Corriere della sera - 31.05.2014

SABATO 31 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 128
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
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Scenari
La felicità e la fatica
Dura vita di campagna
Tempi
liberi
di Alessandro Cannavò
a pagina 23
di Michele Salvati
nel supplemento
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La relazione del Governatore. Le stime dell’Istat: economia in lieve miglioramento
CHI NON INVESTE
E CHI NON SENTE
Fisco e casa, rebus sulla Tasi
di FERRUCCIO DE BORTOLI
Bankitalia: rischio di aumenti. Delrio: meno del 2012
economia non è
una scienza esatta, forse sarà triste, di certo si
nutre di paradossi. Carli e
Ciampi mai avrebbero
pensato che un giorno un
loro successore alla guida
della Banca d’Italia avrebbe temuto l’eccessiva discesa dei prezzi e la rivalutazione della moneta.
Nel secolo scorso l’incubo
quotidiano era l’inflazione che distruggeva risparmi e potere d’acquisto.
Oggi il suo opposto, un fenomeno persino peggiore, sintomo di sfiducia.
Non si consuma, non si
investe. L’occupazione
crolla. Dalla febbre all’ipotermia. La lira si deprezzava di continuo, impoverendoci. L’euro è
troppo forte e danneggia
le esportazioni.
Visco è un Governatore
preparato e schivo. Non
tende a sovrapporsi ad altri ruoli, non vuole esercitare alcuna supplenza. È
conscio del cambiamento
avvenuto con il trasferimento di alcuni poteri —
fra un po’ anche parte della vigilanza bancaria — a
Francoforte, ma rivendica
con orgoglio la centralità
e il prestigio della propria
istituzione. Sbagliato
pensare, come si faceva
un tempo, che in Via Nazionale risieda un oracolo, dispensatore di moniti
e richiami, per alcuni persino infallibile; giusto ritenere che vi sia ancora
un centro d’eccellenza, la
miglior fucina di una classe dirigente seria e preparata, assai apprezzata all’estero. Un’istituzione di
garanzia e di indipendenza. Visco parlava ieri alla
solita platea di persone
che lo applaudono più
per ritualità che per convinzione. Inutile però negare che l’attenzione di
tutti sia rivolta alle decisioni che prenderà, fra
qualche giorno, a Francoforte, il suo predecessore.
Che cosa farà Draghi? Ri-
durrà ancora i tassi, ormai
al lumicino? O varerà anche un programma ambizioso di acquisti di titoli
pubblici e privati a sostegno della ripresa che
stenta in Europa e ancora
di più in Italia?
La relazione di Visco è
stata asciutta e onesta,
d’impronta sociale, solidaristica, diremmo keynesiana, più attenta al sostegno di redditi, consumi, investimenti e occupazione che al rigore dei
conti e al pareggio di bilancio. Come se il Governatore volesse dire a tutti,
e in particolare alle classi
dirigenti europee, guardiamo più le facce angosciate dei cittadini, non la
fredda verità dei numeri.
Ascoltiamo le ragioni e valutiamo i sentimenti di famiglie e imprese e stacchiamo gli occhi, almeno
per un attimo, dalle logiche aride dei grafici.
Non è una svolta da poco, soprattutto per un
banchiere centrale: dovrebbe indurre molti (anche noi per essere sinceri)
a riflettere sui troppi conformismi di un’analisi
economica e politica che
coltiva inossidabili filoni
di pensiero salvo poi cambiare bruscamente rotta,
incerta tra rigore e crescita, fra mercato e Stato. La
ripresa, dopo sette anni di
crisi che hanno ridotto di
un decimo i redditi delle
famiglie e di un quarto
l’attività industriale, c’è.
Ma è fragilissima. Le
esportazioni sono tornate
ai livelli del 2007; gli investimenti, tuttavia, sono
crollati del 26 per cento e,
in rapporto al Pil, sono al
livello più basso del dopoguerra. I guadagni di produttività sono essenziali
ma serviranno a poco se
non si tradurranno in un
aumento della domanda e
soprattutto in un recupero
dell’occupazione. Tra il
2007 e oggi si è perduto un
milione di posti di lavoro.
Allarme (poi ridimensionato) sulla Tasi.
Nella relazione generale all’assemblea di
Bankitalia, si legge che con l’aliquota massima
il prelievo potrebbe aumentare di oltre il 60%.
«Si pagherà meno rispetto al 2012», replica il
sottosegretario Delrio. Segue nota della stessa
Banca d’Italia: ad aliquota base, il prelievo aumenterebbe di circa il 12% rimanendo ben al di
sotto del livello registrato nel 2012.
Giannelli
Le carte segrete
ORA LA CINA
ATTACCA
I CRISTIANI
(PER PAURA)
di GUIDO
SANTEVECCHI
In primo piano
a Cina ora teme i
Il New York
La scelta del Senato: LTimescristiani.
rivela che in un
interno del
raddoppia il costo documento
partito comunista dello
Zhejiang viene stabilito un
del passaporto
piano contro «i siti di
ALLE PAGINE 2 E 3 Massaro, Pagliuca, Tamburello
di ANDREA DUCCI
IL FILO DA RIANNODARE
TRA IMPRESE E BANCHE
A PAGINA 5
Sotto i 20 mila euro:
i miniredditi
di bar e gioiellerie
di ENRICO MARRO
P
iù investimenti per crescere. Che fare? La
Bce dovrebbe condizionare gli interventi
a sostegno delle banche all’erogazione del
credito alle imprese e le banche dovrebbero
fare la loro parte. Ma anche gli imprenditori
dovrebbero spostare capitali dai patrimoni
familiari agli investimenti in azienda.
di ANTONELLA BACCARO
A PAGINA 5
culto eccessivi» e le
attività religiose «troppo
popolari». L’unica fede
citata è quella cristiana:
«La priorità è rimuovere le
croci che si vedono da
autostrade e superstrade».
AsiaNews, agenzia del
Pontificio istituto cattolico
per le missioni, ha
raccolto le foto di 64
chiese cristiane demolite
nei primi cinque mesi di
quest’anno. Motivo: regole
urbanistiche violate.
A PAGINA 3
A PAGINA 15
Grillo
L’11 giugno protesta senza precedenti
Una corona
di spine
E dà la linea
agli eletti
La Rai contro Renzi:
sciopero e corteo
per fermare i tagli
di MARCO IMARISIO
di GIOVANNA CAVALLI
e PAOLO CONTI
L’
ennesima
provocazione di
Grillo, dopo l’incontro
con l’euroscettico
britannico Farage, è una
(finta) corona di spine
esibita sulla spiaggia
di Marina di Bibbona
(Livorno). Poi, via Skype,
Grillo detta la linea ai
suoi riuniti nella sede
della Casaleggio
associati, a Milano:
i nuovi volti del
Movimento, i sedici
parlamentari neoeletti
a Strasburgo (il
diciassettesimo, Marco
Affronte, è assente per
una polmonite).
T
ANSA / RICCARDO DALLE LUCHE
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
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Dibattito delle idee
Il rischio di sprecare
la lezione della crisi
Domani
CRESCITA FRAGILE, LA SVOLTA DI VISCO
L’
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Fondato nel 1876
Oggi
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A PAGINA 44 - ALLE PAGINE 6 E 7
Benedetto, Buzzi
CONTINUA A PAGINA 44
Diritto all’oblio Google apre agli utenti europei: «Esamineremo ogni richiesta»
utti i dipendenti della
Rai in sciopero, compresi i giornalisti, per la
prima volta. È a suo modo
storica l’agitazione — con
tanto di corteo — annunciata per l’11 giugno contro i tagli per 150 milioni
imposti alla tv di Stato dal
decreto Irpef. Una protesta che diventa anche il
primo attacco sindacale
al governo Renzi, accusato di colpire «non gli
sprechi ma i posti di lavoro». Oltre ai telegiornali
in forma di semplice notiziario, a rischio trasmissioni come «Unomattina» e «Porta a porta».
ALLE PAGINE 11 E 44
Settegiorni
di Francesco Verderami
Gli ostacoli
tra Lega
e Forza Italia
I
l centrodestra è un
fortino in macerie e
senza più difesa, che solo
un nuovo esercito e una
rinnovata alleanza potrà
salvare dal rischio delle
invasioni, delle
annessioni,
dell’irrilevanza e
dell’oblio, che sono cose
ben peggiori della fine.
CONTINUA ALLE PAGINE 8 E 9
feltrinellieditore.it
Un modulo per scomparire dal Web
di SERENA DANNA
D
opo la sentenza della Corte di
Giustizia Ue che riconosce il diritto all’oblio dei cittadini, arriva
l’apertura di Google. Il colosso di
Mountain View mette a disposizione degli utenti europei un modulo
da compilare online con il quale
chiedere la cancellazione dei risultati di una ricerca, non più «adeguati» o «rilevanti». «Esamineremo
ogni richiesta cercando di bilanciare
il diritto alla privacy con quello all’informazione», assicura «Big G».
A PAGINA 19
Arundhati Roy
L’appello
«Le ragazzine
stuprate e uccise
Io accuso
l’India feudale»
Gli intellettuali:
«Il raduno scout
a San Rossore
rovina la natura»
di ALESSANDRA MUGLIA
di MARCO GASPERETTI
A PAGINA 14 Zecchinelli
A PAGINA 20
UNA STORIA INCREDIBILE MA VERA.
L’ANGELO INVISIBILE SI RACCONTA.
2
Primo Piano
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Bankitalia L’assemblea
La spinta di Visco: «L’Italia torni a investire»
Il Governatore: attuare le riforme e sostenere consumi e redditi delle famiglie
«Sulla Tasi aumenti fino al 60%». Ma Delrio: «Pagheremo meno rispetto al 2012»
Via Nazionale
Il richiamo: basta
«mala gestio»
Le banche-socie
scendano al 3%
Non bastava la vicenda del
Monte dei Paschi che proprio in
questi giorni ha terminato la sua
rincorsa per riportare in linea il
capitale. Il governatore della
Banca d’Italia, Ignazio Visco,
parla all’assemblea annuale
dell’Istituto all’indomani
dell’arresto dell’ex patron della
Carige. Fatti «inaccettabili», dice
additando i fenomeni di mala
gestio spesso favoriti «dalle
debolezze del governo
societario». Gli scandali pesano
e Visco mette in evidenza il
rafforzamento dell’attività della
vigilanza dalle cui ispezioni —
ben 340 negli ultimi due anni —
sono emerse le segnalazioni
all’autorità giudiziaria e quindi
anche le inchieste più clamorose
come quella sulla Carige. Ma non
basta, Visco torna a chiedere al
governo e al Parlamento la legge
per dare a Banca d’Italia il potere
di rimuovere, quando
necessario, gli amministratori
delle banche così come propone
una direttiva europea, mette in
guardia le banche sul conflitto di
interesse nella concessione di
fidi e finanziamenti e chiede — e
la richiesta è indirizzata
soprattutto alle Popolari —
l’osservanza alle nuove regole
sulla governance. È ancora alle
banche cooperative, di minore
dimensione, che il governatore
si rivolge nel sollecitare la
riduzione, così come stanno
facendo le maggiori, della
consistenza dei crediti
deteriorati, cioè quelli che
difficilmente saranno
rimborsati, attuando un
aumento degli accantonamenti.
È invece a tutte le banche
partecipanti al capitale della
stessa Banca d’Italia che Visco
raccomanda di «provvedere in
tempi rapidi a eliminare le
eccedenze delle loro quote». Il
governatore si riferisce alla
norma del provvedimento sul
riassetto proprietario
dell’Istituto di via Nazionale che
pone il tetto del 3% alle
partecipazioni e che chiama in
causa soprattutto i principali
azionisti, Banca Intesa Sanpaolo
e Unicredit. Visco si sofferma
all’inizio delle Considerazioni
finali sulla riforma del capitale
rivalutato dai simbolici 156 mila
euro a 7,5 miliardi per chiarire
significato e motivazioni
dell’operazione che è stata
attaccata da più parti nel corso
dell’iter parlamentare. E dedica
anche un intero capitolo della
sua relazione — appositamente
ampliata quest’anno — per
rendere conto dell’attività della
Banca sia come componente
dell’eurosistema, presso la Bce,
sia, appunto, come supervisore
del sistema del credito. Un
compito, questo, che non verrà
meno con l’avvio della Vigilanza
unica e dell’Unione bancaria.
S.Ta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — La recessione è finita,
ma ha lasciato un’eredità «pesante». L’uscita dalla crisi «è travagliata, la ripresa fragile e incerta»
perché il suo cammino «non sarà
né breve, né facile». E c’è un’inflazione troppo bassa che arreca stagnazione. È uno scenario economico ancora pieno di rischi quello
che Ignazio Visco, governatore
della Banca d’Italia, ha disegnato
nelle sue Considerazioni finali, all’annuale assemblea dell’Istituto.
Servono riforme e soprattutto investimenti pubblici e privati, nazionali ed europei, ha continuato
Visco spiegando che «alla crescita
della produttività, troppo a lungo
stagnante, deve accompagnarsi
quella della domanda, quindi dei
redditi delle famiglie, da sostenere
con nuove opportunità di lavoro».
Il richiamo allora è alle imprese e
alle forze politiche sociali e di governo perché attuino «politiche di
ampio respiro, inserite in un quadro chiaro e organico di interventi». In altre parole, «anche se le
singole misure potranno essere
attuate in tempi diversi, non solo
per i vincoli di bilancio, la visibilità di un disegno coerente rassicurerà i cittadini, rafforzerà quella
fiducia nel futuro senza di cui ogni
progresso è impossibile».
I dati di partenza dell’analisi di
Visco, il quale ha rilevato ancora
una volta come «corruzione, criminalità ed evasione fiscale»
compromettano e frenino lo sviluppo, sono severi. La caduta dell’attività rivolta all’interno «è stata
drammatica»: la produzione si è
contratta di un quarto nell’ultimo
trimestre del 2013 mentre le
esportazioni erano quasi tornate
ai livelli di fine 2007, i consumi
delle famiglie erano ancora inferiori di circa l’8% e gli investimenti
del 26%. E poi il rapporto tra investimenti e Pil (Prodotto interno
lordo) è sceso di 4 punti percentuali dal 2007 portandosi nel 2013
al 17%, il minimo dal dopoguerra.
Aumenti di produttività e crescita
dell’occupazione che tarda a risalire «sono conciliabili solo se si riprende la domanda interna. Ecco
❜❜
Il richiamo
Le imprese
sono sotto
capitalizzate
qui dunque la necessità di rilanciare gli investimenti, che chiama
in campo le aziende, anche quelle
di minore dimensione, che hanno
accusato pesantemente la crisi.
Devono diversificare le fonti di finanziamento, ha ripetuto il governatore, che accusa il complesso
delle aziende italiane di essere
sottocapitalizzato per circa 200
miliardi rispetto alla media europea. Aumentare il patrimonio riducendo di pari misura il debito
«è un obiettivo ambizioso ma alla
portata delle nostre imprese in un
orizzonte di medio termine».
Sulla politica di bilancio Visco
I soci di Banca d’Italia
Intesa
Sanpaolo
Unicredit
Generali
22,11
6,33
42,51
Inps
5,00
Mps
4,60
CCarige
i
4,03
Altri azionisti
Altre Casse di Risparmio
11,68
3,74
Fonte: Banca d’Italia
D’ARCO
si limita a 3 precise indicazioni:
«La riduzione del rapporto tra debito e prodotto resta la sfida ineludibile»; «crescita economica ed
equilibrio del bilancio pubblico
non possono che essere perseguiti
congiuntamente»; il taglio del cuneo fiscale, il bonus di 80 euro, sarà in grado di influire positivamente sull’occupazione ma solo
se sarà reso permanente.
Sulla Tasi vale un discorso a
parte, perché ad affrontare le problematiche della nuova imposta
sulla casa non è stato Visco nelle
sue Considerazioni finali ma la relazione generale presentata in assemblea. L’Imu soppressa per le
abitazioni non di lusso «è stata di
fatto reintrodotta nel 2014 con la
Tasi», si legge nel volume in cui si
rileva anche che, applicando l’aliquota massima, il prelievo potrebbe aumentare nel 2014 rispetto al
2013 di oltre il 60%. «Gli italiani
possono stare sereni, per la Tasi
pagheranno meno rispetto all’anno di riferimento 2012», ha subito
affermato per sventare ogni allarme il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano
Delrio, seguito a ruota da una nota
della stessa Banca d’Italia. Data la
sostanziale cancellazione dell’Imu
nel 2013, la differenza — precisano da Palazzo Koch — va ridimensionata e in ogni caso, nell’ipotesi
di applicazione della Tasi ad aliquota base, il prelievo aumenterebbe di circa il 12 % rimanendo
ben al di sotto del livello registrato
nel 2012. Nel caso dell’aliquota
massima, invece, il prelievo — ma
la Banca d’Italia non l’ha calcolato
— potrebbe arrivare allo stesso livello del 2012.
Stefania Tamburello
Considerazioni Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La polemica Nel 2012 si è pagata l’imposta piena, lo scorso anno un controvalore ridotto
Casa e tasse, ecco il conto di tre anni
Chi ha vinto e chi ha perso con il Fisco
È partita l’ennesima polemica sulla
tassazione della casa. A innescarla la relazione di Bankitalia che ha segnalato
che la Tasi sull’abitazione principale rischia di comportare un aumento dei costi fino al 60% rispetto all’Imu 2013.
La percentuale riportata, sicuramente
attendibile se si confronta l’introito complessivo della Tasi con quello dell’Imu
sull’abitazione principale applicata lo
scorso anno, va letta però tenendo conto
del fatto che, nel 2013, sull’abitazione
principale è stata pagata solo la cosiddetta mini Imu, un’imposta ridotta da versare solo nei Comuni che avevano deciso
un’aliquota superiore allo 0,4%. Il pagamento a tariffa piena, e per tutti i contribuenti da cui era dovuta, è avvenuto nel
2012. Si può quindi sostenere che il confronto andrebbe fatto con il 2012 e non
con il 2013, ma a questo punto si potrebbe
obiettare che la riduzione dell’Imu 2013 è
stata finanziata con altri inasprimenti fiscali. Per fare un esempio: l’abrogazione
dell’Imu ha di fatto impedito di trovare risorse per evitare l’aumento di un punto
dell’Iva. Ora con la Tasi si è reintrodotto
un tributo (di fatto anche se non formalmente) patrimoniale sulla prima casa, ma
di tornare all’Iva al 21% non si parla.
Lasciando da parte la polemica vediamo qualche esempio di come si è evoluta
la tassazione sulla prima casa in tre città
in cui è possibile fare con precisione i
calcoli Tasi.
A Torino un’abitazione di 70 metri
quadrati in classe A/3 ha pagato nel 2012
un’Imu di 338 euro, nel 2013 ha versato
una mini Imu di 66 euro e pagherà que-
Prelievo locale sulle abitazioni principali
(importi in euro)
700
700
600
600
Tasi al 2,5
per mille
500
Imu
400
300
Imu
Tasi all'1
per mille
Tares
Tari
200
100
0
500
400
300
200
Tarsu/Tia
2012
100
2013
2014
0
Fonte: elaborazioni su dati Agenzia delle Entrate (Statistiche catastali 2012 catasto edilizio urbano) e sulle delibere degli enti.
(1) L’analisi si riferisce alle imposte pagate da un nucleo familiare di 3 persone (di cui un figlio convivente con meno di 26 anni),
che risiede in un immobile di proprietà con rendita e superficie pari alla media dei valori stimati per i capoluoghi regionali;
la rendita e la superficie media in ogni capoluogo sono ricostruite aggregando le statistiche catastali relative alle categorie
da A2 ad A7. Per il calcolo delle imposte, si è tenuto conto delle delibere adottate dagli enti.
D’ARCO
Immobili
Una guida del «CorrierEconomia»
per pagare l’imposta sugli appartamenti
Una guida alla Tasi (Tassa sui servizi indivisibili), all’Imu (Imposta
municipale unica) e alla Tari (Tassa rifiuti), per districarsi tra scadenze,
conteggi e rischi di errori sarà pubblicata sul «CorrierEconomia» in
edicola lunedì con il «Corriere della Sera». Dai calcoli dell’aliquota, fino
al 3,3 per mille, ai confronti città per città, alla guida per la compilazione
dei moduli. Cosa fare in vista della scadenza del 16 giugno.
st’anno, tra l’acconto da versare il 16 giugno e il saldo del 16 dicembre, 199 euro
per la Tasi. Rispetto al 2012 c’è una riduzione di 139 euro e rispetto al 2013 un
aggravio di 133. Se nella stessa città consideriamo un’abitazione da 110 metri
quadrati in A/2, il conto 2012 è stato di
951 euro, quello 2013 di 140 euro, la Tasi
2014 costerà in tutto 661 euro: c’è quindi
un risparmio di 290 euro rispetto al 2012
e un maggiore esborso di ben 521 euro
rispetto alla mini Imu. A Napoli , la casa
da 70 metri quadrati in categoria A/3
quest’anno pagherà, di Tasi, 96 euro,
contro i 97 pagati nel 2012 e i 24 pagati a
titolo di mini Imu: c’è quindi uno sconto
di 1 euro rispetto a due anni fa e un aggravio di 73 rispetto al 2013; per la casa
da 110 metri quadrati, nel 2012 si sono
pagati 489 euro, nel 2013 se ne sono versati 55 e nel 2014 se ne pagheranno 355,
quindi con una spesa maggiore di 300
euro rispetto al 2013 ma un risparmio di
134 su due anni fa.
Infine a Novara, nel 2012, per una casa
da 70 metri in classe A/3, si sono spesi in
media 58 euro, nel 2013 la mini Imu non
era dovuta (sarebbe stata di 3 euro e
quindi non andava pagata perché inferiore al minimo di 12 euro) e nel 2014 si
pagheranno 129 euro, con un aggravio
netto di 71 euro rispetto al 2012 e di 129
rispetto al 2013. Per la casa da 110 metri
nel 2012 si sono pagati 283 euro, nel
2013 39 euro e quest’anno invece
l’esborso sarà di 243 euro, 40 in meno
del 2012 ma 204 in più del 2013.
Gino Pagliuca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I punti
Triplicate le multe
24 milioni di sanzioni
in dodici mesi
La Banca d’Italia ha triplicato le sanzioni
comminate lo scorso anno a banche e
intermediari finanziari vigilati. Dagli oltre
8 milioni del 2012 si è passati a 24,3
milioni di sanzioni inflitti a 857 persone
fisiche secondo quanto riporta la Relazione
annuale di Via Nazionale. La tendenza non
sembra ridursi in questo primo scorcio di
2014 «con 15 provvedimenti sanzionatori
a 138 soggetti e sanzioni pecuniarie per
circa 4,5 milioni». Le carenze negli assetti
organizzativi e di controllo sono la
principale causa delle multe.
In crescita del 440%
380 milioni di cedole
L’euro sopravvalutato
Nel 2013 la Banca d’Italia ha registrato un
utile netto di 3 miliardi e 35 milioni, in
crescita del 21,3% rispetto al risultato del
2012 (2,5 miliardi). Il dividendo ai soci tra cui le grandi banche — deliberato ieri
— vale 380 milioni, oltre il 440% in più
dei 70,02 milioni assegnati lo scorso
anno. Allo Stato, come anticipato da
Visco nelle Considerazioni finali, va un
residuo di utile di 1,89 miliardi. Quanto
alla moneta unica, Visco ha sottolineato
che l’euro forte ha aiutato a spingere
l’inflazione troppo in basso.
Lo Stato
Debiti verso le imprese
in calo a 75 miliardi
I debiti che le pubbliche
amministrazioni hanno contratto con le
imprese, nel 2013, sono scesi da 90
miliardi di euro a poco più di 75
miliardi. Lo ha rilevato Bankitalia, sulla
base delle indagini campionarie e delle
segnalazioni di vigilanza. La stima, si
spiega, è ottenuta come «somma tra i
debiti commerciali rilevanti nei bilanci
delle imprese e quelli ceduti con
clausola pro soluto (questi ultimi,
inclusi nel debito pubblico, sono scesi
da 10,8 miliardi nel dicembre 2012 a 8,4
miliardi nel dicembre 2013).
La vigilanza
Governance, 63 casi
di carenze gravi
Nell’ultimo biennio sono state condotte
da Bankitalia 340 verifiche ispettive su
banche a cui fa capo l’80% del totale dei
fondi intermediati. In 63 casi Via
Nazionale ha rilevato gravi carenze nei
profili di governance. In 45 di questi
sono emerse irregolarità di possibile
rilievo penale. Alla fine del 2013,
accanto a 5 gruppi bancari grandi,
lavoravano in Italia altri 597 gruppi e
intermediari. Tra questi ultimi
ci sono 375 banche di credito
cooperativo, 19 banche popolari e 80
filiali di banche estere.
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
3
#
I numeri
SPESA DELLE FAMIGLIE ITALIANE
TASSO DI CAMBIO EURO DOLLARO
dollaro/euro
INVESTIMENTI FISSI IN ITALIA
(dati dal 2010 al 2013)
Totale spesa interna
effettivo nominale (scala di destra)
1,40
1,5
106
1,5
1,0
1,5
0,5
1,35
Totale spesa nazionale
104
2011
2012
2013
Costruzioni
-3,7
-6,1
-6,7
Macchine e attrezzature
-0,5
-10,5
-6,3
Mezzi di trasporto
-1,5
-12,7
12,9
0,7
-2,7
-1,4
Beni materiali
-0,1
0
0
-0,5
TOTALE
-0,4
-0,3
1,30
102
-3
-1,5
-2,5
100
-3,0
-3,8
-2,5
-5
-2,6
-6
-8
-4,0
98
1,15
96
1,10
94
2012
2014
2013
-4,7
-7
-3,5
1,20
-2,2
-4
-2,0
1,25
-1
-2
-1,0
2010
2011
2012
160
punti
7.000
600
Dipendenti
della Banca
d’Italia
Le banche
sotto la vigilanza
dell’Authority
-8,0
2013
Spread
Btp/Bund
69
-30%
-30.000
mila
Le leggi di riforma
approvate tra
il 2011 e il 2013
Spesa per
investimenti
pubblici dal 2009
Gli addetti nel
comparto bancario
dal 2007
Fonte: BCE. CORRIERE DELLA SERA
Banche e aziende Mancano 200 miliardi di capitalizzazione. Gli interventi della Guidi
Banche centrali
Premi a chi innova e nuove garanzie
Il piano per le piccole e medie imprese
Bankitalia: un sistema più flessibile di garanzie per le banche
ROMA — Ogni anno le assemblee
della Confindustria e della Banca d’Italia si svolgono a pochi giorni di distanza e spesso le analisi del presidente dell’associazione imprenditoriale e del governatore della banca centrale convergono. In passato c’è stato perfino un
economista, Guido Carli, che è stato
prima al vertice di Bankitalia, dal 1960
al 1975 e poi della Confindustria, dal
‘76 al 1980. A fine maggio insomma
l’establishment economico-finanziario
fa la diagnosi della situazione del Paese
e detta la direzione di marcia. È interessante notare come quest’anno — senza
alcuna autocritica rispetto al passato —
l’accento sia posto sugli investimenti,
pubblici e privati, mentre siano finite
in secondo piano le parole d’ordine che
hanno accompagnato a lungo la politica del rigore e dell’austerità.
La crescita, su questo concordano
Confindustria, Banca d’Italia e, come
vedremo, anche il governo si fa sopratutto con gli investimenti. E la priorità
per le imprese italiane diventa recuperare quel gap di capitalizzazione pari a
ben 200 miliardi di euro denunciato ieri dal governatore Ignazio Visco. Che ha
annunciato misure per agevolare il fi-
nanziamento delle banche presso l’Eurosistema, ampliando la gamma dei
collaterali da portare in garanzia, e il
varo di nuovi contratti di prestito a favore delle piccole aziende. Invece, sarà
forse un caso, ma né nella relazione di
Giorgio Squinzi giovedì né nelle Considerazioni di Visco si trovano le parole
«privatizzazioni» e «dismissioni». Lo
stesso debito pubblico, che pure viaggia verso il 135% del prodotto interno
lordo, va aggredito, si dice ora, principalmente attraverso la crescita.
«Noi imprenditori — ha detto
Squinzi rivolto alla platea imprenditoriale — abbiamo un compito preciso,
dobbiamo spingere le nostre aziende a
crescere, patrimonializzarsi per avere
mezzi da investire nella ricerca, innovare in prodotti e processi, fare formazione a tutti i livelli, anche a noi stessi».
E subito dopo, il ministro dello Svilup-
po, Federica Guidi, imprenditrice a sua
volta, è stata netta: «Non ho mai conosciuto imprese sane che assumano perché viene dato loro un incentivo». La
verità, ha aggiunto, è che «solo un imprenditore che fa profitti può investire,
crescere e dare occupazione». Ma sulla
propensione dei nostri imprenditori ad
investire Visco è stato impietoso. Dal
2007 al 2013 gli investimenti sono crollati del 26%. Latita anche lo Stato: negli
Il regime di vantaggio
sugli utili investiti
Un piano speciale
per la competitività
Le novità
I mutui alle famiglie
collaterali per la Bce
Nelle prossime settimane la
Banca d’Italia varerà misure
per migliorare la situazione di
liquidità delle banche. Sarà
ampliata la gamma dei
prestiti utilizzabili a garanzia
del rifinanziamento presso
l’Eurosistema. Sarà permesso
includere i mutui ipotecari
concessi alle famiglie
Il governo, ha annunciato
il ministro dello Sviluppo
Economico, Federica Guidi,
concederà una «significativa
agevolazione fiscale sugli
investimenti aggiuntivi».
E un potenziamento dell’Ace,
il regime di vantaggio sugli
utili reinvestiti dagli
imprenditori nelle aziende
Nella relazione del
governatore Visco la
necessità di un piano per
la competitività: «Servono
investimenti, privati e
pubblici, nazionali ed europei.
La ripresa dell’economia,
il rilancio dell’occupazione
dipendono dalla capacità
di finanziare i progetti»
ultimi 4 anni «la spesa per investimenti
pubblici è diminuita di quasi il 30%»
mentre gli investitori esteri sono scoraggiati dalla «lunghezza e incertezza
dei tempi e complessità delle procedure». Concludendo la sua analisi Visco
ha così sintetizzato la nuova ricetta:
«Servono investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei (...). La ripresa dell’economia, il rilancio dell’occupazione dipendono dalla capacità di
finanziare investimenti e progetti». Ed
eccolo il punto: gli investimenti non
basta volerli, bisogna avere la «capacità» di farli. Ma le nostre imprese sono
drammaticamente sottocapitalizzate.
Visco lo ha appunto detto con un dato:
«Una leva finanziaria in linea con la
media europea richiederebbe un aumento del patrimonio di circa 200 miliardi e una pari riduzione dei debiti»
che le aziende italiane hanno verso le
banche, oggi pari a 1.300 miliardi su un
patrimonio di complessivi 1.600.
Che fare? la Banca centrale europea
dovrebbe condizionare gli interventi a
sostengo delle banche all’erogazione
del credito alle imprese e le banche dovrebbero comportarsi di conseguenza.
Ma anche gli imprenditori dovrebbero
fare la loro parte, spostando capitali dai
patrimoni familiari agli investimenti in
azienda. Il governo, ha annunciato
Guidi, concederà una «significativa
agevolazione fiscale sugli investimenti
aggiuntivi» e un potenziamento dell’Ace, il regime di vantaggio sugli utili
reinvestiti. Ma a questo punto l’establishment se lo è detto da solo: per rilanciare la crescita deve anche mettere
mano al suo portafoglio.
Cartolarizzazioni,
Francoforte
e Londra
uniscono le forze
La Banca centrale europea e
la Banca d’Inghilterra
rilanciano sulle
cartolarizzazioni, con un
documento che chiama le
istituzioni europee e globali
a fissare «principi di alto
livello» in grado di restituire
agli “Abs” europei, titoli che
impacchettano prestiti a
imprese e famiglie, la
reputazione «macchiata»
dalla crisi finanziaria negli
Francoforte Mario Draghi
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mario Barbuto, nuovo responsabile dell’organizzazione giudiziaria
«La corruzione? Processi più veloci aiuteranno»
MILANO — Se la macchina della giustizia fosse un’azienda, da ieri il giudice Mario Barbuto ne
sarebbe l’amministratore delegato. Ma la giustizia
— intesa come uffici, macchinari, pianta organica, personale — non funziona come un’azienda.
Proprio per questo la scelta del ministro Andrea
Orlando è caduta sull’attuale presidente della
Corte d’appello di Torino come nuovo capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria (Dog),
che è lo snodo fondamentale della macchina ministeriale.
Se il Csm è l’organo di autogoverno dei magistrati, tutto il resto è di competenza del Dog. Barbuto, 72 anni a settembre, è il magistrato-manager che prima da presidente del Tribunale, dal
2001 al 2009, e poi da numero uno della Corte
d’Appello di Torino ha trasformato un ingorgato
Palazzo di giustizia in una macchina più leggera
ed efficiente, riuscendo ad eliminare l’arretrato
(anche di 40 anni) del 26% aggredendo prima le
cause più vecchie, e a velocizzare i tempi delle
sentenze civili e penali attraverso la mappatura
delle pendenze, la trasparenza nei tempi di decisione dei singoli magistrati e la predisposizione di
iter standardizzati in alcuni punti delicati del procedimento come i tempi delle perizie o la stesura
delle sentenze, da scrivere in maniera più agile e
con meno latinorum.
Ora il governo Renzi vuole estendere quella
fortunata esperienza negli altri tribunali d’Italia.
Una riforma della giustizia a costo zero, introducendo principi di managerialità nei tribunali.
L’esperimento di Barbuto è non a caso uno degli
esempi virtuosi di «meritocrazia» più volte citati
da Roger Abravanel, director emeritus di McKinsey: «Ottenuto semplicemente grazie a misure
manageriali, dimostra che basta la buona leadership per ottenere risultati anche se non si modificano leggi», ha scritto di recente a proposito di
Barbuto. Spiega l’alto magistrato: «L’obiettivo è
ottenere la migliore efficienza possibile della giustizia utilizzando le risorse, anche tecnologiche, e
il personale umano a disposizione. L’obiettivo è
un processo rapido, perché una giustizia ritardata
è una giustizia negata. Il tempo per una sentenza
non è un fattore irrilevante. La Corte europea dei
diritti dell’uomo ha detto che un processo non
deve superare i tre anni in primo grado. E non su-
Mario
Barbuto, presidente della
Corte di Appello di Torino e nuovo
capo dell’organizzazione
giudiziaria
perare non significa che deve durare tre anni.
Questo era l’obiettivo di limite invalicabile che mi
ero dato da presidente del Tribunale. Ma l’utopia,
che poi tale non è, è ridurre quel limite molto al di
sotto, a non più di un anno, un anno e mezzo, sia i
processi civili sia quelli penali, in primo grado».
Massimo 18 mesi
L’obiettivo è quello di far durare
un procedimento di primo grado
al massimo un anno e mezzo
Ma servirà la celerità dei processi da deterrente
anche contro la corruzione che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il presidente di
Confindustria, Giorgio Squinzi, indicano come
uno dei freni all’economia? «È una grave emergenza», riconosce Barbuto. «La celerità dei processi serve anche a contrastare quei fenomeni. Ma
questi sono temi specifici, riguardano procure e
capi degli uffici. Il ministero è interessato a fornire le strutture giuste, gli investimenti necessari».
Nonostante la competenza, l’incarico — ricevuto ufficialmente giovedì sera alle 20 — l’ha colto di sorpresa. «Quando dal governo mi hanno
chiamato ho detto: “Ma vi rendete conto che ho
quasi 72 anni?”. Mi hanno risposto che l’età era
assolutamente irrilevante. Io avevo qualche riserva, temevo che mi sarebbe mancato l’entusiasmo
giovanile che Renzi richiede a tutti i collaboratori.
Ma credo che sia una bella sfida, anche perché sono alla fine della mia carriera. Ai 75 anni manca
poco, ma si possono fare tante cose in tre anni e
mezzo».
Fabrizio Massaro
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Londra Mark Carney
Usa. È una mossa tesa a
semplificare e ad allentare i
vincoli normativi sugli
“Abs” di alta qualità, con
bassa probabilità di default,
per liberare capitale di
rischio per le banche e
quindi riattivare il credito,
specie alle piccole e medie
imprese. L’obiettivo della
Banca centrale europea
guidata da Mario Draghi e
della Banca d’Inghilterra di
Mark Carney è permettere
agli investitori una
valutazione consapevole con
maggiore trasparenza e
standardizzazione.
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4
italia: 51575551575557
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
Fisco Il governo
Raddoppiano le tasse sui passaporti
Sul bonus alle famiglie lo stop del Tesoro
Vertice Renzi-Padoan. L’Istat prevede il ritorno alla crescita per il secondo trimestre
Assicurazioni
Rc Auto
plurimandato
Via libera
dell’Antitrust
Niente più ostacoli al
plurimandato assicurativo,
con effetti positivi sulla
concorrenza nei mercati
delle assicurazioni danni, a
partire dal settore Rc Auto.
L’Autorità garante della
concorrenza e del mercato,
nella riunione del 20
maggio 2014, ha infatti
deciso di accettare,
rendendoli vincolanti, gli
impegni presentati dalle
principali compagnie
assicurative, finalizzati
proprio a rimuovere le
clausole contrattuali che
rendevano difficile per gli
agenti la gestione di più
mandati. Si chiude così,
senza accertamento
dell’infrazione, l’istruttoria
ROMA — Un altro balzello
nel decreto Irpef. Le commissioni Bilancio e Finanze del
Senato hanno approvato un
emendamento che prevede
l’aumento del costo per il rilascio del passaporto da 40 a
73,50 euro. In pratica, il contributo amministrativo, a cui
va aggiunto il costo del libretto cartaceo con i dati biometrici, è destinato a raddoppiare non appena il decreto entrerà in vigore. La proposta,
firmata da Giorgio Tonini
(Pd), elimina inoltre la norma
che consente di pagare la tassa
annuale sulla concessione governativa di 40,29 euro solo in
caso di viaggio in Paesi fuori
dalla Ue. L’emendamento fissa
a quota 300 euro i diritti consolari da versare per il riconoscimento della cittadinanza
italiana. In tema di modifiche
al decreto, che prevede il bonus da 80 euro, ieri ha pesato il
niet del viceministro all’Economia, Enrico Morando, che
ha gelato le aspettative degli
esponenti di Ncd in merito all’estensione del bonus anche
alle famiglie mono reddito
con almeno tre figli. «Per noi il
testo deve rimanere così come
è», ha specificato Morando.
Eventuali ulteriori riduzioni
fiscali, per esempio a favore
degli incapienti, saranno inserite nella legge di Stabilità. Un
apparente schiaffo alle richieste del partito di Angelino Alfano. Tanto che il braccio di
ferro tra Pd e Ncd sembra faticare a uscire dall’impasse che
due giorni fa ha costretto le
commissioni Bilancio e Finanze del Senato a rinviare a
martedì l’approvazione del
decreto.
Intanto ieri mattina, in assenza del consueto appuntamento del consiglio dei Ministri, il premier Matteo Renzi
ha incontrato alcuni componenti del governo per affinare
e dettagliare i temi dell’agenda
politica delle prossime settimane. Uno degli obiettivi del
L’inflazione
Nuova frenata
dell’inflazione,
a maggio si ferma
allo 0,5%
presidente, all’indomani delle
elezioni del 25 maggio, è fissare la lista delle priorità e delle proposte da adottare in vista del semestre di presidenza
italiana della Ue. Motivo per
cui con ciascuno dei ministri,
oltre al classico giro d’orizzonte, sono state approfondite
le questioni più calde. Con il
titolare dei Trasporti, Maurizio Lupi, il colloquio a Palazzo
Chigi ha toccato alcuni temi
come la riforma dei porti, l’accorpamento tra Aci e Motorizzazione Civile e il dossier Alitalia. Ad ampio spettro anche
la discussione tra Renzi e il
ministro dell’Economia, Pier
Carlo Padoan. Una delle scadenze più ravvicinate è fissata
per lunedì, quando la Commissione europea renderà note le raccomandazioni e il parere sul rinvio del pareggio di
bilancio annunciato dall’Italia.
Un altro appuntamento, più a
medio termine, è la predisposizione della legge di Stabilità,
un provvedimento che il governo vorrebbe anticipare evitando slittamenti al tardo autunno. In materia di fisco Renzi e Padoan sono alle prese con
I punti
La stangata sul rilascio del passaporto
Il contributo passa da 40 a 73,50 euro
1
L’emendamento approvato nelle commissioni
Bilancio e Finanze del Senato alza il costo per il
rilascio del passaporto da 40 a 73,50 euro.
Sparisce la possibilità di pagare la concessione
di 40,29 euro solo in caso di viaggi extra-Ue
2
La prima rata della Tasi nei comuni che non
hanno deliberato l’aliquota entro il 23 maggio
è stato fatto slittare alla data del 16 ottobre. Il
termine resta fissato al 16 giugno per il
versamento della rata Imu
3
Il bonus di 80 euro, che finora vale per la
platea dei contribuenti fino a 24 mila euro
dovrebbe rimanere così fino alla legge di
Stabilità. Il governo ha infatti chiarito che non
ci saranno interventi per decreto
Lo slittamento della rata
della Tasi al 16 ottobre
Il bonus di 80 euro agli incapienti
sarà previsto nella legge di Stabilità
il percorso dei decreti attuativi, attesi per la seconda settimana di giugno, della delega
fiscale su progetti come, per
esempio, il 730 precompilato e
la riforma del catasto. Oltre a
Lupi e Padoan, Renzi ha incontrato anche i ministri Marianna Madia (Pubblica Amministrazione), Andrea Orlando (Giustizia), Dario Franceschini (Cultura). Il tema
caldo analizzato dal premier
con Madia è la riforma della
pubblica amministrazione,
ormai a buon punto. In particolare, a Palazzo Chigi si intende stabilire rapidamente
come utilizzare e sfruttare al
meglio le 36 mila email contenenti le proposte e i suggerimenti inviati dai cittadini nelle settimane scorse. L’obiettivo è presentarle e tradurle in
un documento organico da recepire in fase di stesura finale
della riforma che dovrebbe essere approvata in Consiglio
dei ministri il 13 giugno.
In attesa delle mosse dell’esecutivo ieri sera il bollettino mensile dell’Istat ha indicato i dati sulla crescita attesa
del Pil (Prodotto interno lordo) nel secondo trimestre:
l’aumento congiunturale è stimato tra lo 0,1 e lo 0,4%. Nel
primo trimestre di quest’anno
il Pil ha registrato una flessione dello 0,1%.
Andrea Ducci
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Gli studi di settore
per cento
la quota di mercato delle
otto compagnie su cui
l’Antitrust aveva aperto
l’indagine
avviata a giugno dello
scorso anno per verificare
eventuali comportamenti
anticoncorrenziali.
Secondo l’Antitrust, gli
impegni singolarmente
presentati dalle compagnie
UnipolSai Assicurazioni,
assicurazioni Generali,
Allianz, Reale Mutua,
Società Cattolica di
assicurazione, Axa
assicurazioni e Groupama
assicurazioni, risolvono i
problemi anticoncorrenziali
contestati in sede di avvio
dell’istruttoria: le misure
consentono infatti di
superare le restrizioni
verticali in grado di
ostacolare la diffusione di
reti di agenzie in
plurimandato e possono
favorire un effettivo
confronto competitivo tra
le compagnie assicurative
nei mercati assicurativi
danni, tra i quali in
particolare il mercato Rc
Auto. La rimozione delle
disposizioni suscettibili di
vincolare gli agenti a
un’unica compagnia
assicurativa fa venire meno
gli ostacoli di natura
operativa all’assunzione di
mandati da più compagnie
assicurative, garantendo il
superamento dei
disincentivi dovuti ai
vincoli prima esistenti in
capo all’agente per l’uso
delle diverse strutture
necessarie alla propria
attività.
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Le società
Notai e altri ricchi
Sarti e altri poveri
Dipendenti
Reddito in calo del 6,4%
Oltre i 50 mila euro l’anno
In perdita i centri benessere
I datori guadagnano il triplo
Il reddito medio dichiarato dalle
società di persone soggette agli
studi di settore nel 2012 è
risultato pari a 35.900 euro. Il
6,4% in meno rispetto all’anno
precedente
Il reddito medio annuo più
elevato appartiene a studi
notarili (233.300 euro),
farmacie (90.200), studi medici
(64.900), commercialisti
(58.500), studi legali (49.600).
Sotto i 10 mila euro medi l’anno
sarti, calzolai e lavanderie.
Risultano in perdita per 4.700
euro centri benessere e terme,
commercianti di imbarcazioni
(-3.000 euro) e moto (-1.200)
Il reddito medio dei datori di
lavoro-persone fisiche è di
31.303 euro, pari a circa il triplo
del reddito medio dei propri
dipendenti. Il divario sale a cinque
volte negli ambiti professionali
ILLUSTRAZIONI DI FABIO SIRONI
80
Più autonomi e partite Iva, ma dichiarano meno
Il reddito degli avvocati sotto 50 mila euro. In coda alla classifica i concessionari di moto
ROMA — Ammonta a 100 miliardi
nel 2012 il reddito totale dichiarato dai
titolari di attività d’impresa o di lavoro
autonomo soggetti agli «studi di settore». Si tratta di circa 3,7 milioni di
contribuenti (il 65% persone fisiche),
in aumento rispetto all’anno precedente del 6,3%, che però hanno dichiarato un reddito complessivo in diminuzione del 5,8% in confronto al
2011. Secondo il ministero dell’Economia, che ieri ha diffuso i dati, il calo
è «ascrivibile alla forte contrazione
dell’economia» registrata nell’anno
considerato (Pil -2,4%). Intanto emerge che la minisanatoria delle cartelle
esattoriali, cioè la possibilità di pagare
in un’unica soluzione, senza interessi,
le cartelle e gli avvisi di accertamento
esecutivi affidati entro il 31 ottobre
2013 a Equitalia, ha fruttato finora un
incasso di 600 milioni. Ma c’è tempo
fino al 3 giugno per aderire.
Il reddito medio dichiarato dai contribuenti soggetti agli «studi di settore» nel 2012 è risultato pari a 25.700
euro per le persone fisiche (-8,1% rispetto al 2011), 35.900 euro per le società di persone (-6,4%) e 23.600 euro
per le società di capitali ed enti, che
registrano un notevole calo rispetto
all’anno precedente (-26,3%). Con riguardo all’attività esercitata, il reddito
medio più elevato, analogamente allo
scorso anno, si è registrato nel settore
delle attività professionali (43.400 euro) seguito da quello della manifattura (27.200 euro) e dai servizi (24.100
euro), mentre il reddito medio più
basso si è rilevato nel commercio
(17.200 euro).
Il reddito medio dei soggetti che
sono risultati «congrui» rispetto agli
«studi di settore» è stato pari a 40.700
euro, quello dei «non congrui», escludendo i soggetti di minori dimensioni, è equivalso a una perdita media di
10.700 euro.
Scendendo nel merito delle categorie, il reddito medio annuo più elevato, tra quelli dichiarati, appartiene agli
studi notarili (233.300 euro), seguiti
da farmacie (90.200), studi medici
(64.900), commercialisti (58.500),
pompe funebri (55.500) e studi legali
(49.600). Tra i 30 mila e i 20 mila euro
si collocano sondaggisti, panettieri,
meccanici, pubblicitari. Stanno tra i 20
mila euro e i 10 mila euro pasticceri,
stabilimenti balneari, bar e gelaterie,
ditte di costruzioni, tassisti, negozi
alimentari e di abbigliamento e anche
gioiellieri (16.100). Sotto i 10 mila ritroviamo sarti, calzolai e lavanderie.
Dichiarano in media 100 euro di reddito le discoteche. Risultano in perdita
per 4.700 euro centri benessere e stabilimenti termali, come commercianti
di imbarcazioni (-3 mila) e di moto
(-1.200).
Il Mef ha anche arricchito i dati statistici delle dichiarazioni Irpef delle
persone fisiche, pubblicati a 26 marzo,
con la classificazione dei contribuenti
in base al reddito prevalente, mettendo inoltre a confronto le dichiarazioni
fiscali dei dipendenti con quelle dei
propri datori di lavoro. Risultato:
l’82,7% dei 41,4 milioni di contribuenti detiene prevalentemente un reddito
da lavoro dipendente o da pensione (93 mila sull’anno precedente) e solo il
6,1% ha un reddito derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo (+140 mila), un andamento in linea con l’anno precedente.
Il 78% dei dipendenti ha prestato lavoro presso lo stesso datore di lavoro
5,8
La riduzione del reddito subita, in percentuale, dai titolari
d’impresa o di lavoro autonomo soggetti a studio di settore. Si tratta di circa 3,7 milioni
di contribuenti, di cui il 65%
persone fisiche. Il dato è relativo al 2012 rispetto al 2011.
nell’arco dell’anno, mentre il restante
22% ne ha avuti due o più. Il reddito
medio più elevato si registra per gli
occupati nell’industria (25.066 euro),
i più bassi nelle costruzioni (17.966
euro) e nell’agricoltura (8.389).
Il confronto tra il reddito dichiarato
dai lavoratori dipendenti e quello dei
corrispondenti datori di lavoro fa registrare per i datori di lavoro-persone
fisiche un reddito medio pari a 31.303
euro, pari a circa il triplo del reddito
medio dei propri dipendenti. Nel dettaglio, i datori di lavoro persone fisiche di industria, costruzioni e commercio dichiarano circa il doppio dei
propri dipendenti, mentre quelli che
operano nelle attività professionali
dichiarano quasi cinque volte il reddito dei propri addetti.
Infine le dichiarazioni Iva: i contribuenti che l’hanno presentata sull’anno 2012 sono stati circa 5,4 milioni
(+6,1%). Il volume d’affari complessivo dichiarato (pari a 3.157 miliardi di
euro) è sceso del 2,6% per la fase economica negativa.
Antonella Baccaro
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6
Primo Piano
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Dopo il voto I 5 Stelle
Grillo difende Farage: non è razzista
I neoeletti a lezione dai leader
Vertice di quattro ore da Casaleggio. E Beppe si collega via Skype
MILANO — «Eurodeputata?»
«No, no, vado alla Camera della
moda». C’è chi sfugge anche così alle telecamere dei cronisti
che li attendono sotto il portone
della Casaleggio associati, nel
cuore di Milano: i nuovi volti
del Movimento, i sedici parlamentari neoeletti a Strasburgo
(il diciassettesimo, Marco Affronte, è assente per una polmonite) arrivano alla spicciolata all’ora di pranzo. Tutti, o quasi, tirano dritto, neanche una
parola con la stampa. Il suggerimento è il silenzio. Poi, quattro
ore abbondanti di vertice a cui
prendono parte Gianroberto
Casaleggio, Beppe Grillo (via
Skype) e Claudio Messora. Un
incontro per prendere contatto,
conoscersi, chiarire alcuni
aspetti burocratici e legati alla
tempistica — gli eurodeputati
si apprestano ad arrivare a Bruxelles entro una decina di giorni
—, scegliere e organizzare le
commissioni. Un summit tattico, insomma. Ed è lo stesso
Grillo a chiarirlo. Nel suo discorso, spiega il suo approccio
con Nigel Farage. Racconta che
è «una persona schietta, diretta,
un imprenditore», mette in
chiaro da subito che i Cinque
Stelle puntano a fare «tanti referendum popolari». È la svolta
Marina di Bibbona Beppe Grillo con una corona di alghe (Ansa)
politica che il popolo pentastellato chiama. Dare la parola ai
cittadini e stringere alleanze per
contare, a prescindere dagli interlocutori. «Un gruppo tecnico» è la filosofia interna al Mo-
I referendum
Nel discorso ai debuttanti
a Strasburgo, Grillo
annuncia campagne per
i referendum popolari
vimento.
La nuova fase dopo le Europee prende corpo durante il
summit. Casaleggio ricorda che
i prossimi anni saranno fondamentali perché le politiche economiche saranno decise sempre più a Strasburgo. Messora lo
chiarisce all’uscita: «L’obiettivo
è quello di fare in Europa un vero gruppo che conti e che cambi
le regole». I parlamentari escono sempre a gruppetti. «Non
abbiamo parlato di nessun documento interno della comuni-
cazione», assicura Ignazio Corrao. La sua storia è particolare:
da «ripescato» alle nuove Parlamentarie a pentastellato recordman di preferenze (oltre 71
mila). «Grillo ci ha incoraggiato», racconta. Lui, ex assistente
all’Assemblea regionale siciliana, è il più loquace insieme a
Fabio Massimo Castaldo, ex collaboratore di Paola Taverna. «La
prima cosa da fare per cementare il gruppo è la collaborazione
e la fiducia reciproca e noi su
questo stiamo investendo»,
spiega l’eurodeputato. «Cosa
pensiamo dell’alleanza? Ve lo
diremo a tempo debito», commenta Castaldo. E poi precisa:
«Dobbiamo fare delle valutazioni anche in funzione delle linee
che stanno cambiando. Lo avete
visto anche voi: i Verdi un giorno dicono una cosa,il giorno
dopo ne dicono un’altra. Dobbiamo prenderne atto». In realtà con il gruppo dei verdi sono
in atto contatti sottotraccia.
Intanto Grillo — che si presenta in spiaggia a Marina di
Bibbona in versione «passione», con una corona di spine
(alghe) in testa — difende le sue
scelte e usa il blog come uno
scudo. Posta un comunicato
dell’ufficio stampa di Nigel Farage per spiegare le sue posizio-
Con il figlio
Il «guru»
dei Cinque
Stelle
Gianroberto
Casaleggio
arriva
all’incontro con
i parlamentari
europei del
Movimento
appena eletti
che si è tenuto
ieri negli
studi milanesi
della Casaleggio
& Associati.
Al volante
dell’auto suo
figlio Davide
(Fotogramma)
ni e in una intervista al quotidiano britannico Telegraph
spiega che il leader inglese «ha
senso dello humor e dell’ironia». «Non è come viene descritto, così come io non sono il
fascista e il nazista descritto dai
giornali italiani», afferma il capo politico del Movimento.
«Vuole controllare i flussi migratori in Europa così come lo
vogliamo noi», spiega. E assicura: «Non è vero che è un razzista», ricordando che Farage ha
scelto di non stringere alleanze
con la Lega Nord. Si avvicina
l’incontro con i parlamentari:
ancora incerta la data. A Roma
però si registrano ancora malumori per le discussioni interne e
disappunto per la diffusione del
Il no alla Lega
Il fondatore: l’Ukip, come
noi, vuole controllare i
flussi migratori. E non si
è alleato con la Lega
documento riservato ai deputati. «Tutti parlano del fatto che
dobbiamo fare autocritica. Perfetto — chiosa Luigi Di Maio —.
Prima di tutto “autocritica” per
me significa che non dobbiamo
parlare al nostro interno, ma
parlare al nostro esterno (ovvero in strada, chiedere ai cittadini cosa si aspettano di diverso
da noi). Ma soprattutto non
dobbiamo parlare troppo...dobbiamo principalmente fare».
Emanuele Buzzi
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Sel Dibattito acceso in direzione sui rapporti con l’esecutivo
Vendola, segnale al premier:
pronti a votare il decreto Irpef
ROMA — Per spiegare il momento di Sel basta forse un passaggio dell’intervento di Ileana
Piazzoni (parlamentare, secondo molti sul punto di trasferirsi
nel Pd): «Ricevo continui insulti
e messaggi minatori da un
membro della segreteria provinciale di Roma, è ora di finirla, basta!». Mica facile: le voci si
sono rincorse per giorni, «c’è
una manciata di parlamentari
pronta a passare col Pd», e soprattutto c’è Gennaro Migliore
che punta a «un soggetto unico
di sinistra» e la maggioranza interna che guarda a Renzi e al governo con spontanea diffidenza. «È folle anche solo parlare di
scissione dopo il voto — tuona
il vicepresidente del Lazio, Massimiliano Smeriglio — il risultato è che abbiamo anche impedito ai compagni di festeggiare». Infatti non c’è scissione,
non ora, non qui: se ne riparlerà
all’assemblea di metà giugno,
forse, ma per il momento viene
approvata solamente la relazione di Nichi Vendola, e in sintesi
è ormai ufficiale che non ci sarà
la costituente della sinistra, che
con la lista Tsipras ci sarà una
collaborazione leale ma ognun
per sé, e che Sel, adesso, rimane
all’opposizione.
Che il discorso sul futuro sia
solamente rimandato è abbastanza chiaro. Ciò che faranno i
singoli — sembra che almeno
due siano sul punto di scegliere
il Pd — è tutto da vedere: «Il
mio problema è come, adesso
— spiega Ileana Piazzoni — il
gruppo dirigente legge la realtà
italiana, quasi a non cogliere il
messaggio che viene dato ai cittadini, di voler cambiare il Paese. Io vorrei invertire la rotta e
rimarrò finché non sarò certa
che la prospettiva di Sel è quella
di chiudersi in un angolo. La
mia sensazione è che adesso,
dopo il voto, tutto si sia rimesso
in moto, anche il Parlamento.
Ma non vorrei che l’atteggiamento di altri sia quello di mettere assieme tutto quello che
non va di Renzi, come se gli augurassero il fallimento...». In
verità qualche parziale apertura
parrebbe arrivare anche dai vertici del partito: «Dobbiamo prima leggere il decreto Irpef —
sorride Nichi Vendola — io
penso che sia sempre positivo
dare dei soldi ai lavoratori. Nell’ultimo trentennio la ricchezza
è stata trasportata dal lavoro alla rendita. Se ci sono misure che
capovolgono questa prospettiva, per noi va bene». Voterete sì?
«Bisogna vedere com’è il decreto: si possono scrivere tante cose, buone o meno. Vedremo le
coperture, dove il governo ha
intenzione di andare a prendere
i soldi». Di certo «noi non abbiamo detto che gli 80 euro sono una mancia per il voto di
scambio. Non abbiamo fatto
questa polemica». Si vedrà,
dunque: Vendola si augura che
«la leadership del M5S venga rimossa» e tende la mano «a chi,
nel Pd, vuole costruire la sini-
Gli scenari
Nel partito prevalgono i
no alla maggioranza
All’assemblea del 14 il
compito di fare chiarezza
A Roma
Il leader di Sel Nichi Vendola,
55 anni, ieri alla direzione
del partito (Granati). Il gruppo
parlamentare conta
37 deputati e 7senatori (nel
Misto). Alle Europee Sel ha
sostenuto la lista L’Altra Europa
con Tsipras, che ha ottenuto
il 4% e 3 seggi a Strasburgo
stra, come Civati». Ma di certo
le voci contrarie a un avvicinamento al governo sono la stragrande maggioranza. Fabio
Mussi aspira una boccata dal sigaro e ragiona: «Il Paese si muove con sveltezza, non è detto che
questo sia trionfalismo sia duraturo, gli assetti cambiano, c’è
la crisi, ci sono le politiche di
austerity dell’Europa, potrebbero arrivare guai...». Nicola Fratoianni: «Entrare in questo governo è una prospettiva insensata». E poi c’è Gennaro Migliore, che nell’intervento ricorda
«gli insulti ricevuti sui social
network» e poi, mentre Vendola
parla, se ne sta seduto sul fondo
della sala, non alza mai la testa.
Alessandro Capponi
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
La Rete In tanti con il fondatore: matrimonio di convenienza
Sul web base divisa
Ma al «ballottaggio»
vince il sì agli inglesi
I dubbi tra gli attivisti e i parlamentari
21,1
La percentuale ottenuta dai
5 Stelle alle Europee di domenica
scorsa. Un risultato assai al di sotto
delle aspettative, non solo perché
inferiore a quello delle Politiche
2013 (25,5%) ma anche per la
vistosa differenza di voti con il Pd
che alle Europee ha preso il 40,8%
MILANO — Ancora una volta
sarà la Rete a sciogliere i nodi
del Movimento. Al voto degli attivisti toccherà l’ultima parola
sulle alleanze dei Cinque Stelle
al Parlamento Ue e sull’opportunità di sedere insieme all’Ukip di
Nigel Farage. Come sempre
quando polemiche e divisioni
attraversano i pentastellati.
Soltanto due volte il voto
online ha sconfessato la linea
dei leader, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Quando, a
gennaio, i «cittadini» su Internet hanno appoggiato i «cittadini» in Parlamento che avevano
proposto l’abolizione del reato
di clandestinità. Erano stati duramente criticati dai fondatori:
ma le consultazioni web, con il
63% (15.839 voti), hanno deciso
che quel reato andava cancellato. Un mese dopo Grillo andava
a incontrare Renzi per le consultazioni: non voleva farlo, ma ce
l’ha spedito il voto online (un
soffio: 20.843 a favore, 20.397
contro). Sulle espulsioni invece
il web è sempre stato d’accordo
con i vertici: pollice verso.
E ora, come deciderà la Rete?
Sul tema dell’alleanza con Farage, gli attivisti si mostrano divisi. Perché se, soprattutto sul
blog, che è lo spazio degli iscritti, si mostrano aperture di credito al leader dell’Ukip, non mancano, sui social network, le critiche.
Grillo attacca la stampa, colpevole di mentire sul leader dello United Kingdom Independence Party, e sul blog pubblica un
post intitolato «la verità»: riprende una nota dell’ufficio
stampa di Farage dove si assicura che l’Ukip «rifiuta la xenofobia, l’antisemitismo e qualsiasi
forma di discriminazione».
Spiega che il gruppo, l’Efd, assicura libertà di voto e che si tratta
di «un matrimonio di convenienza».
E la maggioranza dei commenti sposa la linea: difende Farage, critica una stampa ostile,
sottolinea l’opportunità di essere più forti sui temi comuni e liberi nel voto sul resto. «Il signor
Farage è persona di spessore», si
legge. A favore dell’alleanza so-
no soprattutto gli oppositori
della moneta unica e chi chiede
più sovranità nazionale: «È
l’unica soluzione per uscire dall’Europa e dall’euro». La logica
prevalente è quella di essere comunque all’opposizione: «Alleanza con l’Ukip per dar fastidio il
più possibile ai gruppi Ppe e
Pse.». C’è chi cita addirittura la
Resistenza: «Il Cln era formato
da partiti che si detestavano, ma
si coordinarono nella lotta»
L’ispirazione
Sul blog la nota
dell’Ukip: con noi libertà
di voto. Le frasi riprese
in molti interventi
L’influenza
Un deputato spiega: il
blog influenza, se descrive
Farage come salvezza,
è difficile una bocciatura
Il caso
C’è poi l’altro fronte. Chi sottolinea come gli «alfieri dello
streaming operino nel chiuso di
una stanza». Chi cita le dichiarazioni di Farage su donne, omosessuali e immigrati. Chi ricorda
che del gruppo facevano parte
condannati «per incitamento all’odio razzista»: «La regola degli
incensurati non vale in Europa?». Altri mettono sul piatto i
punti di divergenza, a cominciare dall’ambiente: il sì al nucleare
e l’opposizione alle rinnovabili
dei britannici.
In mezzo, una sfida a colpi di:
«Informati!». «È un uomo della
City», «No, si oppone alla finanza». E qualcuno, confuso, invoca
fonti autorevoli.
Sui social network va in scena
anche il botta e risposta tra i
parlamentari (e intanto, c’è chi
torna a sperare che l’apertura
dei Verdi faccia saltare l’alleanza
con Farage). Ai deputati che
hanno criticato la scelta, come
Ares Prodani (su Twitter: «Alleanza con Farage #dabrivido») ed
Eleonora Bechis (considera Farage un «misogino, omofobo e
xenofobo» e ha sintetizzato con
gli hashtag: «#ukip antitesi
#m5s #megliosoli»), ieri hanno
risposto i fedelissimi. Come
Alessandro Di Battista, che si
chiede: «Stiamo scherzando?
L’incontro Grillo-Farage per i
media è più grave del patto del
Nazareno Berlusconi-Renzi?».
Risponderà la Rete. «Anche se il
blog — spiega un deputato —
influenza profondamente il voto. Se l’Efd verrà dipinta come la
salvezza, l’unica via per cambiare le cose, difficile che gli attivisti votino contro».
Renato Benedetto
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I volti nuovi
Marco Valli, 28 anni,
Giulia Gibertoni, 39 anni,
consulente milanese, arrivato modenese, ricercatrice,
secondo nel Nordovest
eletta nel Nordest
Fabio Massimo Castaldo, 28 Rosa D’Amato, 45 anni,
anni, romano, collaboratore
insegnante di Educazione
parlamentare. Eletto al Centro fisica, eletta al Sud
Eleonora Evi, 29 anni,
designer, eletta nella
circoscrizione Nordovest
Ignazio Corrao, 28 anni, di
Palermo, impiegato, eletto
nella circoscrizione Isole
Il personaggio L’ex consulente del gruppo bancario Ubs: vaglieremo anche altre proposte, c’è ancora un po’ di tempo per scegliere
«Le critiche? Bisogna stare in un gruppo che conta»
Il deputato Ue Valli: soltanto così
possiamo portare a casa risultati
MILANO — Arriva in camicia e cravatta, l’unico tra gli europarlamentari
pentastellati, passo spedito e casco in
mano. La riunione alla Casaleggio associati è il primo atto della sua nuova
avventura europea. Marco Valli, 28
anni, ex collaboratore dei deputati
Cinque Stelle, vanta un passato come
componente jr. del team advisory
presso Ubs Italia.
Secondo nella circoscrizione Nordovest con 21.772 preferenze, Valli è
uno dei pochi esperti di finanza del
Movimento, ma lui mette le mani
avanti: «Il mio curriculum non importa. C’è un problema ora con la finanza, bisogna regolamentarla. Ed è
un bene che ci sia una forza con le
Chi è
A Strasburgo
Marco Valli, 28 anni,
laurea in Economia
aziendale, ex
collaboratore dei
deputati 5 Stelle della
commissione Finanze,
alle Europee di
domenica ha ottenuto
21.772 preferenze
risultando il secondo
eletto del Movimento
nel Nordovest
mani libere disposta a farlo».
Ma le sue competenze, il suo passato come viene vissuto dai suoi colleghi?
«Non c’è nessun pregiudizio interno, più competenze ci sono tra di noi
meglio è. È un arricchimento. Non ho
mai avuto problemi con nessuno».
Come è andato il vertice di oggi?
«Fondamentalmente questo è stato un meeting per conoscerci, ci eravamo visti solo una volta prima ed
eravamo in 73».
E?
«Ci siamo presentati un po’, abbiamo parlato e ci sono confrontati sui
nostri punti di vista».
Avete discusso di alleanze, dell’eventuale asse con l’Ukip?
«Abbiamo fatto un punto sugli
scenari. Ci sono delle proposte, ne
vaglieremo delle altre. C’è ancora un
po’ di tempo per scegliere. Non mol-
to, ma c’è. In ogni caso sarà una decisione condivisa dalla base, sarà votata dalla Rete».
E le critiche? Non c’è il pericolo di
rimanere isolati?
«Siamo tutti convinti che vorremmo avere un gruppo che conta in Europa per portare a casa dei risultati
per il bene dell’Italia».
E voi? Avete discusso di organizzarvi nelle diverse commissioni? Lei
❜❜
Lo studio
Con i colleghi ci siamo
conosciuti. Ora dobbiamo
studiare per capire
come funziona l’Europa
7
di cosa si occuperà?
«Vedremo. Dobbiamo studiare i
meccanismi, le regole che ci sono in
Europa e capire come funzionano.
Poi cercheremo di organizzare al meglio le nostre differenti competenze.
Ci sono vari temi che mi interessano:
l’economia, l’agricoltura, l’ambiente».
Come ha sentito i due leader?
«Sereni, grintosi, fiduciosi».
Nonostante il risultato elettorale?
«Il risultato può sembrare deludente, ma noi comunque siamo la
seconda forza politica del Paese, abbiamo ottenuto 17 deputati da zero
alla nostra prima elezione: Casaleggio e Grillo hanno insistito su questo
aspetto. Poi ognuno è libero di leggere le cose come vuole».
E.Bu.
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In Francia
un libro accusa
la «democrazia
basata sul clic»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Non ha vinto le
Europee, ma il Movimento
Cinque Stelle interessa
comunque e da tempo gli
osservatori francesi, che
spesso giudicano l’Italia il
laboratorio politico europeo, il
Paese dove si possono scrutare
tendenze destinate a ripetersi
altrove. A Beppe Grillo è
dedicata gran parte di «Les
Antipolitiques», saggio in
uscita in questi giorni da
Grasset, scritto dallo storico
del diritto e delle idee
politiche Jacques de SaintVictor. Dopo le opere (edite
anche in Italia) su mafie e
piccola borghesia, Saint-Victor
si avvicina stavolta a Grillo e
Casaleggio e soprattutto alla
loro utopia web, l’idea di una
nuova democrazia diretta
efficace e trasparente grazie
alla Rete. L’autore non è
ottimista. Anzi. «Lo storico del
diritto Jacques Ellul ci ha
insegnato che le tecniche non
sono neutre, come si dice
troppo spesso, pretendendo
che le macchine sono solo ciò
che noi ne facciamo», scrive
Saint-Victor. Le nuove
tecnologie non sono né buone
né cattive in sé, ma hanno il
potere di trasformare i nostri
comportamenti. L’esempio è
l’invenzione della stampa, che
nel Cinquecento ha permesso
indirettamente la rivoluzione
protestante facilitando la
circolazione della Bibbia in
centinaia di migliaia di
esemplari, e la sua libera
interpretazione. Così oggi
Internet consente ad alcuni di
sognare un nuovo mondo, nel
quale i partiti politici e gli altri
intermediari nati a partire del
700 e dell’800 scompariranno.
Se il filosofo Michel Serres
vede addirittura i germi di una
nuova «primavera
occidentale» nel «voto
generalizzato per una
democrazia generalizzata»,
Saint-Victor giudica con
severità il populismo italiano,
«il caso più avanzato di cui
disponiamo in questo
campo». Cita «Siamo in
guerra», il libro di Grillo e
Casaleggio, nel quale si
propone di risolvere alcuni
dibattiti complessi in modo
semplicemente democratico:
volete trasporti pubblici
moderni o la guerra ai
Talebani? «Questa democrazia
del clic sarebbe la peggiore
versione della democrazia
degli umori. Come ricordava
Kelsen, la libertà, in quanto
idea fondamentale della
democrazia, non giace nel
dominio della maggioranza
ma nella discussione che porta
alla formazione di una
maggioranza». La democrazia
diretta online è il contrario
stesso di una democrazia
matura, dice Saint-Victor:
consacrerebbe la tirannia della
maggioranza evocata e
condannata da Tocqueville.
Stefano Montefiori
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8
Primo Piano
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Dopo il voto Il centrodestra
Berlusconi «operativo»
ai servizi sociali:
da ieri assiste i malati
L’idea di Verdini per i conti di FI: 50 euro per iscritto
CESANO BOSCONE (Milano) — Per tre volte aveva osservato quest’operazione delicata,
lunga, che necessita di metodo e
pazienza. Fino a ieri, quarta giornata ai servizi sociali in Sacra Famiglia, le sue erano state mattinate di ascolto, da spettatore:
soltanto un giro nella palazzina
di due piani. A mezzogiorno, fisicamente, Silvio Berlusconi ha
iniziato l’attività nel reparto San
Pietro, che ospita ottantenni per
lo più colpiti dall’Alzheimer: l’ex
premier ha imboccato i malati.
Per il resto dicono abbia mantenuto lo stesso atteggiamento
(cordiale, ben disposto, attento)
seppure con minor naturalezza.
Di nuovo Berlusconi s’è intrattenuto a colloquio con Giuliana
Mura, che dirige il reparto; di
nuovo ha percorso i corridoi, è
entrato nelle stanze, s’è affacciato nella sala della riabilitazione.
A sentire la direzione della Sacra
Famiglia, l’operatività di Berlusconi dovrebbe ulteriormente
crescere nelle prossime visite.
Già la scorsa settimana era uscito
all’esterno, camminando per gli
ampi spazi della struttura, e aveva raggiunto, sempre accompagnato dal personale, il campo da
calcio. C’era una partita di pallone di altri ospiti, lui aveva chiesto
di poter assistere e aveva anche
dispensato consigli tecnici.
Puntuale nell’arrivo e preciso
nel non soffermarsi oltre le canoniche quattro ore che gli spettano, Berlusconi non ha voluto
parlare, spiegando dal finestrino: «Non posso». Il passaggio in
Sacra Famiglia, a Cesano Boscone, hinterland di Milano, quaranta chilometri di distanza da
Arcore, era la prima grande uscita pubblica dopo le elezioni. Dopo il risultato non convincente. E
dopo l’apertura dello stato di crisi, soprattutto economica, causa
mancanza in Forza Italia di denaro. Una situazione però arginabi-
Il saluto
Berlusconi
lascia la
Fondazione
Sacra Famiglia
di Cesano
Boscone dopo
la mattinata
di ieri passata
ai servizi sociali
(Ansa)
le, almeno secondo Denis Verdini, ex coordinatore del Pdl, il
quale ha auspicato quella che
molti già han ribattezzato «cura
Verdini». Ovvero, come riporta
l’Adnkronos, l’avviamento della
fase congressuale della rinata
Forza Italia, con la promozione di
«assise comunali e provinciali
per nominare i rispettivi coordinatori». Conseguenze della duplice azione sarebbero una mag-
«Nel prossimo futuro sarò
più presente nel dibattito
politico». In modo da dare
vita «a una destra molto
diversa da quella che
attualmente c’è. Perché io
ho una concezione di una
politica di destra che non è
rappresentata in questo
momento nel panorama
politico». Così Gianfranco
Fini, che ha partecipato ieri
a un dibattito sulle figure
di Domenico Mennitti e
Giuseppe Tatarella. L’ex
presidente della Camera
non ha aggiunto altro: «Mi
sembra che più chiaro di
così, non si può». L’ex vice
premier non ha voluto
nemmeno rispondere alla
domanda su che cosa serva
a questa nuova destra:
«Prima ci devo pensare io.
Al di là delle battute , vi
sembra mai possibile che
si possa dire a nome di
Fratelli d’Italia, “usciamo
dall’euro”, e che lo dicano
uomini e donne che erano
ministri e che andavano
alle riunioni del Consiglio
dei ministri a nome del
governo italiano?».
gior presenza sul territorio e,
grazie al vecchio classico tesseramento («Quota annuale di 50 euro», con l’obiettivo di 600 mila
iscritti), un miglioramento delle
casse del partito. D’accordo con
Verdini è Daniela Santanchè,
convinta che «la strada dei congressi è l’unica garanzia di un
percorso democratico». Verdini e
Santanchè: la parte di mezzo, del
dialogo, per ricomporre la squadra, che pare invece assai frammentata. La distanza tra l’asse intorno a Giovanni Toti e quello
che fa perno su Raffaele Fitto, al
quinto giorno post-voto pare irrecuperabile, ma naturalmente
bisognerà vedere le mosse del
Cavaliere. Su Twitter, il consigliere politico di Forza Italia Toti
ha invitato tutti quanti, e uno in
particolare, lo stesso Fitto, domenica il più votato del partito, a
smetterla una buona volta di
parlare di «primarie e di poltrone». Piuttosto «parliamo di contenuti».
Dalla Sacra Famiglia fanno sapere che Berlusconi non si sarebbe minimamente soffermato
sulle beghe politiche, nelle brevi
pause del servizio a colloquio
con medici e infermieri. Circostanze durante le quali gli sono
stati spiegati gli esercizi della riabilitazione, le tecniche per intrattenere gli ospiti (una canzone
anziché una passeggiata) e le
modalità d’azione per aiutare gli
anziani a mangiare: a seconda
del tipo di malato, va utilizzato
un cucchiaio normale oppure un
altro più piccolo, così come una
cannuccia invece di un bicchiere.
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Andrea Galli
Il progetto
Fini rivela:
torno
in politica
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Il retroscena Le scelte
Forza Italia e i rischi
dell’asse con la Lega
Il piano di Alfano
per tornare uniti
con una coalizione
Lupi e il cantiere
Lupi resta ancora
nell’esecutivo
Ma spiega che oggi
l’impegno dell’Ncd
è la ricostruzione
del centrodestra
SEGUE DALLA PRIMA
Alle viste c’è l’armata di Renzi, che
ha già varcato la frontiera e mira a insediarsi definitivamente su un territorio mai conquistato dal Pd. Il «partito
della nazione» non è uno slogan rubato al centrodestra, è l’annuncio di
un’invasione del centrodestra che il
premier prepara in vista delle prossime
elezioni, dove si presenterà con «volti
nuovi e di provenienza moderata»,
quegli stessi volti che Berlusconi non è
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
L’intervista
9
Il più votato di Forza Italia alle Europee: Toti? Non faccio polemiche. Berlusconi guidi il cambiamento
L’appello di Fitto: Silvio ci stupisca
Ora le primarie, basta con i pettegoli
«Non servono le scelte imposte dall’alto, ma la legittimazione popolare»
Il confronto tra gli azzurri
La rinascita di Forza Italia
e l’uscita dalla maggioranza
1
Il 25 ottobre l’ufficio
di presidenza del Pdl su input
di Silvio Berlusconi delibera
«la sospensione delle attività»
per dare vita a Forza Italia.
Il passo viene confermato
il 16 novembre dal consiglio
nazionale. Il partito
abbandona la maggioranza
che sostiene il governo Letta.
Il passaggio dal Pdl a FI è
sostenuto dalla cosiddetta ala
«lealista». Contraria l’area che
fa riferimento ad Alfano e ai
ministri che decide di rimanere
nella maggioranza e dare vita
al Nuovo centrodestra
Lo scontro tra le diverse anime
e la sfida per le preferenze
2
I primi mesi della nuova Forza
Italia sono piuttosto travagliati.
All’interno del partito si
scontrano due anime: quella dei
politici di lungo corso, guidata
da Raffaele Fitto, e quella dei
volti nuovi promossi
dall’entourage di Berlusconi.
Polemiche accompagnano la
nomina del giornalista Mediaset
Giovanni Toti a consigliere
politico del leader; alcune figure
storiche del partito, da Bonaiuti
a Bondi, si fanno da parte.
Infine la prova elettorale delle
Europee, dove Fitto batte Toti
nella sfida sulle preferenze
riuscito ad avere tra le sue file, e che invece stanno riservatamente accettando
l’offerta del leader democratico.
Potrà quindi bastare al Cavaliere offrirsi al dialogo con Salvini, pur di salvare il suo castello? Anche perché il
Carroccio vuole il suo castello: «Puntiamo a egemonizzare il centrodestra»,
spiegava il giorno dopo le Europee il
leghista Fedriga. L’intesa con Berlusconi serve per far calare il
ponte levatoio di Forza
Italia e occuparne poi
la piazza d’armi. D’altronde, cosa pensi Salvini dell’ex premier è
presto detto: «È un bollito», commentò dopo averlo incontrato ad Arcore un
paio di mesi fa, senza esser mai riuscito
a parlargli in privato. E quando il Cavaliere intuì lo stato d’animo dell’ospite,
a disagio per l’incombente presenza
della senatrice Rossi, gli disse: «Lo so,
è peggio di Rosi Mauro», famosa per
esser stata la «badante» di Bossi e l’artefice di un altro cerchio magico.
Altri tempi, altra storia, altri giudizi
sul «vecchio Umberto», a cui pure Berlusconi diede talvolta del «mascalzone», ma non con il tono sprezzante
usato l’altro giorno per Salvini: «Non
fatemi parlare di lui. Si è permesso di
ROMA — Basta con «le scelte imposte dall’alto»,
con i casting per selezionare la classe dirigente, con
riti «ormai superati» come quelli dei congressi. E
basta con «il gioco perverso dei pettegoli che alimentano divisioni, che spargono veleno su di me e
altri colleghi» raccontando di «presunti sfoghi del
presidente poi regolarmente smentiti con secche
note». È ora che Silvio Berlusconi «la cui leadership
non è in discussione, ci stupisca. Perché lui deve
essere il motore del cambiamento del nostro partito, quello che salvaguardando il passato ci traghetta verso il futuro».
Raffaele Fitto, forte del
suo consenso elettorale
da più votato fra gli azzurri, torna a chiedere
con forza «le primarie a
tutti i livelli» per dare una
scossa al partito. Prima
che sia troppo tardi. E
sempre «con assoluta lealtà, quella di chi non se
ne è andato, non se ne va
e non se ne andrà» e di chi
parla «sempre in onda,
non fuorionda...».
Ce l’ha per caso con
Giovanni Toti, considerato il suo avversario nel
partito?
«Io non faccio polemiche con nessuno. Ma dico
che siamo a un crocevia
decisivo per il partito, e
chiedo a Berlusconi di
guidare lui, con la sua leadership, questa delicatissima fase».
Cosa è successo alle
Europee che sta provocando il terremoto in FI?
«C’è un confronto vero e reale, che è sempre positivo. Non ci sono né congiure né complotti. C’è
necessità di guardare negli occhi la realtà senza
sottovalutare l’accaduto».
Perché avete perso le elezioni?
«Usciamo da anni di guerra a Berlusconi, che ha
impedito di avere un centrodestra autonomo e
compatto. È inaccettabile il tentativo di liquidare la
nostra esperienza politica, o di dare una lettura ingiusta e falsata della nostra storia».
La «guerra» va avanti da anni, lei dice, ma la
sconfitta pesante è arrivata solo adesso...
«E adesso è il momento di reagire. Partendo dalla consapevolezza che Berlusconi ha fatto una campagna elettorale generosa, coraggiosa, tra mille
difficoltà, e che il nostro elettorato non si è spostato altrove, ma si è rifugiato nell’astensionismo
mandandoci un messaggio chiaro: vi svegliate o la
prossima volta dobbiamo votare per altri?».
darmi dell’ottantenne e di dire che vorrebbe rottamarmi». E allora, è questo il
prezzo da pagare per non mostrarsi solo e finire isolato? Oltre le differenze
(sostanziali) tra una forza che milita
nel popolarismo europeo e un’altra che
ora è alleata con il Fronte lepenista, è
possibile che il leader storico del centrodestra stia consegnando il segno del
primato a chi finora ha capitanato l’in-
Settegiorni
tendenza?
«È una follia», sostiene Fitto insieme a molti dirigenti azzurri. «È una
follia», sostiene Alfano insieme a tutto
Ncd. E c’è un motivo se pezzi importanti di ciò che è stato il Pdl si esprimono allo stesso modo, pur restando
ognuno nel proprio accampamento.
Non è un caso se pensano e propongono a Berlusconi l’idea di un nuovo
esercito e di una rinnovata alleanza di
centrodestra. Ma è bastata l’idea delle
primarie per far scattare in Forza Italia
l’accusa di «lesa maestà», di «tradimento», epiteti accompagnati il giorno
dopo dalla solita smentita. «È un me-
Come si risponde a questo grido?
«In due modi. Primo, rielaborando i nostri progetti e programmi, facendo tornare centrali nel Paese temi come la riduzione delle tasse, il lavoro, la
sburocratizzazione, sfidando Renzi sul terreno dell’innovazione».
Secondo?
«Riorganizzando il partito. Ferma restando la
leadership di Berlusconi, dobbiamo avere la capacità — e lui per primo — di innovare, invertendo
un meccanismo che non può più proseguire. Basta
Chi è
La carriera
Pugliese, 44 anni,
governatore della
sua Regione
dal 2000 al 2005,
ministro per gli
Affari regionali
nell’ultimo governo
Berlusconi,
dal 2008 al 2011
Le preferenze
È stato il secondo
più votato
alle Europee
di domenica:
capolista per Forza
Italia al Sud,
ha preso 284.544
voti (Giovanni Toti,
nel Nord Ovest, si è
fermato a 148.725)
con le nomine dall’alto a tutti i livelli, sì alle scelte
sulla base della legittimazione popolare. Servono le
primarie per dare l’idea chiara che non stiamo operando solo manutenzione dell’esistente, ma la ricostruzione del centrodestra».
Berlusconi, che lei chiama a guidare questo
processo, non pare esattamente entusiasta delle
primarie...
«Berlusconi può e deve entrare nella storia non
come i suoi nemici vorrebbero ci entrasse, ma come il fondatore di un centrodestra che abbia prospettiva e futuro».
Lei sa che c’è chi teme, nel suo partito, che dietro la bandiera delle primarie ci sia il tentativo di
scalare FI, «tradendo» Berlusconi.
«So che sono stufo di questo gioco perverso del
raccontare ai giornalisti frasi attribuite al presidente e poi smentite. Ai giochetti dei pettegoli, lo ripeto, non ci sto. L’altra sera, dopo l’ufficio di Presidenza, qualcuno metteva in giro che ero a cena con
todo che ha già danneggiato la nostra
comunità politica e umana», commenta la Carfagna, che così dicendo tocca le
proprie ferite e ricorda le ferite di chi
ha scelto un’altra strada.
Eppure proprio quei segni della divisione diventano ora i segni di una
vecchia appartenenza. Ecco perché Lupi si offre al dialogo: «Quando decidemmo di restare al governo, lo facemmo per senso di responsabilità per la
ricostruzione del Paese. Ma il nostro
impegno politico è per la ricostruzione
del centrodestra». Non chiede abiure il
ministro, e certo non è pronto a farne:
«Resto nell’esecutivo», dice. E il caso
del rimpasto è chiuso. Almeno per ora
il premier non potrà procedere all’ingresso del capogruppo democratico
Speranza nel suo gabinetto. Si apre invece un’altra fase nei rapporti tra Pd e
Ncd, che vorrà caratterizzare la sua
presenza a palazzo Chigi, lasciando
aperto qualsiasi scenario futuro.
Nel frattempo propone a Forza Italia la nascita di quel cantiere necessario a riedificare i contrafforti del fortino diroccato e minacciato dal «partito
della nazione», e che non può essere
lasciato in dote al Carroccio. Per riuscire nell’intento «bisognerà che tutti
si rimettano in gioco», ha detto Alfa-
un gruppo di “congiurati” per organizzare chissà
quale rivolta. Beh, ho telefonato a Berlusconi e gli
ho passato due dei miei commensali: i miei bambini che gli parlavano di calcio...».
Chi sono questi «pettegoli», chi sono i suoi nemici?
«Non lo so, ma è doloroso sentire da mesi che si
sparge veleno su di me e altri colleghi. Però non si
illudano: io qui resto e resterò. Se si deve porgere
l’altra guancia, io non ne ho due, ne ho cento...».
Lei ha contestato la scelta di Berlusconi di nominare Toti e Cattaneo «capi scouting» di «mille
azzurri», da selezionare in estate. Perché?
«Perché le selezioni dall’alto non hanno più senso».
Non è che il suo timore è che si rafforzi il «cerchio magico», quello che vi terrebbe lontani dal
vero potere?
«Io non penso che esistano cerchi o cerchietti,
❜❜
Il partito da riorganizzare
Il partito va riorganizzato ma no
allo scouting. E i congressi sono
meccanismi lenti e superati
Andiamo oltre i nostri dirigenti
ma persone che, continuando con i pettegolezzi,invece fanno del male al partito, quando dovremmo
parlare di programmi, idee, su questo contrapporci».
Ma se Berlusconi chiede di andare a cercare
sul territorio volti e facce nuove, che male c’è?
«Io non credo sia più il tempo delle selezioni.
Sono gli elettori che devono scegliere ed essere
coinvolti, dal più piccolo comune a livello nazionale».
Come immagina le primarie?
«Per tutti gli organismi di partito e successivamente di coalizione, sapendo bene che il leader è e
resta Berlusconi. Non dobbiamo aver paura di
guardare negli occhi la nostra gente, di tornare tra
di loro per convincerli: una classe dirigente, in un
momento come questo, deve essere legittimata dal
consenso popolare».
Perché i congressi non andrebbero bene?
«Temo siano meccanismi lenti e superati. È necessario allargare la partecipazione dei cittadini
fuori dalla cerchia dei nostri dirigenti. Non abbiamo tempo da perdere, servono meccanismi forti,
servono nuovi protagonismi. Berlusconi può guidarci e stupirci. Lo faccia».
Bilanci in rosso
Carroccio
verso il congresso
Lega a congresso. Il segretario
Matteo Salvini lo vorrebbe prima
dell’estate. Ma, con ogni probabilità,
sarà in settembre. Se ne è discusso
ieri al consiglio federale padano
che, a dispetto del buon risultato
elettorale, ha dovuto prendere atto
che le casse del partito sono vuote.
Senza interventi, la cosa è destinata
a peggiorare: con il 2017 il rubinetto
pubblico sarà chiuso per sempre.
Urgono modifiche allo Statuto,
e Salvini vuole cogliere l’occasione
per mettere di fronte ai militanti
le tante sfide che li attendono. «Non
per una riconferma del mandato —
spiega un collaboratore — ma per
parlare delle cose da fare». Rinviata,
invece, la decisione sul collegio per
il quale opterà Salvini: ancora non
si sa se a sedere a Bruxelles sarà
Mario Borghezio, Angelo Ciocca
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o Lorenzo Fontana.
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
no riunendo l’altro giorno i gruppi
parlamentari del suo partito. E se la
Lega lo immaginava già pronto a intrupparsi con Renzi, il ministro dell’Interno ha inteso smentirlo: «Il centrodestra è nel nostro dna, è nel nostro nome. È la nostra missione, il nostro orizzonte, la nostra prospettiva».
Ognuno con le proprie insegne, però,
«perché il progetto di Ncd va avanti.
Occorreranno battaglie forti e visibili,
al governo e nel Paese. Non sarà un
compito facile nè breve. Chi ha paura
lo dica. Ma non si crea un partito in
pochi mesi». Né si ricrea una coalizione in poche settimane.
I modelli da cui trarre spunto sono
tanti. Ncd ipotizza quello della Coalicion popular, che in Spagna avrebbe
nel tempo dato vita al partito popolare.
Dentro Forza Italia si pensa all’Ump
francese, che garantì al gollismo di sopravvivere a De Gaulle. In un caso come nell’altro, è chiaro il messaggio rivolto a Berlusconi. Perché tutti sono
pronti a competere, senza sconfessare
il proprio ceppo d’origine. Ma nessuno
vuole rassegnarsi alle invasioni, all’irrilevanza, all’oblio. Cose ben peggiori
della fine.
Francesco Verderami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Borletti Buitoni
«Sc zimbello
e Monti
ci ha messo
in difficoltà»
ROMA — «Leggo di
fusioni e di alleanze che
Scelta civica dovrebbe fare.
Stiamo diventando lo
zimbello della politica.
Deve essere chiaro che chi
parla lo fa a titolo
personale, i vertici del
partito al momento sono
azzerati». Ilaria Borletti
Buitoni dopo una vita da
imprenditrice, da
volontaria in Africa e da
curatrice dell’ambiente
italiano, si candidò con
Scelta civica, il partito di
Mario Monti, alle elezioni
2013. È stata
sottosegretario ai Beni
culturali con Enrico Letta,
ora ha lo stesso incarico
con Renzi. Si definisce
«montiana smarrita», dice
di non capire il suo ex
leader: «Ha deciso
nell’ottobre scorso di
lasciare il partito al suo
destino, ma perché tutte
quelle dichiarazioni
punitive nei nostri
confronti, come “non so
cosa voterò”, “non sono
più parte di Scelta civica”?
Ci ha messo in difficoltà».
È a causa di Monti che il
partito è finito sotto l’uno
per cento? «È una delle
ragioni. La sua storia è la
dimostrazione che la
politica non si improvvisa.
Monti è una persona di
valore, ma non è un
politico, non ha saputo
gestire un partito
complesso, litigioso, con
anime diverse. Ha lasciato
tutto per non appannare il
suo profilo istituzionale
ma, per noi montiani della
prima ora, è difficile
convivere con questa sua
decisione». C’è anche lo
scioglimento del partito fra
le opzioni? «No, per ora sul
tavolo c’è la nomina dei
nuovi vertici». Si dovrà
cercare un segretario più
«mediatico» del ministro
Giannini? «C’è bisogno di
un segretario che si occupi
a tempo pieno del partito.
E oggi è importante anche
la “mediaticità”...». Ilaria
Borletti Buitoni è contraria
a fusioni in altri partiti:
«Un’alleanza, invece,
l’abbiamo già: dobbiamo
partecipare alla rivoluzione
di Renzi, che con coraggio
sta cambiando il Paese e
dobbiamo farlo salvando la
nostra identità civica,
riformista». È pentita di
aver dato 710 mila euro per
la campagna elettorale
2013? «No, furono utili a
ottenere a Milano, dove ci
misuravamo con Lupi e
Bersani, il miglior risultato
d’Italia, 15 per cento».
A. Gar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Viale Mazzini Il caso
Rai in sciopero contro i tagli del governo
L’11 giugno la prima protesta unitaria dei dipendenti: a rischio molti programmi
ROMA — Niente più del taglio secco di 150 milioni poteva
riuscire a ricompattare la truppa spesso divisa dei dipendenti
della Rai. Pronti ad un inconsueto sciopero collettivo davvero a reti unificate — impiegati più giornalisti ed è la prima volta — indetto per l’11
giugno contro l’articolo 21 del
decreto legge 66 e le misure
«drastiche e incostituzionali»
decise dal governo Renzi in nome della spending review, per
finanziare gli 80 euro di riduzione dell’Irpef.
Una politica di sacrificio che
i sindacati (nel florilegio di sigle compaiono Sic Cgil, Fistel
Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind
Conf Sal e Usigrai) respingono
nella forma e nella sostanza:
«Non si colpiscono gli sprechi
ma i posti di lavoro». Non era
mai successo, nella pur turbolenta storia di viale Mazzini,
che la tv pubblica scendesse in
piazza contro il governo. La
protesta, accompagnata da un
corteo nelle vie della Capitale, è
il primo atto ostile verso il premier trionfatore delle Europee.
Al momento non pare che il
viceministro dell’Economia
Enrico Morando si sia lasciato
impressionare dalla mobilitazione, visto che si è affrettato a
ribadire che il taglio dei 150
milioni «non si tocca». Smentendo le voci di un possibile
ammorbidimento della misura. L’unica concessione è una
possibile esclusione della Rai
dall’articolo 20 del decreto sui
risparmi delle partecipate che
costringerebbe l’azienda a privarsi di altri 70 milioni.
A preoccupare i sindacati
non è solo quanto si vuole tagliare, ma il come. Con «lo
smantellamento delle sedi regionali e ancora peggio con la
svendita di Raiway alla vigilia
del rinnovo del contratto di
servizio pubblico del 2016, si
lasciano intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto
di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti».
L’ultimo sciopero generale di
viale Mazzini risale al 2011, ma
mensionare il personale».
No comment del presidente
Anna Maria Tarantola, che resta in silenzio «per cortesia
istituzionale» visto che il 4 giugno sarà ascoltata in commissione di Vigilanza. Secondo
l’onorevole Michele Anzaldi e il
senatore Andrea
Marcucci del Pd
invece «appare
milioni
incomprensibile
I tagli alla Rai
la scelta di scioannunciati
perare perché le
dal governo
torri di Raiway
restano salve e
allora i giornalisti non erano l’azienda metterà sul mercato
coinvolti. Stavolta invece è una soltanto una quota minoritabattaglia di tutti. «Se Renzi ria».
vuole combattere gli sprechi,
Non è ancora chiaro quale
noi ci stiamo», spiega Vittorio sarà l’effetto della giornata di
Di Trapani, segretario del sin- agitazione sul palinsesto di
dacato Usigrai. «Ma non è così viale Mazzini. I telegiornali
che andava fatto. Il decreto è probabilmente saranno traun’aggressione ai lavoratori, un smessi nella classica versione
lasciapassare al direttore gene- ridotta. Ma considerato che gli
rale Gubitosi per poter ridi- operatori di ripresa e i tecnici di
150
regia sono tutti interni, alcuni
programmi potrebbero non
poter andare in onda. Lo sciopero cade di mercoledì, che
non è una giornata di punta,
tuttavia sono a rischio trasmissioni come Uno Mattina, Chi
l’ha visto e Porta a Porta. La
data dell’11 poi non è stata
scelta a caso, era l’ultima utile
per non compromettere i Mondiali di calcio che cominciano
appunto il 12 giugno. A Raisport l’atmosfera è particolarmente calda. Oltre alle rimostranze di cui sopra, la testata
sportiva lamenta la mancanza
di indicazioni precise e di organizzazione in un momento
cruciale: «Tra balletti di conduttori, inviati, dirigenti e collaboratori, nessuno ha ancora
mai parlato del prodotto» denuncia il comitato di redazione.
Giovanna Cavalli
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La vicenda
Lo scontro a «Ballarò»
sulla spending review
Il comunicato
dei sindacati
1
3
Lo scorso 13 maggio, ospite
della trasmissione di Rai3
«Ballarò», Matteo Renzi parla
dei tagli alla tv di Stato:
«Anche la Rai partecipi ai
sacrifici, può vendere Raiway
ed eliminare enormi sprechi
nelle 20 sedi regionali».
In onda c’è uno scontro
(foto Eidon) con il conduttore
Giovanni Floris, che difende
l’azienda e parla di un suo
possibile indebolimento dopo
i 150 milioni chiesti dalla
spending review del governo.
Il giorno dopo il premier torna
sull’argomento e assicura
su Twitter: «Niente paura.
Il futuro arriverà anche alla
Rai. Senza ordini dei partiti»
I tentativi di stop
in Senato
2
I sindacati della tv pubblica protestano immediatamente
contro le parole del premier e annunciano mobilitazioni: «La
Rai non è del governo che decide cosa vendere o chiudere». In
Senato, intanto, vengono presentati emendamenti trasversali
al decreto Irpef per chiedere una revisione dei tagli all’azienda
L’agitazione dei dipendenti Rai
è stata indetta l’11 giugno,
l’ultimo giorno utile prima
dell’inizio, il 12, dei Mondiali di
calcio. Tutte le sigle sindacali
della tv di Stato hanno stilato un
documento: il taglio dei fondi —
si legge nella presa di posizione
dei sindacati — «previsto dal Dl.
66/2014, mostra evidenti
profili di incostituzionalità
e non colpisce gli sprechi
ma i posti di lavoro». Nella
giornata di mobilitazione è
prevista una manifestazione
dei dipendenti della Rai, i
telegiornali andranno in onda in
forma ridotta, alcuni
programmi potrebbero non
essere trasmessi
La cerimonia Tornano le Frecce Tricolori. L’esordio del premier ai Fori Imperiali accanto al capo dello Stato
La parata (sobria) del 2 giugno
e l’omaggio alla Grande Guerra
ROMA — Senza sfoggio di
mezzi e con 3.584 partecipanti
(quasi la metà rispetto al passato), la sfilata del 2 Giugno si terrà normalmente ai Fori Imperiali. Dal Quirinale è partito il
messaggio che l’avvento della
Repubblica 68 anni fa merita di
essere celebrato anche in tempo
di crisi e la data deve rimanere
una festa per tutti gli italiani.
Quest’anno poi c’è una duplice ragione legata alla cerimonia: con la rassegna militare
hanno inizio le commemorazioni del primo centenario della
Grande Guerra, ed è un’occasione per sottolineare che il 1°
luglio l’Italia assumerà la presidenza dell’Unione Europea. Sarà anche l’esordio di Matteo
Renzi ai Fori Imperiali accanto
al capo dello Stato Napolitano,
il quale si fermerà prima a rendere omaggio all’Altare della
Patria, scortato dai corazzieri,
un corpo militare fondato nel
1557, come guardia del corpo
del duca Emanuele Filiberto di
Savoia.
La sfilata, con inizio alle 10,
darà grande risalto alle 16 missioni che l’Italia svolge attualmente sotto l’egida dell’Unione
Europea, operazioni che dovrebbero favorire nel tempo la
creazione di una Difesa comune
europea.
La rievocazione del primo
conflitto mondiale è affidata a
uniformi e mezzi d’epoca, ma
anche musica, come le note
struggenti del 4 maggio e L’inno del Piave fatte risuonare dalla banda dell’Esercito. Mentre
la banda dei Carabinieri eseguirà la sua marcia d’ordinanza La
fedelissima, composta dall’allievo di Mascagni, Luigi Cirenei.
La cerimonia è divisa in 7
settori. Nel primo si vedranno
avanzare i soldati della Sassari
con le divise che portavano
quelli che nel 1915 fondarono
la brigata, uomini così ardi-
Al Vittoriano
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ieri
alla mostra «La Prima guerra mondiale»
(aperta da oggi al 30 luglio) accompagnato
da Luca Lotti, sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, e Franco Marini,
presidente del Comitato per gli anniversari
di interesse nazionale
(Omniroma)
mentosi che gli austroungarici
li definirono «diavoli», termine
gradito dai militari sardi che da
allora si chiamano «dimonios».
La Marina farà rivivere la storica impresa di Luigi Rizzo e
Giuseppe Aonzo che il 10 giugno 1918 penetrarono con i mitici Mas nel canale d’Otranto e
affondarono la corazzata nemica Santo Stefano. Hanno motivo
di celebrare anche i Carabinieri,
visto che sono passati esattamente 200 anni dalla formazione del primo nucleo dell’Arma.
Un reparto si presenterà con le
storiche divise di due secoli ad-
dietro. Il ricordo di un importante episodio della Grande
Guerra è affidato alla Guardia di
finanza. Furono due finanzieri
di sentinella sul ponte di Brazzano, la notte del 23 maggio
1915, a sparare i primi colpi del
conflitto.
Lungo un chilometro, dal
Colosseo a piazza Venezia, si rivedranno mezzi storici come
una trattrice Fiat 20b, con al
traino uno dei cannoni usati
sull’Isonzo e sul Piave. Poi una
torpedine semovente Rossetti,
meglio nota come Mignatta. E
un velivolo SVA, della Ansaldo,
uno dei biplani che il 9 agosto
1918 compirono il beffardo volo su Vienna, impresa alla quale
prese parte Gabriele d’Annunzio. Momenti della nostra storia. Anche dolorosi, come ci ricorda il passaggio delle infermiere. Le loro vecchie colleghe
furono attive durante la Grande
Guerra in 204 ospedali da camp o , d ove ve n n e r o c u r a t i
696.993 militari feriti.
Un’ora di rassegna conclusa
dal lungo tricolore steso in cielo
dalle Frecce della pattuglia
acrobatica, che tornano dopo
l’assenza degli ultimi due anni.
Marco Nese
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L’intervista L’ex big di Raitre
Balassone avverte:
«Grosso errore,
Renzi ha ragione»
ROMA — Stefano Balassone, ex consigliere di amministrazione Rai, ex vice di Angelo Guglielmi a Rai3,
esponente riconosciuto della storica «sinistra televisiva», docente universitario.
Cosa pensa dello sciopero Rai?
«Penso sia un grosso errore anche sul piano semplicemente tecnico. Nel senso che i famosi 150 milioni di
euro richiesti dal governo alla Rai non sono un taglio lineare. Non incidono sulle risorse con cui si finanziano il
cinema, la fiction, l’informazione. Mi sembra che le indicazioni di Renzi e del governo siano chiare. Si parla
della privatizzazione, per di più parziale, di un asset dell’azienda...».
Parliamo di Raiway, ovvero delle torri di trasmissione...
«Raiway è un unicum nel panorama mondiale, come
proprietà esclusiva del network. Direi che è anzi una distorsione grave da correggere. Uno dei tanti frutti del
duopolio che prevedeva il controllo a due delle reti, degli impianti di trasmissione, delle frequenze, tutto per
dividere naturalmente in due la torta della pubblicità».
Ma ha ancora senso parlare di duopolio, in un’era
in cui le piattaforme della comunicazione si moltiplicano ogni giorno?
«Il duopolio non mi pare
più un mostro ma una balena spiaggiata. Dalle parti di
Mediaset faranno di tutto
per tenerlo in vita, magari
anche impagliato, per spremere fino all’ultimo minuto
possibile ogni goccia di
pubblicità. Però questo
duopolio spiaggiato si è accorto che qualcosa lo sta disturbando molto: la pay tv,
La tv di Stato
le nuove piattaforme, il digitale, la progressiva emarginazione delle vecchie tv».
Tornando allo sciopero,
I motivi
lei dice che è un errore. Ma
Penso che la vera
non teme, così come i sinmotivazione alla
dacati e lo stesso direttore
generale Luigi Gubitosi,
base dello
sciopero riguardi un ridimensionamento
della Rai?
la pancia della Rai
«Assolutamente no. Insie cioè il destino
sto: non sono tagli ma è la
delle sedi regionali vendita di un asset. Un cambiamento nella proprietà di
una società che comunque
resterà, nella sua maggioranza, nelle mani della Rai».
Quindi, a suo avviso, il governo ha ragione?
«Io penso che la richiesta sia ineccepibile e incontrovertibile. Piuttosto credo ci sia, alla base dello sciopero,
una vera motivazione che riguarda la pancia della Rai. Il
governo ha abolito l’obbligo, per la Rai, di mantenere in
vita tutte le sedi regionali. Siamo di fronte a un caso unico: un governo che toglie un obbligo a un’azienda e
l’azienda che reagisce sostenendo che vuole quell’obbligo».
Ma la fine delle sedi Rai non potrebbe significare
anche il tramonto di un servizio pubblico come lo intendiamo?
«Penso veramente che le sedi siano un luogo di esistenze umane, perché c’è molta ottima gente che ci lavora, ma anche di resistenze politico-notabilari. Insomma, non capisco questo sciopero. E non capisco perché
la Rai, che ora appare così compatta, non abbia, invece
di scioperare, deciso di esigere, direi davvero a buon diritto, una risposta chiara all’unica vera domanda da rivolgere a Renzi».
E quale sarebbe, questa domanda?
«Semplice. Qual è il futuro della Rai nel contesto del
cambiamento che sta investendo l’Italia? Che disegno ha
in mente il governo? Cosa si vuole da Viale Mazzini?
Questo è il solo quesito vero e possibile. Il resto, è un
mero processo alle intenzioni. A mio avviso ha sbagliato
anche Giovanni Floris durante il Ballarò in cui ha ospitato Renzi. Invece di polemizzare sulla Rai, avrebbe dovuto porgli solo e soltanto questa domanda: cosa ha in
testa per il futuro della Rai? Floris ha perso una bellissima occasione».
❜❜
Paolo Conti
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L’Europa Le nomine
Merkel rilancia la corsa di Juncker
«La Commissione deve andare a lui»
Habermas: democrazia colpita al cuore se non si rispetta la scelta degli elettori
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Il sì tanto sofferto
è arrivato ieri, dopo qualche esitazione che aveva agitato il mondo politico, e non solo politico,
tedesco. Angela Merkel si è schierata con più chiarezza di quanto
era accaduto nel dopo-voto dalla
parte del candidato del Ppe, ritenuto da alcuni primi ministri, come il britannico David Cameron,
il prodotto di un’Europa del passato. «Sto conducendo tutte le discussioni nello spirito che JeanClaude Juncker debba diventare il
presidente della Commissione»,
ha detto la donna più potente del
mondo intervenendo alla giornata dei cattolici a Regensburg. Immediata la reazione positiva dei
socialdemocratici, che hanno
sempre interpretato la sfida tra
l’ex premier lussemburghese e il
loro capolista, Martin Schulz, come un modo per avvicinare gli
elettori alle istituzioni di Bruxelles. «Molto bene che la pressione
pubblica abbia costretto la cancelliera a correggere il tiro», sono
state le parole della segretaria generale della Spd, Yasmin Fahimi.
Solo nei prossimi giorni si potrà verificare se Angela Merkel sia
disposta a fare una vera battaglia
per insediare Juncker al posto di
José Manuel Barroso. Un appuntamento importante sarà il verti-
Insieme Angela
Merkel con JeanClaude Juncker
La sfida per il dopo Barroso
Il duello tra Ppe e Pse
prima del voto del 25
La corsa al dopo Barroso
vede in pole position tra
i candidati prima del
voto del 25 maggio il
popolare Juncker e il
socialista Schulz
1
Il veto di Cameron
sul lussemburghese
Il risultato non esaltante
dei popolari fa scendere
le quotazioni di Juncker. Il
primo ministro
britannico Cameron
pone il veto sul suo nome
2
L’intervista Lo scozzese Sir Graham Watson (liberale)
«Jean-Claude? Più probabile
che finisca a capo del Consiglio
Su Lagarde veto di Hollande»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «Juncker? Bravo, e
molto esperto. Ma io ho la sensazione
che alla fine non sarà presidente della
Commissione, bensì del Consiglio dei
governi Ue». Sir Graham Watson, britannico, scozzese, presidente dell’Alleanza dei liberali e democratici per
l’Europa (Alde), partecipa alle trattative fra i leader per scegliere chi guiderà
il nuovo esecutivo europeo. Sa molto,
ovviamente, di quel che accade.
Si parla spesso di Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario
internazionale, come candidata «outsider» al vertice della
Commissione: è vero?
«No. Su di lei c’è un
veto».
Posto da chi?
«È un veto posto a
Parigi».
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha
appena ri-espresso il
suo sostegno a JeanClaude Juncker. Juncker è del Partito popolare europeo, la Merkel pure: è la volta
buona per l’accordo?
«Non lo so. So però
che la cancelliera Merkel aveva già
detto “Juncker è il mio candidato”, e
dopo ha detto ancora sì, ma per altri.
Ripeto: forse Juncker sarà scelto alla
fine per guidare il Consiglio».
Per via della ribellione di chi invoca facce nuove?
«Io personalmente non avrei nulla
in contrario a Juncker. Ma in generale,
è vero che in Europa, fra ministri e leader, ci sono uomini che hanno operato
benissimo: ma nel passato. Ieri, e non
oggi. Questo può spiegare certe tensioni. Ma il vero punto è un altro».
Chi è
Liberale
Il britannico Sir
Graham Watson,
58 anni, dal 2011
è il presidente
dell’Alleanza
dei liberali e
democratici per
l’Europa («Alde»,
candidato
alla guida della
Commissione:
Guy Verhofstadt)
I negoziati
Watson sta
partecipando
alle trattative
fra i leader per
scegliere chi
guiderà il nuovo
esecutivo europeo
Quale?
«È in atto un contrasto fra Europarlamento e Consiglio. Il primo cerca
candidati abbastanza forti, che non
possano essere dominati facilmente
dai governi riuniti nel Consiglio. E
perciò ha un pregiudizio contro candidati che provengano da un piccolo
Paese, e che siano stati al governo per
poco. Avvenne con Barroso, premier
del Portogallo, scelto alla fine perché
bravo: però forse Merkel e altri pensavano di poter prevalere su di lui».
È lo stesso timore che vi fa esitare
davanti a certi altri nomi di «outsider»? E a proposito, quali sono?
«L’ex premier lettone Valdis Dombrovskis, il primo ministro irlandese
Enda Kenny, il finlandese Jyrki Katainen: sono tutti bravi, ma non siamo
convinti che possano prevalere sulle
grandi potenze, su Berlino o Parigi.
Mentre l’Europarlamento vuole qualcuno capace di prevalere, di fare davvero una nuova Europa».
Come per esempio?
«Come Pascal Lamy, già capogabinetto di Jacques Delors, e per 5 anni
direttore del Wto, l’Organizzazione
mondiale del commercio. O come il
nostro Guy Verhofstadt, capogruppo
Alde, per 9 anni premier del Belgio che
guidò nell’Eurozona. Chiunque venga
scelto, però, c’è una grande speranza
che tutti dovremmo condividere».
Quale?
«Spero che vi sia la saggezza, da
parte dell’Europarlamento come del
Consiglio, per riconoscere che la Ue
non può essere bloccata da una crisi
politica proprio in questo momento.
Abbiamo davanti sfide tanto grandi
che bisogna decidere, tanto prima
tanto meglio».
Luigi Offeddu
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel toto candidati
la presidente del Fmi
Spuntano nuovi candidati:
Christine Lagarde,
presidente Fmi, il premier
polacco Donald Tusk e la
collega danese Helle
Thorning-Schmidt
3
ce del 9 giugno a Stoccolma, in
cui la cancelliera potrebbe tentare
di convincere, se lo vorrà, tre premier molto riluttanti come lo
stesso Cameron, lo svedese Fredrik Reinfeldt e l’olandese Mark
Rutte. La posizione presa ieri, comunque, risente certamente del
clima che si era creato in Germania. «Juncker deve diventare presidente della Commissione europea», ha tuonato il quotidiano
popolare Bild, pubblicando un
articolo di Mathias Döpfner, il
potente numero uno del colosso
editoriale che lo pubblica, la Axel
Springer. Per i socialdemocratici,
alleati nel governo di grande coalizione, la questione riguarda, soprattutto, la necessità di non tradire la volontà degli elettori, che
per la prima volta si sono potuti
esprimere sul futuro presidente
dell’esecutivo di Bruxelles. Juncker è arrivato primo, perché il
Ppe ha ottenuto 213 seggi su 751,
ma è chiaro che è in gioco anche
il futuro di Schulz, per il quale la
Spd pensa ad un ruolo chiave nella futura commissione.
Di fare un processo alle intenzioni della cancelliera si è incaricato uno dei più autorevoli intellettuali tedeschi, il filosofo Jürgen
Habermas, secondo il quale Angela Merkel si è opposta per mesi
alla proposta di uno Spitzenkandidat perché temeva la spinta alla
Sulla «Faz»
L’intellettuale
In un’intervista
al quotidiano
«Frankfurter
Allgemeine Zeitung»
(foto e frase sotto)
il filosofo e sociologo
tedesco Jürgen
Habermas, 84 anni,
ha richiamato la Ue
alla necessità di
rispettare il mandato
degli elettori
❜❜
Habermas
Se i negoziati
proporranno
davvero un
presidente
diverso dai
due candidati
principali,
sarà un colpo
al cuore del
progetto Ue
democratizzazione prodotta da
questa scelta. L’autore di Storia e
critica dell’opinione pubblica ritiene che se dai «giochi di potere»
dei governi emergerà un nome
esterno si tratterà di «un colpo al
cuore del progetto europeo e un
attacco alla democrazia». Le
obiezioni a Juncker sono utilizzate da altri primi ministri, ha aggiunto, come «un conveniente
pretesto». Habermas non è tenero, comunque, nei confronti dei
Popolari nel loro
complesso, perché tollerano al
loro interno dei
«nemici dell’Europa» come i parlamentari dei partiti dell’ungherese
Viktor Orbán o di
Silvio Berlusconi.
Il discorso della
cancelliera a Regensburg è stato
dedicato più in
generale ai grandi
temi dell’Europa,
con un attenzione
particolare a quello delle migrazioni. Angela Merkel ha rivendicato la solidarietà dimostrata in
questi anni. «Vediamo tutti i giorni — ha detto — queste immagini tragiche da Lampedusa, da Gibilterra. Ma se osserviamo quanti
migranti per abitante arrivano
nei Paesi europei, la Svezia è il
primo Paese, anche se non si vedono mai immagini. E la Germania è sempre tra i primi in classifica. Noi abbiamo accolto, per
abitante, più rifugiati che non
l’Italia, per esempio».
Paolo Lepri
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14
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
Il caso Il Paese accusa le forze dell’ordine e le autorità mentre il premier Modi promette giustizia e tre uomini sono arrestati
L’India sotto choc per lo stupro-omicidio
Cresce la rabbia dopo la violenza alle due ragazzine. Coinvolti anche poliziotti
La vicenda
Uttar Pradesh
Cugine stuprate
e impiccate
Stuprate e impiccate a un
albero. L’ultimo episodio di
violenza ha visto come
vittime due cugine indiane
dalit, cioè senza casta o
intoccabili, di 14 e 15 anni. I
responsabili: un branco di
assassini in un villaggio
dell’Uttar Pradesh, nell’India
nordorientale. Sette
persone, fra cui due agenti,
sono state arrestate. Le
giovani erano scomparse dai
campi dove erano andate
perché nella loro abitazione
non ci sono i servizi igienici.
Subito dopo la scoperta dei
cadaveri è divampata la
rabbia della popolazione che
ha accusato le autorità locali
di inerzia.
La notizia delle due cugine
adolescenti stuprate e impiccate
a un albero nel Nord dell’India
ieri era in primo piano sui media
del subcontinente, precedendo
perfino il rallentamento più ampio del previsto dell’economia. Il
video dell’intero villaggio accucciato in silenzio ai piedi del
mango, nella macabra veglia dei
due corpi pendenti dai rami e
nel rifiuto alla polizia di rimuoverli, è stato trasmesso dalle tv e
dai siti, visto da milioni di persone. Immagini che perfino in
India, dove le cifre ufficiali parlano di 25 mila stupri ogni anno
(ben di più per gli attivisti), hanno riacceso la rabbia contro le
forze dell’ordine e le autorità.
Ancora ieri cameramen e fotografi accorsi in massa sul posto
mostravano al Paese quell’albero, libero ormai dalle povere vittime, diventato un simbolo. In
parziale risposta, due poliziotti
sono stati licenziati e accusati di
complicità: martedì si erano rifiutati di indagare sulla scomparsa delle ragazzine, 14 e 15 anni, mentre la gente le aveva cercate tutta la notte ritrovandole
morte mercoledì. Un altro poliziotto è stato arrestato con l’ac-
cusa di essere membro del branco autore dello stupro-omicidio.
In cella con lui due fratelli, mentre quattro uomini, tra i quali un
altro poliziotto, sono ricercati.
Ma la collera del villaggio e di
molti indiani, se non ancora di
tutti, è diretta anche all’impunità delle caste più alte per i delitti
contro quelle inferiori. Le due
ragazzine erano «dalit», o come
si diceva una volta «intoccabili».
Il branco era formato da
«yavad», casta di pastori diventati in tempi recenti soldati e poliziotti. Se la discriminazione in
base alla casta è proibita dal
1950 nella Costituzione, se molte leggi hanno cercato di mettere
fine al sistema sociale millenario
dell’India, questo però resta forte e spesso indiscusso. Il padre di
una delle cugine ieri ha accusato
apertamente gli yavad, dominanti nello Stato dell’Uttar Pradesh dove è avvenuto il delitto: è
stato un loro complotto per rapire e violentare le due ragazzine. I
due poliziotti licenziati, ha detto
l’uomo, si erano rifiutati di cercarle dopo aver saputo che erano
dalit.
Le autorità cercano di arginare la nuova ondata di sdegno. Il
governo del neo-premier nazionalista induista Narendra Modi
ha promesso giustizia, ammesso
la responsabilità della polizia e
annunciato la creazione di una
«commissione contro la crisi degli stupri». Si è impegnato a garantire un processo rapido e giusto. Ma dalle autorità sono anche arrivate dichiarazioni che lasciano almeno perplessi. Il
primo ministro dell’Uttar Pradesh, il socialista Akhilesh Yavad,
ha avuto parole di scherno per i
giornalisti che gli chiedevano
dell’attacco, mentre arrivava notizia di altri stupri recenti rima-
Denuncia
C’è una violenza
ogni 22 minuti
Un’escalation
impressionante quella della
violenza contro le donne in
India. E che ha visto
coinvolte come vittime
anche turiste straniere e
giornalisti. Secondo gli
ultimi dati nel Paese avviene
uno stupro ogni 22 minuti.
Una cifra che, però, secondo
alcune associazioni
umanitarie, sarebbe
addirittura inferiore alla
realtà. Acuita dalla scarsa
sensibilità dimostrata da
alcuni uomini politici.
Soltanto il mese scorso,
durante la campagna
elettorale, il partito alla guida
dello Stato dell’Uttar Pradesh
si è detto contrario alla pena
di morte per gli stupratori
Cecilia Zecchinelli
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L’intervista L’autrice del «Dio delle piccole cose» punta il dito contro l’architrave della struttura sociale indiana
L’orrore
La polizia presidia l’area dove
sono stati ritrovati i corpi delle
due cugine, di 14
e 15 anni, stuprate e poi impiccate ad un albero di mango.
Una violenza che
ha scatenato la
rabbia degli abitanti del villaggio
nello Stato dell’Utter Pradesh.
Esasperati perché tra i componenti del branco
c’erano anche
due poliziotti. Il
governo del neopremier nazionalista induista
Narendra Modi
ha annunciato la
creazione di una
«commissione
contro la crisi
degli stupri»
New Delhi
Seviziata sul bus
davanti al fidanzato
Stava tornando a casa sul
bus insieme al fidanzato.
Venne aggredita, picchiata e
violentata. Un incubo durato
quaranta minuti. Poi gettata
fuori dal veicolo. Era il 16
dicembre 2012. Morì dopo
poco tempo. Il caso della
studentessa di 23 anni di
New Delhi scosse il mondo e
accese i riflettori su una
realtà scomoda per l’India.
Sono nel 2012 si erano
registrati 582 casi di
violenza contro le donne.
Dei sei colpevoli quattro
sono stati condannati a
morte, uno si è ucciso in
carcere, un altro,
minorenne, ha avuto la pena
di tre anni di carcere
sti fino a ieri ignoti per la paura
delle vittime e delle loro famiglie
e per il lassismo e la complicità
della polizia. «Ma voi non siete al
sicuro? Di che vi preoccupate allora?», ha risposto Yavad. Non
ha sorpreso più di tanto, per altro. Il mese scorso suo padre, in
passato anche lui premier dello
Stato più popoloso dell’India, si
era opposto a una legge che prevedesse la pena di morte per gli
autori di stupri. «I ragazzi sono
ragazzi — aveva detto —, a volte
fanno degli errori».
«Io accuso il sistema delle caste
Viviamo in un passato feudale»
Scrittrice
Arundhati Roy: donne vittime di una doppia oppressione
«Mi ha colpito che la maggior parte dei
grandi media indiani ha evitato di dire che le
due ragazze erano dalit. C’è della politica in
questo: la volontà di non mettere in questione il sistema delle caste e presentare il fatto
come un mero atto criminale. Ma quando lo
stupro è usato come mezzo di oppressione
di una casta sull’altra diventa uno strumento politico» dice Arundhati Roy. La scrittrice
indiana aveva già descritto quasi vent’anni
fa nel suo primo e unico romanzo, il bestseller internazionale e Booker Prize Il dio delle
piccole cose, come il sistema delle caste, negato dalla legge e consuetudine nella realtà,
condizionasse perfino uno stato come il Kerala «comunista», con la sua tradizione
egualitaria. «Le caste sono come l’apartheid,
ma nessuno in India, dai progressisti all’estrema destra, lo riconosce — accusa dalla sua casa a New Delhi —. Significherebbe
criticare l’architrave della nostra società e
nessuno è interessato a farlo».
Lo aveva fatto quasi 80 anni fa Ambedkar, il
padre della Costituzione indiana. Il suo «Annihilation of Caste», audace denuncia contro l’induismo e il sistema delle caste, è stato
recentemente ripubblicato con un saggioprefazione della Roy, dal titolo The doctor
and the saint, giocato sull’opposizione tra lo
statista (elogiato) e Gandhi (criticato per il
ruolo avuto nella difesa delle caste). «Oggi si
fa un gran parlare di violenze sessuali in India, ma in termini generici, e questa isteria
mediatica crea una psicosi tra la gente senza
arrivare a inquadrare il problema».
Ma le dalit non sono le uniche vittime di
stupri. La studentessa violentata su un autobus a Delhi nel 2012, per dire, non era
una dalit. E anche le turiste straniere sono
a rischio.
«Nell’anno in cui il mondo inorridiva per
la brutale aggressione a quella ragazza,
1.500 donne dalit venivano stuprate. E questa è la cifra ufficiale, che si stima corrisponda al 10% dei casi. Ma la maggior parte delle
violenze continua a non essere riportata per
la vergogna sociale».
Le caste in India esistono da secoli, ma
sembra che ultimamente la situazione per
Sudan
Meriam
e Maya
in cella
Meriam Ibrahim, 27
anni, con la figlia
neonata Maya, in
cella a Ondurman
(Sudan). La donna,
cristiana, è stata
condannata a morte
per apostasia. Al
suo fianco il figlio
di 20 mesi Martin
le donne sia peggiorata.
«Da noi la maggioranza della popolazione vive in un passato feudale e patriarcale in
cui le donne dalit da sempre sono violentate
da uomini delle caste superiori che considerano lo stupro un proprio diritto. Le donne
degli intoccabili sono da sempre molto toccabili. Ora stiamo assistendo a due fenomeni nuovi. Da un lato le donne, soprattutto le
giovani che vivono in città, stanno cambiando molto più velocemente degli uomini: studiano, entrano numerose nei luoghi
di lavoro, si emancipano, sono più libere,
cambiano il loro modo di vestirsi, i loro so-
Libri e impegno
Suzanna Arundhati
Roy, 52 anni, è una
scrittrice e attivista
indiana. Nel 2014,
la rivista «Time»
l’ha nominata tra le
100 persone più
influenti del mondo
Bestseller
Con il romanzo
d’esordio «Il Dio
delle piccole cose»
(Guanda) nel 1997
vinse il Man
Brooker Prize, il più
importante premio
letterario inglese
(motivazione: «Il
libro non tradisce
nessuna delle sue
promesse»).
Il libro diventò un
bestseller
internazionale ed è
rimasto l’unico
romanzo che Roy
ha pubblicato
Saggi
Tra gli altri libri
usciti in Italia, «La
fine delle illusioni»
(1999) e «Quando
arrivano le
cavallette» (2009)
gni, le loro aspettative. Questo sta creando
un nuovo tipo di violenza, di punizione.
Dall’altro lato, un fenomeno opposto, ma
che dà lo stesso risultato: nei villaggi e nelle
aree rurali molte donne stanno diventando
ancora più povere e indifese».
Lei definisce lo stupro come punizione.
In che senso?
«Le donne emancipate sono punite perché sono fuori controllo, le più povere perché non hanno protezione. Poi c’è la violenza contro le donne in aree militarizzate come il Kashmir, Manipur e Chhattisgarh. In
questi casi lo stupro diventa un’arma, uno
strumento politico».
Il sistema delle caste non si sta indebolendo?
«Assolutamente no, si sta solo modernizzando ma continua a dar forma alla società e
alla politica».
L’India sta facendo qualcosa per uscire
da questo Medioevo?
«Altro che uscire, ci stiamo entrando fino
in fondo. Temo che nei prossimi mesi assisteremo a un aumento delle violenze. Le politiche perseguite dai Gandhi basate su privatizzazioni, confisca di terre, costruzioni di
imponenti dighe temo saranno esasperate
da Modi. Con che risultati? Un esercito di
nuovi poveri per gli spostamenti forzati di
intere comunità».
In un saggio del libro «Quando arrivano
le cavallette», getta ombra sulla democrazia come formula ideale per uscire da crisi
e barbarie.
«Abbiamo bisogno di un progetto a lungo
termine. Possono i governi democratici, la
cui sopravvivenza dipende da risultati immediati, offrire questo progetto?»
Sta pensando a un’alternativa?
«Sono combattuta tra la speranza e la ragione: mi suggeriscono cose diverse».
Alessandra Muglia
@amuglia
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Esteri 15
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Il fenomeno La comunità è in grande crescita, la leadership ha paura per la «stabilità» del sistema politico
L’assassinio
Le sessanta chiese demolite
La Cina ora teme i cristiani
Giornalista
libica
sgozzata
In un documento del partito il piano per «contenerli»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Il cartello «Demolizione» è comparso sulla
chiesa di Sanjiang, sobborgo di
Wenzhou nella provincia orientale dello Zhejiang, il 25 marzo.
L’edificio era appena stato completato dopo anni di lavori finanziati dai fedeli. Il progetto
per 1.880 metri quadrati era
stato approvato, ma all’improvviso le autorità locali si sono accorte che era stato violato il piano regolatore: la croce sulla cupola era troppo alta e visibile in
tutta la città. Per salvarla dall’abbattimento, un migliaio di
fedeli ha creato una catena
umana, il caso è stato raccontato dalla stampa. Ma la difesa è
stata inutile: le ruspe sono entrate in azione senza pietà a fine
aprile. Della grande chiesa cristiana protestante è rimasto un
cumulo di macerie.
Quello di Wenzhou non è un
caso isolato: AsiaNews, agenzia
del Pontificio istituto cattolico
per le missioni, ha raccolto le
foto di 64 chiese cristiane demolite nei primi cinque mesi di
quest’anno. La motivazione (la
scusa) è sempre la stessa: regole urbanistiche violate.
Wenzhou, nota come la «Gerusalemme della Cina» per le
cupole che punteggiano il suo
skyline, conta circa un 15 per
cento di cristiani (protestanti e
cattolici) su nove milioni di
abitanti. I rapporti con il partito
comunista sembravano distesi.
Poi qualcosa è accaduto. I fedeli
dicono che tutto è cominciato
quando in città è venuto in visi-
Il caso
In preghiera Il momento della Comunione durante la messa in una chiesa cattolica di Pechino (Afp)
ta il segretario provinciale del
partito, Xia Baolong, uomo
molto vicino al presidente Xi
Jinping: quella croce si vede
troppo, avrebbe detto. E i sottoposti avrebbero subito «scoperto» la violazione del piano
regolatore. In realtà, troppo visibile si sarebbe fatta la presenza della fede: il partito ha paura
che la crisi ideologica della gente, dopo l’ultimo orrore della
Rivoluzione Culturale, la morte
di Mao e poi l’apertura sfrenata
all’economia di mercato, apra le
porte a Dio.
Ora il New York Times rivela
un documento interno del partito comunista dello Zhejiang:
in nove pagine viene stabilito
un piano contro «i siti di culto
eccessivi» e le attività religiose
«troppo popolari». L’unica fede
citata nel testo è quella cristiana: «La priorità è rimuovere le
croci che si vedono dalle autostrade e dalle superstrade». Si
sono levate anche voci ufficiali
contrarie alla campagna: «Che
cosa può ferire la gente più del-
la distruzione della loro chiesa?», ha ammonito Chen Yilu,
capo dell’Unione teologica di
Nanchino (sostenuta dal governo). L’esperto conclude che «la
questione è stata affrontata in
modo troppo aggressivo».
Dietro la distruzione delle
chiese c’è anche la rivalità con
le altre religioni dell’Oriente. A
Wenzhou c’era stata la petizione di un gruppo secondo il quale la chiesa aveva disturbato il
«feng shui», il principio di armonia taoista delle forze natu-
Cattolici a Pechino
Le due Chiese
Sono due le Chiese
cattoliche in Cina. Una
riconosciuta dal governo,
l’altra clandestina. La
prima, l’Associazione
patriottica cattolica
cinese, non riconosce
l’autorità del Papa e
nomina vescovi senza
avere l’imprimatur della
Santa Sede. È’ formata
da circa quattro milioni di
fedeli. La seconda, che
per Pechino non esiste,
opera in clandestinità
perché considerata
fuorilegge. Secondo la
Costituzione cinese,
infatti, «le associazioni
religiose non possono
essere soggette ad alcun
controllo esterno»: in
questo caso dal Vaticano.
Secondo alcune
associazioni umanitarie i
fedeli della Chiesa
sotterranea sarebbero
più di sedici milioni.
La diplomazia
Le chiese cattoliche nel
Paese sono 4.600 gestite
dai patriottici. La Santa
Sede è uno dei 25 Paesi
che non riconosce la
Repubblica popolare di
Pechino come legittima e
ha relazioni diplomatiche
solo con Taiwan. Ma negli
ultimi anni si sono
registrate aperture e
tentativi di dialogo tra il
Vaticano e il governo
comunista di Pechino.
rali.
In più, le religioni tradizionali della Cina, negli ultimi
tempi hanno ricevuto importanti dichiarazioni di comprensione da parte del partito. A
marzo, il presidente Xi ha elogiato il buddismo, ha visitato la
città natale di Confucio e ha
proclamato che i suoi libri vanno letti.
Il cristianesimo però è visto
come un pericolo, perché si
fonda su valori universali che
spaventano la leadership cinese
che adora la «stabilità». Recentemente, un sondaggio ha rivelato che su Weibo (il Twitter cinese) è più facile parlare di Gesù che di Xi Jinping. La Bibbia
umilia il Libretto Rosso di Mao
per numeri di citazioni e ricer-
Violazioni edilizie
La motivazione è sempre
la stessa: i «luoghi
di culto» avrebbero
violato le norme edilizie
che: 17 milioni a 60 mila. Gli
analisti della rete segnalano che
si tratta anche di una sconfitta
auto inflitta: il regime usa un
esercito di censori (100 mila almeno) per cancellare dal web le
parole e i discorsi «politicamente sensibili»: così è meglio
non far citare proprio Xi Jinping
piuttosto che esporlo al rischio
della critica. Il risultato è che sui
giornali di carta ogni giorno Xi
e il partito hanno titoli su titoli e
le religioni niente. Su Internet
succede quasi il contrario.
Sembra quasi che Pechino
tema la previsione fatta da alcuni studiosi secondo i quali entro il 2025 la Cina sarà il Paese
con più cristiani al mondo, con
circa 165 milioni di fedeli, ha
scritto il direttore di AsiaNews
Bernardo Cervellera.
G. Sant.
guidosant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tredici nomi nell’elenco degli scomparsi, ma si sospettano 800 casi, in maggioranza giapponesi. Si apre la trattativa con Tokyo
Gli stranieri rapiti che la Nord Corea vuole restituire
Sequestrati e usati per addestrare le spie. Ci sarebbero anche «tre italiane»
PECHINO/WASHINGTON — Corea del
Nord e Giappone hanno trovato un’intesa
sulla questione dei civili nipponici rapiti
dai servizi segreti del regime stalinista
durante la guerra fredda. Pyongyang promette di riaprire l’inchiesta. Tokyo risponde che «è un primo passo» e annuncia la sospensione delle sanzioni bilaterali che vietano i trasferimenti bancari di
denaro tra i due Paesi e l’accesso ai suoi
porti per le navi mercantili nordiste. Die-
I misteri
sterioso del mondo? Non nel caso di Megumi Yokota, una tredicenne fatta sparire
nel 1977, mentre tornava a casa dopo aver
giocato a tennis. I nordcoreani l’hanno
inclusa nell’elenco dei morti: si sarebbe
suicidata nel 1994 per depressione. Ma
quando le ceneri sono state restituite, nel
2004, i genitori le hanno sottoposte al test
del Dna ed è risultato che non erano della
loro bambina. Megumi aveva sposato al
Nord un compagno di sventura, un giovane sudcoreano,
dal quale aveva avuto una figlia. E i
Senza tracce
nonni l’hanno poDi Doina Bumbea, rotuta vedere una volmena, che viveva in
ta in Mongolia, queItalia, non si hanno
st’anno a marzo.
più tracce dal 1978.
Ora la Corea del
Rumiko Masumoto
Nord promette di
aveva 24 anni, quanguardare meglio nei
do sparì 36 anni fa
suoi archivi segreti
e la speranza in
tro il linguaggio della diplomazia c’è il Giappone si riaccende. Ma non sono solo
dolore di chi si è visto portar via figli o so- le famiglie di Tokyo e Seul che aspettano
relle.
notizie. Nell’elenco degli scomparsi oltre
Nel 2002 i nordcoreani ammisero di il muro nordcoreano ci sono ragazze maaver sequestrato 13 giapponesi tra gli an- lesi, thailandesi, libanesi, francesi, olanni 70 e 80: cinque ostaggi e i loro figli nati desi e almeno «tre italiane». La loro prein prigionia poterono tornare a Tokyo. senza è stata svelata dal disertore ameriMa le autorità giapponesi sostengono che cano Robert Jenkins, scappato a Pyongi rapiti sono almeno 17. Civili usati dai yang nel 1962. E’ sempre lui a fornire
servizi segreti di Pyongyang per insegna- dettagli su una storia che coinvolge il nore lingua, usi e costumi giapponesi a loro stro Paese, quella di Doina Bumbea.
agenti da inviare all’estero. E molte altre
Romena, donna affascinante con la
famiglie di gente scomparsa in Giappone passione per l’arte e la pittura, si trasfericredono che i loro cari siano stati cattura- sce prima a Bologna e poi a Roma. Doina
ti dalle spie del Nord. Ci sono sospetti su non passa inosservata, frequenta locali
più di 800 casi.
notturni alla moda, intreccia diverse relaIl regime nordcoreano, sempre nel zioni sentimentali, non sempre tranquil2002, assicurò che otto degli ostaggi era- le. Un esperto d’arte, un altro che sa tutto
no morti di malattia o per incidenti. Si di quadri, uno strano dj americano noto
può credere alla parola del Paese più mi- come Robert, infine un mercante di anti-
Ricomparsa Megumi Yokota, al centro nella foto con i genitori e i
fratelli, era scomparsa nel 1977, rapita mentre tornava a casa dal
tennis. I nordcoreani avevano divulgato la notizia della sua morte.
Ma nel marzo scorso ha potuto incontrare i nonni
L’hanno trovata con la
gola tagliata. Il corpo
abbandonato in un
vicolo. Uccisa. La vittima
una giovane giornalista
libica. Si chiamava
Nassiba Karnaf e
lavorava per la tv Al
Wataniya. A dare la
notizia il sindacato
generale dei giornalisti
libici, che ha accusato
non meglio identificati
«gruppi terroristici»
dell’assassinio e ha
«esortato il Congresso
nazionale e il governo ad
interim ad adottare le
misure necessarie per la
protezione dei
giornalisti». La donna
era stata rapita giovedì
scorso a Sabha, una città
640 chilometri a sud di
Tripoli, poco dopo
essere uscita dalla
redazione. Il corpo è
stato ritrovato la notte
scorsa. Negli ultimi
tempi si sono
moltiplicati i casi di
violenza ai danni della
popolazione civile. Solo
pochi giorni fa, il 26
maggio, Meftah Bouzid,
giornalista che più volte
aveva criticato le milizie
islamiche attive in Libia,
era stato assassinato a
Bengasi. Bouzid, che
quariato. Passaggi spesso confusi sui
quali il Corriere ha indagato nel 2007 in
parallelo all’Asashi Tv nipponica. Verso
la fine del 1978 Doina lascia Roma diretta
a Hong Kong, sembra che un misterioso
amico — il mercante? — l’abbia invitata a
compiere il viaggio in Oriente in occasione di una mostra. Da quel momento
scompare. Solo segnalazioni labili e il
convincimento che la sua visita a Hong
Kong sia stata una trappola dei servizi
nordcoreani per poterla rapire.
Il lungo silenzio dura fino al 2006
quando un altro disertore statunitense,
Joseph Dresnok, afferma alla Bbc di aver
avuto una moglie dell’Est a Pyongyang.
Un matrimonio dal quale nascono diversi
figli. Uno, Gabriel, somiglia come una
goccia d’acqua a Doina. Purtroppo lei non
c’è più. Sarebbe deceduta a causa di una
grave malattia quando aveva solo 47 anni.
Un’altra versione racconta che è rimasta
decapitata in un incidente stradale a
Hong Kong. Nessuno ha la prova certa di
quello che è avvenuto. Doina è diventata
invisibile come lo studente americano
David Sneddon. Di lui si sono perse le
tracce nell’agosto del 2004 mentre era
impegnato in un viaggio in un’area montuosa della Cina. Il padre è convinto che
sia stato rapito dai nordcoreani ed ha
condotto un’inchiesta personale scontrandosi con depistaggi cinesi e indifferenza.
Vicende dolorose diventate pedine di
una partita politica spietata. E paradossale. Pyongyang spera di lucrare aiuti
«umanitari» e un alleggerimento delle
sanzioni da parte di Tokyo «giocando»
con le vite degli altri.
Guido Olimpio
Guido Santevecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Reporter Nassiba Karnaf
lavorava come
caporedattore al
quotidiano Burniq, era
stato assassinato
proprio nel centro della
città. Durante la
Rivoluzione del 2011
Bouzid aveva ospitato in
casa un quartier
generale degli insorti. In
passato aveva già
ricevuto minacce di
morte, ma non aveva
mai cessato di attaccare
pubblicamente, anche in
tv, gli islamisti. A metà
maggio si era schierato
con l’azione del generale
Khalifa Haftar di
contrasto alle milizie
islamiste. I giornalisti
denunciano il clima che
si è creato nel Paese a
causa della persistente
instabilità politica e
dello strapotere delle
milizie locali. E sempre a
Bengasi, nel quartiere
periferico di
Bouhadima, ieri si sono
registrati nuovi conflitti
a fuoco. Il bilancio è di
un uomo morto e altre
due persone sono
rimaste ferite. Gli
scontri sono iniziati
dopo che un gruppo di
giovani del sobborgo di
Bengasi ha attaccato un
posto di blocco della
milizia islamica Ansar al
Sharia e un gruppo di
giovani. Poco fuori
Bengasi, alcuni caccia
pilotati da uomini fedeli
al generale Khalifa
Haftar hanno
bombardato una base di
Ansar al Sharia nella
zona di Al Hawari.
16
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
A Genova L’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi lascia casa sua per andare in carcere
L’inchiesta Tra i clienti «speciali» i possibili titolari dei 100 conti segreti
che della mancanza di collegamenti tra l’ufficio antiriciclaggio
e l’unità rapporti con l’autorità
giudiziaria, nonché con la fiduciaria e la filiale di Nizza, dove
esistono rapporti di molti clienti
italiani aventi pure conti domestici presso banche o la fiduciaria
del gruppo».
Il Centro fiduciario, quindi, e la
filiale di Nizza — che il nuovo board di Banca Carige ha deciso di
chiudere — sono le due unità cui
più spesso fa riferimento Bankitalia per sottolineare falle nelle
procedure di controllo e di trasparenza. Per quanto riguarda il
Centro fiduciario il report indica
alcune precise «operazioni di
grande importo con profili di
anomalia», quelle riferibili alla
Carige, affari e pallone
I nomi di Palacio e Preziosi
nel dossier antiriciclaggio
Bankitalia segnala 38 operazioni sospette
GENOVA — Paternalistica, è
questo l’aggettivo che Bankitalia
usa nel suo report dell’estate
scorsa per descrivere la gestione
di Giovanni Berneschi della Banca Carige. Un giudizio condiviso
in città: che Berneschi ostentasse
i modi del padre-padrone della
banca e dei dipendenti, dirigenti
compresi, era sotto gli occhi di
tutti. Ma era forse meno evidente
quello che accadeva al di là della
patina ruvida ma apparentemente integerrima del dominus di
Banca Carige. La Procura di Genova ha aperto il vaso di Pandora
con l’arresto di Berneschi, dell’ex
capo delle Assicurazioni Ferdinando Menconi e di altre cinque
persone, ma a sollevare per prima
il coperchio è stata Bankitalia.
I «misteri» di Banca Carige cominciano ad affiorare dalle pagine di quei due report e ancora
prima, già nel 2009, a partire dall’attività del Centro Fiduciario, la
società destinata a movimentare
denaro di clienti «fiduciariamente» che troppo spesso — secondo
gli ispettori di via Nazionale e ora
della Procura di Genova — ha si-
I volti
Aldo Spinelli
Bankitalia segnala
una «ingiustificata e
consistente
movimentazione del
signor Spinelli,
presidente del Livorno
Calcio»
Rodrigo Palacio
Gli ispettori di
Bankitalia segnalano
38 operazioni
sospette e tra i nomi
fanno anche quello di
Palacio, ora calciatore
dell’Inter, ex del Genoa
Enrico Preziosi
Al patron del Genoa
sarebbero stati concessi
prestiti, ma sarebbero
state anche effettuate
operazioni presso
il Centro Fiduciario
di proprietà di Preziosi
gnificato opacamente. Già nel
2009 attraverso passaggi di denaro fra la Società Gestione Risparmio (da poco venduta a Arca) e il
Centro fiduciario la Banca Carige
avrebbe «schermato» l’attività e
la titolarità di cento conti. Un’ attività che nei report va sotto i titoli di «trasparenza» e «antiriciclaggio». In buona parte quello
che uno degli arrestati, il commercialista Andrea Vallebuona,
definisce in un’intercettazione
«l’avanti e indietro dei sacchi pieni di prosciutti», i soldi dalla
Svizzera o da e per paradisi fiscali.
Una lista con 100 nomi delle
posizioni schermate è stata consegnata nel 2009 in Procura. Non
è azzardato collegare quelle prime risultanze ai movimenti «sospetti» segnalati poi da Bankitalia. Trattamenti di favore per
clienti particolari. È il mondo del
calcio quello che salta agli occhi:
le concessioni di prestiti ma anche le operazioni presso il Centro
Fiduciario del patron del Genoa
Enrico Preziosi (cui la Guardia di
Finanza ha sequestrato 4 milioni
La filiale di Nizza
I sospetti sulla poca
trasparenza di Centro
fiduciario e filiale di Nizza
Il centro di Anemone
«Comprato con gare pilotate»
Sequestrato il Salaria Village
La Guardia di finanza di Roma ha sequestrato il
«Salaria Sport Village» dell’imprenditore Diego
Anemone e le 9 società che gestiscono le attività
del centro. Nell’inchiesta denominata «Grandi
Eventi» sulla cosiddetta «cricca» degli appalti
pubblici la procura di Roma ha accertato che il
circolo è stato acquisito e ristrutturato con 30
milioni di euro ottenuti pilotando le gare. Il
«Salaria» è grande 75 mila metri quadrati e
secondo le stime vale circa 200 milioni. La
struttura continuerà però a funzionare, assicura
l’amministratore unico Stefano Morandi.
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di euro proprio dal conto fiduciario per un contenzioso sull’Iva),
o, scrive Bankitalia «l’ingiustificata e consistente movimentazione del signor Aldo Spinelli, presidente del Livorno Calcio». Vengono trattati come clienti «particolari» anche gli esponenti della
famiglia Orsero, grandi terminalisti della frutta e pattisti della
banca, e l’altro pattista Gavio.
Nel loro esame gli ispettori
hanno segnalato 38 operazioni
sospette «talora riguardanti soggetti legati al gruppo in varia forma». In questo elenco figurano
ancora Spinelli «e alcuni calciatori del Genoa, Palacio ecc.» (Palacio è oggi dell’Inter ndr). «La relativa istruttoria — dice il report
sulle operazioni — risentiva an-
moglie e alla nuora di Berneschi
(per il rientro di 13 milioni di euro scudati), del costruttore poi
condannato per bancarotta Pietro
Pesce e di Fulvio Gismondi già
esponente di Confcommercio.
Ma questi sono solo alcuni esempi fra i 38 casi segnalati.
Cosa riserverà ancora l’inchiesta della Procura su Banca Carige?
Tornerà a galla il mitico Filadelfo
Arcidiacono, l’intestatario inesistente di un conto su cui sono
transitati decine di milioni di euro? A suo tempo Berneschi sostenne che si trattava di un «artificio contabile» del tutto regolare.
Ma allora la città era ancora pronta a credere nella sua buona fede.
Erika Dellacasa
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Milano Dopo l’istanza dell’imputato: «Poca serenità in Procura»
Il processo a Podestà sospeso
per lo scontro tra Bruti e Robledo
MILANO — Quand’erano in
calendario requisitoria, arringhe
e sentenza dopo 800 testimoni
ascoltati, ieri la giudice Monica
Amicone ha dovuto dichiarare la
sospensione del processo in cui
il presidente (ex Pdl, ora Ncd)
della Provincia di Milano, Guido
Podestà, è imputato per le firme
false che nel 2010 consentirono
la presentazione della lista Formigoni alle elezioni regionali:
stop imposto dalla legge in attesa
che la Cassazione decida sull’istanza di rimessione, cioè di
trasferimento da Milano a Brescia, formulata lunedì da Podestà che asserisce l’«impossibilità
nella sede giudiziaria milanese»
di trovare un giudice che possa
«decidere in maniera serena una
assoluzione o una condanna
senza che la decisione possa apparire all’esterno come una sorta
di sconfessione dell’operato del
procuratore Bruti Liberati o del
procuratore aggiunto Robledo».
E questo perché, a detta dei legali
Gaetano Pecorella e Paolo Veneziani, «l’imperversare delle tensioni interne alla magistratura
milanese» farebbe sì che qualunque verdetto su Podestà «rischierebbe concretamente di essere utilizzato, a seconda dell’esito e delle motivazioni, come
uno strumento per sostenere le
ragioni degli opposti “schieramenti”» Bruti-Robledo al Csm.
È una storia che parte quando
l’1 marzo 2010 la lista Pannella,
con il radicale Lorenzo Lipparini,
denuncia sia alla Procura sia in
sede elettorale le falsità nelle firme a sostegno delle liste Formigoni, che quel pomeriggio vengono escluse dalla commissione
di Corte d’Appello. Il 4 marzo
Formigoni taccia i Radicali di
aver loro manipolato le firme per
Presidente Guido Podestà
poterlo attaccare (e per questo
sarà poi condannato per diffamazione in primo grado). Dopo
24 ore Bruti Liberati chiede l’archiviazione dell’esposto dei Radicali senza entrare nel merito
della falsità o meno delle firme,
ma per il motivo assorbente che
le firme, mancando di autentica,
di fatto è come se non esistessero. Il giorno dopo, però, il Tar
riammette le liste Formigoni, che
stravincerà le elezioni contro il
pd Penati. I Radicali, opponendosi alla richiesta di archiviazio-
Le accuse
L’aggiunto rimprovera
al Procuratore: «Volevi
frenare per paura di
creare problemi al Pdl»
La replica
Il capo dei pubblici
ministeri al Csm spiega:
volevo solo essere
informato sui casi delicati
ne fatta da Bruti e poi accolta dal
gip, depositano una perizia calligrafica che evidenzia come centinaia di firme siano false: è la
«notizia criminis» di un nuovo
fascicolo, che Bruti affida a Robledo. Il quale fa ascoltare tutti i
700 apparenti firmatari che disconoscono la propria firma, e il
28 novembre 2011 indaga Podestà per falso dopo aver il 24 raccolto le accuse mossegli dalla
funzionaria pdl Clotilde Strada.
Ora al Csm Robledo sostiene
che Bruti cercò di frenare l’iscrizione, preoccupandosi che
«questo creasse un problema nel
Pdl» e suggerendo che «in una
situazione delicata fosse prima
necessario fare ulteriori indagini». Robledo in una lettera rimprovera a Bruti: «Infine mi hai testualmente detto che l’iscrizione
avrei dovuto farla “solo quando
te lo dico io”. Ti ho risposto che
in più di 30 anni di magistratura
le iscrizioni le avevo fatte esclusivamente in adempimento all’obbligo di legge. Ho aggiunto
che il lunedì successivo, 28 novembre, avrei comunque proceduto all’iscrizione». E in dicembre, in corridoio, «mi hai chiesto:
“Quell’iscrizione non l’hai poi
fatta, vero?”. Ti ho risposto che
l’avevo fatta e mi hai detto: “Allora non ci siamo capiti”». Bruti,
invece, al Csm spiega di aver solo
preteso, come capo, di essere informato su processi delicati e
contesta a Robledo: «Ho appreso
dell’avvenuta iscrizione di Podestà (...). Hai proceduto a stretto
giro, senza preavvisarmi e adottare la cautela dell’iscrizione con
nome di fantasia, che ti avevo indicato a tutela della segretezza».
Luigi Ferrarella
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Cronache 17
italia: 51575551575557
Gli interrogatori
Gli appunti
Il foglio con l’intestazione
della Camera dei deputati
con i suggerimenti per
Matacena su come
ottenere l’asilo politico dal
Libano. Scajola nega di
averlo scritto di suo pugno
Ecco il papello di Scajola
«I miei consigli a Matacena
per avere l’asilo dal Libano»
REGGIO CALABRIA — A sentire la
sua fedele segretaria, indagata per
gli stessi reati del capo e finita agli
arresti domiciliari, l’ex ministro
Claudio Scajola aveva problemi di
soldi. Al punto che «tempo fa mi ha
fatto fare il conteggio delle spese
mensili, visto che aveva bisogno di
sapere quale fosse il suo bilancio familiare». Con le banche pare avesse
qualche problema. «Lo Scajola ha tre
conti bancari: il primo presso il Banco di Napoli di Montecitorio, il secondo presso la Bnl del Viminale e il
terzo presso la Banca Carige di Imperia. Sono a conoscenza che nell’ultimo periodo avesse difficoltà economiche, tanto da aver sforato i fidi
concessi dalle banche», rivela Chiara
Scacco, quarantatreenne che ha lavorato a lungo al fianco dell’ex responsabile dell’Interno e dello Sviluppo economico, nell’interrogatorio sostenuto mercoledì scorso davanti ai pubblici ministeri di Reggio
Calabria Giuseppe Lombardo e della
Procura nazionale antimafia Francesco Curcio. In quell’incontro la donna ha consegnato anche un memoriale in cui precisa altri aspetti dei
suoi rapporti con Scajola.
Per gli inquirenti la situazione finanziaria di Scajola (rinchiuso dall’8
maggio nel carcere romano di Regina Coeli) è un elemento importante.
Il loro sospetto è che l’ex ministro
abbia allacciato rapporti di tipo non
solo personale, ma anche economico-imprenditoriale, prima con l’ex
deputato condannato per complicità
con la ‘ndrangheta Amedeo Matacena, e poi con sua moglie Chiara Rizzo. Arrivando ad adoperarsi per favorire la latitanza di Matacena, oggi
riparato a Dubai ma che l’ex ministro
della Repubblica italiana intendeva
aiutare a trasferirsi in Libano.
Dai pm
La vedova Biagi:
«Non fu protetto»
Marco Biagi si sentiva in
pericolo, ma non fu protetto
dalle istituzioni. A dirlo ai pm di
Bologna è stata Marina Orlandi,
la vedova del giuslavorista ucciso
nel 2002 dalle Br. Orlandi, sentita
nel massimo riservo nell’ambito
della nuova inchiesta sulla
mancata scorta al professore,
avrebbe detto ai magistrati che il
marito sapeva di essere in
pericolo, che era stato
minacciato, che aveva chiesto la
scorta, ma che, da chi doveva
proteggerlo, arrivò solo silenzio.
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I contatti
con Gemayel
Nell’ufficio di Scajola, subito dopo
l’arresto, gli investigatori della Dia
hanno trovato una lettera in francese
a lui indirizzata, probabilmente dell’ex presidente libanese Gemayel. È
uno scritto in parte già noto, in cui si
può leggere la promessa di «un documento con dati anagrafici affinché egli (Matacena, ndr) possa rimanere nel nostro Paese e condurre una
vita normale, naturalmente sotto la
nostra responsabilità». Ai pm Scajola ha riferito, nelle poche righe di
verbale messe a disposizione delle
parti, che ad attribuire la lettera a
Gemayel fu Vincenzo Speziali: personaggio centrale dell’indagine,
marito di una libanese, intercettato
più volte con l’ex ministro e con la
moglie di Matacena, rimasto a piede
libero. «Ricevuta questa missiva ho
poi predisposto un appunto in cui
indicavo i punti che Speziali mi aveva detto di portare all’attenzione degli avvocati di Matacena per la procedura di asilo», ha detto Scajola nel
suo interrogatorio. Negando che il
manoscritto su carta intestata della
Camera dei deputati — in cui si afferma che l’ex onorevole condannato è vittima di una «persecuzione di
carattere giudiziario per finalità politiche» ed ha problemi di salute —
sia di suo pugno.
riferissero al Matacena quando ho
letto il fax di cui sopra, anche se lo
Scajola a me non lo ha mai detto
chiaramente».
Anche la segretaria Roberta Sacco
si sofferma su Speziali: «Ricordo di
averne sentito parlare quando lo
Scajola era ancora ministro, non ricordo in che epoca ciò è avvenuto»;
almeno quattro anni fa, visto che le
ultime dimissioni di Scajola dal governo risalgono al 2010. Dopo quella
data, invece, la stessa Sacco vide Matacena nell’ufficio dell’ex ministro a
Imperia. Di Speziali dice: «Non lo conosco personalmente, né conosco
l’origine della conoscenza tra lui e
Scajola». Però lo sentiva al telefono,
quando chiamava lui o quando il capo lo faceva chiamare: «Mi aveva fatto annotare i suoi numeri. Qualche
mese fa Scajola era a Roma e mi aveva chiesto di fermarmi in ufficio perché Speziali doveva inviare un fax
importante e dovevo comunicarglielo». Era la lettera di Gemayel. «Ho
dedotto che le operazioni gestite da
Scajola, dalla Rizzo e dallo Speziali si
L’amicizia «Chiese alla collaboratrice romana di seguirla e verificare se incontrava Bellavista Caltagirone»
«Fiori sulla nave, pranzi, pedinamenti»
L’ossessione per lady Matacena
La segretaria dell’ex ministro ai pm: ero in imbarazzo con la moglie
ROMA — Fiori spediti sulle navi dove
trascorreva le vacanze, segretarie e poliziotti della scorta sempre pronti a soddisfare esigenze e richieste, controlli e pedinamenti quando aveva la sensazione
«che ci fosse qualcuno che si prendeva
un po’ cura di lei, come faceva lui». Era
una vera e propria ossessione quella che
Claudio Scajola aveva per Chiara Rizzo,
la moglie di Amedeo Matacena. Le attenzioni quasi maniacali e la gelosia a
tratti morbosa, già svelate dai colloqui
intercettati, vengono adesso confermate
dalla segreteria dell’ex ministro, Roberta Sacco, anche lei arrestata con l’accusa
di aver fatto parte della «rete» che favoriva la latitanza dell’ex parlamentare di
Forza Italia — fuggito a Dubai dopo la
condanna definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa — e
scarcerata per un errore di procedura. È
il verbale di interrogatorio, ma soprattutto il memoriale consegnato dalla
donna ai pubblici ministeri di Reggio
Calabria, a rivelare come Scajola si fosse
messo totalmente a disposizione della
signora Rizzo tanto che la sua collaboratrice confessa che l’ex ministro «mi ha
sempre chiesto riservatezza circa i loro
incontri o contatti, in particolare nei
confronti della sua famiglia» e di avergli
«fatto presente che gli incontri con la
Rizzo di cui ero a conoscenza e complice
mi creavano disagio verso sua moglie
che conosco da anni, ma la mia esternazione non ha prodotto alcun esito».
La crociera e i pranzi
Sacco racconta che negli ultimi due
anni «i contatti tra Scajola e la Rizzo erano periodici, a volte lei veniva in ufficio
per pranzare con lui. Le disposizioni
impartite da Scajola consistevano nell’allestire il pranzo dopodiché potevo
lasciare l’ufficio e tornavo a riordinare
all’orario concordato con l’onorevole
La vicenda
Il provvedimento
L’arresto
dell’ex ministro
dell’Interno
La mattina dell’8 maggio
scorso l’ex ministro
dell’Interno e dello Sviluppo
economico Claudio Scajola
viene arrestato, nell’ambito
dell’inchiesta condotta dalla
Procura di Reggio Calabria.
Il politico è accusato di essersi
prodigato in favore di Amedeo
Matacena, ex parlamentare di
Forza Italia, condannato a
cinque anni per concorso
esterno in associazione
mafiosa e attualmente a Dubai
L’estradizione
La custodia
cautelare
per Chiara Rizzo
La custodia cautelare in carcere
viene disposta pure per
Amedeo Matacena (latitante),
sua moglie Chiara Rizzo
(estradata dalla Francia) e per
Martino Politi, collaboratore
della famiglia Matacena. Agli
arresti domiciliari finiscono la
madre di Matacena, Raffaella
De Carolis, la segretaria Maria
Grazia Fiordalisi, la segretaria
di Scajola Roberta Sacco e
Antonio Chillemi, anche lui
collaboratore dei Matacena
In Italia
Chiara Rizzo, moglie dell’armatore
ed ex parlamentare di Forza Italia
Amedeo Matacena, il 20 maggio
scorso dopo l’atterraggio a Roma
in seguito all’estradizione
dalla Francia.
Rizzo è accusata
di aver favorito la
latitanza del marito insieme all’ex
ministro dell’Interno Claudio
Scajola. Ai dirigenti della Direzione investigativa antimafia ha
precisato però
che è «in via
di separazione»
da Matacena
(Fotogramma)
Le indagini
L’accusa
di associazione
a delinquere
oppure lui mi telefonava per dirmi che
potevo rientrare in ufficio». Ma «dalla
fine della scorsa estate» il rapporto
sembra allentarsi.
Scrive la segretaria: «In corrispondenza di una crociera che la signora Riz-
zo ha effettuato con amici e di cui sono
al corrente perché Scajola mi aveva
chiesto di trovare un modo per far avere
dei fiori sia in nave sia in un hotel dove
faceva scalo, Scajola ha iniziato a parlarmi delle sue preoccupazioni circa l’ami-
❜❜
Soli in ufficio
❜❜
I biglietti per il Festival
Se lei veniva a pranzare in
ufficio, lui mi chiamava
per dirmi quando potevo
rientrare a riordinare
Lui mi chiese di portarle
due biglietti per
Sanremo: era il regalo
per il suo compleanno
cizia con la signora Rizzo, in pratica
pensava che potesse esserci qualcuno
che si prendeva un po’ cura di lei come
faceva lui. Questo è associato al fatto
che dopo la vacanza la signora “sfuggiva” e non riuscivano più a vedersi e a
concordare gli incontri come facevano
prima. Lui era dispiaciuto per questa situazione e tendeva a voler sapere ogni
spostamento di lei per poterne verificare la sincerità».
Pedinamenti e controlli
È in questo momento che la gelosia
sembra avere il sopravvento. Racconta
Sacco: «Ho appreso che in un’occasione
Scajola chiese alla sua segretaria romana, Vincenza Maccarone, di pedinare la
Secondo l’accusa, gli indagati
«prendono parte a una
associazione per delinquere
segreta collegata alla
‘ndrangheta da rapporto di
interrelazione biunivoca al fine
di estendere le potenzialità
operative del sodalizio mafioso
in campo nazionale e
internazionale». Nello specifico,
poi, gli indagati avrebbero fatto
in modo di interferire sulle
funzioni sovrane di altri Stati
per proteggere la latitanza
dell’ex parlamentare Matacena
La riservatezza
dell’ex ministro
Nella sua deposizione Roberta
Sacco indica i nomi di altri collaboratori dell’ex ministro e di persone
cche si occupavano di conti correnti e
««incombenze bancarie». E spiega: «I
m
miei rapporti con Scajola sono semp
pre stati lavorativi, mai confidenziali. Non ho mai frequentato fuori del
lavoro né lui né la sua famiglia... Sono una persona semplice e sportiva,
e ho sempre patito l’importanza della forma che si respira in questi ambienti. La fiducia che Scajola ha nei
miei confronti si basa sul mio senso
del dovere e sulla mia a volte esagerata disponibilità».
Sulle comunicazioni del capo, la
segretaria rivela che «recentemente
ha chiesto di aver installato Skype
tanto sullo smartphone che sul suo
computer portatile che utilizzava in
ufficio». Quanto al proprio ruolo,
Roberta Sacco assicura: «Non ho mai
preso parte ad appuntamenti o incontri con le altre persone interessate all’inchiesta e preciso che in ufficio, da sempre, quando Scajola ha
appuntamenti o telefonate, la sua
stanza è chiusa. È sempre stato molto esigente sulla riservatezza, anche
tra gli ospiti».
Giovanni Bianconi
Carlo Macrì
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Rizzo per verificare se la stessa avesse
un appuntamento con Francesco Bellavista Caltagirone. Ciò è avvenuto dopo
la crociera della Rizzo nel mese di agosto 2013». Non è l’unica volta: la stessa
Sacco viene coinvolta in questi controlli, come lei stessa racconta ai magistrati.
Il 12 febbraio scorso gli investigatori
della Dia pedinano la Rizzo per scoprire
chi sia «l’Orco» di cui Scajola parla in alcune intercettazioni. E la sorprendono
all’aeroporto di Fiumicino in compagnia dell’ingegner Bellavista Caltagirone. Il giorno prima la Rizzo era scesa
dall’aereo privato che doveva portarla a
Roma inventando una scusa con Scajola
e l’ex ministro aveva il sospetto che dovesse incontrare un altro uomo. Per
questo decise di attivare il suo «servizio
segreto» fatto di poliziotti come Michele Quero e segretarie. Sacco lo dice senza esitazioni: «Confermo che Scajola mi
incaricava di verificare gli spostamenti
della Rizzo. In un’occasione attraverso
Quero: ricordo mi disse di verificare se a
bordo dell’aereo vi fosse Bellavista Caltagirone che sospettava intrattenesse
una relazione con la Rizzo. Per questo
motivo mi disse di verificare, tramite altro personale di scorta, la targa della
Porsche Cayenne della Rizzo».
La consegna del regalo
Viaggi da Imperia a Montecarlo oppure a Ventimiglia andata e ritorno, piccole commissioni relative alle auto da
riparare, ricerca di operai per i lavori di
ristrutturazione da effettuare nell’appartamento monegasco: ogni esigenza
della Rizzo veniva soddisfatta da Scajola
incaricando la fidata segretaria di provvedere. Anche quando si trattava di acquistare i regali.
Ricorda Sacco: «Nel mese di febbraio
Scajola mi ha chiesto di raggiungere la
signora Rizzo a Sanremo, presso un
centro medico dove aveva appuntamento con il figlio, per consegnarle un
sacchetto contenente due biglietti per il
Festival di Sanremo che era in corso
quella stessa settimana. Era un presente
di Scajola per il suo compleanno».
Fiorenza Sarzanini
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18 Cronache
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il caso L’attesa per il via libera definitivo sulla scelta della città ligure
Equitalia
Il relitto della Concordia
verso il porto di Genova
E la Toscana insorge
«Maradona,
niente azioni
sui crediti»
Costa e lo smaltimento da 100 milioni di euro
FIRENZE — Che il porto di
Genova avesse vinto la concorrenza (di Piombino soprattutto) per accogliere e demolire il
relitto della Concordia era nell’aria già da qualche giorno.
Adesso, anche se l’ufficialità arriverà tra il 12 e il 16 giugno,
sembra che le decisioni siano
state prese e il 20 luglio, salvo
situazioni meteo avverse, i rimorchiatori trascineranno quel
che resta della nave da crociera
verso il grande porto ligure. «La
soluzione migliore perché Genova ha know how, fondali
adeguati, competenze delle maestranze» ha spiegato ieri il presidente del porto Luigi Merlo.
Il piano di demolizione, un
business da poco meno di cento
milioni di euro, è già pronto da
LIGURIA
Genova
EMILIA
Bologna
ROMAGNA
Firenze
Livorno
TOSCANA
Piombino
Isola
d’Elba
CORSICA
Grosseto
Isola del Giglio
CORRIERE DELLA SERA
tempo e sarà discusso tra il 5 e il
9 giugno in conferenza di servizio alla presenza del capo della
Protezione civile, Franco Gabrielli. «Tutto sarà fatto garantendo il massimo della sicurezza e non ci sarà inquinamento»,
assicurano i tecnici di Titan Micoperi, già protagonisti del raddrizzamento dello scafo. Sembra dunque definitivamente
tramontata l’ipotesi Vanguard,
la nave titanica che avrebbe dovuto caricare il pesantissimo relitto e trasportarlo.
Costa, legali e assicuratori
stanno lavorando all’ultimo
tassello del progetto, ossia la
sottoscrizione del contratto—
che comunque secondo indiscrezioni non dovrebbe presentare problemi insormontabili
— che affiderà ai gruppi San
Giorgio, Mariotti e Saipem, in
collaborazione con l’Autorità
portuale di Genova, il processo
di smantellamento del relitto.
Ma se Genova sorride, la Toscana s’arrabbia. Tre giorni fa
Piombino, che è lo scalo marittimo più vicino al Giglio, aveva
annunciato d’essere pronta ad
accogliere la nave a settembre.
Il governatore della Toscana,
Enrico Rossi, ieri ha manifestato il suo disappunto: «Non modifichiamo di una virgola la nostra posizione: Piombino resta
l’ipotesi più razionale e ragionevole per smaltire il relitto. Attenzione a portare in giro per 4
o 5 giorni questa nave che qualche problema di impatto ambientale lo avrà».
Al Giglio
La Costa
Concordia al
largo dell’Isola
del Giglio,
nel mare della
Toscana (Ap)
Marco Gasperetti
Maradona torna a
dribblare segnando uno
dei suoi gol ma questa
volta non su un campo di
calcio ma nella sua partita
contro il fisco italiano.
Equitalia, ieri, ha reso
noto la sospensione dei
pignoramenti contro terzi
delle somme di cui il pibe
de oro risulta creditore
dando esecuzione a un
provvedimento della
commissione tributaria
provinciale di Napoli. Il
contenzioso tra Maradona
e il fisco si trascina da 20
anni e la commissione ha
deciso di approfondire le
nuove motivazioni
addotte poco tempo fa dal
campione argentino in
attesa di un definitivo
giudizio di merito sul
maxidebito da 39 milioni
di euro di cui 25 milioni
dovuti per interessi di
mora. Cifra che lievita di
3mila euro al giorno.
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La storia «Mi serve solo un prestito»
Il rapinatore di banca
che restituisce a rate
il bottino di 6.500 euro
MILANO — C’è un criminale
che gira per la città. Non pare
pazzo, non dovrebbe esser pericoloso, magari non possiede armi; è un po’ confuso ma, a modo
suo, è anche uno di parola. Per la
verità, a suo dire, non sarebbe
nemmeno un criminale. Un signore italiano di mezza età ha
assaltato una banca con la sola
imposizione verbale. Nella tasca
dei pantaloni c’era la sagoma
d’una pistola, forse semplicemente formata dall’apertura di
due dita: pollice e indice. Comunque, ha urlato ai presenti di
dargli il denaro. L’impiegato ha
eseguito. Il malvivente ha preso
i soldi in cassa. Seimila e cinquecento euro. Con la promessa
che, siccome non era una rapina
ma, testuale, era «un prestito
senza interessi», avrebbe restituito la somma. Giusto il tempo
di rimettersi un attimo in sesto.
Chissà. Avrà perso il lavoro.
Avrà avuto una disgrazia in famiglia. Gli sarà andato male un
carico di droga. Ha un debito
con gli strozzini. «Giuro, ve li restituirò».
Le promesse dei banditi son
peggio di quelle dei marinai.
Non gli hanno creduto. Tempo
una settimana ed è arrivata una
busta, via posta. C’erano cinquecento euro in banconote e
un foglietto con due righe.
«Questa è la prima tranche». Il
direttore dell’istituto di credito
sorride, sbuffa e supplica, in
preciso ordine cronologico:
«Non dica chi siamo... La banca
intendo... Mi lasci in pace... Senta i carabinieri, o i poliziotti, insomma chi indaga». Il colpo e la
restituzione parziale del bottino
risalgono a qualche mese fa. C’è
un fascicolo aperto in Procura.
Ci sta sopra la Questura. C’è una
certa suspense, in quartiere. Per
esempio bisogna vedere quanto
dell’intera somma tornerà indietro; se in altre rate; e se saranno rate mensili oppure annuali.
A Milano i banditi impuniti
sono razza in estinzione. Tra capacità investigative e supporto
tecnologico, proprio non c’è
partita. Dunque prenderanno
anche questo. E riceverà la sua
bella condanna. Ma la caccia potrebbe essere lunga. Il ricercato
è un incensurato e di lui non c’è
traccia nel database delle forze
dell’ordine. Il bandito era parzialmente travisato, raccontano
i dipendenti di un ufficio vicino
i quali, naturalmente, dicono
che, a pensarci, un tipo sospetto
che perlustrava la zona, i giorni
prima, c’era. Come no: il quartiere è uno dei più trafficati di
Milano.
Forse il bandito indossava un
berretto, il bavero alzato. Aveva
una sciarpa al collo fin sulla
bocca. Ci sono telecamere sia all’interno sia all’esterno dell’istituto di credito, posizionato in
una zona non centrale, in prossimità di un semaforo che immette su un lungo viale. Il rapinatore non era in macchina, anche se c’è un largo spiazzo con le
automobili addossate ai platani,
La sorpresa
Al direttore è arrivata
una busta con alcune
banconote e un biglietto:
«È la prima tranche»
le cortecce graffiate dai paraurti.
Avrà usato uno scooter, con la
via di fuga individuata sui marciapiedi. Il marciapiede della
banca è pieno di crepe e ci sono
archetti contro la sosta alle cui
basi hanno dovuto spalmare del
cemento per evitare la caduta.
Del malvivente, a impiegati e
direttore, sono rimasti impressi
il timbro di voce, il tono perentorio, la rapidità delle frasi, come se si fosse preparato la parte,
avesse imparato a memoria cosa
dire, come se volesse chiudere la
storia in fretta. Ma quando ha
avuto in mano i soldi ha cambiato i modi e pure la filosofia di
vita. Ha rallentato, ha attaccato
ad articolar discorsi, con sconfinamenti nella logorrea. Ci teneva a ribadire il concetto: non sono tipo che deruba la gente, non
l’ho mai fatto. Quasi quasi, dall’altra parte, gli stavano per rispondere male: d’accordo, abbiamo capito, ma adesso basta,
per piacere vattene a casa.
Andrea Galli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Cronache 19
italia: 51575551575557
#
Tecnologie La decisione del motore di ricerca dopo la sentenza europea
Google crea il pulsante dell’oblio
Ma come cancellerà i dati?
— ha detto — e il più difficile da
stabilire è quello relativo alla rilevanza dei contenuti visto che
dipende molto dal contesto».
Floridi fa l’esempio di una persona ritratta in giovane età durante una manifestazione politica di estremisti: «Se quell’individuo è diventato un politico, è
chiaro che l’informazione continua a essere importante. Se, al
contrario, è un architetto, il dato
non ha nessun valore».
Il filosofo si dice molto critico
nei confronti della decisione
della Corte di Giustizia europea:
«Abbiamo scaricato la responsabilità di decisioni politiche
sulle spalle di aziende private
commerciali. In Europa è esplosa una contraddizione tra le richieste di una società liberale
che vuole vedersi tutelati i diritti umani e la delega nordamericana alla loro gestione: fornire a
Google il potere di decidere
quali link possono essere rimossi è un grave errore». Per
Floridi, la rivoluzione tecnologica ha reso evidente quanto sia
difficile conciliare diritti così diversi — privacy, conoscenza,
Giallo sui criteri che stabiliranno cosa è privacy e cosa no
D
La sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue
La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito
il 13 maggio che «il gestore di un motore di ricerca
in Rete è responsabile del trattamento effettuato
dei dati personali che appaiono su pagine web
pubblicate da terzi». La causa era stata intentata
nel 2010 da uno spagnolo contro il quotidiano La
Vanguardia, Google Spain e Google Inc per
rivendicare il suo «diritto all’oblio» nei confronti
della rintracciabilità di notizie sulla propria persona
I due diritti: informazione e riservatezza
La sentenza si inserisce nel dibattito su cosa possa
essere considerato di interesse pubblico e quindi
non vada rimosso e che cosa invece sia da
cancellare per tutelare il diritto alla riservatezza
delle persone citate. Ma se ora Google, che gestisce
oltre il 90% delle ricerche in Rete in Europa, non
dovesse dare seguito a una domanda legittima di
rimozione del link, i cittadini europei potranno
rivolgersi sempre alle autorità per ottenere la
soppressione del «risultato sgradito» di una ricerca
Il modulo in Rete di Mountain View
Google ha deciso di pubblicare un modulo sul web
(nella foto in alto) tramite il quale gli utenti europei
potranno chiedere la rimozione dei risultati. Chi è
interessato deve identificarsi con le copie digitali di
un documento (la carta d’identità o la patente),
indicare il link «incriminato» e il motivo, e siglare la
richiesta con la firma elettronica. I moduli saranno
analizzati uno a uno da Google (non da un software).
I tempi di risposta non sono ancora stati resi noti
a ieri i cittadini europei
possono chiedere a Google di rimuovere il link a
un contenuto non gradito che li
riguarda. Basta compilare un
semplice modulo online — fornire le proprie generalità, l’indirizzo della pagina web che si intende rimuovere dal motore di
ricerca, la motivazione e la fotocopia del documento d’identità
— per esercitare il proprio diritto all’oblio, o almeno per provarci.
La decisione di Google arriva
a distanza di due settimane dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Ue che ha stabilito il diritto degli utenti di chiedere ai
motori di ricerca la rimozione di
risultati qualora siano considerati «inadeguati, irrilevanti o
non più rilevanti, o eccessivi in
relazione agli scopi per cui sono
stati pubblicati». Una decisione
accolta con facile entusiasmo
dagli osservatori europei e con
grande scetticismo da Google,
che si è sempre definita non responsabile dei contenuti che
ospita poiché vengono prodotti
da altre testate.
Eppure, proprio l’attribuzione di responsabilità sancita dalla Corte europea ha permesso al
colosso di Mountain View di
trovare la sua personale soluzione al problema, annunciata
con grande enfasi dall’amministratore delegato Larry Page,
che — in un’intervista al Financial Times — ha affermato di
aver sbagliato a sottovalutare il
dibattito sulla privacy in Europa: «Impareremo a essere più
europei», ha dichiarato.
L’azienda valuterà dunque se
i link rimandano a informazioni
obsolete o irrilevanti, o se invece riguardano dati di interesse
pubblico come «frodi finanziarie, negligenza professionale,
condanne penali o problemi legati alla condotta pubblica di
funzionari statali». Chi giudicherà le domande di rimozione
e attraverso quali criteri e parametri resta un mistero: al momento l’unica cosa certa è che in
un solo giorno al quartier generale di Google sono arrivate più
di 14 mila richieste provenienti
da tutta Europa.
È importante sottolineare
che, nel caso in cui la richiesta
venisse accolta, solo il link sparirà dal motore di ricerca, non
l’articolo, che invece continuerà
ad essere ospitato dal sito di riferimento.
Mountain View ha annunciato la nomina di una commissione di esperti — composta, tra gli
altri, dal co-fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, da Peggy
Valcke, docente di legge all’Università di Leuven, e da Luciano
Floridi, professore di filosofia e
etica dell’informazione all’Università di Oxford — con l’obiettivo di stabilire nuove linee guida per tutelare contemporaneamente la privacy dei cittadini e
la libertà di informazione. Raggiunto al telefono dal Corriere
della Sera, Floridi ha confermato che il comitato non si occuperà di stabilire i criteri di rimozione: «I parametri sono opachi
❜❜
Grave errore
È sbagliato
che a scegliere
sia un’azienda
Luciano Floridi, filosofo
Il premio
«Penna d’Oro»
a Paolo Mieli
Va a Paolo Mieli,
presidente di Rcs Libri, il
premio «Penna d’Oro»,
riconoscimento alla
cultura della presidenza
del Consiglio. L’ha deciso
la giuria presieduta da
Luca Lotti, sottosegretario
alla presidenza del
Consiglio, sottolineando
l’attività di Mieli non solo
da giornalista e direttore
di Stampa e Corriere della
Sera, ma come autore di
saggi storici. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ILLUSTRAZIONE DI GUIDO ROSA
di SERENA DANNA
Le tappe
oblio, informazione. In un mondo analogico la difficile convivenza non emergeva, adesso bisogna individuare soluzioni:
«Non si può pensare — continua — di risolvere nuovi problemi con leggi e strumenti che
appartengono a un’altra epoca:
occorre ripensare il quadro di
riferimento teorico e normativo». Ed è qui che il docente intravede un aspetto positivo dell’operazione Google: «Mettendo
insieme personalità e professionalità competenti a ragionare su
questi temi è possibile che si cominci a tracciare una nuova
strada». Nel frattempo, continueremo ad affidare alla discrezionalità ambigua delle aziende
la tutela della nostra privacy.
@serena_danna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso In un primo momento si pensò che la farmacista fosse morta per una tragedia. Poi è stato arrestato un suo amico albergatore
L’uomo accusato dalle parole che cercava su Internet
Poco prima del finto incidente digitava sul computer:
«Sovradosaggio Valium» e «infortunio conducente»
C’è un uomo davanti a un computer
che cerca informazioni su Google. Le
sue mani digitano «sovradosaggio valium». Sono le 15.32 del 3 febbraio
2013, domenica. Quelle stesse dita nei
giorni precedenti avevano chiesto al
motore di ricerca informazioni tipo
«quanti sono gli incidenti stradali in
Italia», oppure «infortunio conducente», o anche «quanto impiegano le assicurazioni a liquidare un decesso da
infortunio».
Quell’uomo si chiama Ivan Zucchelli, ha 48 anni, è un albergatore e
oggi è in carcere. È accusato di aver ucciso, colpendola alla testa con un oggetto mai trovato, la sua amica farmacista Daniela Sabotig, trovata morta in
fondo a una scarpata in Val di Ledro
(Trento) la notte fra il 4 e il 5 febbraio
dell’anno scorso, due giorni dopo le
ricerche di lui sul Valium. Particolare
non secondario: Daniela, che aveva 54
anni, considerava Ivan ben più di un
amico e gli aveva in pratica affidato la
gestione del suo patrimonio. Lui aveva una procura per vendere gli immobili di lei, era il beneficiario della sua
polizza vita, conosceva account e password dei suoi conti in banca e per anni Daniela — uscita da un matrimonio
La vicenda
Il ritrovamento
Una farmacista,
Daniela Sabotig,
54 anni (in alto),
è stata trovata
morta in fondo
a una scarpata
in Val di Ledro
(Trento) la notte
fra il 4 e il 5
febbraio 2013
L’arresto
Ivan Zucchelli,
albergatore di
48 anni, è stato
arrestato ieri
con l’accusa di
omicidio
burrascoso e malata di sclerosi multipla — l’ha considerato l’uomo sul
quale avrebbe potuto contare per
sempre. E invece, dice adesso l’inchiesta della procura di Rovereto, lui puntava soltanto ai soldi e alle case della
farmacista. Questo hanno svelato i
tanti passaggi-chiave delle indagini e
questo conferma adesso la perizia sul
computer di Zucchelli che l’ingegnere
informatico Paolo Reale ha consegnato la settimana scorsa all’avvocato della famiglia Sabotig, Paolo Dal Zilio.
Si scopre che pochi giorni prima
dell’omicidio l’albergatore non soltanto cercava di documentarsi sui
tempi per «liquidare un decesso da infortunio» ma anche sugli effetti del
sovradosaggio di Valium, farmaco che
Daniela prendeva (assieme ad altri)
per via della sua malattia. Perché quella ricerca? Stordire la vittima per renderla meno reattiva faceva parte del
piano? Le risposte che arrivano dall’esame tossicologico spiegano che la
sera prima di morire Daniela aveva
«assunto una dose terapeutica di Diazepam», il principio attivo del valium
(Bdz). E dice inoltre il consulente del
pubblico ministero: «Si può ragionevolmente ritenere che l’urto subito in
fronte, unitamente all’effetto farmacologico determinato dall’assunzione
di Bdz possa avere prodotto una perdita di coscienza». Quanto esattamente ne abbia preso e se in modo consapevole non si saprà mai.
Si conosce invece, a distanza di oltre un anno, la disperazione di Ivan
Zucchelli per la sua situazione finanziaria che prometteva un futuro pieno
di guai. Nella sua casella di posta elettronica, l’ingegner Paolo Reale ha scovato il testo di una email che lui ha
scritto a sua madre il 14 novembre
2012. Agli occhi del pubblico ministero Fabrizio De Angelis, quella email è il
movente. È lui che annaspa per rimanere a galla nel suo mondo fatto di polizze, compravendite, investimenti in
borsa, carte di credito...
È proprio per una difficoltà finanziaria che supplica sua madre: «Ti
scrivo perché desidero che tu capisca
appieno la ragione dell’insistenza con
la quale chiedo da otto mesi a papà e a
te di provvedere alla cancellazione
Nel burrone
La scarpata
della Val
di Ledro
(Trento)
dove
fu ritrovata
la Renault
Kangoo
con a bordo
il cadavere
di Daniela
Sabotig
della fidejussione bancaria accesa sul
conto corrente al Credito Cooperativo
Alto Garda di Torbole (...) perciò ti
chiedo di insistere con papà affinché
si rivolga a... o ad altri entro il prossimo mese poiché oltre non posso
aspettare...».
La consulenza informatica, dopo
aver elencato le credenziali di accesso
dell’indagato sui conti della vittima, si
spinge fino all’ipotesi di una «concreta possibilità che dal computer di Zucchelli possano essere state inviate comunicazioni utilizzando l’identità digitale di Daniela Sabotig, presente e
memorizzata sul sistema anche in assenza della stessa».
Tutto questo mentre lei confidava
nella vicinanza e nell’aiuto di quell’uomo che umanamente la ignorava
al punto da non dirle nemmeno di essersi sposato. «Questa morte ha risolto molti problemi» è stato uno dei
suoi primi commenti dopo l’auto nella
scarpata. Quella notte ha raccontato di
essersi salvato per caso e che lei è
morta dopo aver battuto la testa durante lo schianto. Le indagini dicono
che il colpo alla fronte che l’ha uccisa
non è compatibile con la dinamica
dell’incidente. Chissà se una ricerca su
Google riuscirebbe a dimostrare il
contrario...
Giusi Fasano
@GiusiFasano
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20 Cronache
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il caso Dal 6 all’11 agosto trentamila ragazzi parteciperanno alla «Route nazionale». Tra gli invitati c’è Renzi
Il saluto con tre dita
Scout dell’Agesci e del
Masci (gruppi
cattolici) a un raduno
I denari prodotti
restituiti ai musei
Premi ai grandi?
di STEFANO BUCCI
«M
Gli intellettuali contro il raduno scout
«Rovineranno il parco a San Rossore»
Appello di Settis e Prosperi. La replica: noi curiamo l’ambiente
30.000
Amare la natura
La regola
Ragazzi
Sono gli scout
tra i 17 e i 21 anni
previsti a San
Rossore
‘‘
10.000
ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
L’hanno già ribattezza l’assurda guerra di San Rossore. E
un po’ strampalata è davvero
questa contesa che da un mese
vede come avversari da una parte intellettuali e ambientalisti e
dall’altra gli scout dell’Agesci,
trentamila esploratori cattolici
dai 16 ai 21 anni che tra il 6 e l’11
agosto si ritroveranno per il
grande raduno della Route nazionale 2014 (il terzo in quarant’anni), un evento educativo di
altissimo livello al quale sono
stati invitati anche il Papa e il
premier Matteo Renzi, pure lui
un passato da scout.
Professori ed ecologisti non li
vogliono nel parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli,
un polmone verde di 27 mila ettari che si estende da Pisa sino
alla Versilia e al lago dove Puccini compose i suoi capolavori.
Sostengono, intellettuali ed ecologisti, che quei ragazzi inquineranno e deturperanno l’ambiente e hanno preparato una
petizione, firmata tra gli altri
dall’ex direttore della Scuola
Normale Superiore di Pisa, Salvatore Settis, dal presidente
onorario del Wwf, Fulco Pratesi,
e dallo storico Adriano Prosperi,
professore emerito della Normale.
«Si insedieranno nel parco
con 10 mila tende — scrivono
— un presidio sanitario, due
palchi, un magazzino per i generi alimentari, una segreteria,
1.400 servizi igienici di tipo chimico (220 divisi in sei zone), 80
dei quali nell’area centrale, da
vuotare due volte al giorno tramite autobotti, 750 docce e 750
lavabi con rete di distribuzione
idrica fornita dall’acquedotto
comunale (405 mila litri d’acqua
ogni ora, in agosto!), con scarichi nel bosco, spazi espositivi
coperti per mostre, biblioteca,
cinema, stampa».
Sono così arrabbiati, i «blocca-scout», che dopo la petizione
hanno inviato un appello all’Unesco per fermare l’invasione. Non solo. «Adesso stiamo
preparando una denuncia da inviare all’Ue perché la zona interessata all’evento è compresa in
un sito di interesse comunitario», spiegano i promotori dell’iniziativa. E il professor Prosperi chiede «rispetto per un
parco, non pubblico ma protetto, dove la natura non può essere consumata» e per evitare problemi all’ecosistema molto delicato raccomanda «di spostare
l’iniziativa in zone non invasive
ai limiti dell’oasi già indicata dai
promotori dell’iniziativa».
Il problema è che, secondo i
tecnici del Parco e della Regione
Toscana, gli scout non metteranno neppure un piede nell’area protetta, ma solo in una
zona (circa 70 ettari) alla quale
da sempre l’accesso è libero e
✒
Tende
Saranno piantate in
cinque sottocampi,
ciascuno di seimila
persone
1.400
Servizi igienici
Sono di tipo
chimico: verranno
allestiti sulla
tenuta, oltre a 750
docce e 750 lavabi
177.000
L’Agesci in Italia
Sono 58.000 lupetti
e coccinelle; 59.000
esploratori e guide;
28.000 rover e
scolte; 32.000 capi
dove nei giorni festivi arrivano
migliaia di persone (auto comprese) a fare pic-nic.
«L’impressione è che chi contesta il raduno non abbia letto
con attenzione il piano — spiega il direttore del Parco, Andrea
Gennai — . La zona dove sarà
ospitata la Route si chiama Cotoni, si trova nella parte ovest
della tenuta ed è da sempre
aperta al pubblico. Le attività
sono state concordate con regolamenti e divieti rigidissimi e
dunque non ci sarà alcun attacco alla natura. Infine gli scout
offrono garanzie di profondo rispetto dell’ambiente. Mi sarebbe piaciuto dagli intellettuali un
altro tipo d’appello, contro le discariche e i campi rom abusivi
che affliggono San Rossore e
contro lo sbarco alle spiagge interdette dei natanti soprattutto a
primavera e in estate».
E gli scout che cosa dicono?
Guardano con un certo sconcerto la disputa e continuano a pre-
La Guida e lo Scout
amano e rispettano
la natura». Lo recita
l’articolo numero 6
della legge scout, che ne
comprende in tutto dieci,
il primo dei quali dice
di porre «il loro onore
nel meritare fiducia»;
seguono la lealtà, il rendersi
utili, il senso di amicizia,
la cortesia, l’obbedienza,
il sorriso nelle difficoltà,
la laboriosità e la purezza
dei pensieri. Inoltre, il
fondatore Robert BadenPowell, ha lasciato questo
testamento: «Cercate di
lasciare questo mondo un po’
migliore di quanto non
l’avete trovato». Il suo
monito è sempre stato
interpretato come un invito a
rendere migliore l’ambiente
naturale
parare il super campo, convintissimi nell’organizzazione di
un’iniziativa che vuole avere valore pedagogico e insegnare ai
ragazzi non solo ad amare e rispettare la natura ma anche, se
possibile, a lasciarla più bella di
come l’hanno trovata. «Non siamo turisti e lo scoutismo è
un’educazione di vita — spiega
Elena Bonetti, incaricata nazionale Branca Rover e Scolte dell’Agesci e nella vita docente universitaria alla facoltà d’Ingegne-
Fideiussione
Gli organizzatori: «Ci
impegniamo con il nostro
onore e con fideiussione
firmata in caso di danni»
ria di Pavia —. Noi ci prendiamo
cura della natura, non la consumiamo ma la preserviamo e faremo così anche a San Rossore.
Lasceremo il Parco intatto. Ci
impegniamo con il nostro onore
e con una fideiussione firmata
in caso di danni assolutamente
improbabili. La Route è
un’esperienza straordinaria per
tanti ragazzi. E così dev’essere».
Marco Gasperetti
[email protected]
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i pare un’ottima
decisione»: questo il
commento, uno dei primissimi,
della soprintendente al Polo
Museale fiorentino Cristina
Acidini alla lettera che il
ministro dei Beni culturali
Dario Franceschini, ha inviato
ieri ai direttori di musei e siti
archeologici statali. Una lettera
con la quale annunciava che
«le entrate di musei e siti
archeologici saranno
riassegnate integralmente alle
strutture che le hanno
prodotte» (dal 2014 era stato
deciso che «tutti gli introiti
generati derivati a qualsiasi
titolo dalla gestione degli
istituti di cultura statali»
fossero appunto «riassegnati
al bilancio del ministero»). Un
primo passo, lo definisce
Franceschini, (oltretutto
previsto in tempi strettissimi)
senza dubbio importante «per
responsabilizzare i direttori e
premiare le gestioni virtuose» .
Che poi sono quelle dei grandi
numeri di biglietti, delle mostre
di successo, dei bookshop ricchi
e ben forniti: i musei del Polo
Fiorentino (Uffizi, Accademia,
ecc) tanto per fare un esempio
eccellente, nell’anno che si è
chiuso hanno battuto tutti i
record di ingressi, dal 2004 a
oggi, raggiungendo quota
5.329.422 visitatori, con un
aumento rispetto al 2012 di
276.705 visitatori, pari al
5.48%. Certo, dunque, questo
riconoscimento premia «il
buon governo dell’arte e della
cultura, motivando direttori e
funzionari». Ma dallo stesso
commento della
soprintendente al Polo
Museale fiorentino nasce il
possibile dubbio: che facendo
ritornare i soldi da dove sono
venuti in qualche modo non si
sia dato spazio
all’investimento in piccole
strutture museali, magari
decentrate, magari ancora da
scoprire, magari nuovissime.
Magari sarebbe bello pensare
che, una parte di quegli stessi
grandi introiti, possano essere
ridistribuiti dallo stesso
ministero (ma con l’assenso
naturale dei grandi musei),
anche a quelle piccole strutture
virtuose. Un auspicio per tutti.
Piccoli e grandi.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Cronache 21
italia: 51575551575557
Il progetto L’idea del direttore artistico Balich
«L’albero della vita»
accoglierà i turisti
nel padiglione Italia
qui, a 11 mesi dall’evento. E’ una corsa, ma sono confortato dal fatto che
sui lavori, che sono la preoccupazione di tutti, abbiamo ritrovato la rotta».
Dal primo maggio 2015 Expo approfondirà il tema «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» e nell’arco di
sei mesi, all’«ombra» dell’albero, nel
Padiglione Italia si svolgeranno
2.000 eventi. «Il Palazzo Italia avrà le
caratteristiche di una foresta ramificata — ha spiegato Diana Bracco,
commissario generale del Padiglione
Italia oltre che presidente di Expo
2015 Spa — che si avvicina al nostro
albero della vita e porta i segni dell’eccellenza italiana. Ma l’elemento
cardine del padiglione sarà il Vivaio,
un luogo dedicato al talento delle
nuove generazioni. Vogliamo portare
circa 2 milioni di ragazzi delle scuole».
Le energie della squadra Expo si
sono concentrate nell’ideazione di
un padiglione capace di «veicolare
messaggi semplici ed emozionanti».
Il direttore artistico prescelto per raccontare l’identità dell’Italia è Marco
Balich, che ha firmato anche le Olimpiadi di Torino. E’ stato lui, ieri, a illustrare il percorso che faranno i visitatori lungo il «Cardo», un viale pavimentato largo 35 metri e lungo 325
che ospiterà diverse attività che vo-
Ferro, acciaio e giochi di luce alti 35 metri
Simbolo
L’Albero della
vita, simbolo
dell’identità
italiana, è una
delle opere più
rappresentative
di Expo 2015. È
stato ideato da
Marco Balich,
direttore artistico
del Padiglione
Italia, che ha
firmato anche la
cerimonia di
chiusura delle
Olimpiadi di Sochi
Gioco di luci
Attorno
al laghetto
e all’Albero
della vita
prenderanno
forma
diversi
eventi. L’alberotorre si
trasformerà con
il passare delle
ore: gli effetti
saranno creati
attraverso
un gioco di luci
architettonico
MILANO — Al commissario unico
di Expo Giuseppe Sala piacerebbe
forse fare ricorso al milanesissimo
ciumbia! di cui si è un po’ persa la
memoria, come espressione di meraviglia; ed è questo che Expo 2015 Spa
intende ottenere dal percorso espositivo del Padiglione Italia presentato
ieri mattina alla Triennale, una serie
di iniziative ispirate al tema «Vivaio
Italia» che vuole far crescere i giovani
attirandoli a Milano. L’evento di ieri è
stata anche l’occasione per presentare l’icona scelta per l’Esposizione,
che svetterà appena fuori dall’edificio espositivo: una struttura alta 35
metri in legno e acciaio che rappresenta l’Albero della vita progettato
dal direttore artistico Marco Balich,
un albero «che raccoglie i nostri semi
migliori e li porta in alto, per offrirli
al mondo. Da parte mia cerco di dare
l’effetto meraviglia», è appunto il
motto ribadito da Balich alla presidente Diana Bracco.
Davanti al prefetto, agli ambasciatori e ai consoli, ai commissari degli
altri Paesi, ai rappresentanti delle
L’ideatore
«È un simbolo del nostro
paese che raccoglie i semi
migliori , li porta in alto e li
offre al mondo»
I rami e la struttura
L’Albero della vita progettato da Balich è una struttura interattiva alta 35 metri che
sorgerà al centro del laghetto. I «rami» formeranno un ombrello del diametro di 45
metri. La parte interna sarà in acciao, quella esterna in legno lamellare
✒
Se le ragazzine fumano per restare magre
di LUCA ANGELINI
C’
erano una volta quelli che fumavano per sentirsi
grandi. Adesso ci sono quelle che fumano per sentirsi
magre. Il guaio è che «quelle» sono sempre di più e sempre
più giovani. «Aumentano le ragazze attratte dall’effetto
anoressizzante delle sigarette: fumano per ridurre
l’appetito e non mangiare — spiega la dottoressa Maria
Cristina De Leonardis, responsabile del centro Antifumo
degli Spedali Civili di Brescia —. Io tengo anche lezioni in
un liceo i cui studenti sono in gran parte femmine. Spiego
loro tutti i danni, anche estetici, del fumo: i guasti alla
pelle, l’ingiallimento di denti e dita, i danni alle mucose,
per non dire dei problemi in vista di una gravidanza. Ma
non c’è niente da fare, per molte adolescenti la linea è la
cosa più importante. Forse bisognerebbe intervenire già
nelle scuole elementari e medie». Forse sì, perché secondo
l’indagine 2014 commissionata dall’Istituto Superiore di
Sanità a Doxa e Istituto Mario Negri e resa nota alla
vigilia della Giornata mondiale anti tabacco di oggi, il
13,2% dei fumatori ha iniziato prima dei 15 anni. E, alla
faccia dei divieti, adolescenti e ragazzi «tirano» sempre di
più: nella fascia 15-24 anni, quelli che si accendono meno
di 15 sigarette al giorno sono scesi, nell’ultimo anno,
dall’81 al 67,8 per cento. E spesso, per risparmiare,
comprano, o si fanno comprare da un amico maggiorenne,
cartine e tabacco (tra i consumatori di sigarette «fai da
te», quelli tra i 15 e i 20 anni sono il 34,3%). Resta il fatto
che sono soprattutto le donne a trascinare i consumi. Per
la prima volta dopo cinque anni, dice l’indagine Doxa-Iss,
nel 2014 la percentuale di fumatrici in Italia è tornata a
salire, dal 15,3% del 2013 al 18,9% (gli uomini sono invece
scesi dal 26,2 al 25,4%). Che le sigarette facciano
dimagrire le donne è da dimostrare. Che le donne
ingrassino i profitti di chi fa sigarette è una certezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
istituzioni (Comune, Regione, Camera di Commercio) e dei main partner (da Gewiss a Italcementi, da Lavazza, Martini, S.Pellegrino al Birrificio Angelo Poretti e a Peck), l’ad Gius e p p e S a l a h a a cca n to n a to l e
citazioni colte scandite dai precedenti relatori per attingere al dialetto
meneghino e sottolineare che «Milan dis, Milan fa». E Milano è pronta
a realizzare il grande evento che sarà
un volano economico per tutto il Paese e di cui il Padiglione Italia sarà
uno dei punti di forza. L’obiettivo dichiarato, come si sa, è portare all’Expo 20 milioni di visitatori.
«Dobbiamo avere sempre in testa
questa straordinaria capacità di dire
e saper fare — ha ricordato Sala —.
Era il 26 ottobre 2006 quando il governo italiano ufficializzò la candidatura della città all’Expo 2015. Sono
passati 8 anni e 5 governi, quindi anche 5 occasioni per dire “lasciamo
perdere”, il rischio c’è anche stato.
Invece eccoci qui con 147 Paesi che ci
hanno dato fiducia. Avremmo potuto
certamente fare meglio, ma siamo
gliono rappresentare la varietà e la
ricchezza dell’Italia e dove sarà possibile approfondire la relazione tra
cibo, alimentazione, salute e benessere. I tre piani del palazzo offriranno
invece un percorso emozionale a cui
contribuirà anche la presenza di opere d’arte come la «Vucciria» di Renato
Guttuso. Al primo piano sarà ospitata la mostra di manichini interattivi
che racconteranno di uomini e donne distintisi nel rendere l’Italia ricca e
produttiva. Il secondo piano sarà dedicato alla potenza della bellezza; si
passerà da una stanza con rumori,
fumo e altri elementi di stress (per
simboleggiare che se il mercato cresce senza limiti porta a disastri) a
un’altra dedicata alla bellezza dei paesaggi naturali moltiplicati da un sistema di specchi, agli edifici d’Italia.
Al terzo piano si snoderà una mostra
del design italiano per poi salire sulla
terrazza ristorante.
Appena fuori risplenderà il laghetto con l’Albero della vita, metafora delle radici solide della storia
dell’Italia, ma anche dei giovani rami
che crescono. Attorno ad esso prenderanno forma gli eventi, mentre
l’albero si trasformerà con il passare
delle ore, creando un suggestivo
show interattivo di luci e di colori.
Rossella Verga
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Tempiliberi
Viaggi
Benessere
Moda
Food
Scatti on line
Fonte: ZZub
Un po' gioco un po' moda (per il 4 e 5% delle persone) il selfie nasce
per essere condiviso. Dopo lo scatto uomini e donne postano i loro
selfie una volta la settimana (29%) ma anche più volte (52%)...
Ma perché ci si scatta un selfie?
52% 56%
Uomini
Donne
Design
4% 4%
15% 11%
Riguardarmi
Vanità
Tecnologia
Ricordo
Famiglia
Scenari «Le meraviglie» di Alice Rohrwacher ci ha riportati alla fatica della terra, che convive con la chiavetta Usb per collegarsi al Web
di ALESSANDRO CANNAVO’
ILLUSTRAZIONE DI LORENZO PETRANTONI
R
oberta ha deciso:
farà alleanza con
due asine e una
mula. Aveva messo una buona dose di ironia in un
libro scritto qualche anno fa, «Vad o a v i ve re i n
campagna» (Terre di mezzo), entusiasmi e (dis)avventure
picaresche di una ragazza cittadina alle prese
con un radicale cambio di vita. Ma stavolta
dal suo casolare sperduto tra le colline dell’Alta Langa («Paroldo, 200 anime, è a due
chilometri di distanza, di cui 1,8 di strada
sterrata») Roberta Ferraris parla sul serio.
«Nei piccoli campi collinari come il mio, il
trattore dopo aver dissodato compatta troppo il terreno. Così ho pensato di tornare alla
trazione animale, con l’ausilio di attrezzi
prodotti in Francia e creati per le donne africane...». Esperimento da verificare. Ma dopo
essere rimasta sola, Roberta non riusciva più
a star dietro alle 30 capre con le quali produceva formaggio. Ora coltiva profumatissime
pesche da vigna molto richieste dal mercato
locale e si ingegna ad attivare nuove fonti di
reddito. «Le asine e la mula mi aiuteranno
anche quando faccio l’accompagnatrice naturalistica, altra mia attività, quella che mi
permette di elevarmi dalla pura sopravvivenza. Percorsi someggiati fra le aziende
agricole, loro porteranno gli zaini e le merende. Siamo tutte femmine, la gestione dell’animale maschio è più complicata...».
Dimentichiamoci gli scenari patinati delle aziende vinicole amate dalla stampa internazionale, gli agriturismi con verde addomesticato da ammirare a bordo piscina. «Le
meraviglie», il film di Alice Rohrwacher premiato a Cannes, ci riporta alla campagna vera, dura e senza sconti, con l’aia disordinata,
gli animali scorrazzanti, i casolari dai muri
scrostati e gli interni disadorni, gli agricoltori abbigliati alla bell’ e meglio: Alba Rohrwacher nelle afose giornate estive raccoglie i
pomodori in reggiseno. La campagna dei
nostri nonni e bisnonni, nell’Italia 2.0 resta
fatica fisica e letame attaccato agli stivaloni.
Ma convive con la chiavetta per collegarsi al
web e studiare i business plan.
Sfiniti e felici della loro scelta. Dopo 14
ore sotto il sole con il badile a girare tra gli
argini delle risaie, per Alice Cerutti prendersi
un aperitivo in compagnia di un barbagianni, godendosi un tramonto sui campi, è la
migliore risposta agli amici urbanizzati degli
happy hour, quelli del «ma-chi-te-l’ha-fatto-fare?». E dire che Alice viene da un’esperienza nel marketing, un anno passato a
New York, tailleur gessato e riunioni in grattacieli di vetro. Ma una risaia di famiglia affidata a terzi situata a Crova, nel Vercellese, le
ha provocato la giravolta esistenziale. «Con
l’aiuto delle associazioni di categoria ho capito che qui c’erano opportunità di sviluppo:
prima dei tramonti mi ha conquistata la concretezza della mia sfida. Anche se sono sempre in allerta per un mercato pieno di incertezze». Sveglia alle 5, colazione e subito sul
trattore o sugli argini. «Vede, quello che conta è avere molta stima». Di se stessi? «Anche,
ma prima di tutto stima dell’acqua. Deve coprire il terreno ma senza esagerare, solo così
le piantine eradicano. E poi i canali irrigui:
occorre mantenerli sempre pulitissimi...».
Sola tutto il giorno («il mio compagno, chimico, si fa 120 km per andare a lavorare a Torino») ma con un forte senso di comunità.
«Amiamo organizzare grigliate con chi vive
nelle cascine circostanti. Tanti bambini,
chiacchiere e musica. In queste strutture una
volta abitavano fino a 500 persone...».
«L’aspetto impagabile del lavoro in campagna è che non puoi accelerare piu di tanto:
ti devi adeguare ai ritmi della natura», spiega Giorgio Camparada, 70 ettari di soia,
mais, frumento, barbabietole nel Cremonese. E poi il meteo: «Siamo tutti collegati a 4-5
Il fenomeno
Chi decide
di lasciare la città
«Una scelta dettata
dalla crisi? Chi sceglie
un’attività così pesante,
lo fa in modo
consapevole, con
un’ottica
imprenditoriale», spiega
Roberto Henke, di Inea,
l’Istituto nazionale di
economia agraria. Le
iscrizioni alle facoltà di
agraria in 5 anni sono
cresciute del 45% e 68
mila under 30 tra il
2000 e il 2013 hanno
sfruttato stanziamenti
comunitari
per politiche rurali.
In campagna?
La bella (dura) vita
app ma resta che l’anno scorso ho seminato
a giugno perché pioveva sempre e questo
sballa tutto il ciclo rispetto alle esigenze del
mercato». Camparada decise dopo l’università di recuperare una casa dei nonni, da
tempo abbandonata. «Il benvenuto me lo
diedero i topi, poi scoprii che nelle tecniche
di coltivazione ad Agraria erano arretrati rispetto agli agricoltori. Mi hanno aiutato tutti
e la gioia di un invito a pranzo dai pastori che
hanno ucciso l’agnello è sincera. Ma se ho
voglia di un teatro o di un concerto, prendo
la macchina e vado a Milano».
Resta nei nuovi contadini quell’etica italica che Virgilio espresse nelle Georgiche: il lavoro dell’uomo agricolo come palestra di
virtù. Ne è convinto Stefano Zorzetti, 15 anni
durissimi a Montebogo, nella selvaggia val
L’alleanza di
Roberta con due
asine e una mula,
le pecore e i lupi
di Stefano
Storie di «sfiniti
e contenti»
Single
di Antonella Baccaro
Il coraggio
di lasciare
La lezione
della manager
S
e siete donne (single o meno) e nutrite
sensi di colpa lancinanti perché il
lavoro vi ha divorato la vita e fare un
passo indietro ora, che siete in sella,
sarebbe segno di 1) debolezza; 2) mancanza
di strategia; 3) stupidità, leggetevi quello
che Antonella Mansi, 40 anni, presidente
della Fondazione Mps, ha detto al Corriere,
intervistata da Fabrizio Massaro. Lasciando
l’incarico dopo aver portato a termine un
risanamento difficile, realizzato contro
molti, Mansi, che oggi potrebbe aspirare a
tutto, rivendica di voler tornare alla sua
azienda e alla sua vita: «Anche la mente
deve pensare, e non lavorare e basta».
Chapeau. Il lavoro inteso come una corsa
incontro al successo che non ammette
pause e consente ogni genere di colpi bassi
è un modello maschile cui le donne hanno
Luretta del Piacentino, condivisi con suo fratello in una dimensione familiare: entrambi
sposati, hanno tre figli ciascuno, dagli undici anni ai sei mesi. Centodieci ettari tra bosco
e seminativo per i pascoli, mucche all’ingrasso e al macello, asini, pecore, cavalli, api
per il miele, la gestione della didattica sul
campo per alunni dei paesi circostanti e universitari, un agriturismo con 22 camere e un
ristorante. Tutto da soli, ogni giorno che Dio
manda in terra. Ma Stefano lo ritiene «un vero paradiso terrestre» e non si pente di aver
dato ai figli questa vita. «Vedo che hanno una
capacità di affrontare le difficoltà ben più
sviluppata dei loro cuginetti cittadini. E il
rapporto diretto con l’animale li pone in modo più sereno anche di fronte alla morte».
Dopo tanti anni sono tornati anche i lupi. E
dovuto adeguarsi, rinunciando comunque a
qualcosa. Volevano la carriera? Allora la
famiglia doveva passare in second’ordine.
Preferivano la famiglia? Allora, addio sogni
di gloria. Chi non si adegua a questo
modello è uno strano, uno che «chissà cosa
sta cercando nella vita». Mansi dà la sua
risposta: nella vita si può cercare la vita. Che
per una donna della sua età al momento
non sposata e senza figli, può voler dire un
lavoro a misura umana in cui si può
considerare anche l’idea di avere una
famiglia senza dover scegliere. È debolezza
questa? Io la chiamerei ambizione. Perché
se per un attimo mettiamo da parte il
modello che ci hanno insegnato a
considerare unico, in cui ciò che vale è il
risultato, misurabile in denaro e potere, è
possibile allora immaginare che il massimo
pazienza se gli hanno sbranato alcune pecore. «È apparso persino il rarissimo avvoltoio
capovaccaio che ha ripulito le carcasse!».
Non ha dubbi: «Qui devi essere un imprenditore a 360 gradi. Con molta fantasia: mai la
monocultura, puntare a prodotti di nicchia,
vendere direttamente al consumatore».
«Io scoraggio chi mi scrive esprimendo la
voglia di andare a lavorare in campagna —
riprende Ferraris —. Spesso è dettata dallo
stress. E invece bisogna contare bene i soldi
da investire, passare un periodo di prova in
un’azienda per capire se stare tra gli animali
pieni di mosche non sia solo sofferenza. E
soprattutto avere un fisico bestiale... Ma io
non tornerei indietro per nulla al mondo.
Chiaro, no?».
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della soddisfazione nella vita possa stare
altrove. E qualsiasi donna forse potrebbe
aggiungere che, senza nulla togliere al
denaro e al potere, la massima aspirazione
nella vita dovrebbe essere vivere. Dunque
non mettere tutto il proprio tempo a
disposizione della propria ambizione ma
mettere tutta la propria ambizione a
disposizione del proprio tempo. «Anche la
mente deve pensare» dice Mansi
richiamando una delle funzioni più
squisitamente umane dell’essere.
Se dunque, signore che vi state rigirando
meditabonde su una poltrona di pelle
desiderando di essere altrove, vi pungesse
vaghezza di preferire la vita, seguite il
vostro istinto, scappate prima che questo
taccia per sempre.
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24 Tempi liberi
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Moda I protagonisti
Abiti & accessori
Da Firenze a San Paolo
San Paolo Gucci sbarca
nel Paese portando i suoi
pezzi più preziosi. La
toccata e fuga di Pinault.
L’ad Patrizio di Marco:
«Meno logo, più artigianato,
la strada è questa»
Anni Settanta
Anni Trenta
Borsa Jackie
in tessuto motivo
delfini multicolore
Valigia
in pergamena
bianca e pelle
marrone
Anni Cinquanta
Mecenatismo
Tutto Canova
in un’unica
galleria
di Venezia
Riportare allo splendore
originario le sculture di
Canova e riunirle in
un’unica galleria. Affacciata
su piazza San Marco. È il
progetto «Sublime
Canova», presentato l’altro
giorno al Grand Hotel et de
Milan di Milano, nato per
recuperare, valorizzare e
rilanciare la sezione
dedicata ad Antonio
Canova nel museo Correr di
Venezia (nella foto sopra la
«Venere Italica»). Montblanc
— per celebrare la recente
apertura della boutique di
Venezia — ha deciso di
sostenere la Venice
International Foundation e il
restauro e la revisione
conservativa delle singole
opere del Canova. Obiettivo
finale: il riallestimento
all’interno di quattro nuove
sale dedicate e restaurate a
loro volta. Il patrimonio del
Canova verrà così esposto
in modalità rinnovate, con
opere, disegni, bozzetti e
modelli riuniti secondo un
ordinamento cronologico
che illustrerà il processo
creativo ed esecutivo. Nel
Salone da Ballo verranno
esposte le sculture più
grandi (Apollo e Dafne,
Perseo, Dedalo e Icaro) e le
altre opere saranno
suddivise tra la Galleria
Napoleonica e altre due
sale. Il riallestimento
coinvolgerà anche il
«mobile Canova», l’altare
fatto realizzare dal
mercante veneziano
Domenico Zoppetti.
«Sublime Canova»
rappresenta la prima tappa
del progetto «Grande
Correr» che porterà alla
ristrutturazione completa
del museo sotto l’aspetto
espositivo e architettonico.
Montblanc supporta l’arte e
la cultura da oltre un
ventennio attraverso la
Montblanc Cultural
Foundation, nata nel 1992
con lo scopo di promuovere
attività culturali sia a livello
nazionale che
internazionale.
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Borsa in tessuto
motivo Rinascimento
multicolore
S
ono giovani e belle e avvenenti e curiose. Hanno stile e
scelgono gli oggetti più pregiati. Insomma le clienti perfette. Perché non corteggiarle meglio, allora? Così ha fatto Gucci che è sbarcato in
Brasile, alla grande, forte del
ragionamento su di una fotografia sociale e un riscontro economico non da poco: una crescita del
50 per cento in Sud America e del doppio solo
a San Paolo e dintorni negli ultimi cinque anni. «Certo un mercato piccolo, specie se paragonato ad altri, per esempio a quello americano. Ma è nostra politica non tralasciare nessuna potenzialità perché alla fine sommando
tutte le realtà si fanno le grandi cifre», spiega
Patrizio di Marco, l’amministratore delegato e
presidente di Gucci, entusiasta della settimana brasilera: inaugurazione, festa, mostra, lezione agli studenti e attività benefica. Frida
Giannini, la stilista, è ancora più meravigliata
— se mai fosse possibile — delle persone incontrate in questi giorni fra San Paolo, appunto, e Rio de Janeiro. Racconta di aver sentito
nell’aria la passione per tutto quello che ha
una storia da raccontare: «Apprezzano e desiderano il pregio, esibiscono ma con stile. Detto questo non che non mi sia resa conto che
dietro i grattacieli ci sono le favelas e che ogni
giorno ci sono categorie che scendono in
piazza per protestare. Per questo ho voluto esserci anche con le iniziative benefiche di Chime for Change. Il nostro mondo non è solo
una borsa di coccodrillo e abbiamo una responsabilità sociale che non si può ignorare».
Carlos Jereissati Filho, il partner locale con
il quale Gucci è entrato direttamente sul mercato (cinque negozi in altrettanti mall), ha dato il benvenuto con un festa privata e selezionatissima in uno spazio di cristallo immerso
nel verde di un giardino «amazzonico». Le
donne di cui sopra (giovani e belle e «bioniche» perché qui regna sovrano il dio dell’estetica) in lungo e ingioiellate, con i mariti in
smoking ad applaudire l’esibizione di Gal Costa, cantante fra le più amate, una Mina brasiliana, in grado di sciogliere cuore e bacino di
tutti gli ospiti. Ha apprezzato anche mister
Francois Henry Pinault (patron di Kering,
gruppo proprietario del marchio) arrivato nel
pomeriggio solo per la cena e ripartito subito
dopo con aereo privato meta Firenze dove lo
aspettava per festeggiare il suo compleanno la
moglie Salma Hayek, in Italia per girare un
film. Ma questa è un’altra storia.
Piuttosto, la presenza del boss ha messo a
tacere le voci di possibili cambi di guardia
nella direzione artistica: «Non sarebbe certo
venuto in 24 ore di qua e di là dell’Oceano per
una cena — risponde rilassato di Marco —.
Ma chiunque ha messo in giro certe voci e fatto certi nomi (l’ultimo quello di Riccardi Tisci
ndr) non si è reso conto che per guidare una
Abito da sera in georgette
di seta bordeaux con
cristalli rossi collezione
Gucci Première, creato
per Salma Hayek-Pinault
e indossato al festival
di Cannes del 2010
(Getty Images)
James
Franco
Abito da sera
in chiffon rosa
pallido con
paillettes argento
collezione Gucci
Première, creato
per il suo red
carpet a Cannes
nel 2010
(Getty Images)
Salma
Hayek
Naomi
Watts
Smoking da uomo collezione
Made to Measure creato
per la partecipazione dell’attore
agli Academy Awards del 2011
(Getty/Gucci)
Lusso verdeoro
Made in Italy,
test in Brasile
Frida Giannini:
«Mia figlia mi ha
cambiata, sono
meno rockettara»
Frida Giannini, direttore creativo
di Gucci, in abito argento,
con Carlos Jereissati Filho,
partner di Gucci nell’avventura
brasiliana
macchina da guerra come Gucci ci vogliono
persone che conoscono ogni dettaglio del
processo produttivo e nel popolo degli stilisti ce ne sono veramente poche: Frida è
una di queste».
Il giorno dopo tutti al JK Iguatemi Mall per
l’inaugurazione del negozio Gucci: la sicurezza è una delle note stonate (con povertà, disoccupazione e istruzione) di questo paese e
nessuno se la sente più di aprire boutique su
strada. Lo shopping di lusso è solo nei centri
commerciali. Per l’occasione la griffe ha portato «Forever Now», l’essenza del museo
Gucci di Firenze, per la prima volta fuori dalla
Fenomeni Magliette, orologi, accessori: dalla t-shirt venduta a 450 euro al braccialetto da 10 tutto per gli appassionati
I gadget del Mondiale, l’estate ha due colori (anzi tre)
di MATTEO PERSIVALE
Gadget
1) La capsule di
Happiness; 2) Bracciale in macramé di
Cruciani; 3) Il Bulgari
Octo Bi-Rétro Brazil; 4) La scarpa nei
tre colori della bandiera italiana di
Santoni; 5) Valigia
verdeoro Samsonite
Q
uello di giallo e verde non è
un abbinamento generalmente molto diffuso nel
mondo della moda ma il
mondiale di calcio (dal 12 giugno al
13 luglio) in Brasile sta per far
emergere proprio l’estate del verdeoro. Uomo, donna, bambino: camicie, polo, magliette, gonne, accessori come i braccialetti. Le fasce di
prezzo? Si va dal lusso come la tshirt dei mondiali creata da Donatella Versace — la Medusa, il pallone da calcio, i fiori tropicali, il verde
e l’oro, l’ombra degli omini che calciano: «Versace Loves Brazil», 450
euro — fino alla moda pop del
braccialetto Cruciani in pizzo macram verdeoro «Estrelas do Brasil»
(10 euro). Tra questi due estremi
una gamma varia (anche se non va-
3
1
5
4
2
riopinta: quasi sempre di giallo e
verde si tratta) ci sono idee bizzarre
come i Lederhosen tedeschi con i
colori della nazionale brasiliana, e
per l’occasione una capsule collection l’ha fatta pure la Pepsi. Che, oltre ai soft drink, ora fa giacche (in
collaborazione con Original Penguin), berretti (con Gents) e scarpe
(con Del Toro): in vendita in punti
mirati come Bloomingdale’s negli
Stati Uniti, Colette a Parigi e Liberty
a Londra.
Ma l’azienda di abbigliamento
che guadagnerà di più grazie alla
coppa del mondo di calcio? Difficile
battere la Adidas. Il gigante tedesco
dell’abbigliamento sportivo secondo le previsioni incasserà 2 miliardi
di euro: è il «leading sponsor» della
manifestazione, veste 9 squadre su
32, e firma il pallone ufficiale.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Tempi liberi 25
italia: 51575551575557
Moda democratica Beraldo, amministratore di Ovs: sul podio, dietro H&M e Zara
Un «chiodo» da 60 euro
e il computer in camerino
La terrazza con vista
sui grattacieli di San Paolo
in cui si è svolta la cena
di gala per l’inaugurazione
dei nuovi spazi brasiliani
della griffe fiorentina (sopra).
Frida Giannini al museo
d’arte contemporanea
Mar di Rio de Janeiro
nell’incontro con gli studenti
in cui ha annunciato
tre nuovi progetti di Chime
for Change a sostegno
delle donne e del diritto
allo studio (foto a sinistra)
Immagini della mostra
di pezzi iconici e abiti
delle star allestita
da Gucci in Brasile
Jessica
Alba
Abito da sera in seta
lilla pallido ricamato
con cristalli collezione
Gucci Première, creato
per la partecipazione
dell’attrice ai Golden
Globes di Los Angeles
del 2012 (Getty Images)
olo
San Pa
sua sede
«naturale». I pezzi
iconici (la
bamboo bag
ma anche la Jackie
O e la valigeria e la
stampa Flora) riassunti in
un percorso dalla nascita
(1921) e sino alle collezioni di oggi.
Oggetti e video installazioni e foto che hanno
lasciato meravigliati i visitatori come le immagini delle mani che curvano i manici di
bamboo! Un flash anche su «The Director» il
film-documentario sul lavoro di Frida Giannini e che a settembre uscirà per Feltrinelli.
«Rivedermi mi fa sempre un certo effetto —
commenta la stilista — perché poi è legato a
momenti particolari della mia vita, difficili o
meravigliosi: dalla malattia alla nascita di
mia figlia Greta (avuta dal compagno Patrizio
di Marco ndr) che è stata una sorprendente
iniezione di potenza ed energia». Percorsi che
cambiano dentro e fuori, perché indubbiamente qualcosa è successo anche nella sua
moda: «Sì, forse sono meno rockettara! Ho
sentito l’esigenza, dopo dieci anni e forte di
esperienza e sicurezza, di arrivare a una sinte-
si e uno stile più essenziale, fondato sui credo
di Gucci come la pelle o la bamboo bag». Meno logo e più artigianato: «È stato il nostro
obiettivo in questi ultimi anni: riportare la
percezione del marchio sul pregio che ora è
l’80 per cento del business mentre sino a cinque anni fa quella percentuale era del prodotto logato. Nulla di male solo non raccontava
la vera storia del marchio», spiega fiero di
Marco. Perché non trasformare in itinerante
«Forever Now» che ben racconta, per esempio, e documenta la tradizione, magari anche
con tappa a Milano per l’Expo? «Perché no?
Vediamo. Questo è un test», riflettono presidente e stilista.
Tappa a Rio de Janeiro, infine, non senza
commozione. La «conversazione» al museo
dell’arte contemporanea Mar di Frida Giannini con gli studenti e l’annuncio dei tre progetti portati avanti da Chime for Change:
l’aiuto a 130 donne delle favelas che hanno
subito violenze domestiche; il sostegno all’università di Quebradas per sostenere settanta ragazze nello studio; l’impegno a supportare un lavoro di arte e cultura sul ruolo
delle donne in Brasile.
Paola Pollo
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Dettagli curiosi
Foto di gruppo dei super stilisti
Jacobs e Simons indossano le stesse scarpe
L
Icona Qui sopra, la giuria
LVMH (foto Stephane Feugere). A sinistra, le scarpe
Adidas Stan Smith
a foto di gruppo della
giuria del primo premio
LVMH per stilisti
emergenti ( vinto da Thomas
Tait, canadese, diploma alla
Central Saint Martins) non è
solo una rara occasione di
vedere insieme (nella foto, in
senso orario) Humberto Leon,
Riccardo Tisci, Phoebe Philo,
Karl Lagerfeld, Nicolas
Ghesquière, Raf Simons e
Marc Jacobs. È anche un bello
spot per le Adidas Stan Smith,
indossate da Jacobs e Simons.
Una scarpa-feticcio per molti
modaioli. Anche Philo, infatti,
ritratta qui con delle più
femminili scarpe col tacco,
appare spesso ai saluti del
dopo-sfilata indossando
proprio le Stan Smith. (m.per.)
O
ra anche Milano ha la sua
l i n ea d e d i ca ta d i fa s t
fashion. Una giacca e un
pantalone in tessuto jacquard bianco è il simbolo
della nuova collezione Ovs via Dante
venduta in esclusiva on line e nello
store tra il Duomo e il Castello Sforzesco inaugurato giovedì sera. A interpretare l’etichetta milanese — dalle tshirt ai vestiti, intercambiabili come
vuole la tendenza — è Caterina Salvador, toscana, milanese di adozione,
esperienze in Giorgio Armani, Calvin
Klein e Dolce & Gabbana, che Stefano
Beraldo, l’amministratore delegato
del gruppo Coin (oltre a Ovs, Upim,
Excelsior e Iana) due anni fa ha voluto
fortemente come responsabile dell’ufficio stile donna dell’azienda di Mestre. Ovviamente la signora ha dato la
sua impronta anche al resto della moda democratica esposta (un chiodo
costa circa 60 euro, un sandalo 20) con
taglie che arrivano fino alla 50/52 e
l’obiettivo di inserire anche una linea
curvy, «perché la richiesta è esponenziale».
«Quel che ha vissuto l’Italia dal
2008 è un terremoto, l’ultimo nel 2012
e 2013» dice Beraldo con la consueta
franchezza veneta. «Oltre alla crisi ci
siamo trovati a competere con i gruppi internazionali del fast fashion. Abbiamo sofferto, abbiamo cambiato
Il nuovo store
di Milano
Caterina
Salvador e Stefano Beraldo
amministratore
delegato del
gruppo Coin
strategia e ora possiamo dire di esserci
guadagnati il podio, dietro a H&M e
Zara». Le strategie? «Aumento della
quota di mercato, riduzione dei costi,
ritorno ai fornitori italiani per accrescere la qualità del prodotto e velocità
nella produzione e nel rinnovo delle
vetrine perché il mercato è rapidissimo, ulteriore investimento sul bambino e sull’uomo con l’arrivo del direttore del prodotto Marco Mazzoran».
«L’azienda da 10 mesi ha un andamento positivo — prosegue Beraldo
—, in particolare Ovs con i suoi 725
negozi nel mondo (953 milioni di euro
il fatturato del 2013), a cui se ne ag-
giungeranno altri 80 solo in Italia entro il 2014, sta registrando nei primi 4
mesi dell’anno incrementi intorno al 5
per cento». E proprio del brand della
moda democratica l’amministratore
delegato annuncia la quotazione in
Borsa entro l’anno.
«L’Italia torna ad attrarre gli investitori stranieri e il risultato delle elezioni è visto positivamente», dice
l’amministratore delegato proiettato
allo shopping del futuro. «E-commerce e boutique s’integrano inesorabilmente», spiega annunciando la partnership con Google Enterprise che ha
portato alla creazione dello shopping
virtuale nel nuovo store arredato nel
segno della semplicità in legno e ferro
dall’architetto De Cotiis «per lasciare il
prodotto in primo piano».
La digital experience comincia nel
camerino: lo specchio è touch screen.
Permette di scaricare la App, vedersi
nella varie angolature e scattare il selfie. Una volta scelta, la foto arriva direttamente sullo Smartphone, pronta
per essere condivisa sui social
network. Dal camerino si può anche
richiedere la taglia mancante alle
commesse dotate di tablet. E se non
fosse disponibile si potrà trovare il negozio più vicino. La moda oggi è anche questo.
Maria Teresa Veneziani
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26 Tempi liberi
italia: 51575551575557
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Moda I protagonisti
Rinascite
di Flavia Fiorentino
Un ponte trasparente
La Fontana di Trevi
non chiude per restauri
F
Nuove idee
Lo «scudo»
per bloccare
le radiazioni
del telefonino
endi rilancia. E nel momento in cui annuncia l’apertura dei
lavori per il restauro della Fontana di Trevi il prossimo 5
giugno (con un finanziamento di 2 milioni e 180 mila euro),
assicura romani e turisti che non solo il capolavoro settecentesco
di Nicola Salvi, grazie a «interventi scaglionati» e pannelli
trasparenti si potrà continuare ad ammirare, ma addirittura che
un ponte panoramico, allestito sopra la vasca, consentirà di
vedere la Fontana della Dolce Vita con uno sguardo ravvicinato e
da una prospettiva completamente nuova. Nessuna rinuncia,
quindi, al lancio della monetina. «Roma e le sue fontane hanno
dato molto a Fendi — ha spiegato Pietro Beccari, ad di Fendi —
ed è per noi un onore riportare la fontana al suo splendore
originale». Il «ponte» sarà accessibile dalla piazza mentre
all’esterno del cantiere due schermi mostreranno l’avanzamento
dei lavori e immagini storiche del monumento. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Via ai lavori A sinistra il disegno
della passerella trasparente, aperta
al pubblico, che attraverserà la Fontana di Trevi durante il restauro. Sopra,
Mastroianni con la Ekberg nel 1960,
una stampa antica e lo stilista di Fendi
Karl Lagerfeld davanti al progetto
L’intervista Al timone della Jimmy Choo. «Presenteremo la collezione uomo a Londra, ma produciamo tutto in Italia»
In macchina, in metrò, in treno,
e persino in aereo. Passiamo
ore al telefono, ormai
indispensabile strumento di
lavoro tanto quanto il
computer. I nuovi smartphone
sono infatti dei piccoli «uffici
portatili» che permettono di
essere sempre connessi ,
ovunque e a qualsiasi
latitudine. Molto positivo
professionalmente parlando,
decisamente meno per quanto
riguarda la salute. Le onde
elettromagnetiche, emesse dai
telefoni, sono infatti dannose
per il nostro corpo. Tucano,
azienda leader nel settore di
accessori per computer e
dispositivi digitali , in
partnership con la società
Dephasius, che si occupa di
brevetti scientifici, ha messo a
punto una nuova cover capace
di ridurre sino al 99% le
radiazioni prodotte dai nostri
smartphone. Uno «scudo» che
prende il nome da una
leggenda antica: la cover si
chiama infatti Ancilia, come i 12
scudi sacri simbolo di
protezione dell’Antica Roma
che la Ninfa Egeria aveva
dichiarato emblemi di potenza;
dopo millenni ora evoluti in
barriera utile e necessaria per
la tutela del nostro benessere.
Leggera, design essenziale, è
disponibile in due versioni:
Stylish in tessuto effetto metal
brush, e Premium, in pelle.
Entrambe non interferiscono
con la qualità di
ricezione/emissione del
segnale, hanno chiusura a
scatto e, oltre a proteggere il
corpo dalle onde
elettromagnetiche, riparano
dai graffi e dagli urti il telefono.
Durante la chiamata , dopo
aver risposto, bisogna chiudere
la cover con il logo Ancilia
rivolto verso l’orecchio, lo
stesso con il telefono in tasca,
così anche in modalità Stand
By il calore sviluppato dal
telefono non si propagherà nel
corpo, Per ora Ancilia è
disponibile solo per I phone
5 e 5s , ma entro l’anno si
prevedono nuovi
modelli per altri marchi.
Sofia Catalano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Una décolleté Anni Cinquanta
(però color limone)
S
e l’eleganza torna al centro, allora il massimo della moda è possedere un paio di décolleté come quelle delle dive Anni 50 ma
in materiali e colori sorprendenti. «Il lime, per esempio, che
amo molto». Sandra Choi, dall’anno scorso direttore creativo
unico del marchio di calzature
creato dalla zio Jimmy Choo,
che lo ha ceduto nel 2001 (al fondo d’investimento Labelux) è arrivata a Milano per presentare il
nuovo progetto «Made to order» (su misura).
L’incontro è nel giardino
di Palazzo Parigi all’ora
del tè, che Sandra si preoccupa di servire a tutti.
Nata nell’Isola di
Wight, nel Regno Unito,
Sandra è cresciuta per cinque anni a Hong Kong prima di tornare a Londra
dove ha frequentato la
prestigiosa St. Martin
School per diplomarsi in
Sandra Choi
fashion design. «La mia
mente è divisa a metà, tra Oriente e Occidente: il
futuro è global», taglia corto.
Qual è l’apporto che sente di aver dato al
marchio inglese?
«Jimmy Choo si è affermato per le scarpe stiletto, belle e di buona qualità, la mia sfida è trovare
nuove soluzioni, aggiungere qualcosa di diverso,
inaspettato».
Se dovesse identificarsi con una scarpa, quale sarebbe?
«Uno stivaletto con il tacco di 10 centimetri,
non troppo a punta, molto pulito, in nappa morbidissima. Una scelta dettata non soltanto dal fatto che sono una persona molto attiva: è anche
una questione di attitudine. Mi piace sentirmi
agile, sportiva e un po’ più alta», sorride.
Capelli corti, due figli di 4 anni e 11 mesi, Sandra Choi ha una sua idea sulla disparità di genere:
«Noi siamo più brave a gestire casa e lavoro. Se
dai da fare una cosa in più a un uomo brontola:
una donna la fa». Tornando alla moda, la designer spiega che il sandalo dell’estate 2014 è quello che «lega» il piede: «Sandali con corde e gioco
di nodi bassi oppure, se sono alti, allacciati alla
caviglia con cinturino. Ma in questo momento la
scarpa più fashion ha il tacco che si ferma a 5-6
centimetri».
Quello da zia?
«Sì proprio le scarpe da madame, perché dai
tacchi si scende», afferma sicura, con testimonial
autorevoli come Michelle Obama che nel tempo
libero tacchi bassi del brand inglese, «comprati
autonomamente» assicura Sandra.
Per le comuni mortali apparire seducenti a
terra è un po’ più complicato…
«Dipende da come sono tagliate le scarpe e come le abbini. Con un abito magari fanno signora,
ma se indossate in modo sportivo sono fashion».
Il nuovo lusso è lo street style. Sandra Choi
concorda con chi dice che i pezzi in assoluto più
contemporanei sono quelli che lei stessa indossa:
scarpe sportive con suola a cassetta nere e t-shirt
stampata con jeans bianchi.
La sneaker si può indossare anche la sera?
«Sì, se è tutta nera. Le più nuove mescolano pelle
e velluto, un lavoro di creatività, artigianalità, ingegneria, frutto del saper fare italiano», dice sottolineando la provenienza orgogliosamente ma-
L’eleganza vista da Sandra Choi:
la mia sfida è trovare soluzioni
inaspettate, oggi la scarpa più
fashion ha il tacco di 5 centimetri
de in Veneto e in Toscana delle scarpe del gruppo
inglese.
La novità però è che Jimmy Choo a partire da
giugno sposterà la presentazione della nuova collezione uomo da Milano a Londra. «La linea maschile è nata solo 3 anni fa e deve trovare un’identità forte, Londra è la cornice giusta per sottolineare l’English style», osserva.
Intanto il marchio cavalca il fenomeno delle testimonial, oltre alla First Lady americana, Jennifer Lopez, Nicole Kidman, Emma Roberts, Bellamy Young, Charlize Theron, Angelina Jolie...
«Le star sono molto importanti. Negli ultimi 10
anni sono diventate un riferimento di stile, conferiscono al brand sensualità e allure».
Chi sceglie le scarpe alle dive?
«Si lavora in tandem con le stylist».
La modella Cara Grogan sfoggia pumps
arancio come la borsa a tracolla. È tornato di
moda abbinare gli accessori?
«Meglio combinarle che farle coincidere», afferma mostrando la sua busta (portata a mano) in
suede color cobalto.
Mentre tutti parlano di life stile e tutti disegnano tutto, Sandra spiega di credere nell’expertise.
«Non c’è nulla di male nell’ambizione, ma penso
che sia importante saper gestire l’area di tua competenza e farlo bene». Si congeda scusandosi perché non parla l’italiano: «Dovrei conoscerlo: ormai sono 20 anni che frequento le vostre aziende,
da quando sono entrata in Jimmy Choo. Ricordo
la foga di farcela degli imprenditori, la stessa che
oggi vedo nei Paesi emergenti. È su questo entusiasmo che dovrebbero puntare le nuove generazioni».
Maria Teresa Veneziani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Testimonial
Michelle Obama con un paio di
Jimmy Choo. In alto, la décolleté
a punta Allure tacco 5 color
lime. Sotto, la décolleté Anouk,
modello iconico di Jimmy Choo,
nelle varianti proposte
dal servizio «made to order»
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Moda Cabina armadio
Pronte per il caldo Una sottoveste, un cardigan e una borsa di paglia. Così il beachwear è tornato a crescere
Vestite per la spiaggia
Il prendisole è di lino bianco
Aperture
Alta orologeria,
bis a Roma
«Qui tutto
è piu bello»
L’eleganza, il cinema, la festa.
«Ingredienti» insostituibili del
marchio svizzero di haute
orologèrie Jaeger-LeCoultre
che «raddoppia» la sua
presenza nella capitale con
l’apertura di una seconda
boutique in piazza di Spagna
dopo lo storico negozio di via
Veneto. «Un passo
irrinunciabile — ha
commentato Daniel Riedo, ceo
della maison di Le Sentier —
perché essere immersi nella
“Grande bellezza” rende più
belle le nostre creazioni».
Mercoledì scorso, a fare gli
onori di casa nel nuovo spazio
sobrio e raffinato, con grandi
lampadari che ricordano
quadranti e lancette, l’attrice
Cristiana Capotondi (nella foto),
ambasciatrice italiana del
marchio a fianco del direttore
Italia Cludio Angè. Al taglio del
nastro, anche Stefano Accorsi,
Ennio Fantastichini, Stefania
Rocca, Giuseppe Battiston,
candidato ai David di Donatello
e il regista Silvio Soldini. «Il
binomio cinema- JaegerLeCoultre è indissolubile — ha
spiegato Angè — due universi
dove il movimento è arte, la
storia ricchezza e il tempo
energia: il cinema condivide con
noi uno sguardo verso il futuro
che affonda le proprie radici
nella tradizione, nella magia, in
meccanismi che, nonostante
entrambi ne siano padroni,
sono in perpetua evoluzione».
Le boutique monomarca, (65
dopo le ultime inaugurazioni di
Amsterdam e Zurigo) ospitano
collezioni speciali o in edizione
limitata come i modelli esposti
durante i festeggiamenti in
piazza di Spagna: dal Master
Ultra Thin 1907 a Reverso
Chocolat o Reverso 1948. È
infatti dalla sapienza
manifatturiera di artigiani,
gioiellieri, designer e maestriorologiai che nasce questo
laboratorio creativo, punto di
riferimento per collezionisti e
amanti dell’alta orologeria.
Un’eccellenza che può vantare
centinaia di invenzioni e oltre
un migliaio di calibri, fra cui il
più piccolo al mondo, l’orologio
da polso con più complicazioni
e un segnatempo con
movimento quasi perpetuo.
Flavia Fiorentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
D
imenticatevi scene
come quella in cui
lei è sdraiata al sole, si alza d’impeto,
acchiappa un mini
pareo in tessuto
non bene identificato e si trascina al
bar ciabattando.
L’era dei vitelloni
in spiaggia è davvero finita. Gli stilisti dettano
bon ton e divieti della spiaggia 2014, neanche
fossero Monsignor Della Casa. E i risultati
hanno già prodotto i loro effetti: «Dopo circa
tre anni di crescita, questa estate il mercato del
beachwear segna il sorpasso dei “capi fuor
d’acqua” rispetto ai costumi da bagno», racconta Umberto Amato responsabile della fiera
di settore di Firenze. Un ritorno dell’eleganza
anche in spiaggia che riparte dal prendisole,
parola quasi più vintage dei vestiti sbracciati
che le ragazze sfoggiavano sotto il sole negli
anni 60-70.
«Nelle sfilate di costumi si inseriscono abiti, kaftani e sempre di più si usa andare in
spiaggia vestiti. È una tendenza che ha portato
Torna il piacere
del copricostume
Scervino: spirato
da Grace Kelly
un aumento nelle vendite del nostro beach
wear del 40-50%», conferma Ermanno Scervino che accanto alla collezione di sfilata ha aggiunto una capsule di abbigliamento mare
ispirata alle località estive più celebri, da Ibiza
a Cannes a Porto Cervo. «Tutto quello che era
considerato intimo, da camera, oggi viene esibito, a partire dalla sottoveste in seta come
quella sfoggiata da Asia Argento su un red carpet. Ma è il lino bianco il tessuto d’elezione
dell’estate 2014 da indossare al mare», conti-
nua lo stilista habitué dei bagni Piero e Principe di Forte dei Marmi. «Rappresenta quello
che erano Saint Tropez e Portofino negli anni
70-80, il lato borghese dei russi». E proprio le
russe impongono l’eleganza con i loro camicioni scivolati indossati con i sandali argento.
«Si rivestono anche per andare al bar», racconta il designer.
A proposito di regole, per la valigia delle vacanze Scervino detta le sue: «Una sottoveste
fluida «con un cardigan è elegantissima».
«Banditi materiali stretch e aderenti; la borsa
di paglia o rafia». In testa un piccolo cappello
di paglia alla Audrey Hepburn e ai piedi ballerina o sandalo basso. Mai il tacco. Il vecchio
Capri stile Jacqueline Kennedy resta immortale, ma anche i piedi nudi sono scicchissimi».
«Le donne ora vogliono l’eleganza in ogni
occasione. Un semplice pareo non è più sufficiente» interviene da Parigi Valerie Delafosse,
direttore creativo di Erès che ha messo in collezione kaftani e tute in seta con stampe grafiche in toni brillanti da portare fluide». «Nascono dall’idea del corpo in libertà — nota —.
I prendisole sono i capi più facili del guardaroba. Li ho disegnati pensato a pezzi con cui puoi
passare dalla spiaggia al cocktail party».
Sarà un’estate «a piedi nudi» anche per Cristina Tardito, in arte Kristina Ti, che ha lanciato la collezione resort: costumi da bagno e abbigliamento da spiaggia e barca. «Pezzi ispirati
all’abbigliamento da camera. Sono tornata alle
origini», dice la designer ricordando gli esordi
nell’intimo. «In passato c’è stata troppo confusione: i bikini portati fuori dalla spiaggia avevano involgarito l’abbigliamento da mare e
passeggiata». Il prendisole? «Per me è un pantalone pigiama in seta stampata lunghissimo
sopra il costume, mai abbinati però. Anche il
bikini lo preferisco spaiato. Sopra mi metto
una canottiera magari rubata al mio compagno. In testa un cappello paglia bianco o color
corda. Sulla spalla una sacca in canvas realizzato dalle ragazze del Made in carcere», spiega
la designer che libera il suo animo hippie sul
Long Beach di Porto Cervo. «Niente trucco, capelli effetto dopo festa». Stesso look anche per
l’aperitivo, magari aggiungo una collanona...
Colore d’elezione, l’azzurro Tiffany, elegante e
raffinato». Appunto.
Maria Teresa Veneziani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stili a confronto
I ricami del baule
della nonna
1
Ermanno Scervino Sottovesti e camicioni
in lino bianco come la biancheria da camera che esce dai vecchi bauli. «Una sottoveste sfoggiata con un cardigan è scicchissima» dice il designer che ha lanciato la linea
Beachwear. In spiaggia mai con i tacchi,
raccomanda
Givenchy
I sandali «francescani» di Riccardo Tisci. L’eleganza da spiaggia vuole tutte
giù dai tacchi
Charlotte Olympia Un grande classico: la borsa in paglia. La Sunnybasket
ha il manico a forma di occhiali da sole
La regola base:
bikini spaiato
Kristina T
La collezione
«resort» della
stilista torinese
segna il ritorno
dell’intimo, cifra
stilistica del marchio: i pezzi di
beachwear sono
ispirati all’abbigliamento da camera e anche il
prendisole è un
pantalone pigiama in seta stampata lunghissimo
sopra il costume.
Vietato abbinare,
però: anche il
bikini è da preferire spaiato
2
1956
Grace Kelly nel 1956, anno
in cui gira «Alta Società»,
l’ultimo film dell’attrice
americana prima di sposare Ranieri III di Monaco.
La pellicola consacra la futura principessa come icona di stile grazie agli abiti
creati da Helen Rose, che
disegna per lei anche i raffinati costumi bianchi delle
celebri scene a bordo piscina. La costumista della
MGM, vincitrice di due
Oscar, dopo il film sarà incaricata da Grace Kelly di
disegnare tutto il suo futuro guardaroba principesco,
abito nuziale compreso
Stampe e geometrie
per il cocktail party
Eres
Kaftani e tute da
spiaggia in seta
stampati a disegni geometrici
nei toni che ricordano lidi lontani da sfoggiare sotto l’ombrellone a al
cocktail party.
Le donne non si
accontentano
più di un pareo,
vogliono essere
eleganti in ogni
occasione dice
la designer Valerie Delafosse
3
Ispirazione
pigiama
Marni Il pantalone in cotone a righe è ispirato a
quello del pigiama. Un
look dal sapore hippie.
S’indossa sul costume
da bagno mai abbinato,
portato anche con una
fascia o una canotta
maschile e con i sandali
bassi. La nuova regola è
mixare, anche il due
pezzi del bikini possono
essere spaiati in libertà
per creare nuovi look
4
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Abitare Le idee
Doppio uso Portacarte o scolapiatti:
Inception di Seletti, design Luca Nichetto,
in silicone, effetto New York
Metamorfosi Dimensioni ridotte, connessioni, «accoglienza»: così il design rivisita un arredo ancora indispensabile
Gli spazi duttili del lavoro a casa
I nuovi scrittoi, piccoli e discreti
Antiquamente
(per mercatini)
di Wladimir
Calvisi
Fiori, design e
stile industriale
tra i canali
di Amsterdam
Rembrandt li amava, come
tutti gli olandesi. E la sua
collezione di curiosità è ancora
una delle cose sorprendenti
che si possono ammirare nel
museo che Amsterdam ha
dedicato all’artista nella sua
vecchia residenza. Ma la mania
dei mercatini contagia tutta la
città. Dai fiori ai prodotti tipici,
da ogni genere di alimentari
all’antiquariato. Vagare tra
vicoli e canali alla ricerca di
pezzi unici è un’esperienza
molto piacevole e pronta a
riservare grandi soddisfazioni,
in quella che per tradizione
storica (e visto il suo passato)
era una sorta di magazzino di
prodotti insoliti provenienti da
tutto il mondo. Tappa obbligata
è il mercatino di Waterlooplein,
aperto tutti i giorni tranne la
domenica: bisogna aguzzare la
vista per trovare pezzi
particolari, circondati da
oggetti usati e chincaglieria
varia. Da non perdere invece,
l’appuntamento un po’ meno
noto del lunedì mattina a
Noordermarkt (quartiere
Jordan): più piccolo ma ricco di
vecchi articoli, un vero mercato
delle pulci. In un angolo della
piazza si trova poi il bellissimo
negozio di «de Weldaad», una
vera mecca per gli
appassionati dei pezzi d’epoca.
Nello stesso quartiere merita
una visita anche «Ditjes en
datjes brocante» (le
Boomdwarsstraat 8), mix tra
vecchi oggetti e stile
industriale. Più classico, ma
ancora al confine con
l’antiquariato, il mercato
coperto di De Looier, mentre
per chi punta su un livello più
alto e ricercato, pezzi da
collezione ed è disposto a
spendere di più, la zona da
visitare è il Nieuwe
Spiegelstraat, nota per i negozi
di antiquariato, d’arte e design.
In una città che punta molto su
innovazione, creatività e
modernariato non si può
rinunciare poi a tre luoghi
particolari: Droog, Moooi e
Wonderwood.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C
i eravamo ormai abituati. Quello che una
volta si chiamava telelavoro, oggi, con
tecnologie e connettività accessibili a
tutti e (quasi) ovunque, si è trasformato
in home working o
smart working. Ovvero non più la necessità di una scrivania
ma l’opzione di poter lavorare con un pc
portatile, iPad o smartphone, praticamente ovunque. Che in casa significava mettersi in punti sempre diversi sulla scorta dell’umore e
dei vari momenti della giornata
— dal divano al letto, al bancone della cucina — senza bisogno di un arredo dedicato.
Sarà l’essersi accorti che
queste soluzioni alternative in fondo non sono così
comode, oppure l’esigenza di concentrare stabilmente in un punto preciso tutto quello che serve
al lavoro: si dà il caso che
tra le novità presentate
all’ultimo Salone del
Mobile sono ricomparsi
gli scrittoi. Piccole scrivanie attrezzate per le indispensabili connettività
ma soprattutto pezzi
(contenuti nelle dimensioni) che nascondono la
loro funzione, con il vantaggio di essere
poco invadenti. E non solo.
«Il punto è la complessità degli ambienti contemporanei, la loro non comprensione immediata, ma anche la volontà di non fossilizzarsi in situazioni
precostituite: basti pensare al living non
circoscritto a un unico spazio o la cucina
diventata luogo di relazione, idee a cui
ormai ci siamo da tempo abituati», sintetizza Francesco Zurlo, docente di design
al Politecnico di Milano. E quindi arredi a
prima vista non ascrivibili alla tipologia
scrittoio ma che invece lo sono a tutti gli
effetti. Ci ha pensato la designer Sakura
Adachi, autrice per Campeggi di Homework: a prima vista sembra una piccola
credenza ma basta un gesto e la struttura a
parallelepipedo si sdoppia in una poltroncina e una scrivania attrezzata con contenitori-madia. Trasformista, a tutti gli effetti.
A volte per lavorare bene è necessario
isolarsi ed ecco lo scrittoio diventare una
sorta di monade, una bolla dove chiudersi
temporaneamente: «Nel mondo accelerato
I piani sono funzionali
ma anche «mimetici»
Versatile Segreto, di Ron Gilad per Molteni & C., in noce canaletto o eucalipto
con interno laccato, dotato di presa Usb,
vaschette portaoggetti e piano estraibile
Trasparenze
Scrittoio collezione
Diapositive di Glas
Italia, design Ronan ed Erwan
Bouroulle, in cristallo stratificato,
con piano e dettagli in frassino
Nido
Di Gamfratesi,
scrittoio Rewrite
per Ligne Roset:
struttura in legno e divisorio
rivestito in tessuto fonoassorbente, sotto
il piano è previsto un contenitore in metallo
per i cavi
Scomponibile
Home-Work di Campeggi, design Sakura Adachi, è in legno laminato, anche in versione grigio
o bianco. La sedia si estrae e il
contenitore si sdoppia. Quando
si chiude torna ad essere una
credenza
da tecnologia e comunicazione c’è anche
bisogno di ricavarsi spazi di concentrazione individuale. A casa come in ufficio», affermano Stine Gam ed Enrico Fratesi —
alias Gamfratesi — che hanno progettato
Rewrite (riproposto quest’anno al fuori Salone), tavolino racchiuso da uno schermo
rivestito in tessuto fonoassorbente: «Una
sfera intima e avvolgente, parzialmente
chiusa alla luce e ai suoni, che separa ma
senza escludere il contesto». Zurlo lo spiega con il richiamo sempre forte al concetto
di nido: «Spazio ancestrale, rimando al
grembo materno, all’uovo: una cupoletta
protettiva in cui all’occorrenza rinchiudersi», commenta. Salvo poi riemergere quando della solitudine se ne ha abbastanza.
Funzionalità precise o sottintese, utilizzi
allargati a spazi altrimenti inutilizzati. Nasce dall’interpretazione (un po’ sognante)
di questa idea Segreto, l’ultimo progetto di
Ron Gilad, designer-artista, per Molteni &
C.: un solido in legno che — spiega — è
l’estensione tridimensionale di una mensola. E l’opportunità di sfruttare la zona
sottostante con un vano-piano di appoggio: «Prima era uno spazio virtuale, negato,
ora diventa contenitore per piccoli oggetti», dice l’autore. Aprendo il mobile si svelano una serie di ripiani, l’anta diventa invece un punto di appoggio per il pc portatile con tanto di connessioni.
Scrittoi vedo-non vedo, che esistono ma
spariscono allo sguardo. Sarà forse per
questo che Diapositive di Ronan e Erwan
Bouroullec per Glas Italia, un monolite perfetto
anche da mettere a centro stanza, suggerisce
questo concetto
attraverso la trasparenza del vetro. Ma sottolineando il suo
uso reale con un
supporto in legno integrato sul
piano che rievoca
la funzione dei vecchi sottomano in pelle.
Assieme al revival di un arredo dimenticato, ecco tornare anche i classici accessori
da scrivania. Ma se la scultura in silicone
effetto paesaggio newyorchese è, a tutti gli
effetti, un porta-carte da tavolo, c’è anche
la scelta di poterla usare come scolapiatti:
«È il design delle opzioni, di cui fu maestro
Munari. Un approccio che tutti dovremmo
recuperare», sintetizza Zurlo. Come dire:
poter avere noi la libertà di scegliere dove
(e se) lavorare.
Silvia Nani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scrittore
Le parole capitano ovunque. Anche sopra le bollette
di GIOVANNI MONTANARO
C
hi scrive non sempre ha bisogno di
uno scrittoio. C’è chi preferisce la
vasca da bagno, come Agatha Christie. Chi sta a letto; a pancia in giù, come
James Joyce, o in su, come Italo Calvino.
Chi sta, addirittura, in piedi, alla Vladimir
Nabokov. Chi ama i sedili di una Ford è tipo Gertrude Stein. Chi sfrutta la scrivania
in ufficio, invece, imita Thomas Stearns
Eliot, funzionario alla Lloyd’s Bank. È un
Ernest Hemingway chi apprezza i tavolini
dei bar, e trova parole dove altri mangiano, litigano, si danno i baci.
Ci sono tavolacci in mezzo al giardino,
come quello di George Bernard Shaw, o
tavoli dall’altra parte dell’oceano, come la
scrivania di Goldeneye, la tenuta giamaicana dove Ian Fleming passava due mesi
all’anno. Ci sono tavoli troppo piccoli,
magari condivisi coi fratelli, come quello
di Jane Austen, che se entrava qualcuno in
stanza nascondeva tutto sotto le braccia.
Chi è
Giovanni Montanaro
(Venezia 1983),
scrittore e avvocato.
Tra i suoi libri «Le
conseguenze», «Tutti
i colori del mondo»,
finalista al Campiello.
Ad ottobre uscirà
«Tommaso sa le
stelle» per Feltrinelli.
Tanti tavoli sono torturati, a dirla tutta;
ma mai come quello di Friedrich Schiller,
che chiudeva mele marce nei cassetti. La
verità è che non stanno solo sui tavoli, le
storie. Le storie sono dappertutto. Mica si
possono fermare. Tolstoj riposava in divano, mentre vide un gomito bianco, nudo, elegante, e conobbe Anna Karenina.
Marguerite Yourcenar aspettava da anni e
anni che l’imperatore Adriano le raccon-
tasse le sue memorie, ma tutto cominciò
quando voleva lui, in un vagone letto tra
New York e Chicago. È che scrivere è tecnica e metodo, disciplina e controllo, ma è
soprattutto una febbre. Chiunque scriva
conosce quella febbre, quel senso improvviso di dover andare a casa, di dover
andare ad abitare nelle parole. Scrittoio o
no. E non penso agli scrittori famosi, ma
alle parole che appuntiamo, che ci bastaPensieri e cose
La scrivania di Giovanni Montanaro fotografata da lui stesso. «Quando rientro
a casa non so mai
cosa posso trovarci.
Può anche aspettarmi una ragazza con
gli occhi verdi e oro,
che ha un amore da
rifare e io, solo io,
posso raccontarla»
no per ritrovarci anche dopo anni. Penso
alle poesie che stracceremo e che nessuno
sa che abbiamo dentro, alle e-mail che
hanno un destinatario solo. Quante cose,
si scrivono. Quante cose non ci stanno,
nelle parole.
E anche se si può scrivere ovunque, è
bello, in casa, avere un oggetto su cui si
appoggiano le parole, si sa che sono lì, che
lì sono già accadute e che possono ricominciare. E non importa se è l’incipit di
una storia che non finirà mai o la lista della spesa per una cena speciale, o solo il
nome di una persona, che basta quello per
dire tutto. Perché lì ci siamo noi. La nostra
vita. Ed è per questo motivo che io ho il
mio scrittoio. E quando rientro a casa non
so mai cosa posso trovarci; più probabile
ci sia una bolletta che ho dimenticato di
pagare, sì, ma lì può aspettarmi anche
una ragazza con gli occhi verdi e oro, che
ha un viaggio da partire o un amore da rifare, e io, solo io, posso raccontarla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30 Tempi liberi
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Abitare Città del design
La testimonianza Il rappresentante di un’azienda italiana all’ICFF: americani «ingessati», noi qui abbiamo molte opportunità
A NY ho capito il valore del Salone
living.corriere.it
Un doppio
Nichetto per
De La Espada
Nell’ambito dell’ICFF Luca
Nichetto ha presentato
presso i Ludlow Studios la
50/50 Collection Episode II,
due oggetti che vanno ad
ampliare la sua collezione
per il marchio portoghese
De La Espada. Il primo pezzo
è il divano Stanley, parente
stretto della poltrona Elysia
Lounge Chair, presentata
alla Stockholm Design Week
di febbraio. Il secondo è il
tavolino Laurel (sopra), che
gioca con l’intersezione tra
un cono e un cilindro, creando
due superfici d’appoggio.
A
ppena finito il Salone del Mobile,
era già l’ora di
partire per New
York, la Milano
d’America, a curiosare, fare confronti, scoprire le
nuove realtà proposte dall’ICFF
(International Contemporary Furniture Fair,
26° edizione), cioè il Salone del Mobile della
Grande Mela, e dal Wanted Design (quarta
edizione), l’equivalente del Fuori Salone.
Spesso si parla di una sorta di passaggio
del testimone fra le due manifestazioni, ma
l’effetto continuità è del tutto teorico. Se a Milano il Salone domina incontrastato la scena,
qui basta mettere piede fuori dall’aeroporto
per capire che la fiera, quasi a dispetto della
sua crescente importanza, non è vissuta come
un evento, ma come qualcosa di circoscritto
al Jacob K. Javits Convention Center. Non ci
sono manifesti né pubblicità, e solo a Soho, in
prossimità dei bellissimi show room, si intravvede un richiamo alla manifestazione. Invece l’uomo della strada, c’è da giurarci, ignora l’evento e perfino i tassisti, ovunque un termometro del what’s up in town, sembrano
non saperne niente.
La ragione sta forse nei numeri: al Jacob K.
Javits Convention Center quest’anno c’è stato,
è vero, un aumento di espositori (629, +18%
rispetto al 2013) e di partecipanti (31.421,
+6%). Ma sotto la Madonnina, poco meno di
un mese fa, si sono ritrovati 1.269 espositori e
285.698 visitatori. Un altro pianeta, tanto che
New York non pare scaldarsi troppo per quello che sembra ancora un evento di nicchia.
Se poi a Milano tra Salone e Fuori salone
Milano può
insegnare alla
Grande Mela
come creare un
evento di design
c’è sinergia, qui sembra che le due realtà viaggino su binari paralleli destinati a non incontrarsi: l’ICFF è più «ingessata», classica, votata
al business e gli oggetti di design vengono
guardati quasi come reliquie, mentre «fuori»,
realtà come WantedDesign o SightUnseen Offsite richiamano un pubblico giovane, aperto,
informale, anche se non quel concentrato di
progettisti, produttori, distributori, artigiani,
studenti, giornalisti e amanti del design tipico del Fuori salone milanese: e agli eventi, riservati ma non esclusivi, le persone sono
quasi sempre le stesse. Ci sono invece tanti
bambini che giocano con gli oggetti in espo-
In crescita
Due immagini
del 26° International
Contemporary Furniture Fair, dal 17 al
20 maggio scorso:
629 gli espositori (+
18%), circa 31 mila i
visitatori. Numeri in
crescita ma diversi
da quelli del Salone
di Milano: 1.269
espositori, 285 mila
visitatori
Palazzi d’Italia
sizione come fossero giocattoli, mentre a Milano quasi tutti lasciano a casa i figli. Posso
comunque testimoniare (ero lì come ufficio
stampa della new entry Gufram, negli Usa dal
1972 e i cui oggetti sono stati esposti al MoMa, al Metropolitan Art Museum e allo Smithsonian Cooper-Hewitt National Design
Museum) che il design italiano continua a
esercitare sugli americani fascino e attrazione: oltre a noi, erano presenti al Wanted Design brand italiani di fama mondiale come Cappellini, Moroso, Alessi, Seletti. E anche la recente acquisizione da parte della Haworth,
azienda leader nella creazione di prodotti e sistemi per ufficio, di marchi storici come Poltrona Frau e Cassina, testimonia l’interesse
che c’è da queste parti per il gusto del Vecchio
Continente, e in particolare per quello italiano. E il fatto che gli americani sappiano apprezzare la nostra qualità, l’artigianalità e la
cura dei dettagli, offre all’imprenditoria italiana del settore un vantaggio competitivo essenziale in questo momento di crisi ostinata
in cui il mercato estero rimane l’unica salvezza per molte nostre aziende. Peccato solo che
da noi i riflettori su arredo e design non si accendano per più di una settimana all’anno.
Andrea Amato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Chiara Vanzetto
E il ragioniere volle il castello
Che ora svetta tra i condomini
A Milano Palazzo Gilberti, 1910: ieri in
campagna, oggi nel
traffico (foto Piaggesi)
A
Senzafine armadio. Ego cabina armadio design Giuseppe Bavuso. Ventura poltrona design Jean-Marie Massaud.
Milano la «Ca’ di Sass» la conoscono
tutti: è il palazzo ex Cariplo, ora Intesa Sanpaolo, in via Monte di Pietà.
Un bell’esempio di stile rinascimentale fine
‘800, chiamato così per via del rivestimento
a bugnato liscio, efficacemente tradotto dai
meneghini in «sass». Pochi sanno invece
che in città un altro edificio porta per tradizione di quartiere lo stesso nome: si trova
in viale Monza al 46. Una costruzione che
incuriosisce, nel panorama metropolitano,
e un po’ anonimo, del grande viale che porta fino a Sesto San Giovanni e non lontano
dalla multietnica via Padova. Il palazzo invece si fa notare: una sorta di castello medievale, rivestito di lastroni in granito grigio con effetto grezzo. Aspetto severo e monumentale, gusto neoromanico, ingentilito
dalla torretta, da monofore e bifore a tutto
sesto e da balconi asimmetrici con pannelli
in marmo chiaro.
«La prima pietra è stata posata nel 1902,
l’edificio era finito nel 1910 — racconta una
gentile e raffinata signora, informatissima,
la cui famiglia abita qui fin da allora — Viale Monza era stato tracciato nel 1825, ma
intorno era tutta campagna: c’era ancora
l’ippovia, cioè il tram a cavalli». Il committente del palazzo si chiamava Primo Gilberti, nato intorno al 1880 e scomparso nel
1939: ragioniere, sindaco del borgo di Greco prima che venisse inglobato nella città,
studioso di medicina e veterinaria, poliglotta, viaggiatore, appassionato di scultura antica, abbiente imprenditore. Un autentico personaggio. «Progettò lui stesso la casa ispirandosi ad un piccolo castello che
aveva visto in Provenza. L’edificio fu costruito nella stessa area dove aveva la sua
fabbrica, una corsetteria, che se ci fosse ancora si affaccerebbe sull’attuale via Termopili».
Il ragionier Primo tenne per sé e per la
sua famiglia il quinto piano con annessa
torre, dove aveva collocato la biblioteca: il
resto dello stabile fu da subito affittato ad
inquilini. Varcando l’androne, difeso da
due piccoli draghi in ferro, si accede al giardino che una volta, rammenta ancora la signora, era molto più grande: oltre al doppio filare di aceri e ai bellissimi platani storici, notificati al Comune, c’erano un orto e
un frutteto. A fianco un garage, che in origine era la rimessa per le carrozze, decorato
con mascheroni scolpiti del XVI secolo,
pezzi residui del collezione di Gilberti come
i due busti sotto il portico. «Una volta questa era una strada di qualità, con tanti bei
negozi — sospira la signora — Però ho fiducia, sento che la situazione sta migliorando». Un segnale? Forse sono i giovani
alberelli, appena piantati lungo lo spartitraffico.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Abitare Questa è la mia casa
Massimo Scolari La dimora veneziana dell’architetto, prima suddivisa e «deturpata», ha ritrovato l’anima originaria nel recupero
Sorprese Il salone (7 metri per 20) con biblioteca, dipinti antichi, pezzi di design storico: «Mi
sono commosso — ricorda Scolari — quando
tolte le controsoffittature è apparso un soffitto
alla sansovina, miracolosamente integro»
Dietro il giardino
di Carlo
Contesso
Dai Romani
ai cuscini reali
inglesi: la viola
si fa leggere
Che gioia recuperare
il ‘600 di queste stanze
Visto che sotto il fico il
prato cresceva
spelacchiato, mia madre
prese dei semi di viola
mammola (Viola odorata),
li sparse là alla mezzombra,
e l’unica cura che ne ebbe
fu quella di non far più
rasare il prato in quel
punto. Mi pare fosse
primavera, ma credo che
avrebbe influito poco, vista
la resistenza di queste
piantine, e in breve un
cuscino di viole ricoprì non
solo quella zona, ma in
pochi anni apparve sotto il
melo ornamentale, la
siepe, i cespugli...
praticamente in ogni
angolo protetto dal sole più
caldo. Mi torna in mente
ora perché estirpar violette
conquistatrici, che tentano
di spodestare più delicate
anemoni di bosco o
intrufolarsi tra i ciclamini
sotto i cornioli, è ormai una
costante quando riesco a
fare giardinaggio, ma
soprattutto per «Storie di
viole», il nuovo libro di
Chiara Saccavini, e penso a
come un piccolo fiore può
influenzare il mondo:
leggetelo, e vi prometto
che a inizio primavera non
darete più solo un’occhiata
distratta all’umile fioritura.
Parla di botanica quel tanto
che basta, ma soprattutto
ci porta a fare una
passeggiata tra costumi,
leggende, arte, cucina e
allegorie, passando per
esoterismo, religione e
letteratura, dagli egizi ai
giorni nostri. Incredibile, o
meglio impensato, un
fiorellino così piccolo, ma
tenace e profumato, che
rivaleggia con la rosa nel
suo cammino accanto a noi
nella storia. Dai violarium
degli antichi romani,
all’insalata con le sue
foglie, passando per
pediluvi, amuleti indiani e
cuscini dei reali inglesi, una
lettura interessante e
piacevole, che arricchirà
non solo il vostro giardino.
[email protected]
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T
ira scirocco nel sestiere
di Castello. Un ponte e
un rio, un sottoportego
e una corte. La facciata
di un palazzo secentesco, con ponte privato e
un portale barocco che
guarda verso l’Arsenale.
Uno spettacolo di colori
antichi, oro e terracotta,
il cielo d’argento come in un quadro del Tiepolo. «Amo Venezia ma non il suo clima,
prima o poi farò la fine del povero professor
von Aschenbach (il protagonista del romanzo «La morte a Venezia» di Thomas Mann,
stramazzato per la calura e sospetto colera
sulla spiaggia del Lido, ndr)», sospira Massimo Scolari, professore di architettura a Venezia e a Yale (New Haven, Usa), scultore urbano, pittore e designer, inventore di riviste
e di collane di libri, appena insignito, a New
York, del prestigioso Arnold W. Brunner
Memorial Prize in Architecture, il secondo
Chi è
architetto italiano premiato dall’American
Academy of Arts and Letters dopo Renzo
Piano.
In verità, Scolari, che è milanese di nascita ma veneto d’adozione dal 1985, mai lascerebbe la sua casa veneziana, acquistata nel
‘96: 400 metri quadri al piano nobile di un
palazzo storico, appartenuto a un aristocratico procuratore di San Marco. Trovata «in
stato di incredibile disfacimento», i soffitti
alti più di cinque metri brutalmente abbassati e chiusi in inguardabili soppalchi. Per
sfruttare gli spazi, i vecchi inquilini avevano
suddiviso la casa in quattro appartamenti.
Tagliando alcune stanze a metà. «Dove oggi
ho il computer c’era un bagno», spiega Scolari, indicando sul pavimento in marmi pregiati, seminato a mano come un mosaico, i
segni della barbarie. «Decisi di acquistare e
riportare tutto a com’era nel ‘600, dalle porte
in legno intarsiato fino al terrazzo, che ho ricostruito con i suoi lacerti originali di pastellone». In casa sua, il professore è stato
architetto, pittore e muratore. «Ricordo che
i primi mesi aspettavo gli operai dormendo
su una branda, alle 8 eravamo al lavoro. Non
c’è pietra, chiodo o strato di vernice che non
abbia avuto il mio placet». La più bella soddisfazione? «Quando, tolte le controsoffitta-
dall’American
Academy of Arts
and Letters dopo
Renzo Piano.
Nelle foto: sopra,
Scolari alla scrivania.
In alto, il suo
oggetto preferito, un
modellino in legno
dell’idrovolante
Savoia Marchetti
S.55 usato da Italo
Balbo nella
trasvolata del
decennale della
Fondazione
dell’Arma
aeronautica (1933),
simbolo della sua
passione per il volo.
Fotoservizio
Pattaro/Vision
Tra Milano
e Venezia
Massimo Scolari,
milanese di nascita,
veneto di adozione.
Docente di
Architettura a
Venezia e a Yale,
pittore e designer,
appena insignito del
prestigioso A.W.
Brunner Memorial
Prize in Architecture
a New York e
secondo architetto
italiano premiato
ture del salone (sette metri per venti, ndr),
abbiamo scoperto un meraviglioso soffitto
alla sansovina, con travi a vista perfettamente distanziate, miracolosamente integro. Più sotto, come fosse una cornice, un
fregio in marmorino scolpito a rilievo con
putti, medaglioni e ghirlande, il capolavoro
di un geniale “non si sa chi” del Seicento».
Sono stati ripuliti gli stucchi, e così pure le
«soase», una sorta di nicchie in polvere di
marmo dorata che in origine incorniciavano
dei grandi teleri, oggi spariti. Scolari li ha
sostituiti con altri quadri: un ritratto di sua
madre, piccole anamorfosi cinesi del Cinquecento, un cartiglio di Piranesi.
In questa stanza immensa, adibita a studio-biblioteca, incanta il contrasto tra le altissime librerie in ciliegio, ricolme di tesori
antiquari e il rigoroso design danese della
scrivania fine anni ‘50 di Finn Iuhl, e delle
lampade acquistate da Poulsen Lightime e
Poul Henningsen. Il capriccio/bisticcio di
stili, neoclassico, biedermeier e novecento,
è il leit motiv di tutta la casa. Un divano
d’epoca Consolato e un «Bastiano» in pelle e
finiture in mogano di Tobia Scarpa, fine anni ‘60; tre Thonet in legno ricurvo e quattro
poltroncine Frau in pelle. Per le sedie, Scolari ha un vero talento, «Olimpia», con la spalliera «alata», la disegnò per Giorgetti nel
1990.
Nel salone, così
grande che ogni cosa
sembra piccina, la sedia
in legno biondo è appoggiata alla parete di
fronte al pianoforte. Il
professore lo suonò per
anni nella casa milanese
di via Circo, poi lo portò
ad Asolo, e infine a Venezia. Con lo Steinway arrivò
in Laguna anche il tavolino
da lavoro della villa fiesolana di Arnold Böcklin. «L’acquistai da un antiquario milanese negli anni
‘80. A un prezzo molto basso. Incredibile
ma, allora, Böcklin lo conoscevano solo i
suoi compatrioti svizzeri».
Melisa Garzonio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Guida al benessere
Prepararsi Gli integratori da prendere subito e i trattamenti molecolari rigenerativi. Come idratarsi in profondità
Verso l’estate in cinque mosse
Così la pelle resta giovane
Curiosando
Ombre e luci
Il profumo
che si ispira
alla collezione
Ombre e luci, si affida a queste
sfumature «Ombre&lumière»,
l’ultima creazione olfattiva di
Giorgio Armani Privé, linea
creata nel 2004. Ancora una
volta l’ispirazione arriva dalla
passerella, dalla collezione
primavera-estate. «Questa
stagione — spiegano alla
maison — gli abiti hanno infatti
un gioco di ombra e luce che
trasforma il volume con strati di
tessuti e di piume che,
muovendosi con il corpo,
rivelano una silhouette
estremamente femminile». Ad
accompagnare questa donna la
nuova fragranza che, come
nella tradizione dei Privé,
continua ad essere costruita
sulle note preziose di iris. «Il
mix di contrasti — spiega
Fabrice Pellegrin, maestro
profumiere — si ritrova anche
nella costruzione olfattiva.
Siamo partiti dall’iris. L’ombra è
rappresentata da questo fiore
unito all’ambrox. Sì, perché l’iris
si estrae dalle radici. È una
materia prima tra le più
costose, ingrediente raro e
naturale per eccellenza. Per
questo profumo ho utilizzato la
varietà pallida che cresce in
Toscana. Mentre la luce è
caratterizzata da gelsomino e
paradisone. Ho scelto il
gelsomino sambac, ha una
nota floreale più moderna e
conferisce fluidità e
trasparenza. È il lato aereo del
profumo, un po’ come la fluidità
dei tessuti di Armani. E ho
abbinato l’assoluta di questo
fiore a una molecola di sintesi
chiamata paradisone per dargli
ancor più un effetto cristallino,
luminoso. Insieme
rappresentano il lato
femminile». Per questa
composizione lo stilista ha
scelto una tonalità particolare.
Infatti la fragranza, in tutto
soltanto in mille pezzi numerati,
è racchiusa in un flacone blu
profondo, il tappo in resina
realizzato artigianalmente per
ricordare una scultura
moderna. Tutto è avvolto in una
morbida pochette di organza di
seta stretta da tre lacci di pelle.
Un tocco di tailor-made per una
donna esigente.
G. Gh.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
P
rotezione solare, in questo periodo dell’anno il
messaggio arriva da più
parti. Ma, questo gesto da
solo, non basta. «La pelle
— spiega Magda Belmontesi, dermatologa e
docente al master di medicina estetica all’università di Pavia — va preparata ad affrontare la stagione estiva con grande
attenzione, anche se si resta in città perché l’inquinamento aumenta gli effetti negativi dei
raggi UV. Due sono i tipi di approccio alla prevenzione: per evitare scottature ed eritemi ma
soprattutto per contrastare l’invecchiamento
cutaneo».
Imparare a prendere dimestichezza con i filtri solari, utilizzando quello più adatto in base
al proprio fototipo senza dimenticare integratori, trattamenti mirati e dieta. «A tavola — dice
Maria Gabriella Di Russo, idrologa e medico
estetico a Milano e Formia, docente in medicina
estetica al master università di Pavia — è importante scegliere alimenti ricchi di acqua, sali
minerali e vitamine poiché aiutano a mantenere l’epidermide idratata. Preferire frutta fresca e
verdura di stagione da consumare cruda o cotta
al vapore a cui va aggiunto olio extravergine
d’oliva, molto utile perché aumenta l’assorbimento di betacarotene, un antiossidante che
La dieta
«L’olio d’oliva è importante
perché aumenta l’assorbimento
del betacarotene, utile contro
radicali liberi e invecchiamento»
Zorzi (mariabrunabeauty.it)— la novità vitamin face & body firming, trattamento molecolare rigenerativo creato da un’azienda americana, paese dove c’è grande attenzione nei confronti della protezione solare, serve a tonificare
e levigare le piccole imperfezioni di seno, ginocchia, spalle, nuca. Viene fatto su uno speciale lettino ad acqua che favorisce il relax ed è
abbinato alla cromoterapia. Dura un’ora e mezza si lavora cuoio capelluto, viso e corpo con
prodotti vegetali tra cui cardo mariano, utile
per le proprietà anti-infiammatorie, passiflora,
liquirizia e altri quaranta attivi che vanno a
idratare in profondità la pelle. E si conclude con
una maschera a base di glutatione, un antiossidante che fornisce elementi essenziali come
acidi grassi, vitamina B che partecipano alla rigenerazione, preparano a difendersi dagli attacchi atmosferici e dagli UV».
Dal medico estetico le soluzioni per idratare
in profondità e rivitalizzare. «La pelle — aggiunge Di Russo — ha bisogno di essere ristrutturata. Si possono effettuare due-tre sedute, di
cui una al mese di acido ialuronico con complesso dermo ristrutturante, composto da otto
aminoacidi, tre antiossidanti due minerali e
una vitamina. Gli aminoacidi stimolano la produzione delle fibre di collagene contribuendo
al rimodellamento dei tessuti. Gli antiossidanti
proteggono dai danni dei radicali liberi, zinco e
A CASA
Scrub al corpo, almeno
un paio di volte la settimana,
per eliminare le cellule morte
insistendo su gomiti e
ginocchia a cui far seguire
una crema idratante
DAL MEDICO
ESTETICO
INTEGRATORI
Un mese prima e durante
tutto il periodo di esposizione.
Sono utili quelli a base
di licopene, sostanza che si trova
nei pomodori, vitamina C e
beta-carotene, perché hanno
una funzione protettiva e
anti-infiammatoria
Un mese prima
dell’esposizione un paio
di sedute a base di acido
ialuronico per idratare
in profondità
DALL’ESTETISTA
Pulizia del viso, aiuta
ad eliminar le sostanze
inquinanti, prepara la pelle
ai trattamenti successivi
molto importanti come le
maschere nutirenti
Attenzione al viso
«La maschera al glutatione
fornisce al viso elementi
essenziali contro i raggi Uv come
acidi grassi e vitamina B»
A TAVOLA
Preferire alimenti
ricchi di vitamine e sali
minerali e soprattutto
frutta e verdura di
stagione
aiuta a ridurre l’azione dei radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cutaneo».
Vietato abbassare la guardia. «Proprio adesso — aggiunge Belmontesi — è utile affidarsi
ad integratori specifici che favoriscono la protezione cellulare. Contengono, oltre a betacarotene, anche selenio, omega 6 vitamina E e C, luteina. Quest’ultima, estratta dal cavolfiore,
svolge un’azione mirata sugli occhi, soprattutto
in chi li ha chiari. Non si deve dimenticare che
gli UV colpiscono la melanina degli occhi e possono dare irritazione e foto sensibilizzazione.
Inoltre, gli integratori, oltre a fare da scudo al
processo di foto invecchiamento, sono utili a
chi soffre di herpes labiale perché i raggi solari
abbassano le difese locali».
In aiuto anche i trattamenti mirati. «Uno
scrub o gommage — dice Belmontesi — serve
per ridurre lo spessore dello strato corneo e stimolare il turnover epidermico». Dall’estetista si
possono scegliere programmi per un’idratazione intensa. «Suggerisco — dice Mariabruna
rame sono importanti per la creazione di nuove
cellule, la vitamina B6 è essenziale per la produzione di energia necessaria al metabolismo
del derma. Si ha complessivamente un miglioramento dell’idratazione, turgore, aumento
della compattezza e dell’elasticità della pelle».
E, come suggerisce Belmontesi, «non bisogna dimenticare che per gli infrarossi non c’è
protezione solare specifica e sono i maggiori
responsabili del foto invecchiamento. È consigliabile un siero antiossidante prima di una
protezione solare anche in città, per prevenire e
rallentare isono solo le rughe ma anche le macchie, le discromie, le lassità. Questo perché le
protezione solari se sono associate a filtri chimici e schermi fisici possono bloccare fino al
96% delle radiazioni ultraviolette ma solo il 55
per cento dei radicali liberi prodotti dai raggi
solari. Un pool anti ossidante può aumentare
l’efficacia sino ad otto volte».
Giancarla Ghisi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Trattamenti fai da te
Massaggi, ogni zona ha la sua «testina»
Uomini
D
Niccolò Agliardi:
sapone, borotalco
e mangio la metà
edicato a chi va sempre di
fretta. Wellbox il
lipomassage brevettato
LPG, adesso, si può fare a casa, da
soli. «Questo strumento compatto
— spiegano gli esperti LPG
Systems — grande solo tre
centimetri cubici, permette di
effettuare un trattamento cento
per cento naturale. È un
dispositivo cosmetico per aiutare
la stimolazione cellulare: unisce le
azioni anticellulite e antiage, ma
ha anche tante altre potenzialità.
Infatti, basta cambiare la testina
per modificare il proprio
programma di bellezza. Il segreto
è tutto qui: in questi rulli
motorizzati di varie grandezza per
permettere diversi tipi di
massaggio. Bisogna però avere
costanza: tre volte alla settimana,
sei minuti per zona. I primi
risultati sono visibili già dopo il
primo mese». Anche la versione
self-service si può utilizzare sia
per i trattamenti al viso che al
corpo (info: it.wellbox.com). «È
un perfetto alleato — aggiungono
— soprattutto per chi ha grasso
localizzato, di solito resistente a
dieta ed esercizio fisico. Basta
scegliere su quale zona
concentrare i propri sforzi e agire.
Sulle gambe combatte la
ritenzione idrica, tonifica le
ginocchia, rassoda i glutei e le
braccia. Utilizzato sul viso si
ottiene un effetto lifting naturale.
Con questo massaggio, complice
le micropulsazioni delle alette
delle testine, si aiuta a stimolare la
naturale produzione di fibroblasti,
le cellule che producono collagene
ed elastina che rallentano il “ritmo
di lavoro” dopo i 25 anni. Le linee
d’espressione e le rughe si
affinano e i contorni facciali si
ridefiniscono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Maria Teresa Veneziani
Niccolò Agliardi, milanese, 40
anni, 178 cm per 70 kg.
Nuovo disco «Io non ho
finito» con la band The Hills.
Voto alla sua bellezza...
«Ambisco all’8, ma ho ancora
strada da fare».
Che cosa fa per la forma?
«A 35 anni non mi piacevo più. Avevo 7 chili più di
ora. Ho smesso di bere latte e ho cominciato a
dimezzare le porzioni».
Alimentazione tipo?
«Ho comprato il cuoci riso, lo mangio bianco, tipo
Basmati, con carne e pesce. Poi verdure saltate o
bollite: adoro i fagiolini. Ho bandito i superalcolici.
A qualche bicchiere di vino non rinuncio».
Va in palestra?
«No, vado a correre tre volte la settimana, una
sanissima terapia anti depressione e anti ansia»
Che cosa mette sul viso?
«Niente, mi lavo con il sapone. Uso creme
protettive e idratante solo se vado al sole».
Passiamo ai capelli...
«A 28 anni, appena prima di perderli, ho fatto il
taglio drastico. Oggi li rado ogni due giorni
quando faccio la barba. Non ho complessi, ho un
volto abbastanza aggraziato».
Descriva il suo stile
«Quando devo suonare indosso i jeans con una tshirt e la camicia lasciata fuori perché i ragazzi del
gruppo sono 25enni e non vorrei apparire troppo
âgé. Ma se portata sola la camicia va indossata
dentro: dopo i 40 anni la forma diventa sostanza...
Non mi piacciono i completi, preferisco lo
smoking».
Profumo?
«No, uso solo un dopobarba che compro
all’Esselunga che sa di Borotalco, poco erotizzante
ma garbato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Controcopertina Famiglie
Il questionario di Proust per bambini
Nome
Il tuo difetto
Età
Il difetto dei tuoi genitori
Dove abiti
Scaricare il questionario e la liberatoria (da far
firmare ai genitori) dal blog
27esima Ora di
Corriere.it Spedirli con una foto
alla mail proustperbambini
@corriere.it
L’ultima volta che hai pianto
Che cosa ti rende triste
Gioco preferito
Che cosa non ti piace fare
I nomi che ti piacciono di più
Che cosa ti fa paura
Bevanda preferita
Che cosa vorresti fare da grande
Piatto preferito
Libro o film preferito
Il tuo eroe o eroina
Che cosa ti piace della tua città
Vacanze preferite
E cosa non ti piace
Colore preferito
Il tuo migliore amico o amica
Animale preferito
Il peluche con cui dormi
Dagli Usa La scrittrice Woolf: i media ossessionano le donne con l’immagine. La scelta di Nicole e quella di Monica
D
a una parte il volto
splendido, ma ingessato e terreo di
Nicole Kidman, 47
anni a giugno,
quasi bloccata nella sua bravura da
un eccesso di chirurgie preventive.
Dall’altra, a contrasto, la faccia più segnata di alcune sue coetanee
come lei star internazionali e come lei colte dall’obiettivo nella luce impietosa delle passerelle:
Kate Blanchett, 45 anni, splendente nelle sue rughe guizzanti, Monica Bellucci, un volto che non
nasconde i segni della vita e della sofferenza, e
dichiara al Corriere: «Non voglio essere una donna di 30 o 20 anni, ho rispetto per me e per la
femminilità. A settembre compirò 50 anni, sarà
l’unico compleanno che celebrerò». Infine Juliette Binoche, che i 50 li ha appena celebrati, e
che non solo esibisce qualche superba zampa di
gallina, ma consegna, sempre al «Corriere» un
piccolo manifesto sulle età della donna:
«Ogni età ha i suoi doni. Bisogna accoglierli con curiosità. Più si invecchia, più
bisogna osare».
Pillole di saggezza impreviste (contro
schiavitù altrettanto sorprendenti) che ci
dicono come si stia facendo strada anche
nel mondo dello star system l’idea che la
questione della bellezza, del suo inseguimento e del suo mantenimento negli anni,
è faccenda molto piuttosto complicata, e
tutt’altro che fatua per la donna contemporanea.
Appena si sono spente le luci sul red
carpet di Cannes che ci hanno rimandato queste
fotografie, Emma Woolf, giornalista e scrittrice,
nonché pronipote della più celebre Virginia, sul
Daily Beast ha chiamato in causa, in una specie
di autocritica collettiva, il mondo dei media, con
un articolo dal titolo «Le donne ci perdono sempre se noi le ossessioniamo con l’immagine delle
star». Se cioè continuiamo a spiare in ogni momento sul loro volto una ruga in più, un cedimento precoce, e a fare spietati paragoni su come erano dieci anni fa. Perché il rischio è che
l’effetto horror dal volto di Nicole Kidman si propaghi per malefiche onde concentriche a tutte le
donne della terra, e che ognuna si metta in caccia
di un artefatto ideale perduto di perfezione. Fatale che con tutte quelle sollecitazioni patinate a
essere magri, levigati, senza rughe, ci si guardi
allo specchio e ci si senta per sempre inadeguate.
Il tema
Gli interventi estetici
ogni anno al mondo
17
L’autrice
Emma Woolf (sotto)
è columnist del
Times, oltre che
autrice di due libri
«An Apple a Day» e
«The Ministry of
Thin», ex anoressica
salvata, come
racconta lei, da un
figlio. Segue questi
argomenti ed è
appassionata delle
tesi di Naomi Wolf
sul mito della
bellezza a ogni costo
millioni
2.4 asile
Br
0.89
India
90%
+21%
Il tema
Partendo dalle
immagini di Nicole
Kidman al festival di
Cannes, Emma
Woolf analizza il
fenomeno della
chirurgia estetica,
che continua ad
avere presa tra le
donne che hanno
tagliato il traguardo
dei 46 anni (come la
Kidman), età in cui
,a detta di molte
inglesi, ci si comincia
a «sentire invisibili»
degli operati è donna
0.8
3
Me
ssic
o
La percentuale
di interventi
al seno sul totale
delle operazioni
25%
Top five interventi di chirurgia estetica
in Gran Bretagna
Donna
Uomo
1. Ingrandimento seno
1. Rinoplastica (naso)
2. Blefaroplastica (occhi) 2. Blefaroplastica (occhi)
La precentuale di crescita
delleo perazioni sugli uomini
dal 2009
E fragili. E insicure. In un prolungamento malsano dei turbamenti dell’adolescenza nell’età
adulta.
Intanto, nel tentativo di adeguarsi a un codice
unico e astratto di bellezza artificialmente imposto, ogni anno nel mondo un esercito di umani si
rivolgono agli stregoni moderni, i medici estetici. I quali volentieri li sottopongono a 17 milioni
di operazioni di cosiddetto miglioramento, in cima alla lista ci sono gli Stati Uniti, poi vengono il
Brasile e la Cina, il 90 per cento di questi interventi sono riservati alle donne (anche se quelli
maschili sono in aumento).
Insomma, siamo convinte di aver fatto tanti
progressi sul fronte della parità di genere, «ma in
realtà l’immagine della donna rimane ancor oggi
il suo capitale più spendibile», avverte Emma
Woolf considerandola una grande sconfitta del
La 27Ora
«Mesangeles»: (ri)scoprire
il talento dei nostri ragazzi
La «meglio gioventù» in una
scuola di Mesagne. Diversa
da quella dei reality
Vivere con un’amica: vi
spiego perché è bellissimo
Gli amici sono la famiglia che
scegliamo di avere e la
condivisione è «femmina»
Le sorelline indiane
e la nostra indignazione
Se la rabbia può diventare
lo strumento per svegliare
le istituzioni inesistenti
di Gaia Piccardi
di Rachele Grandinetti
di Monica Ricci Sargentini
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3. Riduzione seno
3. Riduzione seno
4. Lifting viso collo
4. Otoplastica (orecchie)
5. Addominoplastica
5. Liposuzione
femminismo: una tesi forte e provocatoria che
val la pena considerare perché Emma ha sperimentato su di sé la schiavitù estetica, è stata
anoressica dai 19 ai 30 anni, e solo da qualche
tempo, dopo aver incontrato un fidanzato che
vorrebbe un figlio da lei, ha cominciato ad avere
un atteggiamento più rilassato verso il cibo e
l’immagine. Vicende che ha raccontato sui giornali cui collabora (The Guardian, The Times) e in
due libri, An Apple a Day e The Ministry of Thin.
Si potrebbe obiettare: ma che male c’è, se così
fan tutte? In fin dei conti le nostre sorelle sono
sempre state ossessionate nei secoli dall’aspetto
esteriore, e pronte a soffrire un po’ in suo nome,
le signore vittoriane rinunciavano a una costola
per entrare nei corpetti del tempo, supplizio che
si sussurra abbia inflitto ancor oggi Nicole Kidman al suo costato per renderlo ancor più slan-
ciato, sebbene fosse già etereo per Dna. Proviamo però a ribaltare la faccenda e a chiederci se
non siamo tutti impazziti a farci tagliare ossa,
scotennare il viso, iniettare veleno (botulino), e
non per piacer nostro ma solo per apparire (forse) più presentabili e accontentare chi ci vuole
così. Un conto è sbiancarsi il volto con la cipria o
tingere il capello, un altro imbarcarsi verso strade perigliose e senza ritorno. L’ossessione della
ricerca del codice perfetto ha ormai deragliato, è
andata fuori controllo. Per allontanarla non ci
resta che osare di essere come si vuole, per libera
scelta e non per lavaggio – planetario - del cervello: in fin dei conti Monica, Cate, Juliette e le altre insegnano.
maragnese
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Tempiliberi
ILLUSTRAZIONE DI PAOLA PARRA
Quando hai strisciato il dito sullo
smartphone non ci credevi
quasi. L’uomo della tua vita,
bello da togliere il fiato, eccolo lì.
Gli occhi neri, profondi, di chi ha
vissuto tanto. Il fisico robusto.
Nella bio si definisce fedele e
generoso. Praticamente un tipo
d’altri tempi. Certo, è un po’
peloso, va spazzolato tutti i
giorni. Perché lui si chiama Buck,
ha nove anni, ed è un incrocio di
cane da pastore.
E’ BarkBuddy, l’app che funziona
come Tinder per far innamorare
potenziali amici per la vita di
cani abbandonati dei rifugi più
vicini, strappandoli a un destino
di gabbie e solitudine. Ad
inventarla, la newyorkese Bark
& Co., startup di quattro
animalisti che, piccandosi di
pensare come un cane, sviluppa
prodotti per Pluto, Pongo e Rin
Tin Tin, e nel 2013 ha donato
150 mila dollari ai quattrozampe
meno fortunati. BarkBuddy
permette di visualizzare 300mila
e più profili. E se c’è il colpo di
fulmine clicchi il cuoricino, sennò
vai alla foto successiva (a
differenza delle app di dating,
qui non c’è la X di rifiuto, perché
un animale non si rifiuta mai).
Perché ogni anno, di cani, negli
States, ne vengono abbandonati
più di quattro milioni, e solo la
metà trova una casa. I dati di
BarkBuddy, però, fanno sperare:
10 milioni di strisciate in 9 giorni,
roba da far impallidire Tinder e
compagni. Per ognuno,
informazioni su età, sesso e
grandezza, lo stato di salute e le
necessità. Così, quando ci hai
pensato bene, chiami il rifugio e
fissi il primo appuntamento. Per
vedere se l’amore scatta per
davvero. Perché, a differenza di
tanti fidanzati, un cane è per
sempre. E guai a prenderne uno,
magari salvato da un canile
lager, per riportarlo indietro al
primo bisognino sul parquet.
Perché l’amore incondizionato
esiste: ed è quello che leggiamo
negli occhi di un animale. Bau.
di MARIA LUISA AGNESE
2.1
9
Cin
a
di COSTANZA
RIZZACASA D’ORSOGNA
Pparra
Un viso più «vero»
Le star contro il bisturi
Una app
«amorosa»
per salvare
i trovatelli
3.03
Usa
Tendenze
36
italia: 51575551575557
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
37
italia: 51575551575557
Economia
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ALL’AGRICOLTURA
52 MILIARDI,
PREMIO DEL 25%
PER I GIOVANI
N
on più incentivi a
campi da golf (vi
sembrerà strano, ma
finora i contributi
comunitari sono andati
anche ai terreni green),
banche e intermediari
finanziari (in qualità di
proprietari di terreni) .
Soldi solo a chi si occupa
(davvero) di agricoltura,
con una particolare
attenzione a chi ha meno
di 40 anni. Perché —
paradosso — in Italia solo
il 5% degli imprenditori
agricoli sono “giovani”
(ammettendo che gli
under 40 lo siano ancora).
Un numero troppo esiguo
per le esigenze della
nostra filiera agroalimentare (e per la tutela
del territorio) anche in
un’ottica di trasmissione
delle competenze. Ieri la
firma al ministero delle
Politiche agricole su un
testo condiviso con le
Regioni (che hanno
apportato alcune
modifiche all’impianto
originario) che disciplina
la nuova politica agricola
comune (Pac) da qui al
2020. Il dato da cui
partire sono i 52 miliardi
di euro nei prossimi sette
anni destinati al nostro
Paese. Di cui circa 27
miliardi di “aiuti diretti”
completamente finanziati
da Bruxelles. Altri 21
miliardi — cofinanziati
pariteticamente da Ue e
Italia — saranno
destinati invece allo
sviluppo rurale. Gli ultimi
quattro sono i
finanziamenti Ocm
(organizzazione comune
di mercato) che
disciplinano la
produzione e il commercio
di gruppi di prodotti (ad
esempio il settore
vitivinicolo e l’olio di
oliva). Il ministro
Maurizio Martina
(nella foto) esprime
soddisfazione: «Abbiamo
privilegiato il lavoro e i
giovani». Per i quali è
prevista la maggiorazione
degli aiuti nella misura
del 25% per i primi 5 anni
di attività.
Fabio Savelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’operazione La quota di proprietà resta al 4,48% e Fsi può «richiamare» le azioni per le assemblee e i dividendi
Generali, Cassa Depositi sotto il 2% dei voti
Il Fondo Strategico Italiano va avanti con il piano di prestito titoli del Leone
Il Fondo strategico italiano è
sceso sotto il 2% in Generali. Lo
ha comunicato ieri la Cassa depositi e prestiti, a cui fa capo il
Fsi, precisando che «la facoltà
di esercitare il diritto di voto» è
ora ridotta «all’1,981% del capitale sociale» del Leone.
Nella nota si sottolinea altresì che «restano invece immutati numero di azioni e quota di
Generali di proprietà di Fsi, pari al 4,48%». Ciò perché si tratta
di vendite a termine compiute
da intermediari incaricati con
contemporaneo prestito titoli
da parte di Fsi. Ciò significa in
sostanza che il Fondo ne perde
il possesso, e quindi i diritti patrimoniali e di voto,
ma non la proprietà.
Inoltre, i contratti sono assistiti da clausole
di richiamo: il Fondo
strategico può cioè
«richiamare» i titoli
dati in prestito in particolari circostanze:
così è accaduto in occasione dell’assemblea
delle Generali che a fine aprile ha approvato
il bilancio, e al momento di incassare il dividendo.
I contratti di vendita sono
numerosi (il pacchetto che il
Così in Borsa
ieri
+0,36%
a 16,61 €
Mediobanca
13,4%
Cassa Depositi e Prestiti
(per il tramite del Fondo
strategico italiano)
4,4%
16.683
16.6
Delfin S.AR.L
16.482
1
6.4
(Leonardo Del Vecchio)
16.280
16.2
Gruppo New
B&D Holding
16.078
16.0
(famiglia De Agostini)
2%
2,4%
15.877
15.8
Gruppo Caltagirone
2%
15.675
15.6
30
6
apr. mag.
12
mag.
18
mag.
22
mag.
28
mag.
Fonte: Consob e Borsa Italiana
Manager Giovanni Gorno Tempini,
alla guida della Cassa depositi e
presidente del Fondo strategico
italiano controllato dalla Cdp
Mercato
Effetti S.p.A.
Gruppo Ubs
71,6%
2,1%
2,1%
Fsi ha rilevato da Bankitalia è
stato in pratica polverizzato) e
presentano cadenze differenti,
in linea di massima al momento distribuiti tra fine 2014 e
primi mesi 2015. Il Fondo deve
concludere la cessione entro la
fine del prossimo anno e scaglionando nel tempo si protegge anche dall’eventuale rischio
che, una volta scaduti i termini,
la vendita non possa essere
perfezionata perché non corrispondono i paramenti di prezzo fissati.
Tecnicalità che rendono
complessa l’operazione. Del re-
D’ARCO
sto nell’accordo relativo al passaggio del 4,48% di Generali da
Banca d’Italia a Fsi, sottoscritto
nel dicembre 2012, sono stati
previsti diversi «paletti» a la
stessa via Nazionale è diventata azionista del Fondo con il
20%, mentre il restante 80% è
Scadenze
I contratti di vendita a
termine sottoscritti finora
scadono tra fine 2014
e i primi mesi del 2015
rimasto in mano alla Cassa guidata da Giovanni Gorno Tempini (che è anche presidente di
Fsi): il Leone è la più importante compagnia di assicurazioni
italiana e Bankitalia è stata fino
a quel momento il secondo
azionista dopo Mediobanca. Si
tratta perciò di un’operazione
di «sistema» che non può generare contraccolpi sul mercato né verosimilmente precostituire la presenza di un nuovo
socio dello stesso peso dell’autorità di vigilanza. Anche se, va
detto, poiché Piazzetta Cuccia
ha il 13% circa e ha già annunciato che scenderà nell’arco del
piano industriale di tre punti,
eventuali nuovi azionisti con
quote non particolarmente rilevanti potranno rappresentare comunque novità non secondarie. Il Fsi si è dunque impegnato a vendere la quota a
terzi «in modo ordinato e a
condizioni di mercato» e a
«esercitare i diritti di voto in
assemblea» Generali «secondo
i criteri seguiti dalla Banca
d’Italia per le sue partecipazioni». In effetti il titolo del Leone
sul mercato non sembra aver
finora «sofferto» dell’esercizio
dell’obbligo di vendita.
Sergio Bocconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il rapporto Aon Viene prima della preoccupazione di restare a corto di liquidità
Nella top ten dei rischi d’impresa
sale il timore di perdere i talenti
MILANO — Certo, la crisi economica: un incubo, ancora oggi, la ripresa è troppo lenta perché manager e industriali di tutto il mondo
non la indichino al primo posto
nella top ten dei rischi d’impresa.
Sì, l’incertezza politica: e i fatti
d’Ucraina, o per altri aspetti la stessa ondata dell’estrema destra xenofoba in molti Paesi europei, sono
solo una campana d’allarme a volume semplicemente più alto dei tanti campanelli che scuotono il pianeta. E non da ieri. Col risultato che
il timore di guerre civili, conflitti
sociali, instabilità diventa paura
vera: non era mai stata segnalata
nella classifica globale dei pericoli
vissuti da chi possiede o gestisce
aziende, ora esordisce al decimo
posto. Peggio ancora, le previsioni
la danno in scalata al sesto entro il
2016.
E poi, però. Recessione. Guerre
calde e fredde. Sommovimenti sociali. Governi ballerini. È un elenco
classico, da Baedeker dell’economia, quando si parla dei fattori di
rischio per le aziende. Imprenditori
e manager non fanno che testimoniarlo forti dell’esperienza diretta.
La novità oggi, 2014, anno sesto
dall’inizio della Grande Crisi, è che
quell’esperienza diretta ne scopre
— e lo subisce — prepotentemente
un altro. È sempre stato lì, in realtà:
in definitiva resta l’elemento umano, a fare la differenza. Non c’è mai
stato uomo d’azienda che non proclamasse regolarmente “i talenti”,
manuali o intellettuali non impor-
ta, punto-chiave del successo di
qualsiasi impresa. Non ce ne sono
mai stati però altrettanti che, nei
fatti, i talenti “ordinari” — moltissimi, contro i rarissimi geni alla
Steve Jobs — si preoccupassero di
Piazza Affari
Le navi di Fincantieri approdano in Borsa
Fincantieri sbarcherà a Piazza Affari il 16 giugno. Tra venti giorni i vertici della
società saranno a Milano per presentare la quotazione. Sul mercato dovrebbe
arrivare il 49,9% del gruppo, per effetto di un aumento di capitale da 600
milioni, oltre alla vendita di azioni da parte di Fintecna (Cdp).
coltivarli, attirarli, trattenerli.
Bene. Sarà pure questo un effetto
della lunga recessione, opposto e
insieme speculare ai massicci tagli
di personale. Ma, oggi, in tutto il
mondo la paura di perdere o di non
saper attrarre quei talenti — chiamarli “cervelli” sarebbe riduttivo:
accanto al fisico nucleare può esserci un mago della meccanica di
precisione, un grande ciabattino
può valere quanto uno stregone del
software — è più forte persino del
timore di trovarsi a corto di capitali.
A dirlo sono le stesse aziende.
Aon, il colosso del brokeraggio assicurativo (11,5 miliardi di dollari
di fatturato, una sede italiana che
con Carlo Clavarino governa altri
mercati europei e il Medio Oriente), per il suo ormai tradizionale
Risk Management Survey ha “intervistato” finora 1.415 società in
70 Paesi. La fotografia che ne uscirà
per il 2013 (il rapporto è biennale)
racconta proprio questo. Ossia che,
nell’universo-imprese, la lentezza
della ripresa è sempre la preoccupazione numero uno. Ma la paura
di perdere i talenti — la stessa Aon
non ne è esente: in Italia la risposta
è la “Talent Agenda”, 106 neolaureati convolti solo l’anno scorso, la
metà di loro poi assunti — segue
quasi a ruota: settimo posto nel
2011, quinto adesso. Appena nono
il rischio di trovarsi a corto di liquidità. Che ci sia speranza, alla fine,
per il merito?
Raffaella Polato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il collocamento
Impregilo,
più flottante
Sul mercato
fino al 25%
Salini Impregilo si
prepara a ripristinare il
flottante sulla Borsa di
Milano, sceso al 10% in
seguito all’Opa lanciata
l’anno scorso. «Stiamo
lavorando all’operazione
di collocamento di azioni
che sarà effettuato
presso investitori
istituzionali italiani ed
internazionali» ha detto
ieri l’amministratore
delegato del gruppo di
costruzioni, Pietro Salini.
«L’operazione, che fa
parte del già annunciato
piano di ripristino del
flottante sulla Borsa di
Milano ad almeno il 25%
— ha proseguito il
manager — , sarà
un’unica operazione di
collocamento, in parte
secondario, in parte
primario attraverso
aumento di capitale,
denominata in gergo
fully marketed
transaction,
dato che saranno
contestuali».
Dunque oltre a
raccogliere mezzi freschi
sul mercato, che
copriranno fino al 10%
del capitale, Salini cederà
anche parte della azioni
raccolte dalla Salini
Costruttori con l’Opa
lanciata l’anno scorso sul
general contractor di cui
Salini aveva assunto il
controllo al termine di
una dura contesa con il
gruppo Gavio.
L’operazione è allo studio
e «qualora dovesse
concretizzarsi» ha
spiegato Salini-Impregilo
in una nota, porterebbe a
«un miglioramento della
liquidità delle azioni
della società». Nella
stessa nota viene
precisato «che in base
all’attuale struttura
dell’offerta in esame,
Salini Costruttori, a
seguito all’operazione,
continuerebbe
ad essere l’azionista di
maggioranza di Salini
Impregilo» di cui oggi ha
circa l’89%.
Federico De Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
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BPM GEST ECU
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 006
Categoria di attività
REGIONE PUGLIA
AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA
CUP: J55D12000040001 CIG: 5400736C53
Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione
“AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI
inerente l’aggiudicazione della procedura aperta ai sensi del Decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa alla progettazione esecutiva e
realizzazione dei lavori relativi all’intervento denominato FG021A/10 - Comune
di Anzano di Puglia (FG) - “Lavori di sistemazione dissesto idrogeologico in
località GESSARA nel Comune di Anzano di Puglia (FG)”. L’avviso per estratto
sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Il Commissario Straordinario Delegato: Avv.
Francesco Paolo Campo
31/10/2013
Categoria di attività
48.176.405
3.730.146
2.653.217
54.559.768
48.072.169
3.730.146
2.653.217
54.455.532
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso
200 Titoli di capitale
300 Altre attività patrimoniali
400 Passività patrimoniali
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BPM GEST DEM
Il Commissario Straordinario Delegato
Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia
previsti nell’Accordo di Programma siglato il 25/11/10
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 008
30/04/2014
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
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REPUBBLICA ITALIANA
VALORI IN EURO
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 007
31/10/2013
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
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200 Titoli di capitale
300 Altre attività patrimoniali
400 Passività patrimoniali
1000 Saldo attività della gestione separata
77.905
77.905
76.954
76.954
CODICE IMPRESA: 402
CODICE GESTIONE: 003
31/10/2013
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 2.927.094.288 2.684.831.087
200 Titoli di capitale
66.510.999
62.776.174
300 Altre attività patrimoniali
118.832.921
19.232.921
400 Passività patrimoniali
1000 Saldo attività della gestione separata 3.112.438.208 2.766.840.182
Categoria di attività
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso
200 Titoli di capitale
300 Altre attività patrimoniali
400 Passività patrimoniali
1000 Saldo attività della gestione separata
30/04/2014
31/10/2013
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso
200 Titoli di capitale
300 Altre attività patrimoniali
400 Passività patrimoniali
1000 Saldo attività della gestione separata
319.532
319.532
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 010
Categoria di attività
319.515
319.515
VALORI IN EURO
30/04/2014
31/10/2013
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 306.777.136
200 Titoli di capitale
1.828.713
300 Altre attività patrimoniali
5.509.299
400 Passività patrimoniali
-3.500
1000 Saldo attività della gestione separata 314.111.648
BPM Gestpiù
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 011
224.112
224.112
BPM Consolida
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30/04/2014
Categoria di attività
31/10/2013
valori in USD - cambio al 30/04/13: € 1 = USD 1,385
Categoria di attività
BPM Sicurgest
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 009
203.950
203.950
BPM GEST USD
VALORI IN EURO
30/04/2014
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VALORI IN EURO
30/04/2014
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224.002.179
1.761.048
5.709.299
231.472.526
BPM Valore
VALORI IN EURO
CODICE IMPRESA: 402 - CODICE GESTIONE: 012
VALORI IN EURO
30/04/2014
31/10/2013
Categoria di attività
56.725.511
1.690.412
-3.500
58.412.423
65.357.536
1.692.174
67.049.710
100 Obbligazioni ed altri titoli a reddito fisso 222.535.529
200 Titoli di capitale
4.025.876
300 Altre attività patrimoniali
1.287.592
400 Passività patrimoniali
1000 Saldo attività della gestione separata 227.848.997
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
30/04/2014
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Ai sensi delle disposizioni IVASS vigenti - Redatto il 24 maggio 2014
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31/10/2013
Importi da libro mastro* Importi da libro mastro*
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231.570.664
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Economia 39
italia: 51575551575557
Il dibattito Delrio: nel Mezzogiorno la situazione peggiore
Fiat Chrysler
«Classi dirigenti da riformare?
Quote rosa passo obbligato»
Tarantola e Bongiorno: ma devono essere a tempo
DALLA NOSTRA INVIATA
TRENTO — Partiamo da
un dato: l’Italia per distrazioni di fondi pubblici è al
98esimo posto su 143 Paesi.
Un risultato che Gregorio
De Felice, capo economista
di Intesa Sanpaolo, ha illustrato all’apertura del Festival dell’Economia, la kermesse che porta a Trento
economisti, sociologi, premi Nobel e politici per discutere di temi di attualità:
quest’anno su «Classi dirigenti, crescita e bene comune». Il dato si commenta da
solo. La qualità della classe
di dirigente è il cardine attorno cui ruota lo sviluppo
di un Paese.
Come siamo arrivati a
questo livello? Per De Felice
le responsabilità vanno cercate nel modello di crescita
economica degli anni 80
(quello dell’aumento della
spesa pubblica) ma anche
nella piaga italiana dell’abbandono universitario e
nella corruzione, che sono
tutti segnali di prevalenza
dell’interesse personale su
quello collettivo. «Esempio
eclatante — ha sottolineato
l’economista — l’evasione
fiscale». Non è però solo un
problema squisitamente
italiano. L’editore Giuseppe
Laterza ha osservato che
«non c’è una classe dirigente europea, ma solo la sommatoria di classi dirigenti
nazionali».
Un’inversione di rotta, la
promette da Trento il sottosegretario alla presidenza
del Consiglio Graziano
Delrio, che ha criticato «la
miopia della leadership politica europea» e ha annunciato un cambio di paradig-
ma per quella del nostro Paese: «Crediamo molto nell’introduzione nella politica
italiana della fase valutativa
— ha detto durante un incontro con l’ex consigliere
economico di Obama, Alan
Krueger —. Prevediamo nei
prossimi tempi un dialogo
difficile con la classe dirigente». Delrio ha citato come esempio il Sud e lo scar-
L’incontro
Bilderberg
compie
60 anni
Dalla crisi dell’Ucraina
allo spionaggio. A
Copenaghen tre giorni
di appuntamenti per i
potenti dell’Occidente
sui temi transatlantici.
La Conferenza del
Bilderberg (nella foto
l’albergo dove il club si
riunì per la prima
volta nel 1954), una
sorta di Davos intima e
segreta, quest’anno
compie sessant’anni.
La lista dei circa 150
convenuti è top secret.
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Marchionne racconta
i (primi) dieci anni
tra Torino e Auburn Hills
Francesca Basso
BassoFbasso
Giovanni Stringa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Autorizzazioni Il gruppo Del Conca e l’investimento negli Usa
Burocrazia troppo lenta,
la fabbrica ora è in Tennessee
Storie di straordinaria burocrazia. Sono quelle a cui non
vuoi credere, quelle che pensi
siano successe in qualche angolo remoto del mondo. E invece succede a San Clemente,
un paese in provincia di Rimini dove ha sede la Del Conca,
una delle principali realtà italiane del comparto ceramico
che esporta all’estero circa il
75% della sua produzione.
L’azienda riminese, grazie a
brevetti e a una costante attività di ricerca e sviluppo, cresce da anni e chiede al suo comune di poter ampliare i suoi
capannoni creando una linea
produttiva che permetta l’esecuzione di tutte le nuove lavorazioni richieste dal mercato,
consentendo così la diversificazione della produzione e il
mantenimento della competitività dell’azienda. Per ottenere il via libera alla costruzione
del nuovo impianto l’azienda
riminese avrebbe avuto bisogno di una variante al piano
regolatore. La variante è arrivata. Ma nel frattempo sono
passati dieci anni: un infinito
gioco dell’oca della burocrazia
fatto di trappole, rinvii, perdite di tempo e richieste di documenti.
In questo decennio però la
Del Conca è andata avanti, ha
registrato i suoi brevetti internazionali, ha sviluppato il
prodotto e una tecnologia
sempre più sofisticata. Al
punto da mettere nel mirino
gli Usa (primo mercato per
l’export dell’azienda riminese)
non per una delocalizzazione
ma per internazionalizzare il
business. Per farlo però serviva uno stabilimento produttivo. È così che Enzo Donald
Fondi pubblici
L’Italia è al 98esimo
posto su 143 Paesi
per distrazioni di fondi
pubblici. Tra le cause
l’aumento della spesa
pubblica e l’abbandono
universitario
so uso dei fondi europei, ultima in ordine di tempo la
tranche dal 2007 al 2013:
«L’Italia deve chiedere scusa
al Sud e le classi dirigenti
meridionali scusa ai cittadini. Noi non daremo soldi a
chi non dimostrerà di essere capaci di spenderli».
La classe dirigente è anche fatta di donne, alle quali
però è ancora impedito l’accesso alla stanza dei bottoni, come ha evidenziato il
curatore scientifico del Festival, Tito Boeri. La legge
sulle quote di genere nei
board delle società appare
al momento la strada principale per permettere alle
donne di «Rompere il soffitto di vetro». Questa è la
via secondo gli ospiti della
tavola rotonda moderata
dalla vicedirettrice del
«Corriere» Barbara Stefanelli: la presidente della Rai
Anna Maria Tarantola, l’avvocato Giulia Bongiorno,
l’amministratore delegato
di L’Oréal Cristina Scocchia,
Daniela Del Boca, docente
di Economia politica all’Università di Torino, l’assessore all’Università della
Provincia autonoma di
Trento Sara Ferrari e Massimo Fasanella D’Amore, ex
ceo di PepsiCo Beverages
Americas, hanno raccontato
la loro esperienza. La provocazione arriva da Bongiorno: «Servono le quote
non rosa ma fucsia. Donne
sì ma di valore» e comunque «a tempo altrimenti si
trasformano in privilegio»,
anche se «le donne hanno
avuto secoli di discriminazione, dunque le quote ora
sono il minimo».
Mularoni, ceo di Del Conca,
entra in contatto con Bill Haslam, Governatore del Tennessee, a cui espone il suo progetto di internazionalizzazione.
«È stato il governatore in persona a chiamare per offrirmi
una serie di servizi tra cui una
persona per aiutare l’azienda
nella pratiche burocratiche
americane», ricorda Mularoni.
Il numero chiave è sempre
lo stesso: 10. Ma con qualche
differenza. Ci sono voluti dieci
anni per ottenere la variante
del piano regolatore in Italia,
servono dieci mesi in Tennessee per realizzare l’intero stabilimento: 110 mila metri
Ferrovie dello Stato
Privatizzazione,
poteri a Messori
Il nuovo cda di Ferrovie
dello Stato ieri ha
nominato all’unanimità
ad Michele Mario Elia.
Su invito dell’azionista
Ferrovie ha quindi
affidato al nuovo
presidente Marcello
Messori il
coordinamento delle
attività di controllo
in raccordo con
l’amministratore
delegato della società,
la definizione delle
strategie. Al presidente
è affidato il compito
di dare impulso alle
iniziative connesse alla
privatizzazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
quadrati di terreno su cui sorge uno stabilimento di 30 mila
metri quadrati e una palazzina
uffici di mille dedicata allo
showroom e all’amministrazione. «Il nuovo sito produttivo — precisa Mularoni — servirà anche per immagazzinare
i prodotti fabbricati in Italia
dando così alla ceramica Made
in Italy lo stesso livello di servizio di quella Made in Usa.
Questo investimento consentirà di accrescere le nostre
quote di mercato in Nord
America rendendo più forte il
gruppo intero». Intanto all’inaugurazione grande festa
in tutta la Contea di Loudon
anche perché il gruppo Del
Conca con questo polo produttivo ha portato lavoro ad
oltre 100 famiglie con tanto di
benefits (assicurazione medica, dentale e contributi pensionistici) ai massimi livelli rispetto agli standard americani. Qualcosa che, a occhio e
croce, avrebbe fatto comodo
anche in Italia. E adesso che è
arrivata l’autorizzazione del
comune di San Clemente?
«Purtroppo da quando abbiamo chiesto l’ampliamento
dello stabilimento ad oggi, sono passati molti cicli economici e il contesto del mercato
italiano non è più lo stesso —
ricorda il presidente di Del
Conca —. Però, anche se arrivata troppo tardi, questa delibera ci metterà comunque in
condizioni di sfruttare le opportunità del prossimo futuro
e quindi pensiamo che lo sforzo fatto non sia stato fatto invano». Qualcosa di simile a
meglio tardi che mai.
Isidoro Trovato
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MILANO — Primo giugno 2004, primo giugno 2014. Dieci anni
fa Sergio Marchionne entrava alla Fiat. Domani, dieci anni dopo,
l’occasione per tracciare un bilancio di questo decennio in cui
tanto è cambiato, dal Lingotto di Torino alla Chrysler di Auburn
Hills. Marchionne presenterà al Festival dell’Economia di Trento
il libro «Made in Torino? - Fiat Chrysler Automobiles e il futuro
dell’Industria» (il Mulino), con gli autori Giorgio Barba
Navaretti e Gianmarco Ottaviano e il direttore del «Sole 24 Ore»
Roberto Napoletano, alle 12.30 davanti alla platea del Teatro
Sociale.
Quando nel 2004 Marchionne assume la carica di amministratore
delegato, l’azienda perde più
di un miliardo di euro l’anno e
A Trento
ne fattura 27. Oggi i ricavi si
sono più che triplicati e con
Chrysler è nato il settimo
gruppo automobilistico
mondiale. Ma i cambiamenti
non si fermano ai numeri e
alle tradizionali strategie. La
trasformazione è più profonda
e investe la struttura del
gruppo, le relazioni sindacali,
l’immagine, i rapporti con
L’incontro
Torino e con l’Italia, le sedi
legale e fiscale della
Domani il manager
controllante Fiat Chrysler
del Lingotto
Automobiles Nv all’estero, il
sarà al Festival
prossimo sbarco a Wall Street.
dell’Economia
In questi dieci anni c’è stato lo
spin off con la scissione
dell’auto da una parte, i
camion e i trattori dall’altra, il braccio di ferro con la Fiom e
l’uscita da Confindustria, la chiusura di Termini Imerese, la
conquista della Bertone e il piano Fabbrica Italia. E ancora: il
tentativo non andato in porto di alleanza con Opel, fino alla
conquista di Chrysler.
In mezzo, poi, c’è la crisi internazionale. Che dai mutui
subprime del 2007 investe anche l’industria e quindi l’auto. Fino
ai timidi segnali di ripresa del mercato a quattro ruote negli
ultimi mesi. E ora? «Resterò almeno fino alla fine del piano»
(che vale 5 anni), ha assicurato Marchionne.
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40
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AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS
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AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS
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AZ F. Cash Overnight
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AZ F. CGM Opport European
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AZ F. Commodity Trading
AZ F. Conservative
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AZ F. Dividend Premium DIS
AZ F. Emer. Mkt Asia
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AZ F. European Dynamic
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AZ F. Formula 1 Conserv.
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AZ F. Hybrid Bonds ACC
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AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC
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AZ F. Institutional Target
AZ F. Italian Trend
AZ F. Lira Plus ACC
AZ F. Lira Plus DIS
AZ F. Macro Dynamic
AZ F. Opportunities
AZ F. Pacific Trend
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AZ F. QProtection
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5,202
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Nome
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Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
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10,989
5,434
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58,930
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1525,033
Bluesky Global Strategy A
27/05 EUR
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Bond Risk A
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1655,603
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 27/05 EUR
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CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 27/05 EUR
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1075,183
CompAM Fund - SB Bond B
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1132,678
CompAM Fund - SB Equity B
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CompAM Fund - SB Flexible B
27/05 EUR
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1428,292
European Equity A
Invesco Funds
Asia Balanced A
Asia Balanced A-Dis
Asia Consumer Demand A
Asia Consumer Demand A-Dis
Asia Infrastructure A
Asian Bond A-Dis M
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14,200
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571552,756
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10,484
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
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KIS - Dynamic D
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KIS - Key X
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
KIS - Multi-Str. UCITS D
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KIS - Selection P
KIS - Selection X
KIS - Sm. Cap D
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FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
FLEX STRATEGY RET EUR
HIGH GROWTH CAP RET EUR
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275,720
193,890
195,100
172,120
123,140
127,310
126,180
131,260
133,310
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121,990
124,270
125,790
124,170
128,140
130,390
130,960
103,160
104,050
107,600
134,640
133,460
137,120
139,910
152,700
112,240
115,060
115,900
124,360
126,360
125,830
102,740
107,640
100,250
11,953
111,653
92,376
121,671
25,710
906,600
273,040
192,000
193,190
171,900
123,000
127,160
125,980
131,040
133,090
174,860
121,790
124,060
126,230
124,610
127,970
130,210
130,780
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104,070
107,620
133,770
132,760
137,570
140,360
151,840
111,610
114,410
115,250
124,320
126,310
125,790
102,410
107,290
100,250
11,839
111,366
92,198
120,622
25,659
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101,530
28/05 EUR
103,270
103,210
28/05 EUR
143,790
144,690
28/05 EUR
1464,730
1473,910
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NM Augustum High Qual Bd A
28/05 EUR
135,370
135,240
NM Balanced World Cons A
28/05 EUR
138,370
138,310
NM Euro Bonds Short Term A
28/05 EUR
48,790
48,720
NM Euro Equities A
28/05 EUR
72,100
72,190
NM Global Equities EUR hdg A
105,770
105,600
NM Inflation Linked Bond Europe A 28/05 EUR
28/05 EUR
112,710
112,610
NM Italian Diversified Bond A
28/05 EUR
115,150
115,050
NM Italian Diversified Bond I
28/05 EUR
136,010
135,890
NM Large Europe Corp A
28/05 EUR
106,560
106,420
NM Market Timing A
28/05 EUR
107,390
107,240
NM Market Timing I
28/05 EUR
62,100
62,150
NM Q7 Active Eq. Int. A
23/05 EUR
105,710
105,480
NM Q7 Globalflex A
23/05 EUR
121,910
121,800
NM Total Return Flexible A
28/05 EUR
100,470
100,430
NM VolActive A
28/05 EUR
100,920
100,870
NM VolActive I
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
28/05 EUR
28/05 EUR
28/05 EUR
111,340
114,380
152,040
111,190
114,300
151,930
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29/05 EUR
7,452
Nextam Obblig. Misto
27/05 EUR
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BInver International A
27/05 EUR
5,636
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
27/05 EUR
5,134
CITIC Securities China Fd A
27/05 EUR
5,494
Fidela A
27/05 EUR
5,718
Income A
27/05 EUR
7,188
International Equity A
27/05 EUR
7,084
Italian Selection A
27/05 EUR
5,340
Liquidity A
27/05 EUR
4,839
Multimanager American Eq.A
27/05 EUR
4,557
Multimanager Asia Pacific Eq.A
27/05 EUR
4,333
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
27/05 EUR
4,642
Multimanager European Eq.A
27/05 EUR
5,270
Strategic A
27/05 EUR
6,024
Usa Value Fund A
27/05 EUR
5,575
Ver Capital Credit Fd A
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
28/05 EUR
69,670
PS - 3P Cosmic A
28/05 CHF
69,270
PS - 3P Cosmic C
28/05 EUR
113,580
PS - Absolute Return A
28/05 EUR
119,810
PS - Absolute Return B
28/05 EUR
110,580
PS - Algo Flex A
28/05 EUR
105,570
PS - Algo Flex B
28/05 EUR
86,270
PS - BeFlexible A
28/05 USD
85,000
PS - BeFlexible C
27/05 EUR
102,190
PS - Best Global Managers A
27/05 EUR
105,990
PS - Best Global Managers B
28/05 EUR
109,400
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
28/05 EUR
163,660
PS - Bond Opportunities A
28/05 EUR
122,050
PS - Bond Opportunities B
6,991
7,453
6,485
5,619
5,090
5,500
5,712
7,155
7,083
5,340
4,813
4,561
4,346
4,620
5,259
5,982
5,569
70,090
69,630
113,310
119,520
110,330
105,340
86,120
84,860
101,920
105,710
109,170
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Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Nome
Data Valuta
PS - Dynamic Core Portfolio A
PS - EOS A
PS - Equilibrium A
PS - Fixed Inc Absolute Return A
PS - Global Dynamic Opp A
PS - Global Dynamic Opp B
PS - Inter. Equity Quant A
PS - Inter. Equity Quant B
PS - Liquidity A
PS - Opportunistic Growth A
PS - Opportunistic Growth B
PS - Prestige A
PS - Quintessenza A
PS - Quintessenza B
PS - Target A
PS - Target B
PS - Titan Aggressive A
PS - Total Return A
PS - Total Return B
PS - Valeur Income A
PS - Value A
PS - Value B
26/05
27/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
27/05
27/05
27/05
27/05
27/05
27/05
28/05
28/05
28/05
27/05
27/05
EUR
EUR
EUR
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EUR
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Quota/od.
Quota/pre.
96,670
131,610
101,020
99,470
100,760
101,040
112,030
114,360
124,840
96,930
102,300
98,140
103,810
106,870
107,710
107,740
104,620
102,270
95,810
111,390
103,590
105,800
98,790
130,240
100,930
99,410
100,750
101,030
111,520
113,830
124,780
96,880
102,240
96,790
103,060
106,180
107,480
107,510
103,610
102,140
95,690
111,230
102,910
105,100
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28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
28/05
Strategic Bond Inst. C
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Strategic Bond Retail C
Strategic Bond Retail C hdg
Strategic Trend Inst. C
Strategic Trend Retail C
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EUR
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EUR
EUR
107,060
107,220
105,640
105,730
103,340
101,200
107,030
107,190
105,600
105,710
103,260
101,120
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Asian Equity B
28/05 USD
Asian Equity B
28/05 USD
Emerg Mkts Equity
28/05 EUR
Emerg Mkts Equity Hdg
28/05 EUR
European Equity
28/05 USD
European Equity B
28/05 EUR
Greater China Equity B
28/05 USD
Greater China Equity B
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Growth Opportunities
28/05 EUR
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28/05 JPY
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28/05 USD
Japanese Equity B
28/05 EUR
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28/05 CHF
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28/05 EUR
Swiss Equity Hdg
28/05 USD
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28/05 EUR
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8a+ Eiger
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8a+ Latemar
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96,360
135,270
454,630
444,160
286,350
353,830
107,680
153,230
71,930
78,800
127,800
126,800
166,250
135,700
103,050
170,830
188,190
95,510
134,080
453,100
442,660
285,620
352,930
107,160
152,500
72,100
78,970
127,220
126,210
165,480
135,560
102,940
171,080
188,460
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
29/05 EUR
6,349
6,343
29/05 EUR
5,242
5,251
29/05 EUR
6,012
6,011
23/05 EUR 828538,255 810257,239
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
13351F2B
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
LA SPINTA DELLE BANCHE
RIALZI DA MPS A BPM E UBI
Banzai di Ainio pronta a diventare matricola
di GIACOMO FERRARI
(m.sid.) La febbre da Alibaba colpisce anche l’Italia. Banzai, la internet company fondata da Paolo Ainio, uno dei padri
di Virgilio, sta studiando la quotazione a Piazza Affari sul segmento Mta. Per l’Ipo che dovrebbe avvenire con un aumento
di capitale finalizzato alla crescita sarebbe già al lavoro Banca
Profilo che «gioca» in casa: Ainio ha infatti come socio da circa un anno e mezzo Matteo Arpe, il proprietario della stessa
Banca Profilo che dunque non avrà grossi problemi a fare la
due diligence della società. La quotazione potrebbe arrivare
entro la fine dell’anno. La tempistica non è certo un caso (come non lo è mai per le quotazioni): le internet company stanno vivendo un momento di grazia e sono tornate ad essere appetibile sui mercati. In particolare per il commercio elettronico, lo sbarco a Wall Street di Alibaba, il gigante cinese del vulcanico Jack Ma, sta galvanizzando le aziende che operano nel
settore. In Italia, com’è ben noto, le quote di acquisti fatti sul
web sono ancora ridotte ma le percentuali di crescita (partendo dal basso) sono discretamente alte. Con l’ingresso siglato
nel gennaio 2013 di Sator Capital Limited, Arpe aveva acquisito, grazie a un aumento di capitale riservato, il controllo paritetico insieme ad Ainio e alla pletora dei suoi investitori che
negli anni sono andati dalla famiglia Micheli con la Micheli
Associati, a Principia, Renzo Pelliccioli, Andrea Santagata, Andrea Di Camillo, Roberto Drago fino a Gad Lerner. Arpe e Ainio
si conoscono in realtà da anni come aveva ricostruito lo stesso
banchiere nei giorni dell’operazione: «Edoardo Giorgetti (responsabile dell’e-commerce per Banzai, ndr) era il general
Borse europee piatte anche
nell’ultima seduta della
settimana, mentre Piazza Affari
ha fatto meglio di tutte (l’indice
Ftse-Mib è cresciuto dello 0,55%)
grazie al buon andamento dei
titoli bancari. Gli operatori hanno
riscoperto il comparto dopo che in mattinata il
governatore di Bankitalia Visco aveva auspicato, nel
corso dell’assemblea, una nuova stagione di
integrazione fra le aziende di credito. La variazione più
consistente è stata quella di Monte Paschi (+7,16%),
che ha incassato tra l’altro l’aumento del target price
deciso dagli analisti di Banca Imi. Bene anche il Banco
Popolare (+3,89%) e la Popolare Milano (+3,08%) alla
chiusura definitiva dell’aumento di capitale,
sottoscritto interamente dopo l’asta dei diritti inoptati,
senza quindi l’intervento del consorzio di garanzia.
Mediobanca è cresciuta a sua volta del 2,44%, davanti
a Ubi Banca (+2,43%). Fra gli industriali è proseguito
inoltre il trend positivo di Autogrill (+2,11%). Pochi e
di lieve entità, infine, i cali nel paniere delle bluechips, ad eccezione di Saipem che ha ceduto l’1,34%.
Seguono Eni (-0,69%) e, con cali ancora inferiori, Cnh
Industrial, Telecom Italia e Ferragamo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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manager di Fineco quando io ero amministratore delegato di
Capitalia e, comunque, conoscevo Ainio dai tempi di Mediobanca». La vera incognita rimane il “quanto”: sul valore la
coppia ha sempre mantenuto il riserbo. Anche se il consensus
del settore prima dell’ingresso di Arpe era che Banzai potesse
essere valorizzata tra i 70 e gli 80 milioni. Ma mai dire Banzai.
smarteconomy.corriere.it
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Il Superenalotto (Sisal) in Borsa entro
giugno
«Mi auguro entro la fine di giugno»: questo l’auspicio di
Augusto Fantozzi per la quotazione di Sisal, il colosso dei giochi di cui è presidente. La quotazione del gruppo guidato da
Emilio Petrone — creato nel 1946 da tre giornalisti sportivi e
che ha dato vita a Totocalcio, Totip, Superenalotto, Win for
Life e ora ai giochi online e alle scommesse virtuali — dovrebbe determinare un flottante del 35-40% tra aumento di
capitale e vendita da parte dei fondi Apax e Permira (entrambi al 40%) e Clessidra (socio al 15%). I numeri in gioco sono
enormi: il gruppo viene stimato a 1,5-1,7 miliardi di euro,
compresi i 738 milioni circa di debiti. Di conseguenza al mercato dovrebbe essere chiesto un apporto di 230-290 milioni
di euro. Nel 2006 Permira e Apax sborsarono 900 milioni per
rilevare il gruppo, in tandem con Clessidra. Si tratta anche di
un segno ulteriore di ripresa dell’appeal di Piazza Affari per le
società, e di un bacino di nuovi ricavi per i consulenti coin-
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(a. bac.) Manca solo un passaggio formale alla nomina di
Luigi Magistro, 55 anni, napoletano, attuale vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane, responsabile dei Monopoli, alla presidenza di Equitalia, la società di riscossione pubblica. Mercoledì scorso Magistro è stato cooptato nel consiglio di amministrazione di Equitalia su indicazione del comitato di gestione
dell’Agenzia delle Entrate, in sostituzione di Attilio Befera che,
come è noto ha lasciato anche la guida della stessa agenzia per
approdare al vertice dell’Organismo di vigilanza dell’Eni. A
questo punto dovrà essere l’assemblea di Equitalia, in cui siedono i due soci Agenzia delle Entrate e Inps, a nominare Magistro presidente. È ancora attesa invece la nomina del successore di Befera alla guida delle Entrate. Magistro ha ricoperto
diversi incarichi all’interno dell’Agenzia delle Entrate, come il
ruolo di responsabile ufficio Soggetti grandi Dimensioni della
Direzione Centrale Accertamento e quello di direttore della
Direzione Centrale Audit e Sicurezza. Dal luglio al novembre
del 2012 è stato direttore generale dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e dal dicembre 2012, con l’accorpamento delle Dogane e dei Monopoli, ha preso l’incarico
di vice direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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42
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cultura
Firenze laurea il Nobel Vargas Llosa
Il Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa (foto) sarà a Firenze
(dal 3 al 5 giugno), per ricevere la laurea honoris causa,
conferitagli dall’Università degli Studi. Mercoledì 4 giugno (ore
10.30, Aula Magna del Rettorato) la lectio magistralis (in lingua
italiana) dal titolo Boccaccio in scena dedicata al suo nuovo
lavoro teatrale I racconti della peste ispirato al Decameron
Lontano Oriente Esce per la Utet Extra «Il cavo e il vuoto», una raccolta del V secolo a.C. Massime che mirano all’equilibrio degli opposti
In principio fu il silenzio del mondo
L’assoluto secondo la morale taoista
Nelle meditazioni di Lieh-tzu un gioiello ancora ignoto all’Occidente
di PIETRO CITATI
L’opera
T
Il mistero
sull’autore
Si sa poco su
Lieh-tzu, il
maestro del Tao
protagonista
dell’opera
tradizionalmente
intitolata «Vero
Libro della
Sublime Virtù del
Cavo e del Vuoto»,
ora proposto dalla
Utet Extra nella
collana a cura di
Emanuele Trevi e
Luna Orlando (pp.
81, 5) con il
titolo «Il cavo e il
vuoto». Visse
probabilmente tra
il V e il IV secolo
avanti Cristo,
ebbe molti allievi
e una moglie
HAIBO TAO, «PAESAGGIO MARINO ONDE» (FAMOUS ART ONLINE)
ra i testi antichi
della meditazione
taoista, il Vero libro della Sublime
Virtù del Cavo e del Vuoto,
scritto tra il V e il IV secolo
avanti Cristo, e attribuito a
Lieh-tzu (ora pubblicato
come Il cavo e il vuoto. 50 storie taoiste dalla
Utet Extra, collana a cura di Emanuele Trevi e
Luna Orlando), è il meno conosciuto in Occidente. Esso contiene alcune massime meravigliose, che si imprimono per sempre nella nostra mente, desiderosa d’assoluto.
Nella cultura occidentale, di rado abbiamo
conosciuto una simile tensione ed eleganza intellettuale: una mente pura conduce il pensiero
all’estremo del suo rigore, al punto oltre il quale
non può spingersi, dove avvertiamo il brivido
dell’invalicabile. Proprio lì, Lieh-tzu deride il
pensiero: allude, accenna, ironizza, comincia a
giocare; e una grande dimostrazione filosofica
diventa un apologo o un raccontino o una commediola, che potrebbe piacere a un bambino, o
alla nostra mente di bambini. Qui il pensiero
non ha più nulla di astratto: ci sorride amabilmente, incarnato in deliziose storie concrete.
La superficie della storia è chiarissima: Lieh-tzu
parla di cose elementari: ma se riflettiamo attorno a quello che dice, spesso ci sembra misterioso ed enigmatico. Lieh-tzu va dietro l’apparenza delle parole, oltrepassa il silenzio, intende ciò che sta oltre la parola e il silenzio; nomina le cose che non possono essere dette, e che
tuttavia vengono mirabilmente dette attraverso
l’arte finissima di rivelare e di nascondere.
Lieh-tzu ama il viaggio: con gli occhi del
viaggiatore guarda le cose che mutano, di minuto in minuto; le fattezze, l’aspetto, la sapienza, il comportamento, la pelle, la carne, le ciglia
dell’uomo, i paesaggi e gli edifici del mondo.
Subito dopo aver esaltato il flusso, Lieh-tzu celebra il suo opposto: l’immobilità assoluta del
mondo, la quiete della natura e dell’uomo, e la
fissità silenziosa dell’acqua, che non si cura di
muovere le proprie onde. Ciò che sorprende è
la conclusione a cui giunge Lieh-tzu: perché il
movimento e la stasi si identificano, ciò che
muove e ciò che non cambia mai diventano la
stessa cosa, ciò che è e ciò che si trasforma si
esprimono con lo stesso verbo; e la cascata e il
lago senza onde conoscono lo stesso ritmo verbale. Quando viviamo nel Tao, avvertiamo la
stessa voce nell’uno e nel mutevole, nel molteplice e nell’identico.
Lieh-tzu e i grandi pensatori taoisti hanno
un dono unico. Quando guardano le cose e le
pensano, riescono ad attraversare miracolosamente le superfici, avvertendo dietro di esse la
misteriosa presenza del Vuoto, che toglie ogni
peso e rilievo alle cose, come se fossero spugne
imbevute di una sostanza ultraterrena. Per cogliere il Vuoto, il saggio allontana da sé ogni rigidezza: «smussa ciò che è affilato». Diventa
molle e cedevole come la medusa, morbido e
flessibile come il giunco. Tra i quattro elementi, sceglie a modello l’acqua: l’acqua che, se incontra un ostacolo, si arresta; se l’ostacolo si
rompe, corre via; che è rotonda e quadrata secondo il recipiente in cui viene messa, e per
questa estrema facilità e pieghevolezza è il più
forte tra tutti gli elementi. Come l’acqua, la natura del saggio non si può suddividere in parti:
cede a tutte le cose e penetra in tutte le cose; è
senza forma, neutra, insapore; si turba solo
quando viene agitata e le sue agitazioni non durano a lungo, perché non nascono da lei ma dal
vento.
Quando ha raggiunto questa condizione, il
saggio conosce la beatitudine del Vuoto — col
quale il Tao coincide. Sebbene tutti esaltino la
perfezione del pieno, egli sa che il segreto del
mondo riposa sul vuoto; i raggi sono indispensabili per fare una ruota, ma la sua perfezione
dipende dal mozzo vuoto; l’argilla è necessaria
per modellare il vasellame, ma la bellezza di un
vaso dipende dalla forma vuota che circoscrive;
i mattoni sono indispensabili per costruire le
porte e le finestre di una casa, ma ciò che importa è la forma vuota delle porte e delle finestre. Così egli fa il vuoto in se stesso, annullando il proprio io. Annulla i propri desideri, i propri impulsi, i propri amori, i propri odi: la tristezza e il piacere, la gioia e la collera. Cancella
le proprie esperienze, rinchiudendosi nella
propria natura innata. Non guarda, non ascolta,
non sente, non conosce, non sa.
Allora diventa quieto, come il Tao: tranquillo
come la baia, silenzioso come il deserto, pacato
come la melodia, esile come l’eco. Senza forma,
senza resistenze, senza desideri, senza volontà,
senza passioni, attraversa il mondo simile a una
barca senza ormeggi che va alla deriva sull’acqua; e riflette nel proprio puro specchio intel-
lettuale gli opposti dell’universo, tutte le creature che esistono, tutte le cose che accadono e
appaiono. Non agisce. La passività è l’unica
azione perfetta: l’azione che nasce dal cuore immobile della vita comunica il suo mite e ininterrotto movimento a tutte le forme.
Questo Vuoto è sia trascendente sia immanente. «Ha in sé — dice Chuang-tzu, un altro
pensatore taoista — la sua radice, ed è sempre
esistito», molto prima della creazione del cielo
e della terra, e addirittura prima della nascita
dell’Uno: abita dove non c’è né altezza, né profondità, né durata.
Dunque: il Tao è trascendente. Potremmo
chiamarlo Dio, a patto di cancellare da questa
parola tutte le connotazioni cristiane, in primo
Il compito del saggio
Egli fa il vuoto in se stesso, cancella
il proprio io. Annulla desideri, impulsi,
amori, odi, tristezza, gioia e collera
luogo l’amore. Possiede la qualità fondamentale che il pensiero occidentale attribuisce all’Essere: ma è così vuoto, puro, infinito, privo di
qualsiasi limitazione e determinazione, che potremmo anche chiamarlo Nulla. Eppure, subito
dopo aver detto che il Tao è trascendente, il vero
taoista conclude: egli è immanente. Se vogliamo vederlo, dobbiamo guardare con gli occhi
interiori questa formica, questo filo d’erba,
questa tegola, questo mucchio di letame: il Tao
è qui, davanti a noi, ubiquo e onnipresente, silenziosa legge regolatrice di tutte le cose, fluido
ritmo dell’universo.
Nel nostro mondo non conosciamo che antitesi: antitesi che formano la sua sostanza — come lo yin e lo yang. Oppure le antitesi generate
dalle idee umane. C’è chi si chiede: il mondo è
stato creato da qualcosa o dal nulla? Il Tao esiste
o non esiste? Quando viene posto davanti alle
idee umane, il saggio taoista è assalito da
un’ostilità profondissima. Egli detesta l’unilateralità, la rigidezza, la parzialità, la frammentarietà di tutte le costruzioni intellettuali, così care agli esseri umani, e rifiuta i due termini di
ogni dilemma — non si può dire né che ci sia
stato un creatore né che non ci sia stato, non si
può dire né che il Tao esista né che non esista. Il
compito del saggio non è di produrre quei pacchetti lucidi e maneggevoli che sono le idee.
Sopra a ciascuno di esse, sopra ogni precetto,
intenzione e morale, egli apre un punto di vista
simile a quello di un romanziere, un punto di
vista distante, assente e vuoto, unico e primordiale — il Tao che illumina tutte le contraddizioni del mondo.
Gli uomini guardano: guardano senza fine, e
commentano quello che vedono, con un chiacchiericcio insaziabile, che annoia moltissimo
Lieh-tzu. Egli ribadisce che chi si conforma al
Tao non si serve né di orecchie né di occhi, né di
forma né di mente. È inappropriato volersi conformare al Tao e cercarlo per mezzo della vista,
dell’udito, della forma e della sapienza. Il vero
taoista possiede una vista superiore: osserva
tutto ciò che è inosservabile, impercettibile, addirittura inesistente, e lo trascrive nella sua
mente vuota. Quando deve rivelare ciò che ha
visto e agire di conseguenza, obbedisce a un famoso aforisma: «il modo sommo di parlare è
evitare di parlare, il modo sommo di agire è
non agire». La lingua suprema è il silenzio.
«Chi ha raggiunto la propria meta non parla,
chi ha progredito nella sapienza non parla. Parlare con il silenzio è anch’esso parlare, conoscere con l’ignoranza è anch’esso conoscere».
Molti filosofi razionalisti dell’epoca di Liehtzu e dei nostri tempi derisero questa mistica
fondata sul silenzio, che permeò profondamente l’anima femminile della Cina. Ma i saggi
taoisti osservarono che non vi è alcuna speranza di raggiungere, per mezzo dello sguardo e
della parola, l’armonia con gli altri esseri umani
e con le creature della natura. Solo la mente
vuota permette le silenziose corrispondenze tra
i cuori. «Colui che è nell’armonia vive in perfetta comunanza con le creature, e queste non sono in grado di nuocergli e di ostacolarlo. Egli
può passare attraverso il metallo e la pietra e
camminare nell’acqua e nel fuoco».
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Cultura 43
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Memoria Aperta la mostra di Roma
Anteprima A cinquant’anni dalla morte Firenze celebra l’artista alla Fondazione Longhi
Grande guerra, il ’14
ci parla dal Vittoriano
Voci, lettere e film
Morandi : un fiore prima di tutto
di PAOLO CONTI
di SEBASTIANO GRASSO
«BANDIERE ALL’ALTARE DELLA PATRIA» DI BALLA
Paesaggi, nature morte ma soprattutto le amatissime rose
L
a Prima guerra mondiale torna simbolicamente nel
cuore dell’Altare della Patria, quasi accanto alla
tomba del Milite ignoto che morì, rimanendo
senza nome, durante quel gigantesco conflitto.
Apre oggi (dopo l’inaugurazione di ieri alla presenza del
Capo dello Stato, Giorgio Napolitano) la mostra «La prima
guerra mondiale 1914-1918, materiali e fonti» allestita
nella Gipsoteca del complesso del Vittoriano, sotto l’Alto
patronato del presidente della Repubblica. È una rassegna
che parla il linguaggio della contemporaneità per
consegnare la Memoria della Grande Guerra alle nuove
generazioni del terzo millennio, che non potranno
ascoltare il racconto di un testimone diretto.
C’è, naturalmente, il vasto comparto dei documenti
(molti originali, come la dichiarazione di guerra
dell’Italia, il trattato della Triplice Alleanza). Ma a colpire è
soprattutto la sezione audiovisiva,
i materiali prodotti dalle tante
Documenti
troupe al fronte, le foto scattate
con l’evidente coinvolgimento
Il materiale è
ampio, ma a colpire emotivo dell’autore. La sezione
delle scritture di guerra, le
è specialmente la
trascrizioni delle lettere inviate dai
sezione audiovisiva soldati alle famiglie (lette e anche
interpretate da un gruppo di
ragazzi dell’Istituto «Amaldi» di
Tor Bella Monaca in una teca che li ripropone ai visitatori
come fossero presenti). Il primo docufilm della storia del
cinema italiano, «Eroi del mare nostro», con la famosa
scena dell’affondamento della corazzata austriaca «Santo
Stefano» da parte del Mas di Luigi Rizzo nelle acque di
Premuda il 10 giugno 1918. Di forte impatto il comparto
della propaganda, dalla censura sulle foto destinate alla
stampa ai cartelloni che riempivano i muri delle città per
sostenere l’Italia in guerra. Infine, una sezione dedicata
all’arte (due folgoranti Balla provenienti da una collezione
privata milanese) e le prime edizioni, ad esempio, de Il
mio Carso di Scipio Slataper e Allegria di naufragi di
Giuseppe Ungaretti. Attualissimi e moderni oggi, un
secolo dopo.
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«L
a statura di Morandi potrà, dovrà crescere ancora, dopo che quest’ultimo cinquantenario sarà
stato equamente ridimensionato ben
pochi resteranno a contarsi, forse sulle dita di una sola mano; e Morandi
non sarà secondo a nessuno». Così
Roberto Longhi, nell’Approdo televisivo commemorava, nel giugno del
1964, Giorgio Morandi, appena scomparso. E aggiungeva: «Una nemesi capricciosa, ma non priva di significato» ha fatto sì che l’artista bolognese
«uscisse di scena il giorno stesso in
cui venivano esposti a Venezia i prodotti della Pop art».
Cinquant’anni dopo la morte di
Morandi (1890-1964), ecco una straordinaria mostra di paesaggi (con i fili
della luce, 1940), nature morte (metafisica, 1919; con drappo giallo, 1924; di
oggetti in viola, 1937) e fiori che il pittore aveva regalato a Longhi e a Anna
Banti, moglie del critico, corredata da
una serie di lettere inedite fra i due
amici, che, nonostante un sodalizio
durato decenni, si son dati sempre del
«lei». Curata da Cristina Bandera, la
rassegna si inaugura oggi, alla Fondazione Longhi di Firenze (Villa Il Tasso,
sino al 22 giugno). C’è anche un magnifico Cortile di via Fondazza (1935),
una volta appartenente al critico piemontese (esposto alla Quadriennale
di Roma del 1939), da lui donato, nel
’64, al proprio medico di famiglia Giuseppe Noceri, e, adesso, nella collezione Merlini (di cui fanno parte anche due Nature morte: del 1948 e del
1957, prestate per l’occasione). Inoltre, tre incisioni — sempre donate da
Morandi a Longhi — esposte per la
prima volta.
Ma in questa mostra, la parte del leone la fanno i Fiori. Del vaso di rose,
del ’47, Cesare Brandi scriveva che
«nessuno aveva mai disposto i fiori a
quel modo — come un bouquet da
sposa — se non forse il Beato Angelico nel Polittico di Perugia». Fiori —
cui Mario Luzi, Giovanni Testori e
Jean-Michel Folon hanno dedicato dei
versi —, definiti da Vitale Bloch «poesie d’occasione». Storico dell’arte, di
origine russa, Bloch, amico di Morandi, e — come ricorda Bandera in catalogo (Silvana) — fra i primi critici a
presentare il pittore in Europa, è ricordato anche nella lettera inedita di
Morandi a Longhi, datata 12 marzo
1954. Qui, egli chiede all’amico di prestargli due Fiori per la mostra al Gemeentemuseum dell’Aia (dove, appunto, Bloch firma il catalogo assie-
Due maestri
Giorgio Morandi (a sinistra) e
Roberto Longhi alla Biennale di
Venezia del 1948. A destra: Fiori
(1948, olio su tela), in mostra alla
Fondazione Longhi fino al 22 giugno
La lettera inedita
«Caro Maestro, qui all’Aia siamo in difficoltà
Se non è troppo sacrificio, ci presta due quadri?»
Bologna, 12 marzo 1954
Caro Longhi,
mi scusi se ancora La disturbo. Mi trovo qui col prof. Bloch e con
Arcangeli che si trovano in difficoltà per trovare quadri di fiori da
esporre all’Aia. Le chiederei, se questo non costituisce un
sacrificio troppo grande, di voler essere così gentile di concederne
due dei Suoi per la mostra. I dipinti desiderati sarebbero: quello di
rose senza vaso che dipinsi dopo la liberazione da S. Giovanni in
Monte e l’altro col vaso bianco ed alcune rose “rosa” (per maggior
chiarezza quello al quale fece la cornice il padre di Boschetto). Mi
dica, caro Longhi, liberamente, se non Le è possibile di
accontentarmi. Grazie in ogni modo. I più cordiali saluti a Lei ed
alla gentile Signora.
Il Suo affmo Morandi
P.S. Ho letto in questo momento il Suo articolo che scrisse su di me
sul «Mondo» del 21 aprile 1945. È incredibile; non lo avevo mai
visto. La ringrazio, benché con tanto ritardo, infinitamente.
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Il premio Passano Mari, Corona, Fontana, la Garavini e Falco. Fuori Sgarbi senior. La Guerritore voleva «un’altra cordata»
Campiello, la cinquina delude la presidente
di MARISA FUMAGALLI
PADOVA — Non s’era mai visto al
Campiello un presidente di Giuria esprimere con tanta schiettezza la delusione
per il risultato della Cinquina che «non è
la mia». E neppure era mai accaduto che,
nel corso della seduta pubblica per la selezione dei finalisti, lo stesso presidente
leggesse nell’aula Magna del Bo un brano di un’opera in gara. Con dizione perfetta, certo. Ed anche con quella dose di
teatralità che si addice a un attore. Anzi,
a un’attrice. Parliamo di Monica Guerritore, presidente della 52° edizione del
Premio fondato dagli industriali del Veneto, che occupa da tempo una solida
posizione di prestigio nel panorama letterario italiano. «La nostra cordata non
ce l’ha fatta», ha detto chiaro e tondo, la
Guerritore, in chiusura di votazione, alludendo evidentemente ad alcuni colleghi della Giuria (composta da 10 membri
lei compresa), allineati nelle valutazioni
dei libri in concorso. Vero è che, rispetto
all’anno passato, la gara per entrare nella
rosa dei 5, in marcia verso la vittoria che
sarà decisa dalla Giuria Popolare dei
300, è stata piuttosto movimentata.
Sei giri di tavolo per trovare la quadra
della Cinquina, così definita: Roderick
Duddle di Michele Mari (Einaudi, 8 voti),
La voce degli uomini freddi di Mauro Corona (Mondadori, 6), Morte di un uomo
felice di Giorgio Fontana (Sellerio, 6),
entrati nella rosa alla prima votazione.
Le vite di monsù Desiderio di Fausta Garavini (Bompiani, 6), alla seconda; La ge-
mella H di Giorgio Falco (Einaudi, 5), alla sesta. Quest’ultimo ha dovuto giocarsela fino all’ultimo con Giuseppe Sgarbi,
ultranovantenne, «padre d’arte» di Vittorio ed Elisabetta. «Il riscatto di un uomo delicato, sensibile, elegante, nei
confronti di due figli e una moglie ingombranti», chiosava con ironia il giurato Philippe Daverio. Ma Lungo l’argine
del tempo (Skira) ha dovuto cedere il
passo a La gemella H. Con i voti di Silvio
Ramat, Luigi Matt, Nicoletta Maraschio,
Paola Italia. Poi, si è aggiunto Riccardo
Calimani. Mentre Ermanno Paccagnini,
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Salvatore Silvano Nigro, agli ultimi giri, sono andati a zig zag. «La rosa ideale spes-
so comprende più
di 5 libri — osserva
Paccagnini —. In dirittura d’arrivo si deve stringere, e qualche voto viene dato
più per contrastare
che per favorire».
Michele Mari
Nella cinquina caldeggiata dal presidente, infine, avrebbe
figurato soltanto uno dei favoriti: Michele Mari. (E neppure al primo posto, al
terzo).
Ma quanto è oggettivo il valore di un
libro? Ad ogni edizione del Campiello,
assieme alle tendenze di stagione, ai filoni letterari, affiora nel dibattito anche
La palude degli scrittori
Su Corriere.it
Il dibattito accende la Rete
Gabriele Pedullà replica a Cordelli
Nella polemica generata dall’articolo di
Franco Cordelli «La palude degli scrittori» («la
Lettura» #131 del 25 maggio) oggi, su Corriere.it è il turno del critico letterario
e scrittore Gabriele Pedullà. Nei giorni scorsi, sono intervenuti Gilda Policastro
e Paolo Sortino, i quali hanno contestato a Cordelli una certa «distanza» dal
presente letterario; la scrittrice Raffaella Silvestri, che ha posto l’accento
sull’assenza di un preciso sostegno alla cultura in Italia; ieri, infine, il critico
Andrea Di Consoli, che ha invece difeso la scelta di Cordelli.
me a Lamberto Vitali). Longhi accondiscende volentieri. Il dipinto del ’43,
gli era stato regalato da Morandi perché grazie al suo intervento, il pittore
— reo di frequentare il critico Carlo
Ludovico Ragghianti, tra i fondatori
del Partito d’azione e uno dei capi della resistenza armata in Toscana — era
stato scarcerato dal San Giovanni al
Monte di Bologna.
Curioso, sempre in questa lettera
del ‘54, il post scriptum: Morandi comunica a Longhi di avere letto solo in
quel momento il suo articolo sulla
propria mostra in una galleria di Firenze, uscito addirittura nove anni
prima (Il mondo, 21 aprile 1945).
Dulcis in fundo, la prosa — che
apre il catalogo della mostra — di Mina Gregori sui suoi primi due incontri, casuali, con Morandi a Bologna,
dove lei, studentessa cremonese, andava a seguire le lezioni di Longhi, al
quale aveva chiesto un appuntamento
per la tesi. «Nella lunga attesa, aspettava con me anche un anziano signore
con il quale intrattenni una piacevole
conversazione. La semplicità dei suoi
modi e discorsi che si fecero non mi
lasciarono capire che si trattava di
Morandi». Lo seppe solo quando egli
si alzò perché «non si sperava più nella venuta del maestro. Mi disse brevemente: “Saluti Longhi, gli dica che è
venuto Morandi”».
La Gregori rivede Morandi il giorno
dopo mentre visita una mostra di dipinti antichi. L’artista le va incontro e
conversa con lei come se la conoscesse da tempo: «Una testimonianza della sua umanità informale e della sua
cavalleria all’antica».
[email protected]
il tema dei criteri di valutazione delle
opere. Quest’anno, si segnala una polemica divampata fuori dal Premio ma che
in qualche misura lo riguarda da vicino.
Al centro c’è lo scrittore entrato in cinquina Giorgio Falco, indicato tra gli
esempi di mediocrità narrativa da Franco Cordelli, in un articolo pubblicato la
scorsa domenica su «la Lettura», supplemento culturale del «Corriere della
Sera». Il critico stronca l’autore de La gemella H, per poi lanciare un attacco alla
«palude» letteraria dove si annidano
gruppi che perseguono «la sopravvivenza editoriale». E altro ancora. La riflessione di Cordelli non è passata inosservata. Consensi e dissensi si rincorrono
sul web e sulle pagine culturali dei quotidiani.
In attesa della sfida finale al Gran Teatro La Fenice di Venezia (13 settembre), il
Premio di Confindustria Veneto ha già
un vincitore. Si tratta del Campiello Opera Prima 2014, attribuito dalla Giuria a La
fabbrica del panico di Stefano Valenti
(Feltrinelli). «Racconta una storia familiare che diventa corale di fronte alla malattia e alla morte per amianto», si legge
nella motivazione. A narrarla, muovendosi tra i ricordi, è il figlio quarantenne
che sente la necessità e il dovere di stringere un rapporto più ravvicinato col padre, sceso a Milano dalla Valtellina per
morire in fabbrica. «Per questo riconoscimento, il competitor di Valenti era
Giuseppe Sgarbi», rivela Monica Guerritore.
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L’illusione aritmetica della somma
di sigle sta già svanendo. E Forza
Italia, con Silvio Berlusconi che sembra rinchiudersi nel rifiuto di ogni cambiamento di
leadership nel centrodestra, viene attratta da
un nuovo asse d’acciaio con la Lega di Matteo
Salvini. Non è perché il Carroccio ha ottenuto
un punto e mezzo di più della lista di Alfano e
Casini. E non è nemmeno per risentimento
verso i «traditori». Berlusconi è stato capace
in passato di ben altre pacificazioni con chi,
come Bossi, gli dava del «mafioso» e del
«Berluskaiser». Ma è una sintonia culturale
profonda che riaffiora anche dopo le vicissitudini di questi ultimi anni. Ed è anche il sintomo di una scelta che inevitabilmente farà
di Forza Italia il perno di una destra sempre
meno competitiva sul piano del governo con
un Renzi avversario supersonico, sempre più
oltranzista, meno liberale, più estremista, capace di custodire l’identità forte del suo 30
per cento, ma sempre più lontana da una vocazione «maggioritaria» che è stata il contrassegno del berlusconismo in questi vent’anni, contro una sinistra frammentata e in
affanno. Oggi, i ruoli si sono invertiti.
La Lega di cui Berlusconi vuole diventare
alleato privilegiato è la Lega che fa fronte co-
mune in Europa con Marine Le Pen. Che si sta
battendo addirittura per l’abbandono della
moneta unica, bersagliando l’euro come l’origine di ogni nostro male. È una Lega che contesta a Grillo addirittura di essere troppo moderato nella sua eurofobia. È la Lega che fa la
faccia feroce sull’immigrazione, in sintonia
con le destre radicali d’Europa. È una Lega
culturalmente più omogenea di Forza Italia
che esita fatalmente tra i suoi ricordi di centrodestra di governo e il precipitare chiassoso nella destra di protesta, rancorosa, sempre
più chiusa in un’identità di nicchia.
Forza Italia è davanti a un bivio. Non ci
sono elezioni in vista. Fino al 2018 può pensare di rinnovarsi radicalmente e di trovare
una leadership convincente che sappia confrontarsi con la velocità di Renzi, oppure di
lasciarsi risucchiare negli schemi più logori
di una destra conservatrice e paurosa di
ogni dimensione moderna. Un centrodestra
credibile che abbia il futuro nel suo orizzonte politico, oppure una destra del rimpianto
che fa del «piccolo» la sua bandiera. «Piccolo» anche in senso elettorale: condannata al
minoritarismo.
Pierluigi Battista
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DUE CAPI SOLI AL COMANDO DEI 5 STELLE
IL LORO DECLINO PUÒ RIVELARSI FATALE
✒
Beppe Grillo che gioca al Cristo in
croce sulla spiaggia di Bibbona
non fa ridere. E neppure piangere. Autorizza piuttosto pensieri commiserevoli, della
serie «ce lo siamo giocato». Il problema è
proprio questo. Il carisma del Capo è in netta fase calante presso i suoi stessi adepti,
dopo una campagna elettorale passata a baloccarsi con Hitler e Auschwitz senza mai
farsi venire il ragionevole dubbio di un possibile danno alla causa pentastellata.
L’effetto collaterale del risultato numerico di queste elezioni è che il fondatore di M5S e lo
stratega Gianroberto Casaleggio cominciano a essere percepiti come leader «fallati» e fallaci. Viviamo nell’epoca dei partiti personali, dove alla sigla
corrisponde Il Volto. Il Movimento Cinque
Stelle ha portato questa tendenza a nuovi
estremi, circondando Grillo-Casaleggio di
un’attesa e una fiducia messianica. L’adesione al culto della personalità è stata così totale da rendere accettabile e «normale» anche
l’annullamento del pur timido dissenso, come stanno a dimostrare le numerose espulsioni digerite dal gruppo parlamentare e
dalla base senza alcun ricorso al Maalox.
Adesso il risultato delle Europee, frutto di
strategie e scelte cocciutamente errate, mette M5S davanti a un paradosso inedito. È un
movimento politico verticistico come pochi
e al tempo stesso ha la prova del fatto che i
suoi vertici hanno sbagliato, continuano a
sbagliare, e soprattutto hanno perso la loro
capacità di trascinamento.
La percezione di Grillo è cambiata molto
nel giro di poco tempo. La corona di finte spine verrà subito dimenticata, con un’alzata di
spalle. Il significato implicito
del documento sul voto scritto
dall’ufficio comunicazione del
movimento è quello di una dolorosa presa di coscienza: le
scelte di Grillo e Casaleggio
hanno causato danni a M5S. La
consapevolezza che tra i due fondatori e la
pancia della loro creatura non ci sia più sintonia, come dimostra l’accordo in fieri con
Nigel Farage, si fa strada nei militanti. L’aura
di infallibilità è svanita. In una organizzazione che ha il volto di due sole persone, questo
è un problema strutturale, quasi definitivo.
Marco Imarisio
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RAI IN SCIOPERO CONTRO IL GOVERNO
TABÙ INFRANTO, UNA SCELTA DISCUTIBILE
✒
L’11 giugno la Rai si fermerà compatta, per la prima volta nella sua
storia, contro un governo: sindacati unitari,
l’Ugl, i giornalisti dell’Usigrai. La tv pubblica
protesta contro i 150 milioni che il governo
chiede in nome della spending review. Ma
così rischia seriamente di apparire un corpo estraneo in un Paese che sta faticosamente metabolizzando, in mezzo a mille
difficoltà e anche sofferenze sociali, i tagli e
le revisioni di spesa.
La nostra tv pubblica ha mille indiscutibili meriti. Quello storico di aver alfabetizzato e unificato linguisticamente nel dopoguerra un Paese ancora diviso e arretrato.
Lungo gli anni, e fino a oggi, la Rai è rimasta
la più grande industria culturale del Paese.
Ha assicurato un’informazione continua,
anche sul territorio. Ha proposto intrattenimento, fiction e film-tv che, con talune indiscutibili cadute di gusto e di contenuti,
hanno però contribuito a costruire un immaginario collettivo nazionale. Ha archiviato ore e ore di Memoria della nostra nazione: la politica, il costume, il dibattito sociale e sindacale, gli anni di piombo, lo spettacolo, la cultura. Nonostante la partitocrazia
e la lottizzazione, la Rai ha insomma sempre fatto parte integrante del Paese, del suo
comune sentire, delle sue ambizioni e dei
suoi momenti storici.
La doppia opzione di Renzi in Europa
per far ripartire lo sviluppo
di RICARDO FRANCO LEVI
S
ulle ali del larghissimo successo
elettorale del Partito democratico, il
presidente del Consiglio Matteo
Renzi può ora dialogare con gli altri
leader europei contando su tre elementi di grande forza: insieme al cancelliere
Angela Merkel egli è l’unico capo di governo
ad essere uscito chiaramente vittorioso dalla
prova delle elezioni europee; avendo impedito la temutissima affermazione delle forze
anti-euro (dal Movimento 5 Stelle alla Lega)
egli ha scongiurato il pericolo di un riesplodere di una crisi finanziaria che dall’Italia
avrebbe potuto estendersi agli altri Paesi
periferici dell’Unione; per quanto si sappia
che questo sarà un semestre di transizione
in attesa del rinnovo dei vertici delle istituzioni europee (Commissione, Consiglio e
Parlamento), resta il fatto che, a partire dal
prossimo 1° luglio e fino al 31 dicembre, sarà
lui, il presidente del Consiglio italiano, il
presidente di turno dell’Unione europea.
Sulla base di questi tre elementi e avendo
chiarissimo che il problema numero uno
non solo dell’Italia ma dell’Europa si chiama
crescita e lavoro, Matteo Renzi ha la libertà
di scegliere tra due diverse linee di azione:
può limitarsi a guardare alle cose di casa
nostra e decidere di affrontare il cancelliere
Merkel (perché tutti sanno che alla fine è lei
che ha l’ultima parola) per strappare un più
ampio margine di manovra nella gestione
della finanza pubblica italiana; o può alzare
lo sguardo all’Europa intera e cercare di
individuare e proporre una strategia di
sviluppo che sia insieme ambiziosa, cioè
all’altezza degli acuti bisogni delle genti
europee, e realistica, cioè tale da poter
essere sostenuta da una vasto consenso tra i
governi.
L’ampiezza della vittoria appena conseguita
fa sperare e rende fiduciosi che tra le due
opzioni il presidente Renzi scelga la
seconda.
Ma in cosa può oggi consistere un’agenda di
sviluppo per l’Europa ad un tempo
ambiziosa e realistica?
In disaccordo tra loro a partire dal giudizio
sull’origine della crisi (con il «colpevole»
variamente indicato nello squilibrio tra le
economie europee, nella mancata vigilanza
sui mercati finanziari, nella finanze fuori
controllo dei Paesi indebitati, negli Stati
Uniti colpevoli di avere diffuso per primi il
contagio con la crisi dei subprime), incapaci
sinora di reagire se non quando si sono
trovati sull’orlo del precipizio e, in ogni caso,
tenuti ad accendere un cero a San Mario
Draghi per il salvataggio dell’euro, su cosa
mai si può sperare che i leader europei
possano essere spinti a concordare da un
pur battagliero Matteo Renzi?
Non una riforma dei trattati; non una
riscrittura delle regole, da poco concordate,
codificate e persino tradotte nelle
legislazioni nazionali, sulla gestione dei
bilanci; non un ricorso diretto ed esplicito
DORIANO SOLINAS
LE PERICOLOSE ALLEANZE DI FORZA ITALIA
UNA DESTRA CHE NON COSTRUISCE IL FUTURO
alla condivisione della responsabilità sui
debiti nazionali attraverso l’emissione
diretta di titoli da parte dell’Unione europea,
i cosiddetti eurobond; non una generalizzata
e massiccia politica di sostegno alla
domanda. Nessuna di queste ricette, tutte
utili e tutte certamente ambiziose, appare
realisticamente in grado di essere approvata.
Che fare, allora? Da dove partire? A quale
chiodo agganciare la corda per iniziare la
salita? Dagli investimenti. Non da un
generico sostegno alla domanda che per
molti europei, a partire dai tedeschi, assume
il volto di consumi non necessari, ma dagli
investimenti. Gli investimenti che servono
nel breve periodo, per dare subito fiato alle
economie, prime tra tutte quelle dei Paesi
in maggiore sofferenza come la nostra
Italia, la Spagna e anche la Francia, ma
anche sui tempi lunghi, cari alla signora
Merkel, perché sono la base della futura
produzione.
Investimenti, sì. Ma quali? La scelta ovvia e
naturale è quella che privilegi le
infrastrutture e, soprattutto, l’energia, con
investimenti nelle interconnessioni e nei
collegamenti tra le reti nazionali, nelle
capacità di stoccaggio, nella sicurezza. La
Polonia, il cui primo ministro Donald Tusk
ha di recente proposto un’unione
energetica tra i Paesi europei, può essere un
potente alleato in questa direzione.
E i finanziamenti? Dove si possono trovare?
Nessuno accetterebbe un aumento del
bilancio europeo e anche gli eurobond
trovano insormontabili resistenze. Ma c’è la
Banca europea degli investimenti, la Bei,
che potrebbe reindirizzare (e usare molto
meglio di oggi) i propri finanziamenti. E,
poi, c’è l’Esm, il Meccanismo europeo di
stabilità, lo strumento/istituzione per la
soluzione delle crisi finanziarie dei Paesi
membri dell’area euro. L’Esm può contare
su un capitale interamente versato di 80
miliardi di euro (nessun’altra istituzione
finanziaria al mondo ne ha uno più
elevato), cui si aggiungono altri 622
miliardi impegnati dagli Stati, il che porta,
secondo le prudenti stime di pochi giorni
fa del direttore Klaus Regling, a una
capacità di prestito di 500 miliardi, di cui
450 ancora disponibili. Nel solo mese di
maggio ha versato al Portogallo gli ultimi
1,2 miliardi di euro dei complessivi 26
miliardi del programma di aiuti anti-crisi
per il Paese lusitano, e ha emesso titoli a 5 e
a 10 per anni per 10 miliardi di euro.
Nessuno li chiama eurobond, ma sempre
titoli europei sono.
Conclusi i programmi di assistenza al
Portogallo e, prima ancora, alla Spagna e
con solo una coda forse ancora destinata
alla Grecia, perché l’Esm, e con esso
l’Europa, dovrebbe in un momento lasciare
inutilizzata una simile, impareggiabile
fonte di preziosissime risorse? Basterebbe
qualche piccolo ritocco al suo statuto per
estendere il raggio di azione dell’Esm al
finanziamento di specifici investimenti di
natura europea.
La spinta che attraversa tutta l’Europa per
dare una risposta al bisogno di crescita è
racchiusa in una pentola a pressione. Serve
una valvola di sfogo. Chi vuole evitare un
ritorno agli sfondamenti sul fronte delle
finanze pubbliche (su questo il ministro
delle Finanze tedesco Schauble è stato di
nuovo chiarissimo nei giorni scorsi) può
trovare negli investimenti un’alternativa,
come si è detto, tanto ambiziosa quanto
realistica. Presidente Renzi, che ne pensa?
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LA SVOLTA DI VISCO
La scelta di questo sciopero appare una
frattura. Perché è discutibile da non pochi
punti di vista. Il primo è che la Rai ha nel
ministero dell’Economia il suo azionista di
riferimento. Di fatto è il vero e proprio governo a essere il padrone «tecnico» della tv
pubblica, dopo la fine dell’Iri. E il fatto che
una tv pubblica decida di scioperare compattamente contro un governo per una politica economica che coinvolge l’intero Paese, nessuna area esclusa, rischia di fare della Rai un’isola, un unicum nel contesto nazionale. Dovrebbe far anche riflettere la
reazione dell’opinione pubblica ai tagli decisi dal governo: poca solidarietà, molti applausi, basta navigare in Rete. Il presidente
del Consiglio Matteo Renzi assicura: «Non
vogliamo distruggere la Rai, vogliamo lanciare una scommessa culturale». Per non rischiare l’isolamento, la Rai dovrebbe piuttosto cercare un confronto anche serrato,
esigere con chiarezza un progetto per il futuro, chiedere responsabilmente un disegno per quel vero patrimonio che è una tv
pubblica per un Paese dell’Unione Europea.
Ma uno sciopero all’antica, una protesta per
la protesta, potrebbe regalare argomenti a
chi, la Rai, vorrebbe distruggerla davvero. E
sono in tanti.
Paolo Conti
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Chi non investe e chi non sente
di FERRUCCIO DE BORTOLI
SEGUE DALLA PRIMA
La ripresa degli investimenti ha bisogno di
un contesto di riforme credibili, non di promesse e annunci, di un generale clima di fiducia, rispetto delle regole e maggiore legalità. «Il credito complessivo all’economia italiana è in calo», ammette Visco, soprattutto
per le piccole e medie imprese. Ma non aggiunge il Governatore che ciò non avviene in
tutte le altre economie europee. Spagna compresa. Madrid, di fronte al disastro del proprio sistema bancario, chiese l’aiuto europeo
e lo ottenne anche grazie ai nostri soldi. Oggi
dà forte ossigeno alle proprie imprese, ci ha
risorpassato nella riduzione degli spread (166
il nostro e 155 il loro) e la sua economia crescerà, a fine anno, a un ritmo triplo del nostro. Dovevamo fare anche noi la stessa cosa
ai tempi del governo Monti? Forse sì. Le banche sono nuovamente strigliate. A ragione.
Anche se quelle che non sono state gestite secondo criteri di altra natura (e la vigilanza
non le ha fermate per tempo) hanno resistito
alla crisi senza pesare sugli aiuti pubblici (nel
caso del Monte Paschi lo Stato finirà per guadagnarci pure). Alla fine, però, ci hanno rimesso soprattutto le piccole e medie imprese, l’ossatura portante dell’economia italiana.
Anche gli imprenditori, nell’analisi di Visco, non sono privi di responsabilità. Accanto
a tanti esempi positivi, straordinari, è mancato «un profondo rinnovamento del modo di
produrre di fronte alla rivoluzione digitale».
Molti sono prigionieri di strutture familiari
che impediscono la crescita dimensionale.
Sono sottocapitalizzati e anche per questa ragione hanno poco credito. La Banca d’Italia
calcola che ci vorrebbero 200 miliardi di mezzi propri e una pari riduzione dei debiti per
raggiungere condizioni patrimoniali a livello
europeo.
Una condizione irrinunciabile per la ripresa degli investimenti, soprattutto dall’estero,
riguarda la legalità e il rispetto delle regole.
La corruzione, come la criminalità e l’evasione fiscale, dice il Governatore, uccide la crescita, mortifica i tanti operatori onesti distor-
cendo le dinamiche di mercato, indebolisce e
rende inefficiente la pubblica amministrazione. Anche per quest’ultima ragione alcune riforme rimangono tristemente lettera morta
(metà di quelle varate tra il 2011 e oggi è ancora priva di decreti attuativi). Il deficit di etica
pubblica e privata non compare in nessuna
statistica ufficiale, purtroppo.
In attesa di conoscere che cosa deciderà la
Banca centrale europea, al cui sistema quella
italiana partecipa svolgendo compiti assai delicati (l’area unica dei pagamenti Sepa, per
esempio, è di competenza di Via Nazionale e
della Bundesbank), coltiviamo per un attimo
l’illusione che le parole di Visco non cadano
come tradizione nel vuoto. E che non scivolino come pulviscolo sulle grisaglie del suo
pubblico abituale di plaudenti, molti dei quali fermamente convinti che i destinatari dei
suoi messaggi siano solo i vicini di sedia, dei
quali peraltro si affrettano a professarsi pubblicamente in rapporti di stretta amicizia.
Non si cresce anche per la troppa ipocrisia.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
45
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
NAPOLEONE
Il decreto di Mosca
Caro Romano, in riferimento
alla sua risposta «Il confronto
impossibile fra Napoleone e
Hitler», segnalo che l’Ordine
della Legion d’Onore francese
non fu creato da Bonaparte al
Cremlino nel 1812 durante la
campagna di Russia, ma il 19
maggio del 1802, quando era
ancora Primo Console della
Repubblica.
Angelo Brega
brega@
comelvigevano.it
Ha ragione. Il decreto firmato da Napoleone al Cremlino nell’ottobre 1812 sarebbe
quello per la creazione del
Théatre Français, generalmente noto come Comédie
Française.
PREVISIONI ELETTORALI
Ma che giustizia avete in
Italia? È questo che non
capisco. Me lo può spiegare
lei?
Giampaolo Caniato
[email protected]
Caro Caniato,
lle sue domande e a
quelle analoghe di molti lettori italiani cercherò di rispondere ricordando,
con il maggiore distacco possibile, quello che è accaduto in
Italia nell’ultimo ventennio.
Quando gli scandali di Tangentopoli hanno travolto tutti
i partiti da cui l’Italia era stata
governata sin dalla fine della
Seconda guerra mondiale, i
soli rimasti in scena, pronti a
esercitare il potere, erano soprattutto i discendenti del Pci.
Con la legge elettorale prevalentemente maggioritaria, approvata nel 1993, avrebbero
probabilmente conquistato i
tre quarti delle Camere. Berlu-
A
sconi è «sceso in campo», come amava dire, ha riempito un
vuoto, ha dato un’alternativa
al voto moderato. Una larga
parte del Paese gliene è stata
grata e ha persino creduto che
le sue doti imprenditoriali
avrebbero conferito più dinamismo all’economia nazionale.
Ma quelle doti non erano
tutte virtuose e lo avevano
esposto a parecchie indagini
giudiziarie che sono diventate, con il passare del tempo,
sempre più numerose e insistenti. Siamo stati spettatori
così di una situazione paradossale. Quanto più aumentavano le indagini, i processi, i
ricorsi in Appello e in Cassazione, tanto più cresceva fra
contraddetta dai fatti, come
in questa occasione.
Addirittura qualcuno aveva
azzardato che il M5S avrebbe
superato il Pd.
PENSIONATI
Consiglio per Grillo
Coloro che per mestiere
dovrebbero conoscere gli
umori del Paese, sono stati i
veri sconfitti di questa
tornata elettorale. Nessuna
previsione è stata talmente
Il premier Matteo Renzi:
la risposta che la Ue ha
dato alla crisi non è
sufficiente alle attese dei
cittadini europei. Giusto?
cattivi e ignoranti al punto di
non comprendere il verbo
grillino? Suvvia, Grillo, provi
a fare qualcosa di certo e
costruttivo!
Giuliana Pons
[email protected]
Siamo un Paese di pensionati
e quindi, dice Grillo, ecco
spiegato il flop elettorale! A
parte il fatto che anche Grillo
si è ritirato dal lavoro e
prende la pensione, mi è
sembrato poco elegante il
termine dispregiativo per
tutti noi che ritiriamo
l’assegno mensile frutto del
nostro impegno negli anni.
Possibile che siamo brutti,
La tua opinione su
sonar.corriere.it
gli ammiratori di Berlusconi il
sentimento che il fondatore di
Forza Italia fosse vittima di un
atteggiamento persecutorio.
Non basta. Berlusconi non ha
fatto la politica riformatrice
che aveva promesso al Paese,
ma questo non gli ha impedito
di conservare e in qualche caso di accrescere il suo seguito
nella società italiana. Tutti,
anche i suoi avversari, sono
stati costretti a constatare che
il personale intervento di Berlusconi nelle campagne elettorali modificava notevolmente, a vantaggio del suo
partito, gli equilibri politici.
Mentre veniva processato e,
più recentemente, condannato, i suoi avversari e le maggiori cariche dello Stato erano
pur sempre costretti ad accettarlo come un interlocutore
necessario nelle numerose
circostanze in cui occorreva
trovare intese comuni per
uscire da una situazione im-
brogliata o evitare la paralisi
delle istituzioni.
Suppongo che i criteri fissati dai giudizi di sorveglianza
per i suoi «lavori sociali» abbiano tacitamente tenuto conto di questa realtà. Non mi
sembra che Berlusconi sia stato particolarmente scrupoloso
nell’osservanza di questi criteri e non escludo che in qualche
circostanza i giudici avrebbero
potuto richiamarlo all’ordine.
Ma se lo avessero fatto nel corso di una campagna elettorale,
qualcuno senza dubbio li
avrebbe accusati di avere pregiudizi politici e d’interferire
nelle elezioni.
Suppongo che vi siano Paesi come il suo, caro Caniato, in
cui questa combinazione di legalismo, pragmatismo, spregiudicatezza politica e sentimenti popolari, è pressoché
incomprensibile. Ma è molto
italiana, nel bene e nel male.
comportamento: andrebbero
quindi tenuti in carcere.
rappresenta il nucleo
fondamentale della società!
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Carla Nipoti
[email protected]
Emma Menegon
[email protected]
Sondaggi sbagliati
PICCOLI SPACCIATORI
Presto in libertà
Mi sorprende la decisione di
scarcerare i piccoli
spacciatori. Non esistono
grandi o piccoli spacciatori,
ma solo persone che si
propongono di uccidere
essere umani con il loro
PERNO DELLA SOCIETÀ
FESTA DEL 2 GIUGNO
Famiglia
Senza il tricolore
La natalità nel nostro Paese è
bassissima e addirittura si
prevede (dati Istat) che tra tre
decenni, per tre vecchi, ci sarà
un solo giovane. Inutile
approfondirne le cause come
la crisi economica e la
mancanza di una seria
politica sulla famiglia.
Tuttavia, appena sfornati
questi dati, in Parlamento si
approvava la normativa sul
divorzio breve. Altro colpo
durissimo inferto alla
famiglia, l’istituzione che
Da sempre, in occasione del 2
giugno, festa della
Repubblica, espongo la
bandiera. Quest’anno sul mio
balcone non ci sarà il
tricolore, perché penso che
non ci sia nulla da festeggiare
fino a quando i nostri due
marò non saranno rientrati in
Italia.
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Dopo la sentenza della
Corte di Giustizia
europea, Google lancia il
link per essere cancellati.
Siete d’accordo?
92
No
Pasquale Mirante
Sessa Aurunca(Ca)
8
Milena Canova, Milano
TAGLI
Spese della Rai
La Rai non fa nulla per
contrastare l’evasione del
canone stimato in 400 milioni
(fonte Corte dei conti), ma poi
è pronta a contestare il piano
del governo che prevede un
taglio delle spese per 150
milioni, considerandolo
«insostenibile»!
Monica Cesarini
[email protected]
Interventi & Repliche
Agenzia delle Entrate: controlli e rimborsi
Con riferimento alla lettera «Rimborsi
Irpef immediati. Fino a 4 mila euro»
(Corriere di ieri), desideriamo precisare
che il controllo preventivo, introdotto dalla
legge al fine di evitare che vengano
restituite somme non spettanti, riguarda
solo i casi in cui siano presenti detrazioni
per familiari a carico o eccedenze relative
alla dichiarazione dei redditi dell’anno
precedente e non tutti i rimborsi superiori
a 4 mila euro. Inoltre, poiché la maggior
parte dei controlli saranno effettuati in
maniera automatica, e cioè attraverso il
riscontro con i dati disponibili nelle banche
dati dell’Agenzia delle Entrate, i rimborsi
saranno disposti non più tardi di ottobre,
quindi prima del termine massimo di sei
mesi previsto dalla norma. Approfittiamo
dell’occasione per ricordare ai contribuenti
che, per ottenere l’accredito direttamente
sul conto corrente, in maniera più veloce e
sicura, è possibile comunicare all’Agenzia
il proprio codice Iban.
sforzi. Fino a quando gli insegnanti
riceveranno una paga così mortificante,
l’apparato scolastico rimarrà la Cenerentola
del servizio pubblico e il Sistema Italia, che
vorrebbe riporre il suo futuro nei giovani,
continuerà a segnare il passo.
Ufficio Stampa Agenzia delle Entrate
Alessandro Prandi
[email protected]
Una lettrice (Corriere di ieri) confessa di
percepire uno stipendio di 1.488 euro netti
quale docente di scuola media. Renzi ha
messo la Scuola ai primi posti nel
programma di governo, ma se per Scuola
intende il recupero dell’edilizia scolastica e il
comfort delle aule, senza avere riguardo alla
dignità salariale dei docenti, vanifica i suoi
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
La città di Weimar in Germania
Vorrei aggiungere una mia considerazione
alla lettera su Weimar (Corriere, 22 maggio).
Nel centro della cittadina si può ammirare
un monumento dedicato a Goethe e
Schiller, i più famosi autori della letteratura
classica tedesca. Appena fuori città, vi è un
luogo dal nome gentile, ma tristemente
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962
Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
Partiti di governo
e Stato totalitario
I
l combinato disposto fra un ambizioso ragazzotto fiorentino
— che non riesce a nascondere d’essere tanto cinico quanto
furbo (Matteo Renzi) e che, da capo del governo, «fa finta di
aver fatto» — e un comico ligure, non meno cinico e furbo,
(Beppe Grillo) — che «fa la fronda, ma non sa fare opposizione e vota Mussolini» — ha resuscitato il «partito di governo»; paradigma del totalitarismo, quali sono stati, dapprima violentemente,
il fascismo; poi, nel secondo dopoguerra, sofficemente, la Democrazia cristiana, condannata a governare per l’impossibilità del Partito comunista a farlo. Paradigma totalitario, a proposito del quale,
se non altro, bisogna riconoscere alla Dc il merito di non averci creduto essa stessa.
Il «partito di governo» perpetua l’antropologica incapacità degli
italiani a essere una vera comunità democratica. Caro Renzi, se io
ce l’avessi con lei, come sostengono i suoi devoti paragonandomi,
pour cause, a Grillo, farei il politico, non il giornalista. Ho rifiutato
la candidatura elettorale che da più parti, compresa la sua, mi era
stata offerta proprio perché — parafraso Machiavelli — «non sapendo occuparmi d’affari — né dei miei, come finanziere, né di
quelli altrui, come politico — faccio la sola cosa che so fare, scrivo». Sarei felice se lei mostrasse di essere quel capo di governo che
molti italiani vorrebbero fosse e, dopo il successo elettorale, sognano sia. Ma temo non ne abbia né la cultura, né la forza. Le do un
consiglio. Se va ad un consesso europeo non dica più che ci va per
mostrare che l’Italia è europeista e
che, senza dire come, cambierà
l’Europa. Qui, siamo ancora al milRenzi fa finta
lantato credito e nessuno le crede.
di aver fatto,
Dica, piuttosto, che non le sta
bene un’Unione Europea che — seGrillo fa la
condo una divisione continentale
fronda, non
del lavoro analoga a quella di Stalin
nell’Urss dei suoi tempi fra le quinl’opposizione
dici repubbliche: io dò il mio acciaio a te, non a prezzi di mercato, e tu
dai a me il tuo cotone, non a prezzi di mercato — costringe i produttori italiani a buttar via parte della propria produzione di latte e
di zucchero per non superare le «quote» europee e l’Italia a comprare, poi, latte e zucchero dalla Germania e dalla Francia per coprire il fabbisogno nazionale. Se lo farà, mostrerà, da erede di Machiavelli, che la politica europea non la si fa con i pater noster, né
«facendo finta di aver fatto, bensì misurando concretamente l’europeismo dell’Italia nei rapporti di forza con gli altri dentro all’Ue...
Non sono la sua furbizia e il suo cinismo a scandalizzarmi. Mi
scandalizza la pubblica enfasi che lei mette su certe (modeste) decisioni, come l’elargizione degli ottanta euro a un certo numero di
italiani. Temo sia la prova che la sua vocazione e quella del suo partito non sono solidaristiche, ma totalitarie, cioè di trasformare almeno una parte degli italiani in «dipendenti dalla carità di Stato».
Invece di propagandare un’Italia che non c’è e che ce la farebbe grazie a ciò che lei «finge di aver fatto», smantelli una parte della Pubblica amministrazione e il Paese ce la farà con le sole proprie forze,
oggi soffocate dall’eccesso di burocrazia. Ce la farebbe persino senza di lei, caro Renzi...
[email protected]
❜❜
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famoso: Buchenwald (Bosco dei faggi) dove
venne eretto uno dei più feroci campi di
concentramento nazisti. Così, a pochi
chilometri di distanza, troviamo quanto di
meglio e di peggio la cultura europea abbia
saputo esprimere nel corso degli ultimi
secoli. Auguriamoci che sia di monito alle
generazioni attuali e future.
Enrica Praticelli , Venezia
Stipendi degli insegnanti
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
Luciano Fontana
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Staino
FONDATO NEL 1876
CONDIRETTORE
@
COME SPIEGARE AGLI SVIZZERI
Il dubbio
I PARADOSSI DEL CASO BERLUSCONI di Piero Ostellino
Risponde
Sergio Romano
Sono un cittadino svizzero
residente in Svizzera e
innamorato dell’Italia e vorrei
da lei una spiegazione su una
questione che non riesco
proprio a capire. Mi spiego. Il
primo agosto dell’anno scorso
Silvio Berlusconi è stato
definitivamente condannato,
nella causa chiamata
Mediaset, a quattro anni di
reclusione (tre condonati per
indulto ) e data la sua età non
doveva entrare in galera ma
doveva rimanere a quello che
chiamate i domiciliari oppure
ai servizi sociali. Bene. A
distanza di ben nove mesi,
questo signore è apparso in
televisione facendo
propaganda per le vostre
elezioni europee, viene seguito
da una numerosa scorta come
quando era premier, non so
quanti giorni passa ai servizi
sociali, insomma mi pare che
si muova come un qualsiasi
cittadino non condannato.
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
PUBBLICITÀ
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CH Tic. Fr. 3,00; (con Io Donna Fr. 3,50), (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Francia € 2,00; Germania € 2,00;
Grecia € 2,00; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00; Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,50;
Le barriere sequestrate sulla A1
Nel grafico pubblicato sul Corriere di
giovedì a corredo dell’articolo sui sequestri
di barriere lungo l’Autosole sono stati
invertiti i nomi dei caselli di Roncobilaccio
(Emilia Romagna) e Barberino del Mugello
(Toscana). Ci scusiamo.
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti
23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030
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na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
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separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
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La tiratura di venerdì 30 maggio è stata di 515.404 copie
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46
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
A Lisbona
Springsteen a sorpresa sul palco con gli Stones
Bruce Springsteen a sorpresa insieme sul
palco con i Rolling Stones . È accaduto l’altra
sera a Lisbona dove il Boss ha raggiunto la
band sul palco per la data portoghese del loro
tour. Tra lo stupore del pubblico
che non si aspettava un regalo del genere
Bruce Springsteen ha cantato insieme a Mick
Jagger «Tumbling Dice».
Il concerto A Roma la prima tappa del tour negli stadi del cantautore emiliano. Sul megaschermo aforismi di Montanelli, Kissinger e Hendrix
Scenografia
Il mega palco
allestito nello
stadio Olimpico
di Roma per il
concerto di
Ligabue, il primo
del tour del rocker
emiliano.
Le altre tappe
sono a Milano
(6 e 7 giugno),
Catania (11 e 12),
Firenze (16),
Torino
(9 settembre)
e Bari
(20 settembre)
In gessato Luciano Ligabue, 54 anni,
è in tour per presentare le canzoni
dell’ultimo album «Mondovisione»
troduce «Siamo chi siamo» con domande esistenziali a cui dà risposte
«ruspanti» e durante la canzone
compaiono le scritte che imbrattano
i muri delle città («Ho messo la testa
a posto ma non mi ricordo dove»,
«C’è la luce alla fine del tunnel: è un
treno»). E non manca un «amarcord
Ligabue» con una fotogallery del
rocker emiliano dagli anni 80 a oggi.
Benvenuti nel mondo di Ligabue
2.0 (la definizione è sua) che ruota
indissolubilmente intorno alle spire
del rock’n’roll. Con suoni tirati, potenti e un po’ arrabbiati. Tra i suoi
tour è quello che più di tutti vira sul
sociale. Fin dalla prima canzone, «Il
muro del suono», dove compare la
scritta «Chi doveva pagare non ha
mai pagato». Si replica più avanti,
durante «Il sale della terra», con gli
aforismi sul potere di Montanelli («L’amore
del potere esclude tutti gli altri»),
Hendrix, Kissinger («È l’afrodisiaco
supremo»), Giraudoux, Burke o tratti dal Vangelo secondo Matteo. E durante la canzone compaiono anche
le scritte sui costi della politica (23.2
miliardi), sugli italiani che vivono di
politica (1.1 milioni), sui costi della
giustizia nel 2013 (4 miliardi) e sul
numero dei processi pendenti (9 milioni). «È un anno che pensiamo al
tour — sottolinea Ligabue dopo lo
show —, mi piace che la gente vada a
casa riflettendo anche su questi numeri che rappresentano la difficoltà
a far funzionare questo Paese. A me
non sono piaciuti i toni di questa
campagna elettorale, ma non siamo
noi che possiamo risolvere i problemi. La nostra crisi è figlia di una crisi
mondiale i cui responsabili non
hanno mai subito conseguenze. Gli
unici che hanno pagato sono quelli
che non hanno commesso niente.
Noi».
Il tour si fermerà a Milano (6 e 7
giugno, sold out), toccherà anche
Catania (11 e 12 giugno), Firenze (16
luglio), Torino (9 settembre) e si
concluderà a Bari (20 settembre).
Ligabue, una festa rock
tra amarcord e politica:
siamo il cuore che batte
In 60 mila all’Olimpico per «Mondovisione»
ROMA — Tre fiammiferi si accendono e si spengono sullo schermo.
Lame di luce illuminano il palco. Ligabue è già lì, circondato dalla band.
Il rock è in «Mondovisione», si può
cominciare.
Ieri all’Olimpico di Roma (si replica oggi), davanti a circa 60 mila persone, è partito il nuovo tour del Liga
che ha anche aperto la stagione dei
grandi concerti d’estate. Biglietti
esauriti per entrambe le date. «Da
qui si gode una bellissima vista», dice ammirando il prato e gli spalti
pieni mentre la folla scandisce il suo
nome. Per il suo ritorno negli stadi
dopo quattro anni, segnato dall’uscita dell’album «Mondovisione», Ligabue per mostrare il suo volto più
politico ha voluto un palco innovativo: su un cilindro che giganteggia alle spalle della band vengono proiettati video, immagini del concerto,
fotografie in bianco e nero, film di
musical americani anni 40 e 50. Un
maxischermo delle meraviglie che
racconta storie familiari, ma anche
sprechi tutti italiani. E si spinge in
un eccesso pulp quando sulle note di
«Ciò che resta di noi» «spara» l’immagine di un cuore pulsante. «Siamo stati cresciuti nell’idea che il dolore sia necessario. Io, invece, penso
sia inevitabile ma non necessario»,
spiega il Liga sul palco. Dietro le
quinte aggiunge: «Mi piaceva far vedere come l’organo del nostro corpo
che è più legato ai sentimenti continuasse a funzionare anche mentre
soffre. Volevo che quest’immagine
fosse un’esplicita rappresentazione
del dolore, so che infastidisce… però
❜❜
Sistema Italia
«Mostro anche i numeri
dei costi della giustizia,
mi piace che la gente
rifletta su questi temi»
è il nostro cuore, la realtà». Il palco è
tagliato a metà da una passerella che
si protende verso il pubblico. Alla fine, si trova un lampione costellato
da luci. Lì sotto, quasi in mezzo al
pubblico, si spinge Ligabue per dar
vita ai momenti più intimi e acustici
della serata. Ma sono parentesi brevissime nell’arco di un concerto che
dura più di due ore e che prevede
una scaletta con quasi trenta pezzi,
con le canzoni di «Mondovisione» a
farla da padrone e la folla adorante
che canta e balla dall’inizio alla fine.
C’è la poesia dei fiocchi bianchi
che cadono sul palco («La neve se ne
frega»), l’immagine di una giostra
che gira con le sagome di persone in
bianco e nero («Ho messo via»), il ricordo dei genitori con le foto di famiglia e di un Ligabue adolescente
che sfoggia in spiaggia un fisico
asciutto («Per sempre»), c’è il siparietto scaramantico con lo storico
manager Claudio Maioli che questa
volta gli porta un caffè e gli asciuga la
fronte. C’è anche l’ironia, quando in-
Sandra Cesarale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La novità Il 25 giugno esce il libro di Giulia Gubellini e parte la fiction con Gianmarco Tognazzi. Storia di un gioco a eliminazione per un gruppo di ragazzi ribelli
Romanzo e serie web: il potere apocalittico di «Under»
I
n uno scenario postbellico, fra
rovine senza tempo e paesaggi
sinistri dove le città non hanno
più neanche un nome, ma vengono identificate da cifre (06 Roma, 02 Milano…), una suprema
autorità relega in un bunker chi
si è macchiato di colpe che vanno dallo spirito sovversivo alla
disobbedienza. Non è Hunger
games, non è Divergent, ma un
prodotto completamente italiano, Under, accattivante per i
contenuti, e nuovo per la modalità d’uscita. «Under» è un libro
di Giulia Gubellini che uscirà
per Rizzoli il 25 giugno, ma anche una serie web di dieci puntate che lo stesso giorno farà la
sua comparsa online (under.nanopress.it). Diretta da Ivan Silvestrini, è interpretata da Giorgio
Colangeli con giovani come
Chiara Iezzi, Valentina Bellè,
Matteo Martari, capitanati da
Gianmarco Tognazzi.
«Quando ho letto il testo —
ricorda Michele Rossi, responsabile editoriale narrativa italiana
Incubi
Gianmarco
Tognazzi (46
anni) nella serie
web di dieci
puntate «Under». La fiction
è tratta dall’omonimo libro
di Giulia Gubellini che uscirà
per Rizzoli il 25
giugno (sotto la
copertina)
Rizzoli — ho avuto un sussulto.
Al confronto Twilight è roba vecchia! I coetanei di Giulia, bolognese di 23 anni, possiedono un
immaginario già costruito per il
web. Forzare la tiratura non
avrebbe avuto senso, così abbiamo pensato a questo tipo di lancio, da editoria indipendente.
Pochi soldi, infinita passione».
Conferma Tognazzi, che non
certo mirando al cachet si è buttato a capofitto nel ruolo di trait
d’union fra l’autorità provvisoria
e la sfida fra reietti, culminante
nella pena capitale: «Ho accettato sull’onda dell’entusiasmo. Le
serie web rappresentano un
mercato alternativo con numeri
superiori alla tv. Milioni di clic
che a volte hanno il potere di fare
da traino per il cinema, penso al
blogger Frank Matano chiamato
da Paolo Ruffini per il suo film.
Forse sono io 2, con la mia partecipazione, è stata poi richiesta
da Mtv. La Rete offre grande libertà. Sarebbe difficile per un
prodotto come Under trovare subito un interlocutore in tv».
Qui in più c’è quell’abbraccio
bizzarro fra tecnologia, fantasy,
editoria… «Se funzionerà, raccoglieremo i frutti. Io quando
sento aria di novità mi butto a
pesce». Sembra di rivedere il padre Ugo: «Vero. La donna scimmia e L’ape regina nacquero come scommesse». Ride: «Almeno stavolta il ruolo del cattivo
me lo sono scelto da me! Non ci
si aspetti di vedermi con un microchip nel cervello. L’ambientazione è sobria e essenziale. Non
siamo nella fantascienza, ma in
un futuro dove il progresso tecnologico consente un completo
controllo della società».
«Ciò che più fa presa sui teenager dell’urban fantasy — analizza il talentuoso Ivan Silvestri-
Su Corriere.it
Successo in Rete
per gli «anni 90»
E’ un successo sul sito
del Corriere la web serie
«I ragazzi degli anni 90».
Migliaia di visualizzazioni
e il titolo della serie ideata
dallo scrittore Errico
Buonanno al primo posto
tra i trend topic di Twitter
il giorno del lancio.
Il format è di quindici
episodi che raccontano
l’ann0 della maturità
di Buonanno e dei suoi
compagni di liceo, nel
1997: a riprenderli
lo stesso autore, allora
adolescente, sperando
che un giorno questa
sua testimonianza
potesse diventare
il progetto che oggi è.
ni, consacrato regista di culto
dalla serie web Stuck — è il racconto epico del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Ma
non è solo un romanzo di formazione. Nel mio adattamento una
controparte adulta mostra la
possibile faccia dei totalitarismi
del futuro, non altrove, ma qui in
Italia. Il web è un Far West delle
possibilità. La domanda è enorme. Va stimolata». Dietro l’operazione, la triplice alleanza fra la
società Anele di Gloria Giorgianni, Rcs e Trilud. «Con un circuito
virtuoso e innovativo diamo una
mano ai giovani talenti», osserva
la produttrice. Dal 25 giugno la
prima delle dieci puntate con cadenza settimanale, e una pausa
ad agosto. Già un gran seguito
per il casting online.
Laura Martellini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GUARDA il trailer della
web serie «Under»
su www.corriere.it
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Spettacoli 47
italia: 51575551575557
Il caso Da domani 40 mila spezzoni di programmi storici e di successo verranno trasferiti sul portale della tv pubblica
Aveva 86 anni
La Rai divorzia da YouTube per i video
Viale Mazzini: via i nostri filmati, li gestiremo assieme alla pubblicità
ROMA — YouTube addio.
Non vedremo più, a partire
da domani (anche se la cerimonia del distacco impiegherà alcune settimane) i
circa 40.000 video storici (da
Pippo Baudo a Raffaella Carrà passando anche per Beppe Grillo o per la vasta produzione di Piero Angela, ma
l’elenco è sterminato) di proprietà della Rai. La tv pubblica ha deciso di lasciare il motore di ricerca più frequentato dagli amanti di materiale
audiovisivo. Nessuno strascico polemico, nessuna
causa. Un tranquillo accordo, di fatto, tra interlocutori
della stessa galassia audiovisiva.
La decisione è stata presa
pochi giorni fa perché a viale
Mazzini gli uffici tecnicoamministrativi hanno messo mano ai rendiconti e hanno scoperto una verità molto
ovvia. Quei 40.000 video di
proprietà Rai collocati su
YouTube in base a un accordo siglato nel 2007 da Rai
Net, non rendevano più di
700.000 euro l’anno. Poche
briciole, pensando alle migliaia di contatti quotidiani.
Perché era YouTube a vendere gli spazi pubblicitari e a riconoscere a viale Mazzini
una percentuale ritenuta ora
troppo bassa, se non irrisoria. Basterebbe pensare al
clamoroso caso di suor Cristina che si è esibita nel talent canoro di Raidue, «The
Voice», e ha totalizzato su
1
2
4
YouTube il record di venti
milioni di contatti. Un «passaggio» molto ricco dal punto di vista pubblicitario e di
cui la Rai ha beneficiato ben
poco.
Tutti i 40.000 mila video
verranno progressivamente
smantellati da YouTube e
trasportati sulla piattaforma
Rai.tv. E lo stesso accadrà anche per la grande quantità di
materiale collocato su YouTube da singoli utenti che
hanno ripreso, anche artigianalmente, intere trasmis-
sioni o singole parti: video
che comunque appartengono alla Rai.
Il rapporto con YouTube si
è chiuso, per volontà di entrambe le parti, senza incidenti. Ma da tempo la Rai
appariva scontenta, e non
L’accordo
Il rapporto si è interrotto
per volontà di entrambe
le parti, senza denunce
3
solo per una questione meramente economica. La qualità stessa delle inserzioni
pubblicitarie «appoggiate»
ai video appariva sempre più
scadente e lontana dalla media dei clienti pubblicitari
Rai. Fatti due calcoli, e immaginando un uso sempre
più frequente di questo mezzo da parte degli utenti, i vertici di viale Mazzini hanno in
un primo momento tentato
di rivedere il contratto. Ponendo tre condizioni a YouTube. Prima condizione: la
Repertorio
1. Da sinistra, Corrado
(1924 – 1999), Mike Bongiorno (1924 – 2009) e
Pippo Baudo (77 anni)
in «Teatro 10»
2. Suor Cristina Scuccia
(25), a «The Voice» su Rai2
3. Walter Chiari (19241991) e Raffaella Carrà
(70) a «Pronto Raffaella»
4. Piero Angela (85),
storico conduttore
di «SuperQuark»
decisione sul materiale da
caricare verrà presa solo da
noi della Rai. Seconda: il logo Rai dovrà essere comunque e sempre ben visibile.
Particolare non secondario:
da tempo il simbolo della
nostra tv pubblica appariva
poco visibile o messo agli
estremi margini. Terza condizione: decidiamo noi a viale Mazzini quale pubblicità
accettare e a quale prezzo.
YouTube ha declinato le
condizioni e così l’accordo
(che dal 2007 prevedeva
l’immissione annua di una
media di 6-7.000 video annui da parte della Rai) si è
concluso.
Nasce così su Rai.tv un
«nuovo» YouTube, con tutti i
video prodotti dalla Rai. Ma i
vertici di viale Mazzini hanno lasciato l’opzione aperta a
tutte le altre piattaforme, da
Tiscali a Libero, solo per fare
due esempi puramente teorici. Il materiale Rai è a disposizione, potrà tranquillamente essere inserito sulla
piattaforma. Ma solo se verranno rispettate le tre condizioni poste dalla Rai a YouTube.
In sostanza l’azienda guidata da Luigi Gubitosi sembra sempre più intenzionata
a ritornare in possesso del
materiale che le appartiene e
riguarda la sua storia. Anche
l’addio a YouTube fa parte di
questa strategia.
P. Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Addio a Boehm
lo sposo di Sissi
Karlheinz Boehm, attore
austriaco noto per il ruolo
dell’imperatore Francesco
d’Austria nella trilogia dei
film dedicati a Sissi (Romy
Schneider, con Boehm
nella foto), è morto giovedì
alla periferia della sua città,
Salisburgo. Aveva 86 anni.
Per il suo impegno
umanitario, nel 2003 aveva
ricevuto la cittadinanza
onoraria dall’Etiopia.
Lo scrive «Closer»
Cardinale litiga
con la hostess
Claudia Cardinale (76
anni) avrebbe
schiaffeggiato una
hostess che le aveva
chiesto di spegnere la
sigaretta all’aeroporto
parigino di Orly e
sarebbe poi stata portata
in commissariato. Lo
scrive il settimanale
Closer. L’episodio,
secondo la rivista,
sarebbe avvenuto lo
scorso weekend: l’attrice
non sarebbe stata fermata
ma la denuncia nei suoi
confronti sarebbe stata
trasmessa alla Procura.
48
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Impresa
Hanno entrambi
24 anni, nella
cronoscalata la
maglia rosa chiude
le polemiche, il sardo
continua a sognare
Volley, schiacciato anche l’Iran Perrone e Zapelloni premiati
Terza partita e terzo successo nella World League per la nazionale di
Berruto. Dopo le due vittorie in Brasile, ieri gli azzurri hanno schiacciato 3-0 l’Iran a Trieste. Una partita controllata dall’inizio alla fine (25-19,
25-22, 25-23 i parziali) e chiusa senza sofferenza. Domani la nazionale
torna in campo, a Verona, ancora contro l’Iran.
km 10 22
80
104 111
127
656 - Prato Carnico
530 - Ovaro
MONTE ZONCOLAN
1.730 m
1.811 - Sella Razzo
374 - Villa Santina
200 - Pinzano
al Tagliamento
204 - Sequals
MANIAGO
265 m
1.428 - Passo del Pura
984 - Lago della Maina
Ventesima tappa
Terza edizione del premio «Pietro Calabrese», oggi a Soriano nel Cimino la
consegna a Ghirardi, Sabatini, Mihajlovic, Corioni, Seedorf, D’Amico, ai
giornalisti Mauro Mazza di Raisport, Giovanni Bruno di Sky Sport, Giancarlo
Mazzuca del Giorno, Massimo Gramellini de La Stampa, Umberto Zapelloni
della Gazzetta dello Sport e Roberto Perrone del Corriere della Sera.
Rivelazione
Fabio Aru in azione
nella cronoscalata;
a destra Nairo
Quintana in rosa
(Afp, Ansa)
150 157 167
La salita
sul podio
Quintana super, Aru è secondo a 17’’
Alle spalle dei ragazzi del ’90 il vuoto
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
CIMA GRAPPA — «Piano!
Piano! Fai con calmaaa!». C’è
questo ragazzo con la birra in
mano e la bandiera coi quattro
mori appesa al collo. Nairo
Quintana gli si ferma proprio
davanti, per cambiare la bicicletta e il casco. L’ultrà sardo
invita con ampi gesti il colombiano a prendersela comoda. I
secondi passano, sono 17 e
sembrano tanti. Ma la pianura
è finita. E da lì inizia ufficialmente la favola rosa dello scalatore con la faccia di cuoio:
Quintana vola nella crono in
salita tra 200 mila altri ragazzi
con la bottiglia in mano, perché verso la Cima si sentono
tutti giovani, come Nairo e come Fabio Aru, classe di ferro
1990.
Lo scalatore venuto a conquistare il continente è l’unico
a giocarsi la vittoria con la maglia rosa fino all’ultimo metro,
mangiando l’aria con la bocca
spalancata, enorme e piena di
denti. Aru, fasciato nel body
bianco di miglior giovane, è
più bello da vedere, agile ed
efficace nella pedalata. Ma
Quintana spinge il rapportone, tranne che nell’ultimo
tratto, e arriva 17’’ prima dell’italiano, mettendo il fiocco
rosa al suo Giro. Lo Stelvio con
le sue ombre e le sue polemiche è ormai lontano. Lo Zoncolan incombe con le sue pendenze fuorilegge, che saranno
un problema soprattutto per
gli avversari.
El Condor volteggia sulle
ultime montagne con 3’07’’ di
vantaggio su Uran e 3’48’’ su
Aru. Ed è questo, tra il secondo
e il terzo in classifica, il duello
più bello da seguire. Il sardo
non solo cementa il podio surclassando Rolland, che era terzo prima della cronoscalata e
prende 1’40’’. Non solo riprende il polacco Majka (che era a
pari tempo con lui in classifica) partito 3 minuti prima. Ma
guadagna anche 1’09’’ sul colombiano con il codino, che
pure al primo intertempo aveva 32’’ di vantaggio.
«Questa è una salita storica
— dice Aru, riferendosi alla
Grande Guerra: a fine tappa la
corona del Giro al sacrario l’ha
portata lui — sono molto affezionato a queste strade e non
mi aspettavo in tutto questo
Giro di essere così vicino ai
grandi. Sono contentissimo
così, ma mancano ancora due
tappe. E Uran non è così distante, anche se fare la differenza sulle pendenze dello
Zoncolan è un’impresa».
Per la maglia rosa, raggiun-
La curiosità tattica
Per vincere la tappa un perfetto pit stop da 15’’
CIMA GRAPPA — L’aerodinamica non è
un’opinione. Nairo Quintana lo sa e per questo
ieri si è fermato a sostituire la sua bicicletta
dopo appena 10 minuti di gara, nel punto in
cui la strada cominciava a impennarsi.
Secondo Luca Guercilena, team manager di
Trek e fisiologo dello sport, ad affrontare i
primi 7 chilometri (un biliardo) in sella a una
bici da crono piuttosto che a una da salita si
guadagnavano 5’’ al chilometro. Sprecandone
15 nel cambio di bici, ai corridori restava un
bonus di 20’’. Per un pit stop perfetto, ds e
meccanici si erano allenati nel giorno di
riposo. Nel punto concordato il meccanico è
sceso dall’auto in corsa (2’’), ha scaricato la bici
dal tetto (3’’) per porgerla al corridore (5’’) e
spingerlo con l’aiuto del direttore sportivo:
altri 5’’. Due secondi Quintana li ha persi in un
cambio di casco, di cui si ricorda un solo
precedente a cronometro: Indurain al Tour del
1993 con, anche allora, Eusebio Unzue come
tecnico. In questo caso per il colombiano più
ragioni termodinamiche (gli «bolliva la testa»)
che aerodinamiche. Dal pit stop Quintana ha
divorato la salita al ritmo di 1.635 metri di
dislivello l’ora, per quasi 60 minuti in verticale.
Marco Bonarrigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
to dai genitori, dalla moglie e
dalla figlia di quattro mesi, la
salita più dura d’Europa è «abbastanza esigente, di quelle
che piacciono a me». Anche il
Passo del Pura e la Sella Razzo
(con relative discese) non sono affatto da trascurare, soprattutto se pioverà. Ma Quintana ha già la consapevolezza
dei grandi: «Non lo volevo dire
prima, però la cronoscalata è
la mia specialità e non potevo
non vincere, soprattutto davanti alla mia famiglia. Credo
di aver dato alla gente quello
che voleva ed è stato una giornata spettacolare. Il cambio di
bici? Ero molto tranquillo, il
casco da crono l’ho tolto per
traspirare di più. Il Tour dello
scorso anno, con la maglia di
miglior giovane e quella di miglior scalatore ha dimostrato
al mondo chi era Nairo Quintana. Qui sono venuto a confermare che non sono un’incognita e che posso vincere.
Anche Aru va fortissimo: noi
ragazzi del ’90 siamo bravi ma
possiamo ancora crescere. È
bello farlo qui al Giro, perché
c’è un pubblico fantastico e la
durezza delle salite che più mi
si addice. Anche se al Tour ci
sono tutti i migliori e tornerò
per vincere». In Francia la birra non manca. La bandiera coi
quattro mori prima o poi
spunterà.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La grande prova Temuta, ammantata di leggenda: il Giro affronta la prova più dura in mezzo a una folla degna del Maracanà
Zoncolan, la montagna dolente che incorona i grandi
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
MONTE ZONCOLAN — «La Porta
dell’Inferno» è subito dopo la casa
dell’Ustin. Un arco di compensato, il
disegno di due spiriti stravolti che
accolgono i ciclisti: Quintana il peccatore dello Stelvio e l’anima bella di
Aru sono avvertiti, lo Zoncolan duro
del ciclismo oggi non contempla
purgatori. «Lasciate ogni speranza o
voi ch’entrate», hanno scritto in rosso su un cancello dell’inferno (tornante primo, km secondo). «Qui si
va sulla salita dolente, qui si va nell’eterno dolore», avverte a pennarello un balcone (tornante secondo,
km terzo). L’Ustin ci ride. Lui è il Caronte di queste malghe, c’è nato novant’anni fa: la prima strada l’ha vista spianare sotto Mussolini, quando Coppi vinceva già il suo primo
Giro «e a lavorare ci venivano quelli
che poi finivano a Buchenwald». E
se la ricorda discesa da tre colonne
di cosacchi, come finì la guerra, e
vent’anni dopo risalita dal Munari
che la preferiva per i rally. L’ha vista
usare per la legna e per il fieno,
asfaltare dal Genio militare, assaltare dagli sciatori dei primi skilift. E
conquistare da Gibo Simoni, da Ivan
Basso. Questa mattina l’Ustin, che si
chiama Agostino Crosilla e fa lo
scultore, dice che aprirà gli scuri per
guardar passare i monumenti del ciclismo: «Ad aprile ho visto Quintana. L’unico che l’ha provata. Ha pedalato in su 5 chilometri. C’era la neve, è venuto giù. Aveva un sorriso
che non capivi se di sicurezza o di
paura. Ha detto solo: è durissima».
Lo Zoncolan è piccolo e sofferto
come un Golgota. Niente di maestoso, neanche milleotto. All’inizio ha
una cappelletta e un crocifisso, poi
Come allo stadio
Gli ultimi strappi
dello Zoncolan,
una delle salite
più dure
del ciclismo:
10 km con
pendenze
del 22 per cento.
Se oggi il tempo
sarà buono,
gli organizzatori
si aspettano
anche centomila
persone:
la strada
si trasformerà
in uno stadio
per le battute
decisive dell’edizione numero 97
del Giro d’Italia
(Bettini)
diventa un calvario che da Ovaro sale 1.200 metri in 10 km, pendenze al
22%, a ogni curva la stazione sacra
con l’immaginetta di chi fece le vie
crucis delle grandi scalate: Binda e
Bobet, Bahamontes e Anquetil, Bugno e Indurain… Il Mostro o il Kaiser, come lo chiamano in valle, è irsuto sotto e calvo in cima, gli abeti
tagliati di fresco per fare spazio alla
stradina, sull’asfalto gli spray sbiaditi (W Polska, W Pantani, W le
Miss…) d’una storia breve che l’ha
modellato a incubo come il Galibier,
il Ventoux, il Pordoi… A mezzogiorno, provano a salirlo comitive di cechi e d’austriaci che s’ubriacano di
zigzag molto prima delle tre gallerie
strette e dei faldoni di neve: «Se fa
bello, ci aspettiamo anche centomila persone», dice l’uomo del monte,
l’Enzo Cainero dalle mille glorie
sportive (portiere al Varese, accompagnatore di Zico, mago del basket
ai tempi di Larry Wright, inventore
con Beppe Marotta del Venezia di
Recoba… ), commercialista che veniva qui in vacanza, scoprì la salita
Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Allarme Fifa
«C’è il rischio
di combine»
Ordine d’arrivo
19ª tappa, Bassano del Grappa-Monte
Grappa, cronoscalata di 26,8 km
1. Quintana (Col)
in 1.05’37’’
(media 24,505 km/h)
2. Aru (Ita)
a 17’’
3. Uran (Col)
a 1’26’’
4. Rolland (Fra)
a 1’57’’
5. Pozzovivo (Ita)
a 2’24’’
6. Pellizotti (Ita)
a 3’22’’
7. Majka (Pol)
a 3’28’’
8. Henao (Col)
a 3’48’’
9. Wellens (Bel)
a 4’00’’
10. Cataldo (Ita)
a 4’10’’
11. Evans (Aus)
a 4’26’’
12. Pirazzi (Ita)
a 4’34’’
13. Zoidl (Aut)
a 4’42’’
14. Zardini (Ita)
a 4’46’’
15. Mourey (Fra)
s.t.
17. Battaglin (Ita)
a 5’11’’
26. Hesjedal (Can)
a 5’39’’
36. Cunego (Ita)
a 6’30’’
45. Sanchez (Spa)
a 7’05’’
47. Basso (Ita)
a 7’12’’
156. Romero Corredor (Col) a 18’00’’
11. Vuillermoz (Fra)
12. Geniez (Fra)
13. Basso (Ita)
14. Pellizotti (Ita)
15. Monfort (Bel)
16. Dupont (Fra)
17. Rabottini (Ita)
18. Cunego (Ita)
19. Cardoso (Por)
20. Rogers (Aus)
25. Sanchez (Spa)
156. Bol (Ola)
Nemmeno il Mondiale di calcio è al
sicuro dai taroccatori di partite.
Alcuni arbitri e giocatori sono stati
infatti contattati da persone
interessate a manipolare i risultati
del torneo che inizierà il prossimo
12 giugno. Lo ha dichiarato alla Bbc
Ralf Mutschke, il capo della
sicurezza della Fifa, la Federcalcio
internazionale. «Non ci aspettiamo
che queste persone viaggino in
Brasile per bussare alla porta di
giocatori o arbitri, ma sappiamo che
alcuni di loro sono stati contattati».
I consigli
di Rizzoli
agli azzurri
Prima raccomandazione: non
prendere ammonizioni inutili,
quelle per proteste per esempio,
perché il Mondiale dura poco e i
cartellini non si annullano». Nicola
Rizzoli e il presidente dell’Aia
Marcello Nicchi hanno incontrato
ieri gli azzurri a Coverciano e per il
nostro arbitro «mondiale» è stata
l’occasione di dare qualche
consiglio. «La Fifa tiene molto
all’immagine del calcio — ha
spiegato —, quindi niente proteste,
simulazioni o condotte violente».
Amichevole A Londra contro l’Irlanda per eliminare gli ultimi dubbi, domani la lista dei 23
Le classifiche
Classifica generale
1. Quintana (Col)
2. Uran (Col)
3. Aru (Ita)
4. Rolland (Fra)
5. Pozzovivo (Ita)
6. Majka (Pol)
7. Evans (Aus)
8. Kelderman (Ola)
9. Hesjedal (Can)
10. Kiserlovski (Cro)
Sport 49
italia: 51575551575557
in 79.03’45’’
a 3’07’’
a 3’48’’
a 5’26’’
a 6’16’’
a 6’59’’
a 9’25’’
a 9’29’’
a 10’11’’
a 13’59’’
a 22’33’’
a 24’29’’
a 28’37’’
a 30’26’’
a 31’09’’
a 33’35’’
a 37’34’’
a 45’48’’
a 47’45’’
a 52’42’’
a 58’47’’
a 4.50’48’’
Così oggi
19ª tappa, Maniago-Monte Zoncolan,
di 167 km
Prandelli fa i test individuali
e nasconde l’Italia mondiale
Gli osservati speciali del c.t.: Verratti, Darmian e Rossi
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
LONDRA — La prima Italia,
quella che stasera a Craven Cottage si misurerà con la Repubblica d’Irlanda, niente avrà a che
vedere con la squadra attesa dal
debutto contro l’Inghilterra tra
due settimane a Manaus. Prandelli non intende fornire indicazioni precise all’amico-rivale
Roy Hodgson, una vecchia volpe della panchina. Il c.t. ha un
doppio obiettivo: nascondere
sia gli uomini sia il sistema di
gioco che userà nella foresta
amazzonica, soprattutto cancellare i dubbi che lo assillano
in vista delle scelte definitive.
Il momento è arrivato. Stasera l’esame, domani pomeriggio,
dopo l’allenamento a Coverciano, le decisioni e i tagli: 23 voleranno in Brasile, 7 (più Mirante) torneranno a casa. «Devo
pensarci bene perché non voglio sbagliare», confessa Prandelli dopo l’addestramento tattico. La partita contro l’Irlanda
che è stata del Trap, risolverà gli
ultimi enigmi. Il test londinese
sarà determinante soprattutto
per Giuseppe Rossi, ma nella
squadra scelta per la prima
uscita in chiave Mondiale altri
due si giocheranno il Brasile:
Darmian e Verratti. Il granata
sarà impiegato come terzino
destro, il suo ruolo naturale: «È
arrivato in punta di piedi, ma ha
scalato posizioni e oggi è diventato un dubbio vero». Anche il
giovane talento del Psg, il cui
La polemica
Cesare chiude
il dibattito
sul suo ingaggio
LONDRA — (a.b.) «Avevo un
contratto importante con la
Fiorentina e quando mi ha
chiamato il presidente Abete
per allenare la nazionale non ci
ho pensato due volte e ho
firmato in bianco». Cesare
Prandelli il taglio di stipendio
se lo è fatto e bello grosso 4
anni fa: da 2,5 milioni di euro,
a 1,5. Ora, per il nuovo accordo
sino al 2016, dovrebbe aver
ricevuto un aumento pari al 10
per cento e in ogni caso fra i
tecnici della grandi nazionali è
quello che guadagna di meno
(Capello, il più pagato, con la
Russia arriva a 9). Certo,
rispetto ai manager pubblici,
Prandelli guadagna molto di
più. Ma questa è la legge del
calcio. «È nella facoltà della
Federcalcio cambiare politica e
allevare i tecnici in casa come
faceva 30 anni fa. Guidare la
nazionale è un onore e non ho
pensato ai soldi. Le cifre che
circolano non sono vere, ma
non voglio parlare di sacrificio.
Mi sembrerebbe di mancare di
rispetto a chi li fa per
davvero… ».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
destino all’inizio del ritiro sembrava segnato, ha rimontato.
«Ma deve dimostrarmi di saper
giocare in altri ruoli e non solo
nel suo». Trequartista, come
stasera, o magari interno. Non
regista, ruolo già appaltato a
Pirlo e in seconda battuta a
Thiago Motta. Rossi, come ha
spiegato Prandelli, dovrà dimostrare di avere la tenuta per affrontare un mondiale infernale
come quello brasiliano «e la
forza psicologica per mettersi
alle spalle gli infortuni. In lui c’è
una serenità interiore e una voglia di superare le difficoltà che
trovo meravigliose. Ma al mo-
mento giusto dovrò mettere da
parte i sentimenti e valutare il
risultato del campo. Devo capire
se è libero di testa per affrontare
i contrasti».
Ma il collaudo con l’Irlanda
servirà a verificare la condizione di Paletta nel cuore della difesa (seconda apparizione) e la
personalità di Immobile, il capocannoniere del campionato,
appena ceduto al Borussia Dortmund per quasi 20 milioni. Ciro
è alla prima da titolare dopo la
mezz’ora scarsa contro la Spagna: lui in Brasile ci dovrebbe
andare, ma si gioca una maglia
da titolare contro l’Inghilterra.
Francesco Battistini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Irlanda
(4-2-3-1)
1 Elliot
2 Coleman
4 O’Shea
5 Delaney
3 Ward
6 Whelan
8 Wilson
7 McGeady
10 Hoolahan
11 McClean
9 Long
Arbitro: Oliver (Inghilterra)
Tv: ore 20.45 Raiuno
Internet: www.corriere.it
Tra 15 giorni sarà un’altra
Italia: con Buffon in porta, Barzagli e Chiellini in difesa, Pirlo e
De Rossi in mezzo al campo, Balotelli in attacco. E anche l’impianto di gioco cambierà. Stasera giocheremo con il rombo, così come avevamo sfidato l’Ing h i l te r r a a g l i E u ro p e i . A
Manaus, invece, potremmo affrontare la partita cruciale del
girone con una squadra piena di
centrocampisti pronti a inserirsi. Vedremo. Intanto è il momento delle scelte. «Il più difficile per un allenatore. Non devo
bluffare, ma essere sincero e dire la verità. Chi tornerà a casa
non deve sentirsi bocciato».
Abate ha superato Maggio, frenato dal pneumotorace e candidato a tornare a casa; Darmian
spinge fuori Pasqual; Paletta ha
praticamente vinto il ballottaggio con Ranocchia. In mezzo al
campo Verratti ha il destino nelle proprie mani: a Coverciano
ha scavalcato sia Parolo, ora
candidato all’esclusione, che
Aquilani. Il viola potrebbe tornare in gioco se Romulo, afflitto
da qualche acciacco, non dovesse fornire le necessarie garanzie. E poi l’attacco. Cassano è
dentro, come Balotelli, Cerci e lo
stesso Immobile anche se il tecnico avverte: «Antonio sta bene
ed è motivato, però i miei dubbi
li conservo». Rossi, perso il primo ballottaggio, può superare
allo sprint Destro e Insigne.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Inghilterra, squadra solida ma non di fenomeni
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
più dura d’Europa e in dodici anni
ne ha fatto «il Maracanà del ciclismo»: per via di quegli spalti naturali all’arrivo, per il milione e mezzo
di citazioni su Google, per una troupe di Hollywood che vuol girarci un
documentario, per Guidolin che dopo una partita dell’Udinese disse
«battere l’Inter o la Juve? Oggi, la cosa più complicata è stata scalare lo
Zoncolan» … «Questo traguardo è il
mio terzo figlio — Cainero s’emoziona più dell’Ustin —: era una mulattiera, è diventato l’orgoglio d’una
valle… ». Senza posare piede, in paese l’hanno fatto fin su solo in tre: il
farmacista, il tabaccaio e un consigliere comunale amico di Guidolin.
«Meglio il Mortirolo una volta la settimana — narrano abbia bofonchiato un ciclista — che lo Zoncolan una
volta l’anno». «Tu me li mandi a morire!», s’incazzò un direttore sportivo con Cainero. Buoni e abbuoni, all’inferno di questo Giro(ne) oggi vale solo una cantica: o la rosa o la resa.
Marco Verratti,
21 anni, questa sera
giocherà trequartista.
A destra, Ciro
Immobile, 24 anni, un
attaccante dal quale
Prandelli si aspetta
molto (Reuters,
Action Images)
Italia
(4-3-1-2)
31 Sirigu
24 Darmian
29 Paletta
19 Bonucci
4 De Sciglio
18 Montolivo
5 Thiago Motta
8 Marchisio
30 Verratti
17 Immobile
22 Rossi
Interessati Hodgson ha le idee chiare e la squadra schierata per 65’ ieri sera è quella che dovrebbe affrontarci in Brasile
I nostri rivali battono il Perù
Se attaccati vanno in sofferenza
Se hanno spazio mettono paura
Così in tv
ore 14.30: Eurosport
ore 15: Raitre, RaiSport2
Sotto esame
Londra, ore 20.45
LONDRA — L’Inghilterra
parte stanotte per Miami, la città scelta come trampolino verso
il Mondiale brasiliano e Roy
Hodgson, che prima di imbarcarsi sarà a Craven Cottage per
osservare l’Italia, si porta al seguito una larga vittoria sul Perù
(3-0), la 15ª della sua gestione
(26 partite). Il successo non
Sono pericolosi
La linea a tre formata da
Lallana, Welbeck e Rooney,
con alle spalle Sturridge,
funziona a dovere
avrà risolto tutti i problemi, ma
servirà al morale per preparare
in serenità l’esordio di Manaus
contro gli azzurri (14 giugno).
A sbloccare il risultato ha
provveduto un’invenzione di
Daniel Sturridge, 25 anni, la
punta di riferimento del Liverpool e dell’Inghilterra, che ha
rotto l’equilibrio dopo 32 minuti senza brillantezza, con il Perù
(fuori dal Mondale e senza
Claudio Pizarro), che non si è
consegnato all’avversario, ma
ha sempre cercato di ripartire in
velocità. L’Inghilterra, che giocherà altre due volte contro
Ecuador e Honduras, prima di
affrontare l’Italia, non poteva
essere pronta, reduce da una
settimana di lavoro pesante in
Algarve, però, anche se in una
situazione di provvisorietà e a
cantiere aperto, ha confermato
pregi e difetti degli uomini che
Hodgson ha schierato sul modello Liverpool (4-2-3-1). Se la
squadra è attaccata, va in sofferenza e lascia spazi interessanti,
come si è visto proprio in chiusura di primo tempo, quando
Hart (ben più impegnato del
previsto) è stato costretto a intervenire con il piede destro per
salvare su Ramirez. In un’altra
situazione precedente, Gerrard
era stato costretto al fallo da
ammonizione, con compagni
messi male in campo e nella ripresa, Johnson ha sbandato in
Altre amichevoli
Le amichevoli premondiali
in programma tra ieri e oggi
Così ieri
Inghilterra-Perù
3-0
Honduras-Turchia
2-0
Nuova Zelanda-Sudafrica 0-0
Iran-Angola
1-1
Qatar-Macedonia
0-0
Austria-Islanda
1-1
Svizzera-Giamaica
1-0
Così oggi
ore 13: Finlanda-Estonia
ore 16: Croazia-Mali
ore 16: Norvegia-Russia
(tv: diretta SkySport1)
ore 18: Algeria-Armenia
ore 19: Albania-Romania
ore 19: Lettonia-Lituania
ore 20.30: Olanda-Ghana
ore 20.30: Portogallo-Grecia
ore 21: Messico-Ecuador
ore 23: Colombia-Senegal
Duello
Danny Welbeck,
23 anni, attaccante dello United,
lotta per la palla
con il peruviano
Luis Advincula,
24, nell’amichevole di ieri (Reuters)
maniera pericolosa.
Se invece l’Inghilterra trova i
tempi e gli spazi per attaccare
può essere pericolosa, con la linea a tre formata da Lallana,
Welbeck e Rooney, alle spalle di
Sturridge. I quattro hanno idee
e talento; di Rooney si sa tutto;
degli altri tre colpisce la voglia
di sorprendere gli avversari, anche con giocate di fantasia.
Contro il Perù, la fase d’attacco è
stata lenta e in alcuni momenti
troppo elaborata (del resto tutta
la squadra aveva gambe pesanti), però si è notato che c’è sostanza e c’è coraggio di iniziativa, anche se in Welbeck è pre-
valsa l’idea di far tutto da solo.
Di certo Hodgson sembra
avere già idee chiare, e questo
non è mai uno svantaggio. La
scelta della squadra che ha giocato per 65 minuti senza cambi
contro il Perù si avvicina molto
a quella che il c.t. considera la
formazione tipo: Hart in porta;
difesa a quattro con Johnson e
Baines esterni più Jagielka e
Cahill centrali; in mezzo Henderson e Gerrard; avanti Lallana-Welbeck-Rooney alle spalle
d Sturridge.
Wembley esaurito (83.578
spettatori, in tribuna anche il
principe William), entusiasta e
trascinante, ha molto apprezzato lo spirito di gruppo, con Rooney che ha rincorso un avversario per 50 metri, mettendogli la
palla in angolo, come un terzino
vero. E ha apprezzato ancora di
più il gol del raddoppio: colpo
di testa di Cahill (20’ s.t.), replicato al 25’ dal tiro di Jagienka su
pessimo intervento del portiere
Fernandez. Per gli inglesi è diventato tutto troppo facile e Hodgson ha dato il via ai cambi.
L’Inghilterra non è una squadra
di fenomeni, ma non sarà facile
da battere a Manaus, come non
era stato facile metterla fuori da
Euro 2012 nei quarti.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
50 Sport
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mercato Inzaghi e Galliani stasera vertice da Berlusconi
Tennis
Juve, prova per Morata
L’Inter prenota Simeone
Garcia fa ricca la Roma
Townsend,
già finita
l’avventura
Il tecnico rinnova e il titolo sale del 22%
MILANO — Il progetto della
Roma resiste e continua. Dopo
i prolungamenti di contratto di
Pjanic e Castan, ieri ha allungato il matrimonio Rudi Garcia
che resterà nella Capitale fino
al 30 giugno del 2018. Fortemente sponsorizzato da James
Pallotta, il tecnico giallorosso
guadagnerà 2,5 milioni di euro. Non solo, l’allenatore francese potrà contare su un nuovo
uomo di fiducia: si tratta di Paolo Rongoni, preparatore atletico già avuto ai tempi del Le
Mans (e già al lavoro a Roma,
nella Lazio di Petkovic). L’annuncio del rinnovo ha fatto volare a più 22% il titolo della Roma. Ora il problema principale
è trattenere Benatia (per il quale il Manchester City ha offerto
22 milioni). Ieri il giocatore
marocchino, a Trigoria per
svolgere fisioterapia, ha incontrato Garcia: oggi sul futuro del
difensore si esprimerà in una
conferenza stampa Walter Sabatini.
Per la panchina nerazzurra il
sogno è Diego Simeone, vecchio idolo della curva Nord. Il
Cholo è stato contattato qualche tempo fa dalla dirigenza
interista: il tecnico finalista di
Champions è lusingato dall’idea di tornare a Milano, ma
Il borsino
Garcia
Rudi Garcia ha rinnovato con
la Roma fino al 2018 (Ansa)
Simeone
Diego Simeone è il sogno Inter
per il 2015 (Action Images)
Stramaccioni
L’Udinese valuta l’ingaggio
di Stramaccioni (LaPresse)
non ora. Se ne riparlerà tra un
anno. Mazzarri intanto sogna
rinforzi: un nome caldo sul
taccuino di Ausilio è quello del
Chicharito Hernandez, l’attaccante messicano del Manchester United. Il nome piace a Erick Thohir perché grazie al richiamo della Premier il nome
avrebbe presa sul mercato
asiatico.
Restando in tema allenatori,
l’Udinese, dopoché non ha trovato l’accordo con Delneri
(sponsorizzato da Pozzo senior), vaglia due nomi: Stramaccioni e Maran. Simone Inzaghi e Pioli sono le alternative
per il dopo-Reja. Mercoledì il
presidente Lotito, attraverso il
cellulare di Galliani, ha chiesto
informazioni a Filippo sul fratello Simone. Sarà sfida in famiglia Inzaghi nel prossimo
campionato? Allegri invece ha
ricevuto un’offerta dal Cska.
Per il trasferimento di Ciro Immobile al Borussia Dortmund
manca solo la firma: contratto
di cinque anni a 2 milioni più
bonus a stagione. Le due torinesi si spartiranno i 19,5 milioni di euro dei tedeschi. Conte,
che punta a rivoluzionare il reparto d’attacco (Quagliarella
ha offerte dalla Premier, Lazio e
Samp), corteggia Alvaro Mora-
Obiettivo
Alvaro Morata, 21 anni,
attaccante del Real
Madrid. Secondo
Antonio Conte è l’uomo
giusto per rinforzare
il reparto offensivo
della Juventus ( Epa)
ta del Real Madrid. Gli spagnoli
sono disposti a cederlo con la
formula del prestito secco, volendo mantenere il diritto di riscatto. Se ne parlerà lunedì a
Madrid in occasione dell’Unesco Cup: non è escluso che i
merengues sondino il terreno
al riguardo di Arturo Vidal.
Stasera Galliani e Inzaghi saranno a cena a casa Berlusconi:
Pippo sottoporrà al presidente
Crediamo che anche il migliore dei materiali possa essere sempre migliorato:
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Collezione
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40% più leggero dell’acciaio inox
Vetro Zaffiro, prezioso ed inscalfibile
da 178 a 298 euro
Energia inesauribile grazie alla carica luce
le proprie idee sul Milan del futuro, si farà il punto su acquisti
(settimana prossima Bronzetti
incontrerà i dirigenti del Valencia per Rami) e soprattutto
cessioni (Robinho al Botafogo?). Kaká interessa al San Paolo, Pazzini al Napoli. Ma il
piatto forte è il futuro di Balotelli: si attendono sviluppi.
€ 298
Monica Colombo
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PARIGI — L’avventura
dell’americana Taylor
Townsend (foto), la tennista
extralarge, è finita ieri contro
la spagnola Suarez Navarro,
che l’ha eliminata in fretta e
senza complimenti (6-2, 6-2)
buttandola fuori da un
tabellone, quello del singolare
femminile, che continua a
registrare cadute di teste di
serie. Dopo Li Na (n. 2) e
Williams (n.1), ieri ha salutato
i campi del Roland Garros la
Radwanska, numero 3, battuta
dalla croata Tomljanovic (6-4,
6-4). Resta in corsa Maria
Sharapova, che non ha
concesso nemmeno un game
all’argentina Ormaechea, e si
aprono percorsi interessanti
per la nostra Sara Errani, che
non dovrebbe soffrire troppo,
oggi, per battere la 98 del
mondo, l’israeliana Glushko.
Altra storia nel tabellone
maschile, dove i favoriti
viaggiano spediti (Djokovic ha
sistemato in 4 set il croato
Cilic e Federer, sempre in 4 set,
si è sbarazzato del russo
Tursunov). Oggi in campo
Seppi (contro Ferrer) e
Fognini (contro Monfils). In
palio, per tutti e due, un posto
negli ottavi.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
Sport 51
italia: 51575551575557
La protesta Fuori dall’Europa League a favore del Toro, il presidente del club emiliano si ribella
Basket, Sassari sconfitto
A canestro
Alessandro
Gentile, 21 anni, guardia della EA7 Milano
(LaPresse)
Milano, buona la prima
Gentile stratosferico
Vittoria inutile
A destra, il gol dell’1-0 di Amauri
al Livorno nell’ultima giornata. Una
vittoria inutile; sopra, il presidente
Tommaso Ghirardi (Ansa)
Ghirardi tradito dal calcio
«Vergogna, io me ne vado»
Andrea Arzilli
ma per andare a giocare in un’altra squadra. Noi abbiamo presentato tutta la documentazione
e il termine ultimo era il 30 aprile». Lì iniziano i problemi. «Proprio quel giorno, a poche ore dalla scadenza dei termini, la Covisoc ci comunica l’assenza del saldo Irpef. Quel controllo però
doveva essere fatto a novembre
2013 e la notifica dell’eventuale
omissione tra il 20 e il 25 febbraio. In un mese avremmo sistemato tutto». A nulla, secondo Ghirardi, è servito seguire le direttive di Federcalcio e Lega per sanare la cosa: «Siamo stati bocciati in
primo e secondo grado dalla
Commissione licenze Figc. Ma
noi facciamo la stessa procedura
da sette anni e nessuno ci ha mai
detto nulla. Stavolta hanno voluto punirci».
Così arriva lo sfogo contro il
sistema: «Questo non è il nostro
mondo — tuona Ghirardi, imprenditore bresciano —, è quello
degli urlatori, di chi tira le bombe carte, di chi spara, di chi fa
confusione, di chi protesta. Noi
siamo gente perbene e stiamo
bene a casa nostra. Vergognatevi
tutti». Nomi dei destinatari delle
accuse Ghirardi non ne fa, per
ora: «Ho le mie idee ma non ho
prove. A mente fredda e con gli
avvocati vedrò se ci sono responsabilità di altri soggetti». Quindi
l’affondo: «L’Alta Corte dichiara
nella sentenza che la sanzione
inflitta non è equa, sproporzionata rispetto alla nostra mancanza, ma che non ha la possibilità
di invertire il verdetto. E lo scrive
un ex ministro (Franco Frattini,
presidente dell’Alta Corte, ndr). È
surreale, sono follie. Qualcuno
gioirà perché hanno fatto di tutto
per farmi andare via». Dalla sala
applausi e l’invito a non mollare.
Ma sembra davvero troppo tardi.
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Filippo Bonsignore
«Hanno voluto colpire il Parma, non è più il mio mondo»
«Con il calcio ho chiuso. Ho
rassegnato le mie dimissioni da
presidente». Tommaso Ghirardi
sbatte la porta e se ne va. Per il
numero uno del Parma la misura
è colma dopo la sentenza dell’Alta Corte presso il Coni che ha negato al club emiliano la Licenza
Uefa e quindi la possibilità di disputare la prossima Europa League conquistata sul campo. La
colpa? 300 mila euro di Irpef pagati in ritardo. «Io con il calcio ho
chiuso, con lo sport ho chiuso,
me ne torno al mio paesello».
Ghirardi parla per oltre venti
minuti: a tratti la voce è rotta,
l’emozione evidente. «Ho pregato Pietro Leonardi (il direttore
generale, ndr) — afferma — di
gestire la società e onorare gli
impegni fino al 30 giugno. Poi,
dal primo luglio, inizia un’altra
storia. Perciò il pacchetto del
100% del Parma è ufficialmente
in vendita, è sul mercato». Di una
cosa il presidente — che sette anni e mezzo fa ha raccolto una società in fallimento, l’ha risanata e
riportata nelle zone alte della serie A — è certo: «Me ne vado da
vincitore, da colui che ha vinto
sul campo l’accesso alla Coppa
Uefa. Abbiamo fatto cose stupende, siamo partiti che non c’era
nulla».
Un centinaio di sostenitori lo
accoglie al centro sportivo di
Collecchio: applausi, pacche sulle spalle, inviti a non mollare. E
uno striscione: «Nessuna coppa
vale ciò che ci avete regalato.
Grazie». Ghirardi parla «per fare
chiarezza» su quella Irpef pagata
in ritardo. Cioè dopo la fatidica, e
inderogabile, data del 31 marzo
stabilita dal manuale delle licenze Uefa. «Si tratta di 300 mila euro su 13 milioni di stipendi —
spiega —, un errore dello 0,6%
del totale dovuto. Una somma relativa a nove incentivi all’esodo,
procedura per cui si può concordare con un calciatore una som-
Forum a Torino
Il made in Italy per il rilancio
(f.bon.) Il made in Italy per il rilancio del calcio italiano. È la ricetta
proposta da Football Avenue, il forum di marketing e logistica svoltosi
ieri allo Juventus Stadium. Protagonisti oltre cento attori internazionali
tra club di A, B e Lega Pro e aziende che si sono confrontate su vari temi:
stadi, tecnologia, sponsorizzazioni, catering, preparazione atletica.
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La riforma di Malagò
Il Coni lancia una giustizia più veloce
Frattini alla Cassazione dello sport
ROMA — Velocità, efficacia e buon senso. Il 1°
luglio entrerà in vigore la nuova giustizia sportiva
che il Coni ha appena riformato: «È un momento
epocale, era doveroso e auspicato, siamo andati
con la logica del buon senso — la presentazione a
colpi di slide del presidente Giovanni Malagò —.
Oggi il Coni fa uno sforzo culturale significativo,
spogliandosi di alcuni poteri nell’ultimo grado».
Cioè il Tnas, terzo grado di giudizio che non sarà
più di merito ma di legittimità, come la
Cassazione. E si chiamerà Collegio di garanzia
dello sport, potrà ammettere il contraddittorio tra
le parti e sarà presieduto da Franco Frattini (oggi
all’Alta Corte che scomparirà). Mentre il generale
Enrico Cataldi sarà a capo della Superprocura con
poteri di avocazione sulle indagini federali,
organo per questo indigesto a calcio, nuoto e
basket, le uniche tra 76 federazioni che votarono
contro nel Consiglio di dicembre indicando una
possibile anticostituzionalità (negata dal capo
commissione Coni, Giulio Napolitano). Il tutto
per avere processi (due gradi di giudizio: 90 giorni
per il primo, 60 per il secondo) e istruttorie più
veloci: Palazzi, procuratore Figc, avrà 40 giorni di
tempo per arrivare a deferimento o archiviazione
e potrà sfruttare due proroghe di indagine
concesse, nel caso, dalla Superprocura. Il deferito
potrà contare su un difensore d’ufficio e sulla
possibilità di patteggiare in tutte le fasi presentenza. Il Coni adesso darà indicazioni alle
Federazioni per un codice di giustizia sportiva (la
Figc varerà il suo il 1° settembre), ma prima i
contenuti della riforma dovranno essere approvati
da Giunta e Consiglio nazionale l’11 giugno.
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Serie B Finito il campionato, ora playoff e playout per gli ultimi verdetti
Un’autorete e Tavano, Pescara k.o.
Dopo 6 anni l’Empoli torna in A
La grande festa è a Empoli:
la squadra di Maurizio Sarri
(2-0 col Pescara) ha conquistato la promozione diretta in
A, insieme al Palermo. La
quinta per il club di Fabrizio
Corsi, dopo quelle ottenute
nel 1986, nel 1997, nel 2002 e
nel 2005.
L’Empoli si era forse illuso
di riuscire a sbloccare in fretta
il risultato contro un Pescara
che non aveva più niente da
chiedere al campionato e che
invece ha creato più di un
grattacapo alla difesa dei toscani. E così, col trascorrere
dei minuti, è cresciuta la tensione in campo e sugli spalti,
con i tifosi dell’Empoli concentrati pure sulle notizie in
Felicità Mirko Eramo esulta,
il suo Empoli è in serie A (Ipp)
arrivo da Latina, dove la squadra di Breda ha affrontato lo
Spezia. La grande tensione è
svanita al minuto 25 del secondo tempo grazie a un maldestro autogol di Federico Di
Francesco, figlio del tecnico
del Sassuolo. Il gol della sicurezza l’ha regalato Tavano
(22° centro in campionato)
sotto gli occhi di Totò Di Natale, che con l’Empoli aveva
debuttato nel 2002.
Latina e Cesena sono ammesse direttamente alle semifinali dei playoff, mentre
Crotone-Bari e Modena-Spezia si affronteranno nel turno
preliminare in gara unica il 3
giugno. Le semifinali sono invece in programma l’8 e 11
Ultima giornata
Bari-Novara
Empoli-Pescara
Juve Stabia-Carpi
Latina-Spezia
Modena-Cesena
Padova-Avellino
Palermo-Crotone
Reggina-Ternana
Trapani-Brescia
Varese-Siena
V. Lanciano-Cittadella
Classifica
Palermo
Empoli
Latina
Cesena
Modena
Crotone
Bari (-4)
Spezia
Siena (-8)
V. Lanciano
Avellino
86
72
68
66
64
63
63
62
61
60
59
4-1
2-0
0-2
0-0
0-0
2-1
0-0
1-2
0-1
2-0
0-0
Carpi
59
Brescia
59
Trapani
57
Pescara
52
Ternana
51
Cittadella 47
Varese
47
Novara
44
Padova
41
Reggina (-3) 28
Juve Stabia 19
giugno, le finali il 15 e 18 giugno. Il Cittadella, col punto
conquistato a Lanciano, ha
conquistato la sesta salvezza
consecutiva in B, mentre il
Varese affronterà il Novara
nei playout in programma il 6
e 13 giugno. Chi perde retrocede in Lega Pro insieme a Padova, Reggina e Juve Stabia.
Dopo 42 giornate è calato il
sipario su uno dei campionati
di B più incerti ed equilibrati
di sempre. Erano ben 8, infatti, le partite, in testa e in coda,
ancora decisive. Un torneo
dove non c’è stato nulla di
scontato, a parte la solitaria
marcia trionfale del Palermo
di Iachini, e dove non sono
mancate le sorprese, compresa la risposta degli spettatori
che sono tornati, in questo
venerdì ad alta tensione emotiva, a riempire gli stadi: ben
47 mila tifosi a Bari.
Franco Fiocchini
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MILANO — La cresta del Gallo e il tifo di Galliani, con
Danilo Gallinari e l’ad del Milan in tribuna, mentre il
Forum è tutto rosso. Passione e vittoria (95-84) nella prima
semifinale contro Sassari. L’onnipotenza di Alessandro
Gentile (23 punti con 4/5 da 3), la potenza di Samuels (23
punti con 8 rimbalzi), verrebbe da dire che sono la
«convergenza parallela», l’elemento strutturale di una gara
in cui Milano ha avuto anche il corollario di Langford (20)
e il collante tenace di Daniel
Hackett (8 assist). Vittoria netta
nella sera che inizia con la festa
Playoff
dei fuochi d’artificio e dei
proiettili traccianti, com’era
logico aspettarsi, quando sul
Le semifinali
campo ci sono Drake Diener
Così ieri
(13 punti nel primo tempo),
EA7 Armani Milano 95
Keith Langford (11) e Caleb
B. Sardegna Sassari 84
Green (11), nell’ordine i primi
(1-0 nella serie)
3 cannonieri della stagione
Prossime gare: 1, 3, 5,
regolare. E punteggio da
ev. 7, ev. 9, ev. 11/6
vertigine (50-51) nelle due
piece del primo tempo, dalla
Così oggi
semplice trama: Milano sfida
ore 20.30
Sassari sul suo terreno, con
Montepaschi Siena
7/11 da 3 punti (frutto di bel
Acea Roma
costrutto) contro il 6/12 dei
Tv: diretta RaiSport1
sardi. Il fuoco anima Milano
Prossime gare: 2, 4, 6,
che a cavallo tra l’8’ (15-24) e il
ev. 8, ev. 10, ev. 12/6
12’ (28-24) piazza un parziale
con sorpasso di 13-0. Però si
scopre e permette a Drew Gordon-Pascià l’uso
indisturbato del centro area. Milano regge il passo con
Samuels e l’esuberante rientro di Gentile (50-51 al 20’). Ma
è Samuels la variante strategica che, insieme a Gentile,
lancia l’assalto definitivo (87-78 al 36’). Qui si replica
domani, mentre stasera prima di semifinale Siena-Roma.
Werther Pedrazzi
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MotoGp al Mugello
Ricordo
Paolo
Simoncelli: il figlio è nella Hall
of fame della
MotoGp (Ansa)
Simoncelli ora è leggenda
Rossi spera nella prima fila
Un pomeriggio da buttare, una mattina da studiare: questo è
stato il venerdì, molto interlocutorio, del Mugello. Al
pomeriggio non pioveva abbastanza per le gomme «rain» ma
non era abbastanza asciutto per le «slick». Sarebbero servite le
intermedie, ma non ci sono. Le farà la Michelin — fornitore
unico della MotoGp al posto di Bridgestone dal 2016 — ma
per adesso è toccato stare fermi ai box sprecando una
sessione. Sull’asciutto, invece, il segnale è stato subito chiaro:
Marquez primo, davanti a Rossi,
Iannone, Dovizioso e Lorenzo,
con Pedrosa più indietro, 11°.
Oggi qualifiche
Così si tratta di capire: MM è già
in fuga o c’è margine di
manovra? Rossi è parso
1. Marquez (Spa) Honda
ottimista: «Sono soddisfatto, il
1’48”’004
telaio nuovo funziona bene, il
2. Rossi (Ita) Yamaha
distacco non è veritiero perché il
1’48’”386
giro migliore Marc lo ha fatto in
3. Iannone (Ita) Ducati
scia di Iannone. Io oggi spero
1’48’”434
nella prima fila, poi si vedrà». La
4. Dovizioso (Ita) Ducati
vera notizia è arrivata così fuori
1’48’”518
pista: Marco Simoncelli è entrato
5. Lorenzo (Spa) Yamaha
nella Hall of fame del
1’48’”665
Motomondiale diventando una
Qualifiche
«MotoGp Legend», e il suo
Ore 12.35 Moto3; ore 14
numero 58 è stato ritirato. «Un
MotoGp; ore 15 Moto2
bel riconoscimento — ha detto il
Tv: diretta SkyMotoGp,
papà Paolo, commosso —. Penso
SkySport1
che Marco sarebbe riuscito ad
ottenerlo comunque». Una tesi
condivisa da Rossi, la cui tuta sarà messa all’asta con il
ricavato devoluto alla Fondazione Simoncelli. E nel nome del
figlio, da Paolo è arrivato anche un annuncio: «Ho una
squadra che corre in Pre Moto3 e in Moto3 nel campionato
italiano: nel 2016 potrei portare i miei ragazzi nel Mondiale».
Sarebbe il modo più bello per onorare la memoria del Sic.
Alessandro Pasini
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52
Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Guido con Ana Maria, Luciana con Antonello,
Paola con Luca, Giovanna con Carlo, Renato con
Maria Rosaria, Valerio con Anna, Augusto, Francesco, Gianluca con Olga, Stefano con Elisabetta
e tutti i loro figli e nipoti annunciano con infinita
tristezza la scomparsa della loro adorata mamma
Paolo, Giulia, Sebastiano e Carlotta abbracciano fortemente Paola, Giovanna e tutta la loro famiglia per la perdita della loro cara mamma signora
Massimo e Francesca si stringono con affetto a
Stefano, Betta e tutta la famiglia nel ricordo della
mamma
Dopo una vita di umiltà e onestà ci ha lasciati
Dante Oreste Orsenigo
e ricorderanno sempre la sua grande dolcezza e
generosità.- Il funerale sarà celebrato sabato 31
maggio alle ore 14.45 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. - Milano, 31 maggio 2014.
Ariberto e Silvana, Ricky e Sandra sono vicini
con affetto a Paola e Giovanna nel ricordo della
cara mamma
Giovanna, Carlo e Piero salutano commossi
con un ultimo bacio la
- Milano, 31 maggio 2014.
- Milano, 31 maggio 2014.
di 87 anni.- Ne danno l’annuncio la moglie Gerarda, i figli Simone con Cristina e Arianna, Davide con Fabiana e la piccola Beatrice e tutti i
familiari.- Il caro Dante Oreste è composto presso la propria abitazione di via Santa Maria delle
Selve, 11 in Biassono.- I funerali si svolgeranno
in Carate Brianza lunedì 2 giugno alle ore 15 nella chiesa prepositurale, preceduti dalla recita del
Santo Rosario, proseguendo poi per il cimitero
locale.
- Biassono - Carate Brianza, 30 maggio 2014.
- Milano, 30 maggio 2014.
Rosina Majerna, Giorgio e Laura sono vicini ad
Augusto e famiglia per la perdita della cara
mamma
Luigi Vita Samory, Giuliana e Paolo, Alberto e
Cristina sono vicini con tanto affetto a Giovanna,
Paola, Luciana e a tutta la famiglia per la scomparsa di
Partecipano al lutto:
– Aldo e Carmela Tanzi.
– Claudio e Teresa Viotto.
Partecipa al lutto:
– Studio Archemi S.r.l.
- Milano, 30 maggio 2014.
Anna Tettamanti Giacosa
mamma Annie
Rimarrai sempre nel nostro cuore
mamma
Valerio con Anna e Giovanni.
- Milano, 31 maggio 2014.
Anna Giacosa
- Milano, 30 maggio 2014.
Anna Giacosa
Anna Giacosa
Elisabetta, con Marina, è vicina con grande affetto a Renato, e ai suoi fratelli e familiari tutti, e
ne condivide in profondità il dolore per la morte
della mamma
Annie Tettamanti Giacosa
- Milano, 30 maggio 2014.
Stefano con Elisabetta, Sofia e Matteo piange
la perdita della cara mamma
Annie
Partecipa al lutto:
– Elisabetta Arrigoni.
- Milano, 30 maggio 2014.
Monica Zara con affetto è vicina a tutti i fratelli
Giacosa per la perdita della mamma
Partecipano al lutto:
– Luciano e Adriana Pastor.
Anna Giacosa
I colleghi e amici dello Studio Associato Lo Maglio Colnago Giacosa Magnoni si uniscono al dolore di Stefano e della sua famiglia per la scomparsa della cara mamma
Anna Tettamanti
- Milano, 30 maggio 2014.
Renato con Maria Rosaria, Chiara con Alain e
Martine, Margherita, Alessandro e Gabriele
piangono addolorati la perdita della mamma e
nonna
Annie
e avranno sempre nel cuore il ricordo della sua
forza, della sua generosità e dei suoi consigli.
- Milano, 31 maggio 2014.
Annie Tettamanti Giacosa
- Milano, 30 maggio 2014.
Eric e Beatrice, abbracciano con tanto affetto
Paola, Giovanna e Luciana, in questo triste momento, per la perdita dolorosa della cara mamma
sig.ra Anna Giacosa
- Milano, 31 maggio 2014.
- Milano, 30 maggio 2014.
Filippo e Maria Montesi Righetti sono vicini a
Valerio e a tutti i suoi fratelli per la scomparsa
della loro cara mamma
Anna
- Milano, 30 maggio 2014.
- Milano, 30 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Susanna Jelinek.
Claudia Fabrizio Laura Matteo e Cristiano abbracciano Stefano e la sua famiglia per la scomparsa della mamma
Annie
- Milano, 30 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Flora Fabbrini.
Magda e Ignazio Colnaghi con la figlia Laura
piangono addoloratissimi la scomparsa
dell’amata sorella e zia
Anna Tettamanti
- Milano, 31 maggio 2014.
nonna Annie
mancherai tantissimo... ma lasci in noi tanti ricordi bellissimi.- I tuoi nipoti.
- Milano, 31 maggio 2014.
Sentite condoglianze nonna
Annie Tettamanti
con affetto Susanna mamma di Alessandra ed
Enrico Giacosa. - Milano, 30 maggio 2014.
Anna Giacosa
- Milano, 30 maggio 2014.
Cara
Annie
grazie per questi lunghi anni di intensa amicizia.Ferdinando e Stephania Ferruta con figli.
- Milano, 30 maggio 2014.
Giorgio, Paolo e Marinella, Leopoldo e Irene,
Marino e Lucia si stringono con affetto a Paola,
Giovanna e ai loro fratelli per la scomparsa della
cara mamma
Anna Giacosa
- Bogogno, 30 maggio 2014.
Anna Giacosa
Un pensiero pieno di affetto a Stefano e un abbraccio a tutti i fratelli e le sorelle.- Luca e Stefi,
Memo. - Milano, 30 maggio 2014.
Rosamaria è vicina a Luciana Antonio e a tutta
la famiglia per la perdita della cara
Annie
ricordando la sua dolcezza.
- Milano, 30 maggio 2014.
Alessia e Stefano, Benedetta e Carloguido, Carola e Lorenzo, Eleni e Pietro, Francesca e Cino
sono vicini con affetto a Stefano, Betta, Sofia e
Matteo nel dolore per la morte di
Francesco e Dominique sono vicini alla famiglia Giacosa nel dolore per la scomparsa della
carissima mamma
Anna Giacosa
Anna
- Milano, 30 maggio 2014.
Aldo Piccarda Paolo Susi Corrado Francesca
Giovanni Sandro Betti Stefano Annamaria Federico Betta Anna Cino Francesco Gilda Filippo Maria Geppe Francisca si stringono a Valerio e famiglia per la scomparsa della mamma
- Milano, 30 maggio 2014.
Con grande dolore Carlo Edoardo e Gabriella
si stringono con affetto alla sorella Geri, ai nipoti
Simone con Cristina ed Arianna e a Davide con
Fabiana e alla piccola Beatrice per la perdita
dell’amato
Oreste
- Milano, 31 maggio 2014.
che resterà per sempre vivo nei loro più cari ricordi per il suo prodigarsi con forza, generosità
e dignità in ogni momento della sua vita.
- Renate, 30 maggio 2014.
Caro Valerio siamo vicini a te, ad Anna e a
tutta la tua grande famiglia nel ricordo della
mamma
Raffaella con Carlo Enrico ed Emanuela con
Massimo piangono per la perdita del carissimo
Annie Giacosa
zio Ore
Annie Giacosa Tettamanti
Il Notaio Massimo Tofoni, la sua famiglia e tutti
i collaboratori si uniscono al dolore della famiglia
Giacosa per la perdita della cara
Anna Giacosa Tettamanti
Luca con Paola, Francesca con Carlo Gregorio
Clementina, e Lorenzo ricordano con tanto affetto e tanta tristezza la loro mamma e nonna
Annie Giacosa
- Milano, 30 maggio 2014.
Marco e Ita, Piero e Lori, Maurizio e Graziella.
- Milano, 30 maggio 2014.
Annie
Annie
Anna Giacosa
Renato e Giuliana, Carlo e Annaelisa, Carlo e
Lucia abbracciano affettuosamente Valerio e i
suoi famigliari nel triste momento della scomparsa della mamma
Chiara, Piero, Andrea, Marco e Giulia con le
loro famiglie sono vicini con tanto affetto a Luciana Paola Giovanna e Renato e a tutta la famiglia nel ricordo della loro cara mamma
Augusto, con i figli Alessandra ed Enrico, piange la sua sempre cara mamma
- Milano, 30 maggio 2014.
Giampaolo e Giulia Ponzone, Marco e Cristina
Stella, Massimo e Phinette Monti, stringono con
tanto affetto gli amici Giacosa, per la perdita della loro cara mamma
- Milano, 30 maggio 2014.
Luciana con Antonello piange la perdita della
mamma
ricorderà sempre il suo infinito amore e la sua
serenità. - Milano, 30 maggio 2014.
Anna Tettamanti Giacosa
Anna
e sono vicini con tanto affetto alla loro zia Geri,
a Simone con Cristina ed Arianna, a Davide con
Fabiana e alla piccola Beatrice.
- Renate, 30 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Edda Evangelisti.
- Milano, 30 maggio 2014.
Ciao
Gianmario
Alessandro con Simona, Gianluca con Beatrice, Lucrezia con Francesco, Nicolò ed Angelica
ricorderanno sempre con affetto lo
zio Ore
indomito fratello.- Non ti vedrò più librarti lassù
leggero e silenzioso ma sono sicura che volerai
libero nell’infinito del cielo.- Rosella.
- Missaglia, 30 maggio 2014.
- Renate, 30 maggio 2014.
Pierantonio e Laura, Franco e Jolanda, Silvano
e Margherita sono vicini a Lucia in questo tristissimo momento per la perdita del carissimo
Sergio e Giovanna Cazzaniga, Franco e Anna
Riva sono vicini a Gerarda, Simone e Davide per
la scomparsa del caro
Gianmario
- Milano, 31 maggio 2014.
Giulio Elena Caimi ricordano
Gianmario
carissimo amico di gioventù e abbracciano con
affetto Lucia, Cesare e Silvia.
- Milano, 29 maggio 2014.
Franco e gli amici tecnologi partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa del loro compagno di studi
Gianmario Beretta
- Milano, 30 maggio 2014.
The management of Tenax Corporation and all
its employees wish to offer their most sincere and
respectful condolences to Cesare Beretta and the
entire Beretta family for
Gianmario Beretta
tragic loss.- His technical skill and business leadership will be remembered and preserved.
- Baltimora, 30 maggio 2014.
Partecipiamo al dolore di Cesare e dei suoi familiari per l’improvvisa scomparsa di
Gianmario Beretta
le cui doti rimarranno di grande ispirazione.- Alberto Crippa e Jessica Colciago.
- Baltimora, 30 maggio 2014.
Il Presidente, i Professori componenti il Collegio Didattico ed i compagni di corso della Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche dell’Università degli Studi di Milano, si stringono alla famiglia e partecipano al lutto per la
scomparsa di
Diego Brambilla
- Milano, 30 maggio 2014.
Vanni Carlo e Marco Cattaneo e tutti i colleghi
della Eurovetrocap danno il triste annuncio della
scomparsa dell’amico e prezioso collaboratore
Massimo Rancati
con cui hanno condiviso un intenso cammino professionale e umano.- Grazie Massimo di averci
insegnato a non mollare mai.
- Pavia, 30 maggio 2014.
Oreste
- Cesano Maderno, 30 maggio 2014.
Anna e Nicola Laudisio sono vicini con affetto
a Gerarda e ai suoi figli per la scomparsa dell’indimenticabile amico
Onorevole
Oreste Orsenigo
- Monza, 30 maggio 2014.
Caro
Oreste
con te se ne va un pezzo di storia della nostra
Carate, resta il ricordo del bene che hai voluto al
tuo paese e l’attenzione dimostrata alle persone.- Franco Pizzagalli e Bianca Fumagalli.
- Meda, 30 maggio 2014.
Cara Geraldina, ti siamo vicini con immenso
affetto per la scomparsa del caro
Oreste
Monica e Giancarlo.
- Capiago, 30 maggio 2014.
Ivan e Francesca Colciago partecipano commossi al dolore dei familiari per la tragica scomparsa dell’amico
Onorevole
Dante Oreste Orsenigo
- Como, 30 maggio 2014.
Giulio e Mariangela Castoldi, profondamente
addolorati, sono vicini a Gerarda, Simone e Davide per la perdita del caro
Dante Oreste Orsenigo
- Sovico, 30 maggio 2014.
La Camera di commercio di Monza e Brianza
partecipa commossa al dolore dei familiari per la
scomparsa del caro
onorevole
Dante Oreste Orsenigo
protagonista della Brianza, che con il suo impegno generoso e assiduo e la sua presenza nelle
istituzioni ha favorito lo sviluppo economico e sociale del territorio. - Monza, 31 maggio 2014.
Il Presidente Carlo Sangalli, il Segretario Generale Pier Andrea Chevallard, il Consiglio della
Camera di Commercio di Milano profondamente
commossi si uniscono al dolore della signora Gerarda, del Presidente della Camera di Commercio di Monza e Brianza Carlo Valli e famiglia per
la scomparsa dell’
Onorevole
Dante Oreste Orsenigo
per lunghi anni membro di Giunta della Camera
di Commercio di Milano.
- Milano, 30 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Federica Villa.
La Presidenza, i dipendenti e tutte le cooperative associate a Confcooperative Milano, Lodi,
Monza e Brianza partecipano al lutto per la scomparsa di
Dante Oreste Orsenigo
per lunghi anni Presidente e guida dell’associazione e amico sapiente e instancabile dell’autentico movimento cooperativo.
- Milano, 30 maggio 2014.
Con la scomparsa di
Dante
perdiamo un amico caro e un esempio straordinario di politica operosa e piena di umanità che,
con l’umiltà di fare un passo indietro, indietro
non ha mai voluto lasciare nessuno.- Con dolore
e con affetto ci stringiamo oggi a Gerardina e a
tutta la sua famiglia, Rosanna e Carluccio Sangalli. - Milano, 30 maggio 2014.
Il 29 maggio è mancato all’affetto dei suoi cari
Carlo Calderai
Lo annunciano con grande tristezza i figli Fausto,
Lorenzo con i figli Emilio e Maria e Domitilla Caratti Di Lanzacco.- Le sorelle Anna Vannocci con
le figlie Susanna e Claudia con le loro famiglie,
Cora Pinucci con i figli Rita, Gianni e Neri con le
loro famiglie.- I nipoti Alessandra e Francesco Tiberi Venturucci, Antonella e Pierluigi Giannelli ed
Evelina Mazzei con le loro famiglie.- I cugini Balboni, Giannotti, Calderai e Ginanneschi.- Le signore Anita, Gabriella, Jole e il signor Nandi.Tutta la famiglia unita ringrazia con affetto Alberto Berzi per le cure attente ed amorevoli.- Dopo la cremazione le ceneri saranno tumulate nella Cappella Giannelli di Castel del Piano sul
Monte Amiata. - Firenze, 31 maggio 2014.
Alvar Gonzales Palacios ricorda l’amico esemplare
Carlo Calderai
- Roma, 30 maggio 2014.
Charlie Cator, Francis Russell e tutta Christie’s
Italia sono vicini con tanto affetto a Fausto nel
dolore per la perdita del padre
Carlo Calderai
- Milano, 30 maggio 2014.
Mauro Crippa e Andrea Delogu si uniscono al
lutto di Silvia per la perdita del papà
Fausto Carrera
- Milano, 30 maggio 2014.
Rosa Anna Ragusa e Alessandro Banfi, con i
giornalisti di News Mediaset e Tgcom24, sono vicini a Silvia per la prematura perdita del caro papà
Fausto
- Milano, 30 maggio 2014.
Anna Broggiato e tutti i colleghi di Studio Aperto abbracciano l’amica Silvia in questo momento
di dolore per la scomparsa del caro papà
Fausto
- Milano, 30 maggio 2014.
Ambra Redaelli è vicina a Gerarda e alla famiglia di
Dante Oreste Orsenigo
un grande brianzolo che ha saputo guidare, incoraggiare ed ispirare.
- Albiate, 30 maggio 2014.
Mario Giordano e tutti i colleghi del Tg4 partecipano con affetto al lutto dell’amica Silvia per
la perdita del papà
Fausto
- Milano, 30 maggio 2014.
Paolo con Vita Davide e Carola, Alberto con
Isabella Lidia e Sang annunciano la morte di
Ugo Ardizzone
papà, suocero, nonno affettuoso, che si è serenamente ricongiunto alla sua adorata Virginia.Il funerale avrà luogo oggi alle ore 11 nella parrocchia Santa Francesca Romana via Cadamosto.
- Milano, 31 maggio 2014.
Gianni, Cristina, Edoardo con Tilla abbracciano Rudi, Martino, Bambi, ricordando la loro cara
mamma
Liliana
- Milano, 31 maggio 2014.
Liliana Sani Bianchi
Partecipano al lutto:
– Ida Pinuccio Luca Stefano e Luisa.
Partecipano al lutto:
– Chicco e Gibi Bernasconi.
Piero e Mariantonia Ingraffia coi figli, nuora e
nipoti sono vicini alla famiglia Ardizzone abbracciando Paolo nel ricordo di
I condomini di via Caradosso n. 10 - Milano,
insieme all’Amministratore prendono viva parte
con sentito cordoglio al dolore della famiglia per
la scomparsa del
nonno Ugo
- Milano, 30 maggio 2014.
Franco e Carlo De Benedetti insieme ricordano, con affetto e riconoscenza, l’Ingegner
Ugo Ardizzone
Rag. Angelo Monti
- Milano, 27 maggio 2014.
In questa triste circostanza Sony ATV Music Publishing Italia si stringe alla famiglia Nannini per
la perdita di mamma
validissimo collaboratore diventato negli anni un
amico della famiglia.- Sono vicini ai figli e alla
famiglia tutta. - Milano, 30 maggio 2014.
- Milano, 30 maggio 2014.
Franco Girard, con Isabella, ricorda con profondo rimpianto l’amico
Vincenzo è vicino a Michela, Nicoletta e Giulia
per la perdita del caro papà
Ugo Ardizzone
e partecipa affettuosamente al dolore dei figli.
- Milano, 30 maggio 2014.
La Direzione di Banca Intermobiliare si aggiunge al cordoglio dei famigliari per la scomparsa
dell’
Ing. Ugo Ardizzone
- Torino, 30 maggio 2014.
Amministratori, Dirigenti e collaboratori tutti di
Idrosapiens Srl, partecipano commossi al lutto di
Alberto e Paolo per la scomparsa del padre
Ing. Ugo Ardizzone
già Amministratore della società.
- Leinì, 30 maggio 2014.
Il Gruppo Witzenmann partecipa al cordoglio
per la scomparsa dell’
Ing. Ugo Ardizzone
- Leinì, 30 maggio 2014.
Franca Segre e il figlio Massimo, ricordando
tanti anni di lavoro insieme, si stringono in un
abbraccio alla famiglia nel commosso rimpianto
dell’
Ing. Ugo Ardizzone
- Torino, 30 maggio 2014.
I condomini e l’amministrazione di via Benedetto Marcello, 1 Milano partecipano al grave lutto della famiglia Ardizzone per la perdita del signor
Ugo
- Milano, 30 maggio 2014.
I figli Chiara, Elena, Andrea, assieme ai propri
cari e ai nipoti comunicano la scomparsa di
Anna Nebbia Vitali
Il funerale avrà luogo oggi 31 maggio alle ore
15 in Appiano Gentile nella chiesa del Lazzaretto. - Appiano Gentile, 31 maggio 2014.
Roberto e Sergio abbracciano affettuosamente
Chiara Elena e Andrea nel ricordo di
Anna Nebbia Vitali
- Milano, 30 maggio 2014.
Annalisa Monfreda con tutta la redazione di
Donna Moderna è vicina a Monica e alla sua famiglia per la perdita del caro papà
Carlo Triglia
- Segrate, 30 maggio 2014.
Susanna Barbaglia con tutta la redazione di
Confidenze è vicina a Monica e alla sua famiglia
per la perdita del caro papà
Carlo Triglia
- Segrate, 30 maggio 2014.
Alessandro Bottero, Andrea Peri, Antonio
Schindler, Valeria De Cristofaro, Francesca Castiello, Paola Prendini, Patrizia Maruzzi, Letizia
Scarponi sono vicini al Professor Giuseppe Cavallazzi per la perdita della moglie
sig.ra Gisella Balzaretti
- Milano, 30 maggio 2014.
Giovanna Cellesi Nannini
Bruno Civelli
che ricordo con affetto figliale.
- Trieste, 30 maggio 2014.
2004 - 2014
"Spesso sono le assenze a farci compagnia.- Non si possono toccare né sentire, ma le portiamo dentro".
Renzo Manzoni
La tua famiglia.
- Cusano Milanino, 31 maggio 2014.
31 maggio 2011 - 31 maggio 2014
E se mi sognerai dal cielo cadrò...Nunzia Vittoria con il piccolo Pietro ricorderà il suo papà
Avv. Natale (Lello) Radoia
venerdì 6 giugno 2014 alle ore 18.30 presso la
chiesa di Santa Maria al Paradiso, Milano.
- Milano, 31 maggio 2014.
1983 - 2014
La moglie Lyuba ricorda con infinito amore il
Cavaliere del Lavoro
Andrea Rizzoli
nell’anniversario della sua scomparsa.
- MonteCarlo, 31 maggio 2014.
1976 - 2014
Ileana e Giada ricordano
Antonio Sutti
amatissimo papà e nonno con struggente rimpianto di ogni giorno.
- Milano, 31 maggio 2014.
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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sera Prandelli comunica la lista
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Alle 20.45
il fischio
d’inizio
al Craven
Cottage
di Londra.
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER CANTARE
Peppa Pig
compie 10 anni
Cucciari, concerto
per la Sardegna
La maialina preferita dai
bambini di tutto il mondo,
oggi compie 10 anni, da
quando nel 2004 il suo
primo episodio fu trasmesso
in Inghilterra dove è nata.
Peppa Pig (foto) è ormai un
fenomeno di costume. «Il
successo di Peppa Pig - ha
dichiarato il Direttore di Rai
Ragazzi Massimo Liofredi non nasce per caso, ma è
frutto di un’attenta
strategia di palinsesto di Rai
Yoyo». Oggi dunque
giornata dedicata a Peppa
con 5 ore di programmazione
a lei dedicata: 60 episodi
delle diverse (6) serie, in
inglese, in italiano e
sottotitolati in italiano.
In diretta da Cagliari un bel
concerto. La serata è
condotta da una sarda doc,
Geppi Cucciari (foto), e
parteciperanno tra gli altri
Gianna Nannini, Francesco
Renga, Ornella Vanoni, Amii
Stewart, Mauro Pagani, Neri
Marcoré, Eugenio Finardi,
Paola Turci, Gianmaria
Testa, Marco Carta, Samuele
Bersani, Ron, Cristiano De
André, Ascanio Celestini e
altri artisti chiamati a
raccolta dal jazzista Paolo
Fresu. L’incasso della
manifestazione servirà per il
ripristino delle scuole sarde
danneggiate dall’alluvione
dello scorso novembre dal
bilancio pesantissimo.
I dieci anni di Peppa Pig
Rai Yoyo, ore 9.15
Sardegna Chi-ama
Rai3, ore 20
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Film e programmi
Il ranch australiano
di Nicole Kidman
1939: un’aristocratica inglese
(Nicole Kidman, foto con Hugh
Jackman) eredita un ranch in
Australia. Per risollevare le sorti
della proprietà, dovrà scortare
1.500 capi attraverso il Paese.
Australia
Canale 5, ore 21.10
L’agente Alba
torna in servizio
Una ex spia (Jessica Alba,
foto), sposata e con figli, torna
in servizio per fermare un
nemico che minaccia l’intero
pianeta. Ad aiutarla ci sono i
suoi bambini...
Spy Kids 4 - È tempo di eroi
Italia 1, ore 21.10
Giorgio Albertazzi
interpreta Calvino
Annunziata parla
di satira politica
Le leggendarie «Lezioni
americane» dello scrittore
Italo Calvino interpretate da
uno dei più grandi attori
italiani, Giorgio Albertazzi.
La regia è di Roberto Valdata.
Lezioni americane
Rai5, ore 21.15
Ospiti del programma
saranno le giornaliste Lucia
Annunziata e Giulia Innocenzi,
l’attore Giorgio Montanini e il
professore Giorgio Simonelli.
Si parlerà di satira politica.
Tv Talk
Rai3, ore 17.50
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Corriere della Sera Sabato 31 Maggio 2014
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Film
e programmi
Daniel Day-Lewis
è Lincoln per Spielberg
Spielberg narra come il
presidente americano Abraham
Lincoln (Daniel Day-Lewis, foto)
fece passare il 13° emendamento
contro la schiavitù, inaugurando
la nuova democrazia.
Lincoln
Sky Cinema Cult, ore 21
Addio al nubilato
con Kirsten Dunst
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Regan (Kirsten Dunst) e le sue
due amiche (Isla Fisher e Lizzy
Caplan, foto con Dunst)
organizzano un addio al nubilato
edonistico per la loro ex
compagna di liceo.
The Wedding Party
Sky Cinema Comedy, ore 21
Hanks torna a scuola
con la prof Roberts
Licenziato dal supermercato in
cui lavora, Larry Crowne (Tom
Hanks) decide di iscriversi
all’università dove conosce una
bellissima professoressa (Julia
Roberts, nella foto con Hanks).
L’amore all’improvviso
Premium Cinema, ore 21.15
Coldplay dal vivo
con «Ghost Stories»
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In occasione del loro nuovo
album «Ghost Stories», l’esclusivo
live dei Coldplay a Los Angeles. In
scaletta tutte le tracce del nuovo
disco e alcune delle loro maggiori
hit, da «Clocks» a «Viva la Vida!».
Coldplay - Ghost Stories
Sky Arte HD, ore 17.55
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Il volto meno noto
di papa Francesco
P
oco dopo il recente viaggio apostolico di Papa
Francesco in Terra Santa, «La Grande Storia» ha
dedicato alla vita di Bergoglio una puntata curata
da Maite Carpio (Rai3, giovedì, ore 21.05). La parte
più interessante di «Papa Francesco - La storia di
Jorge Bergoglio» è stata quella che ha raccontato le vicende
che ancora sfuggono alla sovraesposizione mediatica di
quest’ultimo periodo, cioè i suoi anni argentini, i passi
mossi nella Compagnia di Gesù, le sue posizioni sulla «TeoVincitori e vinti
logia della Liberazione», il periodo dell’«esilio» a Cordoba,
Lino
la sua pastorale sudamericana
Banfi
sempre al servizio dei più umiLa finale
li.
del Medico
Le immagini d’archivio sosupera Aldo
no state accompagnate da inGiovanni e Giacomo.
terviste a studiosi e persone
Puntata conclusiva della
che hanno attraversato con lui
nona stagione di «Un
quel periodo. Da molte semedico in famiglia», la
quenze, riprese durante le sue
fiction di Rai1 con Lino
omelie a Buenos Aires e CorBanfi: gli spettatori del
doba, è emersa con grande eviprime time della prima
denza tutta la capacità comurete sono 5.825.000,
nicativa del Pontefice, la sua
per una share del 21,8%
abilità nel costruire, proprio
grazie alla comunicazione, un
Aldo Giovanni
rapporto con i suoi fedeli basae Giacomo
to sulla cifra della simpatia, inAldo Giovanni
tesa in senso etimologico coe Giacomo
me un «comune sentire».
superati dalla
Una delle grandi rivoluzioni
finale del Medico. Canale
inaugurate da Francesco è sta5 propone in prime time
ta proprio la costruzione di un
«Il meglio di Amutta
legame di prossimità con i feMuddica», col trio comico
deli, che Andrea Riccardi ha
Aldo Giovanni e Giacomo:
descritto così: «La sua alleanza
gli spettatori per
con il popolo è la sua forza».
l’ammiraglia Mediaset
Dalle immagini della sua vita
sono 2.418.000, per una
da sacerdote a quelle dei suoi
share del 9,8%
primi mesi da Pontefice, a Roma o durante il viaggio in Brasile, abbiamo capito che poco sembra essere cambiato nello stile espressivo di Bergoglio. Come ha spiegato nel documentario Padre Antonio Spadaro, il direttore di «Civiltà
Cattolica», ricordando la notte della sua elezione al seggio
di Pietro, Papa Francesco «crea eventi comunicativi»: trasforma cioè i suoi uditori da semplici ascoltatori a interlocutori attivi del messaggio che vuole trasmettere.
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Sabato 31 Maggio 2014 Corriere della Sera