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In diretta dalla Chiesa parrocchiale di santa Lucia in Lisiera,
Giovedì 13 marzo 2014 - Ore 20.30
LUCE
Adorazione Eucaristica
Meditando la Parola di Dio della II Domenica di Quaresima - anno a
Adorazione animata per Radio Oreb dal gruppo “Insieme per adorarlo” della parrocchia di Lisiera
L’ICONA DELLA TRASFIGURAZIONE
Una improvvisa icona di tutta la realtà
Di Giovanni Mezzalira (Bressanvido)
3S. Il segreto rivelato ai tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor
è il segreto che ogni iconografo deve comunicare con l’arte sacra. Nella
luce della fede in Gesù Cristo la realtà subisce una metamorfosi: il
credente percepisce quella vocazione alla luce che già sin d’ora comincia a
compenetrare il creato.
…La Trasfigurazione è l’icona per eccellenza: il sigillo che conferma il
sacro linguaggio delle icone. Il modo di dipingere un’icona è analogo al
costruire una cittadella sopra un monte. Infatti è sulla cima del monte
che il cielo si abbassa sulla terra che si innalza. L’arte sacra è questa
dinamica di abbassamento e di innalzamento. Non solo Mosè ed Elia
(Oreb-Sinai) sono personaggi della sacra montagna, ma ognuno di noi e
ogni icona deve diventare monte come è detto nel Salmo 86, 2-3: «Il
Signore fondò la sua città sui monti che santificò con la sua presenza» e
«Ogni uomo potrà proclamare: Madre mia è Sion, tutti là siamo nati».
La pittura sacra rappresenta i suoi santi e i suoi personaggi come protesi
verso l’alto, o essi stessi come solidi monti. Si può dire che essere terra
che si innalza diventa un canone pittorico. Una volta eravate tenebre…
adesso siete luce» (Ef2, 13). Lo sforzo del pittore è in analogia con la
dinamica dell’iniziazione cristiana espressa dalla Lettera agli Efesini:
trarre la luce dalla materia opaca.
Nella lettera ai Filippesi 3, 12 san Paolo dice: «Il quale trasformerà il corpo
dell’umiltà nostra per essere conforme al corpo di gloria suo».
Infatti nella pittura delle icone, partendo dall’umile polvere colorata dei
pigmenti, si sale verso la luce con successivi schiarimenti, una sorta di
iniziazione cristiana nell’arte sacra.
Caddero sui loro volti con grande timore
L’icona della Trasfigurazione rappresenta tre personaggi slanciati verso
l’alto e tre personaggi che si accasciano scomposti verso il basso con un
contrasto sorprendente, soprattutto nelle icone russe dove questo fatto è
accentuato in modo apparentemente esagerato. L’Uomo-Dio che tocca il
Cielo e l’uomo-terreno accasciato al suolo costituiscono i due estremi di
una dinamica di percorso di ascesi. L’icona parte dall’uomo terreno per
conformarlo al Cristo, Uomo-Dio: dallo scomposto punto più in basso
all’elevata e solenne fiamma slanciata verso il cielo.
Le vesti bianche come la luce
Rispetto allo spirito, il corpo è come un vestito che si indossa. Dio è Luce
increata e il corpo assunto dal Verbo, secondo Adamo, proviene dalla
creazione (dalla santissima Vergine) per essere innestato in questa Luce
divina: nel corpo di Cristo e nella sua veste bianca come la luce è
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adombrato il grande mistero dell’Immacolata, una terra vergine che ha
dato un corpo al Verbo di Dio e c’è il mistero della divinizzazione
dell’uomo: la sua partecipazione alla luce increata.
«È bello stare qui»
La beatitudine del Paradiso è il carattere che la virtù della speranza ci fa
pregustare. L’arte dell’icona è tutta improntata su questa nota positiva. È
un’arte che ha uno sguardo positivo, consolatorio sulla realtà a modo di
viatico sacramentale nella battaglia della vita. Ogni icona conserva questa
nota gioiosa del Tabor nei suoi colori luminosi, nell’oro, nella nitidezza
delle forme, nelle trasparenze degli strati di colore, nell’evidenziare le cose
come appena venute alla luce come in una apparizione, come in una
teofania.
La nube luminosa
L’iconografo conosce bene questo simbolo che rappresenta solitamente
come una successione di cerchi concentrici, alcuni luminosi, altri di un
blu profondo, arricchiti di raggi e stelle d’oro. La buona pittura riesce a
conferire anche al colore scuro una trasparenza come un cielo nelle notti
d’oriente o come un’acqua profonda. È quel simbolo che avvolge il Cristo
che scende agli inferi, che viene a prendere l’anima di Maria nella
Dormizione, oppure quando è seduto nel suo trono di Gloria.
La nube è il segno rivelatore di una presenza, quella dello Spirito Santo
nel suo duplice ruolo di adombrare e illuminare, rinfrescare e scaldare,
accogliere e irraggiare doni.
Il suo colore è il blu profondo o il bianco, l’oro o il rosso incandescente: i
colori della pienezza della beatitudine di un luogo d’arrivo, di un
traguardo nuziale e forse la parola nube nasconde questo segreto.
Questa settimana preghiamo:
- Per la pace nel mondo: In particolare per l’Ucraina, la Siria, il
Centrafrica, la Libia, la Corea del Nord e per tutti i paesi martoriati dalla
violenza;
- Ricordiamo anche i cristiani perseguitati nel mondo, pregando per la
liberazione di Asia Bibi;
- Preghiamo per ricevere la grazia di una quaresima di conversione…
- …e per la settimana della comunità della nostra parrocchia e di Radio
Oreb, che stiamo vivendo in questi giorni;
- Per il nostro Paese, l’Italia e per l’Europa
- Per le necessità morali, materiali e spirituali di Radio Oreb
- Per tutte le intenzioni degli iscritti e affidati alla Banca della preghiera
CANTO ALLO SPIRITO SANTO: LO SPIRITO DI DIO – B.291
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INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA:
ELETTI PER SERVIRE
3S. “Il Signore ti ha scelto – dice Mosè a Israele – perché tu fossi
privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra” (Dt 14,2). “Il Signore
predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo di loro, ha scelto voi, loro
discendenza, fra tutti i popoli” (Dt 10,15-16).
Anche i cristiani sono “stirpe eletta” (1 Pt 2,9). “Noi ben sappiamo, fratelli
amati da Dio – dichiara Paolo ai tessalonicesi – che siete stati eletti da lui”
(1 Ts 1,4). Se il Signore – come afferma Pietro – “non fa preferenze di
persone” (At 10,34), che senso ha parlare di elezione? Le scelte di Dio non
seguono i criteri degli uomini: non presuppongono alcun merito, sono
dettate da amore gratuito. Egli si è legato a Israele, non perché fosse il più
numeroso dei popoli – era anzi il più piccolo – ma semplicemente per
amore (Dt 7,5-8). Ai cristiani delle sue comunità Giacomo richiama il
comportamento di Dio: “Egli non ha forse scelto i poveri nel mondo, per
farli ricchi con la fede ed eredi del regno?” (Gc 2,5). Quando chiama un
uomo, quando sceglie un popolo, lo fa per affidare loro un compito, una
missione, per farli portatori delle sue benedizioni destinate a tutti.
Così Abramo deve diventare “una benedizione per tutte le famiglie della
terra”; Israele, il servo del Signore, è incaricato di “portare il diritto alle
nazioni” (Is 42,1); Paolo è “uno strumento eletto per portare il nome di
Cristo davanti ai popoli, ai re e ai figli d’Israele” (At 9,15).
Le vocazioni di Dio non conferiscono alcun privilegio, non offrono alcun
motivo per sentirsi superiori o migliori degli altri, sono una richiesta di
disponibilità al servizio, a divenire mediatori di salvezza.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
Tutti: Facci comprendere, Signore, quanto è grande e impegnativa la
missione alla quale ci hai chiamato”
SALUTO (Ispirato alla seconda lettura – 2 Tm 1,8b-10)
G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
T. Amen
G. Fratelli, Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa,
non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua
grazia;
T. Questa grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità,
ma è stata rivelata solo ora con l’apparizione del salvatore nostro
Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e
l’immortalità per mezzo del vangelo. Amen, maranathà. Vieni
Signore Gesù. Vieni presto e salvaci! Amen!
CANTO PER L’ESPOSIZIONE: O DIO TU SEI IL MIO DIO – B.89
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IL VANGELO
G. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello
e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a
loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come
la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4
Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi
restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una
per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li
avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio
mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. All’udire ciò, i
discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”. Sollevando
gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre
discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di
questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.
DAVANTI A GESÙ EUCARISTIA
3S. Gesù, quel giorno sul monte tu hai fatto risplendere davanti ai tre
apostoli la bellezza della tua divinità. Gesù, quel giorno sul monte tu hai
offerto un anticipo della tua gloria, del compimento. Da quel monte, però,
tu sei sceso assieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, per riprendere il
cammino che conduce a Gerusalemme, alla collina del Calvario dove sarà
piantata la tua croce. Donami, dunque, Gesù, di non scambiare i segni
che tu continui a deporre sui miei passi, gli sprazzi di gioia e di luce che
mi fai sperimentare con l’approdo, il traguardo. Donami di proseguire il
mio cammino perché si compia in me il mistero iniziato nel Battesimo,
la mia immersione nella tua morte e nella tua risurrezione. Donami di
lasciarmi accompagnare dalla tua parola, un fuoco che continua ad
ardere per me e che mi traccia la via anche quando i bagliori si spengono
e la strada si fa oscura. Donami la fiducia del discepolo che nell’ora della
prova, nella notte, ricorda il tuo volto luminoso.
T. O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi la
grazia di camminare alla luce del Vangelo, aprici all'ascolto del tuo
Figlio, perché accettando nella nostra vita il mistero della croce,
possiamo entrare nella gloria del tuo regno. Crea in noi, Signore, il
silenzio per ascoltare la tua voce, penetra nei nostri cuori con la
spada della tua Parola, perché alla luce della tua sapienza, possiamo
valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il
tuo regno, testimoniando al mondo che tu sei vivo in mezzo a noi
come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Amen
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CANONE: STATE QUI
State qui, vegliate con me,
Con me pregate, Con me pregate
LECTIO ORANTE DEL VANGELO1
3S. Questo brano è interpretato a volte come una breve anticipazione
dell’esperienza del paradiso, concessa da Gesù ad un gruppo ristretto di
amici, per prepararli a sopportare la dura prova della sua passione e
morte. Bisogna sempre essere molto circospetti quando ci si accosta a un
testo evangelico perché quello che, a prima vista, può sembrare la
cronaca di un fatto, ad un esame più attento si rivela spesso un testo di
teologia, redatto secondo i canoni del linguaggio biblico. Il racconto della
trasfigurazione di Gesù, riferito in modo quasi identico da Marco, Matteo
e Luca, ne è un esempio.
1L. Oggi ci viene proposta la versione di Matteo. Si apre con
un’annotazione apparentemente irrilevante: “Sei giorni dopo”. Dopo che
cosa? Non viene detto, ma il riferimento più probabile sembra essere al
dibattito sull’identità di Gesù avvenuto nella regione di Cesarea di Filippo
(Mt 16,13-20). Ci si chiede anche come mai Gesù prenda con sé solo tre
discepoli e perché salga su un monte.
2L. Cominciamo da quest’ultimo particolare. È curioso il fatto che,
soprattutto nel vangelo di Matteo, Gesù, quando fa o dice qualcosa di
importante, salga su un monte: l’ultima tentazione avviene sul monte (Mt
4,8); le beatitudini sono pronunciate sul monte (Mt 5,1); sul monte sono
moltiplicati i pani (Mt 15,29) e, alla fine del vangelo, quando i discepoli
incontrano il Risorto e sono inviati nel mondo intero, si trovano “sul
monte che era stato loro indicato” (Mt 27,16).
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Esegesi di F.ARMELLINI, Ascoltarti è una festa, EMP
3L. Basta scorrere l’AT per scoprire la ragione di tanta insistenza. Il
monte, nella Bibbia – come, del resto, presso tutti i popoli dell’antichità –
era il luogo dell’incontro con Dio: fu sul Sinai che Mosè ebbe la
manifestazione di Dio e ricevette quella rivelazione che poi trasmise al
popolo, fu in cima all’Oreb che anche Elia incontrò il Signore.
4L. C’è di più: se leggiamo Es 24 troviamo che anche di Mosè si dice che
salì “dopo sei giorni” (Es 24,16), non vi andò solo, ma prese con sé
Aronne, Nadab e Abiu (Es 24,1.9) e fu avvolto da una nube. Sul monte
anche il suo volto venne trasfigurato dallo splendore della gloria divina
(Es 34,30). Alla luce di questi testi risulta chiaro l’obiettivo
dell’evangelista: intende presentare Gesù come il nuovo Mosè, come colui
che consegna al nuovo popolo, rappresentato dai tre discepoli, la nuova
legge; Gesù è la rivelazione definitiva di Dio.
5L. Il volto splendente e le vesti luminose (v. 2). Anche questi sono
motivi che ricorrono spesso nella Bibbia. Il Signore è “rivestito di maestà e
di splendore, avvolto di luce come di un manto” – afferma il salmista (Sal
104,1-2). Sono immagini con cui viene affermata la presenza di Dio nella
persona di Gesù.
Identico è il significato della nube luminosa che avvolge tutti con la sua
ombra (v. 5). Nel libro dell’Esodo si parla di una nube luminosa che
proteggeva il popolo d’Israele nel deserto (Es 13,21), segno della presenza
di Dio che accompagnava il suo popolo lungo il cammino. Quando Mosè
ricevette la legge, il monte fu avvolto da una nube (Es 24,15-16) e
anch’egli discese con il volto splendente (Es 34,29-35). Nube e volto
splendente sono dunque il riflesso della presenza di Dio.
3S. Servendosi di queste immagini, Matteo afferma che Pietro, Giacomo e
Giovanni, in un momento particolarmente significativo della loro vita,
sono stati introdotti nel mondo di Dio e hanno goduto di un’illuminazione
che ha fatto loro comprendere la vera identità del Maestro e la meta del
suo cammino: non sarebbe stato il messia glorioso che si attendevano,
ma un messia che, dopo un duro conflitto con il potere religioso, sarebbe
stato osteggiato, perseguitato e ucciso. Si sono resi conto anche che il loro
destino non sarebbe stato diverso da quello del Maestro.
CANONE: STATE QUI
6L. La “voce del cielo” (v. 5) è un’espressione letteraria impiegata
frequentemente dai rabbini quando, per concludere una lunga
discussione su un tema, volevano presentare il pensiero di Dio.
L’argomento trattato nel capitolo precedente (Mt 16) riguardava l’identità
di Gesù. Lo stesso Maestro aveva aperto il dibattito con la domanda:
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S1. “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13).
1L. Dopo aver esposto le varie opinioni, gli apostoli, per bocca di Pietro,
avevano manifestato la loro convinzione: egli è l’atteso messia. La voce del
cielo ora dichiara il parere di Dio: “Gesù è il prediletto”, il servo fedele del
quale il Signore si compiace (Is 42,1). Già al momento del battesimo è
stata udita questa “voce” che ha pronunciato le stesse parole: “Questi è il
Figlio mio prediletto” (Mt 3,17); ora viene aggiunta l’esortazione:
“Ascoltatelo!”. Ascoltate lui, anche quando sembrerà proporre cammini
troppo impegnativi, indicare strade anguste e impervie, scelte
paradossali, umanamente assurde.
2L. Nella Bibbia il verbo “ascoltare” non significa soltanto “udire”, ma
equivale spesso a “obbedire” (Es 6,12; Mt 18,15-16). La raccomandazione
che il Padre fa a Pietro, Giacomo e Giovanni e, attraverso loro, a tutti i
discepoli, è di “porre in pratica” ciò che Gesù insegna. È l’invito a puntare
la vita sulla sua proposta di beatitudine.
3L. Chi sono Mosè ed Elia? Il primo è colui che ha dato la Legge al suo
popolo, l’altro era considerato il primo dei profeti. Per gli israeliti questi
due personaggi rappresentavano le sacre Scritture.
Tutti i libri santi d’Israele hanno lo scopo di condurre a dialogare con
Gesù, orientano a lui. Senza di lui l’AT è incomprensibile; ma anche
Gesù, senza l’AT, rimane un mistero. Nel giorno di Pasqua, per far capire
ai discepoli il significato della sua morte e risurrezione, egli ricorrerà
all’AT:
S2. “Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro ciò che, in tutte
le Scritture, si riferiva a lui” (Lc 24,27).
4L. Il significato dell’immagine delle tre tende non è facile da
determinare. Certo hanno un riferimento al cammino dell’esodo e qui
indicano, forse, il desiderio di Pietro di fermarsi, per perpetuare la gioia
sperimentata in un momento di intimità spirituale con il Maestro. Chi
costruisce una tenda vuole fissare la sua dimora in un posto e non
muoversi, almeno per un certo tempo. Gesù invece è sempre in cammino:
è diretto a una meta e i discepoli lo devono seguire.
5L. La nostra stessa esperienza spirituale ci può aiutare a capire: dopo
aver dialogato a lungo con Dio, non torniamo volentieri alla vita di ogni
giorno; i problemi, i conflitti sociali e i dissensi familiari, i drammi con cui
ci dobbiamo confrontare ci incutono paura, tuttavia sappiamo che
l’ascolto della parola di Dio non è tutto. Non si può passare la vita in
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chiesa o nelle oasi dei ritiri spirituali: è necessario uscire per incontrare e
servire i fratelli, per aiutare chi soffre, per essere vicini a chiunque abbia
bisogno di amore. Dopo aver scoperto nella preghiera il cammino da
percorrere, è necessario mettersi al seguito di Gesù che sale a
Gerusalemme per donare la vita.
CANONE: STATE QUI
3S. Riassumiamo il significato della scena: tutto l’AT (Mosè ed Elia) riceve
senso da Gesù, ma Pietro non capisce il significato di quanto sta
accadendo.
6L. Benché a parole proclami Gesù “il Cristo” (Mt 16,16), rimane
profondamente convinto che egli sia solo un grande personaggio, un
uomo al livello di Mosè ed Elia, per questo suggerisce che vengano
costruite tre tende uguali.
1L. Interviene Dio per correggere la falsa interpretazione di Pietro: Gesù
non è solo un grande legislatore o un semplice profeta, è il “Figlio
prediletto” del Padre.
2L. I tre personaggi non possono ormai più continuare insieme: Gesù si
stacca nettamente dagli altri, è assolutamente superiore.
Israele aveva ascoltato la voce del Signore che gli era stata trasmessa da
Mosè e dai profeti.
3L. Ora questa voce – dichiara il Padre – giunge agli uomini attraverso
Cristo. È lui e solo lui che i discepoli devono ascoltare, per questo viene
notato che, quando i tre alzano gli occhi, non vedono altri che Gesù. Mosè
ed Elia sono scomparsi, hanno già compiuto la loro missione: hanno
presentato al mondo il Messia, il nuovo profeta, il nuovo legislatore.
4L. Si è realizzata, in modo sorprendente, la promessa fatta da Mosè al
popolo prima di morire: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te,
fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto” (Dt 18,15).
CANTO: CHI MI SEGUIRÀ – B.79
PREGHIERE DI INTERCESSIONE
G. Noi ti preghiamo: Kyrie, kyrie eleison
T. Kyrie, kyrie eleison
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5L. Signore Gesù, nella trasfigurazione ci
riveli la bellezza del tuo volto; donaci la grazia
di seguirti, fiduciosi della tua promessa di
vita e di felicità,
6L. In questo tempo di Quaresima ti
preghiamo o Padre: rendici attenti al tuo
Figlio Gesù e aprici il cuore all’ascolto della
sua parola, che ci viene comunicata dai
pastori e dai testimoni della tua Chiesa,
1L. Per la nostra comunità parrocchiale, per
le famiglie che presentano i figli per il
Battesimo
perché
insieme
possiamo
accompagnare alla fede le nuove generazioni,
2L. Ti affidiamo o Signore i paesi del mondo
che vivono situazioni drammatiche; ti
preghiamo per l’Ucraina, la Siria, il
Centrafrica, la Libia e la Corea del Nord;
ti preghiamo per i cristiani perseguitati e uccisi,
3L. Con le parole di papa Francesco ti preghiamo per le vocazioni:
“Signore, mandaci suore, mandaci preti, difendili dall’idolatria,
dall’idolatria della vanità, dall’idolatria della superbia, dall’idolatria del
potere, dall’idolatria del denaro”.
4L. Sovvieni alle necessità materiali e spirituali di Radio Oreb. Accogli ed
esaudisci anche tutte le domande che salgono a te dagli iscritti e dagli
affidati alla Banca della preghiera.
Padre nostro
CONCLUSIONE
G. Signore Gesù, per manifestare la tua vera identità scegli la teofania.
Scegli un monte alto, simbolo della vicinanza con il Padre.
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Scegli la solitudine e l’isolamento. Non intendi suscitare impressioni
né tra la folla né con i tuoi. Trasfigurandoti riveli la tua dimensione
ultraterrena e divina, ed il Padre tuo invita i discepoli ad accoglierti e a
seguirti, lasciando le loro paure, i loro dubbi, le loro incertezze.
3S. Anche noi siamo chiamati a dare prova della nostra fiducia in te,
anche quando sembra che le nostre attese siano deluse ed il mondo sia
lacerato dall’egoismo e dall’avidità. La Parola di salvezza stenta a farsi
strada nei nostri cuori, perché è soffocata dalle erbacce ed è infiacchita da
magre radici. Rompi, Signore Gesù, le nostre resistenze, annulla le
nostre paure, aiutaci ad essere cristiani fino in fondo, fino alla vetta del
monte.
Tutti: Signore, mediante la tua trasfigurazione e i segni che l’hanno
accompagnata, hai voluto rendere più forte la fede dei tuoi Apostoli
in previsione dello “scandalo” della tua passione e morte.
Signore, aiuta anche noi, aiuta la tua santa Chiesa ad essere forte
nella fede come Abramo, Mosè, Elia, i Profeti, gli Apostoli, come
Maria tua Madre. Signore, donaci una fede semplice, stabile, attiva.
Quante tentazioni oggi contro la fede! Donaci fame e sete della tua
Parola quale alimento essenziale della mia fede. Donaci il gusto della
preghiera umile e fervorosa quale medicina per poter perseverare. Il
tuo Santo Spirito faccia di noi testimoni gioiosi del tuo amore per
noi mediante un generoso e continuo servizio ai fratelli.
CANTO PER LA BENEDIZIONE: ADORO TE DEVOTE – B. 345
(versione in italiano)
CANTO A MARIA: MADONNA NERA – R. 142
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