Lezioni del 1-8/10/2014

VARIABILI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI
IN AMBITO FARMACEUTICO
I processi produttivi in ambito farmaceutico si compongono di una articolata sequenza di operazioni
che includono complesse trasformazioni fisiche e chimiche della materia. Allo scopo di garantire un
attento controllo delle condizioni operative di processo che consenta di conseguire le specifiche
qualitative e quantitative dei prodotti finali desiderati nonché di rispondere alle esigenze di
sicurezza (industriale e degli ambienti di lavoro) e di salvaguardia ambientale, è fondamentale la
definizione delle variabili che caratterizzano il processo stesso.
Pressione
La pressione è il rapporto tra la forza esercitata su una superficie e l’area della superficie stessa. Nel
Sistema Internazionale l’unità di misura della pressione è il pascal (Pa): 1 = 1 .
Se consideriamo un fluido (gas o liquido) contenuto in un serbatoio o in flusso attraverso una
tubazione e immaginiamo che sulla parete venga praticato un foro di area A,
F (N)
2
A (m2)
A (m )
F (N)
2
P (N/m )
2
P (N/m )
la pressione del fluido può essere definita come rapporto F/A, dove F è la minima forza che deve
essere esercitata sula superficie del foro di area A per evitare la fuoriuscita del fluido.
Si immagini altresì una colonna verticale di fluido di altezza h (m) e di sezione trasversale uniforme
A (m2). Se sulla sommità della colonna si esercita una pressione P0, la pressione P alla base della
colonna – denominata pressione fluidostatica (idrostatica se il fluido è acqua) – è:
P = P0 + ρgh
con P e P0 espressi in N/kg, ρ in kg/m3, h in m e g (accelerazione di gravità) pari a 9,807 N/kg
2
P0 (N/m )
A (m2)
2
P (N/m )
h (m)
densità del fluido
ρ (kg/m3)
1
e cioè la pressione sulla sommità cui si aggiunge la pressione dovuta alla forza peso della colonna
di fluido. Si può osservare come la pressione fluidostatica non dipenda dall’area della superficie su
cui la forza è esercitata, ovvero non dipenda dalla massa del fluido, bensì solo dall’altezza della
colonna. La pressione è pertanto una variabile intensiva.
Per quanto sopra, la pressione può essere anche espressa in termini di altezza di uno specifico
fluido, ovvero come l’altezza di un ipotetica colonna di fluido che eserciterebbe alla sua base la
pressione data essendo P0 pari a zero:
ℎ=
La pressione atmosferica è la pressione di una colonna di aria la cui
base è posta in corrispondenza del punto di misura. La pressione
atmosferica misurata sul livello del mare corrisponde ad una altezza di
colonna di mercurio pari a 760 mm. A questo valore di pressione è
stata assegnata l’unità di misura di 1 atmosfera (barometro di
Torricelli).
1 atmosfera = 760 mmHg = 1,01·105 Pa
essendo ρHg=13.600 kg/m3
(verificare)
1 atmosfera = 760 mmHg = 10,4 m H2O
(verificare)
La pressione dei fluidi nelle apparecchiature industriali di processo può essere espressa in termini
assoluti o relativi in riferimento alla pressione atmosferica. La pressione assoluta è la pressione del
fluido come sopra definita, mentre la pressione relativa è la differenza tra la pressione assoluta del
fluido nell’apparecchiatura e la pressione atmosferica (che insiste sulla superficie esterna
dell’apparecchiatura):
Passoluta = Prelativa + Patmosferica
Ai fini del controllo e della sicurezza dei processi, il parametro pressione relativa è molto
importante per stabilire se il fluido all’interno dell’apparecchiatura si trova ad una pressione
superiore, uguale o inferiore alla pressione dell’ambiente esterno all’apparecchiatura.
Se infatti Prelativa > 0 si ha che la pressione del fluido all’interno dell’apparecchiatura è superiore alla
pressione esterna (apparecchiatura in pressione), se invece Prelativa < 0 la pressione del fluido è
inferiore alla pressione esterna (apparecchiatura in depressione o sotto vuoto).
Nel caso di apparecchiature in pressione (tubazioni, serbatoi , reattori, ecc.) ogni elemento
costruttivo (spessore delle pareti dell’apparecchiatura, sistemi di tenuta, ecc.) e ogni procedura deve
tenere conto che, nel caso di malfunzionamento e/o rottura, si avrà fuoriuscita del fluido verso
l’ambiente esterno all’apparecchiatura con le associate conseguenze (impatto sulla sicurezza e
salute degli operatori, sull’ambiente, sulla sicurezza dell’intero impianto produttivo). Nel caso di
apparecchiature sotto vuoto invece si avrà la contaminazione e/o compromissione delle
2
apparecchiature di processo a causa dell’ingresso di aria ambiente all’interno delle apparecchiature
stesse.
Misuratori industriali di pressione
Per quanto detto sopra, ogni apparecchiatura di processo è equipaggiata con sistemi di misurazione
della pressione al fine di garantire un controllo costante di questa variabile di processo.
I misuratori di pressione si basano su tre principali fenomeni fisici:
1. variazione di altezza di liquido,
2. deformazione di un elemento elastico,
3. variazione di una grandezza elettromagnetica.
Variazione di altezza di liquido: i manometri
Il manometro consiste in un tubo parzialmente riempito di liquido di densità nota. Quando le
estremità del tubo vengono esposte a pressioni diverse, il livello del fluido si innalza sul ramo a
contatto con la pressione inferiore e nella stessa misura si abbassa sul ramo a pressione più elevata.
La differenza di pressione può essere misurata dal dislivello ed espressa direttamente in altezza di
colonna di liquido o, tramite conversione, in Pa.
Manometro aperto
(misure di pressione relativa)
Manometro chiuso
(misure di pressione assoluta)
I manometri si impiegano generalmente:
• nel campo delle basse pressioni relative (10-1500 mmHg)
• quasi esclusivamente per gas e vapori
• come indicatori locali e di fatto non utilizzati in schemi di controllo automatico
Quando si devono rilevare valori di pressione relativa molto piccoli si
impiegano fluidi di bassa densità (a parità di pressione l’altezza di
colonna dovrà essere maggiore e quindi meglio osservabile e
misurabile) e manometri inclinati per amplificare la scala di lettura.
3
Deformazione di un elemento elastico: i manometri (molle) Bourdon
In questa seconda categoria rientrano i dispositivi basati sulla misura di deformazione di un
elemento elastico a seguito dell’azione di forze di pressione. Sono in genere basati su macrodeformazioni. I manometri Bourdon sono più comuni, ma vi rientrano anche i misuratori a soffietto
e a diaframma.
I manometri Bourdon consistono in un tubo cavo elastico chiuso ad una
estremità e piegato a forma di arco di circonferenza; l'estremità aperta del
tubo è esposta al fluido di cui si
vuol misurare la pressione, mentre
l’estremità chiusa è libera di
spostarsi per effetto dello sforzo
di deformazione originato dalla
pressione del fluido interno. Un
meccanismo
trasferisce
lo
spostamento dell’estremità libera
ad un cursore che ruota su una scala graduata indicando il valore della pressione.
4
Anche questi misuratori vengono generalmente impiegati come indicatori di pressione per il
monitoraggio e il controllo locale.
Variazione di una grandezza elettromagnetica: i trasduttori
Nei trasduttori si sfrutta l’effetto della pressione sulla micro-deformazione di un elemento elastico
(filamento, diaframma) la quale, a sua volta, porta ad una variazione di una proprietà elettrica
(capacità, resistenza, induttanza, frequenza) che dà origine al segnale.
Questi misuratori si prestano alla trasmissione del segnale per il controllo in automatico delle
condizioni di processo.
Link al video: http://www.it.endress.com/it/Strumentazione-su-misura/Misura-di-pressione
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Temperatura
La temperatura è una variabile intensiva che è la misura dell’energia posseduta dalle molecole che
costituiscono la data porzione di materia. Poiché questa energia non può essere misurata
direttamente, si fa ricorso alla misurazione di alcune proprietà fisiche della materia che sappiamo
essere dipendenti dalla temperatura e, attraverso queste, si perviene indirettamente al suo valore.
Misuratori industriali di temperatura
Le proprietà cui si fa ricorso e, conseguentemente, i dispositivi per la misurazione della temperatura
basati su queste, includono la resistenza elettrica di un conduttore o di un semiconduttore
(termometri a resistenza e termistori), il voltaggio alla giunzione di due metalli diversi
(termocoppie), emissione di radiazioni elettromagnetiche (pirometri), e volume di una quantità
finita di fluido (termometri a liquido in colonnina di vetro, termometri ad espansione di gas
con meccanismo tipo Bourdon).
Termoresistenze (RTD)
Materiali: Pt, Ni, Cu
Campo di misura: -200-750°C
Termistori (NTC)
Anziché
un
conduttore
metallico, presentano come
sensore un semiconduttore,
generalmente ottenuto da
miscele di ossidi metallici
sinterizzati (ad es. ossido di
Mn).
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Termocoppie (TC)
La termocoppia sfrutta il fenomeno Seebeck
secondo il quale in un circuito formato da due
conduttori di natura differente, sottoposto a un
gradiente di temperatura, si instaura una
differenza di potenziale. Una termocoppia,
quindi, è costituita da una coppia di conduttori
elettrici di diverso materiale uniti tra loro in un
punto. Questa giunzione è convenzionalmente
chiamata giunto caldo ed è il punto posto a
contatto con il corpo di cui si vuo misurare la
temperatura. L'altra estremità, costituita dalle
estremità libere dei due conduttori, è convenzionalmente chiamata giunto freddo.
Quando esiste una differenza di temperatura tra la zona del giunto caldo e la zona del giunto freddo,
si può rilevare una differenza di potenziale elettrico tra le estremità libere della termocoppia in
corrispondenza del giunto freddo. Tale valore di potenziale elettrico è funzione diretta della
differenza di temperatura, secondo una legge non lineare.
Nella pratica, ad esempio negli
impianti industriali, la termocoppia
è inserita all'interno di una guaina di
protezione che penetra all'interno
dell'apparecchiatura della quale si
vuole misurare la temperatura.
Subito all'esterno, i due conduttori sono connessi ad una morsettiera di porcellana contenuta dentro
una testina di protezione. Da questo punto, altri due conduttori elettrici di metallo uguali a quelli
della termocoppia (cavi di termocoppia) prolungano il collegamento elettrico fino ad una sala
controllo centralizzata, e vengono collegati alla morsettiera di uno strumento indicatore o registr
atore di temperatura.
In base alla coppia di metalli impiegati si ha una classificazione standard internazionale sia per la
sigla delle diverse termocoppie che per i colori dei cavi.
7
Le principali scale di temperatura sono la scala Celsius (o centigrada) e la scala Fahrenheit.
Entrambe assumono come temperature di riferimento quella di congelamento e di ebollizione
dell’acqua: nella scala Celsius le due temperature sono poste, rispettivamente, pari a 0 e 100°C
mentre nella scala Fahrenheit a 32 e 212°F.
Le scale Kelvin (K) e Rankine (R) sono scale di temperatura assolute (pongono cioè lo zero della
scala allo zero assoluto); il grado Kelvin ha la stessa ampiezza del grado Celsius e il grado Rankine
la stessa ampiezza del grado Fahrenheit.
Ne discendono le relazioni di conversione:
T(K)=T(°C)+273,15
T(R)=T(°F)+459,67
T(R)=1,8T(K)
T(°F)=1,8(°C)+32
Composizione chimica
La maggior parte delle correnti materiali di interesse dell’industria chimica farmaceutica sono
miscele di più sostanze. Poiché le proprietà delle miscele dipendono fortemente dalla loro
composizione chimica, è fondamentale conoscere le diverse modalità attraverso le quali questa può
essere espressa nonché le metodologie e le strumentazioni per la determinazione (analisi) della
composizione. Questo aspetto è già stato esaurientemente affrontato nei corsi propedeutici, di
seguito si riporta un sintetico richiamo. La concentrazione è una variabile di processo intensiva.
Frazione (percentuale) massiva e molare, peso molecolare medio
Frazione massiva =
,
, . Frazione molare = , , . La percentuale in massa di A è 100xA e la percentuale in moli di A è 100yA.
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Peso molecolare medio (dalle frazioni molari) = ! ! + # # + ⋯ = ∑ Peso molecolare medio (dalle frazioni massive)
!
&
'
'
'
= &( + & + ⋯ = ∑ &)
(
)
Concentrazioni
Concentrazione massiva: massa del componente i-esimo per unità di volume di miscela (g/cm3,
kg/m3, ecc.).
Concentrazione molare: moli del componente i-esimo per unità di volume della miscela (moli/cm3,
kmoli/m3, ecc.); la molarità è la concentrazione molare espressa in moli/litro.
Parti per milione e parti per miliardo: sono le unità di misura impiegate per esprimere la
concentrazione di specie presenti in miscela solo in piccole quantità (tracce). Nel caso di miscele
liquide sono generalmente riferite a rapporti massivi, mentre per le miscele gassose a rapporti
molari. Indicano quante parti (grammi o moli) della specie i-esima sono presenti su un milione
(parti per milione, ppm) o un miliardo (parti per miliardo, ppb) di parti (grammi o moli) della
miscela.
Massa e Volume
Massa e volume sono variabili di processo estensive.
La densità di una sostanza è data dal rapporto tra la massa e il volume della sostanza stessa. Essa è
espressa in kg/m3, g/cm3, lbm/ft3, ecc. La densità è una variabile intensiva, il cui valore cioè non è
proporzionale alla massa della sostanza. La densità dei solidi e dei liquidi è essenzialmente
indipendente dalla pressione e varia debolmente con la temperatura.
Il volume specifico di una sostanza è il volume occupato dall’unità di massa della sostanza stessa: è
l’inverso della densità.
Il peso specifico di una sostanza è dato dal rapporto tra la densità ρ della sostanza e la densità ρref di
una sostanza di riferimento in condizioni definite:
SG (specific gravity) = ρ/ρref
Il riferimento più comunemente adottato per esprimere il peso specifico di liquidi e solidi è l’acqua
a 4,0°C:
ρH2O(l)(4°C) = 1,000 g/cm3
1000 kg/m3
62,43 lbm/ft3
9
Si osservi come la densità di un liquido o di un solido in g/cm3 sia numericamente uguale al valore
del suo peso specifico il quale, per definizione, è adimensionale.
Densità di solidi e liquidi
Le densità di numerose sostanze pure, miscele e soluzioni di solidi in liquidi possono essere reperite
in letteratura (ad es. Perry’s Chemical Engineers’ Handbook). Per un certo numero di sostanze pure
e miscele sono fornite le densità per diversi valori di temperatura. In assenza di dati di letteratura
sono disponibili correlazioni empiriche che forniscono una stima della densità, a diverse
temperature, in base ad alcune proprietà dei componenti puri e, nel caso di miscele, della
composizione (ad es. R.C. Reid, J.M. Prausnitz, B.E. Poling, The properties of gases and liquids,
McGraw Hill). Qualora non fossero disponibili dati o correlazioni di letteratura o fosse richiesta una
accuratezza maggiore di quella conseguibile tramite stima, si rende necessario ricorrere a misure
sperimentali.
Nel caso di un miscela di n liquidi, ad esempio, in assenza di dati di letteratura è possibile stimare la
densità a partire dalla composizione della miscela e dalle densità dei componenti puri:
+
1
=*
,!
dove xi è la frazione in massa e ρi la densità del componente i-esimo. Questa correlazione
presuppone l’additività (conservazione) dei volumi dei singoli componenti.
Alternativamente, è possibile calcolare la densità della miscela come media ponderata delle densità
dei componenti puri:
+
= * ,!
A seconda della miscela, la stima della densità potrà essere più accurata se effettuata con una
correlazione piuttosto che con l’altra. In generale, l’assunzione dell’additività dei volumi correla più
accuratamente miscele di componenti aventi struttura molecolare simile (ad esempio una miscela di
idrocarburi saturi lineari di peso molecolare simile).
Densità di aeriformi
Per lo stato aeriforme la densità mostra una forte dipendenza sia dalla pressione che dalla
temperatura.
Nel caso di comportamento ideale (P-. =RT) la densità è data da:
=
=
/0
-.
dove
10
-. è il volume specifico molare del gas (ad es. litri/mole)
è il peso molecolare medio del gas
P la pressione e T la temperatura del gas
Nel caso di comportamento non ideale, è necessario fare ricorso ad equazioni di stato più complesse
che sono in grado di descrivere più accuratamente il comportamento del gas. Mediante tali
equazioni si ricava il volume specifico molare del gas -. e quindi la densità.
L’equazione di stato viriale troncata al secondo termine:
-.
1
= 1+
/0
-.
con 1 =
234
54
617 + 81! 9, 17 = 0,083 −
7,>##
3?(,@
, 1! = 0,139 −
7,!B#
3?C,
e Tr =T/Tc (temperatura ridotta)
essendo Tc e Pc la temperatura e la pressione critica del gas e ω il fattore acentrico di Pitzer.
Sia i parametri critici che i valori del fattore acentrico sono reperibili in letteratura (ad es. Reid et al.
già citato).
L’equazione di stato viriale descrive con maggior accuratezza il comportamento di specie apolari,
caratterizzate da un fattore acentrico tendente a zero. Nel caso in cui l’equazione venga utilizzata
per ricavare il volume specifico molare del gas -. , occorre risolvere un’equazione di secondo grado.
Solitamente, solo una delle due soluzioni è ragionevole e quindi accettabile; in casi dubbi, è
opportuno calcolare il valore di -. anche tramite l’equazione di stato dei gas ideali e scegliere la
soluzione che più si avvicina al valore ideale.
Tra le equazioni di stato cubiche citiamo l’equazione di van der Waals e l’equazione di Soave
Redlich-Kwong (SRK):
23
van der Waals: = DEFG − DE 23
con =
#B2 34
H>54
23
e I = J54
4
K
SKR : = DEFG − DE6DELG9
con
6/0P 9#
P
/0P
I = 0,08664
P
R = 0,48508 + 1,551718 − 0,15618#
= 0,42747
#
T = U1 + RV1 − W0X YZ
Infine, l’equazione di stato basata sul fattore di comprimibilità:
-. = [/0
11
richiede la conoscenza del valore del fattore di comprimibilità z (nel caso di comportamento ideale
z=1) il quale è reperibile per alcuni gas in letteratura (ad es. Perry’s Handbook già citato) per
diversi valori di temperatura e pressione.
Al fine di stimare il fattore z per tutti i gas si può far riferimento alla tavola di comprimibilità
generalizzata che si fonda sulla legge degli stati corrispondenti, secondo la quale le proprietà fisiche
di un gas dipendono principalmente da quanto il gas sia prossimo o lontano dal suo stato critico e
molto meno dalla sua natura. La misura di quanto il gas si discosti dallo stato critico è data dai
valore della temperatura e della pressione ridotta (Tr=T/Tc e Pr=P/Pc): valori di Tr e Pr prossimi a 1
indicano uno stato prossimo a quello critico. L’andamento di z in funzione di Tr e Pr è pertanto, in
prima approssimazione, lo stesso per tutti i gas ed è questo andamento che è riportato nella tavola.
Per una migliore lettura della tavola, usualmente si riportano gli andamento di z nelle regioni di
bassa, media e alta pressione di seguito allegati.
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Per ottenere il volume specifico molare si ricava pertanto dal grafico il valore di z alla T e P date
(attenzione: per idrogeno ed elio i parametri critici vanno aggiustati con le formule 0P = 0P + 8\e
P P +8 atm) e lo si inserisce nell’equazione di stato basta sul fattore di comprimibilità.
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Nel caso di miscele gassose non ideali la stima del volume molare specifico può essere fatta
attraverso la regola di Kay che calcola le proprietà pseudocritiche della miscela come media
ponderata delle proprietà critiche dei singoli componenti:
Temperatura pseudocritica: 0Ph 0P + i 0Pi + j 0Pj + ⋯
Pressione pseudocritica: Ph P + i Pi + j Pj + ⋯
dove yi sono le frazioni molari dei componenti la miscela
in analogia a quanto descritto per un gas puro, alla T e P date si individua il valore di comprimibilità
z e il conseguente volume molare specifico della miscela gassosa. La stima ottenuta si avvicina
maggiormente al dato reale nel caso di componenti apolari con proprietà critiche simili.
Portata
La portata è la quantità di materiale (espressa in termini massivi o volumetrici) trasportata
attraverso una linea di processo (da una unità di processo ad un’altra, da una sezione di processo a
unità di deposito, ecc.) nell’unità di tempo. Supponiamo che un fluido fluisca attraverso una
tubazione (l’area riportata rappresenti la sezione perpendicolare alla direzione del flusso); se la
portata massiva del fluido è R] (kg/s), ogni secondo m chilogrammi del fluido attraversano la
sezione della tubazione e, se la portata volumetrica del fluido è pari a -] (m3/s), ogni secondo V
metri cubi del fluido attraversano la stessa sezione.
R]](^_`abcd/f)
-] ](Rg _`abcd/f)
Portata massiva e portata volumetrica non sono indipendenti, essendo il loro rapporto pari alla
densità della corrente materiale in flusso:
R]
-]
Quanto sopra evidenzia l’importanza della densità quale fattore di conversione tra portata massiva e
volumetrica.
Misura industriale della portata
In base al principio sfruttato si possono classificare i seguenti misuratori:
•
•
•
•
•
a caduta di pressione
ad area variabile
di velocità
a misura diretta della massa
volumetrici
14
Misuratori a caduta di pressione
Sfruttano l’abbassamento di pressione del fluido
che scorre a causa della presenza di uno
strozzamento. Misurando la differenza di pressione
tra la zona a monte e quella a valle della strozzatura
si perviene alla determinazione della portata
volumetrica. La tipologia della strozzatura può
variare (dischi forati, boccagli, tubi di venturi).
Link ai video:
https://www.youtube.com/watch?v=7ixV7M1dUoE&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=oUd4WxjoHKY
Misuratori ad area variabile (rotametri)
Sono costituiti da un tubo di flusso
trasparente e graduato leggermente
conico e disposto in posizione
verticale in cui il fluido scorre dal
basso verso l’alto. Al suo interno è
posto un galleggiante (float) che può
avere svariate forme (sfera, cono ed
altre dipendenti dalle applicazioni e
dal fluido). Il rotametro risponde a
variazioni di portata con variazioni
15
di posizione: a più elevata portata del fluido corrisponde una più elevata posizione del galleggiante.
La misura della portata è fatta attraverso la posizione “visuale” del galleggiante sulla scala graduata.
Anche in questo caso viene misurata la portata volumetrica.
Misuratori di velocità
In questo tipo di misuratori si rileva l’effetto della velocità del fluido su alcune proprietà di elementi
sensori posti a contatto con il fluido (ad es. la variazione della resistenza elettrica mediante un
termistore) oppure l’effetto della velocità del fluido sulla trasmissione di ultrasuoni o campi
elettromagnetici. In alcuni misuratori si induce la formazione di microvortici nel flusso per rilevare
la risposta del sensore. Anche in questo caso si misura la portata volumetrica.
Link ai video https://www.youtube.com/watch?v=f949gpKdCI4 (misuratori elettromagnetici)
https://www.youtube.com/watch?v=Bx2RnrfLkQg (misuratori a ultrasuoni)
Misuratori di massa
Con questi misuratori si ottiene direttamente la portata massiva grazie all’impiego di sensori
vibranti e sfruttando la generazione di una forza di Coriolis oppure con l’impiego di sensori termici.
Link ai video:
https://www.youtube.com/watch?v=PvXgaDoZr1E e
https://www.youtube.com/watch?v=XIIViaNITIw (Coriolis)
https://www.youtube.com/watch?v=YfQSf2NBGqc (termici)
Misuratori volumetrici (positive displacement)
Attraverso un elemento rotante “catturano” in
sequenza volumi finiti di fluido e li trasferiscono a
valle. Dal conteggio nell’unità di tempo delle
operazioni di trasferimento si risale alla portata
volumetrica.
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