Scheda di sala - Teatro Regio di Torino

I
C O N C E R T I
2 0 1 4 - 2 0 1 5
AIMEZ-VOUS BRAHMS?
GIANANDREA NOSEDA
DIRETTORE
ORCHESTRA
DEL TEATRO REGIO
VENERDÌ 17 OTTOBRE 2014 ORE 20.30
TEATRO REGIO
Gianandrea Noseda direttore
Julian Rachlin violino
Orchestra del Teatro Regio
Johannes Brahms (1833-1897)
Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 77
Allegro non troppo
Adagio
Allegro giocoso, ma non troppo vivace
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
Allegro non troppo
Adagio non troppo
Allegretto grazioso quasi andantino
Allegro con spirito
Restate in contatto con il Teatro Regio:
Concerto per violino e orchestra op. 77
La dedica del Concerto op. 77 a Joseph Joachim, grande violinista e amico di Brahms,
non è certo un omaggio casuale, né un patto di prelazione per garantire all’opera neonata
il patrocinio di un interprete fuor del comune. «C’è una ragione per cui questo concerto
debba portare il tuo nome, visto che sei più o meno responsabile della parte per violino»:
così scriveva Brahms all’amico convalidando il significato profondo del gesto. Bisogna
ricordare che era stato Joachim il primo interprete a far comprendere la bellezza del
Concerto per violino di Beethoven, considerato per un trentennio un’opera malriuscita.
Lo stesso Brahms ricordava come una rivelazione quel giorno del 1855 in cui, ad Amburgo, aveva ascoltato di persona quel concerto eseguito da Joachim; il fatto di dedicargli
il proprio lavoro significava da un lato riconoscere le preziose consulenze tecniche avute
dall’amico (non senza qualche sano battibecco), dall’altro collegarsi idealmente al capolavoro beethoveniano di cui, d’altra parte, sono riprese qui anche la tonalità d’impianto e
alcune logiche formali interne.
Il Concerto op. 77, portato a compimento nel 1878 dopo la Seconda Sinfonia, si fece
subito fama di ineseguibile; solo la bravura di Joachim stesso, di Enescu, di Kreisler e di
altri artisti di questo calibro riuscì a imporlo gradualmente nei cartelloni: tanto più che
il contributo orchestrale ha un valore non riducibile a una trascrizione per pianoforte,
come all’epoca spesso si usava fare, e quindi anche per questo motivo si è sempre resa
impegnativa la programmazione dell’opera. Brahms costruisce un lavoro che ha la saldezza strutturale di tutte le sue pagine sinfoniche, e che tuttavia acquista una personalità
e un equilibrio diverso in relazione allo strumento solista. Il violino non ingaggia competizioni con l’orchestra, ma neanche se ne astrae: il volume sinfonico del lavoro è subito
dichiarato dall’ampia introduzione durante la quale il violino tace; ma quando entra in
scena comincia a riprendere i temi principali tessendoli a modo suo, portandoli in regioni
aeree, dove ogni nota è un canto di per sé: qui la lezione beethoveniana del «Benedictus»
della Missa solemnis sembra aver fruttificato in ogni anfratto; e questo canto alato dà a
tutto il concerto una luce particolare, forse avvicinabile a quella trasparenza d’aria che
Brahms tanto amava nei cieli del meridione.
Un altro particolare significativo è la frequenza dell’indicazione «dolce» sulla parte del
solista; non che manchino sezioni drammatiche, come mostra il tema ritmico del primo
movimento, in cui il violino scende in un registro più contraltile e smuove l’intera orchestra, inducendola a un pathos più ombroso; ma per esempio nell’Adagio la lunga melodia
d’apertura, enunciata dall’oboe, tanto lineare quanto intensa, sembra farsi meno struggente e più consolatoria quando è il violino a riprenderla con lievi varianti. La conclusione è affidata (anche qui ricordando Beethoven) a un rondò di carattere più scapricciato e
popolare: passi di bravura, energici temi tzigani, sospensioni liriche, declamazioni quasi
parlanti, tutto si lega con un’armoniosità che non cessa di sorprendere e di commuovere.
Sinfonia n. 2 op. 73
Dopo il lungo travaglio della Prima Sinfonia, la Seconda nacque tutta nell’estate 1877,
appena consegnata la precedente all’editore; come spesso gli accadeva, Brahms affiancò
due lavori dello stesso genere, ma di carattere molto diverso. La partitura uscì solo nell’agosto 1878, dopo varie revisioni, ma nel frattempo la Sinfonia era già stata eseguita più
volte, di cui la prima a Vienna il 30 dicembre 1877 sotto la direzione di Hans Richter,
ed era piaciuta molto per la sua freschezza, che richiamava Schubert e Mozart ben più
che Beethoven.
L’idea germinale del lavoro fu probabilmente lo spunto iniziale del primo movimento,
un frammento cullante nel quale probabilmente si può identificare il Wiegenlied, la “ninna nanna” cui Brahms accennava scherzosamente in una lettera al suo editore Simrock,
chiedendosi se non valesse la pena di ricavarne qualcosa di più. L’Allegro non troppo si
caratterizza fin dalle prime battute per una sonorità cameristica e un andamento contemplativo, che va cercando pazientemente la sua strada: appena sembra averla trovata,
però, il discorso si blocca sopra un brontolio dei timpani; e poco più avanti ecco un intervento di tromboni e basso tuba che stride col contesto più campestre e positivo: «ali
nere» di cui anche i momenti più sereni sono gravati, come spiegò Brahms in una lettera
al direttore d’orchestra Vinzenz Lachner.
Comunque l’aspetto emergente è quello dell’equilibrio, come suggeriscono le indicazioni che corrono lunga l’intera sinfonia, sempre invitando alla moderazione: «non troppo», «allegretto», presto «ma non assai». Questo lirismo interiore trova il suo sbocco
nell’Adagio non troppo, con l’attacco memorabile di violoncelli e fagotti che convergono
verso la radice comune di un tema che continua a rinnovarsi. Sarà la voce del corno a
interrompere quest’arcata; ma è un’interruzione quasi inavvertita, soltanto l’avvio di una
sottile frantumazione dell’idea di partenza. Se la conclusione, con un sussulto di timpani,
incrina la serenità del clima, il tono «amabile» domina invece senza riserva il successivo
Allegretto grazioso, tutto intarsi di fiati, passi danzanti, vaporosità di staccati e pizzicati;
anche il timbro complessivo subisce un mutamento sensibile, visto che spariscono per il
momento tutti gli ottoni (tranne i corni, che però centellinano i loro interventi) e i timpani. Un’esplosione di gioia e di potenza vitale prorompe con il finale, Allegro con spirito;
ma nemmeno qui vengono accantonati gli inserti cameristici, le repentine attenuazioni
di sonorità, le emersioni di strumenti solisti. Questo si avverte fin dalla prima pagina: un
piano sotto voce irrequieto, tutto teso nell’aspettativa di qualcosa che infine si manifesta
con il forte improvviso; lasciando però il senso più riposto della pagina proprio alle inattese sospensioni di rallentandi o diminuendi, che sembrano guardarsi indietro in un clima
di ricordo e di stupefazione.
Elisabetta Fava
Elisabetta Fava insegna Storia e critica della musica presso l’Università di Torino. Tra i suoi lavori ricordiamo
le monografie sulle ballate di Loewe (Carl Loewe. Un percorso creativo tra ballate e Lieder, Torino 1996) e sui
Lieder di Wolf (Paesaggi dell’anima. I Lieder di Hugo Wolf, Alessandria 2000); all’opera romantica tedesca
è dedicato invece Ondine, vampiri e cavalieri (Torino 2006). Il suo ultimo lavoro è Voci di un tempo perduto.
Mahler e «Il corno magico del fanciullo» (Alessandria, 2012). Collabora regolarmente con i principali teatri
italiani per saggi di sala e conferenze, e scrive recensioni per «L’indice» e «Il giornale della musica».
Gianandrea Noseda è considerato oggi tra i più
eminenti direttori d’orchestra del panorama internazionale. Tra il 2007 e il 2014 è stato Direttore
musicale del Teatro Regio, che ha collocato stabilmente nella mappa dei grandi teatri d’opera e
trasformato in un vero ambasciatore musicale per
l’Italia, in un momento di cambiamenti epocali.
Gianandrea Noseda è inoltre Direttore ospite principale dell’Orchestra Filarmonica di Israele, Laureate Conductor della Bbc Philharmonic, “Victor De
Sabata Guest Chair” della Pittsburgh Symphony.
È stato per un decennio Direttore ospite principale
del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e ricoperto analoghe cariche presso la Rotterdam Philharmonic e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
Gianandrea Noseda ha guidato il Teatro Regio in tournée, residenze all’estero e registrazioni
discografiche per le migliori etichette internazionali. Le nuove produzioni di Salome, Thaïs (dvd
Arthaus Musik), La dama di picche e La traviata,
Boris Godunov (dvd Opus Arte), I Vespri siciliani,
Fidelio, Tosca, fino alle più recenti di Evgenij Onegin,
Don Carlo, Simon Boccanegra, Guglielmo Tell sono
state accolte da unanimi consensi. Dopo le tournée
in Spagna, Austria, Germania e Giappone (già due
residenze di grande successo nel 2010 e nel 2013),
nell’agosto 2014 è avvenuto il trionfale debutto al
Festival Internazionale di Edimburgo, mentre nel
dicembre 2014 è prevista la storica tournée negli
Stati Uniti con il debutto alla Carnegie Hall di
New York. In ambito discografico, la registrazione dedicata alle opere sinfonico-corali di Goffredo
Petrassi con i complessi del Teatro Regio é stata
candidata a miglior disco dell’anno dal «Bbc Music
Magazine». Un secondo cd dedicato a Petrassi è
atteso per l’inizio del prossimo anno. Con l’Orchestra del Regio ha diretto l’album mozartiano di Ildebrando D’Arcangelo e i due progetti di Deutsche
Grammophon per il bicentenario verdiano con Rolando Villazón e Anna Netrebko.
Gianandrea Noseda dirige regolarmente le
più importanti orchestre sinfoniche del mondo:
Chicago, Pittsburgh, Philadelphia, Los Angeles
e Cleveland negli Stati Uniti, Wiener Symphoniker, Orchestre de Paris e Filarmonica della Scala
in Europa, mentre in Giappone è ospite regolare
della NHK Symphony Orchestra. Particolarmente
importante negli ultimi anni la collaborazione con
la London Sympohony: dopo il successo del War
Requiem di Britten, salutato dalla critica americana
come uno degli eventi del 2011, nell’estate 2013
ha diretto un emozionante Rigoletto al Festival di
Aix-en-Provence e inaugurato la stagione 2013-14
al Barbican di Londra. Nella stagione 2014-15 debutterà con la Filarmonica di Berlino e al Festival di
Salisburgo con i Wiener Philharmoniker.
Intensa e felice la collaborazione con il Metropolitan di New York dove dirige ogni anno dal 2002
e dove è tornato all’inizio del 2014 con due produzioni, tra cui il nuovo allestimento del Principe
Igor. Nello stesso periodo ha realizzato la sua prima tournée americana con la Israel Philharmonic.
Dal 2002 Gianandrea Noseda è legato all’etichetta discografica Chandos per la quale ha registrato oltre 30 cd; con «Musica Italiana» ha avviato uno storico progetto dedicato ai compositori
italiani del XX secolo, tra cui Ottorino Respighi,
Alfredo Casella, Goffredo Petrassi ed Ermanno
Wolf-Ferrari. Per Deutsche Grammophon ha inoltre inciso il debutto discografico di Anna Netrebko
con la Filarmonica di Vienna.
Attento ai giovani musicisti, ha collaborato con
il Royal College of Music e con l’Orchestra della
Guildhall School di Londra, con la National Youth
Orchestra of United Kingdom e con l’Orchestra
Giovanile Italiana. Dirige inoltre regolarmente la
European Union Youth Orchestra in tournée in
Europa.
Nato a Milano, dove ha compiuto gli studi musicali, Gianandrea Noseda è ormai una delle importanti figure della cultura italiana e ricopre da
oltre un decennio il ruolo di Direttore artistico del
Festival di Stresa, storica manifestazione musicale.
È Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica
Italiana.
Julian Rachlin è indiscutibilmente uno dei
più carismatici ed entusiasmanti artisti dei nostri
giorni. Ha suonato con gran parte delle maggiori
orchestre e direttori al mondo ed è acclamato per
l’intensità e la freschezza delle sue interpretazioni.
Ha ricevuto uno dei riconoscimenti più importanti
per un artista di musica classica, il Premio Internazionale dell’Accademia Musicale Chigiana, ed è
elogiato anche come violista e, più recentemente,
come direttore d’orchestra.
Il 2014 ha segnato il 12° anniversario del Julian
Rachlin & Friends, festival di fama internazionale
che si tiene a Dubrovnik, una piattaforma per progetti creativi e vivaci con i principali musicisti e attori di oggi. Oltre a deliziare il suo pubblico con le
sue performance musicali, Julian è anche impegnato in attività filantropiche in qualità di “Goodwill
Ambassador” dell’Unicef.
Ultimamente si è esibito con la Boston Symphony
Orchestra, l’Orchestre National de France, l’Orchestra Filarmonica di Israele diretta da Zubin Mehta,
la London Philharmonic diretta Andrey Boreyko,
l’Orchestra del Mariinskij con Valery Gergiev, così
come con la Filarmonica di Monaco diretta da Lorin Maazel. Collabora come direttore e solista con la
Israel Philharmonic, la Kremerata Baltica, l’Orchestra Sinfonica di Lucerna, l’Orchestre de Chambre
de Lausanne e la Orquesta Sinfónica Simón Bolívar.
Nell’ottobre 2012 Rachlin ha eseguito la prima mondiale del Concerto doppio di Krzysztof Penderecki al
Musikverein di Vienna con la violinista Janine Jansen e la Bavarian Radio Symphony diretta da Mariss
Jansons; il Concerto è stato commissionato dal Musikverein ed è dedicato a Julian Rachlin.
Le sue incisioni discografiche – per le etichette
Warner Classics, Sony e Deutsche Grammophon –
hanno riscosso grandi consensi in tutto il mondo.
Nato in Lituania ed emigrato nel 1978 in Austria,
Julian Rachlin ha studiato al Conservatorio di Vienna con Boris Kuschnir e privatamente con Pinchas
Zukerman. Nel 1988 è salito alla ribalta internazionale aggiudicandosi l’Eurovision Competition for
Young Musicians tenuto al Concertgebouw. Successivamente Maazel lo ha invitato al Festival di Berlino con l’Orchestre National de France e per una
tournée in Europa e in Giappone con la Pittsburgh
Symphony. Si distingue come il solista più giovane
che abbia mai suonato con i Wiener Philharmoniker, debuttando sotto la direzione di Riccardo Muti.
Dal 1999 insegna al Conservatorio di Vienna.
Julian Rachlin suona lo Stradivari “ex Liebig” del
1704, su gentile concessione della Angelika Prokopp
Private Foundation. Suona inoltre la viola Nicola
Bergonzi del 1786, su gentile concessione di Dmitry
Gindin, Londra.
L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo
Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti
numerosissimi concerti e molte storiche produzioni
operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo
degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e Bohème di Puccini.
Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato
una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in
prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti
più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto
Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Luisotti, Oren, Pidò, Sado,
Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che
dal 2007 al 2014 ha ricoperto il ruolo di Direttore
musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato
grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj
di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo.
Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; negli ultimi cinque anni, in particolare, è stata
ospite con il maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda), Spagna (Madrid, Oviedo, Saragoza e altre città), Austria (Wiener Konzerthaus),
Francia (al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi).
Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée
in Giappone e in Cina con Traviata e Bohème, un
successo ampiamente bissato nel 2013 con il “Regio
Japan Tour”: nove date a Tokyo con Tosca, Messa da
Requiem, Un ballo in maschera e un Gala Rossini. Dopo le prime tournées a San Pietroburgo ed
Edimburgo, i prossimi appuntamenti internazionali
vedranno il debutto negli Stati Uniti con quattro
concerti a Chicago, Toronto, Ann Arbor e New York
(Carnegie Hall).
L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi
nei video di alcune delle più interessanti produzioni
delle ultime Stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana
Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera e
I Vespri siciliani. Tra le incisioni discografiche più
recenti, tutte dirette da Gianandrea Noseda, figurano due cd dedicati a Verdi con Rolando Villazón
e Anna Netrebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcangelo per Deutsche Grammophon; per
Chandos Quattro pezzi sacri di Verdi e Magnificat e
Salmo XII di Petrassi.
Teatro Regio
Walter Vergnano, Sovrintendente
Teatro Regio
Orchestra
Violini primi
Orchestra
Stefano Vagnarelli •
Marina
Bertolo
Violini primi
Monica
Stefano Tasinato
Vagnarelli •
Edoardo
De Angelis
Marina Bertolo
Fation
MonicaHoxholli
Tasinato
Marcello
Iaconetti
Edoardo De
Angelis
Elio
Lercara
Fation
Hoxholli
Enrico
Luxardo
Marcello
Iaconetti
Miriam
Maltagliati
Elio Lercara
Alessio
Murgia
Enrico Luxardo
Laura
MiriamQuaglia
Maltagliati
Daniele
Soncin
Alessio Murgia
Francesca
Viscito
Laura Quaglia
Roberto
Zoppi
Daniele Soncin
Francesca Viscito
Violini secondi
Roberto Zoppi •
Marco Polidori
Bartolomeo
Angelillo
Violini secondi
Silvana
Balocco •
Marco Polidori
Paola
Bettella
Bartolomeo
Angelillo
Angelica
Faccani
Silvana Balocco
Silvio
Gasparella
Paola Bettella
Ekaterina
Gouliagina
Angelica Faccani
Roberto
Lirelli
Silvio Gasparella
Anselma
EkaterinaMartellono
Gouliagina
Ivana
Nicoletta
Roberto
Lirelli
Paola
Pradotto
Anselma
Martellono
Valentina
Rauseo
Ivana Nicoletta
Paola Pradotto
Valentina Rauseo
Walter Vergnano, Sovrintendente
Viole
Enrico Carraro •
Alessandro
Cipolletta
Viole
Andrea
Arcelli •
Enrico Carraro
Rita
Bracci Cipolletta
Alessandro
Claudio
Cavalletti
Andrea Arcelli
Maria
Elena Eusebietti
Rita Bracci
Alma
Mandolesi
Claudio
Cavalletti
Roberto
Musso
Maria Elena
Eusebietti
Claudio
Vignetta
Alma Mandolesi
Giuseppe
Zoppi
Roberto Musso
Claudio Vignetta
Violoncelli
Giuseppe Zoppi
Relja Lukic •
Davide
Eusebietti
Violoncelli
•
Giulio
Arpinati
Relja Lukic
Fabrice
De Donatis
Davide Eusebietti
Amedeo
Fenoglio
Giulio Arpinati
Armando
Fabrice DeMatacena
Donatis
Marco
Mosca
Amedeo
Fenoglio
Paola
Perardi
Armando
Matacena
Marco Mosca
Contrabbassi
Paola Perardi •
Davide Botto
Atos
Canestrelli
Contrabbassi
•
Alessandro
Belli
Davide Botto
Fulvio
Caccialupi
Atos Canestrelli
Michele
Lipani
Alessandro
Belli
Stefano
Schiavolin
Fulvio Caccialupi
Michele Lipani
Stefano Schiavolin
Flauti
Andrea Manco •
Maria
Flauti Siracusa
Andrea Manco •
Oboi
Maria
Siracusa
•
Luigi Finetto
Trombe
Ivano Buat •
Paolo Paravagna
Trombe
Ivano
Buat •
Tromboni
Paolo
Paravagna
Vincent
Lepape •
Luciano
Meola
Clarinetti
Alessandro
Dorella •
Fagotti
Luciano
Meola
•
Andrea Azzi
Tuba
Timpani
Rudy
Colusso •
Raúl Camarasa
Stefano
Oboi Simondi
Luigi
Finetto •
Clarinetti
Stefano
Simondi
Alessandro
Dorella •
Orazio Lodin
Fagotti
•
Andrea
Corni Azzi
Orazio
Lodin
•
Ugo Favaro
Enrico
Avico
Tromboni
Marco
VincentTempesta
Lepape •
Enrico
Avico
Tuba
Marco
Tempesta
Rudy Colusso
Timpani
Raúl Camarasa •
Natalino
Corni Ricciardo •
•
Pierluigi
Filagna
Ugo Favaro
Fabrizio
Dindo
Natalino Ricciardo •
Evandro
Pierluigi Merisio
Filagna
Fabrizio Dindo
Evandro Merisio
• Prime parti
• Prime parti
Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori
Stefano Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Marco Polidori (violino Alessandro Gagliano,
Si ringrazia
Fondazione
Pro Canale
Milano per
averMaggini,
messo i propri
dei professori
Napoli
1725laca.),
Enrico Carraro
(violadiGiovanni
Paolo
Bresciastrumenti
1600 ca.)a edisposizione
Marina Bertolo
(violino
StefanoFerdinando
VagnarelliLandolfi,
(violino Francesco
Ruggeri, Cremona 1686), Marco Polidori (violino Alessandro Gagliano,
Carlo
Milano 1751).
Napoli 1725 ca.), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.) e Marina Bertolo (violino
Si ringrazia
la Fondazione
il contributo dato al vincitore del Concorso per Prima viola.
Carlo
Ferdinando
Landolfi, Zegna
Milanoper
1751).
© Fondazione Teatro Regio di Torino
Prezzo: € 1
© Fondazione Teatro Regio di Torino
Prezzo: € 1