I C O N C E R T I 2 0 1 4 - 2 0 1 5 AIMEZ-VOUS BRAHMS? GIANANDREA NOSEDA DIRETTORE ORCHESTRA DEL TEATRO REGIO SABATO 25 OTTOBRE 2014 ORE 20.30 TEATRO REGIO Ludwig Michalek (1859-1942), Ritratto di Johannes Brahms. Olio su tela, 1891. Amburgo, Staats- und Universitätsbibliothek. Gianandrea Noseda direttore Ilya Gringolts violino Enrico Dindo violoncello Orchestra del Teatro Regio Johannes Brahms (1833-1897) Doppio concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra op. 102 Allegro Andante Vivace non troppo Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 Allegro non troppo Andante moderato Allegro giocoso Allegro energico e passionato Restate in contatto con il Teatro Regio: Doppio concerto per violino, violoncello e orchestra op. 102 Già affacciato sull’ultima tranche della produzione brahmsiana, oltre il Secondo Concerto per pianoforte (1881) e la Quarta Sinfonia (1885), il Doppio Concerto prese forma nel 1887 come omaggio all’arte di due amici, il violinista Joseph Joachim e il violoncellista Robert Hausmann: una risurrezione tardiva della modalità “concertante”, che sdoppia o triplica l’abituale singolo solista del genere “concerto”. Ne erano stati illustri precedenti la Sinfonia Concertante k 364 per violino e viola di Mozart, un celebre Doppio Concerto per due violini di Ludwig Spohr e il Triplo di Beethoven (che include pianoforte, violino e violoncello). La prima esecuzione, avvenuta il 18 ottobre 1887 a Lipsia, ebbe nel pubblico un ascoltatore d’eccezione, Pëtr Il’ič Čajkovskij, che tuttavia non se ne mostrò particolarmente colpito: dal suo punto di vista con buon diritto, perché l’op. 102 è esemplare dello stile rarefatto dell’ultima stagione creativa di Brahms, con un radicalismo che al primo ascolto poteva lasciare scettici. Il primo movimento entra bruscamente in medias res con un motto scultoreo pronunciato da tutta l’orchestra; ma subito si fa strada il violoncello solista, in un’ampia cadenza che ribalta le nostre aspettative e che presto contagia anche il violino: all’orchestra non rimane che tenersi in disparte, come spettatrice, finché non riesce a innestarsi sul dialogo dei due solisti e a imporre nuovamente il motto d’apertura. Questa volta la perorazione collettiva prosegue senza ostacoli, finché si intromettono di nuovo i due solisti, rubando la scena; d’ora in poi la struttura del brano vedrà un avvicendarsi regolare di tutti e soli, a blocchi alterni: e il “tutti” avrà una certa tendenziale maestà, quasi a compensare le propensioni divagatorie dei soli. La seconda idea riparte dalla cellula discendente che ha aperto il movimento e ne dissolve il cipiglio, trovando sbocco in un lungo pensiero melodico; poi la voce di un clarinetto svettante sulla compagine orchestrale provoca un nuovo estro cantabile, una sorta di berceuse che sfrutta come un pendolo ipnotico le prime note dell’attacco: in questo modo la sintassi interna è garantita, e nello stesso tempo l’evoluzione è continua. L’affinità reciproca delle idee è tale da produrre un proliferare di motivi, che germogliano gli uni dagli altri quasi inavvertitamente: come perni conduttori restano comunque il motto, il motivo cullante e – ai due solisti – le fioriture di improvvisazione, tutti variamente combinati fra loro. L’Andante si apre con due brevi interiezioni dei corni, che sembrano dare l’imbeccata ai due solisti; questi raccolgono infatti il suggerimento e lo proseguono in un lungo canto all’ottava, quasi fossero antiche vielle. Dopo un’interlocuzione orchestrale, un nuovo sgorgo espressivo intreccia le voci solistiche in un rapsodismo commosso e tuttavia sempre padrone di sé, regolato da costanti simmetrie interne. Questo è forse il momento di maggior equilibrio tra i due protagonisti, mentre già all’attacco del Vivace non troppo conclusivo torna a manifestarsi una certa preminenza del violoncello, cui solitamente spettano le proposte, mentre il timbro più femminile del violino interviene in eco. Scapricciato quanto l’Andante era composto e intimistico, questo finale fa leva sull’ostinazione ritmica che contraddistingue il primo tema; intorno alla danza bizzarra dei solisti l’orchestra si raccoglie compatta, a tratti persino brusca; anche in questo caso, il fervore ritmico fa zampillare una quantità di idee tematiche, soprattutto nella sezione centrale, che sostituisce lo sviluppo con libere divagazioni. Al fascino della pagina contribuisce non poco l’ambiguità armonica, che fa leva su piccole alterazioni presenti già nella linea del tema principale, e prosegue poi costeggiando abilmente tutto un gruppo di tonalità affini, senza definire nettamente una scelta. Prima di concludere, un’ultima sezione in cui violino e violoncello si ergono sull’orchestra in piena libertà copre il posto assegnato per tradizione alla cadenza: di fatto, però, la libertà improvvisatoria dei due solisti è fuoriuscita dai recinti prescritti dalle buone regole e la solida architettura del Concerto ne risulta intaccata in più punti, seguendo la via mostrata già dall’ultimo Beethoven e ora proseguita con piena coscienza. Sinfonia n. 4 op. 98 Nel 1884, quando incominciò a lavorare intorno alla Quarta Sinfonia, Brahms aveva da poco ultimato la Terza: a ulteriore conferma di quanto gli venisse spontaneo affiancare due composizioni dello stesso genere, quasi la crescita dell’una potesse giovare anche all’altra. Erano gli anni in cui Brahms frequentava d’abitudine l’ambiente di Meiningen, che sotto il patrocinio illuminato del duca Giorgio II era diventato celebre per l’eccellenza della sua compagnia teatrale e l’affiatamento della sua orchestra, diretta all’epoca da Hans von Bülow. Proprio all’orchestra di Meiningen, negli stessi saloni del castello ducale, spettò l’onore di eseguire per la prima volta la Sinfonia op. 98, diretta il 25 ottobre 1885 dall’autore; e poco dopo l’agguerrita falange di strumentisti partì per una fortunata tournée brahmsiana che si spinse fino in Olanda. L’insistenza sul genere sinfonico, l’affezione a una forma che gli apostoli della musica a programma ritenevano ormai svuotata di contenuto non è patetico epigonismo; al contrario, solo con Brahms la sinfonia, rimasta inibita per cinquant’anni dal colosso beethoveniano, ritrova una seconda maturità e offre un solido contraltare all’egemonia del nuovo colosso, Wagner. La connotazione saliente della Quarta è una malinconia velata e padroneggiata virilmente, che acquista qui il carattere di un lungo congedo, sempre differito; un canto senza enfasi, con il senso della misura innato alla sensibilità brahmsiana, ma tuttavia senza inibizioni, semplice e fluente. Il lavorio alterno e sottile di scomposizione e riorganizzazione tematica che innerva l’intera sinfonia culmina nella costruzione del finale, una passacaglia, vale a dire una serie di variazioni (trentuno, per l’esattezza) sopra un basso ostinato. La maestria architettonica resta come dissimulata sotto il candore delle melodie che continuamente si rinnovano: non c’è alcun desiderio di esibizione formale e (come nell’ultimo Beethoven) si ritorna a una semplicità d’eloquio che non è semplificazione, ma chiarificazione estrema dei contenuti. Questo si avverte fin dall’apertura dell’Allegro non troppo, con le pause che si inframmezzano al tema e lo lasciano sedimentare nota per nota nella memoria dell’ascoltatore; questo andamento circola per l’intero movimento (evidente soprattutto in certi pizzicati dei bassi), contribuendo a conferirgli un respiro unitario. L’Andante moderato si apre su un assolo di corno, lo strumento “magico” dell’età romantica: ed è tutto proteso fra un clima fiabesco di attesa e il fervere improvviso di richiami da fanfara (già ascoltati nel primo movimento). Nel successivo Allegro giocoso il piglio risoluto e un po’ rusticano dell’attacco (accentuato dal sapore zingaresco del triangolo) si stempera poi in invenzioni timbriche delicatissime e in improvvise tenerezze. Per la passacaglia finale Brahms impiega un tema quasi identico alla ciaccona conclusiva della Cantata bwv 150 di Bach; l’intellettualismo delle variazioni si intreccia alla spigliatezza melodica, soprattutto nell’oasi cameristica della sezione centrale, punto d’incontro ideale fra abbandono lirico e autocontrollo. L’assimilazione del contrappunto era esperienza d’antica data per Brahms, grande conoscitore di Bach; nella Quarta Sinfonia la lenta permeazione della lectio bachiana determina infatti una spontaneità d’eloquio in cui l’ossatura rigorosa del costrutto diviene un sottinteso da cui partire per vertiginose acquisizioni espressive: non un autunno dell’età romantica, ma un’eterna primavera della classicità, in cui il rigore della forma aiuta a salvaguardarsi tanto da malinconie e indugi retrospettivi quanto dalla retorica amplificatoria dei finali. Elisabetta Fava Elisabetta Fava insegna Storia e critica della musica presso l’Università di Torino. Tra i suoi lavori ricordiamo le monografie sulle ballate di Loewe (Carl Loewe. Un percorso creativo tra ballate e Lieder, Torino 1996) e sui Lieder di Wolf (Paesaggi dell’anima. I Lieder di Hugo Wolf, Alessandria 2000); all’opera romantica tedesca è dedicato invece Ondine, vampiri e cavalieri (Torino 2006). Il suo ultimo lavoro è Voci di un tempo perduto. Mahler e «Il corno magico del fanciullo» (Alessandria, 2012). Collabora regolarmente con i principali teatri italiani per saggi di sala e conferenze, e scrive recensioni per «L’indice» e «Il giornale della musica». Gianandrea Noseda è considerato oggi tra i più eminenti direttori d’orchestra del panorama internazionale. Tra il 2007 e il 2014 è stato Direttore musicale del Teatro Regio, che ha collocato stabilmente nella mappa dei grandi teatri d’opera e trasformato in un vero ambasciatore musicale per l’Italia, in un momento di cambiamenti epocali. Gianandrea Noseda è inoltre Direttore ospite principale dell’Orchestra Filarmonica di Israele, Laureate Conductor della Bbc Philharmonic, “Victor De Sabata Guest Chair” della Pittsburgh Symphony. È stato per un decennio Direttore ospite principale del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e ricoperto analoghe cariche presso la Rotterdam Philharmonic e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Gianandrea Noseda ha guidato il Teatro Regio in tournée, residenze all’estero e registrazioni discografiche per le migliori etichette internazionali. Le nuove produzioni di Salome, Thaïs (dvd Arthaus Musik), La dama di picche e La traviata, Boris Godunov (dvd Opus Arte), I Vespri siciliani, Fidelio, Tosca, fino alle più recenti di Evgenij Onegin, Don Carlo, Simon Boccanegra, Guglielmo Tell sono state accolte da unanimi consensi. Dopo le tournée in Spagna, Austria, Germania e Giappone (già due residenze di grande successo nel 2010 e nel 2013), nell’agosto 2014 è avvenuto il trionfale debutto al Festival Internazionale di Edimburgo, mentre nel dicembre 2014 è prevista la storica tournée negli Stati Uniti con il debutto alla Carnegie Hall di New York. In ambito discografico, la registrazione dedicata alle opere sinfonico-corali di Goffredo Petrassi con i complessi del Teatro Regio é stata candidata a miglior disco dell’anno dal «Bbc Music Magazine». Un secondo cd dedicato a Petrassi è atteso per l’inizio del prossimo anno. Con l’Orchestra del Regio ha diretto l’album mozartiano di Ildebrando D’Arcangelo e i due progetti di Deutsche Grammophon per il bicentenario verdiano con Rolando Villazón e Anna Netrebko. Gianandrea Noseda dirige regolarmente le più importanti orchestre sinfoniche del mondo: Chicago, Pittsburgh, Philadelphia, Los Angeles e Cleveland negli Stati Uniti, Wiener Symphoniker, Orchestre de Paris e Filarmonica della Scala in Europa, mentre in Giappone è ospite regolare della NHK Symphony Orchestra. Particolarmente importante negli ultimi anni la collaborazione con la London Sympohony: dopo il successo del War Requiem di Britten, salutato dalla critica americana come uno degli eventi del 2011, nell’estate 2013 ha diretto un emozionante Rigoletto al Festival di Aix-en-Provence e inaugurato la stagione 2013-14 al Barbican di Londra. Nella stagione 2014-15 debutterà con la Filarmonica di Berlino e al Festival di Salisburgo con i Wiener Philharmoniker. Intensa e felice la collaborazione con il Metropolitan di New York dove dirige ogni anno dal 2002 e dove è tornato all’inizio del 2014 con due produzioni, tra cui il nuovo allestimento del Principe Igor. Nello stesso periodo ha realizzato la sua prima tournée americana con la Israel Philharmonic. Dal 2002 Gianandrea Noseda è legato all’etichetta discografica Chandos per la quale ha registrato oltre 30 cd; con «Musica Italiana» ha avviato uno storico progetto dedicato ai compositori italiani del XX secolo, tra cui Ottorino Respighi, Alfredo Casella, Goffredo Petrassi ed Ermanno Wolf-Ferrari. Per Deutsche Grammophon ha inoltre inciso il debutto discografico di Anna Netrebko con la Filarmonica di Vienna. Attento ai giovani musicisti, ha collaborato con il Royal College of Music e con l’Orchestra della Guildhall School di Londra, con la National Youth Orchestra of United Kingdom e con l’Orchestra Giovanile Italiana. Dirige inoltre regolarmente la European Union Youth Orchestra in tournée in Europa. Nato a Milano, dove ha compiuto gli studi musicali, Gianandrea Noseda è ormai una delle importanti figure della cultura italiana e ricopre da oltre un decennio il ruolo di Direttore artistico del Festival di Stresa, storica manifestazione musicale. È Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. A dispetto della sua giovane età, Ilya Gringolts può già vantare una quindicennale, straordinaria esperienza in campo musicale. Il suo costante impegno in nuove sfide musicali lo ha portato a essere un musicista dalle caratteristiche eccezionali. Dopo aver studiato violino e composizione a San Pietroburgo con Tat’jana Liberova e Jeanna Metallidi, ha frequentato la Juilliard School, dove ha avuto come insegnante Itzhak Perlman. Nel 1998 si è aggiudicato, più giovane vincitore di sempre, il Concorso Internazionale “Niccolò Paganini” di Genova. In qualità di solista si concentra particolarmente sull’interpretazione di opere contemporanee e, in generale, poco eseguite. Ha suonato in prima esecuzione opere di Peter Maxwell Davies, Augusta Read Thomas, Christophe Bertrand e Michael Jarrell. Nutre inoltre un forte interesse anche per le esecuzioni su strumenti d’epoca: in occasione del Festival di Verbier dell’estate del 2010 ha suonato insieme a Masaaki Suzuki il ciclo completo delle Sonate di Bach su uno strumento barocco. È inoltre primo violino del Gringolts Quartet, da lui stesso fondato nel 2008. Nella scorsa stagione Ilya Gringolts si è esibito con la Bamberg Symphony, la Filarmonica di Copenhagen, l’Orchestra Sinfonica Islandese, l’Orchestra Sinfonica della Bbc Scozzese, l’Orchestra Sinfonica di Taipei, la Columbus Symphony (Ohio) e l’Orquesta Sinfónica de Galicia. È inoltre apparso in esibizioni di musica da camera ai Festival di Verbier e Gstaad e, insieme a Maksim Vengerov, al Barbican Centre di Londra. Ilya Gringolts ha già al suo attivo collaborazioni con le orchestre più prestigiose del mondo quali la Mahler Chamber Orchestra, la Royal Philharmonic di Liverpool, la Sinfonica di Birmingham, la Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, l’Orchestra Sinfonica della Bbc, l’Orchestra Sinfonica dello Stato di São Paulo, la Filarmonica Israeliana, la Chicago Symphony, le Filarmoniche di Londra, San Pietroburgo e Los Angeles, la Sinfonica di Melbourne, la NHK di Tokyo, la Hallé Orchestra di Manchester e le due Orchestre tedesche della SWR. Molto richiesto anche per recital solistici, Ilya Gringolts è regolarmente ospite dei Festival di Lucerna, Kuhmo, Colmar e Bucarest (Enescu), ma anche dell’associazione Serate Musicali di Milano e della Filarmonica di San Pietroburgo. Per le esibizioni di musica da camera collabora con artisti del calibro di Jurij Bašmet, Lynn Harrell, Diemut Poppen, Nicholas Angelich, Itamar Golan, Peter Laul, Nicholas Hodges e Jörg Widmann. Dopo numerose incisioni di grande successo per le etichette discografiche Deutsche Grammophon e Hyperion, Ilya Gringolts ha focalizzato la sua attenzione sulle opere di Schumann con tre cd pubblicati dall’etichetta discografica Onyx. Nel 2006 ha vinto un Gramophone Award per il cd Taneyev - Chamber Music registrato con Michail Pletnev, Vadim Repin, Nobuko Imai e Lynn Harrell. Alla fine del 2013 ha pubblicato un cd con tutti i Capricci di Paganini per l’etichetta Orchid Classics, mentre è in programma per i prossimi mesi l’uscita dei tre Quartetti per archi di Johannes Brahms. Oltre alla cattedra di professore di violino all’Accademia d’Arte di Zurigo, Ilya Gringolts è docente di violino alla Royal Scottish Academy of Music and Drama di Glasgow. Suona uno Stradivari 17181720 che gli è stato messo a disposizione da un collezionista privato. Enrico Dindo, nato in una famiglia di musicisti, inizia a sei anni lo studio del violoncello diplomandosi presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino. Nel 1997 conquista il primo premio al Concorso “Rostropovič” di Parigi e da quel momento inizia un’attività da solista che lo porta ad esibirsi in moltissimi paesi, con orchestre prestigiose come la Bbc Philharmonic, la Rotterdam Philharmonic, l’Orchestre Nationale de France, l’Orchestre du Capitole de Toulouse, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Stato di São Paulo, la Tokyo Symphony, la Toronto Symphony e la Chicago Symphony, al fianco di importanti direttori quali Riccardo Chailly, Aldo Ceccato, Gianandrea Noseda, Myung-Whun Chung, Paavo Järvj, Valery Gergev, Riccardo Muti e lo stesso Mstislav Rostropovič. È ospite dei festival più prestigiosi e delle sale da concerto di tutto il mondo, da Londra (Wigmore Hall) a Parigi, da Montpellier a Santiago de Compostela; ha partecipato allo Spring Festival di Budapest, alle Settimane Musicali di Stresa, al Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo. Ospite regolare dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dopo il grande successo ottenuto nel 2010 è tornato a suonare con la Leipziger Gewandhaus Orchester diretta da Riccardo Chailly nel novembre 2013, in una tournée con concerti a Lipsia, Parigi, Londra e Vienna, ottenendo un notevole successo personale. Nella prossima stagione tornerà a Copenhagen con la Danish National Orchestra, a Tel Aviv con la Israel Symphony, a Zagabria e a Roma con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Enrico Dindo incide per la Decca, per la quale è uscita nel 2011 l’integrale delle Suites di Bach con notevole successo di critica. Per Chandos ha pubblicato nel 2012 i Concerti di Šostakovič incisi con la Danish National Orchestra diretta da Gianandrea Noseda, riscuotendo immediato consenso dalla critica internazionale. Tra gli autori che hanno creato musiche a lui dedicate citiamo Giulio Castagnoli, Carlo Boccadoro, Carlo Galante e Roberto Molinelli. Direttore stabile dell’Orchestra da camera “I Solisti di Pavia”, ensemble da lui creato, è docente di violoncello presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, presso la Pavia Cello Academy e ai corsi estivi dell’Accademia “T. Varga” di Sion. Nel giugno 2012 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Enrico Dindo suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale di Milano. L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti numerosissimi concerti e molte storiche produzioni operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e Bohème di Puccini. Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Luisotti, Oren, Pidò, Sado, Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che dal 2007 al 2014 ha ricoperto il ruolo di Direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo. Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; negli ultimi cinque anni, in particolare, è stata ospite con il maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda), Spagna (Madrid, Oviedo, Saragoza e altre città), Austria (Wiener Konzerthaus), Francia (al Théâtre des Champs-Elysées). Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée in Giappone e in Cina con Traviata e Bohème, un successo ampiamente bissato nel 2013 con il “Regio Japan Tour”: nove date a Tokyo con Tosca, Messa da Requiem, Un ballo in maschera e un Gala Rossini. Dopo le prime tournées a San Pietroburgo ed Edimburgo, i prossimi appuntamenti internazionali vedranno il debutto negli Usa con quattro concerti a Chicago, Toronto, Ann Arbor e New York (Carnegie Hall). L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi nei video di alcune delle più interessanti produzioni delle ultime Stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera e I Vespri siciliani. Tra le incisioni discografiche più recenti, tutte dirette da Gianandrea Noseda, figurano due cd dedicati a Verdi con Rolando Villazón e Anna Netrebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcangelo per Deutsche Grammophon; per Chandos Quattro pezzi sacri di Verdi e Magnificat e Salmo XII di Petrassi. Teatro Regio Walter Vergnano, Sovrintendente Teatro Regio Orchestra Violini primi Orchestra Stefano Vagnarelli • Marina Bertolo Violini primi Monica Stefano Tasinato Vagnarelli • Edoardo De Angelis Marina Bertolo Fation MonicaHoxholli Tasinato Marcello Iaconetti Edoardo De Angelis Elio Lercara Fation Hoxholli Enrico Luxardo Marcello Iaconetti Miriam Maltagliati Elio Lercara Alessio Murgia Enrico Luxardo Laura MiriamQuaglia Maltagliati Daniele Soncin Alessio Murgia Francesca Viscito Laura Quaglia Roberto Zoppi Daniele Soncin Francesca Viscito Violini secondi Roberto Zoppi • Cecilia Bacci Tomoka Osakabe Violini secondi • Bartolomeo Cecilia BacciAngelillo Silvana TomokaBalocco Osakabe Paola Bettella Bartolomeo Angelillo Anna Ercolini SilvanaRita Balocco Angelica Faccani Paola Bettella Silvio Gasparella Anna Rita Ercolini Ekaterina Gouliagina Angelica Faccani Ivana Silvio Nicoletta Gasparella Paola Pradotto Ekaterina Gouliagina Valentina Rauseo Ivana Nicoletta Paola Pradotto Valentina Rauseo Walter Vergnano, Sovrintendente Viole Enrico Carraro • Alessandro Cipolletta Viole • Gustavo Fioravanti Enrico Carraro Andrea Arcelli Alessandro Cipolletta Rita Bracci Gustavo Fioravanti Claudio Cavalletti Andrea Arcelli Maria Elena Eusebietti Rita Bracci Roberto Musso Claudio Cavalletti Claudio Vignetta Maria Elena Eusebietti Giuseppe Zoppi Roberto Musso Claudio Vignetta Violoncelli Giuseppe Zoppi • Jacopo Di Tonno Giulio Arpinati Violoncelli • Fabrice DeTonno Donatis Jacopo Di Amedeo Fenoglio Giulio Arpinati Alfredo Giarbella Fabrice De Donatis Armando Matacena Amedeo Fenoglio Luisa Miroglio Alfredo Giarbella Marco Mosca Armando Matacena Luisa Miroglio Contrabbassi Marco Mosca• Davide Ghio Atos Canestrelli Contrabbassi • Alessandro Davide GhioBelli Fulvio Caccialupi Atos Canestrelli Michele Lipani Alessandro Belli Stefano Schiavolin Fulvio Caccialupi Michele Lipani Stefano Schiavolin Flauti Federico Giarbella • Roberto Flauti Baiocco Federico Giarbella • Oboi Roberto Baiocco • Luigi Finetto Trombe Sandro Angotti • Marco Rigoletti Trombe Sandro Angotti • Tromboni Marco Rigoletti Gianluca Scipioni • Edmondo Clarinetti Tedesco Luigi Picatto • Fagotti Edmondo Tedesco • Andrea Azzi Timpani Percussioni • Raúl Camarasa Fiorenzo Sordini Alessandro Cammilli Oboi • Luigi Finetto Clarinetti Alessandro Cammilli Luigi Picatto • Orazio Fagotti Lodin Andrea Azzi • Controfagotto Orazio Lodin Sergio Pochettino Enrico Avico Tromboni Marco Tempesta Gianluca Scipioni • Enrico Avico Timpani Marco Tempesta• Raúl Camarasa Percussioni Fiorenzo Sordini Controfagotto Corni Sergio Pochettino • Ugo Favaro Natalino Corni Ricciardo • • Evandro Merisio Ugo Favaro Pierluigi Natalino Filagna Ricciardo • Eros Tondella Evandro Merisio Pierluigi Filagna Eros Tondella • Prime parti • Prime parti Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Stefano Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino, Venezia Si ringrazia la Carraro Fondazione Pro Canale Paolo di Milano per aver messo i propri a disposizione professori 1725), Enrico (viola Giovanni Maggini, Brescia 1600 ca.),strumenti Marina Bertolo (violinodei Carlo FerdiStefanoLandolfi, Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino, Venezia nando Milano 1751) e Tomoka Osakabe (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756). 1725), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.), Marina Bertolo (violino Carlo Ferdinando Landolfi, Milano 1751) e Tomoka Osakabedato (violino Bernardo Genova 1756). Si ringrazia la Fondazione Zegna per il contributo al vincitore delCalcanius, Concorso per Prima viola. © Fondazione Teatro Regio di Torino Prezzo: € 1 ©2014Rossini Tour 168x240 IT.pdf 1 21/10/14 11.59
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