SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO ANNO XXXI N° 31 - 28 Settembre 2014 € 1.00 Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno “NOI ANNUNCIAMO CRISTO RISORTO” Con San Paolo in missione nelle moderne Corinto Consegnata «la Lettera Pastorale» del vescovo Carlo per l’anno 2014-2015 al termine del Convegno. Parlare dell’inizio di un anno qualificandolo con un aggettivo, significa che nel corso dei 365 giorni di inizi ne abbiamo tanti e tutti volti ad un ben determinato scopo. Per ognuno c’è normalmente un’autorità preposta che, sull’esperienza dell’anno che si conclude, indica in prospettiva futura, permeata di speranza, le linee direttive generali di uno scopo e di un bene comune da raggiungere. L’augurio del vescovo Carlo alla ripresa dell’attività in mare “Carissimi pescatori e lavoratori del porto della diocesi di San Benedetto, Ripatransone e Montalto, vorrei farvi giungere un cordiale saluto e un augurio alla ripresa del vostro duro lavoro, dopo il fermo pesca che vi ha costretto all’inattività in mare. Voi rappresentate l’attività più tradizionale delle nostre coste e contribuite tutt’oggi in maniera non secondaria all’economia delle nostre zone. La Chiesa, e io personalmente, accompagniamo con vicinanza e simpatia la vostra professione. Per questo ho ritenuto di dover dare un incarico specifico al Rev.do don Giuseppe Giudici, perché segua la Pastorale del mare. E un segno concreto della vicinanza della Chiesa a tutti voi e alle vostre necessità. Questa vicinanza, per noi a San Benedetto, ha avuto una figura particolarmente significativa in mons. Francesco Sciocchetti da tutti noi ricordato con affetto e riconoscenza. Continuiamo così ad alimentare la bella tradizione di fede degli uomini di mare e delle loro famiglie. Il Signore benedica il vostro lavoro e Maria, stella del mare, vi protegga da ogni pericolo. Gente del mare: solidarietà e cura pastorale L’ufficio diocesano della pastorale del Mare diretto da don Giuseppe Giudici I due giorni di incontri presso la sala San Giovanni Paolo II della Parrocchia Sacro Cuore di Centobuchi, una delle periferie della nostra diocesi, sono serviti per iniziare nella consapevolezza e nel discernimento un nuovo Anno Pastorale. Presente il vescovo Carlo, il primo giorno abbiamo ascoltato, in una ampia sala gremita in ogni ordine di posti, una dotta relazione sui primi 4 capitoli della lettera di S.Paolo ai Corinzi, di don Andrea Andreozzi, parroco e docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano. Nel secondo giorno dopo la dettagliata presentazione della «Lettera pastorale» da parte del Vescovo, è seguita la impegnativa presentazione dell’«Evangelii Gaudium» di papa Francesco con il titolo “Appunti di viaggio per una Chiesa in uscita”, relatore mons.Valentino Bulgarelli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna. La sera dello stesso giorno, perché i fedeli si sentano particolarmente impegnati nella vita della Chiesa, «una, santa, apostolica», il Vescovo, come successore degli Apostoli, ha consegnato la “Lettera Pastorale”, in Cattedrale, luogo sacro, cuore e vita della diocesi. È bene subito chiarire se questo gesto è stato esplicitato materialmente ai presenti nella sera di sabato 20 settembre e particolarmente a quanti si sono dichiarati disponibili a rappresentare i vari gruppi organizzati nell’ambito della chiesa, le esortazioni in essa contenute impegnano tutti i cristiani. Ed è per questo che intendiamo pubblicare, di volta in volta, i vari capitoli della “Lettera” facendoli seguire dalle «Riflessioni» proposte dal Vescovo, al termine di ogni capitolo, fin all’«Avvento» tempo propizio per la preparazione al Santo Natale. Alle pag. 5/6 L’Italia ha un territorio circondato, per tre lati, dal mare. I 7.457 km del litorale ospitano 116 Diocesi, 630 comunità municipali e, 88 porti grandi e piccoli. E tra queste diocesi c’è anche quella di San Benedetto del Tronto il cui territorio copre una zona costiera che va da Cupra a Martinsicuro con la presenza dei porti. Il mare è una grande risorsa per il nostro Paese e per queste zone, una risorsa intorno alla quale ruota la vita di molti lavoratori che merita una attenzione specifica. Il vescovo Carlo ha nominato a luglio don Giuseppe Giudici direttore dell’Ufficio di Apostolato del Mare, forse conoscendo il suo amore per il mare, per riavviare un impegno e una presenza accanto alla gente di mare: i marittimi del commercio e della pesca, le loro famiglie, il personale dei porti e tutti coloro che intraprendono un viaggio per mare. Il nuovo Ufficio Nazionale per l’apostolato del mare è stato costituito abbastanza di recente dal Consiglio Episcopale Permanente della CEI: nel 2012, riorganizzandolo proprio per promuovere un’attenzione specifica e per testimoniare l’impegno della comunità ecclesiale verso la gente di mare, a partire dal motu proprio di Giovanni Paolo II Stella maris del 31 gennaio 1997. Quindi compito della pastorale marittima è di farsi vicina a persone che fanno un lavoro duro e spesso con dei tempi di lavoro che non si conciliano con i ritmi quotidiani sociali consueti. Nelle finalità dell’ufficio viene indicato che quello del mare è un mondo con dinamiche e caratteristiche proprie: un mondo spesso non conosciuto o addirittura ignorato, ma carico di una grande ricchezza umana, di cui la Chiesa si fa compagna, assicurando la sua presenza attraverso l’impegno caritativo e l’annuncio del Vangelo. Un impegno che chiede il coinvolgimento e l’attenzione di tutta la comunità nell’ottica della pastorale integrata e nelle relazioni con le realtà istituzionali e associative locali. La gente del mare oggi vive una realtà complessa, che incrocia persone che provengono da varie parti del mondo, che vive anch’essa la difficoltà di questo momento storico particolare per la crisi socioeconomica in atto, che presenta nuove sfide e opportunità anche per l’evangelizzazione. Anche l’ufficio diocesano formato da un’equipe di collaboratori con don Giuseppe si è già messo al lavoro per avviare una rinnovata pastorale del mare, ripartendo da una tradizione significativa legata al mondo marittimo e al forte legame dell’impresa marinara con la vita della comunità locale. Il primo incontro importante sarà il 5 dicembre quando il vescovo incontrerà i marittimi del porto, altro momento tradizionale e sentito per la gente di mare sarà il giorno della festa di San Francesco di Paola, “celeste patrono della gente di mare italiana”, così proclamato da Pio XII il 27 marzo 1943. Al contempo l’ufficio ha raccolto la richiesta di una maggiore vicinanza di amicizia e accoglienza, che già don Giuseppe ha testimoniato con la sua presenza sulla banchina del porto, ma anche un’attenzione specifica e solidale alla situazione socioeconomica e lavorativa che il porto sta attraversando. RENDICONTAZIONE DELLA RACCOLTA CARITAS IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA DI CARITà 2014 PROGETTO: Acquisto di prodotti per la pulizia personale A pag. 2 2 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Continua dalla prima pagina RENDICONTAZIONE DELLA RACCOLTA CARITAS IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA DI CARITà 2014 PROGETTO: Acquisto di prodotti per la pulizia personale - Parrocchia S.Giuseppe di San Benedetto del Tronto……………. - Parrocchia S. Paolo Apostolo di San Benedetto del T…………... - Parrocchia S. Benedetto Martire di San Bened.del Tronto……... - Oasi S.Maria dei Monti – Grottammare…………………………. - Parrocchia S.Antonio di San Benedetto del Tronto……………... - Parrocchia S.Lorenzo di Montedinove…………………………... - Parrocchia S. Pio X di San Benedetto del Tronto…………….…. - Parrocchia SS.Gregorio Magno e Niccolo’ Ripatransone……... - Parrocchia SS.Benigno e Michele Arcangelo Ripatrans……….. - Parrocchia S.Niccolo’ di Monteprandone………………………. - Parrocchia S.Giuseppe di Paolantonio di S.Egidio V.ta………... - Parrocchia Madonna di Fatima – Valtesino di Ripatransone….. - Parrocchia SNiccolo’ di Acquaviva Picena……………………... - Parrocchia S.Filippo Neri di San benedetto del Tronto………… - Parrocchia Ss.Annunziata di San Benedetto del Tronto………... - Parrocchia S.Maria Assunta di Cossignano…………………….. €. 500,00 €. 100,00 €. 650,00 €. 400,00 €. 600,00 €. 230,00 €. 1.000,00 €. 460,00 €. 200,00 €. 200,00 € 200,00 €. 180,00 €. 100,00 €. 800,00 €. 420,00 €. 200,00 Totale pervenuto…….…. €. 6.240,00 Per una buona riuscita del progetto, ed un'equa distribuzione su tutto il territorio diocesano, abbiamo provveduto all'acquisto dei seguenti prodotti per la pulizia e l'igiene: Bagno schiuma e shampoo Saponette Lamette e schiuma da barba Spazzolini da denti Dentifrici Ammorbidente Detergente lavamani Strofinacci per pavimenti Detersivo per indumenti Detersivo per lavatrici e lavastoviglie Deodoranti per la persona Detersivo per piatti Candeggina Tali prodotti sono destinati non solo alle 937 Famiglie che mensilmente usufruiscono del "servizio condivisione viveri Caritas Diocesana", ma anche alle Caritas Parrocchiali che ne faranno richiesta. Durante l'incontro del 15 Ottobre con tutti i responsabili Caritas Parrocchiali (ai quali invieremo la comunicazione) ci sarà l'opportunità di verifiche e chiarimenti Diac. UMBERTO, Direttore PERU’ - E’ stato ucciso l’indio che lottava per la foresta Amazzonica, contro il disboscamento della sua terra Lima (Agenzia Fides) - Edwin Chota, uno dei leader della tribù degli Indios Ashaninka dell’Alto Tamaya, in Perù, è stato ucciso insieme ad altri tre membri della sua etnia, in una zona al confine tra Brasile e Perù. Si stavano recando in Brasile per incontrare le altre comunità Indios, per cercare di combattere insieme il disboscamento illegale della foresta Amazzonica e il traffico di sostanze stupefacenti. Erano riusciti ad arrivare nel grande Paese sudamericano e a incontrarsi con gli altri attivisti, ma sulla via del ritorno hanno incontrato dei taglialegna o dei trafficanti di droga che li hanno uccisi a colpi di fucile. “Fino a che non avremo la proprietà della terra, i taglialegna non rispetteranno la nostra proprietà. Ci minacciano. Ci intimidiscono. E sono armati”: questa è una delle dichiarazioni di Chota, che da circa un anno aveva fatto presente al governo di Lima che sia lui che altri capi della comunità indios Ashaninka, avevano subito minacce di morte pe r la loro lotta contro il diboscamento della foresta. Dopo molti anni di battaglie legali, Chota aveva ottenuto la certificazione della sua comunità nativa, però le sue denunce contro le attività illegali dei taglialegna nelle sue terre e in quelle nei dintorni non avevano ricevuto la giusta attenzione. Parola del Signore XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A Dal VANGELO secondo MATTEO Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. [29]Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. [30]Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. [31]Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Dicono: “L’ultimo”. E Gesù disse loro: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. [32]E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli. (Matteo 21,28-32) I protagonisti del brano raccontato da Gesù sono due giovani che in un certo modo riepilogano due categorie ben precise di persone: quelli che vivono nella ipocrisia e quelli che si convertono. Ipocriti, è una parola che sentiamo spesso da Gesù come accusa a chi per esempio prega, compie “buone azioni”, dà l’elemosina, digiuna, ma con l’unico scopo di farsi vedere, egli spesso la rivolge ai farisei e agli scribi, proprio perché indulgevano in queste azioni solo per ricevere la lode dai propri confratelli. Ad essi, ma anche a noi Gesù dice la stessa parola ipocriti. Curiosamente questa parola che Gesù usa, nella lingua greca stava ad indicare l’attore, cioè colui che si esibiva nei teatri portando una maschera, e proprio per questo Gesù gli dà questo nuovo significato, cioè di colui che mostra una cosa (la maschera) ma ne pensa un’altra (il proprio volto nascosto), in altri casi Gesù usa l’espressione “sepolcri imbiancati ” proprio per indicare la differenza assoluta, tra l’esterno, bello, pulito, luccicante e l’interno pullulante dei vermi della decomposizione. Gli ipocriti, alla fine, sono quelli che difficilmente si convertono, poiché si assuefanno al loro modo di comportarsi, di mascherarsi tanto che questa loro maschera non riescono più a togliersela. Diviene un tutto unico con loro stessi. La seconda categoria è quella dei peccatori manifesti che agiscono male e sanno di agire male. Essi più facilmente possono di- CS: LA STRAGE NEL MEDITERRANEO DEL 10 SETTEMBRE – CIRCA 500 VITTIME Alcune informazioni ottenute dal CIR La più grande tragedia di profughi che si sia mai consumata nel Mediterraneo è rimasta per molti giorni sconosciuta e ancora adesso riceve un’attenzione mediatica piuttosto limitata. Il fatto Il 10 Settembre in un naufragio di un barcone diretto in Grecia a 150 miglia dalla costa egiziana, circa 500 persone perdono la vita. I superstiti Risulta che 6 superstiti siano stati portati con un elicottero maltese a Creta. Si tratta di 4 uomini palestinesi, una giovane donna siriana di 17 anni e una bambina di 2 anni di cui non si conosce la nazionalità e che presumibilmente ha perso entrambi i genitori nell’incidente. La bambina si trova in un ospedale a Heraklion. Gli altri superstiti saranno portati ad Atene. Sembra che altri 2 superstiti siano a Malta e altri 3 in Sicilia, il che porterebbe il numero totale di superstiti a 11 persone, su un totale di 500 persone presenti sulla barca. Tale stima deriva dal fatto che al momento dell’imbarco i trafficanti avrebbero fatto salire i migranti a gruppi di 20 per rendere più facile la conta del numero totale di persone a bordo, da quel che raccontano i superstiti. Il viaggio Erano partiti dalla costa egiziana di Mietta sabato 6 Settembre su una barca relativamente piccola diretta in Grecia. C’erano molti palestinesi fuggiti da Gaza, diversi siriani e persone di altre nazionalità. Soprattutto tra i palestinesi e i siriani c’erano molte famiglie con bambini. Per il viaggio ciascun adulto avrebbe pagato circa 2.000 euro; mentre per i bambini non si sarebbe chiesto alcun pagamento. Durante 4 giorni di navigazione i trafficanti avrebbero costretto le persone a cambiare barca 4 volte. Risulta che l’ultima barca su cui è avvenuto il naufragio fosse lunga 20 metri e larga 6. Mercoledì 10 settembre è arrivata una nave di trafficanti che, in una dinamica ancora non chiara, ha deliberatamente speronato la barca dei rifugiati causando il naufragio. Perché questo omicidio di massa? La prima ipotesi è che i trafficanti volessero costringere i profughi a trasbordare un’altra volta per continuare il viaggio su un’imbarcazione ancora più piccola, cosa che avrebbe causato proteste e rivolte. L’altra ipotesi è che si trattasse di trafficanti di un gruppo rivale. Sembra comunque che gli assassini presumibilmente siano di nazionalità egiziana. La tragedia Nella barca c’erano pochi salvagenti. Dopo il naufragio tutti cercavano di aggrapparsi a qualche oggetto flottante. I superstiti raccontano che durante 3 interminabili giorni un numero sempre maggiore di persone abbia perso la forza e sia scomparso nelle acque. Raccontano anche di aver visto ben 3 diverse navi commerciali di passaggio e di essere stati a loro volta visti dal personale delle navi, che però non è intervenuto. Tra i profughi che lottavano nelle acque per la sopravvivenza, c’era anche una bambina di 2 anni che durante i 3 giorni e 3 notti in mare è stata accudita da tante persone, portata in braccio, passata da una persona all’altra; in tanti le avrebbero dato la poca acqua potabile di cui disponevano. Effettivamente e miracolosamente la bambina è sopravvissuta e, anche se sotto cura intensiva, sembra essere fuori pericolo. Il salvataggio Finalmente il 14 Settembre la nave commerciale “Pegasus” con bandiera di Panama ed equipaggio per la maggioranza composto da filippini, si è avvicinata ai superstiti e ha dato l’allarme. Sembra che da “Pegasus” 2 superstiti siano stati portati a Pozzallo e che altri siano stati trasportati fino a Creta in elicottero. ventare convertiti, cioè quelli che si pentono, che si ravvedono, e Gesù addita tra questi anche i pubblici peccatori ( i pubblicani) e le prostitute; nel brano dice “In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno dei Cieli.” Cosa vuole dire Gesù con questa frase? Egli annuncia una verità inaudita, che cioè quelli che comunemente riteniamo indegni, peccatori incalliti, che nella nostra considerazione sono poco più di niente, essi coscienti del loro peccato hanno un’ampia possibilità di pentirsi, di convertirsi e precederci nel regno dei Cieli. Gli ipocriti invece credono di salvarsi con il loro perbenismo e con le loro vuote pratiche religiose, credono di essere a posto con la loro coscienza, ma non vedono quanto è grande la loro distanza da Dio. Anzi proprio perché non la vedono hanno molta più difficoltà rispetto ai pubblicani e alle prostitute di convertirsi e di pentirsi, e quindi di ricevere il perdono. Gesù con questi insegnamenti vuole indicarci la via che dobbiamo percorrere, quella di confrontarci seriamente con la sua Parola, con il suo Vangelo, perché chi vuole essere e chiamarsi cristiano ha un solo specchio su cui riflettersi ed è il discorso della Montagna, confrontandoci con le Beatitudini avremo la sicurezza di essere alla sua sequela. Chiediamo al Signore Gesù di aiutarci a compiere spesso dei buoni esami di coscienza, per capire quanto abbiamo da converRICCARDO tirci e per ottenere il perdono del Padre buono. PILLOLE DI SAGGEZZA: IL PECCATORE CHE SI BATTE IL PETTO NON SI ACCORGE DI PRESENTARE A DIO IL REGALO PIU’ BELLO CHE GLI POSSA FARE, EGLI PERMETTE A DIO DI MANIFESTARE LA SUA BONTA’ E LA SUA MISERICORDIA. (B. BRO) 3 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Tirana accoglie il Papa con i volti sereni dei suoi quaranta martiri Nella via principale della capitale si cammina sotto lo sguardo di 39 uomini e una donna che furono perseguitati e uccisi a causa della fede. Maria Tuci, aspirante stimmatina, per aver resistito alle lusinghe di uno degli aguzzini, fu chiusa dentro un sacco con un gatto selvatico. Morì il 24 ottobre 1950. Due superstiti racconteranno a Francesco le loro storie. Grande lezione per i giovani albanesi Una bella idea per “presentarci al mondo” ma anche per “ricordare le nostre ferite” e “far conoscere ai più giovani una brutta pagina della nostra storia”. Sono quasi tutti concordi gli albanesi nel giudicare l’iniziativa di allestire la via principale di Tirana (Bulevardi Dëshmorët e Kombit, viale Martiri della Nazione), quella che conduce a piazza Madre Teresa, dove Papa Francesco domenica celebrerà la Messa, con le immagini dei 40 martiri albanesi. Attraversandola sotto lo sguardo “fiero” di questi testimoni della fede, per i quali è in corso il processo di beatificazione, si è per- corsi da un brivido intenso. Soprattutto se si pensa alle persecuzioni che attualmente patiscono i cristiani in diversi Paesi del mondo. Si fa fatica a camminare senza alzare lo sguardo in alto. Quaranta volti sereni, alcuni sorridenti. Ciò che impressiona è lo sguardo, non perso ma vivo, forse anche cosciente del martirio che li attendeva. Non si può fare a meno di guardarli: ogni foto è accompagnata dal nome e da poche parole che sintetizzano tutta una vita. Don Shtjefen Kurti, “ucciso perché aveva battezzato un bambino”. Don Mark Gjani, “cercavano di fargli maledire Gesù, ma lui urlava: Viva Cristo”. Solo per citarne due. “Le loro immagini, appese qui, testimoniano che il regime ha perso, è stato battuto”, esclama un passante. Come dargli torto… Intanto gli occhi rimangono fissi sulle foto. La storia di Maria Tuci. Tra i ritratti, verso la fine del viale, ormai quasi verso piazza Madre Teresa, c’è quello di Maria Tuci, unica donna della lista dei 40. La sua vicenda è emblematica delle grandi sofferenze di un popolo. Nata nel 1928, studiò a Scutari all’Istituto delle suore Stimmatine, presso cui entrò come aspirante. Il 10 agosto 1949 fu arrestata: la sua prigione era un buco dall’inviato Sir a Tirana, Vincenzo Corrado senza luce e senza aria. Venne sottoposta a torture e picchiata selvaggiamente. Per aver resistito alle lusinghe di uno dei capi, fu chiusa dentro un sacco con un gatto selvatico. Trasportata nell’ospedale di Scutari in gravi condizioni, prima di morire confidò a un’amica: “Si è avverata la parola del mio persecutore: ‘Ti ridurrò in uno stato tale che neppure i tuoi familiari ti riconosceranno’. Ringrazio Dio perché muoio libera!”. Morì il 24 ottobre 1950. La promessa del persecutore accomuna tutte le storie dei martiri albanesi. A don Lazër Shantoja, uomo di cultura, arte e letteratura, furono amputati gli arti (mani e piedi). Una condivisione nella sofferenza ma anche nelle parole pronunciate dai più prima della morte: “Viva Cristo Re, Viva l’Albania!”. I racconti di due superstiti. La ferocia della persecuzione rivive anche nei volti di due superstiti, don Ernest Simoni (Troshani), sacerdote di 84 anni, e suor Maria Kaleta, religiosa Stimmatina di 85 anni. Entrambi racconteranno la propria storia a Papa Francesco, durante la celebrazione dei Vespri nella cattedrale di Tirana. Don Ernest, arrestato il 24 dicembre 1963, dopo la Messa della vigilia di Natale nel villaggio di Barbullush, vicino Scutari, venne torturato perché parlasse contro la Chiesa e la gerarchia. Lui non accettò. Per le torture subite cadde quasi morto. Fu, dunque, “liberato”, ma la sua condanna commutata in 18 anni di prigione e, successivamente, in lavori forzati. Durante la prigione, ha celebrato la Messa in latino a memoria, ha confessato e distribuito la comunione di nascosto. Anche suor Kaleta è stata costretta, durante il regime, a testimoniare la fede in maniera nascosta, battezzando non solo i bambini dei villaggi, ma anche tutti coloro che si presentavano alla sua porta. Una volta, addirittura, battezzò una bambina prendendo l’acqua da un canale con la scarpa. Suor Maria ha anche custodito in un comodino di casa l’Eucaristia, che portava alle persone malate e in punto di morte. Storie incredibili... “Chiesa che vivi in questa terra di Albania, grazie per il tuo esempio di fedeltà!” Migliaia di persone hanno assistito alla Santa Messa che alle 11:00 di domenica mattina, nella Piazza Madre Teresa a Tirana, il Santo Padre Francesco ha celebrato in lingua latina e albanese. Le letture della liturgia contenevano riferimenti alla storia dell’Albania: la prima, dal Libro dell’Esodo “Vi ho portati su ali d’aquila” e la seconda, la Lettera di San Paolo ai Romani, in cui l’Apostolo ricorda la sua predicazione in Illiria, antica regione che includeva il territorio dell’attuale Albania. Soffermandosi sulla frase del Vangelo di Luca “La vostra pace scenderà su di essa”, il Santo Padre ha ricordato nell’omelia che: “oltre ai Dodici Apostoli, Gesù chiama altri settantadue discepoli e li manda nei villaggi e nelle città per annunciare il Regno di Dio”.”Egli - ha detto Papa Francesco - è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo attraverso la comunione e la fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, una comunità missionaria, e li allena alla missione, ad «andare».Il metodo missionario è chiaro e semplice: i discepoli vanno nelle case e il loro annuncio comincia con un saluto pieno di significato: “Pace a questa casa!”. Non è solo un saluto, è anche un dono: la pace. Venendo oggi in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle di Albania, in questa piazza dedicata ad una umile e grande figlia di questa terra, la beata Madre Teresa di Calcutta, voglio ripetervi questo saluto: pace nelle vostre case, pace nei vostri cuori, pace nella “Nella missione dei settantadue discepoli è rispecchiata l?esperienza missionaria della comunità cristiana di ogni tempo: il Signore risorto e vivente invia non solo i Dodici, ma la Chiesa intera, invia ogni battezzato ad annunciare il Vangelo a tutte le genti. Nel corso dei secoli, non sempre è stato accolto l?annuncio di pace portato dai messaggeri di Gesù; talvolta le porte si sono chiuse. In un recente passato, anche la porta del vostro Paese è stata chiusa, serrata con il catenaccio delle proibizioni e prescrizioni di un sistema che negava Dio e impediva la libertà religiosa. Coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese, anche se esso era stato tra i primi a ricevere la luce del Vangelo”. “Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! Mi reco spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei cattolici dove si eseguivano le fucilazioni, e con commozione depongo il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro. Il Signore è stato accanto a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi; Egli vi ha guidato e consolato e infine vi ha sollevato su ali di aquila come un giorno fece con l’antico popolo d?Israele, come abbiamo sentito nella prima lettura. L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza, a riporre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delude ma è sempre al nostro fianco,specialmente nei momenti difficili”.Oggi le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo missionario per tutti i membri del popolo di Dio: ogni battezzato ha un posto e un compito da svolgere nella Chiesa e nella società. Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi generosamente nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità; a rafforzare i legami della solidarietà per promuovere condizioni di vita più giuste e fraterne per tutti”. “Oggi - ha affermato il Pontefice - sono venuto per ringra- ziarvi per la vostra testimonianza e anche per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come già fate; mediante questo vostro incontrarvi voi date testimonianza a tutta l’Europa”.”Chiesa che vivi in questa terra di Albania - ha concluso il Pontefice - grazie per il tuo esempio di fedeltà! Non dimenticatevi del nido, della vostra storia lontana, anche delle vostre prove; non dimenticate le piaghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare con speranza per un futuro grande. Tanti tuoi figli e figlie dell’Albania hanno sofferto, anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i vostri passi di oggi e di domani sulla via dell’amore, sulla via della libertà, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace”. 4 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG LA COMUNITà DIACONALE HA VISSUTO UN INTENSO RITIRO SPIRITUALE Domenica pomeriggio 21 settembre, presso il Biancazzurro, la nostra comunità diaconale si è riunita con il nostro assistente ecclesiastico don Elvezio di Matteo e con don Ulderico Ceroni per vivere un edificante ritiro spirituale insieme. Hanno partecipato anche alcune consorti dei diaconi con figli. Don Ulderico Ceroni ci ha guidato nella Lectio Divina del Vangelo di Lc 10,38-42 dedicato al ruolo di Marta e Maria, per spiegare il senso della diaconia cioè del servizio. Don Ulderico ci ha illustrato come tutte e due le donne servono il Signore Gesù, che il loro servizio non è in contrapposizione, ma c’è un “unum necessarium” che va rispettato. Marta come leggiamo si affanna nelle tante mansioni perché Gesù sia servito bene, ma si sente così padrona di casa da avere la pretesa di comandare anche al Signore di sollecitare la sorella Maria ad aiutarla nelle faccende domestiche. Dunque la diaconia di Marta rischia di farsi fagocitare dalle preoccupazioni, mettendo se stessi al centro del servizio. Il ritratto di Maria è l’esempio di come noi dovremmo porci nel servizio. Innanzitutto Maria non parla come la sorella, anzi è in silenzio si getta ai piedi di Gesù ed è in ascolto della Parola del Signore. Maria ha capito che cos’è l’ “unum necessarium”: ascoltare in silenzio, ma non in modo passivo la Parola di Dio, per fare la sua Santa Volontà per poi viverla nel servizio quotidiano. Maria si lascia servire dal Signore, si lascia guidare, non ha pretese e poi compie ciò che Lui vuole. Anche Marta ascoltando le parole di Gesù che la esorta a non affannarsi troppo e a seguire l’esempio della sorella che si è scelta la parte migliore, l’ascolto, comincia un cammino di conversione e capisce che è meglio farsi servire e guidare da Gesù. Dunque in maniera sapiente don Ulderico ci ha fatto capire che nel nostro diaconato, ma anche nel servizio quotidiano di cristiani nel mondo, di mariti, di padri è necessario prima fare come Maria che ha messo Gesù al centro del suo cuore e poi rinvigoriti dallo Spirito Santo servire concretamente gli altri con amore, come Marta. Dopo la lectio divina abbiamo meditato nel silenzio e nella preghiera personale questa pagina del Vangelo, riflettendo su come possiamo vivere concretamente gli insegnamenti ricevuti. Abbiamo pregato insieme i Vespri e al termine abbiamo condiviso le nostre meditazioni. E’ stata celebrata la messa dell’Esaltazione della croce e anche nell’omelia don Ulderico ci ha esortato a vivere la nostra diaconia come Gesù che sulla croce ha offerto come dono la sua vita al Padre per redimerci e aprirci le porte della vita eterna. Gesù è l’esempio di servo che non si risparmia mai che ama e perdona con una misericordia infinita. Il ritiro spirituale si è concluso con una gioiosa cena fraterna. Ringraziamo don Ulderico per averci dato una nuova chiave di lettura sul servizio a Gesù e alla Chiesa e ci auguriamo in questo anno che la nostra Comunità Diaconale possa seguire l’esempio Maria, ascoltando la Parola di Dio e facendo con amore la sua Volontà. Mario Vagnoni Quando muore un figlio appena nato... Storie di famiglia al Convegno Aipas del 6 ottobre 2014 Chiara e Stefano, una coppia di genitori in attesa del terzo figlio, scopre già in gravidanza una malformazione del cuore nel nascituro. Lo sconcerto, la paura e infine la scelta per la vita: Cristian viene alla luce. Appena nato, però, il piccolo subisce tre interventi chirurgici: sembra reagire bene, ha una gran voglia di vivere, ma una grave infezione intestinale lo uccide poco dopo. I genitori colgono il senso di quest’esperienza dolorosa: la lezione di lottare sempre per la vita e la bellezza di aver avuto, anche solo per pochi mesi, il dono di Cristian. L’esperienza toccante di Chiara e Stefano — con tutti i suoi risvolti pastorali e di assistenza - sarà una delle testimonianze che verranno proposte al prossimo convegno nazionale Aipas (associazione italiana di pastorale sanitaria). Il programma si può scaricare da www.aipasalute.it e le iscrizioni sono ancora aperte. Tema del convegno è “La famiglia nella gioia e nel dolore” e l’appuntamento è ad Assisi dal 6 al 9 ottobre 2014. Un’occasione per approfondire il tema del Sinodo straordinario. Tra gli altri prenderanno parte al convegno il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e il vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino, Salvatore Martinez - presidente italiano del Rinnovamento nello Spirito Santo, una famiglia di Cuneo Mara e Mario Risso, Michele Sardella, referente Lazio per la pastorale della salute, il dr. Raffaele Sinno di Benevento, il dr. Paolo Petralia del Gaslini di Genova; don Vincenzo Sorce di Caltanissetta, don Camiine Arice, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della salute — CEI. Per informazioni:www.aipasalute.it LA VERGINE ADDOLORATA E LE CONSORELLE DELLA MISERICORDIA E MORTE A RIPATRANSONE La giornata di Domenica 14 Settembre a Ripatransone è stata particolarmente ricca di momenti significativi nell’ambito della fede, tra i quali i festeggiamenti nella chiesa-oratorio della Confraternita della Misericordia e Morte, ricorrendo il giorno seguente la memoria liturgica della Beata Vergine Addolorata. Nel pomeriggio infatti è stata celebrata l’Eucarestia dal vice parroco Don Gian Luca Rosati, mentre in serata è stato offerto un concerto di musica sacra con brani, tra i tanti, tratti dallo Stabat Mater ed eseguiti con l’antico organo dal maestro Nicola Procaccini, accompagnato da Anna Roberta Sorbo (soprano) e Ilaria Scarponi (mezzosoprano). Tali iniziative rappresentano ciò che rimane dell’antica festa che un tempo si teneva in questi giorni e comprendeva la solennizzazione di tutto il mese, una processione e la pratica della Via Matris nei sette Venerdì precedenti. Queste celebrazioni offrono l’occasione di descrivere la presenza dell’aggregazione femminile della Confraternita che ha sede nel medesimo luogo, le cosiddette “Figlie dell’Addolorata” nate con lo scopo di promuovere il culto della Beata Vergine e vivere nella preghiera e nell’impegno cristiano ispirandosi all’esempio di Maria che ha partecipato alla passione di Cristo sulla via del Calvario. Attualmente le Consorelle presenziano ai momenti di preghiera nel loro oratorio e alle due processioni penitenziali del periodo quaresimale e cioè quella del Cristo Morto, che a Ripatransone vede un concorso di popolo e Confratelli ogni anno veramente ragguardevole, e quella del Venerdì precedente (cosiddetto di “Passione”), atto culminante di un ottavario nel quale la statua della Madonna viene esposta solennemente in Duomo. Quello che viene portato per le vie della città è un simulacro dell’Addolorata ottocentesco, verosimilmente di scuola napoletana, di cui queste pie donne hanno cura rivestendolo con abiti preziosi differenti a seconda dei momenti liturgici (eccetto il Venerdì Santo per evidenziare i segni del lutto). L’ aggregazione amministra anche il tesoro essendo l’immagine stata omaggiata di ex voto nonché di alcune preziose corone nel corso dei secoli, frutto della devozione dei fedeli come ringraziamento per la protezione ricevuta in vari frangenti, quali epidemie ed episodi bellici. L’abito delle Consorelle consiste in una lunga cappa nera (con l’effigie dell’Addolorata) che ne copre quasi interamente la persona, mentre sul capo indossano un velo nero di pizzo, al collo, sostenuto da un nastro viola, uno stemma di metallo rappresentante il cuore di Maria trafitto da spade (i cosiddetti “Sette Dolori”). Ultimamente si sono aggregate alla compagnia anche alcune nuove leve cui va l’augurio di portare un nuovo slancio soprattutto nelle attività caritative oltre che nelle pratiche devozionali. Silvio Giampieri Il vero riposo di don Aldo Buonaiuto Nella storia dell’umanità possiamo trovare il desiderio costante di consacrare parte del proprio tempo al riposo. Questa esigenza si è sviluppata in riferimento al rapporto che l’uomo ha sempre avuto verso le divinità o il Creatore. La coincidenza temporale di una tale esigenza conformata ha fatto emergere quella pedagogia dell’Assoluto nel conciliare il bisogno di riposo con quello del giorno da consacrare al Signore. Anche nella storia sacra riceviamo l’insegnamento di un Dio che il settimo giorno sceglie di fermare le proprie attività per dedicarsi alla quiete. Questa pace interiore che i Padri del deserto definivano con il termine “esicasmo” è ancora oggi un’esigenza fondamentale da non banalizzare. Ogni persona ha bisogno di incontrarsi con questo Santo Giorno che si esprime in modo originale in ogni religione. In Caelis vuole essere un richiamo per tutti coloro, anche non credenti, che riconoscono questo desiderio di dare spazio e tempo alla propria anima.La cura della vita interiore come principio insostituibile di benessere fa crescere consapevolmente verso il senso della propria esistenza. La conoscenza profonda dell’animo umano connesso alla presenza dell’Infinito provoca così quell’aspirazione di una libertà e intelligenza d’Amore insostituibile. In questa società “ateizzata” dove la religione viene addirittura usata per bombardare e uccidere, per separare ed emarginare il prossimo ecco la necessità di lasciarci richiamare dalle parole di Gesù. Lui è il vero Dio e vero Uomo per i cristiani ed è comunque maestro di vita per tutti coloro che si ritrovano nei suoi insegnamenti. A volte mi è capitato di scoprire dei non credenti più evangelici dei cosiddetti “praticanti”. Si, perché oggi i tanti iscritti nel libro dei battezzati hanno tradito questo appuntamento cosi sacro sostituendolo con altri momenti. Sport e hobby di ogni genere vengono praticati (e fatti praticare ai nostri ragazzi) proprio la domenica mattina, e nella Casa del Signore le famiglie non si ritrovano più insieme come una volta. La domenica si è ridotta per molti soltanto ad un giorno di svago dimenticandosi alcuni dei comandamenti donati da Dio al suo popolo. L’arduo compito anche attraverso questo umile ma nobile strumento della scrittura sarà quello di provocare il lettore a guardare un pò più in alto del proprio ombelico: osservare quel cielo che è oltre se stessi. Il cielo della speranza che non delude né illude… Il cielo che ci spinge a dare un senso all’esistenza arricchendola di quell’Amore Infinito che viene dall’alto. Con i piedi per terra guardando il cielo… Di questo abbiamo veramente tanto bisogno. In - terris 5 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Omelia inizio anno pastorale 2014-2015 “Noi desideriamo, e non possiamo non desiderarlo, che quel Gesù che noi amiamo sia conosciuto e amato da tutti. Questa, e non altro, è la motivazione della nostra pastorale.” “Cercate il Signore, mentre si fa trovare” (Is 55,6), L’esortazione del profeta Isaia ben si addice all’inizio di un anno pastorale. Il Signore si fa trovare, ma dobbiamo cercarlo, cioè essere pronti ad accoglierlo. Cercare mentre si fa trovare: significa che non possiamo rimandare a domani la ricerca di oggi, ma fare buon uso del tempo che egli ci dona. Un anno pastorale è un’occasione propizia per incontrare personalmente e comunitariamente il Signore. Cercare significa che non lo si è ancora incontrato completamente, significa non chiudersi nei propri pensieri e nei propri schemi del passato. Infatti “i miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Is 55, 8). Dove dobbiamo cercarlo per essere sicuri di trovarlo e non cercare invano? Certamente nella sua Parola e nella Chiesa. Ecco i due pilastri del nostro programma pastorale: la Parola di Dio e la Chiesa. La Parola di Dio letta e meditata nella Chiesa e con la Chiesa. Abbiamo bisogno dell’umiltà della ricerca e, prima ancora, dell’umiltà di riconoscere il nostro bisogno di Dio. Dio è nel nostro passato, è nel passato delle nostre comunità parrocchiali, ma non basta, deve essere anche il nostro presente, un presente che non ci chiude su noi stessi, ma ci apre al futuro, poiché “le vostre vie non sono le mie vie”. Umiltà, quindi, di imboccare vie nuove, quelle che la Parola di Dio e la Chiesa ci indicano. Siamo qui questa sera animati da questa ricerca del Signore, invocando la sua benedizione su ciascuno di noi e sul nuovo anno pastorale della nostra amata diocesi. Oh! come vorremmo che l’espressione di san Paolo “per me il vivere è Cristo” (Fil 1, 21) potesse in verità essere la nostra e quella di ciascun sacerdote e di ciascun laico della nostra diocesi. Se non viviamo in Cristo, se non facciamo nostra la passione di san Paolo per Gesù, rischiamo di essere cembali che strepitano (cfr. 1 Cor 13, 1), trombe che suonano a vuoto. L’amore di Cristo ci spinge a cercare tutto il possibile per farlo conoscere e amare da coloro che ancora non lo conoscono e non lo amano. Come l’amante desidera che l’amata sia amata da tutti, così noi desideriamo, e non possiamo non desiderarlo, che quel Gesù che noi amiamo sia conosciuto e amato da tutti. Questa, e non altro, è la motivazione della nostra pastorale. Cerchiamo il Signore perché lo amiamo e lo glorifichiamo donandolo al fratello. Ė così che “Cristo sarà glorificato nel nostro corpo” (cfr. Fil 1, 20c), vale a dire nella nostra vita. Apriamo le porte a Cristo, aprendole al fratello; usciamo dalle nostre porte per andare incontro al fratello. Non fermiamoci ad aspettare che lui venga a casa nostra, andiamo noi a cercare lui, come ha fatto Gesù che è venuto a cercarci quando noi eravamo ancora suoi nemici, cioè peccatori (cfr. Rom 5, 8.10), come ha fatto san Paolo che si è messo in cammino verso Corinto, la città dissoluta, e vi ha piantato l’amore di Cristo. Siamo umili operai nella vigna del Signore (cfr. Mt 20, 1ss.), non aspettiamo l’ultima ora per metterci al lavoro sull’invito del padrone della vigna. Se è vero che davanti a Dio non è la quantità del lavoro che conta (gli operai dell’ultima ora sono ricompensati come quelli della prima), è altrettanto vero che non pos- siamo rinviare il nostro sì come risposta alla sua chiamata quando essa arriva. Questa parabola ci insegna che non dobbiamo stare a guardare per giudicarci gli uni gli altri: “io ho fatto più di quello … io merito di più e quello di meno … io sono più vecchio … io sono più giovane …”: tutti confronti che sono fonte di contrapposizione e che hanno la loro radice nel desiderio di emergere sugli altri e portano a quelle forme di invidia (cfr. Mt 20, 15) e di mormorazione da cui dobbiamo guardarci accuratamente anche nella Chiesa. Si tratta di peccati gravi, perché l’invidia e la mormorazione rendono sterile l’amore per Cristo e allontanano da lui. Gli operai della vigna vanno a lavorare e sono grati per essere stati chiamati dal padrone a lavorare, ma poi, al momento della paga incominciano a fare i confronti, si dimenticano del padrone e di quello che hanno ricevuto e incominciano a mormorare contro il padrone (Mt, 20, 11). Quante comunità sono frenate nella loro generosità da invidie e da mormorazioni malvagie che, come per gli operai della vigna, rovinano il tanto buon lavoro fatto. Estirpiamo da noi e dalle nostre comunità questa gramigna che soffoca il buon grano. Nella vigna del Signore c’è posto per gli operai della prima ora e per gli operai dell’ultima. C’è posto per gli anziani e per i più giovani: i primi devono accettare che anche ai giovani Dio affida un compito nella Chiesa, mentre i più giovani devono imparare a rispettare il lavoro fatto dagli anziani. Dio ama gli uni e gli altri; la vigna ha bisogno degli uni e degli altri. A noi che amiamo il Signore basta lavorare con Lui e per Lui. Siamo contenti se altri possono fare meglio di noi, se i doni degli altri completano ciò che manca a noi stessi. Nello stesso tempo, però, non ci tiriamo indietro dall’offrire la nostra disponibilità dove il Signore ce la chiede: in famiglia, al lavoro, in parrocchia, in diocesi. Siamo operai nella vigna del Signore in virtù del battesimo e del nostro amore per il Signore, prima che per incarichi ecclesiali specifici che ci vengano affidati. Noi non cerchiamo il nostro interesse o posti di onore qui o là; non cerchiamo l’affermazione di noi stessi attraverso il compito che ci viene affidato: il nostro vanto è servire il Signore, la nostra ricompensa è la sua gloria, la nostra gioia è che “in tutto sia glorificato Dio” (1Pt 4, 11). La vigna ha bisogno di più operai che lavorano insieme, che hanno un progetto comune, che sanno collaborare: c’è bisogno di chi vanga, di chi pianta, di chi irriga, di chi pota. Impariamo ad apprezzare il lavoro di ciascuno, dal più umile e nascosto (spesso il più importante) al più appariscente, facendo ognuno al meglio il proprio lavoro. Impariamo ad avere fiducia gli uni degli altri, a darci fiducia reciprocamente: senza di essa nessuna collaborazione è possibile. Senza alcuna presunzione, abbiamo fiducia in noi stessi e nella grazia di Dio che ci sostiene. Abbiamo fiducia di chi ha un compito in curia, così come abbiamo fiducia di chi lavora in parrocchia. Il vescovo ha e dà questa fiducia: diamocela reciprocamente. Nessuna famiglia sta in piedi se non ci si fida gli uni degli altri, nessuna impresa è possibile se non ci si fida dei compagni di viaggio. Se Dio si fida di noi, anche noi possiamo darci fiducia gli uni gli altri. Abbiamo davanti un anno di grazia del Signore, un tempo favorevole per ciò che Dio vuole operare tra di noi. “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente” (1Gv 3, 1). Siamo commossi di fronte a tanto amore, sentiamo una immensa gratitudine a Colui che ci ha resi suoi figli. Come vorremmo che tutti provassero questa consolazione dello spirito! Andiamo, quindi, con la gioia del Vangelo dell’amore di Dio nel cuore, doniamo questa gioia a tutti con larghezza: ai vicini e ai lontani; ai giusti e ai peccatori; ai bambini, ai giovani e ai vecchi; ai sani e ai malati; agli uomini e alle donne. Nessuno sia privo della nostra amorevole vicinanza, della quale Dio, nella sua bontà, si serve per far giungere a tutti il suo amore. E che la benedizione del Signore vi accompagni sempre. Sia lodato il nome del Signore. Ora e sempre! + Carlo Bresciani San Benedetto, 20 settembre 2014 6 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Con San Paolo e Papa Francesco ad annunciare la gioia del Vangelo L’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (La gioia del Vangelo) rappresenta il programma pastorale che Papa Francesco propone con insistenza a tutta la Chiesa: non possiamo che farlo nostro mettendoci in perfetta sintonia con lui. Esso, però, non può essere affrontato e realizzato se non con un impegno di più anni. Solo così può generare mentalità e prassi pastorali coerenti e, forse, anche nuove. Il Papa invita a una pastorale che non sia di sola conservazione, semplicemente ripetitiva di prassi risultate utili nel passato e forse non più in grado di rispondere al nostro mondo che è cambiato profondamente. Anche la nostra diocesi è segnata da questi profondi cambiamenti. Papa Francesco, Discorso alla Conferenza Episcopale Italiana, 19 maggio 2014 religiosi e laici, potremo permettere alla fecondità del Vangelo di portare i suoi frutti abbondanti per la nostra Chiesa diocesana. L’apostolo Paolo è un modello di quella pastorale missionaria che Papa Francesco va sollecitando per tutta la Chiesa. Egli può, quindi, guidarci nella ‘conversione pastorale’ che il Papa ci chiede. Per questo, mi pare utile, accogliendo la calda esortazione dell’apostolo - “siate miei imitatori come io lo sono di Cristo” (iCor u,i) -, rileggere la sua la lettera ai Corinti per prendere esempio da lui. È, quindi, opportuno che ognuno ne abbia una copia, la usi per la lettura e la medi- Il sinodo diocesano, che è stato celebrato solo pochissimi anni fa, ne ha registrato puntualmente la realtà. Ne ha preso atto e ha incominciato a delineare qualche risposta che ha bisogno ora di essere tradotta docilmente da tutti noi in prassi pastorali coerenti. È, quindi, importante che ci fermiamo anche il prossimo anno sul tema di una pastorale missionaria, cercando di approfondire ulteriormente quanto già fatto dalla nostra diocesi nell’anno pastorale 20132014, consapevoli che “i piani pastorali servono, ma la nostra fiducia è riposta altrove: nello Spirito del Signore, che - nella misura della nostra docilità - ci spalanca continuamente gli orizzonti della missione”. Incominciamo un nuovo anno pastorale confidando non nelle nostre forze organizzative (saremmo, forse, tentati subito da scoraggiamento), ma sorretti dalla fiducia in Colui che - noi lo crediamo fermamente - anche oggi continua a guidare la sua Chiesa ed è all’opera in questo nostro mondo non privo di problemi e di difficoltà. Sappiamo che il cammino è impegnativo e che solo percorrendolo insieme, in cordiale collaborazione tra presbiteri e tra presbiteri, re tazione personale e che la si usi anche per le catechesi parrocchiali. Potremo insieme godere della ricchezza della parola di Dio e la nostra Chiesa diocesana potrà essere rinfrancata dalle chiare e fresche acque dell’insegnamento di Paolo. Dobbiamo sempre ritornare al testo biblico e lasciarci ispirare da esso non solo per approfondire il nostro rapporto orante e intimo con Dio, ma anche per discernere le modalità della nostra presenza di Chiesa nel mondo. Solo così potremo entrare sempre più profondamente in comunione con Gesù e sintonizzarci con la sua opera di salvezza nel mondo di oggi. Con lo spirito missionario dell’apostolo, vogliamo rileggere e rimeditare il testo biblico della prima lettera ai Corinti che ci offre un esempio molto autorevole di cosa significhi e di che cosa comporti andare in missione alle periferie esistenziali e geografiche della Chiesa e del mondo. L’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco ci aiuterà a calare nel nostro contesto socio-ecclesiale la passione missionaria dell’apostolo Paolo. Ai sacerdoti, religiosi e fedeli della diocesi di San Benedetto del Tronto Ripatransone-Montalto Carissimi, con S. Paolo “rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni” (iCor 1, 4-5). Da pochi mesi sono con voi, accolto nella fede con quella benevolenza che proviene da Dio e che fa onore alle più belle tradizioni della nostra Chiesa truentina. Ve ne sono sinceramente grato nel Signore. In questi mesi abbiamo iniziato a camminare insieme cercando di ascoltare ciò che lo Spirito chiede oggi alla nostra Chiesa, perché possa continuare a portare il Vangelo di Gesù dentro questo mondo in profondo cambiamento. Abbiamo una riserva preziosa di fede cui possiamo attingere. Essa proviene dalle nostre radici che sono profondamente cristiane. Su di esse possiamo ancora contare, possono dare ancora copiosi frutti; esse sono la nostra forza. Da queste radici possiamo e dobbiamo trarre nuova linfa vitale, perché l’albero della Chiesa possa continuare ad offrire ombra ristoratrice e frescura risanatrice a coloro che, stanchi e affaticati, cercano, magari a tentoni, la tenerezza che Dio dona in Gesù, il Cristo. I molti usi e costumi che vanno velocemente mutando insinuano nei padri l’incertezza del futuro e rendono più difficile la trasmissione della fede ai figli. In questo contesto le nostre ricche tradizioni di fede rischiano di perdere la capacità di educare le nuove generazioni al vero amore di Dio e dei fratelli. Carissimi, come Chiesa siamo chiamati ad aiutarci reciprocamente ad andare incontro al futuro con fiducia, riscoprendo la sapienza e la tenerezza di Dio che ci è stata donata in Gesù, per donarla poi con gioia ai nostri fratelli più bisognosi di ritrovare la speranza in Dio. Ma come fare? È la domanda che insieme dobbiamo porci. Abbiamo due guide sicure che ci indicano la strada da percorrere: la Parola rivelata della Scrittura e la parola del Papa. Con queste due guide possiamo guardare al futuro con fiducia, senza timore e metterci speditamente in cammino. Ne siamo certi: esse indicano la strada giusta alla nostra Chiesa diocesana. Seguendole fedelmente possiamo essere certi che Gesù ci è compagno di viaggio. Per la riflessione Alcune domande alle quali bisognerà che insieme cerchiamo di dare una risposta, se ci vogliamo mettere in cammino sulle strade che il Papa autorevolmente ci va indicando, affinché possiamo vivere con gioia il nostro essere Chiesa e comunicare la gioia del Vangelo al mondo di oggi. Leggo la Parola di Dio e la uso per la mia preghiera personale? Che cosa può significare, concretamente, per la nostra parrocchia quella che Papa Francesco chiama una ‘chiesa in uscita’ e ‘conversione missionaria’? Quali strade possiamo percorrere per giungere - non solo a parole alle periferie esistenziali e geografiche della nostra diocesi per incontrare gli ultimi, non solo annunciando ad essi che Dio li ama, ma mostrandolo loro anche con atti concreti? Quali collaborazioni tra le diverse parrocchie, e tra preti e laici, sono da pensare per essere oggi più efficaci nell’annunzio del Vangelo? 7 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG La predicazione di Gesù a Nazaret: viene accettata 23. OGGI SI È COMPIUTA LA SCRITTURA CHE AVETE UDITA Dopo uno sguardo d’insieme sulla predicazione di Gesù in Galilea, passiamo alla prima parte del discorso che egli tenne a Nazaret, cioè Lc 4,16-21a. L’altra parte sarà per la prossima puntata. 1. La predicazione di Gesù in Galilea (4,16-9,50). Seguendo lo schema e il materiale di Marco, Luca inizia solennemente con la predicazione di Gesù a Nazaret; poi racconta quattro miracoli (4,31-5,16) e cinque controversie (5,17-6,11); poi la chiamata dei Dodici seguita da un accenno al Discorso di Gesù (6,12-19). A questo punto, Luca, lasciando Marco, ci dà il cosiddetto “Piccolo inserto” (6,20-8,3), cioè materiale che o riprende da altre tradizioni, oppure che – pur presente in Matteo – lo riformula in modo da portare avanti quella bontà e misericordia di Cristo che caratterizza il suo scritto. Dopo tale inserto Luca riprende a seguire Marco e porta a termine il racconto sulla predicazione di Gesù in Galilea; è il blocco di 8,49,50. Lungo questi cinque capitoli Luca trasmette i dati di fede, l’esplorazione personale di tali dati in quanto autore ispirato, l’invito a interiorizzare e a trasferire nella vita tanto grande messaggio. 2. Gesù torna a Nazaret. «Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere» (Lc 4,16). Mentre Mt 4,18 fa iniziare la predicazione a Cafarnao, Luca la fa cominciare a Nazaret. Dice quindi che Gesù, lasciata la parte meridionale della valle del Giordano, si porta sulla zona delle basse colline della Galilea, a Nazaret, il luogo della sua infanzia e della sua giovinezza. Vi giunge dopo la dichiarazione divina del Padre «Tu sei il Figlio mio, l’amato» e con lo Spirito che è sceso «su di lui» (3,22); quindi, con la piena investitura della sua missione e con la forza per compierla. Risulta ovvio che Gesù riceva l’invito a leggere e a commentare il brano biblico. 3. Legge il testo di Isaia. «Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “18Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, / a proclamare ai prigionieri la liberazione / e ai ciechi la vista; / ‘a rimettere in libertà gli oppressi’ [Is 58,6], / 19a proclamare l’anno di grazia del Signore”. 20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette» (Lc 4,17-20a, citando Is 61,1-2a e, nell’interno, Is 58,6). Il testo di Is 61,1-2 ha dato lo spunto per varie beatitudini che leggemmo in Mt 5,3ss (Serie su Matteo, nn. 17-25). Luca se ne serve per dare un anticipo di quanto dirà sulla missione di Gesù e della Chiesa (Lc e Atti). Svela questa sua intenzione descrivendo la cura con la quale Gesù si comporta verso il rotolo del testo: lo prese ,lo «srotolò» (anaptýxas), «trovò» (éuren), “riallotolò (ptýxas); lo «diede»,«sedette» (ekáthisen) in atteggiamento di Maestro che insegna. Fa l’aggiunta «a rimettere in libertà i prigionieri» (Is 58,6); fa, e ancor più, l’omissione «il giorno di vendetta del nostro Dio» (Is 61,2b) che seguiva subito dopo «a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Is 61,1-2a). Per Luca tale «anno di grazia», che rimanda all’Anno Giubilare (Lv 25,10-13), sintetizza l’opera che Gesù, sul quale è sceso lo Spirito, compirà verso «i poveri» nel corpo e nell’anima. Si tratta di ossessi, ammalati, peccatori, cioè di quanti aspettavano «la consolazione d’Israele» (Lc 2,25). 4. Applica il testo alla sua missione e alla sua persona. «Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”» (Lc 4,20b-21). Luca ci dice che Gesù appaga l’aspettativa degli uditori – «gli occhi di tutti su di lui» – dicendo ad essi che con la sua venuta si realizza quanto il profeta aveva preannunciato. E’ il sémeron, l’«oggi», dell’incarnazione, del ministero pubblico, del perdono, del paradiso «con me», che Gesù accorda a chi crede nella sua persona. Ecco i testi. «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore» (2,11); «Oggi abbiamo visto cose prodigiose» (5,26); «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (19,5); «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (19,9); «Oggi con me sarai nel paradiso» (23,43). E’ l’«oggi» del nostro camminare con Gesù, Via, Verità e Vita (Gv 14,6). 5. La reazione dell’uditorio. «Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca // e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”» (Lc 4,22). Su questo brusco passaggio, dall’atteggiamento positivo (v. 22a) a quello negativo (v. 22b) che viene approfondita col testo che segue (4,23-30) ritorneremo la prossima volta. Preghiamo. O Gesù, fa’ nell’anima mia «le parole di grazia che uscivano dalla tua bocca» (4,22). [email protected] San Benedetto del Tronto 19-09-2014 A tutte le RELIGIOSE della nostra Diocesi Carissime Sorelle, la Giornata Missionaria delle Religiose del 1° Ottobre, memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa e Patrona delle “Missioni”, è un appuntamento desiderato e coinvolgente che segna ogni anno, l’inizio delle attività pastorali missionarie della Chiesa Cattolica. Il dono e compito della missione è riproposto nell’oggi sempre nuovo della storia del Mondo e della Chiesa, ma anche nelle storie personali. L’Anno della Fede interpella la propria vita consacrata, qui e ora: non si può far mancare il sostegno della preghiera ma anche lo specifico contributo di donne consacrate alla nuova evangelizzazione. In questo giorno le religiose sono chiamate a riscoprire la dimensione missionaria universale della loro consacrazione e a rinnovare l’impegno per l’animazione missionaria delle comunità ecclesiali in cui operano. Nei Monasteri e Conventi presenti nella nostra Diocesi, si suggerisce di fare un momento di preghiera specifica con relativa animazione, invitando le persone a partecipare anche con l’aiuto di sacerdoti presenti sul territorio. Ringraziandovi per tutto quello che fate per le attività missionarie ed in particolare per l’animazione e la testimonianza che date nel quotidiano nella nostra Diocesi, vi saluto con stima e fraternità. Che il Signore vi Benedica. Uniti in Cristo. Spinozzi Don Nicola La Co mmissi s one Ecumenica Commissione Ecumenica Regionale R Regionale con la a collaborazione collaborazione della la con Commissione Famiglia Fam miglia e Commissione Commissione Giovanile Giovanile Commissione organ nizza un convegno convegno per per tutti gli gli operatori operatori pastorali p orali delle past delle Marche. March he. organizza A LORETO LORETO Ce Centro entro Giovanni Giovan nni Paolo Paolo II Nelle N Nell e Marche Marche si incrociano incrociano i passi passsi dei cristiani cristiani cattolici c catt olici ortodossi ortodo r ssi protestanti pro otestanti PROGRAMMA PROGRAM MA ore o re 9.00 9.00 ore o re 9 9.15 .15 ore o re 9.30 9.30 ore o re 10.00 10.00 Acco Accoglienza oglienza P Preghiera reg ghiera Ecumenica Ecumenica Sa Saluto lu uto del del Presidente Presidente del de el Consiglio Consiglio Chiese Chiese Cristiane Crristiane Marche Marche Edoardo IIntroduzione ntro oduzione di Mons. Mons. E doardo Menichelli Menichelli ECUMENISMO EC U UMEN ISMO ED EV EVANGELIZZAZIONE ANGELIZZAZ ZIONE Rela azione di don don Cris t tiano Bettega, direttore dire ettore uff. uff. Ecumenismo Ecumenis n mo CEI Relazione Cristiano Bettega, Coffe Coff ffe bre break ak ore o re 11.30 11.30 ore o re 12.15 12.15 ore o re 13.00 13.00 TEST TESTIMONIANZE TIMONIANZE GIOVANI IG IOVANI E L’ECUMENISMO L’ECUMENISMO E a cu cura Pierpaoli giovani Giovani ura di d. Francesco Francesco Pie rpaoli e gi ovani del Meeting Meeting Ecumenico Ecumenic n oG iovani MATRIMONI FAMIGLIE INTERCONFESSIONALI M AT TRIMONI E F AMIGLI G E IN TERCONFESSI ESSIONALI don Valter a cura cu ura di d on Va lter Pierini Pie erini e di di una una coppia coppia di diversa diversa confessione confessio i ne Diba Dibattito attito Conc Conclusioni clusioni e buffet buffet Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto” SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984 DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5) e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO Agente Generale Cinzia Amabili Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101 Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it www.ancoraonline.it [email protected] Facebook: Ancora On Line 8 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Giornata Unitaria AC: chiamati ad evangelizzare DIOCESI – Si è tenuta domenica 14 settembre, presso l’Istituto Suore Teresiane di Ripatransone, la Giornata Unitaria di inizio anno associativo dell’Azione Cattolica diocesana. La giornata è iniziata con le Lodi guidate da don Luigino Scarponi, assistente diocesano, che durante la preghiera ha invitato i partecipanti a togliere dal verbo soffrire il peso della iniziale s per trasformarlo in offrire, perché bisogna imparare ad offrire la nostra vita, i timori, le sofferenze al Signore che ci aiuta a portare il giogo e bisogna anche saperlo ringraziare per i doni che ci fa e che spesso, oppressi dai nostri problemi, non vediamo. In mattinata si è tenuta la lectio divina del brano dell’icona biblica dell’Azione Cattolica per l’anno pastorale 2014-2015, Marco 6,45-52, da parte di sr Gina, assistente del settore ACG della diocesi di Camerino-San Severino e appartenente alla fraternità Casa di Nazaret. Sr Gina ha iniziato dall’immagine che accompagnerà il triennio che ci accingiamo ad iniziare, quella del seminatore: Il seminatore uscì a seminare; tre sono i verbi attraverso i quali l’AC ci chiede di approfondire questo tema e cioè rimanere con Gesù, andare per le strade, gioire ed esultare sempre nel Signore. Questo sarà l’anno del verbo rimanere; è un verbo difficile: è una grande sfida rimanere con Gesù come l’AC ci invita a fare, rimanere con Lui che, come il seminatore, esce, viene da noi e ci rincuora, ci fa sentire amati. Ci dobbiamo ricordare che l’AC è nata per evangelizzare e questo significa per noi andare ovunque, andare dove non è arrivata la Parola, dove si è stanchi di ascoltarla perché si è incontrato una Chiesa un po’ “appesantita”, dove c’è la sofferenza, … e parlare alla gente con il linguaggio che Marco ha usato per rivolgersi ai pagani, semplice e adatto per una comunità che doveva ascoltare per la prima volta l’annuncio, un linguaggio che rende la Parola di Dio per quella che è: affascinante. Gesù non seduce, la seduzione è una strategia, Gesù affascina! “E subito costrinse i discepoli“, Gesù costringe i discepoli ad andare a Betsaida per precederlo e portare la buona notizia. Si può costringere per due motivi: o perché vogliamo comandare e gli altri ci obbediscono per paura, anche a livello educativo possiamo costringere i nostri ragazzi, gli adulti, i fedeli in questo modo, ma non è una costrizione evangelica. Oppure, possiamo costringere per amore: Gesù ha sempre costretto con libertà, è una costrizione per amore come quando una mamma “costringe” un bambino a mangiare per il suo bene, e questo significa che come educatori dobbiamo avere lo sguardo che va oltre, per vedere le potenzialità nei nostri ragazzi e stimolarli a tirare fuori quello che già c’è in loro. Chi ha aderito all’AC non lo ha fatto per costrizione, ma per scelta e questa scelta ci spinge ad andare per portare l’annuncio a tutti. Quindi Gesù costringe i discepoli a salire sulla barca, simbolo della Chiesa, della comunità che cammina e che ha Gesù come capo, e a precederlo sull’altra riva “mentre egli avrebbe licenziato la folla“, 5000 persone sfamate con 5 pani e due pesci; in questo modo Gesù li richiama all’essenzialità della loro missione: l’evangelizzazione, non la gratificazione per il miracolo appena avvenuto, perché tutto quello che viene donato, tutte le cose belle che accadono vengono da un’unica sorgente che è Dio e spesso ce ne dimentichiamo, mettiamo avanti noi stessi per poi lamentarci con Dio quando le cose non vanno per il verso giusto.”Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare“. Gesù dopo la moltiplicazione dei pani, sente il bisogno di intimità con Dio per ringraziarlo per aver ascoltato la sua preghiera e donato il cibo per sfamare la folla; durante la preghiera sente che i discepoli sono in difficoltà sulla barca, perché quando la preghiera è vera e intima, ci fa guardare all’orizzonte, quando non è fuga dai problemi ci fa vedere oltre, ci fa entrare nel cuore del fratello. “Andò verso di loro” ma non viene riconosciuto da essi che, vedendolo, pensarono che fosse un fantasma; evidentemente erano così presi dal timore e dalla preoccupazione che non riescono a riconoscerlo, non hanno memoria di tutto quello che Gesù ha già fatto per loro come quando ha calmato la tempesta in mezzo al mare o come quando ha compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani poco prima, ma Gesù dice loro “Coraggio, sono io, non temete!”, il coraggio è di chi sa che c’è qualcosa di più importante della paura e per i cristiani quel qualcosa di più importante è Gesù, sempre vicino nei momenti felici e nei momenti bui. “Salì con loro sulla barca e il vento cessò”, e questo ci deve ricordare che Gesù è il capo e la nostra barca senza il capo è in balìa delle onde; dobbiamo lasciare che Gesù entri nel nostro cuore, nelle nostre case, nella nostre parrocchie, in quello che facciamo e ci guidi; se perdiamo la centralità di questo capo, il nostro cuore si atrofizza; quando Gesù è al centro del nostro cuore il vento non cessa di soffiare, ma non ci sposta più. Al termine della lectio divina, i presenti sono stati invitati a rappresentare attraverso un disegno il proprio atteggiamento nella vita, il proprio ruolo sulla barca con il vento contro e la presenza di Dio, un momento di introspezione che è poi sfociato in un momento di condivisione. Durante il pomeriggio i settori si sono incontrati separatamente per un momento di riflessione e condivisione organizzato dai responsabili di settore. Chiappini Janet REGISTRAZIONE DI MATRIMONI OMOSESSUALI. PER FORTUNA QUALCHE SCERIFFO C’E’ ANCORA «I vari casi di iscrizione nei registri comunali di un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato in uno Stato straniero sono un triste esempio di come il rispetto della legalità sia calpestato proprio da chi dovrebbe farla rispettare» afferma Francesco Belletti, presidente del Forum. «La normativa nazionale prevede che possa essere riconosciuto nel nostro Paese solo il matrimonio che corrisponde alle specifiche normative vigenti nel nostro Paese. Per questo, ad esempio, non è possibile il ricongiungimento per tutte le mogli di una famiglia poligamica; perché la nostra legge non riconosce un matrimonio poligamico. Allo stesso modo il matrimonio nel nostro Paese è qualificato dalla eterosessualità. Ma a Bologna il sindaco decide di infischiarsene e ordina di trascrivere nei registri del Comune un matrimonio celebrato all’estero Monteprandone: Una visita illustre. Il Ch.mo Prof. Manfredo Gentili, neurochirurgo cerebrale di fama mondiale, rende omaggio a San Giacomo della Marca. Il prof. Manfredo Gentili neurochirurgo cerebrale, sarnanese doc, di fama internazionale e titolare del Premio San Giacomo della Marca edizione 2013, ideato e realizzato dall’Associazione culturale onlus “Guardiamo al futuro” di Sarnano e portato avanti con passione e dedizione dall’infaticabile Dott. Umberto Zamponi, lo scorso 16 luglio insieme a sua moglie Gina e all’amico Umberto Zamponi, ha voluto rendere omaggio a San Giacomo della Marca. Il prof. Gentili e sua moglie Gina giunti al santuario monteprandonese si sono raccolti in preghiera dinanzi all’urna delle incorrotte spoglie mortali di San Giacomo della Marca, hanno visitato la chiesa , la cappella della Madonna delle Grazie, il chiostro e il museo monotematico dedicato a San Giacomo della Marca. Non è mancata la visita all’incasato medioevale monteprandonese dove è ubicata la casa natale del Santo, la chiesa parrocchiale “S. Niccolò” e il museo parrocchiale di arte sacra. Ad accompagnare gli illustri amici di Sarnano sono stati il cav. Gino Gasparretti, Romano Speca e l’estensore di questo articolo. Il prof. Gentili attualmente anche docente presso l’Università di Toronto, in Canada dove risiede, ha donato una statua San Giacomo della Marca alla sua Sarnano che è stata posta nei giardini pubblici della città . L’hotel San Giacomo ha offerto un simpatico aperitivo agli illustri ospiti cui hanno partecipato il sindaco di Monteprandone, Stefano Stracci e il consigliere comunale Capecci Fernando Ciarrocchi Alessio. Monteprandone: Un grazie commosso e sincero. Cresce l’attesa per l’arrivo del nuovo Parroco, Don Gianluca Pelliccioni. Domenica 14 settembre la comunità parrocchiale di S. Nicolò ha espresso la propria sincera e affettuosa gratitudine a P. Marco Bucccolini e a Don Robert che in questi due ultimi anni circa, hanno retto l’antica parrocchia di Monteprandone, centro storico, prendendosi cura pastorale di tutti i parrocchiani. Il programma di festa e di ringraziamento ai due religiosi, particolarmente ben voluti dall’intera collettività per la loro disponibilità e umiltà, è iniziato con la S.Messa delle ore 17,00 concelebrata da entrambi in una chiesa gremita come per le occasioni solenni. Entrambi i religiosi hanno espresso il loro GRAZIE commosso (con tanto di lacrime agli occhi), sincero e fraterno a tutti senza distinzione. P. Marco con voce rotta dall’emozione ha ringraziato inoltre P.Robert per la disponibilità sempre dimostrata: “non mi ha detto mai di no” anzi ! Ho sentito, ha proseguito P. Marco, Don Robert come un fratello nella fede. P. Robert , originario dalla Nigeria, ha avuto sincere e sentite parole di ringraziamento per l’intera comunità monteprandonese: “E’ come se fossi stato a casa mia; mi avete accolto subito con amicizia e cordialità. Non dimenticherò mai Monteprandone”. P. Robert il prossimo 26 settembre tornerà definitivamente nella sua terra natale dove eserciterà il ministero sacerdotale. Terminata la funzione religiosa tutti i parrocchiani presenti insieme ai religiosi si sono recati nel sala parrocchiale polifunzionale di S. Leonardo dove in un clima di festa e serenità hanno consumato le leccornie e quant’altro offerto dalla comunità in segno di festa e gratitudine verso P. Marco e Don Robert cui è stato donato anche quanto raccolto al fine di poter affrontare al meglio le loro nuove esigenze pastorali. Intanto cresce l’attesa per il nuovo Parroco, Don Gianluca Pelliccioni che sarà ufficialmente nella terra natale di San Giacomo della Marca il prossimo 12 ottobre 2014. Ad maiora! Fernando Ciarrocchi tra due persone dello stesso sesso. «Per fortuna c’è ancora chi difende la legalità in questo Paese, anche a rischio di diventare “politicamente scorretto”: il prefetto di Bologna ha infatti richiamato formalmente il sindaco che risponde con un rifiuto. Chi difende la legalità, in questo caso? «A Grosseto qualche tempo fa è successo il contrario: il magistrato impose al sindaco e allo stato civile di iscrivere/riconoscere nei registri di stato civile un matrimonio, sempre all’estero, tra persone dello stesso sesso. Chi ha difeso la legalità, in questo caso? «Non è un problema di ruoli, non è un problema di culture. E’ solo ideologia, di chi vuole forzare la legge, e sfrutta il proprio ruolo istituzionale per forzare la legge. «In questa dialettica, due sono le vittime: prima di tutto l’istituzione famiglia, che rimane disponibile al libero arbitrio di magistrati o amministratori – basta che siano politicamente corretti, allora hanno ragione! - che si pongono al di sopra delle norme e delle regole democratiche costruite nel tempo, e degli stessi meccanismi che le difendono. «La seconda vittima» conclude Belletti «è il rispetto della legalità: sembrano eroi della tolleranza, quelli che dicono: “La legge non è così, ma noi la forziamo a livello locale, così otterremo qualcosa a livello nazionale”. Ma è grave che a porsi fuori dal rispetto della legge siano proprio coloro che, amministratori o magistrati, dovrebbero per primi rispettarle e farle rispettare». 9 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Contestata la pavimentazione di piazza B.Piacentini del Paese Alto “O Luna in ciel, dimmi...” forse questa volta il nostro Leopardi farà parlare la luna. Anche questo è un segno di “pazzia”? Un nostro lettore, Franco Lello, residente in piazza Piacentini, ci invia per conoscenza un lungo esposto presentato all’ufficio tecnico del comune contestando il colore delle mattonelle messe in opera per la pavimentazione della piazza. Riportiamo alcuni stralci dello scritto Il signor Lello scrive: “Vi comunico la messa in opera è eseguita, da collegamento ravvicinato di pavimentazione scelta in uso, viene applicato confusamente da oggi un differente colore naturale della pietra... il colore maggiormente applicabile è color avana, mentre inizialmente, per la maggioranza applicata è di colore grigio, come si evidenzia dal progetto depositato, si sta eseguendo una arlecchinata goffa e volgare di immediata intolleranza, non rispecchiabile per un lavoro di eleganza stilistica esecutiva, progettata in origine per qualificare l’ambiente, il tutto sarà certamente negativo, anche per persone non esperte di stile, un’applicazione non accettabile per la città antica veramente proiettata da tempo turisticamente visitabile, per la sua storicità”. Così conclude l’esposto: “ Vi prego (preghiamo) un adeguato Talmente abituati “alla morte” tra naufragi, bombardamenti ed esecuzioni da spettacolo che ora la pena di morte diventa un gioco. Si chiama “Shocker electric chair” La “Shocker electric chair” è una finta sedia elettrica a gettoni che si sta diffondendo nelle sale giochi europee. Il cliente si siede, si lega, impugna due manopole e comincia a vibrare. Quando le vibrazioni non saranno più sopportabili, l’aspirante condannato a morte potrà alzare le mani e fermare la sofferenza: alla fine la macchina, pubblica un certificato che ratifica il numero dei volt della scossa corrispondente alle vibrazioni. Sul sito britannico Machine World che la mette in vendita ad un prezzo di 1000 pound la sedia viene descritta così: “Prova di persona la spaventosa sedia elettrica Shocker, che utiliza 2000 volt di corrente. Di sicuro vi provocherà un certo pizzicore. Rischio: limitato o assente”. In Gran Bretagna i giovani si sfidano a chi resiste di più sulla sedia elettrica. Alcune associazioni di consumatori hanno già lanciato l’allarme per la salute e per i dubbi etici che solleva un gioco ispirato a uno strumento di morte. Francesco D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” il problema è l’accessibilità anche per i bambini: “E’ preoccupante per la salute e diseducativo perché familiarizza con la violenza”. immediato controllo, per ridare alla Città ed a noi residenti una Piazza realizzata secondo regola d’arte esecutiva” Prima Conferenza Nazionale sulla Libertà di Religione - Urgente parlarne - 20 2014 Medjugorje M In viaggio con Maria 110-15 0-15 o ottobre tto 2014 Quota: Quot a: ¤ 4 430 30 LLa a quota quota comprende: comprrende: • Pullman Pullman G.T. G.T. a dispo disposizione sizion ne per tut tutto il viaggio. viaggio. • Assistente Assistente spiritu ale e gguida. u uida. spirituale porto • Assistenza Assistenza in partenza partenza all port o di Ancona. 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Vi sono poi una miriade di piccole o piccolissime religioni che sono costantemente sotto attacco, pensiamo alla religione indigena del Messico, ai Bahi’a in Iran, i Falungdon in China, i buddisti in Afganistan e molti altri ancora. Il risultato di questa situazione globale disperata è che 4,5 miliardi di persone nel mondo sono a richio di violenza solo per possedere una particolare religione. Se già questa situazione è da considerarsi grave di per sé, il Pew Forum ha evidenziato un grave deterioramento della liberta’ di religione anche in quei paesi occidentali dove solo pochi anni fa questo era impensabile. Francia, Germania e Italia sono oggi paesi a richio di crescente intolleranza. Limitazioni all’edificazione di luoghi di culto, riduzione dei margini alla liberta’ di coscienza e difficile accettazione sociale per coloro che non accettano il pensiero dominante sono campanelli d’allarme che vanno presi immediatamente in seria considerazione. Per tutte queste ragioni a Febbraio 2014 si e’ costituita in Italia l’Associazione “Liberi di Credere” (www.liberidicredere.com) che all’oggi è l’unica organizzazione italiana che si occupa in modo esclusivo e specializzato di difendee e promuovere la liberta’ di religione in Italia e nel mondo. Con l’idea di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana Liberi di Credere ha organizzato la Prima Conferenza Nazionale sulla Liberta’ di Religione che ORGANIZZZANO E PRESENTANO N si terra’ a Jesi (AN), venerdi’ 26 Settembre alle ore 18.00. La Conferenza è sostenuta dalla BCC di Filottrano e patrocinata SABATO 4 OTTTOBRE ORE 21.15 15 TEATRO DELLE ENERGIE, GROTTAMMARE dalla Diocesi e dal Comune di /ŶŽĐĐĂƐŝŽŶ ŶĞĚĞŝϰϬϬĂŶŶŝĚĞůů͛KĂƐŝ^ ĂŶƚĂDĂƌŝĂĚĞŝDŽŶƚŝ Jesi. Durante la conferenza alSALUTTO DELLA COMUNITÀ DEI FRATI SALUTO DEL VESCOV VO DIOCESANO SALUTO DEL VICE SINDACO MONS. CARLO BRESCIANI DI GROTTAMMARE DOTT. ALESSANDRO ROCCHI cuni relatori d’eccezione avranno modo di presentare ai partecipanti il problema della libertà di religione nel mondo. Il Prof. Massimo Introvigne, presidente ^WddK K>K^h>>s s/d/^E& ZE^K ͛^^/^/ dell’Osservatorio sulla Libertà di Religione presso il Ministero degli Affari Esteri, parlerà della situazione dei cristiani nel mondo. Il Prof. Introvigne, sarà bene COMPAGNIA DI D SANT͛EGIDIO ALLA A VIBRATA ricordarlo, è stato premiato a livello internazionale dall’OCSE per il suo instancabile lavoro a Casa Editrice Shaalom favore dei cristiani perseguitati Cattolica e Mariana Vedi tutti i nostri t nel mondo. Mrs Elsa Chyrum prodotti su PIZZERIA CO ONCETTI www.editriceshalom.it GROTTAMMARE, VIA MARCONI 8 è una vera e propria istituzione JESI - Di recente il centro di ricerca americano “Pew Forum” ha pubblicato una ricerca sulla situazione della libertà di religione del mondo determinando che ben l’85% della popolazione mondiale soffre a causa di gravi o gravissime violazioni della liberta’ di religione. Cosa è esattamente la libertà di religione? Si tratta di un diritto stabilito dall’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo firmata a Parigi nel 1948 che consiste nel riconosce a un individuo il diritto inalienabile di professare, rifiutare o cambiare una religione. Questo diritto puoò essere esercitato privatamente o in pubblico con la piena facoltà di influenzare, attraverso il proprio credo, la vita sociale e istituzionale di un paese. La libertà di religione è uno dei diritti fondanti di tutte le democrazie moderne, non a caso è sempre stato uno dei diritti presi di mira dalle dittature di varia ispirazione ideologica. Le gravi violazioni della libertà di religione sono di recente venute a galla anche nei media nazionali. Tutti ricorderanno il caso delle ragazze cristiane rapite in Nigeria, la distruzione di chiese in Egitto e le brutali aggressioni in Siria e Iraq. E’ tuttavia necessario chiarire da subito che, se è vero che la religione maggiormente perseguitata al mondo è quella cristiana, al secondo posto troviamo l’Islam. I Musulmani, come i crisitani, soffrono in moltissime parti del mondo terribili persecuzioni. Esempi sono l’India, la Birmania INGRESSO GR RATUITO mondiale per i diritti del popolo Eritreo, uno dei popoli al mondo che sta soffrendo forse la più terribile persecuzione contro tutte le fedi e religioni. Elsa è l’artefice della recente istituzione di una commissione di Inchiesta presso le Nazioni Unite per i crimini contro l’umanità commessi in Eritrea. Liberi di Credere ha sostenuto Elsa presso le Nazioni Unite come una delle 33 organizzazioni della società civile al mondo ad aver sottoscritto la risoluzione contro i crimini i Eritrea. Elsa presenterà la situazione dell’Eritrea e ciò che può essere fatto per migliorare la libertà di religione e i diritti umani nel paese. Mons Tonucci, Vescovo di Padova e Loreto, è un ex diplomatico vaticano che ha rivestito anche il ruolo di rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Mons Tonucci racconterà della sua esperienza di diplomatico per la difesa e tutela della libertà di religione. La prospettiva di Mons Tonucci sarà un testimonianza diretta di chi ha visto violare la libertà di religione in modo sistematico e brutale. L’Avv. Antonio Mastri, professionista cristiano con una lunga esperienza in politica che lo ha portato anche a ricoprire la carica di Presidente della Regione Marche, presenterà una prospettiva tutta italiana al problema chiarento il quadro legislativo e costituzionale nel nostro paese. Liberi di Credere si augura una ampia partecipazione di società civile e stampa per iniziare a dare il giusto spazio a un problema enorme e che rischi di andare completamente fuori controllo. Per maggiori informazioni si prega di visitare il sito www.liberidicredere.com o di scrivere a [email protected] . Prof. Fernando Marcelino, presidente di Liberi di Credere 10 Anno XXXI 28 Settembre 2014 PAG Con il nulla osta dell’Arcivescovo di Ancona-Osimo S.E. Mons. Edoardo Menichelli, la Shalom viaggi organizza III CONGRESSO REGIONALE DISCEPOLI DIVINA MISERICORDIA MARCHE 2266 OTTOBRE O T T O B R E 2014 20014 ANCONA PALAZZETTO DELLO SPORT “PALAROSSINI” VIA CAMERANENSE (AN) TEMI I. ³/¶XPDQLWjQRQWURYHUjSDFH¿QFKpQRQVLULYROJHUjFRQ¿GXFLD DOODPLD0LVHULFRUGLD´ (dal Diario di Santa Faustina Kowalska) II. &RQVDFUD]LRQHDO&XRUH,PPDFRODWRH0LVHULFRUGLRVRGL0DULD • Diffondere, alla luce del Magistero della Chiesa, la devozione al Cuore Immacolato di Maria. • Preparare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria profetizzato dalla Vergine a Fatima con le parole: ³LQ¿QHLOPLR&XRUH,PPDFRODWRWULRQIHUj´. INGRESSO IN GRESSO LIBE ERO LIBERO GRA ATUITO GRATUITO Moderatore: Silvia PIASENTINI della Comunità Nuovi Orizzonti www.nuoviorizzonti.org * 2° Programma provvisorio del 10.08.2014 Accoglienza con canti Adorazione Eucaristica Santo Rosario condotto da fra Ljubo .85729,& ofm Testimonianza 3DROR%526,2 di e52%(5720$1&,1,(da confermare) Catechesi di Mons. 'RPHQLFR&$1&,$1 (da confermare) Testimonianza di 7L]LDQD0$1(17, Catechesi di don 3DROR6&212&&+,1, Testimonianza di $QLDHVXRU/RUHOOD Testimonianza di Jakov &2/2(da confermare) Catechesi di VXRU (PPDQXHO Testimonianza di 5REHUWR%,*12/, e *LDFRPR&(/(17$12 Catechesi di don 3ULPR0$57,18==, Consacrazione della Regione Marche al Cuore Immacolato di Maria Pausa pranzo Santa Messa presieduta da Mons. *LRYDQQL '¶(5&2/(, vescovo di Ascoli Piceno Adorazione Eucaristica Coroncina della Divina Misericordia condotta da fra /MXER.85729,& ofm Esposizione del SS. Sacramento, Adorazione Eucaristica e preghiera di guarigione per i malati, condotta da fra /MXER.85729,& ofm * Eventuali variazioni al programma: www.gesuconfidointeitalia.it /¶LQFRQWURVDUjDQLPDWRGD5RODQGH0HOLQGD Con n il pa patrocinio trocinio del Per P er informazioni: inf nfor mazioni: Luciana iana 329 26 39 655 55 C o m u n e d i A n c o n a Martina rtina 071 22 16 143 43 Potete se Potete seguire e guire l’avvenimento l’avvenimento to in diretta collegandovi dir etta da a casa colle gandovi v su: www w.. g u a r d a c o n . m e ZZZFROOHYDOHQ]DLW Animazione musicale ZZZZRUOGDSRVWROLFFRQJUHVVRQPHUF\RUJ PROGRAMMA
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