Facoltà di scienze della Formazione Laurea triennale in Formazione

Facoltà di scienze della Formazione
Laurea triennale in Formazione e Risorse Umane
Corso di Politica Economica e Gestione delle Risorse Umane
Prof. Aldo Gandiglio
TESINA
L’IMPORTANZA STRATEGICA DELLE RISORSE UMANE
NEL TOTAL QUALITY MANAGEMENT
A cura di :
Valentina Formiconi
A.A. 2013/2014
INDICE:
- Introduzione :
1.Le presone come risorsa strategica nelle organizzazioni
2.Finalità strategiche della formazione e del life long learning
- Capitolo 1: Total quality management:
1.caratteristiche
2.la qualità totale in Italia
- Capitolo 2:
1.gestione delle risorse umane nel TQM
2.impatto sulla produttività
- Capitolo 3: Caso d’eccellenza : Ferrari di Maranello
- Bibliografia
INTRODUZIONE
1.Le persone come risorsa strategica nelle organizzazioni
Dagli inizi degli anni Ottanta,si è andata sempre più diffondendo la consapevolezza che il
lavoratore nell’impresa rappresenta una variabile strategica,che non deve essere considerato un
costo quanto piuttosto una risorsa attiva,su cui investire e su cui poter contare alla pari del capitale
finanziario e dell’apporto delle tecnologie.
Il lavoratore tende ad essere considerato come unapersona,con un suo sistema di valori e
aspettative,ma anche un patrimonio di competenze e di esperienze:una risorsa per l’organizzazione.
Una risorsa da valorizzare,potenzialmente decisiva per la sopravvivenza e la crescita
dell’impresa,fondamentale nell’acquisizione ,nel mantenimento e nello sviluppo del vantaggio
competitivo nei confronti dei competitors.
Le politiche del personale non devono,perciò,essere distinte e separate da quelle organizzative e
produttive,ma interagire con esse in modo sinergico e interattivo. Una delle risposte più accreditate
all’esigenza di perseguire una più stretta connessione fra strategie,strutture aziendali e risorse
umane e di ottenere una gestione delle risorse umane integrata,è l’approccio della gestione
strategica delle risorse umane,ostrategic human resourcemanagement.L’assunto fondamentale è
che non solo la strategie e la struttura organizzativa ,per essere efficiente,devono essere correlate al
tipo di ambiente in cui opera l’azienda,ma che a ogni situazione ambientale e alla correlata strategia
corrisponda una specifica politica e particolari strumenti di gestione delle risorse umane.
2.Finalità strategiche della formazione e del life long learning
Un ruolo cruciale è assunto,in questo quadro,dallaformazione delle risorse umane. La sua acquisita
importanza è legata alle mutate caratteristiche ambientali che le imprese si sono trovate a dover
fronteggiare ,ricercando nuove soluzioni in termini di posizionamento strategico ,diversificazione e
flessibilità in grado di differenziarle rispetto ai competitors.
L’aspetto di maggiore complessità che attualmente un’organizzazione deve gestire è rappresentato
dalla necessità di possedere un’identità di competenze professionali,tali da incidere sulla qualità dei
processi e sulla performance dell’impresa.
Il fenomeno della formazione continua,che dà luogo a un processo di apprendimento che si protrae
per tutta la vita lavorativa,ha assunto un ruolo fondamentale nelle politiche dell’Unione
Europea,a partire dalle risoluzioni derivanti dalla conferenza di Lisbona del 2000 ,sul tema
dell’ampliamento e della crescita delle competenze culturali e professionali ,in relazione al
miglioramento del tasso di occupabilità, di occupazione e di sviluppo dell’economia ;il life long
learningassume,dunque,un ruolo importante e significativo,per far fronte alle sfide poste dal
profondo mutamento rappresentato dai processi di globalizzazione dell’economia e dal nuovo
contesto competitivo nonché dalle trasformazioni produttive indotte dall’innovazione tecnologica e
dallo sviluppo dei nuovi modelli organizzativi.
In particolare,il lavoro tradizionale tende ormai ad essere superato,per sperimentare nuove forme di
lavori più flessibili ,maggiormente orientati all’innovazione tecnologica e ai principi della lean
production e del Total quality management .I lavori di routine caratterizzati da una certa ripetitività
vanno scomparendo a vantaggio di un’attività più autonoma e variata. Il risultato è un diverso
rapporto nell’impresa,in cui il fattore umano assume maggior importanza,ma al tempo stesso un
contesto speciale in cui il lavoratore è più vulnerabile rispetto ai cambiamenti dell’organizzazione
del lavoro,perchè è diventato un semplice individuo confrontato a una rete complessa.
Risulta chiara,quindi,la necessità di un approccio strategico di gestione e valorizzazione delle
risorse umane in termini di qualità delle persone e cultura organizzativa;l’investimento in
formazione finalizzato all’acquisizione di nuove conoscenze professionali e personali ,diventa
un’opportunità imprescindibile per l’organizzazione che intende conseguire un livello alto di
performance e concorrere con successo nel mercato globale .
La conoscenza si eleva a indiscussa risorsa strategica,la sua qualità,trasformata in
competenza,applicata dall’inizio alla fine di un processo produttivo,determina la differenza di
qualità nel prodotto e la sua affermazione nel mercato economico.
Le organizzazioni virtuose orientate all’apprendimento, si presentano favorevoli ad avviare
politiche orientate al potenziamento del knowhowe della formazione delle competenze ,in cui svolge
un ruolo primario la prospettiva del knowwhatma soprattutto il knowwhy e la motivazione ad agire,il
riconoscimento di senso nell’attività svolta ,la partecipazione consapevole alla determinazione delle
strategie organizzative e produttive.
CAPITOLO 1
Total quality management
1.Caratteristiche
A partire dagli anni Ottanta,sotto la spinta della qualità lanciata all’Occidente dalle imprese
giapponesi, si sono sviluppate nuove forme organizzative dell’attività produttiva e della gestione
delle risorse umane principalmente nel settore industriale. La crisi che ha colpito la grande impresa
taylor-fordista occidentale comincia ad esplodere nel 1973,in tutto il mondo, in seguito alle
difficoltà derivate dallo shock petrolifero.
Questo fenomeno,come ha notato Ohno,padre del toyotismo,ha fatto accelerare ai giapponesi gli
sforzi di attivazione del processo di miglioramento del loro sistema di produzione snella,orientato
alla produzione di piccoli lotti e ad una personalizzazione del prodotto automobile alla Toyota.
Cambiano i criteri di gestione delle imprese ed assumono significati diversi i concetti di efficacia ed
efficienza;nel primo caso diviene importante produrre i prodotti o i servizi appropriati nel
tempo ,nel luogo,nel modo in cui essi sono richiesti,nel secondo caso il massimo dell’efficienza si
configura nella prontezza di consegna a costi bassi.
Nella leanproduction,dunque,vengono prodotti piccoli lotti,le variazioni ai modelli sono numerose e
la gamma ampia,infine il magazzino intermedio e quello finale,con la produzione just in time, sono
stati completamente eliminati. In base alla politica zero scorte si è provveduto ad esternalizzare la
produzione e a creare un sistema di fornitori che rispettassero determinati standard
produttivi,qualitativi e di sicurezza. Inoltre attraverso la politica zero difetti si è provveduto ad
attivare il perseguimento di programmi di promozione di una cultura della qualità.
La qualità totale può essere vista come una serie di strategie integrate in una logica di sistema,che
tende a produrre un mutamento strutturale dell’organizzazione e dei comportamenti produttivi;le
strategie sono nove:
1. strategie di soddisfazione del cliente,che centra le politiche aziendali sulla domanda e non
sull’offerta
2.nuova strategia delle risorse umane,che se poste al centro delle politiche produttive ed
organizzative ,determinano il vantaggio competitivo nei confronti dei
competitori,difficilmenteinimitabile
3.strategia di partnership con i fornitori,che contribuisce a garantire il just in time
4.strategia del focus sul processo ,che permette una maggiore fluidità all’attività produttiva
5.strategia del controllo qualità nella gestione che aiuta a ridurre i difetti di produzione e gli
interventi di ri-lavorazione , perchè implica una maggiore attenzione all’attività svolta dai propri
colleghi e collaboratori e introduce la logica del cliente interno
6.strategia del miglioramento continuo ,il kaizen,che induce a prestare un’adeguata attenzione ai
processi di innovazione ,di processo e di prodotto
7.strategia della fabbrica dei nuovi prodotti
8.strategia della promozione interna della qualità che determina nuovi comportamenti orientati a
fare bene le cose la prima volta
9.strategia del coinvolgimento personale
Questi mutamenti tendono a modificare fortemente sia la composizione numerica dei
lavoratori,aumento dei tecnici e riduzione degli operai,sia la composizione professionale ,gli operai
diventano operatori di processo,tecnici professionisti e professional-imprenditori. Nel contenuto,
grana parte dell’attività e dei compiti lavorativi standardizzabili vengono assorbiti dagli impianti e
dai nuovi sistemi che incorporano un alto livello di innovazione tecnologica sia nel processo
produttivo sia in quelle di servizio a sostegno della produzione. Si riducono, inoltre,le figure che
svolgono una funzione gerarchica, poichè si passa da un modello piramidale ad un’impresa piatta o
a rete che rappresenta il risultato di una fitta rete di interscambi tra diverse aziende,che tendono ad
assumere modelli organizzativi basati su una logica di autonomia e interscambio;in questo nuovo
sistema ,le decisioni strategiche sono il frutto di processi negoziali e cooperativi tra le diverse
organizzazioni che danno vita alla rete e non del flusso decisionale top down.
Tra i paesi occidentali, quello in cui l' introduzione di sistemi di qualità totale è allo stadio più
avanzato è senz'altro gli Stati Uniti, dove in tutti i settori si è pienamente capita l'importanza
strategica di questo nuovo approccio manageriale. L'Europa però sembra avere maggiori
potenzialità, malgrado il ritardo accumulato non solo nei confronti dei giapponesi ma anche degli
americani. Questo perché nell'introdurre sistemi di qualità totale nelle aziende è fondamentale il
coinvolgimento di un'elevata percentuale delle risorse umane e ciò è direttamente proporzionale a
due fattori: l'omogeneità della cultura e delle tradizioni dei dipendenti, e il loro grado di
scolarizzazione. Come è ben noto, negli USA la presenza di numerose etnie, spesso profondamente
diverse tra loro, e la scarsa scolarità in quantità e qualità, giocano a sfavore, mentre in Europa questi
fattori dovrebbero costituire un importante punto di forza sul quale fare perno
nell'introdurreeprogetti di qualità totale.
2.La qualità totale in Italia
La situazione italiana è molto particolare, infatti, prima del 21 ottobre 1989, da quando cioè
l'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, ha lanciato un piano della qualità totale nella
sua azienda, la qualità totale era un fenomeno d'élite, conosciuto solo in pochi ambienti accademici,
da quella data in poi, invece si è iniziato a parlarne molto, anche attraverso i mezzi di
comunicazione di massa.
Questo grande interesse, però, ha prodotto ben pochi progetti di introduzione di sistemi di qualità
totale nelle aziende italiane. Infatti, anche in presenza di un indubbio interesse per questa tematica,
molto spesso si pensa di fare qualità limitandosi alla certificazione o, in taluni casi, effettuando
solamente un controllo di qualità, per quanto puntiglioso e rigoroso.
Le maggiori difficoltà nell'implementazione di sistemi di qualità totale, in Italia, nascono dal fatto
che essa viene interpretata soprattutto come una tecnica, un metodo che può essere introdotto anche
velocemente in azienda, senza valutare alcuni fattori di vitale importanza, una sorta di ricetta
miracolosa. Un punto però emerge essere ben chiaro a tutti: per competere su mercati sempre più
ampi ed agguerriti è indispensabile puntare sulla qualità di prodotto e di servizio. C'è quindi
consapevolezza della necessità di imboccare la via strategica del miglioramento della qualità ma
regna la confusione sul come farlo.
In ogni caso dalle aziende italiane che hanno implementato veri e propri sistemi di qualità totale (se
ne contano alcune centinaia), trapelano alcune caratteristiche comuni: innanzitutto le aziende
italiane non hanno adottato l'approccio fortemente pianificatorio delle multinazionali statunitensi,
ma hanno seguito un approccio molto più lento, una introduzione basata sul graduale allargamento
del consenso; si è adottata una scarsa perseveranza, che ha portato spesso all'alternarsi di fasi di
grande attivismo a fasi di quasi totale abbandono; c'è stato un certo ritardo, in Italia, nell'utilizzare
le tecniche organizzative più potenti (misura della qualità percepita, ecc...); infine sono ancora
molto rari i casi in cui si può constatare un buon radicamento della nuova filosofia manageriale
della qualità totale.
In Italia appare chiara anche un'altra tendenza, testimoniata dal successo della letteratura
sull'argomento della qualità totale e dai numerosi convegni organizzati per analizzare questo nuovo
approccio manageriale, e cioè che le imprese italiane hanno accolto con interesse l'insegnamento
giapponese e sono impegnate a trarne il maggior frutto.
C'è quindi da attendersi per il futuro, anche nel nostro paese, un notevole sviluppo sia in quantità
che in qualità, degli approcci alla gestione della qualità totale. Anche il nostro apparato produttivo,
sicuramente, di fronte alla sfida di una competizione sempre più serrata, troverà nel metodo
introdotto in Giappone una via efficace per risolvere molti problemi di innovazione tecnica ed
organizzativa.
Capitolo 2
1. Gestione delle risorse umane nel TQM
Un elemento centrale del modello TQM è dato dal ruolo che i lavoratori svolgono nella vita
dell’azienda e dal loro grado di partecipazione alle modalità di produzione di beni e servizi.
La cultura dell’impresa comunità ,in Giappone,si basa proprio sul coinvolgimento attivo dei
lavoratori,attraverso i team works e i circoli di qualità.
Questo strumento parte dall'assunto che per il raggiungimento del massimo della qualità sia
necessaria la costante interazione tra ricerca, progettazione, test, produzione e vendita. Per
migliorare la qualità e soddisfare il cliente, le quattro fasi devono ruotare costantemente, tenendo
come criterio principale la qualità.
La sequenza logica dei quattro punti ripetuti per un miglioramento continuo è la seguente:
•
•
•
•
P - Plan. Pianificazione.
D - Do. Esecuzione del programma, dapprima in contesti circoscritti.
C - Check. Test e controllo, studio e raccolta dei risultati e dei riscontri.
A - Act. Azione per rendere definitivo e/o migliorare il processo.
Le risorse umane costituiscono il patrimonio fondamentale dell’attività professionale a tutti i livelli:
sia essa quella dei singoli professionisti, sia quella di supporto dei collaboratori ai vari livelli.
Secondo uno dei principali principi del Total Quality Management, “le persone, a tutti i
livelli, costituiscono l'essenza dell'organizzazione, ed il loro pieno coinvolgimento consente di
mettere le loro abilità al servizio dell'organizzazione, per un proficuo sviluppo”.
L’elemento determinante per il successo, sia esso personale o professionale, consiste dunque nella
“motivazione”, il desiderio di perseguire determinati scopi con consapevolezza dei propri mezzi e
giusta tensione verso gli obiettivi.
Viene promosso un clima di collaborazioneorientato agli obiettivi comuni ;una cultura
cooperativistica, fondata su rapporti umani e sui relativi valori, produce dei risultati vantaggiosi:
a) all’interno della struttura, a beneficio
• del lavoro / della “produzione”, del perseguimento degli obiettivi,
• della conseguente promozione della crescita personale degli individui.
b) all’esterno, in quanto un collaboratore motivato e soddisfatto diviene importante
“testimone”, che contribuisce ad influenzare l’immagine sul mercato.
Si tratta dunque di :
a) SENSIBILIZZARE IL PERSONALE, affinché il concetto di “Organizzazione” ed i relativi
obiettivi vengano correttamente compresi e condivisi;
b) SVILUPPARE UNO SPIRITO DI SQUADRA, in cui ogni componente venga coinvolto
attivamente e, conseguentemente, fornisca un contributo personale al raggiungimento
degli obiettivi posti;
c) FORMALIZZARE DEGLI ORGANIGRAMMI e definire ruoli, mansioni, rapporti e
responsabilità di ognuno; fare in modo di assegnare a tutti i collaboratori compiti
precisi, ed in particolare, “in modo univoco responsabilità, limiti di competenza,
rapporti di interfaccia tra le varie posizioni”.
d) PROMUOVERE LO SVILUPPO personale e la professionalità di tutti, attraverso
formazione ed aggiornamento continui.
2. Impatto sulla produttività
Il miglioramento della produttività è visto come una conseguenza dell’incremento delle capacità
organizzative diffuse di innovare il processo, non solo il prodotto.
Alla presenza di un sistema ben congegnato e implementato, i nuovi sistemi di lavoro hanno effetti
molto positivi in termini di miglioramento dei risultati economici e produttivi dell’impresa. Queste
nuove forme di organizzazione del lavoro permettono agli individui e ai gruppi l’attivazione di una
discrezionalità operativa, capace di determinare una produttività aggiuntiva del sistema rispetto ai
modelli meccanicistici di tipo taylor- fordista.
Il meccanismo si spiega in quanto l’esercizio della discrezionalità operativa è cruciale per
determinare responsabilizzazione dei lavoratori nel conseguimento di nuovi target prestazionali e
quindi induce nei singoli e nei gruppi la ricerca del miglioramento e dell’innovazione del processo
lavorativo necessario per conseguire il prodotto o servizio.
Questa tensione produce per il lavoratore occasione per arricchire le proprie esperienze , accrescere
le competenze e capitalizzare nuove conoscenze che finiranno per autoalimentare le capacità dei
singoli e dei gruppi di produrre miglioramento, innovazione e sviluppo delle performances.
Capitolo 3
Caso d’eccellenza : Ferrari di Maranello
Nello scenario della comunicazione d’impresa, molte aziende, per migliorare la loro immagine,
ricorrono spesso a strategie di comunicazione spesso dispendiose e, a volte, inefficaci. Un caso a
parte è quello della Ferrari, l’icona dei marchi Made in Italy che, al contrario di tutte le case
automobilistiche concorrenti, non ha mai utilizzato strategie di advertising pubblicitario. Evitando
di avere una presenza massiccia a pagamento sui mass media, la Ferrari è riuscita sempre ad
ottenere una notorietà di livello assoluto, sia perché la sua identità sportiva ha contribuito a darle
molta visibilità, sia perché il suo prodotto, collocato in una nicchia esclusivadi mercato, le ha
permesso di creare un alto valore d’immagine.
A tal proposito emerge il ruolo “civico” dell’azienda a Maranello dove è stata così efficiente da
ottenere consenso non solo a livello locale, ma anche nazionale. Al di la di ciò, il successo
d’immagine della Ferrari è dovuto non solo ai contenuti di ciò che viene comunicato all’esterno
(valore del prodotto, vittorie sportive, ambienti di lavoro di qualità assoluta, rapporto positivo con
il territorio), ma anche all’ottimo lavoro portato avanti dagli uomini Ferrari e alla cultura aziendale
che è alla base del loro agire.
Dall’intervista a Luca Cordero di Montezemolo del Febbraio 2006:
Un ex Responsabile Risorse Umane ha detto “... penso ai temi di compensation e alla capacità di
creare benefit che non siano solo premi ma anche strumenti che semplifichino la vita ai dipendenti.
Come asili nido interni,convenzioni con, per esempio, la lavanderia, organizzazione della spesa on
line e possibilità di frequentare corsi di attività non legate al lavoro come yoga o pittura. Tutto
questo in Ferrari si fa e non si dice.” “...Penso principalmente alla capacità di individuare le singole
carriere, di formare le persone e programmarne la crescita. Penso all’abilità di pianificazione nel
gestire le tavole di successione e gli organigrammi. A livello teorico sembra semplice ma si tratta di
strumenti di gestione complessi. Si lavora con la formazione e con assessments per identificare il
potenziale dei singoli, ... tutto questo è Ferrari”. Premesso che le Risorse Umane, patrimonio
essenziale di ogni organizzazione, devono abituarsi a vivere nel cambiamento, l’equazione
“capacità di cambiamento= incremento di valore” è una verità incontestabile . Oggi, soltanto le
organizzazioni che sono in grado di cambiare la propria pelle con la rapidità richiesta dalle esigenze
competitive restano in vita. È per questo che le Risorse Umane in Ferrari ne sono il fattore vincente,
ed il contesto nel quale viviamo è ormai comune a tutte le organizzazioni.“Per quanto riguarda la
visione, oggi non c’è problematica più complessa del dilemma che oppone l’efficienza al mix
innovazione-servizio al cliente.
A causa delle pressioni che gravano sulle imprese di tutto il mondo, i costi sono diventati un
problema enorme. Molte trasformazioni aziendali hanno alla base una visione di contenimento
dei costi. Se un’azienda sta per morire dissanguata, non può fare altro che focalizzarsi sulla
riduzione delle spese nel breve termine. In molti casi, tuttavia, le imprese non sono ancora a quel
punto; eppure la loro visione s’incentra unicamente su un drastico taglio dei costi. Anche quando
tale visione del futuro è sensata – e a volte non lo è – risulta comunque ben poco stimolante, perché
i collaboratori non si entusiasmano affatto all’idea di ridurre le spese. Il timore, l’ira e il cinismo si
fanno più forti. Il cambiamento viene rallentato, e la resistenza aumenta.
C’è un modo per aggirare questo problema; e non consiste certo nell’ignorare i costi. Si tratta
invece di sviluppare visioni orientate al servizio, che sarebbe impossibile realizzare senza ridurre in
misura significativa le spese non necessarie”.Le imprese sono soggetti attivi e protagonisti della
storia del territorio: come sarebbe Maranello senza Ferrari?Le imprese cambiano il territorio e, in
alcuni casi, lo trasformano in qualcosa di nuovo che sarà in grado di sopravvivere anche oltre
l’azienda. Ecco l’importanza della “scuola” Ferrari.
Quante volte si sente dire: “non si può fare, perché non ci sono le competenze giuste”. Questo è un
evidente esempio che le risorse si possono “inventare”, basta creare delle buone scuole.
Ciò potrebbe far meditare su tanti modelli di sviluppo nel nostro Paese. La Ferrari, di fatto, ha
puntato molto sulle risorse umane,basti dire che la stessa attività di “miglioramento continuo” è
stata affidata totalmente al personale con un’azione di coinvolgimento del tutto volontaria che ha
portato nel solo 2002 oltre 2.000 proposte di miglioramento avanzate dei dipendenti . Entrando
nello specifico,l’approccio seguito in Ferrari comincia con l’identificazione di tutti gli ostacoli che
si pensa si frappongano fra noi e il raggiungimento dell’obiettivo, li trasforma in altrettanti obiettivi
intermedi che, se raggiunti, ci permetterebbero di superare l’ostacolo equivalente e infine sequenzia
temporalmente e logicamente questi obiettivi intermedi al fine di fornire un percorso che ci indica
come,passo dopo passo, raggiungeremo il traguardo finale. Il problema successivo è come
assicurarci che ogni obiettivo intermedio sia raggiunto, permettendoci in questo modo di tagliare il
traguardo finale.
Questo passaggio viene affrontato con l’ausilio di strumenti logici che ci consentono di articolare la
scansione temporale delle azioni e la validità logica degli assunti su cui le azioni che facciamo
si reggono ed in particolare:
1. la necessità che origina l’azione (che
intendiamo fare);
2. la logica a supporto dell’azione
(perché la facciamo);
3. l’azione stessa (quello che facciamo);
4. il nuovo stato di realtà (cosa è successo
come risultato dell’azione);
5. la nuova logica (il motivo che mi fa
nascere la nuova necessità).
Questo approccio si integra perfettamente nel più generale contesto d’indirizzo della gestione
aziendale secondo la teoria del Total Quality Management sviluppata da Edward Deming.
Tale approccio si prefigge di indicare le modalità di gestione ottimale di una qualsiasi impresa,
comprese quelle di servizi, in un ambiente economico sempre più dinamico e competitivo attraverso
un sistema di miglioramento continuo dei processi aziendali. Tale approccio tende innanzitutto
ad identificare i processi che costituiscono il sistema impresa e,applicando metodologie di controllo
statistico, ne acquisisce un’approfondita conoscenza. Tale conoscenza è la base indispensabile di
qualsiasi azione di miglioramento che viene studiata ed implementata da gruppi di miglioramento
costituiti direttamente dal personale coinvolto nel processo. Il ruolo della Direzione si qualifica
nella sua attività di indicazione degli obiettivi rispetto ai quali il sistema deve essere ottimizzato e di
supporto all’azione di miglioramento dei gruppi. Il costante utilizzo di tecniche di controllo
statistico consente di monitorare l’effetto delle azioni di miglioramento intraprese, identificare i
nuovi problemi, mettere a punto nuove soluzioni ed implementarle attraverso un processo di
miglioramento continuo.
La Ferrari venne definita dal Papa Giovanni Paolo II una “singolare comunità di uomini” uniti tra
loro da uno spirito comunitario che è alla base “di tanti risultati sportivi e industriali”. In un
incontro tra il Pontefice e la Squadra Ferrari, fù messo in evidenza proprio questo concetto di
‘’spirito comunitario’’. Ed, ancora il Pontefice: “Continuate, carissimi, a coltivare questo stile di
lavoro, e fate della crescita costante nella solidarietà uno dei vostri principali obiettivi. Diffonderete
così i valori dello sport e contribuirete, al tempo stesso, a costruire una società più giusta e solidale”.
“Comunità è la formula chiave, vorrei dire la formula numero uno, dei nostri successi’’. “Questo
spirito comunitario, che sentiamo profondamente nostro – ha continuato il presidente della Ferrari,
nonché della Fiat e della Confindustria – è il motore che ci ha portato a vincere tante competizioni,
mettendo in comune gli sforzi, la creatività, la ricerca e la passione. Ogni volta che le nostre
macchine tagliano il traguardo ci accompagna la consapevolezza che la vittoria nasce da un
meccanismo di tanti ingranaggi, ma con un’anima sola’’.
‘’La vittoria – ha detto tra l’altro Montezemolo citando parole dello stesso Pontefice – è un
meccanismo con tanti ingranaggi ma un’anima sola’’.
BIBLIOGRAFIA
- Comunicazione d’impresa e gestione delle risorse umane .Valorizzare le persone nelle imprese
innovative e nelle pubbliche amministrazioni virtuose.
Antonio Cocozza
- Direzione risorse umane.Politiche e strumenti per l’organizzazione e la gestione delle relazioni di
lavoro. Antonio Cocozza
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- www.interprofessione.net/public/files/2Risorse umane.pdf
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www.eugenio.nunziata.it/competenze_file/comp_produttivita_innovazione.htm