Maserati, sciopero ritarda la produzione di 11 auto. Vendetta di Marchionne: straordinari tagliati in tutta la Fiat e 500 operai lasciati in cassa. Un sincero democratico y(7HC0D7*KSTKKQ( Venerdì 20 giugno 2014 – Anno 6 – n° 168 e 1,30 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 RENZI&MADIA IL DECRETO FANTASMA ITALICUM Una lettera di Renzi a Grillo: “Incontriamoci, poi vediamo” +&!z!.!$!z Si infittisce il mistero sull’epocale riforma della Pubblica amministrazione. Al Quirinale sostengono di aver ricevuto solo delle bozze molto confuse mentre gli uffici del Colle chiedono lo spacchettamento in due provvedimenti distinti e falcidiano un centinaio di articoli Insomma, un gran casino Una settimana dopo il Consiglio dei ministri e l’annuncio del premier, ancora si naviga a vista Feltri e Tecce » pag. 4 Marra » pag. 5 QUELLA LEGGE NON S’HA DA FARE Falso in bilancio: promesse e rinvii per non disturbare il Caimano & C. d’Esposito » pag. 3 L’INTERVISTA “Vi racconto tutte le tangenti che ho incassato per Galan” » PROCESSO LAVITOLA » “Voi magistrati siete fuori controllo” Il costituente B. sbrocca in tribunale In aula per gli affari tra l’ex direttore dell’Avanti, Panama e Finmeccanica, Berlusconi sbotta: “Non capisco la necessità di chiedermi queste cose”. La risposta: “Non c’è bisogno che lo capisca” Lui: “Irresponsabili” SEL A PEZZI Ultima scissione a sinistra: Migliore e i suoi 12 apostoli se ne vanno Cannavò » pag. 6 Iurillo » pag. 3 PJaosdphasd Ansa NEL SEGNO DI SUAREZ ROMBO SILENZIATO » IL FRATELLO “Yara mi parlò di un uomo con la barbetta” Milosa » pag. 8 Giancarlo Galan e Claudia Minutillo Ansa Parla Claudia Minutillo, la “Dogessa” del Mose: “Tutti sono in vendita, la differenza la fa il prezzo. Baita? Era certo di farla franca, aveva una rete di controspionaggio da 6 milioni di euro” Amurri » pag. 7 L’Uruguay affonda l’Inghilterra, stasera c’è Italia-Costa Rica Tradimento! Hanno inventato la Harley Davidson elettrica Chierici e Rodano » pag. 14 - 15 Stefano Disegni » pag. 10 LA CATTIVERIA Papa Francesco: “Pregate per il mio lavoro insalubre”. Deve aver saputo di Papa Luciani » www.spinoza.it C’è chi può e chi non può di Marco Travaglio gni tanto è bene attivare il Tom-Tom per O scoprire dove siamo e dove stiamo andando. Pronti, partenza, via. Il 14 novembre ’91 il presidente Cossiga proibì al vicepresidente del Csm Galloni di mettere all’ordine del giorno del plenum alcune pratiche a lui sgradite e mandò i carabinieri a Palazzo dei Marescialli a far sgombrare l’aula in caso di disobbedienza ai suoi ordini: Violante avviò le pratiche per l’impeachment, accusandolo di alto tradimento e attentato alla Costituzione, Napolitano ne chiese le dimissioni e l’Anm scese in sciopero contro la grave violazione costituzionale. L’altroieri il presidente Napolitano ha proibito per lettera al vicepresidente del Csm Vietti di mettere all’ordine del giorno del plenum l’istanza di azione disciplinare per il procuratore di Milano Bruti Liberati, votata all’unanimità dalla II e dalla VII commissione; Vietti l’ha comunicato ai consiglieri senza leggere la lettera (nel frattempo autodistruttasi) e quelli hanno prontamente obbedito, ritirando le precedenti deliberazioni, sbianchettando ogni critica a Bruti e archiviando festosamente la pratica. Nessun partito ha battuto ciglio, nessun grande giornale ha trovato da ridire, l’Anm non ha scioperato, Violante non ha chiesto impeachment e Napolitano non ha invocato dimissioni, anche perché sarebbero state le sue. Grillo e il M5S sono trattati come appestati da sempre, ma ancor più da quando hanno annunciato l’accordo tecnico, al Parlamento europeo, col gruppo dei nazionalisti xenofobi inglesi dell’Ukip e con altri esponenti di destra svedesi, francesi e lituani. Intanto il segretario e premier del Pd Matteo Renzi annuncia tra carnevali di Rio e gridolini di giubilo l’accordo politico-istituzionale, al Parlamento italiano, per la riforma del Senato (e dunque della Costituzione) con Forza Italia, guidata da un frodatore fiscale detenuto e ideata da un pregiudicato per mafia recluso nello stesso carcere di Riina; e con la Lega Nord, alleata in Europa con i fascisti razzisti del Front National di Marine Le Pen. Ma chi – giustamente – eccepisce sui compagni di strada di Grillo, si guarda bene dal farlo su quelli – ben peggiori – di Renzi. Il quale, come un noto detersivo, lava più bianco. L’anno scorso Adam Kabobo uccise a picconate tre passanti a Milano: il segretario della Lega Nord Matteo Salvini gli augurò di “marcire in prigione”. Martedì Davide Frigatti ha ucciso un passante a coltellate e ne ha feriti altri due a Cinisello Balsamo: Salvini ha educatamente chiesto se non sia “il caso di riaprire delle strutture dove accogliere e curare i malati di mente”. Il fatto che Kabobo sia ghanese e Frigatti padano è puramente casuale. Un mese fa il leader Ndc Angelino Alfano ha candidato alle Europee il governatore dimissionario della Calabria, Giuseppe Scopelliti, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, con la decisiva motivazione che “è un presunto innocente”e“noi siamo garantisti”. Lunedì il ministro garantista Alfano ha annunciato via twitter la cattura dell’“assassino di Yara Gambirasio”, mai condannato in primo grado né imputato, ma solo indagato. Però, non trattandosi di un politico e non militando (che si sappia, almeno) nell’Ncd, è già colpevole prim’ancora del processo. Il 28 marzo 2013 l’Unità, organo del Pd, titolò a tutta prima pagina: “Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento”. La notizia era palesemente falsa, ma non fu mai rettificata dall’house organ allora bersaniano e ora renziano. Neppure quando, il 20 aprile 2013, fu siglato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con la rielezione dell’ottantottenne Napolitano; né quando, il 24 aprile 2013, fu firmato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” col governo Letta di larghe intese; né quando, il 19 gennaio 2014, al Nazareno, fu sottoscritto il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento” con l’Italicum (liste bloccate tipo Porcellum) e il Senato delle Autonomie (non più eletto dai cittadini, ma nominato dalla Casta); né due giorni fa, quando una telefonata fra Renzi e il Caimano ha confermato il “patto Pd-Berlusconi” per “fermare il cambiamento”. Coraggio, compagni dell’Unità, siete ancora in tempo. 2 GIUSTIZIA VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 O rlando: “Centrale unificata per le intercettazioni” IL GUARDASIGILLI Andrea Orlando evoca per la prima volta il tema intercettazioni, così a lungo al centro delle polemiche nel dibattito sulla giustizia in Italia. L'occasione è un’audizione di fronte alla commissione Giustizia della Camera e a fare da apripista è l’orientamento, manifestato dal ministro, di voler procedere a una gara unica nazionale per assegnare il servizio: questo non significa lotto unico, ma vuol dire avere una sola stazione appaltante che potrà frazionare la gara tra più soggetti. E si traduce in risparmi. Ma accanto alle procedure, ci sono i contenuti delle intercettazioni e la loro diffusione. Il garante della privacy Antonello il Fatto Quotidiano Soro ha già chiesto maggiore tutela della riservatezza e “un supplemento di responsabilità”. Intanto l’associazione che raccoglie le società che operano nell’ambito delle intercettazioni, l’Iliia, lamenta: “Ci era stato assicurato che prima di prendere qualsiasi decisione il governo si sarebbe aperto al confronto”. DUE RICICLATI TRA I QUATTRO CANTONI LA DENUNCIA DI GIARRUSSO (M5S): “NICOTRA CANDIDATA DEL PDL, CORRADINO LAVORAVA CON CLINI E SCAJOLA” fatto a mano di Gianni Barbacetto D ue dei membri della neonata Autorità anti-corruzione affidata a Raffaele Cantone non avrebbero i necessari requisiti d’indipendenza dalla politica. Lo sostiene il senatore del Movimento 5 stelle Michele Giarrusso, riferendosi a Michele Corradino e ad Angela Nicotra. “Il presidente dell’Autorità anti-corruzione Raffaele Cantone è il paravento dei soliti giochi della politica”, attacca duro Giarrusso, commentando il via libera della commissione Affari costituzionali del Senato ai quattro componenti dell’Authority. E poi spiega perché: “Michele Corradino è stato capo di gabinetto dei ministri Corrado Clini e Claudio Scajola, si tratta dunque di un soggetto collegato a politici e ciò dimostra che c’è stata una spartizione tra la maggioranza e la finta opposizione di Forza Italia”. Non solo. “La professoressa Angela Nicotra risulta candidata del Pdl alle elezioni politiche del 2013, facendo così venir meno il criterio di indipendenza” dai partiti, richiesto per chi deve operare nell’Autorità anticorruzione. Cantone difende la sua squadra. “Sono state fatte dal governo nomine di alto livello, con persone di grande qualificazione, professionalità ed esperien- Raffaele Cantone Ansa za”. Il punto di partenza era una lista di 230 auto-candidature arrivate al ministero. Tra queste, ce n’erano molte di burocrati che hanno attraversato tutte le stagioni, consiglieri di Stato, capi di gabinetto, dirigenti ministeriali, ex procuratori generali, magistrati della Corte dei conti. Ma Cantone aveva approntato, LA RISPOSTA DEL MAGISTRATO Il commissario anti-corruzione replica: “Nomine di alto livello. Nella prima lista di 230 auto candidature c’erano vecchi burocrati” a partire da quel lungo elenco ed esclusivamente sulla base di competenze e professionalità, anche un short-list di una ventina di nomi: di persone tutte a suo giudizio con le caratteristiche giuste per entrare a far par- te di una Autorità indipendente, operativa e combattiva. Dalla short-list il governo ha scelto i quattro commissari che con Cantone si devono ora mettere subito all’opera: e il lavoro non manca. “Sono una bella squa- dra”, conferma Cantone. Hanno professionalità che si completano e rafforzano a vicenda e le competenze necessarie a formare il gruppo che Cantone ha voluto. Francesco Merloni, 67 anni, è un docente di diritto amministrativo, ha collaborato con l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ed è l’autore della legge contro la corruzione che almeno tentò di far uscire il Paese da Tangentopoli (poi fu resa inoffensiva dalle ulteriori LA DENUNCIA La politica lenta che aiuta gli evasori di Stefano Feltri somme che si autodenunciano al fisco più una certa protezione legale sui reati connessi (almeno quelli econdo voi perché ci stanno mettendo così tanto fiscali, non quelli che hanno permesso di accumulare tempo ad approvare le norme sul rientro dei ca- la somma, tipo traffico di droga o frodi finanziarie). pitali? Perché così chi vuole mettersi al riparo ha Nel libro di Nunzia Penelope si racconta di cosa sta modo di riuscirci, per un italiano che vuole con- succedendo in Svizzera mentre noi perdiamo tempo, tinuare a sottrarsi al fisco basta prendere la citta- come dimostrano i brani riportati dell’audizione in dinanza svizzera o meglio ancora di Panama”, rac- Parlamento della Unione Fiduciaria, una società coconta al Fatto Quotidiano un banchiere svizzero che da stituita da otto banche popolari che offre servizi di Lugano osserva il dibattito parlamentare che si tra- “protezione di patrimoni”, quelli di cui ha bisogno scina da oltre un anno sul rimpatrio dei capitali dai che vuole mantenere una certa discrezione sull’esiparadisi fiscali. Prima la norma sulla voluntary disclo- stenza e la provenienza di somme consistenti. I rapsure, cioè sull’autodenuncia di chi rivela al fisco i presentanti della Unione Fiduciaria, il direttore gesoldi custoditi all’estero prima che scattino i nuovi nerale Filippo Cappio e l’avvocato Fabrizio Vedana, accordi che spingeranno le banche a dare tutte le spiegano ai parlamentari che per come era concepita informazioni, era in un decreto legge del governo nella prima versione la voluntary disclosure avrebbe Letta. Poi è stata stralciata, ufficialmente perché il creato parecchi problemi agli evasori in Svizzera che decreto rischiava di decadere senza approvazione. E avessero fatto emergere le loro somme, perché riallora si ricomincia come disegno di legge alla Ca- schiavano di trovarsi subito imputati per riciclaggio, mera, in commissione Finanze, qualche emenda- “il tema non è semplice, è una bomba che gira e che mento lo migliora, qualche altro (del Pd e avallato dal rischia di scoppiare in mano all’ultimo che la magoverno) cerca di trasformare una misura concepita neggia”. E spiegano anche che “se al contribuente si per sanzionare gli evasori in un chiede troppo c’è il condono. I tempi restano incerti, rischio di non ottechi ha i soldi su un conto svizzero nere niente: invece SENZA FRETTA o li ha affidati a un trust ha tutto il di aderire alla sanatempo per prendere le sue controtoria, se ne andrà a Parlamento e governo misure. stare all’estero anche lui, trasferendo la reperdono tempo rinviando UN LIBRO APPENA uscito della sidenza oltre ai soldi. le norme sul rientro dei giornalista Nunzia Penelope, Caccia al tesoro (Ponte alle Grazie), ci capitali, mentre banche CACCIA AL TESORO rivela i retroscena della “legge di Nunzia Penelope morta due volte”, cioè quella sulla e titolari di somme Ponte alle Grazie voluntary disclosure che prevede all’estero si organizzano 210 pagg., 13 euro un’aliquota del 27 per cento sulle S Ci risulta che lo stiano facendo già in tanti”. Se poi il modulo da compilare, com’era previsto, ha 40 pagine e basta un errore per essere accusati di falso, allora gli incentivi a partecipare all’operazione trasparenza si riducono ancora. Insomma: una norma troppo tenera è un regalo agli evasori, una troppo dura rischia di spaventarli e di farli rimanere nell’anonimato. Ma la cosa peggiore è una norma troppo dura adottata con enorme lentezza che permette ai titolari di depositi di origine illecita di organizzarsi per essere sicuri di farla franca quando scatteranno le nuove regole. E anche le banche, costrette controvoglia a cooperare, hanno modo di individuare quelle scappatoie che permettono di rispettare formalmente la trasparenza senza perdere i capitali degli evasori, magari trasferendoli in una filiale di Singapore o nascondendoli in un trust blindato. “NON SI SA ESATTAMENTE quale parte di 42 minuti circa di audizione dell’Unione Fiduciaria abbia colpito maggiormente i parlamentari; sta di fatto che il 29 marzo 2014 il decreto sulla voluntary disclosure viene lasciato morire. Una forma pietosa di eutanasia, tanto era già chiaro che il Parlamento non lo avrebbe mai approvato”, commenta Nunzia Penelope nel suo libro. E a proposito delle alternative ora sottoposte alla Camera, dopo l’abbandono del decreto originario, la Penelope nota anche che “uno dei disegni di legge, tra l’altro, recepisce perfettamente tutte le richieste di ‘sconto’ avanzate dei fiduciari, e un secondo propone addirittura di allargare il beneficio ai capitali evasi ma rimasti in patria, lasciando cinque anni di tempo per decidere se aderire o meno”. Insomma, siamo passati da una norma forse troppo dura al progetto di un condono. È la lotta all’evasione secondo i politici italiani. riforme e controriforme che si susseguirono, comprese le leggi ad personam di Silvio Berlusconi, ma non solo quelle). Nicoletta Parisi, 64 anni, giurista, è esperta di diritto internazionale e ha fatto parte del board di Transparency International. Ha le competenze necessarie a fare da interfaccia con gli organismi internazionali con cui l’Autorità anti-corruzione deve confrontarsi e dialogare. Corradino, 45 anni, magistrato, porta al gruppo l’esperienza di chi è stato nel Consiglio di Stato. È autore di numerose monografie sulla disciplina degli appalti, sulla responsabilità della pubblica amministrazione e sul processo amministrativo. È vero, spiega Cantone, che ha fatto parte di gabinetti ministeriali, ma tanto in governi di centrodestra quanto in governi di centrosinistra. Uomo delle istituzioni, non dei partiti. Angela Nicotra, infine, 50 anni, offre alla squadra la sua competenza di costituzionalista. È stata scelta, come tutti gli altri, per i suoi titoli e la sua professionalità, garantisce Cantone, non perché indicata o spinta da una parte politica. Certo non l’aiuta il suo stesso curriculum, che la indica tra i membri della fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello. “Non ci sono lottizzati nell’Autorità”, ribatte comunque Cantone. I quattro, indicati dal governo sulla base della short-list redatta da Cantone, dovranno ora essere confermati dal Parlamento. Poi, arriverà la prova dei fatti: dopo molte promesse e tanta attesa, investiti quasi di una speranza salvifica, i cinque della Autorità anti-corruzione dovranno dimostrare nel lavoro quotidiano che la loro non è una “mission impossible”. Che è possibile, nel Paese del Mose e dell’Expo, vigilare sulla regolarità delle gare e degli appalti. Dovranno far dimenticare, se ci riusciranno, anche qualche peccato originale. GIUSTIZIA il Fatto Quotidiano Ifal Greco: “L’Italia passi avanti sull’anticorruzione” L’ITALIA SULL’ANTICORRUZIONE si sta muovendo bene. Questo il riconoscimento per l’impegno profuso contenuto nel rapporto annuale di Greco, l’organismo anti-corruzione del Consiglio d’Europa, presentato ieri. “L’Italia ha compiuto passi avanti e dimostrato che è disponibile a muoversi nella giusta di- rezione”, ha detto il presidente di Greco, Martin Mrcela, nel presentare il documento. Ma lo stesso Mrcela ha poi invitato a non cedere a facili entusiasmi. “Molto resta da fare - ha sottolineato - ed anche se ora si vede la luce alla fine del tunnel, quest’ultimo è ancora molto lungo”. Falso in bilancio, quella norma non s’ha da fare IL GOVERNO PENSA A UN DISEGNO LEGISLATIVO DA APPROVARE IN TEMPI BREVI MA BERLUSCONI “IL RIFORMATORE” E IL MINISTRO GUIDI LO ATTENDONO AL VARCO di Fabrizio d’Esposito T ra rinvii, slittamenti vari e annunci sul ddl anticorruzione, sarà la vera cartina di tornasole del patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Ossia il falso in bilancio. Ieri il Guardasigilli Andrea Orlando ha rispolverato la questione in un’audizione alla commissione Giustizia della Camera: “O presenteremo un emendamento al ddl anticorruzione in Senato oppure faremo un disegno di legge nel consiglio dei ministri”. In teoria, cioè sempre in base agli annunci, i tempi dovrebbero essere stretti. Entro la prossima settimana, al massimo per il 27 giugno, il governo Renzi dovrebbe offrire un po’ di chiarezza sulla delicata materia che tanto spaventa il Condannato, allergico per tradizione ai provvedimenti legalitari. Del resto, lo stesso Orlando nella sua audizione ha rimesso in campo anche l’autoriciclaggio e la prescrizione. Guarda caso sono le stesse materie che rimasero fuori dal primo patto inciucista delle larghe intese di Mario Monti. Erano i tempi di ABC, alias Alfano, Bersani e Casini e nel vertice immortalato da una foto pubblicata dal leader dell’Udc fu concordato un pacchetto anticorruzione (quello della Severino, allora alla Giustizia) senza falso in bilancio, autoriciclaggio, prescrizione e pure voto di scambio. Scontato ricordare che a pretendere l’esclusione fu Berlusconi che impose la linea ad Alfano, all’epoca ancora nel Pdl. Oggi, a parole, il tema ritorna e già la doppia opzione prospettata da Orlando, emendamento o ddl, genera dubbi sulla volontà reale della maggioranza di andare avanti. Ancora non si sa quando l’anticorruzione si discuterà in aula al Senato e i grillini da tempo hanno esplicitato il loro sospetto. Questo, nella versione di Vito Crimi, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato: “La legge è già pronta? Oppure c’è un accordo con Berlusconi, per eliminare il falso in bilancio dal pacchetto anticorruzione in cambio dell’appoggio alla riforma costituzionale?”. Il rischio è che tutto finisca in un binario morto, travestito magari da ddl approvato con enfasi mediatica nel consiglio dei ministri della prossima settimana. Ancora una volta la politica sarà costretta a scegliere tra i diktat e gli interessi personali del Condannato e la lotta all’eterna corruzione del Paese, come dimostrano gli scandali Expo e Mose. Berlusconi infatti non accetterà mai un ritorno al falso in bilancio. Grazie alla depenalizzazione del reato, a cominciare dal 2001, l’ex Cavaliere ha usu- LA PREVISIONE Negli ambienti della maggioranza chiariscono che sarà difficile anche ripristinare il reato come era prima fruito dell’ennesima legge ad personam in ben cinque processi. Per lui era talmente un’emergenza prioritaria, che non si fermò nemmeno di fronte alla tragedia dell’Undici Settembre. Il 12 settembre 2001, il centrodestra andò spedito, al Senato, sulla riforma del diritto societario, dov’era stata inserita l’abolizione del falso in bilancio. Dalle cronache di quei giorni, per bocca del senatore Nando Dalla Chiesa: “Mentre il mondo tre- ma, inorridisce e si interroga di fronte agli attentati-massacri compiuti ieri dai terroristi islamici, nel Parlamento italiano, il Senato, come se niente fosse, continua a risolvere a tappe forzate i problemi personali del presidente del Consiglio. La giustificazione addotta per legittimare questo atto di insensibilità è perfino offensiva: onorare, attraverso il lavoro, la memoria dei morti di ieri”. Il falso in bilancio è stato una costante dei governi Berlusconi (nel 2005 fu messa la fiducia al ddl sul risparmio che ritornava sulle norma) e la previsione fatta negli ambienti della maggioranza è che in ogni caso non sarà mai possibile ripristinare il reato così com’era prima dell’avvento del Berlusconi edizione 2001. Anzi. Il testo eventuale del governo potrebbe essere una versione light anche per le pressioni del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. In capo a lei s’incrociano interessi letali per una stesura “forte” del ddl o dell’emendamento: quelli berlusconiani, ovviamente, (la Guidi è amica del Condannato), e quelli di Confindustria. NAPOLI MILIONARIA Berlusconi a pranzo a Napoli dopo la deposizione al processo Lavitola attorniato da una folla festante Ansa VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 3 CLICK Silvio a fine corsa nell’aula di tribunale di Pino Corrias ALLA FINE DI TUTTE le corse elettorali, processuali, sessuali, esistenziali, è proprio Silvio Berlusconi che sedendosi nell’aula del Tribunale di Napoli si ribella al cuore più prezioso del berlusconismo, l’immagine. Lo fa nel momento in cui alza le mani davanti al presidente del Tribunale e dice: “No, preferisco che non ci siano le riprese tv”. È il “mi consenta” che diventa un “no, non consento”. È il re dell’immagine pubblica che sceglie la riservatezza del buio privato. Finalmente sfiorato dal dubbio che la propria immagine di mistica fattura, di ventennale efficacia, di marchio a garanzia di ogni successo, non induca più al proselitismo degli applausi, ma alla vergogna. Non infervori il pubblico dei credenti amici, ma nutra di soddisfazione i miscredenti nemici. La verità che stava rivelando quella sedia scomoda su cui è stato obbligato a sedersi - di testimone amico del brigante Lavitola - andava censurata in via preventiva. B ne conosceva il veleno, moltiplicato dal pericolo della sua infinita riproducibilità. E pazienza se, fermando quelle immagini, si sia esposto alla irreparabile rivelazione che la sua attuale debolezza sia molto più forte del suo confortevole cerone. E B. sbottò: “Magistratura incontrollata” TESTIMONE AL PROCESSO LAVITOLA PRIMA CHIEDE DI SPEGNERE LE TELECAMERE (SENZA RIUSCIRCI) POI ATTACCA I GIUDICI di Vincenzo Iurillo nche stavolta il Condannato ha provato a A sottrarsi alle domande dei magistrati. Come ai bei tempi dei legittimi impedimenti e delle guarentigie del potere. Silvio Berlusconi era inafferrabile, era impossibile porgli un quesito, non ci riuscì nemmeno Ilda Boccassini che provò a stanarlo quando venne in aula a Milano per rendere dichiarazioni spontanee al processo Sme ed allungare il brodo in vista del lodo Schifani. Al processo Dell’Utri, i giudici e i pm che da Palermo si erano recati a Palazzo Chigi per ascoltare B. rispettando le SUL SUO ONORE Descrive Valterino come “un facilitatore delle imprese italiane, un bravo imprenditore e un ottimo giornalista” sue esigenze da premier, furono liquidati con un “intendo avvalermi della facoltà di non rispondere” in qualità di indagato in procedimento connesso. Manovra tentata pure ieri a Napoli al processo Lavitola per la tentata estorsione ai vertici di Impregilo, coi difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, autori di una memoria affinché il loro cliente venisse considerato ‘indagato in procedimento connesso’ per un presunto collega- Silvio Berlusconi in aula Ansa mento al processo per la compravendita dei senatori. Tesi respinta dalla Sesta Sezione del Tribunale: B. è testimone e deve rispondere. Lui è entrato in aula con un volto terreo. HA CHIESTO di far spegnere le telecamere. Avrà pronunciato una quarantina di “non so” e “non ricordo”. Il Cavaliere Smemorato ha camminato sul filo di una palpabile tensione per quasi un’ora e mezza di interrogatorio sulle vicende e sui retroscena della potenza di Valter Lavitola a Panama, l’uomo che dava del ‘tu’ al presidente Ricardo Martinelli. E verso la fine non ce l’ha fatta e ha sbottato. Incalzato da una serie di quesiti su una cerimonia a Panama, ha detto al presidente del collegio Giovanna Ceppaluni: “Non capisco la necessità di chiedermi queste cose”. Lei, ineffabile: “Non c’è necessità che lei lo capisca”. E lui, innervosito: “La magistratura è incontrollata e incontrollabile, è irresponsabile e gode di impunità piena”. Il procuratore aggiunto Vincenzo Pi- scitelli è scattato in piedi: “Parole inaccettabili”. A fine udienza, Berlusconi si è avvicinato e ha consegnato alla Ceppaluni il cartello con la formula del giuramento: "Le faccio dono di questo, presidente, affinché il decoro della giustizia in Italia sia meglio tutelato". Berlusconi scherza col fuoco, visto che l’affidamento ai servizi sociali è subordinato alla prescrizione di non attaccare i magistrati. Per il momento la Procura di Napoli è orientata a non farsi trasmettere gli atti e in assenza di iniziative formali, i giudici di sorveglianza di Milano dovrebbero lasciar perdere. Piscitelli vuole comunque discuterne con il procuratore capo Giovanni Colangelo. Senza perdere di vista un aspetto: se Berlusconi venisse indagato per oltraggio in udienza, le sue dichiarazioni da testimone diventerebbero inutilizzabili. Sarebbe un peccato. Il processo merita. Riguarda una tentata estorsione a Impregilo, avvenuta attraverso una telefonata con la quale Berlusconi – senza rendersi conto della minaccia che quelle parole rappresentavano veicolava al presidente del gruppo Massimo Ponzellini un messaggio di Lavitola: Martinelli avrebbe rilasciato dichiarazioni negative in grado di danneggiarne il titolo in borsa se Impregilo non avesse mantenuto l’impegno di realizzare un ospedale pediatrico a Veraguas. Il pm ha fatto riascoltare la telefonata. Berlusconi si è detto “orgoglioso” di averla fatta. Avrebbe volentieri arredato l’ospedale a sue spese. Ha definito Lavitola “un facilitatore delle imprese italiane, un bravo imprenditore e un ottimo giornalista”. Ha sostenuto di aver conosciuto Martinelli perché glielo ha presentato Lavitola. Il pm è convinto del contrario. Berlusconi ha poi concluso la trasferta napoletana con un bagno di folla nel cuore di Napoli e una pizza con l’onorevole azzurro Luigi Cesaro, destinatario di una richiesta di arresto della Dda di Napoli – come rivelato da ‘Il Fatto Quotidiano’ - che langue da molto tempo in un ufficio Gip senza risposta. Certe amicizie vanno coltivate. 4 FANTASMI VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 Fè bassa, mi: l’inflazione la Bce compri titoli LA RIPRESA nell’area euro “sta prendendo piede”, ma “non è ancora robusta o sufficientemente forte”. Questo quanto emerge dal rapporto del Fondo Monetario Internazionale, presentato oggi all’Eurogruppo riunito a Lussemburgo. Per questo, la direttrice del Fmi Christine Lagarde chiede “riforme” e “sforzi di politiche” per spingere la crescita, che deve essere “molto più elevata per far scendere la il Fatto Quotidiano disoccupazione e l’indebitamento”. Tre le aree su cui intervenire: sostegno della domanda, risanamento dei bilanci e il completamento dell’unione bancaria e avanzamento delle riforme strutturali. I punti dolenti, invece, riguardano l’inflazione, definita “bassa in maniera preoccupante e la disoccupazione, in particolare tra i giovani, è elevata in modo inaccettabile". Anche sulle banche il giudi- zio non è completamente positivo: i loro bilanci sono “ancora compromessi” e impediscono la concessione di credito alle imprese. Non solo, il rapporto sottolinea anche che se l’inflazione rimane bassa è necessario che la Banca Centrale Europea consideri “l’acquisto di asset su larga scala, prima di tutto di asset sovrani in base alle quote di capitale Bce“. CACCIA AL DECRETO: LA RIFORMA DELLA MADIA NON SI TROVA PIÙ A UNA SETTIMANA DALL’ANNUNCIO ANCORA NON SI VEDE IL PROVVEDIMENTO IL QUIRINALE CONTESTA DECINE DI ARTICOLI E LO SPACCHETTA IN DUE PARTI di Stefano Feltri S i è svolta a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri. Via libera al disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione”. Ecco: via libera, una formula che trasmette il senso di efficienza renziana senza impegnare troppo. A una settimana da quegli annunci, tecnici, parlamentari (e perfino alcuni ministri) si chiedono: ma cosa diavolo avete approvato? IL TESTO è un mistero: non c’è. Qualcosa è stato mandato al Quirinale, per la firma. “Una volta che lo mandi al Colle poi ci pensano i loro uffici, noi non sappiamo più nulla”, dicono da un ministero coinvolto. I tecnici quirinalizi hanno una lunga lista di perplessità e stanno facendo saltare decine di articoli: per prima cosa smontano in due il provvedimento, che in alcune versioni intermedie era arrivato ad avere oltre 120 articoli, dalla riforma del pubblico impiego alle infrastrutture alla difesa della mozzarella di bufala e alla tutela del parco delle Cinque Terre. D’accordo che da capo dello Stato Giorgio Napolitano ha firmato di tutto, ma questo decreto era un po’ troppo sporco per essere costituzionale. Allora: da una parte la Pubblica amministrazione con un po’ di appendici, dall’altra Ambiente e Agricoltura. Ma che c’è scritto dentro? Mistero. Il ministro più coinvolto, Marianna Madia (Pubblica am- FIGLIO ILLUSTRE ministrazione) è preoccupata: riformare la burocrazia è già complicato e in Parlamento sarà battaglia, ma se nel decreto ci finisce di tutto i problemi nelle commissioni di Camera e Senato si moltiplicano. Peccato che i colleghi della Madia, a cominciare dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, hanno assoluto bisogno di infilare nel decreto misure economiche (si parla di finanziamenti a infrastrutture per 1-2 miliardi, Expo inclusa) o rischiano di dover aspettare settembre. L’altro Napolitano, il Giulio che sussurra ai suoi ministri DISPENSA CONSIGLI (CON BASSANINI) PER LA P.A. E FRANCESCHINI HA ARRUOLATO UN SUO COLLEGA di Carlo Tecce Matteo Renzi e il ministro Marianna Madia LaPresse A SCATOLA CHIUSA Non si sa bene che cosa abbia approvato il Consiglio dei ministri di venerdì scorso visto che non esistono testi ufficiali Quindi il merito è un problema, grosso. Ma il metodo è peggio. CHI DECIDE cosa c’è scritto in un decreto legge? “Il presidente del Consiglio e i ministri”, risponde l’ingenuo. Sbagliato. In teoria c’è un pre-Consiglio dei ministri in cui si affrontano i dettagli tecnici e poi si lascia ai ministri il compito di prendere le decisioni politiche, scegliendo tra opzioni coerenti e definite. Ma nell’epoca di Matteo Renzi i pre-Consigli o non si fanno o discutono cose diverse da quelle che poi entrano in Consiglio. Venerdì sera i dirigenti dei vari ministeri coinvolti hanno cercato di parlare con la responsabile dell’ufficio legislativo, Antonella Manzione, ma lei era già tornata a Firenze, dove è stata capo dei vigili urbani (e per quello Renzi l’ha voluta). Niente, non si sa cosa è stato approvato. Nel caos di questi mesi, ogni ministero manda dei pezzi di provvedimenti all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi che poi li assembla e riformula come crede, nessuno – neppure Renzi o il suo braccio destro Graziano Delrio – ha il pieno controllo politico della scrittura delle norme, per la gioia dei lobbisti e professionisti dei commi che hanno maggiore facilità a influenzare qualche dirigente pubblico che un ministro o un premier. Nelle redazioni dei giornali girano bozze, come quella datata “12 giugno ore 24” che pare ormai siano diversissime dai testi in mano al Quirinale. In quella bozza c’è anche un’apposita norma che cancellerebbe la condanna subita da Renzi come presidente della Provincia di Firenze per aver assunto con contratti troppo generosi quattro segretarie. Ma tutto scorre, anche le norme dei decreti. E chissà cosa è rimasto. ALLA CAMERA, da dove partirà l’esame del decreto, aspettavano il testo per stasera, in commissione Bilancio. Più probabile che tutto slitti a dopo il weekend, cioè a martedì. Se andrà così, saranno passati oltre dieci giorni tra il Consiglio dei ministri e la presentazione di un testo. Neanche ai tempi di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, quando i consigli duravano nove minuti, succedevano queste cose. I testi si approvavano “salvo intese”, cioè con l’impegno di negoziare in un secondo momento i dettagli più tecnici, ma qualcosa c’era. Adesso ci sono soltanto gli annunci. Twitter @stefanofeltri IL NEGOZIATO Giustizia, l’uomo del Colle ha detto no: fermate il premier sui magistrati di Wanda Marra del Colle. E, a quanto raccontano i ben informati, nella persona di Donato Marra, che, non a caso è un consigliere di e qualcosa non funziona, questa va cambiata facendo an- stato, ed è segretario generale della presidenza della Repubche riforme che non piacciono ai magistrati”. Durante blica. I consiglieri, secondo grado del Tar, unica sede Palazzo l'Assemblea del Partito democratico di sabato scorso, il se- Spada a Roma, sono pochi e potenti. E più in generale, Nagretario Matteo Renzi, mentre incitava chiunque tra i De- politano in questi giorni ha lavorato a difendere le prerogative mocratici avesse notizie di reato a salire i gradini del Tribunale delle toghe. Uno dei motivi, al di là della difficoltà di arper denunciarle, mandava però anche un avvertimento ai monizzazione delle norme, per cui il decreto Pa è rimasto al magistrati. Non per la prima volta. Perché l'intenzione di Colle per giorni. attaccare tutti i poteri, dunque anche quello Quello che il governo dovrebbe aver ottenuto Donato Marra LaPresse è il fatto che ricevendo un incarico, il madelle toghe, il premier l’aveva già annunciata forte e chiara. Per esempio, quando aveva cogistrato debba andare fuori ruolo. Invece che municato la decisione di mettere un tetto agli più vantaggiosamente in aspettativa, come acstipendi delle toghe, nonostante le resistenze cade fino ad ora. Altra questione decisamente dell'Anm. sgradita alla magistratura, sempre prevista dal Tra i motivi di confronto-scontro tra Matteo decreto Pa, come licenziato da Matteo Renzi: il piano di prepensionamenti per i magistrati Renzi e Giorgio Napolitano sul decreto Pa anche le misure riguardanti i giudici. Infatti, ancora in servizio. Lo stop non sarebbe a 75 in una delle bozze di lavorazione, si prevedeva anni, come ora, ma a 70, unica deroga per i una norma che conteneva la proibizione dei capi attuali fino al dicembre 2015. Questo doppi incarichi per i magistrati. Una norma vorrebbe dire che dei 9.410 in servizio in tre che sarebbe stata fatta togliere su pressione anni andranno a casa in 445. S Giulio Napolitano e Lorenzo Casini LaPresse altro Giulio (Napolitano) ha superato la condizione di ilL’ lustre figlio di illustre padre, ormai è una presenza costante, quasi romanzata, a volte trascurata per riflesso (dai co- razzieri), di quella Roma che mescola politica, potere, relazioni e cancella le differenze. E non occorre menzionare le frequenti apparizioni nei salotti romani per le tipiche serate conviviali, dove capita – eccome se capita – di incrociare Marco Carrai, l’indefinito e indefinibile oracolo di Matteo Renzi. L’altro Giulio, cattedra all’Università di Roma Tre, allievo di Sabino Cassese, è rientrato in poche righe di pochi quotidiani per la faticosa composizione di un decreto, firmato Marianna Madia, per la Pubblica amministrazione in agenda renziana dai giorni d’insediamento. Esperto e docente in materia, il giovane Napolitano avrà contribuito? S’annotano avvistamenti con il ministro (molti anni fa, fidanzata), conciliaboli con l’amico Franco Bassanini, l’ex indipendente comunista che presiede la Cassa depositi e prestiti, che senz’altro un suggerimento non l’ha risparmiato. Proprio Bassanini, la settimana scorsa, era al ministero a far quadrare articoli e cavilli accanto a Madia, i magistrati contabili e aggiornava al telefono Renzi in missione asiatica. I retroscena su Giulio NaRELAZIONI politano e l’attivismo fra dicasteri e Quirinale sono zepAi Beni Culturali pi di indiscrezioni e rivisitazioni, la scena accoglie un adesso comanda particolare: una nomina, Lorenzo Casini, nuovo non casuale, non marginale. Dario Franceschini ha arconsigliere giuridico, ruolato il professor Lorenzo Casini, referenziato, un curche mantiene anche riculum da 19 pagine, decine i rapporti con il Presidente di seminari, convegni e una lunga conoscenza e un’ampia pubblicistica assieme a Giulio Napolitano: Le prospettive della globalizzazione - Uscire dalla crisi(il Mulino). L’incarico è in attesa di essere vidimato dai controllori in Corte dei conti, ma Casini è operativo. È consigliere giuridico di Franceschini da qualche mese, l’accompagna al Consiglio dei ministri, a pregiate tavole rotonde, l’ha seguito e assistito per la stesura del decreto appena licenziato ai Beni culturali e ha mediato – raccontano – con il Quirinale. In pratica: Casini ha commissariato il capo dell’ufficio legislativo al Mibac, Paolo Carpentieri, e scalato le gerarchie molto rigide di Franceschini. Ilaria Borletti Buitoni e Francesca Barracciu, i due sottosegretari, non toccano palla. L’ex montiana Borletti Buitoni gira l’Italia con l’intenzione e l’ambizione di salvaguardare il patrimonio culturale; la democratica Barracciu è molto concentrata sui temi ministeriali declinati al territorio, sardo soprattutto. Non hanno deleghe ufficiali. Oltre a Franceschini, comanda Casini. Anche il rampante professore, classe 1976, è passato per lo studio di Sabino Cassese, tiene un corso a Roma Tre (e insegna alla Sapienza) e ha siglato elaborati e proposte di Franco Bassanini. Il ministero di Franceschini gode di ottimi rapporti istituzionali e corsie preferenziali a Palazzo Chigi. Non ha sbagliato. E se sbaglia, nessuno se ne accorge. Ricordate i 500 giovani che dovevano lavorare per la Cultura? Un anno fa, esatto, Enrico Letta trasformò l’annuncio in una campagna mediatica. Poi i 500 giovani scoprirono che in palio, al concorsone, non c’era un lavoro, ma un tirocinio per creare l’archivio informatico da 1.400 ore a 5.000 euro lordi l’anno. Dopo una dolorosa gestazione, le ore sono diminuite e il compenso non è cambiato. Adesso la coppia Franceschini-Casini ha rimescolato gli ingredienti e mostrato l’opera (non d’arte): i giovani sono 150 e il rimborso di 1.000 euro al mese. Non sembra più bello? SINISTRATI il Fatto Quotidiano L“Daa moglie Agnese: Mineo parole davvero orribili” LA DICHIARAZIONE è praticamente un unicum nella riservatezza fin qui granitica della first lady italiana: "Queste parole sono semplicemente parole orribili. Non ho niente di più da dire”. Così ieri Agnese Landini rispondendo ai cronisti, che, a margine di un’iniziativa a Firenze con ragazzi con la sindrome di Down, le chiedevano un commento all’espressione "ragazzino autistico", usata dal senatore del Pd Cor- radino Mineo per definire il premier in seguito alla sua estromissione dalla commissione Affari costituzionali del Senato. Mineo aveva paragonato Renzi ad un "ragazzino autistico", suscitando la reazione del premier in difesa dei ragazzi disabili: il premier e la moglie hanno una nipotina down. "Quando si vive con un ragazzo down, autistico o con altre forme di disabilità, ci rendiamo conto della bellezza che que- Renzi risponde a Grillo Ma il tempo è scaduto IL PREMIER INCONTRERÀ MERCOLEDÌ LA DELEGAZIONE DI M5S, IL NUOVO SENATO PERÒ È GIÀ QUASI DECISO. BOSCHI E ROMANI LIMANO L’ACCORDO DEL NAZARENO di Wanda S Marra aranno 100 i membri del nuovo Senato, 21 Sindaci, 75 rappresentanti delle Regioni, 5 di nomina presidenziale, più i senatori a vita. Un primo effetto della trattativa in corso tra Pd e Forza Italia: diminuiscono i primi cittadini, su richiesta dei berluscones. Come, in base ai rilievi fatti da molti, diminuiscono anche i membri di nomina presidenziale, che dai 21 della bozza originaria passano a 5 (che saranno in carica per 7 anni). Ma mentre Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli lavorano a chiudere gli emendamenti condivisi, che dovrebbero essere depositati stasera in Commissione Affari costituzionali (termine che potrebbe ancora slittare), si continua a trattare sul merito. PERCHÉ L’ACCORDO politico tra Renzi e Berlusconi c’è, ma ci sono una serie di dettagli (non proprio dettagli, poi), che devono essere incardinati, imbullonati, approvati. Fatti digerire anche agli altri partiti in questione, a partire dalla Lega. Ieri Maria Elena Boschi NOVITÀ Rispetto al testo originario cresce la rappresentanza dei primi cittadini, saranno 75 gli esponenti delle Regioni ha visto prima Gaetano Quagliariello, poi Paolo Romani. Tra i rebus difficilmente risolvibili, il modo per garantire le minoranze nella nuova Camera delle Autonomie, visto che ogni regione ha una legge con un premio di maggioranza che schiaccia le minoranze. La Lega invece si è impuntata sul Titolo V: chiede maggiori competenze per le Regioni. E proprio in un momento in cui è abbastanza chiaro che il patto del Nazareno tiene - nonostante le voci dentro Forza Italia non siano tutte conformi - Beppe Grillo decide di dare dal suo blog la disponibilità a ragionare non solo sulla legge elettorale, ma pure sul Senato. “Noi pensiamo di potere dare un contributo fondamentale alle riforme costituzionali e alla legge elettorale. Il voto di preferenza, il taglio ai costi della politica e il dimezzamento del numero dei VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 ste persone ci comunicano - ha detto la Landini -. Sono dei maestri di vita, ci insegnano a gioire delle piccole cose, del fatto che ci dicano una parola, che si leghino le scarpe, che attraversino la strada". Ai cronisti che le chiedevano come fosse la vita da first lady non ha voluto rispondere: "Oggi sono solo una zia", ha sorriso. Agnese ha poi spiegato che da settembre potrebbe "ricominciare a lavorare". FLOP SU EBAY Nessuno compra le auto blu on-line A gli italiani non interessa viaggiare con le Maserati blu del parco macchine del governo, messe all’asta su eBay da Matteo Renzi. “È una mossa demagogica, ma dà un segnale al Paese”, aveva detto il premier annunciando l’asta. E per fortuna che lo aveva premesso che la vendita delle auto non avrebbe salvato le casse statali, altrimenti la sorpresa sarebbe stata ancora più amara. A oggi - l’asta on line è partita il 26 marzo - su un lotto di 151 macchine solo 22 sono di nuovo in circolazione, guidate da privati cittadini. Guadagno complessivo: 150 mila euro. E allora, con l’arrivo dell’estate, il governo ci riprova, facendo partire anche i saldi. Per chi non ama le auto blu, ora sono in vendita due Alfa 156 rosse dei Vigili del fuoco a un prezzo da amici: 200 euro l’una. 100 I NUOVI 21 SARANNO LEGGE ELETTORALE I 5Stelle potrebbero servire alla maggioranza per portare a casa alcuni cambiamenti sull’Italicum Come i collegi alzare l’asticella della trattativa con Berlusconi, sia per stoppare Alfano, che all’epoca impose, per esempio, le liste bloccate. Non solo: tra gli obiettivi del premier - che comunque si potrebbe trovare in Aula di fronte al voto negativo dei 14 senatori ex auto - sospesi - c’è anche quello di spaccare il gruppo dei Cinque Stelle. SENATORI PROTAGONISTI parlamentari sono solo alcuni dei punti che mettiamo sul tavolo ignorati finora. Renzi, ci stai o no?”. La risposta di Renzi non si fa attendere. E arriva sotto forma di una lettera ai capigruppo dell’M5S scritta in stile “ecumenico”: “Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano - io almeno la penso così. E lavoro con determinazione per arrivare insieme a questo obiettivo comune”, scrive Renzi. E allora, siccome “c’è molto da fare e non c'è tempo da perdere, vi propongo di vederci mercoledì in un orario da concordare insieme”. Poi prosegue non senza una certa ironia: “Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l’interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come Presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell’esecutivo”. Oppure, “se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari”. La delegazione M5s risponde dicendo di essere pronta ad andare a Palazzo Chigi. IL PUNTO vero della questione è che però l’incontro arriva ad accordo del Nazareno confermato, con Grillo di fatto fuori gioco. Perché allora il segretario-premier ha scelto di incontrare i grillini? Prima di tutto, ci sono ragioni mediatiche: non poteva di certo rifiutarsi. Ma non solo: esiste una variabile, rispetto alla quale lo stesso premier ha un interesse reale a confrontarsi con il Movimento. E si chiama legge elettorale. Perché se è vero che si partirà per la discussione dall’impianto dell’Italicum è anche vero che molte cose in quella legge vanno 5 I SINDACI Beppe Grillo e Maria Elena Boschi La Presse modificate. Prima di tutto, la soglia per accedere al ballottaggio sarà portata al 40 per cento (numero indimenticabiler in questa fase politica, evidentemente, dopo il fatidico 40,8% delle europee). Tra i punti che lo stesso Renzi vorrebbe modificare ci sono le soglie di sbarramento, che andrebbero uniformati al 4% sia per le liste coalizzate, sia per le liste fuori dalle coalizioni. Al posto delle liste bloccate, previste dall’Italicum, vorrebbe i collegi. Adesso, c’è da capire se l’apertura di Grillo è puramente tattica, e dunque ha intenzione di non smuoversi dal suo sistema proporzionale, ovvero se ha qualche interesse a entrare davvero nella partita-riforme. Se così fosse, Renzi potrebbe usarlo sia per La Rai punta su Cristina Parodi SARÀ LEI A PRESENTARE I PALINSESTI AGLI INSERZIONISTI MERCOLEDÌ. FLORIS SEMPRE IN BILICO di Chiara Paolin a stagione Rai 2014-2015 è pronta. IeL ri il Consiglio d’amministrazione ha approvato i palinsesti che saranno presen- tati mercoledì prossimo agli inserzionisti. E chi salirà sul palco di via Mecenate, negli avveniristici studi di Milano, per invogliare gli sponsor? Chi sarà mai il volto-simbolo dell’azienda scelto per un’annata tanto difficile? Ebbene, il nome giusto è quello di Cristina Parodi, giornalista e conduttrice, nonchè first sciura di Bergamo in quanto legittima consorte di Giorgio Gori. LA SCENA RISULTA plastica: per piazzare un prodotto asfittico, che ricalca pedissequamente quello di un anno fa (o forse di dieci), c’è il sorriso sfolgorante della signora passata alla storia della politica nazionale per aver scelto e indossato lo stesso abito di Michelle Obama, un tubino da 69,90 euro comperato on line. “Volevo portare fortuna a Giorgio” ha detto lei, che nel frattempo ha messo all’asta il cimelio vendendolo a 750 euro per una causa benefica della sua città. L’Eco di Bergamo ha pubblicato la foto dell’evento, sindaco compreso, e anche a Milano gli investitori apprezzeranno il solare protagonismo della Parodi: un qua- dretto decisamente renziano, una micro-rottamazione che toglie di mezzo la potente Paola Perego, moglie del megaproduttore tivù Lucio Presta. Perchè ormai “La vita in diretta” è tutta per lei, per la signora Gori, e questo sembra l’unico brivido concesso agli utenti del servizio pubblico. Per il resto, c’è solo il dubbio su Giovanni nremo, mentre risulta dispersa Licia Colò, invisa al direttore di Rai3, Andrea Vianello. Le vere preoccupazioni però stanno altrove, ovvero nei piani di riassetto dell’azienda. Il primo punto è accorpare reti e redazioni: nel mirino il Tg2, corroso dai buoni ascolti della Gruber nel serale, e vicino alla fusione con la dispendiosa Rainews. Questione più redditizia è la quotazione Raiway: dopo LADY GORI aver sventato la valutazione a ribasso di Bankitalia (600 milioni Ha piazzato all’asta di euro), ora Banca Leonardo il suo abitino elettorale mette su Piazza Affari un potenziale da un miliardo di euro, e il per 750 euro 30 per cento che il premier Renzi ha già deciso di mettere in venAdesso deve dita garantisce una bella boccata convincere a investire d’ossigeno, 300 milioni. sulla tivù pubblica Floris, ma pare si possa trovare l’accordo: budget confermato per conduttore e redazione (senza tagli da spending review) e niente estensione del programma oltre il canonico martedì sera. Dunque lo staff dell’informazione show sulla Rai non cambia: Vespa, Porro, Gabanelli, Iacona, Annunziata, e 11 puntate di “Petrolio” su Rai1 per Duilio Giammaria al posto di Porta a Porta. Ci saranno anche le altre facce note del brand, da Antonella Clerici al Carlo Conti che ritroveremo a Sa- QUALCHE SOLDINO Renzi se lo aspetta da RaiCom, la consociata dedita alla gestione commerciale della Rai che avrà in carico anche il traffico internet, dopo aver fulminato YouTube: il Cda ha deciso ieri che l’amministratore delegato è Luigi De Siervo, renziano doc. Un altro piccolo passo nella revisione aziendale sotto la gestione cauta di Luigi Gubitosi: in attesa del naturale esaurimento del mandato, la prossima primavera, nulla di clamoroso può accadere in Rai. I direttori di rete restano al loro posto, i responsabili di rete pure, e Cristina Parodi sorride. 6 SINISTRATI VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 Fi turisti ranceschini contro over 65 di Giappone e Usa di Salvatore Cannavò P er Nichi Vendola è “un grande dolore”, oltre che “un errore politico”. Renzi lascia “le porte aperte”. Ma quella di Gennaro Migliore, di dodici deputati e un senatore di Sel è in realtà solo l’ultima di una serie infinita di scissioni. Il sintomo di una crisi strisciante che si trascina da tempo e che riapre ferite non sanate nel corpo martoriato della sinistra italiana. NON ERA FACILE sostituire nel cuore degli italiani il ministro in bicicletta, Massimo Bray. Ma adesso Dario Franceschini, responsabile della cultura, c’è riuscito. Ieri, presentando la rivoluzionaria iniziativa che offre l’ingresso gratuito nei musei ai minorenni, ma esclude il biglietto gratuito per gli over 65, il ministro ha dichiarato: “Oggi un terzo degli ingressi nei musei sono gra- il Fatto Quotidiano tis; anche i giapponesi, gli americani, entrano gratis perché hanno più di 65 anni”. Ecco dove si annidava lo spreco e il mancato introito nelle casse dello Stato: adesso l’Italia può dirsi più furba nello sfruttare il suo patrimonio artistico e culturale. “Fin qui la politica si è occupata troppo poco del turismo” ha tuonato a conclusione Franceschini. Ma adesso cambierà tutto. LA SINISTRA IN FRANTUMI SEL, ADDIO DI 12 “RIFORMISTI” ROTTURA SUGLI 80 EURO. LA LITE NELL’EX GRUPPO DIRIGENTE DI BERTINOTTI LE SIRENE DI RENZI: “RISPETTO, PORTE APERTE NEL PARTITO DELLA NAZIONE” LA SCELTA DI MIGLIORE di ab- bandonare il partito che, insieme a Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Elettra Deiana, Massimiliano Smeriglio, Francesco Ferrara, Franco Giordano e molti altri – tutti provenienti dal vecchio gruppo dirigente bertinottiano – è stata comunicata ieri da una lunga lettera del deputato napoletano. Una lettera in cui si respinge l’accusa di aver voluto, con la scelta di sostenere il decreto Irpef del governo, quello degli 80 euro, “sequestrare la linea politica del partito”, come gli era stato rinfacciato da Vendola. “Non ci sto a passare per un sabotatore” scrive Migliore, e “mi fermo prima che qualcuno chieda improbabili riallineamenti” e prima che “alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea”. Migliore definisce la propria posizione “incompatibile con quella di Sel” e quindi ras- segna le dimissioni “da tutti gli incarichi e dal partito”. Non dal Parlamento dove punta a formare un nuovo gruppo, “riformista”, cercando di raccogliere consensi che permettano di ar- NICHI VENDOLA Per il leader “un grande dolore, un errore politico: restiamo la terza via tra radicalismo testimoniale e riformismo senza riforme” Il garante PSI-PCD’I Antonio Gramsci fonda il Partito comunista d’Italia PRC-CU Nascono i Comunisti unitari per dare la fiducia a Dini PSI-PSLI La destra di Saragat fonda il Partito socialista dei lavoratori PRC-PDCI Cossutta rompe con Bertinotti per stare al governo PSI-PSIUP Nuova rottura socialista, questa volta da sinistra PRC-PCL Ferrando opera l’ennesima scissione di Rifondazione PSI-PSDI Nuovo addio di Saragat, nascono i socialdemocratici DS/PD-SD Il correntone di Mussi non confluisce nei democratici PCI-MANIFESTO Drammatica rottura dopo i fatti di Praga PRC-SIN.CRITICA Ancora una scissione a sinistra di Bertinotti PCI/PDS-PRC Gli anti-Svolta creano Rifondazione comunista PRC-SEL Vendola perde il congresso e fonda Sinistra e libertà rivare al minimo indispensabile di venti. Tra la dozzina, circa, di deputati di Sel che lo seguiranno ci sono Claudio Fava, e Titti Di Salvo, ex segreteria Cgil. Incerte le posizioni di altre figure im- portanti come il tesoriere Sergio Boccadutri o l’ex coordinatore nazionale Francesco Ferrara. Dalle scelte che alcuni di loro faranno, tra l’altro, dipenderà anche la nomina del nuovo capo- GENNARO MIGLIORE Il capogruppo lascia incarichi e tessera e non il seggio: “Incompatibile con la linea, ma non ci sto a passare per sabotatore” Guido Viale Il fuoriuscito “Il futuro adesso è la lista Tsipras” uido Viale è stato uno dei “garanti” della lista Tsipras e anche uno di coloro che ha G sostenuto con forza la decisione di Barbara Spi- nelli di accettare, ripensandoci, il seggio europeo. In questa veste è tra quanti sono stati accusati da Paolo Flores d’Arcais, in un lungo saggio su Micromega, di essere responsabili dell’ennesimo fallimento a sinistra. Accusa a cui reagisce con nettezza. “Non lo chiamerei fallimento. Certo l’obiettivo potenziale era ed è molto più ambizioso. Ma occorre scontare le difficoltà di un progetto del genere. Difficoltà con cui Flores non ha la minima capacità di misurarsi tanto è vero che si è ritirato fin dall’inizio aggiungendo difficoltà ulteriori come l’impuntatura sulla candidatura di Sonia Alfano”. Eppure, al risultato della lista consegue l’ennesima scissione a sinistra. La divisione di Sel mi pare fosse nella logica delle cose. La lista Tsipras è nata con una nettissima demarcazione nei confronti delle politiche di larghe o piccole intese del governo Renzi, e soprattutto, nei confronti di un partito pigliatutto come è diventato il “partito-governo” di Renzi che però nella sua impostazione di fondo non ha né la volontà né la possibilità di scostarsi dalle politiche di austerità. E quindi lascia alla sua sinistra uno spazio molto ampio. Spazio che finora non avete occupato. La lista Tsipras è nata per creare un punto di riferimento per quanti pensavano che i partiti tradizionali della sinistra radicale non fossero più strumenti adeguati per un elettorato molto ampio che comprende una parte anche consistente dell’elettorato Pd, una parte molto consistente del M5s e soprattutto una parte amplissima di coloro che si astengono per una natura e comprensibile ritrosia a riconoscersi nelle pratiche politiche correnti. Il progetto ha intercettato una parte minima di costoro ma le ragioni di fondo restano tutte. Come andrà avanti la lista Tsipras? Si stanno riunendo i comitati che hanno gestito la campagna elettorale e stanno mettendo a punto i programmi di azione. Il progetto si baserà essenzialmente sui comitati locali e con una struttura aperta e leggera ma indispensabile di coordinamento. S. C. “LA SCISSIONE è un lusso che possono permettersi solo i parlamentari” commenta velenoso il responsabile organizzativo di Sel, Massimiliano Smeriglio, che accusa il colpo e parla di “vera maledizione della sinistra”. “Non c’è dubbio, per noi è un colpo, di immagine e non solo, come tutte le scissioni ci indebolisce. Però la ‘maledizione’ di cui parlo è quella del rapporto ossessivo con il governo”. Nella lunga nota con cui Vendola commenta la separazione si mette l’accento sul nodo politico: “Sel nasce dall’idea che tra il radicalismo testimoniale e il riformismo senza riforme, c’è un’altra strada. Io penso che noi dobbiamo continuare su questa, lo dobbiamo a tante e tanti che costruiscono giorno per giorno Sel”. ANDREA ROMANO Il deputato centrista di Scelta civica esulta: “Un passo importante verso la grande tenda dei riformismi che il premier deve costruire” Claudio Fava “Via dal partito del capo Nichi” laudio Fava è tra coloro che hanno scelto di C abbandonare Sel, il partito che ha contribuito a fondare. Di origine diessina, fu tra coloro che formò con Fabio Mussi Sinistra democratica, in alternativa al Pd. Oggi si ritrova al punto di partenza. C’era proprio bisogno di una scissione? Se l’abbiamo fatta, sì. Sel era un partito che aveva l’ambizione di costruire una sinistra per contribuire al cambiamento del Paese con un atteggiamento laico e critico. Invece c’è stato un lento scivolamento verso una ridotta identitaria- Il dopo elezioni è stato monopolizzato dal “caso Spinelli”. Pentito di come si è svolta la discussione? Sì. Non ho il minimo dubbio nell’aver sostenuto la scelta di Barbara Spinelli perché considero il suo contributo alla creazione di questa lista e alla sua vittoria fondamentali. Però, questa decisione avrebbe potuto essere comunicata meglio. Per quanto mi riguarda non ho niente da rimproverarmi ma questa discussione poteva essere condotta meglio da chi ha ritenuto opportuno entrare nel merito ma anche da chi non l’ha ritenuto. gruppo. “Massimo rispetto per il travaglio dentro Sel, dice Matteo Renzi, chi guarda al Pd troverà un partito aperto, attento alle diverse sensibilità, intenzionato a lavorare avendo come obiettivo la giustizia sociale, ma che si pensa come un vero e proprio partito della nazione”. Un richiamo più che esplicito anche se, per ora, non ci sarà nessun ingresso. Migliore pensa soprattutto a un nuovo partito riformista, un Pd allargato. Intanto il nuovo gruppo vedrà i socialisti di Nencini mentre si è aperto il dialogo con deputati di Scelta civica come Andrea Romano: “Rispetto molto la scelta di Gennaro Migliore - spiega quest’ultimo al Fatto - e credo che il suo possa essere un passo verso la grande tenda dei riformismi che Renzi dovrebbe costruire”. Si riferisce alla scelta della lista Tsipras? Al di là del giudizio, positivo, sulla persona, tutto quello che ha riguardato questa scelta ha tolto fiato al nostro progetto. La discussione sugli 80 euro l’ha rivelato. Le critiche al governo restano intatte ma se Sel mantiene un pregiudizio di posizione io che c’entro? Non ho rinunciato a entrare nel Pd per finire in Rifondazione. Non avete resistito al fascino di Renzi? No, quello che ho spiegato a Vendola nella mia breve e cortese lettera è che ridurre tutto alla caricatura “Renzi sì, Renzi no”, non serve. C’è una terra di mezzo, lo spazio per una sinistra autonoma dal Pd che sappia entrare nel merito di ciò che accade giorno per giorno. Ho un giu- dizio complesso e articolato sul governo. Nessun altro sarebbe stato capace di valorizzare un uomo stimato e perbene come Cantone ma ho un giudizio negativo sulla riforma del lavoro. Può giurare che non andrete a finire nel Pd? Chi di noi avesse voluto scegliere il Pd lo avrebbe fatto cinque anni fa. Io sono tra i quattro che hanno fondato Sel e non mi vedo costretto a rinnegare una scelta di cinque anni fa. Vedo invece che alcuni elementi di laicità interna, di democrazia, di superare l’idea di un partito del capo e vivere con franchezza il conflitto, non ci sono più. Cosa rimprovera a Vendola? Non solo di aver accettato un profilo minoritario ma di aver postulato che non c’era spazio per la discussione nel partito. Se ci fosse stata una discussione nei tempi legittimi e non ci fossimo trovati una conclusione del congresso preparata il giorno prima non saremmo arrivati a questo punto. Farete un gruppo “riformista”? Puntate a raccogliere i malumori interni al Pd? Vogliamo dare un riferimento chiaro all’area del socialismo europeo che, secondo me, resta uno spazio di critica e di libertà. In questo senso c’è un buon dialogo con i parlamentari socialisti che furono con noi all’inizio dell’avventura di Sel. Siamo una quindicina e spero di poter arrivare ai venti necessari. Ma non sto partecipando alla fondazione di una fronda esterna al Pd. Questo politicismo esasperato non mi appartiene. S. C. SCANDALI il Fatto Quotidiano T angenti spaziali Esce anche il nome di Gasparri C’È ANCHE IL NOME di Maurizio Gasparri nelle carte dell’inchiesta su un giro di tangenti all’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana. A rivelarlo è il settimanale l’Espresso. Tra le sette persone finite nel registro degli indagati c’è anche l’ex presidente della società nonché amico dell’ex ministro, Enrico Saggese, accusato di corruzione. Stando alle rivelazioni del settimanale, il nome di Gasparri sarebbe stato fatto da Francesca Sette, una collaboratrice di Saggese. La donna ha dichiarato che il presidente avrebbe indotto il ti- di Sandra Amurri C laudia Minutillo che ha patteggiato un anno e quattro mesi per false fatture, indagata per concorso in corruzione, è una donna dal carattere forte. Il tono della voce si incrina solo quando i pensieri tornano al 28 febbraio 2013 quando all’alba dodici agenti del Gico le presentano il conto: un ordine di custodia cautelare. “Voglio parlare con i magistrati, sono state le mie prime parole. Ah, se l’avessi fatto due anni prima invece di lasciarmi terrorizzare da Piergiorgio Baita (l’ex presidente della Mantovani, ndr)! Gli dicevo: non ce la faccio più vado in Procura e lui: ma sei matta? Mi sentivo dentro un film dell’orrore. Un giorno ci disse che era pronta la richiesta di arresto per lui ma ci nascose che era pronta anche per noi, temeva che avremmo vuotato il sacco”. Disse a chi? A me e a Nicolò Buson (direttore finanziario della Mantovani, ndr). Solo dopo seppi che aveva ricevuto in anticipo l’ordinanza. Lui era certo di farla franca. Forse perché sapeva che un anno prima la richiesta di arresto era stata rigettata dal gip (non l’attuale gip Alberto Scaramuzza)? Non so, forse, di certo contava sulla rete di controspionaggio che aveva messo in piedi, costo 6 milioni di euro. Il 4 marzo, mio primo interrogatorio: quando il pm diede atto dei presenti saltai sulla sedia al nome del maggiore della Guardia di finanza, Bolis. Nome che avevo sentito fare da Baita. Il pm Ancillotto mi tranquillizzò: il maggiore Bolis lì presente era il fratello di quel capitano che aveva effettuato l’ispezione alla Mantovani, trasferito a San Severo perchè non si era piegato a Baita. L’INCHIESTA A BARI Conosco a memoria le tangenti di Galan suoi ordini. È vero, ma lui era il deus ex machina. C’è un tempo per sbagliare e uno per ravvedersi, la mia è una scelta definitiva, che avrei voluto fare nel 2011 denunciando Colombelli (ex console di San Marino, ndr) per aver stipulato un contratto falso tra me e la sua Bmc come procacciatrice di clienti falsificando la mia firma. Baita mi disse: allora sei pazza così viene fuori tutta la storia. La corruzione è capillare: tutti sono in vendita, la differenza la fa il prezzo. Ghedini dice che è una millantatrice: a Colombelli lo legava la passione per i motori. Io c’ero a cena a casa sua con Colombelli quando disse a Galan che avrebbe potuto sfruttare la ditta di Colombelli anche per finanziare le campagne elettorali in Veneto e Colombelli spiegò a Galan il sistema della sovraffaturazione. E a sua volta Galan presentò Colombelli a Baita? Mandò me a presentarglielo e a spiegargli il sistema. Ero presente quando Colombelli riceveva le telefonate 7 tolare della società Art Work a finanziare la campagna elettorale del senatore Fi con fondi neri in cambio di contratti garantiti. Gasparri ha smentito le accuse (che devono ancora essere vagliate dai giudici) perché sostiene che il finanziamento fosse regolare. L’ex segretaria Claudia Minutillo di Ghedini, si frequentavano da 20 anni, mi raccontava che andavano insieme anche da Berlusconi a Villa San Martino. Fu Ghedini a fargli avere un contratto alla Garelli motorini di Paolo Berlusconi. La Regione Veneto aveva firmato un protocollo d’intesa con San Marino che prevedeva la nomina di Colombelli a console, a disposizione di San Marino per il Veneto, e fu proprio Ghedini ad intercedere presso il Ministero degli Esteri per ottenere il nulla osta. Lei per anni è stata l’ombra di Galan. Finchè non mi ha cacciata su richiesta della moglie. Però, poi l’ha sistemata ad Adria Infrastrutture della Mantovani. Più che per riconoscenza credo che lui e Baita lo abbiano fatto per il terrore che parlassi. Chissà quante ne ha raccontate ai pm di Galan... Sono stata al suo fianco fino al 2005, tutti fatti prescritti. Ma che restano rilevanti. Sapeva che Galan prendeva le tangenti? Sì, certo me lo confidava lui e chi gliele dava. E chi gliele dava? Imprenditori vari, ho fatto i nomi ai magistrati. Durante una campagna elettorale gli portai io una busta consegnatami da Baita. Ha mai saputo di soldi a Gianni Letta? SCANDALO MOSE Sono stata la prima a svelare il “sistema”: ho paura, ho subito minacce, cercano di fare terra bruciata, spaventano anche persone a me care Baita in alcune occasioni mi disse che bisognava preparare la provvista per Mazzacurati che doveva andare a Roma. La provvista era il nero delle fatture false della Bmc? Sì, ma non solo, credo ce ne fossero altre. Una volta mi disse che erano anche per l’allora ministro Tremonti per il tramite di Marco Milanese. Lei è stata la prima a svelare il sistema, ha paura? Come negarlo? Ho subito minacce, cercano di fare terra bruciata anche a persone a me care. Chi l’ha minacciata? Punito perchè integerrimo? Sì. Un gruppo eroico che ha scoperchiato un sistema guardandosi le spalle anche dagli stessi vertici. A rivelare il fatto ed il nome dell’ufficiale trasferito ai pm sarà Mirco Voltazza, faccendiere di riferimento di Baita. La colpa di Bolis, secondo Baita, era di essere stato troppo zelante nella conduzione della verifica fiscale. Ora Baita è l’orco però lei eseguiva i VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 L’ex segretaria Claudia Minutillo con l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan Ero agli arresti domiciliari, una mattina si è presentata una pattuglia della polizia con due agenti. Uno dopo avermi chiesto i documenti ha iniziato a farmi domande intimidatorie: “I vetri di questa veranda sono blindati?”. No. “Ma lei vive da sola non ha paura?”. E mentre scrutava le telecamere chiedeva: “Ha un sistema di allarme?”. Quando se ne sono andati ho informato la procura. Del mio controllo era stata incaricata la Guardia di Finanza, non la Polizia”. “30 mila euro per diventare finanziere” DUE UFFICIALI VENDEVANO IL POSTO DI MARESCIALLO, RIVELANDO I TEST di Antonio Massari arebbero diventati finanzieri pagando S una mazzetta: 30 mila euro per superare la selezione. Circa 3 mila euro per superare ogni prova. Tutto è nato ascoltando un’intercettazione: “A proposito, per quel concorso da allievi maresciallo è tutto ok?”. La Guardia di Finanza scopre altre mele marce all’interno del suo Corpo: due ufficiali romani, al prezzo di 30 mila euro, vendevano il concorso per 297 posti da allievo maresciallo. A scoprirli, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Bari, che hanno ormai chiuso l’indagine condotta dal pubblico ministero Luciana Silvestris. I REATI: CORRUZIONE e rivelazione di notizie riservate, cioè le domande dei test. Secondo l’accusa esisteva un vero e proprio tariffario: circa 3 mila euro per ciascuna prova, fino ad arrivare a 30 mila per l’intero concorso. Dopo mesi di intercettazioni, perquisizioni e interrogatori, i finanzieri baresi hanno scoperchiato il “sistema” elaborato dai due ufficiali, aiutati da altri due colleghi in pensione, che avrebbe permesso ad alcuni aspiranti il superamento della selezione. Nelle prime perquisizioni, i finanzieri del capoluogo pugliese hanno trovato, a casa di un ex ufficiale, circa 70 mila euro in contanti e anche alcuni quiz che riguardavano la selezione. Il superamento dei test psico attitudinali era il cuore della vicenda corruttiva: interrogati dagli investigatori della Finanza, una cinquantina di allievi hanno ammesso, insieme con le loro famiglie, di aver pagato per conoscere i test e per passare la selezione. Oltre il superamento del concorso, gli indagati offrivano però anche altre prestazioni: trasferimenti a militari che erano già in servizio, per esempio, come una donna che aveva chiesto di essere assegnata alla sede di Aosta. E ottenne il trasferimento. Milano, la lettera del Colle “spegne” il voto del Csm SCONTRO TRA PM, VOTATO A MAGGIORANZA IL DOCUMENTO IN CUI SONO CANCELLATI GLI AGGETTIVI CRITICI NEI CONFRONTI DI BRUTI LIBERATI GIORGIO NAPOLITANO Il presidente della Repubblica ha inviato una missiva “riservata” al vicepresidente Michele Vietti, che si è rifiutato di leggerla integralmente di Antonella Mascali l voto del Plenum del Csm, I sullo scontro alla procura di Milano, è stato condizionato dalla lettera del presidente Giorgio Napolitano al vicepresidente Michele Vietti, in favore del procuratore Edmondo Bruti Liberati, accusato nell’esposto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, archiviato ieri, di fare il “padre-padrone” della procura. Ieri pomeriggio Palazzo dei Marescialli, dopo due giorni di dibattito, a larga maggioranza ha votato un documento in cui sono stati cancellati gli aggettivi più critici nei confronti di Bruti, per accontentare il capo dello Stato, che aveva scritto: “Si tenga conto del ruolo di responsabilità che la legge attribuisce ai dirigenti degli uffici giudiziari”, dimenticando che proprio il Csm nel 2009 aveva “rimodulato” la gerarchizzazione delle procure voluta dalla riforma Castelli–Mastella del 2006. Che sia stato aggiustato il tiro sulla base della lettera di Napolitano lo ammette Vietti: la delibera “mi sembra rispettosa ALFREDO ROBLEDO Il pubblico aggiunto ha accusato il suo capo in un esposto, in cui contestava i criteri di assegnazione di fascicoli importanti, dal caso Ruby all’Expo delle indicazioni del presidente della Repubblica e della sensibilità della grande maggioranza dei consiglieri”. Quanto alle polemiche sulla lettera, Vietti glissa: “Io non le ricordo”. Il consigliere di Mi Antonello Racanelli ha parlato di “pagina oscura del Csm”. L’esposto di Robledo è stato archiviato com’era previsto prima della missiva di Napolitano: le indagini e i processi dei casi sollevati dal procuratore aggiunto ci sono stati e quindi non c’erano elementi per un trasferimento d’ufficio per incompa- tibilità ambientale. Sono stati ridotti, però, gli atti da inviare ai titolari dell’azione disciplinare, il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia, sempre come conseguenza della missiva del presidente . DOVRANNO ESSERE esaminati i casi dei fascicoli Sea ed Expo ma non i criteri di assegnazione del coordinamento delle indagini Ruby, Ruby bis e ter, assegnati a Ilda Boccassini e Piero Forno, invece che a Robledo, coordinatore del dipartimento reati contro la pubblica amministrazio- EDMONDO BRUTI LIBERATI Il procuratore capo è stato accusato di fare il “capo-padrone”nel palazzo di giustizia La pratica contro di lui è stata archiviata ne. Mantenuta, invece, la trasmissione degli atti alla quinta commissione del Csm, competente per gli incarichi direttivi, per le valutazioni sulle riconferme sia di Bruti Liberati, il cui mandato scade a luglio, sia di Robledo. Le delibere della Prima e della Settima commissione sono passate con 16 voti a favore: quelli del vicepresidente Vietti, dei togati di Area, di Unicost, (Tranne Fuzio che non ha partecipato), dell’indipendente Corder, del laico del Pd Giostra, dei laici di centrodestra Marini, Palumbo e Romano. Si è astenu- to il Pg della Cassazione Ciani, assente il primo presidente Santacroce. I consiglieri di MI, Pepe e Virga, hanno votato la relazione del collega di gruppo Racanelli, che proponeva la riapertura dell’istruttoria ritenuta “lacunosa”. L’ha votata anche il laico di centrodestra Albertoni. La proposta con la quale i consiglieri Nappi (togato indipendente) e Zanon (laico di centrodestra) chiedevano di aprire in Prima commissione la procedura di trasferimento d’ufficio per Robledo è stata votata solo da loro due. 8 Lnona perizia: Franzoni è più un pericolo per la società di Davide Milosa L ESTATE NERA VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 inviato a Bergamo a notizia arriva in tarda serata: per Massimo Giuseppe Bossetti niente convalida di fermo, ma una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Questa la decisione del giudice Ezia Maccora, che ha ritenuto insussistente il pericolo di fuga perché “si tratta di un soggetto regolarmente residente in Italia dove svolge attività lavorativa e ha una famiglia e durante tutte le indagini non si è allontanato, nemmeno quando alla madre nel 2012 è stato prelevato il Dna e nemmeno dopo il prelievo genetico a suo carico”. Il giudice in un documento di 15 pagine, però, conferma in pieno il quadro probatorio e dunque l’omicidio aggravato ora non solo più da sevizie e crudeltà, ma anche per “aver approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, deve restare in carcere per il rischio di reiterazione del reato, dovuta “alla personalità dimostratasi capace di tale ferocia” e per “la mancanza di freni inibitori, se si considera che ad oggi non si conoscono le ragioni che hanno portato Bossetti a sfogarsi su una giovane ragazza che non si sa se conosceva e se sulla stessa aveva già da tempo posto l'attenzione”. IN QUESTE PAGINE emergo- no nette le parole del fratellino di Yara, che agli inquirenti ripete i timori della sorella. Dice: “Yara aveva paura di un signore in macchina che andava piano, la guardava mentre tornava a casa, l’uomo aveva una barbettina come fosse appena tagliata e una macchina grigia”. Il passaggio, tralasciato LA PERIZIA dello psichiatra Augusto Belloni sostiene che Anna Maria Franzoni, in carcere da 6 anni per l’omicidio del figlio Samuele avvenuto nel 2002, è pronta per la rieducazione e può essere “risocializzata”. “Le condizioni di pericolosità sociale della donna possono essere contenute, attraverso un percorso con i servizi sociali oltre che con una terapia di sostegno”, scrive il professor Belloni nell’integrazione della perizia psichiatrica chiesta dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che deciderà anche se il percorso di rieducazione avverrà a casa sua o proseguirà nel il Fatto Quotidiano carcere di Bologna. Non è ancora chiaro come si esprima la perizia sul rischio che Anna Maria Franzoni possa commettere reati, ma viene evidenziato un buon rapporto con i servizi sociali e vengono indicate alcune strutture e modalità concrete con le quali può affrontare il percorso. “YARA, QUELLA SERA ERO IN CASA”: BOSSETTI PERÒ RESTA IN CARCERE IL GIP NON CONVALIDA IL FERMO (NESSUN RISCHIO DI FUGA) MA ORDINA LA CUSTODIA CAUTELARE IN CELLA. PRIME PAROLE DELL’UOMO: “LE TRACCE DI SANGUE? NON LO SO COM’È POSSIBILE” all’epoca, viene oggi riportato in primo piano dal giudice. Ma la giornata di ieri ha anche consegnato alla cronaca le prime parole di Bossetti. Un’ora e mezzo di verbale. La rivelazione poco prima che venga LA RIVELAZIONE Il sospettato riconosce di aver incontrato il padre della vittima: “L’ho conosciuto in cantiere in una data successiva alla scomparsa della ragazza” chiuso: “Ho incontrato il padre di Yara Gambirasio. Fu in una sola occasione e su un cantiere visto che lui fa il geometra”. L’incontro tra i due viene collocato in una data successiva alla scomparsa della ragazza avvenuta il 26 novembre 2010. Stando alla ricostruzione fatta, Bossetti avrebbe riconosciuto Gambirasio per averlo visto in televisione. Insomma, il muratore di Mapello, dopo aver fatto scena muta per due volte davanti al pm, ha deciso di parlare e lo ha fatto durante l’udienza per la convalida del fermo con il giudice Ezia Maccora. Quello di ieri è stato un interrogatorio drammatico. Bossetti è apparso scosso. Non sente la famiglia da quattro giorni e non ha ricevuto lettere o messaggi dai figli. A stento è riuscito a trattenere le lacrime. Il primo colpo è arrivato quando ha appreso dal gip di essere il figlio illegittimo di Giovanni Bossetti. “Non ci posso credere”. Dopodiché ha risposto. “Sono innocente e non mi spiego come il mio Dna sia finito sul corpo di Yara”. Tracce di sangue (più di una) sono state rilevate all’interno degli slip e sui leggins della ragazza. Quindi ha ricostruito quel 26 novembre, quando alle 17,45 il suo cellulare effettua una chiamata agganciando la cella di Mapello. “A quell’ora – ha detto – ero verso casa, in quel periodo finivo di lavorare verso le 17 e rientravo presto. Quel giorno poi venivo dal cantiere di mio cognato a Palazzago e per tornare alla mia villetta passavo davanti alla palestra di Brembate”. E ancora: “Tutte le mattine esco presto per andare sul cantiere, torno nel pomeriggio, faccio una doccia, mi dedico ai figli e dopo cena spesso mi addormento sul divano dalla stanchezza” Quindi ha assicurato che alle 18 e 49, ora in cui il telefono di Yara riceve il primo di tre sms e poi smette di funzionare, “mi trovavo nella mia villetta”. Bossetti si costruisce un alibi che in realtà viene confermato IL PRESUNTO ASSASSINO Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, al momento dell’arresto. Sotto, una foto della giovane vittima Ansa LA SORPRESA Durante l’interrogatorio il presunto assassino si dimostra scosso e trattiene a stento le lacrime. “Io figlio illegittimo? Impossibile” solo in parte dalla moglie, la quale ha affermato: “Può essere che lui fosse a casa, in quel periodo rientrava sempre alla stessa ora e dunque l’orario può coincidere”. Sulla conoscenza della giovane ginnasta, Bossetti è stato categorico: “Yara non l'ho mai vista, non sapevo che faccia avesse fino a quando ho visto la sua foto sui giornali”. E sui luoghi frequentati dalla 13enne? “Non ho mai frequentato la palestra”. INTANTO, le indagini del Ros proseguono. Ieri, gli investigatori sono tornati nella villetta di Mapello per un secondo sopralluogo. L’obiettivo è capire perché Yara fu portata via e poi uccisa. Per questo i militari lavorano su un file di 20mila pagine composto da testimonianze. Si riparte da qua, da quelle 18 e 49 del 26 novembre orario dell'ultimo sms ricevuto da Yara e dalle 19 e 11 minuto in cui mamma Gambirasio chiama la figlia senza avere risposta. Diciannove minuti dopo scatta l'allarme. MILANO La folle giornata dell’assassino Frigatti e indagini hanno ricostruito la giornata di DaL vide Frigatti, il grafico che martedì ha ucciso un uomo e ne ha feriti altri nelle strade di Milano. Frigatti si sarebbe infilato nell’auto di un pensionato di 65 anni, costringendolo a raggiungere Sesto San Giovanni. Fatto scendere l’uomo, avrebbe raggiunto Parco Nord, dove ha ferito la prima delle persone aggredite. L’assassino sarebbe passato per casa dei genitori, trovando una scusa per giustificare il sangue sui vestiti. Poi fuori di nuovo: la seconda persona è stata ferita in una stazione di servizio. Infine, sarebbe ripassato per casa, avrebbe preso un coltello e l’auto del padre per dirigersi all’autolavaggio di Cinisello, dove ha ucciso il titolare, prima di spogliarsi completamente e iniziare a vaneggiare in pubblico. Rambo, la pornostar e un amore malato IL CORPO TROVATO NEL LAGO DI GARDA È DI FEDERICA GIACOMINI, EX ATTRICE HARD. GLI INDIZI PORTANO AL COMPAGNO di Rita Di Giovacchino na bara in fondo al lago, a cento metri di U profondità, dentro una donna imbalsamata come una mummia. In questo esordio d’estate grida, notato i lividi, hanno fatto finta di niente. “Del resto era una pornostar”, non lo dicono ma lo pensano. Una morte annunciata, un femminicidio da manuale cui Federica si sarebbe consegnata giorno dopo giorno, non riuscendo a sottrarsi a quell’uomo violento che era andato a vivere da lei. L’ultima a sentirla è stata un’amica, proprio il 9 febbraio: “Ho paura”, le aveva detto. rosso sangue è passato quasi inosservato il ritrovamento di Federica Giacomini, nota nel mondo hard di Vicenza come “Ginevra Hollander”, la pornostar dai capelli rossi, una Ava Gardner di provincia che a 43 anni sul Federica Giacomini Facebook set non temeva confronti. La triste fine di Federica-Ginevra, scomparsa attorno al 9 febbraio dopo una tempestosa lite con il convivente e riemersa il 17 giugno dalle gelide acque del Garda avvolta in sacchi di plastica nera, non meritava tanta disattenzione. Non soltanto i giornali, ma gli amici, i vicini di casa, i tanti che sapevano delle violenze che subiva, tutti quelli che avevano ascoltato le sue TUTTI GLI INDIZI convergono su Franco Mossoni, 55 anni, uno che si spacciava per biologo e che un mese dopo la sua sparizione si è presentato spontaneamente all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, travestito da Rambo e con un’arma giocattolo in pugno. Se sia stata una messinscena non si sa, la polizia aveva già perquisito il suo appartamento, affittato e pagato come tutto il resto da Federica, e vi aveva trovato balestre, coltelli, pasticche di ogni genere. Nella casa c’erano ancora gli armadi pieni dei vestiti della donna e anche i suoi documenti. “Siamo stati insieme un po’ di tempo, ma è finita”, è stata la sua unica spiegazione. Mossoni ha un passato a destra, frequentava campi militari, è un patito delle armi. Nel 1978, a soli 19 anni, aveva ucciso il coetaneo Clemente Furloni. In ospedale farnetica di essere inseguito dai servizi segreti stranieri, ma forse quando si è fatto ricoverare sentiva che il cerchio si stava stringendo. “Nessuno credeva a una soluzione positiva di questo caso, alla fine ha vinto la perseveranza”, ha detto il questore di Vicenza Angelo Sanna. C’è stato anche un pizzico di fortuna. Quando ha visto la polizia aggirarsi attorno al lago, un barcaiolo di Castelletto Brenzone si è fatto avanti per raccontare di aver trasportato un passeggero che aveva gettato una cassa di plastica nel lago sostenendo di essere un “biologo marino” al lavoro per un esperimento. Un altro indizio: all’auto di Mossoni è stato rimosso il sedile accanto a quello del guidatore. I tabulati telefonici della vittima e di Mossoni, inoltre, avrebbero permesso di individuare il probabile luogo del delitto: la casa di Federica Giacomini a Pescantina, in provincia di Verona. La certezza che il corpo sia quello di Federica è arrivata ancora prima degli esami anatomici: il viso era ben conservato, il naso, le labbra, i capelli lunghi e rossi non lasciavano dubbi, confermata anche l’assenza di una falange del dito anulare. A riconoscerla è stato l’avvocato Paolo Mele, legale dei genitori, ignari della vita che conduceva: “Il viso di Federica l’ho visto tante volte, da quando era bambina fino all’ultimo periodo, il più infelice della sua vita. Era una ragazza splendida, consumata da un’esistenza sregolata che purtroppo si è conclusa con una morte violenta”. Che sia stata uccisa non ci sono dubbi, l’autopsia ha confermato varie fratture craniche. Il fascicolo non è più per scomparsa ma per omicidio, una perizia psichiatrica stabilirà se Mossoni può essere incriminato. UN GIORNO IN ITALIA il Fatto Quotidiano Iunl Garantista lancia appello per liberare Provenzano “IL GARANTISTA” il quotidiano diretto da Piero Sansonetti e che ha iniziato a pubblicare il 18 giugno, ieri ha aperto il giornale con un titolo che rende onore al nome della testata. “Liberate Provenzano!” è il titolo di un articolo che è anche un accorato appello per la liberazione del boss di Cosa Nostra, arrestato nel 2006 dopo 43 anni di latitanza. Le autrici sono Rosaria di Gregorio e Maria Brucale, le due legali di Bernardo Provenzano, detenuto nel carcere di Parma al regime del 41bis. “Noi facciamo delle domande molto semplici: se il cattivo non fa più paura? Se il suo corpo è immobilizzato da una lunga, gravissima malattia? “. E ancora, definiscono il 41 bis un regime “il cui solo senso normativo è impedire al capo di una organizzazione criminale ancora attiva di veicolare ordini o messaggi all’esterno”. Come farebbe Provenzano – inviato a Cassano allo Ionio (Cs) TERRA DI COSCHE Cassano allo Ionio si prepara alla visita del Pontefice; la prima pagina della Gazzetta del Sud dopo la funzione delle donne di mafia nella cattedrale di Reggio Ansa IL VIAGGIO DI FRANCESCO re, chiunque favorisce il potere della ‘ndrangheta è fuori dalla comunità ecclesiastica”. Don Giovanni Ladiana, ex muratore, ex bracciante agricolo, gesuita, ha trasformato le stanze della sua parrocchia in ambulatori medici dove si assiste gratuitamente chi non ha nulla. “Ai preti collusi pongo una domanda netta: in quale Gesù credete?”. Don Giacomo Panizza, bresciano BERGOGLIO SCENDE NEL CUORE ‘NDRANGHETISTA con un passato da operaio DOV’È STATO UCCISO IL PICCOLO COCÒ nelle acciaierie, crede nel Cristo della carità, per questo i boss di Lamezia Terme non UNA RIVOLUZIONE in una terra dove la ‘ndrangheta, fin dalle sue origini, ha pun- re”, e non certo di santità, sono piene le cronache gli danno tregua. Nelle case confiscate alla “famitato tutto sulla simbologia religiosa per costruire il dei mesi passati. È stato durissimo il pm Stefano glia” Torcasio ha organizzato centri di assistenza suo potere. Scelsero la cattedrale di Reggio Calabria Musolino nel chiedere la condanna a 3 anni e 6 per portatori di handicap con Progetto Sud. le donne dei boss che si erano combattuti nelle mesi per don Nuccio Cannizzaro, parroco di Conguerre di mafia a colpi di bazooka e avevano la- dera e cerimoniere del vescovo. Don Cannizzaro, HANNO SPARATO alla sua porta, gli hanno messo sciato a terra 600 morti per lanciare messaggi di ha detto nella sua requisitoria, “è esponente di un bombe, hanno danneggiato le auto della sua aspace. Era il 21 giugno del 1987, la cattedrale era sistema di potere che in virtù di relazioni che ha con sociazione. “I boss non hanno gradito l’utilizzo zeppa di fedeli muti, Rosa Errigo, la vedova di don politici, forze dell’ordine e uomini delle istituzioni delle case confiscate, ma non è un problema di solPaolino De Stefano, il re della ‘ndrangheta cala- come magistrati, interviene a tutela di quel sistema di, diciamo che non volevano perdere la faccia con brese, si appellò alla pacificazione dall’altare mag- di potere mafioso imposto dal boss Santo Crucitti”. gente debole che sta in carrozzina, che ha bisogno giore. “Per le famiglie provate dall’odio e dalle in- Il prete è accusato di falsa testimonianza e di una di tutto e che ora sta lì. La ‘ndrangheta ci toglie la giustizia, preghiamo”. Anche monsignor Aurelio eccessiva vicinanza alla cosca che domina in questa libertà. I primi cristiani sono stati uccisi perché si Sorrentino pregò davanti alle mogli dei Condello, parte di Reggio. “Stiamo avendo problemi – dice in rifiutavano di dire che Cesare era Dio, oggi si tratta dei Rosmini, dei Ficara, nessuno pronunciò mai la una telefonata intercettata –, ma non con la ‘ndran- di ripetere questo rifiuto in modo moderno, cogheta, con la magistratura, loro struendo anche qui in Calabria la libertà dalla maparola ‘ndrangheta. Tutti parlanon possono imporci il loro stile, fia”. “A quanti scelgono di appartenere a una orrono solo di odio. La Gazzetta del io il mafioso lo devo avvicinare”. ganizzazione criminale – scrivono il magistrato Sud ci aprì il giornale: “Vedove, COLLUSIONI Don Salvatore Santaguida era il Nicola Gratteri e lo studioso Antonio Nicaso nel orfani, genitori vittime dell’odio parroco di Stefanoconi, anni fa loro libro Acqua santissima – bisogna dire che la fratricida dicono: basta con la Negli anni 80 strappò la processione dell’Af- mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, rappresentano violenza, mai più si sparga altro fruntata ai boss, un pentito lo in- un’altra religione, un’altra fede, incompatibile col sangue”. E pace fu. Ma le inchiele mogli dei capi ste di decenni dopo, si sono indica come vicino alla cosca dei popolo di Dio”. È d’accordo don Pino De Masi, scelsero la cattedrale Patania, i magistrati lo accusano prete a Polistena, Piana di Gioia Tauro: “La visita caricate di dimostrare che i boss decisero di mettere fine alla guerdi aver fornito informazioni de- del Papa deve servire alla Chiesa calabrese per metreggina per fare la ra per il solo dio che la ‘ndranlicate ai boss. La ‘ndrangheta fu tersi in discussione. Questa è una terra saccheggheta rispetta: il denaro, gli affari, pace, ma senza usare ribattezzata Santa e i capibastone giata da mafia e corruzione. Noi dobbiamo dire il potere. Storie del passato? Non si sentirono i sacerdoti di una con chiarezza che tra Vangelo e ‘ndrangheta non mai la parola mafia proprio, perché di preti “in odonuova chiesa. “Poche chiacchie- può esserci nessuna compatibilità”. tronzate. Non sono stato S alla Garbatella”. Claudio Lotito attacca il telefono, furi- bondo. Occorre spiegare: la Garbatella è un quartiere popolare di Roma. Il presidente della Lazio domenica è stato fotografato (pare proprio alla Garbatella) vicino a Memehir Girma, un “uomo di Chiesa etiope”. I forum dei tifosi laziali, che con il proprietario della squadra hanno un rapporto “complicato”, si sono scatenati: “Lotito incontra il santone abissino per scacciare gli spiriti maligni”. Il telefono squilla, Lotito risponde di nuovo. E nega: “Lo sa meglio di me, è photoshop”. Ma presidente, ci sono più foto da angolazioni diverse… D’accordo, c’è stato un incon- chiedono le due avvocate – a dare ordini “se non è in grado né di pronunciarli e nemmeno di pensarli?”. Non solo il killer corleonese, però. Il sito del quotidiano difende anche un altro delinquente eccellente: “Giù le mani da Vallanzasca: ora è in mutande”. “Rita sei pazza, l’agenda rossa non esiste” A PIAZZE & PALAZZI 9 VIA D’AMELIO di Enrico Fierro rriva il Papa nel cuore dell’inferno. Nella Calabria del coraggio e dell’ignavia, dove la Chiesa si mostra con due facce: quella oscura e ambigua della collusione mafiosa, e quella aperta e sorridente della carità e dell’impegno quotidiano, faticoso e rischioso contro la ‘ndrangheta. Papa Francesco non ha scelto Reggio con la sua Cattedrale, né le Chiese maestose di altri centri della regione, ma Cassano allo Ionio, la diocesi più piccola del territorio, 47 parrocchie e 60 sacerdoti. Ha scelto di affondare le mani nel terrore e nella bestialità che qui si manifestarono la mattina del 20 gennaio. Una Fiat Punto bruciata e tre corpi carbonizzati, un uomo, la sua donna e Cocò, un bambino di tre anni. Vittima innocente di un regolamento di conti, di una faida, di una lotta di potere per il controllo del territorio. Cocò sarà il simbolo, il punto dal quale il Papa “raccoglitore di lacrime”, come lo definisce il gesuita Giovanni Ladiana, vuole ripartire insieme alla Chiesa calabrese. VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 Il papa affronta l’inferno dei boss I SOSPETTI DEPISTAGGI DI LA BARBERA IL POLIZIOTTO “AMICO” DI BORSELLINO di Giuseppe Lo Bianco Palermo a Barbera venne a casa a consegnarci la L borsa di papà, ma dentro l’agenda rossa non c’era. Quando glielo chiesi mi rispose: di quale agenda sta parlando? Dopo di che ho sbattuto la porta, e La Barbera ebbe il coraggio di dire a mia madre: faccia curare sua figlia perché sta male, sta vaneggiando. Io queste cose le raccontai vent’anni fa a Caltanissetta, e dopo vent’anni ho scoperto che non c’era nulla nei verbali’’. È la denuncia di Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso in via D’Amelio, che mercoledì pomeriggio è intervenuta a Roma alla presentazione del libro Dalla parte sbagliata. Per comprendere come mai quel verbale sia sparito dagli atti processuali e se siano in corso indagini abbiamo chiamato il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ma il suo telefono ha squillato a lungo a vuoto. LE PAROLE della figlia del giudice ucciso gettano nuove ombre su La Barbera, che già vent’anni fa mise in dubbio l’esistenza dell’agenda. Lucia Borsellino ha inoltre rivelato che, un mese fa, è venuta la polizia scientifica nel suo ufficio per farle un tampone salivare: “Quando ho chiesto a cosa potesse servire dopo vent’anni mi hanno detto che è per escludere le impronte digitali dalle tracce presenti sulla borsa di mio padre, per vedere chi mai l’avesse potuta prendere’’. Nonostante il ritardo di oltre vent’anni, la figlia del giudice R. Borsellino continua a credere nel lavoro Ansa dei magistrati di Caltanissetta: “Voglio continuare a sperare’’. L’ex superpoliziotto La Barbera, scomparso nel 2002, è sospettato di essere il regista del depistaggio che avrebbe costruito a tavolino il pentimento di Vincenzo Scarantino. Per quel depistaggio, la procura nissena oggi indaga sul ruolo di tre poliziotti del gruppo guidato da La Barbera: Mario Bo, Salvatore La Barbera e Vincenzo Ricciardi. Dopo la strage, avrebbero incontrato Scarantino e lo avrebbero convinto ad autoaccusarsi del furto della Fiat 126 usata come autobomba. Lotito: io, il santone, Candreva e Renzi na cieca da 19 anni, ndr) tro. Ma non sono io che sono andato alla Garbatella, non so manco ‘ndo cazzo sta, la Garbatella. Quindi l’ha incontrato il santone? Ma quale santone? Mi hanno presentato quest’uomo, un prete cattolico ortodosso etiope. È stato ricevuto pure dal Papa. Ma che ne sa, lei? Lei non saprà nemmeno la differenza tra Chiesa romana e Chiesa ortodossa. (Dopo una rapida ricerca su Google, “il prete ortodosso ricevuto dal Papa” sembrerebbe una sorta di guaritore. Capace, tra le altre cose, di restituire la vista “grazie al vero potere dell’acqua santa” a una perso- Quindi niente malocchio? Se è falso, perché non querela? Ma io non devo querelare. Raglio d’asino non arriva al cielo. Io conosco tutti. Mi chiamano 500 mila persone. Conosco il mondo della Chiesa. Perché non venite a fotografarmi quando vado a messa? Mi hanno presentato quest’uomo. Non è un fatto segreto: era una raccolta fondi, vogliono fa ‘na chiesa. Falsità messe in giro dai tifosi laziali che le fanno la guerra? Non confonda i tifosi con queste persone, che sono una minoranza. Qualsiasi cosa faccia, viene osteggiata comun- que. Sono riusciti a scrivere che ho venduto Candreva alla Juventus! Cioè: io faccio un comunicato ufficiale per dire che ho ricevuto Andrea Agnelli, smentisco che abbiamo parlato di mercato e che esce fuori? Che abbiamo venduto Candreva. Forse perché Candreva ha detto che vuole andare via... Ma c’ha un contratto, tra quattro anni ne riparliamo... Ha chiesto a Renzi di abbassare le tasse alle società di calcio? Ansa Ho scritto un’altra cosa, c’è un comunicato: siccome il calcio è un’industria che produce più di tutti in termini di ricavi, in certe tematiche c’è bisogno di defiscalizzazione da parte dell’erario. Scusi? Bisogna verificare, laddove si impiegano giovani italiani, la possibilità di un impiego di risorse fiscali più basso. Ah. Quindi meno tasse... Le faccio un discorso pratico, parlando di cose serie. Lo Stato deve far pagare le tasse a chi non le paga. Oggi ho fatto un altro comunicato, forse lei non lo sa. Che dice? (Pausa. Lotito sta masticando qualcosa. Poi smette. Si sente rumore di fogli, ndr) Aspetti che le leggo: “Negli ultimi anni le delusioni provenienti dalla politica sono state innumere- di Tommaso Rodano voli e la fiducia con i cittadini è andata assottigliandosi”. È un messaggio alle Camere? Aspetti. Continua così: “Con una disoccupazione ai livelli più alti mai registrati nella storia economica italiana è necessario che il governo e le forze parlamentari tornino ad assumere il ruolo di garanti”. Benissimo, ma la Lazio che c’azzecca? (Continua a leggere, ndr) “Lo sport ce lo insegna: merito, abnegazione, lealtà, coerenza sono valori su cui si fonda il buon funzionamento di una squadra”. Le avevo chiesto delle tasse… Ma non capisce che la politica ha le stesse regole del sistema calcio? Servono riforme. E non si fanno mica da sole. 10 UN GIORNO IN ITALIA VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 M annarino nei guai Il cantante arrestato durante una rissa ARRESTATO e poi rimesso in libertà il cantautore Alessandro Mannarino, accusato dalla polizia di rissa, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, assieme ad altre due persone. Il giudice ha convalidato il fermo e ha rilasciato il cantante perché incensurato. La rissa era iniziata all’esterno di un locale dove Mannarino e altre persone avevano passato la serata in occasione della festa di compleanno della sorella diciottenne del cantante. Gli agenti di una “volante” sono intervenuti ma la situazione è degenerata. Nella zuffa sono stati coinvolti il fratello e la fidanzata di Mannarino; quest’ultimo ha dichiarato di non aver avuto intenzione di aggredire i poliziotti ma di voler “raggiungere le due persone a me care. Sono stati attimi dove i miei pensieri erano molto confusi, ero caduto nel terrore, preso dall’ansia e dall’agitazione per le condizioni di salute di mio fratello e della mia fidanzata col viso pesto di sangue”. Le spiagge distrutte dal gioco della guerra MOSTRO DI FERRO Il relitto della Costa Concordia naufragato all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012 e il sindaco appena riconfermato Sergio Ortelli Ansa CAPO TEULADA, IN MEZZO ALLE DUNE SI TROVANO LE BOMBE di Mario “Giglio” sfiorito Marcis È la propaggine più a sud della Sardegna. Capo Teulada ha tutte le potenzialità per fare bella mostra nei depliant delle agenzie turistiche: mare cristallino, sabbia bianca e colline ricoperte da macchia mediterranea. E invece, in mezzo alle dune, capita di trovare le bombe. Come quella che il deputato ed ex governatore della Sardegna Mauro Pili ha mostrato martedì in una conferenza stampa a Cagliari, denunciando 50 anni di bombardamenti. Poi mercoledì si è reso protagonista di un’irruzione all’interno del poligono militare. In un video pubblicato su Youtube, si vede il leader di Unidos correre con una bandiera dei Quattro mori in mezzo all’area usata per le esercitazioni. Il deputato è stato denunciato a piede libero per occupazione abusiva di una base militare. “È quello che volevo. Ora voglio un pubblico processo per poter spiegare con carte alla mano che lo Stato impedisce ai sardi di godere di questo straordinario patrimonio e nel contempo lo utilizza per distruggerlo a colpi di bombe e missili”, ha detto Pili. A Capo Teulada si fa la guerra da più di 50 anni. Per finta – esercitazioni, tutto perfettamente legale – ma si fa la guerra. In alcune bellissime spiagge della zona, come per esempio Porto Zafferano, si può prendere il sole solo a luglio e agosto. IL RESTO DELL’ANNO l’acces- so è limitato ai militari. Esiste perfino una zona interdetta, la cosiddetta ‘penisola delta’. “L’unica zona di arrivo dei proiettili esplodenti presso la quale l’accesso è interdetto sin dagli anni ‘60 al personale militare e civile”, si legge nella relazione della Commissione uranio impoverito del Senato, che ha visitato l’area a dicembre 2011. Perché nel frattempo, sul solco dell’inchiesta del procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi sui sospetti casi di tumori nelle aree vicine a un altro poligono sardo, quello di Quirra (Sardegna sudorientale) la Commissione del Senato ha avviato un’indagine anche sugli altri poligoni. Tra questi Capo Teulada e Capo Frasca, sempre in Sardegna e Torre Veneri, vicino Lecce. La sensazione è che la Sardegna non sia più disposta a farsi carico di più della metà – il 65% – delle servitù militari presenti sul territorio nazionale. Discorso che vale anche per i vertici della politica regionale. Ieri la giornata politicamente più calda. Il gover- il Fatto Quotidiano Il sindaco Ortelli esasperato “Concordia, la rimozione è uno show sulla nostra pelle” di Beatrice Borromeo ualcuno ci dica cosa ne saQ rà di noi”. Stefano Ortelli, riconfermato il mese scorso pri- Un’esercitazione a Capo Teulada; in basso, il residuo di un missile Ansa LA RIVOLTA SARDA Il governatore Pigliaru non firma il rinnovo della servitù militare: “Ottanta chilometri di costa interdetti al turismo, è inaccettabile” natore della Sardegna Francesco Pigliaru ha infatti deciso di non firmare il protocollo di intesa con il Ministero della Difesa sulle servitù militari. Fallito, almeno per la parte sarda, il vertice organizzato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti con i presidenti di Sardegna, Puglia e Friuli Venezia Giulia. “Da troppo tempo i sardi protestano ma non vengono ascoltati. Esiste una pesante sproporzione tra le servitù sarde ed il resto d’Italia: si tratta di 30 mila ettari e 80 chilometri di costa interdetti al turismo. Sono numeri enormi che facciamo fa- tica ad accettare ulteriormente. Non sono qui per sentire dire che l’attuale dimensione dei poligoni non è negoziabile, è tempo di cambiare copione. Il rischio è che si intacchi la fiducia nella leale collaborazione fra i diversi livelli istituzionali”, queste le parole del governatore della Sardegna. Il ministro Pinotti ha ammesso di “comprendere la posizione” di Pigliaru. “Puntiamo ad arrivare ad un’intesa”, ha aggiunto. Intesa raggiunta invece con la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani che ha firmato “convintamente” il protocollo. mo cittadino del Giglio, non prende neanche in considerazione l’idea che il relitto della Concordia possa venir abbandonato per sempre davanti al porto. “È dal 2013 che chiedo al presidente di Costa Crociere di far chiarezza. Dicono che sposteranno la Concordia nel bel mezzo dell’estate, anche se è la nostra stagione di punta. Benissimo. Ma svelino perlomeno il loro piano. Dicano come faranno ad allontanare la nave. Per adesso nessuno si degna di darci risposte”. Il sindaco gestisce con prudenza le interviste che rilascia da quando la sua isola è sotto lo scrutinio costante della stampa internazionale. Ma dopo qualche risposta diplomatica (“è un’operazione complicata, ma sono ottimista”; “la delibera del governo ha dato una forte accelerazione, ne siamo felici”; “il turismo ripartirà presto, certo avremo bisogno di aiuti finanziari”) si lascia sfuggire un giudizio molto duro sulla compagnia di navigazione. “La Costa Crociere sta spettacolarizzando una tragedia. Sono morte 33 persone, e loro fanno lo show, invece che pensare alla rimozione. Devo stare attento, i miei avvocati mi dicono di non esagerare perché nel processo noi ci siamo costituiti parte civile. Molte cose non le posso dire. Ma l’atteggiamento che hanno questi signori io francamente non lo accetto”. L’ISOLA PERDUTA A maggio abbiamo già avuto 35 mila defezioni: con quel relitto i turisti non torneranno Genova o Piombino per noi è uguale, basta che lo portino via Sindaco, dubita che la carcassa della Concordia venga rimossa questo luglio ? Lo spero. Ma vorrei conferme precise dalla compagnia, dato che spetta a loro trasportare la nave. Perché non mi rispondono? È stupito? A un certo punto volevano usare Giglio Campese come parcheggio della nave, nel caso fosse affondata. Io ero incredulo, inorridito. Questi comportamenti sono irriguardosi sia nei I DURI PIANGONO Tradimento Harley, niente più rombo Easy Rider diventa elettrico e silenzioso di Stefano Disegni come se il Papa si affacciasse in Piazza San Pietro dicendo È “Pensavo di mettere un attimo da parte Cristo e provare con l’Ateismo Razionalista”. O come se all’Oktoberfest invece che con la birra ai tedeschi rubizzi gli riempissero i boccali con la Coca Cola Light. Così si fomenta il tumulto. Non si scherza con il Sacro: c’è gente che si procura orgasmi multipli ascoltando il rumore della sua Harley. C’è gente che l’ignorante, eterno bicilindrico a V Una Harley vecchio stile LaPresse se l’è fatto tatuare in technicolor sul petto, prima ancora del nome della donna, quella si può cambiare, l’Harley no. E ora proprio la storica casa di Milwaukee bestemmia presentando (lei! Non i mangiariso, sempre siano odiati!) la prima moto elettrica nella storia del motociclismo. Con la Livewire (già il nome, che confronti di chi perse la vita, sia della nostra comunità. Da due anni e mezzo viviamo tra cantieri e rimorchiatori, con quella montagna di ferro sempre davanti agli occhi. Google traduce nel desolante “filo sotto tensione”, fa venire l’orticaria a gente borchiocuoiobandanotatuata abituata a cavalcare bestioni chiamati “Fat Boy”o “Superglide”) non solo viene rottamato il mitico bicilindrico a V, ma viene calpestata ereticamente la cosiddetta “Filosofia Harley”, sintetizzabile in “corri libero nel vento”, una roba che diciamolo, puoi fare pure con una Honda, ma che ha ben altro fascino fatta con un rombo da aereo sotto il culo. Togliere i silenziatori alle marmitte è il primo comandamento dell’Harleysta doc. Quella sequenza di botti lì è il richiamo del maschio Alfa, il segnale inconfondibile, se padre Freud non è un’opinione, che sta transitando qualcuno la cui potenza sessuale è annunciata dalle trombe di Dio in forma di marmitte (ho un’Harley anch’io, non l’ho smarmittata, in un raduno m’hanno guardato come se fossi un po’ ricchione). E questi se ne escono con l’Harley silenziosa! Sale l’urlo degli ortodossi: è castrazione in piena regola! Grave perché perpetrata da chi, ingrato, ai coglioni dei fedeli dovrebbe tenerci, visto che quei fedeli gli portano fiumi di soldi, comprandosi pure i preservativi marchiati Harley Davidson. Storica casa di Milwaukee, le moto elettriche lasciale ai motociclanti fru-fru, a noi ci piace il motorone rusticone. “A noi ci” non si dice, ma l’ho fatto apposta, noi Harleysti duri ce ne freghiamo di tutto, pure della grammatica. La Concordia si vede da ogni punto dell’isola. Infatti quella notte, mentre fissavo la sua punta illuminata, rivolta verso l’alto, che affondava, ho capito che non me ne sarei più liberato. La nostra vita non può ripartire, finché la nave resta qui. Il presidente della Regione Toscana, Rossi, fa notare che se invece di andare a Genova, a cinque giorni di navigazione, la rimorchiassero fino a Piombino, distante appena un giorno, i rischi di ulteriori danni ambientali diminuirebbero significativamente. Lo capisco, ma è una decisione che devono prendere i tecnici. So che la Toscana si è impegnata da subito per soccorrerci, che sarebbe giusto mandare lì il relitto. Ma non si può più temporeggiare. Mettetevi nei nostri panni: dobbiamo salvare la nostra economia. Non è per girarmi dall’altra parte, ma Piombino sarebbe pronto ad accogliere la nave a settembre, mentre Genova a luglio… Che però è proprio nel cuore dell’estate. Infatti è dura. Dicono che da noi il turismo è cresciuto: non è vero. Ci sono molti curiosi che arrivano, fanno la foto e ripartono con lo stesso traghetto. Ma la gente che soggiorna qui continua a diminuire. A maggio abbiamo già avuto 35mila defezioni. È un brutto segnale: se non portano via la Concordia, i turisti non torneranno. Noi del Giglio siamo pochi, ma pretendiamo comunque rispetto. Genova o Piombino, basta che la Concordia sparisca da qui. ECONOMIA il Fatto Quotidiano Sbanchiere caroni si ricicla con Rothschild dopo l’Eni STANDO A QUANTO RIPORTA il Financial Times, l’ex amministratore delegato di Enel ed Eni, Paolo Scaroni starebbe per diventare vicepresidente della banca d’investimento Rothschild. Scaroni, 67 anni, secondo il quotidiano inglese, porta con sé una serie di contatti importanti nel settore VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 energetico a livello mondiale e in Italia, ed è visto come un 'apriportà in questo settore per la banca. Si tratta di una mossa insolita per Rothschild, che difficilmente si affida ai grandi nomi dell’economia. Scaroni lavorerà a Londra per 2-3 giorni a settimana. Decisivo il rapporto personale di Scaroni 11 con il presidente della banca, David de Rothschild, un rapporto personale costruito nel periodo precedente la crisi finanziaria, quando si sono seduti insieme nel board della banca olandese Abn Amro, quando fu discussa la maxi operazione con Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander nel 2008. “SCIOPERATE? BASTA ACCORDI” LA VENDETTA DI MARCHIONNE DOPO LA MANCATA PRODUZIONE DI 11 AUTO, LA FIAT DISDICE L’INTESA MASERATI di Salvatore Cannavò S econdo me il messaggio di Marchionne è uno solo: in Fiat comando io e non c’è spazio per nessuna trattativa. Più che alla Fiom il segnale è rivolto ad altri sindacati”. Federico Bellono, della Fiom torinese riassume così l’ultimo atto d’imperio dell’amministratore delegato della Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, che ieri ha deciso una forma molto dura di ritorsione nei confronti dei “suoi” operai: blocco totale degli straordinari in tutto il gruppo e blocco del trasferimento di 500 cassintegrati dallo stabilimento di Mirafiori – dove non si lavora da più di un anno – a quello di Grugliasco, dove si producono le nuove Maserati. MOTIVO, LO SCIOPERO di un’ora effettuato lunedì scorso dalla Fiom proprio a Grugliasco con la mancata produzione di 11 auto nuove. Uno sciopero che era stato indetto per protestare contro l’accordo che prevede l’aumento eccessivo dei carichi di lavoro dovuto alla ripresa del mercato delle auto di alta gamma. Una situazione che ha spinto la Fca ad aumentare i turni di lavoro dagli attuali 10 a 12 con la necessità conseguente di “importare” altri 500 operai. La buona salute dello stabilimento di Grugliasco, del resto, aveva già permesso di passare dai 1000 operai assunti inizialmente – coloro che lavoravano alla ex Bertone – agli attuali 2300 di cui più di mille provenienti proprio da Mirafiori. Ieri, con una comunicazione unilaterale, Marchionne ha deciso che i turni a 12 non si faranno e che i 500 possono tranquillamente restare in cassa integrazione. In mattinata, invece, aveva distribuito una lettera, “a tutte le persone di Fca in Italia”, in cui attaccava duramente lo sciopero di Grugliasco, responsabile di “perdite produttive in un momento delicato”, gravido di conseguenze, definito come “un duro colpo al nostro e vostro lavoro” tale da ferire “l’italianità PRESSIONE TOTALE La mossa del manager punta a mettere all’angolo “i sindacati del sì” che chiedono aumenti minimi nel nuovo contratto vera” di cui la Fca è portatrice. Dallo “sfogo” della lettera, scritta con un linguaggio che mescola appartenenza all’azienda e biasimo generalizzato nei confronti di una pattuglia di irriducibili del conflitto, si è poi passati all’annuncio del blocco degli straordinari. Una scelta che appare come una minaccia rivolta non solo ai “ribelli” della Fiom ma soprattutto ai sindacati “del sì” impegnati nella trattativa per il rinnovo del contratto. Il negoziato si è arenato nei giorni scorsi sulle cifre degli aumenti “una tantum” da corrispondere agli operai per il L’energia verde ci costa 12,5 miliardi all’anno Ansa BOLLETTA BOLLENTE Taglio degli incentivi all’energia solare, produttori in rivolta ANCHE LE BANCHE (PESANTEMENTE ESPOSTE) PRONTE AL RICORSO SUL DECRETO RETROATTIVO di Giorgio Meletti IL MODELLO Lo stabilimento Maserati di Grugliasco (To) Ansa 2014: i sindacati hanno chiesto prima 500, poi 390 euro lordi l’anno – 30 euro lordi al mese – mentre l’azienda dai 200 euro annui si è detta disposta a salire non oltre i 250 – 19 euro al mese –. Trattativa non dirompente, come si vede dalle cifre, ma, evidentemente, eccessiva per i canoni che la nuova Fiat ha deciso di imporre all’Italia. COSÌ, IERI POMERIGGIO, i primi risultati si sono visti con rapidità: il Fismic e l’Associazione Quadri hanno subito emesso un comunicato per chiedere alla Fiat di riconvocare il tavolo e chiudere il contratto. Il Fismic non ha mancato di sottolineare le responsabilità della Fiom in tutta questa situazione. Anche la Fim, però, si è affrettata a ribadire la propria volontà di rispettare gli accordi, in particolare quello sui 12 turni alla Maserati. Il segretario nazionale, Ferdinando Uliano, punta a precisare che “noi i contratti che portano occupazione e investimenti li facciamo” rivendicando la positività di quello siglato a Grugliasco sui 12 turni e parlando di “minime distanze” per quanto riguarda le rivendicazioni salariali. “Con la stessa responsabilità – spiega Uliano – abbiamo costruito durante tutta la trattativa una soluzione salariale e normativa sul rinnovo del contratto che tenesse conto della situazione del Gruppo, tanto da riformularla evidenziando nell’ultimo incontro le minime distanze che potevano essere colmate nel prossimo incontro che abbiamo richiesto all’azienda”. Vedremo se le posizioni dei sindacati “del sì” sono sufficienti a placare l’ira di Marchionne. Il quale, nel frattempo, potrebbe consacrare il suo rapporto, ormai molto buono, con il capo del governo. Matteo Renzi, infatti, dovrebbe essere presente all’assemblea annuale degli Industriali di Torino, organizzazione da cui peraltro la Fiat è uscita, in ossequio alla sua politica di contatto con le strutture locali. Il paradosso è che questa assemblea dovrebbe tenersi proprio alla Maserati del gruppo Fca. incentivo c’è ed è molto generoso. Chi produce elettricità L’ con i pannelli solari può incassare fino a 400 euro al megawattora, circa 5 volte il prezzo medio del mercato. E proprio ieri il presidente dell’Authority per l’energia Guido Bortoni, nel corso della relazione annuale, ha segnalato che nel 2013 gli italiani hanno pagato in bolletta quasi 11 miliardi di incentivi alle energie rinnovabili, che saliranno quest’anno a 12,5 miliardi. Ma la purga inserita dal governo nel decretone sulla pubblica amministrazione sta suscitando le vibrate proteste dei beneficiari, che possono esibire qualche buona ragione accanto al peccato originale (presupposto dal decreto) di aver approfittato di una misura esagerata. Il decreto prevede che le convenzioni grazie alle quali gli investitori godono dell’incentivo si prolunghino da 20 a 24 anni, a parità di beneficio complessivo. Lo “spalmamento” dell’incentivo riguarda i produttori con oltre 200 kilowatt di potenza installata, che sono 9-10 mila per un totale di potenza installata di 10 mila megawatt (l’equivalente di una decina di grandi centrali termoelettriche). Gli incentivi che incassano sono circa 2,5 miliardi all’anno, e saranno di fatto tagliati di 500 milioni all’anno, circa il 20 per cento. Ce n’è quanto basta per far saltare i piani di investimento, e quindi per preoccupare le grandi banche, esposte per circa 40 miliardi di euro. Il modello di business del fotovoltaico è semplice: visto l’ampio incentivo concesso per vent’anni, ci sono ampi margini per affittare un terreno agricolo e coprirlo di pannelli solari, facendosi prestare i soldi dalle banche anche a tassi elevati. Le banche si sono buttate a pesce su un business redditizio e privo di rischi. Adesso la doccia fredda, e le associazioni di categoria (Anie e Assorinnovabili) - insieme alle banche - sono pronte a ricorrere alla Corte costituzionale contro la retroattività di un decreto che modifica d’imperio contratti ventennali. Si parla di 10 mila posti di lavoro in pericolo (esagerazione) e di investitori stranieri scandalizzati (verosimile) e in fuga da un Paese dove si cambiano le regole a partita iniziata. La partita per adesso si sposta in Parlamento. A Taranto respira solo il commisario PER EDO RONCHI L’EMERGENZA AMBIENTALE È FINITA: “L’ARIA È BUONA”. MA I CITTADINI NON LA PENSANO COSÌ di Francesco Casula Taranto a qualità dell'aria a Taranto è buona, in parL ticolare per le polveri sottili i dati sono tra i migliori delle città italiane” e “il benzo(a)pirene si questo risanamento continui serve “un commissario ambientale con poteri di intervento” e il reperimento di 1,8 miliardi di cui 550 milioni per il 2014 e altri 250 fino a giugno 2015. Soldi che potrebbero arrivare dal denaro sequestrato ai Riva dalla Procura di Milano. è ridotto di dieci volte”. Non ha dubbi il subcommissario dell’Ilva, Edo Ronchi: a Taranto l’emer- MA NEL QUARTIERE a pochi metri dall’Ilva gli genza ambientale appartiene al passato. Sulla abitanti la pensano diversamente. Sabrina, 31 anscorta dei dati rilevati da Arpa Puglia, Ronchi ha ni: “Ma forse la qualità dell’aria è cambiata solo spiegato che l’aria “nel quartiere sulla carta perché per noi qua è Tamburi è ampiamente a norsempre la stessa storia. Vivere a Tamburi è come lavorare dentro ma per tutti i parametri”. Nella I CONTROLLI conferenza stampa per i primi l’Ilva: ogni giorno di vento sia12 mesi dalla nomina del commo invasi dai cattivi odori, i fuI dati sull’inquinamento mi rossi dello slopping li vediamissario Enrico Bondi, oggi sostituto da Pietro Gnudi, l’ex mimo costantemente e, soprattutmigliorano, ma nistro ha rivendicato i risultati to, sui nostri balconi e nelle nogli abitanti del quartiere stre case la polvere dei parchi della gestione commissariale. “L’Ilva – ha spiegato Ronchi – è minerali continua ad arrivare. Tamburi lamentano: oggi un’azienda in via di risanaDove sta il miglioramento? mento ambientale, con interL’unica cosa che è cambiata è che “Sui davanzali ci sono venti tutti definiti, progettati e da quando hanno installato i sempre polveri” in parte realizzati”, ma perché cannoni che bagnano le monta- gne di minerale ora ci tocca sopportare anche il loro rumore”. In via Machiavelli, proprio sotto le collinette artificiali che avrebbero dovuto proteggere gli abitanti dei Tamburi dalle emissioni della fabbrica, la signora Vincenza è al balcone: “Guarda qua – dice mostrando il palmo della mano dopo averlo strisciato sul davanzale – questa polvere nera è il miglioramento?”. “Secondo i dati Arpa – racconta Gianfranco, 66enne – alcuni valori nella cokeria dell’Ilva sono minori di quelli nelle strade dei Tamburi: è il quartiere a inquinare la fabbrica?”. Allontanandosi dallo stabilimento di qualche chilometro, la musica non cambia. Franca, 50 anni, guarda l’orologio: “Solo qualche ora fa c’è stata un puzza tremenda. È vero che nei mesi scorsi le cose erano migliorate, ma ora siamo tornati come prima: non passa giorno senza che raccolga polvere dai balconi e dal pavimento dell’appartamento”. Daniele, 38 anni, aggiunge dettagli: “Prendo la macchina tutti i giorni e la vedo la polvere sul parabrezza”. Il pensiero diffuso è che i miglioramenti nei dati siano dovuti soltanto al fatto che ora la fabbrica lavora a ritmi ridotti, ma i danni causati sono troppo profondi perché si percepi- Il quartiere Tamburi a Taranto Ansa scano miglioramenti. E le bonifiche, tra queste strade, non si sono ancora viste. “I bambini – spiega Ida mentre porta il figlio all’oratorio – non possono giocare nelle aiuole perché sono inquinate”. SE NELL’ILVA, quindi, i cantieri per il risanamento sono avviati, nel quartiere più vicino alla fabbrica i risultati non sono percepiti. Tutto fermo. Come il processo nei confronti dei 49 imputati. Il gup Vilma Gilli, infatti, ha sospeso il procedimento e inviato gli atti alla Cassazione per valutare l’istanza di trasferimento del giudizio in un altro tribunale perché a Taranto, la pressione dell’opinione pubblica, potrebbe condizionare l’esito del processo. Centinaia, intanto, le richieste di costituzione di parte civile annunciate ieri. Il Comune di Taranto dopo la decisione della Cassazione chiederà un maxi risarcimento da 10 miliardi di euro. 12 SCONFITTA & POVERTÀ VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 Pianeta terra il Fatto Quotidiano UCRAINA FIRMERÀ ACCORDO CON UE Il nuovo presidente ucraino Poroshenko ha intenzione di firmare l’accordo doganale e commerciale con la Ue, motivo scatenante della rivolta contro il predecessore filo-russo nel novembre del 2013, entro il 27 di questo mese; prima, il 23, proporrà il piano per la pacificazione dell’est. LaPresse IRAQ BATTAGLIA PER IL PETROLIO ASPETTANDO I RAID ”Le truppe americane non torneranno a combattere in Iraq. Non abbiamo la capacità di risolvere la situazione con migliaia di truppe: non c'è una soluzione militare per l’Iraq”, ha detto Obama, mentre si preparano i raid aerei e il prezzo del petrolio schizza in alto. LaPresse LA TEMPESTA PERFETTA CANCELLA L’ERA D’ORO DI SPAGNA IN POCHE ORE SI SONO CONDENSATE L’ABDICAZIONE DI JUAN CARLOS, L’ELIMINAZIONE DAI MONDIALI E I NUOVI CATASTROFICI DATI ECONOMICI di Alessio Schiesari I l re e la regina hanno lasciato il trono la stessa notte. Lui è Juan Carlos di Borbone, fino a martedì sera accostato a un numero cardinale (primero) per indicare che la sua natura di sovrano. Lei è la roja, la nazionale più vincente della storia del calcio spagnolo, nonché campione del mondo uscente (e uscita), almeno fino a domenica 13 luglio. Bisogna avere una fede cieca nelle coincidenze per non trovare una miriade di analogie nella fine dei due regni. Quello di Juan Carlos è durato 39 anni: erede designato dal Caudillo Francisco Francoper mantenere la continuità con la Spagna fascista, è l’uomo che ha tenuto per mano il Paese durante l’accidentata transizione alla democrazia. Per questo il premier Mariano Rajoy, nel discorso che ha accompagnato la firma del decreto di abdicazione, gli ha reso omaggio parlando del “impagabile debito di gratitudine che lascia a tutti noi”. Gli spagnoli le prime rate però le hanno già pagate. IL NUOVO RE Felipe VI si è pre- sentato citando Cervantes: “Nessun uomo vale più di un altro, se non fa più di un altro”. Aforisma illuminante ma che fa a pugni con le indiscrezioni sulla casa reale. Secondo una moltitudine di inchieste giornalisti- che (Forbes, Eurobusiness, New York Times) la fortuna personale della corona, che quando tornò in Spagna nel 1973 era sostanzialmente nullatenente, ammonta a 1,8 miliardi di euro. Somma impossibile da accumulare con la sola indennità concessa dal governo (poco meno di 8 milioni di euro l’anno). Numeri incredibili quanto frodi allo Stato, scandali rosa e cacce al rinoceronte è incappata in uno scandalo dietro l’altro. Per questo alla cerimonia di ieri non era presente Cristina, la sorella minore del nuovo re con un marito nei guai per frode ai danni dello Stato. Ma la sfida più importante che lo attende un’altra: tenere in piedi un regno in cui le spinte centrifughe, in Catalogna e Paesi Baschi, sono sempre più travolgenti. Per questo durante il discorso alle Camere ha insistito su una Spagna “plurale in cui c’è spazio per tutti”, che vorrebbe essere diversa da quella “unita, grande e libera” di disegnata da Franco. I governatori delle Regioni secessioniste non hanno abboccato, e il loro applauso è durato solo qualche secondo. UNA SPAGNA DIVISA come la GIÙ DAL TRONO il titolo dei catalani di “El Periódico” quelli delle amanti di Juan Carlos che, secondo le malelingue, sarebbero circa 1.500, suggellate da un paio di figli illegittimi che da anni, invano, cercano un riconoscimento. Per questo il re si può permettere di perdere la corona, non l’immunità penale riservata normalmente al solo capo dello Stato. Felipe VI ha il compito di rilanciare l’immagine di una casa regnante che tra ABDICANO “El Mundo Deportivo” vede analogie col re difesa della nazionale. I due centrali, Sergio Ramos e Piqué, rappresentano perfettamente, anche a livello fisiognomico, la distanza tra Catalogna e Castiglia. Qualche anno fa il primo si era lamentato perché il centrale del Barça parlava catalano dentro lo spogliatoio della nazionale. Da allora si guardano in cagnesco, come catalani e castigliani nel resto del Paese. La percentuale di secessionisti a Barcellona e dintorni continua a crescere (55%) e l’ostinato ri- PAESE DIVISO Nel 2007, prima della bolla immobiliare, Madrid era in corsa per superare il Pil di Roma Ora soffiano sempre più i venti autonomisti Il canto della miliardaria LA MOGLIE DEL FINANZIERE ITALO-SVIZZERO BERTARELLI SI COMPRA UNA CARRIERA DA SOLISTA POP di Carlo Antonio Biscotto e ho deciso che ero una pop star”. Prima di sposare Bertarelli aveva fatto qualche tenirsty Bertarelli, fisico da modella, tativo di sfondare nel mondo della musica e aveva 42 anni, moglie di Ernesto Bercomposto Black Coffee, che non aveva avuto molta tarelli, ex industriale farmaceutico e fortuna, ma che aveva cantato al suo matrimonio a skipper, nato in Italia, ma cittadino Ginevra con indosso un abito di Valentino e disvizzero, quando nelle interviste si acnanzi a 250 invitati. Il marito l’ha conosciuto in cenna alla sua ricchezza, mostra palese UN ESEMPIO? Sotto il video nel quale Sardegna a 26 anni. Ernesto Bertarelli aveva appena disagio: strizza gli occhi, serra le ma- Kirsty duetta con Ronan Keating qual- ereditato la casa farmaceutica Serono di cui negli scelle e cambia discorso. Comunque è cuno ha postato: “Al marito questa esi- anni successivi avrebbe raddoppiato il fatturato la donna più ricca della Gran Bretagna, bizione deve essere costata una fortu- grazie alle biotecnologie. Poi nel 2007 la famiglia molto più – tanto per dire – della regina na!”. La risposta di Kirsty a queste ma- decise di vendere e di investire il ricavato (qualcosa Elisabetta e di J.K. Rowling. La sua, am- lignità? “La gente è vittima dei pregiu- come 13 miliardi di euro) nel settore immobiliare, mette candidamente, è una vita “stupe- dizi. In realtà la musica è sempre stata in quello farmaceutico, nella sponsorizzazione delfacente”. A sfogliare Instagram la si può una parte importante della mia vita. la barca Alinghi portandola a conquistare due volte vedere in una carrellata di luoghi eso- Non è che una mattina mi sono svegliata la Coppa America e in iniziative filantropiche. “Ertici, a bordo del suo mega-yacht nesto era un uomo ambito da da 130 milioni, regalo del mamolte donne, ma lui ha scelto rito per il 40° compleanno, imme e da allora siamo inseparaMALELINGUE pegnata a giocare a golf alle Habili”, dice Kirsty. “È un uomo waii o a sciare sulle Alpi. Epche riesce in tutto ciò in cui si All’annuncio del suo pure a questa donna che tutti cimenta”. Lei, invece, a causa dei invidiano mancava qualcosa figli non ha potuto curare il suo album le critiche per rendere la sua esistenza talento artistico, condannata a si sono scatenate “perfetta”. La prova che oltre al occuparsi di pappette e pannodenaro ha anche il talento. Ed lini. Ma com’è l’album? La voce sul web: talento ecco spuntare non più la signonon è male. Non peggio di quelra Bertarelli, ma semplicemenla di Madonna, ma a giudizio dei e denaro vanno te la cantautrice Kirsty che si critici, non pare il caso di scosempre più d’accordo Kirsty Bertarelli LaPresse modare la parola “talento”. appresta a lanciare il suo primo K album di canzoni pop, dall’invitante titiolo di Indigo Shores. “Kirty è oggetto di gelosia e invidia”, commenta un’amica che preferisce mantenere l’anonimato. Ne fanno fede alcuni acidi commenti su YouTube. Il numero 1 della Spagna sconfitta; sotto, Felipe e Juan Carlos LaPresse/Ansa fiuto del governo di concedere un referendum, benché comprensibile, non fa che peggiorare le cose. Il quarantennio d’oro è finito sotto le macerie del settore immobiliare crollato nel 2007. Il numero di disoccupati (oltre 6 milioni) non è mai stato così alto; il Pil pro capite, che prima della crisi era al 105% della media Ue, è ripiombato al 95 (ricordate le frecciate di Zapatero sul sorpasso spagnolo all’Italia? Ora la Spagna è tornata dietro); il saldo migratorio è negativo: sono più gli spagnoli che lasciano casa degli stranieri che arri- vano. A tenere incollato l’orgoglio del Paese negli ultimi anni era rimasto solo lo sport: i Nadal, gli Alonso, i Marquez, i Gasol e, ovviamente, le Furie rosse. Per sei anni hanno vinto tutto quello che c’era da vincere. Ora invece se ne vanno dopo essere stati umiliati dai nemici di sempre della corona, gli olandesi, e da un’ex colonia. Per ricostruire l’unità del Paese ci vuole un miracolo, come quello dell’Atletico del Cholo Simeone, squadra di cui Felipe VI è tifoso e presidente onorario. Ma l’epoca dei miracoli, a queste latitudini, sembra finita da un pezzo. Due milioni di super-ricchi in più 14 MLN GLI ULTRA- SONO 14 i milioni di ricchi quantificati dal nuovo studio del World Wealth Report, realizzato dalla Royal Bank of Canada (Rbc) insieme alla società di consulenza Capgemini. 14 milioni di persone non toccate dalla crisi ma che sono riuscite a cavalcarla, grazi soprattutto al boom delle Borse. Ma cosa si intende per “ricchi”? Chi sono questi 14 milioni di persone sparse per il globo? Per entrare in questa opulenta casta basta avere 1 milione di dollari o più da investire (escludendo dal calcolo residenza principale, collezioni e beni di consumo durevoli). Nel 2014 se ne sono aggiunti quasi 2 milioni. Gran cifra. E i poveri? L'aumento della povertà è il comune denominatore che unisce tutti i paesi del mondo. In Italia 4 milioni di persone sopravvivono solo grazie alle associazioni caritatevoli e di ricchi ce ne sono circa 200 mila. 200 mila persone che potrebbero investire tranquillamente ma che preferiscono tenere i soldi nel portafoglio. Non è la ricchezza improduttiva il vero problema ma, come sappiamo, quella non dichiarata, quelle centinaia di persone (518 nel 2011) che hanno dichiarato al fisco un guadagno di 20 mila euro l'anno ma che erano in possesso di aerei privati e altri beni di extra-lusso. Con questo meccanismo i ricchi saranno sempre più ricchi, i poveri sempre più, e sempre più poveri. MILIONARI il Fatto Quotidiano SCONFITTA & POVERTÀ VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 GRAN BRETAGNA UNO SU 3 È INDIGENTE Secondo un rapporto dell’Università di Bristol, un cittadino su 3 è povero, mezzo milione di bambini non vengono nutriti a sufficienza, 18 milioni di persone non hanno alloggio adeguato. Situazione fortemente peggiorata negli ultimi 30 anni: la percentuale di poveri era del 14% nel 1983. LaPresse MONDO ISLANDA PAESE PIÙ PACIFICO L’Islanda è il paese più pacifico al mondo. In fondo alla classifica la Siria. L’Italia è 34esima; per la prima volta gli Usa sono sotto la centesima posizione. È la fotografia dell’Institute for Economics and Peace che redige il Global Peace Index in 162 Nazioni e basato su 22 indicatori, LaPresse 13 Troika e vite in baratto Atene torna al Medioevo SECONDO I SINDACATI ELLENICI, DOPO ANNI DI CURA FINANZIARIA, PARTE DELLE PAGHE DEI LAVORATORI AVVENGONO IN NATURA E SERVIZI di Roberta Zunini M Senza lavoro ad Atene LaPresse SCONTRO TRA EX IMPERI Vienna, gli Asburgo e il revanscismo ottomano di Erdogan IL PREMIER TURCO FOMENTA GLI IMMIGRATI IN AUSTRIA. BATTIBECCO CON IL MINISTRO KURZ di Giulia Merlo turchi assediano Vienna una seconda volta, dopo il Sultano I Solimano nel 1527. La visita di ieri nella capitale del premier turco Recep Tayyp Erdogan ha smosso il tipico contegno au- stro-ungarico. “Avverto il primo ministro Erdogan in modo esplicito: non deve introdurre divisioni nella società austriaca”, era arrivato a dichiarare la settimana scorsa il ministro degli Esteri Sebastian Kurz, intervistato dal quotidiano Oesterreich . Non certo un benvenuto caloroso, a cui un gruppo di hacker turchi filogovernativi ha risposto attaccando il sito del ministero, riempiendolo di fotografie del premier turco. Una visita, quella di Erdogan, che si è svolta al di fuori del protocollo ufficiale, come un privato cittadino in terra straniera. Il premier turco, infatti, ha organizzato una sorta di tour per celebrare il decimo anniversario del suoi partito, l’Unione dei Turchi Democratici, con l’obiettivo di intercettare i migranti turchi potenziali votanti alle elezioni di Agosto sparsi per l’Europa. IN UNA PIAZZA INFUOCATA, divisa tra gli applausi della nu- merossissima minoranza turca e le contestazioni dei 6mila manifestanti austriaci, Erdogan non ha risparmiato nulla del suo migliore repertorio. “Vi porto i saluti di 77 milioni di turchi, come popolo siamo sempre fieri di voi” ha annunciato e ha proseguito - incurante degli avvertimenti di Kurz - “Studiate, imparate il tedesco, ma non assimilate la cultura”. Poi ha parlato di Europa, ricordando che “la Turchia è sempre stata proiettata verso l’ovest”, ma soprattutto contestando il confini: “L’Europa non finisce dove il Danubio sfocia nel Mar Nero, ma inizia alle sorgenti del Tigri e dell’Eufrate”. Un copione già sentito, quello del premier turco, che ha tenuto un discorso molto simile anche a Colonia, in Germania, poche settimane fa. Se l’Austria conta circa 250mila turchi, in Germania la minoranza è la più numerosa del Paese, con oltre 5 milioni di immigrati. E il comizio di ieri non ha certo disteso i rapporti tra il sultano Erdogan e il governo di Vienna, che ha letto la visita come una mossa politica per accaparrarsi voti in Turchia, giocata però creando scompiglio sul tranquillo suolo austriaco. olti lavoratori greci vanno a dormire in hotel, pur non avendo un becco di un quattrino. Ma questo “vezzo” non è la conseguenza di un atteggiamento pregresso, nel senso di pre-crisi, da spacconi. La linea della metropolitana che porta dal Pireo al centro di Atene è sempre affollata di lavoratori che fanno i pendolari dai villaggi e dalla periferia più povera della metropoli alla fermata di Omonia per cercare lavoro o svolgere quel che ne è loro rimasto: 3 o 4 ore in fasce diversi, a seconda delle esigenze del datore di lavoro. Che ormai si comporta, con la cronicizzazione della crisi economica, più come un feudatario che come un imprenditore conscio dell'importanza del capitale umano, oltre che degli introiti. E COSÌ OLIMPIA da Perama (ex area ricca di cantieri navali e oggi una delle realtà più depresse dell'Attica) che usa la metropolitana per andare a lavorare in un istituto semi privato per ciechi, non solo non riceve lo stipendio da 3 mesi, ma ha dovuto accettare anche di venire pagata, in futuro, con coupon per l'acquisto di cibo a un supermercato lontano 15 chilometri da casa. “In com- SPIAGGIA PRIVATA per la villa greca dei reali d’Olanda LaPresse 3RIMESI TARDO STIPENDI penso mi hanno già dato dei coupon per andare a dormire in albergo. Non ho ancora ben capito quando scadono, ma è meglio che mi informi visto che se continuano a non pagarmi fra un po’ io e la mia famiglia ne avremo bisogno: non abbiamo i soldi per continuare a pagare il mutuo della casa”. Olimpia non è che una delle migliaia di persone che non solo non ricevono lo stipendio da mesi, ma che non riceveranno nemmeno la 13a e la 14a. In compenso possono tirare il fiato con il baratto. “Ma che tirare il fiato, qui ormai con la scusa della crisi ‘sti stronzi di imprenditori ci prendono anche per il sedere e ci danno la biada come se fossimo dei muli, anzi degli asini che non capiscono come tanti di loro con la crisi ci marciano”, ride amaro Christos. “Questa Europa della Merkel, con la complicità dei nostri imprenditori, molti dei quali sempre più ricchi - l'austerità ce la dobbiamo sciroppare solo noi poveri tapini - ci sta privando della quota minima di dignità. ora non solo non abbiamo più diritto a uno stipendio garantito, pur lavorando, ma se ce l'avremo sarà in parte a base di prodotti, magari scaduti” dice, con la voce rotta dalla rabbia, Maria che, come Christos, lavora per un'impresa di pulizie. Lui ha 52 anni, lei 44. L'inchiesta condotta dall'Istituto del lavoro della Confederazione dei sindacati (Gsee), i cui risultati sono stati appena diffusi alla stampa, ha aperto un ulteriore squarcio sul dietro le quinte della politica economica targata troika. Definendola “scioccante” ma non così “inattesa”, la Gsee, ha concluso sostenendo che l'investigazione descrive un quadro ancora più drammatico di quello dell' scorso anno, zenit della crisi, nonostante gli indicatori economici che da qualche mese invece segnalano una lieve diminuzione dell'altissimo tasso di disoccupazione e una, sebbene lievissima, ritrovata fiducia degli investitori stranieri nel mercato greco, provata dal successo della prima asta di buoni del tesoro di qualche mese fa. GLI ABITANTI DELL'ISOLA di Kranidi, nel Peloponneso, hanno notato in questi giorni la rapida costruzione di una banchina privata sulla costa di fronte alla villa dei reali d'Olanda. Tutto questo nonostante la legge proibisca l'uso privato delle coste. Proto Thema, un giornale locale, ha scritto che a garantire la violazione della legge sono stati 3 ministri del governo conservatore di Nea Demokratia approvando la richiesta olandese presentata pochi mesi fa, in cui si citava l' “interesse pubblico”. Tanto interesse pubblico che non è stato utilizzato nemmeno un muratore greco. Solo olandesi. Tango bond: ri-crac argentino 13 ANNI DOPO È DI NUOVO DEFAULT. INCUBO-FOTOCOPIA PER I CREDITORI (50 MILA ITALIANI) di Camilla Conti e finirà male per l’Argentina si tratteS rebbe del terzo default della storia. E per i risparmiatori italiani che hanno ancora in tasca i tango bond sarebbe un nuovo incubo. Oggi come ieri: il 23 dicembre 2001 l’allora presidente peronista Adolfo Rodriguez Saá annunciò che l’Argentina non avrebbe ripagato il proprio debito sovrano. Il collasso costò all'Italia 14 miliardi di dollari. Quasi 13 anni dopo, il Paese guidato da Cristina Kirchner minaccia il default sul suo debito definendo “impossibile” il pagamento della scadenza del 30 giugno a causa della decisione di un tribunale Usa che ha messo sotto ulteriore pressione l'economia. Buenos Aires è bloccata da 12 anni in una battaglia legale con i creditori che si sono rifiutati di partecipare alle due ristrutturazioni del debito seguite al crac. L’impasse ha impedito al paese di accedere ai mercati internazionali per reperire capitali a fronte di un'economia stagnante, di un'inflazione in crescita e di un impoverimento delle riserve della banca centrale. Lunedì la Corte Suprema americana ha respinto l'appello dell'Argentina contro i fondi hedge che si erano rifiutati di partecipare alle ristrutturazioni del 2005 e del 2010. È rimasta così valida la decisione del giudice Thomas Griesa di New York che ha ordinato al paese di pagare i fondi di investimento, i cosiddetti holdouts. Mercoledì la Corte d'appello ha dunque rimosso la sospensiva a meno che non fossero stati pagati 1,33 miliardi di dollari agli holdouts. Ma ciò “rende impossibile il pagamento a New York del debito ristrutturato e mostra la totale mancanza di volontà di negoziare sulla base di condizioni diverse da quelle indicate dal giudice Griesa”, ha detto il ministero dell'economia argentino. Il 14 mld $ IL ‘BUCO’ DEL 2001 governo della Casa Rosada ha inoltre smentito l’ipotesi di una missione negli Usa per negoziare con gli hedge fund. Il capo di Gabinetto Jorge Capitanich ha confermato che Buenos Aires “mantiene la volontà di pagare” ma come “Paese sovrano”, non per obbligo di un tribunale straniero. “Non immaginiamo pericoli nell'immediato né per l'Italia né per l'Argentina”, ha assicurato ieri il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, ricordando che il 95% dei possessori di tango bond aveva accettato l'accordo con l'Argentina che ha partecipato al Club di Parigi formato dalle nazioni creditrici (fra cui l'Italia) e ha “ripreso i suoi contatti con il Fondo monetario internazionale. “Non credo che siano pericoli”. Sarà. Di certo, delle 450 mila famiglie italiane coinvolte nel crac del 2001, si stima che siano più di 50mila quelle che detengono ancora obbligazioni di Buenos Aires. Molti tra coloro che avevano accettato le condizioni capestro che prevedevano un taglio del valore dell’investimento dal 60 al 70% se ne sono disfatti per godere almeno delle minusvalenze. Il problema è che chi partecipò a una delle due ristrutturazioni del debito del 2005 e 2010 ricevette nuove emissioni di titoli di Stato argentini. Quindi chi li ha mantenuti rischia di tornare a ballare il tango. 14 VENERDÌ20GIUGNO 2014 I MONDIALI DEL FATTO SPORT.SPETTACOLI.IDEE Costa Rica, la Svizzera pacifica del Centroamerica STASERA GLI AZZURRI IN CAMPO CONTRO UNA DELLE RIVELAZIONI DEL PRIMO TURNO DEL MONDIALE, LA NAZIONALE DI UN PAESE CHE DAL 1949 HA SAPUTO FARE A MENO DI UN ESERCITO. E DOVE NON MANCANO GLI INTRECCI CON L’ITALIA È di Maurizio Chierici il paese più pacifico del mondo: da 64 anni considera le forze armate soldi buttati via. Meglio spenderli per scuole, ospedali e riforme che garantiscano una vita quasi normale ai senza niente. La Caserma Bellavista, cuore strategico dell’esercito, diventa il museo dell’università. Con 11 mila guardie civili che sorvegliano frontiere, traffico e danno la caccia ai ladri, il Costa Rica (4 milioni e mezzo di persone) scopre una serenità sconosciuta ai paesini attorno: Nicaragua, Guatemala, Salvador, Honduras, tormentati da guerriglie, dittature e massacri. La proposta di rimpastare la Costituzione viene nel ’48 a José Figuereido, famiglia del latifondo, studia a Boston e torna a casa con idee che danno aria alle oligarchie. Dopo una innocua guerra civile seguita al colpo di Stato mal riuscito, il Figuereido estraneo ai sussulti diventa presidente provvisorio. Deve solo preparare nuove elezioni. La “provvisorietà” di un vecchio papa o di un capo di Stato a volte si trasforma in sinonimo di rivoluzione sociale. In un anno e mezzo Figuereido cambia la nazione delle banane nella Svizzera dei Caraibi. Se l’altra Svizzera ha scarsa considerazione dell’utilità dei militari e Berna alza monumenti ai generali che non fanno le guerre, Figuereido propone un referendum votatissimo: mai più cannoni e divise armate. Trionfano i Sì e la storia cambia. Oscar Arias, presidente dopo Figuereido, vince il Nobel per aver mediato la pace, terribili Anni 80, nella striscia d’America che unisce due continenti. E a San Josè, capitale, l’Onu apre la sua università della fratellanza. Utopia che ancora funziona. “Non sono solo fiori...”, racconta Figuereido (“Per favore mi chiami don Pepe come COPPA CABANA di Oliviero Beha Spagnoli: abdicate abdicate, qualcosa resterà fanno tutti”). Svizzera vuol dire paradiso di banche non sempre innocenti. Tentazioni che trasformano i ministri nei signori del dollaro nero. A volte escono in manette dal governo. Ma la politica della riconciliazione non agita solo colombe. Il paese del caffè diventa il paese dei pensionati: scendono dal nord per godersi la vecchiaia nelle campagne un po’ noiose di un posto senza drammi. E poi tasse al lumicino e la considerazione di ospiti con tanti privilegi. CHI COMANDA Qualche tempo fa, anche i piloti Alitalia Il potere, qui, si è spesso sceglievano per ultimo volo il riposo in intrecciato al Belpaese: Costa Rica. Dove gli molto influente è stata affari vanno bene: Pil un po’ afflosciato Donatella Pasquali dalla crisi anche se nel settembre 2013 la Zingone, la potentissima crescita volava sopra moglie di Lamberto Dini il 15%, giorni ancora felici. Nel secolo appena passato fra gli SENZA DIitaliani superstar, Donatella Pasquali Zingone, VISA Dal 1949 presidente del potentissimo Gruppo Z. Reduce dal la Costa Rica non fallimento di Zingonia (città satellite attorno a Berha un esercito. gamo) aveva messo radici in Costa Rica allarganSotto, un tifoso dosi verso Messico e Panama. Proprietaria anche di Panorama, settimanale distribuito da Miami al della Nazionale in Brasile LaPresse Venezuela. LA BELLA CASA della giovane vedova era una spe- cie di museo precolombiano. Teche di cristallo coprivano le stanze; reperti preziosi che la legge proibiva ai privati, ma esistono privati e privati e le cravatte importanti del paese frequentavano la famiglia. Quando le conferenze dell’Onu obbligavano Andreotti a New York, si concedeva al ritorno un relax in Costa Rica: accoglienza affettuosa in casa Zingone. Lo accompagnava Lamberto Dini, visite galeotte finite in matrimonio. Passaggi che davano ali all’intraprendenza imprenditoriale degli italiani di qui. Quando San Josè si dichiara capitale di un paese del terzo mondo, l’Italia la sostiene con investimenti importanti. Donatella IGNORO da quanto tempo Juan Carlos di Borbone volesse abdicare, avendone peraltro combinate più di un suo omonimo proverbiale, Carlo (Magno) in Francia. Di sicuro il tramonto della Spagna pluricampione è avvenuto in una sorta di moviola. Prima la brillantezza opacizzata delle “Furie rosse” nell’ultima stagione, poi i colpi persi per strada dal Barcellona che accusa tutte le stanchezze del mondo più Messi, infine l’occaso di uno dei suoi giocatori più rappresentativi, quel Xavi destinato a un Emirato, l’altra sera tristemente in panchina a vedere la débâcle definitiva contro i dinamicissimi nanetti del Cile, il contrario dei colleghi da giardino. Declino mascherato dal calcio madrileno di club in cima all’Europa Zingone apre un supermercato 2000. Chi può inaugurarlo se non Andreotti? Finanziamenti che incoraggiano anche l’industria di Fabrizio Ciano, nipote di Mussolini, tenerezze per i socialdemocratici di Pietro Longo. Se ne è andato 6 anni fa dopo aver raccolto in un libro le memorie di famiglia: “Quando il nonno fece fucilare papà”. La chiacchierata col Figuereido ormai a riposo era finita con l’ultima curiosità: come mai sul cancello due targhe fanno sapere che l’ex presidente è agente generale di Coca Cola e Mercedes? Il vecchio sorride: “Lo ero anche quando governavo. Se un uomo politico non lavora le tentazioni diventano tante”. che aveva messo tutto nel calderone in positivo, a partire dalla punta Diego Costa oriundo brasiliano e quindi “traditore” negli stadi competenti. In realtà il tiki taka famoso catalan-patriottico stava già sfumando da un pezzo, tra l’usura del modo e del modulo e quella dei suoi interpreti. Va da sé che essendo le squadre come le persone, se smarrisci un’identità devi almeno cercarne un’altra possibile per non rimanere con il buco in mezzo, alias Don Falcuccio (è quello che da decenni sta accadendo, udite udite, non all’Italia di Prandelli, bensì a quella di Napolitano…) E INVECE la Spagna non sa più chi è calcisticamente e ha mostrato questa crisi identitaria prima contro un pari grado nobiliare quale l’Olanda vice campione del mondo che poi, ma tu guarda, ha faticato con gli australiani in gita ma dediti allo sport fino in fondo, e dopo contro un concentrato di stamina qual è l’identità del Cile compattato dai suoi due/tre campioni. Questo tramonto o capolinea di un lussureggiante ciclo di gioco e risultati da un lato segna l’impossibilità di continuare troppo a lungo con un atteggiamento tattico che rischia il subbuteo e può provocare noia e dipendenza come un farmaco, dall’altro ci permette di misurare l’eccellenza di questi anni, un lustro memorabile in cui la Spagna non ha mai rubato nulla, né nel Mondiale sudafricano né nei due Europei prima e dopo di esso. Si dice: troppa riconoscenza di Del Bosque, fisiognomicamente un Delneri più gordito ed entrambi con la maschera del padre di Woody Allen in Prendi i soldi e scappa, per coloro che l’hanno fatto grande. È certamente vero, ma in ballo non c’era solo un ricambio più o meno generazionale, ma una personalità da ridiscutere. Escono così clamorosamente proprio per non averlo fatto, rassegnandosi a un grande passato davanti a loro (almeno hanno risparmiato una figuraccia a Borja Valero…). w www.olivierobeha.it il Fatto Quotidiano di Malcom Pagani APPESI A UN FILO Seconda caduta, inglesi quasi fuori di Tommaso Rodano riva poco dopo, appunto al minuto 40. Cavani disegna un cross col contagiri per Suauarez affonda l’Inghilterra e riporta rez, che stacca di testa e prende in controin pista l’Uruguay. L’attaccante più tempo il portiere inglese. Parabola morbida e amato e odiato del Regno Unito è il intelligente: 1 a 0. sicario perfetto dei Tre Leoni. È stato Nel secondo tempo l’Inghilterra attacca a teil capocannoniere incontrastato del campio- sta bassa, anche se Cavani avrebbe un’ocnato di sua Maestà (31 reti; il più vicino, casione clamorosa per raddoppiare, ma alSturridge, si è fermato a 21). Ma a Liverpool, larga troppo l’interno destro. dove ha sfiorato il titolo, hanno conosciuto Il pareggio dell’Inghilterra è il riscatto di Waanche il peggio del pistolero: simulazioni, ris- yne Rooney. Non segnava in nazionale da 759 se, addirittura un morso e soprattutto l’in- minuti. Grande azione di Sturridge e Johnson sulto razzista al francese Evra, che gli costò a destra, palla in mezzo e tocco sotto misura otto giornate di squalifica. Un caratterino dell’attaccante del Manchester United. L’In“scostante”, per usare un eughilterra ci crede, ruggisce, femismo. Ma anche, e sopratprova a spingere. Ma torna in scena Luis Suarez: Cavani antutto, un concentrato di clasVINCE L’URUGUAY se pura. ticipa Gerrard di testa e gli apre un corridoio decisivo, Uruguay contro Inghilterra, Due splendide reti dunque, è Rooney e Sturridge Suarez entra in area, sembra contro Cavani e Suarez. Chi inciampare, ritrova l’equilidel centravanti perde praticamente torna a brio e scocca una saetta imdel Liverpool Suarez prendibile per Hart. Finisce casa. Al primo giro gli inglesi sono stati sconfitti da Marqui. stendono i britannici L’Inghilterra a meno di michisio e Balotelli, e ci può staracoli è fuori e si aggrappa ai re. L’Uruguay invece viene Inutile il gol di Rooney risultati dell’Italia contro Codalla batosta clamorosa conVince ancora la Colombia sta Rica e Uruguay. La celeste, tro la Costa Rica, in una parcon il suo fuoriclasse ritrotita dal significato cristallino: vato, torna a fare paura: gli la celeste senza Luis vale poazzurri sono avvisati. co. E allora in attacco il pistolero si riprende la numero NELLA PARTITA delle 18, Co9, nonostante le precarie conlombia e Costa d’Avorio dizioni fisiche. Per diventare aprono la seconda giornata decisivo gli servono 40 midel Gruppo C. È la sfida tra nuti. Prima dell’inizio del Cuadrado e Gervinho, probaSuarez-show, alla mezz’ora, bilmente le due ali migliori Rooney colpisce una traverdella Serie A. Vince il primo, sa. Legno clamoroso, di testa, va a segno il secondo. Finisce praticamente dalla linea di 2 a 1 per i colombiani, grazie porta. È la prima emozione alle reti di James Rodriguez vera di una partita bloccata, (secondo centro in due parcon gli inglesi che provano a tite) e di Quintero (meteora fare il gioco e i sudamericani del Pescara nell’anno dell’ulche si affidano alle ripartenLuis Suarez LaPresse tima retrocessione). ze. La seconda emozione ar- S DELUSIONI PALLE MONDIALI di Paolo Ziliani Obama ha deciso: Van Persie sarà un drone DOPO aver visto Motta rispondere ai giornalisti brasiliani in italiano, tweet della moglie di Cassano: “La prossima volta ci prova anche Antonio” n DOPO la deludente prova contro l’Australia, Sneijder nel ritiro olandese è stato soprannominato “Ignoto 1” n ALLA NOTIZIA che la pornostar cilena Marlen Doll per festeggiare il 2-0 alla Spagna farà sesso ininterrottamente per 16 ore, Icardi e Wanda Nara hanno twittato: “Embè?” n n OBAMA annuncia raid sull’Iraq con uso di droni. Oggi prima simulazione con Van Persie al posto del drone IL CILENO Osses, che stasera dirige Italia-Costa Rica, è l’unico arbitro presente sotto pseudonimo: il vero nome va letto all’incontrario n BRASILIANI sempre più depressi: dopo lo 0-0 col Messico, hanno dovuto rinunciare anche ai caroselli di auto per festeggiare la promozione in A di Jonathas e Jefferson del Latina n DOPO aver letto che la Boldrini, assai antipatica alla gente, ha deciso di affidarsi a Gad Lerner, clamorosa decisione di Blatter. “Mi affido alla Boldrini” @ZZiliani n 15 TELE ARISTOTELES Oggi la seconda partita ALLE 18 A RECIFE La Nazionale di Prandelli cerca la vittoria che la porterebbe a un passo dagli ottavi di finale. In porta (forse) torna Buffon Ansa VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 Mazzocchi, comico da mesta tragedia CON MINI kilt scozzese e timbro vocale alterato, Marco Mazzocchi vuole proprio l’ultima pinta della notte: “Eugenio!!!!”. Il direttore della sede Rai brasiliana, Eugenio De Paoli, impegnato a congedare l’ospite della serata: “Ringraziamo Paolo Bonolis” lo ignora. Non sa che Mazzocchi non demorde, che dell’Osteria della Tv di Stato è cliente fisso da 25 anni e che intorno a una carriera esotica ballata tra l’Isola dei famosi e le Olimpiadi, zitto e senza medaglie non l’ha mai fatto stare nessuno. Accalappia infatti il collega Volpi dietro il bancone del bar. E lo costringe alla resa: “Jacopo, non fare andare via Paolo senza una toccatina”. Italia-Costa Rica è alle porte e Marcolino non vuole lasciare nulla di intentato. Vorrebbe che Bonolis si facesse tastare “il popò” come all’epoca in cui porgere le terga ai concorrenti del suo show era pratica quotidiana, ma il tempo comico non è fortunato e di fronte al finto e ingeneroso imbarazzo dei colleghi: “Ma che cose volgari dici?”, “Paolo scusalo”, Marco si serve da solo. Inizia a gesticolare. Si piega. Pronuncia frasi sconnesse all’indirizzo di Bonolis: “Eh, cioè, Paolo, dai, una toccatina che porta bene”. Subisce indòmito le gaie contumelie della truppa: “Mazzocchi, sei un pervertito” e poi, vistosi perduto, si sacrifica schiaffeggiandosi il culo in diretta. Lo fa più volte. Di profilo e di tre quarti. E in coda al fetish pallonaro, arriva il meritato premio. La pietà di Bonolis. Da straordinario professionista, Paolino si presta alla gag. La grana è in linea con il copione: “Guarda, io non mi posso alzare, non so cosa mi hanno attaccato, credo un catetere”. E poi, piegandosi obliquo verso il sorridente De Paoli che in romanesco rifiuta l’incombenza: “C’ho una reputazione che me sò costruito, non lo posso fare neanche per la Nazionale” Bonolis ha ancora la forza di offrirsi unendo l’alto e il basso: “Più di rimanere prono non posso”. Il collegamento sfuma ed è a quel punto che Mazzocchi può riposare ripensando al talento smarrito e all’antica definizione di Aldo Grasso sul Corriere: “Giornalista con attitudine involontaria al comico”. Quando lo seguono, si capisce. Camerun, dai fasti di Italia 90 alle botte tra compagni: il declino dei Leoni d’Africa Italia 90 il mondo aveva A seguito le imprese del Camerun, la Nazionale di N’Kono, Kunde e Milla, strabuzzando gli occhi. Nella partita inaugurale, giocata al San Siro, i Leoni d’Africa avevano mandato a gambe all’aria nientemeno che i campioni dell’Argentina di Maradona, in 9 contro 11, grazie al gol di Omam-Biyik. Chiuso il girone al primo posto davanti a Romania, Argentina e Urss (mica bruscolini), i Leoni si erano sbarazzati della Colombia negli ottavi (2-1); dopodiché, nei quarti contro l’Inghilterra, erano andati a un passo dalla leggenda rimontando da 0-1 a 2-1 (Kunde ed Ekekè su doppio assist di Milla), raggiunti solo nel finale da un rigore di Lineker che mandava tutti ai supplementari. Altro rigore di Lineker (per fallo di N’Kono: 3-2), Inghilterra in semifinale e Camerun a casa, ma tra gli applausi del pianeta intero. E tutti a dire: chissà dove arriveran- di secolo e i Leoni d’Africa hanno malamente sbracato e si stanno specializzando in esibizioni da leoni da circo. Come in questo mundial, già finito dopo due partite (e due sconfitte: 0 gol fatti, 5 subiti) e cominciato male prim’ancora di partire: con l’imbarco rimandato causa braccio di ferro con la Federazione a proposito di vecchi premi (mai corrisposti) e nuovi premi (già sfumati). L’altra notte, sotto di 4 gol e in 10 per la folle espulsione di Song, contro la Croazia c’è stata la ciliegina della rissa in campo tra compagni, Assou-Ekotto e Moukandjo, con testata del primo al secondo e provvidenziale intervento di Webo a evitare il peggio. L’arbitro Proenca, solitamente inflessibile, non ha voluto infierire: un cadeau, visto che le espulsioni per risse tra compagni sono previste eccome. Chie- La rissa tra A.Ekotto e Moukandjo LA PARABOLA 24 anni fa misero sotto Maradona e sfiorarono la semifinale, quella vista in Brasile è una pallida copia dell’ex regina del Continente nero no, i Leoni d’Africa, se solo riusciranno a fare l’ultimo salto di qualità. La Coppa del Mondo sembrava sul punto di finire, per la prima volta nella storia, in Africa. INVECE è passato un quarto dere a Vitukynas e Padaigis, del Dainava, espulsi dopo una scazzottata nella serie A lituana; o a Martinez e Lanzafame della Honved (campionato ungherese), che si erano messi a litigare per un rigore da tirare contro il Pecsi. “Nessuno la passerà liscia – ha tuonato il ct Finke, inutilmente tedesco, perché non è questa l’immagine del Camerun che vogliamo trasmettere”. Nella speranza che il passo d’addio col Brasile non si risolva in una gara di tiro al piccione, le foto che i Leoni stanno cominciando a sistemare in valigia non hanno nulla di paragonabile a quelle scattate a Italia 90. La più luccicante: la suite da 3.000 euro a notte in cui Sua Maesta Eto’o ha dormito (o forse nemmeno: col Messico dormiva in campo). Ma un tempo le foto dei Leoni d’Africa finivano su France Football; oggi finiscono su AD. P.Z. 16 SECONDO TEMPO VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 il Fatto Quotidiano MASTERIZZATI LA FIABA Lana, più della voce vale il sex appeal IL NUOVO ALBUM DELL’ICONA INDIE-DARK UNA STORYTELLER DEI NOSTRI TEMPI di Guido Biondi È tornata la musa di David Lynch, la cantantessa più stilosa del pop moderno – amata e spesso indicata anche come una indie-star –, con un album chiamato Ultraviolence. Lana Del Rey (vero nome Elizabeth Woolridge Grant, nata a New York) sembra abbandonare la strada delle hit malinconiche di Born To Die e si affida, col produttore Dan Auerbach (Black Keys), a una serie di ballad lisergiche, una colonna sonora immaginaria di Kubrick e Malick. Dopo l’apparizione al programma televisivo David Letterman Show la cantante era stata aspramente criticata per aver palesemente steccato durante l’esibizione dal vivo. Chi ha assistito ai recenti concerti italiani ha capito che la voce è certamente riconoscibile e fascinosa ma non eccelsa ma nessuno discute il personaggio: dal vivo si può solo ammirare il suo sex appeal e le trame fiabesche ammalianti e oniriche; più del timbro è questa la sua vera cifra stilistica. UN MONDO a parte dunque, una regina dei figli dei fiori un po’ sfuocata e fuori tempo con il glamour imperante: non ha bisogno degli eccessi trash di Lady Gaga perché è lei l’eccesso. Non ha necessità del battaglione di ballerini di Madonna perché lei è statica; non ha nemmeno il fisico di Rihanna, a lei bastano i capelli da medusa di Emma Peel del telefilm The Avengers, eroina dei sixty. Soprattutto ama un mondo fatato con tanti piccoli innesti di drammaticità e iperboli, quasi una Tarantino della musica PER VOCE E CHITARRA Canzoni a passo lento moderna e seguace dal percorso artistico di Kate Bush, tra arte, mimica, teatro, sperimentazione. Tra canzoni di prostitute, tossicodipendenti, amori malati Lana affronta nei dettagli le sue tematiche dark in linea con la società opulenta e piena di eccessi come una vera storyteller. “Cruel World” è una ballata post-punk, voce distorta più estrema dei Crystal Castles, chitarre oscure con echi di Editors. “The Other Woman” sembra un poetico omaggio alle cantanti jazz tradizionali: in tutto l’album echeggia il fantasma dell’ultima fatica di Goldfrapp. Si trasforma in crooner in “Shades Of Cool”, classica ispirazione anni sessanta tra canzonette pop e mood hippie: la sorpresa è nel refrain, con un vocalizzo degno di Roisin Murphy, sensualissimo. “West coast” parte con un dub frizzante e prosegue con di Pasquale Rinaldis Lana Del Rey (vero nome Elizabeth Woolridge Grant), 27 anni LaPresse un arrangiamento minimal e notturno: un tappeto sonoro dilatato e strutturato con sottile lentezza. Spiace dirlo ma “Pretty When You Cry” dev’essere nata dopo aver partecipato a un concerto di Bat For Lashes, la sua corrispondente dark-queen oltreoceano: lo stile è il medesimo anche se la classe di Natasha Khan è nettamente superiore. “Money Power Glory” è il brano più legato alla magia dell’album Born To Die e non sorprenderebbe se diventasse uno dei pros- DALLA SPAGNA Jarabedepalo per l’estate simi singoli: c’è la freschezza di “Videomagic” e il canto della sirena tipico di “Blue Jeans” e un finale epico da grande ballad rock’n’roll. I SINGOLI sono il grande miste- ro di questo disco: apparentemente non ci sono ma potrebbe semplicemente essere il nuovo mood della cantante americana ovvero lasciare a un dj produttore il compito di reinventare le tracce, esattamente quello che ha fatto Cedric Gervais con “Summertime Sadness”. IL CANTAUTORE Italo-british di qualità LUCI DELLA CITTÀ DISTANTE© HOME PASTORALS © CI SONO dischi che quando premi il tasto “play” mettono in “pause” tutto il resto. Dischi fatti di niente, ma con la forza e l’intensità delle cose che sfuggono all’inutile, patetica frenesia della contemporaneità, nascondendosi dietro la corteccia della poesia. Quelli che fa Davide Tosches sono dischi così. Luci della città distante è il quarto album del cantautore piemontese, personaggio selvatico per scelta e per vocazione. Più ancora che nei precedenti (ed eccellenti) lavori, Tosches si cala nel profondo della sua voluta, convinta inattualità. Canzoni che parlano di ghiri, aironi e calabroni, di campanili e di nebbia, del suono dell’inverno e dei primi giorni d’estate. Co-prodotto da GianCarlo Onorato e con la partecipazione in un paio di brani dell’australiano Hugo Race, il disco vive in austero equilibrio tra la voce ombrosa, la chitarra e gli inserimenti, radi ma sempre azzeccati, di fiati, percussioni e archi. Il passo è lento, come quando si va nei boschi o in montagna, e per trarre la massima soddisfazione dall’ascolto bisogna adeguarsi. Si scoprirà di respirare meglio, alla fine. Carlo Bordone ESSERE italiani e cantare in inglese è sempre un rischio. Le imitazioni di generi musicali estranei al nostro dna e la pronuncia all’Alberto Sordi spesso denunciano un provincialismo superiore alla buona volontà. Non è il caso di Moro, al secolo Massimiliano Morini, e dei suoi Silent Revolution. All’ascolto dei 12 diamanti grezzi di Home Pastorals (terzo disco del musicista, autore della sigla del programma tv “Orto e mezzo”) viene da pensare a quei cantautori eccentrici con la foto di Syd Barrett sul comodino e i dischi di Nick Drake e Donovan nel cuore. Canzoni che non hanno nulla da invidiare a quelle di un Robyn Hitchcock o di un Andy Partridge: melodie squisite, testi intelligenti e dizione british perfetta. Consigliatissimo a chi ama il folk-pop d’autore. C. Bor. Davide Tosches ControRecords LA BAND The Bugz, Pisa blues explosion CONFUSION © The Bugs Arrea Pirata SE PENSATE che la Jon Spencer Blues Explosion sia una realtà esclusivamente americana, con i The Bugz sarete presto smentiti. Provengono da Pisa e hanno nel loro dna la stessa attitudine al terrorismo sonoro tipica del trio newyorkese. Il suono del quartetto (due chitarre, voce, basso e batteria) è crudo, scarno, brutale, privo di artifici e abbellimenti melodici. Una musica selvaggia, psicotica, che stravolge la tradizione blues del Delta, facendo a brandelli il rock’n’roll e mescolando senza soluzione di continuità soul, funk, garage, punk, rockabilly, noise e stoner. “Confusion” è il terzo album, registrato in presa diretta per catturare la stessa energia e forza d’impatto dei concerti. Un disco che è pura dinamite: tredici brani incalzanti (da menzionare “I Said Yeah” e “Shake It” con l’immancabile theremin) nei quali Elvis si incontra con Cramps, Stooges e Rolling Stones. Un rock votato alla fisicità, al rumore e al divertimento più sfrenato. Gabriele Barone Mario Riso, il rock è ancora d’impegno Moro & The Silent Revolution Gamma Pop SOMOS © Jarabedepalo Carosello record DA CHE PUNTO ascolti il disco, todo Depende. “Somos”, il nuovo album di Jarabe de Palo (degli Jarabedepalo, per l’esattezza), conviene sentirlo dalla fine. Sono concentrate in chiusura le tracce migliori della nuova avventura dell’artista spagnolo. E dire che all’inizio ha piazzato le sue collaborazioni italiane con i vip nostrani (alcune di lunga data, come quella con Cherubini). Jovanotti ha infatti arrangiato gli adattamenti di “Siamo” (che altro non è che la versione italiana della title track) e “Oggi sono io” (nella quale canta anche Kekko dei Modà, con il quale aveva già duettato in passato). Uno sforzo che, tutto sommato, forse non era necessario. È un disco che si presta perfettamente all’uso estivo. Lo spirito rock si fa un viaggetto nelle influenze degli anni Ottanta e il funk (ri)salta fuori all’occorrenza. In questo senso “Illusinaciones”, risulta la migliore. “Somos” è un perfetto singolo da spiaggia (si accettano scommesse), “Buenas noticias” prepara tutti al pogo. Diletta Parlangeli LA VITA mi ha insegnato che è vero l’aforisma che dice ‘fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce’. Ritengo che questo sia un insegnamento grandissimo. Da piccolo mi sono innamorato della musica e come ogni bambino ho sognato. Oggi, facendo un bilancio, posso dire che la mia vita è più bella di quella che ho sognato. Ma chi ha avuto tanto in qualche modo deve restituirlo…”. Mario Riso, con 25 anni di carriera alle spalle, è oggi uno dei migliori batteristi rock in Italia. Vanta una grossa esposizione mediatica – grazie alle trasmissioni condotte su Rock Tv di cui è fondatore – che sfrutta, in silenzio, ma nel trambusto generale, facendone uno degli artisti più impegnati nel mondo della charity. Nel 2006 ha fondato i Rezophonic, un progetto musicale/sociale che si basa sulla realizzazione di dischi in cui i brani scritti da Riso vengono interpretati dai più famosi artisti italiani e i cui ricavati sono devoluti all’African Medical and Research Foundation (AMREF) per un progetto idrico nella regione del Kajiado tra Kenya e Tanzania, e che ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Pubblicità e Progresso. “Ho fondato i Rezophonic – racconta Riso – per offrire da bere a chi ha veramente sete, grazie alla musica e all’arte. Finora con i primi due dischi e gli innumerevoli concerti sono stati realizzati in Africa 158 pozzi d’acqua,15 cisterne e 3 scuole”. Un risultato notevole che si prova a replicare con R3zophonic , uscito da pochi giorni, che tra rock e rap, pone particolare attenzione agli sprechi. L’album, anticipato da Dalla a me. Io sicuramente non la spreco, contiene 12 brani tra cui una cover dei Litfiba Woda Woda rivisitata in chiave reggae e un pezzo dei Motorhead con Alex Britti alla chitarra distorta. IL DUO Piano Jazz, motore elettronico MEHLIANA: TAMING THE DRAGON © Brad Mehldau – Mark Guiliana Nonesuch/Warner CHI L’AVREBBE mai detto che il più influente giovane pianista jazz americano – musicista dal fortissimo imprinting eurocentrico e debitore in particolar modo di certo romanticismo tedesco – si sarebbe tuffato in un disco a doppia firma in cui la parte del leone la fanno tastiere elettroniche, campionamenti, loop e mille altre diavolerie tecnologiche. Lui, Brad Mehldau, ormai acclamato alfiere del pianoforte, indefesso amante dei tasti d’avorio; leader di un trio che al proprio esordio si è potuto permettere di intitolare ben cinque dischi come “The Art Of The Trio” senza far arricciare troppi nasi. E invece è andata proprio così: dopo le mol- teplici incursioni nel pop (Nick Drake e Radiohead quasi sempre presenti in scaletta), le pregevoli prove in solo piano, quelle più ardite in chiave orchestrale e le ormai variegate collaborazioni fuori corso, ecco arrivare il duo con il percussionista Mark Guiliana in cui appunto il pianista di Jacksonville si immerge a capofitto in un mondo sonoro più tipico del nightclubbing che delle rinomate sale da concerto finora frequentate in tutto il mondo. Taming the Dragon è ben più di un esperimento – sebbene non sia dato sapere che sviluppo avrà la collaborazione tra i due; è un disco in cui il mélange di tastiere (su tutte il Fender Rhodes), campionamenti, dance-beat, differenti stili e provenienze musicali danno vita a composizioni e improvvisazioni in cui suono e melodie hanno pari diritto di cittadinanza. Andrea Di Gennaro SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 17 FLIPBACK La nuova collana Mondadori, libri cartacei a imitazione del Kindle CANALE 5 IL PEGGIO DELLA DIRETTA Yara, c’è il sospettato: la fiction può partire di Patrizia Simonetti individuazione del colpevole era l’ultimo fondamentale L’ tassello”. Quasi più intemperante di Alfano che lunedì ha postato su Facebook e Twitter “individuato l’efferato assassino di Yara”, meritandosi la bacchettata del procuratore capo di Bergamo Dettori per un riserbo violato che ha “rischiato di compromettere tutto”, l’ennesima richiesta di dimissioni da Grillo nonché critiche e sberleffi per aver dimenticato che “ovviamente la presunzione di innocenza vale per tutti”, come ha poi cinguettato il giorno dopo a metterci una pezza. Anche Pietro Valsecchi ha tralasciato quell’aggettivo principe del diritto penale secondo il quale nessuno è colpevole fino alla condanna definitiva, ma almeno lui non è il ministro dell’Interno. SE PERÒ per la messa in onda de Il delitto di Via Poma aspettò almeno il processo d’appello a Raniero Busco, poi assolto come nei seguenti ricorsi, stavolta il patron di Taodue annuncia a soli tre giorni dal fermo di Massimo Giuseppe Bossetti il via libera ai lavori, dal prossimo inverno, della miniserie in due puntate che stava preparando da tempo sull’omicidio della tredicenne di Brembate. Così come fu per Il caso Soffiantini o la Uno Bianca, non poteva lasciarsi sfuggire “una vicenda che ha appassionato l’opinione pubblica – dice – e che rappresenta una grande affermazione delle capacità investigative delle nostre forze dell’ordine”. Al centro quindi le lunghe indagini sul caso e in evidenza l’uso delle più moderne tecnologie che hanno portato all’individuazione del muratore 44enne di Clusone, che ieri all’udienza per la convalida del fermo si è proclamato innocente, ripetendo che era in casa quel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 in cui Yara è scomparsa e che non riesce a darsi una ragione del perché sui vestiti della ragazza sia stato trovato il suo Dna. L’iter della sua individuazione è stato inoltre complicato e ha svelato pure una storia di segreti familiari e una condizione di figlio illegittimo, materiale inaspettato e non male per una fiction. Il protagonista sarà dunque un capitano dei carabinieri impegnato nelle indagini, di certo “un attore di grande prestigio” assicura il produttore che non ha ancora definito il cast ma ha affidato la regia al fedele Alexis Sweet, già dietro la macchina da presa di Ris, Il capo dei capi, Il clan dei camorristi. La fiction andrà in onda nel 2015 su Canale 5 e sarà “l’evento televisivo dell'anno”, parola di Pietro. Un libro sottilissimo, quasi come il doppio senso di Elisabetta Ambrosi o schermo nero si apre, tagliato all’improvviso da una zip. L Dall’altra parte, a osservare ciò che il lacero velo di Maya ha rivelato (un pene nudo, che gli spettatori non vedono, visto che la zip apparteneva probabilmente a degli strani pantaloni?) ci sono tre ragazze, una bionda, una castana, una bruna, su sfondo di musica discotecara. Si apre una dissertazione filosofica sull’oggetto vivente che sta loro di fronte. La bionda dice subito sicura: “Datemi retta, le dimensioni contano”. La castana, non convinta, ribatte: “Ma dai, non contano, lo sanno tutte”. C'è un attimo di suspense quando la terza si china, avvicinandosi pericolosamente allo schermo, cioè al palpitante oggetto in discussione. Per fortuna è solo miope e il prodotto in questione deve essere così piccolo che bisogna avvicinarsi meglio. Infatti decreta: “A me comunque sembra piccolo”. La disquisizione sarebbe in stallo se non intervenisse una quarta ragazza, che con spirito empirista dice alla bionda: “Ma tu l'hai provato?”. “Ma certo”, risposta, “è più comodo di uno normale, costa meno ed entra pure in borsetta”. A questo punto lo spettatore, specie se maschio, prova una specie di brivido. Ok per il meno costoso, in fondo ci sono anche i gigolò, ma se è un pene come fa a entrare in borsetta? Per fortuna il panico da evirazione è presto dissolto, perché la bionda allunga la mano e tira fuori una versione mini del romanzo tascabile di Margareth Mazzantini Splendore. E infatti lo spot, scritto da Fausto Brizzi, diretto da Angelo Licata e firmato da per Mondadori, è il nuovo carosello che va in onda sulle reti Mediaset per pubblicizzare la nuova collana Mondadori Flipback. Un formato che imita il kindle restando cartaceo, da leggere in verticale facendo scorrere le pagina dall’alto in basso. L’IDEA era coraggiosa. Solo pubblici- tari kamikaze potevano decidere di girare una versione mini di un certo prodotto puntando sullo slogan “le dimensioni non contano”. Tuttavia, vi- Gli ascolti di mercoledì SPAGNA-CILE Spettatori 8,5 mln Share 31,5% FURORE Spettatori 4 mln Share 14,8% sto che il prodotto in questione era un libro e l’immaginazione nel sesso vale – si dice – più della meccanica, ci poteva anche stare. Insomma: che importa se è più piccolo, l’importante è che vi faccia sognare. Ma allora perché non giocare con la metafora fino in fondo, invece di rovesciare di nuovo lo slogan alla fine dello spot, con la bionda protagonista che, tirando fuori il libro – ormai identico a un assorbente – sentenzia: “Perché le dimensioni contano”? E perché fare due versioni dello spot – in una le quattro attrici guardano in una borsetta dove presumibilmente c’è un vibratore – lasciando però grottescamente identico sia il dialogo (tranne un aggettivo: “è più comodo di uno grande” nel caso del pene diventa misericordiosamente “È più comodo di uno normale”) sia l’ambientazione (ma chi si strappa i pantaloni tipo maniaco nel lounge bar?). Ma soprattutto: se alla fine l’oggetto da pubblicizzare è un libro che si impugna con una sola mano e si scorre, il doppio senso sessuale non trasforma il tutto in una becera metafora? Più che Flipback, Handjob? LA CARICA DEI 101 Spettatori 1,6 mln Share 6,2% CHI L'HA VISTO? Spettatori 3,2 mln Share 12,3% 18 SECONDO TEMPO VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 il Fatto Quotidiano GIUSTAMENTE CHIESA FUTURA Malato di lavoro Il Papa dà forfait di Marco Politi deve concentrarsi. C’è la riforma dello Ior, che da “banca” deve essere riorganizzato profondamente e finalizzato ad aiutare gli enti religiosi caritativi nel servizio di amministrazione del patrimonio e di trasferimento del denaro per sostenere le iniziative di assistenza all’estero. A lla fine papa Francesco si è dovuto arrendere. Niente processione del Corpus Domini a piedi, alla testa della folla dei fedeli. A malincuore il pontefice è stato costretto a servirsi di una macchina per raggiungere la basilica di Santa Maria Maggiore dopo avere celebrato messa sul sagrato di San Giovanni. C’è da distinguere tra il cibo spirituale vero – ha detto durante l’omelia – e il “pane falso che corrompe perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato”. “Il Papa ha ritenuto opportuno rinunciare al lungo itinerario a piedi fra le due basiliche – ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi – anche in vista del viaggio a Cassano, in Calabria, fra soli due giorni”. Del viaggio in Calabria si sapeva già prima, l’improvviso forfait si spiega con una forte spossatezza del pontefice, che proprio non ce l’ha fatta. Francesco ha notoriamente una difficoltà di deambulazione, aggravata da frequenti attacchi di sciatica. In più il pontefice è soggetto a bronchiti e l’uso prolungato di medicine lo affatica. MA IL VERO “male” di cui soffre Bergoglio è il suo rifiuto di concedersi riposo e l’ostinata volontà di lavorare a oltranza. Bergoglio è quello che in America si dice un tipo “workaholic”, un personaggio lavoro-dipendente che non riesce a staccare per ricaricare il fisico. A Buenos Aires ricordano ancora un piccolo “consiglio di guerra” dei vicari della diocesi, che al termine di un anno di lavoro intenso si misero a insistere con l’ormai ultrasettantenne cardinale Bergoglio perché si prendesse un periodo di vacanza nella residenza estiva degli arcivescovi. Bergoglio li lasciò parlare per più di mezz’ora e poi proruppe: “E adesso andate un po’ tutti al diavolo”. In termini di slang ancora più coloriti (assicura chi lo conosce in Argentina). Ma la sua ostinazione – sostengono gli amici che ha in Curia, preoccupati del rischio di un suo logoramento fisico – non gli fa bene. I suoi predecessori avevano ognuno a suo modo una loro ricetta per ritornare in forze o almeno per mantenerle. Papa Ratzinger, con teutonica precisione, faceva ogni giorno una passeggiata di almeno tre quarti d’ora nei giardini vaticani: piovesse o splendesse il sole, Benedetto XVI in compagnia del fido segretario Gaenswein non rinunciava a fare la sua passeggiata. Wojtyla, poi, era celebre per le sue fughe dal Vaticano per rifugiarsi in Abruzzo o nella zona di Piglio (nel Lazio). Magari per sciate clandestine in compagnia del presidente della Repubblica Sandro Pertini. D’estate, poi, aveva il suo appuntamento fisso con le camminate in Val d’Aosta o nel Cadore. Bergoglio zero di zero. L’unico alleggerimento è stato quello di C’È LA RIFORMA della Curia, Papa Francesco Ansa UOMO DI TEMPRA Bergoglio ha rinunciato a percorrere a piedi la processione del Corpus Domini. Gli consigliano di fermarsi, lui sospende solo le udienze generali decidere di cancellare le udienze generali a luglio e di sospendere nei due mesi di luglio e agosto le messe mattutine nella residenza di Santa Marta. Troppo poco. Anche perché l’apparente snellimento degli impegni pubblici si trasforma (così avvenne l’anno scorso) in un impegno aumentato dedicato allo studio dei dossier più scottanti. A parte il viaggio di sabato a Cassano Jonico e quello in Corea a metà agosto, ha sul tavolo tre grossi “fascicoli” sui quali Francesco che pare ancora in alto mare. Perché non si tratta solo di accorpare eventualmente una serie di organismi, ma di mutare possibilmente il suo orientamento di fondo da “comando generale” della Chiesa cattolica (come è adesso) a strumento di servizio sia del pontefice sia degli episcopati mondiali. Obiettivo più facile a dirsi che da realizzare. Infine c’è l’appuntamento decisivo del Sinodo di ottobre: il parlamentino internazionale di vescovi chiamato a esaminare e discutere tutto l’insieme delle questioni familiari e interpersonali. Dalla comunione ai divorziati risposati ai legami omosessuali, dalle coppie di fatto ai contraccettivi, dall’aborto allo scioglimento dei matrimoni. Un evento che suscita enormi aspettative nella massa dei fedeli, che sta già dividendo profondamente la gerarchia ecclesiastica riguardo alle soluzioni pastorali da dare e che richiederà da papa Francesco una fatica non lieve nella guida dell’assemblea. Perciò è imperativo che ascolti davvero i consigli di medici e amici, che lo spingono a riposarsi. Napolitano non faccia come Richelieu di Bruno Tinti n C’È UN EPISODIO de I tre moschettieri (Alexandre Dumas, La Pleiade, Gallimard, 1962) che dovrebbe piacere molto a Napolitano. Il cardinale Richelieu incarica Lady de Winter di uccidere il duca di Buckingham che sta preparando la guerra contro la Francia. Milady si preoccupa di quello che le può succedere se scoperta: a cose fatte teme di essere dimenticata dai potenti che l’hanno utilizzata. Così Richelieu le consegna seduta stante un salvacondotto: “Per ordine mio e per il bene dello Stato il latore della presente ha fatto quello che ha fatto”. Tranquillizzata, Milady seduce un fanatico bigotto – Felton – e lo incarica di uccidere Buckingham, cosa che in effetti avverrà. Chissà se il presidente della Repubblica ha mai letto I tre moschettieri. Certo è che mercoledì ha puntualmente calcato le orme di questo suo ideale predecessore; una stampa e una figura, come direbbe Camilleri. Al Csm si discute della Procura della Repubblica di Milano: il Procuratore Bruti ha fatto bene a tenersi nel cassetto per qualche mese il fascicolo ESA-Gamberale senza procedere alle dovute iscrizioni e senza assegnarlo all’Aggiunto Robledo, capo del gruppo dei reati contro la Pubblica amministrazione? Ha fatto bene a ordinare a Robledo di non procedere all’iscrizione nel registro degli indagati Podestà, che aveva fatto raccogliere firme false per la lista Pdl alle Regionali del 2010? Ha fatto bene ad ammonire Robledo ricordandogli di non aver utilizzato i suoi poteri di correntocrate di Md per impedire la sua nomina ad Aggiunto? E Robledo ha fatto bene a non accettare gli ordini del suo capo, a denunciarlo e a rivelare tutto questo verminaio? Chi deve essere trasferito d’ufficio? L’uno, l’altro, tutti e due? Ci sono illeciti disciplinari? Se sì, chi li ha commessi? IL VICEPRESIDENTE del Csm Vietti (il presidente è, lo dice la Costituzione, il presidente della Repubblica) interviene nel dibattito: “Sappiate che Napolitano mi ha inviato una lettera in n LETTERA AL CSM Il capo dello Stato è intervenuto nel caso Bruti-Robledo con un messaggio riservato Ma perché non andare a parlare al Plenum? Giorgio Napolitano LaPresse cui ricorda che nel 2006 c’è stata una riforma dell’Ordinamento giudiziario a seguito della quale le prerogative e i poteri del Procuratore capo sono stati ampliati. Ora egli è gerarchicamente sovraordinato ad Aggiunti e Sostituti. Non vi dico di più perché la lettera è riservata”. Sconcerto tra i componenti del Csm: “Noi conosciamo benissimo l’ordinamento giudiziario, la riforma del 2006 e quali sono i poteri dei Procuratori. Napolitano sa che noi li conosciamo. Dunque che significa questa lettera? Se il presidente vuole esprimere il suo pensiero sulla pratica in questione, dove appunto si discute se Bruti ha fatto un uso corretto dei suoi poteri, perché non viene qui e non ce lo illustra? O, quantomeno, perché lei – vicepresidente Vietti – non ci legge per intero la lettera, consentendoci di conoscere le preziose opinioni dell’illustre presidente?”. “Riservata è e riservata resta”. Come spesso dice e scrive Bruti, intelligenti pauca; che vuol dire che le persone intelligenti capiscono al volo. E, in effetti, tutti capiscono tutto. Napolitano al Csm non ci va perché altrimenti dovrebbe motivare il suo appoggio a Bruti; e – considerata l’opinabilità (per non dire altro) di certi suoi comportamenti – la cosa potrebbe essere imbarazzante. Però i consiglieri sappiano che lui è dalla parte di Bruti; e si regolino di conseguenza. “Per ordine mio e per il bene dello Stato”, appunto. L’EVENTO Un piede nella fossa, l’altro nel futuro: essere i Rolling Stones e incendiare Roma di Nanni Delbecchi uando Elvis Presley Q morì a 42 anni, nel 1977, sembrava che quella fosse la massima aspettativa di vita per una rockstar, e qualcuno pensò che anche per il rock stesse suonando l’ultima ora. Oggi possiamo dire si trattava di un’impressione sbagliata. Trentasette anni dopo, Roma si prepara a ricevere l’unico concerto italiano dei Rolling Stones, previsti per domenica al Circo Massimo migliaia di pellegrini, tutti provenienti idealmente da Woodstock. Dopo tanti papi santi e dopo PATTO COL DIAVOLO Ci sono divi che non si rassegnano all’età e diventano ridicoli. Non loro: a tre mesi dal suicidio della compagna, Jagger ha una fidanzata 27enne Suor Cristina che intona il Pater Noster, quasi un processo di beatificazione laica. Altri meditano sul da farsi: unirsi alla folla o accontentarsi di tanti bei ricordi? Svenarsi da un bagarino o mettere da parte i soldi per comprare un cimelio da Soteby’s? COMUNQUE la si giri, siamo di fronte alla conferma che il rock è una prova della relatività del tempo, nonostante uno stile di vita non proprio salutista. È sopravvissuto, ed è rimasto il modello di riferimento di tutta la musica giovanile. Ha un piede nella fossa, l’altro nel futuro, e tutti e due nel business. Detto questo, la vecchiaia non è uguale per tutti, tanto meno l’eterna giovinezza. Ci sono rockstar che il tempo non ha appannato, come è stato per Lou Reed, e come è tuttora per Bruce Springsteen, Paul McCartney o per il nostro Adriano Celentano, perché hanno saputo invecchiare restando fedeli a loro stessi, e la stessa saggezza hanno trasmesso anche ai loro fan. Ce ne sono altre, come Bob Dylan, che esibendosi tendono a diventare l’eco sbiadita della loro grandezza, e farebbero meglio ad aspettare a casa la chiamata dall’Accademia di Stoccolma che a girare il mondo per trovarsi di fronte a platee ogni volta più rade. Poi ci sono ci quei dinosauri del pop, più che del rock, che tendono alla rievocazione storica, i cui concerti assomigliano alla partita del cuore disputata dalle vecchie glorie: dagli Eagles, agli Aerosmith ai Black Sabbath, fino ai Nomadi e ai Pooh. Poi ci sono i Rolling Stones, che invece sembrano fare sul serio, quasi la metafora di una generazione che non vuol saperne di mollare né microfono né palco; non in nome della gerontocrazia, ma perché si sente ancora in splendida forma. Roba che Faust può andare in pensione. Nel documentario Shine a light Martin Scorsese ha perorato la loro causa nel mo- do migliore: senza parole, solo musica e immagini. Nel concerto tenuto a New York otto anni fa vediamo Mick Jagger che si dimena tarantolato e lascivo come un ragazzino, la stessa chioma e lo stessa ghigna nonostante le rughe da capo Sioux, e così pure Keith Richards, Ron Wood e Charles Watts, diabolici e fiammeggianti con le loro zazzere, le loro bandane, i loro bicipiti e le loro linguacce forever. JAGGER, POI, non perde oc- casione di alimentare la propria leggenda di Dorian Gray impunito anche nella vita privata: a settant’anni suonati e a tre mesi dal suicidio della compagna Wren Scott si è appena fatto fotografare con la nuova fiamma, una ballerina ventisettenne. E dunque che fare? Andarci o non andarci, al Circo Massimo? Se c’è da correre un rischio, l’occasione è questa; ma sempre con qualche cautela. Alle prime file, meglio preferire le ultime, dove ru- Mick Jagger LaPresse ghe e tinture per capelli si vedono meno. E questo specialmente se si è dei fan della prima ora, più vicini ai settanta che ai sessanta. Se nella foga del sabba rock anche il canuto rockettaro si alza e prova a dimenarsi come Mick, sappia che il giorno dopo la visita dall’ortopedico è pressoché certa; e se sempre Jagger, intonando Satisfation, strizza l’occhio all’attempata groupie urlandole “Piccola, dopo ti aspetto nel mio camerino”, conviene dirgli di sì senza prenderlo alla lettera. A un certo punto della vita, ci si può accontentare di credere alle promesse senza andarle a verificare. Ecco, sotto questo aspetto i Rolling Stones svolgono una funzione meritoria, quasi umanitaria, e il posto giusto per applaudirli è proprio la città eterna, dove non c’è alcuna differenza tra un rudere e un monumento. SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano VENERDÌ 20 GIUGNO 2014 19 A DOMANDA RISPONDO Furio Colombo Berlusconi condannato, ma ancora con la scorta Mi capita di passare davanti alla villa S. Martino di Arcore, residenza di Berlusconi, e mi stupisco di vedere che, anche ora che B. è diventato ex di tutte le cariche e per di più sia un condannato definitivo, ci siano ancora i carabinieri a presidiare l'ingresso della villa. Se aveva senso il presidio dei carabinieri quando B. era senatore e incensurato, che senso ha ora che è un normale cittadino (perdipiù condannato)? Invece che mandarlo in cella, gli mettiamo ancora la scorta pagata dalle casse pubbliche. Forse sarebbe più appropriato metterci la Polizia Penitenziaria. sfuggita, ma colpisce che dalle parti nostre, dove nel bene e nel male la “piacentinità” è sempre un “marchio” capace di suscitare interesse, nel caso della nobile figura del maresciallo Novembre, sia stata lasciata decadere nell’oblio. Il professor Giacomo Vaciago, già sindaco di Piacenza, ha di recente concluso un suo editoriale sul quotidiano Libertà, dedicato alla decadenza di Piacenza, con l’affermazione che “non ti regala niente nessuno”. Giorgio Ambrosoli che non c’è più, e Silvio Novembre che è ancora fra stato deciso un anno fa, quando il Presidente del Consiglio era Enrico Letta e il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani. Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico Non bisogna avere paura del buio CARO COLOMBO, ho sentito che il tagliatore ufficiale di spesa Cottarelli ha suggerito un “Grande taglio” alla illuminazione pubblica delle città italiane, meno punti di luce e con lampadine più basse. A me sembra una proposta tragica. DIRITTO DI REPLICA/2 Con riferimento all’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 giugno 2014 dal titolo “Mose – Anas, l’incesto da 26 milioni di euro” a firma di Daniele Martini, le preciso quanto segue. Nel titolo dell’articolo, come anche in quello pubblicato lo scorso 13 giugno, si affer- Dante HO SEMPRE SOSTENUTO, in questa pagina, che non può esserci alcun tipo di responsabile di tagli e di spese che non sia anche autore e responsabile di una politica. Ci vuole un disegno per spendere, e sappiamo tutti che spesso è mancato, in favore di improvvisazione e di disonestà. Ma ci vuole un disegno anche per risparmiare o tagliare, altrimenti si rischia di considerare spreco l'accesso dei disabili sui bus e sui treni. Quanto alla luce, l’uomo della “spending review” può non saperlo, ma il leader politico, specialmente se motivato dal successo, certo sa che l’Italia è un Paese turistico e che il turismo ha tre pilastri: certe cose uniche da offrire, la facilità di abitazione e movimento, e un’accoglienza invitante. E deve tenere conto che, pur nella sua straordinaria qualità e quantità di offerta, l’Italia è in concorrenza con molti altri luoghi del mondo che, almeno in uno dei tre pilastri, cercano di offrire di meglio e di più. Per l’Italia, però, stiamo parlando di scommessa totale perché una volta esportata la Fiat, il turismo è l’unica grande la vignetta Osvaldo Sangalli L’eroe dimenticato a fianco di Ambrosoli Il sottotitolo del libro “Un eroe borghese” di Corrado Stajano, è: “Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia politica”. Una copia ricordo di averla acquistata e letta alla sua prima uscita. Il film di Michele Placido tratto dal libro è del 1995 ed è passato molte volte anche in tv. A Mantova nell’ambito di Festivaletteratura, ho assistito alla presentazione del libro “Qualunque cosa succeda - Storia di un uomo libero”. Questo promemoria mi serve a sottolineare quanto mi abbia appassionato (e sempre più intristito, alla verifica degli esiti che ne sono seguiti) la storia di quell’eroe borghese assassinato quando presto saranno passati 35 anni: l’11 luglio 1979. In questi 7 lustri però non ho mai avuto l’occasione di fissare la mia attenzione su un particolare che riguarda il maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, che accompagnò l’avvocato Ambrosoli sino al suo assassinio, dal1974. Silvio Novembre è nato ad Alseno, provincia di Piacenza, il 12 luglio 1934, prossimo quindi a compiere 80 anni. Forse in tutti questi anni la cosa mi è noi, sono la dimostrazione che non sempre è vero quanto affermato da Vaciago, anche quando non ce lo meritiamo, c’è chi ci ha regalato addirittura la propria vita. Vittorio Melandri DIRITTO DI REPLICA/1 In merito all’articolo comparso ieri sul suo quotidiano “I milioni di Matteo alla Firenze di Pitti”, tengo a precisare che lo stanziamento di due milioni di euro per rafforzare e rilanciare la manifestazione Pitti Immagine Uomo, la cui leadership tra i maggiori eventi della moda internazionale era seriamente minacciata da altre kermesse come quella di Londra, è ma del tutto falsamente che l’importo dei collaudi relativi al Mose assegnati ai vertici Anas ammonterebbe a 26 milioni di euro. La gravità dell’errore commesso è tanto maggiore in quanto ne è evidente la strumentalità , volta a creare nel lettore l’effetto sensazionalistico dello scandalo. Infatti poi, nel corpo di entrambi gli articoli, viene invece precisato che tale importo corrisponde al “totale del costo per i collaudi delle opere del Mose (che) è di 26 milioni di Euro complessivi, distribuiti a 272 soggetti”, omettendo però di precisare che la maggior parte di essi non sono dipendenti Anas. In secondo luogo, l’utilizzo del termi- ne “incesto” nel titolo dell’articolo, legato al sottotitolo “Favori: Ciucci assume nella società pubblica il funzionario che da Venezia affidava collaudi milionari ai dirigenti”, è volto dichiaratamente a dimostrare una correlazione “illegittima” tra gli affidamenti di alcuni collaudi al Dott. Pietro Ciucci, presidente dell’Anas, e ad alti dirigenti della Società e la successiva individuazione dell’architetto D’Alessio come componente dell’Unità Riserve di Anas. Tale correlazione non ha alcun fondamento in quanto molti degli incarichi di collaudo sono stati conferiti al Dott. Ciucci sia prima della nomina a Presidente dell’Anas sia prima il Fatto Quotidiano Direttore responsabile Antonio Padellaro Condirettore Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Caporedattore centrale Ettore Boffano Caporedattore Edoardo Novella Caporedattore (Inchieste) Marco Lillo Art director Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n° 42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente:Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò, Marco Travaglio, Lorenzo Fazio industria del Paese. E allora andiamo al punto. “Non bisogna avere paura del buio” ammonisce Cottarelli. Invitando a drastici tagli. Si possono offrire delle città buie? Roma, Firenze, Venezia, Napoli? (ma la lista è infinita). Il buio, a meno che non serva per vedere meglio le stelle (che sono disponibili dovunque) non è invitante, non è incoraggiante, non è accogliente, non è protettivo. Non c’è bisogno di pensare che Parigi ha campato e campa da tre secoli sul lancio della “Ville Lumière”: Non c’è bisogno di ricordare che “le mille luci di New York” non sono una trovata letteraria, ma un fatto vero che il mondo conosce e che fa desiderare a tutti di andare, prima o poi, a New York. C’è anche il problema della sicurezza e quello del senso di libertà e agio che la buona illuminazione comporta. Possibile che lo “spending review man” non si sia ricordato dell’odioso omicidio della signora Reggiani, avvenuto a una fermata di subway di Roma quasi priva di luce? Ha ragione il lettore, la proposta è tragica. E conferma che nessuno può parlare di tagli se non ha una visione dello stato delle cose e un disegno del che fare. Purtroppo viviamo in un periodo che predilige gli inesperti, gli estranei, gli incompetenti. Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] della nomina dell’architetto D’Alessio a Magistrato delle Acque di Venezia, nell’arco di un periodo di tempo di circa 10 anni. Tali incarichi, che sono stati attribuiti ufficialmente, in conformità alle procedure di legge, riguardano una pluralità di progetti, per ciascuno dei quali è stata correttamente svolta l’attività prevista, che in molti casi è ancora in corso. Quanto all’asserita mancanza di competenze per verificare l’adeguatezza del Mose, giova ricordare che è la normativa vigente a disciplinare la composizione delle commissioni di collaudo di opere pubbliche, prevedendo espressamente che i componenti possa- no essere scelti anche tra “i laureati in scienze economiche e giuridiche od equipollenti”. Peraltro il curriculum del Dott. Ciucci attesta in modo evidente le sue competenze in materia amministrativa e contabile, anche in riferimento al settore delle grandi infrastrutture. Per quanto riguarda la nomina dell’architetto D’Alessio nell’ambito dell’organismo collegiale dell’Unità Riserve di Anas, non corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale lo stesso sarebbe stato assunto all’interno della Società. Egli è stato invece selezionato da un’apposita Commissione esaminatrice per un limitato e temporaneo incarico di collaborazione della durata di un anno, con una retribuzione lorda pari a 70.000 euro, del tutto proporzionata alla complessità e alla molteplicità delle questioni affrontate. Ciò al fine di garantire, nel pieno rispetto della normativa vigente, oltre alla necessaria e specifica competenza tecnica delle risorse individuate, anche l’opportuna terzietà dei componenti dell’Unità nei confronti sia della stazione appaltante che delle imprese che formulano le riserve. Per completezza di informazioni, va evidenziato che grazie al prezioso e delicato contributo dell’Unità Riserve, nel 2013 è stato possibile di ridurre in media del 80 per cento le richieste iniziali delle imprese a tale titolo, con un forte risparmio per il bilancio di Anas. Giuseppe Scanni Confermo ciò che ho scritto e riassumo, Al presidente Anas, Pietro Ciucci, al suo predecessore e ai capi dell’azienda delle strade sono stati affidati collaudi per il Mose per importi da 250 mila euro a oltre un milione ciascuno. Gli incarichi sono stati attribuiti dai magistrati delle Acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, arrestato di recente, e Ciriaco d’Alessio, arrestato durante la prima Tangentopoli per una storia di mazzette e non condannato grazie a una prescrizione. Andato in pensione un anno fa, quest’ultimo è stato prontamente ingaggiato dall’Anas e gli è stato affidato il delicatissimo incarico di trattare i contenziosi milionari con le grandi aziende di costruzioni. La lunga lettera dell’Anas divaga, fa processi alle intenzioni e soprattutto assicura che la legge è rispettata. Può darsi, io non ho scritto il contrario. Di certo non sempre ciò che avviene nel rispetto della legge è opportuno e bello a vedersi. E questo è il caso. dan.mar. Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Abbonamenti FORME DI ABBONAMENTO COME ABBONARSI • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 290,00 e Prezzo 220,00 e Prezzo 200,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Abbonamento postale semestrale (Italia) Prezzo 170,00 e Prezzo 135,00 e Prezzo 120,00 e • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Modalità Coupon annuale * (Italia) Prezzo 370,00 e Prezzo 320,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Modalità Coupon semestrale * (Italia) Prezzo 190,00 e Prezzo 180,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola annuale (Italia) Prezzo 305,00 e Prezzo 290,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola semestrale (Italia) Prezzo 185,00 e Prezzo 170,00 e • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento digitale settimanale Prezzo 4,00 e • 7 giorni • Abbonamento digitale mensile Prezzo 12,00 e • 7 giorni • Abbonamento digitale semestrale Prezzo 70,00 e • Abbonamento digitale annuale Prezzo 130,00 e Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo mail: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • 7 giorni • 7 giorni * attenzione accertarsi prima che la zona sia raggiunta dalla distribuzione de Il Fatto Quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. 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