Appunti di Istituzioni di Analisi Superiore: distribuzioni Eugenio Montefusco 1 novembre 2014 Motivazioni per considerare, funzioni generalizzate. 1 Funzioni Localmente Sommabili Definizione. Una funzione U : Ω −→ si dice localmente sommabile (o integrabile) in Ω se è misurabile secondo Lebesgue e se Z |u(x)|d x < +∞ ∀K ⊂⊂ Ω K denoteremo con il simbolo L 1loc (Ω) l’insieme delle funzioni localmente sommabili in Ω. R Osservazione 1.1 Si noti che L 1 (Ω) ⊆ L 1loc (Ω) visto che L 1 (Ω) = {u : Ω |u(x)|d x < +∞}. Ovviamente l’inclusione risulta essere stretta. Ad esempio sia p un polinomio non nullo a coefficienti reali, la funzione p appartiene a L 1loc () visto che Z |p(x)|d x ≤ |K | max |p(x)| < +∞ ∀K ⊂⊂ Ω x∈K K ma, come è facile verificare, p ∉ L 1 (). Vale anche L p (Ω) ⊆ L 1loc (Ω), infatti sia u ∈ L p (Ω) e sia K ⊂⊂ Ω, allora Z Z |u|p ≤ |u|p < ∞ K Ω Poiché |K | < ∞ si ha che L p (K ) ⊆ L 1 (K ), dall’arbitrarietà di K segue u ∈ L 1loc (Ω). Esempio. Sia u(x) = 1/x definita q.o. in . Vediamo con questo esempio come una stessa funzione possa appartenere o meno a L 1loc (Ω) a seconda della natura di Ω come sottoinsieme di . 1 Infatti abbiamo che se Ω è un aperto limitato tale che 0 ∉ Ω, allora u ∈ C (Ω) da cui u ∈ L 1 (Ω) ⊆ L 1loc (Ω). Se Ω è un aperto limitato tale che 0 ∈ Ω allora u ∉ L 1 (Ω), d’altra parte se Ω = (0, a), con 0 < a < ∞, allora u ∈ L 1loc (Ω), mentre se Ω = (a, b), con a < 0 < b < +∞ allora u ∉ L 1loc (Ω). Infine se Ω = (a, +∞), con a ≥ 0, allora u ∈ L 1loc (Ω) ma u ∉ L 1 (Ω), se a < 0 la funzione non è in L 1loc (Ω). 2 Successioni in L 1loc (Ω) Lo studio di successioni in L 1loc (Ω) richiederebbe una struttura metrica sullo spazio di queste funzioni, in particolare l’esistenza di una norma si rivelerebbe fondamentale per il concetto di convergenza. L’apparente somiglianza con L 1 (Ω) lascia pensare che anche L 1loc (Ω) sia uno spazio di Banach, o almeno uno spazio normato. Purtroppo questo non si verifica, è infatti possibile dimostrare che la struttura di spazio vettoriale reale su L 1loc (Ω) non può essere dotata di una norma, cioeè L 1loc (Ω) non è "normabile" (né tanto meno metrizzabile). In assenza di una norma formuliamo una definizione di convergenza per successioni che non ne faccia uso. Definizione. Siano {u k } ⊆ L 1loc (Ω) e u ∈ L 1loc (Ω). Allora u k −→ u in L 1loc (Ω) se Z K |u k (x) − u(x)|d x −→ 0 per ogni K ⊂⊂ Ω. Esempio. Sia u ∈ L 1loc (n ) e sia {u k } ⊆ L 1 (n ) la seguente successione di funzioni ½ u(x) |x| < k u k (x) = 0 altrove Verifichiamo che u k −→ u in L 1loc (n ), cioè che Z K |u k (x) − u(x)|d x −→ 0 ∀K ⊂⊂ n Iniziamo osservando che u k (x) −→ u(x) per ogni x ∈ n . Ora sia K un compatto di n . Essendo K limitato ∃n 0 tale che K ⊆ B (O, n 0 ) = {x ∈ n : |x| < n 0 }. Dal momento che |u k (x) − u(x)| = 0 per ogni n ≥ n 0 e per ogni x ∈ K , la successione R K |u k (x) − u(x)|d x è definitivamente nulla. Da questo segue la tesi. 2 Osservazione 2.1 Notiamo che dalla disuguaglianza Z Z |u k (x) − u(x)|d x ≤ |u k (x) − u(x)|d x ∀K ⊂⊂ Ω Ω K segue che la convergenza u k −→ u in L 1 (Ω) implica che u k −→ u anche in L 1loc (Ω). Supponiamo che u k −→ u in C (Ω), poiché vale anche Z |u k (x) − u(x)|d x ≤ |K | sup |u k (x) − u(x)| K x∈K visto che la misura di K è finita, dal momento che K è un compatto di n . Da ciò segue che la convergenza nella norma del estremo superiore, cioè la convergenza in C (Ω) implica la convergenza in L 1loc (Ω), precisamente ∀K ⊂⊂ Ω u k −→ u Utilizzando la disuguaglianza di Hölder si prova anche che se u k −→ u in L 2 (Ω) allora u k −→ u in L 1 (K ), per ogni K ⊂⊂ Ω, cioè che u k tende a u in L 1loc (Ω). Esempio. Consideriamo la successione di funzioni {u k } ⊆ C ∞ () ⊆ L 1loc () così definita u k (x) = tanh(kx) Osserviamo che |u k (x)| ≤ 1 per ogni k ∈ e per ogni x ∈ , quindi studiamo la convergenza puntuale. Fissando x ∈ troviamo che −1 0 u k (x) −→ u(x) = sign(x) = 1 x <0 x =0 x >0 Dunque u ∈ L 1loc () (però u ∉ L 1 ()). Per provare che u k −→ u in L 1loc () consideriamo K ⊂⊂ ed osserviamo che • {u k } è una successione di funzioni misurabili su K , • u k −→ u puntualmente in K , • |u k (x)| ≤ 1 in K per ogni indice k, inoltre g ≡ 1 ∈ L 1 (K ). Per il teorema di convergenza dominata possiamo concludere che Z |u k (x) − u(x)|d x −→ 0 K 3 Avendo scelto K ⊂⊂ qualsiasi possiamo concludere che u k −→ u in L 1loc (). Osserviamo che la successione in questione non converge uniformemente a u: infatti se così fosse allora u dovrebbe essere continua essendo {u k } ⊆ C (). Definizione. Data φ : Ω −→ consideriamo l’insieme supporto della funzione φ, definito nel seguente modo supp(φ) = {x ∈ Ω : φ(x) , 0} e indichiamo con D(Ω) l’insieme delle funzioni φ ∈ C ∞ (Ω) aventi supporto compatto D(Ω) = C 0∞ (Ω) = {φ ∈ C ∞ (Ω) : supp(φ) ⊂⊂ Ω} D(Ω) è uno spazio vettoriale reale di dimensione infinita e i suoi elementi sono detti funzioni test. Osservazione 2.2 Banalmente se x ∉ supp(ϕ) allora φ(x) = 0. Il viceversa non è vero in quanto se x ∈ ∂({x ∈ Ω : φ(x) , 0}) ⊆ supp(φ) può anche essere φ(x) = 0. Essendo D(Ω) ⊆ L 1 (Ω) su tale spazio è possibile considerare almeno una norma, però lo spazio che ne risulterebbe non è altro che L 1 (Ω). Quindi introduciamo una definizione di convergenza in D(Ω) che non faccia uso di tale norma e che induca una topologia propria dello spazio delle funzioni test. Definizione. Se φ, φk ∈ D(Ω), allora φk −→ φ in D(Ω) se i. ∃K ⊂⊂ Ω tale che supp(φk ) ⊆ K per ogni k ∈ , ii. sup |D α φk (x) − D α φ(x)| −→ 0 per ogni multindice α. x∈Ω Esempio. Sia φ ∈ D() una funzione non identicamente nulla, consideriamo la successione {φk } ⊆ D() definita da φk (t ) = 2−k φ(t ). Tale successione converge puntualmente alla funzione identicamente nulla, inoltre i. supp(φk ) = supp(φ) ⊂⊂ per ogni k ∈ , ii. sup |φk (t )| = 2−k sup |φ(t )| −→ 0 ovvero si ha la convergenza uniforme delt ∈ t ∈ la successione alla funzione nulla, iii. sup |D α φk (t )| = 2−k sup |D α φ(t )| −→ 0, per ogni multindice α. t ∈ t ∈ 4 Si noti che nell’esempio precedente sostituissimo la successione {2−k } con una qualsiasi successione infinitesima si avrebbe lo stesso risultato di convergenza appena verificato. Esempio. Sia φ ∈ D() e consideriamo la successione {φk } ⊆ D() definita da φk (t ) = 2−k φ(2k t ). Abbiamo (a) supp(φk ) ⊆ supp(φ) ⊂⊂ per ogni k, (b) sup |φk (t )| = 2−k sup |φ(t )| −→ 0, ovvero converge uniformemente alla funt ∈ zione nulla. t ∈ Contrariamente a quanto accadeva nell’esempio precedente, in questo caso non si ha convergenza in D() alla funzione identicamente nulla, infatti sup |φ0k (t )| = sup |φ0 (2k t )| t ∈ t ∈ che in generale ha limite diverso da 0. Definizione. Una distribuzione su Ω è un’applicazione F : D(Ω) −→ tale che i. F (λφ + µψ) = λF (φ) + µF (ψ) per ogni λ, µ ∈ e per ogni φ, ψ ∈ D(Ω), ii. Se φk −→ φ in D(Ω), allora F (φk ) −→ F (φ). Nel seguito useremo la notazione F (φ) =< F, φ >. Esempio. Sia u ∈ L 1loc (Ω), allora l’applicazione F : D(Ω) −→ così definita 〈F, φ〉 = Z Ω φ(x)u(x)d x definisce una distribuzione su Ω. Infatti 〈F, φ〉 è un numero reale per ogni φ ∈ D(Ω), perché ¯Z ¯ ¯Z ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ ¯ φ(x)u(x)d x ¯ = ¯ φ(x)u(x)d x ¯¯ ≤ ¯ ¯ ¯ Ω supp(φ) Z ≤ |φ(x)u(x)|d x supp(φ) Z ¯ ¯ ≤ max ¯φ(x)¯ |u(x)|d x < +∞ x∈supp(φ) supp(φ) in quanto u ∈ L 1loc (Ω) e supp(φ) ⊂⊂ Ω. Inoltre F è lineare per la linearità dell’integrale. La continuità di F segue dalla seguente osservazione. Supponiamo che 5 φk −→ φ in D(Ω), quindi per ipotesi esiste K ⊂⊂ Ω tale che supp(φk ) ⊂ K e anche φ è a supporto compatto, quindi esiste un compatto K˜ tale che supp(φk −φ) ⊆ K˜ e vale ¯Z ¯ Z ¯ ¯ ¯ ¯ ¯〈F, φk 〉 − 〈F, φ〉¯ = ¯ (φk − φ)(x)u(x)d x ¯ ≤ |(φk − φ)(x)|u(x)|d x ¯ ¯ Ω K˜ µZ ¶ ¯ ¯ ¯ ¯ ≤ sup φk (x) − φ(x) |u(x)|d x −→ 0 K˜ x∈Ω in quanto, per ipotesi, φk converge uniformemente a φ. Nel seguito una tale distribuzione, indotta da una funzione localmente sommabile, verrà indicata con la notazione J (u), per ogni u ∈ L 1loc (Ω). Definizione. Una distribuzione F su Ω è detta semplice se F = J (u) per qualche u ∈ L 1loc (Ω). Quindi ad ogni funzione u ∈ L 1loc (Ω) è possibile associare una distribuzione su Ω ovvero abbiamo definito la seguente applicazione J : L 1loc (Ω) −→ D 0 (Ω) dove con D 0 (Ω) abbiamo indicato l’insieme delle distribuzioni su Ω. Grazie a questa applicazione potremo identificare le funzioni localmente sommabili con un sottospazio dello spazio delle distribuzioni. Ora siamo pronti a definire una nozione di convergenza in D 0 (Ω). Definizione. Siano F k , F ∈ D 0 (Ω), diremo che F k −→ F in D 0 (Ω) se e solo se 〈F k , φ〉 −→ 〈F, φ〉 ∀φ ∈ D(Ω) Osservazione 2.3 Sia {F k } ⊆ D 0 (Ω) una successione di distribuzioni semplici su Ω, cioè tali che Z 〈F k , φ〉 = Ω u k (x)φ(x)dx con {u k } ⊆ L 1loc (Ω). Supponiamo che u k −→ u nello spazio delle funzioni localmente sommabili e sia F = J (u). Allora per φ ∈ D(Ω) si ha che ¯Z ¯ Z ¯ ¯ |〈F k , φ〉 − 〈F, φ〉| = ¯¯ (u k − u)(x)φ(x)dx ¯¯ ≤ |φ(x)ku k (x) − u(x)|dx Ω supp(φ) µZ ¶ ≤ max |φ(x)| |u k (x) − u(x)|dx −→ 0 x∈supp(φ) supp(φ) ovvero F k −→ F in D 0 (Ω). Il calcolo precedente prova anche che l’applicazione J è sequenzialmente continua (cioè continua per successioni). 6 Mostriamo ora che l’appicazione J : L 1loc (Ω) −→ D 0 (Ω) è iniettiva. Cominciamo premettendo un utile risultato tecnico. lem:urison Lemma 2.4 (Urysohn) Sia X spazio topologico normale e siano E , F ⊆ X due chiusi disgiunti. Allora esiste f : X −→ [−1, 1] continua tale che E ⊆ f −1 (−1) e F ⊆ f −1 (1). Si noti che nell’enunciato originale del lemma il codominio di f è l’intervallo I = [0, 1] e f |E = 0. Inoltre la funzione f che si costruisce risulta avere supporto compatto in X . lem:dubois Lemma 2.5 (Dubois-Reymond) J : L 1loc (Ω) −→ D 0 (Ω) è un’applicazione iniettiva. Dimostrazione. Sia u ∈ L 1 (n ) tale che Z J (u)(φ) = φ(x)u(x)dx = 0 ∀φ ∈ D(n ) n Consideriamo il mollificatore {ρ j }. Per le proprietà dei mollificatori si ha che la successione {ρ j } è un’approssimante dell’unità, inoltre {ρ j } ⊆ D(n ). Allora definiamo u j := u ∗ ρ j ∀j ∈ Essendo u, ρ j ∈ L 1 (n ) per il teorema di Young {u j } ⊆ L 1 (n ) e per le proprietà del prodotto di convoluzione in L 1 (n ) u j −→ u D’altra parte per ipotesi Z u(y)ρ j (x − y)dy = 0 u j (x) = n ∀x ∈ n , ∀ j ∈ Quindi u j ≡ 0 per j ∈ e in conclusione u = 0 q.o.in n . Possiamo provare il risultato in maniera differente. Sia ora u ∈ L 1 (Ω) ⊆ L 1loc (Ω) tale che Z 〈J (u), φ〉 = φ(x)u(x)dx = 0 ∀φ ∈ D(Ω) Ω Consideriamo u ∈ L ( ) ponendo u(x) = 0 per ogni x ∈ n\Ω. Come visto sopra abbiamo che u j = u ∗ ρ j −→ u in L 1 (n ) 1 n dunque in L 1 (Ω) u j −→ u 7 Sia x ∈ Ω fissato e sia η k (y) = ρ j (x − y), con y ∈ n . Vale che η n ∈ D(n ) e supp(η j ) = {y ∈ n : |x − y| ≤ 1/ j }. Essendo Ω aperto, per j abbastanza grande supp(η j ) ⊆ Ω, cioè η j ∈ D(Ω), o meglio Z u j (x) = Ω u(y)ρ j (x − y)d y = 0 per j À 1 Quindi abbiamo che u j −→ 0 q.o. in Ω, ovvero u = 0 q.o. in Ω per l’unicità del limite e per il fatto che convergenza in L 1 (Ω) implica la convergenza q.o. a meno di sottosuccessioni. Adeso sia Ω tale che |Ω| < ∞ e sia u ∈ L 1 (Ω) ⊆ L 1loc (Ω) tale che Z J (u)(φ) = Ω φ(x)u(x)d x = 0 ∀φ ∈ D(Ω) Per dimostrare che u = 0 q.o. in Ω dimostriamo che kukL 1 = 0. Sia ε > 0 fissato. Per i teoremi di densità esiste u 1 ∈ C c (Ω) tale che ku − u 1 kL 1 < ε. Essendo kuk1 ≤ ku − u 1 k1 + ku 1 k1 < ε + ku 1 k1 dobbiamo stimare ku 1 k1 . Sia φ ∈ D(Ω) qualsiasi, allora ¯ Z ¯Z Z ¯ ¯ ¯ φ(x)u 1 (x)d x ¯ ≤ |((u 1 − u + u)φ)(x)|d x = |(u 1 − u)(x)kφ(x)|d x ¯ ¯ Ω Ω Ω µ ¶ ≤ max |φ(x)| ku − u 1 k1 < εkφk∞ x∈Ω Siano K 1 = {x ∈ Ω : u 1 (x) ≥ ε} K 2 = {x ∈ Ω : u 1 (x) ≤ ε} lem:urison due compatti (e dunque chiusi) disgiunti. Per il lemma 2.4 esiste ψ0 ∈ C c (Ω) tale che ½ 1 x ∈ K1 ψ0 (x) = −1 x ∈ K 2 e tale che |ψ0 (x)| ≤ 1 per ogni x ∈ Ω. Sappiamo anche che D(Ω) è denso in C c (Ω) ⊆ L 1 (Ω) e dunque esiste φ0 ∈ D(Ω) tale che kφ0 − ψ0 k1 < ε Sia K = K 1 ∪ K 2 , allora Z Z Z Z |u 1 | = |u 1 ψ0 | ≤ |u 1 ψ0 |+ K K Ω Ω\K |u 1 ψ0 | ≤ 8 Z Ω Z Z |u 1 kψ0 −φ0 |+ |φ0 |+ Ω Ω\K |u 1 ψ0 | ≤ εku 1 k∞ + εkφ0 k∞ + Di conseguenza Z Z ku 1 k1 = |u 1 | = Ω Ω\K Ω\K Z Z |u 1 | + Z K |u 1 | ≤ 2 Ω\K |u 1 | |u 1 | + εku 1 k∞ + εkφ0 k∞ ≤ 2ε|Ω| + εku 1 k∞ + εkφ0 k∞ In conclusione kukL 1 ≤ ε + 2ε|Ω| + εku 1 k∞ + εkφ0 k∞ e la tesi segue dall’arbitrarietà di ε. S Siano Ω qualsiasi e u ∈ L 1loc (Ω). Scriviamo Ω = n Ωk con Ωk aperto, Ωk ⊆ Ω compatto (e in particolare |Ωk | < ∞). Ad esempio possiamo prendere Ωk = {x ∈ Ω : dist(x, Ωc ) > 1/k, |x| < k} Essendo u ∈ L 1 (Ωn ) per il ragionamento precedente vale u = 0 q.o. su Ωk da cui si ha la tesi. lem:dubois Osservazione 2.6 Grazie al lemma 2.5 ogni funzione u ∈ L 1loc (Ω) può essere identificata con una distribuzione su Ω, cioè L 1loc (Ω) ⊆ D 0 (Ω) Mostriamo con un controesempio che J non è suriettiva, in simboli D 0 (Ω)\L 1loc (Ω) , ; Esempio. Per ogni x ∈ Ω consideriamo δx : D(Ω) −→ φ 7−→ φ(x) osserviamo subito che δx (φ) ∈ per ogni φ ∈ D(Ω). La linearità dell’applicazione segue facilmente, infatti δx (λφ + µψ) = (λφ + µψ)(x) = λφ(x) + µψ(x) = λδx (φ) + µδx (ψ) 9 per ogni λ, µ ∈ e per ogni φ, ψ ∈ D(Ω). Proviamo la continuità dell’applicazione δx . Supponiamo φk −→ φ in D(Ω), in particolare abbiamo convergenza uniforme (e quindi convergenza puntuale) di φk a φ cioè abbiamo che δx (φk ) = φk (x) −→ φ(x) = δx (φ) La distribuzione δx è nota come delta o massa di Dirac nel punto x. Esempio. Possiamo verificare, in maniera del tutto analoga, che l’applicazione su D() definita come segue 〈δ0 , φ〉 = φ0 (O) è una distribuzione, detta distribuzione di dipolo centrata nell’origine. 3 Delta di Dirac Verifichiamo che la massa di Dirac in x = O, non è una distribuzione semplice R o, equivalentemente, che non esiste f ∈ L 1loc (Ω) tale che 〈δO , φ〉 = Ω f φd x per ogni φ ∈ D(Ω). R Supponiamo per assurdo che esista una tale f , ovvero che φ(0) = 〈δO , φ〉 = Ω f φd x. Per φ ∈ D(Ω) poniamo ψ(x) = |x|2 φ(x) e ovviamente ψ ∈ D(Ω) ⊆ L 1loc (Ω). Allora 0 = ψ(0) = 〈δO , ψ〉 = Z Ω f (x)|x|2 φ(x)d x ∀φ ∈ D(Ω) lem:dubois Per il lemma 2.5 deve necessariamente essere |x|2 f (x) = 0 q.o. in Ω e dunque f = 0 q.o., il che implica φ(O) =< δO , φ >= 0 per ogni φ ∈ D(Ω) giungendo ad una contraddizione. Definizione. Si noti che per verificare la continuità delle distribuzioni negli esempi precedenti abbiamo sfruttato soltanto la convergenza uniforme di φk a φ in Ω, quindi diremo che queste due distribuzioni hanno grado 0. In generale possiamo introdurre il seguente concetto, diremo che F ∈ D 0 (Ω) è una distribuzione di ordine N se esiste una costante reale C > 0 tale che ¯ ¯ ¯〈F, φ〉¯ ≤ C kφk CN per ogni φ ∈ D(Ω). 10 Osservazione 3.1 Grazie al teorema di convergenza dominata la convergenza puntuale quasi ovunque, accompagnata da opportune maggiorazioni, implica la convergenza in L 1loc , la quale implica la convergenza in D 0 . Dunque se si conosce la funzione limite u (rispetto alla convergenza q.o.) si può verificare se u è limite (nel senso di L 1loc ) o meno. Se cosí non fosse avremmo il sospetto che il limite nel senso delle distribuzioni sia diverso da u: infatti bisogna ricordare che il limite q.o. di una successione e quello nel senso delle distribuzioni possono esistere entrambi e non coincidere. Esempio. Definiamo B k = B (O, 1/k) = {x ∈ n : |x| ≤ 1/k} e consideriamo la successione {F k } ⊆ D 0 (n ) definita come segue Z 1 〈F k , φ〉 = φ(x)d x ∀φ ∈ D(n ) |B k | B k Per il teorema della media per ogni k esiste x k ∈ B k tale che < F k , φ >= φ(x k ). Inoltre x k −→ 0 e essendo φ continua 〈F k , φ〉 −→ φ(0) = 〈δ0 , φ〉 ovvero F k −→ δ0 in D 0 (Ω). Osserviamo che le distribuzioni della successione sono semplici (e quindi di ordine nullo) dato che Z 1 〈F k , φ〉 = χB (x)φ(x)d x |B k | n k mentre la distribuzione limite non è semplice. Inoltre vale che 1 χB ∈ L 1loc (n ) |B k | k però la successione non converge in L 1loc (n ) mentre quanto appena visto mostra che la stessa successione considerata come successione di distribuzioni converge in D 0 (n ). Esempio. Vediamo un altro modo di approssimare la distribuzione δ0 ∈ D 0 (n ). Definiamo ½ 2 2 c k e −1/(1−k |x| ) |x| < 1/k ωk (x) = 0 |x| ≥ 1/k Z dove c k > 0 è tale che ωk (x)d x = 1. n Consideriamo le distribuzioni F k = J (ωk ), se φ ∈ D(n ) vale ¯Z ¯ ¯ ¯ ¯ ωk (x)(φ(x) − φ(0))d x ¯¯ |〈F k , φ〉 − 〈δ0 , φ〉| = ¯ n Z ≤ |ωk (x)||φ(x) − φ(0)| ≤ max |φ(x) − φ(0)| −→ 0 x∈B k Bk 11 dove il limite finale segue applicando il teorema di Lagrange. In conclusione la distribuzione δ0 ∈ D 0 (Ω) è singolare, cioè non esiste f ∈ L 1loc (Ω) R tale che < δ0 , φ >= Ω f φd x, per ogni φ ∈ D(Ω). inoltre abbiamo visto che ha ordine 0. Osservazione 3.2 Mostriamo ora con un esempio che la convergenza nel senso delle distribuzioni non implica quella q.o.. A tal fine, sia u k = sin(kx), x ∈ , u k non converge q.o. su ma converge in D 0 () ¯+∞ Z +∞ Z +∞ ¯ 1 1 sin(kx)φ(x)d x = − cos(kx)φ(x)¯¯ cos(kx)φ0 (x)d x + k −∞ −∞ k −∞ Il primo termine a secondo membro è nullo perché φ ∈ D(), il secondo termine soddisfa le ipotesi del teorema della convergenza dominata quindi sin(kx) −→ 0 in D 0 () Sia v ∈ L 1loc () ed ε > 0. Consideriamo ½ u ε (x, y) := Per ogni φ ∈ D(2 ) si ha Ï Z u ε (x, y)φ(x, y)d xd y = v(x)/2ε se |y| ≤ ε 0 se |y| > ε +∞ Z +∞ 1 v(x)χ[−ε,ε] (y)φ(x, y)d xd y −∞ −∞ 2ε Z Z Z 1 +ε 1 +ε +∞ v(x)φ(x, y)d xd y = V (y)d y = 2ε −ε −∞ 2ε −ε 2 Z avendo posto V (y) = +∞ v(x)φ(x, y)d x. −∞ Poiché V (y) è una funzione continua, per il teorema della media integrale esiste un y ε ∈ [−ε, ε] tale che Z 1 +ε V (y)d y = V (y ε ) 2ε −ε da cui lim V (y ε ) = V (0) ε−→0 In conclusione, abbiamo dimostrato il seguente risultato: Ï Z +∞ lim u ε (x, y)φ(x, y)d xd y = v(x)φ(x, 0)d x ε−→0 2 −∞ 12 ∀φ ∈ D(2 ) L’ultimo integrale è una distribuzione sulla retta {y = 0} ed è chiamata massa di Dirac concentrata sull’asse x con densità v. Osservazione 3.3 Più in generale è possibile definire una massa di Dirac concentrata su una qualunque retta o curva di 2 . 4 Derivate distribuzionali Per definire la derivata di una distribuzione partiamo dal seguente importante risultato, noto come teorema della divergenza (o di Gauss-Green). Sia Ω un aperto di n e supponiamo che ∂Ω ∈ C 1 (esistono quindi sia il versore tangente che il versore normale a ∂Ω). Allora se F è un campo vettoriale di classe C 1 (Ω, n ), si ha Z Z Ω divF (x)d x = ∂Ω F (x) · ν(x)d σ n ∂F X i (x). ∂x i i =1 Tale teorema ha come importante conseguenza la seguente formula di integrazione per parti. Se u ∈ C 1 (Ω) e φ ∈ D(Ω) per il teorema della divergenza si ha Z Z Z Z ∂u ∂φ ∂φ φd x = − u dx + uφνi d σ = − u dx i = 1, . . . , n Ω ∂x i Ω ∂x i ∂Ω Ω ∂x i con ν(x) versore normale esterno ad Ω e divF = ∇ · F (x) = visto che φ ha supporto compatto in Ω e µ ¶ µ ¶ ∂(uφ) ∂u ∂φ div(uφ) = = φ+u ∂x i i =1,...,n ∂x i ∂x i i =1,...,n Sia ora u ∈ L 1loc (Ω) e consideriamo la seguente distribuzione regolare F = J (u) : φ −→ Z Ω uφd x Definizione. La derivata parziale i -sima nel senso delle distribuzioni di F è la distribuzione D xi F definita come segue 〈D xi F, φ〉 = − Z 13 Ω u ∂φ dx ∂x i Osservazione 4.1 D xi F è una distribuzione perché è lineare e continua rispetto alle successioni convergenti in D(Ω). Definizione. Sia F ∈ D 0 (Ω), possiamo definire G = D α F (derivata di ordine α su F ) se 〈G, φ〉 = (−1)|α| 〈F, D α φ〉 ∀φ ∈ D(Ω) con α multindice (α1 , α2 , . . . , αn ) ∈ n e |α| = (α1 + · · · + αn ). 5 Proprietà delle derivate distribuzionali Proposizione 5.1 L’operazione di derivazione nel senso delle distribuzioni è un’applicazione lineare, cioè dati F,G ∈ D 0 (Ω), φ ∈ D(Ω) e λ, µ ∈ allora 〈D α (λF + µG), φ〉 = λ〈D α F, φ〉 + µ〈D αG, φ〉 Dimostrazione. L’affermazione segue facilmente osservando che 〈D α (λF + µG), φ〉 = (−1)|α| 〈λF + µG, D α φ〉 = (−1)|α| λ〈F, D α φ〉 + (−1)|α| µ〈G, D α φ〉 = λ〈D α F, φ〉 + µ〈D αG, φ〉 Proposizione 5.2 L’operazione di derivazione nel senso delle distribuzioni è un’applicazione continua in D 0 (Ω), cioè se {F k } è una successione di distribuzioni tale che F k −→ F ∈ D 0 (Ω), allora per ogni multindice α vale D α F k −→ D α F in D 0 (Ω) Dimostrazione. A causa della linearità possiamo supporre, senza perdita di generalità, che F = 0 e provare che D α F k −→ 0 per ogni α, infatti abbiamo 〈D α F k , φ〉 = (−1)|α| 〈F k , D α φ〉 −→ 0 14 Proposizione 5.3 (Teorema di Schwarz) L’operazione di derivazione nel senso delle distribuzioni è un’applicazione commutativa, cioè per ogni coppia di multindici α, β vale 〈D α (D β F ), φ〉 = 〈D β (D α F ), φ〉 ∀φ ∈ D(Ω) Dimostrazione. Iniziamo calcolando il secondo membro 〈D β (D α F ), φ〉 = (−1)|β| 〈D α F, D β φ〉 = (−1)|β| (−1)|α| 〈F, D α (D β φ)〉 = (−1)|α+β| 〈F, D α+β φ〉 = 〈D α+β F, φ〉 dove abbiamo sfruttato il fatto che |α| + |β| = |α + β|. Invertendo i ruoli di α e β e ripetendo il ragionamento otteniamo che 〈D α (D β F ), φ〉 = 〈D α+β F, φ〉 da cui segue la tesi. Proposizione 5.4 (Regola di Leibniz) Sia a ∈ C ∞ e F ∈ D 0 (Ω), allora per ogni multindice α vale µ ¶ X α α D (aF ) = D β aD α−β F. β β≤α Dimostrazione. Sottolineiamo subito che non stiamo considerando il prodotto di due distribuzioni ma quello di una distribuzione per una funzione di classe C ∞ . Per definizione < aF, φ >=< F, aφ >, per ogni φ ∈ D(Ω), e si noti che il prodotto aφ è ancora una funzione in D(Ω). Grazie al principio di induzione possiamo limitarci a provare la formula nel caso |α| = 1, quindi ∂φ ∂φ 〈D xi (aF ), φ〉 = −〈aF, 〉 = −〈F, a 〉 ∂x i ∂x i Ricordando che ∂ ∂a ∂φ (aφ) = φ+a ∂x i ∂x i ∂x i otteniamo −〈F, a ∂φ ∂(aφ) ∂a ∂(aφ) ∂a 〉 = −〈F, −φ 〉 = −〈F, 〉 + 〈F, φ 〉 ∂x i ∂x i ∂x i ∂x i ∂x i ∂a ∂a = 〈aD xi (F ), φ〉 + 〈 F, φ〉 = 〈aD xi (F ) + F, φ〉 ∂x i ∂x i 15 6 La distribuzione Valore Principale Ricordiamo che la funzione u(x) = 1/x definita q.o. su non è L 1loc (), quindi l’applicazione Z φ(x) φ 7−→ dx φ ∈ D() x non è una distribuzione visto che non è garantita né la buona positura (tanto meno la continuità) del funzionale. Possiamo però considerare le seguenti distribuzioni regolari Z φ(x) Iε = dx |x|>ε x per ε > 0. Cosa succede quando ε −→ 0? Z +∞ Z ε Z +∞ φ(x) φ(x) φ(−y) φ(x) dx + dx = − dy + x x −∞ x ε +∞ −y ε Z +∞ Z +∞ Z +∞ φ(−y) φ(x) φ(x) − φ(−x) =− dy + dx = dx y x x ε ε ε Z −ε Iε = Dal teorema di Lagrange sappiamo che ¯ ¯ ¯ φ(x) − φ(−x) ¯ ¯ ¯ = 2φ0 (ξ) ≤ 2kφ0 k∞ ¯ ¯ x Adesso mostriamo che Z lim ε−→0 ε +∞ φ(x) − φ(−x) dx x è una quantità finita. Infatti, si ha che ¯ Z n¯ ¯Z +∞ ¯ Z n ¯ φ(x) − φ(−x) ¯ ¯ φ(x) − φ(−x) ¯¯ ¯ ¯ ¯ kφ0 k∞ d x d x¯ ≤ ¯ ¯ ¯dx ≤ 2 x x ε ε ε =2(N − ε)kφ0 k∞ −→ 2N kφ0 k∞ < ∞ avendo indicato con [−N , N ] il supporto della generica funzione φ ∈ D(). In conclusione abbiamo provato che la definizione µ ¶ Z φ(x) 1 lim d x = 〈PV , φ〉 ∀φ ∈ D(Ω) ε−→0 |x|>ε x x è sensata. Adesso proviamo che PV (1/x) è una distribuzione singolare. Prima di tutto verifichiamo che PV (1/x) è una distribuzione. La linearità è ovvia, per la continuità, poiché PV (1/x) è un funzionale lineare su D(), come al solito 16 basta verificare la sua continuità in 0. Supponiamo quindi che φk −→ 0 in D() e verifichiamo che µ ¶ µ ¶ 1 1 〈PV , φk 〉 −→ 〈PV , 0〉 = 0 x x Si ha che ¯ ¯Z 1 ¯ ¯ µ ¶ Z +∞ ¯ ¯ ¯ φk (x) − φk (−x) ¯¯ φk (x) − φk (−x) ¯〈PV 1 , φk 〉¯ = ¯ dx + d x¯ ¯ ¯ ¯ x x x 1 0 ¯ ¯ ¯ Z +∞ ¯ Z 1¯ ¯ φk (x) − φk (−x) ¯ φk (x) − φk (−x)¯ ¯ d x ¯¯ + x dx ≤ ¯ x x2 1 0 Z +∞ 1 ≤ 2kφ0k k∞ + 2xkφk k∞ d x = 2kφ0k k∞ + 2xkφk k∞ −→ 0 x2 1 per l’ipotesi sulle φk . La verifica del fatto che la distribuzione è singolare è analoga a quella per la delta di Dirac e quindi verrà lasciata al lettore... Osservazione 6.1 Abbiamo visto che ogni distribuzione è dotata di derivata parziale di qualsiasi ordine, ovviamente le derivate parziali sono da intendersi nel senso delle distribuzioni. Però è possibile dimostrare che se F ∈ D 0 (Ω) è indotta da una funzione di classe C k (Ω) allora la distribuzione D α F è indotta dalla ∂|α| F funzione , cioè dalla derivata nel senso classico del termine. ∂x α Esempio. Sia u(x) = |x|, osserviamo anzitutto che u ∈ L 1loc (), inoltre vale Z uφ0 = = Z 0 −xφ0 + −∞ Z +∞ −∞ +∞ Z 0 ¯0 xφ0 = − xφ¯−∞ + 0 Z −∞ ¯+∞ φ + xφ¯0 − +∞ Z 0 φ φ(−sign(x)) quindi abbiamo provato che |x|0 = sign(x) nel senso delle distribuzioni. Esempio. Sia u(x) = x in questo caso Z Z Z 0 0 uφ = xφ = − +∞ −∞ φ. La derivata distribuzionale prima di x è quindi 1, cioè la derivata prima in senso classico di x. Esempio. Sia u(x) = sign(x), allora abbiamo che Z Z 0 Z +∞ Z 0 Z 0 0 0 0 sign(x)φ = −φ + φ =− φ + −∞ 0 −∞ 17 +∞ 0 φ0 = −2φ(0). Di conseguenza la derivata distribuzionale prima della funzione segno è 2δ0 . Esempio. Sia ½ H (x) = 0 1 x <0 x ≥0 la funzione di Heaviside, allora si ha Z Z +∞ H φ0 = φ0 = −φ(0) = −δ0 . 0 Quindi nel senso delle distribuzioni vale H 0 (x) = δ0 . Esempio. Sia δ la delta di Dirac centrata nell’origine O ∈ , allora abbiamo che 〈D x δ, φ〉 = −〈δ, D x φ〉 = −φ0 (O) Quindi nel senso delle distribuzioni vale 0 D x δ = δO 7 Convoluzioni e distribuzioni A questo punto siamo pronti ad introdurre alcune importanti operazioni nello spazio delle distribuzioni che ci permetteranno di definire convoluzione trasformata di Fourier in opportuni sottospazi di D 0 . Se α è un multiindice diremo che |α| = α1 + α2 + · · · + αn α! = α1 !α2 ! . . . αn ! α α α x α = x1 1 x2 2 . . . xn n Adesso possiamo ricordare o introdurre qualche definizione © ª D(Ω) = φ ∈ C ∞ (Ω) : supp(φ) ⊂⊂ Ω ¯ ¯ n o ¯ ¯ S (Ω) = φ ∈ C ∞ (Ω) : ¯x β D α φ(x)¯ −→ 0 per |x| −→ +∞ © ª E (Ω) = ψ ∈ C ∞ (Ω) in particolare S è detto spazio di Schwartz o delle funzioni rapidamente decrescenti. È possibile mostrare che le seguenti inclusioni sono tutte strette e dense D(Ω) ⊆ S (Ω) ⊆ E (Ω) 18 il che implica che i rispettivi spazi duali sono inscatolati nel seguente modo E 0 (Ω) ⊆ S 0 (Ω) ⊆ D 0 (Ω) e sono dette, rispettivamente, distribuzioni a supporto compatto, distribuzioni temperate o lentamente crescenti, distribuzioni (in generale). Le rispettive convergenze sono definite come segue i. φ j −→ 0 in D(Ω) se e solo se per ogni multiindice α vale ¯ ¯ ∃K ⊂⊂ Ω tale che supp(φ j ) ⊆ K e sup ¯D α φ j (x)¯ −→ 0 x∈Ω ii. φ j −→ 0 in S (Ω) se e solo se per ogni multiindice α, β vale ¯ ¯ ¯ ¯ sup ¯x β D α φ j (x)¯ −→ 0 x∈Ω iii. φ j −→ 0 in E (Ω) se e solo se per ogni multiindice α vale ¯ ¯ sup ¯D α φ j (x)¯ −→ 0 per ogni K ⊂⊂ Ω x∈K per linearità φ j −→ φ se e solo se (φ j − φ) −→ 0. Osservazione 7.1 Si noti che, come conseguenza della definizione, le derivate di qualsiasi ordine sono degli operatori continui rispetto alla convergenza delle distribuzioni. Definizione. Sia ψ ∈ E (Ω) e L ∈ D 0 (n ), allora possiamo definire la distribuzione ψL nel seguente modo 〈ψL, φ〉 = 〈L, ψφ〉 per ogni φ ∈ D(n ) Definizione. Sia L ∈ D 0 (Ω) se per ω ⊂⊂ Ω vale ∀φ ∈ D 0 (ω) 〈L, φ〉 = 0 allora diremo che L = 0 in ω. A questo punto possiamo definire il supporto di una distribuzione L come segue [ supp(L) = n \ ωi i ∈I 19 dove l’unione è da intendersi sulla collezione degli ωi su cui L è nulla. Definizione. Sia φ ∈ D(n ), allora possiamo definire τh (φ)(x) = φ(x + h) ˇ φ(x) = φ(−x) e, conseguentemente, trasportare queste operazioni su una distribuzione L nel seguente modo 〈τh (L), φ〉 = 〈L, τ−h (φ)〉 Definizione. Sia φ ∈ D(n ) e L ∈ D 0 (n ) allora la convoluzione (L ∗ φ) è la funzione ˇ (L ∗ φ) = 〈L, τx (φ)〉 Teorema 7.2 Sia φ ∈ D(n ) e L ∈ D 0 (n ) allora i. per ogni x ∈ n vale τx (L ∗ φ) = τx (L) ∗ φ = L ∗ τx (φ) ii. per ogni multiindice α vale ¡ ¢ ¡ ¢ D α (L ∗ φ) = D α L ∗ φ = L ∗ D α φ iii. per ogni ψ ∈ D 0 (n ) vale (L ∗ φ) ∗ ψ = L ∗ (φ ∗ ψ) iv. se (L ∗ φ) = 0 per ogni φ allora L = 0 in D 0 (n ). Si noti che, in particolare, la tesi ii afferma che (L ∗ φ) ∈ E (n ). Teorema 7.3 Sia ψ ∈ E (n ) e L ∈ E 0 (n ) allora τx (L ∗ φ) = τx (L) ∗ φ = L ∗ τx (φ) ¡ ¢ ¡ ¢ D α (L ∗ φ) = D α L ∗ φ = L ∗ D α φ 20 È possibile dare una definizione di convoluzione anche tra distribuzioni, a patto che almeno una delle due distribuzioni coinvolte abbia supporto compatto. Definizione. Siano L, T ∈ D 0 (n ) e supponiamo che almeno una delle due abbia supporto compatto, allora (L ∗ T ) è l’unica distribuzione caratterizzata dalle seguenti richieste (L ∗ T ) ∗ φ = L ∗ (T ∗ φ) ∀φ ∈ D(n ) ˇ 〈(L ∗ T ), φ〉 = (L ∗ (T ∗ φ))(0) Osservazione 7.4 La richiesta che almeno una delle due distribuzioni abbia supporto compatto non è aggirabile. Infatti vale che δ0 ∗ H = δ ∗ H 0 = δ ∗ δ = δ 1 ∗ δ0 = 1 0 ∗ δ = 0 da cui segue che 1 ∗ (δ0 ∗ H ) = 1 ∗ δ = 1 , 0 = 0 ∗ H = (1 ∗ δ0 ) ∗ H ovvero il prodotto di convoluzione non è associativo, a meno che tutte le distribuzioni coinvolte, tranne al più una, abbiano supporto compatto. Corollario 7.5 In particolare vale L ∗δ = δ∗L = L e per ogni multiindice α ∀L ∈ D 0 (n ) ¡ α ¢ D δ ∗ L = D αL Dimostrazione. Da quanto scritto prima abbiamo che ˇ = τ−x φ(0) ˇ = φ(−x) ˇ (δ ∗ φ)(x) = 〈δ, τ−x φ〉 = φ(x) cioè δ ∗ φ = φ, da cui segue che (δ ∗ L) ∗ φ = (L ∗ δ) ∗ φ = L ∗ (δ ∗ φ) = L ∗ φ = L ∗ 〈δ y , φ(x − y)〉(0) = L ∗ φ(x)(0) 21 8 Operatori differenziali e distribuzioni ¢0 ¡ Siano a, u ∈ C ∞ () e poniamo L(u)(x) = − a(x)u 0 (x) . L’applicazione che ad u associa L(u) è un operatore differenziale lineare del secondo ordine. Sia φ ∈ D(), allora Z Z ¡ ¢0 L(u)(x)φ(x)d x = − a(x)u 0 (x) φ(x)d x Z Z ¡ ¢0 = u 0 (x)a(x)φ0 (x)d x = − u(x) a(x)φ0 (x) d x Ponendo L∗ (φ)(x) = −(a(x)φ0 (x))0 otteniamo Z Z L(u(x))φ(x)d x = L∗ (φ(x))u(x)d x Chiamiamo L∗ l’aggiunto formale di L (in questo caso L∗ agisce come L). In generale, se definiamo L(u(x)) = b(x)u(x) + a 0 (x)u 0 (x) + a(x)u 00 (x) otteniamo che L∗ , L. Osservazione 8.1 Si noti che Z L(u(x))φ(x)dx ha senso per u ∈ C 2 (), al contrario di Z L∗ (φ(x))u(x)dx che ha senso appena u ∈ L 1loc (), visto che L∗ (φ) ∈ L ∞ (). Definizione. Sia f ∈ L 1loc (). Una funzione u ∈ L 1loc () tale che Z ∗ Z u(x)L (φ(x))d x = f (x)φ(x)d x ∀φ ∈ D() si chiama soluzione nel senso delle distribuzioni dell’equazione differenziale L(u) = f 22 in In generale dato un operatore differenziale della tipo aα D α X L= |α|≤m e assegnata una distribuzione L ∈ D 0 (n ) diremo che S è una soluzione nel senso delle distribuzioni se L(S) = X aα D α S = L in D 0 (n ) |α|≤m Definizione. E ∈ D 0 (n ) è una soluzione fondamentale di L se vale in D 0 (n ) L(E ) = δ Osservazione 8.2 Supponiamo di avere un’equazione alle derivate parziali del tipo X L(u(x)) = a α D α u(x) = f (x) x ∈ n |α|≤m e supponiamo che E sia una soluzione fondamentale, cioè L(E ) = aα D α E = δ X |α|≤m allora consideriamo la funzione u = (E ∗ f ) e applichiamo l’operatore differenziale, ricordando le proprietà della convoluzione abbiamo che " # à ! X X X L(u) = a α D α (E ∗ f ) = a α D α (E ∗ f ) = aα D α E ∗ f = δ ∗ f = f |α|≤m |α|≤m |α|≤m quindi u è soluzione dell’equazione con dato f . Si noti che la soluzione fondamentale è unica se e soltanto se ker(L) = ; in D 0 (n ). Esempio. Sia x ∈ n e consideriamo l’operatore laplaciano ∆u(x) = n ∂2 u X i =1 ∂x i2 (x) Mettiamoci in 3 e consideriamo la funzione u(x) = come potenziale newtoniano. 23 1 , comunemente nota |x| © ª Osserviamo subito che se B = x ∈ n : |x| < 1 e α > 0, allora u(x) = Quindi 1 ∈ L p (B ) |x|α 0<α< se e solo se n p 1 ∈ L 1 (B ) per n = 3. Inoltre |x| ∇u(x) = − x 1 x · =− 3, 2 |x| |x| |x| se x , 0 e quindi ∆u(x) = 0, cioè u è armonica in 3 \{0}. Inoltre ricordiamo la seguente formula di Green Z Z £ ¤ ¡ ¢ u4φ − φ4u d x = u∇φ − φ∇u · ν(x)d σ Ω ∂Ω Se φ ∈ D(Ω) otteniamo che Z Ω ∀u, φ ∈ C 2 (Ω) ∩C 1 (Ω) £ ¤ R R u∆φ − φ∆u d x = 0, cioè Ω u∆φ = Ω φ∆u. Adesso torniamo alla funzione u(x) = 1/|x| e consideriamo Ω = {|x| > ε} ⊆ 3 , allora vale che Z Z Z Z φ∇u · ν = I 1,ε + I 2,ε + I 3,ε u∇φ · ν − φ∆u + u∆φ = {|x|=ε} {|x|=ε} {|x|>ε} {|x|>ε} per φ ∈ D(3 ). Osserviamo subito che I 1,ε = 0 perché ∆u = 0 fuori dall’origine. Stimiamo invece I 2,ε nel seguente modo |I 2,ε | ≤ max u max |∇φ| |{|x| = ε}| ≤ |x|=ε |x|=ε 1 max |∇φ|4πε2 −→ 0 ε 3 Per quanto concerne I 3,ε ragioniamo come segue, essendo |x| = ε abbiamo ∇u(x) · ν(x) = − ε2 x x 1 = − · =− 2 3 4 ε ε ε ε da cui 1 4π I 3,ε = φ 2 dσ = 2 ε 4πε |x|=ε Z Z |x|=ε φd σ = 4πφ(x ε ) −→ 4πφ(0) In conclusione abbiamo ottenuto Z lim u∆φ = −4πφ(0) ε−→0 |x|>ε 24 ∀φ ∈ D(3 ) 1 = −4πδ0 in 3 nel senso delle distribuzioni. In generale, se n ≥ 3, |x| abbiamo che 1 ∆ n−2 = −ωn δO |x| © ª dove ωn è la misura della sfera unitaria di n cioè di x ∈ n : |x| = 1 . In particolare se n = 2 ∆ log(|x|) = 2πδ0 Quindi ∆ mentre se n = 1 |x|00 = 2δ0 25
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