Relazione semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato Denominato “BancoPosta Replay Novembre 12 mesi” istituito e gestito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR INDICE Relazione Semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato BancoPosta Replay Novembre 12 mesi Nota Illustrativa Premessa Considerazioni generali Mercati Prospettive Regime di tassazione Fondo Replay Novembre 12 mesi Situazione Patrimoniale del Fondo 1 Premessa La Relazione Semestrale del fondo BancoPosta Replay Novembre 12 mesi al 30 giugno 2014 (ultimo giorno di borsa italiana aperta del I semestre 2014) istituito e gestito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, è stata redatta in conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento dell’8 maggio 2012 e successive modifiche. La Relazione Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro, indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico – Patrimonio BancoPosta, società controllante di BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote del fondo comune di investimento illustrato nella presente Relazione Semestrale. Considerazioni generali Nel primo semestre del 2014 l’economia globale ha mantenuto un percorso espansivo, ancorché a velocità limitata, guidata principalmente dalle economie emergenti, seguite da USA, Giappone ed Europa che ha parzialmente recuperato il divario di crescita con le altre macro aree. L’orientamento delle politiche monetarie si è mantenuto espansivo, seppur con diversa intensità, sia in USA che in EU. La Federal Reserve, FED, pur lasciando i tassi ufficiali invariati per tutto il semestre, ha proceduto con il tapering, ovvero la riduzione del piano di espansione quantitativa (quantitative easing, QE) con l’obiettivo di riequilibrare il livello di liquidità presente nel sistema in attesa di un definitivo consolidamento del ciclo economico. La Banca Centrale Europea, BCE, ha lasciato i tassi ufficiali invariati fino a maggio, ma a giugno, preso atto degli sviluppi dell’inflazione (scesa sotto l’1% già dall’ultima parte del 2013, livello definito troppo basso e distante dal target del 2% da troppo tempo), della debolezza della crescita e del persistere di criticità sul mercato del credito ha attuato un pacchetto di misure espansive, a partire dal taglio dei tassi ufficiali di finanziamento: il tasso Refi è stato ridotto da 0,25% a 0,15% con l’obiettivo di arginare il processo disinflazionistico in atto e dare stabilità al sistema. Nella stessa occasione sono state decise una serie di misure non convenzionali al fine di favorire il ripristino del flusso del credito all’economia reale e aumentare il livello di liquidità nel sistema. L’impostazione delle politiche fiscali, invece, è rimasta restrittiva sebbene con un tenore più limitato rispetto allo scorso anno: in USA sono continuati i tagli alla spesa ma per dimensioni più contenute, mentre in Europa i governi di tutti i principali paesi, essendosi significativamente avvicinati agli obiettivi di sostenibilità del deficit con l’attuazione dei piani di austerità, hanno potuto alleggerire l’entità dei tagli alla spesa per focalizzarsi sull’avanzamento del processo di riforme strutturali. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale collocano la crescita globale per fine 2014 al 3,6% e per fine 2015 al 3,9% (da rispettivamente 3,7% e 4%), ancora trainata dai paesi emergenti, +4,9% nel 2014 e 5,3% nel 2015 (rispettivamente da 5,1% e 5,4%). Seguono USA e Giappone (rispettivamente 2,8% per il 2014 e 3% per il 2015, e 1,4% per il 2014 e 1% per il 2015 contro 1,7% e 1% stimati in precedenza). Anche l’Europa proseguirà sul sentiero espansivo, seppur con un passo modesto: le previsioni per fine 2014 sono di una crescita pari a 1,2% che raggiungerà +1,5% nel 2015, (contro 1,1% e 1,4% stimati in precedenza, (Fonte FMI World Economic Outlook, aprile 2014). In tale contesto di crescita limitata e disoccupazione ancora elevata, l’inflazione europea ha continuato a rallentare; il trend disinflazionistico in atto ha portato in giugno l’indice dei prezzi al consumo a stabilizzarsi sullo 0,5%. Le previsioni ufficiali collocano l’inflazione a fine 2014 allo 0,7% e all’1,1% a fine 2015. Negli Stati Uniti durante i primi mesi dell’anno il ciclo economico ha risentito in maniera significativa delle condizioni metereologiche avverse, facendo registrare un dato definitivo di PIL del primo trimestre pari a -2,9% t/t annualizzato molto peggiore delle attese. La severità del calo è stata dovuta in particolare alle revisioni negative della spesa per consumi, (cresciuta dell’1% invece che del 3%) e delle esportazioni nette (calate dell’1,5% contro attese iniziali di -0,8%). Nonostante ciò, più di recente si sono moltiplicati i segnali di recupero dell’attività produttiva, in particolare del settore manifatturiero, come 2 testimoniato dall’ISM. Anche i progressi lenti ma costanti del mercato del lavoro (con il tasso di disoccupazione sceso in prossimità del 6% e i nuovi occupati stabilizzatisi sulle 200 mila unità mensili) e il recupero del mercato immobiliare hanno progressivamente consolidato le attese di rafforzamento del ciclo economico giustificando la decisione della FED di procedere con la riduzione dell’espansione quantitativa tapering annunciata a fine 2013. A partire da gennaio le autorità monetarie hanno quindi ridotto l’acquisto di titoli di stato e obbligazioni garantite da mutui, passato progressivamente da 85 mld di dollari mensili agli attuali 35 mld mensili. Il tapering, che dovrebbe concludersi entro fine anno, non ha comunque impedito alla FED di ribadire la necessità di mantenere una politica monetaria accomodante caratterizzata da tassi eccezionalmente bassi. In più occasioni il nuovo governatore della FED, Janet Yellen, ha sottolineato che l’inizio del ciclo di rialzo dei tassi dipenderà dal raggiungimento di una serie di obiettivi economici che convalideranno il definitivo consolidamento e quindi la sostenibilità della crescita nel più lungo periodo. Quanto all’accelerazione dell’inflazione degli ultimi mesi (passata da 1,5% di marzo al 2,1% di maggio) e alle possibili conseguenze sulle prospettive a medio termine dell’evoluzione dei prezzi la Yellen ha sottolineato che si tratta principalmente dell’effetto di distorsioni temporanee. In Area Euro, i segnali di espansione economica, già visibili sul finire del 2013, hanno continuato a caratterizzare i primi mesi del 2014 (primo trimestre PIL +0,9%; Germania 2,5%, Francia 0,7%, Italia -0,5%, Spagna 0,5%, Portogallo 1,3%). Nonostante la crescita sia stata trainata dalla Germania, in particolare per quanto riguarda spesa per consumi e investimenti, i dati più recenti segnalano che il contributo positivo all’espansione dovrebbe progressivamente espandersi anche alla periferia, dove paesi come la Spagna stanno sperimentando un generale consolidamento della fiducia di imprenditori e consumatori, fondamentale per la sostenibilità del ciclo, mentre l’Italia (così come la Francia) resta alle prese con criticità di carattere strutturale. A livello aggregato la congiuntura resta comunque molto condizionata da un tasso di disoccupazione ancora elevato (superiore all’11%), inflazione molto bassa e problemi strutturali relativi al settore bancario (così detta frammentazione), tanto che il tasso di crescita rischia di essere rivisto al ribasso. Lo scenario descritto ha spinto la BCE ad intraprendere in giugno una serie di misure dirette e indirette di politica monetaria con l’obiettivo di limitare i rischi di deflazione, favorire la trasmissione degli stimoli monetari, aumentare i prestiti al settore privato e più in generale aumentare il livello di liquidità presente nel sistema. D’altra parte, il mancato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria resta una delle principali criticità causate dall’ultima crisi finanziaria, che continua a condizionare tempi e modalità della ripresa soprattutto in Europa. Tutti i principali aggregati monetari e i prestiti a famiglie e imprese si sono contratti negli ultimi anni e fino a tutto il 2013, stabilizzandosi solo verso la fine dell’anno. Tale dinamica è il risultato della crescente avversione del settore bancario verso prestiti troppo rischiosi ma soprattutto della debolezza della domanda di credito, a sua volta legata alla bassa crescita del reddito reale disponibile delle famiglie, al tentativo da parte di queste ultime e delle imprese di ridurre il proprio indebitamento per abbassare il rischio. La risposta della BCE è arrivata all’esito della riunione ufficiale di giugno in cui sono state decise una serie di misure espansive dirette e indirette. Come anticipato nella riunione di maggio la BCE ha proceduto ad abbassare il tasso di riferimento di ulteriori 15 bps da 0,25% a 0,10% e il tasso sui depositi delle banche presso la BCE di 10 bps portandolo a -0,10%. Nonostante la quantità di depositi detenuti dalle banche presso la BCE sia in continua riduzione (attualmente circa 125 mld contro i 700 del 2012), l’introduzione di un tasso negativo sulla remunerazione delle riserve delle banche presso la Banca Centrale ha anche una valenza di strumento di gestione dei flussi di capitale, al fine di temperare l’apprezzamento dell’Euro. Negli ultimi anni, infatti, una grande quantità di capitale è fluito verso l’area euro e ha trovato impiego principalmente in titoli di Stato o in riserve depositate presso la banca centrale. Tale fenomeno ha contribuito in maniera significativa all’apprezzamento dell’euro che, come ribadito dalle stesse autorità monetarie, a sua volta ha significativamente contribuito ad alimentare il processo disinflazionistico in atto. Risulta rilevante per la politica monetaria anche la forward guidance ribadita nell’ultima riunione ufficiale, con la quale le autorità monetarie hanno ribadito che i tassi resteranno bassi per un lungo periodo di tempo e che le operazioni di politica monetaria continueranno a essere a rubinetto (tasso fisso e quantità illimitata) fino alla fine del 2016. Tra le altre misure non convenzionali adottate c’è la sospensione della 3 sterilizzazione della liquidità collegata al piano di acquisto di obbligazioni Securities Market Program (SMP) e l’estensione della scadenza dei finanziamenti a piena allocazione (full allotment) dal 2015 a dicembre 2016. Inoltre la BCE ha pianificato una serie di altre misure indirette i cui effetti saranno visibili tra qualche trimestre. Tra queste un programma di finanziamento agevolato per le banche, condizionato ai prestiti alle imprese non finanziarie e alle famiglie (TLTRO) con scadenza 2018 ad un tasso fisso vigente al momento dell’operazione pari a quello di riferimento più 10 pb (attualmente sarebbe 0,25%). Le banche avranno quindi il diritto di prendere a prestito una somma fino al 7% del totale dei prestiti erogati al settore privato non finanziario – esclusi prestiti per acquisto casa quindi mutui o prestiti per acquistare titoli di stato– esistente ad aprile 2014. Le operazioni TLTRO saranno effettuate a settembre e a dicembre 2014. Dopo 24 mesi dall’inizio di ciascuna TLTRO le banche avranno l’opzione di restituire una porzione del prestito. Gli istituti bancari che non onoreranno l’impegno di prestare i soldi avuti attraverso la TLTRO al settore privato non finanziario dovranno restituire il prestito in anticipo (settembre 2016). Allo studio delle autorità monetarie c’è infine anche lo studio di possibili azioni sul mercato ABS (Asset Backed Securities) ovvero dei Titoli garantiti da collaterali: la BCE sostiene l’opportunità di riattivare tale segmento di mercato con possibili acquisti sul mercato da parte della BCE, purché si tratti di tipologie di titoli semplici, trasparenti e con opportuni vincoli per gli emittenti. La “rinascita” di questo mercato potrebbe infatti rappresentare una opportunità di investimento per gli intermediari non bancari, consentendo così alle imprese (anche medie e piccole) di accedere al risparmio da loro raccolto. Con particolare riguardo al nostro paese, la principale novità del semestre corrisponde all’insediamento (a fine febbraio) del nuovo Governo di larghe intese guidato dal Premier Renzi con l’obiettivo di realizzare riforme strutturali nel Paese tra cui la riforma del mercato del lavoro, del sistema elettorale, del sistema giudiziario, ecc. Il ciclo economico ha continuato a contrarsi sebbene ad un tasso più contenuto rispetto allo scorso anno (primo trimestre -0,5% contro -0,9% dell’ultimo trimestre del 2013). Le previsioni ufficiali sono per un progressivo recupero della crescita, che dovrebbe portare il tendenziale annuo per il 2014 a +0,6%, trainata principalmente dalla bilancia commerciale, mentre consumi privati e investimenti verosimilmente continueranno ad impattare negativamente. A livello istituzionale la Commissione Europea ha formalizzato le raccomandazioni all’Italia sul programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità per il 2014 presentati ad aprile. La Commissione non ha formulato una puntuale richiesta di manovra aggiuntiva per l’anno in corso (in cui il deficit di bilancio è previsto al 2,7% non distante dal target), tuttavia ha evidenziato che appaiono necessari sforzi aggiuntivi per garantire la conformità ai requisiti del Patto di Stabilità e Crescita. Nel Regno Unito il primo trimestre del 2014, è stato caratterizzato da un’economia in espansione su livelli non distanti dalla fine del 2013, +0,8%. Il ciclo economico è stato sostenuto in primis dagli investimenti, raddoppiati rispetto allo scorso anno, e dai consumi privati, mentre la domanda estera ha fornito un contributo negativo. Il tasso di disoccupazione inglese, in discesa dallo scorso anno, è ritornato sui livelli del 2009 (ultimo dato di aprile 6,6%); l’inflazione, anche essa in discesa dal 2013, ha raggiunto l’1,5%. Nonostante di recente il Governatore della Bank of England Carney abbia dichiarato che il primo rialzo dei tassi di interesse potrebbe avvenire prima di quanto scontato dal mercato, la dinamica dei salari segnala il persistere di un livello ancora elevato di capacità inutilizzata nel sistema che potrebbe spingere le autorità a proseguire con tassi ufficiali invariati a 0,5%. In Giappone, l’espansione economica è proseguita sulla scia del 2013. Nel primo trimestre di quest’anno il PIL ha fatto registrare un +3% annualizzato, sostenuto sia dall’offerta (con il rimbalzo della prodizione industriale di inizio anno che ha portato il tendenziale al 10%) che dalla domanda aggregata. Intanto continua il recupero dei prezzi al consumo con l’inflazione passata da livelli intorno all’1% (a inizio anno) al 3% (con la componente strutturale che ha raggiunto il 2%). In generale i dati macro confermano comunque l’efficacia della politica reflattiva del governo ABE. In Cina i dati del primo trimestre 2014 (PIL +7,4% a/a) hanno confermato il rallentamento in atto del ciclo economico, spingendo il Governo a rivedere le stime di crescita di quest’anno diminuite a 7,5%, livello più basso degli ultimi anni. Ciò è anche dovuto a crescenti timori riguardanti la tematica dello shadowbanking e più in generale la sostenibilità del sistema finanziario. Con riferimento alla politica monetaria, al fine di favorire 4 l’erogazione di prestiti e influire positivamente sulla crescita, la banca centrale cinese ha ridotto i coefficienti di riserva obbligatoria per le banche. Mercati Nei primi sei mesi del 2014 i principali listini azionari internazionali hanno evidenziato un andamento lievemente positivo (con l’eccezione del listino giapponese), proseguendo così la fase di rialzo intrapresa negli ultimi anni. In valuta locale ed al netto dei dividendi, l’indice statunitense S&P 500 e l’europeo Eurostoxx 50 hanno guadagnato rispettivamente il 6,47% ed il 4,11%, a fronte della perdita del 6,93% del mercato giapponese rappresentato dal Nikkei 225, mentre l’indice Hang Seng di Hong Kong è rimasto sostanzialmente invariato (-0,23%). Negli USA lo S&P 500 nel mese di giugno ha toccato nuovi massimi storici (1.968 punti) supportato da aspettative di una solida crescita economica e di buoni risultati societari per l’intero anno, contestualmente ad una fase di normalizzazione della politica monetaria da parte della FED varata a partire dallo scorso anno (la cd “Exit Strategy”) e tuttora in corso. Nell’Area Euro, invece, la performance positiva dell’EuroStoxx50, nonostante le tensioni geopolitiche in Ucraina, ha beneficiato in particolare della politica monetaria accomodante della BCE (con attese di ulteriori azioni espansive e non convenzionali) e delle aspettative di consolidamento della ripresa economica, ancora fragile nella maggior parte dei paesi europei. Rispetto ad un buon andamento dei listini dei paesi europei core (in Germania l’indice Dax a fine giugno ha superato per la prima volta la soglia dei 10.000 punti), sono risultati particolarmente positivi i listini azionari italiano e spagnolo, la cui migliore performance riflette l’attenuarsi delle tensioni sui debiti sovrani dei paesi periferici. In Giappone la debolezza del listino nipponico deriva dalle consistenti prese di profitto avvenute nei primi mesi dell’anno dopo i forti rialzi del 2013. Infine, la “stasi” del mercato azionario di Hong Kong è imputabile alla debolezza del quadro economico e finanziario cinese, con tassi di crescita dell’economia cinese previsti ai minimi degli ultimi anni. Con riferimento ai mercati obbligazionari governativi europei, il primo semestre del 2014 si è distinto per un significativo movimento di discesa dei rendimenti e di restringimento degli spread core – periferici. Il mercato dei titoli governativi europei è stato caratterizzato da ingenti flussi in acquisto sia da parte di investitori europei che esteri; questo fenomeno ha determinato anche una sensibile diminuzione della volatilità, che era significativamente aumentata sul finire del 2013 per via dell’inizio del processo della valutazione degli attivi delle banche nell’ambito dell’AQR (Asset Quality Review). Nel corso del semestre appena conclusosi la BCE, dopo aver allontanato il rischio di disgregazione dell’Area Euro, ha ribadito la ‘forward guidance’, mostrandosi piuttosto attendista fino al meeting di maggio, in cui il presidente Draghi ha annunciato che nel mese di giugno sarebbero state ratificate nuove misure espansive di politica monetaria. L’atteggiamento attendista della BCE è stato favorito da un miglioramento, anche se lento e graduale, delle stime di crescita ed inflazione in EU a partire dal 2014. Con il passare dei mesi i dati si sono invece rivelati costantemente inferiori alle attese, soprattutto per quanto concerne l'inflazione, stabilizzatasi a partire da marzo sullo 0,5% annuo). Questi elementi hanno portato il mercato dei titoli governativi a considerare il piano di QE come uno degli strumenti potenzialmente attivabili da parte della BCE con l’obiettivo di calmierare l’apprezzamento dell'euro e contrastare la spirale disinflazionistica. Nonostante ciò, nell’atteso meeting di giugno gli investitori si aspettavano comunque un approccio graduale da parte dell'autorità monetaria, che invece ha sorpreso il mercato con un “ingente” pacchetto di misure espansive convenzionali (taglio del refi rate di 10bps a 15bps e tasso sui depositi negativo) e non convenzionali (TLTRO e sospensione della sterilizzazione del Securities Market Program). Queste misure hanno determinato una ulteriore fase di diminuzione dei rendimenti governativi sia core che periferici, con il Bund 10y arrivato a 1,24%, prossimo ai minimi del 2012 quando aveva raggiunto il livello di 1,20%, ed il BTP 10y a 2,85%, ai minimi storici assoluti dalla nascita della moneta unica. L’aver ribadito in più occasioni la forward guidance negli ultimi mesi, ovvero aver rassicurato il mercato che il costo del denaro sarà mantenuto sui livelli correnti per un periodo esteso di tempo, ha inoltre contribuito ad un appiattimento delle curve dei titoli di stato:. Le scadenze brevi si sono portate a livelli molto prossimi al refi rate, mentre è risultata ancora più significativa la 5 diminuzione dei rendimenti sulle scadenze 5 e 10 anni per effetto sia delle limitate prospettive di crescita ed inflazione, sia dell’allungamento sulla curva degli investitori, alla ricerca di rendimenti più elevati. Il rischio di dissoluzione dell'Euro è stato progressivamente allontanato dalle aspettative degli investitori anche per effetto dell’avvicinamento ai target di stabilità finanziaria dei Paesi che avevano aderito al piano di aiuti congiunto ESM/IMF, ovvero Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna; in questi paesi le riforme strutturali (in particolare del mercato del lavoro) cominciano già a produrre effetti positivi sulla crescita. Ciò ha determinato un miglioramento del rating di questi paesi sovrani da parte delle agenzie di rating e ha consentito loro di ritornare ad emettere sul mercato primario, riscontrando un significativo successo tra gli operatori. L’avvio di un sentiero di progressiva normalizzazione dei paesi periferici ha favorito un significativo restringimento degli spread tra i rendimenti core e periferici su tutte le scadenze (ad esempio lo spread BTP – Bund sulla scadenza 10 anni è passata da 220 punti base di fine 2013 a 160 punti base alla fine del primo semestre 2014). Nel corso del semestre la FED si è sempre più focalizzata sull’andamento del mercato del lavoro non soltanto in termini di tasso di disoccupazione, che si è progressivamente ridotto fino al 6,1%, ma anche su altri parametri, tra cui il tempo di permanenza nello stato di disoccupazione e la percentuale degli occupati part-time. Pur mantenendo costante il tapering a 10bln di USD al mese, la FED ha ribadito che l’aumento dei tassi di riferimento sarà realizzato solo in concomitanza di crescita robusta e sostenibile nel medio-lungo periodo. Questo atteggiamento della FED ha determinato una discesa dei rendimenti dei titoli governativi americani (con il T-Note che è sceso da 2,97% di fine 2013 a 2,53% al 30/06/2014), con un effetto positivo anche su quelli europei, in particolare sui titoli tedeschi. Con riferimento al mercato dei corporate bond, il primo semestre del 2014 ha registrato complessivamente una riduzione degli spread di credito. Gli indici Itraxx si sono riportati su livelli di spread sperimentati tra 2007 e 2008, prima del fallimento Lehman Brothers: nello specifico l’indice Itraxx Main ha chiuso il semestre a +62bps (a fine 2013 era a +72 bps circa), mentre l’indice Crossover ha chiuso il semestre a +242 bps circa (a fine 2013 era a +280 bps circa). Complessivamente quindi si è assistito ad un movimento di riduzione dei rendimenti risk free, riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie ancora espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti. Nello stesso periodo si è verificato inoltre un graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici associato ad una compressione degli spread, quest’ultima legata alla politica monetaria espansiva della BCE, al lieve miglioramento del quadro globale e alla riduzione dei rischi sistemici (l’esito delle elezioni europee di fine maggio ha costituito un fattore positivo). Le misure espansive dirette e indirette attuate dalla BCE hanno favorito, come evidenziato dagli andamenti degli indici Itraxx menzionati in precedenza, una performance positiva delle obbligazioni societarie, riconducibile sia alla riduzione dei rendimenti risk free sia alla compressione generalizzata degli spread di credito. Infine la ricerca di rendimento da parte degli investitori ha privilegiato le classi di rating di qualità meno elevata e le scadenze più lunghe, segnalando il forte interesse da parte degli investitori anche verso le nuove emissioni collocate sul mercato primario. PRINCIPALI INDICI DI MERCATO Azionario Variazioni* USA S&P 500 Index (Dollaro USA) Dow Jones (Dollaro USA) Nasdaq (Dollaro USA) 6,47% 1,95% 6,11% Europa Eurostoxx 50 Index (Euro) DAX Index (Euro) CAC 40 Index (Euro) FTSE 100 (Sterlina) 4,11% 2,94% 3,44% 0,19% Pacifico Nikkei (Yen) Hang Seng Index (Dollaro HKD) -6,93% -0,23% Italia FTSE Mib (Euro) 12,21% 6 Obbligazionario Variazioni** Europa Germania 1-3 anni (Euro) Germania 3-5 anni (Euro) Germania 7-10 anni (Euro) 0,43% 2,30% 6,99% Italia Italia 1-3 anni (Euro) Italia 3-5 anni (Euro) Italia 7-10 anni (Euro) 2,08% 5,85% 11,23% Corporate Europa 1,27% Citigroup Eurobig 1-3 3,45% Citigroup Eurobig 3-5 8,47% Citigroup Eurobig 7-10 * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014, (fonte Bloomberg). **Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni). Per quanto riguarda le divise, infine, l’Euro è rimasto sostanzialmente stabile contro il dollaro USA chiudendo il semestre poco distante da 1,37. I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una fase di rafforzamento della valuta europea per via di dati macro USA più deboli delle attese e di aumento dei flussi di investimenti finanziari internazionali verso i mercati europei. La valuta europea ha subito una fase di rafforzamento, che seppur non uniforme ha portato il tasso di cambio sopra 1,39 contro Dollaro, movimento che si è radicalmente invertito dai primi di maggio all’esito della riunione della BCE. In quella occasione, ma anche in precedenza, Draghi, constatato che anche i livelli correnti del tasso di cambio concorrono a tenere lontana l’inflazione da livelli considerati di equilibrio, ha annunciato l’imminenza di nuove misure espansive da parte della BCE con l’obiettivo di contrastate la deflazione e rischi di ulteriore indebolimento della congiuntura. L’Euro è sceso fin nell’intorno di 1,35 per poi stabilizzarsi nell’intorno di 1,37. PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO Dollaro USA/Euro Yen/Euro Sterlina/Euro Variazioni* 0,81% 4,58% 4,41% * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 - Fonte Bloomberg. Prospettive Il lento ma costante recupero della crescita mondiale, in un contesto di inflazione sotto controllo e liquidità abbondante nel sistema (assicurata dall’atteggiamento espansivo della BCE), dovrebbe favorire il completo riassorbimento delle principali criticità che hanno caratterizzato l’evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi anni, favorendo una generalizzata riduzione della volatilità sulle principali asset class. Le curve dei governativi periferici potrebbero continuare a sovraperformare quelle “core” con un conseguente restringimento degli spread su tutte le scadenze per effetto, da un lato, della riduzione del divario sulle stime di crescita tra i paesi core e periferici (così come evidenziato dalla recente evoluzione dei principali indicatori anticipatori della congiuntura), dall’altro dalla domanda di titoli con spread positivo rispetto alle obbligazioni core (sia governative che societarie), dati i livelli molto compressi raggiunti attualmente dalla curva core. Regime di tassazione Dal 1° luglio 2014, il D.L. n. 66/2014 ha elevato al 26% l’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie e, quindi, anche dei proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito alla sezione: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml. 7 FONDO BANCOPOSTA REPLAY NOVEMBRE 12 MESI Il fondo ha realizzato nel corso del primo semestre del 2014 una performance positiva pari allo 0,49% espressa al lordo dell’effetto fiscale. La performance dal lancio del fondo (4 settembre 2012) è stata pari all’1,80% espressa al lordo dell’effetto fiscale. In relazione allo stile di gestione adottato, non è possibile individuare un parametro di riferimento (benchmark) rappresentativo della politica d’investimento del fondo. La prima metà del 2014 è stata caratterizzata complessivamente da un movimento di riduzione dei rendimenti risk free, riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti. Si è assistito, inoltre, ad un graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici dell’Area Euro, che ha concorso ad una generalizzata compressione degli spread (sia sui titoli governativi che societari); i fattori rilevanti a tal riguardo sono stati la politica monetaria espansiva della BCE, il lieve miglioramento del quadro globale e la riduzione dei rischi sistemici (l’esito delle elezioni europee di fine maggio ha tra l’altro costituito un fattore positivo). Con riferimento alla recente attività della BCE, considerati i recenti sviluppi dell’inflazione (bassa e distante dal target del 2% da troppo tempo), l’evoluzione della crescita (ancora debole) e il persistere di criticità sul mercato del credito, l’istituto presieduto da Mario Draghi ha effettuato un ulteriore taglio del tasso Refi (sceso a 0,15%). L‘obiettivo principale della banca centrale è quello di arginare il processo disinflazionistico in atto, favorendo al contempo la stabilità del sistema. Sono state attuate anche una serie di misure indirette di politica monetaria con l’obiettivo di agevolare la trasmissione degli stimoli monetari, aumentare i prestiti alle famiglie e al settore privato, e più in generale il livello di liquidità presente nel sistema. L’impostazione espansiva della politica monetaria adottata dalla BCE ha influenzato positivamente il segmento a breve della curva governativa italiana. Le aste italiane a breve termine condotte nel primo semestre del 2014 hanno avuto esito positivo, confermando la buona domanda degli investitori sul debito sovrano italiano, in particolare per scadenze brevi. Così come previsto dalla politica di gestione, lo stile gestionale è stato orientato alla costruzione e al tendenziale mantenimento di un portafoglio titoli, per ciascun ciclo annuale di investimento (intercorrente tra il 1° novembre ed il 31 ottobre dell’anno successivo), caratterizzato da una duration massima di 12 mesi. Considerando tale politica di investimento, nell’ambito di ciascun ciclo annuale di investimento (l’attuale ciclo terminerà a fine ottobre 2014), la duration del portafoglio tendenzialmente diminuirà con il trascorrere del tempo. Nel corso del semestre di riferimento e fino a fine ottobre 2014, in linea con la politica di investimento, si è provveduto al tendenziale mantenimento del portafoglio iniziale costruito all’inizio del secondo ciclo di investimento (ottobre 2013), che prevede una esposizione almeno significativa (ossia minimo il 50%) in strumenti finanziari obbligazionari di emittenti governativi principalmente appartenenti all’Area Euro e in strumenti del mercato monetario ed in via al più significativa, in strumenti finanziari obbligazionari di emittenti societari o sovranazionali, denominati in Euro. A livello di area geografica, il portafoglio titoli del Fondo è costituito in via almeno prevalente da strumenti finanziari obbligazionari governativi e societari di emittenti italiani. Con riferimento a tale portafoglio nel corso del periodo non sono state effettuate sostituzioni di emittenti in portafoglio per migliorare il profilo rischio/rendimento. A fine giugno (valori comprensivi del rateo e percentuali calcolate sul patrimonio netto del fondo) l’investimento in obbligazioni societarie risulta pari a circa l’11,2%, circa l’88,6% il peso della componente governativa investita totalmente in emissioni italiane. Al 30 giugno 2014 con riferimento alla componente investita in obbligazioni societarie (12 emissioni su un totale di 19), con un peso massimo sulla singola emissione alla data pari a circa il 6% la componente principale è rappresentata da emissioni del settore finanziario (circa l’8,9% sul totale portafoglio), mentre risultano pari all’1,4% le emissioni del settore dei servizi di pubblica utilità, pari allo 0,6% il peso del settore dei consumi discrezionali, pari allo 0,3% il peso del settore delle materie prime. Da un punto di vista del rischio, il portafoglio nel suo complesso è investito principalmente in emissioni dell’UE (l’Italia circa il 95,5%, Spagna circa il 2,5%, Germania circa lo 0,9%, Francia circa lo 0,6%, Paesi bassi circa lo 0,2%) ed in via residuale in emissioni non UE (Stati Uniti circa lo 0,3%). A fine dicembre la duration del portafoglio è pari a circa 4 mesi. Il rating medio del portafoglio è pari ad BBB (seconda scala S&P); il rating medio ponderato sia della componente governativa sia della componente corporate è pari a BBB. Per quanto 8 riguarda la suddivisione per classi di rating, il portafoglio a fine dicembre è esposto ai titoli corporate con rating pari a A+ (0,6% circa), pari ad A (0,6% circa), pari ad A- (0,8% circa), pari a BBB+ (2,6% circa) e pari a BBB (6,7% circa). Il portafoglio è investito totalmente in emissioni in Euro. Il portafoglio oggetto di investimento viene monitorato costantemente. Non sono state attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Con riferimento al merito creditizio dei titoli presenti in portafoglio, nel corso del periodo di riferimento sono stati effettuati dalle agenzie di rating revisioni del giudizio su una serie di emittenti in portafoglio con una valutazione finale che su tutte le emissioni interessate rimane comunque al di sopra dell’Investment Grade. Il rating più basso presente in portafoglio è pari a BBB (secondo scala S&P) con un peso del 95,5% circa (titoli di stato italiani, Gas Natural e Banca Intesa). Le prime cinque posizioni a cui risulta esposto il portafoglio sono BTP Strip novembre 2014 con un peso del 25% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BOT novembre 2014 con un peso del 25% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BTP novembre 2014 con peso pari a circa il 21% e rating dell’emittente pari a BBB, Banca Intesa ottobre 2014 con peso pari a circa il 6% e rating dell’emittente pari a BBB, CTZ settembre 2014 con peso pari a circa il 5% e rating dell’emittente pari a BBB. Nel corso del periodo non sono state attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. Alla performance positiva da inizio anno contribuiscono positivamente tutte le asset class con un contributo della componente governativa maggiore rispetto a quello della componente corporate dato anche il maggior peso in portafoglio. I rialzi più consistenti sono stati registrati dai titoli italiani, sia governativi che societari. Con riferimento alla componente societaria tutti i settori contribuiscono positivamente alla performance; il contributo positivo più rilevante viene dal settore finanziario, dove risultano molto positive le performance delle banche italiane ed in particolare di Banca Intesa. La performance nel periodo di riferimento è stata positiva . Tale andamento positivo è riconducibile anche alla riduzione dei tassi d’interesse – rispetto a quelli che caratterizzavano il mercato ad inizio anno – ed al conseguente aumento dei prezzi dei titoli governativi e societari dei paesi periferici, tra cui l’Italia. Tuttavia per questa tipologia di fondo, con titoli in portafoglio con scadenza prossima al termine di ciascun ciclo di investimento, gli effetti dei movimenti dei tassi d’interesse (effetti positivi in seguito ad una riduzione dei tassi, e viceversa) nel corso dei singoli cicli di investimento sono temporanei e tendono comunque, a parità di altre condizioni e del livello di qualità del credito, a riassorbirsi con il trascorrere del tempo fino ad annullarsi al termine di ciascun ciclo. Tabella per Tipologia di Emissione e per Paesi Italia Spagna Francia Germania Stati Uniti Obbligazioni societarie Obbligazioni con collaterale 6,70% 2,51% 0,61% 0,87% 0,25% 0,24% - - - - - - Obbligazioni governative 88,82% - - Peso Totale 95,52% 2,51% 0,61% Nota: Le percentuali rappresentate sono calcolate rispetto al portafoglio titoli Paesi Bassi - - - 0,87% 0,25% 0,24% Prospettive del Fondo Gli strumenti finanziari acquistati verranno tendenzialmente mantenuti in portafoglio fino alla scadenza. Il gestore potrà effettuare sostituzioni di emissioni in portafoglio, in coerenza con la politica di investimento del fondo riportata nella documentazione d’offerta. 9 Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore STRUMENTI FINANZIARI Codice ISIN BTP STRIP 01/11/2014 BOT 14/11/2014 BTP 6% 15/11/2014 BANCA INTESA 01/10/2014 CTZ 30/09/2014 BOT 31/10/2014 REP OF ITALY 4,5% 31/07/2014 BOT 14/10/2014 SANTANDER INTL 4,375% 04/09/2014 TERNA 4,25% 28/10/2014 GAS NATURAL FIN 5,25% 09/07/2014 BASF FIN EUROPE 5% 26/09/2014 DAIMLER 4,625% 02/09/2014 SOCIETE GENERALE 3,75% 21/08/2014 GOLDMAN SACHS 5,125% 16/10/2014 VOLKSWAGEN LEAS 2,25% 10/11/2014 ING BANK 28/11/2014 BNP PARIBAS 03/12/2014 EDF 4,5% 17/07/2014 IT0001247144 IT0004969462 IT0004780380 XS0201271045 IT0004853807 IT0005012429 IT0003621445 IT0004965080 XS0821078861 XS0203714802 XS0436905821 DE000A0TKBM0 DE000A1A55G9 XS0446860826 XS0325920824 XS0702340505 XS0859483694 XS0859873050 FR0010758888 Controvalore in Euro 20.874.921 20.644.665 17.354.110 4.997.400 4.233.950 3.696.096 3.511.410 3.179.509 1.510.065 556.660 500.370 252.735 251.782 251.127 202.680 201.340 200.328 200.196 50.077 % incidenza su attività del Fondo 24,935% 24,661% 20,730% 5,970% 5,058% 4,415% 4,195% 3,798% 1,804% 0,665% 0,598% 0,302% 0,301% 0,300% 0,242% 0,241% 0,239% 0,239% 0,060% Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi). Incrementi: a) sottoscrizioni: Decrementi: b) rimborsi: - riscatti - switch in uscita - -14.618.824 -177.555 Raccolta netta del periodo -14.796.379 10 Situazione Patrimoniale al 30/06/2014 SITUAZIONE AL 30/06/2014 ATTIVITA’ Valore complessivo % tot. attività SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE Valore complessivo % tot. attività 82.669.421 98,753 97.357.356 99,195 82.669.421 98,753 97.357.356 99,195 73.494.659 87,793 81.905.279 83,451 9.174.762 10,960 15.452.077 15,744 460.019 0,549 324.925 0,331 F1. Liquidità disponibile 160.056 0,191 125.245 0,128 F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 299.963 0,358 199.680 0,203 584.500 0,698 464.845 0,474 584.500 0,698 464.845 0,474 83.713.940 100,000 98.147.126 100,000 A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A1. Titoli di debito A1.1 Titoli di Stato A1.2 Altri A2. Titoli di capitale A3. Parti di O.I.C.R. B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R. C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’ F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare G. ALTRE ATTIVITA’ G1. Ratei attivi G2. Risparmio d’imposta G3. Altre TOTALE ATTIVITA’ 11 PASSIVITA’ E NETTO SITUAZIONE AL 30/06/2014 SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE Valore complessivo Valore complessivo H. FINANZIAMENTI RICEVUTI I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati 239.662 328.410 239.662 328.410 31.299 45.830 31.298 45.825 1 5 270.961 374.240 VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 83.442.979 97.772.886 NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE 16.392.835,894 19.305.405,217 5,090 5,065 M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI M1. Rimborsi richiesti e non regolati M2. Proventi da distribuire M3. Altri N. ALTRE PASSIVITA’ N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati N2. Debiti d’imposta N3. Altre TOTALE PASSIVITA’ VALORE UNITARIO DELLE QUOTE MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE QUOTE EMESSE QUOTE RIMBORSATE - 2.912.569,323 12 BancoPosta Fondi S.p.A. SGR con Socio Unico
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