︎ Scarica il pdf - Scienza in Rete

@
la Repubblica
MARTEDÌ 18 MARZO 2014
Il commento
CARLO ROVELLI
GNI civiltà si è raccontata
la propria storia sulla nascita del cosmo. Forse da
prima, da centinaia di migliaia
di anni, gli uomini intorno al
fuoco, la sera, si sono raccontati
i loro miti sull’inizio del mondo.
Fra il fascino di questi miti e la
grande epopea del Big Bang, il
racconto odierno della nascita
dell’universo che vediamo, c’è
qualcosa di profondamente in
comune, e qualcosa di profondamente diverso. Oggi gli scienziati responsabili del telescopio BICEP, che opera al Polo Sud, hanno annunciato di avere rilevato
nel cielo tracce di segnali più antichi di qualunque cosa vista fino
ad ora: immagini di eventi avvenuti una frazione di secondo dopo il Big Bang, dopo l’esplosione
iniziale da cui sono emerse tutte
le galassie e le stelle. Onde gravitazionali, le sottili increspature
dello spazio e del tempo previste
dalle teorie di Einstein, sono state prodotte in questa esplosione,
e hanno lasciato tracce nella de-
O
PER SAPERNE DI PIÙ
www.harvard.edu
www.repubblica.it
Se un telescopio al Polo Sud
dà ragione ad Einstein
sulle origini del cosmo
Così l’astrofisica risolve il rebus che ha affascinato tutte le civiltà
Prima di oggi
l’uomo non era mai
riuscito a guardare
così indietro
nel tempo
bole radiazione elettromagnetica che oggi riempie l’universo, e
che il telescopio BICEP scandaglia. Queste tracce erano state
previste teoricamente, ed erano
cercate, ma la previsione dipendeva da ipotesi e teorie ancora incerte, che ora ricevono significative conferme. La storia del Big
Bang diventa sempre più credibile, i suoi dettagli cominciano a
chiarirsi; per esempio l’esistenza
di una prima fase di espansione
rapidissima, chiamata, con un
termine bruttino, “inflazione”.
Le onde gravitazionali stesse non
sono mai state osservate direttamente, e la rivelazione di oggi,
ancorché indiretta, conferma
una volta di più le stupefacenti
previsioni della teoria di Einstein.
La comunità scientifica è emozionata. Non abbiamo mai guardato così lontano; non abbiamo
mai visto l’inizio del nostro uni-
■ 21
di là delle somiglianze, vi sono
differenze cruciali fra i grandi miti tradizionali della creazione e la
storia del Big Bang. Alla fine della
conferenza in cui sono stati annunciati i risultati di BICEP, è stato ricordato che «più importante
è la notizia, maggiore è l’attenzione con cui deve essere verificata».
Gli scienziati di BICEP hanno
concluso la conferenza ricordando che si tratta di una prima osservazione, che necessita di essere confermata da altre, prima di
diventare convincente.
La differenza cruciale fra la
teoria del Big Bang e i miti cosmologici è questa: il nostro sapere sul Big Bang è conoscenza in
rapida evoluzione. Scrutiamo il
cielo, tentiamo ipotesi, esploriamo idee ardite. Poi cerchiamo
conferme o contraddizioni a
queste idee nell’osservazione
delle loro conseguenze minute.
Quando gli scienziati di BICEP
studiano i dati dei loro telescopi,
quello che stanno facendo non è
una continuazione dei racconti
attorno al fuoco che gli uomini si
Rintracciate
le sottili
increspature
dello spazio
e del tempo
verso così da vicino. Alcuni anni
fa la rivelazione della radiazione
elettromagnetica che riempie
l’intero universo aveva fatto
grande impressione; si trattava di
onde prodotte in un passato antichissimo, quando l’universo non
aveva che alcune centinaia di migliaia di anni, meno del tempo
breve in cui si è evoluta la nostra
specie. Ma i segnali osservati oggi sembrano essere stati prodotti
quando l’universo era nato non
da qualche migliaio di anni, ma
addirittura da meno di una frazione di un miliardesimo di miliardesimo di secondo. Vicinissimo all’inizio del tempo. Come
non emozionarsi?
In comune fra i grandi miti della creazione e l’attuale indagine
sul Big Bang c’è questa emozione.
C’è l’epica immensità della storia
del mondo, la nostra curiosità
bruciante di sapere come tutto è
iniziato. La vastità cosmica delle
Le tappe
1916
1964
L’esistenza
delle onde
gravitazionali
era stata
prevista dalla
Relatività
generale
di Albert
Einstein
Arno Penzias
e Robert
Wilson
scoprono
la radiazione
di fondo a
microonde
successiva
al Big Bang
1974
2014
Russel Hulse
e Joseph
Taylor
studiando
i sistemi di
stelle binari
confermano
l’esistenza
delle onde
Per verificare
l’esistenza
delle onde
gravitazionali
John Kovac
osserva
la radiazione
di fondo a
microonde
domande che ci spingono a guardare così lontano. L’emozione di
poter dire «In principio…». C’è
perfino l’esplosione iniziale della
luce, come nella Genesi. Il 22 novembre 1951, nel momento in cui
la teoria del Big Bang cominciava
ad essere presa sul serio dagli
scienziati, Pio XII dichiarò in un
discorso pubblico che la scienza
confermava il racconto della Genesi. Ma cambiò presto idea, convinto dagli argomenti di Georges
Lemaître, sacerdote cattolico e
protagonista della nascita della
cosmologia scientifica. Da allora
il Vaticano non ha più fatto riferimento a relazioni fra Big Bang e
Genesi. Perché? Perché, deve forse aver suggerito Lemaître a Pio
XII, se poi le osservazioni finiscono con il dirci che prima del Big
Bang c’era un altro universo che
si contraeva — come oggi ipotizzano alcune teorie molto belle —
come la mettiamo in Vaticano? Al
sono scambiati nelle sere di centinaia di millenni. È la continuazione di qualcos’altro: dello
sguardo di quegli stessi uomini,
alle prime luci dell’alba, che cerca fra la polvere della savana le
tracce di un’antilope: scrutare i
dettagli della realtà per dedurne
quello che non vediamo direttamente, ma di cui possiamo seguire le tracce. Sapendo che se siamo
bravi capiremo giusto, e troveremo, ma possiamo sbagliarci, e
quindi restando pronti ogni
istante a cambiare idea, se appare una nuova traccia. Oggi l’umanità intera, emozionata, è in
ascolto di questi cacciatori che ci
dicono di intravedere tracce di
eventi di 14 miliardi di anni fa, vicino all’origine del tempo. Tracce
vere della nascita del nostro universo.
(centro di Fisica teorica
di Luminy, Marsiglia)
© RIPRODUZIONE RISERVATA