Venerdi prima di addormentarsi Preghiera allo Spirito Santo di Sant'Agostino Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l ’udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di giungerealla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen. Provincia San Francesco di Paola Equipe di Pastorale Giovanile e Vocazionale TOM Quaresima 2015 III Domenica di Quaresima “…in tre giorni lo farò risorgere” Rinfrancate i vostri cuori (Francesco, Messaggio Quaresima 2015) Quando il popolo di Dio si converte al suo amore, trova le risposte a quelle domande che continuamente la storia gli pone. Una delle sfide più urgenti sulla quale voglio soffermarmi in questo Messaggio è quella della globalizzazione dell’indifferenza. L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano. Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità (cfr Gal 5,6). Domenica sera Actio Prendo un impegno per la settimana: Sussidio di meditazione personale: la Quaresima col messaggio di Papa Francesco Invocazione allo Spirito Santo… Lectio Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-25) Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. Spiegazione del brano Gesù salì a Gerusalemme come un qualsiasi pio ebreo Gesù va a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua, il verbo salire è il verbo che identifica il viaggio verso Gerusalemme che era su un monte. Trovò nel tempio gente che vendeva… Cortile dei Gentili. nel cortile esterno del Tempio, il buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco questi animali venivano venduti per essere sacrificati, le colombe erano il sacrificio dei poveri. Poiché le monete greche e romane recavano ritratti degli imperatori e immagini pagane non potevano essere utilizzate per pagare le tasse al Tempio. I cambiavalute le scambiavano con monete di Tiro facendo profitto sul cambio. Inoltre questo mercato, probabilmente era stato permesso dal Sommo Sacerdote Caifa per far concorrenza al mercato del Sinedrio che stava nei pressi del Cedron. Fatta allora una sferza di cordicelle non era permesso all’interno del Tempio portare bastoni o armi, Gesù ha usato probabilmente dei giunchi usati per legare gli animali. casa del Padre mio un luogo (casa) di mercato il Tempio nell’AT è considerato dimora-casa di Dio, così anche in questo brano di Giovanni, per costruire la contrapposizione tra il luogo dove Dio dimora, che è luogo di preghiera, e il luogo di mercato cin cui gli uomini lo hanno trasformato. Quale segno ci mostri il segno che chiedono i Giudei è un miracolo che giustifichi la provenienza divina delle sue azioni, come testimoniano le tradizioni sul Messia in Israele. Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere distruggete è un imperativo ironico che contiene intrinsecamente l’affermazione che i Giudei trasformando il Tempio in mercato e in luogo di pratiche sterili stanno già distruggendo la sua funzione. I tre giorni sono i tre giorni della sua risurrezione a cui rimanda la ricostruzione del vero Tempio. Commento Se il brano precedente a questo il miracolo-segno di Cana (1,1-11) inaugura la Nuova Alleanza con la celebrazione delle nozze messianiche tra Gesù e la comunità dei credenti, il segno del Tempio dà avvio all’attività messianica di Gesù. Questa inizia con il superamento delle vecchie istituzioni e concezioni religiose giudaiche, di cui la prima è il Tempio. Il Tempio, divenuto sede di potere politico e religioso viene sostituito dalla persona stessa di Gesù, che è lo splendore della Gloria di Dio. Nell’accenno alla Pasqua dei Giudei Giovanni introduce una nota negativa, la Pasqua non è più la festa del popolo di Dio ma una festa di mercato. Non è più la festa della liberazione dalla schiavitù, ma quasi una nuova schiavitù nel ritualismo. Gesù facendo riferimento alla sua risurrezione, invece, ridà alla festa il suo significato di liberazione dal peccato aggiungendovi la possibilità di arrivare al Padre attraverso di Lui. In questo modo la festa ritorna ad essere: la Pasqua del Signore, poiché Egli stesso celebra il suo esodo di morte verso la risurrezione, per condurre l’uomo a fare lo stesso. Il gesto di Gesù di scacciare i venditori è il gesto messianico da cui ha inizio l’opera di purificazione, oltre che essere la testimonianza che Gesù è, secondo la tradizione ebraica sul Messia, un restauratore della vera religiosità contro i vizi. L’opera di redenzione della Festa della Pasqua e dell’uomo continua quando Gesù si presenta come Figlio di Dio e come colui il quale opera la mediazione necessaria per rendere tutti figli di Dio. Solo però dopo la risurrezione i discepoli capiranno, e Giovanni con la sua interpretazione di questo brano lo dimostra apertamente, rendendo la risurrezione il substrato con cui comprenderlo, il verbo usato da Gesù per risorgere vuol dire anche riedificare, torna il gioco di parole tra casa e il suo corpo, casa di Dio e mercato degli uomini. La risurrezione di Gesù è la via luminosa su cui l’uomo cammina per poter raggiungere Dio e lasciarsi rendere figlio. Il Tempio, che è Gesù stesso, non può più essere casa di preghiera o peggio ancora commercio, ma un luogo di spirito e verità, un luogo in cui Dio va incontro all’uomo presentandosi come Padre che entra in relazione, luogo in cui il Padre si onora con l’offerta del proprio amore filiale. La vera religiosità, il vero Tempio, quindi, è seguire la volontà del Padre che Gesù ha chiaramente annunciato, dimostrato e vissuto. La casa del Padre L’episodio della purificazione del tempio nel Vangelo di Giovanni (Gv 2,13-25) proposto in questa III Domenica di quaresima interpella direttamente i credenti sulla percezione di Dio: il tempio. Il ‘tempio’ infatti è uno dei pilastri dell’edificio religioso e così è stato inteso da tutta la tradizione ebraico-cristiana. E tuttavia, come ogni cosa sacra, anche esso può divenire vero e proprio ostacolo all’incontro con Dio. Non per un difetto congenito, ma a motivo del cuore dell’uomo. Diventa allora necessario richiamarne il senso autentico e la vera funzione, per non sprofondare nel formalismo farisaico, sempre in agguato. Il ‘tempio’ rimanda all’incontro con Dio. Sia nella tradizione ebraica che cristiana, il problema che accompagna sempre questa istituzione è : dove abita Dio e dove è possibile incontrarlo? Questa domanda lacerò Israele fin dalla costruzione del primo Tempio (fatto edificare da re Salomone) e continuò a interrogare le coscienze dei credenti lungo i secoli, se è vero che la samaritana si rivolse a Gesù ponendo lo stesso quesito (cfr. Gv 4,1-42). Può Dio abitare veramente in un santuario? O, in altri termini: il tempio testimonia veramente la presenza divina? Domanda impegnativa, com’è impegnativa la risposta, che Giovanni rende chiara grazie soprattutto a due peculiarità che contraddistinguono il suo racconto da quello dei sinottici (vedi anche il racconto parallelo in Matteo, Marco e Luca). La prima peculiarità è rintracciabile nel significato dato all’episodio della purificazione del Tempio con le parole di Sal 69: “Lo zelo per la tua casa mi consumerà” (al futuro!). Questa citazione è meglio comprensibile se letta nel contesto immediato del Salmo, che recita: “Sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre. Poiché lo zelo per la tua casa mi consumerà, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta” (Sal 69,8-9). Al pari del salmista,e al pari dei profeti, Gesù si sente uno estraneo in casa propria, perché, a differenza dei suoi contemporanei, non vede nel Tempio un sistema costituito di garanzie religiose, economiche e sociali, ma “la casa del Padre”. Ecco la prima verità sul tempio: esso è luogo dell’incontro con Dio, e non deve diventare il grande alibi per la propria sicurezza e il proprio tornaconto. Lo dimostra il gesto di Gesù che caccia con una sferza i venditori, ma anche la storia del profeta Geremia, che sulla scalinata del tempio gridava: “Non confidate nelle parole menzognere di quelli che dicono ‘Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore […]’- se davvero renderete buona la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia […] se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova […] Io vi farò abitare in questo luogo (Ger 7,4-7)”. Come Geremia, Gesù è il profeta diverso di un Dio diverso, un estraneo in mezzo ai fratelli, e questo suo zelo per il vero Dio lo consumerà, perché proprio i custodi del tempio lo metteranno a morte. Ma c’è anche un secondo motivo che, rispetto ai sinottici, Giovanni esplicita in tutta chiarezza. In un’annotazione narrativa spiega che Gesù, parlando della distruzione e della ricostruzione del tempio, parlava “del tempio del suo corpo”. La novità cristiana sul tempio è proprio qui: il corpo glorioso del crocifisso diventa il luogo dell’appuntamento universale tra Dio e gli uomini tutti. La funzione che non era adempiuta dal tempio fatto di pietre, ora è compiuta nel corpo di Gesù crocifisso. Questo significa che i veri adoratori di Dio non sono i guardiani del tempio materiale, i sommi sacerdoti garanti del sistema o gli scribi detentori del sapere, ma tutti coloro che adorano Dio “in spirito e verità” (Gv 4), coloro che entrano nella morte con la forza dell’amore (Gv 13) o coloro che, pur essendo ciechi fin dalla nascita, insegnano ai titolari del sapere che esiste un’altra verità, un’altra sapienza (Gv 9). La nota conclusiva di Giovanni – Gesù “non si fidava di loro […] perché conosceva quello che c’è nel cuore dell’uomo” – sposta il centro del vero incontro con Dio dal cortile sacro all’intimo della persona umana, lì dove l’uomo non esibisce qualcosa, ma si decide per qualcuno. P. Ronye De la Cruz OM Meditatio Ml 3,1; Zc 14,21; Am 5,21-24; Is 11,11-17; Ger 7,21-26; Oratio Ora pieno della Parola di Dio , Parla al tuo Signore o meglio Rispondigli, agli inviti alle aspirazioni, ai richiami, ai messaggi, alle vocazioni che Egli ti ha rivolto nella sua Parola compresa nello Spirito Santo. Prega con franchezza e con fiducia . per l’actio Dalla vita di San Nicola Saggio (Più in alto delle aquile, ed. San Paolo, 2014) Conservava tale unione di mente e di cuore con Dio, che per quante conversazioni o quantità di gente si assembrasse intorno a lui, mai si volse dall’interna sua quiete, e se ne stava solitario, anche quando per obbedienza camminava per le pubbliche vie. Quando discorreva non era che di cose di spirito, parlando sempre di Dio e dell’amore di Dio. pg. 119 Lo zelo per la tua casa mi divora La vita teologale, sorgente di unità di vita del cristiano, è insieme vita di fede, di speranza e di carità, direttamente rapportata a Dio; a Dio riconosciuto e creduto, sperato e amato, con tutte le implicazioni di un’anima credente e praticante: dalla preghiera alla frequenza sacramentale, dallo zelo della virtù di religione a quello di carità, dalla coscienza della presenza di Dio alla rettitudine di intenzione, dalla custodia e difesa della grazia alla condotta morale in tutti gli adempimenti e doveri del proprio stato. pg. 120 in tre giorni lo farò risorgere Stiamo con Dio e stiamo allegramente Contemplatio In alleanza con il Signore cerca di guardare con i suoi occhi ogni cosa : te stesso, gli altri, gli eventi, la storia le creature tutte del mondo. Contemplazione è vedere tutto e tutti con gli occhi di Dio. Se tutto vedi e giudichi con gli occhi di Dio, conoscerai la pace ,e soprattutto la Makrothymia, i l sentire in grande, il pensare in grande di Dio. Tutto è grazia e tutto è in vista dell'epifania dell'amore di Dio... Questa è l'ora della visita del Verbo... inenarrabile, ineffabile, per ciascuno diversa eppure sperimentata...Il Signore effonde nel tuo cuore una certa incapacità di continuare a riflettere, a meditare in modo discorsivo sulla sua Parola e ti concede una sorta di partecipazione al fuoco di comunione e di amore al di là di ogni cosa, oltre il "detto" e oltre il silenzio… Actio Se hai ascoltato veramente la Parola devi metterla in pratica realizzando nel mondo, tra gli uomini, tra i fratelli ciò che Dio ti ha detto. Ascoltare è Obbedire e quindi prendi risoluzioni pratiche in base alla tua vocazione e alla tua funzione tra gli uomini, lasciando sempre che la Parola abbia il primato e la centralità nella tua vita. Impegnati, dunque, a realizzare la Parola di Dio. Dalle Regole del Terz’Ordine dei Minimi In atteggiamento di vigile osservanza dell'invito evangelico: " Cercate innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia ", col gusto delle realtà celesti innalzerete a Dio canti di lode per tutti i benefici che vi ha elargiti. (Reg. Cap. I, 5) non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato pg 134 Intenti ad osservare in modo particolare l'insegnamento del discepolo prediletto: " Non amate il mondo, nè le cose che appartengono al mondo " - poiché chi vorrà essere amico di questo mondo diverrà nemico di Dio - esortiamo nella carità di Cristo tutti voi che abbracciate questa Regola, a non star dietro a iniziative di carattere puramente mondano e a non esercita- re attività disoneste. Non userete armi contro alcuno, piuttosto vi prodigherete per la salva- guardia e la custodia della Santa Chiesa e per la difesa della fede e della giustizia. (Reg. Cap. I, 11) Il Terz'Ordine dei Minimi (TOM) è un'associazione ecclesiale pubblica, fondata da S. Francesco di Paola, con propria finalità spirituale, ascetica e apostolica, e con norme di vita proprie. I suoi membri si impegnano a tendere alla perfezione cristiana (della carità) vivendo il Vangelo, nel proprio stato di vita, secondo lo stile semplice, umile e penitente del Fondatore, osservando la S. Regola, aggiornata nelle Costituzioni e Direttorio, e animando il mondo con l'apostolato della carità operosa. (Cost. Cap. I, 1)
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