosa succederà con la fine del regime delle quote latte, previsto per il 31 marzo 2015? «Aumenterà indubbiamente la volatilità dei prezzi, che già oggi mostra forti scosse: a Natale il latte spot era quotato 50 centesimi al litro, oggi siamo a 30 centesimi. Per questo l’Unione europea dovrà il prossimo settembre occuparsi di adottare un Pacchetto Latte bis, per gestire il futuro con minori incertezze». A dirlo è Paolo De Castro - presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e tra i candidati più autorevoli a ricoprire il ruolo di commissario Ue all’Agricoltura - intervenendo questa mattina al 4° Dairy Forum di Clal a Bardolino (Verona), evento dedicato alla filiera lattiero casearia, di cui Fieragricola (www. fieragricola.it) è partner. Dal palco del Dairy Forum, De Castro invita tutto il comparto lattiero caseario presente a compattarsi per formulare proposte concrete su come gestire la fase post-quote. Anche perché, se è vero che «la produzione dell’Unione europea prevista in aumento dello 0,8 per cento nei primi due anni dall’abolizione del regime contingentato – afferma De Castro – è anche vero che con lo scenario mondiale che si andrà a delineare non ci attendiamo un impatto negativo sui prezzi». Il portale Clal (www.clal.it), che offre una panoramica completa sui prezzi, i trend e gli scenari mondiali del comparto lattiero caseario, indica un aumento di latte a livello globale, con il colosso cinese proiettato in una corsa all’import in rapida accelerazione. La conferma arriva direttamente da uno dei più importanti player dell’ex Celeste Impero. «Le previsioni di crescita del mercato lattiero caseario sono del 10-12% nei prossimi 5 anni, con un aumento del 7% del latte liquido – specifica Liu Yan, vicepresidente delegata allo sviluppo strategico di Mengniu Dairy Group, realtà che ogni giorno consegna 10mila tonnellate di latte uht a 70 milioni di consumatori –. Oggi i consumi di latte sono stimati in 14 milioni di tonnellate, con una media pro-capite an- nuale di 29,4 chilogrammi consumo medio annuale». Se il mercato cinese rappresenta un’opportunità per i produttori di latte e formaggi anche europei e italiani, Liu Yan avverte che «lo scenario è complicato: i cinesi non amano l’odore del formaggio, conoscono molto bene la mozzarella e pensano che tutti i formaggi debbano essere bianchi e non gialli, apprezzano in modo particolare il gelato. Siamo comunque disponibili a collaborare con l’Italia e a trovare sinergie». Quello che appare assodato è che «la domanda mondiale di latte è in aumento in tutto il mondo, ma non in Europa: dovremo quindi esportare verso i Paesi emergenti. E le previsioni per l’Ue-28 di export di latte nel 2022 sono di una crescita di 22 punti percentuali», preconizza il professor Holger Thiele dell’Università do Kiel (Germania). Lo scenario impone strumenti per contenere la volatilità, come potrebbero essere i futures. Strumenti presentati da Charles Piszczor del Chicago Mercantile Exchange (Cme) come «opportunità per ridurre la volatilità e assicurare il rischio delle eccessive oscillazioni di prezzo». Il Cme Group, che annualmente gestisce contratti per oltre 3 miliardi di dollari in settore dell’agricoltura, energia, metalli, ha da poco aperto una sede londinese, con l’obiettivo di spingere sullo strumento dei futures, anche nel comparto lattiero caseario. «I requisiti necessari sono la trasparenza dei mercati, che non vi siano regimi di monopolio o duopolio, che la burocrazia o i governi non esercitino pressioni – avverte Piszczor – e che, se parliamo di piccole e medie imprese di allevamento, che vengano sottoscritti contratti dai quali è facile entrare o uscire». Negli Stati Uniti funzionano, tanto che sono quasi 29mila i contratti futures aperti nel settore del «milk», in Italia gli operatori sono piuttosto timidi, forse anche perché il 55% della produzione di latte viene trasformata in formaggi Dop, che hanno una qualità molto elevata. «Approfondiremo il discorso – commenta Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, l’associazione di categoria dell’industria di trasformazione del latte – ma se i futures sono uno strumento per assicurarsi contro il rischio di volatilità eccessiva dei prezzi, bisognerà valutare attentamente che non si trasformino in un doppione delle assicurazioni». Servizio Stampa Veronafiere Comites: Prestigioso riconoscimento per il medico veronese Antonio Bazzan Premiate le eccellenze italiane all’estero Il Comites di Philadelphia (Comitato degli Italiani residenti all’estero) ha premiato il medico veronese, il prof. Antonio Bazzan (nella foto), direttore del “Functional & Wellness Sciences Intitute of Philadelphia. Un riconoscimento di prestigio e di livello internazionale, attribuito dall’associazione presieduta dall’ On. Salvatore Ferrigno, ai professionisti italiani che si sono contraddistinti fuori dai confini nazionali nei rispettivi ambiti di competenza. La premiazione è avvenuta in occasione del 68° Anniversario della nascita della Repubblica Italiana, alla presenza del Console Generale di Philadelphia Andrea Canepari e di numerose rappresentanti delle Istituzioni. Un riconoscimento che premia le eccellenze italiane che hanno contribuito in modo importante alla crescita culturale e sociale nel mondo ed in particolare negli Stati Uniti. Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 periodico indipendente 15 IL PAESAGGIO AGRARIO: TRA EMOZIONE E VALORIZZAZIONE La grande bellezza della campagna un’emozione senza prezzo Prende spunto dal film italiano premiato con l’Oscar “La grande bellezza” il convegno organizzato da Donne Impresa di Coldiretti Veneto alla Gran Guardia di Verona giovedì 5 giugno ore 15. Come il capolavoro di Sorrentino parla di decadenza, cosi l’incontro organizzato dalle imprenditrici agricole mette in evidenza la necessità di riscattare il valore del paesaggio agrario veneto tra arte e cultura. Prendere coscienza del valore del territorio è un atto dovuto, che la Regione Veneto ha già anticipato orientando le normative che offrono al Nord est una chance in più per la campagna. I dati sono ormai noti: negli ultimi 40 anni il Veneto ha perso il 18% della superficie coltivata, una perdita di 1800 chilometri quadrati equivalente all’intera provincia di Rovigo e dovuta all’urbanizzazione, alla realizzazione di infrastrutture e all’abbandono di pascoli e campi. Le province di Padova e di Treviso nel 2011 risultano tra le 10 più cementificate d’Italia, rispettivamente con il 23% e il 19% del proprio territorio occupato da superfici edificate (contro una media italiana del 6,7%). Le campagne coltivate sono scese dal 54% al 44% dell’intero territorio veneto, sfondando la soglia critica individuata dagli urbanisti. Quando il terreno coltivato è meno del 50% della superficie complessiva, nelle aree di pianura è già allarme potenziale per l’equilibrio idrogeologico. “Un bel panorama è un’emozione aggiunta al nostro mestiere intesa come qualità superiore - spiega Franca Castellani presidente di Donne Impresa Veneto - vorremmo celebrarla cosi spontaneamente trattando con i docenti presenti i vari aspetti: la buona architettura come valorizzazione delle opere edilizie incastonate tra collina, mare e pianura, i giardini e gli orti nella storia dell’arte, quanto vale economicamente una terra curata sulla nostra offerta quotidiana di prodotti, servizi e infine, la storia, l’esperienza concreta di chi è riuscito ad interpretare questo nostro messaggio.” “Abbiamo invitato al nostro tavolo - continua la leader delle imprenditrici agricole - del 30% delle imprese femminili ospiti che discuteranno con noi quanto vogliamo trasmettere alla società, alla politica e a tutti coloro i quali vogliono intraprendere una riflessione”. Al convegno, dopo i saluti di apertura di Flavio Tosi, Sindaco di Verona, Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona e Franca Castellani, sono intervenuti: Nathalie Grenon architetto di fama europea, Stefano Masini docente di diritto agrario, Raffaela Salmaso professoressa di storia dell’arte, Paolo Andrich urbanista e agricoltore a Torcello. I lavori saranno aperti da Giorgio Piazza e Pietro Piccioni, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Veneto e conclusi da Lorella Ansaloni responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti. L’evento, realizzato in collaborazione con l’Assessorato veronese all’Ambiente, sarà moderato da Marco Ambrosi, fotografo locale. Ada Sinigalia Più frutta nei succhi: Odg della Giunta del Veneto in favore di Coldiretti Alla delibera regionale si aggiungono quelle comunali e provinciali Approvata dalla Giunta del Veneto la delibera proposta da Coldiretti che impegna le istituzioni a sostenere le richieste dell’organizzazione agricola per l’innalzamento del contenuto di succo di frutta nelle bibite analcoliche vendute con il nome di ‘frutta a succo’. L’iniziativa presentata dall’Assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato è volta ad intraprendere un percorso utile e condiviso per far sì che il Parlamento approvi l’emendamento al fine di rendere effettivo l’aumento della percentuale minima di presenza di frutta dal 12% al 20%. A tal proposito era già intervenuto il collega dell’Ambiente, Maurizio Conte che aveva predisposto una mozione ad hoc rivolta proprio al Governo regionale affinchè si facesse carico dell’istanza sollecitando un intervento coordinato. Il plauso di Coldiretti va nella direzione di chi sta sostenendo questa operazione di sensibilità che riconosce il lavoro degli agricoltori che dalle piante raccolgono frutti veri e non surrogati o polverine per ingrassare solo gli interessi di chi non ha a cuore il “Made in Italy”. “In un momento di grave crisi per il nostro Paese, il settore agroalimentare può rappresentare una leva per lo sviluppo economico – spiega il presidente Giorgio Piazza – i benefici conseguenti a questa scelta - continua - sono il miglioramento della qualità dell’alimentazione e la riduzione delle spese sanitarie dovute alle malattie causate dall’obesità”. Coldiretti ricorda che ad ora si sono schierati la Provincia di Treviso e sul territorio più di 27 comuni. Primi tra tutti le amministrazioni comunali di Roverchiara nel veronese con Alonte e Lonigo nel vicentino. Ada Sinigalia iacere di servirvi Ristorante - Pizzeria venerdì 4 e sabato 5 luglio in collaborazione con avis vigo SPECIALITà DELLA CASA 2 serate dedicate alla musica e allo sport Risotto alla veneta Lasagne con anatra Per prenotazioni telefonare ai numeri 0442 601299 o 392 9402052 Carne alla brace Stand gastronomico con risotti e tutte le leccornie del caso Piazzale di Vigo Via Rovigo, 50 - Vigo di Legnago - www.zonaroristorante.it Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 16 periodico indipendente consumi di frutta e verdura sotto i riflettori Il calo progressivo dei consumi di frutta e verdura in Italia è un fenomeno in atto da oltre 10 anni, con una perdita di quantità acquistate per famiglia di circa 140 Kg annui dal 2000 al 2013. L’Europarlamentare On. Paolo De Castro intervenendo all’assise ha dichiarato “In autunno avremo la riforma dell’ OCM Ortofrutta con modifiche che fanno riferimento al libro bianco, dobbiamo quindi lavorare fin da subito sul nuovo regolamento, sul biologico e sui programmi di promozione che per le imprese significano circa 200 milioni euro l’anno. Per quanto riguarda le pere mi sono attivato anche per l’etossichina – ha proseguito De Castro – ma il problema è che l’Italia non ha chiesto la deroga come gli altri Paesi. Inoltre – ha concluso De Castro - per il settore ortofrutta l’imperativo è esportare”. L’Assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni ha ricordato gli sforzi che l’Emilia Romagna ha compiuto verso la qualità e l’innovazione, raggiungendo l’80% di produzione ortofrutticola integrata ed ha illustrato le nuove linee del Piano di Sviluppo Rurale che daranno priorità all’innovazione delle filiere, alla logistica ed alla formazione dei giovani anche attraverso il rifinanziato Progetto di Frutta nelle Scuole . “Dall’analisi dei dati – ha dichiarato Elisa Macchi Direttore di CSO emergono delle evidenze importanti su cui è necessario riflettere: in primo luogo è palese che il prezzo non è l’unico fattore condizionante per l’acquisto, lo si vede dallo sviluppo del biologico o di referenze alte di gamma come il radicchio ( +61% di acquisti dal 2006 ad oggi), o le fragole (+34% dal 2000 al 2013). I consumatori - ha continuato Elisa Macchi - stanno premiando l’innovazione di prodotto che negli ultimi anni ha reso disponibili sul mercato varietà più apprezzate anche dal punto di vista organolettico-gustativo. Mi riferisco, ad esempio alla crescita dei consumi di albicocche (+ 6% dal 2000) o anche delle pesche (+3% dal 2006) o dei meloni che hanno vissuto un profondo rinnovamento varietale e un ampliamento del calendario di commercializzazione. Soffrono i prodotti anonimi e indifferenziati su cui sarà necessaria una profonda segmentazione e differenziazione. Penso alla pera, in primo luogo, ma anche alle arance e all’uva. Gli indicatori – ha concluso Macchi - stanno dando segnali di timida ripresa per il comparto e ci dovremo giocare bene le opportunità consapevoli del fatto che sarà sempre più importante conoscere a fondo la dimen- sione delle produzioni italiane che è la base di partenza per ogni scelta strategica e di fatto oggi è ancora incompleta.” L’analisi dei dati presentati al Convegno evidenzia un andamento dei consumi di ortofrutta a due velocità sul territorio nazionale. Mentre nelle aree del Nord e del Centro gli acquisti sono stabili o in crescita, nel Sud diminuiscono in misura importante, poiché la distribuzione moderna è ancora poco presente. Commentando l’analisi del CSO, Francesco Pugliese Presidende di ADM, Associazione Distribuzione Moderna, ha sottolineato il fenomeno discount che aveva una politica iniziale di basso prezzo a fronte di un basso servizio ma che ora sta evolvendo verso un maggior servizio. Il Presidente di ADM ha inoltre evidenziato la negatività della pressione promozionale che finisce esclusivamente per togliere valore al prodotto. Sono intervenuti anche i rappresentati della produzione Renzo Piraccini (Apofruit) che ha sottolineato l’importanza della marca e dell’innovazione per conquistare quote di mercato; Cristian Moretti ( Agrintesa) ha ribadito la necessità di fare uno sforzo per ritrovare redditività per la produzione, mentre Marco Salvi (Fruitimprese) ha evidenziato la necessità di trovare sbocchi commerciali verso i Paesi esteri. Tutti infine hanno concordato che per migliorare i consumi occorre una stretta sinergia tra la Produzione e la Grande Distribuzione. “Dobbiamo prestare la massima attenzione alle esigenze dei consumatori – ha dichiarato Paolo Bruni, Presidente di CSO – sintetizzabili in 5 punti chiave: sicurezza, benessere, legame con la natura, facilità d’uso, stile di vita semplice, risparmio e lotta allo spreco. Da parte di CSO - ha rimarcato il Presidente Bruni - ci mettiamo a disposizione, come tavolo tecnico, per studiare a fondo i problemi e dare supporto alle Istituzioni e alle Organizzazioni dei Produttori per sollevare questioni importanti sul fronte consumi, come il riconoscimento dei requisiti salutistici della frutta e della verdura da parte di EFSA, l’armonizzazione europea dell’uso dei fitofarmaci, la creazione di un catasto nazionale delle principali specie frutticole. In chiave di comunicazione – ha concluso Bruni- il nostro impegno è oggi più che mai indirizzato verso la creazione di un rapporto stretto con la Grande Distribuzione per collaborare ad inventare spazi dedicati all’ortofrutta più vicini alle nuove esigenze del consumatore.” Una grande azienda italiana, una grande produzione di oli vegetali ITALIA ITALIA ROMANIA MAROCCO w w w. to p a g r i . i t 14_191_Pag_BassoAdige_21x14,6.indd 1 13/02/14 09.31 Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 periodico indipendente 17 PATTINAGGIO “SIME” LEGNAGO AI VERTICI VENETI Il mese di maggio è stato per i rotellisti legnaghesi un mese favoloso. Il primo segnale si è avuto domenica 18 maggio con il trofeo “Bruno Menini” facente parte del Circuito interregionale ‘Gran Premio Giovani’ svoltosi proprio a Legnago nel pattinodromo di Casette. Un successo di squadre partecipanti (31) provenianti da tutto il Veneto, Friuli, Lombardia, Emilia e Toscana. 217 gli atleti iscritti, un centinaio i cuccioli (primi passi). Nella sfilata di presentazione, tutti i 314 metri della pista erano gremiti di atleti, un colpo d’occhio veramente emozionante, gli applausi degli appassionati presenti hanno commosso. Legnago non si aggiudicava il trofeo dal 2011, trofeo dedicato al suo primo sponsor perciò, al momento delle premiazioni, l’esultanza dei legnaghesi è stata enorme. Tutti gli atleti partecipanti sono stati premiati. Ai cuccioli una mini coppa con inciso il simbolo dei legnaghesi (la tartarughina) mentre le prime sei società classificate sono state premiate. Vincitrice è risultato Pattinaggio “Sime” Legnago con 253 punti. Secondo classificato con 234 punti Pattinaggio Alte di Ceccato. Al terzo posto con 228 i Pattinatori Spinea. Al quarto con 208 Pattinaggio Corsa Azzurra di Trebaseleghe. Quinto, punti 190, Pattinaggio Marghera. Sesto, punti 153, Hockey Pattinaggio Padova. Un successo così di atleti, pubblico e squadre non si vedeva da anni. Sette giorni dopo c’è il recupero dei campionati provinciali su strada rimandati per il cattivo tempo, Salizzole li ospita. Presenti quattro società veronesi e quattro società rodigine. Si uniscono le due province per eliminare certi costi. Diciotto sono le gare in programma. Il Gruppo Pattinaggio “Sime” Legnago ottiene 15 vittorie, 6 secondi posti e parecchi piazzamenti. Ora si prosegue coi vari Gran Premi riservati ai giovani e agli esordienti. Il più importante si è tenuto a Fanano (Modena) dal 12 al 15 giugno che ha visto atleti giovanissimi ed esordienti da tutta Italia. Un vero campionato italiano! Legnago è stata rappresentata da 6 atleti dai 7 ai 10 anni. Domenica 29 giugno il comitato veneto ha convocato 4 atleti giovani legnaghesi per la selezione e invio ai Giochi della Gioventù che si terranno all’Acquacetosa di Roma. G.M. Nella foto: alcuni atleti legnaghesi. serie D: nuovo staff tecnico per il Legnago Nuovo staff tecnico per il Legnago che sostituisce il precedente (Di Loreto, Romanato, Sganzerla, Alban): il nuovo allenatore è Leonardo Rossi, 54 anni, ex Spal con esperienze di serie C1 e C2, il preparatore atletico Nicola Zanni, classe 1971, e il preparatore dei portieri Emanuele Tobaldini, classe 1968. Il Legnago inizierà la preparazione del suo quinto campionato consecutivo in serie D giovedì 24 luglio a Terranegra. A.N. Nelle foto Navarro: il nuovo allenatore del Legnago Leonardo Rossi con Emanuele Tobaldini nuovo preparatore dei portieri. Seconda categoria: Porto salvo nello spareggio con il Sanguinetto Il Porto Legnago ha sconfitto il Sanguinetto due volte in campionato (3-1 e 3-2) e per la terza volta (4-2) nello spareggio-salvezza del 18 maggio a Porto. Per i biancorossi di Passera è stato poker con un primo tempo in gran spolvero con protagonista il giovane Marco Dal Bosco (7 gol) che ci ha messo lo zampino nel primo gol ed ha realizzato una doppietta. A.N. Nella foto Navarro: il Porto Legnago porta in trionfo Marco Dal Bosco e festeggia la la salvezza. L’Associazione Scuola d’Istrumenti ad Arco Autoservizi - Pullman “ANTONIO SALIERI” in collaborazione con di Tavellin Angelo PROPONE Corso di Flauto Dolce Luglio 2014 Sala Museo Fioroni Legnago Struttura per ragazzi dagli otto ai tredici anni dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 12 propedeutico per ragazzi che desiderano avvicinarsi allo studio del flauto dolce di perfezionamento per ragazzi che intendono potenziare tecnica e repertorio Docente responsabile DITTA PREMIATA CON IL “CESARE D’ORO” GITE VIAGGI GRAN TURISMO AIR CONDITIONED COMFORT Legnago - Tel. e Fax 0442 20648 Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 18 CUPIDO Eccoci giunti ad un’altra puntata della rubrica di AstroMitologia del Basso Adige. Oggi descriveremo Cupido. Cupido, che nella mitologia greca corrisponde ad Eros, è il dio del desiderio, dell’amore fisico, della bellezza e dell’erotismo. È figlio della dea dell’amore Venere e del dio della guerra Marte (ma secondo altre fonti del dio del commercio e messaggero degli dèi Mercurio). Il dio è raffigurato come un fanciullo alato, scaltro ma maldestro, che con le sue frecce fa innamorare gli esseri mortali e gli immortali. È una delle icone più famose del giorno di San Valentino, dove il piccolo dio viene ritratto mentre scocca una freccia. Inoltre spesso viene anche rappresentato mentre gioca con le armi del padre Marte, volendo con ciò raffigurare che l’amore vince anche sulla guerra. I suoi simboli sono le ali, l’arco e le frecce. Nella cultura greca Eros è ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza. Lo scrit- tore latino Esiodo inoltre, in una sua opera, attesta che Eros è quel dio primordiale in grado di domare con la passione sia gli dèi che gli uomini. L’episodio mitologico più famoso di Cupido è sicuramente il suo amore per Psiche (dove il dio prende l’altro suo nome: Amore). La storia di Amore e Psiche è stata narrata da Apuleio all’interno della sua opera “Le Metamorfosi”. Psiche è una delle tre figlie di un re e una regina ed era una fanciulla talmente bella, che alcuni pensavano che fosse l’incarnazione di Venere e trascuravano la dea stessa. Venere quindi, gelosa e invidiosa della ragazza, inviò suo figlio Cupido perché la facesse innamorare dell’uomo più brutto e avaro della terra. Cupido però si innamorò della fanciulla e la fece condurre, grazie a Zefiro, in un magnifico palazzo dove ogni notte si recava a farle visita, proprio per non rivelare la sua identità e non incorrere così nelle ire della madre Venere. Cupido chiese però alla giovane di non tentare di conoscere la sua identità, pena il suo abbandono immediato. Così per molte notti Cupido e Psiche si trovarono insieme e compirono il loro amore. Una notte però Psiche, istigata dalle sorelle invidiose e credendolo il mostro a cui era stata destinata dalla sua profezia, armata di un coltello si avvicinò al dio dormiente facendosi luce con una lampada ad olio per vedere il volto del suo amante. Nel vedere la sua bellezza, rimase estasiata ed dis- periodico indipendente trattamente fece cadere una goccia d’olio bollente dalla lampada sulla spalla di Eros, che, dopo essersi svegliato di soprassalto, abbandonò subito la fanciulla. Psiche straziata dal dolore tentò più volte il suicidio, ma gli dèi glielo impedirono e così iniziò a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo cercando di procurarsi la benevolenza degli dèi fino al suo arrivo al tempio di Venere. Qui la dea dell’amore, mossa dall’ira, sottopose la fanciulla ad una serie di prove che Psiche, alla fine, riuscì a superare grazie all’aiuto di esseri divini (come Giove). Cupido intanto, in preda alla nostalgia, cercò l’amata in lungo e in largo e trovatala chiede a Giove il permesso di sposarla: Psiche divenne quindi una dea e sposò Cupido. Il racconto termina con un grande banchetto al quale parteciparono tutti gli dèi, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fece da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupò di cucinare il sostanzioso pranzo. Più tardi venne al mondo la figlia, concepita da Psiche durante una delle tante notti di passione dei due amanti prima della fuga dal palazzo. Questa venne chiamata Voluttà, ovvero Piacere, che metaforicamente è l’unione tra il desiderio e l’anima. Nel prossimo numero della rubrica parleremo della dea del focolare domestico: Vesta/Estia. Arrivederci al prossimo mitologico numero!! Gianluigi Viviani IL RELAIS CASTELLO BEVILACQUA RICEVE IL CERTIFICATO DI ECCELLENZA TRIPADVISOR 2014 escluse le festività escluse le festività E’ ar r i vato i l C aste llo M ag i c o p e r i p iù p i c c o li chi fritti non è utilizzabile per le nostre proposte di giro pizza, gnocchi fritti e paella durante le serate speciali. Scade domenica 29 giugno 2014 Premiato e apprezzato come HOTEL dalle recensioni dei viaggiatori sul portale di viaggi più conosciuto al mondo Il Relais Castello Bevilacqua annuncia di aver ricevuto l’ambito Certificato di Eccellenza da parte di TripAdvisor® L’encomio, che rende omaggio al settore alberghiero, è assegnato solo alle strutture che con costanza ricevono recensioni eccellenti da parte dei viaggiatori di TripAdvisor. Solo il 10 percento delle migliori strutture presenti in tutto il mondo su TripAdvisor ha l›onore di ricevere questo prestigioso premio. Per ricevere un Certificato di Eccellenza, le strutture sono tenute a mantenere un punteggio complessivo pari o superiore a 4 punti su 5, secondo le recensioni dei viaggiatori su TripAdvisor, e devono essere presenti sul portale da almeno 12 mesi. Un ulteriore criterio escluse le festività escluse le festivitàdi valutazione è la quantità di recensioni ricevute negli ultimi 12 mesi. «Il Relais Castello Bevilacqua è onorato di ricevere questo premio di eccellenza», ha dichiarato il sig. Roberto Iseppi titolare del Relais Castello Bevilacqua. «Il nostro obiettivo è, da sempre, far vivere ai nostri ospiti il E’ ar r i vato i l C aste llo M ag i c o p e r i p iù p i c c o li comfort, l’eleganza e la magia che il nostro hotel, situato all’interno del trecentesco Castello Bevilacqua, sa offrire e il riconoscimento che ci è stato assegnato prova che il nostro impegno costante si traduce in recensioni positive su TripAdvisor». «TripAdvisor è lieta di celebrare e onorare il successo delle strutture di tutto il mondo, da Sydney a Vancouver, da Sao Paulo a Roma; strutture eccellenti che offrono costantemente ai viaggiatori di TripAdvisor un’esperienza unica», sostiene Marc Charron, Presidente di TripAdvisor per il Business. «Il Certificato di Eccellenza premia le strutture più apprezzate in tutto il mondo con il riconoscimento che meritano, sulla base del feedback di coloro che contano di più: i clienti». Anna Mariniello Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014 periodico indipendente 19 2014 LINEE ESTIVE LESSINIA portata di tutti le Per rendere alla e e la ricchezza risorse turistich ha la Lessinia, ATV naturalistica del & tiva “Bus, Walk realizzato l’inizia blico di trasporto pub Bike”, il servizio i veronesi e turist dedicato ai tanti ssinia ggiungere la Le che vogliono ra nti ggiate e diverte per facili passe bike tra malghe in ta n ou m in i n escursio la noia za sobbarcarsi e contrade, sen to del viaggio in au Lidi Ferraresi Milano Marittima Cesenatico Rimini Riccione VERONA - CATTOLICA La linea Verona-Cattolica è il mezzo ideale per raggiungere le rinomate località di mare dei lidi ravennati e della riviera romagnola, dove trascorrere un periodo di villeggiatura o anche per una nottata in discoteca senza l’assillo di mettersi al volante sulla strada del ritorno. Partenze da Verona tutti i venerdì e sabato, ritorno il sabato e la domenica. 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(VI) Via Pigafetta, 42 - CASSOLA (VI) Via Papa Giovanni Paolo II, 21/22 - MONTECCHIO MAGGIORE - ALTE (VI) V.le Trieste, 51 - CURTATONE - EREMO (MN) Via Parri, S.Silvestro PROSSIMA APERTURA a VAGO DI LAVAGNO (VR) Via della Scienza
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