Maggio 2014 - Parrocchia di Torri del Benaco

Maggio 2014 - Anno 16 (n° 186)
Mensile della
Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco
Il mese di maggio conserva ancora oggi
un notevole fascino spirituale Una
piccola curiosità: per verificare il rifiorire
del mese mariano, basta fare quattro
passi virtuali nel mondo sconfinato e
variegato del web, dove le iniziative
mariane
si
stanno
moltiplicando
all’infinito e vi sono quelli che oltre al
rosario e alle varie preghiere con le quali
ci si rivolge a Dio nelle parrocchie,
partecipano anche ad altre iniziative di
devozione mariana. Per vivere bene il
mese di Maggio occorre tener bene
presente che la vera devozione
mariana non separa mai Maria
dal mistero di Cristo e della
Chiesa, tenendo conto che Lei
è unita in modo ineffabile a
Gesù Cristo e nella Chiesa
occupa, dopo Cristo, il posto
più alto e più vicino a noi.
Come la maggior parte delle
grandi tradizioni popolari, la
"marianità" del mese di
maggio
non
ha
un
"inventore" ma è piuttosto il
risultato di una armoniosa fusione di
tradizioni svariate. Si potrebbe dire che si
è avvertita e si sente tuttora come una
esigenza interiore. Nel mese di maggio in
particolare
rivolgiamo
la
nostra
preghiera a Dio perché possiamo
imparare il modo giusto di onorarlo,
prendendo come nostro modello di fede e
di preghiera la Madre di Gesù.
Ci si potrebbe chiedere: ma Quando è
nato il maggio mariano? Ma non è
possibile dirlo con esattezza, ed è bello
che sia così: perché abbinare maggio alla
Madonna,
non
fu
l'intuizione di un singolo,
ma un'esigenza del cuore di
tutto un popolo semplice e
innamorato. Maggio è il
mese in cui, nelle chiese,
attorno ai capitelli, fra le
pareti domestiche, davanti
alle
immagini
della
Madonna dal cuore dei
cristiani sale a Dio per mezzo
di
Maria
l'omaggio
della
preghiera,
dell’affetto
e
dell'adorazione. La pia pratica del
mese di maggio è espressione di delicata
devozione verso la Vergine, ricca di frutti
spirituali per il popolo cristiano, perché
Maria è la migliore strada che conduce a
Cristo e ogni incontro con lei
ineffabilmente si risolve in un incontro
con Cristo. Il continuo ricorso a Maria
non è altro che cercare fra le sue braccia,
in lei, per lei e con lei, Cristo salvatore, al
quale gli uomini, negli smarrimenti e nei
pericoli della vita, sentono il bisogno di
rivolgersi, come a porto di salvezza e
fonte di sicura speranza. Durante il mese
di maggio, è buona consuetudine
ritrovarsi insieme per pregare non solo
nelle chiese, ma anche nei cortili delle
case. Sia quando si prega da soli che in
gruppo, per favorire un maggiore clima
di raccoglimento può essere conveniente
esporre qualche bella icona della
Vergine. Quando non si può partecipare
ogni giorno al rosario completo si può
prendere l'impegno di recitare almeno
una decina del rosario, percorrendo la
strada, andando in macchina, attendendo
in ambulatorio, sostando un attimo
durante il lavoro. Capita di vedere tante
persone uomini e donne che portano al
dito la decina del rosario a modo di
anello e nei tempi più impensati lo fanno
girare, cioè pregano. Nel ’500, forse per
arginare il carattere pagano delle feste
primaverili, i predicatori e i pastori
d’anime incoraggiarono con forza il
maggio mariano: tra essi spicca San
Filippo Neri. Nel ’600 fioriscono
pubblicazioni specifiche sul mese di
maggio, che nel ’700 ha ormai trovato
una stabile caratterizzazione e una prassi
comune fatta di preghiere, canti, pratiche
devote da distribuire lungo il mese, testi
di meditazione abbinati ai vari giorni. I
Mesi di Maggio si moltiplicano ovunque,
nelle stamperie come nella pratica della
vita quotidiana! Il secolo XIX accentua la
marianità di maggio e così pure la prima
metà del ‘900. Oggi, dopo alcuni decenni
di doloroso oscuramento della marianità
di maggio e della devozione mariana in
generale, sembra di assistere a un bel
rifiorire dell’amore per la Madonna, con
le debite conseguenze, maggio compreso.
Don Giuseppe
LA PREGHIERA
DEL SANTO ROSARIO
NEL MESE DI MAGGIO
PARROCCHIA DI TORRI
Oratorio Parrocchiale ore 17.00
Oratorio Parrocchiale ore 20.30
Oratorio SS. Trinità ore 21.00
Oratorio S. Antonio ore 20.30
Oratorio S. Faustino ore 20.30
Capitello Rossone Anze ore 21.00
Capitello Le Sorte ore 20.00
PARROCCHIA DI PAI
Chiesa Parrocchiale ore 20.00
2
PAPA LUCIANI
LUCIANI
E IL ROSARIO
davanti a Dio quello che in realtà sono
con la mia miseria e con il meglio di me
stesso: sentire affiorare dal fondo del mio
essere il fanciullo di una volta che vuol
ridere, chiacchierare, amare il Signore e
che talora sente il bisogno di piangere,
perché gli venga usata misericordia, mi
aiuta a pregare. Il Rosario, preghiera
semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a
essere fanciullo, e non me ne vergogno
punto.
Terza impressione. Non debbo e voglio
pensare male di nessuno, ma confesso
che più volte sono stato tentato di
giudicare che il tale o il tal altro si credeva
adulto, unicamente perché sedeva in
scranna a criticare dall’alto. Mi veniva
voglia di dirgli: Macché maturo! Quanto a
preghiera sei un adolescente in crisi, un
deluso e un ribelle, che non ha ancora
smaltito l’aggressività dell’età ingrata! Dio
mi perdoni il giudizio temerario!”.
È risaputo che il Patriarca di Venezia
Albino Luciani era un “catechista nato”, e,
del catechista, aveva tutte le qualità:
semplicità, vivacità, brio, esemplificazioni
suadenti... Vediamo allora cosa pensava
del Rosario.
Nel 1973, esattamente il 7 ottobre,
nell’omelia tenuta nella chiesa dei
Gesuati, in occasione del IV centenario
della festa del Rosario, rispondendo alle
contestazioni al Rosario, così si esprime:
“Il Rosario da alcuni è contestato. Dicono:
è preghiera che cade nell’automatismo,
riducendosi a una ripetizione frettolosa,
monotona e stucchevole di Ave Maria.
Oppure: è roba da altri tempi; oggi c’è di
meglio: la lettura della Bibbia, per
esempio, che sta al rosario come il fior di
farina alla crusca!
Mi si permetta di dire in proposito
qualche impressione di pastore d’anime.
Risposta alle obiezioni
Quindi, risponde a tutte e singole le
obiezioni.
Prima impressione: la crisi del Rosario
viene in secondo tempo. In antecedenza
c’è oggi la crisi della preghiera in generale.
La gente è tutta presa dagli interessi
materiali; all’anima pensa pochissimo. Il
fracasso poi ha invaso la nostra esistenza.
Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il
sonno, ho ucciso il silenzio! Per la vita
intima e la «dulcis sermocinatio», o dolce
colloquio con Dio, si fa fatica a trovare
qualche briciola di tempo. È un danno.
Diceva Donoso Cortes:«Oggi il mondo va
male perché ci sono più battaglie che
preghiere».
Preghiera a ripetizione il Rosario?
Diceva Padre de Foucauld: «L’amore si
esprime con poche parole e che ripete
sempre».
C’è la Bibbia? Certo, ed è un quid
summum; ma non tutti vi sono preparati
o hanno tempo di leggerla. A quegli stessi
che la leggono, sarà poi utile, in certi
momenti, in viaggio, in strada, in periodi
di particolare bisogno, parlare con la
Madonna, se si crede che Essa ci sia
madre e sorella. Se la lettura della Bibbia
non viene apprezzata che come puro
studio, i misteri del Rosario meditati e
assaporati sono Bibbia approfondita, fatta
succo
e
sangue
spirituale.
Preghiera stucchevole? Dipende. Può
essere, invece, preghiera piena di gioia e
di letizia. Se ci si sa fare, il Rosario
diventa uno sguardo gettato su Maria, che
aumenta di intensità a mano a mano che
si procede. Può anche riuscire un
ritornello, che sgorga dal cuore e che,
ripetuto, addolcisce l’anima come una
canzone.
Seconda impressione. Quando si parla
di «cristiani adulti» in preghiera, talvolta
si esagera. Personalmente, quando parlo
da solo a Dio e alla Madonna, più che
adulto, preferisco sentirmi fanciullo; la
mitra, lo zucchetto, l’anello scompaiono;
mando in vacanza l’adulto e anche il
vescovo, con relativo contegno grave,
posato e ponderato per abbandonarmi
alla tenerezza spontanea, che ha un
bambino davanti a papà e mamma.
Essere – almeno per qualche mezz’ora –
3
Preghiera povera il Rosario?
E quale sarà, allora, la preghiera ricca? Il
Rosario è una sfilata di Pater, preghiera
insegnata da Gesù, di Ave, il saluto di Dio
alla Vergine a mezzo dell’angelo, di Gloria,
elogio alla Santissima Trinità. O vorreste –
invece – le alte elucubrazioni teologiche?
Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi,
agli umili, ai semplici. Il Rosario esprime
la fede senza falsi problemi, senza
sotterfugi e giri di parole, aiuta
l’abbandono
in
Dio,
l’accettazione
generosa del dolore. Dio si serve anche dei
teologi, ma, per distribuire le sue grazie si
serve soprattutto della piccolezza degli
umili e di quelli che si abbandonano alla
sua volontà”.
Quanto al rapporto tra Rosario e Bibbia
risponde semplicemente: “Il Rosario, in
fondo, è tutto Bibbia: i misteri sono
meditazioni sul Vangelo, l’Ave Maria e il
Padre nostro sono Vangelo”.
Qualcuno si chiederà: ma a cosa servono
quei 5 grani in appendice alla corona, al
disopra del piccolo crocifisso? Sono forse
un ornamento?
Ebbene, anche a questo quesito dà una
risposta
soddisfacente
il
Patriarca
Luciani. Parlando alle Suore Canossiane
di Sant’Alvise il 25-9-1976, trattando
della preghiera, dice testualmente: “...
Non si tratta di aggiungere nuove
preghiere, piuttosto di utilizzare quelle
comuni. Pochi, ad esempio, nel Santo
Rosario sfruttano i primi grani della
corona. Alcuni – è cosa del tutto libera –
al primo grano recitano il Credo
intendendo di star fermi nelle verità
rivelate da Dio. I tre grani seguenti,
indicano tre Ave Maria per conservare le
tre virtù fondamentali: 1) Ave Maria...,
perché aumenti la mia fede; 2) Ave
Maria..., perché sviluppi la fiamma del
mio amore; 3) Ave Maria..., perché renda
più forte la mia speranza.
L’ultimo grano, prima delle decine è un
Gloria alla Santissima Trinità”.
Diciamo sinceramente: e chi ci aveva mai
pensato?
Luigi Maria
8 MAGGIO
SUPPLICA ALLA MADONNA
MADONNA
DI POMPEI: UNA PREGHIERA
PREGHIERA
CHE ENTRA NELLE PIEGHE
PIEGHE
DELL'ATTUALITÀ
La Supplica, che nasce nel 1883, dalla
spiritualità dell’avvocato laico, Bartolo
Longo (è sua l’iniziativa della Supplica alla
Madonna del Rosario, da lui compilata e
che si recita solennemente a Pompei e in
tutto il mondo con gran concorso di fedeli,
l’8 maggio e la prima domenica di ottobre),
convertito alla fede dopo una giovinezza
problematica e anche atea per qualche
anno. Egli fonde praticamente nella
preghiera, in questa invocazione accorata
alla Madonna, non soltanto tutti i suoi
problemi di uomo santo, ma di colui che,
come tutti i Santi, rispecchia e vive la
storia del suo tempo. Noi cristiani non
dobbiamo essere spettatori di cronaca, ma
dobbiamo essere costruttori di storia.
Quindi, il significato storico della Supplica
è avere interpretato la società e la Chiesa
del suo tempo con una modernità di
linguaggio sorprendente.
D. - Cosa ci insegna questa preghiera a
Maria?
R. –La Supplica aiuta l’uomo, il credente
del nostro tempo, a ritrovare la sua
dimensione umana e come Bartolo Longo
si abbandonava a Gesù per mezzo di
Maria con una confidenza che ancora oggi
ci sorprende per la sua freschezza
spirituale, così fa chi
oggi con le
medesime invocazioni si rivolge alla
Madonna. Quindi, la preghiera a Maria
diventa il gesto di confidenza perché la
Madonna ci ascolti e interpreti i problemi
della nostra vita e ci indichi anche la
strada per poterli superare. L’uomo oggi si
sente solo, si sente anche abbandonato
dalle istituzioni. La Supplica ci insegna
che nella tenerezza dell’invocazione alla
Madonna, noi la vogliamo coinvolgere
assolutamente nei problemi della nostra
vita.
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D. – Come si collega la tradizione della
Supplica alla pietà popolare?
R. - La pietà popolare è il nucleo non solo
della storia della Chiesa, ma della Chiesa:
non esiste la Chiesa senza pietà popolare.
Cos’è la pietà popolare? È la folla dei
fedeli che dicono di sì ogni giorno al
Signore per mezzo di Maria e cercano di
interpretare nella loro vita la volontà di
Dio e di dire sì al Signore, che li chiama a
portare avanti la vocazione di amore. La
Supplica è dentro questa pietà popolare.
Bartolo Longo scende nei problemi vivi
della storia, della pietà popolare, e quindi
diventa una "fotografia" dei credenti del
nostro tempo. La Supplica fu anche
chiamata dai Papi “l’Ora del mondo”
perché in questa preghiera noi cogliamo
la coscienza del nostro popolo, la pietà
popolare. La Chiesa esiste perché c’è un
popolo di Dio chiamato al Signore e dal
Signore per mezzo di Maria che domanda
il miracolo della fedeltà nei giorni difficili
della vita.
Giovanna
quella stessa ora. I bambini così fecero e
nei giorni 13 di giugno, luglio, settembre e
ottobre la Signora tornò ad apparire e a
parlare con loro alla Cova da Iria. Il 19
agosto l´apparizione ebbe luogo nella
località "dos Valinhos" a circa 500 metri
da Aljustrel, perché il giorno 13 i bambini
furono sequestrati dal sindaco e portati a
Villa Nova de Ourém.
Nell´ ultima apparizione del 13 ottobre,
alla presenza di circa 70.000 persone, la
Signora disse che era "La Madonna del
Rosario" e manifestò la sua volontà che
venisse costruita in quel luogo una
Cappella in suo onore.
Più tardi, quando Lucia era già Religiosa
di S. Dorotea, la Madonna le apparve
nuovamente, in Spagna (il 10 dicembre
1925 e il 15 febbraio 1926, nel Convento
di Pontevedra e ancora nella notte tra il
13 e il 14 giugno del 1929 nel Convento di
Tuy) chiedendo la devozione dei primi
cinque sabati del mese (recitare il rosario
meditandone i misteri, confessarsi e
ricevere la S. Comunione, in riparazione
dei peccati commessi contro il Cuore
Immacolato di Maria) e la consacrazione
della Russia allo Suo Cuore Imamacolato.
Questa richiesta la Madonna l’aveva già
annunciata il 13 luglio 1917.
13 MAGGIO: FATIMA
Il 13 maggio del 1917 tre bambini
pascolavano un piccolo gregge nella Cova
da Iria, frazione di Fatima, comune di
Villa Nova de Ourém, oggi Diocesi di
Leiria-Fatima. Si chiamavano Lucia de
Jesus, di 10 anni e i suoi cugini
Francesco e Giacinta Marto, di 9 e 7 anni.
Verso mezzogiorno, i tre ragazzi dopo
aver recitato il rosario come facevano
abitualmente, si intrattennero a costruire
una piccola casa con
alcune pietre
raccolte all’intorno, dove oggi sorge la
Basilica. All´ improvviso furono abbagliati
da una intensa luce; pensando che si
trattasse di un lampo decisero di ritornare
a casa , ma sopraggiunse un altro lampo
che illuminò tutto il luogo e videro sopra
un piccolo elce (dove ora si trova la
Cappellina delle Apparizioni) una "Signora
più splendente del sole" che teneva tra le
mani un rosario bianco.
La Signora parlò ai tre Pastorelli e disse
che era necessario pregare molto e li
invitò a tornare alla Cova da Iria per
cinque mesi consecutivi, il giorno 13 e a
5
Alcuni anni più tardi, Lucia rivelò ancora
altri particolari dai quali sappiamo che,
tra i mesi di aprile e di ottobre del 1916,
apparve ai tre Veggenti un Angelo per tre
volte: due volte alla "Loca do Cabeço" e
una volta al pozzo nell´orto della casa di
Lucia. In queste Apparizioni l´Angelo li
aveva invitati alla preghiera e alla
penitenza.
Dal 1917 non hanno mai cessato di
andare alla Cova da Iria folle immense di
pellegrini provenienti da tutto il mondo;
inizialmente soprattutto nei giorni 13 di
ogni mese, in seguito durante i periodi di
ferie estivi e invernali e adesso sempre di
più nei fine settimana e nei giorni feriali,
per un totale annuale di circa quattro
milioni di pellegrini
22 MAGGIO
SANTA RITA DA CASCIA
Rita viene al mondo un anno dopo la
morte di Caterina da Siena, quasi a
segnare una continuità non priva di
meraviglioso spirituale significato.
È noto a tutti come l'itinerario terreno
della Santa di Cascia si articoli in diversi
stati di vita, cronologicamente successivi
e - quel che più conta - disposti in un
ordine ascendente, che segna le diverse
fasi di sviluppo della sua vita d'unione con
Dio. Perché Rita è santa? Non tanto per
la fama dei prodigi che la devozione
popolare attribuisce all'efficacia della sua
intercessione presso Dio onnipotente,
quanto per la stupefacente "normalità"
della sua esistenza quotidiana, da lei
vissuta prima come sposa e madre, poi
come vedova ed infine come monaca
agostiniana.
Era una sconosciuta giovinetta che nel
calore dell'ambiente familiare aveva
appreso l'abitudine alla tenera pietà verso
il Creatore nella visione del suggestivo
scenario della catena appenninica. Vita
tranquilla era la sua, senza il rilievo di
avvenimenti esterni, allorché, contro le
personali sue preferenze, abbracciò lo
stato matrimoniale. Così divenne sposa,
rivelandosi subito come vero angelo del
focolare nel trasformare il duro carattere
del coniuge. Rita fu anche madre, allietata
dalla nascita di due figlioli, per i quali,
dopo la proditoria uccisione del marito,
tanto trepidò e sofferse, nel timore che
nelle loro anime insorgesse fin l'ombra di
un desiderio di vendetta contro gli
assassini del padre. Da parte sua, li aveva
generosamente perdonati, determinando
anche la pacificazione delle famiglie.
Già vedova, rimase poco dopo priva dei
figli, sicché, essendo libera da ogni vincolo
terreno, decise di darsi tutta a Dio. Ma
anche a questo riguardo soffrì prove e
contraddizioni, finché poté realizzare
l'ideale che lei aveva desiderato fin dalla
prima
giovinezza,
consacrandosi
al
Signore nel monastero di Santa Maria
Maddalena. L'umile esistenza, che qui
I tre veggenti dopo le apparizioni
Purtroppo, prima Francesco Marto, poi la
sorellina
Giacinta
Marto,
morirono
prestissimo come aveva predetto la
Vergine; ambedue vittime della terribile
epidemia di febbri influenzali detta “la
spagnola”, che desolò l’Europa negli anni
1917-20, con numerosissimi morti di
tutte le età, in prosieguo alla catastrofe
appena terminata della Prima Guerra
Mondiale.
Francesco morì il 4 aprile 1919 nella sua
casa di Aljustrel (Fatima) a quasi 11 anni,
mentre Giacinta morì il 20 febbraio 1920
in un ospedale di Lisbona a quasi 10
anni.
Ambedue riposano nella grande Basilica
della Vergine di Fatima e sono stati
proclamati Beati il 13 maggio 2000 da
papa Giovanni Paolo II.
Lucia Dos Santos invece proseguì la sua
missione di veggente-confidente della
Vergine e custode del suo messaggio al
mondo; fu per anni Suora di Santa
Dorotea e poi passò a 41 anni, come
carmelitana scalza nel Carmelo di
Coimbra; ritornò varie volte per brevi
visite a Fatima sul luogo delle Apparizioni.
La sua vita fu lunghissima, è morta il 13
febbraio 2005 a 98 anni nel convento di
Coimbra e dal 19 febbraio 2006, riposa
accanto ai cuginetti i Beati Francesco e
Giacinta Marto nella Basilica di Fatima.
Agnese
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Occorre precisare che la lezione della
Santa - si concentra su questi elementi
tipici della sua spiritualità: l'offerta del
perdono e l'accettazione della sofferenza,
non già per una forma di passiva
rassegnazione o come frutto di femminile
debolezza, ma per la forza di quell'amore
verso Cristo, che proprio nel ricordato
episodio della coronazione ha subito, con
le altre umiliazioni, un'atroce parodia della
sua regalità.
Alimentato da questa scena, che non
senza motivo la tradizione della Chiesa ha
inserito al centro dei "misteri dolorosi" del
Santo Rosario, il misticismo ritiano si
ricollegava allo stesso ideale, vissuto in
prima persona e non semplicemente
enunciato, dall'Apostolo Paolo: io porto nel
mio corpo le stimmate completo nella mia
carne ciò che manca alla passione di
Cristo a vantaggio del suo corpo che è la
Chiesa. Anche questo ulteriore elemento
occorre rilevare, cioè la destinazione
ecclesiale
dei
meriti
della
Santa:
segregata dal mondo ed intimamente
associata al Cristo sofferente. Ella ha fatto
rifluire nella comunità dei fratelli il frutto di
questo suo "compatire".
Davvero Rita è ad un tempo la "donna
forte" e la "vergine saggia", delle quali ci
parla la Sacra Scrittura, che in tutti gli stati
di vita indica, e non già a parole, quale sia
la via autentica alla santità come sequela
fedele di Cristo fino alla croce. Per questo
a tutti i suoi devoti, sparsi in ogni parte del
mondo, viene riproposta la dolce e dolente
figura con l'augurio che, ad essa
ispirandosi, possano corrispondere ciascuno nello stato di vita che gli è
proprio - alla vocazione cristiana nelle sue
esigenze di chiarezza, di testimonianza e
di coraggio. Il graduale succedersi dei vari
stadi nel suo cammino terreno rivela in Lei
una parallela crescita d'amore fino a
quello stigma che, mentre da la misura
adeguata della sua elevazione, spiega al
tempo stesso perché la sua dolce figura
eserciti tanta attrattiva tra i fedeli, che ne
celebrano il nome e ne esaltano il mirabile
potere presso il trono di Dio.
Serena
trascorse per circa quaranta anni, fu del
pari sconosciuta agli occhi del mondo ed
aperta solo all'intimità con Dio. Furono,
quelli, anni di assidua contemplazione,
anni di penitenze e di preghiere, che
culminarono in quella piaga che le si
stampò dolorosa sulla fronte. Appunto
questo segno della spina, al di là della
sofferenza fisica che le procurava, fu
come il sigillo delle sue pene interiori, ma
fu soprattutto la prova della sua diretta
partecipazione alla Passione del Cristo,
centrata - per così dire - in uno dei
momenti più drammatici, quale fu quello
della coronazione di spine nel pretorio di
Pilato.
È qui, pertanto, che bisogna ravvisare il
vertice della sua mistica ascesa, qui la
profondità di una sofferenza, che fu tale
da determinare una traccia somatica
esterna. E qui ancora si scopre un
significativo punto di contatto tra i due figli
dell'Umbria, Rita e Francesco. In realtà,
quel che furono le stigmate per il
Poverello, fu la spina per Rita: cioè un
segno, quelle e questa, di diretta
associazione alla Passione redentiva di
Cristo Signore, coronato di pungenti spine
dopo
la
cruenta
flagellazione
e,
successivamente, trafitto da chiodi e
colpito dalla lancia sul Calvario. Quella
spina dolorosa conficcata sulla fronte
della Santa delle rose divenne simbolo
vivente di amorosa compartecipazione alle
sofferenze del Salvatore. Così fu in Cristo,
modello supremo; così fu in Francesco;
così fu in Rita. Invero, anche Ella ha
sofferto ed amato.
Figlia spirituale di sant'Agostino, Ella ne
ha messo in pratica gli insegnamenti, pur
senza averli letti nei libri. Colui che alle
donne
consacrate
aveva
tanto
raccomandato
di
"seguire
l'Agnello
dovunque vada" e di "contemplare con gli
occhi interiori le piaghe del Crocifisso, le
cicatrici del Risorto, il sangue del Morente
(...), tutto soppesando sulla bilancia della
carità", fu ubbidito
da Rita che,
specialmente nel quarantennio claustrale,
dimostrò la continuità e la saldezza del
contatto stabilito con la vittima divina del
Golgota.
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11 MAGGIO 2014 - IV DOMENICA DI PASQUA
GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI
TEMA: LE VOCAZIONI, TESTIMO
TESTIMONIANZA
MONIANZA DELLA VERITÀ
Giacobbe, Israele come sua proprietà»
(Sal 135,4). Ebbene, noi siamo proprietà
di Dio non nel senso del possesso che
rende schiavi, ma di un legame forte che
ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto
di alleanza che rimane in eterno «perché il
suo amore è per sempre» (Sal 136). Nel
racconto della vocazione del profeta
Geremia, ad esempio, Dio ricorda che Egli
veglia continuamente su ciascuno affinché
si realizzi la sua Parola in noi. L’immagine
adottata è quella del ramo di mandorlo
che primo fra tutti fiorisce, annunziando
la rinascita della vita in primavera (cfr Ger
1,11-12). Tutto proviene da Lui ed è suo
dono: il mondo, la vita, la morte, il
presente,
il
futuro,
ma
rassicura
l’Apostolo «voi siete di Cristo e Cristo è di
Dio» (1 Cor 3,23). Ecco spiegata la
modalità
di
appartenenza
a
Dio:
attraverso il rapporto unico e personale
con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito
sin dall’inizio della nostra rinascita a vita
nuova.
È
Cristo,
dunque,
che
continuamente ci interpella con la sua
Parola affinché poniamo fiducia in Lui,
amandolo «con tutto il cuore, con tutta
l’intelligenza e con tutta la forza» (Mc
12,33). Perciò ogni vocazione, pur nella
pluralità delle strade, richiede sempre un
esodo da se stessi per centrare la propria
esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia
nella vita coniugale, sia nelle forme di
consacrazione religiosa, sia nella vita
sacerdotale, occorre superare i modi di
pensare e di agire non conformi alla
volontà di Dio. E’ un «esodo che ci porta a
un cammino di adorazione del Signore di
servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle»
(Discorso all’Unione Internazionale delle
Superiore Generali, 8 maggio 2013). Perciò
siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei
nostri cuori (cfr 1 Pt 3,15) per lasciarci
raggiungere dall'impulso della grazia
contenuto nel seme della Parola, che deve
crescere in noi e trasformarsi in servizio
concreto al prossimo. Non dobbiamo avere
Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo racconta che «Gesù percorreva
tutte le città e i villaggi … Vedendo le folle,
ne sentì compassione, perché erano
stanche e sfinite come pecore che non
hanno pastore. Allora disse ai suoi
discepoli: “La messe è abbondante, ma
sono pochi gli operai! Pregate dunque il
Signore della messe, perché mandi operai
nella sua messe”» (Mt 9,35-38). Queste
parole ci sorprendono, perché tutti
sappiamo che occorre prima arare,
seminare e coltivare per poter poi, a
tempo debito, mietere una messe
abbondante. Gesù afferma invece che «la
messe è abbondante». Ma chi ha lavorato
perché il risultato fosse tale? La risposta è
una sola: Dio. Evidentemente il campo di
cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E
l’azione efficace che è causa del «molto
frutto» è la grazia di Dio, la comunione
con Lui (cfr Gv 15,5). La preghiera che
Gesù chiede alla Chiesa, dunque,
riguarda la richiesta di accrescere il
numero di coloro che sono al servizio del
suo Regno. San Paolo, che è stato uno di
questi
“collaboratori
di
Dio,
instancabilmente si è prodigato per la
causa del Vangelo e della Chiesa. Con la
consapevolezza di chi ha sperimentato
personalmente quanto la volontà salvifica
di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa
della grazia sia l’origine di ogni vocazione,
l’Apostolo ricorda ai cristiani di Corinto:
«Voi siete campo di Dio» (1 Cor 3,9).
Pertanto sorge dentro il nostro cuore
prima lo stupore per una messe
abbondante che Dio solo può elargire; poi
la gratitudine per un amore che sempre ci
previene; infine l’adorazione per l’opera da
Lui compiuta, che richiede la nostra
libera adesione ad agire con Lui e per Lui.
Tante volte abbiamo pregato con le parole
del Salmista: «Egli ci ha fatti e noi siamo
suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo»
(Sal 100,3); o anche: «Il Signore si è scelto
8
millennio ineunte, 31), significa talvolta
andare
controcorrente
e
comporta
incontrare anche ostacoli, fuori di noi e
dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il
buon seme della Parola di Dio spesso
viene rubato dal Maligno, bloccato dalle
tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e
seduzioni mondane (cfr Mt 13,19-22).
Tutte
queste
difficoltà
potrebbero
scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie
apparentemente più comode. Ma la vera
gioia dei chiamati consiste nel credere e
sperimentare che Lui, il Signore, è fedele,
e con Lui possiamo camminare, essere
discepoli e testimoni dell’amore di Dio,
aprire il cuore a grandi ideali, a cose
grandi. «Noi cristiani non siamo scelti dal
Signore per cosine piccole, andate sempre
al di là, verso le cose grandi. Giocate la
vita per grandi ideali!» (Omelia nella Messa
per i cresimandi, 28 aprile 2013). A voi
Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e
famiglie cristiane chiedo di orientare la
pastorale vocazionale in questa direzione,
accompagnando i giovani su percorsi di
santità che, essendo personali, «esigono
una vera e propria pedagogia della
santità, che sia capace di adattarsi ai
ritmi delle singole persone. Essa dovrà
integrare le ricchezze della proposta
rivolta a tutti con le forme tradizionali di
aiuto personale e di gruppo e con forme
più recenti offerte nelle associazioni e nei
movimenti riconosciuti dalla Chiesa»
(Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio
ineunte, 31).
Disponiamo dunque il nostro cuore ad
essere “terreno buono” per ascoltare,
accogliere e vivere la Parola e portare così
frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù
con la preghiera, la Sacra Scrittura,
l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e
vissuti nella Chiesa, con la fraternità
vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia
di collaborare con Dio al servizio del
Regno di misericordia e di verità, di
giustizia e di pace. E il raccolto sarà
abbondante, proporzionato alla grazia che
con docilità avremo saputo accogliere in
noi. Con questo auspicio, e chiedendovi di
pregare per me, imparto di cuore a tutti la
mia Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 15 gennaio 2014
paura: Dio segue con passione e perizia
l’opera uscita dalle sue mani, in ogni
stagione della vita. Non ci abbandona
mai! Ha a cuore la realizzazione del suo
progetto su di noi e, tuttavia, intende
conseguirlo con il nostro assenso e la
nostra collaborazione.
Anche oggi Gesù vive e cammina nelle
nostre realtà della vita ordinaria per
accostarsi a tutti, a cominciare dagli
ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e
malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono
ben disposti a mettersi in ascolto della
voce di Cristo che risuona nella Chiesa,
per comprendere quale sia la propria
vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire
Gesù,
a
lasciarvi
trasformare
interiormente dalle sue parole che «sono
spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria,
Madre di Gesù e nostra, ripete anche a
noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv
2,5). Vi farà bene partecipare con fiducia
ad un cammino comunitario che sappia
sprigionare in voi e attorno a voi le
energie migliori. La vocazione è un frutto
che matura nel campo ben coltivato
dell’amore reciproco che si fa servizio
vicendevole, nel contesto di un’autentica
vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce
da sé o vive per se stessa. La vocazione
scaturisce dal cuore di Dio e germoglia
nella terra buona del popolo fedele,
nell’esperienza dell’amore fraterno. Non
ha forse detto Gesù: «Da questo tutti
sapranno che siete miei discepoli: se avete
amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35)?
Cari fratelli e sorelle, vivere questa
«misura alta della vita cristiana ordinaria»
(cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo
9
26 MAGGIO
S. FILIPPO
FILIPPO NERI
“STATE BUONI…SE POTETE”
Il 26 Maggio celebreremo la festa del
nostro Patrono, San Filippo Neri.
Desideriamo ricordare la sua figura e
la sua intensa attività per imparare da
lui un sano ottimismo e un intenso
entusiasmo nel nostro essere cristiani
oggi. San Filippo primeggia tra i Santi
che fiorirono in Roma nel sec. XVI.
Era nato a Firenze il 21 luglio 1515, fu
battezzato nel "bel san Giovanni" dei
Fiorentini il giorno seguente, festa di
S. Maria Maddalena. Venne a Roma
quando aveva 19 anni e vi rimase
fino alla morte. Fino all’età di 36 anni
fu partecipe e animatore di tante
iniziative laicali di apostolato, mentre
si guadagnava la vita insegnando
privatamente e insieme frequentando
l'università per completare la sua
formazione umanistica ed apostolica.
Amava assai la natura, come S.
Francesco di Assisi, era sempre lieto,
d'una letizia sana, che comunicava,
quasi senza volerlo, a chiunque lo
avvicinasse,
nemico
del
protagonismo; era
faceto e talora
poteva sembrare quasi burlone,
arrivava dovunque si potesse fare del
bene. Amava i fanciulli, e li aiutava ad
essere buoni e allegri; li educava alla
vita
cristiana
gioiosamente
trasfondendo in loro la sua grande
devozione alla Madonna. A trentasei
anni, il 23 maggio del 1551, dopo
aver ricevuto gli ordini minori, il
suddiaconato ed il diaconato, nella
chiesa parrocchiale di S. Tommaso in
Parione, il vicegerente di Roma, Mons.
Sebastiano Lunel, ordinava sacerdote
Messer Filippo Neri. Da sacerdote
Filippo, chiamato “Pippo Buono”
continuò l'intensa vita apostolica che
già lo aveva caratterizzato da laico.
Con i suoi numerosi amici di cui si era
attorniato, fondò in Roma, la prima
scuola organizzata per ragazzi e un
collegio per i più capaci, ma poveri.
Sapeva capirli: «State buoni, se
potete» era il suo slogan e li
incoraggiava, facendosi «coi fanciulli,
fanciullo sapientemente».
Filippo
aveva
una
attenzione
particolare per gli ammalati che
visitava e assisteva negli Ospedali e
proprio per loro fondò per primo un
“Convalescenziario”. Per i pellegrini
che si recavano a Roma, detti appunto
«romei»
formò
un'apposita
Confraternita e costruì una grande
casa di accoglienza, dedicata alla
SS.ma
Trinità.
Ebbe una
cura
particolare per i malati di mente, fino
allora abbandonati a sé stessi per le
vie e per le piazze, fondando l'Istituto
10
di S. Maria della Pietà, primo del
genere, divenuto poi il grande
ospedale psichiatrico provinciale di
Roma. Aiutava i Religiosi per i quali
era un felice « pescatore » di
vocazioni.
Sapeva
distogliere
la
gioventù dalle carnevalate sfrenate e
pericolose , con geniali forme di sano
divertimento, famosa al riguardo la
così detta “Visita alle Sette Chiese”.
Aveva un'abilità speciale per indurre
gli artisti a mettere il loro genio al
servizio di Dio: fu così che nacquero
gli Oratori in musica. Pensò agli
innumerevoli
lieti
trattenimenti
spirituali pomeridiani, detti gli Esercizi
dell'Oratorio. Trascorreva molte ore in
confessionale e sempre pronto a
facilitare la confessione frequente
come mezzo di perfezione. Da quando
era diventato Sacerdote all’età di …
anni, celebrava ogni giorno la S.
Messa con grande fervore. Di tutti era
amico, popolani e nobili, laici e preti,
buoni e cattivi, tutti riusciva a rendere
migliori. Per assicurare la durata
dell'opera
sua,
fondò
la
Congregazione dell'Oratorio, tuttora
operante in Italia e fuori: primo
esempio di vita comune del clero
secolare. Il segreto di tale prodigiosa
attività, è svelato dalle catacombe di
San Sebastiano, che egli frequentava
fin da giovane, per attingere da quei
morti la regola per un retto e operoso
vivere. E là, che nei giorni precedenti
la Pentecoste del 1544, ebbe dallo
Spirito Santo la prova sensibile che
l'ardore della carità di Dio era con lui:
vide un globo di fuoco, che gli penetrò
nel cuore dilatandogli il petto. Mori
serenamente, in atto dì implorare la
benedizione di Dio sui discepoli e
continuatori dell'opera sua, all'alba del
26 maggio 1595.
Andrea
28 – 29 – 30 MAGGIO
LE ROGAZIONI
Le Rogazioni dell'Ascensione, cioè le
cosiddette “Litanie Minori” vengono celebrate
durante i tre giorni: mercoledì, giovedì e
venerdì, precedenti l'Ascensione. L'usanza ha
origini molto antiche e risale a un evento
accaduto in Francia, precisamente a Vienne,
nel Delfinato. Vennero istituite dal vescovo
Mamerto nel 470, a seguito di un rovinoso
terremoto e di diverse calamità naturali che si
erano abbattute sul territorio. Il nome
Rogazioni deriva dal verbo latino “rogare” che
significa
“pregare
insistentemente”,
le
Rogazioni sono processioni che si fanno
cantando le litanie dei Santi e altre preghiere
per implorare da Dio i beni spirituali del popolo
e la conservazione e la prosperità delle messi
e dei frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Si
chiamano Rogazioni Maggiori quelle che si
fanno nella festa di San Marco e Minori quelle
che si svolgono nel triduo antecedente
l’Ascensione. Queste processioni, molto care
al popolo, erano seguite da un buon numero di
fedeli.
A
Roma
esse
furono
introdotte soltanto all'inizio del IX secolo,
sotto il pontificato di Leone III (795-818).
Le rogazioni prima dell'Ascensione ci offrono
l'occasione per rivivere l'esperienza dei
discepoli, nel momento in cui Gesù risorto
entra una volta per sempre nel santuario del
cielo, mediatore e garante della perenne
effusione dello Spirito.
In tale contesto acquista particolare risalto la
conclusione del Vangelo narrato da Luca:
«Alzate le mani, li benedisse. Mentre li
benediceva, si staccò da loro e fu portato
verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato,
tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e
stavano sempre nel tempio lodando Dio»
Queste celebrazioni si possono svolgere in
forma di triduo - mercoledì, giovedì e venerdì appartenendo il sabato pomeriggio già al
giorno festivo.
Esse prevedono la benedizione alla città o al
paese, alla campagna, alle acque (al mare o al
lago o al fiume o a una sorgente o a una
fonte). Riportiamo qui di seguito la preghiera di
benedizione al Paese che faremo durante la
prima Rogazione il Mercoledì 28 Maggio sera.
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ROGAZIONI DEL 28 MAGGIO 2014
BENEDIZIONE AL PAESE
Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie,
Dio di provvidenza infinita,
per i grandi segni del tuo amore
profusi nel corso dei secoli
sulle generazioni umane
che hanno edificato questo nostro paese.
Tu hai posto in Cristo, tuo Figlio,
la pietra angolare che unisce tutti gli uomini
e la pietra fondamentale,
da cui ogni struttura trae stabilità e consistenza.
Guarda benigno questa terra di Torri del Benaco:
tu conosci le vicende tristi e liete del nostro passato,
le gioie e le angosce del momento presente,
i progetti e le speranze per l'avvenire.
Non ci venga mai a mancare il tuo aiuto, o Padre:
proteggi le case, le famiglie,
le scuole, le aziende,
i luoghi di ospitalità e di accoglienza e di incontro
e ogni ambiente di vita e di lavoro.
Circonda del tuo amore i cittadini
qui residenti o provenienti da altre località;
fa' che non si estingua nelle nuove generazioni
la fede trasmessa dai padri;
resti vivo e coerente
il senso dell'onestà e della generosità,
la concordia operosa,
l'attenzione ai piccoli, agli anziani e ai sofferenti,
l'apertura verso l'umanità
che in ogni parte del mondo soffre, lotta e spera
per un avvenire di giustizia e di pace.
Intercedano per noi la Vergine Maria
i santi Pietro e Paolo apostoli, nostri patroni insieme a San Filippo Neri e al Beato
Giuseppe Nascimbeni.
Risplenda il tuo volto, o Padre,
sulla comunità di fede e sulla sociètà civile,
e la tua benedizione ci accompagni nel cammino del tempo
verso la patria futura. Per Cristo nostro avvocato e mediatore,
che ascende accanto a te nella gloria,
e vive e regna nei secoli dei secoli.
R. Amen.
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LE ROGAZIONI IN PARROCCHIA
ITINERARI DI PREGHIERA
MERCOLEDÌ 28 MAGGIO ORE 21.00
BENEDIZIONE AL PAESE E ALLA SUA GENTE
Raduno all’Oratorio della SS. Trinità
1° Itinerario: Oratorio – Toràs – Parcheggio e ritorno
======================================
GIOVEDÌ 29 MAGGIO ORE 6.00
BENEDIZIONE ALLA CAMPAGNA, AL PAESAGGIO E AI SUOI ABITANTI
Raduno alla Chiesa Parrocchiale
2° Itinerario: Chiesa – via S. Filippo – valletta – via Mazzini – vill. Cristina – loc. Rossone –
loc. Anze – loc. Rossone – loc. Coi – via loc. Loncrino – via per Albisano –
via Verga – vicolo Chiesa – Chiesa Parrocchiale.
======================================
VENERDÌ 30 MAGGIO ORE 6.00
BENEDIZIONE DEL LAGO E DELLE FONTI
E A QUANTI LAVORANO SULLE ACQUE O NE BENEFICIANO
Raduno a S. Faustino
3° Itinerario : S. Faustino – monumento a S. Pietro – Lungolago Marconi – piazza Calderini –
Lungolago Barbarani – Lungolago V. Veneto – monumento Marinai.
13
DOMENICA 6 APRILE 2014
I BAMBINI DELLA PRIMA CONFESSIONE
Andreas, Giulia, Samuele, Federico, Michelle, Fabio, Michelle,
Giacomo, Lisa, Lorenzo, Manuel, Davide, Nicolò, Giulia, Nicolò,
Morgana, Martino, Tommaso, Andrea, Anna, Michele, Giacomo
PARROCCHIA DI TORRI - Giornate Particolari tenute nel 2013
Giornata per la Carità del Papa: € 1.603,29
Giornata per il Seminario diocesano: € 1.747,00
Raccolta pro tsunami Filippine: € 995,00
Centro Aiuto Vita: € 970,00
Avvento di Fraternità: € 358,00
Giornata pro Missioni Stimatine: € 3.356,00
Raccolta per i lavori di restauro: € 15.285,00
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INVITO AGLI ADOLESCENTI E GIOVANI
DI ALBISANO PAI E TORRI
Vuoi fare un'esperienza bella e affascinante e al contempo una
grande occasione per assumerti responsabilità educative?
essere animatore al Grest è un'opportunità che nasce
dalla fiducia espressa dalla propria comunità parrocchiale
in modo visibile e chiaro.
ecco è giunto il momento in cui puoi presentare la tua richiesta
per partecipare come animatore del Grest 2014
per le parrocchie di Albisano, Torri e Pai.
Il periodo sarà dal 30 giugno al 22 agosto,
8 settimane in cui prendersi cura dei bambini.
Prossimamente inizieranno gli incontri obbligatori per la
formazione e organizzazione dell'esperienza estiva.
la richiesta è da presentare a don Giuseppe o sr Adriana
non oltre venerdì 16 maggio.
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APPUNTAMENTI SETTIMANALI MAGGIO 2014
OGNI DOMENICA
OGNI LUNEDÌ
OGNI MARTEDÌ
OGNI GIOVEDÌ
OGNI VENERDÌ
OGNI SABATO
ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO.
ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI.
ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA.
ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE.
ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.
ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI/GIOVANI.
ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI
INIZIO DEL MESE DI MAGGIO
ore 20.00
ore 21.00
S. MESSA ORE 10.00 – 18.00
S. ROSARIO IN PARROCCHIA A PAI.
S. ROSARIO IN PARROCCHIA A TORRI.
ore 11.15
S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE.
GIOVEDÌ
1
DOMENICA
4
MERCOLEDÌ
7 ore 20.00 INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO.
GIOVEDÌ
8 ore 12.00 SUPPLICA ALLA MADONNA DEL ROSARIO.
MERCOLEDÌ
LUNEDÌ
22
S. RITA - ore 12.00 BENEDIZIONE DELLE ROSE.
26
FESTA DI S. FILIPPO – festa patronale
ore 10.00 S. MESSA - ore 18.00 S. MESSA SOLENNE
ore 19.00 BENEDIZIONE DEI MOTOCICLISTI E DEI LORO MEZZI
28 - 29 – 30 MAGGIO ROGAZIONI IN PARROCCHIA (vedi programma pag. 13)
MERCOLEDÌ
28
ore 21.00 Benedizione al paese e alla sua gente.
GIOVEDÌ
29 ore 6.00 Benedizione alla campagna, al paesaggio e ai suoi abitanti.
VENERDÌ
30
ore 6.00 Benedizione delle fonti e del lago e a quanti lavorano sulle
acque o ne beneficiano.
SABATO
31
ore 21.00 S. ROSARIO A CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO.
CONSACRAZIONE ALLA MADONNA.
CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA
PARROCCHIA DI TORRI
ORARIO FERIALE
ORARIO FESTIVO
ore
7.00 Lodi
Sabato
ore 17.00 Vespero
ore 17.00 Vespero
ore 18.00 S. Messa
ore 18.00 S. Messa
Domenica
ore
ore
ore
ore
ore
8.30
10.00
11.15
17.00
18.00
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Vespero
S. Messa
PARROCCHIA DI PAI
ORARIO FESTIVO
Sabato
ore 19.30
Domenica ore 10.00
Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio
La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini.
Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato e stampato da: Daniela Pippa