Interferenza e dirazione [email protected]; http://www.df.unipi.it/∼fuso/dida (Dated: version 1 - FF, 21 maggio 2014) Questa nota espone alcuni selezionati argomenti e concetti che hanno a che fare con l'interferenza e la dirazione, con specico riferimento al caso ottico (radiazione elettromagnetica nel visibile). Non c'è alcuna pretesa di completezza né di fronte alla ricchezza dei fenomeni coinvolti, né per quello che riguarda l'accuratezza della trattazione matematica. Chi è interessato può facilmente trovare nei testi di elettromagnetismo e ottica delle discussioni ben più complete e approfondite! I. INTRODUZIONE Interferenza e dirazione sono due concetti intimamente connessi tra loro che hanno un'importanza fondamentale nell'ambito della meccanica ondulatoria. Le conseguenze di interferenza e dirazione sono estremamente importanti soprattutto nell'ottica, dove esse danno luogo a fenomeni ben noti ed eclatanti, nei quali è spesso difcile distinguere tra quelli dovuti all'interferenza e quelli che hanno più propriamente a che fare con la dirazione. In termini molto qualitativi e descrittivi, l'interferenza Figura 1. Graco dell'Eq. 5 in funzione di kδ . è quel fenomeno che stabilisce una modulazione spaziale nell'intensità di una radiazione che è data dalla sovrapposizione di diverse onde. La dirazione è invece più direttamente collegata alla modica della distribuzione spaziale dell'intensità di un'onda che attraversa delle aperture di dimensioni trasversali limitate. Al solo scopo di semplicare la matematica, poniamo an- eˆ1 = eˆ2 e E01 = E02 = E0 . In queste condizioni si ha |E|2 = 2E02 (1 + cos(kδ)), ovvero che I = 2I0 (1 + cos(kδ)) = I0 cos2 (kδ/2) , II. INTERFERENZA (5) ancora con ovvio signicato dei simboli e con l'uso di una semplice relazione trigonometrica. Facciamo riferimento a una situazione (molto) ideale: due sorgenti puntiformi, localizzate in due distinte posizioni sull'asse Z l'interferenza: l'intensità di un'onda risultante dalla so- vrapposizione di due (o più) onde è modulata in fun- Immaginiamo inoltre per semplicità che le onde si propaghino nel vuoto e che la loro polarizzazione sia lineare. Chiamiamo all'asse Z, δ la distanza, misurata rispetto delle due sorgenti. Possiamo scrivere le loro funzioni d'onda come: (1) (2) il campo sarà dato dalla sovrapposi- zione (somma vettoriale) dei campi delle due onde, cioè ~ =E ~1 + E ~ 2. E po risultante. I di questo camI =< |S| >= c0 |E|2 /2 Determiniamo l'intensità Ricordando che δ delle onde considerate nella sovrapposizione. In particolare l'inten- kδ = m2π , con m intero, ovvek = 2π/λ, quando δ = mλ, cioè la sità è massima quando ro, ricordando che dierenza di cammino ottico è pari a un multiplo inte- kδ = (2m + 1)π , ovvero L'intensità è minima quando δ = (m + 1/2)λ, cioè la die- renza di cammino ottico è pari a un multiplo dispari di semilunghezze d'onda. Nel caso considerato il contrasto (o visibilità) delle con ovvio e già noto signicato dei simboli. XY zione della dierenza di cammino (ottico)[1] ro di lunghezze d'onda. ~ 1 = E01 exp(i(kz − ωt))ˆ E e1 ~ E2 = E02 exp(i(k(z + δ) − ωt))ˆ e2 , In ogni piano in Fig. 1, ω e con la stessa di- rezione e verso di propagazione (supponiamo coincidente Z ). kδ di un riferimento, emettono onde piane monocromatiche alla stessa frequenza con l'asse L'Eq. 5, rappresentata come funzione di contiene il messaggio più importante del fenomeno del- (siamo nel vuoto), concentriamoci sul calcolo del modulo frange di interferenza, cioè dei massimi e minimi di intensità, è massimo e vale uno. Tale contrasto può infatti essere denito come (Imax −Imin )/(Imax +Imin ), con ov- vio signicato dei simboli. E facile vericare (provateci) che, se le condizioni sulla polarizzazione e sull'intensità delle onde vengono rilassate, l'interferenza continua a ve- eˆ1 ⊥ˆ e2 !) quadro del campo. Si vede facilmente che, supponendo ricarsi (a meno che le ampiezze dei campi reali, essere un utile esercizio anche quello consistente nel veri- 2 2 |E|2 = E01 + E02 + eˆ1 · eˆ2 (E1 E2∗ + E1∗ E2 ) = 2 2 = E01 + E02 + 2ˆ e1 · eˆ2 cos(kδ) . (3) (4) con contrasto minore. Può care che si ha ancora interferenza, ma con spaziatura e contrasto diverso, anche se i due vettori d'onda non sono collineari. 2 Sottolineiamo un paio di aspetti concettualmente rilevanti dell'interferenza. In primo luogo, nel fenomeno si ottiene che una grandezza scalare e stazionaria (cioè mediata nel tempo) viene a dipendere dall'argomento della funzione d'onda (qui compare δ ). Inoltre, e questo è mol- to importante dal punto di vista delle applicazioni, la relazione che determina i massimi e i minimi di interferenza dipende dal rapporto λ/δ : pertanto sfruttando l'interfe- renza è possibile realizzare dei metodi che permettono di misurare delle distanze (δ ) essendo nota di misurare λ essendo nota A. λ o, viceversa, δ. Coerenza Figura 2. Risultato della somma di mille funzioni armoni- ideale. Abbiamo infatti scritto due funzioni d'onda rela- che del tempo di frequenza omogeneamente distribuita in un 13 intervallo ∆ν = 2 × 10 Hz centrato attorno alla frequenza ν = 6 × 1014 Hz (onda molto poco monocromatica!). Si os- tive alle onde prodotte da due distinte sorgenti immagi- serva la formazione di un pacchetto d'onda nel dominio del Come già anticipato, la situazione esaminata è molto nando di poterci riferire agli stessi sistemi di riferimento tempo, la cui estensione temporale è ∆t ≈ 2/∆ν = 100 fs. temporale (e spaziale, nell'onda propagante posizione e tempo sono mescolati fra loro). Specie quando si esaminano problemi di ottica, in cui le frequenze di oscillazione 1014 − 1015 diverse all'interno di un certo intervallo ∆ν , che possia- Hz, questo non è aatto mo chiamare grossolanamente larghezza di riga. Sappia- realistico. Infatti l'aermazione corrisponde a supporre mo già come comportarci nel caso di fenomeni ondulatori che gli emettitori, ad esempio dipoli oscillanti, delle due periodici, dove è possibile scrivere l'onda risultante sotto sorgenti oscillino sempre in fase tra loro. Questi emetti- forma di serie di Fourier di diverse componenti, ognuna tori sono degli oggetti materiali e come tali risentono di di frequenza multiplo di una frequenza di base. processi (termici, collisionali, etc.) che hanno una natura causa del fatto che le varie componenti hanno frequenza sono dell'ordine di statistica e che intervengono statisticamente per modi- che varia in modo continuo nell'intervallo care la fase di un gruppo di oscillatori rispetto a un altro. sostituita da un integrale. ∆ν , Qui, a la serie è Molto dicilmente due distinte sorgenti possono essere Siete fortemente invitati a sommare fra di loro tan- considerate coerenti fra loro, dove l'aggettivo si riferisce te (virtualmente innite) onde armoniche di frequenze proprio al fatto che le onde emesse sono e rimangono leggermente (virtualmente inntesimamente) diverse fra sempre in fase tra loro. loro: vedrete che il risultato della somma avrà un'esten- Una situazione molto più realistica è quella in cui le due sione temporale nita ∆t ∼ 1/∆ν , come rappresentato sorgenti indipendenti sono rimpiazzate da due frazioni (in in Fig.2, e anche, tenendo conto della propagazione che intensità) della stessa onda. Questo è quanto si verica avviene alla velocità di fase (velocità della luce, nel ca- ad esempio nell'interferometro di Michelson (ma anche di so che stiamo esaminando in cui la propagazione è nel Fizeau, di Fabry-Perot, di Bragg, etc.). In questo caso, vuoto), un'estensione spaziale nita le onde che si sovrappongono sono automaticamente in fase tra loro, essendo generate dalla stessa sorgente. ∆L ∼ c∆t = c/∆ν . Abbiamo così creato dei pacchetti d'onda, oggetti matematici che vi saranno di grandissima utilità andando avanti con gli studi. In un esperimento in cui si vuo- le creare interferenza dividendo in due (o più) frazioni di 1. Pacchetti d'onda intensità un'onda, come in un interferometro, è chiaro che l'interferenza può vericarsi solo dalla sovrapposizione C'è sicuramente un altro aspetto di concettuale de- degli stessi pacchetti d'onda. Pensate infatti all'interfe- Sapete tutti che rometro di Michelson, e immaginate che la dierenza di un'onda non può essere puramente monocromatica. In- cammino ottico sia maggiore dell'estensione spaziale dei fatti, applicando il cosiddetto principio di indetermina- pacchetti prodotti dalla sorgente: i due pacchetti d'onda zione (credo che tutti ne abbiate conosciuto almeno una che percorrono i due distinti cammini ottici nell'interfero- formulazione, e forse lo avete anche già dimostrato ma- metro non si potranno sovrapporre, o si sovrapporranno tematicamente), per ottenere la pura monocromaticità solo parzialmente, sullo schermo o sul rivelatore impiega- occorre supporre che la sorgente sia stata accesa a un to per misurare l'intensità. Di conseguenza non si avrà tempo innitamente precedente a quello di osservazione interferenza, o il contrasto delle frange sarà ridotto e la e che venga spento a un tempo innitamente successivo. visibilità del fenomeno sarà scarsa. bolezza nella descrizione usata nora. Più realisticamente dovremmo considerare un'onda co- Sorgenti molto monocromatiche, cioè con un ∆ν pic- me composta da diverse componenti spettrali, cioè come colo, producono pacchetti d'onda di grande estensione data dalla sovrapposizione di onde dotate di frequenze spaziale e temporale. Talvolta (e senza entrare troppo 3 nei dettagli delle denizioni) si dice che tali sorgenti so- da interferenza a dirazione. La fama di questo esperi- no spettralmente, spazialmente e temporalmente coerenti. mento si deve soprattutto al fatto che esso è in genere Un ottimo esempio è rappresentato dai laser, specie di al- considerato come un ottimo banco di prova per vericare cune tipologie, all'interno dei quali i singoli emettitori (ad il dualismo onda/particella (e tanti altri bellissimi argo- esempio, dipoli elettrici) sono in qualche modo costretti menti), e lo incontrerete di sicuro in futuro proprio in que- ad oscillare tutti in fase tra loro fornendo una radiazione sta veste. Qui siamo completamente ondulatori e quindi coerente. In alcuni laser si ottengono piuttosto facilmen- ci limitiamo a interpretare l'esperimento come interferen- te larghezze di riga za fra due onde. Notate che, al termine di queste note, un rapporto ∆ν < 100 Hz (a questo corrisponde ∆ν/ν ∼ 10−12 , wow!), che danno luogo nel torneremo sullo stesso esperimento per delle precisazioni vuoto a pacchetti d'onda estesi qualche migliaio di chilo- molto rilevanti. metri. I laser a diodo che usate in laboratorio non sono Nell'esperimento di Young un'onda, che supponiamo propriamente un ottimo esempio: più che la larghezza di piana e monocromatica (abbiamo già accennato a come riga (che è in genere dell'ordine dei MHz), conta la scarsa si fa a trattare situazioni un po' più realistiche, ma non stabilità di operazione a tempi medi/lunghi e la possibi- vogliamo complicarci la vita), incide normalmente su una lità, tipica proprio dei laser a diodo, di saltare in modo lamina opaca su cui sono praticate due (piccole) apertu- discreto da una frequenza a un'altra. Di fatto i pacchet- re lineari, chiamate anche fenditure. Le dimensioni tra- ti d'onda generati dicilmente hanno estensioni spaziali sversali di queste fenditure sono molto rilevanti per la maggiori di qualche decina di cm. Inne un davvero pes- descrizione completa del fenomeno, come vedremo al ter- simo esempio di sorgente coerente è rappresentato da una mine di questa nota. lampada a lamento, dove i singoli emettitori si compor- esse siano molto piccole e che la separazione spaziale tra tano ognuno per conto suo e la lunghezza di coerenza è le aperture sia molto molto piccola. e a grande distanza (D d. Per il momento supponiamo che Di fronte alla lamina, parallelamente >> d) da questa, si trova uno schermo su cui si osservano delle frange di interferenza caratterizzate da una certa intensità III. HUYGENS E DIFFRAZIONE posizione angolare sin θ. I dipendente dalla La Fig. 3(a) mostra uno schema dell'esperimento. Prima di procedere con la descrizione di alcuni fenome- Secondo il principio di Fresnel le due aperture, che in- ni di dirazione e di come essi siano legati all'interferen- tercettano un fronte dell'onda primaria, si comportano za, è necessario richiamare alcuni principi e teoremi che da sorgenti di onde secondarie le quali risultano in fa- sono parte dell'ottica ondulatoria e che in questa nota se tra loro e le cui sorgenti (le due aperture) si trovano saranno solo brevemente citati per sommi capi (guarda- in posizioni diverse nello spazio. te un testo di elettromagnetismo o ottica per saperne di che, quindi emesse in tutte le direzioni (in avanti, cioè più!). In particolare ci serve quello che in genere viene verso lo schermo), però, visto che siamo interessati a ve- chiamato principio di Huygens, che a sua volta deriva dere cosa succede sullo schermo, che si trova a grande da un teorema detto di Kircho (o di Kircho-Fresnel, distanza dalle sorgenti stesse, esse potranno essere bene o forse anche di qualcun alro). Ci serve sapere che ogni approssimate da onde piane. Dunque in ogni posizione piccola regione di un fronte d'onda si comporta come una dello schermo c'è sovrapposizione delle due onde (coeren- sorgente di onde secondarie; queste onde secondarie sono ti) provenienti dalle aperture e di conseguenza si ha un tutte in fase tra loro, hanno la forma di onde sferiche e fenomeno di interferenza. sono prevalentemente emesse nello stesso verso e direzio- Tali onde sono sferi- Scegliamo un punto generico sullo schermo: la sua ne dell'onda primaria, quella di cui stiamo considerando coordinata sarà il fronte d'onda. to sull'asse geometrico del sistema, che in questo caso Teoremi e principi di questo tipo sono stati importan- x (l'asse X è verticale in gura e centra- passa per il punto di mezzo tra le due aperture). In al- tissimi nella storia dell'ottica, in particolare nell'800, per ternativa alla coordinata dimostrare matematicamente la possibilità di propaga- attraverso l'angolo zione di un'onda elettromagnetica nel vuoto, costituendo del sistema, la cui direzione coincide con quella di propa- un valido elemento di opposizione ai teorici dell'etere. Al gazione dell'onda primaria. Questa descrizione a parole giorno d'oggi il concetto di etere non c'è più e molte delle è complicata, per cui conviene riferirsi alla gura. aermazioni contenute in questi teoremi e principi suonano piuttosto ovvie. Come vedremo tra breve, però, c'è qualcosa che rende molto utile questi teoremi e principi nell'ambito di quello che vogliamo analizzare. x, potremo identicare il punto θ, formato tra il raggio vettore e l'asse Sappiamo che l'interferenza costruttiva e distruttiva, ovvero la presenza di massimi e minimi di intensità, dipende dalla dierenza di cammino ottico mette di individuare il segmento A. Interferenza da doppia fenditura (Young) δ tra le due onde. Una semplicissima costruzione geometrica ci per- δ (vedi gura). Una altrettanto semplice considerazione ci permette di aermare che δ = d sin ξ , con ξ indicato in gura. Ora se la gura fosse disegnata in scala, cioè se davvero fosse Ci serviamo del famoso esperimento della doppia fenditura (esperimento di Young) per introdurre il passaggio D >> d, sarebbe facile rendersi conto che ξ ≈ θ (fatevene una ragione!), per cui δ ≈ d sin θ . 4 A causa dell'interferenza, l'intensità I(θ) sullo schermo δ ≈ d sin θ, segue l'andamento descritto dall'Eq. 5, con cioè: I(θ) = I0 cos2 (kd sin θ/2) , dove I0 (6) è l'intensità dell'onda primaria che incide sulle aperture e abbiamo accettato l'approssimazione sostituendo ≈ con =. La Fig. 3(b) mostra l'andamento del- l'intensità in funzione di sin θ: si osservano dei massimi e minimi di interferenza regolari. I massimi si trovano nelle (sin θ)max tali che kd(sin θ)max = 2mπ , (sin θ)max = 2mπ/(kd) = mλ/d; i minimi si trovano nelle posizioni angolari (sin θ)max tali che kd(sin θ)max = 2(m + 1)π , con m intero, cioè (sin θ)max = (2m + 1)π/(kd) = (m + 1/2)λ/d. posizioni angolari con m intero, cioè Osservate che, nelle tipiche condizioni sperimentali in cui D >> d, la trigonometria permette di fare le seguen- ti approssimazioni: sin θ ≈ θ ≈ tan θ = x/D. In altre parole, considerando piccole variazioni angolari e spaziali, che sono quelle di interesse, si ha che la separazione spaziale dei massimi o dei minimi (è la stessa!) schermo è (∆x)maxomin = λD/d: sullo ritroviamo ancora una volta il legame tra posizione delle frange di interferenza con lunghezza d'onda e distanza (in questo caso separazione d fra le fenditure) che caratterizza l'interferenza. Inoltre notiamo come sull'asse geometrico del sistema, Figura 3. Schema dell'esperimento della doppia fenditura (a) in una posizione che è schermata geometricamente ri- e calcolo dell'intensità sullo schermo in funzione di (b). spetto all'onda incidente, troviamo un bel massimo di Nel calcolo si è assunta una spaziatura una interferenza. lunghezza d'onda B. λ = 500 nm. sin θ d = 100µm e Per chiarezza, si è considerato un piccolo intervallo di variazione di sin θ. Interferenza da reticolo ottico dove tutti i simboli sono ovvi o già deniti. Un'estensione particolarmente rilevante, soprattutto a causa delle notevoli applicazioni pratiche, è quella che prevede di rimpiazzare il sistema delle due fenditure con un sistema di tante, N, fenditure, tutte spaziate fra loro in modo regolare di una distanza d. Un sistema di questo tipo si chiama spesso reticolo ottico o, meglio, reticolo di dirazione (vedete che i concetti e le denominazioni di interferenza e dirazione cominciano a sovrapporsi tra loro!), e la modalità di impiego a cui facciamo qui riferimento è detta in trasmissione per distinguerla da quella in riessione, in cui i reticoli trovano applicazione ancora più ampia. Ogni coppia di fenditure si comporta come nell'esempio precedente, cioè è sorgente di onde secondarie in fase tra loro. Èvidente che per determinare la funzione dell'intensità I(θ) (θ è denito in analogia con prima) bisogna considerare l'interferenza tra tante onde. La matematica è complicata, e implica la convergenza di una serie non banale, come potete trovare in alcuni testi di ottica. Qui ci accontentiamo del risultato nale e dei commenti che ci si possono fare sopra. Si ottiene: sin2 (N γ) sin2 γ d γ = π sin θ , λ I(θ) = I0 Vediamo le proprietà della funzione che abbiamo scritto. Essa ha dei minimi, pari a zero, quando il nume- ratore si annulla. con m intero, cioè N (γ)min = mπ), (sin θ)min = (m/N )λ/d. Inoltre es- Deve quindi essere sa presenta due tipologie di massimi che si vericano rispettivamente quando il denominatore si annulla o quando il numeratore ha il suo valore massimo. Nel (γ)max0 = (m + 1/2)π , con m intero, cioè (sin θ)max0 = (m + 1/2)λ/d. Nel secondo caso deve invece essere N (γ)max00 = (m + 1/2)π , cioè (sin θ)max00 = ((m + 1/2)/N )λ/d. A parte che, come primo caso deve essere al solito, compare anche in queste relazioni il rapporto λ/d, per il resto la situazione è abbastanza complicata e, per capirci qualcosa, conviene riferirsi a graci calcolati numericamente della funzione I(θ), come quelli rappre- sentati in Fig. 4, dove si fa riferimento a diversi valori di d. Si notano diverse caratteristiche rilevanti. In primo luogo si osservano dei massimi assoluti, o principa- li, che corrispondono alla categoria che prima abbiamo indicizzato con un singolo apice. La distanza, o spaziatura, fra due di questi massimi (consecutivi) va(7) (8) le (∆ sin θ)max0 = λ/d, e non dipende dal numero N di fenditure. Poi ci sono dei minimi, pari a zero, la cui spaziatura è (∆ sin θ)min = λ/(N d). Osservate che alcuni dei minimi che ci potevano aspettare diventano in realtà 5 chiariremo al termine di questa nota, in genere si preferisce, o si è costretti, a usare il primo ordine di dirazione, m = ±1. Sempre dal punto di vista pratico, notate che normalmente i reticoli vengono caratterizzati non con la spaziatura d tra le fenditure, ma dal suo reciproco, g = 1/d, che g si dà in nu- è la densità lineare di fenditure. In genere mero di righe per mm. Per motivi legati alla costruzione e alla maggiore facilità con cui si riesce a illuminare una vasta porzione del reticolo, molto spesso i reticoli si usano in riessione. Reticoli in riessione da 1800 o anche 3600 righe/mm (o grooves/mm) sono piuttosto comuni Figura 4. Calcolo della trasmissione attraverso un reticolo di dirazione eseguito secondo l'Eq. 7. Nel calcolo si è supposto λ = 500 nm e d = 1/g = 100µm. I diversi graci si riferiscono a diversi valori di N , come in legenda. in ottica, dove costituiscono l'elemento principale di strumenti diusissimi per la spettroscopia (cioè per misurare le componenti spettrali dell'emissione) che si chiamano spettrometri o, spesso, monocromatori. Alcuni monocromatori, che fanno uso di reticoli molto grandi e di una grande distanza focale (l'equivalente della distanza dei massimi: infatti può vericarsi che numeratore e denominatore tendano tutti e due ad annullarsi, ma, come potete facilmente vericare calcolando il limite, è il denominatore che comanda producendo il massimo principale invece che un minimo. Facendo un po' di matematica, si ottiene che tra un massimo principale e l'altro ci sono (N − 1) minimi. Inne è evidente che tra un minimo e l'altro si situano i massimi relativi che corrispondono alla tipologia indicata sopra con il doppio apice. Tra due massimi principali ci sono (N − 2) massimi relativi. È molto interessante osservare come si modica il sistema di frange di interferenza all'aumentare del numero N di aperture, o fenditure. Si vede in Fig. 4 che non solo il numero di minimi aumenta, ma anche che i massimi relativi diventano sempre più deboli mentre quelli principali si rinforzano (l'intensità di picco scala con N 2 ) e diventano sempre più snelli. Nella pratica si hanno spesso a disposizione dei reticoli ottici di grandi dimensioni. Dunque aumentare il numero N di fenditure interessate dalla radiazione signica di fatto aumentare le dimensioni del fascio di luce che incide sul reticolo. Ne risulta la soppressione dei massimi relativi, l'aumento e lo strizzamento di quelli principali. Se immaginate di usare un reticolo di dirazione per disperdere la radiazione (in modo molto più eciente che D tra reticolo e schermo), permettono di risolvere emissioni con lunghezze d'onda separate da molto meno di 1 Å, come necessario per esempio nella cosiddetta spettroscopia Raman. Ultimissima annotazione. Ci sono molti oggetti che si comportano in modo simile ai reticoli. Senza citare le ali della farfalla (che danno luogo all'iridescenza) o alcune vernici di automobili che ne simulano il funzionamento, e lasciando da parte anche le chiazze di olio sull'acqua, o in generale i fenomeni che si vericano quando ci sono degli strati sottili di materiali dielettrici sovrapposti, per i quali è più corretto fare riferimento all'interferenza (multipla) alla Bragg, che studierete in altri contesti, possiamo ricordare CD e DVD. Essi sono realizzati premarcando un substrato plastico con delle piste tangenziali, il cui pitch (distanza in direzione radiale fra una pista e l'altra) vale rispettivamente 1.6 e 0.74 µm. In certe condizioni queste piste possono comportarsi come le righe di un reticolo di dirazione in riessione (il substrato è opaco, e quindi in trasmissione non funziona!), con una separazione pari al pitch. Infatti tutti sapete che, osservando la riessione della luce con spettro continuo (quella di una lampadina!) su un CD o un DVD si vedono i colori dell'iride separati, ovvero dispersi, spazialmente tra loro. non con un prisma!) e misurare la lunghezza d'onda della radiazione, cosa ben possibile supponendo che d sia noto, allora è evidente che allargare la regione di retico- IV. lo illuminata porta notevoli vantaggi nell'accuratezza e DIFFRAZIONE DA SINGOLA FENDITURA (LINEARE) sensibilità della misura. Facciamo ancora qualche altra osservazione di tipo pra- Finalmente arriviamo a esaminare un caso in cui è dav- tico. Spesso anche usando i reticoli di dirazione si mi- vero più opportuno parlare di dirazione che non di inter- sura in realtà non lo spostamento angolare lineare x, θ, ma quello esattamente come nel caso dell'interferenza da doppia fenditura. l'approssimazione A questo scopo si può spesso usare sin θ ≈ x/D, con D, al solito, distan- ferenza, anche se l'interferenza è sempre un concetto da tenere ben presente per l'interpretazione del fenomeno. Immaginiamo allora di avere una singola fenditura (di forma lineare) con una dimensione trasversale (apertu- a za del reticolo dallo schermo di osservazione. Dunque la ra) posizione dei massimi principali rispetto all'asse geome- apertura in tanti, virtualmente inniti, elementini stretti (x)max0 = mλ/d. si dà stretti, di dimensioni trasversali virtualmente innitesi- spesso il nome di ordine di dirazione e, per i motivi che me. Applichiamo quindi il principio di Huygens a questi trico del sistema è All'intero m incisa su una lamina opaca. Suddividiamo questa 6 relativi, che in genere hanno poca rilevanza pratica essendo associati a piccole frazioni dell'intensità totale, la larghezza del massimo principale dipende fortemente dal rapporto λ/a. Infatti i primi zeri della funzione si tro- (sin θ)min = ±λ/a, vano nelle posizioni per cui la lar- ghezza totale (misurata tra gli zeri e in unità di massimo principale è ∼ 2λ/a. sin θ) del Per un fascio di luce per- fettamente collimato, come possiamo ipotizzare per il fascio incidente sull'apertura (descritto da un'onda piana, dunque perfettamente collimato!), sin θ = 0. Il passaggio attraverso l'apertura introduce una divergenza del fascio, che si allarga tanto più quanto maggiore è il rapporto λ/a, Figura 5. Calcolo della trasmissione attraverso una fenditura cioè, a parità di dell'apertura a. λ, quanto minore è la dimensione Ritroverete questa identica aermazione In quando aronterete, nell'ambito della meccanica quanti- tutti i casi si è ipotizzata una radiazione di lunghezza d'onda stica, l'esperimento ideale che va sotto il nome di micro- (lineare) di apertura λ = 500 a come in legenda, usando l'Eq. 9. nm. Le intensità sono espresse in unità arbitrarie e normalizzate rispetto all'area sottesa alle curve. scopio di Heisenberg, che consente una spiegazione molto immediata e intuitiva della dirazione. Da ultimo, è evidente che anche in questo caso spesso si preferisce nella pratica convertire lo spostamento ango- piccoli elementini: essi diventeranno sorgente di onde secondarie tutte in fase tra di loro. Se preferite, in una lare in spostamento lineare, cosa che si ottiene ponendo lo schermo a distanza D >> a e misurando la posizione x visione un po' più sica, creerete in questo modo un ar- dei minimi e massimi della gura di dirazione. Usando ray di emettitori individuali, per esempio dipoli oscillanti, le approssimazioni geometriche già ampiamente impiega- tutti in fase fra loro. te, si ottiene che la posizione dei primi minimi si trova a Quello che qui stiamo esaminando somiglia molto a un reticolo in cui abbiamo fatto tendere il numero N a inni- d a zero, facendo in modo che il prodotto a. Questo approccio, con qualche caute- to e la spaziatura Nd tendesse ad (x)min = ±Dλ/a. Di conseguenza la ponendo noto λ (e D ), permette di a. misura di x, sup- dedurre quella di la, può essere eettivamente impiegato per determinare la funzione I(θ) in questo caso. Con un po' di passaggi, A. Dirazione da apertura circolare non tutti banali (al solito, potete cercarli nei testi di ottica o elettromagnetismo), si ottiene la cosiddetta funzione di dirazione: Abbiamo trattato nora delle situazioni sostanzialmente unidimensionali, cioè con aperture strette e lunghe, sin2 (α) α2 a α = π sin θ , λ I(θ) = I0 per le quali dirazione (e interferenza) hanno luogo solo (9) fare con sistemi a simmetria circolare, in particolare con (10) dove tutti i simboli sono ovvi o già deniti. Facendo il limite per ± α → 0 lungo una direzione cartesiana. Spesso, però, si ha a che si vede che per questo valore la funzione ha un massimo assoluto, che corrispon- aperture circolari di diametro a. Anche se la sica dei fe- nomeni rimane sostanzialmente la stessa, il passaggio da coordinate cartesiane a coordinate circolari (cilindriche) comporta delle dierenze di dettaglio, che vale la pena sottolineare. Si nota poi che essa ha dei mini- In particolare per quello che riguarda la dirazione l'u- mi quando il numeratore si annulla (escluso, ovviamente, so delle coordinate cilindriche comporta una dierente α → 0± scrittura dell'Eq. 9, che diventa: de a (sin θ)max0 = 0. che abbiamo appena riconosciuto come massi- mo), cioè in corrispondenza di ro, ovvero (sin θ)min = mλ/a. (α)min = mπ , con m inteTra i minimi si trovano dei I(θ) = I0 (α)max00 = (m+ 1/2)π , = (m + 1/2)λ/a. Si ca- massimi relativi, che si hanno per con m intero, ovvero (sin θ)max00 α= pisce facilmente come la situazione sia ben diversa da quella del reticolo per quanto riguarda l'altezza dei massimi. Infatti il massimo assoluto è uno solo e tutti gli altri hanno un'altezza che va diminuendo all'aumentare di |m|. J12 (α) α2 (11) a sin θ , λ (12) J1 rappresenta una (famosa) funzione di Bessel di ordine uno. dove funzione detta Il primo zero di questa funzione, che fornisce la posi- Tutto questo è ben riassunto nella Fig. 5, in cui zione angolare del primo minimo della gura di dira- sono stati riportati i risultati del calcolo per diversi valori zione, si ha quando l'argomento è pari a 1.22, cioè per di a. (sin θ)min = 1.22(λ/a). La gura mostra in maniera molto chiara l'eetto ecla- schermo (posto a distanza tante della dirazione: a parte la presenza dei massimi Supponendo di usare il solito D >> a dall'apertura) e le solite approssimazioni, la gura di dirazione darà luogo 7 Figura 6. Rappresentazione tridimensionale dell gura di diffrazione che si osserva su uno schermo posto a distanza cm quando radiazione di lunghezza d'onda D = 10 λ = 500 nm viene a = 20µm. Il diratta da un'apertura circolare di diametro calcolo è stato eseguito sulla base dell'Eq. 11. Figura 7. Simulazione dell'intensità su uno schermo (posto a distanza D =1 da λ= m) per una radiazione di lunghezza d'on- 500 nm che incide su un sistema di due fenditure di spaziatura d = 250 µm e dimensione trasversale ottenuta secondo quanto riportato nel testo. a = 50 µm, In gura so- no indicati i fattori moltiplicativi per l'intensità delle frange a un sistema di minimi di intensità di forma circolare, Φ il cui diametro è legato al diametro a Φ = 2πmD1.22(λ/a), con m intero (spesso detto anche in questo caso ordine di dirazione). Per intenderci, usando a= di diametro za D = 10 20 λ = 500 nm e un'apertura (pin hole) µm, su uno schermo posto a distan- cm si osserva un primo minimo di intensità che forma un cerchio di diametro Φ≈6 x = 0). dell'apertura attraverso la relazione, che potete facilmente vericare, radiazione visibile a distanti dall'asse geometrico del sistema (posizione mm (la Fig. 6 mostra una rappresentazione tridimensionale di quanto si osserva sullo schermo in questo caso, costruita sulla base dell'Eq. 11). sto a distanza D = 1 m dal piano delle fenditure, per cui l'asse orizzontale rappresenta la posizione sullo schermo. Osservate che l'intensità delle frange di interferenza più lontane dall'asse geometrico del sistema (posizione x = 0) è stata moltiplicata per un fattore, come indicato nel graco, per compensare la forte riduzione di intensità dovuta alla dirazione. Questa moltiplicazione, che può suonare arbitraria, è in realtà compatibile con la risposta dell'occhio umano, la cui sensibilità è fortemente nonlineare (generalmente quasi logaritmica). Il risultato mostra chiaramente la presenza dei due distinti sistemi di frange. B. Young revisited Ovviamente la dirazione entre in gioco anche quando si usa nella pratica un reticolo ottico. In questo caso l'ef- Avevamo preannunciato che saremmo tornati a occu- fetto è quello di abbattere l'intensità degli ordini di dira- parci dell'interferenza da doppia fenditura (Young) per zione superiori, per cui nelle applicazioni spettroscopiche darne un'interpretazione più realistica. In realtà le due ci si limita spesso a impiegare solo l'ordine m = ±1. fenditure incise sulla lamina opaca in quell'esperimento hanno una dimensione trasversale nita, che qui indichiamo con a, dunque esse producono dirazione. Di conse- guenza in un esperimento reale, come quello condotto in laboratorio, la gura che si osserva sullo schermo è la V. RECIPROCITÀ, IMPORTANZA DELLA DIFFRAZIONE, CAMPO LONTANO E CAMPO PROSSIMO convoluzione di due fenomeni: interferenza dal sistema delle due fenditure e dirazione da ognuna di esse. Infat- Questo paragrafo conclusivo intende commentare in ti nell'esperienza pratica si osservano due distinti sistemi termini un po' più generali il fenomeno della dirazione. di frange, cioè due distinti sistemi di minimi e massi- È utile in primo luogo ricordare una sorta di principio, mi di intensità regolari, con spaziature rispettivamente proporzionali a λ/d e λ/a. La Fig. 7 mostra una simulazione in cui la modulazione dell'intensità dovuta all'interferenza delle due fen- generalmente chiamato principio di reciprocità (o di Babinet) che fonda la sua esistenza su considerazioni molto generali legate all'invarianza per inversione temporale delle equazioni di Maxwell e dell'equazione d'onda. diture (Eq. 6) è stata moltiplicata per la modulazione Negli esempi che abbiamo discusso, abbiamo sempre dell'intensità dovuta alla dirazione da parte delle due considerato che la dirazione, o l'interferenza, avesse ori- fenditure (Eq. 9). In questa ricostruzione numerica si gine dalla sovrapposizione di onde secondarie generate da è supposto di osservare le frange di interferenza, ovvero regioni vuote (trasparenti) incise su lamine opache. la gura di dirazione risultante, su uno schermo po- Questo principio stabilisce che si ottengono eetti ana- 8 loghi, e trattabili con la stessa matematica, se i ruoli di za a cui possono essere collocati due oggetti puntiformi opaco e vuoto si invertono. In altre parole, una struttura per essere apprezzati come distinti, è dell'ordine di materiale opaca inserita in un ambiente trasparente pro- Questo limite è in eetti una riscrittura dell'Eq. 11, cioè duce dirazione, sia che abbia una geometria lineare (un nasce da una manipolazione matematica di quella equa- sottile lo, un capello, etc.), sia che abbia una geometria zione, a testimonianza che esso è dovuto alla dirazione. circolare (un granellino di polvere), o di altro tipo. Dunque, per quanto bravi siate stati nel costruire le lenti 0.6λ. Dunque la dirazione può essere davvero considera- del vostro microscopio, potrete usarlo per determinare i ta come un fenomeno universale nel mondo ondulato- dettagli di oggetti che hanno dimensioni minime dell'or- rio. dine di In ottica essa pone degli argomenti fondamentali (non tecnologici) che producono conseguenze rilevanti in tantissimi ambiti. Vediamone qualcuno a parole. In un qualsiasi esperimento, usare radiazione lumino- 0.6λ, che nel visibile signica diverse centinaia di nm (decisamente troppo per la nanotecnologia!). Se applichiamo di nuovo in senso inverso il principio di reciprocità, possiamo concludere che le dimensioni tra- 0.6λ, sa implica l'impiego di componenti (lenti, specchi, etc.) sversali minime dello spot focale sono dell'ordine di che hanno sempre necessariamente delle dimensioni - anche qui a prescindere dalle qualità dei componenti usati nite. Dunque i fasci hanno dimensioni trasversali nite per focalizzare. Nei CD e DVD, che abbiamo già ricor- e per questo motivo la descrizione con onde piane (ri- dato in precedenza, la scrittura/lettura avviene per via cordate che i fronti d'onda sono virtualmente inniti in ottica. direzione trasversale!) non è adeguata. La dirazione in- dà la possibilità di raggiungere una densità di immagaz- troduce un'ulteriore dicoltà: un fascio di luce non può zinamento ottico dei dati nettamente superiore. essere mai considerato come completamente collimato, può essere interessante sapere che l'evoluzione tecnologi- per cui non solo l'estensione trasversale dei fronti d'onda ca dall'uno all'altro è stata soprattutto conseguenza della è nita, ma essa, in qualche misura, dipende anche dalla disponibilità di sorgenti (laser a diodo) operanti a lun- posizione lungo la direzione di propagazione dell'onda. ghezze d'onda minori, da oltre 800 nm per i primi CD, a Il DVD, grazie al pitch minore rispetto al CD, Bene, La dirazione ha anche un'altra conseguenza fonda- 660 nm per i DVD. Una delle ultime evoluzioni di questa mentale: a dierenza di quanto prevede l'ottica geome- tecnologia, il Blue-Ray, deve il suo nome al fatto di im- trica, un fascio non può neanche essere completamente piegare sorgenti laser nel blu (405 nm). Infatti, sulla base focalizzato a formare un punto. Qualsiasi sia il sistema di quanto abbiamo appena stabilito, ridurre la lunghezza ottico (lente, obiettivo, o altro) impiegato per ridurre le d'onda consente (assieme a tanti altri dettagli di tipo tec- dimensioni del fascio, cioè per focalizzarlo, le dimensioni nologico) di ridurre lo spot focale, e quindi di aumentare trasversali dello spot focale saranno sempre nite. la densità dei bit ottici che contengono l'informazione. Sfruttiamo, in una forma un po' diversa rispetto a Inne facciamo un'ultima considerazione: di fatto, in quanto enunciato prima, il principio di reciprocità per tutta la nostra trattazione abbiamo seguito un approccio aermare che le minime dimensioni dello spot sono para- di campo lontano. In particolare l'andamento dell'inten- gonabili alle minime dimensioni trasversali di un oggetto sità per dirazione che abbiamo ottenuto (dirazione di puntiforme (opaco o trasparente che sia) misurate con un Fraunhofer) vale solo se la distanza a cui verichiamo microscopio ottico convenzionale. Un microscopio ottico gli eetti della dirazione stessa è molto maggiore della è uno strumento che, usando una combinazione di lenti dimensione dell'apertura (in pratica, (obiettivo e oculare), è in grado di fornire un'immagi- pena di ricordare che la dirazione produce eetti estre- ne ingrandita di un oggetto. D >> a). Vale la L'ingrandimento dipende mamente interessanti anche per distanze molto piccole, solo dalle caratteristiche delle lenti usate e può essere nel regime che si chiama di campo prossimo. Interpreta- virtualmente reso grande a volontà. re questi eetti richiede di usare una matematica diversa Tuttavia, a causa della dirazione l'immagine dell'og- nella quale, ad esempio, il carattere propagante delle getto puntiforme verrà allargata, cioè si formerà una - onde elettromagnetiche non è più rilevante (se vi ponete a gura di dirazione con un diametro nito e non nullo. piccola distanza da un insieme di dipoli oscillanti, il ritar- Se supponiamo di avere due distinti oggetti puntiformi, do di fase delle varie onde dovuto alla propagazione può il nostro microscopio, per quanto ranato, ci permetterà diventare trascurabile!). È interessante notare che l'op- di distinguerli solo se le gure di dirazione prodotte dai portunità di porsi a piccola distanza dalla sorgente della due oggetti sono abbastanza separate l'una rispetto al- dirazione (usare il campo prossimo) è talvolta impie- l'altra. Storicamente è stato introdotto un criterio (detto gata proprio per superare i limiti di risoluzione spaziale criterio di Rayleigh, peraltro piuttosto ottimista) che ha dovuti alla dirazione, cioè per costruire microscopi con condotto a un limite, detto limite di Abbe, che stabilisce elevatissimo potere risolutivo o localizzare la radiazione che il massimo potere risolvente, cioè la minima distan- luminosa in regioni spazialmente limitate. [1] Il cammino ottico è il prodotto tra distanza percorsa e indice di rifrazione del mezzo in cui l'onda si propaga. Qui supponiamo di essere nel vuoto, per cui cammino e cammino ottico coincidono.
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