OEDEMATHERAPY Diamagnetoterapia per il trattamento degli edemi post – traumatici degli arti CTU mega 18 pompa diamagnetica Argomenti: Edema : meccanismi , cause e modalità di intervento Diamagnetoterapia: meccanismi di azione e applicabilità terapeutica Campi magnetici ed elettromagnetici: assorbimento dei CEM e interazione con i tessuti biologici Protocolli di lavoro: come generare un protocollo di lavoro con la CTU Mega 18 Trattamenti: esecuzione di trattamenti EDEMA L’acqua è il costituente principale dell’organismo; il contenuto in acqua del corpo umano corrisponde al 60-65 % del peso corporeo nell’uomo e al 55-60% nella donna. La quantità di acqua totale tende a diminuire con l’età; nel bambino e nell’adolescente, infatti, l’acqua totale costituisce una quota maggiore. L’acqua totale è distribuita in due compartimenti: Intracellulare Extracellulare intravasale extravasale/interstiziale Il volume di questi compartimenti è determinato in gran parte dalla pressione osmotica dei suoi soluti. In condizioni normali il volume dei diversi compartimenti è mantenuto entro ben determinati valori, anche se c’è uno scambio costante, dalla pressione osmotica dei vari soluti (proteine plasmatiche, Na+, K+). Le membrane biologiche, infatti, si comportano come delle membrane semipermeabili. EDEMA Lo scambio di liquido tra plasma sanguigno e liquido interstiziale è regolato dalla legge di Starling. Legge di Starling: la quantità di liquido che filtra all’esterno all’estremità arteriolare dei capillari equivale all’incirca alla quantità di liquido che viene riassorbita all’estremità venulare. Secondo l’ipotesi di Starling, infatti, il bilancio normale dei liquidi è mantenuto da due gruppi opposti di forze: 1) Quelle che causano USCITA di liquido dal letto vascolare: a. pressione idrostatica intravasale b. pressione osmotica del liquido interstiziale 2) Quelle che causano ENTRATA di liquido nel letto vascolare: a.pressione osmotica delle proteine plasmatiche (pressione oncotica) Questo è vero per circa il 90% del liquido. Il restante 10% viene drenato dai vasi linfatici per poi tornare nel circolo sanguigno. EDEMA Quando la pressione idrostatica non è più bilanciata dalla pressione colloido-osmotica si verifica un'ostruzione linfatica, aumenta la permeabilità vascolare e si verifica un accumulo di liquido negli interstizi che, se non risolto, provoca edema (dal greco οίδημα, gonfiore) . Gli edemi costituiscono una delle complicazioni più comuni dei traumi, specie quando questi abbiano interessato o direttamente o per vicinanza un distretto articolare. Insorgono sia primitivamente ed indipendentemente dall'eventuale trattamento, alle volte già poche ore dopo il trauma, sia in un secondo tempo dopo la rimozione dell'eventuale apparecchio di immobilizzazione e sono sempre caratterizzati da una scarsa tendenza alla risoluzione spontanea. Dal punto di vista clinico gli edemi post-traumatici investono gli arti specie nei segmenti distali e nelle parti declivi, dorso della mano e del piede, spazi retro e sottomalleolari EDEMA Il primo stadio è quello che segue a breve distanza la tumefazione iperemica indotta dal trauma. Il passaggio dal tumore post-traumatico allo stato di edema è per lo più graduale: la consistenza dei tessuti diminuisce, la cute diviene pallida, fredda, lucida, talora subcianotica; il normale profilo dell'arto è mutato, le salienze ossee sono ridotte o scomparse, l'aumento dei diametri segmentari dell'arto può essere anche notevole; siamo cioè in presenza del cosiddetto edema molle, ove il dito che palpa lascia la classica impronta a scodella. Dopo 30-40 giorni ( secondo stadio) l'aspetto clinico della regione edematosa è già differente: la cute appare sempre lucida, ma più biancastra, fredda, di consistenza lardacea al taglio. La compromissione dei tessuti paraostali è causa di ipersensibilità dolorosa alla pressione, in particolar modo là ove è minore lo spessore dei tessuti molli interposti fra scheletro e cute (malleoli, cresta tibiale, dita, epifisi distale del radio dell'ulna). A tale sintomatologia dolorosa concorrono di solito anche turbe della calcificazione scheletrica (alisteresi diffusa, atrofia lacunare epi-metafisaria) che con la stasi circolatoria hanno stretti rapporti di interdipendenza reciproca. Il terzo stadio è caratterizzato, infine, da una consistenza duro-elastica dei tessuti edematosi: cute e sottocutaneo appaiono infiltrati, sclerotici, non più sollevabili in pliche, scarsamente scorrevoli sui piani sottostanti. L'arto è uniformemente ingrossato, pallido, poco dolente ma funzionalmente deficitario per una diminuzione anche notevole della forza muscolare e per una rigidità più o meno accentuata delle sue articolazioni, specie di quelle direttamente interessate dall'edema. EDEMA Il liquido interstiziale degli edemi post-traumatici è inizialmente un trasudato, con peso specifico inferiore a quello del plasma e del siero e con un contenuto minimo di proteine e di elementi morfologici. M. PASQUALI-LASAGNI Col tempo tuttavia questo trasudato è soggetto a progressive modifiche fisicochimiche che rendono meno evidente la sua distinzione da un essudato. Essenzialmente si osserva un aumento degli elementi corpuscolati, specie dei linfociti, e del contenuto proteico (RONDONI): la costituzione del liquido interstiziale viene cioè ad essere direttamente influenzata dal complesso di quelle alterazioni di tipo reattivo che il persistere dello stato edematoso determina nei tessuti. In questi difatti il prolungato stimolo meccanico della pressione idrica interstiziale e l'insorgere di disturbi metabolici cellulari ipossiemici, secondari al protrarsi della stasi umorale, sono fonte di particolari alterazioni locali a carattere degenerativo. « Le fibre connettive ed elastiche si rigonfiano, modificando le loro affinità tintoriali, si frammentano, scompaiono; le cellule si dilatano, presentano vacuoli endoprotoplasmatici e finiscono per subire una degenerazione ialina e grassa » (LUSTIG e GALEOTTI). Il circolo vizioso edema-alisteresi-edema, una volta instaurato, è di difficile risoluzione e può facilmente assumere una notevole importanza nosologica, costituendo una sindrome clinica post-traumatica a se stante e ad evoluzione del tutto indipendenti dal trauma iniziale, alla base della quale trovarsi appunto una perturbazione della normale idrodinamica capillare e tissurale. Come espressione più grave di questa particolare condizione nosologica possiamo considerare l'atrofia di SuDEck. TERAPIA DEGLI EDEMI La terapia degli edemi post-traumatici ha assunto uno sviluppo ed una importanza notevoli da quando sono stati evidenziati i rapporti di questi con le rigidità articolari ed è stata posta in luce la possibilità di prevenire, curando tempestivamente la alterazione circolatoria, molte limitazioni funzionali residue negli arti traumatizzati. Attualmente tale terapia può considerarsi senz'altro un elemento indispensabile nel trattamento delle lesioni traumatiche degli arti. Gli obiettivi immediati che essa si pone sono, essenzialmente: A) La normalizzazione del tenore idrico dei tessuti edematosi; B) La normalizzazione dello squilibrio vasomotorio che è alla base del ristagno liquido tissurale. In altri termini: efficace drenaggio dei liquidi in eccesso nei tessuti e contemporaneo allontanamento o neutralizzazione di quelle cause meccaniche, nervose, chimiche ecc. che sono responsabili degli spasmi o della paralisi vasale, dell'aumento della permeabilità capillare, dell‘eccessiva idrofilia dei tessuti. DIAMAGNETOTERAPIA Proprietà ferromagnetica La Diamagnetoterapia basa la sua attività sui meccanismi di repulsione dovuti alle forze diamagnetiche. Spieghiamo: La materia esibisce 3 fondamentali proprietà magnetiche: I materiali con proprietà ferromagnetiche sono quelli che in presenza di un campo magnetico reagiscono generando una forza di attrazione rispetto ad esso. I materiali più noti sono il ferro, il nichel, il cobalto. Proprietà paramagnetica I materiali con proprietà paramagnetiche sono quelli che in presenza di un campo magnetico restano neutri. Esempio più noto è la plastica. Proprietà diamagnetica I materiali con proprietà diamagnetica sono quelli che posti in presenza di un campo magnetico reagiscono generando una forza di repulsione. Le sostanze diamagnetiche più note sono: l’acqua, l’argento, il rame. DIAMAGNETOTERAPIA - AZIONI Spostamento liquidi La Diamagnetoterapia permette di utilizzare 4 specifici strumenti per Innescare meccanismi di azione diretti nei tessuti: Stimolazione endogena Pain Control Impianto molecolare DIA – Movimentazione liquidi La struttura elettronica dei materiali diamagnetici, quali i liquidi corporei, sottoposta all’attività di un campo magnetico genera una forza di repulsione magnetica, ossia una movimentazione delle componenti molecolari nel verso opposto al campo. L’alta intensità dei campi Diamagnetici del sistema CTU- Mega 18, fino a 2 Tesla, e la velocissima variazione di campo determinano effetti positivi sia sulla matrice sia extra cellulare che sui liquidi intra cellulari. DIA – Movimentazione liquidi Per effetto della repulsione diamagnetica, l’acqua presente nei compartimenti extracellulari che è libera di fluire negli interstizi intercellulari, viene violentemente allontanata dal sito di applicazione del campo. La movimentazione dei liquidi extracellulari agevola il riassorbimento degli edemi, dei gonfiori e dei versamenti post traumatici , l’eliminazione delle scorie e stimola la circolazione linfatica ed i fenomeni ad essa collegati. Il campo magnetico, infatti, agisce sui liquidi intracellulari, confinati all’interno della membrana cellulare, incrementando la loro mobilità. L’aumento dell’agitazione molecolare incentiva l’attività biochimica delle cellule ed i meccanismi metabolici mitocondriali e lisosomiali. Ne consegue una benefica accelerazione di tutte le attività energetiche cellulari: scambi ionici, eliminazione delle scorie, respirazione cellulare. L’azione principale sulla matrice extra cellulare è quella di drenaggio L’azione sui liquidi intracellulari è quella di catalisi delle reazioni chimiche, cioè di favorire ed accelerare le reazioni chimiche cellulari. DIA – Biostimolazione endogena Ogni campo magnetico variabile che attraversa un conduttore induce una corrente elettrica. Il corpo umano è un conduttore, per cui il campo magnetico generato dal sistema CTU Mega 18 genera nel corpo umano una corrente elettrica. La velocità di variazione del campo magnetico e l’alta l’intensità che contraddistinguono il campo del sistema CTU Mega 18 generano una biostimolazione cellulare del Tutto particolare. Infatti, la velocità di variazione del campo magnetico nella CTU Mega 18 è altissima (nell’ordine di 1 milli secondo) e l’intensità del campo è di circa 2 Tesla. Queste caratteristiche tecniche e tecnologiche permettono di eccitare e ricostituire le fibre nervose e muscolari anche a profondità molto elevate. DIA – Biostimolazione endogena La stimolazione determinata attraverso i campi Diamagnetici è molto differente dalla stimolazione classica per diversi motivi: la stimolazione diamagnetica è di tipo cellulare. Questo è importante soprattutto per i tessuti con infiammazione e lacerazioni dove è necessario ripristinare le attività vitali cellulari senza determinare dolore o assuefazione al Trattamento la stimolazione diamagnetica è sia molto superficiale che molto profonda, quindi particolarmente indicata per gli organi interni e profondi dove la stimolazione elettrica classica non può arrivare. a stimolazione diamagnetica è di tipo endogena ( sviluppata direttamente all’interno del tessuto e non dall’esterno verso l’interno come con la stimolazione elettrica normale). La stimolazione diamagnetica è di tipo isotropa ( omogenea per tutto il tessuto investito dal campo magnetico). DIA – Biostimolazione endogena Target di stimolazione: MUSCOLO LISCIO: fino a 50 Hz MUSCOLO STRIATO: fino a 100 Hz TESSUTO NERVOSO FIBRE LENTE: fino a 1000Hz TESSUNO NERVOSO FIBRE VELOCI: fino a 5000Hz AZIONE CELLULARE: fino a 7500Hz AZIONE DI MEMBRANA: fino a 10.000Hz PAIN CONTROL: 300 KHz DIA – Impianto Molecolare Dunque, Con il sistema CTU Mega 18 la somministrazione e l’impianto delle molecole attive dei medicinali avviene per spinta meccanica, ossia per l’accelerazione che il campo magnetico imprime alle molecole. Se le molecole non presentano proprietà diamagnetiche, per la loro somministrazione è necessario utilizzare uno speciale vettore diamagnetico. DIA – Impianto Molecolare Dispositivo standard CTU Mega 18 C P C= concentrazione del principio P= profondità di impianto Dispositivo standard C P C= concentrazione del principio P= profondità di impianto CTU Mega 18 DIA – Impianto Molecolare Spieghiamo: Tulle le molecole che per loro natura presentano proprietà diamagnetiche, sottoposte all’intensità del campo magnetico della CTU Mega 18, ricevono una forte accelerazione nella direzione opposta al CM (quindi vengono spinte verso il tessuto cutaneo). La spinta è tale che esse abbattendo la barriera cutanea vanno ad impiantarsi ad una profondità che è direttamente proporzionale alla forza impressa alle molecole. Nessuna corrente elettrica viene utilizzata, nessuna assuefazione ai medicinali, massima selettività di impianto. Fans Principio attivo Indicazione Diclofenac sodico Patologia infiammatoria Piroxicam Patologia infiammatoria Ketoprofene Patologia infiammatoria Ketoprofene sale di lisina Patologia infiammatoria Ketolorac Trattamento post operatorio Lisina acetilsalicilato Reumatismo articolare. Sindromi dolorose post traumatiche Cortisoidi Principio attivo Indicazione Idrocortison(emisuccinato sodico) Potere mineralcorticoide 1 Prednisolone acetato Potere mineralcorticoide 0 Metilprednisolone Potere mineralcorticoide 0 Betametasone Potere mineralcorticoide 0 Desametasone Potere mineralcorticoide 0 DIA – Diatermia Capacitiva - Resistiva La diatermia è una tecnica di trasferimento energetico in modalità resistiva e capacitiva. Più specificatamente riesce a generare calore nei tessuti viventi, provocando un innalzamento termico sia in profondità che in superficie. Tra gli effetti del riscaldamento e della conseguente biostimolazione, primo fra tutti è la vasodilatazione, condizione caratterizzata da un aumento del calibro dei vasi sanguigni, che intensifica l’apporto di sangue nel distretto interessato al trattamento e in generale, l’apporto di liquidi extracellulari. capacitivo resistivo DIA – Diatermia Capacitiva - Resistiva Nelle normali condizioni operative, lo spostamento liquido indotto nel processo diatermico subisce una battuta d’arresto. Infatti, in seguito alla perfusione sanguigna, l’accumulo di liquidi che prima diveniva sempre più preponderante, cessa di aumentare a causa degli equilibri pressori che si instaurano a livello cellulare e per il limite fisico di confinamento meccanico dei comparti esterni. Accumulo di liquidi a seguito della perfusione sanguigna. Non avendo possibilità di essere drenato, l’afflusso di liquidi si blocca DIA – Diatermia Capacitiva - Resistiva Per mantenere attivi gli effetti della diatermia utilizziamo la combinazione con la Pompa Diamagnetica: Infatti la forza repulsiva generata grazie ai campi diamagnetici potenzia l’effetto drenante determinato con la diatermia, inducendo il movimento dei liquidi e l’allontanamento dai tessuti con vasodilatazione. Il risultato è un meccanismo diatermico sempre attivo senza battuta di arresto, e l’intensificazione delle già note proprietà terapeutiche indotte dall’uso esclusivo della diatermia, potenziandone le caratteristiche antinfiammatorie oltre che riabilitative. Meccanismo diatermico senza battuta di arresto, grazie all’attività drenante dei campi DIA DIA – IMPEDENZA L’impedenza è il canale attraverso cui l’energia viene trasferita ai tessuti cellulari. Se l’impedenza di un singolo tessuto non coincide con quella del dispositivo si generano dispersioni indesiderate. L’impedenza del tessuto varia da punto a punto dipendendo da molteplici fattori sia elettrici che fisiologici. La CTU Mega 18 consente di monitorare le differenze di impedenza nel tessuto consentendo di adeguare un corretto trasferimento energetico che elimina le dispersioni ed eleva l’efficienza di trasferimento. immagini DIA – Impedenza Una corrente elettrica alternata applicata agli organismi viventi evidenzia due strutture biologiche di differente comportamento fisico: i fluidi intra ed extra cellulari, che si comportano come conduttori resistivi (R in figura); le membrane cellulari, che si comportano come conduttori reattivi (Xc in figura). Scomponendo il parametro fisico Z in vettori, otteniamo due moduli - resistenza R e reattanza Xc - il cui rapporto trigonometrico costituisce l'angolo di fase AP. Secondo la legge di Ohm, tutte le sostanze offrono una resistenza al passaggio della corrente elettrica e questo vale anche per il corpo umano. In realtà il comportamento impedenziometrico del corpo è molto più complesso. In collaborazione con DIA – Impedenza I tessuti non grassi sono altamente conduttivi, contenendo acqua ed elettroliti, e oppongono una limitata resistenza. I tessuti grassi, ossei e comunque con limitato contenuto idrico oppongono maggiore resistenza al passaggio della corrente. La membrana cellulare, data la sua peculiare struttura chimica, ha un comportamento diverso: essa contempla infatti un doppio strato fosfolipidico non conduttivo, posto tra due strati di molecole proteiche, conduttive. Il doppio strato fosfolipidico rende le cellule elementi reattivi che “trattengono all'interno le cariche”, ovvero si comportano come condensatori, quando ad esse viene applicata tale corrente elettrica alternata. DIA – Impedenza L’impedenza elettrica, per la sua estrema variabilità, in senso assoluto ha poco significato. Infatti, a meno che non ci si trovi di fronte a valori all’estremo della scala, cioè bassissimi o altissimi, normalmente non si può giungere ad alcuna conclusione. L’impedenza invece assume valore diagnostico quando subisce variazioni. (misurare l’impedenza su un arto affetto da patologia e confrontandolo con il contro laterale sano, è possibile darle significato ; altresì può essere significativo il tempo entro il quale durante la terapia si ottengono variazioni di impedenza) Il vantaggio con la CTU Mega 18 è che la corrente utilizzata è la stessa che si utilizza per la lettura dell’impedenza; ciò significa che non si inietta altra corrente all’interno del tessuto e che l’impedenza letta sarà solamente quella dei tessuti sottoposti a terapia. DIA – Impedenza Registra le variazioni di impedenza cutanea in fase di trattamento Consente di monitorare l’andamento della seduta di trattamento Permette di valutare i benefici dei trattamenti eseguiti DIA – Impedenza P= potenza impostata 0=0 Indicazione delle variazioni di 0,5=01 impedenza cutanea 1=02 1,5=03 2=04 2,5=05 3=06 3,5=07 4=08 4,5=09 5=10 10=11 20=12 30=13 F= distanza del manipolo attivo rispetto alla piastra neutra 40=14 0=20 50=15 1=50 60=16 2=80 80=17 3=100 100=18 METODOLOGIA Fase 1. Movimentazione Liquidi Fase 2. Biostimolazione Endogena Fase 3. Pain Control Fase 4. Impianto molecolare METODOLOGIA – FASE 1 Movimentazione Liquidi AZIONE INTRACELLULARE azione di catalisi delle reazioni chimiche Stimolazione del sistema immunitario incrementando la capacità del sistema di difesa 20 % - mantenimento Azione defibrosante 40% - azione secondaria Danno già stabilizzato e in fase di recupero Iperemia locale con ossigenazione e rigenerazione dei tessuti 60% - cronico Stimolazione della produzione di ATP 80% - cronico /acuto Riduzione dei radicali liberi 100% - acuto Riduzione del dolore e delle infiammazioni METODOLOGIA – FASE 1 Movimentazione Liquidi AZIONE EXTRACELLULARE Drenaggio Drenaggio linfatico con disintossicazione dei tessuti conseguente 20 % - mantenimento 40% - azione secondaria Trasporto di nutrienti e metaboliti per normalizzare e stimolare l’azione ci coordinazione delle funzioni dell’organismo Ripristino del corretto metabolismo intra ed extracellulare Alcalinizzazione con conseguente ripristino del terreno fisiologico Eliminazione delle infiammazioni 60% - cronico 80% - cronico/acuto 100% - acuto METODOLOGIA – FASE 2 Biostimolazione Endogena Effetti primari: -Aumento del flusso ematico periferico -La risoluzione dello spasmo muscolare -Accelerazione della trasmissione dello stimolo nervoso -Azione antiedemigena ed antiflogistica -Effetto antidolorifico ed antinfiammatorio -Normalizzazione della conducibilità elettrica -Effetto antalgico -Miglioramento dell’osteogenesi -Azione a livello della membrana degli osteoblasti e sull’effetto piezoelettrico dell’osso -Stimolazione e normalizzazione di produzione e deposizione del collagene con maggior ordinamento ed orientamento strutturale -Stimolazione dell’irrorazione vascolare -Aumento della mineralizzazione e riattivazione delle cellule in quiescenza -Aumento della resistenza ossea -Aumento dell’attività elettrica nel focolaio di frattura -Risoluzione dell’edema -Azione batteriostatica -Accelerazione dei processi di guarigione dei tessuti molli Questi effetti si traducono in: Accelerazione dei processi di guarigione Stabilizzazione del tessuti traumatizzati Rafforzamento dei tessuti muscolari Riparazione dei tessuti nervosi Eliminazione del dolore Miglioramento dell’afflusso ematico Rafforzamento dei tessuti vasali Risoluzione dell’edema METODOLOGIA – FASE 2 Biostimolazione Endogena TARGET TERAPEUTICI Muscolatura di postura Stimolazione fibre nervose a-mieliniche Muscolatura veloce Stimolazione tessuti resistenti: ossa – tendini cartilagini Stimolazione fibre nervose mieliniche Azione sui tessuti lesi ed ulcerosi Durante la fase di biostimolazione è necessario intervenire su tutti i tessuti interessati dalla patologia. Mantenimento – cronico - acuto METODOLOGIA – FASE 3 Pain Control Il programma è specifico per la terapia antalgica. Vengono utilizzate frequenze al di sotto dei 300 KHz, quindi ad esempio 200 – 250 KHz le quali agiscono e stimolano le terminazioni nervose amplificando e rendendo più immediato l’effetto antalgico del trattamento. Stabilizzazione – dolore cronico – dolore acuto METODOLOGIA – FASE 4 Impianto molecolare I farmaci che possono essere veicolati sono tutti quelli che presentano principi attivi con proprietà diamagnetica. Nel caso in cui non si conoscessero tali caratteristiche del farmaco è possibile utilizzare l’acqua ( o un gel ) come vettore per il trasporto delle molecole negli strati di tessuto La parametrizzazione è effettuata sulla base della profondità di impianto, dimensione molecolare e velocità di impianto. Velocità di impianto Peso atomico molecolare Profondità di impianto METODOLOGIA – FASE 4 Impianto molecolare Modalità di applicazione del farmaco Se il farmaco è in forma di crema o gel va messo direttamente sulla cute nella zona da trattare Se il farmaco è in forma liquida la procedura prevede l’ utilizzo di garze o dischi di cotone idrofilo da imbibire con il farmaco. Il tessuto va poi posizionato sulla zona da trattare e il manipolo viene massaggiato/posizionato al di sopra della garza Stratificazione farmacologia La stratificazione dei farmaci viene fatta selezionando in ordine di farmaco che si intende veicolare più in profondità nel tessuto, quindi dalla profondità verso la superficie. E’ possibile veicolare anche mix di farmaci nel caso se ne ritenesse l’utilità METODOLOGIA – FASE 4 Impianto molecolare NSAID Commercial Name Property Molecular Weight Water-Soluble CTU Parameterisation Diclofenac Voltaren Anti-Inflamatory 296.148 u.m.a Yes 400 PA Piroxicam Feldene Anti-Inflamatory 331,348 u.m.a Yes 400 PA Flezen Anti-Inflamatory 146,16 Yes 200 PA Artrosilene Anti-Inflamatory Yes 400 PA Active Principle Ketoprofene Ketolorac CORTISONE Active Principle Commercial Name Property Molecular Weight WaterSoluble Hydrocortisone Flebocortid Anti-Inflamatory 349 u.m.a Yes 400 PA Prednisone Acetate Merticortelone Anti-Inflamatory 360.444 u.m.a Yes 400 PA Betametasone Celestine Anti-Inflamatory Yes 400 PA Desametasone Soldesan Anti-Inflamatory Yes 400 PA CTU Parameterisation METODOLOGIA diatermia Diamagnetoterapia e diatermia : Quando vanno utilizzate CONTEMPORANEAMENTE? Generare l’effetto « push – pull» Quando è necessario accelerare il processo di drenaggio Quando è necessario vascolarizzare e reidratare i tessuti prima della fase di drenaggio Per aumentare l’effetto antalgico ed antinfiammatorio nei tessuti con lesioni ed in fase acuta METODOLOGIA diatermia Regolazione della distanza rispetto alla piastra neutra Regolazione della frequenza Nel caso di utilizzo di due neutri la distanza è da considerarsi come quella che intercorre tra le due piastre ed il manipolo attivo LF= bassa frequenza maggiore profondità HF= alta frequenza più superficiale Regolazione della potenza La potenza deve essere regolata sulla base delle variazioni di impedenza e quindi in base alla recettività dei tessuti che tende a modificarsi nel tempo del trattamento METODOLOGIA diatermia Metodica a doppia placca di ritorno per ottenere: •Bilanciamento energetico Con bilanciamento energetico si intende una erogazione simmetrica delle radiofrequenze, molto utile nel caso in cui si debbano trattare specifiche zone del corpo quali la schiena. •Espansione dell’area di energizzazione L’espansione dell’area da energizzare consente di ridurre sensibilmente i tempi di trattamento nel caso in cui si debbano trattare grandi aree del corpo. •Uniformità di erogazione Placche neutre nella parte anteriore della gamba Elettro do attivo Placche neutre anteriori alla coscia Ad esempio dovendo trattare una gamba interamente il posizionamento della doppia placca di ritorno come indicato in figura, consente di energizzare tutta la zona senza dover spostare la placca di ritorno. In particolare riceverà la medesima energia tutta l’area compresa tra le due placche di ritorno. METODOLOGIA diatermia L’uniformità di energizzazione è una metodica applicativa molto valida che consente di mantenere uniforme l’energia erogata nei tessuti senza avere, come accade con le metodiche classiche, zone del corpo che ricevono maggiore energia perché più vicine alla placca di ritorno, e zone che ricevono minore energia perché si trovano più distanti dalla placca di ritorno. 2 placche di ritorno 1 placca di ritorno Il calore e quindi l’energia è maggiore nella zona vicina alla placca di ritorno, tende a diminuire quando ci si allontana dalla placca di ritorno. Con due placche di ritorno la trasmissione dell’energia si mantiene uniforme in tutta la zona trattata. METODOLOGIA - riassumendo… Edema osseo F 1 Mov. Liquidi % Intracell. 80% Extracell. 100% F. 2 Biostim. min. % 10 80% % min. 100% 10 pwr. min. min. 10 60% 100% target Ulcera Linfedema arti inf. target pwr. min. target pwr. min. M. Liscio M. Striato F.n.veloce F.n.lenta Cellulare x 5 10 S.membrana x F. 3 Biostim. pwr. Pain Control x F. 4 – opz.Impianto m. Molecola 5 P.A. d.d.mol. RF con fasi 1. 2. 3. HF min. pwr. Hz mm 5 20 LF 5 5 x 5 5 pwr. min. x P.A. Hz. mm 5 P.A. d.d.mol min. HF LF x x 10 5/7 Cap. Res. 5 x 10 con F2 min. 10 con F1 HF min. 5 Hz. 5 mm 2 LF min. CREMA La scelta della crema conduttrice deve essere fatta secondo oculati criteri: se non si sta usando un prodotto con principio attivo che quindi ci vincola ad un particolare presidio, si deve usare una crema neutra che risponda a severi criteri. Le creme neutre: Devono soddisfare requisiti di conducibilità elettrica, Non devono elettrolizzarsi anche a forti densità di corrente, Non devono avere valori di pH incompatibili con gli elettrodi usati, Devono garantire un lento assorbimento per prolungare lo scorrimento, Devono avere un controllato valore di viscosità cinematica e dinamica La viscosità ed integrità strutturale della crema deve mantenersi fino a temperature puntuali molto superiori a 40°C. ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO I Iniziare il Drenaggio dei Liquidi della parte anteriore dell’arto inferiore posizionando il manipolo dell’apparecchiatura sulla caviglia. II Da questa sede procedere lungo l’arto in senso longitudinale con modalità a scansione, proseguendo lateralmente al ginocchio, lungo la coscia fino a raggiungere le Stazioni linfatiche inguinali. III Eseguire la medesima procedura nella parte posteriore dell’arto, posizionando il manipolo nella pianta del piede, proseguendo e passando per il Cavo popliteo fino a raggiungere le Stazioni linfatiche della Piega glutea. E’ opportuno suddividere la parte anteriore e quella posteriore di ciascun arto in modo tale da sviluppare 2 o 3 percorsi di drenaggio secondo la dimensione dell’arto stesso. ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO I Iniziare il Drenaggio dei Liquidi della parte anteriore dell’arto superiore posizionando il manipolo dell’apparecchiatura sul palmo della mano II Da questa sede procedere lungo l’arto in senso longitudinale con modalità a scansione fino alle Stazioni linfatiche della zona ascellare III Proseguire con l’esecuzione della medesima procedura nella zona posteriore dell’arto, posizionando il manipolo a livello del polso e proseguendo verso l’alto lateralmente al gomito, fino a direzionare il manipolo verso le Stazioni linfatiche ascellari. ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO Per eseguire un Drenaggio completo ed efficace, è necessario suddividere la zona di lavoro addominale in due sezioni: quella superiore all’ombelico e quella inferiore e poi ciascuna di queste nella sezione di destra e di sinistra, in modo da lavorare su quattro quadranti veicolando i liquidi verso le Stazioni linfatiche più vicine. I Posizionando il manipolo nell’area centrale dell’addome, eseguire dei movimenti a scansione verso l’alto orientando poi il manipolo verso l’esterno destro della zona addominale, fino a raggiungere le Stazioni linfatiche ascellari. Eseguire la stessa modalità nel quadrante di sinistra, in modo tale da ricoprire tutta la superficie addominale superiore in modo organico e organizzato. II Con lo stesso metodo di lavoro, eseguire il Drenaggio dei Liquidi della zona inferiore addominale. Posizionare il manipolo a livello dell’ombelico ed eseguire dei movimenti a scansione verso l’esterno destro della zona addominale, fino a raggiungere le Stazioni linfatiche inguinali. Eseguire la stessa modalità nel quadrante di sinistra, in modo tale da ricoprire tutta la superficie addominale in modo organico e organizzato. ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO ESECUZIONE DEL TRATTAMENTO CONTROINDICAZIONI E COMPETENZE RICHIESTE Prima di effettuare la terapia è utile accertarsi che non vi siano controindicazioni al trattamento. Controindicazioni assolute al trattamento: Portatori di pace maker cardiaco Donne in gravidanza Tumori Epifisi fertili Neoplasie Clips su aneurismi ( vasi sanguigni), aorta Valvole cardiache , distrattori della colonna vertebrale Pompa di infusione per insulina o altri farmaci Protesi del cristallino Inoltre bisogna effettuare un anamnesi preliminare del paziente al fine di rilevare: stati fisiologici inadatti per la presenza di materiale ferromagnetico nell’area del corpo da sottoporre al trattamento. CONTROINDICAZIONI E COMPETENZE RICHIESTE Procedura di verifica La procedura di verifica è utile per verificare e confermare la possibilità di poter eseguire il trattamento di diamagnetoterapia in zone con protesi di cui non si conosca la natura. La procedura consiste in un lento avvicinamento alla zona con protesi metallica per verificarne stati di inadeguatezza o meno. Intolleranza ai trattamenti Non sono adducibili nessun tipo di intolleranza o manifestazioni sgradevoli a seguito delle sedute di diamagnetoterapia. Eventuali problemi possono insorgere dall’abbinamento del dispositivo con medicinali inopportuni Competenze richieste La Pompa Diamagnetica CTU Mega 18 è un dispositivo destinato ad essere utilizzato da personale medico e/o fisioterapico. Può essere utilizzata in ambito ambulatoriale, fisioterapico, ospedaliero, riabilitativo in genere. RISULTATI M. S. aa. 23 Linfedema CEAP-L C4 arto inferiore destro Regione mediale coscia dx 3 medio Centro Vasae-Tech ,gruppo di ricerca “Mathematics for Technology”,Dipartimento di Matematica , Università di Ferrara. Dipartimento Scienze Chirurgiche – U.O. Chirurgia Vascolare, Università di Ferrara. Oedema Center - Nola ( NA ). RISULTATI PRIMA DOPO 20 SEDUTE RISULTATI RISULTATI Prima della terapia Dopo 40gg RISULTATI RISULTATI Prima del trattamento 7 gg dopo Risultati prima prima Dopo 8 sedute Dopo 10 sedute Centro Vasae-Tech ,gruppo di ricerca “Mathematicsfor Technology”,Dipartimento di Matematica , Università di Ferrara. Dipartimento Scienze Chirurgiche – U.O. Chirurgia Vascolare, Università di Ferrara. Oedema Center - Nola ( NA ). Risultati prima prima Dopo 22 sedute Dopo 16 sedute Centro Vasae-Tech ,gruppo di ricerca “Mathematicsfor Technology”,Dipartimento di Matematica , Università di Ferrara. Dipartimento Scienze Chirurgiche – U.O. Chirurgia Vascolare, Università di Ferrara. Oedema Center - Nola ( NA ). CAMPI ELETTROMAGNETICI CE - campo elettrico CM - campo magnetico CEM - campo elettromagnetico Corrente elettrica Corrente magnetica Flusso magnetico Radiazioni elettromagnetiche QUESTI SCONOSCIUTI!!! CAMPI ELETTROMAGNETICI Fanno parte tutti di fenomeno, quello dei uno stesso CAMPI ELETTROMAGNETICI e obbediscono tutti alle stesse leggi Le EQUAZIONI DI MAXWELL CAMPI ELETTROMAGNETICI La luce e le radiofrequenze sembrano cose completamente differenti. In realtà sono solo i nostri sensi che li fanno apparire differenti . ESSE SONO LO STESSO FENOMENO Che si esprime in CAMPO ELETTRICO E CAMPO MAGNETICO Tra di loro intrinsecamente collegati . Ciò che però differenzia la luce dalle radiofrequenze è la FREQUENZA . Disegno di tony dell’onda CAMPI ELETTROMAGNETICI Alle basse frequenze la distinzione tra CE e CM assume rilevanza Alle alte frequenze invece il legame tra CE e CM diventa così forte che si parla indistintamente di CEM. Le Rf e quindi anche le diatermie rientrano nei campi ad alta frequenza e quindi si parlerà anche in questo caso di fenomeni legati ai CEM PERICOLOSITA’ DEI CEM Radiazioni ionizzanti e Radiazioni non ionizzanti Pericolosità dei CEM Il CEM ha la caratteristica di godere della proprietà del dualismo onda – particella. L’energia associata alla singola particella è E =h·ʋ dove h è la costante di Plank e ʋ è la frequenza. Ciò significa che più elevata è la frequenza, maggiore è l’energia associata alla singola particella. La pericolosità è determinata proprio dalla frequenza PERICOLOSITA’ DEI CEM Radiazioni ionizzanti e Radiazioni non ionizzanti La pericolosità dei CEM è determinata dal fatto che questa elevata energia può raggiungere livelli tali da rompere i legami chimici delle molecole Legame covalente semplice ( se pensiamo alla molecola di H2O la rottura dei legami può determinare ozono ; ossigeno monoatomico ; se pensiamo ad altre condizioni si può arrivare alla modificazione del DNA) RADIAZIONI IONIZZANTI E RADIAZIONI NON IONIZZANTI PERICOLOSITA’ DEI CEM Radiazioni ionizzanti e Radiazioni non ionizzanti Campi magnetici non ionizzanti – sicurezza del dispositivo - P Tipo di radiazione Frequenza Lunghezza d’onda Radiazioni non Ionizzanti Campi a bassissima Fz 0 Hz – 50 Hz oltre 6000 Km Sistemi DIA Campi elettromagnetici 50 Hz – 100 kHz oltre 3 Km a bassa frequenza Magnetoterapia Radiazioni ad alta 100 kHz – 300 GHz 1mm – 3 Km Frequenza Trasmissioni radio Marconi terapia / Radar terapia Infrarossi > 300 GHz 780 nm – 1 mm Trattamenti fisioterapici Luce visibile 380 nm – 780 nm Trattamenti di fototerapia Raggi ultravioletti 10 nm – 380 nm Trattamenti abbronzanti Radiazioni Ionizzanti raggi X e radiazione gamma Diagnosi clinica / Sterilizzazione biologica meno di 10 nm + e r i c o l o s i t à d e ll a r a d i a z i o n e ASSORBIMENTO DEI CEM Come viene assorbita l’onda EM? 3 meccanismi: Meccanismo Magnetico ( definito anche perdita per Isteresi ) Si manifesta solo nei materiali magnetici quindi non ricorre nel caso dell’ATR Meccanismo risonante ( detto anche per picchi di assorbimento) Ne manca uno da inserire ASSORBIMENTO DEI CEM Interazione con i tessuti biologici Meccanismo Elettrico ( perdite per effetto Joule – per correnti di Focault) Si manifesta solo nei materiali conduttori, dipende dalla corrente che attraversa i tessuti, quindi dalla resistività o conducibilità dei tessuti. Trasmissione energetica per Effetto Joule – principio del condensatore Grazie per l’attenzione!
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