Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale Elezione del Rettore, 2015-2021 Giovanni Betta Sintesi delle Linee programmatiche 1) Premessa Il documento che segue sintetizza le linee del programma di governo che mi propongo di attuare nel periodo 2015-2021. Esso è frutto di idee, riflessioni ed esperienze che ho personalmente maturato nel corso di quasi trent’anni di vita universitaria, ma è anche il risultato dei molti contributi, consigli e suggerimenti che mi sono venuti da quanti sin dall’inizio hanno sostenuto il progetto della mia candidatura e lo hanno condiviso in tutte le fasi della sua elaborazione. Questo documento è quindi il prodotto di un metodo di condivisione, discussione e confronto che costituisce esso stesso uno dei principi a cui intendo ispirarmi nella mia esperienza di governo, nella convinzione che un sistema plurale e complesso come l’Università non può essere governato se non con l’apporto e la convinta partecipazione di tutte le sue componenti. Il contesto in cui tutti noi ci troviamo ad operare (e con il quale dovremo inevitabilmente confrontarci) è ormai da diversi anni sottoposto a pressioni e condizionamenti di vario genere (politico, economico, culturale), che hanno determinato alcune gravi conseguenze: assenza di una visione politica complessiva del ruolo e della funzione dell’Università in una società moderna, competitiva e in rapidissima trasformazione; prevalenza di indirizzi economicisti, finalizzati a ridurre il più possibile il peso del sistema universitario sulle finanze pubbliche, con conseguente drastico taglio delle risorse destinate alla ricerca, alla didattica, ai servizi agli studenti e al reclutamento del personale docente; imposizione di logiche valutative talora confuse, talora improvvisate, quasi mai accompagnate dalla chiarezza degli obiettivi da perseguire e dei correttivi da attuare; progressiva burocratizzazione del sistema nel suo complesso e della funzione docente in particolare. Il risultato è stato quello di generare un clima di esasperata e confusa competizione (fra Ateneo e Ateneo, fra aree e settori scientifico-disciplinari, fra gruppi di ricerca e singoli ricercatori) che, condizionato da direttive nazionali ed europee e da classifiche mutevoli e spesso poco intellegibili, rischia di generare un sentimento complessivo di spaesamento e di sfiducia. In questa situazione, il ruolo di un Ateneo come quello di Cassino non può prescindere da una equilibrata valorizzazione delle risorse che esso già possiede ma che non sempre sono state adeguatamente e armonicamente sviluppate: la didattica e la ricerca, innanzitutto, ma anche l’interazione virtuosa con le realtà produttive, le istituzioni culturali, il sistema scolastico del territorio. Solo partendo da questi presupposti l’Ateneo di Cassino potrà forse marcare la sua specificità e ribadire con forza la sua ‘ragion d’essere’ in un sistema nazionale e internazionale che vorrebbero ridimensionarlo al ruolo di ‘teaching university’, depotenziandolo della sua capacità di essere luogo di ricerca, di innovazione, di sviluppo. Per poter realizzare questo obiettivo, l'Ateneo dovrà rappresentare se stesso come una pluralità articolata di aree e di settori, ciascuno caratterizzato da peculiarità scientifiche e culturali, da esigenze organizzative e da modalità di funzionamento specifiche, armonizzate in un sistema in cui la diversità e il libero dispiegamento delle rispettive vocazioni siano percepite non come elemento divisivo e conflittuale ma come risorsa e ricchezza. Ogni sforzo nell’azione di Governo dovrà essere messa in atto per favorire la valorizzazione, la tutela e lo sviluppo delle diverse anime dell’Ateneo (a ciascuna assicurando uguali opportunità di risorse e di prospettive), ma anche il confronto, la conoscenza reciproca, l’interazione, la condivisione. Occorrerà, in altre parole, abbandonare una logica di pensiero incentrata sull’ ‘io’ per adottarne una incentrata sul ‘noi’. Presupposto di questo processo di condivisione è la trasparenza dell’azione di Governo: trasparenza degli obiettivi, delle strategie, delle scelte, delle procedure, delle responsabilità. Solo attraverso la trasparenza si potrà sperare di rinvigorire quel senso di appartenenza, di partecipazione, di collaborazione fra tutte le componenti della comunità accademica (docenti delle diverse aree, personale tecnico-amministrativo, studenti), presupposto per il buon funzionamento dell’Istituzione, nell’interesse di tutti. 1 2) L'evoluzione della Governance di Ateneo: oltre la Gelmini. La Legge Gelmini ha oggettivamente modificato il ruolo del Rettore, trasformandolo da "primus inter pares" a vero e proprio "Amministratore Delegato" di una "azienda", con il dichiarato obiettivo di rafforzarne l’azione di governo. E' mia profonda convinzione che il ruolo del Rettore non si rafforza attraverso Leggi, Statuti e Regolamenti (i quali, semmai, devono costituire gli strumenti attraverso cui si struttura la ‘Governance’) ma attraverso la condivisione delle azioni che vengono programmate ed attuate, tutti insieme, nello spirito di una Comunità Universitaria. In particolare, i poteri attualmente conferiti dal nostro Statuto al Consiglio di Amministrazione ed al Senato Accademico, insieme al vigente meccanismo di nomina dei Consiglieri di Amministrazione, si traducono nella concentrazione nel Rettore del nostro Ateneo di un eccessivo potere de iure. Da un'attenta analisi della composizione dei CdA degli Atenei italiani emerge che il Rettore nomina direttamente l’intero CdA in circa il 20% degli Atenei e direttamente una parte dei membri solo in circa il 30% dei casi. E’ evidente quindi come questo processo di accentramento risulti particolarmente accentuato nello Statuto del nostro Ateneo, frutto di un'applicazione eccessivamente tempestiva e letterale della legge. Per modificare questa situazione e far prevalere un modello di ‘Governance’ coerente con una gestione più partecipativa e condivisa di un sistema complesso e con un bilanciamento dei poteri e delle responsabilità, si renderanno necessarie modifiche di Statuto che identifichino meccanismi diversi da quelli vigenti per la nomina dei membri interni del Consiglio di Amministrazione. In attesa di completare questo processo, il cui orizzonte temporale può essere ragionevolmente individuato in un triennio, è mia intenzione valutare soluzioni che orientino le scelte del Rettore, direttamente o tramite il Senato Accademico, su rose di nominativi di docenti che i Dipartimenti individueranno come loro autorevole e rappresentativa espressione. Anche per quanto riguarda il Senato Accademico, il modello di ‘Governance’ delineato dalla Legge 240/2010 (o meglio, dall’interpretazione che ne è stata data dal nostro Statuto) è caratterizzato da una profonda asimmetria nell’attribuzione dei poteri. Questo ha di fatto generato, in alcuni casi, situazioni di conflittualità e di confusione, probabilmente inattese anche per lo stesso legislatore. In particolare, l’attuale assetto istituzionale può ridurre drasticamente la possibilità del Senato Accademico di dar voce alla Comunità Accademica e rappresentarne efficacemente le esigenze, lasciando questo labile equilibrio alle sole caratteristiche individuali del Rettore eletto. Per questo motivo si intende restituire al Senato Accademico il ruolo di indirizzo che è insito nell’alta rappresentatività della sua composizione, attraverso interventi specifici nello Statuto. In sintesi, il modello di ‘Governance’ che si intende realizzare, a valle della suddetta revisione dello Statuto, è il seguente: Senato Accademico. Lo Statuto dovrà prevedere, fermo restando il rispetto dei vincoli posti dalla Legge 240/2010, che sia assicurata la presenza ‘di diritto’ in Senato di tutti i Direttori dei Dipartimenti dell’Ateneo, riservando la procedura elettiva ai soli docenti rappresentanti delle aree. Consiglio di Amministrazione. Lo Statuto dovrà prevedere l'individuazione dei membri interni del Consiglio di Amministrazione previa parere del Rettore e scelta da parte del Senato Accademico su una rosa rappresentativa delle diverse aree e Dipartimenti dell'Ateneo. La presenza di un membro del personale-tecnico amministrativo all'interno del Consiglio di Amministrazione sarà inoltre assicurata da Statuto. Il riequilibrio delle funzioni e dei poteri fra Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione (attualmente sbilanciato a favore del Consiglio) dovrà prevedere soluzioni, compatibili con la Legge 240/2010, che restituiscano al Senato Accademico il suo ruolo di indirizzo politico dell’Ateneo (in merito a didattica, ricerca e organizzazione generale del sistema), riservando al Consiglio di Amministrazione la funzione di tradurre quegli obiettivi in operazioni di bilancio compatibili con la situazione finanziaria dell’Ateneo. In linea di principio, le delibere e i pareri del Senato Accademico nelle materie di sua competenza dovranno ritenersi vincolanti per il Consiglio di Amministrazione, che avrà l’obbligo di motivare e comunicare tempestivamente al Senato eventuali difficoltà tecniche (di natura amministrativa e contabile) che si frappongono all’attuazione delle linee di 2 indirizzo di volta in volta individuate dal Senato. Direttore generale. La nomina, di spettanza del Rettore, dovrà avvenire a valle di un parere espresso dal Senato Accademico o da un'apposita commissione sui curricula presentati, che saranno in ogni caso resi pubblici. Fermo restando il requisito dell’alto profilo giuridico e amministrativo dei candidati, il Direttore generale sarà scelto al di fuori dei ruoli dell’Ateneo. Delegati. I Delegati rettorali, caratterizzati da alto profilo di competenza ed esperienza nelle tematiche a loro affidate, avranno un ruolo prettamente tecnico, e verranno selezionati ove possibile dal Rettore fra nominativi proposti dai Dipartimenti, che saranno in tal modo pienamente partecipi della scelta. Gli obiettivi assegnati ai Delegati saranno puntualmente e chiaramente definiti, in modo da consentire una agevole verifica dei risultati ottenuti e una eventuale sostituzione in caso di mancato raggiungimento di quegli obiettivi in assenza di valide motivazioni. La prospettiva di una modifica di Statuto da attuare entro la metà del prossimo mandato, le nuove elezioni dei Direttori e dei componenti del Senato Accademico, oltre che una sana politica di avvicendamento nelle cariche, suggerisce di prevedere dopo i primi tre anni di mandato una rivisitazione completa della squadra di governo, alla luce di un possibile mutare delle esigenze e dei risultati conseguiti dai singoli. Dipartimenti. I Dipartimenti rappresentano la “sala macchine” dell’Ateneo, il luogo deputato alla programmazione, l’organizzazione, la gestione e la verifica di tutte le iniziative didattiche, di ricerca e di terza missione. Da ciò discende l’assoluta centralità dei Dipartimenti nell’organizzazione dell’Ateneo e il loro ruolo cardine nel buon funzionamento. del sistema. Questo ruolo può essere garantito e valorizzato solo attraverso una costante e strutturata interlocuzione e collaborazione con gli organi amministrativi centrali e specialmente con la ‘Governance’ di Ateneo. In particolare, si dovrà garantire un flusso costante e chiaro di informazioni dal centro alla periferia, in un contesto in cui ruoli, funzioni e responsabilità siano chiaramente individuate e definite. Operativamente, questa centralità dei Dipartimenti potrà essere attuata mediante alcune specifiche azioni: - istituzione del “Collegio dei Direttori” come organo autonomo e statutariamente riconosciuto, con potere di autoconvocazione e organizzazione interna della struttura e dei lavori. Il Collegio costituirà anche organo di consultazione, su specifiche questioni, da parte del Rettore, dei Delegati e dei Referenti. - modifica dello Statuto che possa garantire la presenza di tutti i Direttori in Senato Accademico, ovviamente nel rispetto della normativa vigente; - attribuzione, di norma, ai Dipartimenti della responsabilità e della gestione finanziaria dei progetti di ricerca, anche europei o interdipartimentali; - conferimento ai Dipartimenti della responsabilità delle spazi in cui sono ospitati, prevedendo altresì l’attribuzione in conto competenza sul loro fondo di funzionamento di quote per la manutenzione straordinaria delle strutture loro assegnate; - incremento dell'autonomia decisionale dei Dipartimenti nella distribuzione delle risorse loro assegnate, economiche (per didattica e ricerca) e di personale, all'interno di linee guida di Ateneo chiare e condivise, garantendo la massima trasparenza dei processi e delle scelte dipartimentali, con una valutazione a posteriori della loro efficacia. La centralità del ruolo dei Dipartimenti non deve fare però pensare all'Ateneo come ad una federazione di stati indipendenti. La loro autonomia deve essere accompagnata dalla massima trasparenza delle loro azioni al fine di evitare forme di inefficienza, amplificazione dei poteri delle maggioranze o, peggio, fenomeni di emarginazione, talvolta verificatisi in passato verso singoli o gruppi, assolutamente contrari all'obiettivo fondamentale rappresentato dalla serenità e dal buon funzionamento complessivo del sistema. A valle dei primi anni di sperimentazione della riforma è apparso inoltre evidente come alcuni Dipartimenti, nati in un'ottica di aggregazione delle attività di ricerca piuttosto che a fini di coordinamento della didattica, abbiano generato, come ovvia conseguenza, delle inefficienze nella gestione di quest'ultima. Per risolvere questo problema bisognerà perseguire due strade: 1) istituire le strutture di raccordo previste dalla Legge Gelmini e non dal nostro attuale Statuto; 2) rivedere le attuali aggregazioni dipartimentali, facendo rientrare, per quanto possibile, le iniziative didattiche appartenenti alla stessa area all'interno di uno stesso Dipartimento, con il fine ultimo di dare impulso alle immatricolazioni ai corsi dell'Ateneo. 3 Presidio della Qualità. L'attuale composizione del Presidio della Qualità è inadeguata allo svolgimento dei compiti assegnati a tale nuovo organo dall'ANVUR e dal MIUR. Esso dovrà essere costituito, oltre che da un presidente, dai responsabili per la qualità dei diversi Dipartimenti e dovrà essere dotato di idoneo personale tecnico, come peraltro previsto dall'ANVUR. 3) La didattica: missione primaria di una Università Se è vero che non è corretto limitare alla didattica l'interesse di un Ateneo, è innegabile che una Università non si giustifica senza l'erogazione di un servizio didattico sostenibile e di qualità. L'offerta didattica del nostro Ateneo si è oramai consolidata ed ampliata, offrendo, oltre ai tradizionali corsi di primo, di secondo livello e a ciclo unico, anche un'apprezzata didattica abilitante (TFA, PAS, corsi di formazione per gli insegnanti di sostegno). E' stato inoltre ribadito dall'ANVUR che un Dottorato non può essere accreditato senza il supporto di un'offerta formativa chiara e, ovviamente, di alto livello. Se, a quest'offerta stabile, si aggiungono i Master, tradizionalmente numerosi e qualificati nel nostro Ateneo, e si presta opportuna attenzione alla formazione continua, divenuta recentemente obbligatoria per moltissimi ordini professionali, l'ambito delle questioni relative alla didattica appare evidentemente molto ampio e diversificato. Una prima operazione da realizzare consisterà nell'approvazione di un modello di Ateneo dei compiti didattici di docenti e ricercatori, in sintonia con un documento in fase di approvazione a livello nazionale da parte della Commissione didattica della CRUI, che preveda, accanto al necessario impegno di ognuno all'interno dei corsi di laurea e laurea magistrale, anche il riconoscimento dell'attività didattica svolta per ogni altra forma di didattica svolta per l’Ateneo, con particolare riferimento al dottorato e alla didattica abilitante. Fra gli obiettivi strategici da perseguire in relazione alla didattica, il primo è sicuramente rappresentato dall'incremento del numero di iscritti al nostro Ateneo, a prescindere dal superamento o meno della quota di 10.000 studenti, spesso evocata come traguardo di valenza più mediatica che effettiva. Altrettanto rilevante ed urgente è l'obiettivo di ridurre gli abbandoni e di diminuire il tempo medio di laurea dei nostri studenti, non solo per rientrare nei parametri nazionali di efficienza del sistema formativo, ma per consentire ai nostri laureati di entrare presto nel mondo del lavoro e migliorare così le condizioni sociali della nostra utenza privilegiata. Andrà pertanto posta in essere una serie di azioni finalizzate al perseguimento degli obiettivi sopra riportati: - monitoraggio delle carriere ed azioni conseguenti: i dati disponibili grazie al software di gestione delle carriere studenti saranno tenuti costantemente sotto osservazione ed utilizzati, in particolare, per identificare strategie mirate alla riduzione degli abbandoni ed alla riduzione dei ritardi. Potranno essere svolte azioni di orientamento in entrata mirato, interagendo con le scuole superiori, alla luce dei risultati conseguiti dai loro studenti nei test d'ingresso e nelle successive carriere. - potenziamento dei servizi agli studenti: il potenziamento della rete WiFi, l'impegno a contribuire al potenziamento della rete di trasporti, la fruibilità delle aule e delle biblioteche, la disponibilità di aree di studio, ma anche l'organizzazione didattica in senso lato (orari delle lezioni e di ricevimento, organizzazione delle sedute d'esame e di laurea) sono solo alcuni esempi di servizi sulla cui efficienza puntiamo per raggiungere l’obiettivo di incrementare il numero degli iscritti. Per reperire risorse da destinare al potenziamento dei servizi si valuterà fra l'altro il ricorso ad iniziative quali la creazione di (1) parcheggi a pagamento (garantendo ampi spazi gratuiti per studenti e dipendenti) e (2) attività di ristorazione, fotoriproduzione, ecc.. L'interazione sistematica e non puramente occasionale con gli enti locali e con LazioDiSU è uno strumento indispensabile per rafforzare e arricchire molti servizi che hanno un impatto significativo sull'attrattività dell'Ateneo. - potenziamento dell'orientamento in ingresso: questa azione avrà il duplice obiettivo di 4 incrementare gli iscritti all'Ateneo, convincendoli che la nostra offerta è del tutto competitiva in termini di efficienza e qualità con quella di altri Atenei solo apparentemente più appetibili, e di ridurre gli abbandoni, spesso dovuti ad una scarsa o parziale conoscenza dei contenuti e delle difficoltà insite nel corso di studi prescelto. In questo ambito il CUORI ha già svolto un eccellente lavoro, concentrandosi però negli ultimi anni principalmente su iniziative, certamente meritevoli e da riproporre, di "scuola nell'Università". Le recenti, positive esperienze svolte autonomamente da alcuni corsi di laurea dimostrano però che, almeno per alcuni Istituti chiave del nostro territorio, è ancora importante proporre iniziative del tipo "Università nella scuola". Fondamentale sarà inoltre curare il rapporto con l’Ufficio Scolastico Provinciale e con i dirigenti scolastici, per ridurre la distanza e la diffidenza che spesso caratterizza le interazioni scuola-università. Così come positivamente sperimentato nel tutorato, si ritiene anche possibile coinvolgere in attività di orientamento gli studenti iscritti alle nostre lauree magistrali o i nostri recenti laureati, allo scopo di veicolare un messaggio più facilmente recepibile dalle nuove generazioni. - potenziamento dell'orientamento in uscita (job placement): se un tempo le scelte degli studenti erano guidate principalmente dalle proprie inclinazioni e dai propri talenti, oggi il diffuso senso di sfiducia nel futuro, spesso anche amplificato dai media rispetto alla realtà oggettiva del mercato, porta a scelte immatricolative strettamente legate agli sbocchi lavorativi. In questo senso l'offerta di una guida al collocamento nel mercato del lavoro, con iniziative quali il portale già realizzato dall'Ateneo ovvero l'adesione al portale predisposto da AlmaLaurea, e la valorizzazione e pubblicizzazione degli sbocchi occupazionali effettivamente disponibili sono strumenti che possono tranquillizzare studenti e famiglie, spingendo in particolare i primi a comprendere che, al di là del contesto socio-economico in cui viviamo, la scelta di seguire le proprie inclinazioni è ancora oggi la migliore ricetta per laurearsi in tempo e per trovare poi una reale soddisfazione lavorativa. I tirocini, in Italia ed all'estero, devono essere fortemente incentivati, costruendo da un lato degli archivi aggiornati di aziende disponibili, e rendendo semplice dall’altro l'inserimento dei tirocini all'interno dei percorsi formativi. Un ruolo fondamentale nell’approccio anticipato al mercato del lavoro può essere svolto dal cosiddetto apprendistato in alta formazione. Si tratta di uno strumento che consente di realizzare un contesto di formazione duale, in alternanza tra apprendimento nell’università e nell’impresa, attraverso la stipula tra l’impresa stessa e lo studente, sotto l’egida e la vigilanza della struttura didattica di riferimento, di un contratto di apprendistato a tempo indeterminato, il cui piano formativo individuale coincida con una attività curriculare o con parte di essa (ad esempio, un intero ciclo di studi o uno o più anni dello stesso; la condivisione e il finanziamento di un progetto di ricerca nell’ambito di un dottorato di ricerca; l’organizzazione di Master supportati da contratti di apprendistato). Tutto ciò necessita, ovviamente, dell’individuazione di imprese che posseggano una elevata capacità formativa, certificata dalla struttura didattica di riferimento e, altrettanto ovviamente, della disponibilità dell’Ateneo e dei docenti a riconoscere nell’impresa un soggetto in grado di offrire alta formazione. Il ricorso all’apprendistato in alta formazione risulta particolarmente agevole nel nostro territorio, avendo la Regione Lazio stipulato, anche grazie all’attività pionieristica del nostro Ateneo, convenzioni con le parti sociali finalizzate a riconoscere alle università il ruolo di definitori esclusivi dei percorsi formativi, aggirando in tal modo gli ostacoli normativi che, in altre Regioni, rendono estremamente difficile il ricorso a questa tipologia contrattuale. Per fare fronte a queste attività appare irrinunciabile la creazione di un ufficio apposito e l'identificazione di un docente come delegato rettorale. - consolidamento della qualità della didattica: dalle valutazioni degli studenti emerge che la qualità della didattica da noi erogata è elevata e così viene anche da loro percepita. Margini di miglioramento ci devono però essere per avvicinare un corpo docente mediamente giovane ma sicuramente legato a metodologie didattiche tradizionali ad una platea di "nativi digitali". Non si intende in nessun modo rinunciare alle tradizionali metodologie didattiche, ma solo integrarle con l'obiettivo di migliorare la qualità dell'offerta didattica e le prestazioni degli studenti. In quest'ottica, si darà supporto ai docenti per la produzione di materiale didattico al passo con i tempi, eventualmente prevedendo specifici investimenti ed incentivi. La sperimentazione portata avanti in questi anni dal corso di laurea in Ingegneria Industriale è un esempio virtuoso da estendere ad altre aree: le lezioni videoregistrate, rese disponibili gratuitamente sul sito I-TunesU e, 5 recentemente, su YouTube, hanno registrato un apprezzamento molto diffuso da parte degli studenti, costituendo altresì un potente veicolo di pubblicizzazione del nostro Ateneo. Altre esperienze interessanti sono state sperimentate in alcuni corsi di laurea e nei TFA e possono sicuramente essere estese ad altri corsi: l'applicazione di metodi e processi innovativi nelle strategie di insegnamento-apprendimento e l'utilizzo di piattaforme di e-learning, non solo per la condivisione di materiale didattico, ma anche come volano di più moderne modalità di fare didattica. - potenziamento dell'offerta formativa: se l'offerta formativa di primo livello appare adeguata alla domanda formativa del nostro territorio, margini di ampliamento sussistono nell'offerta di secondo livello. Due sono le linee di intervento che bisognerà perseguire: lauree magistrali che vadano ad integrare l'offerta attiva in aree strategiche attualmente assenti e lauree magistrali in lingua inglese. La prima azione dovrebbe intercettare il flusso di nostri laureati triennali che si iscrivono a lauree magistrali di altri atenei per assenza del percorso di secondo livello desiderato. In questi casi potrà essere utile e strategico sviluppare percorsi interateneo, per ampliare l'offerta in maniera compatibile con i requisiti di docenza imposti dal Ministero. La seconda tipologia di iniziative punta ad intercettare l'enorme domanda di formazione che proviene dai paesi stranieri extra-europei, offrendo contestualmente ai nostri studenti l'opportunità di colmare quello che è ancora un loro limite significativo rispetto a quanto richiesto dal mercato del lavoro: una conoscenza inadeguata della lingua inglese. Per ridurre le resistenze percepite dai nostri studenti verso la frequenza di corsi in lingua inglese si potranno rendere disponibili, già all'interno dei percorsi triennali, interi corsi opzionali in lingua inglese ovvero erogare in inglese singole unità didattiche nell'ambito dei corsi obbligatori. I corsi di studio in lingua inglese dovranno inoltre prevedere un numero significativo di visiting professors stranieri per rendere effettivamente appetibile e credibile l'offerta. La massima espressione della didattica offerta da un Ateneo è sicuramente quella offerta agli iscritti ai corsi di dottorato. Al riguardo bisognerà passare dall'offerta attuale, poco strutturata e basata prevalentemente sulle iniziative dei singoli, ad una offerta organica, caratterizzata da forte interdisciplinarietà, che dia giusta attenzione alle cosiddette soft-skills e che miri a qualificare al meglio i dottori di ricerca nel loro futuro contesto lavorativo, visto che il dottorato non è più esclusivamente un percorso di preparazione alla carriera universitaria. - collaborazioni con altri Atenei: l'offerta didattica dell'Ateneo non potrà solo limitarsi a quanto strettamente fattibile con le proprie sole forze. Esistono infatti proficue possibilità di interazione, specie con le Università pubbliche del Lazio, per sviluppare insieme iniziative didattiche su tematiche sulle quali, da soli, sarebbe impossibile intervenire. Un esempio virtuoso è rappresentato dalla collaborazione con Roma Tre per i corsi di formazione per gli insegnanti di sostegno, ma anche da quanto fatto in passato per le lauree infermieristiche con La Sapienza di Roma. - valorizzazione dei Master e dei corsi di formazione avanzata: i Master possono rappresentare uno strumento flessibile di potenziamento dell’offerta formativa, di professionalizzazione delle lauree di I livello e di promozione dell’inserimento occupazionale e, a tal fine, è indispensabile che essi vengano costruiti insieme ad imprese ed ordini professionali. Nel loro progetto didattico si dovrebbe poter inserire didattica erogata a valere sui corsi già attivati nell’ambito delle lauree magistrali (formazione metodologica), mentre una parte della formazione dovrebbe essere gestita direttamente dai partner (formazione professionalizzante), e il resto potrebbe essere formato da corsi specifici. A coloro che proseguono con la laurea magistrale vedrebbero così riconosciuti i crediti metodologici ed il tirocinio. Le iniziative di Master dovranno essere concepite non come iniziative a sé stanti, ma come strumenti di rafforzamento delle politiche didattiche e di ricerca dell'Ateneo e dovranno quindi essere coerenti con una progettualità complessiva di Ateneo: una loro oculata programmazione potrà offrire indubbi vantaggi in termini di ampliamento dell’offerta didattica, professionalizzazione e maggiore occupabilità dei laureati, costi limitati, flessibilità, effetto traino sulle lauree magistrali. Accanto ai Master andranno valorizzate iniziative più puntuali e mirate in ambiti di elevata specializzazione e con forte potenziale di attrattività anche dall’estero (ad es. Scuole estive). Queste iniziative potranno essere organizzate anche nelle nostre sedi decentrate (Frosinone, Castello di Gaeta, Sora, Terracina). 6 - potenziamento dell'Ufficio ANS/Statistica: i dati relativi alla didattica sono progressivamente diventati nodali non solo nelle interazioni con il Ministero ma anche per i corsi di studio, che devono, a partire da essi, costruire le proprie valutazioni politiche. L'Ufficio dovrà non solo essere in grado, come avviene attualmente, di rispondere alle richieste ministeriali, verificando puntualmente la rispondenza di quanto trasmesso con quanto presente nei nostri archivi, ma dovrà anche fornire un maggiore supporto ai Presidenti dei Corsi di Studio, ai quali è attualmente assegnato, oltre al ruolo politico, anche un compito tecnico di elaborazione dei dati non sempre facile da svolgere. 4) La ricerca: ingrediente indispensabile di una "non-solo-teaching University" Sul piano della ricerca, l’Ateneo presenta un quadro vario e diversificato, sia per quanto attiene alle aree e ai settori scientifico-disciplinari, sia per quanto attiene ai risultati conseguiti. Il quadro si può così sinteticamente rappresentare: - ricercatori attivamente impegnati in ricerche di base, vale a dire ricerche di forte impatto scientifico a livello nazionale e internazionale, di grande potenzialità innovativa, di alto valore propulsivo nel medio e lungo periodo, ma non immediatamente spendibili sul piano delle ricadute tecnologiche, applicative ed economicamente remunerative per l’Ateneo; - ricercatori attivamente impegnati in ricerche che, vuoi per la natura dei settori e degli ambiti in cui si esplicano, vuoi per la possibilità di intercettare più facilmente linee di sviluppo e di politica della ricerca definite a livello nazionale ed europeo, vuoi per la capacità di corrispondere più concretamente a esigenze immediate del contesto economico-produttivo del territorio, risultano avere maggiori potenzialità applicative e più immediate ricadute economiche sul sistema; - ricercatori, nell’uno a nell’altro ambito, che presentano una produzione scientifica di alto valore, riconosciuta a livello nazionale ed internazionale; - ricercatori, singoli o gruppi, che hanno performance scientifiche inferiori alle loro potenzialità. L'obiettivo strategico sarà quello di incrementare i risultati della ricerca dell'Ateneo, consolidando le eccellenze e prevedendo strategie di sostegno e di implementazione per gli ambiti in cui i risultati sin qui conseguiti risultano ancora inferiori alle aspettative e alle potenzialità. Le politiche di incentivazione della ricerca di Ateneo, che non si limitano all'attribuzione dei FAR, dovranno quindi sia premiare le eccellenze sia sostenere la crescita di tutti attraverso un ragionevole e condiviso equilibrio tra premialità e sussidiarietà. Il modo con cui si potrà ottenere questo bilanciamento sarà, ad esempio, quello di improntare alla logica della sussidiarietà le distribuzioni di risorse tra i Dipartimenti, lasciando agli stessi l'applicazione di strategie premiali al loro interno. La premialità ai Dipartimenti in grado di produrre progettualità di successo sarà inoltre garantita mantenendo, per quanto possibile, le risorse che i Dipartimenti acquisiscono all’interno degli stessi. In quest'ottica, si intende rivedere le aliquote delle "trattenute" di Ateneo e di Dipartimento nei progetti di ricerca. L'effetto benefico indotto da tale azione sarà anche quello di restituire competitività ai Dipartimenti rispetto ad altri competitor anche "semi-interni" quali Consorzi interuniversitari e Spin-off. Ovviamente questo non vuol dire non riconoscere a Consorzi e Spin-off un ruolo strategico nello sviluppo dell'Ateneo: si tratta semplicemente di regolamentare meglio le loro caratteristiche ed i loro rapporti con l'Ateneo. In ogni caso, come detto in precedenza, l'autonomia delle politiche dipartimentali dovrà essere affiancata ad azioni di monitoraggio sereno e trasparente dei risultati. Tale attività di monitoraggio potrebbe essere svolta dall'ufficio Ricerca. Le azioni dell'Ateneo dovranno essere inoltre finalizzate ad incrementare la sua competitività nelle linee strategiche di ricerca ed innovazione identificate a livello comunitario e regionale. - Ufficio "Supporto e Coordinamento Ricerca": la costruzione di un Ufficio ricerca funzionante e articolato (ispirato alle esperienze già in atto altrove), potenziato sia in termini numerici di organico, sia in termini di competenze e di compiti, è un aspetto centrale nella costruzione di un nuovo ‘sistema integrato della ricerca’. Il ruolo che l’Ufficio dovrebbe svolgere potrebbe articolarsi sulle seguenti direttrici: 1. supporto tecnico alla ricerca 7 2. 3. 4. 5. • attività di supporto alla ricerca sviluppata all’interno dei dipartimenti; • supporto/agevolazione dell’interazione fra aree e dipartimenti; • supporto alla redazione della documentazione relativa alle attività di indirizzo e monitoraggio della ricerca (SUA-RD, rapporto annuale della ricerca di Ateneo, piani periodici della ricerca) • supporto alle procedure relative alla partecipazione ai bandi e alla gestione dei finanziamenti; • supporto alla costruzione di reti interne di trasferimento delle competenze (fra ricercatori vincitori di bandi e altri ricercatori e fra ricercatori e personale amministrativo); • gestione dei rapporti con le istituzioni comunitarie e con enti nazionali e locali; censimento delle attività di ricerca sviluppate nell’Ateneo • coordinamento della ‘anagrafe della ricerca di Ateneo’, estesa all’attività di dottorandi e dottori di ricerca, con caricamento e circolazione dei risultati in modalità ‘open access’; • costruzione di un archivio delle partecipazioni a bandi competitivi e dei progetti finanziati; • costruzione di un archivio della convenzioni di ricerca attive nell’Ateneo e dei partner di ricerca pubblici e privati che hanno collaborato in attività di ricerca con l'Ateneo, a disposizione dei docenti interessati (anche ai fini dell’individuazione di potenziali collaboratori per la partecipazione a bandi competitivi); • censimento dei soggiorni all’estero di docenti e ricercatori, in entrata e in uscita; Monitoraggio delle attività di ricerca • monitoraggio permanente del posizionamento della ricerca di Ateneo nel panorama nazionale e internazionale; • monitoraggio ex post delle azioni e dei risultati dichiarati nella SUA-RD (d’intesa con il Presidio della qualità di Ateneo e dei dipartimenti); • monitoraggio ex post dei risultati ottenuti su progetti finanziati dall'Ateneo. Formazione ed informazione • programmazione di iniziative di formazione e aggiornamento del personale docente e tecnico-amministrativo impegnato sulle tematiche inerenti la ricerca; • attività informativa e promozionale sui bandi competitivi attivi e di prossima indizione (anche attraverso la realizzazione e la manutenzione di una pagina web dedicata, ispirata a quelle già esistenti presso varie università); • progettazione e organizzazione di giornate e seminari informativi; Documentazione e disseminazione • divulgazione (interna ed esterna all’Ateneo) dei risultati dei progetti di ricerca sviluppati nell’Ateneo, con particolare riferimento a quelli finanziati tramite la partecipazione a bandi competitivi; • promozione della conoscenza relativa alle competenze e alle attività di ricerca sviluppate all’interno dell’Ateneo (competenze, convenzioni, progetti, collaborazioni…), anche in forme divulgative, orientate principalmente, ma non esclusivamente agli interlocutori presenti sul territorio. Lo svolgimento delle attività sopra elencate richiederà un forte potenziamento dell'organico dell'ufficio ed una formazione specifica del personale, la quale potrà essere in parte fornita dai docenti che vantano esperienze di successo in ambito nazionale e soprattutto internazionale. Questa azione di condivisione e trasferimento delle competenze interne dovrà essere attuata non solo nell'ambito della ricerca e non solo tra docenti e personale tecnico amministrativo ma anche tra docenti e docenti e su altre tematiche (didattica e terza missione). - Attribuzione dei FAR. Le politiche di Ateneo sono state in passato fortemente innovative, scegliendo di premiare le progettualità dei nostri ricercatori, a prescindere dall'esito del finanziamento richiesto. Il principale effetto virtuoso ottenuto con questa politica è stato l’incremento delle progettualità esterne; è inoltre aumentato, di conseguenza, il numero di progetti finanziati a livello nazionale ed internazionale. Questa politica era sicuramente equa in presenza di bandi nazionali (PRIN) a cui potevano accedere tutti i ricercatori dell'Ateneo. In un'epoca in cui il contesto regionale, nazionale ed europeo spinge verso alcune tematiche guida, favorendo nettamente alcune aree rispetto ad altre, questa politica va rivista: occorre continuare a garantire il sostegno tramite una quota dei FAR alla ricerca di base, quella che 8 difficilmente può dare origine a progettualità esterne, ma sarà necessario ridefinire la politica premiale, evitando che la massima premialità vada ai progetti che sono stati finanziati. Tra le progettualità da premiare saranno inserite anche quelle relative ai progetti di internazionalizzazione del Dottorato (Erasmus Mundus) o ad altre iniziative finalizzate a far crescere la dimensione internazionale del nostro Ateneo. Si potrà valutare inoltre l'introduzione di nuove modalità di finanziamento di progettualità di Ateneo, già sperimentate con successo in altre sedi universitarie, quali: - progetti di Ateneo, che premino particolari sforzi di aggregazione culturale o progetti settoriali di interesse strategico (regionale, nazionale o internazionale); - progetti per giovani ricercatori, destinati a cofinanziarne la permanenza all'estero, incrementando così l'internazionalizzazione della ricerca di Ateneo. Le percentuali da destinare alla ricerca di base, alle premialità, ai progetti di Ateneo saranno oggetto di successiva valutazione. In ogni caso, le politiche di premialità adottate saranno soggette a rivisitazione annuale sulla base di una valutazione costante dei loro effetti ed implementate a partire dall'anno successivo, in modo da consentire la partecipazione di tutti, sulla base di regole certe e condivise. I criteri saranno approvati dagli organi collegiali su proposta del Collegio dei Direttori coordinato, per l'occasione, dal delegato del Rettore alla Ricerca. - Dottorati di ricerca. In questo ambito l'ANVUR ha definito requisiti molto stringenti imponendo da un lato un numero minimo di borse e dall'altro l'obbligo di progettare dottorati culturalmente coerenti. Il terzo livello di formazione, che è un tassello imprescindibile per una università che vuole scrollarsi di dosso lo spettro dell'etichetta di "teaching university", non può essere negato a nessuna delle aree culturali dell'Ateneo. Sarà possibile ottenere questo risultato attraverso tecniche di cofinanziamento, ove applicabili, oppure attraverso la razionalizzazione dei dottorati esistenti, da perseguire mediante l’accorpamento dei dottorati che insistono su una medesima area. Il criterio della turnazione fra dottorati della stessa area, comunque penalizzante, potrà essere adottato transitoriamente, ove non si riesca a perseguire da subito l’obiettivo dell’accorpamento e solo nel caso in cui la totalità delle borse (interne ed esterne) non dovesse consentire la partenza di tutti i dottorati al momento attivi nell’Ateneo. Le attività di ricerca dei dottorandi, la loro successiva collocazione nel mondo della ricerca, le esperienze di collaborazione con altre Università, centri di ricerca ed aziende nazionali ed internazionali, dovranno essere attentamente valutate dall’Ateneo anche per consentire una efficiente allocazione del numero di borse. Si intende, infine, promuovere una adeguata pubblicizzazione delle attività dei dottorandi, in modo che siano sempre più evidenti la qualità e la vivacità delle attività di ricerca sostenute all’interno dei corsi di Dottorato. Sarà inoltre necessario puntare sull'internazionalizzazione dei dottorati, aprendo i bandi anche a studenti stranieri, puntando sulle tesi in cotutela, consentendone la stesura in lingue diverse dall’italiano, inserendo nell'offerta didattica insegnamenti erogati, parzialmente o totalmente, in lingua straniera. - Valutazione della ricerca. Una necessaria attenzione deve essere dedicata a questa tematica, nel modo in cui oggi è interpretata dall'ANVUR tramite la VQR e la SUA-RD. E' anzitutto indispensabile evitare l'effetto "rigetto" che tali iniziative stanno inducendo in molti ricercatori, promuovendo invece lo sviluppo di una buona ‘cultura della valutazione’ (e dell’autovalutazione), come elemento essenziale della costruzione di un ‘sistema ricerca’ efficace. Bisognerà mettere in atto politiche che consentano a tutti di migliorare sotto questi punti di vista e questo obiettivo non si ottiene solo "punendo" chi non ha ottenuto risultati soddisfacenti. Si potranno al più premiare le strutture che hanno conseguito risultati migliori, specie quando questi hanno dato origine ad effetti premiali da parte del MIUR, ma mai utilizzare gli esercizi valutativi per ribaltare i risultati sui singoli ricercatori. Oltre a quanto già detto sulle politiche di allocazione dei FAR, un aiuto in questo senso dovrà venire dall'Ufficio ricerca che dovrà fornire l'opportuno supporto a chi voglia meglio indirizzare la propria produzione futura, fornendo, periodicamente o a richiesta, dati aggiornati circa le valutazioni bibliometriche delle riviste o, per i settori non bibliometrici, circa la rilevanza delle diverse collocazione editoriali. Un ulteriore contributo potrà venire dai colleghi che abbiano acquisito su queste tematiche esperienze a livello nazionale ed internazionale; anche per questo aspetto sarà utile procedere ad un censimento delle competenze presenti in Ateneo. 9 Oltre a sviluppare azioni verso l'interno, è indispensabile che l’Ateneo si impegni a costruire un’interazione diretta con l’ANVUR, per non limitarsi a subire passivamente i meccanismi valutativi, ma cercando di intervenire attivamente nei loro processi di definizione e ripensamento. A questo proposito può ritenersi utile la valorizzazione delle competenze acquisite dai docenti interni attraverso la partecipazione a GEV, procedure ASN, esercizi di valutazione internazionali. La partecipazione ad attività di referaggio e valutazione di progetti, spesso (comprensibilmente) avvertita come un peso, va invece incentivata e valorizzata, come strumento di affinamento di ‘consapevolezza valutativa’ e acquisizione di competenze e conoscenze di sistema. - Convenzioni Quadro con Enti di Ricerca. Da anni il Ministero premia le iniziative di ricerca svolte insieme ad Enti di Ricerca nazionali ed internazionali. Bisognerà potenziare queste iniziative, incentivando il cofinanziamento in questo ambito di dottorati ed assegni di ricerca. I responsabili delle convenzioni quadro dovranno presentare al termine del triennio una breve relazione sui risultati ottenuti nell'ambito di tali convenzioni per assicurare la massima trasparenza ed efficienza. - Pubblicizzazione delle competenze di Ateneo. Disponiamo oramai di una anagrafe dettagliata della nostra ricerca, ordinatamente catalogata all'interno del sistema U-GOV (a breve IRIS). Nulla è sinora stato fatto per rendere queste informazioni visibili all'esterno con l'obiettivo di favorire il sempre complicato collegamento tra chi produce ricerca e chi ne avrebbe bisogno per risolvere i propri problemi produttivi o di servizi. Occorrerà rendere opportunamente visibili al mondo esterno i prodotti della nostra ricerca attraverso il sito web di Ateneo, sfruttando anche la pubblicazione totale o parziale della scheda SUA-RD e più in generale della documentazione concernente i risultati della ricerca, per facilitarne una lettura critica e strategica condivisa. Per migliorare inoltre la conoscenza delle competenze dell'Ateneo anche all'interno dell'Ateneo stesso, saranno organizzati incontri di presentazione e discussione delle linee di ricerca strategiche dei Dipartimenti, in modo da favorire anche la nascita di ricerche multidisciplinari. 5) La "terza missione": più recente ma irrinunciabile "mission" di una Università Nelle recenti linee guida dell'ANVUR per la compilazione della scheda SUA-RD viene ben descritto il diversificato ambito della terza missione, oramai riconosciuta - accanto alla ricerca e alla didattica - come ulteriore importante missione istituzionale delle Università. Utilmente l'ANVUR suddivide le numerose attività ascrivibili a questo ambito in due sottoinsiemi: a) Valorizzazione della ricerca; b) Produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale. In entrambi gli ambiti bisognerà dare risposte credibili ed organiche, non solo per accrescere la competitività dell'Ateneo, ma soprattutto perché le attività di terza missione sono quelle che meglio connettono l'Università al territorio che le ospita, dando forza e ragione alla sua stessa esistenza. a) Valorizzazione della ricerca In questo ambito il nostro Ateneo ha una lunga tradizione costruita in anni di proficue azioni di trasferimento tecnologico verso le industrie o di azioni verso gli enti territoriali. Negli ultimi anni si è assistito ad una significativa riduzione dei contratti e delle convenzioni, visibile dalla riduzione delle entrate connesse nei bilanci dei Dipartimenti. Questo dato non è solo da imputare alla contingenza economica: se lo si affianca infatti al notevole incremento di Associazioni temporanee di impresa e di scopo in cui l'Ateneo si inserisce, all'incremento dei Consorzi Interuniversitari e ad altre iniziative che non sempre appaiono sinergiche con la crescita dipartimentale, si comprendono le cause della diminuzione della nostra competitività in questo ambito. Associazioni e Consorzi andranno attentamente monitorati per distinguere quelli effettivamente strategici alla crescita dell'Ateneo ed al consolidarsi dei suoi rapporti con realtà esterne da quelli in cui la nostra partecipazione è marginale. Allo scopo di invertire questa tendenza si intende, tra l'altro: - rivedere le modalità con cui vengono ripartiti gli utili dei contratti e delle convenzioni, riducendo i costi di struttura, per le convenzioni che non coinvolgono le strutture dipartimentali in maniera significativa; 10 - migliorare l'interazione tra centro e periferia, tra personale tecnico amministrativo e corpo docente, snellendo le procedure e realizzando una comunicazione in tempo reale delle entrate che consenta un più efficace utilizzo delle risorse; - rivedere il regolamento degli spin-off, la cui nascita va sicuramente incentivata ma la cui sopravvivenza senza limiti di tempo all'interno della struttura universitaria va evitata o associata ad una adeguata regolamentazione; - potenziare i servizi offerti al territorio dai laboratori dipartimentali semplificando le procedure per l'erogazione dei servizi e incentivando la fornitura di servizi interni in tematiche quali energia, informatica, misure, impianti, salute, sport. Sarà importante continuare a fare squadra con il Parco Scientifico e Tecnologico (PALMER) che, nella sua missione di diffusore dell'innovazione, è strumento più che attuale per le dinamiche nazionali e regionali su reindustrializzazione ed assistenza alle start-up innovative in tutti i settori scientifici. Al riguardo l'impegno sarà anzi quello di ampliare le aree tematiche di coinvolgimento rendendo però il supporto del PALMER maggiormente fruibile anche per componenti dell'Ateneo diverse da quelle strettamente tecnologiche. Per quanto riguarda più specificamente le azioni svolte nei riguardi di imprese ed enti del territorio, le parole chiave che regoleranno le azioni future saranno coordinamento e coinvolgimento. Il tessuto di imprese e di enti con cui l'Ateneo interagisce vede troppo spesso infatti iniziative anche encomiabili, ma scollegate tra loro, e non sempre svolte dalle persone dotate delle competenze più adeguate al compito loro assegnato. L'Ateneo tende così ad apparire verso l'esterno come un insieme di singoli ricercatori o al più come una costellazione di piccoli gruppi. Si intende cioè valorizzare le sinergie tra discipline/sezioni/dipartimenti nella terza missione (come anche nella didattica e nella ricerca). In un mondo sempre più basato sulla capacità di valorizzare le opportunità di cooperazione e di fertilizzazione incrociata, andranno invece valorizzate, a tutti i livelli, le sinergie tra discipline/sezioni/dipartimenti nella terza missione (come anche nella didattica e nella ricerca). Non si vuole ovviamente in nessun modo frenare la libera iniziativa, né dirottare su altri ricercatori rapporti ed interazioni costruiti da alcuni. Si intende piuttosto, attraverso un incremento della trasparenza delle azioni svolte dai singoli, potenziare l'immagine dell'Ateneo, apparendo coesi ed offrendo al territorio il meglio che l'Ateneo è in grado di offrire. In altre parole, l’Università può e deve svolgere, in virtù della gamma ampia di alte professionalità di cui dispone, una funzione centrale e opportunamente valorizzata nel processo di sviluppo del territorio; ciò a patto che mantenga salda la propria missione e visione strategica, senza accontentarsi di iniziative di limitato respiro, inutili quando non deleterie. Questa azione sinergica dovrà essere orientata alla crescita ed allo sviluppo del nostro territorio. Andrà a tal fine costruito un sistema strutturato per la proposizione e condivisione di iniziative per lo sviluppo,• attraverso il quale, mediante incontri e altre forme di coinvolgimento da individuare, far conoscere alle imprese locali cosa succede sulla frontiera delle loro aree di pertinenza, mediante una sorta di benchmarking internazionale, di cui i ricercatori sono per natura protagonisti e competenti per via della propria attività di ricerca. All'interno dell'Ateneo sono già in atto diverse iniziative di questo tipo, ma non ne esiste un modello integrato ed armonizzato. L'ANVUR giustamente sottolinea come le azioni di valorizzazione della ricerca hanno difficoltà ad essere realizzate dai soli ricercatori senza l'adeguato supporto del personale tecnicoamministrativo. La valorizzazione dovrà quindi fare riferimento ad una struttura tecnicoamministrativa interna all’università, coincidente con l'Ufficio Supporto e Coordinamento Ricerca o con esso in strettissimo collegamento. Tale struttura dovrà supportare i ricercatori nella ricerca di opportunità di collaborazione con soggetti esterni, nella predisposizione e gestione di schemi contrattuali e legali, nelle procedure di brevettazione, nel riconoscimento ufficiale delle imprese spin-off e nel monitoraggio delle loro attività. A cavallo tra la terza missione ed il job placement si collocano le iniziative a supporto dell'imprenditorialità dei nostri laureati, quali i corsi di formazione imprenditoriale destinati a tutti i laureandi/laureati. Seguendo un modello realizzato con successo in altri Atenei, si valuterà anche la realizzazione di un incubatore di imprese start up create dai nostri laureati. 11 Produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale In questo ambito l'Ateneo di Cassino ha una lunga e gloriosa tradizione: scavi archeologici, poli museali, valorizzazione di immobili storici ci hanno visti impegnati negli anni con grande visibilità e competenza. A queste attività si aggiungono quelle che l'ANVUR definisce di “public engagement” ovvero le attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società. In questo ambito i ricercatori dell'Ateneo sono già molto attivi, pur mancando totalmente sia un'abitudine sistematica al coordinamento ed al monitoraggio delle iniziative, sia il loro semplice censimento ai fini di una rendicontazione nei confronti dell'ANVUR, che la richiede e la valorizza nel contesto della SUA-RD. Occorre quindi mettere a sistema le iniziative che i singoli già propongono, incrementandone la visibilità, in modo anche da promuovere, coordinare e diffondere un’offerta culturale organica e di alta qualità, evidenziandone la duplice funzione di servizio aggiuntivo e di strumento di attrazione nei confronti del territorio e dei potenziali futuri studenti dell’Ateneo. Anche per tali attività i docenti dovranno poter contare su un supporto da parte del personale tecnico-amministrativo, secondo modelli presenti in altri Atenei in cui esistono uffici di Ateneo demandati al coordinamento ed al supporto all'organizzazione di iniziative di terza missione. 6) L'internazionalizzazione: elemento trasversale nelle nostre tre missioni La dimensione internazionale è oramai irrinunciabile in un mercato globale non solo dal punto di vista economico ma anche per quanto riguarda didattica e ricerca. Un Ateneo che vuole avere una dimensione internazionale deve rendere almeno bilingue la propria immagine verso l'esterno: sito web, modulistica, segnaletica devono essere curati in maniera da veicolare in forma efficace ed attrattiva le proprie attività al di fuori dei confini nazionali e di consentire allo studente straniero di sentirsi il più possibile a casa. Con lo stesso obiettivo saranno organizzate giornate e servizi di accoglienza per gli studenti stranieri. L'offerta culturale dell'Ateneo, inoltre, prevederà anche iniziative in lingue diverse dall'italiano con il duplice obiettivo di fornire agli studenti stranieri frequentanti l'Ateneo contenuti maggiormente fruibili e agli studenti italiani uno strumento per ridurre il deficit linguistico che attualmente caratterizza la nostra popolazione studentesca. Andrà inoltre valutata la possibilità che i servizi di accoglienza per gli stranieri non siano solo forniti dal personale degli uffici amministrativi, ma anche da studenti dei corsi di lingue, riconoscendo questa attività come un tirocinio con relativo riconoscimento di crediti. L'Ufficio per l'Internazionalizzazione diviene lo snodo fondamentale di queste azioni. La necessità di potenziarlo comporta anche l'eventualità di trasformarlo nuovamente in Centro di Ateneo con un Presidente ed un Consiglio a cui dovranno far parte docenti delegati dei diversi Dipartimenti, al fine di fornire un supporto continuativo al suo funzionamento, apportando il contributo specifico delle diverse aree culturali. Anche per quanto riguarda gli scambi in uscita andranno sviluppate azioni mirate nei confronti di nostri studenti e docenti che trascorrono periodi di ricerca e studio all'estero, all'interno o meno di programmi ERASMUS. In primo luogo è importante e dovuto che i promotori dei singoli accordi si vedano riconosciuta la rappresentatività come referenti locali e che quindi qualsiasi azione sia frutto della cooperazione tra i referenti locali e l'Ufficio per l'Internazionalizzazione. Per quanto riguarda gli studenti va necessariamente valutata la riapertura del Centro Linguistico di Ateneo, per consentire ai nostri studenti un rafforzamento delle basi linguistiche, essenziale anche per rendere effettivamente proficua l'esperienza ERASMUS. Dovranno inoltre essere semplificate e rese più flessibili in tutti i corsi di studio le procedure di riconoscimento dei CFU sostenuti all'estero, nella convinzione che l'esperienza ERASMUS rappresenti un valore aggiunto che non è possibile necessariamente pesare in termini di contenuti curriculari e CFU. Dovranno essere anche valutate azioni volte ad alleggerire i costi di alloggio e soggiorno (ad es. attraverso scambi di stanze fra studenti in uscita e in entrata) o all’incremento dei benefici legati al merito (aumento della borsa Erasmus per studenti meritevoli o forme di premialità ex post per quelli che avranno riportato risultati particolarmente positivi). 12 Un ulteriore impulso va dato all'ERASMUS placement, creando progressivamente un elenco di aziende estere disponibili ad accogliere in nostri studenti e prendendo contatti con le aziende del nostro territorio al fine di individuare aziende internazionali a loro collegate dove mandare i nostri studenti, ottenendo in questo caso anche un meritevole effetto di internazionalizzazione delle piccole medie imprese del nostro territorio. Devono essere inoltre incentivate, attraverso una semplificazione delle procedure, le opportunità di conseguimento di doppio titolo anche per singoli studenti in ingresso ed in uscita, nella convinzione che tali azioni sono importanti non per lo scambio in sé ma in quanto strategiche per l'identificazione di doppi titoli che possano divenire strutturali ed offerti a tutta la nostra popolazione studentesca. Molte delle azioni connesse all'internazionalizzazione coinvolgono un necessario investimento economico. Non potendo finanziare tutto, anche in questo ambito occorrerà coniugare progettualità e strategie condivise: di fronte alla varietà delle iniziative che potrebbero essere poste in essere, sarà possibile operare delle scelte solo in presenza di una visione strategica che di anno in anno induca a dare la precedenza ad una borsa di studio per un doppio titolo a New York oppure ad un visiting professor oppure ad un evento scientifico o didattico di rilievo internazionale. Per quanto riguarda la mobilità internazionale del corpo docente la stessa è già rilevante ma occorre prevederne una precisa tracciabilità e un monitoraggio centralizzato, anche ai fini delle rendicontazioni ANVUR. 7) L’Ateneo e il personale docente Inutile negare che ci si trova in un momento particolarmente delicato per le aspettative di carriera del corpo docente. Considerando anche le continue pressioni mediatiche e le penalizzazioni economiche cui il corpo docente è stato ed è continuamente sottoposto, si comprende come oggi sia molto difficile trovare motivazioni per l'impegno didattico, di ricerca e di servizio necessario alla crescita del nostro Ateneo. In questo scenario è ancora più importante che in momenti di abbondanza elaborare criteri ampiamente condivisi per l'identificazione delle priorità di investimento per il personale docente, che diano un quadro il più possibile chiaro delle possibilità per i giovani di entrare nel nostro Ateneo e per gli strutturati, ricercatori ed associati, di progredire nella carriera. Questi criteri dovranno adeguatamente pesare le sofferenze didattiche dei diversi settori e i risultati conseguiti dai singoli nel campo della ricerca, oltre a tener conto del loro impegno nelle attività gestionali commisurato all'entità e alla responsabilità dei ruoli. Andrà sempre tenuto presente l’obiettivo di garantire uno sviluppo armonico delle diverse aree, di riequilibrare eventuali scompensi e di evitare una crescita zero in tutte le fasce. In altre parole, in un momento così delicato, il governo dell'Ateneo ha il dovere di assicurare la massima trasparenza delle informazioni relative alle risorse disponibili per la docenza, agli eventuali vincoli che dovessero impedire l'auspicabile promozione di tutti i meritevoli, ai criteri che si intende adottare per effettuare le scelte tra fasce, aree e settori. 8) L’Ateneo e il Personale tecnico-amministrativo Un discorso a parte meritano le politiche da attuare per il personale tecnico-amministrativo, con l'obiettivo di raggiungere l'efficienza di tutti i processi amministrativi che è ingrediente indispensabile per lo sviluppo armonico dell'Ateneo, garantendo al tempo stesso il sereno svolgimento di tutte le attività da parte del personale e valorizzandone competenze e qualità. Il primo passo necessario sarà quello di individuare e descrivere chiaramente i processi della nostra organizzazione universitaria, con l'obiettivo di identificare al meglio i compiti e le attribuzioni di tutti, le responsabilità, i tempi di esecuzione, i risultati attesi. Ne deriverà una mappatura delle esigenze degli uffici in termini di numerosità e profilo del personale necessario. La gestione per processi deve essere quindi legata ad un'anagrafe/mappatura da un lato delle competenze per assegnare ruoli e compiti alle persone più adatte a svolgerli, dall'altro delle mansioni che il personale dovrà svolgere all'interno delle strtture assegnate. La realizzazione di una banca dati delle competenze individuali del personale tecnico13 amministrativo ed una identificazione dei loro legittimi interessi di crescita potrà consentire da un lato un'allocazione ottimale del personale negli uffici, dall'altro un miglioramento del grado di soddisfazione dei singoli, riducendo e possibilmente azzerando il livello del contenzioso legale tra Amministrazione e Personale Tecnico Amministrativo. Questa analisi consentirà nel contempo di individuare le carenze di competenze e professionalità, da creare e/o accrescere attraverso interventi opportuni e mirati di formazione. In tempi di carenza di risorse, la cui fine non sembra prossima all'orizzonte, la gratificazione dal lavoro non può che derivare primariamente dal vedere riconosciute e valorizzate le proprie competenze e dal poterle accrescere attraverso un percorso di coerente e continuativa attività di formazione. Purtroppo si è invece assistito in questi anni ad una paradossale caccia al certificato di partecipazione, che ha sacrificato la qualità, l’utilità e la specificità della formazione a favore della quantità, con sprechi di tempo e costi non trascurabili, accompagnati da modesti vantaggi per l'Amministrazione e per il personale. Dopo aver garantito un' "informazione" di base a tutti i dipendenti, bisognerà avviare percorsi formativi mirati per le varie categorie e per i vari uffici. I corsi potranno essere impartiti in larga parte dai docenti del nostro Ateneo, riducendo i costi ed arrivando così ad una formazione continua e di qualità. Accanto alle problematiche connesse al riconoscimento ed all'accrescimento delle competenze, sarà data giusta attenzione anche alle aspettative del personale relativamente al salario accessorio. Al riguardo, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, si effettuerà un'attenta pianificazione delle progressioni orizzontali, con l'identificazione chiara dei criteri che verranno adottati, in modo che il personale possa essere maggiormente consapevole di quanto lo aspetta nel breve e nel medio termine. In assenza di una carriera che possa essere per tutti pienamente gratificante in termini di progressione, di responsabilità e di conseguente retribuzione, occorre tenere vivo lo strumento degli incentivi. Il Regolamento vigente su tutti i contratti con enti esterni consente una certa libertà nel riconoscimento degli incentivi al personale direttamente ed indirettamente coinvolto nelle attività convenzionali. Questo strumento è efficace solo se al suo utilizzo si affianca un trasparente monitoraggio degli incentivi e la possibilità che il coinvolgimento nelle attività progettuali sia il più possibile ampio, nel rispetto delle competenze utili alle attività progettuali. Sarebbe inoltre opportuno concordare politiche di incentivazione più flessibili rispetto al canonico riferimento alle ore di straordinario, spesso assolutamente inadeguate a premiare l’impegno del personale nei diversi progetti che l’Ateneo promuove. La percezione della qualità del nostro personale dovrà inoltre essere resa evidente da una sistematica valutazione dei servizi resi da parte delle parti interessate (studenti e docenti), così come già avviene per il personale impegnato nella didattica. 8) L’Ateneo e gli studenti Il nostro Ateneo ha sempre puntato sul rapporto con gli studenti come un essenziale valore aggiunto rispetto ai “mega-Atenei”. Ancora oggi il rapporto studenti/docenti è tale da consentire un'interazione personale che aiuti, nel difficile percorso formativo, a far crescere innanzitutto le persone. L’esperienza universitaria dello studente resta una delle più belle occasioni della vita, se l’istruzione si accompagna alla maturazione personale in un clima di cooperazione con le altre componenti della Comunità accademica. Ciò a Cassino è sempre stato possibile e deve rimanere un punto di forza non solo per gli studenti, ma anche per i docenti. Lavorare insieme per costruire la crescita dell’Ateneo alimenta e rafforza quello speciale senso di appartenenza che ci deve caratterizzare. Le iniziative già sperimentate con successo vanno difese e migliorate. Una di queste è lo sportello per il tutorato, in cui operano studenti di laurea magistrale, opportunamente coordinati da docenti e dal personale delle segreterie didattiche e del Management della Didattica. Lo sportello, alimentato dalle borse di studio finanziate dal MIUR, può rappresentare un sicuro riferimento per gli studenti che, durante tutto il loro percorso formativo, possono ricevere consigli da interlocutori loro più vicini, informazioni di vario tipo sulla vita dei diversi corsi di laurea e sul materiale didattico. Su quest’ultimo fronte ritengo sia doveroso fare un passo in avanti rispetto alla situazione attuale. Se da un lato la qualità media del materiale didattico, cartaceo o multimediale (libri di testo, dispense, lucidi), è sicuramente elevata ed idonea, dall’altro se ne riscontra ancora un’eccessiva 14 disomogeneità: il Centro Editoriale di Ateneo potrebbe operare un ruolo importante nel superarla. L’aiuto offerto agli studenti deve ovviamente essere anche di tipo economico oltre che umano e didattico. Anche in questo caso, si deve trovare il modo di premiare il merito senza mortificare quella parte degli studenti che hanno un percorso universitario dignitoso pur se non di eccellenza. Ciò dovrà avvenire a partire dalle prove d’accesso, riconoscendo premi o benefits ai migliori allievi nei test di ammissione. E’ opportuna, quindi, una politica di tassazione (per molti aspetti non dissimile da quella degli anni passati) che riesca ad incentivare i migliori a scegliere il nostro Ateneo e a restarci, in sinergia con LazioDiSU. Gli studenti rappresentano il sensore più potente di cui un Ateneo dispone per rilevare con prontezza eventuali anomalie. Non credo personalmente a soluzioni apparentemente più democratiche ed immediate quali Blog, Forum o Social Networks, utili più come piattaforme di scambio di idee tra studenti che per la comunicazione docente-studente o amministrazionestudenti. Credo piuttosto che sia necessario recuperare anche in questo campo la responsabilità delle cariche istituzionali, riconoscendo con ancora più convinzione i rappresentanti degli studenti quale veicolo istituzionale e naturale per avanzare proposte e segnalare eventuali anomalie, favorendo e promuovendo momenti “istituzionalizzati” di scambio di idee tra i rappresentanti e i loro elettori. I fondi autogestiti dagli studenti hanno da sempre rappresentato una caratteristica distintiva del nostro Ateneo. Nonostante le numerose modifiche, il Regolamento vigente richiederà qualche ulteriore affinamento, mirato ad assicurare alta qualità delle iniziative e una loro equa ripartizione tra tutte le componenti studentesche. 9) Lo sviluppo edilizio dell’Ateneo La strada seguita in questi anni di dismissione progressiva di sedi non nate per l’Università e non di proprietà della stessa e la costruzione di spazi funzionalmente progettati per la didattica e la ricerca universitaria non può che essere proseguita. Massima priorità sarà data al completamento della nuova palazzina di Lettere, al fine di dismettere quanto prima il polo di Via Zamosch. Una particolare attenzione dovrà però essere data anche alla manutenzione degli immobili esistenti: il loro decoro è un parametro estremamente rilevante per la nostra spendibilità e credibilità nei confronti sia degli studenti che dei nostri interlocutori scientifici, in Italia ed all'estero. Oltre a sperimentare l'assegnazione ai Dipartimenti della responsabilità degli spazi con le risorse necessarie per la loro manutenzione, si sperimenteranno forme di monitoraggio delle richieste di intervento e di controllo delle avvenute esecuzioni che meglio consentano agli organi di governo di identificare priorità e di valutare l'efficacia degli interventi effettuati. Si valuterà, infine, se sia utile rendere funzionante un sistema distribuito di videosorveglianza con lo scopo di evitare gli atti vandalici che sono purtroppo una delle principali concause del degrado delle nostre strutture. Per reperire fondi sufficienti ad assicurare un adeguato piano di manutenzioni sarà indispensabile razionalizzare le spese attuali, intervenendo tra l'altro sui consumi energetici delle nostre strutture. Provvedimenti di questo tipo non sono procrastinabili ed i margini di risparmio ottenibili appaiono sicuramente confortanti. Un'attenta analisi dovrà essere infine condotta sulle strutture dell'Ateneo che attualmente non ospitano corsi di laurea e laurea magistrale (Sora, Terracina, Castello di Gaeta). Queste sedi dovranno ospitare opportune iniziative (Master, Scuole estive), al fine di assicurare il loro auto finanziamento e di ampliare, nel contempo, il bacino territoriale delle nostre iniziative formative. 10) L’immagine dell’Ateneo Siamo tutti convinti che il nostro Ateneo presenti numerosi punti di forza, con punte di eccellenza in molti settori. Viviamo purtroppo in un’epoca in cui essere eccellenti non basta, ma è necessario anche trovare le modalità per convincere gli altri delle nostre qualità. Uno sforzo dovrà dunque essere compiuto nell’ambito delle strategie di “comunicazione” sia attraverso il potenziamento dell’ufficio stampa, che dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio Ufficio Relazioni Esterne, sia tramite la realizzazione di un sito web rinnovato e al passo con i tempi, per quantità, qualità ed organizzazione dei contenuti. Quest’ultimo rappresenta non solo il 15 biglietto da visita di più facile ed ampia diffusione, ma anche il supporto su cui studenti, docenti ed amministrazione possono più facilmente interagire, reperendo agevolmente le informazioni e i servizi utili a migliorare la vita universitaria. Centro Editoriale di Ateneo. Un ruolo importante e strategico per l’immagine dell’Ateneo e per il suo accreditamento come Istituzione in grado di elaborare, produrre e distribuire i prodotti delle sue molteplici attività scientifiche, di ricerca e di didattica va riconosciuta al Centro Editoriale di Ateneo, da trasformare, in prospettiva, in una vera University Press, capace di offrire servizi editoriali e di attrarre finanziamenti. Questo ruolo strategico va perseguito attraverso il rinnovamento profondo delle attuali modalità organizzative e gestionali, prevedendo una dotazione strumentale adeguata, un personale competente nel settore della produzione di libri (cartacei ed elettronici) un Consiglio scientifico in cui siano rappresentati tutti i Dipartimenti dell’Ateneo, un sistema di accreditamento in linea con i parametri nazionali e internazionali, una rete di distribuzione adeguata. Un Centro editoriale così concepito dovrà essere in grado di rispondere a molteplici esigenze: 1. produrre una editoria funzionale a quei settori che tuttora individuano nelle pubblicazioni cartacee (collane e riviste) uno sbocco prioritario per la loro produzione scientifica 2. sviluppare un’editoria di supporto alla didattica, mediante la produzione di e-book e i-book 3. elaborare un’editoria di servizio in tutti i casi in cui si renda necessario realizzare materiali che intendano veicolare, anche, una precisa e riconoscibile immagine dell’Ateneo (p. es. presentazioni scientifiche, opuscoli divulgativi, materiale informativo). Sistema Bibliotecario di Ateneo. Strettamente collegato al CEA dovrà essere il Sistema Bibliotecario di Ateneo già attualmente promotore di importanti iniziative a cui dovrà aggiungersi sicuramente il libero accesso alle tesi di laurea magistrale ed alle tesi di dottorato. Nella sua attuale configurazione, il Sistema Bibliotecario di Ateneo appare come un sistema fortemente strutturato, potenzialmente in grado di rappresentare le esigenze dei Dipartimenti, delle Aree e dei Poli bibliotecari. Si tratterà quindi di far funzionare al meglio la struttura, individuando con precisione compiti, competenze e responsabilità, anche mediante l’eventuale modifica dell’attuale Regolamento. In generale, dovrebbe spettare alla rappresentanza dei docenti in seno ai CSB e al Consiglio dello SBA, definire le linee generali di sviluppo del sistema, anche in relazione al panorama nazionale e internazionale, alla valorizzazione del patrimonio librario, alla sua piena e continua accessibilità, alla sua implementazione mediante politiche di acquisti mirate e sostenibili. Va tenuto presente, a questo proposito, che tanto l’editoria cartacea quanto l’editoria elettronica risultano funzionali alle esigenze di ricerca, di studio e di didattica delle diverse aree dell’Ateneo e vanno quindi entrambe adeguatamente valorizzate. Una particolare attenzione andrà posta, da parte di chi si assumerà la responsabilità della gestione e del funzionamento del sistema, agli strumenti di valorizzazione del patrimonio librario dell’Ateneo, anche mediante la creazione di reti sinergiche con altre Istituzioni bibliotecarie e con la molte banche dati che consentono già ora la consultazione e la fruizione di pubblicazioni in formato elettronico. Un’altra priorità è costituita dagli spazi e dalla loro accessibilità da parte degli utenti in orari ben più ampi di quelli attuali, nonché della strumentazione a disposizione in loco per studenti e docenti (computer, postazioni internet, fotocopiatrici ecc.). Un particolare problema logistico che ci si troverà ad affrontare nei prossimi anni è quello del trasferimento della biblioteca di Area umanistica (conseguenza della prevedibile dismissione del polo di via Zamosch). Questo trasferimento, se da un lato consentirà di individuare spazi più funzionali ad una moderna concezione della biblioteca come luogo di studio, di approfondimento, di incontro e di confronto, dall’altro dovrà essere affrontato con estrema accortezza e professionalità e con un’accorta valutazione delle soluzioni da adottare, giacché le biblioteche non possono essere concepite come meri depositi di libri, ma come veri e propri laboratori di conoscenza. Al personale bibliotecario (eventualmente indirizzato a corsi di formazione e riqualificazione mirati) dovrà essere riconosciuta la piena competenza e professionalità in tutte le questioni tecniche e gestionali, ponendo loro obiettivi di efficienza, di funzionalità e di costante disponibilità nei confronti dell’utenza. In un contesto in cui i risultati migliori, anche in termini di ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie, si conseguono attraverso forme collaborative e sinergiche, si dovrà prevedere un piano ragionevole di accorpamento di tutte le biblioteche di Ateneo in una struttura organizzativa e gestionale unica. 16
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