Novembre - Dicembre - parrocchiarobbiate.it

NOTIZIARIO
NOVEMBRE
DICEMBRE
2014
Comunità Pastorale “Beata Maria Vergine Addolorata”
Parrocchia “S. Alessandro Martire” Robbiate
Carissimi parrocchiani,
durante il mese di ottobre ho fatto gli esercizi spirituali, come è doveroso per noi sacerdoti fare tutti gli anni: 5 giorni
di silenzio, di solitudine, di preghiera e di ascolto della Parola del Signore.
Per il pastore è bello stare in mezzo al gregge, come spesso dice papa Francesco (e anche davanti al gregge per guidarlo, e addirittura dietro al gregge, per incoraggiare le pecorelle più lente e più acciaccate). Ma ogni tanto anche il
pastore ha bisogno di stare solo con il Buon Pastore per eccellenza, che è Gesù. E’ un po’ come l’innamorato che ha
bisogno di star solo con l’innamorata, per “ricaricare” l’amore.
Sono stati giorni molto belli per me, anche perché, aiutato da Sua Eccellenza Mons. Renato Corti (vescovo emerito di
Novara, ex vicario generale della nostra diocesi e soprattutto mio padre spirituale nei primi anni di seminario), Ho
meditato su alcune pagine della recente Esortazione Apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium, riguardante
la missione della Chiesa e di ogni cristiano.
Una cosa tra le altre mi ha colpito. Oggi è la Chiesa che deve andare dalla gente, perché non è più la gente che viene
nella Chiesa. Il missionario, proprio perché è missionario, non deve aspettare che le persone vengano, ma è lui che
deve andare.
Questo mi fa ulteriormente valutare l’importanza della visita natalizia alle famiglie. Non deve essere una tradizione
che si ripete stancamente come una routine, ma un gesto missionario sempre nuovo: il prete va nella casa di tutti, sia
di chi viene, sia di chi non viene in Chiesa. Certo siete così numerosi a Robbiate, che è poco il tempo che posso dedicare ad ogni famiglia, ma comunque è bellissimo poter venire a trovarvi casa per casa, pregare con voi, ascoltarvi,
potervi dire una parola.
Sul Notiziario troverete il calendario delle benedizioni, così che possiate programmare la vostra presenza in casa.
Acclusa c’è anche la busta per l’offerta alla Parrocchia, che ha sempre bisogno del vostro sostegno finanziario.
Vi ricordo inoltre le imminenti Feste dei Santi e dei Morti. Tra l’altro il 2 novembre ricorre quest’anno in domenica,
e così avremo occasione di fare la tradizionale processione dalla Chiesa al cimitero proprio nel giorno dei morti, domenica 2 novembre. Sabato 8 novembre ricorre il 5° anniversario della Comunità Pastorale dell’Addolorata, che festeggeremo nella Chiesa di Paderno durante la S. Messa prefestiva delle ore 17.30: partecipiamo numerosi. Domenica 16 novembre inizia il tempo d’Avvento, con tutte le sue iniziative per prepararci al S. Natale. Nel cammino
d’Avvento ha un posto privilegiato la Solennità dell’Immacolata, che quest’anno cade di lunedì, e a qualcuno permetterà di fare un bel “ponte” magari sulla neve (ma anche nei paesi di montagna le chiese e le messe ci sono!).
Vi ringrazio di cuore per l’attenzione e la partecipazione.
1
A ME CHE IMPORTA?
ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni".
"Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti
voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da
quel 'A me che importa?', al pianto. Per tutti i caduti
della 'inutile strage', per tutte le vittime della follia della
guerra, in ogni tempo.
L'umanità ha bisogno di piangere, e questa è l'ora del
pianto".
Omelia di Papa Francesco al sacrario
di Redipuglia – 13 settembre 2014
Santa Messa per la conclusione del sinodo straordinario sulla famiglia e beatificazione del servo di Dio papa Paolo VI OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Abbiamo appena ascoltato una delle frasi più
celebri di tutto il Vangelo: «Rendete dunque
a Cesare quello che è
di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt
22,21). Alla provocazione dei farisei che,
per così dire, volevano
fargli l’esame di religione e condurlo in errore, Gesù risponde con questa
frase ironica e geniale. È una risposta ad effetto che il
Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi
di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro
convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro
potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo,
da sempre. L’accento di Gesù ricade certamente sulla
seconda parte della frase: «E (rendete) a Dio quello che
è di Dio». Questo significa riconoscere e professare - di
fronte a qualunque tipo di potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo, e non c’è alcun altro. Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore
che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio. Lui
non ha paura delle novità! Per questo, continuamente ci
sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate.
Lui ci rinnova, cioè ci fa “nuovi” continuamente. Un
cristiano che vive il Vangelo è “la novità di Dio” nella
Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa “novità”!
«Dare a Dio quello che è di Dio», significa aprirsi alla
Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al
suo Regno di misericordia, di amore e di pace. Qui sta la
nostra vera forza, il fermento che la fa lievitare e il sale
che dà sapore ad ogni sforzo umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo. Qui sta la nostra speranza perché la speranza in Dio, non è quindi una
fuga dalla realtà, non è un alibi: è restituire operosamente a Dio quello che Gli appartiene. È per questo che il
cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita - con i piedi ben piantati sulla
terra - e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide nuove.
Lo abbiamo visto in questi giorni durante il Sinodo straordinario dei Vescovi, “Sinodo” significa «camminare
insieme». E infatti, pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a Roma la voce delle loro Chiese
particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare
"Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di
tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli
anziani sognano... trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia", ha affermato
papa Francesco nell'omelia a Redipuglia il 13.9.2014.
"Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini
siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra
distrugge".
"Sopra l'ingresso di questo cimitero, aleggia il motto
beffardo della guerra: 'A me che importa?'. Tutte queste
persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti,
i loro sogni..., ma le loro vite sono state spezzate. L'umanità ha detto: 'A me che importa?'". "La guerra non
guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme,
papà..."La cupidigia, l'intolleranza, l'ambizione al potere... sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un'ideologia; ma prima c'è la passione, c'è l'impulso distorto"
"L'ideologia è una giustificazione, e quando non c'è
un'ideologia, c'è la risposta di Caino: 'A me che importa?', 'Sono forse io il custode di mio fratello?'"
"Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un'altra
guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra
combattuta 'a pezzi', con crimini, massacri, distruzioni...". Molti sono "questi pianificatori del terrore, questi
organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori
delle armi", gli "affaristi della guerra", che "hanno
scritto nel cuore: 'A me che importa?'". "Qui ci sono
tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C'è il pianto, c'è il
dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di tutte le
guerre". "Anche oggi le vittime sono tante...
Come è possibile questo? E' possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici,
avidità di denaro e di potere, e c'è l'industria delle armi,
che sembra essere tanto importante!". "E' proprio dei
saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi,
chiedere perdono e piangere. Con quel 'A me che importa?' che hanno nel cuore gli affaristi della guerra,
forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha
perso la capacità di piangere".
"L'ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino
2
questo nostro arcivescovo tra pochissimo
Beato che ci è stato
donato.
Uscendo poco fa dai
lavori del sinodo, dalla
sua conclusione, dopo
aver ascoltato un memorabile discorso di
papa Francesco che
passerà alla storia, sentire in questa veglia le parole del
nostro carissimo arcivescovo Montini, poi Paolo VI,
riempiono il mio cuore di commozione e di gioia.
Quanto più amiamo la Chiesa ne assumiamo la forma,
diveniamo ecclesiali, diveniamo strada per diventare e
portare Cristo stesso, come ci insegna Agostino.
Che meraviglia la nostra fede, come svanisce quando la
racchiudiamo nel nostro individualismo, quando non
lasciamo sfondare la chiusura narcisistica in noi stessi.
Questo vespro di preparazione alla solenne giornata di
domani con la beatificazione di papa Montini sfocia in
quella preghiera scritta da Montini stesso, che ho sentito
in svariati modi in questi ultimi tempi nelle nostre parrocchie. Una preghiera capace tutte le volte di percuotere la nostra mente.
"Cristo, nostro unico mediatore tu ci sei necessario" (Paolo VI).
Carissimi, questo grido, questa preghiera di domanda, e'
il vertice della preghiera cristiana.
Questo grido domanda è il vertice della preghiera. Questo “tu mi sei necessario” divenga in ciascuno di noi invocazione di cambiamento, di conversione. Sia moto che
parta dal cuore per diventare espressione convinta e convincente per i nostri fratelli.
Il cristianesimo dovrebbe avere un'anima, dovremmo
vedere i disegni di Dio sul mondo, non le nostre piccole
analisi, i nostri piccoli progetti. Noi dovremmo vedere e
avere i disegni di Dio sul mondo. Dobbiamo allargare lo
spazio nella carità per portare Dio nella società, nel posto in cui Dio ci ha chiamato a vivere. Prima di addormentarci questa notte, ciascuno di noi ripeta "tu ci sei
necessario".
sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù. È
stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto
la sinodalità e la collegialità, e abbiamo sentito la forza
dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite
che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta
gente senza speranza. Per il dono di questo Sinodo e per
lo spirito costruttivo offerto da tutti, con l’Apostolo Paolo: «Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere» (1Ts 1,2). E lo Spirito
Santo che in questi giorni operosi ci ha donato di lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività,
accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la terra, ci prepara al Sinodo Ordinario dei Vescovi
del prossimo ottobre 2015. Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e perseveranza, nella
certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo
seminato (cfr 1Cor 3,6). In questo giorno della beatificazione di Papa Paolo VI mi ritornano alla mente le sue
parole, con le quali istituiva il Sinodo dei Vescovi:
«scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di
adattare le vie ed i metodi ... alle accresciute necessità
dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società». Nei confronti di questo grande Papa, di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto
semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie
nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua
umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla
sua Chiesa! Nelle sue annotazioni personali, il grande
timoniere del Concilio, all’indomani della chiusura
dell’Assise conciliare, scrisse: «Forse il Signore mi ha
chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché
io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e
salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché
io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che
Egli, e non altri, la guida e la salva». In questa umiltà
risplende la grandezza del Beato Paolo VI che, mentre
si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo
condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere
mai la gioia e la fiducia nel Signore.
Paolo VI ha saputo davvero dare a Dio quello che è di
Dio dedicando tutta la propria vita all’«impegno sacro,
solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e
di dilatare sulla terra la missione di Cristo», amando la
Chiesa e guidando la Chiesa perché fosse «nello stesso
tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza.
DIO C’E’?
L’uomo è fatto per
Dio e lo cerca in
tutti i modi, “ andando spesso come
a tentoni” dice San
Paolo. Ne abbiamo
la riprova in tutti i
posti del mondo e
in tutti i periodi della storia; basta leggere gli annali e girare un poco il mondo. Spesso l’uomo
cerca i modi e le forme più svariate per mettersi in contatto con questo “mistero”, che sente presente ma non sa
definire compiutamente. Lo cerca nella natura, negli astri, in alcuni animali possenti e fecondi; lo immagina
BEATIFICAZIONE DI PAOLO VI
Card. Angelo Scola,
Basilica dei Santi XII Apostoli – Roma
Celebrazione dei Vesperi di sabato 18 ottobre
Fratelli e sorelle, dobbiamo amare la chiesa con questo
cuore nuovo, come ci chiede l'ormai beato Paolo VI,
per cui voi vi siete mossi dalle vostre case per poter
partecipare di persona all'evento e godere di questa
scelta straordinaria che la provvidenza ha voluto, per
3
come autore della vita e signore degli uomini e della
storia; sovente cerca di renderselo amico con sacrifici e
doni, perché lo ritiene simile all’uomo, e in questo si
sbaglia poco perché l’uomo è stato creato a “immagine
di Dio”, dice la Bibbia. Lo pensa simile all’uomo anche
nei difetti però, e quindi non solo materno e premuroso
ma anche irascibile e violento. Cerca così di placarne la
collera in mille modi, con dei sacrifici, a volte anche
cruenti e contro natura. La Bibbia, che è un po’ il condensato di quello che l’uomo ha scoperto lungo i secoli,
è un libro “ispirato dallo Spirito santo”, scritto cioè con
mano di uomini che si facevano però “dito di Dio”; la
Bibbia dunque, lettera indirizzata da Dio all’umanità
perché si convertisse a Lui, queste cose ce le descrive in
modo molto chiaro, scagliandosi spesso contro le degenerazioni idolatriche, disordinate e violente.
E noi uomini moderni, anzi post moderni, crediamo in
Dio? Non è una domanda retorica questa, anzi, perché
l’uomo moderno da parecchio tempo, e in particolare
oggi, spesso pensa proprio che Dio non esista; a volte
pensa persino di essere lui stesso dio. In pratica è succube, ancora più che Adamo ed Eva, della tentazione di
sempre, e del peccato di sempre: farsi come Dio, sostituirsi a Lui nel definire il bene e il male. Sappiamo bene
come è finita la storia del primo peccato, di orgogliosa
disobbedienza a Dio, vediamo e constatiamo ancora adesso, ogni giorno, a cosa porta questo sbaglio radicale,
il rifiuto di Dio e della sua legge. Una società senza Dio
è disordinata, violenta, disumana, fragile, … triste.
Ciascuno di noi dovrebbe chiedersi “Per me Dio esiste?
Lo riconosco come tale? Ascolto la sua Parola?”. Noi
cristiani poi, a duemila anni dalla “storia” di Gesù, e di
cammino ininterrotto della sua Chiesa, dovremmo avere
le idee ben chiare su chi sia Dio, quale sia il suo volto.
Personalmente devo dire che a questo penso spesso, e
nella mia esperienza personale non solo Dio c’è ma lo
sento concretamente presente, misteriosamente vicino,
spesso però non nel modo che io vorrei. Mi torna alla
mente Giobbe e, come tanti, nei momenti bui e negativi,
quando vedo morire persone amiche e vicine, … dico
“Perché?”, spesso viene spontaneo il chiedere di
“cambiare registro”, però è necessario fidarsi, sempre.
Parecchi perdono la fede nei momenti severi della vita
perché si sentono abbandonati e si chiedono: “Dov’è
Dio?”; altri, proprio in queste situazioni, si rafforzano
nel credere, abbandonandosi con fiducia nelle sue mani,
confidando nel suo amore, nella sua misericordia. Nei
periodi della vita in cui tutto gira storto e non si vede via
d’uscita si ha la riprova della misteriosa presenza del
Signore, una presenza discreta, mai invadente, ma tangibile, reale, concreta. Spesso Dio fa esattamente il contrario di quello che vorremmo noi e di quello che chiediamo a Lui, probabilmente però è giusto così. Anche
questo va visto come una prova che Dio esiste ed opera.
Se chiediamo una cosa e succede il contrario dobbiamo
essere certi che questo è quanto di più utile e giusto ci
accada, anche se umanamente sembra una disgrazia. E’
giusto ribellarsi, come Giobbe, sempre però rispettando
la signoria di Dio.
La sapienza dei nostri vecchi, poveri in canna ma ricchi
di fede, faceva loro dire: “Quello che Dio vuole non è
mai troppo” e la loro vita, anche nella povertà, scorreva
limpida, serena, tranquilla; le difficoltà non mancavano
di certo, però la forza per andare avanti era garantita,
anche questo è un miracolo. Chiedi a Dio una cosa e
succede il contrario, allora scatta il rifiuto; questa non è
fede ma idolatria; quello che rifiuti è solo un tuo idolo.
Succede il contrario di quanto chiedi e vorresti da Dio?
Pregalo, e Dio, padre premuroso che vuole il tuo bene,
ti sarà accanto con il suo aiuto, lo sentirai ancora più
presente, anche se in modo misterioso, anche se non
come piacerebbe a te.
Giovanni Magni
DIO E’ AMORE MISERICORDIOSO
Sempre più spesso vedo tramite i mezzi di comunicazione e constato di persona fondamentalismo, massimalismo, moralismo, devozionismo, cose negative, come
tutti gli “ismi”.
La morale è una cosa buona, però in riferimento alla
Parola di Dio, non fine a se stessa, o peggio secondo i
nostri pruriti moralistici.
La devozione è buona cosa, ma senza esagerazione, perché le esagerazioni sono sempre negative e queste di
esagerazioni rischiano di convincerci che il Paradiso, la
vita di Dio, la vita eterna con Lui, ce la conquistiamo
noi con i nostri mille rosari e giaculatorie, e non per
gratuito dono suo.
La fede è una cosa seria, è un quotidiano affidarsi a Dio
e alla sua volontà. E’ infatti soprattutto mettere Lui al
giusto posto e ritenerci solo povere creature, deboli e
fragili, in balia di tante tentazioni e difficoltà di ogni
genere. La fede, sostanza di cose sperate, è il motore
della speranza; una speranza tanto più grande quanto
più radicata in una fede autentica, genuina, che da Dio e
dal suo mistero accetta ogni giorno lo svolgersi della
storia personale e del mondo.
Quando queste cose bellissime degenerano negli “ismi”
diventano davvero deprimenti e lo spettacolo è sconcertante: gente sempre imbronciata, astiosa, massimalista,
incapace di dialogo e di corretto confronto, convinta di
essere nel giusto, e che il giusto sia quanto pensa lei,
magari dopo aver venduto la testa all’ammasso bevendo
tutto quello che le viene propinato, senza un minimo di
riscontro critico.
Anche nell’antico Israele queste forme abnormi e idolatriche di religiosità venivano stigmatizzate dai profeti,
perchè indispongono fortemente Dio. Dice il profeta
Amos: “ … 21 Io detesto, respingo le vostre feste e non
gradisco le vostre riunioni; 22 anche se voi mi offrite
olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. 23 Lontano da
me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe
non posso sentirlo! 24 Piuttosto scorra come acqua il
diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Am 5,
21-24).
La cartina al tornasole del giusto modo di comportarsi
col prossimo, soprattutto con chi per tanti motivi ha
4
sbagliato e ancora vive nell’errore, ce lo ha insegnato
Gesù.
Gesù non è venuto per i giusti ma per i peccatori. Egli
non solo non emargina queste persone ma le cerca e,
una volta avvicinate, le guarda con grande amore, un
amore che fa capire l’errore e converte. Lo sguardo e
l’atteggiamento di Gesù non è di esclusione, il suo atteggiamento non è il puntare il dito, il rimarcare gli sbagli e il comportamento scorretto, è semplicemente uno
sguardo d’amore e di compassione, un atteggiamento di
accoglienza. Quando una persona si sente capita ed accolta spesso si ravvede e cambia vita.
Se la stessa persona vede un moralista che predica bene
e razzola male, o peggio uno che si auto flagella per
sentirsi buono, se ne va felice di come vive, anche se
nell’errore. Stiamo attenti a dare dei buoni esempi, non
delle contro testimonianze. L’amore di Dio, il volto di
Dio fattosi presente e manifesto in Gesù, è misericordia.
Giovanni Magni
renza, le specie eucaristiche, professando con l'«Amen»
la fede nella presenza sacramentale di Cristo.
15. Accanto all'uso della comunione sulla lingua, la
Chiesa permette di dare l'eucaristia deponendola sulle
mani dei fedeli protese entrambe verso il ministro, ad
accogliere con riverenza e rispetto il corpo di Cristo. I
fedeli sono liberi di scegliere tra i due modi ammessi.
Chi la riceverà sulle mani la porterà alla bocca davanti
al ministro o appena spostandosi di lato per consentire
al fedele che segue di avanzare.
Indicazioni particolari per la
comunione sulla mano
1. La Conferenza episcopale italiana, avvalendosi della concessione prevista dal Rito della comunione fuori della messa e culto
eucaristico, con delibera della
XXXI assemblea generale (14-19
maggio 1989), dopo la richiesta
«recognitio» della Santa Sede, concessa con decreto
della Congregazione per il culto divino e la disciplina
dei sacramenti in data 14 luglio 1989, n. CD 311/89, ha
stabilito, mediante decreto dell'e. mo presidente card.
Ugo Poletti, n. 571/89 del 19 luglio 1989, che nelle diocesi italiane si possa distribuire la comunione anche ponendola sulla mano dei fedeli.
MODALITA’ PER RICEVERE
LA SANTA COMUNIONE
Ho avuto modo di constatare
un po’ di disorientamento tra
i fedeli in merito alle modalità con cui ricevere la S. Eucaristia, e a volte sono stato
richiesto di un parere in merito. Ho sempre risposto molto
prudentemente che la cosa
più importante è l’assoluta
assenza di peccati gravi
(perché questa situazione comporterebbe un atto sacrilego, una offesa al Signore), e una bella disposizione del
cuore.
Per quanto riguarda l’aspetto esteriore la Chiesa Cattolica, tramite la Conferenza Episcopale Italiana, consente
due modalità per ricevere la S. Eucaristia: direttamente
in bocca oppure sulla mano, portandosela poi subito alla
bocca da sé; comunque sempre in piedi e in processione
verso l’Altare (ovviamente per chi può camminare).
Io preferisco la seconda modalità perché Gesù ha detto
“prendete e mangiate”, altri la prima. Il ricevere la particola sulla mano non è comunque un abuso ma una delle
due forme consentite.
Per correttezza mi sembra opportuno riportare quanto
stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1989
con il Decreto sulla Comunione Eucaristica.
Giovanni Magni
2. Il modo consueto di ricevere la comunione deponendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente
e i fedeli potranno scegliere tra l'uno e l'altro modo.
3. Prima di introdurre la possibilità di ricevere la comunione sulla mano, dovrà essere fatta congrua catechesi,
che illustri i vari punti della presente istruzione e in particolare il significato della nuova prassi.
4. Il fedele che desidera ricevere la comunione sulla
mano presenta al ministro entrambe le mani, una sull'altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il corpo di Cristo risponde «Amen»
facendo un leggero inchino. Quindi, davanti al ministro,
o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l'ostia consacrata prendendola con le dita dal palmo della mano. Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento.
Le ostie siano confezionate in maniera tale da facilitare
questa precauzione.
5. Si raccomandi a tutti, in particolare ai bambini e agli
adolescenti, la pulizia delle mani e la compostezza dei
gesti, anch'essi segno esterno della fede e della venerazione interiore verso l'eucaristia.
6. Dopo l'introduzione della nuova forma per qualche
domenica laici preparati, sotto la guida del sacerdote,
vigilino con delicatezza e discrezione perché la distribuzione avvenga in modo corretto e degno.
Conferenza Episcopale Italiana
DECRETO SULLA COMUNIONE
EUCARISTICA
7. La possibilità della comunione sulla mano sarà introdotta nelle nostre Chiese a partire dalla domenica prima
di avvento, 3 dicembre 1989, al fine di consentire la
summenzionata previa catechesi.
Roma, 19 luglio 1989.
14. La Chiesa ha sempre riservato grande attenzione e
riverenza all'eucaristia, anche nel modo di avvicinarsi
alla mensa e ricevere la comunione. Particolarmente
appropriato appare oggi l'uso di accedere processionalmente all'altare ricevendo in piedi, con un gesto di rive5
FESTA DEI SANTI E DEI MORTI
ORARI S. MESSE
Da molti secoli le campane scandiscono il tempo.
Anche se distratti o avvolti dal rumore della città, il
loro suono accompagna i momenti felici e quelli
tristi della vita di ciascuno e della comunità. La
loro voce è richiamo per il popolo di Dio, parla di
unità e di comunione, di servizio e di carità. Il loro
suono ci invita a ricordare ed a pregare.
Custodiamo con affetto il ricordo dei nostri cari
defunti. Ci ritroviamo con loro in una grande fraternità che non avrà mai fine, insieme anche ai tanti
poveri, morti a causa della guerra, dell’odio e della
violenza, o inghiottiti dal mare mentre cercavano
una vita migliore e più sicura. E preghiamo, come
Madre Teresa insegna, perché il Signore disponga
il nostro cuore al servizio.
I nostri cari defunti hanno tracciato la via della solidarietà e chiedono a noi di proseguirla e di percorrerla camminando a fianco di coloro che sono
segnati dalla povertà e dalla solitudine e attendono
i nostri gesti di condivisione. La campana ogni
giorno suona l’ora della carità.
Fra Maurizio Annoni di Opera S. Francesco per i
poveri di Viale Piave, Milano
A causa delle benedizioni
natalizie faremo la consueta
variazione d’orario fino a Natale,
per le S. Messe feriali: dalle ore 18 alle ore 8, tranne al venerdì che resterà alle 9.
SPERANZA
Sabato 8, ore 16, all’Asilo Elena, incontro per i
genitori dei battezzandi
Domenica 9, S. Messa ore 11, presentazione dei
battezzandi alla Comunità
Domenica 16, ore 11 e ore 16, celebrazione dei
Battesimi
FESTE DEI SANTI E DEI DEFUNTI
Il 1° novembre ricorre quest’anno
al sabato. Le S. Messe avranno
l’orario domenicale:
Venerdì 31 ottobre, ore 18.30 la
prefestiva;
Sabato 1° novembre: ore 9.30,
11.00 e 18.00
Il 2 novembre è domenica, quindi
evidentemente le S. Messe seguiranno l’orario domenicale e non potranno che essere in Chiesa; al cimitero andremo nel pomeriggio
di domenica 2 novembre, in processione, partendo
dalla Chiesa alle ore 15.00
BATTESIMI DI NOVEMBRE
O Signore risorto,
fa che ti apra quando bussi alla mia porta.
Donami gioia vera per testimoniare al mondo
che sei morto e risorto per sconfiggere il male.
Fa che ti veda e ti serva nel fratello sofferente,
malato, abbandonato e perseguitato …
Aiutami a riconoscerti in ogni avvenimento della
vita
e donami un cuore sensibile alle necessità del mondo.
O Signore risorto,
riempi il mio cuore di piccole opere di carità,
quelle che si concretizzano in un sorriso,
in un attimo di pazienza e di accettazione,
in un dono di benevolenza e di compassione,
in un atteggiamento di perdono cordiale,
in un aiuto materiale secondo le mie possibilità
Madre Teresa di Calcutta
BATTESIMI DI DICEMBRE
Sabato 13, ore 16, all’Asilo Elena
incontro per i genitori dei battezzandi
Domenica 14, S. Messa ore 11,
presentazione dei battezzandi alla
Comunità
Domenica 21, ore 11 e ore 16, celebrazione dei
Battesimi
DOMENICA 14 DICEMBRE 2014 - ORE 15,00
presso la Chiesa Parrocchiale:
CONCERTO DI NATALE
eseguito dalla Schola Cantorum “S. Alessandro” di Robbiate
(Verranno eseguite partiture corali tratte dalla
tradizione natalizia internazionale).
6
BENEDIZIONE NATALIZIA 2014
Lunedì
3 novembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Isonzo numeri pari
Via Isonzo numeri dispari, Via Sanzio
Vicolo Tagliamento
Martedì
4 novembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Duraga
Via Piave, numeri dispari
Mercoledì 5 novembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Piave numeri pari
Via dei Tigli numeri pari e dispari, Via Manzoni
Giovedì
6 novembre
ore 10 – 12
ore 14 – 18
Via Serra Groppelli
Sernovella e Novarino
Venerdì
7 novembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Villaggio Girasole
Condominio Domus 3: Scale n° 9 – 11 – 13,
Via dei Novelli: Condominio Primavera n° 50
Lunedì
10 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Domus 3: Scale n° 15 - 19
Via dei Mulini, Domus 3: Scale n° 12 – 14 – 16
Martedì
11 novembre ore 14 – 20
Via Mons. Merlini numeri pari 8 - 20
Via Merlini 22 fino alla fine, Via Meridiana, P.za Airoldi
Mercoledì 12 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Condominio n° 20 di Via S. Francesco
Via XXV Aprile e Via Porta
Giovedì
13 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via della Vigna Chiusa
Via del Cavetto
Venerdì
14 novembre ore 10 – 12
ore 14 - 20
Via S. Francesco
Via Giovanni XXIII numeri pari, Via Giovanni XXIII
numeri dispari, Via S. Francesco n°2
Lunedì
17 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Cantone
Via Monte Robbio n° 2 – 11 – 18
Domus 3: Scale n° 21 – 23 - 25
Martedì
18 novembre ore 14 – 20
Via Cadorna numeri dispari
Via Cadorna numeri pari, Via Monte Robbio (villette)
Mercoledì 19 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Brianza
Via Bonfanti (non il Condominio n° 25)
Condominio S. Giuseppe di Via Mario Riva
e di via Fermi 4
Giovedì
20 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 18
Via Mario Riva numeri dispari
Via Greppi numeri pari e dispari
Venerdì
21 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Pizzagalli
Via Mario Riva numeri pari
Condominio n° 1 e Condominio Fermi di Via Fermi
Lunedì
24 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
25 novembre ore 14 – 18
Vicolo Strecciolo
Via Strada Consortile del Respiro numeri pari e dispari
Via S. Alessandro
Martedì
7
Mercoledì 26 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Carrobbio numeri dispari
Via Carrobbio numeri pari
Condominio La Pineta: Scale A – B – C – D - E
Strada Consortile della Forcella
Giovedì
27 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Piazza Albini
Condominio La Pineta: Scale F – G – H – I - L
Via delle Brigole
Venerdì
28 novembre ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Milano
Via Fumagalli
Lunedì
1 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Indipendenza numeri pari dal n° 2 al n° 44
Via Indipendenza dal n° 46 e numeri dispari
Martedì
2 dicembre
ore 14 – 20
Via Colleoni numeri dispari: dal n° 1 al 31
Condominio Via Bonfanti 25
Mercoledì 3 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 - 20
Via Colleoni numeri pari dal n° 2 al 20
Via Colleoni numeri pari dal n° 22 al n° 64
Via Colleoni numeri dispari dal n° 33 al n° 105
compreso il Condominio al n° 69
Giovedì
4 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Matteotti numeri pari
Via Matteotti numeri dispari: dal n° 3 al n° 23
Condomino Coglia di Via Fermi
Venerdì
5 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 18
Via Mazzini
Via Cervi, Via Matteotti: numeri dispari dal 25 alla fine,
Via Bixio
Martedì
9 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Villa, villette Via Fermi, Via Garibaldi
Via Graziano Oltolini (ex Coglia)
ore 10 - 12
Via S. Elena numeri pari dal n° 2 al n° 20
Vicolo delle Rose e Vicolo del Mughetto
Via Pertini, Via del Campo
Mercoledì 10 dicembre
ore 14 – 20
Giovedì’
11 dicembre
ore 10 - 12
ore 14 – 20
Via S. Elena numeri pari dal n° 22 alla fine
Via dei Novelli numeri pari 34 – 54 e numeri dispari
(non i Condomini Primavera n° 50 e Santi n° 58 e
Aurora n° 17 – 19 – 21)
Venerdì
12 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 18
Via dei Novelli numeri pari 2 - 32
Via Condominio Aurora n° 17 – 19 – 21
Vicolo delle Ginestre
Lunedì
15 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 18
Via Aldo Moro numeri pari dal n° 4 al n° 20
Via S. Elena numeri dispari
Martedì
16 dicembre
ore 10 – 12
ore 14 – 20
Via Aldo Moro numeri dispari
Via Aldo Moro numeri pari dal n° 30 alla fine
Via dei Novelli: Condominio Santi n° 58
8
PREGHIERA ALLA SANTA FAMIGLIA
(di Papa Francesco)
SUOR MARIA DEL ROSARIO - 50° DI
PROFESSIONE RELIGIOSA
in occasione del Sinodo sulla famiglia
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
Suor Maria del Rosario, che per diversi anni ha prestato il suo servizio presso la Scuola per l’Infanzia
“Elena”, festeggia i suoi 50 anni di professione religiosa. In occasione di questa felice ricorrenza ha
inviato ai parrocchiani di Robbiate questa lettera.
Ave Maria!
Ai cari parrocchiani di Robbiate.
“La vita è un attimo che mi sfugge … non ho che
quest’oggi”
Questa frase di santa Teresina del Bambino Gesù,
che ho letto nel suo libro “Storia di un’anima”,
quando da giovanetta frequentavo le adunanze
dell’Azione Cattolica, l’ho trovata sempre tanto vera e importante, da riflettere, perché veramente la
vita è il dono
più grande che
abbiamo, è la
meta e la felicità infinita, quello che ognuno
desidera. Ogni
giorno è un
cammino, e anche se in generale è sempre uguale, è sempre diverso e non si ripete più.
Così sono volati per me questi 50 anni, impegnati
soprattutto nella scuola materna e nella vita parrocchiale; cinque a Roma, trenta in Brianza, quattro a
Genova e ora undici in Romania, seguendo l’anno
liturgico, con le sue grandi feste e ricorrenze che
danno luce e forza in ogni circostanza, le stagioni
con la loro bellezza, gli avvenimenti, le preoccupazioni, le gioie, i momenti difficili, le consolazioni,
ecc … che compongono ogni vita.
Oggi voglio testimoniare a tutti che nella mia pochezza e povertà ho toccato con mano la verità del
Vangelo, la forza della preghiera, l’aiuto del Signore in ogni necessità e circostanza. Di tutto ringrazio
il Signore, i miei genitori, la mia parrocchia, le persone che ho incontrato nella mia vita che con
l’esempio e l’aiuto mi hanno dato la più importante
ricchezza.
Voglio poi aggiungere che la vita donata al Signore
per il bene dei fratelli è piena, completa, bella; i sacrifici e le rinunce, come anche ogni genitore può
dire, sono ripagati da pace, speranza e gioia.
Auguro a tutti e a ciascuno di sperimentare quanto è
bella la vita se il sole della fede, la pazienza e la
buona volontà dirigono ogni nostra giornata.
Con affetto, stima e riconoscenza
Sr. M del Rosario
9
IL TEMPO DI AVVENTO
Guardo da lontano e vedo arrivare la potenza del Signore, come una nube che copre la terra; andategli incontro e dite: sei tu colui che aspettiamo, il Re della casa d’Israele?
Voi tutti, abitanti della terra, figli dell’uomo, poveri e ricchi insieme, andategli incontro e dite: Pastore
d’Israele, ascolta, tu che guidi il tuo popolo come un gregge, sei tu colui che aspettiamo? Sollevate, porte, i vostri frontali; alzatevi, porte antiche: entri il Re della gloria, il Re della casa d’Israele.
Il responsorio che sigilla l’Ufficio delle letture della prima domenica di Avvento nel rito romano è un’eccellente sintesi degli atteggiamenti che la liturgia fa vivere ai credenti in questo tempo. È l’attesa di un popolo intero, è soprattutto l’attesa di un popolo di poveri, desideroso di abbracciare l’Unico che può dargli vita e salvezza. È un’ attesa dinamica poiché egli viene incontro al suo popolo, ma anche il popolo si mette in cammino verso il suo Signore. Dono e
impegno come il sentimento di stupore misto a invocazione ardente che permea
questa preghiera densa di riferimenti biblici. Soprattutto l’immagine conclusiva
delle porte del tempio è particolarmente efficace per cogliere la dinamica del
tempo di Avvento. Se il Signore entra solennemente nel suo tempio, come Cristo è entrato nella storia dell’uomo, anche il credente è chiamato a varcare la
soglia del rito per accedere per via simbolica al mistero che lo rigenera.
L’Avvento, vera soglia dell’anno liturgico, è icona temporale e liturgica di Cristo, porta delle pecore, attraverso la quale i discepoli devono passare se vogliono avere salvezza. Un passaggio necessario nei ritmi e nei simboli per accogliere il Re della gloria e lasciarsi da lui risollevare. L’atteggiamento della vigilanza
è quello fondamentale. Nella celebrazione i tempi si contraggono e la memoria
del passato e della lunga attesa di Israele prepara, prelude e, in qualche modo
realizza, l’attesa della Chiesa. Pertanto «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno,
perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti» (Rm 13,11). Se il sonno è sinonimo di assenza e di incoscienza, la veglia, la vigilanza, invece indicano presenza e
consapevolezza. Non a caso una delle forme celebrative più sentite è proprio quella del pregare vegliando dove
l’assemblea “osa” interrompere il modo consueto di vivere la notte, ovvero il riposo e il sonno, per riconoscere nella
lode e nella supplica Colui che sempre viene.
La notte, allora, si fa simbolo eloquente della vita credente nella quale è sempre urgente la rottura con il sonno e il
buio del peccato e l’apertura allo Sposo che arriva all’improvviso. È dunque desto colui che si prende a cuore le proprie sorti e le sorti del prossimo e sa che la vigilanza, orante e attiva, è la via maestra per accogliere, con rinnovato
stupore, colui che sta alla porta e bussa nell’attesa che gli apriamo per poter cenare con noi (cfr. Ap 3,20).
In questo “mattino” dell’anno, quale è l’Avvento, il credente si apre alla speranza e si inebria della luce di Cristo:
«Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto,
stella mattutina che non tramonta» (Francesco, Lumen fidei 1).
L’Avvento è proprio il tempo in cui svegliarsi dal sonno, il momento in cui recepire l’annuncio vivo della Parola che
chiama alla conversione, a indossare le armi della luce e a rivestirsi di Cristo (cfr. Rm 13,11-14). L’apostolo utilizza
un linguaggio altamente evocativo e simbolico (sonno, risveglio, notte, giorno, tenebre, luce, veste) come la liturgia.
Simboli, non mere decorazioni poetiche, e pertanto realtà da assumere totalmente in quanto rimandano a Cristo, il
Salvatore, Colui che davvero fa passare l’uomo dalla tenebra alla luce. Se vivremo l’Avvento con questa ricchezza di
significati, saremo una comunità esperta nell’attesa, abile nell’invocazione e consapevole nell’incontro con il Signore.
ORARIO S. MESSE
Festive
TELEFONI
Riferimenti pastorali
Sabato sera ore 18.30
Sacerdoti:
Domenica
ore 9.30 - 11.00 - 18.00
Don Antonio Caldirola 039.9515929
Don Paolo Bizzarri
039.510660
cell.
338.1991485
Feriali
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
ore 8.00 M.del Pianto
ore 8.00 Parrocchia
ore 8.00 M.del Pianto
ore 8.00 Parrocchia
ore 9.00 Parrocchia
Rev. Suore
Scuola Materna Elena 039.511206
Suor Moira
cell
347.9976131
1° giovedì del mese ore 21.00
Adorazione Eucaristica
Caritas
10
039.513163
Oratorio di Robbiate
…“A TUTTO CAMPO”!!
TUTTI INSIEME BAMBINI DAI 6 AGLI 11 ANNI GENITORI E NONNI!
Siamo molto felici di come sia ricominciato il nostro incontro domenicale!
In occasione delle iscrizioni al catechismo, l’Oratorio traboccava di bambini!
C’era chi giocava a calcio, chi correva nel cortile, chi giocava a calcetto…
Dentro il bar c’era anche chi partecipava al nostro laboratorio “A tutto campo”!
Ma l’importante è che tutti hanno fatto merenda con noi.
QUINDI L’IMPORTANTE E’ ESSERCI!
Il nostro sogno è avere sempre l’oratorio così pieno!!
Da quest’anno saremo affiancate dagli animatori, un tocco di vita in più, visto che sono giovani.
SOLO INSIEME possiamo dare il meglio di noi!!
L’entusiasmo degli animatori è così grande da volerci essere tutte le domeniche!
Gli appuntamenti sono i seguenti:
2 novembre h 15,30: LABORATORIO (portare un vasetto di vetro)
9 novembre h 15,30: GIOCO COMUNITARIO e CALDARROSTE per tutti!
16 novembre h 15,30: LABORATORIO
23 novembre h 15,30: LABORATORIO
30 novembre: DOMENICA DELLE STELLE
Per questi ultimi tre appuntamenti verrà comunicato più avanti il
programma preciso, visto che saremmo in Avvento e dunque vicini
al Santo Natale.
Ricordiamo che alle ore 17,00 circa ci sarà sempre la merenda, momento in cui si potrà assaggiare il the preparato da “Son tutte belle le donne del mondo”. Le date dei prossimi appuntamenti saranno pubblicate sui prossimi volantini parrocchiali. Vi aspettiamo numerosi e con entusiasmo!
Gli animatori e alcune volontarie.
11
“EHI TU, PAPPA E CICCIA CON NOI?”
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiii”
E’ ripartito alla grande il nostro caro “Pappa e Ciccia”.
Domenica 26 ottobre abbiamo partecipato al MERCATINO DELL'USATO, proposto dall’oratorio in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. La bancarella pappacicciosa 0 – 6 anni, ha ospitato diversi
bambini, che si sono rivelati ottimi commercianti.
E sì, è ripartito un nuovo anno oratoriano, che quest’anno ci chiama ad essere
ancor più Comunità.
Solo insieme possiamo ricevere e trasmettere il dono della fede.
Solo insieme possiamo vincere ogni divisione, distanza o distrazione
che ci separa dagli altri e imparare che cosa significhi la condivisione
e la carità, che prendono forma nel dono di sé.
Papa Francesco ci ricorda che «non siamo isolati e non siamo cristiani
a titolo individuale, ognuno per conto proprio, no! La nostra identità
cristiana è appartenenza! Siamo cristiani perché apparteniamo alla Chiesa.
È come un cognome: se il nome è “sono cristiano”, il cognome è “appartengo alla Chiesa”»
Anche il Pappa e Ciccia è un momento bello per poter mettere in pratica uno stile comunitario per poter
«fare», o meglio «essere una comunità», coinvolgendo innanzitutto bambini e famiglie.
Dai, allora, troviamoci insieme!
Vi aspettiamo:
9 novembre
23 novembre
14 dicembre
DALLE 15.30 ALLE 17.30
con tante bellissime attività e tanta, tantissima voglia di stare insieme.
Per informazioni:
Anna
340-5368332 (ore serali)
Chiara
039/514229 (ore serali)
Miriam 333-2131128
(ore serali)
12