Maggio 2014 - Anno 16 (n° 186) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco Il mese di maggio conserva ancora oggi un notevole fascino spirituale Una piccola curiosità: per verificare il rifiorire del mese mariano, basta fare quattro passi virtuali nel mondo sconfinato e variegato del web, dove le iniziative mariane si stanno moltiplicando all’infinito e vi sono quelli che oltre al rosario e alle varie preghiere con le quali ci si rivolge a Dio nelle parrocchie, partecipano anche ad altre iniziative di devozione mariana. Per vivere bene il mese di Maggio occorre tener bene presente che la vera devozione mariana non separa mai Maria dal mistero di Cristo e della Chiesa, tenendo conto che Lei è unita in modo ineffabile a Gesù Cristo e nella Chiesa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi. Come la maggior parte delle grandi tradizioni popolari, la "marianità" del mese di maggio non ha un "inventore" ma è piuttosto il risultato di una armoniosa fusione di tradizioni svariate. Si potrebbe dire che si è avvertita e si sente tuttora come una esigenza interiore. Nel mese di maggio in particolare rivolgiamo la nostra preghiera a Dio perché possiamo imparare il modo giusto di onorarlo, prendendo come nostro modello di fede e di preghiera la Madre di Gesù. Ci si potrebbe chiedere: ma Quando è nato il maggio mariano? Ma non è possibile dirlo con esattezza, ed è bello che sia così: perché abbinare maggio alla Madonna, non fu l'intuizione di un singolo, ma un'esigenza del cuore di tutto un popolo semplice e innamorato. Maggio è il mese in cui, nelle chiese, attorno ai capitelli, fra le pareti domestiche, davanti alle immagini della Madonna dal cuore dei cristiani sale a Dio per mezzo di Maria l'omaggio della preghiera, dell’affetto e dell'adorazione. La pia pratica del mese di maggio è espressione di delicata devozione verso la Vergine, ricca di frutti spirituali per il popolo cristiano, perché Maria è la migliore strada che conduce a Cristo e ogni incontro con lei ineffabilmente si risolve in un incontro con Cristo. Il continuo ricorso a Maria non è altro che cercare fra le sue braccia, in lei, per lei e con lei, Cristo salvatore, al quale gli uomini, negli smarrimenti e nei pericoli della vita, sentono il bisogno di rivolgersi, come a porto di salvezza e fonte di sicura speranza. Durante il mese di maggio, è buona consuetudine ritrovarsi insieme per pregare non solo nelle chiese, ma anche nei cortili delle case. Sia quando si prega da soli che in gruppo, per favorire un maggiore clima di raccoglimento può essere conveniente esporre qualche bella icona della Vergine. Quando non si può partecipare ogni giorno al rosario completo si può prendere l'impegno di recitare almeno una decina del rosario, percorrendo la strada, andando in macchina, attendendo in ambulatorio, sostando un attimo durante il lavoro. Capita di vedere tante persone uomini e donne che portano al dito la decina del rosario a modo di anello e nei tempi più impensati lo fanno girare, cioè pregano. Nel ’500, forse per arginare il carattere pagano delle feste primaverili, i predicatori e i pastori d’anime incoraggiarono con forza il maggio mariano: tra essi spicca San Filippo Neri. Nel ’600 fioriscono pubblicazioni specifiche sul mese di maggio, che nel ’700 ha ormai trovato una stabile caratterizzazione e una prassi comune fatta di preghiere, canti, pratiche devote da distribuire lungo il mese, testi di meditazione abbinati ai vari giorni. I Mesi di Maggio si moltiplicano ovunque, nelle stamperie come nella pratica della vita quotidiana! Il secolo XIX accentua la marianità di maggio e così pure la prima metà del ‘900. Oggi, dopo alcuni decenni di doloroso oscuramento della marianità di maggio e della devozione mariana in generale, sembra di assistere a un bel rifiorire dell’amore per la Madonna, con le debite conseguenze, maggio compreso. Don Giuseppe LA PREGHIERA DEL SANTO ROSARIO NEL MESE DI MAGGIO PARROCCHIA DI TORRI Oratorio Parrocchiale ore 17.00 Oratorio Parrocchiale ore 20.30 Oratorio SS. Trinità ore 21.00 Oratorio S. Antonio ore 20.30 Oratorio S. Faustino ore 20.30 Capitello Rossone Anze ore 21.00 Capitello Le Sorte ore 20.00 PARROCCHIA DI PAI Chiesa Parrocchiale ore 20.00 2 PAPA LUCIANI LUCIANI E IL ROSARIO davanti a Dio quello che in realtà sono con la mia miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente il bisogno di piangere, perché gli venga usata misericordia, mi aiuta a pregare. Il Rosario, preghiera semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a essere fanciullo, e non me ne vergogno punto. Terza impressione. Non debbo e voglio pensare male di nessuno, ma confesso che più volte sono stato tentato di giudicare che il tale o il tal altro si credeva adulto, unicamente perché sedeva in scranna a criticare dall’alto. Mi veniva voglia di dirgli: Macché maturo! Quanto a preghiera sei un adolescente in crisi, un deluso e un ribelle, che non ha ancora smaltito l’aggressività dell’età ingrata! Dio mi perdoni il giudizio temerario!”. È risaputo che il Patriarca di Venezia Albino Luciani era un “catechista nato”, e, del catechista, aveva tutte le qualità: semplicità, vivacità, brio, esemplificazioni suadenti... Vediamo allora cosa pensava del Rosario. Nel 1973, esattamente il 7 ottobre, nell’omelia tenuta nella chiesa dei Gesuati, in occasione del IV centenario della festa del Rosario, rispondendo alle contestazioni al Rosario, così si esprime: “Il Rosario da alcuni è contestato. Dicono: è preghiera che cade nell’automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è roba da altri tempi; oggi c’è di meglio: la lettura della Bibbia, per esempio, che sta al rosario come il fior di farina alla crusca! Mi si permetta di dire in proposito qualche impressione di pastore d’anime. Risposta alle obiezioni Quindi, risponde a tutte e singole le obiezioni. Prima impressione: la crisi del Rosario viene in secondo tempo. In antecedenza c’è oggi la crisi della preghiera in generale. La gente è tutta presa dagli interessi materiali; all’anima pensa pochissimo. Il fracasso poi ha invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno, ho ucciso il silenzio! Per la vita intima e la «dulcis sermocinatio», o dolce colloquio con Dio, si fa fatica a trovare qualche briciola di tempo. È un danno. Diceva Donoso Cortes:«Oggi il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere». Preghiera a ripetizione il Rosario? Diceva Padre de Foucauld: «L’amore si esprime con poche parole e che ripete sempre». C’è la Bibbia? Certo, ed è un quid summum; ma non tutti vi sono preparati o hanno tempo di leggerla. A quegli stessi che la leggono, sarà poi utile, in certi momenti, in viaggio, in strada, in periodi di particolare bisogno, parlare con la Madonna, se si crede che Essa ci sia madre e sorella. Se la lettura della Bibbia non viene apprezzata che come puro studio, i misteri del Rosario meditati e assaporati sono Bibbia approfondita, fatta succo e sangue spirituale. Preghiera stucchevole? Dipende. Può essere, invece, preghiera piena di gioia e di letizia. Se ci si sa fare, il Rosario diventa uno sguardo gettato su Maria, che aumenta di intensità a mano a mano che si procede. Può anche riuscire un ritornello, che sgorga dal cuore e che, ripetuto, addolcisce l’anima come una canzone. Seconda impressione. Quando si parla di «cristiani adulti» in preghiera, talvolta si esagera. Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo; la mitra, lo zucchetto, l’anello scompaiono; mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma. Essere – almeno per qualche mezz’ora – 3 Preghiera povera il Rosario? E quale sarà, allora, la preghiera ricca? Il Rosario è una sfilata di Pater, preghiera insegnata da Gesù, di Ave, il saluto di Dio alla Vergine a mezzo dell’angelo, di Gloria, elogio alla Santissima Trinità. O vorreste – invece – le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi, agli umili, ai semplici. Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma, per distribuire le sue grazie si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla sua volontà”. Quanto al rapporto tra Rosario e Bibbia risponde semplicemente: “Il Rosario, in fondo, è tutto Bibbia: i misteri sono meditazioni sul Vangelo, l’Ave Maria e il Padre nostro sono Vangelo”. Qualcuno si chiederà: ma a cosa servono quei 5 grani in appendice alla corona, al disopra del piccolo crocifisso? Sono forse un ornamento? Ebbene, anche a questo quesito dà una risposta soddisfacente il Patriarca Luciani. Parlando alle Suore Canossiane di Sant’Alvise il 25-9-1976, trattando della preghiera, dice testualmente: “... Non si tratta di aggiungere nuove preghiere, piuttosto di utilizzare quelle comuni. Pochi, ad esempio, nel Santo Rosario sfruttano i primi grani della corona. Alcuni – è cosa del tutto libera – al primo grano recitano il Credo intendendo di star fermi nelle verità rivelate da Dio. I tre grani seguenti, indicano tre Ave Maria per conservare le tre virtù fondamentali: 1) Ave Maria..., perché aumenti la mia fede; 2) Ave Maria..., perché sviluppi la fiamma del mio amore; 3) Ave Maria..., perché renda più forte la mia speranza. L’ultimo grano, prima delle decine è un Gloria alla Santissima Trinità”. Diciamo sinceramente: e chi ci aveva mai pensato? Luigi Maria 8 MAGGIO SUPPLICA ALLA MADONNA MADONNA DI POMPEI: UNA PREGHIERA PREGHIERA CHE ENTRA NELLE PIEGHE PIEGHE DELL'ATTUALITÀ La Supplica, che nasce nel 1883, dalla spiritualità dell’avvocato laico, Bartolo Longo (è sua l’iniziativa della Supplica alla Madonna del Rosario, da lui compilata e che si recita solennemente a Pompei e in tutto il mondo con gran concorso di fedeli, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre), convertito alla fede dopo una giovinezza problematica e anche atea per qualche anno. Egli fonde praticamente nella preghiera, in questa invocazione accorata alla Madonna, non soltanto tutti i suoi problemi di uomo santo, ma di colui che, come tutti i Santi, rispecchia e vive la storia del suo tempo. Noi cristiani non dobbiamo essere spettatori di cronaca, ma dobbiamo essere costruttori di storia. Quindi, il significato storico della Supplica è avere interpretato la società e la Chiesa del suo tempo con una modernità di linguaggio sorprendente. D. - Cosa ci insegna questa preghiera a Maria? R. –La Supplica aiuta l’uomo, il credente del nostro tempo, a ritrovare la sua dimensione umana e come Bartolo Longo si abbandonava a Gesù per mezzo di Maria con una confidenza che ancora oggi ci sorprende per la sua freschezza spirituale, così fa chi oggi con le medesime invocazioni si rivolge alla Madonna. Quindi, la preghiera a Maria diventa il gesto di confidenza perché la Madonna ci ascolti e interpreti i problemi della nostra vita e ci indichi anche la strada per poterli superare. L’uomo oggi si sente solo, si sente anche abbandonato dalle istituzioni. La Supplica ci insegna che nella tenerezza dell’invocazione alla Madonna, noi la vogliamo coinvolgere assolutamente nei problemi della nostra vita. 4 D. – Come si collega la tradizione della Supplica alla pietà popolare? R. - La pietà popolare è il nucleo non solo della storia della Chiesa, ma della Chiesa: non esiste la Chiesa senza pietà popolare. Cos’è la pietà popolare? È la folla dei fedeli che dicono di sì ogni giorno al Signore per mezzo di Maria e cercano di interpretare nella loro vita la volontà di Dio e di dire sì al Signore, che li chiama a portare avanti la vocazione di amore. La Supplica è dentro questa pietà popolare. Bartolo Longo scende nei problemi vivi della storia, della pietà popolare, e quindi diventa una "fotografia" dei credenti del nostro tempo. La Supplica fu anche chiamata dai Papi “l’Ora del mondo” perché in questa preghiera noi cogliamo la coscienza del nostro popolo, la pietà popolare. La Chiesa esiste perché c’è un popolo di Dio chiamato al Signore e dal Signore per mezzo di Maria che domanda il miracolo della fedeltà nei giorni difficili della vita. Giovanna quella stessa ora. I bambini così fecero e nei giorni 13 di giugno, luglio, settembre e ottobre la Signora tornò ad apparire e a parlare con loro alla Cova da Iria. Il 19 agosto l´apparizione ebbe luogo nella località "dos Valinhos" a circa 500 metri da Aljustrel, perché il giorno 13 i bambini furono sequestrati dal sindaco e portati a Villa Nova de Ourém. Nell´ ultima apparizione del 13 ottobre, alla presenza di circa 70.000 persone, la Signora disse che era "La Madonna del Rosario" e manifestò la sua volontà che venisse costruita in quel luogo una Cappella in suo onore. Più tardi, quando Lucia era già Religiosa di S. Dorotea, la Madonna le apparve nuovamente, in Spagna (il 10 dicembre 1925 e il 15 febbraio 1926, nel Convento di Pontevedra e ancora nella notte tra il 13 e il 14 giugno del 1929 nel Convento di Tuy) chiedendo la devozione dei primi cinque sabati del mese (recitare il rosario meditandone i misteri, confessarsi e ricevere la S. Comunione, in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria) e la consacrazione della Russia allo Suo Cuore Imamacolato. Questa richiesta la Madonna l’aveva già annunciata il 13 luglio 1917. 13 MAGGIO: FATIMA Il 13 maggio del 1917 tre bambini pascolavano un piccolo gregge nella Cova da Iria, frazione di Fatima, comune di Villa Nova de Ourém, oggi Diocesi di Leiria-Fatima. Si chiamavano Lucia de Jesus, di 10 anni e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, di 9 e 7 anni. Verso mezzogiorno, i tre ragazzi dopo aver recitato il rosario come facevano abitualmente, si intrattennero a costruire una piccola casa con alcune pietre raccolte all’intorno, dove oggi sorge la Basilica. All´ improvviso furono abbagliati da una intensa luce; pensando che si trattasse di un lampo decisero di ritornare a casa , ma sopraggiunse un altro lampo che illuminò tutto il luogo e videro sopra un piccolo elce (dove ora si trova la Cappellina delle Apparizioni) una "Signora più splendente del sole" che teneva tra le mani un rosario bianco. La Signora parlò ai tre Pastorelli e disse che era necessario pregare molto e li invitò a tornare alla Cova da Iria per cinque mesi consecutivi, il giorno 13 e a 5 Alcuni anni più tardi, Lucia rivelò ancora altri particolari dai quali sappiamo che, tra i mesi di aprile e di ottobre del 1916, apparve ai tre Veggenti un Angelo per tre volte: due volte alla "Loca do Cabeço" e una volta al pozzo nell´orto della casa di Lucia. In queste Apparizioni l´Angelo li aveva invitati alla preghiera e alla penitenza. Dal 1917 non hanno mai cessato di andare alla Cova da Iria folle immense di pellegrini provenienti da tutto il mondo; inizialmente soprattutto nei giorni 13 di ogni mese, in seguito durante i periodi di ferie estivi e invernali e adesso sempre di più nei fine settimana e nei giorni feriali, per un totale annuale di circa quattro milioni di pellegrini 22 MAGGIO SANTA RITA DA CASCIA Rita viene al mondo un anno dopo la morte di Caterina da Siena, quasi a segnare una continuità non priva di meraviglioso spirituale significato. È noto a tutti come l'itinerario terreno della Santa di Cascia si articoli in diversi stati di vita, cronologicamente successivi e - quel che più conta - disposti in un ordine ascendente, che segna le diverse fasi di sviluppo della sua vita d'unione con Dio. Perché Rita è santa? Non tanto per la fama dei prodigi che la devozione popolare attribuisce all'efficacia della sua intercessione presso Dio onnipotente, quanto per la stupefacente "normalità" della sua esistenza quotidiana, da lei vissuta prima come sposa e madre, poi come vedova ed infine come monaca agostiniana. Era una sconosciuta giovinetta che nel calore dell'ambiente familiare aveva appreso l'abitudine alla tenera pietà verso il Creatore nella visione del suggestivo scenario della catena appenninica. Vita tranquilla era la sua, senza il rilievo di avvenimenti esterni, allorché, contro le personali sue preferenze, abbracciò lo stato matrimoniale. Così divenne sposa, rivelandosi subito come vero angelo del focolare nel trasformare il duro carattere del coniuge. Rita fu anche madre, allietata dalla nascita di due figlioli, per i quali, dopo la proditoria uccisione del marito, tanto trepidò e sofferse, nel timore che nelle loro anime insorgesse fin l'ombra di un desiderio di vendetta contro gli assassini del padre. Da parte sua, li aveva generosamente perdonati, determinando anche la pacificazione delle famiglie. Già vedova, rimase poco dopo priva dei figli, sicché, essendo libera da ogni vincolo terreno, decise di darsi tutta a Dio. Ma anche a questo riguardo soffrì prove e contraddizioni, finché poté realizzare l'ideale che lei aveva desiderato fin dalla prima giovinezza, consacrandosi al Signore nel monastero di Santa Maria Maddalena. L'umile esistenza, che qui I tre veggenti dopo le apparizioni Purtroppo, prima Francesco Marto, poi la sorellina Giacinta Marto, morirono prestissimo come aveva predetto la Vergine; ambedue vittime della terribile epidemia di febbri influenzali detta “la spagnola”, che desolò l’Europa negli anni 1917-20, con numerosissimi morti di tutte le età, in prosieguo alla catastrofe appena terminata della Prima Guerra Mondiale. Francesco morì il 4 aprile 1919 nella sua casa di Aljustrel (Fatima) a quasi 11 anni, mentre Giacinta morì il 20 febbraio 1920 in un ospedale di Lisbona a quasi 10 anni. Ambedue riposano nella grande Basilica della Vergine di Fatima e sono stati proclamati Beati il 13 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II. Lucia Dos Santos invece proseguì la sua missione di veggente-confidente della Vergine e custode del suo messaggio al mondo; fu per anni Suora di Santa Dorotea e poi passò a 41 anni, come carmelitana scalza nel Carmelo di Coimbra; ritornò varie volte per brevi visite a Fatima sul luogo delle Apparizioni. La sua vita fu lunghissima, è morta il 13 febbraio 2005 a 98 anni nel convento di Coimbra e dal 19 febbraio 2006, riposa accanto ai cuginetti i Beati Francesco e Giacinta Marto nella Basilica di Fatima. Agnese 6 Occorre precisare che la lezione della Santa - si concentra su questi elementi tipici della sua spiritualità: l'offerta del perdono e l'accettazione della sofferenza, non già per una forma di passiva rassegnazione o come frutto di femminile debolezza, ma per la forza di quell'amore verso Cristo, che proprio nel ricordato episodio della coronazione ha subito, con le altre umiliazioni, un'atroce parodia della sua regalità. Alimentato da questa scena, che non senza motivo la tradizione della Chiesa ha inserito al centro dei "misteri dolorosi" del Santo Rosario, il misticismo ritiano si ricollegava allo stesso ideale, vissuto in prima persona e non semplicemente enunciato, dall'Apostolo Paolo: io porto nel mio corpo le stimmate completo nella mia carne ciò che manca alla passione di Cristo a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa. Anche questo ulteriore elemento occorre rilevare, cioè la destinazione ecclesiale dei meriti della Santa: segregata dal mondo ed intimamente associata al Cristo sofferente. Ella ha fatto rifluire nella comunità dei fratelli il frutto di questo suo "compatire". Davvero Rita è ad un tempo la "donna forte" e la "vergine saggia", delle quali ci parla la Sacra Scrittura, che in tutti gli stati di vita indica, e non già a parole, quale sia la via autentica alla santità come sequela fedele di Cristo fino alla croce. Per questo a tutti i suoi devoti, sparsi in ogni parte del mondo, viene riproposta la dolce e dolente figura con l'augurio che, ad essa ispirandosi, possano corrispondere ciascuno nello stato di vita che gli è proprio - alla vocazione cristiana nelle sue esigenze di chiarezza, di testimonianza e di coraggio. Il graduale succedersi dei vari stadi nel suo cammino terreno rivela in Lei una parallela crescita d'amore fino a quello stigma che, mentre da la misura adeguata della sua elevazione, spiega al tempo stesso perché la sua dolce figura eserciti tanta attrattiva tra i fedeli, che ne celebrano il nome e ne esaltano il mirabile potere presso il trono di Dio. Serena trascorse per circa quaranta anni, fu del pari sconosciuta agli occhi del mondo ed aperta solo all'intimità con Dio. Furono, quelli, anni di assidua contemplazione, anni di penitenze e di preghiere, che culminarono in quella piaga che le si stampò dolorosa sulla fronte. Appunto questo segno della spina, al di là della sofferenza fisica che le procurava, fu come il sigillo delle sue pene interiori, ma fu soprattutto la prova della sua diretta partecipazione alla Passione del Cristo, centrata - per così dire - in uno dei momenti più drammatici, quale fu quello della coronazione di spine nel pretorio di Pilato. È qui, pertanto, che bisogna ravvisare il vertice della sua mistica ascesa, qui la profondità di una sofferenza, che fu tale da determinare una traccia somatica esterna. E qui ancora si scopre un significativo punto di contatto tra i due figli dell'Umbria, Rita e Francesco. In realtà, quel che furono le stigmate per il Poverello, fu la spina per Rita: cioè un segno, quelle e questa, di diretta associazione alla Passione redentiva di Cristo Signore, coronato di pungenti spine dopo la cruenta flagellazione e, successivamente, trafitto da chiodi e colpito dalla lancia sul Calvario. Quella spina dolorosa conficcata sulla fronte della Santa delle rose divenne simbolo vivente di amorosa compartecipazione alle sofferenze del Salvatore. Così fu in Cristo, modello supremo; così fu in Francesco; così fu in Rita. Invero, anche Ella ha sofferto ed amato. Figlia spirituale di sant'Agostino, Ella ne ha messo in pratica gli insegnamenti, pur senza averli letti nei libri. Colui che alle donne consacrate aveva tanto raccomandato di "seguire l'Agnello dovunque vada" e di "contemplare con gli occhi interiori le piaghe del Crocifisso, le cicatrici del Risorto, il sangue del Morente (...), tutto soppesando sulla bilancia della carità", fu ubbidito da Rita che, specialmente nel quarantennio claustrale, dimostrò la continuità e la saldezza del contatto stabilito con la vittima divina del Golgota. 7 11 MAGGIO 2014 - IV DOMENICA DI PASQUA GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI TEMA: LE VOCAZIONI, TESTIMO TESTIMONIANZA MONIANZA DELLA VERITÀ Giacobbe, Israele come sua proprietà» (Sal 135,4). Ebbene, noi siamo proprietà di Dio non nel senso del possesso che rende schiavi, ma di un legame forte che ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto di alleanza che rimane in eterno «perché il suo amore è per sempre» (Sal 136). Nel racconto della vocazione del profeta Geremia, ad esempio, Dio ricorda che Egli veglia continuamente su ciascuno affinché si realizzi la sua Parola in noi. L’immagine adottata è quella del ramo di mandorlo che primo fra tutti fiorisce, annunziando la rinascita della vita in primavera (cfr Ger 1,11-12). Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma rassicura l’Apostolo «voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3,23). Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo «con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza» (Mc 12,33). Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. E’ un «esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle» (Discorso all’Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013). Perciò siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori (cfr 1 Pt 3,15) per lasciarci raggiungere dall'impulso della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere Cari fratelli e sorelle! Il Vangelo racconta che «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi … Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”» (Mt 9,35-38). Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Evidentemente il campo di cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E l’azione efficace che è causa del «molto frutto» è la grazia di Dio, la comunione con Lui (cfr Gv 15,5). La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa, dunque, riguarda la richiesta di accrescere il numero di coloro che sono al servizio del suo Regno. San Paolo, che è stato uno di questi “collaboratori di Dio, instancabilmente si è prodigato per la causa del Vangelo e della Chiesa. Con la consapevolezza di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa della grazia sia l’origine di ogni vocazione, l’Apostolo ricorda ai cristiani di Corinto: «Voi siete campo di Dio» (1 Cor 3,9). Pertanto sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui. Tante volte abbiamo pregato con le parole del Salmista: «Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo» (Sal 100,3); o anche: «Il Signore si è scelto 8 millennio ineunte, 31), significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane (cfr Mt 13,19-22). Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode. Ma la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi. «Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali!» (Omelia nella Messa per i cresimandi, 28 aprile 2013). A voi Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e famiglie cristiane chiedo di orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità che, essendo personali, «esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. Essa dovrà integrare le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto personale e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa» (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31). Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere “terreno buono” per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio al servizio del Regno di misericordia e di verità, di giustizia e di pace. E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi. Con questo auspicio, e chiedendovi di pregare per me, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione. Dal Vaticano, 15 gennaio 2014 paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione. Anche oggi Gesù vive e cammina nelle nostre realtà della vita ordinaria per accostarsi a tutti, a cominciare dagli ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono ben disposti a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù, a lasciarvi trasformare interiormente dalle sue parole che «sono spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5). Vi farà bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare in voi e attorno a voi le energie migliori. La vocazione è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce da sé o vive per se stessa. La vocazione scaturisce dal cuore di Dio e germoglia nella terra buona del popolo fedele, nell’esperienza dell’amore fraterno. Non ha forse detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35)? Cari fratelli e sorelle, vivere questa «misura alta della vita cristiana ordinaria» (cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo 9 26 MAGGIO S. FILIPPO FILIPPO NERI “STATE BUONI…SE POTETE” Il 26 Maggio celebreremo la festa del nostro Patrono, San Filippo Neri. Desideriamo ricordare la sua figura e la sua intensa attività per imparare da lui un sano ottimismo e un intenso entusiasmo nel nostro essere cristiani oggi. San Filippo primeggia tra i Santi che fiorirono in Roma nel sec. XVI. Era nato a Firenze il 21 luglio 1515, fu battezzato nel "bel san Giovanni" dei Fiorentini il giorno seguente, festa di S. Maria Maddalena. Venne a Roma quando aveva 19 anni e vi rimase fino alla morte. Fino all’età di 36 anni fu partecipe e animatore di tante iniziative laicali di apostolato, mentre si guadagnava la vita insegnando privatamente e insieme frequentando l'università per completare la sua formazione umanistica ed apostolica. Amava assai la natura, come S. Francesco di Assisi, era sempre lieto, d'una letizia sana, che comunicava, quasi senza volerlo, a chiunque lo avvicinasse, nemico del protagonismo; era faceto e talora poteva sembrare quasi burlone, arrivava dovunque si potesse fare del bene. Amava i fanciulli, e li aiutava ad essere buoni e allegri; li educava alla vita cristiana gioiosamente trasfondendo in loro la sua grande devozione alla Madonna. A trentasei anni, il 23 maggio del 1551, dopo aver ricevuto gli ordini minori, il suddiaconato ed il diaconato, nella chiesa parrocchiale di S. Tommaso in Parione, il vicegerente di Roma, Mons. Sebastiano Lunel, ordinava sacerdote Messer Filippo Neri. Da sacerdote Filippo, chiamato “Pippo Buono” continuò l'intensa vita apostolica che già lo aveva caratterizzato da laico. Con i suoi numerosi amici di cui si era attorniato, fondò in Roma, la prima scuola organizzata per ragazzi e un collegio per i più capaci, ma poveri. Sapeva capirli: «State buoni, se potete» era il suo slogan e li incoraggiava, facendosi «coi fanciulli, fanciullo sapientemente». Filippo aveva una attenzione particolare per gli ammalati che visitava e assisteva negli Ospedali e proprio per loro fondò per primo un “Convalescenziario”. Per i pellegrini che si recavano a Roma, detti appunto «romei» formò un'apposita Confraternita e costruì una grande casa di accoglienza, dedicata alla SS.ma Trinità. Ebbe una cura particolare per i malati di mente, fino allora abbandonati a sé stessi per le vie e per le piazze, fondando l'Istituto 10 di S. Maria della Pietà, primo del genere, divenuto poi il grande ospedale psichiatrico provinciale di Roma. Aiutava i Religiosi per i quali era un felice « pescatore » di vocazioni. Sapeva distogliere la gioventù dalle carnevalate sfrenate e pericolose , con geniali forme di sano divertimento, famosa al riguardo la così detta “Visita alle Sette Chiese”. Aveva un'abilità speciale per indurre gli artisti a mettere il loro genio al servizio di Dio: fu così che nacquero gli Oratori in musica. Pensò agli innumerevoli lieti trattenimenti spirituali pomeridiani, detti gli Esercizi dell'Oratorio. Trascorreva molte ore in confessionale e sempre pronto a facilitare la confessione frequente come mezzo di perfezione. Da quando era diventato Sacerdote all’età di … anni, celebrava ogni giorno la S. Messa con grande fervore. Di tutti era amico, popolani e nobili, laici e preti, buoni e cattivi, tutti riusciva a rendere migliori. Per assicurare la durata dell'opera sua, fondò la Congregazione dell'Oratorio, tuttora operante in Italia e fuori: primo esempio di vita comune del clero secolare. Il segreto di tale prodigiosa attività, è svelato dalle catacombe di San Sebastiano, che egli frequentava fin da giovane, per attingere da quei morti la regola per un retto e operoso vivere. E là, che nei giorni precedenti la Pentecoste del 1544, ebbe dallo Spirito Santo la prova sensibile che l'ardore della carità di Dio era con lui: vide un globo di fuoco, che gli penetrò nel cuore dilatandogli il petto. Mori serenamente, in atto dì implorare la benedizione di Dio sui discepoli e continuatori dell'opera sua, all'alba del 26 maggio 1595. Andrea 28 – 29 – 30 MAGGIO LE ROGAZIONI Le Rogazioni dell'Ascensione, cioè le cosiddette “Litanie Minori” vengono celebrate durante i tre giorni: mercoledì, giovedì e venerdì, precedenti l'Ascensione. L'usanza ha origini molto antiche e risale a un evento accaduto in Francia, precisamente a Vienne, nel Delfinato. Vennero istituite dal vescovo Mamerto nel 470, a seguito di un rovinoso terremoto e di diverse calamità naturali che si erano abbattute sul territorio. Il nome Rogazioni deriva dal verbo latino “rogare” che significa “pregare insistentemente”, le Rogazioni sono processioni che si fanno cantando le litanie dei Santi e altre preghiere per implorare da Dio i beni spirituali del popolo e la conservazione e la prosperità delle messi e dei frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Si chiamano Rogazioni Maggiori quelle che si fanno nella festa di San Marco e Minori quelle che si svolgono nel triduo antecedente l’Ascensione. Queste processioni, molto care al popolo, erano seguite da un buon numero di fedeli. A Roma esse furono introdotte soltanto all'inizio del IX secolo, sotto il pontificato di Leone III (795-818). Le rogazioni prima dell'Ascensione ci offrono l'occasione per rivivere l'esperienza dei discepoli, nel momento in cui Gesù risorto entra una volta per sempre nel santuario del cielo, mediatore e garante della perenne effusione dello Spirito. In tale contesto acquista particolare risalto la conclusione del Vangelo narrato da Luca: «Alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio» Queste celebrazioni si possono svolgere in forma di triduo - mercoledì, giovedì e venerdì appartenendo il sabato pomeriggio già al giorno festivo. Esse prevedono la benedizione alla città o al paese, alla campagna, alle acque (al mare o al lago o al fiume o a una sorgente o a una fonte). Riportiamo qui di seguito la preghiera di benedizione al Paese che faremo durante la prima Rogazione il Mercoledì 28 Maggio sera. 11 ROGAZIONI DEL 28 MAGGIO 2014 BENEDIZIONE AL PAESE Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie, Dio di provvidenza infinita, per i grandi segni del tuo amore profusi nel corso dei secoli sulle generazioni umane che hanno edificato questo nostro paese. Tu hai posto in Cristo, tuo Figlio, la pietra angolare che unisce tutti gli uomini e la pietra fondamentale, da cui ogni struttura trae stabilità e consistenza. Guarda benigno questa terra di Torri del Benaco: tu conosci le vicende tristi e liete del nostro passato, le gioie e le angosce del momento presente, i progetti e le speranze per l'avvenire. Non ci venga mai a mancare il tuo aiuto, o Padre: proteggi le case, le famiglie, le scuole, le aziende, i luoghi di ospitalità e di accoglienza e di incontro e ogni ambiente di vita e di lavoro. Circonda del tuo amore i cittadini qui residenti o provenienti da altre località; fa' che non si estingua nelle nuove generazioni la fede trasmessa dai padri; resti vivo e coerente il senso dell'onestà e della generosità, la concordia operosa, l'attenzione ai piccoli, agli anziani e ai sofferenti, l'apertura verso l'umanità che in ogni parte del mondo soffre, lotta e spera per un avvenire di giustizia e di pace. Intercedano per noi la Vergine Maria i santi Pietro e Paolo apostoli, nostri patroni insieme a San Filippo Neri e al Beato Giuseppe Nascimbeni. Risplenda il tuo volto, o Padre, sulla comunità di fede e sulla sociètà civile, e la tua benedizione ci accompagni nel cammino del tempo verso la patria futura. Per Cristo nostro avvocato e mediatore, che ascende accanto a te nella gloria, e vive e regna nei secoli dei secoli. R. Amen. 12 LE ROGAZIONI IN PARROCCHIA ITINERARI DI PREGHIERA MERCOLEDÌ 28 MAGGIO ORE 21.00 BENEDIZIONE AL PAESE E ALLA SUA GENTE Raduno all’Oratorio della SS. Trinità 1° Itinerario: Oratorio – Toràs – Parcheggio e ritorno ====================================== GIOVEDÌ 29 MAGGIO ORE 6.00 BENEDIZIONE ALLA CAMPAGNA, AL PAESAGGIO E AI SUOI ABITANTI Raduno alla Chiesa Parrocchiale 2° Itinerario: Chiesa – via S. Filippo – valletta – via Mazzini – vill. Cristina – loc. Rossone – loc. Anze – loc. Rossone – loc. Coi – via loc. Loncrino – via per Albisano – via Verga – vicolo Chiesa – Chiesa Parrocchiale. ====================================== VENERDÌ 30 MAGGIO ORE 6.00 BENEDIZIONE DEL LAGO E DELLE FONTI E A QUANTI LAVORANO SULLE ACQUE O NE BENEFICIANO Raduno a S. Faustino 3° Itinerario : S. Faustino – monumento a S. Pietro – Lungolago Marconi – piazza Calderini – Lungolago Barbarani – Lungolago V. Veneto – monumento Marinai. 13 DOMENICA 6 APRILE 2014 I BAMBINI DELLA PRIMA CONFESSIONE Andreas, Giulia, Samuele, Federico, Michelle, Fabio, Michelle, Giacomo, Lisa, Lorenzo, Manuel, Davide, Nicolò, Giulia, Nicolò, Morgana, Martino, Tommaso, Andrea, Anna, Michele, Giacomo PARROCCHIA DI TORRI - Giornate Particolari tenute nel 2013 Giornata per la Carità del Papa: € 1.603,29 Giornata per il Seminario diocesano: € 1.747,00 Raccolta pro tsunami Filippine: € 995,00 Centro Aiuto Vita: € 970,00 Avvento di Fraternità: € 358,00 Giornata pro Missioni Stimatine: € 3.356,00 Raccolta per i lavori di restauro: € 15.285,00 14 INVITO AGLI ADOLESCENTI E GIOVANI DI ALBISANO PAI E TORRI Vuoi fare un'esperienza bella e affascinante e al contempo una grande occasione per assumerti responsabilità educative? essere animatore al Grest è un'opportunità che nasce dalla fiducia espressa dalla propria comunità parrocchiale in modo visibile e chiaro. ecco è giunto il momento in cui puoi presentare la tua richiesta per partecipare come animatore del Grest 2014 per le parrocchie di Albisano, Torri e Pai. Il periodo sarà dal 30 giugno al 22 agosto, 8 settimane in cui prendersi cura dei bambini. Prossimamente inizieranno gli incontri obbligatori per la formazione e organizzazione dell'esperienza estiva. la richiesta è da presentare a don Giuseppe o sr Adriana non oltre venerdì 16 maggio. 15 APPUNTAMENTI SETTIMANALI MAGGIO 2014 OGNI DOMENICA OGNI LUNEDÌ OGNI MARTEDÌ OGNI GIOVEDÌ OGNI VENERDÌ OGNI SABATO ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO. ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI. ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA. ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE. ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA. ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI/GIOVANI. ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI INIZIO DEL MESE DI MAGGIO ore 20.00 ore 21.00 S. MESSA ORE 10.00 – 18.00 S. ROSARIO IN PARROCCHIA A PAI. S. ROSARIO IN PARROCCHIA A TORRI. ore 11.15 S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE. GIOVEDÌ 1 DOMENICA 4 MERCOLEDÌ 7 ore 20.00 INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO. GIOVEDÌ 8 ore 12.00 SUPPLICA ALLA MADONNA DEL ROSARIO. MERCOLEDÌ LUNEDÌ 22 S. RITA - ore 12.00 BENEDIZIONE DELLE ROSE. 26 FESTA DI S. FILIPPO – festa patronale ore 10.00 S. MESSA - ore 18.00 S. MESSA SOLENNE ore 19.00 BENEDIZIONE DEI MOTOCICLISTI E DEI LORO MEZZI 28 - 29 – 30 MAGGIO ROGAZIONI IN PARROCCHIA (vedi programma pag. 13) MERCOLEDÌ 28 ore 21.00 Benedizione al paese e alla sua gente. GIOVEDÌ 29 ore 6.00 Benedizione alla campagna, al paesaggio e ai suoi abitanti. VENERDÌ 30 ore 6.00 Benedizione delle fonti e del lago e a quanti lavorano sulle acque o ne beneficiano. SABATO 31 ore 21.00 S. ROSARIO A CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO. CONSACRAZIONE ALLA MADONNA. CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA PARROCCHIA DI TORRI ORARIO FERIALE ORARIO FESTIVO ore 7.00 Lodi Sabato ore 17.00 Vespero ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa ore 18.00 S. Messa Domenica ore ore ore ore ore 8.30 10.00 11.15 17.00 18.00 S. Messa S. Messa S. Messa Vespero S. Messa PARROCCHIA DI PAI ORARIO FESTIVO Sabato ore 19.30 Domenica ore 10.00 Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini. Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato e stampato da: Daniela Pippa
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