COORDINAMENTO FEDERPARCHI REGIONE EMILIA - ROMAGNA Osservazioni al Documento Strategico Verso il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Abbiamo preso visione del Documento Strategico Verso il Programma di Sviluppo Rurale 20142020 elaborato dalla Regione Emilia-Romagna. Si tratta di un documento efficace, di grande prospettiva e significato, con il quale la Regione affronta molti temi centrali per l’Agricoltura dell’Emilia-Romagna (innovazione, competitività, programmazione, multifunzionalità,…) alla luce di una dettagliata analisi del contesto socio-economico regionale, delineando i punti fondamentali della strategia per i prossimi sette anni. Per evidenti ragioni che si riporteranno di seguito, il Documento assume particolare interesse per il Sistema delle Aree Protette. Consapevoli che le politiche di tutela e valorizzazione operate dai Parchi e dalle Aree protette sono necessariamente e fortemente collegate alle pratiche agricole ed allo sviluppo rurale, si ritiene necessario contribuire sin da queste prime fasi alla definizione del Programma stesso, riportando alcune considerazioni e osservazioni. I Parchi naturali e l’agricoltura Gran parte dei paesaggi rurali e degli ambienti seminaturali tutelati dai Parchi e dai Siti Natura 2000 sono ambienti agricoli associati a colture o pratiche zootecniche estensive. Nel nostro Appennino una cospicua componente della biodiversità (si pensi ad uccelli, rettili, orchidee, insetti, ….) è associata alle aree agricole di elevato valore naturalistico: si tratta di zone che hanno ben conservato elementi del paesaggio tradizionale (siepi, filari, piantate, cascine, …) e dove non si è verificata quella intensificazione dell’attività che ha invece interessato la zona di pianura dal dopoguerra. Il legislatore ha ben colto l’importanza dell’Agricoltura nei Parchi e di questo porta evidente segno tutta la pianificazione e programmazione che ne è derivata. Già la Legge quadro sulle Aree protette (Legge 394/91) ha previsto al riguardo specifiche indicazioni che riteniamo estremamente importante ricordare. Tra le “Misure di incentivazione” (art. 7) si stabilisce infatti che: “Ai Comuni ed alle Province il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un Parco nazionale, e a quelli il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco naturale regionale è, nell'ordine, attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la realizzazione, sul territorio compreso entro i confini del Parco stesso, dei seguenti interventi, impianti ed opere previsti nel Piano per il Parco di cui, rispettivamente, agli artt. 12 e 25... 1 Ci si riferisce in particolare a: d) opere di conservazione e di restauro ambientale del territorio, ivi comprese le attività agricole e forestali; f) agriturismo; Al comma 2 dello stesso articolo si prevede inoltre che “il medesimo ordine di priorità di cui al primo comma è attribuito ai privati, singoli od associati, che intendano realizzare iniziative produttive o di servizio compatibili con le finalità istitutive del parco nazionale o naturale regionale. Tale relazione appare ancora più incisivamente nella Legge regionale 6/2005 “DISCIPLINA DELLA FORMAZIONE E DELLA GESTIONE DEL SISTEMA REGIONALE DELLE AREE NATURALI PROTETTE E DEI SITI DELLA RETE NATURA 2000” Tra le finalità istitutive e obiettivi gestionali delle Aree protette (Art. 5) compare infatti “l’utilizzazione sostenibile delle risorse naturali anche attraverso il mantenimento e la valorizzazione di produzioni agricole e della pesca tipiche e di qualità. L’argomento è ulteriormente sviluppato all’Art. 33, dedicato a “Norme speciali per il sostegno alle attività agricole eco-compatibili” di cui è opportuno ricordare alcuni passi molto significativi: 1. Le attività agricole presenti nei Parchi regionali, condotte secondo i principi della sostenibilità ambientale, rientrano tra le attività economiche locali da qualificare e valorizzare. … 4. Le aziende agricole che ricadono all'interno del Parco e dell'area contigua beneficiano delle priorità di finanziamento previste per le attività, le opere e gli interventi aventi finalità agro-ambientali e di qualità indicate dai piani e dai programmi in campo agricolo e in quello dello sviluppo rurale e che siano altresì coerenti con la specifica regolamentazione comunitaria, nazionale e regionale, nonché conformi alle previsioni degli strumenti di pianificazione e programmazione del Parco stesso. … 6. Nei Parchi il cui territorio sia fortemente caratterizzato dalla presenza di aree di proprietà privata prevalentemente interessate da attività agricole …, approvano un accordo agro-ambientale ... 7. L'accordo agro-ambientale, che può essere promosso da uno dei soggetti di cui al comma 6, deve essere coerente con il PTCP, con il Programma regionale di sviluppo rurale, con gli obiettivi gestionali definiti attraverso l'atto istitutivo del Parco e con le finalità indicate al comma 4. … 9. Allo scopo di garantire che gli accordi agro-ambientali, di cui al presente articolo, risultino coerenti con la programmazione regionale in campo agricolo ed ambientale la Giunta regionale approva 2 apposite linee guida per la loro predisposizione attraverso la consultazione delle organizzazioni professionali agricole e delle associazioni ambientaliste più rappresentative a livello regionale1. Natura 2000 e l’agricoltura La normativa comunitaria a tutela della biodiversità (Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche; Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici) parte dall’assunto che molti habitat di interesse europeo sono ambienti agricoli e che molte specie animali/vegetali sono associate a paesaggi rurali. L’intreccio tra tutela della biodiversità di interesse comunitario e attività agricola appare del tutto evidente! Lo stesso Documento Strategico parte dalla considerazione che Natura 2000 si estende su oltre il 12% della superficie regionale e che ben il 6% della S.A.U. regionale è inclusa in Natura 2000. E’ dunque opportuno ricordare che: sono state recentemente approvate le Misure generali di conservazione (Delibera della Giunta Regionale n. 1419 del 07/10/2013); l’Allegato 4 stabilisce una serie di azioni da promuovere e/o da incentivare in tutti i Sic e le ZPS; si tratta più precisamente di un elenco di indirizzi gestionali specifici, rivolti a particolari habitat (naturali/seminaturali) di interesse europeo ovvero ad habitat di specie animali e vegetali: parte di queste indicazioni interessano ambienti agricoli (in prevalenza estensivi) e ambienti forestali; una conseguente applicazione del PSR risulta assolutamente fondamentale per dare attuazione alle indicazioni di tali Misure; l’Ente ha elaborato - su indicazione del Servizio Regionale – le obbligatorie “Misure specifiche di conservazione” dei Siti Natura 2000 di competenza, tenendo conto delle Misure generali di conservazione di cui sopra; sono pertanto state definiti attività e indirizzi gestionali specifici rivolti a particolari habitat (naturali/seminaturali) di interesse europeo ovvero ad habitat di specie animali e vegetali (spesso in ambienti agricoli); anche in questo caso una conseguente declinazione del PSR risulta assolutamente fondamentale per dare attuazione alle Misure approvate e, se previsti, ai Piani di gestione dei diversi Siti; su precise indicazioni del Servizio Regionale sono state elaborate nuove e aggiornate cartografie degli habitat (trasmesse al Servizio regionale e approvate con Determinazione n. 13910 del 31/10/2013 del Direttore Generale Ambiente e Difesa del Suolo e della Costa della Regione Emilia-Romagna) che aggiornano il quadro conoscitivo della Rete Natura 2000; gli Enti dispongono di indicazioni tecniche abbastanza precise per potere applicare nel territorio di competenza il PSR tenendo conto di tali fondamentali informazioni, non disponibili nella passata programmazione. Il Regolamento N. 1305/2013 Il Regolamento N. 1305/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 dicembre 2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, si articola tra più obiettivi e priorità nel quadro dello 1 Le Linee guida per la redazione degli accordi agro-ambientali (art. 33 L.R. n. 6/2005) sono state approvate con Deliberazione Giunta Regionale 2007 (PRN/07/261482). 3 sviluppo sostenibile e della tutela e miglioramento dell'ambiente, mette in evidenza, tra l’altro, lo stretto legame tra agricoltura/biodiversità/risorse naturali/Aree protette. Tra gli Obiettivi del Regolamento (art. 4, comma b) compare infatti quello di garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali. Tra le sei Priorità (art. 5, comma 4) viene individuata quella di “preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura, con particolare riguardo ai seguenti aspetti: salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, compreso nelle zone Natura 2000 e nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell'agricoltura ad alto valore naturalistico, nonché dell'assetto paesaggistico dell'Europa; … Il Regolamento parte dunque dal presupposto che esistono specifiche esigenze delle zone Natura 2000, delle aree agricolo di elevato valore naturalistico e delle zone soggette a “vincoli naturali”. Il sostegno potrà in particolare riguardare investimenti non produttivi (art. 17) “compresa la conservazione della biodiversità delle specie e degli habitat, o alla valorizzazione in termini di pubblica utilità delle zone Natura 2000 o di altri sistemi ad alto valore naturalistico da definirsi nel programma”. L’Art. 30 “Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva quadro sull'acqua” prevede, tra l’altro, un sostegno “erogato annualmente, per ettaro di superficie agricola o per ettaro di foresta, per compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli occasionati, nelle zone interessate, dall'applicazione della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 2009/147/CE e della direttiva quadro sulle acque”. Il sostegno è concesso agli agricoltori e ai silvicoltori privati nonché alle associazioni di silvicoltori privati. In casi debitamente giustificati può essere concesso anche ad altri gestori del territorio: va a nostro avviso pertanto valutata la possibilità che gli Enti di gestione delle aree protette possano essere beneficiari di tale sostegno in particolari contesti e con l’obiettivo di dare piena applicazione alle Direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE. Le indennità sono concesse in particolare per diverse tipologie di zone tra cui: a) le zone agricole e forestali Natura 2000 designate ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE; b) altre aree naturali protette delimitate soggette a vincoli ambientali relativi all'attività agricola o silvicola, che contribuiscono all'attuazione dell'articolo 10 della direttiva 92/43/CEE, a condizione che tali aree non superino, per programma di sviluppo rurale, il 5 % delle zone Natura 2000 designate ricomprese nello stesso territorio; L’Articolo 31 prevede poi “Indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici”: sono erogate annualmente per ettaro di superficie agricola per compensare, in tutto o in parte, i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli cui è soggetta la produzione agricola nella zona interessata. Per comprendere come verrà applicato l’art. 31, bisognerà aspettare l’applicazione dell’art. 32 Designazione delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici: Gli Stati membri, in base al disposto dei paragrafi 2, 3 e 4, designano le zone ammissibili alle indennità di cui all'articolo 31 classificandole come segue: a) zone montane; b) zone soggette a vincoli naturali significativi, diverse dalle zone montane, nonché c) altre zone soggette a vincoli specifici. 4 Considerazioni sul Documento Strategico La strategia regionale sullo sviluppo rurale è “attraversata” da argomenti, temi e questioni assolutamente fondamentali per gli Enti di gestione dei Parchi/Siti Natura 2000, ossia la tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio naturale, del paesaggio tradizionale e del patrimonio culturale legato al contesto rurale. E’ opportuno ricordare alcuni passaggi che riteniamo particolarmente significativi. Il paragrafo Ambiente dedica un’intera sezione dedicata alla Biodiversità (si veda in particolare pag. 11-12) in cui viene messa in evidenza l’importanza strategica del Sistema regionale posto a tutela del patrimonio naturale. L’argomento, seppure in sintesi, è ben sviluppato e occupa uno spazio di tutto rispetto nel Documento. Per gli Enti di gestione di Aree protette si può immaginare una forte e naturale convergenza su molti altri temi che il Programma affronta, quali ad esempio: il miglioramento della qualità delle acque (connesso ad es. alla conservazione delle risorse e da pratiche agricole a basso impatto, …); la gestione del suolo favorevole (contrasto alla perdita del suolo, all’erosione, al dissesto, …); la mitigazione del cambiamento climatico (tutelare la biodiversità significa aumentare le riserve di carboni, ridurre l’effetto serra, …) il turismo in ambito rurale: agriturismo e fattorie didattiche trovano collocazione ideale in aree di pregio ambientale; l’enogastronomia legata al territorio; Altro assunto molto importante per la programmazione è certamente la centralità della multifunzionalità in agricoltura (pag. 15). Specie nelle zone svantaggiate e per le piccole aziende, è probabile che il reddito possa essere garantito solo grazie ad una forte diversificazione (accompagnata comunque dalla necessaria professionalità/specializzazione) e da una serie di attività extra agricole (produzione di beni e servizi); le attività dovranno basarsi in particolare su sinergie, distintività e attrattività (del contesto, dei servizi, dei prodotti, …); esemplificando possiamo immaginare che piccole e medie aziende agricole debbano puntare su attività ricreative e sociali, selvicoltura, turismo e animazione rurale, fattorie didattiche, filiera corta e vendita diretta, aggregazione di produttori … tutte attività che trovano nelle Aree protette possibili punti di forza e nel nostro Ente un naturale alleato. Il Documento, inoltre, affronta in più punti altri “argomenti chiave” quali la promozione (di beni e servizi), le filiere corte, l’organizzazione di reti e associazioni di produttori, … in sintesi i tipici temi della green economy connessi allo sviluppo in ambito rurale e agricolo ma anche alle Aree protette (i temi sono i medesimi dei Piani dei Parchi, dei Programmi di Sviluppo, degli Accordi agroambientali, …). 5 Osservazioni e proposte Il Documento è totalmente condivisibile per la parte di analisi e, soprattutto, per l’”Approccio strategico”, ossia in quanto viene riportato nelle sezioni che si occupano di competitività sostenibile, ambiente e clima, territorio rurale. Essendo un primo documento di indirizzo lascia aperte molte prospettive del massimo interesse per il nostro Ente: è probabilmente opportuno chiarire meglio l’effetto delle priorità (si veda a pag 35), il ruolo dell’Ente nella Programmazione futura e, soprattutto, le Misure da attivare. Credo quindi che si utile segnalare in particolare quanto segue. INDENNITÀ NATURA 2000 Il Documento al paragrafo 5.2 (pag. 33) individua quattro misure ritenute “da valutare”, diversamente da altre quattordici, ritenute “indispensabili” per raggiungere gli obiettivi della strategia regionale. Le quattro Misure oggetto di futura valutazione e di cui non appare certa l’attivazione, sono in particolare le seguenti: Misura 9 - Costituzione di associazioni e organizzazioni di produttori ( Art. 27) Misura 14 - Benessere degli animali (Art. 33) Misura 15 - Servizi silvo-climatico-ambientali e salvaguardia delle foreste (Art. 34) Misura 12.3 - Indennità connesse alla direttiva quadro dell’acqua (Art. 30) Nel Documento di dicembre anche Indennità Natura 2000 prevista all’Art. 30 sembrava in discussione tra quelle da non attivare. indirizzi Appare chiaro che non inserire la Misura “Indennità Natura 2000” come anche la Misura sui “Servizi silvo-climatico-ambientali” risulterebbe particolarmente penalizzante per il Sistema di tutela (Parchi/Siti Natura 2000) e per la realizzazione della stessa strategia regionale. Tale ipotesi, palesemente in contrasto con l’enfasi che viene data sia alla Biodiversità che alla lotta al Cambiamento climatico in tutta la restante parte del Documento, deve essere pertanto “contrastata con forza” in quanto l’attivazione di tali Misure rappresenta un passaggio “irrinunciabile” almeno quanto molte delle altre quattordici! Tale incoerenza appare evidente se si esamina quanto riportato e sostenuto alle pag 11, 19, … e, soprattutto, a pag 27, 28 e 35, dove si definiscono le priorità e focus aree riportate anche in Tabella 1. E’ da segnalare al riguardo che anche nella scorsa Programmazione rurale l’Indennità Natura 2000 non venne attivata. Non implementare le due suddette Misure sarebbe, inoltre, sorprendentemente incoerente con gli europei che vedono in questi settori temi assolutamente strategici2 e prioritari, definiti di particolare rilevanza dallo stesso Regolamento N. 1305/2013. 2 Si veda ad es. il documento della Commissione Europea “ARRESTARE LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ ENTRO IL 2010 E OLTRE” - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano, Bruxelles, 22.5.2006 COM(2006) 216 definitivo, in particolare il punto 5.2.1.4 sul tema “Rafforzare la compatibilità tra lo sviluppo regionale e territoriale e la biodiversità all’interno dell’UE”. 6 Ci ha confortato al riguardo il fatto che in più occasioni nel mese di Gennaio l’Assessore Rabboni abbia pubblicamente dichiarato la volontà di dare attuazione alla Misura “Indennità Natura 2000”. E’ a nostro avviso molto importante che l'indennità Natura 2000 venga determinata con meccanismi semplici che non obblighino le aziende a costose consulenze per la domanda di aiuto. L’indennità andrà determinata in base alla presenza di habitat e di habitat di specie di interesse comunitario, al mancato reddito dovuto alle esigenze di tutela, ai maggiori costi di produzione ed in base ad altri parametri (ad es. la presenza di habitat/specie prioritarie o di particolare rilievo nazionale/regionale, la significatività di habitat e specie a livello di Sito e la relativa cartografia/zonizzazione, la dimensione dell'azienda, …) individuando a priori alcune “classi” in base a particolari parametri: gli Enti di gestione potranno collaborare nel determinare parametri semplici e oggettivi da utilizzare per la casistica da utilizzare per l’attivazione della Misura. E’ bene ricordare, inoltre, che anche la Costituzione di associazioni e organizzazioni di produttori ed il miglioramento del Benessere animale (spesso connesso a pratiche estensive che devono essere promosse e incentivate) appaiono di possibile interesse per la pianificazione e programmazione delle Aree protette. STRATEGIA LEADER E GRUPPO DI AZIONE LOCALE (GAL) E’ necessario che l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità diventi soggetto attivo nella strategia Leader e venga coinvolto nel GAL. E’ fondamentale che il GAL (o i GAL) che si occuperà della Macroarea, assuma tra le aree tematiche di sua competenza la “Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità (animale e vegetale)” (quarto punto a pag. 21) in quanto particolarmente adatta al contesto appenninico di riferimento, integrando contemporaneamente anche i temi del “Turismo sostenibile” e della “Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio” (rispettivamente terzo e quinto punto a pag. 21), in qualità di temi pertinenti allo sviluppo rurale nonché alla nostra mission. L’Ente deve dunque poter contribuire alla predisposizione e attuazione del PAL per il territorio di riferimento proprio in quanto Ente preposto alla tutela e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e paesaggistico, realizzando quella indispensabile funzione di promozione territoriale che i Parchi e le Aree protette più in generale sono tenuti a svolgere. ALTRI ASPETTI RILEVANTI Si ritiene inoltre importante e/o necessario che nella successiva fase di consultazione/partecipazione: 7 l’Ente venga coinvolto nella programmazione, sia di livello Regionale sia a scala territoriale di Macroarea, contribuendo alla definizione dei Programmi (ex PRIP) di livello provinciale; se in modo condivisibile il Documento ritiene indispensabile “un forte presidio territoriale” garantito a livello provinciale dall’Ente Provincia (pur se in via di trasformazione), è altrettanto vero che vada rimarcato il contributo specifico che l’Ente per i Parchi e la Biodiversità può e deve dare proprio in sede di programmazione territoriale; l’Ente possa essere beneficiario diretto di tutte le misure coerenti con le finalità comuni alla Programmazione in agricoltura e all’attività dell’Ente (attività di conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio naturale, paesaggistico e culturale per cui avviene l’istituzione delle Aree protette, ivi compresa l’Indennità Natura 2000 in casi circostanziati); l’Ente possa svolgere un ruolo diretto e “di tramite” a favore delle piccole aziende (per evidenti ragioni poco inclini ad entrare nei complessi meccanismi tecnici e burocratici richiesti dai Bandi) facendosi “tramite” per l’attuazione sul territorio delle Misure (e dunque dell’utilizzazione dei fondi) del PSR per quanto riguarda in particolare (ma non solo) la prevenzione dei danni da fauna selvatica: è molto importante che l’Ente possa acquistare materiale quali reti mobili, recinzioni elettriche, dissuasori che, sotto la responsabilità dell’Ente stesso venga ruotata su più aziende in base all’effettiva necessità che si riscontra sul territorio. Tale materiale potrebbe essere inventariato e gestito a favore delle aziende che hanno aderito al progetto mediante la sottoscrizione dell’Accordo/Contratto. Una ulteriore possibilità riguarda la realizzazione di “recinzioni interaziendali” che consentirebbe maggiore efficacia nell’azione di prevenzione e minori costi per superficie protetta; l’Ente di gestione sviluppi una specifica attività di promozione nei confronti delle aziende e sui territori circa l’applicazione delle Misure agro-ambientali (ad es. Bandi, Formazione e aggiornamento, assistenza e indirizzo, …): in tal senso è fondamentale che l’Ente possa accedere ad apposita Misura (probabilmente nell’Asse 1) volta alla promozione dell’applicazione; l’Ente di gestione possa accedere alle Misure per il recupero di borghi e infrastrutture quali la viabilità rurale e vicinale (in particolare quella di uso pubblico), sentieristica, acquedotti rurali, ecc.; siano previsti meccanismi quali Contratti d’area tra Ente/Aziende ovvero meccanismi quali l’Accordo agro-ambientale locale:è molto importante mantenere la possibilità di attivare questo importante strumento (che il Documento non cita direttamente) in quanto “modello di gestione territoriale delle Misure dell’Asse 2 basati su strategie elaborate localmente”; è necessario promuovere la sua attuazione e prevedere specifiche risorse (ad es. mediante la priorità nei finanziamenti e una premialità differenziata) per la sua realizzazione; la Regione assuma in particolare che: a) la gestione del patrimonio naturale, la sua valorizzazione (fruizione, sentieristica, divulgazione, utilizzazione, …) deve coinvolgere in primis le aziende agricole del territorio nell’ottica della multifunzionalità e della realizzazione di attività extra agricole a favore della biodiversità, in sintonia con quanto delineato dal Decreto legislativo 228 del 18-05-01 in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo e dal Decreto legislativo 227 del 18-05-01 in materia di orientamento e modernizzazione del settore forestale; b) alcune attività/azioni coinvolgono le aziende operanti all’interno del Sistema delle Aree protette: in queste zone esistono particolari vincoli di tutela per un interesse generale; tale “svantaggio” va considerato e controbilanciato con una significativa premialità (priorità nei finanziamenti, premialità differenziata); c) alcune attività/azioni devono essere svolte dal nostro Ente su ambiti pubblici (compreso il Demanio regionale forestale o fluviale, …) e, auspicabilmente, su aziende/terreni di privati che non potrebbero utilizzare il PSR, con meccanismi da individuare (convenzioni, accordi di conservazione di particolari habitat, …); 8 d) il territorio appenninico è dotato di una sviluppata rete di sentieri che consente la fruizione e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale: richiamiamo l’attenzione su questo aspetto a nostro avviso “strategico” e di area vasta a cui il PSR deve fare particolare attenzione individuando anche tra gli Enti di gestione delle Aree protette soggetti da coinvolgere per l’indispensabile attività di cura e manutenzione; si promuovano e incentivino progetti su ambiti di scala adeguata a partire dalle reti esistenti coinvolgendo più Macroaree (oppure “inter-GAL”); e) si operi in direzione di una ulteriore semplificazione delle procedure burocratiche: le Aziende agricole lamentano il peso di una “burocrazia costosa e inutile” ostacolo all’utilizzazione delle risorse e all’attivazione di Misure agro-ambientali di grande rilievo; f) consentire che nelle aree demaniali - in particolare lungo i corsi d’acqua e i corridoi ecologici – vengano realizzati interventi gestionali che possano essere ricondotti al greening (che dovrebbe divenire obbligatorio) per avvalersi delle Aziende agricole locali nella gestione, riportando un reciproco vantaggio (gestione di habitat/corsi d’acqua e coinvolgimento agricoltori obbligati al greening dagli obblighi europei); g) più in generale è molto importante individuare le Aree protette (Parchi/Siti Natura 2000) come aree prioritarie per tutte le misure coerenti con gli obiettivi di tutela e valorizzazione anche di altri Piani e Programmi di emanazione regionale. Bologna, Tuesday 4 March 2014 9
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